Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Comunicati stampa

11/07/2016
Intervento Boldrini a Seminario parlamentare "A strategy against terror. Dialogue and cooperation for a Mediterranean of peace"
3351

Intervento della Presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini:

"Presidente Grasso, Ministro Gentiloni, Sottosegretario Minniti, Presidente Ben Moussa, illustri relatori, gentili ospiti, Signore e Signori, vi ringrazio per aver accettato il nostro invito. Quando, alcuni mesi fa, il Presidente Grasso ed io abbiamo discusso dell'opportunità di prendere la Presidenza di questa importante istituzione - magari non molto nota, ma estremamente rilevante, cioè l'Assemblea parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo - eravamo ben consapevoli che non sarebbe stata una passeggiata.

Basta guardare la composizione di questa Assemblea. E' uno strumento formidabile di dialogo: 43 assemblee parlamentari; sponda Sud, sponda Nord e Balcani. In un momento in cui il nostro Medieterraneo è forse uno dei luoghi più tesi, più caldi del pianeta, assumere la presenza di un'Istituzione come questa ha un valore strategico. Perché noi Italia, a livello parlamentare, vogliamo investire nel dialogo mediterraneo.

Lo dico con la consapevolezza di chi presiede un'assemblea parlamentare dove continuamente ricordiamo i morti per terrorismo. Vedo qui davanti a me il Presidente Cicchitto. Sa bene anche lui quante volte in Aula ci alziamo e commemoriamo le vittime. Commemoriamo i nostri morti, e non solo. I morti alla fine non hanno neanche nazionalità, i morti sono morti. Quando oggi abbiamo pensato di fare una dichiarazione congiunta nel Bureau ristretto sulle vittime del terrorismo - su iniziativa del Presidente turco, che ringrazio per questo - ci siamo chiesti: "ma quanti Paesi dobbiamo menzionare? Quante capitali? Quante situazioni? Sicuramente ne dimenticheremo qualcuna."

Non c'è nessuno, oggi, al sicuro, care colleghe e colleghi. Nessuno si può chiamare fuori. E questo terrorismo di matrice islamista è un terrorismo che sicuramente possiamo ubicare, nella sua forma più visibile. Possiamo dire che ha una collocazione regionale, forse sì: nasce in Siria, in Iraq, nasce come Daesh. Ma quello è solo un inizio, una versione in un territorio ispirato - secondo gli intenti di coloro che lo promuovono - a un Islam di loro stessa determinazione. Poi fa proselitismo attraverso il web, si estende. Vediamo che tanti giovani vengono attratti in questa rete.

Allora non possono bastare le bombe. Anche perché, quando le azioni militari causano vittime civili, ciò crea ancor di più risentimento e odio. La guerra in Siria, la guerra in Iraq, necessitano di una soluzione politica, essenzialmente politica. E poi, certo, c'è da colpire il terrorismo, lo Stato Islamico, nelle sue risorse: tagliare i finanziamenti, non permettere che arrivino le armi, impedire il commercio del petrolio in quei territori, unire le nostre forze e collaborare di più nella cybersecurity.

E poi evitare che ci sia terreno facile, terreno fertile per il terrorismo. Perché ogni accidentale distruzione consente un reclutamento più facile. Ce lo dicono in tanti. I giovani non partono perché sono fanatici religiosi. Partono perché hanno bisogno di un reddito, partono perché non hanno una prospettiva.

Il contrasto al radicalismo deve far parte delle nostre priorità. Alla Camera dei deputati noi abbiamo all'ordine del giorno, in Commissione Affari Costituzionali, un provvedimento sul radicalismo. Così come cerchiamo di stimolare un dibattito pubblico sul tema. Lo abbiamo già fatto con una Conferenza dedicata al tema "Le donne contro Daesh", e Edith Schlaffer era stata una delle ospiti, insieme a delle madri che hanno visto da un giorno all'altro i figli partire per la Siria. Una canadese e una belga: hanno visto i loro figli andare a combattere, e purtroppo hanno visto anche ritornare i loro cadaveri. Abbiamo ascoltato degli esperti parlare della città di Aahrus, il comune danese dal quale sono partiti tantissimi foreign figthers, e sono tornati. Abbiamo il problema della deradicalizzazione: che facciamo con questi giovani che tornano?

Il professo Olivier Roy, che ringrazio della sua presenza, ci dà una lettura molto interessante del problema. Parla di "islamizzazione del radicalismo", rispetto alla "radicalizzazione dell'Islam". E ci dice che oggi il problema vero è questo, è che aumenta il radicalismo. Che si ammanta anche di Islam, ma è il radicalismo per sé che è sempre più presente nelle nostre società.

Che fare, allora? Oggi ascolteremo delle proposte, ringrazio i nostri esperti per aver accolto questo invito. Io mi permetto di fare solo una constatazione. Dopo la seconda guerra mondiale l'Europa era in macerie: macerie materiali e morali. Gli Stati Uniti d'America decisero che non potevano aspettare che l'Europa si rimettesse in piedi da sola. Non potevano permetterselo. E dunque fecero un grande piano di investimenti - più per loro che per noi - lanciando il Piano Marshall. Perché sapevano bene che se loro avessero collaborato alla stabilizzazione europea, avrebbero aumentato le loro capacità di stabilizzare il pianeta e avuto anche delle opportunità di carattere commerciale ed economico.

Noi oggi dobbiamo riflettere sull'opportunità di fare noi questo grande investimento verso quei Paesi che sono destabilizzati. Perché ritengo che, se non saremo noi a stabilizzare quei Paesi dove non c'è più struttura e sicurezza, saranno loro a destabilizzare noi. E' nell'interesse comune avere uno sguardo lontano e capire come riuscire a vivere in un contesto mediterraneo dove ci siano pace, libertà, sicurezza e anche benessere.

Penso che lo strumento di cui noi oggi abbiamo la Presidenza - l'Assemblea parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo - sia uno strumento ottimo. Certo, dobbiamo lavorare su ciò che ci unisce, non su ciò che ci divide. Dobbiamo lavorare sui ponti, e non sui muri. Dobbiamo mettere sempre più energie sul partenariato. Io vorrei non sentire più: "noi" e "voi", sponda Nord e sponda Sud. Io vorrei invece sentire dire "noi, tutti insieme". Mi auguro che questo dibattito ci dia un contributo fattivo per far sì che il nostro Mediterraneo sia un luogo di reale confronto".

Cerca comunicati stampa
VEDI ANCHE