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Comunicati stampa

04/10/2016
Saluto Boldrini a inaugurazione mostra “Aldo Moro e l’Assemblea Costituente”
3559

Biblioteca della Camera, Palazzo San Macuto

Intervento della Presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini:

"Saluto l'onorevole Giuseppe Fioroni, i relatori che interverranno nel dibattito, le autorità e i parlamentari presenti.
Un saluto particolare ai familiari e agli amici dell'onorevole Aldo Moro.
Ogni anno, il 9 Maggio, nella ricorrenza dell'assassinio di Aldo Moro, le istituzioni della Repubblica dedicano alla figura dello statista democristiano la giornata della memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi. E' l'occasione per riflettere su una fase drammatica della storia del nostro Paese e sul modo con il quale la democrazia italiana seppe respingere l'attacco terroristico.
E in quelle giornate di ricordo, il nostro pensiero torna a via Fani, alla lunga prigionia di Moro e alle immagini sconcertanti di via Caetani, che hanno segnato tutti noi, un'intera generazione. Di quella Renault rossa. Del suo cadavere nel bagagliaio.
Sull'omicidio di Aldo Moro, il Parlamento ha a lungo ricercato e discusso. Questo lavoro prosegue ancora attraverso la Commissione bicamerale presieduta dall'onorevole Fioroni.
Ma il centenario della nascita di Aldo Moro è stato ed è l'occasione per parlare della sua vita, e non solo della sua morte. Per discutere del suo profilo culturale, della sua visione della politica, del suo contributo concreto al consolidamento della nostra democrazia e al prestigio dell'Italia nel mondo.
Numerosi articoli e saggi sulla stampa stanno descrivendo il suo pensiero e la sua azione politica. Così come si sta facendo in diversi convegni, primo fra tutti quello che si è svolto il 23 Settembre al Quirinale nel corso del quale il Presidente Mattarella ha pronunciato un discorso ricco di spunti e di profonde considerazioni.
La Camera dei deputati, raccogliendo una proposta della Commissione bicamerale d'inchiesta, si unisce a queste occasioni di riflessione con il convegno odierno e con una mostra, che inauguriamo oggi, dedicata ad un aspetto particolare e molto importante dell'azione politica di Moro e cioè al contributo da lui dato all'Assemblea costituente e alla elaborazione della nostra Carta fondamentale.
Un aspetto particolare ma che dice molto della personalità di Aldo Moro perché nel suo lavoro di costituente egli riversò non soltanto il suo solido bagaglio culturale di studioso raffinato ma anche la sua visione della democrazia e delle istituzioni.
Aveva una chiara consapevolezza del fatto che la giovane democrazia italiana aveva basi deboli e precarie, perché sorgeva dopo vent'anni di dittatura e dopo una guerra che aveva diviso e devastato il nostro Paese. Ma anche perché le modalità con le quali si era costruito lo Stato unitario nel diciannovesimo secolo, non avevano composto antiche fratture sociali, differenze territoriali e divisioni ideologiche e religiose.
E poi, mentre i costituenti erano al lavoro, cominciava quella guerra fredda che avrebbe condizionato non poco la storia italiana nei decenni a venire.
La Costituzione rappresentava quindi lo strumento fondamentale del grande compito che attendeva le classi dirigenti italiane : quello di unire il Paese e di creare una democrazia solida e partecipata.
Per raggiungere questo obiettivo le istituzioni dovevano innanzitutto rappresentare l'Italia reale, sia dal punto di vista politico che dal punto di vista sociale.
La storia italiana dal dopoguerra è stata segnata da una difficile ricostruzione, dal boom economico, da ripetuti tentativi di sovvertire le istituzioni democratiche. Il nostro Paese venne anche percorso da movimenti politici, sindacali e sociali che reclamavano nuovi diritti e nuove libertà. Mi riferisco alle mobilitazioni operaie e ai movimenti femminili e giovanili.
Queste spinte sociali avevano spesso contenuti e parole d'ordine molto distanti dalla cultura e dalle idee di Aldo Moro. Ma di fronte ad essi il suo atteggiamento politico non fu mai quello di respingerli.
Al contrario, era sua convinzione che la politica dovesse ascoltare quanto si muoveva nella società, sforzarsi di comprendere ed essere disponibile a cambiare se stessa, per includere e rappresentare le inquietudini e le istanze che salivano dal profondo del Paese.
Era indubbiamente aiutato, in questo suo proposito, da una caratteristica forte della sua personalità e cioè da una straordinaria curiosità intellettuale e dal rifiuto di ogni dogmatismo.
Queste sue doti personali le ritroviamo anche nel proposito che ha sempre perseguito di coinvolgere progressivamente nell'area di governo le grandi forze popolari che animavano la democrazia italiana: prima i socialisti, nell'esperienza del centrosinistra, poi i comunisti quando, di fronte ad una crisi economica preoccupante, volle avviare una stagione di unità nazionale. Un tentativo che fu però stroncato proprio dal suo omicidio ad opera delle Brigate Rosse.
A ben vedere questa visione di una politica inclusiva, di una democrazia partecipata, di istituzioni aperte alle istanze sociali è scritta a chiare lettere nella nostra Costituzione. E questa è la prova più chiara del fatto che quel testo porta il segno evidente del contributo che alla sua costruzione ha dato Aldo Moro.
Questo contributo è rappresentato in modo concreto nella mostra che oggi inauguriamo e che spero tante persone e soprattutto tanti giovani visiteranno. Perché per una generazione come l'attuale che è chiamata a svolgere il suo ruolo sociale senza le certezze che avevano quelle che l'hanno preceduta, la conoscenza è condizione imprescindibile. E non si può conoscere l'Italia di oggi senza impadronirsi della sua storia.
Di questa storia Aldo Moro è stato un protagonista di primo piano e lo è stato grazie alle sue idee e alla sua capacità persuasiva. E in una fase storica come quella in cui viviamo nella quale si diffondono discorsi di odio e di sopraffazione, valorizzare al contrario la forza delle idee e del dialogo la considero una vera necessità.
Per questo la figura di Aldo Moro può dare ancora tanto al nostro Paese."

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