Camera dei deputati

Quella che segue è la lettera che 15 componenti del Direttivo dell'Intergruppo per le donne, i diritti e le pari opportunità, hanno inviato a deputati e deputate come accompagnamento al libretto sul linguaggio di genere pubblicato dal quotidiano la Repubblica:

"Si può infliggere ad una vecchia signora come la lingua italiana (la più vecchia d'Europa e che non ha mai subito riforme, quindi arteriosclerotica e con le giunture arrugginite), un nuovo maquillage che le consenta dopo sette secoli di grammatica e di sintassi maschiliste di accogliere le istanze dell'au pair?"

Se lo chiedeva un po' polemicamente Mario Picchi su 'la Repubblica' nel 1989. Noi crediamo di sì, perché siamo convinte che la lingua debba adeguarsi alla grande trasformazione del ruolo delle donne intervenuta nel nostro paese. La lingua è dinamica, cambia, riconosce le trasformazioni sociali: l'uso di un termine al posto di un altro comporta un cambiamento dell'atteggiamento di chi lo pronuncia e di chi lo ascolta. Siamo ovviamente consapevoli che le trasformazioni linguistiche richiedono tempo, ma siamo altresì convinte di dover dare un contributo affinché la nostra lingua riconosca progressivamente i cambiamenti intervenuti nella realtà.

Se diciamo sì, dunque, a lavandaia, boscaiola, imbianchina e guerrigliera, abituiamoci a considerare normali anche ingegnera, notaia, prefetta e magistrata. E se ormai diciamo senza problemi deputata, impariamo a dire senza timidezze ministra, sindaca e assessora. Diamo visibilità e riconoscimento linguistico - e quindi piena dignità - a quelle donne che ormai svolgono funzioni prima occupate solo da uomini.

Non vogliamo imporre il cambiamento linguistico, ti chiediamo però di di assecondare convintamente con noi il radicamento delle nuove forme.

Abbiamo quindi pensato potesse essere una buona iniziativa fare omaggio a te e a tutte le colleghe ed i colleghi di una copia del volumetto sul linguaggio di genere pubblicato dal quotidiano la Repubblica insieme ai nostri più cari auguri per le prossime festività.