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Comunicati stampa

21/02/2017
Intervento Boldrini a presentazione del “Rapporto sull’agricoltura nel Mezzogiorno” Ismea-Svimez
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Intervento della Presidente della Camera dei deputai, Laura Boldrini:

"Saluto il Ministro Maurizio Martina, Monsignor Nunzio Galantino, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana, il Presidente di Svimez Adriano Giannola, il Direttore Generale di Ismea Raffaele Boriello, gli altri relatori e la giornalista Paola Saluzzi che modererà l'incontro.

Un benvenuto a tutti i presenti.

Ho accolto con piacere l'invito a portare un breve saluto di apertura al vostro convegno perché il rapporto che voi presentate oggi incrocia tra loro due grandi questioni nazionali : quella del Mezzogiorno e quella del presente e del futuro del settore agricolo.

Sono due temi decisivi sui quali il mondo politico e quello economico devono impegnarsi al massimo se si vuole che finalmente il nostro Paese esca da questa lunga e grave crisi economica.

Con Svimez abbiamo una relazione consolidata in questi ultimi anni e abbiamo svolto diversi incontri. Ho avuto modo di dire, in quelle occasioni, che non si può immaginare una ripresa economica che non veda il Mezzogiorno coinvolto e protagonista. L'Italia si potrà riprendere soltanto tutta insieme, se tutta insieme rialzerà la teasta.

So bene che lo svantaggio economico, sociale e produttivo tra il Nord e il Sud del nostro Paese ha radici talmente profonde e antiche che non sarà facile colmarle.

Ma noi dobbiamo essere d'accordo su un punto: dobbiamo convincerci del fatto che le profonde diseguaglianze, sociali, territoriali, di genere che attraversano il nostro Paese, rappresentano non soltanto un' ingiustizia ai danni di tanti cittadini, quindi eticamente inaccettabile, ma anche un freno allo sviluppo e alla ripresa economica.

Questo non lo dicono più soltanto organizzazioni umanitarie come Oxfam, ma anche il gotha della finanza e dell'economia: perché se le persone non riescono ad avere un reddito tale da fare acquisti, da avere un certo stile di vita, l'economia si ferma. Quanto potranno mai consumare, i ricchi?

E' per questo che il Mezzogiorno deve rappresentare una priorità, perché è la zona più colpita dalle disuguaglianze nel nostro Paese.

Ma allora la politica deve intervenire poiché la logica di mercato, che punta legittimamente al profitto, non si deve porre il problema di colmare le diseguaglianze. Chi si deve occupare della tenuta sociale è la politica, che deve farlo anche con interventi pubblici che orientino gli investimenti privati necessari per uscire da questa situazione.

Il divario tra Nord e Sud del Paese si avverte in tanti ambiti. Sicuramente in quello produttivo. Ma anche in quello culturale: le Università al Meridione stanno soffrendo moltissimo, i giovani se ne vanno, si iscrivono nelle facoltà del Nord, c'e un problema demografico, al sud ci sono meno giovani e si nasce di meno, si fanno meno figli. Si avverte una disuguaglianza anche nelle infrastrutture: basta girare la Sicilia per rendersene conto.

Dobbiamo ricominciare dal Sud, e questo intervento delle istituzioni pubbliche deve far leva su risorse e potenzialità che sono già presenti ed evidenti nella realtà meridionale. L'agricoltura è indubbiamente una delle maggiori potenzialità del Mezzogiorno.

E il vostro rapporto descrive bene questa potenzialità indicando segnali di ripresa che pure in una fase di crisi sono riusciti ad emergere.

Tra questi segnali ce n'è uno che io penso dobbiamo valorizzare e sul quale concentrare tutte le energie ed è quello del ricambio generazionale e dell'inserimento dei giovani nel settore agroalimentare.

Lo dico non soltanto perché il rilancio dell'agricoltura può rispondere alla domanda di occupazione giovanile - e già sarebbe un punto molto importante - ma anche perché questo, come altri settori dell'economia, ha bisogno di nuove energie, di idee innovative, di un diverso approccio culturale.

All'agroalimentare viene chiesto, da parte dei cittadini italiani, un salto di qualità. Perché gli italiani hanno fatto questo salto: cresce, per fortuna, la consapevolezza che bisogna tendere ad una migliore qualità della vita nella quale si tenga insieme la salvaguardia della biodiversità, la lotta agli sprechi alimentari, la cultura del riciclo e del riuso (non ci si pensava prima, oggi sì ), la cura del territorio e un cibo più sano.

Questi temi, che sono vitali per uno sviluppo ecosostenibile, rappresentano anche una sfida per l'agroalimentare.

Una sfida alla quale si risponde, come si è già iniziato a fare, con la ricerca, con l'innovazione tecnologica, con investimenti pubblici e privati che a questi obiettivi siano orientati, con una maggiore facilità nell'accesso al credito, che so bene essere punto cruciale.

In questa legislatura si è lavorato e prodotto molto in questa direzione. Penso alle due leggi del 2015 sull'agricoltura sociale e sulla tutela della biodiversità di interesse agricolo e alimentare. Al "collegato agricolo" del 2016 e alla legge dello stesso anno contro gli sprechi alimentari. Penso alla legge, approvata dalla Camera e ora all'esame del Senato, per il contenimento del consumo del suolo e il riuso del suolo edificato.

Ma oltre questi provvedimenti ce n'è uno che mi sta particolarmente a cuore, la legge contro il caporalato, ottima prova di sinergia tra tutti i 'tasselli' della società: i lavoratori e le lavoratrici braccianti, che sono venuti qui a raccontarci la loro vita; i rappresentanti sindacali; le organizzazioni imprenditoriali che hanno capito che è loro vantaggio distinguersi da chi sfrutta in agricoltura, perché le aziende sane sarebbero le prime a rimetterci; numerose associazioni. Quella legge è stata approvata all'unanimità, ed è stato per me uno dei momenti di più alta soddisfazione in questi anni.

Le leggi sono importanti ma non bastano. Come tutte le leggi, vanno attuate, monitorate, implementate con l'attività amministrativa delle istituzioni locali e nazionali.

Ma per agire al meglio le istituzioni e più in generale chi ha responsabilità politiche, hanno bisogno di conoscere la realtà, di analisi e di studi che la descrivano puntualmente.

Per questo il rapporto che voi presentate oggi è un ottimo contributo anche al lavoro del Parlamento e per questo ancora una volta vi ringrazio e vi auguro buon lavoro".

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