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Comunicati stampa

21/11/2017
Intervento Boldrini a conferenza internazionale “Empowerment femminile e lotta alla tratta. La partnership Italia-Nigeria” - Sala della Lupa, Montecitorio
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Intervento della Presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini:

"Sono davvero contenta di aprire i lavori di questo incontro sulla partnership fra Italia e Nigeria dedicato alle iniziative comuni per l'empowerment femminile e la lotta alla tratta.

Saluto con molta partecipazioneil Presidente della Camera dei rappresentanti nigeriana Yakubu Dogara, il Governatore di Edo State Godwin Noghegase Obaseki, la Ministra per i rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro, il Generale dell'Arma dei carabinieri Vittorio Tomasone, il Capo della Polizia di Stato Franco Gabrielli, la direttrice della National Agency for the Prohibition of Trafficking in Persons Julie Okah-Donli, il Sostituto Procuratore Antimafia Cesare Sirignano e il Direttore della Missione OIM per l'Italia - Ufficio di coordinamento per il Mediterraneo Federico Soda. E saluto Isoke Aikpitanyi, che è portavoce dell'Associazione ex vittime di tratta: la sua sarà la testimonianza più forte.

Prima di dare avvio ai nostri lavori, vorrei esprimere tutto il mio cordoglio per la terribile tragedia accaduta qualche giorno fa che ha causato la morte di tante persone, tra cui 26 giovani donne nigeriane che tentavano di arrivare in Europa, non ce l'hanno fatta e sono state risucchiate dal nostro Mediterraneo.

Vorrei dedicare il nostro incontro a queste 26 ragazze che non ci sono più. Dedicarglielo con rispetto, con cordoglio, e ragionare su come possiamo fare qualcosa per evitare che queste giovani vite vengano stroncate in mare.

Esprimo la mia vicinanza ai famigliari delle vittime e agli amici nigeriani oggi qui presenti. Dobbiamo adoperarci, fare di più, tutti insieme perché orrori come questi non debbano ripetersi.

L'iniziativa di organizzare questo incontro nasce dalla visita ufficiale che ho effettuato in Nigeria nel maggio di quest'anno. Si è trattata di una missione per me davvero importante: dal punto di vista conoscitivo, per tutte le cose che ho avuto la possibilità di imparare su tante questioni che sono all'attenzione delle autorità nigeriane, e dal punto di vista umano, per le persone straordinarie che ho avuto modo di incontrare nel corso del mio viaggio e con le quali ho stabilito un rapporto come se le conoscessi da sempre.

Perché la Nigeria? Perche una Presidente della Camera dovrebbe andare in Nigeria? Ci sono tanti buoni motivi per rilanciare i rapporti istituzionali con questo grande paese.

La Nigeria è il paese più popoloso dell'Africa, con quasi 200 milioni di abitanti. Con gli attuali tassi di natalità, questo numero è destinato a raddoppiare nel giro di trent'anni, facendo della Nigeria il terzo paese più popolato del pianeta. L'economia nigeriana è inoltre fra le prime economie africane, con una gran parte del PIL generato dal petrolio, di cui il paese è fra i maggiori produttori al mondo, e in un momento in cui la sua quotazione subisce grandi 'smottamenti'.

Questa ricchezza non riesce tuttavia ancora ad arrivare a tutti, a generare benessere diffuso fra i cittadini: i tassi di povertà sono ancora alti e le prospettive di impiego anche per i giovani molto basse.

A ciò va aggiunta la presenza terrorista nel nord est del paese ad opera delle milizie affiliate a Boko Haram: una minaccia che terrorizza la popolazione e che ha causato oltre 1,8 milioni di sfollati e circa 200mila rifugiati nei paesi confinanti.

Questa complessa situazione fa sì che oggi molti giovani nigeriani cerchino di emigrare all'estero, spesso affidandosi a bande di trafficanti senza scrupoli.

I cittadini nigeriani costituiscono oggi la prima componente nazionale degli arrivi in Italia via mare: sono circa un quinto del totale dei migranti sbarcati in Italia nel 2016, ben 37.000 persone. Molti dei migranti sono donne: secondo le stime OIM dal 2014 al 2016 la componente femminile della migrazione è aumentata dell'800 per cento: circa l'80 per cento di queste donne è soggetta alla tratta finalizzata allo sfruttamento della prostituzione. Una percentuale altissima.

Ma che cos'è la tratta?

La tratta è, come stabilisce la Convenzione ONU di Palermo del 2000, una forma di trasferimento forzato, ottenuto con la violenza, l'inganno, l'abuso e approfittando di una situazione di vulnerabilità delle persone.

In altre parole le donne vengono vendute e comprate, vengono ingannate e contro la loro volontà costrette a prostituirsi, fino a che non pagheranno quello che devono pagare a chi le ha comprate. Di questo stiamo parlando. Papa Francesco è stato molto chiaro: ha definito la tratta una piaga aberrante, una moderna forma di schiavitù che va combattuta con tutte le nostre forze.

Non possiamo convivere con questa situazione che è sotto i nostri occhi, nelle nostre città.

Dobbiamo indignarci di fronte a queste forme di violenza del tutto incompatibili con qualsiasi standard di civiltà! Dobbiamo fare di più per evitare tanta sofferenza, rafforzare una partnership fra i due paesi vantaggiosa per tutti. Per questo siamo qui oggi!

E' per questo che ho voluto iniziare la mia visita ufficiale in Nigeria da Benin City, la capitale dello Stato di Edo. Non ho cominciato dalla capitale, Abuja. Sono voluta andare a Benin City, perché è da qui che parte la maggioranza delle ragazze che poi diventano vittime della tratta nel nostro ed in altri paesi europei.

A Benin City ho avuto l'onore di ricevere una calorosa accoglienza da parte del Governatore Godwin Nogheghase Obaseki che ringrazio per essere oggi qui presente.

In quella città ho potuto rendermi conto degli sforzi, delle importanti iniziative avviate per contrastare la tratta e dare una formazione professionale alle giovani. Il Governatore ha fatto progetti anche molto interessanti, insegnare alle ragazze a fare mestieri per così dire "da uomini: fare le meccaniche, aggiustare i pullman e le macchine, insegnare un lavoro che possono poi svolgere anche nei loro villaggi.

Ho visitato anche l'Agenzia Governativa per il contrasto al traffico di esseri umani e per il recupero delle donne oggetto di tratta, dove ho incontrato la Direttrice Generale, Julie Okah-Donli, anche lei fra i nostri ospiti di oggi che tanto si adopera per dare un futuro a queste giovani che vengono rimandate indietro dai vari paesi europei. Anche lei ci verrà a chiedere più cooperazione, più coordinamento, più risorse per poter ridare una prospettiva a queste ragazze, che altrimenti rischiano di tornare a fare quello che facevano nelle nostre città.

Ma la Nigeria non è solo un paese impegnato nella lotta alla tratta. E' anche la patria di grandi scrittori come Wole Sohinka e scrittrici come Chimamanda Ngozi Adichie, un'autrice che a me piace tanto, molto nota a livello internazionale. E poi la Nigeria è un paese ricco di energie positive e di straordinarie risorse creative, nel campo della produzione musicale, del cinema, della moda, delle tendenze. Un paese considerato leader nel continente africano in alcuni dei settori emergenti della nostra epoca.

E in Nigeria ho potuto constatare l'impegno da parte di una classe dirigente che vuole fare sul serio e lanciare il proprio Paese in tanti ambiti, da quello culturale a quello agricolo. C'è uno sforzo autentico per risolvere un problema che blocca il potenziale del Paese.

La presenza qui oggi del Presidente della Camera dei rappresentanti nigeriana Yakubu Dogara, insieme ad una qualificata rappresentanza di parlamentari, che ho incontrato ieri, è la migliore prova che questa volontà di collaborazione da parte nigeriana è forte e determinata.

La partecipazione della Ministra Finocchiaro, del Generale dell'Arma dei carabinieri, del Capo della Polizia di Stato, del Sostituto procuratore Nazionale Antimafia testimoniano che anche dalla nostra parte vi è l'intenzione di fare sul serio.

E c'è l'organismo internazionale che si occupa di questo, l'Oim.

L'Italia ha una buona legislazione in materia di contrasto alla tratta di esseri umani. Nel 2016 è stato adottato il piano nazionale contro la tratta e il grave sfruttamento di esseri umani che prevede azioni coordinate di contrasto e di prevenzione, anche attraverso un'adeguata informazione delle potenziali vittime del fenomeno. Si tratta ora di dare pienamente attuazione a quanto previsto nel piano anche sulla base di adeguate risorse. Altrimenti, come capita a volte, rischiamo che buone leggi non vedano messo in atto il loro potenziale. Adesso il nostro compito è rendere fruibile quello che abbiamo fatto in questo Parlamento.

Cari amici e care amiche, non si possono gestire i flussi migratori in modo drastico, pensando di sigillare le frontiere. O delegare a paesi terzi il compito di trattenere i migranti in assenza di un quadro giuridico accettabile o di respingerli senza la possibilità di vedere esaminata la loro domanda d'asilo. Non è questa la strada.

Sono necessarie politiche combinate volte a reprimere con decisione le organizzazioni criminali dedite alla tratta di esseri umani, a creare accessi regolari, flussi regolari di migrazione. La criminalità si contrasta se c'è un modo regolare per fare le cose.

E poi si devono sostenere in loco le opportunità di impiego e sviluppo, affrontando le cause all'origine della fuga dai paesi di origine.

Il prossimo anno si svolgerà presso le Nazioni unite la grande conferenza mondiale che dovrà - speriamo - concludere un migration compact su scala globale. Ho incontrato di recente il Segretario Generale dell'Onu, Antonio Guterres, che punta molto su questa conferenza. Io penso che Italia e Nigeria insieme possano dare un contributo determinante alla conferenza, dimostrando che la collaborazione nord-sud è indispensabile per conseguire risultati concreti nel rispetto dei diritti delle persone.

La chiave di volta in questo campo sono le donne. Oggi in molti paesi la donna rappresenta l'anello debole. Dobbiamo trasformare l'anello debole in punto di forza, e per fare questo dobbiamo dare alle donne - che sanno di cosa stiamo parlando - la possibilità di incidere, di esserci, di far parte dei tavoli decisionali. Solo così noi riusciremo a dare un nuovo impulso alla battaglia contro la tratta.

Ho voluto organizzare oggi questo evento, a pochi giorni dalla Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, per ribadire questo messaggio: dobbiamo liberare le donne da tutte le forme di violenza. E una delle chiavi per raggiungere questo obiettivo è il lavoro. Il lavoro delle donne è il migliore antidoto alla violenza in ogni parte del mondo. Questo vale a Roma, come ad Abuja, in Argentina come in Vietnam, vale ovunque nel mondo.

Per operare questo cambiamento dobbiamo in primo luogo sapere indignarci per la condizione di cui molte donne sono oggi costrette a vivere. Ma al tempo stesso fare adeguati investimenti per rafforzare l'occupazione femminile e avviare percorsi di educazione al rispetto delle donne a cominciare dalle scuole elementari. Guardare, pensare, sentire le donne in un modo diverso è un percorso culturale, che comincia nelle scuole e con l'empowerment femminile. Lavoro alle donne e formazione.

L'indignazione ha dimostrato nel corso della storia di essere un motore positivo del cambiamento della condizione umana, ha saputo far fare grandi cose, come ci ha ricordato di recente Chimamanda Ngozi Adichie, in un suo appassionato intervento pubblico significativamente intitolato Dovremmo essere tutti femministi. E' uno degli interventi più seguiti sulla rete, ovunque nel mondo. Dice Chimamanda: oltre ad essere indignati, dovremmo continuare a nutrire la speranza guidati dalla profonda convinzione che gli esseri umani sono capaci di migliorare se stessi. L'indignazione da sola non basta. Dobbiamo anche essere convinti che con l'impegno riusciremo ad essere migliori.

Faccio mie queste parole, nella certezza che dal nostro incontro di oggi verranno proposte positive per costruire una prospettiva diversa per tante donne che hanno un estremo bisogno.

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