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Comunicati stampa

18/12/2017
Intervento Boldrini a incontro #InnovazioneItalia, Storie, idee e persone che cambiano il mondo
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Sala della Lupa - Montecitorio

Intervento della Presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini:

"Saluto i relatori, i professori Giorgio De Rita e Claudio Roveda. Saluto e ringrazio per l'invito ad introdurre questo evento il direttore dell'Agi, Riccardo Luna, che modererà il dibattito.

Sono contenta di essere qui con tutti voi in occasione della presentazione del Rapporto AGI/Censis sulla cultura dell'innovazione e che vedrà anche la premiazione di scuole, Università, enti locali, imprese, singoli cittadini che in questo ambito si sono distinti e a cui va il mio caloroso saluto.

Il tema della innovazione è necessariamente al centro delle sfide globali che il nostro Paese, l'Europa e il mondo intero si trovano ad affrontare.

L'innovazione può essere la leva per rilanciare uno sviluppo sostenibile, in coerenza con gli obiettivi dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, per stimolare un'occupazione stabile, di cui abbiamo molto bisogno, per migliorare la qualità della vita e dell'ambiente, per accrescere la partecipazione dei cittadini alla vita democratica.

L'innovazione, se ben gestita, può rappresentare tutto questo ma anche molto altro.

Il rapporto AGI/Censis che viene presentato oggi dà conto efficacemente di come i cittadini nel nostro Paese percepiscano una duplice faccia dell'innovazione. Colpisce ad esempio che il 51,4% degli italiani ritenga che l'innovazione allarghi i divari sociali, mentre il 47,8% è invece convinto che contribuisca a ridurli. Ed è significativo che la quota di coloro che teme un'amplificazione dei divari cresca notevolmente tra i ceti sociali più bassi (66,7%).

Non possiamo, infatti, ignorare che alcune forme di innovazione, insieme a grandi opportunità, presentano anche smottamenti di alcuni fondamentali diritti.

È infatti vero che l'innovazione può rendere più facile la nostra vita, ma dobbiamo anche chiederci: a che prezzo questo accade? Ad esempio, ci piace tanto, il low cost. Ma perché costa meno? Chi paga il conto? Sono facce dell'innovazione, dieci anni fa non era così.

Qualche settimana fa i lavoratori e le lavoratrici di Amazon hanno fatto uno sciopero e sarà capitato anche a voi di sentire alcune delle loro testimonianze. Mi ha colpito un ragazzo che ha detto: "movimentavo 50 pacchi al minuto. Poi ho avuto degli attacchi di panico". Mi sono fermata perché pensavo di aver capito male: 50 pacchi al minuto. Vuol dire che tu muovi un pacco al secondo. E' immaginabile muovere un pacco al secondo? Non deve essere facile, e a mio avviso nemmeno sostenibile, nel lungo periodo. Ad Amazon nei giorni scorsi hanno scioperato per chiedere migliori condizioni di lavoro, ma non tutti: scioperavano solo quelli che avevano un contratto a tempo indeterminato; gli altri no, perché avevano paura di non essere ricontrattualizzati.

Così come i dipendenti RyanAir, che sono contenti perché hanno ottenuto la libertà di scioperare senza che questo incidesse sulla loro condizione. Però è un diritto che nel nostro Paese è riconosciuto da molti anni, anche perché è presente nella nostra Costituzione del 1948.

C'è un'altra cosa che tengo a dire: innovazione non deve neanche fare rima con evasione. I giganti della rete, che sono l'espressione più evidente dell'innovazione, ancora oggi non pagano le tasse laddove fanno guadagni. Secondo i dati dell'Ufficio parlamentare di bilancio, in Italia i colossi digitali sottrarrebbero circa 30-32 miliardi di euro dalla base imponibile, causando circa 5-6 miliardi di minori entrate per lo Stato. Con questi soldi io penso che si potrebbe fare molto, anche per incentivare l'occupazione giovanile.

E l'innovazione va sostenuta e protetta anche da una condizione di concorrenza sleale.

E qui mi riferisco alla neutralità della rete, perché chi giorni fa abbiamo assistito ad una decisione molto preoccupante degli Stati Uniti di abolire la neutralità della rete. Questo è un fatto molto grave perché consente alle grandi società di telecomunicazione di offrire servizi più veloci a chi paga di più e anche di scegliere quali contenuti possano avere la precedenza su altri.

Internet, invece, deve restare uno spazio dove tutti i cittadini e tutte le imprese possano accedere a idee, informazioni e servizi, senza alcuna discriminazione, a prescindere dai contenuti e dai servizi.

Qualcuno ha parlato della net neutrality come la versione digitale del principio di uguaglianza. Sono d'accordo con questa definizione e credo che le disuguaglianze vadano ridotte anche sul web. La rete è un bene comune e la politica ha il compito di preservarla.

Per questo la Commissione Internet che voluto istituire alla Camera, composta da deputati ed esperti, ha prodotto nel luglio del 2015 la "Carta dei diritti e dei doveri in Internet" - una carta dei princìpi, una "Magna Carta", per così dire - dove all'articolo 4 c'è proprio la neutralità della rete. Noi abbiamo fatto questa lavoro anche grazie al coordinamento del professor Rodotà che tanto si impegnò in questo esercizio. E credo che sia stata la prima carta di natura costituzionale prodotta da un Parlamento.

La doppia faccia dell'innovazione chiama evidentemente e pesantemente in causa il ruolo della politica.

E' la politica che deve sfruttare pienamente le potenzialità delle nuove tecnologie per promuovere un nuovo modello di sviluppo che sia socialmente ma anche ecologicamente sostenibile, così come per incrementare la trasparenza e la partecipazione democratica.

Quali dovrebbero essere i pilastri dell'intervento delle Istituzioni per conseguire questi obiettivi?

Il punto più rilevante che credo debba essere sottolineato è sicuramente quello di aumentare in modo considerevole gli investimenti pubblici nella ricerca e nell'innovazione, ben oltre i livelli attuali, così che facciano da traino agli investimenti privati anch'essi non sufficienti nel nostro Paese.

Le eccellenze che saranno premiate oggi sono un segnale incoraggiante e un ottimo esempio in questa direzione. Un esempio da sostenere, diffondere e promuovere, anche e soprattutto per incoraggiare l'investimento in innovazione delle imprese.

Due settimane fa sono stata ad una bellissima esposizione, la Maker Faire, la fiera dell'innovazione tecnologica che si organizza ogni anno a Roma. Ho visto un'atmosfera molto bella: era come essere già oltre il presente, in una dimensione fantasiosa che però si sta realizzando. Ho avuto l'impressione che lì ci fossero persone capaci di cambiare la nostra esistenza, veri e propri inventori che sanno mettere la tecnologia al servizio della collettività per migliorare la vita delle persone.

Loro, come voi in questa sala, sono la dimostrazione che il digitale è uno strumento straordinario, quando è usato nel modo più appropriato.

Se la politica non sarà capace di governare e indirizzare l'innovazione, è però molto concreto - ce lo dice il rapporto Agi/Censis - il rischio che questa assuma il volto sbagliato e che venga percepita da parte della popolazione come una minaccia piuttosto che come una opportunità.

Il ruolo della politica dovrebbe essere proprio questo: stare nel cambiamento anticipandolo, preparare il terreno in modo che le persone siano in grado di muovercisi e di dare il proprio contributo.

In conclusione, mi auguro che nella campagna elettorale oramai alle porte e nella prossima legislatura i temi dell'innovazione e della loro gestione abbiano il rilievo che meritano, perché questi sono i grandi temi con cui la politica si deve raffrontare.

Fare politica significa infatti intercettare il cambiamento e costruire il futuro in tempo utile, dando alle idee gambe e voce per fare in modo che quelle idee si realizzino. Vi ringrazio"

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