"Impegni già assunti in precedenza, non mi consentono di essere presente oggi all'incontro che avete promosso in occasione del 30° anniversario della costituzione della Regione Liguria. Me ne dispiace davvero poiché la manifestazione costituisce un'occasione importante per riflettere, insieme a tutti i protagonisti della storia di questa istituzione, su alcuni fondamentali appuntamenti istituzionali che la Liguria e le altre Regioni italiane hanno di fronte in questi mesi. Le modifiche costituzionali approvate nell'ultimo anno dal Parlamento hanno consentito l'elezione diretta dei Presidenti delle Regioni, hanno creato un quadro di stabilità di governo e aperto per le Regioni una fase costituente attribuendo ad esse un'ampia sfera di autonomia statutaria. L'autonomia statutaria delle regioni è una grande risorsa, che consentirà a ciascuna di esse di costruire il proprio assetto istituzionale non secondo modelli rigidamente imposti dall'alto, ma in aderenza alle diverse specificità. L'unico vincolo posto dalle nuove norme costituzionali è che gli statuti siano "in armonia con la Costituzione". La legge costituzionale n. 1 del 1999 non è stata affatto una "miniriforma": Essa è stata fattore di sviluppo del sistema delle autonomie regionali, determinando una situazione del tutto nuova rispetto al passato nei rapporti tra Stato e regioni. Questa spinta verrà ulteriormente rafforzata se il Parlamento approverà definitivamente, prima della fine della legislatura, la riforma in senso federale dell'ordinamento della Repubblica la cui adozione in prima deliberazione è solo un primo passo compiuto dalle due Camere. Come tutti i grandi cambiamenti istituzionali, il suo effettivo radicamento dipenderà in gran parte dalla lettura che ne daranno i principali attori coinvolti. Saranno i nuovi statuti, insieme a nuovi regolamenti delle assemblee regionali, a dare il tono della riforma. Essi dovranno, tra l'altro, disciplinare i rapporti tra presidente, giunta, consiglio, comunità territoriali e corpo elettorale regionale. Dovranno individuare un moderno sistema di regole che, a presidio della funzionalità delle assemblee, siano capaci di garantire gli irrinunciabili principi di rappresentanza e decisione. E' essenziale che il mondo delle autonomie ed in particolare i Consigli regionali siano all'altezza della responsabilità che viene loro attribuita. Le riforme già avviate, e quelle che Parlamento e Regioni definiranno in questi mesi, hanno portato la macchina della pubblica amministrazione il più possibile vicino ai cittadini. E' a partire da essi che va costruita l'organizzazione dei poteri pubblici. Questo comporta flessibilità e integrazione tra i diversi livelli di governo e il rifiuto di una concezione "proprietaria" delle funzioni pubbliche in capo a questo o quel livello territoriale. Il principio fondamentale di riparto delle competenze non può essere quello "esclusivo" del territorio, secondo il quale le persone, al pari delle competenze e delle risorse, "apparterrebbero" al territorio, ma quello "inclusivo" di cittadinanza, fondato sui valori repubblicani di libertà, di solidarietà, di eguaglianza, di responsabilità. Si tratta di un banco di prova su cui si misurerà il successo dell'azione riformatrice. Io credo che la sfida sarà vinta se sapremo guadagnare al processo riformatore il consenso permanente dei cittadini, se sapremo tenerlo indenne dal rischio che esso sia percepito come una contesa tra oligarchie. La forza e la responsabilità di ciascun attore istituzionale sta dunque nel porre e nel tenere al centro della propria azione il cittadino, i suoi bisogni. Sta nella capacità di consegnargli moderni strumenti istituzionali ed amministrativi che lo aiutino a costruire il proprio progetto di autorealizzazione e di crescita."