Alcune reazioni di queste ore alle decisioni assunte ieri dall'Ufficio di Presidenza della Camera sembrano ignorare volutamente i dati di fatto.
Le sanzioni, tutte adottate all'unanimità o a larghissima maggioranza, hanno riguardato tutti i deputati coinvolti negli episodi verificatisi nelle giornate del 29 e del 30 gennaio, appartenenti a più di un Gruppo parlamentare, e sono state decise nel pieno rispetto di quanto previsto in materia dal Regolamento.
L'istruttoria è stata condotta in maniera scrupolosa, obiettiva, e non pregiudiziale: lo dimostra, ad esempio, il fatto che la posizione di 3 deputati del Gruppo M5S, in un primo tempo indicati tra quanti avevano partecipato all'occupazione del banco della Presidenza della I Commissione la sera del 29 gennaio, è stata successivamente stralciata in quanto, a seguito della loro audizione e del conseguente supplemento istruttorio, è emerso che gli stessi avevano agito dopo che la seduta era stata già di fatto rinviata, cosicché il loro comportamento non aveva avuto l'effetto di impedire i lavori della Commissione.
Chi lamenta una presunta equiparazione tra gli atti compiuti nel corso della seduta dell'Assemblea dal Questore Dambruoso e dagli altri deputati che hanno dato luogo ai disordini deve prendere atto che il criterio enunciato "non ci saranno due pesi e due misure" è stato pienamente rispettato, come è evidente dalla distinzione tra gli episodi delle commissioni, quelli dell'Aula e quelli della sala stampa, e dalle differenti sanzioni decise per comportamenti tenuti nella stessa sede. E' da ricordare inoltre che l'Ufficio di Presidenza non dispone del potere di revoca nei confronti dei suoi componenti.
Va infine sottolineato che le sanzioni disciplinari irrogate dall'Ufficio di Presidenza in base al Regolamento operano esclusivamente sul piano parlamentare, ma non escludono, evidentemente, l'applicabilità delle regole generali del diritto, sicché i singoli deputati, qualora ritengano di essere stati lesi in beni o diritti di cui siano portatori in quanto persone e non in quanto parlamentari, possono adire l'autorità giudiziaria, ove ne ricorrano i presupposti (come hanno scelto di fare recentemente alcune deputate che avevano subìto offese). E' falso, dunque, che la Camera costituisca una sorta di "mondo a parte" nel quale non avrebbero valore le leggi alle quali devono rispondere tutti i cittadini.