Signor Presidente della Repubblica, signori parlamentari, autorità, gentili ospiti, permettetemi prima di ogni altra cosa di rivolgere un saluto affettuoso ai familiari di Enrico Berlinguer che sono qui presenti, ai suoi amici, alle tante persone che con lui hanno condiviso esperienze di vita e impegno politico.
Trent'anni sono davvero tanti. L'Italia è un paese molto diverso da quello in cui visse Enrico Berlinguer.
Questa differenza balza agli occhi guardando il filmato che abbiamo appena visto - per la cui realizzazione ringrazio RAI Storia- o il film di Walter Veltroni che abbiamo proiettato qui alla Camera due sere fa.
Eppure la figura di Berlinguer è ancora oggi circondata da tanto affetto, da stima, rispetto e dall'apprezzamento per il suo pensiero e per le sue azioni. Sono tante le iniziative editoriali (tra cui mi fa piacere ricordare quella della Camera, che sarà prossimamente presentata), culturali, di riflessione storica promosse in occasione di questo anniversario e c'è appunto, nel ricordarlo, tanta commozione. E questo è raro che accada nei confronti di un esponente politico.
Le immagini dei funerali ci dicono che quell'Italia sapeva di aver perso non soltanto un uomo politico onesto ma uno dei suoi figli migliori. E il peso di questa perdita lo si sente ancora oggi.
Per quelli della mia generazione, nati negli anni sessanta, Berlinguer è stato una figura di grande interesse.
Colpiva il suo rigore morale. Un rigore che imponeva a se stesso e che pretendeva giustamente anche dal suo partito e dall'intero mondo politico.
Il suo discorso sulla questione morale fu una denuncia, non una predica. Una denuncia precisa e circostanziata di ciò che stava accadendo nel sistema politico italiano e nel modo di essere dei partiti. Qualcosa che poi esplose, con il nome di "tangentopoli", non molti anni dopo la sua morte.
Purtroppo la corruzione è ancora oggi un tarlo che mina la credibilità della politica. Bisogna essere chiari su questo punto. Un politico corrotto va condannato due volte : per l'illecito commesso e per aver tradito la fiducia dei cittadini . Perché non è la politica ad essere sporca, ma chi la esercita per mero tornaconto personale e in violazione delle leggi.
La magistratura deve poter intervenire senza condizionamenti, in modo libero e responsabile. Ma i partiti devono saper fare pulizia al loro interno. Con coraggio e senza sconti. Solo così la politica tornerà ad avere credibilità e rispetto da parte dei cittadini.
Berlinguer vide questi problemi e propose un radicale rinnovamento. Questo suo messaggio è ancora oggi di straordinaria attualità e va rilanciato con forza.
C'era un'altra qualità di Enrico Berlinguer, oltre a quella del rigore etico, che era e continua ad essere apprezzata : la capacità di coniugare la fermezza delle proprie convinzioni con una vera apertura verso altre culture ed altre esperienze sociali.
Lui, orgoglioso delle proprie idee e della propria appartenenza, seppe costruire un dialogo sincero e profondo con il mondo cattolico, fu attento osservatore di ciò che si muoveva nell'universo giovanile, nei movimenti pacifisti ed ecologisti, fu il protagonista di un'apertura straordinaria, non ovvia, del suo partito alle tematiche dei movimenti femminili e femministi.
Gli anni della segreteria di Berlinguer sono quelli di una importante stagione di conquiste sociali e civili fortemente volute dalle donne italiane: l'introduzione del divorzio, il nuovo diritto di famiglia, la legge sull'interruzione volontaria della gravidanza. Il partito comunista, insieme ad altre forze politiche, fu protagonista della elaborazione di queste riforme e della loro difesa nelle campagne referendarie del 1974 e del 1981.
E quasi a simboleggiare il valore di questo impegno giunse proprio in quel periodo, nel 1979, l'elezione, per la prima volta, di una donna alla Presidenza della Camera e si trattava di Nilde Jotti.
Un altro argomento centrale dell'azione di Berlinguer è stato quello della sua politica internazionale. Anche in questo ambito mostrò spirito innovativo e capacità di apertura. Si adoperò innanzitutto per rinnovare il campo di cui la sua forza politica faceva parte, con l'eurocomunismo, con il suo discorso sul valore universale della democrazia, con lo strappo dall'Unione Sovietica dopo il colpo di Stato in Polonia del 1981. Allacciò rapporti con le socialdemocrazie europee e con i movimenti di liberazione del Sud del mondo. Fu al fianco di tanti giovani nelle mobilitazioni per la pace fino al discorso che fece qui, nell'aula di Montecitorio, nel 1983, in cui propose, come atto di responsabilità a tutte le parti in causa, una moratoria nell'istallazione dei missili Nato a Comiso e lo smantellamento degli SS-20 sovietici.
A poco più di due settimane dal voto per il Parlamento europeo, non possiamo non ricordare che la vita di Berlinguer fu stroncata proprio mentre faceva un comizio per le elezioni europee del 1984. Quel partito, che aveva votato contro la ratifica dei trattati di Roma, era poi diventato un partito compiutamente europeista. Prima alla Camera e poi nel 1979 al Parlamento europeo, aveva eletto come indipendente Altiero Spinelli, l'ispiratore del sogno e del progetto federalista.
So bene che, come tutti i leader politici che lasciano un segno nella storia, anche la figura di Berlinguer ha suscitato e suscita discussioni e contrasti. E' naturale che sia così.
Ma c'è una cosa sulla quale tutti sono d'accordo, anche i suoi critici più severi: era una persona onesta, che ha impegnato tutta la sua vita nella politica, scevro da interessi e convenienze personali, mosso soltanto dai suoi ideali e dalla volontà di migliorare le condizioni dei lavoratori e del suo paese, di contribuire a rendere compiuta la nostra democrazia.
Così tanti italiani lo ricordano e lo rimpiangono.
A questo ricordo commosso si unisce oggi la Camera dei deputati.