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Comunicati stampa

12/12/2014
Intervento della Presidente della Camera, Laura Boldrini. Più diritti, meno vittime. Declinare la tutela della vittima nel solco delle indicazioni europee
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Saluto e ringrazio per l'invito la Presidente della Commissione Giustizia Donatella Ferranti e il Gruppo del Partito Democratico che ha promosso questo incontro. Il tema di questo convegno, la tutela delle vittime dei reati, è come sapete un argomento al quale tengo molto e, credo di poter dire, al quale tiene molto l'intero Parlamento se è vero, come è vero, che il primo atto politicamente rilevante di questa legislatura è stato il voto unanime con il quale la Camera ha ratificato la Convenzione di Istanbul contro il femminicidio.

Tema sul quale il Parlamento ha poi continuato a lavorare anche in sede di conversione di un decreto legge, inserendo nel testo una serie di misure volte proprio a rafforzare il sostegno alle donne vittime di violenza, esattamente nel senso indicato da quella Direttiva dell'Unione Europea attorno alla quale ruoterà la discussione odierna.

Questa Direttiva è importante perché grazie ad essa in tutti i paesi membri, pur in presenza di diversi ordinamenti giuridici, esisterà una base comune di tutela della vittima dentro e fuori il processo penale, nel campo dell'informazione sull'esercizio dei propri diritti, dell'accesso ai servizi di assistenza, del sostegno legale e psicologico, della formazione degli operatori e delle Forze dell'ordine. Questo è un passaggio di grande valore che dà concretezza e sostanza al progetto europeo.

Ma, come sappiamo bene, anche per la tutela delle vittime non bastano le buone leggi. E' almeno altrettanto importante creare un senso comune, un atteggiamento culturale capace di dare empowerment, di dare forza e voce alle vittime e valorizzarne il ruolo.

Molto fanno, in questo senso, numerose associazioni di famigliari di vittime del terrorismo. E il nostro pensiero non può non andare alle vittime di piazza Fontana, oggi che sono 45 anni dalla strage. Tra poche ore sarà il momento preciso in cui si consumò quell'orrendo delitto in cui 17 persone persero la vita e 88 rimasero ferite. I famigliari di vittime del terrorismo, dicevo, e della mafia, oppure di persone uccise da incidenti stradali o da calamità naturali. Molto si impegnano nella stessa direzione le associazioni di donne.

Ma vi sono tanti casi a dirci che spesso cadono vittime dei reati le persone più indifese e più sole, come gli anziani e i bambini, o come quelle donne uccise nonostante molte di loro, il 70 per cento, avessero già denunciato la violenza e le minacce subite senza ricevere la dovuta protezione. Perché accade? Si può e si deve fare di più.

Ecco perché alla buona ed efficace legislazione bisogna accompagnare la scelta di fare delle vittime un soggetto forte, portatore di diritti e di una domanda di giustizia certa ed equa. Quella domanda che trovo nelle parole dei genitori delle ragazze uccise: spesso li incontro, padri e madri che non hanno più le loro figlie. Questo chiedono: una giustizia certa.

Ma attenzione alle posizioni ideologiche, a chi contrappone cioè la tutela delle vittime alla garanzie degli imputati o alle politiche di recupero e di reinserimento dei condannati.

La buona politica è quella che sa tenere insieme questi principi e queste esigenze. La cultura delle garanzie e le strategie di recupero del condannato non sono lassismo, non sono "buonismo". Sono strumenti di una strategia democratica perché è nell'interesse di tutti noi fare in modo che il carcere non sia quel luogo sovraffollato in cui il recupero è impossibile, è interesse della collettività che chi entra in carcere ne esca poi migliore. Si tratta dunque di mettere la sicurezza al centro: tutti noi abbiamo bisogno di sicurezza, e recuperare le persone in carcere va incontro a questa esigenza.

Per questo condivido il titolo del convegno: " Più diritti, meno vittime". Non è uno slogan, è una filosofia, un atteggiamento democratico. Più i diritti sono diffusi nella società, più si investe sulla prevenzione, più c'è coesione sociale e meno spazio per la criminalità. In quel titolo c'è l'auspicio che impostiamo il nostro lavoro su questa direzione: la diffusione e l'affermazione dei diritti.

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