"Desidero in primo luogo ringraziare sinceramente tutti i partecipanti per l'intensità e la qualità del lavoro svolto in questi due giorni. Sono stati affrontati temi davvero importanti in un clima di dialogo aperto e mirato su questioni di massima attualità. Lo testimoniano i contenuti della dichiarazione finale approvata che tocca tutti i profili più rilevanti per i rapporti fra l'Italia e i paesi latinoamericani e caraibici.
In questo documento si mettono giustamente in rilievo gli importanti sviluppi positivi che si registrano negli ultimi tempi. Abbiamo preso atto della ripresa dei rapporti diplomatici fra Cuba e gli Stati Uniti - e questo anche grazie a quel grande uomo che è papa Francesco - e di un altro progresso: quello dei negoziati fra il governo della Colombia e le FARC. Un elemento che va valorizzato, pensando alla storia di questo martoriato Paese, ai milioni di persone che per troppo tempo sono state sfollate all'interno o rifugiate nei Paesi confinanti. Questi avvenimenti ci confermano come la regione latinoamericana e caraibica si proponga con sempre maggiore decisione come un'area di pace e di sviluppo.
Si tratta di conquiste importanti, raggiunte grazie alla determinazione di leadership politiche che hanno saputo guidare le diverse realtà nazionali attraverso complesse fasi di transizione democratica realizzando imponenti interventi di riforma sul piano economico e soprattutto sociale. E' un esempio che ci dimostra come non si possano costruire democrazie forti e stabili senza il coraggio di politiche innovative che sappiano ampliare le basi di consenso dei nostri Stati, integrare le fasce sociali escluse, stabilire più avanzate condizioni di equità sociale.
Ritengo che questi elementi siano importanti anche per noi in Europa. Proprio guardando a queste esperienze sono sempre più convinta che il rafforzamento della partnership con l'America latina e i
Caraibi abbia per l'Italia un valore altamente strategico. Molto spesso avvertiamo in Europa un senso di stanchezza della politica, una sfiducia diffusa nella possibilità di ripartire, perché è
difficile rimettere in moto processi collettivi di progresso economico e sociale. L'Europa dà l'impressione di essere più assorbita nella gestione dei complessi rapporti fra le sue diverse componenti piuttosto che proporsi come attrice, come iniziatrice di politiche all'altezza delle sfide della contemporaneità. Sembra che abbiamo perso quello smalto che oggi è necessario per essere dei global players, come si dice. Lo dimostrano ad esempio le grandissime difficoltà emerse nella gestione dell'emergenza dei migranti forzati. Abbiamo rischiato grosso. Le tensioni su questo terreno fra i paesi membri hanno rischiato di mettere in pericolo conquiste di civiltà date ormai per acquisite, come la libertà di movimento delle persone o la protezione dei rifugiati. Stavamo per rimettere in discussione i fondamentali della nostra identità europea. Eppure sono persuasa che proprio da queste crisi che stiamo vivendo possiamo ritrovare quell'energia necessaria per rilanciare questi valori che ci hanno resi grandi nel mondo: se l'Europa è grande lo è perché è stata il continente del rispetto dei diritti fondamentali della persona. Queste crisi ci possono aiutare a riacquisire quell'orgoglio che per troppo tempo abbiamo messo da parte. Dunque abbiamo bisogno di più coraggio, anche qui in Europa, e questo incontro ci serve a mutuarlo da voi che lo state dimostrando.
L'Italia è in prima fila nello sforzo di dare nuovo impeto al processo di integrazione politica europea. Siamo fortemente convinti che sia l'unica strada per riacquisire quello smalto che oggi è un po' appannato. Per questo abbiamo firmato pochi giorni fa qui a Montecitorio, insieme al presidente del Bundestag tedesco, al Presidente dell'Assemblea Nazionale francese e al Presidente del Parlamento del Lussemburgo una dichiarazione solenne, per dire che i Parlamenti devono essere centrali in questo processo di integrazione politica. Noi ci siamo presi la responsabilità di volerlo fare. Non si può rimanere a guardare: chi ha responsabilità istituzionali deve fare la propria parte, in un momento di difficoltà, e questo lo è.
E' questo lo spirito con cui proponiamo oggi il rafforzamento e il rilancio degli antichi legami con i paesi dell'America Latina e dei Caraibi. Solo guardando al di là dei nostri confini, solo costruendo ponti ed alleanze con altre culture (non nuovi muri o fili spinati!), solo costruendo le basi per una società del futuro che sia sostenibile socialmente ed ecologicamente - perché le due cose vanno insieme - riusciremo a dare forza ed autorevolezza alla politica, a conferirle la capacità di resistere ai condizionamenti forti dei poteri economici o mediatici, a concentrare l'energia necessaria per sconfiggere nemici mortali di ogni democrazia, come la corruzione o la disaffezione dei cittadini, il fatto che non ci credano più, che siano indifferenti. Solo ritrovando questa identità riusciremo a capovolgere il paradigma.
Questo pomeriggio il Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, riceverà una delegazione dei partecipanti al Forum. Si tratta di un momento altamente significativo che prova ancora una volta come tutto il Paese voglia rafforzare il processo di collaborazione più intenso tra le nostre realtà. Mi auguro che il Forum diventi una piattaforma permanente. In questi due giorni abbiamo iniziato un dialogo, che spero sia presto ripreso da tutti, magari anche con le delegazioni di altri Paesi che in questa occasione non sono stati con noi, perché ritengo che solo da questo esercizio di confronto possa derivare una maggiore completezza anche nelle nostre politiche nazionali.
Vi ringrazio e dichiaro conclusi i lavori del primo Forum parlamentare Italia - America Latina e Caraibi".