Quello che segue è il messaggio inviato dalla Presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, alle organizzatrici delle numerose iniziative oggi in Italia in occasione della "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne":
"La ricorrenza del 25 novembre ci ricorda come, ancora oggi, migliaia di donne in tutto il mondo subiscano violenze. Solo in Italia, secondo un'indagine dell'Istat, il 31,5 per cento delle donne fra i 16 e i 70 anni ha subìto "una qualche forma di violenza fisica o sessuale" almeno una volta nel corso della vita.
Non meno allarmanti sono i risultati di un sondaggio, richiamato in un recente rapporto della onlus We World, secondo cui il 32 per cento dei giovani tra i 18 e i 29 anni ritiene che la violenza di genere vada regolata 'tra le pareti di casa' ed il 25 per cento ne imputa la responsabilità ai comportamenti delle donne. Un quinto dei giovani uomini italiani reputa addirittura normale che un uomo tradito diventi violento.
Questi dati confermano che la violenza di genere non è il frutto di raptus, ma di condotte meditate, reiterate e spesso alimentate da un rancore che cresce con il tempo. È un fenomeno che ha carattere strutturale e culturale, affondando le sue radici in antichi ma persistenti stereotipi.
Alcuni importanti progressi sono stati ottenuti, a partire dall' adozione della Convenzione di Istanbul, la cui ratifica è stata uno dei primi atti di questa legislatura. La Convenzione affronta il fenomeno della violenza contro le donne in tutta la sua complessità, dalla prevenzione alla protezione delle vittime, dalla repressione alle attività culturali e di sensibilizzazione. E soprattutto qualifica la violenza di genere quale violazione dei diritti umani. Non un fatto privato, dunque, da nascondere tra le mura domestiche.
Dando attuazione alla Convenzione, due mesi fa il Governo ha approvato il Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, che prevede una serie di interventi per prevenire, contrastare, reprimere ed effettuare azioni di sensibilizzazione. È stata inoltre adeguata la legislazione penale applicabile e quindi l'azione repressiva.
Ma non basta, molto resta ancora da fare.
Occorre anche e soprattutto un profondo cambiamento del nostro modo di pensare, parlare, guardare, incluso il rispetto del linguaggio di genere. Perché il linguaggio rispecchia la cultura di una società e ne influenza i comportamenti. Va dunque coltivata, partendo dalle scuole, una cultura del rispetto delle differenze che è fondamentale per superare definitivamente i modelli dominanti nella nostra società.
In questa direzione deve muoversi anzitutto l'impegno e la determinazione di noi donne, ciascuna per la propria parte, senza delegare ad altri e coinvolgendo pienamente gli uomini.
Dunque tutti noi dobbiamo rimboccarci le maniche".