Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Comunicati stampa

11/03/2016
Intervento Boldrini all'incontro "L'Italia e gli obiettivi al 2030: nasce l'alleanza per lo sviluppo sostenibile"
2904

Intervento della Presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini (Sala della Regina - Montecitorio):

Saluto il Ministro Galletti, il rettore Giuseppe Novelli, il Presidente Stefanini e il professor Giovannini, che ringrazio vivamente per l'invito a partecipare oggi alla presentazione dell'Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, un tema che trovo particolarmente interessante. Poco meno di sei mesi fa, mi trovavo nella sala dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, a New York. Partecipavo, assieme alla gran parte dei miei omologhi provenienti da ogni continente, alla Conferenza mondiale degli Speakers, i Presidenti di Parlamento, un evento che si svolge periodicamente e che è promosso dall'Unione interparlamentare. Nelle settimane precedenti, avevo avuto modo di leggere la bozza del documento conclusivo del Summit sull'Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile, che si sarebbe svolto in quello stesso luogo un mese più tardi. Con molti colleghi e con l'Unione interparlamentare, avevamo fatto pressione affinché il testo contenesse riferimenti espliciti al ruolo dei parlamenti nell'attuazione e nel monitoraggio delle misure volte a raggiungere gli SDGs, gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile. L'Alleanza, il partenariato, la cooperazione tra attori diversi per conseguire i risultati che abbiamo tutti solennemente sottoscritto non può, infatti, prescindere dai parlamenti, espressione della volontà popolare, dov'è riflessa la pluralità delle nostre rispettive società. Ed è lo stesso concetto di alleanza, di patto tra eguali per un futuro migliore a sottendere l'Agenda stessa. Per la prima volta - ed in maniera marcatamente diversa rispetto agli MDGs, gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio - tutti i Paesi, senza eccezioni, dovranno mettere in atto quanto stabilito. Per la prima volta, inoltre, lo sviluppo viene declinato come 'sostenibile', uscendo dalla logica della crescita a tutti i costi e dalla teorizzazione dell''effetto sgocciolamento', che dovrebbe travasare una parte della ricchezza accumulata dalle élites alla fasce meno abbienti della popolazione. Uno sviluppo sostenibile, dunque, sul piano ambientale, ma anche su quello sociale. L'Obiettivo numero 10, infatti, afferma in maniera netta che dobbiamo ridurre le diseguaglianze, aumentate negli ultimi anni non solo nel Sud del mondo, ma anche nel Nord. In Italia - non mi stanco mai di ripeterlo - dal 1980 ad oggi la diseguaglianza è aumentata del 33%, a fronte del 13% tra i Paesi OCSE. Per affrontare questo ed altri temi non meno cruciali per il futuro di questo Paese - dall'eguaglianza di genere all'acceso a fonti di energia pulita ed a basso costo; dal lavoro dignitoso alla lotta alla povertà; dalla riconversione del nostro sistema industriale al consumo ed alla produzione di cibo in maniera responsabile - per affrontare questi temi, dicevo, bisogna costituire un'alleanza. L'Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile lavora per questo ed è un segnale di forte maturità. E' un segnale di maturità la volontà di perseguire una strategia integrata e non settoriale per lo sviluppo, valorizzando le interconnessioni tra gli ambiti d'intervento. Una strategia che tiene insieme l'impegno per fornire ai consumatori alimenti sani con la volontà di perseguire un ideale di giustizia sociale, assicurandosi che i produttori ricevano un ritorno economico adeguato; una strategia che non contrappone i diritti dei lavoratori e la tutela ambientale, due obiettivi che possono coesistere; una strategia che coniuga il pragmatismo nel rispondere ai bisogni dei cittadini e l'analisi di come farlo in maniera sempre migliore. Credo non sia meno importante che i soggetti coinvolti nell'Alleanza abbiano deciso di lavorare insieme e di condividere responsabilità non solo a livello nazionale, ma anche inserendosi in una più ampia rete internazionale. Lo sottolineo perché, talvolta, il nostro Paese fa fatica ad inserirsi in una dinamica internazionale. Il fatto che quest'Alleanza voglia farlo mi sembra molto importante. L'Alleanza ed il suo programma di lavoro sono infatti una chiara dimostrazione di come il nostro Paese, o almeno la sua parte più articolata, sia in grado di superare due mali atavici e strutturali. Il primo è lo short-termism, l'incapacità di guardare al medio e lungo termine. Una malattia che affligge non soltanto il mondo politico, ma anche gli attori economici ed i media. Pensate al cambiamento climatico: in Italia se n'è parlato alla vigilia della COP21, e poi non se n'è parlato più. E invece è il tema dell'oggi e del futuro! Il secondo e non meno grave difetto è il particolarismo, la tendenza delle amministrazioni pubbliche come dei soggetti privati a perseguire obiettivi settoriali, senza confrontarsi adeguatamente con tutti gli attori in gioco. Una delle condizioni necessarie per il successo dell'Agenda 2030 è invece la collaborazione - c'è scritto nell'Agenda - strutturata e sistematica tra Istituzioni pubbliche, parti sociali, mondo della ricerca e società civile. Credo che l'Alleanza che si presenta oggi mette in atto quanto stabilito dall'Agenda 2030. Sono fermamente convinta che anche il Parlamento debba muoversi in questa prospettiva sistemica. Di ritorno da New York, ho scritto ai Presidenti di tutte le quattordici Commissioni permanenti della Camera, che si occupano appunto di temi settoriali, ad istituire al loro interno appositi comitati per gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Ciò al fine di assicurare che ciascuna commissione, per i settori di propria competenza, tenga sempre presente l'Agenda 2030 nella elaborazione delle proprie scelte politiche e normative come pure nell'attività di indirizzo e controllo sul Governo. Ho anche chiesto che le Commissioni dialoghino su questo tema con tutti gli stakeholders. Credo che l'Alleanza - per la sua stessa composizione - possa costituire in questa prospettiva un interlocutore privilegiato per tutti gli organi parlamentari. E' mia intenzione, inoltre, sollecitare il Governo affinché riferisca in Aula sull'attuazione degli SDGs. Mi auguro dunque che anche il Governo possa riferire su quanto sta facendo. E' anche dal dibattito e dal confronto in Parlamento, infatti, che potranno scaturire idee e proposte per conseguirli; ed è anche grazie al dibattito in Parlamento che potremo informare e sensibilizzare i cittadini. Io temo, infatti, cari ospiti, che pochi dei nostri cittadini sappiano cos'è l'Agenda 2030 e cosa sono gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile, che avranno un impatto sulle loro vite. Per avvicinare e coinvolgerli, dobbiamo ricorrere non solo ai mezzi di comunicazione tradizionali, ma anche ai social media ed alle nuove tecnologie, che, peraltro, svolgono un ruolo importantissimo come volano per lo sviluppo in molte parti del mondo. Spero che l'Alleanza sappia comunicare con i più giovani attraverso questi strumenti. Infine, sono convinta che gli obiettivi di sviluppo sostenibile richiedano un'azione unitaria dell'Unione europea. Non può che essere l'Unione a definire un nuovo modello di sviluppo, incluso un nuovo modello di sviluppo industriale, stabilendo un approccio integrato che riguardi tutte le politiche settoriali. Non può che essere l'Unione a farlo non solo per evidenti ragioni di efficacia, ma anche perché ne va della nostra credibilità collettiva. Nelle politiche di sviluppo, come in quelle, drammaticamente attuali, che riguardano i flussi migratori, l'UE non può esigere il rispetto di una serie di standard e di obiettivi da parte di Paesi non europei, se non è pronta in primo luogo a perseguirli. Lo vediamo appunto con i flussi migratori: alcuni Stati si stanno facendo carico della gestione del fenomeno, ma altri no. Questo crea la crisi; altrimenti non ci sarebbe. Siamo esigenti con i Paesi candidati, ma non lo siamo con gli Stati membri e chiudiamo un occhio se alcuni di essi non applicano i Trattati! Se l'Europa vuole continuare ad essere la bussola morale, il moral compass, del mondo, deve dare l'esempio. Deve farlo, come dicevo, anche per difendere la propria reputazione. I vostri ed i nostri sforzi devono dunque mirare a far sì che l'Europa, e con essa l'Italia, mantengano un ruolo guida nel processo che ci porterà all'attuazione dei diciassette Obiettivi di Sviluppo sostenibile. Per farlo, non abbiamo tempo da perdere. Il 2030 sembra distante, ma non lo è. Dobbiamo coinvolgere i nostri cittadini, combattendo il male atavico dell'apatia: i nostri giovani devono capire l'importanza della partecipazione e farsi parte attiva in questo processo.

Cerca comunicati stampa
VEDI ANCHE