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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

XII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 16 di Martedì 21 ottobre 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Vargiu Pierpaolo , Presidente ... 2 

Seguito dell'audizione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti sulle linee programmatiche del suo dicastero in materia di politiche sociali (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Vargiu Pierpaolo , Presidente ... 2 
D'Incecco Vittoria (PD)  ... 2 
Capone Salvatore (PD)  ... 3 
Vargiu Pierpaolo , Presidente ... 3 
Di Vita Giulia (M5S)  ... 3 
Vargiu Pierpaolo , Presidente ... 4 
Poletti Giuliano , Ministro del lavoro e delle politiche sociali ... 4 
Vargiu Pierpaolo , Presidente ... 8

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: (NCD);
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Libertà e Diritti-Socialisti europei (LED): Misto-LED.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIERPAOLO VARGIU

  La seduta comincia alle 12.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Seguito dell'audizione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti sulle linee programmatiche del suo dicastero in materia di politiche sociali.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento, del Ministro del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti sulle linee programmatiche del dicastero in materia di politiche sociali.
  Vorrei pregare i colleghi che devono ancora rivolgere domande al ministro di formulare, se possibile, domande telegrafiche. Diversamente, siccome alle 13 circa dobbiamo essere in Aula, saremmo costretti a chiedere al ministro la cortesia di ritornare nuovamente in Commissione.

  VITTORIA D'INCECCO. Signor ministro, la ringrazio per essere venuto e per la relazione della scorsa seduta.
  Il disegno di legge delega per la riforma del terzo settore, che appunto questa Commissione è chiamata a esaminare, è un provvedimento che attendevamo da anni per avere un riordino complessivo del sistema. Fa piacere, quindi, che tra gli obiettivi condivisi, ci siano quello di costruire un nuovo modello di welfare più partecipato e la valorizzazione dello straordinario potenziale di crescita e occupazione insito nell'economia sociale e nelle attività svolte del terzo settore.
  Tra le linee guida per la riforma pubblicate dal Governo lo scorso 13 maggio, uno dei punti cardine era l'introduzione in via sperimentale del cosiddetto «voucher universale» – l'abbiamo detto anche la scorsa volta – per i servizi alla persona e alla famiglia come strumento di infrastrutturazione del secondo welfare.
  Lo strumento dei voucher universali si ispira al modello francese adattandolo alle caratteristiche nel nostro sistema di welfare e del nostro mercato dei servizi alla persona. Gli obiettivi che ci proponiamo sono: di favorire la costruzione di un sistema di servizi alla persona e alla famiglia di qualità e con costi sostenibili, che faciliti la conciliazione e la crescita dell'occupazione femminile; di rendere sostenibile un moderno sistema di welfare aziendale familiare e pubblico basato sul principio della sussidiarietà; di promuovere la crescita dell'occupazione regolare nel comparto dell’household service e di far emergere il lavoro nero così diffuso in questo settore.
  La mancata introduzione di questo strumento nel testo del Governo rappresenta, però, a mio parere un'occasione persa per riformare organicamente il terzo settore e dare un impulso positivo alla promozione del welfare. Le chiedo, quindi, quali siano le ragioni che hanno portato il Governo a questa scelta.Pag. 3
  Vorrei anche porre la questione del voucher babysitting introdotto dalla cosiddetta legge Fornero, un buono lavoro del valore di 300 euro mensili per 6 mesi da utilizzare per pagare l'asilo nido o la babysitter in alternativa al congedo parentale. Il sottosegretario Bellanova, che è venuta a rispondere ad una mia interrogazione, aveva comunicato come il ministero si stesse apprestando ad aumentare il beneficio a 600 euro, semplificandone le procedure, che sono purtroppo di ostacolo all'accesso, e infatti questi voucher sono stati utilizzati molto poco. Addirittura, nel 2014 non c’è stato neanche il Click day, quindi le mamme non hanno potuto accedere.
  Penso che basterebbe una modifica al decreto al fine di autorizzare i datori di lavoro a utilizzare i voucher emessi dai numerosi operatori di mercato senza far ricadere l'obbligo in capo alla madre lavoratrice, perché molte madri non sono riuscite ad accedere perché non hanno saputo farlo. Le chiedo, quindi, quali siano gli orientamenti del ministero al riguardo anche alla luce delle ultime dichiarazioni del Presidente del Consiglio riguardo alle nuove misure del Bonus bebè.

  SALVATORE CAPONE. Interverrò molto brevemente. Peraltro, i tempi a disposizione sono veramente stretti, per cui mi riservo in qualche altra occasione di intervenire in modo molto più organico.
  Anzitutto, ci e mi convince la visione d'insieme della relazione del ministro, soprattutto quando si parla di inclusione attiva e partecipazione responsabile della comunità, con al centro un ente locale, in un sistema territoriale, che si presenta come responsabile di progetto di rete. Penso che sia necessario e indispensabile quest'approccio culturale e politicamente elevato anche dal punto di vista istituzionale, che porta anche a prendere in carico, appunto, le persone al centro di questo processo.
  Chiaramente, il nuovo sistema di welfare significa anche un nuovo approccio rispetto a una legge importantissima e innovativa quando è stata approvata, ma che continua ad esserlo oggi, la n. 328 del 2000, che ritengo debba essere pienamente applicata, soprattutto in un settore che è necessario abbia un valore molto alto, soprattutto in una fase di ristrettezza economica, ossia l'integrazione sociosanitaria.
  Ritengo che su questo si debbano definire molto meglio gli interventi, in modo puntuale, come ha già detto il ministro nel suo intervento, soprattutto in piena legge di stabilità, in questa fase in cui chiediamo alle regioni di eliminare alcuni sprechi e di valorizzare al meglio le risorse delle politiche sociali e sanitarie.
  Proprio all'interno di questo filone, farei una domanda anche su un altro aspetto. Siccome questa seconda fase di relazione sulle linee programmatiche si inserisce in piena legge di stabilità, penso che sia anche necessario, se è possibile, avere qualche elemento in più sui contenuti, appunto, della legge di stabilità, quindi anche alla luce di quanto è contenuto nelle sue linee programmatiche e del Governo.

  PRESIDENTE. Ringrazio il collega Capone anche per la capacità di sintesi nel proporre le sue richieste.

  GIULIA DI VITA. Ringrazio il ministro. Proverò a essere davvero velocissima.
  Ho colto una contraddizione, ma probabilmente non ho capito bene, tra quello che ha chiamato il fallimento del trasferimento diretto di risorse e i buoni risultati ottenuti tramite il sostegno all'inclusione attiva, associato comunque alla social card. Vorrei una spiegazione proprio in merito a questa che, a mio avviso, è una contraddizione, ma sicuramente non avrò colto perfettamente il senso.
  Le chiederei anche di illustrare brevemente i buoni risultati scaturiti dalla sperimentazione di questo strumento e di leggere, se esiste già, una relazione, un report, come approfondimento nostro personale anche nel sito del ministero o altrove.
  Tra l'altro, visto che esistono tanti strumenti, sostegno all'inclusione attiva, social card, si parlava di voucher, ci chiediamo Pag. 4perché, anziché utilizzare tutti questi strumenti, che potrebbero accavallarsi gli uni sugli altri, non pensare al reddito di cittadinanza o al reddito minimo garantito. Insieme si potrebbe anche stabilire in che modo realizzarlo.
  Secondo la nostra proposta di reddito di cittadinanza, si creerebbe proprio quella rete a cui faceva riferimento, ovvero enti locali, istituzioni a diversi livelli che cooperano tra di loro. Il reddito di cittadinanza, quindi, non è inteso come assistenzialismo, ma come cooperazione tra il cittadino che riceve il beneficio e lavori di pubblica utilità che possono essere fatti a beneficio del territorio.
  Sull'ISEE avevamo presentato un'interpellanza urgente prima della pausa estiva. Da quanto avevamo capito, non è stato deciso a priori di farlo partire il 1o gennaio 2015. Meglio dalla risposta del sottosegretario Biondelli avevamo intuito che c'erano stati diversi disguidi con i comuni, le università, soprattutto a livello di sistema informativo, che si era accavallata una serie di ritardi. Tra l'altro, il sottosegretario non è stato capace nemmeno di darci una data.
  A noi fa piacere sapere che la nuova data di applicazione sarà il 1o gennaio, ma mi piacerebbe sapere come siano state risolte tutte le controversie con gli enti coinvolti e se questo problema dei sistemi informativi a cui faceva riferimento all'epoca il sottosegretario riguardi quello che ha detto lei sui depositi bancari, se ci siano eventuali problemi con l'Agenzia delle entrate.
  Inoltre, lei ha detto che probabilmente lancerete la riforma dell'ISEE forse senza l'aspetto principale, che era stato individuato nel controllo contro gli abusi. Questo doveva essere il valore aggiunto della riforma. Mi chiedo che senso abbia lanciarlo se manca proprio quest'aspetto principale o se non sia il caso di aspettare di disporre di tutti gli strumenti per lanciare la vera e propria applicazione dell'ISEE.
  Oltretutto, nel caso in cui vogliate andare avanti comunque, mi chiedo se la popolazione sarà informata del fatto che i cittadini dovranno aspettare per quello che a me sembra l'aspetto principale della realizzazione della riforma dell'ISEE, appunto il contrasto alle truffe.
  Ho letto nel resoconto della seduta precedente che lei ha individuato delle priorità in relazione al piano d'azione sulla disabilità, al lavoro, alla vita indipendente e alla revisione dei criteri di accertamento. Mi chiedo in che senso siano delle priorità. Avete già previsto degli stanziamenti economici in legge di stabilità o in futuro in modo da partire subito ? Le chiederei anche, se ci sono dei tempi, se avete previsto dei tempi di attuazione di queste linee di intervento.
  Le chiederei la stessa cosa sul piano infanzia.
  In relazione alla legge delega del terzo settore, ci ha spinto ad andare avanti velocemente nel lavoro: mi chiedo allora perché, se c’è tutta questa fretta, avete scelto proprio la legge delega che, tra gli strumenti legislativi, forse è quello più lento.
  L'ultima domanda è per una sua opinione anche personale – vedrà lei se parlare a livello personale o da parte del Governo – sulla controversa questione delle pari opportunità. Vorrei sapere se, secondo lei, è necessario affidare nel Governo a qualcuno la responsabilità totale sulle pari opportunità in modo che possa lavorare, chiaramente, insieme a lei, visto che avreste la competenza su temi affini. Vorrei chiederle, inoltre, se il fatto che la delega sia ancora nelle mani Renzi possa essere la motivazione per cui sulle pari opportunità il Governo è completamente fermo. Una serie di azioni, infatti, andava realizzata, ma ancora stiamo attendendo.

  PRESIDENTE. Do ora la parola al Ministro Poletti per la replica. Signor ministro, se non le fosse sufficiente il tempo a disposizione, riprogrammeremo una sua ulteriore presenza in Commissione.

  GIULIANO POLETTI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Mi scuso se non sarò puntualissimo su tutte le domande Pag. 5e le osservazioni. Lo sdoppiamento dei tempi propone qualche problema di difficoltà a riposizionare e a ricollocare nel contesto le osservazioni. Anche rileggendo i verbali e gli appunti, non sempre si riesce a cogliere il senso delle cose che erano state proposte. Cercherò, per quanto possibile, almeno sulle questioni che ho appuntato, che sono presenti e che mi sembrano più evidenti, di dare una risposta. Se sarà necessario, naturalmente tornerò in Commissione a dare più puntuali illustrazioni.
  Non seguirò i singoli interventi, ma cercherò di recuperare gli argomenti in modo da essere, come spero, sufficientemente esaustivo. Una delle questioni poste riguardava lo spirito della 328, di una legge da applicare, e, in particolare, il tema dell'integrazione socio-sanitaria. Credo sia un tema assolutamente rilevante. Bisogna lavorarci. Se non faremo questo tipo di operazione e continueremo a lavorare su linee verticali, per cui ogni segmento fa i conti con il proprio bilancio, con i propri mezzi, con le possibilità di fare «economie» interne al sistema, inevitabilmente si produrranno i problemi che conosciamo.
  È necessario poter agire in un contesto più largo dove, come sappiamo bene, la domiciliarità, le azioni sul versante sociale, sul versante dell'assistenza sono spesso e volentieri una buona risposta anche in grado di ridurre i costi, ad esempio, sul versante sanitario. Bisogna riuscire ad averne un dialogo su questo versante, a costruire elementi di integrazione non solo dal punto di vista del «bilancio», ma da quello dei comportamenti sostanziali. Il nostro problema è, infatti, cosa succede concretamente nei territori, nella relazione con le persone.
  Oggi rincorriamo il numero legato a un bilancio, ma poi nel territorio ci sono dei servizi che si relazionano con il cittadino: se i servizi erano costruiti con una logica verticale, per cui la sanità si occupa della sanità e l'assistenza dell'assistenza, alla fine non abbiamo solo delle diseconomie, ma anche elementi di minore efficacia, minore efficienza e minore capacità di relazione con la famiglia, con il cittadino. È chiaro che questo è un tema ancora assolutamente importante e rilevante e sul quale c’è la nostra intenzione e volontà di intervenire.
  Rispetto a una serie di questioni che, quando le abbiamo discusse, in qualche misura erano connesse e collegate al tema della legge di stabilità, oggi siamo lungo questa strada. In queste ore, dovrebbe essere consegnato il testo definitivo alla Presidenza della Repubblica. Ci sono ancora quei margini spesso presenti quando si arriva alla stesura finale, alla bollinatura dalla Ragioneria, quindi debbo utilizzare qualche cautela, essenzialmente gli elementi di informazione che abbiamo utilizzato al momento dalla deliberazione da parte del Consiglio dei Ministri, ma credo di poter fare alcune affermazioni che dovrebbero essere già sufficientemente note e che possono, però, essere ribadite.
  Per una serie di elementi, credo possa dirsi che positivamente siamo andati in direzione di una stabilizzazione. Su molti elementi che fanno riferimento alle politiche sociali, come il fondo per la non autosufficienza, una serie di situazioni aveva bisogno di un elemento di stabilizzazione nel tempo. Sto parlando, ad esempio, del 5 per mille.
  Dovremmo essere – uso ancora il condizionale, almeno per una parte di questi elementi – nella condizione di assumere questi come elementi che fanno parte stabilmente del bilancio dal nostro Paese, quindi delle nostre politiche.
  Naturalmente, questa scelta e quest'indicazione non ci risolvono il problema in termini totali dal punto di vista delle risorse necessarie. Anche se, infatti, abbiamo un dato di stabilizzazione, delle risorse assegnate, non sono quelle che ci «aspettavamo», che ci si poteva attendere. C’è, quindi, ancora un pezzo di lavoro da fare in questa fase della discussione parlamentare. Considero che su alcuni capitoli ci sia ancora una problematicità da questo punto di vista e che dovremo trovare le modalità e le forme per affrontarle.Pag. 6
  In questo senso, peraltro, una fase ulteriore a mio avviso va presa in considerazione e riguarda uno sforzo da farsi. Nella mia comunicazione, ho cercato di tenere insieme una serie di strumentazioni che intervengono. Adesso potremmo riferirci, ad esempio, a tutto il tema della povertà e ai problemi relativi, quindi alla vicenda della social card, a tutte le strumentazioni in campo, al tema del PON inclusione, del FESR, di tutte quegli elementi che per forme diverse e con modalità diverse intervengono in quel contesto.
  Credo che questo contesto abbia bisogno di una profonda riconsiderazione. Tutte queste strumentazioni, al di là della loro dimensione in termini di risorse, continuano ad avere l'esigenza di un incremento. Anche se sommiamo i diversi capitoli rispetto alla dimensione del problema della povertà nel nostro Paese, non c’è una coerenza tra le risorse oggi destinate e il bisogno di tendere all'obiettivo di avere politiche in grado di intervenire in maniera molto forte su questo versante.
  Al di là della quantità delle risorse, c’è un problema anche di strumentazioni, che sono separate, disarticolate, con logiche diverse una dall'altra. Ognuna porta dentro di sé la logica con la quale è stata costruita. Messe una a fianco dell'altra, a volte non riescono a produrre quell'elemento di integrazione che, invece, abbiamo interesse e intenzione di produrre. Siamo, quindi, in una fase in cui abbiamo una risposta positiva da un certo punto di vista, che è quella della tendenza a dare una stabilità agli strumenti, ma abbiamo ancora un problema di quantità di risorse e abbiamo bisogno, tendenzialmente, di affrontare quest'idea di rideterminazione complessiva della tipologia di intervento che andiamo a realizzare.
  Nella discussione si erano poste alcune questioni. C'era il tema del 5 per mille rispetto alla stabilizzazione e all'entità. Dovremmo essere all'ipotesi di avere 500 milioni e la stabilizzazione di questo fondo, quindi dovremmo essere su una giusta strada.
  Un tema riguarda la legge delega sulla riforma del terzo settore e una specifica problematica che faceva e fa riferimento al servizio civile. Anche su questo dovremmo essere sulla pista giusta, nel senso che l'obiettivo identificato nella riforma del terzo settore dovrebbe essere percorribile grazie a una dotazione di risorse per i prossimi anni.
  Colgo l'occasione per una risposta sulla ragione della scelta della legge delega rispetto ad altre tipologie. Qui siamo di fronte a una situazione che è quella che ci si propone tutte le volte che abbiamo bisogno di fare un intervento particolarmente complesso. Se si va con la mente alla legge delega per la riforma del terzo settore, si vede che è rilevantissima la quantità di tematiche affrontate. Questa quantità e la loro articolazione ci porta a dire che, probabilmente, la legge delega è lo strumento più congruo per riuscire ad affrontare parte per parte, ma in un disegno organico.
  Il nostro rischio, infatti, è sempre quello di avere una legislazione specifica puntuale, ma che poi fatica a leggere quello che ci succede intorno o interventi puntuali e mirati. Se si vuole condurre un ragionamento organico e generale, ma che abbia una sua tempestività, probabilmente questo ci consente di fare quest'operazione specifica attraverso i decreti legislativi di attuazione, ma generale attraverso il contenuto della legge delega, che dovrebbe consentire di produrre questo tipo di esito.
  Durante la discussione è stato poi sollevato il tema della denatalità, della famiglia. Per queste problematiche oggi abbiamo una presa in carico dal tema, il Bonus bebè. Attraverso questo meccanismo ci mettiamo in connessione con la problematicità della scelta di una famiglia di avere un figlio e i relativi oneri e le relative certezze nel tempo. Questa è una prima risposta alla questione, che spero possa essere affrontata e risolta.
  Quanto alle domande sull'ISEE, la scelta del tempo è stata figlia di diverse valutazioni. Una prima valutazione era quella di cercare di evitare di mettere in difficoltà i cittadini e le istituzioni relativamente all'utilizzabilità di quest'istituto. Siccome, infatti, sappiamo che una serie di Pag. 7esigenze scatta durante l'anno, le scuole che aprono a settembre, i comuni che devono fare i loro bilanci, c'era sempre una ragione perché quella data producesse o inducesse un problema. Abbiamo cercato di dire col congruo anticipo di un po’ di mesi che il 1o gennaio si partirà. In questo modo, comuni, scuole, università, regioni sanno che dal 1o gennaio questo strumento funzionerà e si organizzeranno di conseguenza.
  Il lavoro che stiamo svolgendo è quello di far avere a tutti i soggetti interessati la modulistica, di modo che siano in grado di fare la formazione e l'informazione del caso. Dall'altro lato, stiamo discutendo dell'ultimo problema rimasto aperto, il deposito medio, tema che peraltro adesso mi sentirei di dire che non può essere considerato l'unico elemento o l'elemento essenziale e decisivo rispetto alla legittima e doverosa volontà di combattere comportamenti opportunistici.
  Nell'ISEE così come composto, infatti, una serie di altri strumenti corregge questa situazione. Naturalmente, lavoriamo per averli tutti e stiamo tuttora lavorando per produrre le condizioni con l'Agenzia delle entrate. Qui c’è, fondamentalmente, il problema della privacy, quindi un tema non tanto di strumentazioni informatiche, di disponibilità degli interessati, ma proprio di applicazione e interpretazione della norma. Stiamo valutando come possa essere affrontato e risolto. Il tema dell'ISEE è questo: è pienamente a posto su tutto il resto, tranne questo punto e le ragioni sono quelle che ho provato a dire.
  Un'altra questione sollevata riguardava il tema del rapporto con gli enti locali, le politiche e gli interventi degli enti locali e il tema del patto di stabilità. È del tutto evidente che sulle politiche sociali c’è una forte relazione e responsabilità degli enti locali: se non si producono le condizioni per cui gli enti locali sono in grado di coagire da questo punto di vista, il problema permane.
  Dentro la legge di stabilità ci sono opzioni rivolte all'allargamento, all'allentamento del patto di stabilità, ma dall'altro lato abbiamo anche il tema della riduzione della spesa. C’è, quindi, da provare a capire se questi due elementi produrranno, dal nostro punto di vista una risposta positiva rispetto ai problemi che abbiamo proposto.
  Venendo ad altre questioni, il voucher universale, la sperimentalità e le ragioni per cui non sono in legge delega, abbiamo considerato che questo sia un elemento molto interessante, ma che ha bisogno di puntuali verifiche. Sappiamo, peraltro, che sono state depositate delle proposte legislative, quindi possiamo considerare che quest'elemento possa essere affrontato in qualche modo collegando la proposta legislativa presente in Parlamento con l’iter che stiamo sviluppando, cercando di rendere quest'ultimo il più veloce possibile e connettendolo alla discussione sulla legge delega. Per noi è interessante, ma ha bisogno di questo passaggio.
  Credo che inclusione attiva, partecipazione delle comunità e così via siano temi al fondo delle nostre politiche. Naturalmente, ci sono le condizioni sostanziali di cui parlavo prima, cioè il fatto che gli enti locali siano effettivamente nella condizione di poter sviluppare questo tipo di azione.
  Sui piani d'azione sulla disabilità e sull'infanzia, non abbiamo costruito oggi una specifica azione. La mia affermazione era riferita alla necessità di dare una dimensione organica agli interventi che si realizzano in questi contesti. Anche se si è realizzato l'Osservatorio e un piano d'azione, se non si ha a valle una strumentazione capace di rendere coerenti le azioni previste dal piano e il supporto dell'Osservatorio, alla fine si svuota di significato anche quello che si va facendo. La mia affermazione era riferita, quindi, al fatto di avere definito una data per una specifica azione, ma riferita a una volontà in termini generali di tenere sotto controllo la situazione e utilizzare questa logica in questo senso.
  Sulle pari opportunità c’è una responsabilità della Presidenza del Consiglio. Non faccio commenti su questo tema. La Presidenza del Consiglio deciderà come e quando meglio reputerà.Pag. 8
  Per quello che riguarda le azioni di competenza del nostro ministero su questo versante, continuiamo a svolgerle così come la normativa ci propone e ci chiede. Agiamo ordinatamente, parlando in particolare della discriminazione sul posto di lavoro e avanti di questo passo. Questa parte che compete al Ministero del lavoro oggi è puntualmente presidiata e la stiamo sviluppando così come ci compete, quindi non abbiamo, da questo punto di vista, altri problemi.
  Più o meno, tenendo conto dei tempi, spero di avere recuperato l'essenza delle questioni che mi avevate proposto. Credo che potremmo trovare l'occasione, visto che siamo nel periodo di esame della legge di stabilità, e quindi avremo puntualmente di fronte le problematiche, di rincontrarci eventualmente e discutere dei nostri argomenti.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Poletti a nome di tutta la Commissione sia perché mi sembra che abbia toccato, sostanzialmente, la maggior parte o tutti i temi proposti dai colleghi, sia per le capacità di sintesi che ha avuto nello spiegare almeno le linee guida generali rispondendo alle domande rivolte dai colleghi.
  Raccolgo anche la disponibilità del Ministro Poletti a tornare, eventualmente, in Commissione su aspetti specifici. È possibile, infatti, che ci sia per noi la necessità di approfondire dei temi anche nel corso dell'esame della legge di stabilità o successivamente.
  Ringrazio i colleghi che sono intervenuti stamattina anche per la disponibilità a essere sintetici nella loro esposizione, il che ci consente adesso di andare in Assemblea e di svolgere il nostro lavoro.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.10.