Comunicazioni della presidente:
Bindi Rosy , Presidente ... 3
Sulla pubblicità dei lavori:
Bindi Rosy , Presidente ... 3
Audizione del presidente Legacoop nazionale, Mauro Lusetti:
Bindi Rosy , Presidente ... 3
Lusetti Mauro , presidente Legacoop nazionale ... 4
Bindi Rosy , Presidente ... 8
Lusetti Mauro , presidente Legacoop nazionale ... 8
Bindi Rosy , Presidente ... 8
Lusetti Mauro , presidente Legacoop nazionale ... 8
Bindi Rosy , Presidente ... 8
Lusetti Mauro , presidente Legacoop nazionale ... 9
Bindi Rosy , Presidente ... 12
Mirabelli Franco ... 12
D'Uva Francesco (M5S) ... 13
Vaccari Stefano ... 14
Bulgarelli Elisa ... 14
Esposito Stefano ... 16
Bindi Rosy , Presidente ... 17
Esposito Stefano ... 17
Bindi Rosy , Presidente ... 17
Lusetti Mauro , presidente Legacoop nazionale ... 17
Bindi Rosy , Presidente ... 18
Mirabelli Franco ... 18
Lusetti Mauro , presidente Legacoop nazionale ... 18
Bindi Rosy , Presidente ... 19
Lusetti Mauro , presidente Legacoop nazionale ... 19
Bindi Rosy , Presidente ... 19
Lusetti Mauro , presidente Legacoop nazionale ... 19
Bulgarelli Elisa ... 21
Lusetti Mauro , presidente Legacoop nazionale ... 21
Bulgarelli Elisa ... 21
Lusetti Mauro , presidente Legacoop nazionale ... 21
Bindi Rosy , Presidente ... 22
Lusetti Mauro , presidente Legacoop nazionale ... 22
Bindi Rosy , Presidente ... 22
Lusetti Mauro , presidente Legacoop nazionale ... 22
Bulgarelli Elisa ... 22
Bindi Rosy , Presidente ... 22
Lusetti Mauro , presidente Legacoop nazionale ... 22
Bindi Rosy , Presidente ... 22
Lusetti Mauro , presidente Legacoop nazionale ... 23
Bindi Rosy , Presidente ... 23
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE ROSY BINDI
La seduta comincia alle 14.10.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).
Comunicazioni della presidente.
PRESIDENTE. Comunico che la Commissione si avvarrà della collaborazione del dottor Gennaro Semeraro, in qualità di ufficiale di collegamento con la Polizia di Stato, in sostituzione del dottor Giuseppe Cannizzaro, destinato ad altro incarico.
Colgo l'occasione per ringraziare il dottor Cannizzaro per l'ottimo lavoro che ha svolto in questo anno e mezzo nel quale abbiamo potuto avvalerci della sua collaborazione. Sappiamo che il nuovo incarico non sarà meno impegnativo di questo, quindi gli formuliamo i migliori auguri per il suo futuro, confidando naturalmente di poter contare sempre sulla sua collaborazione. Grazie, dottor Cannizzaro.
Ringraziamo anche il prefetto Pansa, che ci ha assicurato la collaborazione del dottor Cannizzaro e che ha indicato nel dottor Gennaro Semeraro il nuovo ufficiale di collegamento.
Il dottor Semeraro ha prestato a lungo servizio come capo della squadra mobile a Reggio Calabria, quindi la calabresità è garantita anche questa volta. Data la nostra materia, per noi è particolarmente importante.
Colgo l'occasione per ricordare che noi abbiamo istituito un Comitato, guidato dall'onorevole Dadone, su tratta e immigrazione. Siccome il tema è di particolare attualità e l'onorevole Dadone ci aveva fornito un interessante percorso di lavoro del Comitato, solleciterei tutti i Gruppi alla nomina dei rappresentanti all'interno del Comitato stesso. Sollecito anche la coordinatrice.
Credo che sarebbe cosa buona se questo Comitato iniziasse a lavorare, anche in collaborazione col Comitato sugli affari internazionali. Questo potrebbe essere un modo con il quale si rafforza il nostro impegno.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).
Audizione del presidente Legacoop nazionale, Mauro Lusetti.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente della Legacoop Nazionale, Mauro Lusetti, il quale è accompagnato dal dottor Mauro Alberto Mori.
L'audizione odierna rientra negli approfondimenti dedicati alle vicende oggetto dell'inchiesta «mafia capitale» e al ruolo in tale ambito svolto dalla Cooperativa 29 giugno, facente capo a Salvatore Buzzi.
Ci interessa, inoltre, acquisire elementi di maggiore conoscenza, per i profili che attengono ai compiti della Commissione antimafia, sulle funzioni di vigilanza e controllo che l'associazione è chiamata a svolgere nei confronti delle imprese cooperative e in generale sui criteri della Pag. 4governance in un importante settore dell'economia italiana, beneficiario da tempo di una significativa legislazione di vantaggio.
Ricordo, inoltre, come di consueto, che la nostra seduta si svolge nelle forme dell'audizione libera e che, ove necessario, i lavori potranno proseguire in forma segreta.
Ringrazio il dottor Lusetti per la sua presenza. Farà un'introduzione, alla quale, come sempre, seguiranno le nostre domande.
Do la parola al dottor Lusetti per lo svolgimento della sua relazione.
MAURO LUSETTI, presidente Legacoop nazionale. Ringrazio la presidente Bindi e gli onorevoli e senatori presenti, per aver voluto ascoltare la nostra opinione rispetto alle vicende che vanno sotto il nome di «mafia capitale», che hanno coinvolto, fra le altre, anche una nostra aderente.
Io credo che sia importante, per comprendere nel complesso il ruolo di Legacoop, descrivere e delineare alcuni dei profili principali della nostra organizzazione. Lasceremo una documentazione, che richiama una serie di aspetti, sia di tipo legale che di tipo statutario.
Legacoop è nata nel 1947 e ha, tra gli altri, tre principali scopi: promuovere la forma cooperativa; rappresentare e tutelare le associate; operare affinché le associate stesse adempiano, dal punto di vista dell'applicazione dei principi cooperativi, alla funzione sociale che gli viene riconosciuta dall'articolo 45 della Costituzione.
Ci sono tre strumenti principali che vengono utilizzati per svolgere questi tre ruoli. Il primo è una società finanziaria che si chiama Coopfond, che è il fondo sviluppo previsto dalla legislazione del 1992, che raccoglie il 3 per cento degli utili di tutte le associate e, con questi fondi, finanzia i progetti di start-up, di nuova cooperazione e di ristrutturazione delle stesse e, più in generale, sostiene lo sviluppo del movimento cooperativo.
Per quanto riguarda il tema della rappresentanza e della tutela delle associate, la nostra organizzazione, Legacoop, è strutturata a livello nazionale attraverso venti associazioni regionali e dieci associazione di settore, autonome sia dal punto di vista patrimoniale che dal punto di vista politico. Pertanto, la nostra si può definire un'organizzazione di tipo federale, dove le autonomie dei territori e dei settori sono garantite dal punto di vista statutario e dal punto di vista organizzativo e gestionale.
Per ciò che concerne il terzo elemento, la valutazione dei princìpi cooperativi, lo strumento principale che utilizziamo è l'istituto della revisione. La revisione è un particolare istituto, che viene esercitato da parte delle associazioni riconosciute nei confronti delle proprie associate. Per quanto riguarda, invece, le cooperative che non aderiscono a nessuna centrale, questo istituto viene esercitato direttamente dal ministero competente.
Noi abbiamo una percentuale molto elevata di cooperative che vengono sottoposte periodicamente alla revisione (oltre il novanta per cento dei nostri aderenti). Il restante dieci per cento fa parte di cooperative che sono state messe in liquidazione, quindi non sono più sottoposte alla revisione, di cooperative che sono in procedura o di cooperative che sono in via di cancellazione dal libro cooperative.
Noi possiamo sostenere che le nostre aderenti – ciò vale anche per Confcooperative e AGCI – sono sottoposte periodicamente alla revisione di tipo cooperativo.
Va sottolineato che la revisione biennale non è un elemento di tipo sostitutivo alle funzioni tipiche del consiglio d'amministrazione, del collegio sindacale o delle società di revisione. È un istituto che si affianca. È definito per legge in maniera precisa ciò che questo istituto deve effettuare dal punto vista dei controlli, che sono di tipo documentale. Infatti, si valutano i documenti, intesi come bilanci, libri contabili, libri amministrativi e libri sociali. Dunque, è una valutazione di tipo documentale che avviene ogni due anni.
La consistenza organizzativa della nostra associazione oggi può contare su una cinquantina di dirigenti e funzionari nella Pag. 5sede nazionale e più o meno – è in continua evoluzione – 150 tra dirigenti e funzionari nelle sedi regionali. Pertanto, abbiamo un'organizzazione che può contare su circa 200 persone, a livello nazionale, a tempo pieno. Tenete conto che le cooperative aderenti sono 12 mila, quindi c’è una media di sessanta cooperative per ogni dirigente.
Negli ultimi anni la struttura politico-sindacale rispetto agli anni ’70 si è ridotta di circa il 70 per cento, in funzione di politiche di razionalizzazione e soprattutto di una politica di sostenibilità dell'organizzazione di rappresentanza.
Infatti, le organizzazioni di rappresentanza, come sapete, si basano esclusivamente sui contributi di tipo associativo. I contributi, un po’ per un problema legato alla crisi, un po’ perché si è ridotta la base imponibile, quindi la capacità di produrre reddito delle stesse cooperative, hanno determinato un calo molto rilevante del gettito contributivo. Di conseguenza, questo ha determinato una costante e continua ricerca di un diverso equilibrio fra costi e ricavi, ossia di una razionalizzazione.
Questo è un tema comune a tutte le organizzazioni di rappresentanza. Questa ricerca continua di equilibri di natura economico-finanziaria diversi e più adeguati è un elemento dal quale la stessa Legacoop non si può sottrarre.
La consistenza economica del movimento cooperativo che aderisce alla Lega ha queste dimensioni: su 100 mila cooperative iscritte all'albo nazionale, 77 mila sono attive, 39 mila si riconoscono nelle tre organizzazioni che stanno dando vita all'Alleanza delle cooperative italiane (Legacoop, Confcooperative e AGCI) e 12 mila di queste aderiscono direttamente a Legacoop.
Queste 12 mila cooperative aderenti, dal punto di vista della base associativa, hanno 8,9 milioni di soci, 500 mila dipendenti e un volume d'affari aggregato di 81,7 miliardi di euro.
Per dare una dimensione dei fenomeni, può essere utile alla nostra discussione entrare nel merito di questi 81,7 miliardi in termini qualitativi, mettendo in evidenza i rapporti con la pubblica amministrazione, intesa come costruzioni, servizi e cooperazione sociale. È necessario dare una dimensione perché, dal punto di vista comunicativo, pare sia passata l'idea che su questi settori, se non c’è una cooperativa, non ci sono appalti o non ci sono gare.
Di questi 81,7 miliardi, 9 miliardi sono quelli che il nostro movimento cooperativo sviluppa in una relazione con le pubbliche amministrazioni (circa l'11 per cento), su un totale complessivo di valore, di lavori, di costruzione, di sociale e di servizi stimato per il 2013 a 169 miliardi. Su 169 miliardi, il rapporto valutato dal punto di vista del volume d'affari che intrattengono le associate a Legacoop è poco più del 7 per cento.
Queste sono le dimensioni reali. C’è un 93 per cento del valore dei lavori affidati dalla pubblica amministrazione che viene gestito da altre forme di impresa e arriva ad altre attività. Legacoop, con le proprie associate, ha questo tipo di volume d'affari.
Per quanto riguarda, nello specifico, un altro elemento molto importante sempre nell'ambito di questi 169 miliardi, ossia i lavori legati alle costruzioni, su 25 miliardi di appalti pubblici, rientrano nei bilanci delle cooperative edili aderenti alla Lega 3 miliardi.
Questi 25 miliardi rappresentano una quota estremamente contenuta sul monte complessivo del mercato delle costruzioni, che viene valutato sui 135 miliardi.
Comunque, quello che a me preme sottolineare, è che dei 25 miliardi che passano attraverso appalti pubblici, solo 3 miliardi sono nei bilanci delle cooperative aderenti alla Lega.
Queste valutazioni, per quanto ci riguarda, non vogliono schivare il problema o metterlo in secondo piano. Si tratta di elementi contenuti, ben precisi e circoscritti. Non è una valutazione di tipo general-generico o di tipo politico, ma è un dato di fatto oggettivo, che questi numeri che vi ho rappresentato, a mio avviso, dimostrano con estrema precisione.Pag. 6
Per quanto riguarda nello specifico la Cooperativa 29 giugno, come sapete, è una cooperativa nata nel 1985, grazie all'attività di Buzzi, che dal carcere ha iniziato un suo percorso riabilitativo e poi ha ottenuto la grazia. Nel 1985 ha dato vita a questa cooperativa sociale, destinata al reinserimento di persone svantaggiate.
In tutti questi anni la cooperativa e nello specifico lo stesso Buzzi hanno ottenuto una serie di riconoscimenti, sia da parte delle istituzioni che da parte della società capitolina.
Gli elementi di merito di questa cooperativa sono, anche in questo caso, nei numeri. In tutti questi anni sono stati reinseriti più di 300 detenuti usciti dal carcere. Di questi 300, prima di «mafia capitale», solo dieci sono ricaduti in un elemento di recidiva.
Pertanto, credo che dal punto di vista sociale il ruolo, la funzione e le attività che questa cooperativa ha esercitato in tutti questi anni sono sicuramente una parte, seppur non rilevante, dell'attività che questa cooperativa ha sviluppato.
Questa cooperativa in questi anni, fino al 2010, ha avuto una crescita normale o valutabile in quanto tale, sviluppando e articolando la sua attività di reinserimento di persone svantaggiate, guardando non solo agli ex carcerati, ma anche a tossicodipendenti, a persone malate di AIDS e a persone con disabilità mentali. Era una cooperativa che rispetto a queste fasce di popolazione, estremamente disagiate e svantaggiate, aveva svolto, in tutti questi anni, un percorso importante, cercando di diversificare la propria attività.
Dal 2010 al 2014, assistiamo a una crescita vorticosa del giro d'affari, in funzione di due aspetti: gli appalti con l'AMA e il lavoro nella gestione dei profughi. Questi due aspetti hanno determinato in questi anni una crescita del volume d'affari.
Le inchieste di «mafia capitale» ci hanno svelato l'intreccio di malaffare che si è determinato dietro a questi due elementi.
Sottolineo questo aspetto perché, fra le diverse polemiche, o comunque questioni di natura giornalistica che si sono lette in tutti questi mesi, sono emersi degli interrogativi: «Questo fatturato anomalo non vi ha insospettito ? Come mai i controlli non hanno svelato questi aspetti ?».
Ci sono due o tre questioni che a me preme porre alla vostra attenzione. La prima è che nelle revisioni, come dicevo, si fanno dei controlli di tipo documentale. Nei documenti non c’è scritto che le attività sono frutto di elementi malavitosi o di reati.
Esiste una realtà fattuale: questi reati sono emersi da un'azione di tipo investigativo molto profonda, con l'utilizzo di strumentazioni tipiche degli organi dello Stato, ossia polizia e magistratura. Noi non siamo né l'una né l'altra.
Noi lavoriamo perché le cooperative crescano, ovviamente in un ambito legale. Quando una cooperativa acquisisce un appalto e cresce in termini di volume d'affari, noi l'assecondiamo. Per noi è un elemento positivo, non è un elemento critico il fatto che una cooperativa sviluppi il proprio giro d'affari.
Da questo punto di vista, tenuto conto della natura dei controlli che sviluppiamo, della natura della nostra organizzazione e della qualità del rapporto di tipo associativo, credo che quelle due domande non siano correttamente poste.
Quando la magistratura ha svelato questo giro di relazioni e di reati, per certi versi sconcertante, anche rispetto a un recente passato, quello che abbiamo fatto ha avuto una caratteristica. La caratteristica di forte determinazione nello scindere le relazioni con questo mondo non nasce tanto dall'attenuarsi di un atteggiamento rispettoso dei diritti delle persone, quanto dal fatto che, nelle intercettazioni, Buzzi e gli altri soci di questa cooperativa, che sono stati coinvolti in queste vicende, manifestavano valori, atteggiamenti, giudizi e considerazioni che di per sé li hanno posti al di fuori del nostro mondo.
Noi ovviamente siamo garantisti. Loro avranno il loro percorso, ci sarà la magistratura che farà il suo lavoro e speriamo che lo faccia presto e bene, ma da quel punto di vista, i giudizi, le valutazioni, le considerazioni e le dichiarazioni che Pag. 7emergono da quel contesto di intercettazioni pongono queste persone fuori dal nostro mondo.
È per questo motivo che sono stati immediatamente tutti espulsi dai nostri organismi. È per questo motivo che Legacoop, attraverso i suoi organismi, ha dichiarato la volontà di costituirsi parte civile quando sarà il momento. È per questo motivo che abbiamo dichiarato che restituiremo i contributi di tipo associativo che questa cooperativa ci ha versato.
Legacoop Lazio è un'organizzazione autonoma di rappresentanza delle cooperative in questa regione. Per un problema di opportunità politica e per un problema di natura organizzativa, abbiamo chiesto ai suoi dirigenti di fare un passo indietro e abbiamo commissariato la Legacoop del Lazio.
Pertanto, siamo intervenuti con tempestività e con la determinazione che un caso di questa natura richiedeva.
È ovvio che ciò che abbiamo fatto sulla Legacoop del Lazio per noi farà «giurisprudenza». Ho usato un termine un po’ particolare per dire che quell'atteggiamento, che per fortuna non abbiamo mai avuto bisogno di adottare in altri casi nel passato, determinerà un punto di riferimento per i casi simili che si dovessero presentare. Questi avvenimenti hanno determinato una presa di posizione molto chiara, netta e precisa.
Non siamo intervenuti sulla cooperativa perché l'autorità giudiziaria, in questo caso, ha nominato dei commissari, quindi ha esautorato l'assemblea dei soci e il consiglio d'amministrazione nell'esercizio delle proprie funzioni.
La presenza dei commissari, con i quali noi stiamo collaborando fin dal primo giorno, garantisce la continuità aziendale di questa cooperativa, che – lo ricordo – dà da lavorare a circa 1.500 tra soci e dipendenti, per la stragrande maggioranza persone svantaggiate con le caratteristiche che richiamavo poc'anzi.
Voglio concludere questa mia introduzione sottolineando alcuni aspetti dell'attività che Legacoop fa sul versante della legalità.
Noi, come Legacoop e come movimento cooperativo, ci riteniamo vittime di queste situazioni, perché in un mercato illegale noi perdiamo e le nostre cooperative perdono. Noi abbiamo un bene comune che unisce le cooperative nel suo insieme, che si chiama «reputazione».
Quando una di queste cooperative commette errori o reati e cade in situazioni come quelle che stiamo leggendo in questi mesi sui giornali, non è la singola cooperativa o il singolo dirigente che ci rimette, ma siamo tutti noi cooperatori che perdiamo un pezzo di un bene importante, che è la nostra reputazione.
Da questo punto di vista, la lotta per la legalità per noi non può essere solo una testimonianza di buone pratiche di rispetto della legge, ma deve diventare una bandiera che ci impegna concretamente in quella direzione.
In quella direzione, io voglio richiamare alcuni fatti concreti. Non dirò che faremo, diremo, parleremo, discuteremo e decideremo, ma parlerò di alcuni fatti concreti.
A proposito di legalità, laddove ci sono settori economici di frontiera, come l'area dei servizi, la cooperazione edile e la logistica, le nostre cooperative sono elemento di moralizzazione del mercato del lavoro, perché rispettiamo i contratti, perché rispettiamo i diritti dei lavoratori e perché siamo un fattore di coesione da questo punto di vista.
Ci sono decine di cooperative, nate grazie al sostegno di Coopfond e delle grandi cooperative, per la gestione dei beni confiscati alla mafia. Questo è un contributo concreto che il nostro movimento dà in quella direzione.
Inoltre, c’è la nostra attività di tipo legislativo. Noi abbiamo depositato sette giorni fa in Cassazione una legge di iniziativa popolare, su cui raccoglieremo le firme necessarie, per aumentare il livello di contrasto nei confronti delle false cooperative, che nei settori a cui facevo riferimento poc'anzi sono spesso e volentieri focolai di dumping contrattuale, di evasione fiscale e a volte anche di copertura per attività illecite e riciclaggio di danaro.Pag. 8
Con la nostra iniziativa noi cerchiamo di potenziare il livello di contrasto nei confronti di questa parte economica.
Abbiamo sottoscritto con il Ministero dell'interno il protocollo di legalità e stiamo lavorando con tutte le cooperative per l'adozione dello stesso.
Facciamo formazione continua alle cooperative per l'adozione non formale e non burocratica della normativa del decreto n. 231 e per la sua diffusione.
Abbiamo proposto e stiamo lavorando su altre iniziative legislative, che riguardano la riforma degli appalti e le gare al massimo ribasso.
Questi sono i contributi concreti che come Legacoop stiamo dando sul tema della legalità, nella consapevolezza che in un mercato pulito, trasparente e legale la cooperazione vince, mentre in un mercato opaco noi perdiamo.
Quando dico che noi siamo vittime, come movimento cooperativo, anche degli atteggiamenti e delle scelte che alcuni nostri cooperatori pare abbiano fatto, lo dico consapevole di un fatto: c’è un valore determinante e fondamentale tra quelli che stanno alla base della nascita di una cooperativa, che è l'intergenerazionalità.
Noi trasferiamo alle generazioni future i patrimoni, sia di valori che economici, delle cooperative. L'età media di una cooperativa è di oltre quaranta anni, perché noi accantoniamo gli utili, non li suddividiamo fra i soci, in quanto fanno parte di un patrimonio che viene trasferito alle nuove generazioni di cooperatori.
Quando ci sono questi avvenimenti, questo elemento si interrompe, perché questi fatti determinano spesso e volentieri il forte ridimensionamento e in alcuni casi anche il fallimento della cooperativa stessa.
Da questo punto di vista, per quanto ci riguarda, noi crediamo che laddove si verificano questi episodi ci sia un'aggravante. Pertanto su questo argomento l'attenzione e la gestione di tutta l'organizzazione si stanno elevando ai massimi livelli. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei, presidente. Siamo consapevoli anche noi che, quando ci sono comportamenti sbagliati da parte di un soggetto riconducibile a una realtà societaria, chi finisce per subirne i danni è prima di tutto l'associazione alla quale afferisce quell'organizzazione o quella persona.
Questo è il motivo principale per il quale noi abbiamo deciso di audire il presidente della Legacoop nazionale, al quale riteniamo di dover formulare alcune domande relative al singolo caso. Naturalmente, come dicevo nell'introduzione, l'abbiamo convocata per «mafia capitale», ma vorrei cogliere l'occasione anche per fare alcune riflessioni che, a partire da questo caso, possano aiutare tutto il sistema a migliorare.
Mi pare di capire che questi siano gli intenti della sua presidenza. A proposito, quando è iniziata la sua presidenza ?
MAURO LUSETTI, presidente Legacoop nazionale. L'8 maggio 2014.
PRESIDENTE. Dunque, la sua presidenza è recente, anche come responsabilità in relazione al fatto che stiamo approfondendo.
Io porrei due domande che riguardano in maniera particolare la vicenda della Cooperativa 29 giugno e dintorni e due domande di carattere generale.
La Cooperativa 29 giugno ora è in amministrazione giudiziaria, se non sbaglio, con tutte le collegate.
MAURO LUSETTI, presidente Legacoop nazionale. Sono quattro.
PRESIDENTE. Sono quattro: la Eriches 29, la Formula sociale, l'ABC cooperativa sociale e 29 giugno servizi.
Il primo aspetto è il seguente: dalla sezione delle misure di prevenzione e dagli amministratori giudiziari, risulta che di fatto i soci, che avrebbero dovuto essere qualche decina o qualche centinaio, erano solo dieci o quindici, perché Buzzi era riuscito, con la sua famiglia e con pochissimi soci, a controllare tutto.Pag. 9
Questo elemento sarebbe dovuto emergere anche dai controlli più formali, quelli relativi solo ai documenti. Il commissariamento della Legacoop Lazio è da interpretare anche come responsabilità nel mancato controllo nei confronti della cooperativa di Buzzi ? Questo compito spettava a loro o alla Lega nazionale ?
Lei giustamente ha detto che quando una cooperativa aumenta il volume degli affari per voi è un indice positivo, non negativo. Dunque, paradossalmente, c’è meno bisogno di controllarla. Forse si va a controllare una realtà che è in maggiore difficoltà.
Tuttavia, questo è un dato evidente. Francamente, ritengo che i suoi predecessori avrebbero dovuto avere contezza del numero dei soci e del fatto che Buzzi si sia potuto impadronire di tutto. Questo è un punto sul quale mi sento di formulare una domanda: perché questo non è successo ?
D'altra parte, quali conseguenze ritenete di dover trarre da questa esperienza, per un maggior controllo, che consenta che non si verifichino altri casi del genere ?
L'altro elemento che vorrei ci illustrasse è la modalità in cui state collaborando con gli amministratori giudiziari come Lega nazionale. Credo che il volume degli affari, soprattutto quelli che riguardano AMA, richieda un particolare impegno da parte vostra.
Le domande di carattere generale riguardano il rapporto tra la mafia e la politica, le cooperative e la politica. Lei su questo punto ha già espresso parole molto chiare in alcune circostanze. Alla sollecitazione di don Ciotti, che vi invitava a cacciare i disonesti, i furbi e i ladri, lei giustamente rispose: «Noi stiamo già prendendo queste misure». Non abbiamo motivo per dubitare di questo.
Tuttavia, come si vede bene da «mafia capitale», le mafie senza rapporti con la politica vanno poco lontano.
Le cooperative, che godono di una legislazione di vantaggio che ha fondamento nella nostra Costituzione, si sono sempre caratterizzate come movimento cooperativo per un rapporto con la politica.
Il sindaco Alemanno venendo qui ci ha detto che Buzzi finanziava anche lui, perché lui era un possibile interlocutore e la trasversalità faceva parte della nuova strategia: rompere il legame con una parte politica e avere rapporti con tutte le parti politiche.
A noi non sembra un'evoluzione. Forse l'evoluzione sarebbe rompere definitivamente i rapporti con la politica. Infatti, questo luogo di incontro, come si vede bene in «Mafia capitale», è stato proprio la politica.
La cooperativa di Buzzi lavorava così tanto e vedeva aumentare il suo volume di affari grazie ai rapporti con la politica. È stata la capacità di corruzione che hanno avuto le mafie nei confronti del potere politico ad aver reso possibile questo incontro.
In futuro il movimento cooperativo come intende muoversi nel rapporto con la politica e con la pubblica amministrazione ? Noi abbiamo sentito le percentuali e abbiamo visto che, rispetto a quello che normalmente si ritiene, non sono volumi così enormi, però ci sono anche questi. Questo è un punto sul quale ci piacerebbe sentire le strategie per il futuro. Sappiamo di poter contare su una risposta che ci rassicuri.
Infine, le chiedo se ha qualche elemento sulla cooperativa CPL Concordia e sul caso di Ischia.
Do la parola al dottor Lusetti per la replica.
MAURO LUSETTI, presidente Legacoop nazionale. Partiamo dalla prima domanda sui soci. I soci delle cinque cooperative oggi sottoposte a provvedimenti giudiziari sono 800.
Non vorrei essere scambiato per un burocrate. Il revisore dei conti prende il libro dei soci e lo controlla, prende il libro delle assemblee e lo controlla, prende il libro del consiglio d'amministrazione e controlla le delibere. Pag. 10
Da questo punto di vista, gli 800 soci erano regolarmente iscritti, le assemblee venivano regolarmente convocate e le elezioni del consiglio d'amministrazione erano regolarmente effettuate. Pertanto, dal punto di vista formale, non c’è nessuno degli elementi che vengono contestati dal punto di vista fattuale.
Esisteva in quella cooperativa un gruppo di persone che raccoglievano il favore da parte dei soci e che in qualche misura governavano. Senza voler entrare troppo nel merito, perché ciò che so è quello che tutti leggono sui giornali, io credo che Buzzi avesse all'interno della cooperativa, nel consiglio d'amministrazione, la seconda compagna (penso abbia avuto un'altra relazione precedente). C'era questa caratteristica: la sua compagna di vita, ex detenuta, era socia della cooperativa e consigliera di amministrazione.
Era ben difficile pensare che da un controllo della revisione emergessero situazioni diverse da quelle che in maniera concreta erano iscritte nei libri oggetto del controllo.
Per quanto riguarda la Legacoop del Lazio, il commissariamento attiene a due elementi. Parto da quello principale. Noi abbiamo sospeso il congresso di Legacoop Lazio a fine novembre, perché in quei giorni era scoppiato il caso di «mafia capitale». La situazione politica, i rapporti tra il gruppo dirigente e il contesto di totale e assoluto sconcerto per quello che si era venuto a sapere ci avevano indotto a sospendere il congresso, per poi riprenderlo successivamente.
Peraltro, il congresso ha completato il suo iter nei primi giorni del mese di marzo, con la richiesta di commissariamento di Legacoop Lazio e la delibera dello stesso da parte della direzione nazionale di Legacoop. Pertanto, oggi noi siamo in una situazione di effettivo commissariamento di Legacoop Lazio, con la nomina di un commissario.
Noi abbiamo proceduto al commissariamento per un fatto concreto: c'era un elemento di dissesto economico-finanziario di quella Lega, che la vicenda di «mafia capitale» ha fatto esplodere. Inoltre, c’è un tema di opportunità politica. Questi due aspetti, lo scandalo di «mafia capitale « che ha infangato tutto il nostro movimento cooperativo, per il quale ci deve essere una responsabilità politica che qualcuno deve assumersi pienamente, e un elemento di gravità meno attraente dal punto di vista comunicativo, ma per noi estremamente importante, ovvero il dissesto di natura economico-finanziaria di quell'associazione, ci hanno portato a chiedere il commissariamento.
Oggi siamo in una condizione di profonda ristrutturazione della Lega, con un rinnovamento degli stessi vertici della Legacoop Lazio.
Per quanto riguarda ciò che sta avvenendo in questa cooperativa, noi stiamo collaborando pienamente con i commissari. I commissari hanno un ruolo e una funzione precisa, che è quella di salvaguardare la continuità e l'integrità aziendale. In questo senso, noi ci siamo messi a completa disposizione.
Gli stessi commissari sono inseriti in tutte le organizzazioni della nostra area dei servizi, collaborano e cercano di gestire al meglio ciò che rimane della Cooperativa 29 giugno oggi, ossia il grosso dell'attività, che è stato messo in sicurezza.
La presenza del commissario è un elemento di garanzia rispetto al mondo esterno. Tuttavia, ci auguriamo che questa attività possa essere rimessa in una condizione di normalità appena gli organi legislativi e giudiziari lo riterranno opportuno.
Infatti, il commissario ha una funzione di tipo straordinario e questa cooperativa, per il ciclone che l'ha investita, avrà bisogno successivamente di essere rimessa in una condizione in cui l'assemblea e il consiglio d'amministrazione riacquistino in pieno la propria attività e in questo senso avrà anche la necessità di essere accompagnata.
Per quanto concerne i rapporti con la politica, voglio partire da un'annotazione di cronaca che riguarda il sottoscritto. Anche in questo caso, non lo cito come Pag. 11dato di merito, ma come elemento di cronaca di una situazione di transizione che il nostro mondo sta vivendo.
Noi da anni abbiamo avviato un percorso di autonomia dai partiti e dalla politica, intesa come una rappresentazione di noi stessi e della società all'interno della quale vogliamo operare, non tanto come un distacco. Con la politica e con le istituzioni ci deve essere una relazione costante e continua. Da questo punto di vista, non ci deve essere una cinghia di trasmissione e neanche un'interdipendenza.
La mia vicenda personale è una testimonianza di questo percorso di autonomia. Io non ho tessere di partito, anche se anni fa ho avuto un'adesione a un partito. Non ho mai lavorato in un partito né in un'associazione e non vengo dall'amministrazione, ma vengo da un'esperienza tutta giocata e sviluppata all'interno di più aziende cooperative.
La mia è stata un'elezione dove i partiti e la politica non si sono interessati di me e io non ho ricercato l'attenzione della politica. È stata un'elezione di un cooperatore fatta dai cooperatori.
Ripeto che non dico questo come un dato di merito, perché non c’è nessun merito. Peraltro, Legacoop ha avuto grandissimi presidenti e grandissimi dirigenti che hanno fatto la loro esperienza nella politica. Lo sottolineo perché è un elemento che connota e caratterizza un percorso che come movimento stiamo realizzando. Noi ci dichiariamo autonomi ma, oltre a dichiararlo, dobbiamo anche esserlo e sembrarlo.
Siamo impegnati in un percorso importante, che è una delle principali novità del panorama politico-associativo della nostra nazione: la costruzione dell'alleanza delle cooperative italiane. In una realtà che, come voi sapete, è più facile che si divida e che si frantumi, noi stiamo lavorando per creare un'unica organizzazione di rappresentanza dei cooperatori italiani. Ci siamo dati un percorso e delle scadenze. Il 1o gennaio 2017 partiremo con un pezzo importante di questa alleanza. All'interno di questo percorso, tutto ciò che non ci fa essere o non ci fa apparire autonomi rispetto alla politica ci danneggia.
Io sono stato eletto l'8 maggio, ma a dicembre avevamo avuto il congresso e, quindi, da settembre era partita la nostra campagna congressuale. Uno degli elementi principali di quella campagna congressuale era, tradotto in una logica da titolo giornalistico, che nel concreto è molto efficace: «Basta soldi alla politica».
Noi riteniamo che le nostre associate debbano acquisire una sorta di moratoria o di periodo sabbatico, che consenta a noi di portare questo problema all'interno dell'AGCI e, quindi, di convenire e concordare modalità di comportamento e azioni concrete con i nostri cugini o fratelli – lascio definire a voi il grado di parentela – di Confcooperative e di AGCI. Infatti, se dovremo riprendere un'attività di sostegno, è in quell'ambito che si potrà fare, nei modi e nelle forme che l'alleanza deciderà.
Noi insistiamo perché questo avvenga. L'abbiamo ribadito nel nostro documento finale del congresso e lo stiamo rendendo concreto con decisioni che, per come siamo fatti, essendo struttura federale, stiamo attuando di regione in regione – la seconda è stata la regione Toscana una settimana fa – con la logica «basta soldi alla politica». Ci saranno un anno e mezzo o due di moratoria, fino al 2017, che ci devono mettere nelle condizioni, come alleanza, di definire i nostri comportamenti e i nostri atteggiamenti.
Rimane un grande problema, che è quello di come si finanzia la politica, ma questo non è un problema nostro. Parliamo sempre di finanziamenti leciti, iscritti a bilancio. Quello che è emerso, nove volte su dieci, non è emerso facendo particolari indagini. Bastava andare a prendere il bilancio e lì c'erano iscritti tutti questi contributi. Quelli illeciti non erano iscritti a bilancio.
Peraltro, a questo proposito, noi siamo tifosi del reinserimento del reato di falso in bilancio.
Quella di CPL Concordia è un'altra vicenda, con altre caratteristiche. Io credo Pag. 12che l'atteggiamento di Legacoop sia stato coerente rispetto a quello che ho citato in relazione alla Cooperativa 29 giugno.
In questo caso non siamo in presenza di un commissariamento della cooperativa. È in atto un'attività dell'ANAC per commissariare i due contratti riferiti alla metanizzazione del comune di Ischia. Parliamo di due contratti e, quindi, non della cooperativa.
Noi abbiamo sottoscritto un ordine del giorno, come Legacoop nazionale, che invita la cooperativa a procedere a un totale ricambio e rinnovo dei propri organi dirigenti.
Il 29 aprile, fra pochi giorni, la cooperativa avrà una propria assemblea. Rispetto a questo ordine del giorno, la cooperativa ha accettato e condiviso gli inviti che la Legacoop nazionale le ha rivolto, dichiarandosi disponibile a presentare tutto il consiglio d'amministrazione, composto di tredici persone, dimissionario e non più candidabile e a procedere al rinnovo del consiglio stesso, riducendone il numero e introducendovi due consiglieri indipendenti, di cui uno, se l'assemblea sarà d'accordo, dovrà fare il presidente della cooperativa stessa.
Una volta approvato il bilancio, anche gli organi di controllo, collegio sindacale e organo di garanzia, daranno le dimissioni e verranno completamente rinnovati.
Il nuovo consiglio d'amministrazione procederà come primo atto a una profonda ristrutturazione organizzativa, cambiando anche una parte del management.
PRESIDENTE. La ringrazio, presidente.
Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
FRANCO MIRABELLI. Grazie, presidente, per la chiarezza. Credo che abbia detto esplicitamente molte cose importanti. Glielo dice un cooperatore, convinto che il patrimonio della cooperazione in questo Paese sia un patrimonio importantissimo di valori. All'Italia serve una cooperazione che funziona e serva il ruolo che svolge.
So bene che su molte questioni la cooperazione ha saputo dare risposte, anche sociali, che purtroppo tanti governi e tanti amministratori pubblici non sono riusciti o non hanno saputo dare.
Penso all'Indivisa e al ruolo che ha avuto nel momento in cui c’è stata l'esplosione dei costi degli affitti e delle abitazioni e a tante altre cose.
Proprio per questo, però, io credo che dobbiamo fare questa discussione fino in fondo e che si debba essere espliciti.
Io le pongo alcune domande, con la consapevolezza che la cooperazione non è tutta uguale, sapendo che cosa sono le centrali cooperative di cui ha parlato poc'anzi, in particolare la Legacoop, e quanto hanno saputo svolgere una funzione positiva.
Per esempio, non sono tante le cooperative che hanno firmato i contratti per chi lavora nei servizi pubblici e non sono tante le cooperative che garantiscono i trattamenti a quei 500.000 lavoratori che vengono garantiti. Sappiamo che la cooperazione spesso è un modo per garantire alle cosiddette «imprese» la possibilità di pagare meno e tutelare meno i dipendenti.
Detto questo, io vorrei confrontarmi su tre questioni. In primo luogo, io penso che uno dei problemi che hanno portato alcune cooperative a uscire di strada sia legato alle dimensioni. A un certo punto, il movimento cooperativo si è misurato su dimensioni difficili da sostenere.
Io credo che questo sia un tema che ci si debba porre. Le dimensioni eccessive hanno comportato la necessità di stare su pezzi di mercato, garantirsi appalti, commesse o altro in qualunque modo, per mantenere quelle dimensioni.
Legato a questo, io penso che ci sia un altro tema in alcuni settori. Non è un problema di disonestà. Forse c’è stata una fase lunga in alcuni settori in cui c’è stato un cedimento alle logiche di mercato tradizionali, perdendo di vista le priorità del movimento cooperativo. Questo può aver portato a delle degenerazioni. È evidente.
Lo dico sapendo bene che, per esempio, sul terreno dei servizi sociali, se non ci fossero le cooperative di un certo tipo, Pag. 13sarebbe difficile garantire in altro modo la funzione rispetto alla qualità dell'intervento e rispetto al trattamento dei dipendenti. Tuttavia, ho l'impressione che su alcuni altri terreni ci sia stato un cedimento eccessivo, non all'illegalità tout court, ma a logiche di mercato che hanno messo in secondo piano i valori delle cooperative.
Come si capisce da ciò che ho detto, io sono molto convinto del fatto che il mondo della cooperazione è vittima di quello che è successo, perché la sua immagine rischia di essere profondamente segnata. Credo che il patrimonio di credibilità che hanno le cooperative sia un dato fondamentale.
Credo sia un insulto per moltissimi che ci hanno lavorato il fatto di vedere quella funzione di cui parlavo all'inizio nascosta dagli scandali, però, proprio per questo, mi permetto di insistere su un punto. Quali anticorpi si mettono in campo per impedire che risucceda ? Io lo penso anche per i partiti, compreso il mio: dobbiamo mettere in campo anticorpi. Questo è un tema fondamentale. Che anticorpi mette in campo la cooperazione, sapendo che in molti settori si è un po’ perso il senso ?
Dall'altra parte, voglio riportare una domanda che le è stata posta su un giornale dal vicedirettore del Corriere della Sera, in particolare rispetto alla vicenda di CPL Concordia. Lui valutava troppo tenue la presa di distanza della Lega delle cooperative rispetto a questa cooperativa. È evidente che le pongo questa domanda per farla rispondere.
Io capisco bene che la priorità è salvare la cooperativa e salvare un patrimonio. Capisco bene anche che lo strumento non può essere l'espulsione, che vale per un partito, ma non credo che possa valere per le cooperative. Tuttavia, credo che sia giusto rispondere a questa critica, visto che in questa Commissione si dà la possibilità al presidente di rispondere.
FRANCESCO D'UVA. Io non sono un cooperatore, quindi non conosco questo mondo dall'interno, ma da quello che si vede dai media e qui dentro.
Io mi sono fatto l'idea che onestà e morale fanno un po’ male agli affari in generale. Sembrerebbe quasi meglio spendere dei soldi per corrompere ed eventualmente riprenderli con sovrafatturazioni, usando materiali scadenti. Questo è quello che vedo da esterno.
Mi sembra che abbiamo perso varie occasioni per ripulire l'Italia da queste situazioni. Non sto parlando della Legacoop, ma in generale della situazione della corruzione in Italia. Penso a «mani pulite», che poteva essere un'occasione ottima per ristabilire, o meglio, stabilire il concetto di legalità in Italia. Ciò non è avvenuto e forse quello che sta succedendo in questi giorni può servire a questo.
Premesso questo, io ho due domande. Una in particolare è sul finanziamento ai partiti. Ne abbiamo già parlato. La Legacoop Toscana è pronta a fare una modifica al codice etico. A quanto ho capito, sembrerebbe che ci siano altre regioni pronte. Di questo sono felice. Mi chiedo in particolare l'Emilia-Romagna cosa ne pensi. Mi viene in mente l'Emilia-Romagna perché, da quello che so, in questa regione le cooperative sono particolarmente forti.
Penso anche al fatto che il sindaco di San Lazzaro ha voluto restituire i soldi che ha ricevuto da CPL Concordia, cosa che invece altri sindaci, quelli di Bologna e Modena, non hanno voluto fare, dicendo che non c’è niente di male perché sono tutti soldi trasparenti.
Chiaramente non sta a voi rispondere per le scelte della politica. Ci mancherebbe altro. Mi chiedo, però, se sia possibile che Legacoop faccia una campagna per chiedere la restituzione di questi fondi. Ripeto che capisco che non è assolutamente un compito vostro, però sarebbe un gesto bellissimo.
Avete parlato voi di reputazione. Se Legacoop spingesse a livello mediatico per dire che vuole veramente recidere questo legame, non con la politica, ma con i partiti – è chiaro che le cooperative devono continuare a dialogare con le istituzioni, ma non con i partiti – e se si facesse una campagna forte per chiedere una cosa del genere, sarebbe una grandissima cosa.Pag. 14
Capisco che può apparire esagerato, ma forse i tempi richiedono gesti eclatanti. Chiedo una vostra opinione al riguardo.
Inoltre, vorrei sapere se la Legacoop ha un controllo sui subappalti e dei criteri di selezione dei subappalti o anche delle cessioni di rami d'azienda. Sappiamo che anche questo può essere molto interessante. Lo chiedo perché sappiamo che proprio le aziende a cui vengono subappaltati i lavori sono molto spesso legate alla criminalità organizzata.
STEFANO VACCARI. Voglio innanzitutto ringraziare il presidente Lusetti per la relazione che ci ha portato e per le parole che ha detto, anche rispondendo alle prime domande.
Anch'io, come Mirabelli, vengo da un territorio dove la cooperazione ha avuto un ruolo importante, innanzitutto sociale, a partire dalle azioni di mutuo soccorso avviate agli albori della loro storia per finire con le esperienze importanti e innovative sul terreno della cooperazione sociale.
Oltre alla casa, che Mirabelli citava, sono state sicuramente portate avanti le migliori esperienze dal punto di vista innovativo, anche nella costruzione di un nuovo welfare nel nostro Paese, non soltanto in alcune regioni.
Vorrei ringraziarla, perché nella relazione sono molto chiare la dimensione e la proporzione, rispetto a ciò che si è scritto a vanvera nei giornali quando scoppiò il caso «mafia capitale» sul ruolo della cooperazione in alcuni settori interessati dall'indagine e più in generale. Mi pare che i numeri che lei ci riportava dicano in modo molto esplicito qual è l'effettiva capacità di stare dentro questi settori in termini numerici, come numero di cooperative e di soci, oltre che di fatturato.
Come voi, credo che la cosa che più di tutte ha ferito in questa emersione di illegalità che ha coinvolto alcune cooperative vostre socie sia la messa in discussione, in alcuni casi alle fondamenta, della reputazione e del rapporto con le vostre basi associative.
Indubbiamente, visto i sistemi di controllo, le azioni e gli strumenti che lei ci ha descritto, con i quali vi relazionate con i soci e li sostenete, favorendo la nascita di nuove imprese, o li controllate in sede di revisione, emerge in modo chiaro che alcuni presidenti di cooperative hanno saputo presentarsi bene ai vostri controlli, risultando a posto dal punto di vista sostanziale o formale, mentre coltivavano, attraverso quel cedimento di cui parlava Mirabelli, altre relazioni.
Siccome qui l'ex sindaco di Roma è venuto a riferire una tesi un po’ singolare, secondo cui l'amministrazione comunale capitolina non sapeva tutto quello che è successo e non aveva relazioni quasi con nessuno, tranne personalmente, la prima domanda che le voglio rivolgere riguarda le relazioni che a voi risultano tra Legacoop Lazio e la Cooperativa 29 giugno. In che modo questa cooperativa ha costruito i rapporti che le hanno consentito di accedere a quella tumultuosa crescita di aggiudicazioni e appalti ?
La seconda domanda che voglio formularle, invece, è sulla scia di quanto diceva Mirabelli sul tema del cedimento dei valori fondativi del movimento cooperativo, che lei ci ha richiamato per sommi capi.
Quali sono le azioni, oltre a quelle di autoriforma che ci ha illustrato, che intendete mettere in campo sul tema della formazione della nuova classe dirigente cooperativa ?
Credo che le misure che intendete adottare o che avete indirizzato per la profonda riorganizzazione di CPL Concordia vadano nella direzione auspicata e giusta.
Ritengo che anche nel rapporto con i soci possa servire mettere in campo un'azione strutturata di formazione di un nuovo quadro dirigente del sistema cooperativo, così come servirebbe per la politica.
ELISA BULGARELLI. Anch'io ringrazio il presidente della disponibilità e di tutte le informazioni che ci ha dato. Io di solito non faccio grossi cappelli introduttivi, Pag. 15ma oggi credo che ci siano un paio di cose da puntualizzare prima di entrare nel dettaglio.
Preciso che anch'io sono emiliana. Non ho mai vissuto dall'interno le cooperative, ma conosco molto bene questa realtà e sono certa che non c’è da demonizzare lo strumento cooperative. Il problema non è mai lo strumento, ma come lo si usa. Credo che qui nessuno voglia demonizzare le cooperative, però ovviamente non si può neanche stare a guardare rispetto a quello che è successo e che era già successo negli anni precedenti.
Lei poc'anzi sottolineava la percentuale del volume d'affari delle cooperative della vostra Legacoop rispetto al volume d'affari complessivo delle pubbliche amministrazioni per quanto riguarda gli appalti pubblici.
Anche se è una minima percentuale, ma anche se fosse una percentuale minore, credo che questo non giustifichi il fatto che non si facciano controlli. Potrebbero essere anche 100 milioni, invece che 9 miliardi, però i controlli vanno comunque effettuati.
Credo che ormai i controlli formali non bastino più e che debbano esserci dei controlli sostanziali. Il vero cambiamento che è successo all'ANAC è stato questo. Ci devono essere una serie di parametri che fanno capire che c’è qualcosa che non sta funzionando. È chiaro che, se noi facciamo solo controlli formali sui documenti, non ce ne possiamo accorgere. Non basta neanche l'aumento del volume d'affari, perché i parametri sono diversi.
Detto questo, ritengo che le cooperative, come diceva il senatore Mirabelli, abbiano dimensioni difficili da controllare e siano diventate degli aggregatori molto «potenti» anche rispetto alle istituzioni.
A questo, che è comunque un centro di potere, che può essere usato in modo sano o meno sano, si collegano le facilitazioni e le posizioni privilegiate di cui godono le cooperative. Non mi riferisco solo alla fiscalità, che comunque, soprattutto in questo momento di crisi economica, è una grande facilitazione, ma anche alle posizioni privilegiate rispetto a certi bandi dei comuni.
In alcuni comuni, per quanto riguarda le offerte di servizi sociali e parasociali, soltanto le cooperative possono partecipare ai bandi. Sappiamo molto bene che nel campo dei servizi sociali ci sono tantissime associazioni che potrebbero offrire gli stessi servizi, ma non possono partecipare ai bandi.
Sicuramente ci sono posizioni privilegiate da parte delle cooperative, pertanto non possiamo non fare delle verifiche.
Trovo ingenuo che ci venga detto: «Non ci avevamo pensato». È la stessa cosa che abbiamo affermato quando con la Commissione siamo andati a Bologna per discutere della «questione Aemilia» e le associazioni di categoria ci hanno detto che in questi anni nessuno di loro aveva mai visto queste cose.
Invece, sul territorio, tantissime associazioni avevano denunciato quanto accadeva. Cito Corto Circuito di Reggio Emilia, un'associazione composta da studenti universitari che da anni lamentano e denunciano quello che sta succedendo.
Mi sembra veramente ingenuo che non ci sia stata una visione un po’ più aperta verso questo argomento.
È vero che adesso avete messo al centro la legalità, ma mi sembra un po’ tardi. Sono d'accordo che è meglio tardi che mai, però è molto ingenuo dire «non ci avevamo mai pensato» o «non ce n'eravamo accorti».
Nello specifico, erano già successe queste cose. Abbiamo avuto lo scandalo del Consorzio Cooperativo Costruzioni (CCC). È vero che non è mai arrivato a processo, perché l'inchiesta è caduta in prescrizione, ma questo non vuol dire che non si sapesse che c'erano cose che stavano succedendo.
Abbiamo l'esempio di Levorato, che era una persona della Manutencoop, che lega tutto lo scandalo MOSE, lo scandalo della ricostruzione de L'Aquila e lo scandalo dell'Expo.
Inoltre, già nel 2003 si conosceva benissimo tutta la questione di «mafia capitale», Pag. 16perché ci sono state le dichiarazioni dei poliziotti che facevano parte della squadra mobile di Roma, che avevano già scoperto queste cose. In seguito sono stati fermati ed è stata stroncata la loro carriera.
Comunque, alcune cose si sapevano e, quindi, secondo me, siete arrivati un po’ tardi. Sono molto contenta che adesso vogliate affrontare la questione in modo rigoroso.
Spero che anche noi qui in Commissione antimafia riusciremo ad affrontarla in modo molto rigoroso, perché le cooperative sono centri di potere. Questa è una cosa che, secondo me, neanche voi potete dimenticare.
Mi chiedo se, oltre al controllo sul consiglio di amministrazione e sulle cooperative, non sia necessario un codice etico e una verifica sulle persone, perché alla fine è tutto basato sulle persone. Non si tratta dello strumento cooperative. È una questione basata sull'onestà delle persone. Su questo voi potete fare qualcosa ? Avete già in mente qualcosa ?
Avete detto che fino al 2017 non darete più finanziamenti ai partiti o alla politica. Ho capito bene ? Oppure è solo una proposta ? Anche questo potrebbe essere un punto molto interessante, proprio perché c’è sempre questa commistione fra poteri forti e politica, che è l'altro problema.
STEFANO ESPOSITO. Ringrazio anch'io il presidente Lusetti. Io voglio fare un ragionamento e poi soltanto una domanda.
Io ritengo che quello delle cooperative sia uno dei sistemi che tengono la spina dorsale di questo Paese dal punto vista economico. Naturalmente ritengo anch'io, come ha detto Mirabelli, che forse in questi anni si è abbandonata la strada della cooperazione per le logiche di mercato.
Credo che nelle prossime settimane ci sarà la possibilità di un confronto e di una partecipazione di questo importante soggetto economico, perché il Parlamento sta affrontando la riforma del Codice degli appalti. Devo dire, senza posizionamenti ideologici, che si sta arrivando alla costruzione di alcune proposte che naturalmente hanno molto a che vedere anche con il lavoro svolto dalle cooperative.
Faccio due esempi. Il primo è legato al superamento di quella che io definisco «una barbarie», ossia il massimo ribasso negli appalti di servizio, che, come è noto, da un lato, ha avuto un durissimo effetto sulla retribuzione di chi lavora e, dall'altro, ha generato facili meccanismi per l'accaparramento di lavori e per la corruzione.
Inoltre, stiamo cercando di affrontare il tema dei subappalti, che sono strumenti attraverso cui sistematicamente passa una cattiva qualità dei lavori che vengono eseguiti, un rischio concreto di infiltrazione della criminalità organizzata, ma anche – è inutile negarlo – un filone che è riconducibile alla corruzione. Ne abbiamo molti esempi.
Su questo tema, presidente, le pongo una questione che riguarda il settore delle costruzioni e il settore delle grandi cooperative. Voglio ricordare a me stesso che ci sono alcune grandi cooperative che sono delle vere e proprie imprese internazionali, che hanno lavori in giro per il mondo e sono apprezzate per la loro qualità in giro per il mondo.
Io ho la sensazione – non starò qui a fare degli esempi – che i controlli sulle modalità con cui le grandi cooperative gestiscono il subappalto non siano adeguati. Non mi creo, per questo, l'idea che i subappalti siano gestiti per forza in una logica di corruzione o in una logica di infiltrazione. Dico, però, che io mi aspetto dal sistema cooperativo che la vicenda dei subappalti negli appalti dei lavori pubblici venga controllata con più attenzione.
Presidente, su questo noi abbiamo una legge che è normalmente violata. Non è un caso che stiamo cercando di metterci le mani.
Questo è un terreno nel quale si distingue l'idea di un sistema cooperativo che, seppur non tornando all'origine, ha attenzione su questo tema, rispetto a molte imprese che, come sappiamo, vincono gli appalti per poi subappaltare anche l'80 per cento di ciò che hanno vinto. Pag. 17Volendo, potremmo citare degli esempi. In tal caso, chiederei di segretare la seduta.
Questo, secondo me, è un tema che, se non affrontato direttamente, rischia di aprire un altro fronte preoccupante per un sistema che io giudico fondamentale per il Paese. Infatti, quello delle imprese cooperative che operano negli appalti di lavoro è un sistema che noi dobbiamo preservare, perché è un bene pubblico, presidente.
Pertanto, noi abbiamo il dovere di segnalarvi, possibilmente per tempo, di fare attenzione su questo terreno. Io mi sento oggi di fare questa segnalazione in questa sede, perché ritengo che abbiate tutti gli strumenti per poter verificare, oltre ai controlli che fate, chiedendo alle vostre cooperative di prestare molta più attenzione su questo capitolo.
PRESIDENTE. Pongo un'altra domanda, agganciandomi a quanto detto da Esposito. Credo anch'io che la cooperazione abbia un grande valore e sono tra coloro che ritengono giustificati i vantaggi previsti dalla nostra Costituzione.
Credo anche che la cooperazione, non solo in virtù di questi vantaggi, ma per la sua finalità propria, debba partecipare a una parte di quella che potremmo definire «funzione pubblica» insieme alle istituzioni.
Senatore Esposito, visto che lei è relatore, le ricordo che sui subappalti possiamo fare qualcosa anche noi legislatori.
STEFANO ESPOSITO. Ho solo un testo base.
PRESIDENTE. Se l’è cercata. Noi auspichiamo che lei faccia il relatore su questa materia e che poi aiuti il lavoro del Comitato e della Commissione in proposito.
Io penso che il legislatore sui subappalti possa fare molto. Se diamo qualche regola in più, a partire dal fatto che si deve dichiarare da subito chi sono i subappaltanti e li si controlla immediatamente, forse le cose vanno meglio.
Presidente, le chiedo scusa di questo dibattito tra noi. Do la parola al presidente Lusetti per la replica.
MAURO LUSETTI, presidente Legacoop nazionale. Prima di rispondere, cercando di inserire le risposte in un ragionamento possibilmente chiaro dal mio punto di vista, vorrei ringraziarvi, perché ho letto nelle domande e anche nelle considerazioni critiche un profondo rispetto, non per Legacoop, che mi interesserebbe sicuramente molto, ma per il movimento cooperativo nel suo insieme.
Anche quando avete espresso considerazioni critiche, ho rilevato l'apprezzamento, a mio avviso giusto – ovviamente sono di parte, essendo cooperatore da più di quarant'anni – per quello che il movimento cooperativo, non di Legacoop ma nel suo insieme, rappresenta per questo Paese. Vi ringrazio per questa attenzione e per questo rispetto per un mondo che, pur avendo dato dei pretesti, a mio avviso non merita molte delle cose che si sono lette e si stanno leggendo.
Io vorrei partire dalla questione delle dimensioni, perché da lì discendono altre questioni, facendo una dichiarazione.
Io per trent'anni sono stato all'interno di una grande cooperativa e per quindici anni l'ho diretta. Si trattava di una grande cooperativa, che faceva più di 1,5 miliardi di volume d'affari. In quella cooperativa, la mia esperienza personale è stata un'esperienza di vita vissuta e quotidianamente misurata nella realizzazione e nell'applicazione nella quotidianità dei princìpi cooperativi: la partecipazione democratica, la trasparenza nei processi decisionali, il rispetto della legalità, l'elemento solidale nei confronti delle altre cooperative.
Si tratta di princìpi fondamentali che vivono e che condizionano l'organizzazione quotidiana del lavoro all'interno della cooperativa. Il principio cooperativo non è aria fritta o una cosa che si enuncia, ma si deve praticare nella quotidianità e deve avere una sua riconoscibilità nell'organizzazione del lavoro.
Io credo che un movimento cooperativo fatto di grandi cooperative, di medie cooperative e di piccole cooperative sia una Pag. 18ricchezza. Chi teorizza «piccolo è bello» teorizza la marginalità del movimento cooperativo.
Voglio citare alcune delle cose che qui ho sentito. C’è una riforma in atto della legislazione sugli appalti. Io chiederei che se ne facesse una e che rimanesse tale per dieci anni, perché la quantità enorme di leggi, leggine e regolamenti che nell'arco di mesi si sommano ad altre modifiche legislative dei mesi precedenti crea i presupposti per: opacità, indeterminatezza e corruzione.
Io rivolgo un invito forte al legislatore. Arrivate presto a fare una riforma. Qualunque essa sia, non mi interessa, purché sia quella e rimanga tale per alcuni anni, perché chi opera e ha a che fare con queste vicende deve avere una certezza. Non c’è appalto che non produca un ricorso, creando una situazione di difficoltà enorme.
Detto questo, tra gli elementi che dovrebbero connotare la riforma c’è la riduzione delle stazioni appaltanti da 36 mila a trentacinque. Anche se fossero cinquanta, andrebbe bene.
Dai comuni e da queste stazioni appaltanti saranno chiamate a partecipare alle gare non soltanto aziende nazionali, di qualsiasi tipo, ma anche aziende europee.
Voi mi dovete dire se una cooperativa piccola di nove soci nel sociale è in grado di competere in maniera chiara e credibile in un mercato che avrà questo connotato.
PRESIDENTE. Il senatore Mirabelli voleva evitare una discussione di carattere generale, ma ci si è infilato anche lui, quindi ora vuole intervenire.
FRANCO MIRABELLI. Credo che nessuno volesse dire «piccolo è bello», però le dimensioni di alcune cooperative sono francamente...
MAURO LUSETTI, presidente Legacoop nazionale. Ci stavo arrivando. Quello che voglio sostenere è che «piccolo è bello» non è vero e «grande è brutto» non è vero. Il tema non sta nella dimensione, credetemi.
In un'epoca nella quale tutto viaggia con una velocità incredibile e le distanze sono ridotte al minimo attraverso la rete, i princìpi cooperativi, anche nelle grandi dimensioni, che coinvolgono tante persone e territori diversi, possono vivere bene.
Il tema è riprendere da parte nostra la capacità di analizzare l'evoluzione della forma cooperativa in relazione ai mercati, ai bisogni che siamo chiamati a soddisfare e agli strumenti che sono messi a disposizione delle basi sociali per esercitare i loro diritti. Credo che la questione vada affrontata da questo punto di vista. Questo vale per noi, per la Confcooperative e per le altre.
La grande cooperativa è quella che consente all'organizzazione di espletare almeno due delle funzioni principali che ha. Una è quella dello sviluppo di nuove cooperative, che senza l'apporto finanziario delle grandi non nascerebbero.
L'altra è il sostegno della rappresentanza. Senza i contributi associativi delle grandi cooperative, la rappresentanza degli interessi e la tutela degli interessi, anche di quelli delle medie e delle piccole, non ci sarebbero.
Il tema della solidarietà, che va declinato anche dal punto di vista concreto, se non ci fosse questa ricchezza di presenza e di forma, avrebbe un esercizio estremamente stentato e limitato.
Non ci sarebbero nuove cooperative. Le nuove cooperative nascono perché c’è un sostegno finanziario da parte di Coopfond, che è finanziato in gran parte dal 3 per cento degli utili delle grandi.
Voglio entrare nel concreto di queste vicende, perché altrimenti parliamo di poesia su questo versante. Questo è un primo dato.
Passo al secondo dato. Certamente ci sono delle leggi, dei codici e degli strumenti di controllo e di governo, ma poi ci sono anche le scelte personali. C’è un elemento in tutte le attività che ognuno di noi fa: a un certo punto c’è un bivio in cui si può decidere se essere rispettoso dei propri princìpi, dei propri ideali e della Pag. 19legalità oppure non esserlo. A volte ci si ritrova davanti a questo bivio e si può scegliere.
Noi sosteniamo da sempre che, tra il danno di perdere un appalto e la vergogna di perdere la reputazione, è il primo che va scelto, perché il fine non giustifica nessun tipo di mezzo.
Il fine di far lavorare la cooperativa e di farla crescere non giustifica un mezzo illegale o la commissione di un reato. La doppia morale è qualcosa che non può appartenere al movimento cooperativo.
Non credo di dover aggiungere altro su questa questione. Questa non è una dichiarazione che si fa oggi. Stiamo insistendo da tempo su questo versante.
Una delle questioni sulla quale noi, per un nostro limite, facciamo fatica a farci capire è che quando succedono questi episodi – vedi CPL Concordia – poi si riavvolge un film. Si riparte da Expo, in mezzo c’è il MOSE, che vi siete dimenticati, poi c’è «mafia capitale»...
PRESIDENTE. Non ce ne siamo dimenticati. Siccome non si tratta di mafia, siamo stati buoni.
MAURO LUSETTI, presidente Legacoop nazionale. Intendevo dire che lo avete dimenticato nell'elencazione.
A tutte queste vicende ne aggiungete altre dove non c'entriamo niente. Su Incalza non c'entriamo niente, così come su «Aemilia». Sono dichiarazioni che evidenziano esattamente il contrario. Si aggiungono delle vicende in cui non ci sono cooperative.
In tutte queste vicende l'atteggiamento di Legacoop ha una sua coerenza: chi ha commesso reati e ha patteggiato è stato espulso e dimissionato, chi ha fatto dichiarazioni che con i princìpi cooperativi non c'entrano niente è stato espulso e dimissionato, quelle cooperative che non hanno adottato loro stesse delle modalità di tutela su questo versante sono state invitate a rinnovare i propri organi dirigenti e lo hanno fatto tutte.
Noi viviamo in un Paese – non è una consolazione – che è uno dei più corrotti a livello europeo. C’è una frattura evidente nel Paese tra onesti e disonesti, che è molto più profonda di quella che divide destra e sinistra e di quella che mette contro ricchi e poveri. Questa è una frattura che passa anche attraverso il movimento cooperativo.
Noi non vogliamo nascondere la testa sotto la sabbia. Quello che rifiutiamo sono le generalizzazioni, secondo cui tutto è marcio. Quello che rifiutiamo è una logica che mette in evidenza, oggi più di ieri, il movimento cooperativo in episodi dove sono stati commessi dei reati.
Su questo versante noi vorremmo aprire un'interlocuzione che ci mettesse nelle condizioni di dare la giusta dimensione.
Sulla vicenda di CPL Concordia noi in tutte queste settimane siamo stati tirati per la giacchetta, con richieste di sospensione e richieste di espulsione.
Dichiaro subito che la sospensione o l'espulsione sarebbe stata per noi la scelta più facile. Il giorno dopo, gran parte di queste persone che ci chiedono l'espulsione o la sospensione ci avrebbero chiesto esattamente il contrario. Se noi avessimo preso quel provvedimento, dal giorno dopo sarebbero successe delle cose semplicissime. Gli istituti di credito per usare un termine banale...
PRESIDENTE. Forse servirebbe capire il volume di lavori che ha in mano la CPL in Italia. Non mi riferisco al numero di soci, ma a quanti appalti e quanti lavori ha in giro per l'Italia.
MAURO LUSETTI, presidente Legacoop nazionale. La CPL Concordia è una realtà complessa e dal punto di vista industriale innovativa. Sono 1.600 tra soci e lavoratori. È l'azienda di riferimento di un Paese di 12 mila anime, che si chiama Concordia, mezzo distrutto dal terremoto.
Nell'ipotesi in cui avessimo preso una decisione di espulsione della cooperativa in quanto tale, avremmo assistito a una caduta libera di questa realtà, perché sarebbe stata abbandonata dalle banche. Quello che già sta avvenendo si sarebbe Pag. 20accentuato. Oggi c’è un elemento di salvaguardia e di garanzia. CPL è sinonimo di Ebola, per cui tutti stanno lontani da questa realtà cooperativa.
Noi abbiamo scelto un'altra strada. Abbiamo chiesto alla cooperativa di produrre quel profondo rinnovamento che dia il senso di un cambiamento radicale e di un taglio rispetto al passato, salvaguardando il valore che questa impresa rappresenta per quella città, ma anche, dal punto di vista innovativo e dal punto vista della capacità imprenditoriale, per tanti pezzi di questo Paese, e cercando di scindere ciò che si sta evidenziando come un elemento di forte criticità sul versante della legalità dal resto.
Abbiamo scelto la strada più difficile, che è quella di cercare di salvaguardare quella cooperativa, inducendola a riflettere su se stessa e a produrre rapidamente un profondo rinnovamento.
Se il 29 aprile l'assemblea dei soci non sarà coerente rispetto a questa indicazione, allora la cooperativa sarà espulsa. Se l'assemblea dei soci non produrrà i cambiamenti che si è impegnata a produrre e che ha convenuto e concordato con Legacoop, noi procederemo all'espulsione, perché in quel caso vorrà dire che è la stessa base sociale, che ha una sua autonomia e ha ancora una sua legittimazione perché non è commissariata, che rifiuta la logica del cambiamento e se ne assumerà tutte le responsabilità.
Io sono convinto che il 29 aprile questo cambiamento verrà prodotto.
Ci sono altre due o tre questioni. Io vorrei cavarmela procedendo per punti. Ho cercato di spiegare il meccanismo federale con il quale noi siamo organizzati. Se io scrivo una lettera, non accade che successivamente in tutta Italia si fa così. Non c’è un rapporto di dipendenza gerarchica. Noi siamo un sistema federale: ci sono degli organismi, una direzione generale e una presidenza. Sui territori, le sedi regionali e i settori hanno una loro autonomia patrimoniale, oltre che politica.
La prima battaglia che io mi sento di fare fino in fondo non è quella di convincere i partiti a restituire i soldi, ma è quella di far passare la linea congressuale e di farla adottare a livello nazionale a tutti i territori e a tutte le cooperative aderenti alla Lega. Questo è il mio unico impegno. La politica si arrangerà.
Io sono impegnato in una campagna che abbiamo definito «Adotta o giustifica i deliberati congressuali». Due regioni l'hanno adottata, perché si sono riunite. Le altre sono pianificate. La regione Emilia-Romagna ha partecipato alla votazione unanime del documento finale del congresso e, quindi, è d'accordo con questa impostazione.
Sul tema dei subappalti, faccio una breve premessa. Il settore dell'edilizia ha perso negli ultimi tre anni di crisi quasi un milione di posti di lavoro. La sensazione è che siano quasi tutte cooperative. Quando c’è una cooperativa che chiude, tante sono nostre. Si parla di 200 o 500 posti di lavoro.
Vi ricordate qualche manifestazione di protesta di edili in piazza ? Di metalmeccanici e di manifatturieri se ne vedono tantissime, ma di edili nessuna, perché questo è un settore profondamente viziato dal subappalto, dai cottimisti e da una disarticolazione dell'organizzazione del lavoro.
L'unica realtà che fa poco uso di subappalto e che ha una struttura organizzativa incentrata sul lavoro dipendente è la cooperazione. Da questo punto di vista, la prima risposta è che la cooperazione in quanto tale ha sempre fatto poco uso di subappalti, che sono comunque uno strumento legittimo.
Con la legge n. 231 per un verso e con il protocollo di legalità, che abbiamo sottoscritto e che si sta diffondendo nelle poche realtà cooperative che sono rimaste nel settore edile, per un altro, il tema del controllo della responsabilità sui subappalti c’è tutto.
La risposta è che stiamo aumentando il livello di governo e di controllo di questo aspetto, attraverso l'applicazione del protocollo di legalità che abbiamo sottoscritto con il Ministero dell'interno.Pag. 21
Si citavano una serie di casi in cui sono coinvolti dei cooperatori. Si tratta di indagini ancora in essere.
Vorrei richiamare la vostra attenzione su due casi recenti. Uno è quello del fratello di Errani, Giovanni, che è stato prosciolto per non aver commesso il fatto. Il caso in oggetto è stato anche l'elemento che ha determinato poi le dimissioni del governatore dell'Emilia-Romagna. È stato prosciolto perché il fatto non sussiste.
L'altro caso riguarda la CMB di Carpi, cooperativa il cui gruppo dirigente quattro anni fa è stato per metà indagato e poi inquisito, con grande clamore sulla stampa, per turbativa d'asta nella realizzazione dell'ospedale di Cona. Dopo tre giorni sono stati tutti prosciolti per non aver commesso il fatto.
Io indurrei tutti a un minimo di prudenza su queste vicende. Ci sono casi e casi. Io credo che fare di tutta l'erba un fascio – uso un'espressione che non mi piace – non faccia bene a nessuno. La magistratura deve fare presto e bene.
Io credo che certe dichiarazioni come quelle che si sono lette sui giornali, tipo «Nel 1992 non siamo riusciti a incastrare quelli delle cooperative rosse», non facciano bene alla giustizia.
Nel 1992 abbiamo avuto almeno una ventina di cooperatori accusati di associazione mafiosa – credo che questa sia la sede giusta – e che in seguito sono stati liberati perché il fatto non sussisteva, anzi sono stati riconosciuti vittime di complotti veri e propri di infiltrazioni mafiose. Ci sono cooperatori che hanno fatto mesi di carcere e poi sono usciti. Anche questo fa parte della realtà, accanto a qualche cooperatore che ha patteggiato e a qualche cooperatore che è stato accusato.
Su questo versante, non sono d'accordo sul fare di tutta l'erba un fascio...
ELISA BULGARELLI. Mi scusi, ma siamo proprio fuori tema.
MAURO LUSETTI, presidente Legacoop nazionale. Non siamo fuori tema. Lei citava dei casi come se fossimo tutti inquisiti o indagati. Io dico che occorre fare attenzione, perché ci sono delle indagini che non sono neanche arrivate alla loro conclusione.
ELISA BULGARELLI. Io non citavo i casi per dire che siete tutti indagati o colpevoli, ma per dire che è impossibile che non pensiate, essendo tanti, che anche al vostro interno ci possano essere dei problemi. Fare finta di non vedere...
MAURO LUSETTI, presidente Legacoop nazionale. Non facciamo finta di non vedere. Se abbiamo fatto del tema della legalità uno degli elementi del congresso, ciò vuol dire che sentiamo il problema. Lo facciamo adesso perché i casi nascono adesso. Non siamo degli inquirenti. Non possiamo pensare a quello che succede all'interno delle cooperative.
Ho citato la dimensione organizzativa e il livello dei controlli, perché voglio dare la dimensione di quello che è possibile fare. Parliamo delle cose concrete. Se si pensa che non potevamo non sapere o se si pensa che il tema siano i controlli, io credo che non risolveremo mai la questione.
Secondo la mia opinione, nel 1992 non abbiamo risolto il problema perché, anziché ragionare nel concreto su dove nasce la corruzione, abbiamo aumentato le pene e abbiamo affrontato la corruzione solo in termini di repressione. Se questo Paese ha un livello di corruzione così elevato, il problema non può essere risolto solo con l'aumento delle pene, che certamente è una risposta.
Per quello che mi riguarda e per quello che riguarda il movimento cooperativo, se applico questo principio, la questione fondamentale per noi è riportare il governo e il controllo delle cooperative laddove deve stare, ovvero in capo ai soci.
Se questo è vero e se questo è il lavoro di medio periodo, noi dobbiamo recuperare una nostra distintività sul piano valoriale, il che vuol dire lavorare sulla formazione dei soci, lavorare su un numero di mandati ristretti dei gruppi dirigenti, lavorare sulle regole di elezione e formazione dei gruppi dirigenti e lavorare Pag. 22sulle buone pratiche nel governo dell'impresa in chiave di trasparenza.
Credo che su questo versante chi ci dice che in questo lungo periodo di crisi in alcuni casi noi, anziché distinguerci, ci siamo omologati, ha ragione. Le crisi aziendali non sono necessariamente legate a reati. La nostra meritevolezza sta anche nella capacità di gestire e governare bene le imprese.
Quando l'impresa fallisce, a volte fallisce perché si sono commessi degli errori e a volte perché c’è un mercato che è cambiato e non si è saputo interpretarlo. Dietro ad alcuni di questi fallimenti, c’è l'omologazione anziché la ricerca della distintività.
Questo è un elemento di profonda autocritica che abbiamo la necessità di fare. Il problema per noi è riportare in capo al socio il governo e il controllo della cooperativa, grande, media o piccola che sia.
Il tema dei presidenti che stanno lì trentotto anni non è un problema esclusivo delle grandi cooperative, dove anzi c’è un ricambio più veloce rispetto alle altre. Spesso e volentieri, un po’ per fatti oggettivi (ci sono pochi soci), un po’ perché si creano condizioni quasi familiari di governo e di gestione, è nelle medie e nelle piccole cooperative che emerge il tema dei mandati. È lì che noi troviamo le resistenze maggiori.
PRESIDENTE. Buzzi insegna.
MAURO LUSETTI, presidente Legacoop nazionale. Buzzi insegna. Io ho letto che ci si riferiva a Buzzi come «il ras delle cooperative». Qualcuno si stupiva perché non lo conoscevo. Mi dispiace, ma io vengo da una regione dove Buzzi era uno sconosciuto. La sua è una cooperativa di media dimensione.
PRESIDENTE. La sua seconda compagna no. Era consigliera anche di una cooperativa della Romagna, se non sbaglio.
MAURO LUSETTI, presidente Legacoop nazionale. Era consigliera. Si conosceva la Cooperativa 29 giugno per la sua storia di inserimento di persone svantaggiate, ma le persone in quanto tali non si conoscevano.
In questo senso, io credo che si debba fare parecchio dal punto di vista del recupero. Credo di aver risposto a tutto.
ELISA BULGARELLI. Ha dimenticato la questione dei soldi alla politica.
Chiudo con una battuta. Se, invece che fino al 2017, fate fino al 2018, escludiamo un turno delle politiche e sicuramente abbiamo...
PRESIDENTE. Bulgarelli, non credevo che tu prendessi così sul serio le parole del Presidente del Consiglio.
MAURO LUSETTI, presidente Legacoop nazionale. Preciso il pensiero. È una delibera del nostro congresso. Il documento di mandato col quale abbiamo chiuso il congresso di dicembre che mi ha eletto all'unanimità, recuperando anche una distintività nella prima elezione di maggio, recitava: «Basta soldi alla politica».
Noi siamo un sistema federale, non siamo un sistema a struttura gerarchica diretta. Noi stiamo attuando quel documento. Ho parlato del 2017 perché questa questione dei finanziamenti alla politica non riguarda solo Legacoop in quanto tale, ma dovrà riguardare la futura Alleanza delle cooperative italiane.
L'atteggiamento che dovremo tenere, anche per un problema di rispetto su questo versante, dovrà essere convenuto e concordato. Fintanto che non abbiamo convenuto e concordato con i nostri colleghi di Confcooperative e di AGCI un atteggiamento, che sia questo o un altro, a mio avviso noi di Legacoop dobbiamo astenerci da finanziare qualsiasi tipo di attività politica.
PRESIDENTE. Presidente, noi la ringraziamo, perché credo che per questa Commissione sia stato un momento importante. Sappiamo anche che ci lascerà dei documenti, soprattutto per quanto riguarda la situazione attuale della Cooperativa 29 giugno.
Pag. 23 MAURO LUSETTI, presidente Legacoop nazionale. Vorrei aggiungere una battuta. Ve la cito in quanto è il paradosso che stiamo vivendo in questo momento, senza scendere in volgarità, perché non è assolutamente né il caso né la sede.
Il Corriere della Sera ci contestava di essere troppo timidi nella reazione sulla CPL Concordia. Dall'altra parte – vi farò avere il documento appena mi arriverà, ma ne ho contezza perché è arrivato, prima che a me, a una delle persone a cui era indirizzato – mi ha scritto Buzzi, facendomi la stessa accusa, ma per i motivi esattamente opposti.
Noi evitiamo di farci tirare la giacchetta. Vogliamo avere una coerenza rispetto agli atteggiamenti e ai deliberati che facciamo. Su questo argomento della legalità, proviamo a trovare una nostra coerenza rispetto a casi molto diversi gli uni dagli altri.
Tra i documenti che produrremo alla Commissione, ci sarà anche questa lettera, appena la riceverò formalmente.
PRESIDENTE. Presidente, la ringrazio per la disponibilità a rispondere anche a domande di carattere generale, che per noi sono sempre molto importanti, perché svolgiamo le nostre inchieste con la preoccupazione di formulare delle proposte.
Sono i magistrati che emettono le sentenze, non noi. Cionondimeno, credo che lavoriamo per aiutare a creare un Paese nel quale il principio della legalità venga davvero rispettato e applicato e trovi tutti convinti che è l'unica strada possibile per lo sviluppo, la crescita e l'equità in questo Paese.
Stiamo lavorando soprattutto convinti che gli strumenti repressivi che il nostro Paese ha in atto e sta rafforzando in questo momento siano molto utili e abbiano dato molti frutti, ma, proprio come diceva lei, forse a volte non è solo aumentando le pene sulla corruzione e su altri reati che si ottengono i risultati. In questo senso, a noi stanno molto a cuore gli strumenti preventivi.
Ogni volta che ci interroghiamo sull'inchiesta «Aemilia» e su «mafia capitale», ci chiediamo perché non ci siamo accorti prima di queste cose e perché ci vuole sempre un magistrato per farle emergere, peraltro dopo molto tempo, anche se il lavoro, soprattutto nella parte delle inchieste, a volte riesce ad agire in tempo reale.
È vero che i magistrati e le forze di polizia dispongono di strumenti che noi non abbiamo. Tuttavia, io credo che noi ci dobbiamo mettere tutti insieme alla ricerca di strumenti che ci consentano di vigilare, di controllare e di prevenire che questi fatti accadano.
Questo è il motivo per il quale abbiamo molto insistito sul tema dei controlli. Capiamo bene che siete una struttura federale e non una struttura gerarchica. Ciò nonostante, proprio perché questa è una realtà molto grande, molto articolata e molto diversificata, credo che, dopo quello che si è verificato – speriamo che non si verifichi altro e che tutto proceda – per dare sempre più forza al movimento cooperativo, sia necessario uno sforzo maggiore per individuare, oltre a quelli che lei ha citato (la formazione della classe dirigente, il suo rinnovamento e altri), strumenti che consentano di capire cosa sta succedendo prima che arrivi la magistratura.
Io penso che queste ultime vicende diano a tutti noi questa direttiva: la danno al legislatore, che si deve impegnare di più; alla politica, che deve avere un atteggiamento diverso; ma anche a tutti gli operatori economici, in particolare a quelli che hanno uno statuto particolare come le cooperative.
La ringrazio e le rivolgo i complimenti e gli auguri per il suo lavoro.
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 16.10.