Sulla pubblicità dei lavori:
Migliore Gennaro , Presidente ... 3
Audizione del prefetto Mario Morcone, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno.
Migliore Gennaro , Presidente ... 3
Morcone Mario , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 3
Migliore Gennaro , Presidente ... 6
Morcone Mario , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 6
Migliore Gennaro , Presidente ... 9
Marazziti Mario (PI-CD) ... 9
Colonnese Vega (M5S) ... 10
Morcone Mario , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 10
Palazzotto Erasmo (SEL) ... 12
Migliore Gennaro , Presidente ... 12
Locatelli Pia Elda (Misto-PSI-PLI) ... 12
Guerini Giuseppe (PD) ... 13
Ravetto Laura (FI-PdL) ... 13
Rondini Marco (LNA) ... 14
Morcone Mario , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 14
Locatelli Pia Elda (Misto-PSI-PLI) ... 15
Morcone Mario , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 15
Migliore Gennaro , Presidente ... 16
Morcone Mario , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 16
Carnevali Elena (PD) ... 16
Morcone Mario , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 17
Beni Paolo (PD) ... 18
Patriarca Edoardo (PD) ... 19
Chaouki Khalid (PD) ... 19
Migliore Gennaro , Presidente ... 21
Marazziti Mario (PI-CD) ... 21
Migliore Gennaro , Presidente ... 21
Morcone Mario , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 22
Migliore Gennaro , Presidente ... 24
Morcone Mario , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 24
Migliore Gennaro , Presidente ... 24
Morcone Mario , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 24
Chaouki Khalid (PD) ... 25
Morcone Mario , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 25
Migliore Gennaro , Presidente ... 27
Morcone Mario , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 27
Migliore Gennaro , Presidente ... 28
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GENNARO MIGLIORE
La seduta comincia alle 9.35.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).
Audizione del prefetto Mario Morcone, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del prefetto Mario Morcone, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno, che ringrazio molto sia per averci fornito la documentazione sia per la sua totale disponibilità, anche a fronte dello spostamento della seduta, in ragione della sovrapposizione con i lavori di altre Commissioni.
L'audizione rientra nell'ambito di una serie di attività volte ad approfondire questioni di carattere generale riconducibili agli oggetti d'inchiesta previsti dalla delibera istitutiva, con riguardo al complesso sistema dei centri di accoglienza e di trattenimento.
Avverto che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, ove necessario, i lavori della Commissione potranno proseguire anche in seduta segreta. La secretazione potrà richiedersi anche nel corso della seduta.
La prima parte, a meno che il prefetto non chieda di secretare alcune parti della sua relazione, sarà a circuito chiuso. Successivamente, anche su richiesta di singoli commissari, vi potrà essere il regime di segretezza, in relazione ovviamente alle cose che verranno chieste nella fase successiva alla relazione del prefetto.
Rinnovo il benvenuto al prefetto Mario Morcone, che ringrazio ancora della disponibilità e del contributo di cifre, dati e informazioni che fornirà alla Commissione. Al riguardo, desidero preliminarmente chiedergli se si tratta di dati disponibili per il pubblico, e dunque liberamente divulgabili, o se per qualcuno di essi operi un particolare regime di riservatezza.
MARIO MORCONE, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Grazie, presidente e onorevoli deputati, per l'opportunità che mi offrite questa mattina di fare un quadro generale della situazione dell'accoglienza e degli sbarchi in Italia.
Con l'occasione depositerò una serie di atti relativi alle strutture di accoglienza che abbiamo in essere e soprattutto alcune slide (le chiamiamo slide, ma in realtà sono situazioni espresse con criteri grafici) che riguardano l'attività di tutto il Dipartimento, relativamente sia agli sbarchi (con i paragoni con il 2014 e 2015), all'accoglienza, alle singole situazioni di accoglienza, alla situazione delle regioni, Pag. 4ma anche relativamente alla cittadinanza, alle domande d'asilo, in modo che la Commissione possa disporre di materiale completo su cui naturalmente siamo sempre pronti alle integrazioni, che magari a un primo esame possano essere ritenute necessarie.
Aggiungo che si tratta di dati assolutamente pubblici, che non rivestono un carattere di riservatezza, in quanto riguardano le attività che svolgiamo giornalmente.
Se mi consentite, partirei a braccio – non ho preparato una relazione, e me ne scuso, ma se sarà necessario la potrò inviare – per fare rapidamente un quadro generale di come appare la situazione agli occhi del Dipartimento.
È chiaro che non mi tratterrò su quello che tutti voi sapete, in quanto riportato dai media o dalle notizie che avete per i nostri canali. Certamente la situazione è molto impegnativa e in parte «appesa», perché è un ragionamento che andavamo facendo già dalla fine dello scorso anno, quando si è avuto il record dei 170.100 sbarchi nel nostro Paese. Quest'anno, in base a proiezioni in qualche modo misurate con i primi mesi degli sbarchi, facciamo conto che la cifra si ripeterà, se non sarà leggermente superiore. Questo dato naturalmente è molto condizionato da eventi che sono in costante e rapido movimento.
Posso dire – e lo troverete comunque negli atti che depositerò – che dal 1o gennaio al 4 maggio 2014 erano arrivate 29.501 persone. Quest'anno, dal 1o gennaio al 4 maggio 2015 sono arrivate 33.831 persone. Sostanzialmente, a occhio, mi sembra un incremento del 15 per cento.
Quello che noi ci stiamo sforzando di costruire per il nostro Paese, come sistema di accoglienza, nasce e fa perno su quella che io ritengo una decisione politica di straordinaria importanza: la decisione della Conferenza unificata del 10 maggio 2014.
Quella Conferenza unificata – i verbali sono naturalmente reperibili su internet – a mio avviso ha stabilito un passaggio strategico, nel senso che quello che non riusciamo a fare in Europa l'abbiamo deciso nel nostro Paese. I rappresentanti delle regioni, dei comuni e dello Stato hanno deciso che, sulla base di parametri prestabiliti e condivisi, gli arrivi nel nostro Paese fossero distribuiti nelle varie regioni secondo dei parametri, appunto, che facevano riferimento al Fondo sociale europeo e alla popolazione residente.
Questo era il punto di partenza di un sistema che avrebbe poi previsto un tavolo nazionale – che c'era anche prima e di cui si è discusso, credo, anche a seguito degli eventi di «Mafia capitale», sui giornali, ma che non aveva una sua formalità – che nasce formalmente con decreto e con dei verbali che danno conto dell'attività precisamente nello stesso periodo della Conferenza unificata del luglio 2014.
Inoltre, il sistema prevede dei tavoli regionali, perché l'idea è quella di avere, in ogni regione, un momento di governance e di discussione tra il prefetto del capoluogo di regione, l'assessore regionale delegato e il presidente dell'ANCI – quindi il rappresentante dei comuni – di quella regione. Questo è il meccanismo individuato: un meccanismo che ci ha consentito comunque di assorbire la pressione delle 170.100 persone e di cui devo ringraziare tutti, in particolare gli enti locali che ci hanno aiutato a superare questo momento di particolare difficoltà.
L'accoglienza funziona con l'individuazione di alcuni punti di sbarco eletti come punti di sbarco da preferire: i porti di Augusta, Taranto, Pozzallo e Porto Empedocle, a cui si aggiunge naturalmente Lampedusa, essendo questo necessariamente un luogo dove le piccole imbarcazioni hanno necessità di trovare approdo, non potendo arrivare direttamente in Sicilia.
Da questi punti di sbarco il trasferimento è previsto in cosiddetti «hub», cioè in strutture individuate a livello regionale da dove poi smistare le persone o nel sistema SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) direttamente, avendo chiaramente non dico la prova, ma comunque l'idea che si tratti di persone che hanno diritto alla protezione nazionale, Pag. 5come siriani, eritrei, oppure nelle strutture aperte in via straordinaria, se non ci sono più posti nel sistema SPRAR.
Per quanto riguarda gli hub, ne abbiamo già individuati alcuni. Il primo è stato quello in Emilia-Romagna, dove è stato trasformato in hub il vecchio CIE (Centro di identificazione ed espulsione) di Bologna. La stessa idea avevamo in Sicilia, con la caserma Masotto di Bisconte, e nel Lazio, a Civitavecchia, con la caserma da ristrutturare (si stanno avviando i lavori).
La stessa operazione dobbiamo fare in tutte le altre regioni, secondo questo progetto. Abbiamo già chiuso un'intesa con il sindaco di San Giuliano di Puglia, dove c’è un villaggio realizzato a seguito del terremoto. Sarà un punto di riferimento sia per l'Abruzzo che per il Molise.
Nelle altre regioni c’è da deciderlo e lo faremo – spero – nel pomeriggio di oggi, quando alle 17.30 è prevista, presso il Ministro Alfano, la riunione dei presidenti delle regioni e del presidente dell'ANCI con alcuni sindaci di maggiore rilievo, in quanto sindaci di città con una popolazione più vasta.
In questi punti di sbarco operiamo per l'accoglienza non solo con le strutture dello Stato, ma anche con una serie di associazioni di volontariato presenti sul territorio. Abbiamo comunque stabilito delle intese formali con Emergency, con Medici senza frontiere, con l'INMP (Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti ed il contrasto delle malattie della povertà), un istituto del Ministero della salute. Inoltre, naturalmente, è sempre presente il progetto «Praesidium» che da molti anni ci assiste e che prevede al suo interno rappresentanti dell'Alto Commissariato per i rifugiati, l'OIM, cioè l'Organizzazione dei migranti, la Croce Rossa e Save the Children per i minori.
Quanto alle presenze, come accennavo prima, esse vengono accolte in tre settori diversi. Uno è lo SPRAR, che è certamente per noi la best practice, la soluzione cui vorremmo ridurre tutto, cioè progetti comunali che vengono finanziati dal Ministero dell'interno, per il momento all'80 per cento, ma stiamo ragionando per il futuro se questo 80 per cento può ulteriormente salire, creando forme di premialità per i comuni che aderiscono allo SPRAR.
Naturalmente la legge attualmente prevede comunque il cofinanziamento, quindi dovremo comunque lasciare una piccola percentuale di cofinanziamento, però potremmo immaginare delle premialità. Anche questo è uno degli argomenti che si tratterà oggi in riunione. Si tratta di progetti comunali a cui noi diamo non solo molto credito ma anche, per verifiche concrete, molta credibilità, perché precostituiscono anche un percorso significativo per l'integrazione all'uscita dal percorso SPRAR.
Poi ci sono le vecchie strutture nazionali, quelle peraltro spesso discusse ma di cui facciamo fatica a fare a meno, proprio perché lo SPRAR, in realtà, in questo momento conta quasi 21.000 posti, quindi manteniamo ancora delle strutture nazionali e, sinceramente, se riuscissimo a riassorbirle negli hub e nello SPRAR, saremmo ben felici. Sono i centri ben noti presenti a Crotone, a Bari e via dicendo.
Anche su questi naturalmente troverete ampio conto all'interno della documentazione che deposito questa mattina.
Infine, ci sono i centri più piccoli aperti temporaneamente, cioè tutte quelle strutture che per necessità, in relazione ai numeri delle persone che accogliamo, siamo stati costretti ad aprire.
Intanto va detto che in questo momento abbiamo in accoglienza, tra adulti e minori, circa 83-84.000 persone. Naturalmente i numeri variano di ora in ora, poiché gli sbarchi avvengono ogni due, tre, quattro, sei ore, è evidente che i numeri sono costantemente in movimento. Comunque, il range nel quale si colloca l'accoglienza è tra le 83.000 e le 85.000 persone.
L'accoglienza è strutturata, come dicevo prima, nel modo seguente: circa 20.000 posti nello SPRAR; 10.000 posti nelle strutture nazionali cui facevo cenno Pag. 6(Crotone, Bari); 42-43.000 posti nelle strutture aperte temporaneamente, alle quali però abbiamo sempre chiesto di avere un capitolato d'oneri e un riferimento ai criteri dello SPRAR e alle modalità con le quali accogliamo le persone nello SPRAR.
In più, ci sono ovviamente i minori non accompagnati – un altro argomento di cui vi parlerò tra poco – che sono venuti a noi dal 1o gennaio 2015.
Su tutte queste strutture effettuiamo un costante monitoraggio. Lo facciamo con il progetto «Praesidium», che ha questo compito specifico ed è in piedi da molti anni; lo facciamo direttamente, e in tempi recenti abbiamo deciso di fare qualche puntata dal ministero direttamente nella struttura (ci sono 23 episodi di ispezioni disposte direttamente dal ministero); lo facciamo con un monitoraggio costante delle prefetture nel cui territorio insistono queste strutture.
Questo riguarda l'accoglienza, in linea di massima. Tengo a precisare che, a parte lo SPRAR, laddove si tratta come dicevo di progetti comunali finanziati dal Ministero dell'interno secondo una graduatoria e una valutazione che fa una Commissione mista, le altre strutture sono comunque sempre aperte con gara. Tale gara è stata, fino al 2013 e parte del 2014, al massimo ribasso; io sono arrivato nel 2014 e ho ritenuto che il massimo ribasso non fosse la soluzione migliore, quindi, dalla fine del 2014, sono tutte con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa.
È chiaro – bisogna avere i piedi per terra – che l'offerta più vantaggiosa è un meccanismo anche normativamente più complesso, quindi ci sono prefetture di maggiori dimensioni in grado di gestirlo correttamente e prefetture di minori dimensioni che fanno più fatica a costruire gare di questo tipo. In ogni caso, abbiamo ritenuto che il massimo ribasso non fosse una soluzione in nessun modo più da consentire. Peraltro, c'era stata anche una decisione del Consiglio di Stato negli anni precedenti che indicava il massimo ribasso, in particolare il prezzo che veniva indicato negli anni precedenti, non corrispondente alla qualità dei servizi che era necessario offrire. Tutto questo, comunque, dovreste trovarlo nella documentazione, attraverso le varie circolari che sono state inviate ai prefetti dando indicazioni su come gestire la gara.
Il secondo pilastro su cui è poggiato questo progetto per un'infrastrutturazione stabile dell'accoglienza nel nostro Paese è il tema delle commissioni. Le commissioni, come sapete, sono state raddoppiate e da 20 sono diventate 40. Non posso essere ipocrita, quindi devo confessare che tra l'approvazione del decreto-legge che le ha istituite, alla fine dell'anno, e qualche settimana fa c’è stata molta fatica per metterle in piedi. Si tratta di una fatica che coinvolge tutti, senza distinzioni: certamente noi, come amministrazione civile dell'Interno nello scegliere i presidenti, ma soprattutto gli enti locali che fanno anche loro fatica a individuare la persona che ne deve fare parte.
PRESIDENTE. Posso chiedere di illustrare come sono composte ?
MARIO MORCONE, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Sì, peraltro questo è un interessante elemento di discussione. La commissione è composta da un presidente, appartenente alla carriera prefettizia, dell'amministrazione civile dell'Interno; da un componente esponente e rappresentante della Polizia di Stato; un esponente in rappresentanza dell'ente locale, normalmente designato dal comune dove ha sede la commissione o dalla Conferenza Stato-Città; un rappresentante dell'Alto Commissariato per i rifugiati. Quindi, quattro persone.
Devo dire che al riguardo c’è anche un dibattito molto vivace, perché siamo gli unici in Europa ad avere questo tipo di meccanismo. Ho ritenuto – consentitemi di esprimere un'opinione, che naturalmente conta quel che conta – che la commissione – pur semplificando le procedure nel decreto-legge che citavo prima, che ha raddoppiato le commissioni – costituisse Pag. 7comunque un elemento di garanzia in presenza di una richiesta di una persona che comunque si batte per il proprio futuro, e che non fosse sostenibile l'idea, invece praticata in molti Paesi europei, di affidare ad una sola persona l'esame della domanda.
Non mi permetto di giudicare quello che fanno negli altri Paesi, ma ritengo che la scelta fatta da noi di avere quattro persone, peraltro con sensibilità diverse, anche professionalmente, sia importante per garantire la neutralità di quella commissione. Per evitare la routine di un atteggiamento troppo semplificato, mi è parso sinceramente che la scelta della commissione fosse migliore. La presenza del funzionario dell'Alto Commissariato per i rifugiati, a mio avviso, è un ulteriore elemento di garanzia.
Questo sistema, per quanto noi abbiamo cercato di accelerare i tempi delle commissioni, rallenta un po’ il meccanismo. Oggi l'esame delle domande è individuale, mentre la decisione è collettiva, a meno che la persona non chieda espressamente di essere ascoltata dall'intera commissione, diritto che può esercitare liberamente.
Ovviamente tutto questo rallenta un po’, come dicevo, rispetto a scelte che hanno fatto altri Paesi, dove c’è una sola persona che esamina la domanda e decide. Tuttavia, mi pare una materia di delicatezza tale da rendere necessario il mantenimento della commissione. Le abbiamo raddoppiate e, come dicevo prima, abbiamo fatto e facciamo un po’ fatica a metterle in piedi, perché ognuna di queste organizzazioni ha una serie di impegni, quindi diventa spesso complicato costituirle. Abbiamo ritenuto, tuttavia, di accelerare e semplificare una serie di procedure e, al tempo stesso, di lasciare in piedi le commissioni.
Oggi funzionano tutte e quaranta. Dico «oggi» perché le ultime davvero nei giorni scorsi hanno ripreso a muoversi (parlo di Agrigento e di Brescia, ad esempio), per una serie di motivi che non è difficile immaginare, come la presenza dei commissari, ma anche l'individuazione dei locali, la mancanza dell'impiegato che fa il verbale o di quello che ha gli elementi per la valutazione dei Paesi di provenienza, i cosiddetti COI (Country of Origin Information).
Comunque, le commissioni oggi sono tutte in piedi e funzionano. Devo dire che già i numeri ci confortano rispetto all'arretrato che, in qualche modo, era stato accumulato negli anni passati e che noi speriamo possa essere smaltito nei tempi più rapidi.
Ultimo argomento, i minori non accompagnati. Voi sapete che fino al 31 dicembre dello scorso anno il Ministero dell'interno non aveva alcun ruolo per i minori non accompagnati, quindi mi asterrò dal valutare che cosa è accaduto nel 2014. Dal 1o gennaio 2015, invece, ce ne siamo fatti carico noi, devo dire senza entusiasmo, nel senso che lo facciamo con la passione civile di prestarsi ai minori non accompagnati, ma senza l'orgoglio di esserci accaparrati una competenza che proprio non volevamo.
Detto questo, stiamo cercando di risolvere i problemi che abbiamo trovato sul territorio (usiamo questo termine un po’ diplomatico). Per questo abbiamo fatto un primo bando, con il quale abbiamo detto di garantire il pagamento dei 45 euro pro die/pro capite a tutte le strutture di prima accoglienza che per 90 giorni accoglieranno i minori, che siano naturalmente autorizzate dalla regione. Come sapete, l'ente regione ha una specifica competenza in materia di minori.
Ripeto, abbiamo assicurato il pagamento di 45 euro pro die/pro capite a tutte le strutture autorizzate dalle regioni che avessero aderito al bando e che avessero i requisiti in esso previsti. Si sono presentate 16 strutture, ne abbiamo autorizzate solo 10. Abbiamo limitato queste strutture al numero di 4 per regione, quindi ogni regione può avere solo 4, e non più, di queste strutture. Le 10 strutture che al primo bando sono state autorizzate sono già in esercizio e sono collocate prevalentemente – come potete immaginare – al centro-sud, con una presenza in Liguria e Pag. 8una in Emilia-Romagna, nessuna in Piemonte, nessuna in Lombardia, nessuna in Veneto, nessuna in Toscana.
A questo punto, avendo le misure d'urgenza e quindi risorse provenienti dall'Unione europea, abbiamo fatto un secondo bando, che è scaduto il 28 aprile, cui hanno partecipato credo 11 nuove strutture – con esclusione della Sicilia, che aveva già 4 strutture – dalle quali noi contiamo evidentemente di incrementare una prima accoglienza di qualità. Questo in funzione non solo della qualità dell'accoglienza per i minori, ma anche e soprattutto per cercare di sollevare i sindaci, laddove si è aperta una questione molto complicata sul peso che il numero di minori arrivati nel nostro Paese provenienti dai Paesi africani ha scaricato sulle spalle dei sindaci stessi, soprattutto in alcune realtà comunali medio-piccole che non erano in grado assolutamente di gestire situazioni come queste e per le quali, peraltro, in passato si pagavano dagli 80 ai 110 euro pro die/pro capite.
Naturalmente voi potete ritenere che questa sia una cifra congrua e che sia invece incongrua la cifra di 45 euro. Io ho fatto un ragionamento forse superficiale – mi autodenuncio come superficiale – che è il seguente: io che ho un buon stipendio e sono sicuramente in una fascia alta, non potrei spendere per mio figlio più di 1.400 euro al mese. Lo dico perché 45 euro pro die/pro capite moltiplicati per trenta giorni fanno 1.350 euro e più di questo credo che esclusivamente per mio figlio non potrei spendere.
Inoltre, a questo si deve aggiungere che parliamo di minori che hanno mediamente tra i 15 e i 18 anni, con qualcuno che ha più di 18 anni e cerca di dimostrarne di meno. Quindi, francamente si tratta di ragazzi formati, che hanno certamente bisogno di essere accompagnati verso un percorso di integrazione e di futuro nel nostro Paese, ma certamente non si tratta di bambini che hanno avuto particolari traumi, come invece era previsto nella legge 328 del 2000, così come nasceva, che era dedicata a uno scenario completamente diverso da quello che noi abbiamo in piedi in questo momento.
Come vi dicevo, abbiamo fatto il primo e il secondo bando. Soprattutto, è all'esame della Corte dei conti – dopo che l'ha firmato il ministro ed è passato in Conferenza unificata – un bando SPRAR per i minori non accompagnati non richiedenti asilo. Dunque, noi abbiamo allineato i minori non accompagnati richiedenti asilo a quelli non richiedenti asilo, in quanto riteniamo che i minori siano minori e basta, cioè persone vulnerabili a cui dobbiamo dare assistenza. Quindi, ci siamo rivolti ancora a quello che riteniamo essere il progetto migliore, cioè lo SPRAR, costruendo un bando che abbiamo mandato a registrazione alla Corte dei conti e che verrà pubblicato nei prossimi giorni.
Questo è il progetto. Quanto alla situazione attuale, tutti sapete che abbiamo avuto e stiamo avendo ondate di sbarchi molto imponenti. Probabilmente vedete – scusatemi se faccio anche un po’ di ironia – un po’ di abbronzatura sul mio volto, perché avevo osato immaginare di poter andare al mare sabato 1o maggio, disertando le occasioni ufficiali, e così ho fatto, ma sono stato punito pesantemente perché dal pomeriggio di sabato 2 maggio sono arrivati i messaggini della Guardia costiera che coordina il soccorso a mare per segnalare 17 avvistamenti e domenica 15 avvistamenti. In sostanza, da sabato notte a ieri sono sbarcate oltre 7.000 persone.
Come potete immaginare, questo in qualche modo sconvolge tutti i progetti che uno può pensare di costruire in sede di accoglienza. L'idea è stata quella intanto di lanciare una richiesta di nuovi posti, e anche qui troverete la mia vecchia circolare e la nuova circolare, di cui si parla in maniera molto semplificata su alcuni organi di stampa. Per non creare, soprattutto in vista della riunione di oggi pomeriggio, inutile polemica tra le forze politiche, abbiamo ritenuto di chiedere 80 posti a ogni provincia, ad esclusione delle Pag. 9province siciliane, immaginando che, in fondo, ogni provincia 80 posti potesse trovarli. Questa è la nostra idea.
Inoltre, nella circolare, che spero abbiate trovato il tempo di leggere, c’è un forte accento sulla necessità di condividere con i sindaci e con le regioni – ma soprattutto con i sindaci – le scelte che si compiono sul territorio. Non vogliamo imporre nulla a nessuno, ma abbiamo semplicemente il dovere di assicurare un'accoglienza civile, una visita medica, il cambio degli abiti e un luogo dove potersi sistemare alle persone che arrivano sul nostro territorio.
Non vi è, dunque, nessuna scelta dirigista, ma la massima apertura alle scelte che autonomamente può fare il territorio, anche il territorio più profondo, perché ci si rende conto che grandi aree metropolitane, come Roma, Milano e Torino, possono avere già grandi problemi di marginalità. Esistono, però, alcune aree del nostro Paese dove c’è desertificazione della popolazione e dove tutto questo non crea particolari problemi.
Per fare chiarezza ho portato una mail – che non vi lascerò perché è tutta scarabocchiata, ma se vi interessa posso farvela avere – del presidente della regione Valle d'Aosta – il quale ha anche funzioni prefettizie, quindi per qualche profilo della sua attività (se non si offende) è anche un collega – che ci ha negato la disponibilità di 79 posti nella sua regione. La Valle d'Aosta ha 74 comuni, quindi considerando un posto per ciascun comune e 3 ad Aosta ci sarebbero 78 posti, quelli che gli avevamo chiesto.
Credo che non possa essere questo il modo di affrontare tali problemi, che esistono e che abbiamo sul tavolo ogni mattina. A mio avviso, la vita delle persone dobbiamo tenerla fuori dalla polemica politica e dalla speranza di vincere le elezioni. A questo riguardo dobbiamo fare un passo in avanti, almeno da cittadino questa è la mia speranza, questo è il mio auspicio.
Signor presidente, credo di potermi fermare, ma naturalmente sono pronto a rispondere a tutte le domande che voi riterrete.
PRESIDENTE. Grazie per questa esauriente relazione.
Anticipo in premessa, signor prefetto, e lo dico anche ai colleghi commissari, che questa non sarà evidentemente l'unica audizione, perché ci saranno approfondimenti più specifici, per esempio sulla materia dei CIE, ma anche su questioni più dirette.
Oggi procederei, come avevamo deciso nell'Ufficio di Presidenza, a un esame generale della questione dell'accoglienza, se lei è disponibile fino alle 10.50, in maniera da riservarci dieci minuti finali per l'Ufficio di Presidenza.
Proporrei anche – ovviamente senza limitare l'attività di nessun commissario – di procedere con le domande, in modo tale da utilizzare al massimo la presenza del prefetto. Inizierei con un intervento per gruppo, ma poi ovviamente tutti i gruppi e tutti i commissari possono intervenire con le loro domande.
Ciascuno mi dica se intende porre delle domande con un particolare regime di riservatezza.
Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
MARIO MARAZZITI. La ringrazio, prefetto Morcone. Leggeremo con attenzione anche tutte le carte che ci ha portato e che ci fornirà.
Le chiedo se esiste qualche ragione per cui la Protezione civile, in casi di particolare emergenza, possa essere coinvolta oppure se non lo sia in nessun caso. È una domanda che emerse nel visitare Lampedusa due giorni dopo la grande tragedia di ottobre.
In secondo luogo, c’è bisogno di accelerare la fuoriuscita dai centri temporanei e di prima accoglienza, che dovrebbe essere rapidissima, ma subentra il problema delle commissioni e delle alternative. Quindi, è necessario accelerare la fuoriuscita Pag. 10ma, se non c’è alternativa, dove andare ? Qual è il punto di equilibrio tra queste due esigenze ?
Inoltre, ci arrivano delle segnalazioni secondo cui sembra che a Roma non vengano rinnovati i permessi di soggiorno a chi ha già, per richiesta di asilo, per protezione sussidiaria e per motivi umanitari, tale diritto, se non si esibisce il certificato di residenza. Insomma, sembra che il comune, a chi ha la residenza virtuale in via Dandolo oppure in via Modesta Valenti – a seguito del servizio di Report e a causa di abusi in altri campi – non dia più la residenza.
Chiedo se questa non sia una violazione del diritto d'asilo e se non si possa intervenire tempestivamente.
Vorrei anche chiarimenti sulla quantità di fondi di provenienza europea e nazionale a vostra disposizione.
Sulla sproporzione tra nord e sud del Paese, notiamo che avete con garbo richiesto alle province di farsi carico della questione, ma effettivamente la circostanza che il Piemonte abbia meno persone della Calabria costituisce un problema.
Infine, siccome in prima battuta negli SPRAR l'intervento dei comuni e degli enti locali è importantissimo, ci può essere un problema di anticipo fondi, ossia di una distanza tra il momento in cui ci si fa carico immediatamente di alcuni interventi urgenti e il momento in cui arrivano i fondi messi a disposizione. Nelle regioni, ad esempio la Calabria, in cui alcuni comuni debbano rientrare dal debito, previo accordo con lo Stato, in maniera programmata, quindi siano debitori verso lo Stato di alcuni milioni al mese o all'anno, è possibile andare a fare un bilanciamento tra crediti e debiti, in modo che si possano considerare immediatamente disponibili questi fondi ? Si può operare in tal senso ?
VEGA COLONNESE. Più che porre domande vorrei chiedere alcuni chiarimenti.
Lei ha parlato del progetto «Praesidium». Noi chiediamo in dettaglio se nel progetto siano previsti mediatori culturali e in che misura.
Inoltre, lei ha fatto riferimento all'utilizzo di caserme. A noi, però, tale utilizzo non sembra il più consono, per quello che è stato visto finora. Chiediamo se ci sia l'intenzione – sicuramente ci sarà – di fare in modo che queste caserme possano essere utilizzate al meglio, quindi modificate in modo da non rappresentare dei ghetti e dei magazzini nei quali si accolgono le persone senza poter assicurare loro il rispetto delle varie esigenze.
Noi abbiamo apprezzato molto l'aumento delle commissioni territoriali, perché le consideriamo un valido supporto. Tuttavia, anche lei ha evidenziato una lentezza nella disamina delle domande. Insomma, ci sono processi abbastanza lunghi. Vogliamo sapere, quindi, se nella riunione prevista per oggi sarà in discussione anche tale questione e in che termini si possano ridurre i tempi per l'espressione del giudizio delle commissioni.
Vorrei porre un'ultima domanda e poi mi fermo, anche se ne avrei delle altre, rappresentando anche altri membri del Movimento. Come s'intende rafforzare la convenzione in essere con le prefetture ? Lei prima ci ha indicato la questione della Valle d'Aosta, che credo sia dovuta anche alla mancanza di risposta nell'esigenza di risolvere la questione.
Chiedo se sia possibile avere un resoconto della risposta di tutte le prefetture e in che termini si parli di servizi erogati, ossia quali sono i servizi necessari minimi.
MARIO MORCONE, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Rispondo rapidamente alle domande poste.
Signor presidente, non abbiamo ancora parlato dei CIE – è stata un'omissione involontaria – quindi accenno alla questione, che sarà approfondita in altre occasioni. Nei CIE ci sono, in tutta Italia, 340 persone. Abbiamo adottato un nuovo regolamento, che depositiamo, molto civile e avanzato. Devo dire che, anche da questo Pag. 11punto di vista, sono orgoglioso del nostro Paese, rispetto a situazioni francesi o di altri Paesi europei di cui non si può andare orgogliosi.
Onorevole Marazziti, la scelta di non intervenire con la dichiarazione dello stato d'emergenza e la Protezione civile è una scelta consapevole. L'idea – che nasce appunto nella Conferenza unificata del 2014 – era, ed è ancora, quella di costruire nel nostro Paese un'infrastruttura stabile e ordinaria di accoglienza e di non ridursi a gestire la vicenda della migrazione sempre come una vicenda di emergenza.
Si tratta di una scommessa – che in realtà abbiamo vinto, almeno così ritengo, fino al 31 dicembre e che adesso stiamo rigiocando con molto affanno – che però ancora ci vede nel tentativo di evitare di ricorrere alla dichiarazione di stato di emergenza e a semplificazioni amministrative che non abbiamo voluto, anche per tutte le vicende del passato che voi conoscete e che sono sempre state oggetto di polemiche, oltre che di procedimenti penali. La scelta, quindi, è stata quella di cercare di costruire nel nostro Paese un'infrastruttura stabile di accoglienza, regolata da una strumentazione normativa ordinaria.
Per quanto riguarda il tema della presenza nei centri, è vero, le commissioni sono lente e impiegano anche sei mesi – poi risponderò all'onorevole del Movimento 5 Stelle –, ma in ogni caso le direttive europee ci impongono di mantenere le persone nei centri, anche in caso di decisione negativa della commissione, se queste non sono in condizioni di gestirsi autonomamente. Tutto ciò fino al primo grado di giudizio, ossia alla decisione del giudice ordinario al quale il migrante è ricorso.
Si tratta di un problema che stiamo rappresentando fortemente, anche perché, non per colpa del giudice ordinario, nel quadro della situazione della giustizia, le decisioni di primo grado spesso arrivano dopo un anno o un anno e mezzo, quindi i centri ovviamente sono anche oppressi da presenze lunghe, di un anno e mezzo o due anni, di chi non ne avrebbe diritto, per i motivi che vi ho appena detto, ossia l'attesa della sentenza del giudice di primo grado. Certo, in primo luogo vanno considerate le lentezze della commissione – per l'amor di Dio –, ma poi se il migrante fa ricorso siamo costretti a tenerlo in accoglienza e ad aspettare la decisione di primo grado.
Per quanto attiene invece alla questione, che conosco bene, di Roma e di chi non ha la residenza stabile, si tratta di una responsabilità di cui mi faccio carico. Non siamo riusciti a fare la riunione, che è stata anche sollecitata dal sottosegretario Manzione, ma la faremo nei prossimi giorni, appena avremo un attimo di respiro. So bene che si sta creando una situazione abbastanza assurda.
Quanto ai fondi nazionali, si tratta di una sorta di «araba fenice». L'anno scorso abbiamo speso 630 milioni di euro circa (comunque sono disponibili i dati), ma quest'anno probabilmente spenderemo di più.
I fondi europei sono quelli per misure d'urgenza, che ho ottenuto per i minori non accompagnati (10 milioni), e per il rifinanziamento di «Praesidium» (3 milioni), per un totale di 13 milioni. Inoltre, ci sono i famosi fondi FAMI o AMIF (Fondo asilo, migrazione e integrazione) 2014-2020, che, anche se siamo a metà 2015, non sono stati ancora approvati; sono in approvazione e li otterremo senz'altro, ma non sono ancora disponibili a un anno e mezzo di distanza dall'inizio dei sette anni previsti. Tali fondi ammontano a 310 milioni di euro da dividere nei sette anni, a fronte di una spesa nazionale che è quella che conoscete.
Non credo che la Commissione europea sia cattiva con noi. In realtà, il problema è molto più grande, vale a dire che sul tema dell'immigrazione la Commissione europea probabilmente impegna una parte minore del suo budget; forse dovrebbe ridisegnare il budget dell'immigrazione rispetto a una situazione contingente evidente a tutti. L'Italia, quindi, è solo parte del problema del budget europeo.Pag. 12
Il divario tra le regioni lo troverete nel materiale che vi consegno, con le percentuali e con il numero di posti che teoricamente avrebbero dovuto assorbire e non hanno assorbito. Riguardo allo SPRAR, dico subito che questa è la strada più garantita, nel senso che noi l'abbiamo pagato al 31 marzo. I progetti SPRAR hanno sempre le risorse già precostituite, quindi non possono soffrire di alcuna difficoltà. Diverso è il caso, invece, dei centri che apriamo temporaneamente, sui quali ogni volta dobbiamo andare comprensibilmente in assestamento, poiché non si può pianificare effettivamente quante persone dovremo accogliere.
Onorevole Colonnese, il progetto «Praesidium» è in piedi da dieci anni. Ora, non so di quanti mediatori culturali dispone, ma so che stiamo aspettando i fondi FAMI per incrementare appunto il tema dei mediatori culturali, come ci è stato chiesto anche dai colleghi della Polizia di Stato. Abbiamo già dato la disponibilità e naturalmente appena ci approvano i fondi europei cercheremo di far crescere il numero dei mediatori culturali, che sono centrali all'interno di un rapporto col migrante.
L'utilizzo delle caserme non mi appassiona affatto – l'ho detto, l'ho scritto e lo ripeto – e non è esattamente il core business della mia filosofia per l'immigrazione, come ho cercato di spiegare, anche nella circolare se la leggerete. Facciamo l'esempio di Montichiari, con un sindaco che, peraltro, credo appartenga alla maggioranza. Se il sindaco di Montichiari e qualche sindaco vicino si mettono d'accordo e ci offrono 100, 150 o 200 posti, io sarò felicissimo di non utilizzare la caserma di Montichiari. Perché dovrei crearmi un problema in Lombardia e a Montichiari ? Non sono pazzo. Peraltro, dovrei spendere dei soldi, perché la caserma va ristrutturata e riportata in condizioni civili.
La questione è piuttosto che, se in Lombardia l'assessore Bordonali ce l'ha con me e a Montichiari il sindaco non mi dà i posti, la caserma non è disponibile, a un certo punto dovrò trovare una soluzione, perché ho una responsabilità per la quale mi pagano tutti i 27 del mese e la eserciterò fino in fondo, fino a che il Governo mi tiene in questa posizione.
Circa la lentezza della Commissione ho già cercato di dare spiegazioni, quindi mi pare di aver risposto a tutte le domande.
ERASMO PALAZZOTTO. Signor presidente, chiedo di procedere in seduta segreta, per le risposte più che per le domande, in modo tale che possiamo affrontare questa discussione più serenamente.
PRESIDENTE. Dispongo la disattivazione dell'impianto audio.
(I lavori della Commissione procedono in seduta segreta indi riprendono in seduta pubblica).
PIA ELDA LOCATELLI. Lei ha risposto a quasi tutte le domande che avevo in mente in modo molto chiaro. Mi rimane una domanda sui minori non accompagnati.
Lei ha detto che il Ministero dell'interno se ne fa carico dal 1o gennaio di quest'anno, ma chiaramente si fa carico di tutti i minori. Le chiederei il numero di questi minori, che sappiamo bene non sono bambini, ma soprattutto adolescenti. Come dicevo, il ministero si fa carico di tutti.
Poi c’è il tema del bando, di cui lei ci ha parlato, per le strutture regionali, che garantisce il pagamento di 45 euro pro die/pro capite, per un'accoglienza di novanta giorni. Non ho capito la durata di tale accoglienza, come sono queste strutture autorizzate dalle regioni e se, insieme alle strutture, c’è la possibilità per singole famiglie di accogliere questi minori.
Io ho provato a chiacchierare un po’ del tema e a fare una proposta in tal senso, ma c’è una preoccupazione ad accogliere in casa degli adolescenti; se già i propri sono difficili da gestire, figuriamoci quelli che non si conoscono. Penso, tuttavia, che la durata di novanta giorni forse possa facilitare l'accoglienza temporanea.Pag. 13
Lei dice, inoltre, che al primo bando sono state ricevute 16 risposte e approvate 10 strutture, soprattutto nel sud.
Ora, io capisco la preoccupazione di non forzare le situazioni, ma mi sembra davvero inaccettabile che con l'eccezione, mi pare, della Liguria e dell'Emilia-Romagna, tutta la zona più ricca e anche più popolata del Paese, dove quindi sono più facilmente distribuibili le presenze, abbia reagito con un «no». Mi pare di aver colto che ci sia una sorta di resistenza ad andare oltre la moral suasion. Non è possibile che la Lombardia non abbia risposto anche con una sola presenza a questo bando.
GIUSEPPE GUERINI. Signor presidente, anche io sarò rapidissimo. Vorrei fare innanzitutto una considerazione rispetto alla questione dello SPRAR. Credo che sia molto intelligente la proposta della premialità ai comuni, che anche in sede ANCI è stata discussa più volte, ma andrebbe approfondita e ulteriormente rafforzata.
Vorrei porre una domanda molto semplice e rapida. Lei ritiene che se venisse modificato il regime attuale circa la possibilità di un'attività lavorativa per richiedenti asilo decorsi sei mesi dalla domanda, questo potrebbe avere una qualche utilità, sarebbe una proposta neutra o addirittura dannosa ? In questo momento sono consentite attività lavorative a chi ha il permesso di soggiorno per richiesta di asilo, decorsi sei mesi. Poi dovremmo farcene carico noi, ma prima vorrei avere il conforto suo per capire se è una proposta sensata, insensata, neutra o inutile. Grazie.
LAURA RAVETTO. Signor prefetto, purtroppo sono arrivata in ritardo, e me ne scuso, ma avevamo la riunione del Comitato Schengen. Pertanto, se le farò delle domande alle quali lei ha già risposto, la prego di rimandarmi al resoconto stenografico.
Ieri abbiamo avuto indiscrezioni di stampa sulla proposta all'ONU di una risoluzione sui migranti. Anche oggi abbiamo visto che sono in fase di preparazione degli incontri, credo tutti prodromici alla riunione del Consiglio europeo che si terrà a fine giugno. Comprendo che non è esattamente il suo ministero di competenza, nel senso che parliamo dell'attività del Ministro degli esteri Gentiloni. Le segnalo che io ho chiesto, ieri, attraverso un'agenzia, che Gentiloni venga a riferire in Aula, perché, secondo me, quando si fanno tali proposte andrebbe anche ascoltato il Parlamento.
Le chiedo, però, se lei abbia minimamente notizia – per ciò che è di sua competenza – se all'interno di questa risoluzione i temi trattati siano due: se si parla effettivamente del problema dello sharing, ossia della ripartizione dei costi per l'accoglienza tra gli Stati europei, su cui lei anche oggi ha avuto modo di pronunciarsi, e delle regole di flessibilità – prefetto, come lei sa abbiamo insistito anche all'interno del Comitato Schengen – già contenute nel Regolamento Dublino III in tema di identificazione.
Lei dice che non vorremmo essere commissariati, e lo comprendo, però gli strumenti esistono già, prefetto, e non lo dico soltanto io, ma anche rappresentanti, ancorché non ministri, del Governo.
Vorrei quindi sapere se ne state discutendo, perché sappiamo tutti che ci sono alcuni articoli del Regolamento Dublino III che già consentirebbero oggi – purché vi sia la volontà politica da parte degli Stati europei – di derogare alla regola dello Stato di primo approdo. Questa sarebbe una soluzione seria per sgravare anche il nostro Stato di tali costi.
Inoltre, lei ha parlato correttamente delle spese che noi sosteniamo per l'accoglienza e di quanto l'Europa di fatto contribuisce. Sappiamo, però, quanto l'Italia versa all'Europa a titolo generale su questo ? Intendo dire che, quando l'Europa stanzia dei fondi, essi sono frutto della compartecipazione dei singoli Stati, quindi non solo dell'Italia, ma di tutti gli Stati europei, su quel tema. Non voglio fare un discorso di do ut des, ma chiedo effettivamente quanto spendiamo di più o di meno rispetto a quanto già compartecipiamo per l'accoglienza in generale.Pag. 14
Vorrei poi esprimere un'ultima riflessione, sebbene, prefetto, probabilmente lei ne abbia già parlato.
Giustamente da più colleghi sento dire che il sindaco del paese «x» della regione «x» rispetto ad altri è meno generoso nell'accoglienza. Personalmente ho ascoltato questi sindaci, in sede di Comitato e sul territorio, ma non mi sembra che da parte loro vi sia egoismo. Essi lamentano il fatto di essere chiamati in situazione emergenziale.
A questo punto, le chiedo, prefetto, se si riesce a fare una programmazione. Ormai, purtroppo, sappiamo che questi arrivi non sono estemporanei né improvvisi, ma sono continuativi e sono, di fatto, un esodo, come qualcuno li ha chiamati. Sono contabilizzabili, a settimane, a seconda dei mesi: 3.000 arrivi a settimana a giugno che diventano 7.000 ad agosto.
Le chiedo se, da questo punto di vista, il Ministero dell'interno abbia in mente – non chiedo se stia migliorando perché probabilmente è già efficientissimo – questo spirito di programmazione, oppure ci conferma che ci troviamo di fronte anche a egoismi di singoli rappresentanti locali.
MARCO RONDINI. Interverrò molto brevemente perché molte delle domande che avrei voluto porre sono state già poste dai colleghi.
Lei ci diceva che oggi attualmente sono ospitate presso i centri circa 83.000 persone rispetto alle 170.000 che sono sbarcate sul nostro territorio. Vorrei quindi sapere che fine hanno fatto le persone che non sono state accolte.
Inoltre, vorrei sapere quante sono al momento le richieste che invece sono state accolte, considerati i tempi ai quali lei faceva riferimento, ossia, se non ho capito male, che ogni richiesta viene evasa in un tempo che va da un anno e mezzo a due anni e molte altre rimangono inevase magari per tanto tempo.
Insomma, vorrei sapere quante sono in realtà le richieste che sono state accolte.
MARIO MORCONE, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Onorevole Locatelli, le lascio un fascicoletto, che ho depositato in segreteria, con i numeri specifici che riguardano i minori non accompagnati attualmente in accoglienza.
Come ho cercato di accennare, è chiaro che abbiamo bisogno, piano piano, di recuperare una situazione che dal 2014 ci è sfuggita di mano e stiamo cercando di farlo progressivamente. Non so perché gli amici del Piemonte, della Lombardia e del Veneto non hanno ritenuto di partecipare e ne sono abbastanza dispiaciuto. Probabilmente alcuni comuni seri, come Torino o Milano o magari Venezia, pagavano veramente 80 o 110 euro – non lo so – però francamente mi viene anche il dubbio che li pagassero o che ci fossero chissà quali alchimie contabili e aspetti di bilancio nascosti in questa storia.
Di fatto, noi riteniamo di dover pagare 45 euro e di costruire un canale dello SPRAR dove a questa somma si aggiunga un 20 per cento, che ci sembra una cosa giusta e civile.
Se poi insisteranno nel non partecipare, si troveranno certamente delle soluzioni. In questo momento la cosa più importante per noi è cercare di «asciugare» tutto quello che è accaduto l'anno scorso, ragion per cui abbiamo persone disperse sul territorio. C’è, infatti, un alto numero di irreperibili, come potrete vedere nel fascicoletto che depositerò.
Dobbiamo però parlarci in maniera molto diretta: molto spesso questi ragazzi vengono con il numero di telefono dello zio, del presunto zio, del parente o della comunità a cui devono rivolgersi e non esistono soluzioni, se non di tipo coercitivo, per impedire loro di andare via. Questi ragazzi comunque arrivano convinti che il loro parente troverà per loro il percorso migliore per integrarsi.
Naturalmente oltre a questo ci sono fenomeni di tratta, soprattutto per le ragazze nigeriane, che noi cerchiamo di contrastare duramente, poiché ci preoccupano e ci angosciano molto. Tante ragazze nigeriane, infatti, arrivano con un destino già segnato e forse al riguardo dovremmo intervenire più duramente, perché si tratta Pag. 15probabilmente dell'aspetto peggiore. Anche su questo troverete tutti i dati nel fascicolo.
PIA ELDA LOCATELLI. Parlavamo dei novanta giorni...
MARIO MORCONE, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. L'idea è che poi vadano nello SPRAR. Queste sono strutture di prima accoglienza, cui segue un percorso nello SPRAR, il cui bando – ripeto – è all'esame della Corte dei conti, già è passato in Conferenza unificata e spero che nei prossimi giorni possa essere pubblicato.
Onorevole Guerini, non abbiamo ancora parlato della questione che lei ha sollevato, altrimenti avremmo dovuto dedicarle una giornata e non so se voi avete tutto questo tempo. Noi naturalmente stiamo recependo le direttive europee e nel farlo – non a caso ho portato con me il mio cervello normativo, la dottoressa Gallo – abbiamo già inserito un tempo assai più breve, ossia due mesi, dopo l'arrivo in Italia.
Non solo abbiamo previsto due mesi, accorciando il tempo di sei mesi previsto prima, ma soprattutto stiamo emanando circolari per spiegare anche ai sindaci che si possono immaginare interventi volontaristici (certo, non sono soluzioni) per coinvolgere queste persone. Penso, ad esempio, all'idea di pulire la città di Bergamo o altro. Questa può rappresentare anche una modalità per attenuare l'impatto sociale, per far sentire questi ragazzi più integrati e per farli accettare meglio dal contesto nel quale sono inseriti. Spero che i colleghi lo stiano facendo.
Presidente Ravetto, della risoluzione ONU – le dico la verità – non so molto, perché effettivamente è un tema che riguarda la Difesa, il Presidente del Consiglio e gli Esteri. Leggendo i giornali, mi sembra di capire che comunque a qualsiasi azione debba corrispondere uno straccio di intesa tra i due Governi, a supporto di un eventuale possibile accordo, per quanto superficiale, a sostegno di un nascente Governo di coalizione in Libia.
Immagino si chieda all'ONU un intervento civile e militare a supporto di questo, o almeno io ho capito così. Tuttavia, lo ripeto, si tratta solo di un'opinione, perché non è uno dei temi ai quali ho accesso.
Mi preoccupa invece molto di più la seconda parte del suo discorso. È vero che l'intervento di Renzi, quello ripetuto di Alfano, i nostri interventi al nostro modestissimo livello, la presenza delle navi, ad esempio la portaelicotteri inglese che sbandiera l'Union Jack nel canale di Sicilia – quindi ci sarà la BBC a riprendere, anche perché oggi si vota in Gran Bretagna –, insomma tutto questo probabilmente ci aiuterà ad aprire dei varchi nella rozza posizione d'egoismo di alcuni Paesi del nord Europa; ma non solo dei paesi del Nord Europa, dei 28 direi. Però il prezzo non può essere la nostra sovranità nazionale, che invece è il rischio che corriamo, come cercavo di accennare prima. Il rischio è che, a fronte della promessa di superare Dublino, della promessa di prendere in carico una quota di migranti, la nostra sovranità nazionale venga messa in discussione.
Finché si tratta della commissione che fa capo al mio Dipartimento e i colleghi dell'EASO che vengono dalla Valletta impazzano al Ministero dell'interno, non c’è problema: sono anche simpatici e in genere sono giovani che in un ministero vecchio come il mio creano anche un po’ di vivacità. Quando però parliamo dei temi che riguardano la Polizia di Stato, che è comunque un simbolo forte della nostra Repubblica, francamente il discorso si fa più complicato, quindi dobbiamo stare un po’ attenti a non accettare promesse per il futuro in cambio di un danno diretto nell'immediato. Spero di essere stato chiaro.
Si è detto che i sindaci vengono chiamati in situazione emergenziale. Come leggerà nella mia circolare, intanto abbiamo fatto un piano, perché ci è stato chiesto dalle organizzazioni e da più parti. Faccio fatica a immaginare un piano in una situazione confusa come questa, però Pag. 16l'abbiamo fatto. Abbiamo immaginato sbarchi nel nostro Paese per 200.000 persone.
Che i sindaci vengano chiamati in situazione emergenziale è vero in parte. Dico in parte perché ai colleghi prefetti abbiamo ribadito, in una circolare, l'importanza della governance, di chiamare i sindaci, i Consigli territoriali per l'immigrazione, insomma di attivare tutte le strutture che consentono un momento di riflessione comune e di coinvolgimento vero rispetto a una situazione in atto.
Naturalmente i prefetti sono come tutti gli altri, per cui ci sono quelli intelligenti, pieni di buona volontà e di passione che lo fanno, e quelli magari più «vintage» che esercitano il ruolo in maniera diversa. Noi siamo spingendo molto perché questo si faccia con un ragionamento e una riflessione comuni. Sono sicuro che le risposte arriveranno.
Poi ci sono le elezioni del prossimo 31 maggio, per cui non devo spiegarvi io la situazione.
Circa i costi – non so dare una risposta precisa perché non ho a disposizione i dati, ma posso provare a procurarveli – non so se la nostra contribuzione all'Europa abbia poi una finalizzazione. Quindi la discussione riguarda l'utilizzo del budget complessivo europeo e il sottodimensionamento del tema immigrazione rispetto a una situazione contingente.
PRESIDENTE. Su questo punto, ma anche su tutta la partita che riguarda la finanza pubblica, era mia intenzione proporre successivamente anche un'audizione del MEF.
MARIO MORCONE, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. L'onorevole Rondini chiede dove siano i migranti irreperibili. I siriani vogliono andare in Germania, gli eritrei vogliono andare in Olanda e in Svezia, e ci vanno. Quello che cerchiamo di spiegare è che, a prescindere da Dublino, quelli ci vanno ugualmente, e quando ce li rimandano, ai sensi dell'accordo di Dublino, loro ripartono per tornare lì, dove hanno famiglia e conoscenti e dove contano di inserirsi.
Anche in questo senso, evidentemente, il tema Dublino è in qualche modo superato e va rivisto per attualizzarlo rispetto a situazioni che superano norme astratte scritte in un trattato. Queste persone non sono certamente più in Italia, ne può essere certo. La prova è che abbiamo 29.000 richieste da parte di altri Paesi, per rimandarci indietro delle persone, che sono appunto quelle che se ne sono andate.
Per quanto riguarda il tempo delle commissioni, forse mi sono spiegato male. Noi ci mettiamo sei mesi a decidere su una richiesta di protezione internazionale. Di fronte al diniego, è costituzionalmente garantito al cittadino il diritto di ricorrere al giudice ordinario. Quest'ultimo, nel quadro delle tante esigenze della giustizia, mediamente impiega un anno o un anno e mezzo. Pertanto, tra presentare il famoso C3, che è il modulo col quale si accede, decidere nei sei mesi la richiesta, fare ricorso al giudice ordinario e ottenere la decisione di primo grado di quest'ultimo, in realtà passano due anni.
ELENA CARNEVALI. La ringrazio molto della disponibilità e anche del dettaglio di alcune informazioni. Questa è una Commissione d'inchiesta, quindi le porrò delle domande anche in merito ad alcune osservazioni che mi vengono dopo la sua relazione.
La prima riguarda la questione relativa agli hub e alle modalità di smistamento. Mi collego alle domande poste poc'anzi dal collega di Sel. Una segnalazione che le faccio riguarda i controlli effettuati relativamente alle condizioni con cui vengono trasferite le persone.
Le riporto segnalazioni che mi arrivano sull'accoglienza in alcuni posti. Potrei fare riferimento anche a Bergamo, dove queste persone sono arrivate in condizioni francamente discutibili. Come si verificano le situazioni di passaggio dagli hub ai centri di accoglienza e a quelli d'urgenza che si stanno realizzando ?Pag. 17
La seconda domanda, invece, concerne più un indirizzo di natura politica che può venire dal fronte del Ministero. Nella mia piccola esperienza di bergamasca e di chi ha sostenuto il progetto SPRAR, di cui noi facciamo parte, con l'attività molto intensa che il nostro prefetto sta facendo, le esprimo una preoccupazione. Occorre evitare, ove possibile, di concentrare i migranti in luoghi da 200-300 posti in una sola zona della città, perché in tal modo la situazione diventa molto più complicata da gestire e da far accettare al territorio.
Si può tentare di dare un indirizzo politico ? Ci sono le condizioni ? Mi rendo perfettamente conto della gravità della situazione in cui ci troviamo, vista l'indisponibilità che viene da alcuni territori. È una scelta legittima, però questo carico si dovrebbe distribuire. Vorrei sapere se si può in qualche modo privilegiare un'accoglienza che non comporti le concentrazioni nei territori.
Un'ulteriore osservazione riguarda la questione dei minori. Io le potrei dare una risposta alla domanda che è stata posta poc'anzi: perché il costo viaggiava dagli 80 ai 110 euro giornalieri ? Fino a poco tempo fa i minori stranieri non accompagnati venivano trattati come i minori che noi troviamo sul territorio, in virtù del famoso articolo 404 del codice civile. Venivano collocati nelle strutture di accoglienza dei minori, che hanno questi costi e hanno una serie di standard.
Io credo che sia necessario stabilire che tipi di standard le regioni devono attribuire a questi luoghi di accoglienza, perché gli standard che venivano richiesti e i costi ovviamente hanno una correlazione.
È giusta l'osservazione che stavamo facendo: in questo caso si tratta, non di minori, ma di adolescenti, che peraltro hanno altre necessità. Hanno bisogno di più integrazione. Il modello dello SPRAR, sul quale abbiamo insistito, si avvicina molto di più alle esigenze di questi adolescenti, che non sono solo di protezione, ma sono soprattutto di integrazione.
L'ultimo è il tema del controllo degli appalti. Lei ha affermato: «Si è passati, giustamente, dall'offerta al massimo ribasso all'offerta più vantaggiosa». In un passaggio di delicatezza, ha detto anche: «Non tutte le prefetture sono attrezzate per poter fare appalti di questo tipo».
Credo che ci sia un rafforzamento. Che tipo di rafforzamento del supporto state prevedendo, soprattutto per fare in modo che non parta da lì la possibilità di generare vulnus ?
MARIO MORCONE, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Inizio dagli hub. Naturalmente, nell'ansia di trasferire coloro che sono sulle banchine, soprattutto quando li si trasferisce da Augusta o da Pozzallo a Bergamo in pullman, può capitare che arrivino delle persone in condizioni di affaticamento o di difficoltà. Su questo non c’è dubbio.
Noi, come accennavo prima, abbiamo immaginato e ancora stiamo progettando tempi e modi leggermente diversi: alcuni porti di elezione, che abbiamo citato; alcune strutture per mantenere queste persone in questi porti; il tempo necessario a rimetterli in condizione e poi la diffusione sul territorio, soprattutto dopo l'identificazione.
Con questi ritmi e con questi numeri, a volte ciò non è possibile. Onestamente, me ne rendo conto.
Concordo pienamente sulla necessità di evitare numeri grandi, come 200-300 posti. È chiaro che più c’è diffusione sul territorio, più è facile l'integrazione e meno impatto sociale c’è. Bisognerà trovare – questo è uno dei temi che si ricollegano a ciò che la presidente Ravetto mi aveva chiesto – una soluzione efficiente per l'identificazione, nei termini in cui l'Europa ce lo chiede. Mi riferisco al famoso fingerprinting.
Quando sbarcano 2.000 persone diventa complicato, da un lato, rispondere alle regole europee e, dall'altro, tenere fermi numeri alti di persone in una condizione non adeguata. Questo è uno dei ragionamenti più «bollenti» che abbiamo in piedi in questo momento.
Per ciò che concerne i minori, come ho già detto, sono assolutamente consapevole Pag. 18che questo sistema è nato dalla legge n. 328 del 2000, in un contesto diverso e per uno scenario diverso, ovvero per il bambino che scappava di casa. Era tutta un'altra storia. Tuttavia, in base a questo si sono create delle linee guida regionali molto pesanti rispetto a quello che gestiamo oggi.
Certamente la famosa proposta di legge di cui era prima firmataria l'onorevole Zampa, che è rimasta all'esame della Camera, dovrà fare qualche passo in avanti, però io credo che ci debba essere la consapevolezza che lo scenario è profondamente diverso. Possiamo parlare del bambino scappato di casa in alcune condizioni e con quegli standard, ma dobbiamo parlare con altri standard delle persone che ci arrivano oggi.
Come rafforzare il controllo sugli appalti ? Abbiamo immaginato e stiamo immaginando di fornire alle prefetture una serie di linee-guida specifiche e semplificate, sostenendole attraverso l'assistenza tecnica, che, con i fondi europei, ci dà la possibilità di supportare le prefetture anche nelle gare.
Naturalmente – è inutile negarlo – tutto questo viene fatto sempre con l'affanno. Ci si trova sempre a rincorrere i problemi e non a cercare di anticiparli o di risolverli nei tempi di cui avrebbero bisogno.
PAOLO BENI. Ringrazio il prefetto di tutte le informazioni che ci ha fornito. Vorrei tornare sulla questione dell'orientamento – come ci illustrava molto chiaramente –, di una scelta nella direzione della strutturazione di un sistema permanente, che privilegi la diffusione sul territorio rispetto alla logica dei grandi centri. In questo senso, si opta per superare l'approccio di emergenza, per andare a strutturare un sistema che, da ciò che mi sembra di capire, assume lo SPRAR come modello di riferimento, che va tendenzialmente a sostituire le strutture temporanee per l'emergenza.
Alla luce del fatto che attualmente il sistema SPRAR assorbe un quarto del totale che il prefetto citava (83.000-85.000 circa), vorrei sapere se è corretto sostenere che questa è la scelta maturata nell'ambito della Conferenza Stato-regioni e del Governo e quali sono le prospettive di incremento di questa percentuale. In quanto tempo si ritiene che quel 20 per cento possa diventare un'altra percentuale rispetto a quei numeri complessivi ?
Vengo alla seconda questione. Forse mi sono distratto un attimo, può darsi che la domanda del collega della Lega vertesse su questo e, quindi, forse ci ripetiamo. Sarebbe interessante capire il percorso delle persone accolte. Al netto delle 40 commissioni, che soltanto da poco sono a regime e che dovrebbero dare un impulso alla rapidità dell'espletamento delle pratiche eccetera, sarebbe utile capire complessivamente, sul numero di persone accolte, quante sono le domande, qual è mediamente l'esito di queste domande e quali sono i tempi di permanenza che richiede l'intero iter.
Lei ci ha illustrato il funzionamento della filiera e del sistema, il meccanismo degli hub e via dicendo. Io avevo dei riferimenti evidentemente un po’ più vecchi. Sapevo che c'erano circa 400-450 persone nei CIE, mentre lei ci parla di 340 persone. In seguito, affronteremo nello specifico la questione.
Sorge un vuoto: la questione dei CARA. Dentro questi numeri complessivi, come si inserisce il tema dei CARA ? Questo non mi è chiaro.
Infine, cosa c’è nei documenti emanati dal Ministero in riferimento alle disposizioni relative ai requisiti delle strutture, nelle diverse tipologie, e agli standard della loro gestione ?
Dico questo perché un problema che spesso viene denunciato, anche dagli enti di tutela dei migranti e dalle associazioni che se ne occupano, è l'assenza di standard univoci sul territorio e un'eccessiva discrezionalità nella valutazione di questi standard nei singoli contesti territoriali, inevitabilmente affidata alle singole prefetture.
Le chiedo se, anche in riferimento al tavolo nazionale di cui lei parlava, che è Pag. 19attivo ormai da qualche mese, c’è l'intenzione di ridefinire i regolamenti sui requisiti essenziali.
EDOARDO PATRIARCA. Le porrò quattro richieste di informazioni. Prefetto Morcone, lei parlava di dieci strutture per l'accoglienza dei minori non accompagnati, che sono andate a bando e sono in esercizio. Vorrei sapere qual è la tipologia, chi sono gli enti e se sono non profit. Insomma, vorrei sapere con chi abbiamo a che fare.
Le dico questo perché, rispetto al tema dei 40, 45, 80 o 100 euro, la riflessione che poneva la collega Carnevali è abbastanza seria. Le strutture che stanno facendo accoglienza sono quelle comunque impegnate per l'infanzia. Io ne conosco tante. Quelle che lavorano bene, con standard seri, mi dicono che queste cifre sono al limite della sostenibilità della struttura, anche per pagare gli educatori.
Non le parlo delle strutture d'emergenza, ma delle strutture che per vocazione e per impegno da anni lavorano per l'infanzia. Non parliamo di Roma e della solita storia di Mafia capitale, parliamo delle strutture serie. Queste strutture mi dicono che con queste cifre oggettivamente stentano a mantenere un livello di qualità di esercizio serio e degno, anche per questi ragazzi che provengono da altri Paesi.
Lei all'inizio ha accennato ad alcune sigle coinvolte a Lampedusa, come Save the Children e Croce Rossa. Queste collaborazioni sono strutturate o accadono sulla scorta dell'emergenza ? Mi domando perché alcune reti nazionali italiane non ci sono, magari non ci sono perché non vogliono esserci. Come viene attivato il meccanismo di collaborazione ?
La terza domanda riguarda i prefetti. Mi pare che in questa fase i prefetti abbiano un ruolo strategico. Le chiedo se da parte del Ministero c’è un percorso di acquisizione di nuove competenze e nuove capacità.
Lei giustamente diceva che non tutti si trovano nelle condizioni di operare al meglio. Visto che stiamo verificando che i prefetti e le prefetture su questa emergenza, anche per infrastrutturare una struttura d'accoglienza stabile nel tempo, avranno un ruolo importante, mi domando se il Ministero degli interni ha un progetto. Non parlo di un aggiornamento professionale, ma di un progetto per evitare che accada che alcuni prefetti siano pronti e attivi sul territorio e altri, invece, non lo siano.
Ho un'ultima domanda. Anch'io, come altri colleghi, giro un po’ per l'Italia. Ci vengono raccontate anche delle buone esperienze. Io potrei citarle comuni e territori.
Mi domando se in questo nostro percorso di acquisizione di informazioni non sia utile, oltre ad annotare il problema, cominciare a conoscere le cosiddette «buone pratiche», che in questo Paese sono tante, anche per costruire quella rete stabile di accoglienza di cui lei parlava, che non può che partire da quello che di buono si sta facendo.
Mi pare che questo racconto sia un po’ mancante. Mi piacerebbe ascoltarla, magari in un'altra occasione, sulle cose che funzionano bene. Mi pare che ci siano dei territori che stanno gestendo l'emergenza in modo puntuale e con grande capacità di accoglienza, ma anche di prospettiva di inserimento.
KHALID CHAOUKI. Ringrazio il prefetto Morcone. Innanzitutto vorrei contestualizzare. Noi siamo qui oggi alla luce di una serie di vicende che purtroppo hanno riguardato il tema dell'accoglienza. Questa è una Commissione d'inchiesta. Ci è stato dato il mandato di indagare su alcuni problemi rispetto alla tutela dei diritti umani, alla gestione finanziaria e alla trasparenza. Speriamo di arrivare, dopo un anno, a un piano propositivo da consegnare al Parlamento.
Volevo contestualizzare questa nostra indagine, perché altrimenti forse non ci rendiamo conto di quello che accade all'esterno, che certamente rappresenta un impegno, che nessuno può negare, da parte del Ministero dell'interno, dei comuni Pag. 20e dell'Italia in generale, ma rappresenta anche molte ombre. Credo che, per onestà, dobbiamo dircelo tutti.
Vorrei porre una serie di domande. Una riguarda il tema dei minori. Ci viene segnalato che c’è un ritardo nei pagamenti agli enti locali. Vorrei capire qual è effettivamente il nodo di questo ritardo. Sappiamo che c’è stato questo passaggio di delega, ma c’è ancora un ritardo che sta pesando molto sugli enti locali. Dov’è il problema rispetto a questo tema ?
Il secondo è un tema delicato. Come vengono fatte le identificazioni ? Sappiamo che non tutti vogliono essere identificati. Questo ovviamente è un tema cruciale, che rappresenta anche un elemento di credibilità per il nostro Paese, in stato di trattativa con gli altri Paesi europei.
Rispetto a questo tema, sappiamo che purtroppo in passato ci sono stati casi di identificazione forzata. Qual è la situazione attuale ? Vorrei sapere quando e come viene utilizzata l'identificazione forzata e soprattutto qual è lo status di chi non si fa identificare oggi, i cosiddetti «transitanti».
Il terzo punto concerne le statistiche sui rigetti. Vogliamo capire la situazione, perché ci risulta che in molti casi ci siano i rigetti, ma poi in sede di ricorso la domanda viene accolta. Vorrei capire qual è la percentuale e quali sono i meccanismi, che variano anche a seconda dei territori. Anche questa è un'anomalia su cui vorremmo avere delle delucidazioni.
Per ciò che concerne i CIE, a che punto è l'identificazione nelle carceri ? Noi sappiamo che dal punto di vista legislativo esiste uno strumento già chiarito, che è quello di identificare in carcere i detenuti, anche per favorire degli accordi con queste persone, affinché possano eventualmente finire la pena nei Paesi di origine. Oggi la maggior parte dei migranti trattenuti nei CIE arrivano dalle carceri.
Il Ministero della giustizia ci dice che il Viminale non vuole collaborare e viceversa. Vorrei capire dal suo punto di vista qual è il nodo e se ci sono già dei passi in avanti rispetto a questo.
L'ultimo punto è quello più delicato, ma lo abbiamo davvero a cuore. Non possiamo chiedere a lei di Mafia capitale e perché è nato Mineo. Però, il giorno dopo, cosa è stato fatto da parte del Ministro degli interni per evitare che questo possa accadere di nuovo ?
Rispetto al tema dei controlli, il mio modesto parere è che 23 ispezioni da parte del Viminale siano inadeguate rispetto ai numeri: solo a Trapani abbiamo oltre 300 strutture che sono fiorite in un anno. Ci sono inchieste della magistratura molto serie. Addirittura alcuni prefetti denunciano pubblicamente il rischio di infiltrazioni criminali. Avete una struttura stabile di monitoraggio oppure sono semplicemente dei controlli fatti su segnalazione ? I prefetti possono essere vintage o meno, ma hanno il dovere di controllare.
Ovviamente ci sono approcci diversi a seconda del territorio, però vorremmo capire se – rispetto a quello che è emerso e che continua a emergere anche dalla cronache locali – lei ritiene il livello di monitoraggio e di controllo adeguato o meno.
In secondo luogo, vorrei sapere se c’è già un tentativo di controllo più serrato, non solo sulla trasparenza dei bandi, ad esempio a Lampedusa, dove c’è stato il passaggio, e a Mineo – queste ovviamente sono cose da valutare –, ma soprattutto rispetto alle condizioni di vita dentro a questi centri, alla qualità dei servizi e alla trasparenza nei contratti di assunzione degli operatori. C’è un problema serio su come vengono usati questi soldi. Per esempio, rispetto ai contratti, c’è una verifica sulla qualità dell'occupazione dentro a questi centri ?
Infine, c’è il tema di coloro che tornano da Dublino. Questo ovviamente è un tema molto critico. Cosa suggerisce lei in questo momento ? Noi possiamo continuare a far finta di niente e ad avere le nostre frontiere che ormai sono un luogo di passaggio ?
Mi riferisco ai cosiddetti «dublinanti», coloro che cercano di andarsene, non essendo identificati. Rispetto a questi, qual Pag. 21è secondo lei un possibile tentativo e quali sono i Paesi che collaborano di più o di meno negli spostamenti ?
PRESIDENTE. Faccio una piccola deroga per il vicepresidente Marazziti, che vuole porre una domanda, prima di fare io un intervento di pochi quesiti e poi consentire al prefetto di rispondere per concludere questa audizione.
MARIO MARAZZITI. La ringrazio e mi scuso con i colleghi. Ho una domanda che mi era sfuggita nel primo intervento, riguardo a un problema sollevato in parte anche da altri: il nodo della congruità, cioè del rapporto tra servizi offerti e qualità degli stessi.
Questa Commissione nasce come bisogno, dopo che a Lampedusa abbiamo trovato 500 persone che dormivano all'aperto. Chi doveva fare qualcosa prima ? Sappiamo che c'erano un progetto e dei soldi stanziati per fare un secondo centro, che poi non fu fatto nei tempi. Il prefetto sa benissimo queste cose. Il problema è questo: di chi è la responsabilità ? Chi controlla la qualità e l'adeguatezza dei soggetti gestori ? Questa è la domanda, che riguarda anche tanti altri centri.
C’è un frammento di una domanda precedente, che era sfuggito nella sua risposta, riguardo al problema dei pagamenti. Lei giustamente ha citato il 31 marzo per gli SPRAR. È tutto chiaro, ma 42.000-45.000 persone stanno nei centri temporanei. Sono esattamente la metà. Questo è un problema che riguarda i comuni. Vorrei sapere se avete una proposta per i comuni poveri o indebitati.
PRESIDENTE. Io pongo alcune domande, per poi consentire al prefetto di rispondere. Lo voglio ringraziare di nuovo e ringrazio anche le colleghe e i colleghi per la profondità di questa prima audizione.
Innanzitutto, per ciò che riguarda gli accordi internazionali le chiederei se ci può fornire, anche non subito, un elenco degli accordi di riammissione internazionali che permettono alle autorità italiane di respingere o espellere cittadini di Paesi terzi.
Inoltre, vorrei sapere se esistono forme di respingimento o di espulsione con modalità semplificata rispetto all'attribuzione della nazionalità.
Questo mi ricollega anche alle osservazioni fatte dal collega Chaouki in relazione a quella che a me appare una mancanza di comunicazione tra Ministero della giustizia e Ministero dell'interno, in particolare rispetto a coloro i quali devono essere identificati dopo aver soggiornato negli istituti di pena. Per una persona normale è difficile immaginare che un soggetto, dopo essere stato per un mese, due mesi o due anni dentro un carcere, non sia stato ancora identificato. Onestamente questo è un punto importante.
In secondo luogo, vorrei sapere se esiste una banca dati dei minori scomparsi e se questo è oggetto di un intervento da parte del ministero.
In terzo luogo, anche in riferimento a una sua precedente risposta in relazione ai criteri con cui sono state ammesse alcune strutture per i minori, vorrei sapere se può essere definito un albo delle associazioni che possono fornire dei servizi soprattutto per l'emergenza e se questo, secondo lei, necessita un intervento normativo.
Mi riferisco soprattutto ai Centri di accoglienza straordinaria (CAS). Ci sono delle strutture ben note – non voglio nominarle – che hanno reti nazionali, che sono capaci di affrontare queste questioni e che gestiscono da molti anni dei centri. Ci sono altre strutture, invece, sulle quali faremo delle audizioni specifiche, che magari nascono in un determinato territorio e poi forniscono servizi in tutto il territorio nazionale. Ci sono altri casi ancora di strutture e associazioni che nascono just in time per gestire l'emergenza nei singoli comuni, che ovviamente, come diceva il collega Patriarca, sono diverse dalle strutture che operano su tutto il territorio nazionale da molti anni.
In relazione ai minori, vorrei sapere se ritiene che, restando sempre nell'ambito della categoria dei minori di diciotto anni, Pag. 22si possano operare ulteriori distinzioni per età, prevedendo una procedura differenziata, per esempio, per i minori di quattordici anni, che non sono ancora giovani adulti.
Inoltre, vorrei sapere se, rispetto all'annosa questione dell'accertamento dell'età, ci sono degli sviluppi concernenti la misurazione del polso o cose di questo genere.
Come si sta affrontando il tema della promiscuità nei CARA, in particolare in quelli grandi, relativamente al genere, ai minori e alle etnie ?
Rispetto alla vicenda delle commissioni per i ricorsi, vorrei sapere se si sta pensando di prevedere – in questo noi potremmo cercare di dare una mano, convocando anche il Ministero della giustizia – delle procedure che dall'eventuale diniego all'eventuale ricorso possono vedere sezioni dedicate oppure delle procedure semplificate, come si fa negli arbitrati.
In altre parole, vorrei sapere se esiste – ovviamente nella regola e nel rispetto della tutela delle persone che fanno ricorso – un modo per accelerare e anche per non gravare sul sistema dell'accoglienza, come ha detto lei prima.
Cosa pensa lei a proposito delle buone pratiche, che però sono controverse dal punto di vista di alcuni giudizi che vengono espressi, in cui i richiedenti asilo o coloro che sono in fase di sospensione e di attesa svolgono lavori socialmente utili ?
Io mi permetto di dire che sono favorevole, perché queste pratiche indicano dei percorsi di integrazione e danno anche un'idea alle comunità che li accolgono di andare verso la normalità. Tuttavia, questo aspetto non è normato. Pertanto, vorrei sapere cosa ne pensa.
Infine, vorrei sapere – ma su questo mi attengo alla sua discrezionalità nel rispondermi – che cosa pensa delle notizie di stampa di oggi, che riferiscono di una protesta di prefetti che non si sono presentati all'incontro con il ministro.
MARIO MORCONE, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Vi ringrazio di avermi offerto questa possibilità, perché per noi è sempre importante – non lo dico in maniera retorica – ascoltare il Parlamento e capire le sensibilità, i punti di caduta, le cose che non siamo riusciti a comunicare e i problemi per cui probabilmente vanno trovate soluzioni. Queste sono davvero occasioni importanti.
Comincio dall'onorevole Beni, rispettando l'ordine con cui avete posto le domande. È chiaro che il modello SPRAR è il modello di riferimento per noi. Se potessimo fare tutto SPRAR, io sarei cento volte più contento. Se potessi chiudere Crotone anziché Foggia e Mineo anziché Gradisca d'Isonzo, per fare tutto SPRAR, sarei un uomo felice. Non ho alcuna ambizione a dovermi preoccupare di grandi centri nazionali, che sono fonte continua di apprensione.
Innanzitutto va tenuto presente che il modello SPRAR durante la mia prima vita presso il Dipartimento libertà civili e immigrazione, che come vi dicevo si è conclusa nel 2010, aveva 3.000 posti, che poi il Ministro Amato riuscì a portare, con un bando straordinario, a 7.000-8.000. Oggi siamo a 21.000 posti. Dunque, lo SPRAR ha fatto e sta facendo un percorso.
Io spero – percepisco dai colleghi dell'ANCI questo tipo di disponibilità – che possa nascere il progetto di un bando straordinario per lo SPRAR di ulteriori posti. Non so quanti potrebbero essere (forse 10.000-15.000), ma questo ci aiuterebbe molto e soprattutto ci rassicurerebbe.
Ciò che conta è che la strada è quella dei progetti comunali e non quella dei CAS, cioè dei centri aperti temporaneamente.
Il percorso delle persone accolte dovrebbe essere quello che ho cercato di spiegare all'inizio: vengono accolti nei porti di sbarco, che sono quelli che abbiamo indicato, identificati, curati, visitati e poi inviati in strutture di prima accoglienza, nelle quali presentano la domanda per la protezione internazionale. Successivamente, vengono inseriti nello SPRAR, se ci sono posti, oppure in altre strutture, se i posti dello SPRAR sono finiti.Pag. 23
È chiaro che ci sono momenti, come è successo in quest'ultimo fine settimana, nei quali faticosamente e con grande ansia si cerca di non trattenere le persone sulle banchine di Augusta, di Trapani o di Palermo e, non disponendo ancora di hub al centro-nord, si spediscono rapidamente dove i colleghi prefetti trovano soluzioni per l'accoglienza.
In seguito parlerò dei CAS in maniera più specifica. Per ciò che concerne i CIE, lasceremo l'elenco aggiornato agli ultimi dati. In realtà, ci sono davvero quattro gatti.
Questo è un tema a cui probabilmente il presidente vorrà dedicare una sessione specifica. Conosco la sensibilità del presidente su questo tema. Ne parleremo in concreto.
Anche i CARA sono regolati da un capitolato del 2008, che probabilmente dovremo rivedere, e che prevede una serie di servizi specifici, che non riguardano solo la qualità dell'accoglienza sotto il profilo del dormire e del mangiare, ma anche l'apprendimento della lingua italiana e una serie di altri aspetti che sono fatti un po’ a similitudine dei progetti SPRAR. Infatti, in una recente circolare noi abbiamo richiamato esattamente l'accoglienza nello SPRAR come punto di riferimento anche per l'accoglienza nei CAS.
Non so cosa voglia dire che ci sia eccessiva discrezionalità. Se facciamo delle gare, chi vince, vince. Se ci piace quello che ha vinto, bene. Se non ci piace, ce lo dobbiamo tenere ugualmente. Se poi qualcuno svolge la gara in maniera difforme dai criteri di trasparenza e di correttezza, questo naturalmente ha un rilievo penale ed è un altro discorso. Tuttavia, da quello che mi riportano i colleghi, mi sembra che nessuno sia in queste condizioni.
Rispondo all'onorevole Patriarca. Per ciò che concerne la tipologia delle associazioni, naturalmente glielo possiamo far sapere. Non c’è nessun problema. Mi vengono in mente un po’ tutte: ci sono associazioni cattoliche, c’è l'ARCI in Campania, c’è chi magari prima faceva accoglienza per i minori non accompagnati e adesso si è strutturato in maniera funzionale per partecipare a questi bandi. Glielo faremo sapere.
Passo alla sua seconda questione e rispondo in maniera anticipata anche a un'osservazione del presidente. So benissimo che le linee-guida regionali avevano un grande valore sotto il profilo sociale. In fondo la legge n. 328 del 2000, che reggeva tutto questo, era una legge-quadro sul welfare. Il tema è se ci possiamo permettere e se è adeguata una struttura come quella immaginata dalle linee guida regionali per ragazzi di quindici, sedici o diciassette anni. Lascio questo quesito a voi, che siete i legislatori.
Io ho visto le linee guida della regione Sicilia, che credo siano le più recenti. Certamente sono di altissima qualità, ma ci possiamo permettere quattro laureati in pedagogia, un laureato in non so cosa eccetera ? Onestamente credo che dei ragazzi già formati meritino certamente un'accoglienza attenta e di valore, ma le linee-guida che attualmente regolano la materia nascevano per un altro scenario.
Forse quando si discuterà il progetto di legge che va sotto il nome dell'onorevole Zampa, che a suo tempo l'ha presentato, ma che poi ha avuto una serie di evoluzioni ulteriori, si potrà benissimo immaginare una distinzione – naturalmente io non sono in grado di fare questo tipo di valutazione, ma ci sono tante persone molto più qualificate di me – tra i minori fino a quattordici anni e quelli da quattordici a diciotto oppure tra persone vulnerabili e persone che non lo sono. Si potrebbero prevedere un regime diverso e una serie di attenzioni diversificate rispetto agli ospiti che ci troviamo di fronte.
«Praesidium» esiste da dieci anni. È un'esperienza storicamente vissuta dal nostro Paese e che abbiamo presentato come una nostra buona pratica. Comprende quattro associazioni: Save the Children, UNHCR, Croce Rossa e OIM.
Adesso andiamo verso il rinnovo dell'accordo per «Praesidium», probabilmente con una modalità nuova, perché le associazioni, che faranno sempre parte di questo progetto, chiedono una maggiore Pag. 24autonomia, funzionale a specifici compiti istituzionali. OIM e UNHCR vogliono stare insieme, mentre Croce Rossa e Save the Children avranno un rapporto individuale con il Dipartimento.
Sui prefetti, mi costringe alla mozione dell'orgoglio, nel senso che io sono il più anziano dei prefetti in servizio in questo Paese, non anagraficamente ma dal punto di vista degli anni di carriera. I prefetti, a mio avviso, con qualche mugugno, hanno retto una situazione che sarebbe stato davvero difficile reggere in condizioni diverse. L'hanno retta con modestissimi mezzi a disposizione.
Penso al prefetto di Siracusa, che è uno che si lamenta, mi telefona, eccetera. Il prefetto di Siracusa si è occupato di un numero rilevante di sbarchi, veramente con quattro gatti, sul porto di Augusta, facendo una fatica immensa e naturalmente senza avere alcuna possibilità di distinzione tra il sabato o la domenica e i giorni feriali.
Penso al prefetto di Trapani, che, in un mondo certamente non facile quale è quello siciliano – e della Sicilia occidentale in particolare – ha avuto la capacità di diffondere i migranti per piccoli nuclei sul territorio con intelligenza, di affrontare le situazioni e di ripulirne alcune.
Ne posso citare tanti altri. Sono colleghi di altissimo valore. Naturalmente ciascuno di noi ha il suo carattere. C’è quello che va a petto in fuori, quello che è un po’ più prudente, quello che ha capacità relazionale e quello che è un po’ più chiuso. Questi sono aspetti personali e umani.
Per il resto, credo che i prefetti in questo Paese abbiano garantito il collante nazionale in questi anni, in particolare nel settore dell'immigrazione, consentitemi di dirlo, anche da ex presidente dell'associazione professionale (non del sindacato). Che piaccia o non piaccia, è così.
Le buone esperienze sono tantissime. Sono assolutamente d'accordo: sarebbe certamente una cosa importante se provassimo a spiegare, a raccontare e a diffondere le tante buone esperienze di gente che lo fa per passione, come ho potuto constatare anch'io sul territorio nei tanti convegni che mi è capitato di fare.
Naturalmente le buone esperienze non interessano a nessuno, se non a chi è appassionato di questi temi. A tutti interessa se l'hamburger è schifoso, se la pasta è scotta e perché non hanno mangiato il riso, quando gli spettava il riso e non la pasta, mentre le buone esperienze scompaiono. Le percepisce chi ha questa sensibilità, chi sente queste cose nel profondo e, quindi, le coglie.
Io, per esempio, ho colto queste esperienze a Matera. Quando sono andato per la settimana della cultura a Matera, ho trovato delle persone straordinarie, che mi hanno fatto davvero immaginare come il mondo potrebbe cambiare in meglio.
L'onorevole Chaouki mi domandava perché non paghiamo gli enti locali. Mi costringe a dire una cosa antipatica: il motivo è che non abbiamo ancora l'anagrafica e c’è chi pensa di non dovercela dare. Non chiedetemi chi è il soggetto di questa frase.
Pertanto, ho fatto un telegramma ai prefetti chiedendo loro di dirmi, per favore, quali sono i comuni che devono avere i soldi, perché i soldi li ho e li devo solo liquidare.
PRESIDENTE. Mi scusi. Ovviamente su questa sua affermazione noi intendiamo fare un ulteriore approfondimento, visto che il nostro compito è quello dell'inchiesta...
MARIO MORCONE, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Non è una cosa penalmente rilevante.
PRESIDENTE. Noi non siamo un organismo penale.
MARIO MORCONE, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Stiamo parlando di piccole battaglie di retroguardia e di piccole polemiche provinciali, niente di più.Pag. 25
L'altro ieri io ho inviato un telegramma ai prefetti – se volete ve lo faccio avere – nel quale ho scritto: «Per favore, chiamate tutti i comuni e diteci quanti soldi dobbiamo dare, che li paghiamo subito».
Infatti, non essendo stupido, capisco che evidentemente, se pago, trovo anche la disponibilità dei comuni, mentre, se non pago, il comune vive il pregiudizio che io non lo pagherò e, quindi, chiaramente non partecipa al bando e allo SPRAR. Mi pare normale. Se io fossi sindaco, farei la stessa operazione.
Dell'identificazione sinceramente non dovete parlare con me. So che c’è stato uno sforzo imponente alla fine dello scorso anno e all'inizio di quest'anno. Credo che i colleghi della Polizia di Stato stiano cercando comunque di fare con impegno il loro lavoro. Certamente è un lavoro molto impegnativo, ma credo che le risposte e i dati su questo argomento vi dovranno essere forniti dai responsabili della Polizia di Stato.
Per quanto riguarda l'identificazione nelle carceri, vale esattamente lo stesso discorso. Mi permetto di dire, senza nessuna presunzione, arroganza o piume sul cappello, che io ho scritto la direttiva firmata Mastella-Amato nel 2008 su questa questione. Siamo nel 2015. Su questo, io non sono in condizioni di rispondere.
Che cosa viene fatto per i controlli ? Su questo vorrei essere più chiaro, perché forse sono stato un po’ troppo sintetico.
In primo luogo, abbiamo fatto una circolare a tutti i prefetti, con cui abbiamo chiesto di istituire all'interno di ogni prefettura un nucleo di valutazione sia sugli aspetti economico-finanziari che sulla qualità dei servizi. Le prefetture naturalmente sono tenute a fare un monitoraggio costante e periodico delle strutture che hanno nel loro territorio.
In secondo luogo, «Praesidium» si muove esattamente per fare la stessa cosa, in collaborazione con la Polizia di Stato e con le prefetture.
In terzo luogo, da gennaio abbiamo fatto delle operazioni dirette. Capisco che 23 operazioni sono poche, però...
KHALID CHAOUKI. Si può conoscere l'esito di queste ispezioni ?
MARIO MORCONE, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Gli esiti di queste ispezioni sono stati buoni in alcuni casi, come in Toscana – lo dico senza nessun compiacimento per il nostro Presidente del Consiglio – mentre, per esempio, in Campania abbiamo trovato delle situazioni che non ci sono piaciute. A quel punto, abbiamo chiesto direttamente al prefetto di intervenire e di regolare la situazione diversamente o di rescindere il contratto, se fosse stato necessario.
Per ciò che concerne chi torna in base all'accordo di Dublino, voi sapete meglio di me che è una battaglia amministrativa infinita tra noi, i tedeschi, i danesi e gli olandesi. Sembra veramente una barzelletta. Ci spediamo delle e-mail tutti i giorni. Io mi permetto di dire che purtroppo questa questione riguarda la vita delle persone, però è amministrativamente ridicola.
Abbiamo anche degli ufficiali di collegamento di molti Paesi presso di noi e abbiamo rafforzato l'ufficio Dublino. Cerchiamo di spiegare e di imporre le nostre ragioni. Quando dobbiamo riprendere le persone, naturalmente le riprendiamo correttamente e rispettando le regole.
Abbiamo ripreso la famosa famiglia Tarakhel, su cui c’è stata una decisione, e gli abbiamo offerto un progetto. Devo dire che gli svizzeri ce ne sono grati, non solo perché abbiamo risolto questo problema che loro avevano internamente su questa polemica, ma soprattutto per le modalità e per la qualità dei rapporti che abbiamo saputo costruire con loro.
Recentemente abbiamo inviato all'Unione europea una serie di progetti dello SPRAR, che prevedono esattamente le stesse garanzie date alla famiglia Tarakhel per chi deve mandare delle famiglie da noi. Naturalmente saranno loro a dover valutare se quei progetti rispondono o meno alle garanzie richieste dalla Corte.Pag. 26
All'onorevole Marazziti, sulla congruità e qualità dei servizi offerti, risponderò dopo.
Signor presidente, mi riservo di far avere alla Commissione l'elenco degli accordi di riammissione.
Francamente non mi risultano forme di respingimento diverse o semplificate. Gli ultimi eventi di respingimento che ho conosciuto sono stati quelli del 2009, per cui siamo stati condannati con la sentenza Hirsi. Dopodiché, credo che ci siamo guardati dal fare respingimenti. Peraltro, ormai i rapporti con gli altri Paesi non ce lo consentirebbero, anche qualora qualcuno avesse questo cattivo stato d'animo. Non mi risultano in nessun modo forme di respingimento.
Per ciò che riguarda la banca dati dei minori scomparsi, mano a mano che costruiremo la nostra anagrafica dei minori evidentemente avremo in automatico un file dei minori che si sono allontanati – preferisco usare questo termine –, sul quale sicuramente possiamo lavorare insieme alla Polizia di Stato.
Un albo delle associazioni per i minori può essere certamente utile, su questo non c’è dubbio. Ciò vale un po’ meno per i centri. Presidente, non si dispiaccia se dico questo. Io credo che probabilmente dobbiamo superare una filosofia che ha ispirato questo tipo di lavoro nei primi anni dell'immigrazione in Italia. Questa è impresa sociale. Deve essere assolutamente un'impresa sociale trasparente, che rispetta le regole, gli impegni e i capitolati d'onere e che viene controllata, però ormai è un'attività di impresa.
Può essere utile conoscere chi attua buone pratiche ? Certamente è un riferimento utile da conoscere, però con le gare siamo praticamente sul mercato e di questo non possiamo non tener conto.
Sui minori al di sotto dei quattordici anni ho risposto. Sulla valutazione dell'età, alla Presidenza del Consiglio c’è un gruppo di studio che sta studiando un provvedimento, che naturalmente prevede una valutazione ponderata tra l'aspetto fisico della radiografia, l'aspetto psicologico della persona e tutto il resto.
Noi abbiamo già parlato col Ministero della giustizia e il Sottosegretario Manzione ne sta parlando continuamente. Tuttavia, se ci aiutate sul tema, per trovare una soluzione che garantisca il diritto costituzionalmente previsto del ricorso al giudice ordinario, ma che trovi la corsia preferenziale – uso questo termine – perché il ricorso venga deciso in tempi rapidi e soprattutto sulla base di una conoscenza un po’ più approfondita degli aspetti geografici di provenienza del ricorrente, non possiamo che essere contenti e ringraziare la Commissione.
Mi avete chiesto cosa penso dei prefetti e della protesta che c’è. Anche in questo caso, mi tirate in ballo su un tema che mi sta particolarmente a cuore. È evidente che, di fronte a un grande sforzo richiesto continuamente, come dicevo poc'anzi, e a cui tutti si prestano senza differenze, la ferita profonda di non vedersi riconosciuta una specialità, come è stato invece per il Ministero degli esteri l'altro giorno, è una cosa che crea sconcerto e rabbia.
Vediamo che ci sono molte sedi scoperte e che si parla con troppa facilità di soppressione di prefetture. Sicuramente noi siamo funzionari, il Parlamento fa le leggi e il Governo deciderà ciò che vuole, ma credo che sia giusto che ciascuno di noi, almeno chi come me non ha più niente da perdere, abbia la libertà di dire che non è d'accordo.
Io l'ho scritto in maniera garbata nella famosa circolare di lunedì scorso, che leggerete. Vi leggo l'ultima parte, perché vi fa capire lo stato d'animo: «La stagione particolarmente complessa che tutti noi stiamo vivendo, oltre ad offrire una straordinaria e appassionante occasione di impegno civile, rappresenta, semmai ce ne fosse bisogno, un'ulteriore e limpida occasione dell'incomprimibile funzione di rappresentanza dello Stato sul territorio, in armonia con le scelte di decentramento e di valorizzazione delle istanze delle popolazioni residenti nei singoli territori».
Questa è la mia opinione, ma è anche l'opinione dei prefetti italiani. Questa è la sensazione di frustrazione che ogni tanto Pag. 27coglie, in presenza di grandi discorsi sui tagli e di un mancato riconoscimento economico.
Non voglio fare mozioni sindacali, perché non ho mai fatto il sindacalista. Tuttavia, vorrei che tutti sapessero che il prefetto di Roma guadagnerà 165.000 euro, mentre il dirigente di prima fascia più «fesso» della Repubblica ne guadagna 200.000-210.000. Questo deve essere chiaro. Il capo dipartimento dei Vigili del fuoco, che ha la responsabilità di 35.000 uomini e che stanotte gestirà l'incendio di Fiumicino, guadagna 165.000 euro. Questa non è un'opinione, ma è un fatto.
A fronte di un impegno e soprattutto di un senso di appartenenza forte e dell'orgoglio di essere parte di questa rete che contribuisce alla crescita della Repubblica italiana, fa male vedere che in Commissione esteri improvvisamente si stabilisce che i colleghi ambasciatori, bravissime persone e ottimi amici, sono fuori dal ruolo unico, mentre i prefetti non lo sono, e che ci sono almeno nove sedi scoperte.
PRESIDENTE. Mi scusi, prefetto. C'erano due cose che avevo sottolineato. Le ho chiesto cosa ne pensa della promiscuità nei CARA e dei lavori socialmente utili.
MARIO MORCONE, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Sui lavori socialmente utili, è chiaro che sono assolutamente favorevole, anzi abbiamo lanciato e abbiamo spinto questa proposta. Questo è il modo migliore per cercare di dare a queste persone la sensazione di sentirsi parte di quella comunità, ma soprattutto per aiutare la comunità ad accettarle meglio. Questo mi pare assolutamente evidente.
Abbiamo scritto una circolare, l'abbiamo ripetuta e abbiamo cercato di insistere. Bergamo da questo punto di vista è stato un capofila.
Sulla promiscuità nei grandi centri francamente faccio fatica a rispondere, perché è un tema delicato, che per un verso coinvolge abitudini e comportamenti di singole etnie e per un altro la disorganizzazione del centro stesso. Pertanto, ciò dipende dai singoli luoghi.
Ciò che vorrei sottolineare è che, ancora una volta, una grande concentrazione di persone ci crea problemi importanti. Dove le concentrazioni sono più piccole, tutto è regolato meglio.
L'onorevole Marazziti mi chiedeva di Lampedusa, dove si può porre un problema di promiscuità. Scusate se scendo sul tecnico. Quando una grande nave della Marina militare, Bettica o un'altra, va a prendere i migranti, è in condizioni di poter arrivare alle coste siciliane oppure, se riusciamo a convincere l'ammiraglio Foffi, a Reggio Calabria o a Salerno.
Invece, quando, nel corso di una forte pressione e di una forte emergenza, come è accaduto nelle notti di domenica e lunedì, devono uscire tutte le barche, anche quelle più piccole, come le barche Serie 3 della Capitaneria di porto (si chiamano CP312, CP310, come leggete sui giornali) oppure le barche della Guardia di finanza che sono a Lampedusa, queste non possono che tornare a Lampedusa. Queste barche non possono arrivare a Porto Empedocle, ma devono tornare per forza a Lampedusa, perché non ce la fanno con il carburante o perché i migranti stanno male aggrappati sul ponte, non hanno da mangiare e tutto il resto.
Tornando a Lampedusa, nel momento di grande pressione, si creano concentrazioni di 1.000-1.200 migranti. In questo momento sono 1.000, che è un numero alto. La collega che parla sempre su Rainews24 dice che i posti sono 350, ma non è vero. I posti, in questo momento che il centro è al completo, sono almeno 500, senza i letti a castello che c'erano prima, con una posizione molto più civile rispetto al letto a castello. È chiaro che ci si arrangia per uno o due giorni, finché non si riesce a portar via le persone con il traghetto.
Faccio presente che il volo militare, che porta 80-85 persone, costa 40.000 euro. Naturalmente preferiamo il traghetto. Oltretutto, il volo militare normalmente non è disponibile, perché giustamente hanno le Pag. 28loro esigenze in Afghanistan o da altre parti. Stiamo cercando di fare una gara sul libero mercato, per avere a disposizione un vettore civile che trasporti 150-160 persone. Anche questa naturalmente è una gara europea, con i tempi e le complessità che questo richiede. Intanto, finché ci riusciamo, il traghetto si porta via 150-200 persone alla volta.
Cerchiamo disperatamente di tenere sempre Lampedusa nelle condizioni migliori, ma ci possono essere giorni e notti nei quali effettivamente a Lampedusa bisogna arrangiarsi. Questa è la verità.
PRESIDENTE. Ringrazio il prefetto Morcone, tutte le colleghe, i colleghi e gli uffici per questa audizione molto approfondita, che segnerà certamente l'inizio di una collaborazione, che è già molto proficua, con il Dipartimento e con il Ministero.
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 12.05.