Sulla pubblicità dei lavori:
Migliore Gennaro , Presidente ... 3
Audizione del sindaco di Roma, Ignazio Marino, e dell'assessore alle politiche sociali del Comune di Roma, Francesca Danese:
Migliore Gennaro , Presidente ... 3
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 3
Migliore Gennaro , Presidente ... 6
Marino Ignazio , sindaco di Roma ... 6
Migliore Gennaro , Presidente ... 6
Danese Francesca , assessore alle politiche sociali del Comune di Roma ... 7
Beni Paolo (PD) ... 12
Danese Francesca , assessore alle politiche sociali del Comune di Roma ... 12
Migliore Gennaro , Presidente ... 12
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GENNARO MIGLIORE
La seduta comincia alle 14.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che ove necessario i lavori della Commissione potranno proseguire anche in seduta segreta.
Al riguardo, per assicurare la massima fluidità al dibattito pubblico, prego i commissari di riservare eventuali quesiti da sviluppare in sede riservata alla parte finale della seduta.
Avverto che, non se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
(Così rimane stabilito).
Audizione del sindaco di Roma, Ignazio Marino, e dell'assessore alle politiche sociali del Comune di Roma, Francesca Danese.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del sindaco del comune di Roma, Ignazio Marino e dell'assessore alle politiche sociali Francesca Danese, che ringrazio per la presenza.
Ricordo che la presente audizione rientra nel ciclo di audizioni deliberate dall'Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi, funzionale a ricevere informazioni sulle questioni connesse alle procedure di affidamento dei centri di accoglienza, oggetto delle note vicende giudiziarie di questi giorni, nonché sulle forme di partecipazione alla gestione del sistema di accoglienza dei migranti da parte dell'ente comunale e delle relative forme di controllo.
In tale ambito, per le parti di rispettiva competenza, sono stati già auditi il procuratore di Roma, dottor Pignatone, e il prefetto di Roma, Franco Gabrielli.
Nel dare il benvenuto al signor sindaco, che ringrazio ancora per la presenza, gli cedo la parola per la relazione introduttiva.
IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Buon pomeriggio a tutti.
Signor presidente, onorevoli deputati, vi ringrazio dell'opportunità che mi date di venire a parlare dinanzi a questa Commissione, che credo assai saggiamente la Camera ha voluto istituire, su una tematica veramente importante e grave che coinvolge certamente il nostro Paese, ma anche tanti altri Paesi.
Tre giorni fa ho avuto il compito di introdurre questo tema nello Stato della Città del Vaticano, dinanzi al Santo Padre, che ha convocato, proprio sul tema su cui voi oggi avete convocato me, sessantacinque sindaci da tutti i continenti del pianeta.
Nel prendere la parola oggi, sento anche il dovere morale di raccontare brevissimamente, prima di entrare nel tema che riguarda più specificatamente Roma, alcune testimonianze che il Santo Padre ha voluto che riferissero dinanzi a noi sindaci venuti da tutti i continenti, legate al fenomeno migratorio e alla possibilità che al fenomeno migratorio si associno fenomeni Pag. 4di attività criminali che possano portare a quelle che Papa Francesco ha chiamato «le schiavitù del XXI secolo».
Mi riferisco a due giovani donne poco più che ventenni che hanno parlato dinanzi a noi, credo sconvolgendoci, riferendo entrambe esperienze di vita legate a fenomeni migratori.
La prima, una donna di ventidue anni, ha raccontato come, trovandosi in condizioni in cui la sua vita è entrata nel controllo di persone che svolgevano attività criminali, è stata – il dato è sconvolgente – costretta a prostituirsi oltre 40.000 volte tra i dodici e i quindici anni di età. Se questo ha sconvolto me e tutti gli altri, nel vederla di fronte a noi, ulteriormente ci ha sconvolto un'altra giovane donna che è stata costretta a forme di lavoro degradanti e a torture fisiche. Pensate, ha raccontato di essere stata costretta a lavorare fino a venti ore al giorno e quando tentava di allontanarsi per andare in bagno o per bere dell'acqua veniva di fatto torturata fisicamente e la sua schiena parzialmente scoperta aveva più di seicento cicatrici di lesioni. Vedere una ragazza dell'età di mia figlia ridotta in quel modo certamente ha turbato me, ma era evidente che ha turbato tutti gli altri sindaci presenti.
Un altro dato che vorrei portare, l'ultimo prima di entrare specificamente sulla situazione di Roma, è un dato che riguarda – io credo, signor Presidente, essendo noi un Paese del G7 – tutto il nostro Paese, e la nostra voce deve farsi sentire anche in tutti i contesti internazionali. Mentre noi siamo qui seduti in quest'Aula, con l'aria condizionata, in un arcipelago che si chiama Kiribati, costituito da trentadue isole, con una superficie geografica grande come il nord degli Stati Uniti, localizzato tra l'Australia e le Hawaii, sta avvenendo la prima migrazione per cambiamenti climatici.
Alcune delle isole sono adesso al di sotto del livello del mare e alcune centinaia di migliaia di persone vengono fisicamente spostate nelle isole Fiji. Se noi non ci occuperemo di questo problema, secondo i dati che sono stati presentati l'altro giorno presso la Santa Sede dal professor Jeffrey Sachs, 200 milioni di persone nell'anno 2050 saranno costrette ai fenomeni migratori. Essendo voi la Commissione d'inchiesta sul sistema di accoglienza, credo che questo vostro lavoro sia effettivamente molto opportuno.
Purtroppo, come è stato detto e come ho tentato di riassumere con questi racconti, è accaduto – e continua ad accadere – che, in relazione al sistema di accoglienza, si verifichino delle situazioni nelle quali, invece di servire i più poveri, ci si serve dei più poveri. Questo è accaduto anche nella nostra capitale, è accaduto anche a Roma, ed è, come sapete, oggetto del lavoro della magistratura.
Prima che l'assessore alle politiche sociali, dottoressa Francesca Danese, si addentri in un'analisi tecnica, con alcuni dati precisi, di quanto è stato fatto a Roma per l'organizzazione dell'accoglienza, permettetemi di raccogliere un'indicazione condivisa credo dall'intera Commissione e di sollevare una questione. L'indicazione che la mia amministrazione intende perseguire è quella di abbandonare la logica seguita in passato dei megacentri di accoglienza, che da una parte sono stati l'occasione di arricchimenti, purtroppo a volte collegati con attività criminali, e dall'altra si sono dimostrati luoghi in cui gli obiettivi di una vita umana dignitosa e dell'avvio di un percorso di integrazione sono stati traditi e resi assolutamente irraggiungibili.
La questione è, invece, quella di una più equa distribuzione dei richiedenti asilo sull'intero territorio nazionale. I flussi migratori degli ultimi anni hanno assunto carattere di assoluta straordinarietà. Erano presenti al convegno dell'altro ieri, cui ho accennato, moltissimi sindaci degli Stati Uniti d'America, che in quella sede hanno condiviso le informazioni in loro possesso, ottenute con i dati satellitari a disposizione del loro Paese, ed essi ci hanno detto che c’è una popolazione, compresa tra 500.000 e un milione di persone, ammassata sulle coste del Nord Africa. Quindi, i dati cui abbiamo assistito fino ad Pag. 5oggi, probabilmente sono molto inferiori a quelli che dovremo essere pronti ad affrontare nei prossimi mesi.
Il rapporto dello SPRAR, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, relativo al 2014 si apre con un dato: gli sbarchi di migranti sulle coste italiane hanno avuto nel solo anno 2014 un incremento del 300 per cento rispetto al 2013, e il 2015 fino a oggi non è certo in decremento. In più, vi ho dato quest'altra informazione abbastanza preoccupante.
Di qui la necessità di programmare interventi strutturali che vedano il coinvolgimento e la collaborazione fra tutti i livelli di governo, in modo che la solidarietà umana, che da sempre caratterizza lo spirito del nostro Paese e della nostra città, sia sostenuta da strumenti normativi ed economici capaci di assicurare un'efficiente organizzazione dell'accoglienza su tutto il territorio nazionale.
Roma, da questo punto di vista, ha avuto un ruolo importante. Vorrei ricordare che fui proprio io, la notte dopo il terribile naufragio del 3 ottobre 2013, in cui persero la vita quasi quattrocento migranti a poche miglia dall'isola di Lampedusa, a mettere a disposizione dei sopravvissuti l'ospitalità della nostra città, della nostra amministrazione. Li trasferimmo pochi giorni dopo qui a Roma.
La regione Lazio e in primo luogo Roma si attestano ai primissimi posti in Italia per numero di persone accolte e per numero di persone richiedenti asilo finanziate dal progetto SPRAR. Siamo preceduti soltanto dalla Regione siciliana, in quanto a numero e percentuale.
Ora che siamo chiamati a uno sforzo straordinario, anche per le straordinarie questioni che riguardano milioni di persone in fuga dalla miseria, dalle aree di guerra o da conflitti etnici e religiosi, voglio assicurare che Roma intende fare la sua parte, ma chiede ancora con più forza di non essere caricata al di là delle proprie possibilità.
Non sto pronunciando queste parole solo in quest'aula. Alcune settimane fa, in una riunione convocata dal Ministro dell'interno, le pronunciai forse ancora con maggiore forza ed enfasi perché – come sapete bene, visto che dedicate molte ore del vostro tempo a studiare questi dati – c’è una notevole disparità tra le aree geografiche italiane in quanto a numeri di accoglienza delle persone che arrivano nel nostro Paese.
Interventi organizzati, coesi, strutturati permetteranno di guardare all'accoglienza non come a un problema contingente da risolvere, come è stato fatto finora, ma all'inizio di un percorso di integrazione che si trasformerà in opportunità per lo sviluppo del nostro Paese e anche della nostra città.
A titolo esemplificativo di quanto detto, vorrei analizzare quanto successo nei giorni scorsi a Roma per l'arrivo di un numero ridotto di richiedenti asilo in un'area della città finora non coinvolta nell'ospitalità di persone in fuga da altri Paesi. A Casale San Nicola, nella zona nord della Capitale, si sono verificati episodi di violenza, con tensioni verso le forze dell'ordine, soprattutto per la presenza di alcuni facinorosi, alcuni estremisti, che hanno aizzato la paura dello straniero, hanno ferito numerosi agenti della nostra Polizia e messo a rischio la sicurezza dei cittadini.
È ovvia la nostra condanna di qualunque forma di violenza e la nostra solidarietà nei confronti delle forze dell'ordine. Al tempo stesso, però, quanto è avvenuto ci riporta alle parole che ho pronunciato poco fa: da un lato, la necessità di superare le alte concentrazioni di richiedenti asilo in poche aree cittadine, prediligendo invece una distribuzione sul territorio che scongiuri ghetti e miri all'integrazione, poiché stiamo parlando di persone; dall'altro, la necessità di fermarsi a riflettere sul numero ormai consistente di migranti presenti nella città di Roma, che mette a dura prova le possibilità della città di offrire un'accoglienza dignitosa, in un contesto sociale esacerbato spesso da estremismi.
Mi ha fatto piacere ascoltare le parole del Presidente del consiglio, Matteo Renzi, quando nei giorni scorsi ha affermato che il peso delle decisioni sinora attribuite ai Pag. 6comuni è troppo basso e va riequilibrato. Questo non può e non deve significare deresponsabilizzazione né essere un cedimento a quel sentimento che nei Paesi anglosassoni chiamano «sindrome Nimby» (Not In My Back Yard).
Al contrario, un maggiore coinvolgimento dei comuni nelle scelte e nella complessa gestione dell'accoglienza dei migranti significa aumentare la responsabilità delle amministrazioni e delle città.
Posso rivendicare questo ruolo anche perché la mia amministrazione ha voluto eliminare ogni ombra al sistema di accoglienza, in passato inquinato da interessi affaristici, se non letteralmente criminali. Lo abbiamo fatto con il lavoro del nostro assessore al sociale, Francesca Danese, e con l'aiuto attento ed esperto dell'assessore alla legalità e alla trasparenza Alfonso Sabella, che nell'ambiente dal quale proviene, quello della magistratura, è noto con il nome di «cacciatore di mafiosi». Credo che, purtroppo, abbia dovuto svolgere anche nella nostra città questo suo ruolo.
Siamo pertanto certi che oggi tutte le scelte che saranno compiute a Roma e tutte le richieste che in termini di accoglienza ci arriveranno dal Governo si svolgeranno in un ambiente protetto, al riparo da ogni rischio di illegalità e di illeciti. Si tratta di una certezza che era indispensabile recuperare prima di dare avvio a un percorso costruttivo che ci vede ora impegnati in uno straordinario sforzo per l'accoglienza e l'inclusione sociale di popoli disperati e affranti dalla sofferenza.
Se il presidente me lo consente, mi fermerei qua e chiederei all'assessore Danese di fornire i dati tecnici e numerici.
PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'assessore Danese, permetterei le riprese televisive.
Approfitto di questa sospensione temporanea e tecnica anche per informare sulla tempistica. Poiché, come sapete, non si possono svolgere sedute delle Commissioni durante le operazioni di voto, abbiamo convenuto con gli uffici della Camera, che ci hanno ovviamente informato di qual è la procedura ordinaria, che tutti voi conoscete, che il tempo a nostra disposizione per questa audizione è fino alle ore 15.
Siccome questa è una Commissione d'inchiesta, quindi deve essere dato adeguato spazio alle domande, chiederemo eventualmente al signor sindaco di ritornare e di aggiornarci.
Per tale ragione non ho inteso in alcun modo porre limitazioni temporali per le introduzioni, di cui ringraziamo ovviamente tanto il signor sindaco tanto l'assessore Danese, in modo che in una seduta aggiornata ci si possa concentrare su quelle che saranno le attività dell'inchiesta vera e propria.
Ringrazio i colleghi della stampa per questo giro di tavolo.
IGNAZIO MARINO, sindaco di Roma. Mi permetto di rispondere e di ringraziare ancora il presidente. Avendo ricoperto il ruolo di presidente della Commissione d'inchiesta sul servizio sanitario nazionale, conosco bene le procedure, quindi sono assolutamente disponibile per riaggiornarci per ulteriori approfondimenti rispetto a quelli che potremo fare nel tempo limitato a disposizione. Nutro davvero un rispetto straordinario per il lavoro che fate, perché è un lavoro importante.
Nella Commissione d'inchiesta sul servizio sanitario nazionale riuscimmo ad affrontare il tema dei manicomi criminali e nella stessa legislatura arrivammo non solo ad affrontarlo e a portarlo davanti agli occhi di tutto il Paese, ma anche a votare e a finanziare una legge per la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari.
Pertanto, il lavoro che fate è veramente importante. Per esperienza, so che in questo tipo di Commissioni normalmente non ci si divide tra ideologie, ma si cerca sempre di raggiungere quello che è il bene del Paese. Quindi, grazie.
Mi scusi, presidente.
PRESIDENTE. Ci mancherebbe. Grazie per questa precisazione e grazie per il lavoro che lei ha fatto nella scorsa legislatura.Pag. 7
Do la parola all'assessore Danese.
FRANCESCA DANESE, assessore alle politiche sociali del Comune di Roma. Buon pomeriggio a tutti. Grazie, presidente, e grazie a tutti i membri della Commissione.
Credo sia necessario riprendere un po’ le questioni per come erano all'origine e spiegarle meglio, anche se vedo volti di persone ampiamente preparate e competenti, ma forse è opportuno ricollocare la questione anche in un ambito legislativo e in un quadro nazionale, per poi passare alle note vicende di Roma e dell’hinterland. Ricordo che Roma ha numeri alti, che riguardano anche tutta l'area metropolitana.
Il comune di Roma partecipa al sistema ordinario e straordinario – sono due le questioni – di gestione dell'accoglienza in favore dei richiedenti asilo attraverso lo SPRAR, ossia il Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati.
L'ordinario riguarda, come è noto, il sistema di programmazione dell'accoglienza in favore di persone o di nuclei richiedenti titolo. Sappiamo e vediamo che molto spesso arrivano anche donne con bambini, un vero dramma, o bambini da soli oppure nuclei interi che partono insieme da lontano.
Accanto alla programmazione dell'accoglienza in tal senso aggiungiamo il sistema straordinario. Questo sistema straordinario ha cercato di gestire le emergenze conseguenti a ulteriori sbarchi o eventi eccezionali. Pensiamo all'emergenza Nord Africa.
Gli enti locali tutti, per realizzare i progetti di accoglienza integrata destinati a queste categorie di cittadini immigrati, accedono al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo, cosiddetto FNSPA, attraverso la partecipazione a bandi che periodicamente sono indetti dal Ministero dell'interno, i quali – questa è una cosa positiva – prevedono la programmazione strategica triennale sugli interventi. Questo significa avere anche una visione triennale su fenomeni che ormai sono assolutamente quantificabili, se non in caso di guerre che esplodono all'improvviso e particolari tensioni internazionali soprattutto nell'area del Mediterraneo.
Sulla base del piano che viene presentato dall'ente locale, il ministero eroga il finanziamento nella misura ritenuta utile alla programmazione.
Ricordiamo che in data 4 settembre 2013 il Ministero dell'interno ha pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 207 questo bando, nel quale sono state disciplinate le modalità di presentazione delle domande di contributo da parte degli enti locali che prestano servizi finalizzati all'accoglienza dei richiedenti e dei titolari di protezione internazionale umanitaria. Trattasi del triennio 2014-2016. Questo decreto, in specifico, prevedeva che entro quarantacinque giorni dalla data della sua pubblicazione venissero presentate le domande di contributo, corredate dagli allegati nei quali si richiedevano, fra l'altro, informazioni dettagliate sulle strutture di accoglienza, con particolare riguardo alla disponibilità di posti, nonché la redazione di un piano finanziario preventivo.
Questo decreto disponeva, inoltre, l'obbligo di garantire dei posti aggiuntivi, perché si parla di emergenza, e comunque le città continuamente vedevano la presenza di nuove persone e di nuovi sbarchi. Però la richiesta di posti aggiuntivi doveva comunque passare attraverso il ministero e ovviamente si doveva tener conto di una percentuale che non fosse eccedente il numero dei posti effettivamente finanziati.
L'accoglienza integrata che gli enti locali sono chiamati ad offrire prevede l'erogazione di una serie di servizi, quali ad esempio il pocket money, un piccolo contributo giornaliero, la tessera, l'abbonamento o i biglietti per il trasporto locale, perché trattasi di persone che richiedono lo status, quindi ovviamente se trovate ad usufruire dei servizi pubblici senza biglietto sono le prime ad essere richiamate. Addirittura c'era e c’è la possibilità dell'attivazione di borse lavoro e di erogazione di contributi per il pagamento di caparre per l'affitto di un appartamento.
Come si è proceduto e si procede ad individuare i soggetti partner dell'ente locale ? Pag. 8Dall'assessore pro tempore alle politiche sociali, insieme con la competente Direzione ministeriale, in una riunione promossa proprio dall'assessorato, con gli uffici del Dipartimento, fu stilato un elenco delle organizzazioni da invitare. Tengo a precisare che sono tutti enti che sono già iscritti all'elenco previsto dal testo unico n. 286, che prescrive che le associazioni e gli organismi che si occupano di migrazione devono rispondere a taluni requisiti ed essere iscritti in apposito elenco.
In tale riunione si decise che i posti disponibili del comune di Roma fossero 2.500. Si stabilì un tempo per la presentazione delle domande, che scadeva il 18 ottobre 2013. Il comune di Roma mise insieme tutti gli enti che rispondevano a questi requisiti e che erano regolarmente iscritti all'elenco di cui parlavo poc'anzi e il direttore pro tempore, la dottoressa Gabriella Acerbi, avviò tutte le procedure richieste per compilare il fascicolo nella sua interezza.
Un dato significativo è che nel sistema SPRAR entra anche il centro ENEA. Tale centro era nato con un finanziamento del Ministero dell'interno nel 2005, con una gara espletata dagli uffici centrali dell'amministrazione, e transitò al Dipartimento del comune dopo circa un anno di esistenza.
Il centro ENEA è stato negli anni oggetto di varie rimodulazioni, con progressivo incremento di posti di accoglienza e con riduzione degli oneri economici a carico dell'ente pubblico. Questo centro è stato inserito nelle disponibilità SPRAR dietro specifica richiesta del ministero, che non ne avrebbe continuato a finanziare separatamente l'attività se lo stesso non fosse stato reso disponibile alle finalità della rete SPRAR.
La procedura di ricognizione necessaria per predisporre la domanda al bando ministeriale è stata così realizzata (ovviamente vi daremo tutti gli atti che abbiamo). Ci fu una comunicazione, ulteriormente inoltrata anche via e-mail, inviata a tutti i possibili interessati, come avevo precisato poc'anzi, con la quale venivano illustrati anche i servizi che gli organismi avrebbero dovuto mettere a disposizione, nonché le modalità di erogazione dei relativi finanziamenti, una volta acquisita la validità del piano da parte del ministero.
Veniva inoltre indicato che, nel caso in cui l'organismo avesse proposto l'attivazione di un servizio su un territorio differente da quello romano, ai fini dell'accettazione e dell'inserimento nel piano del comune di Roma era indispensabile una lettera di adesione al progetto del sindaco del comune interessato.
Il comune si preoccupò anche di una sorta di regia di coordinamento per l'acquisizione delle proposte di accoglienza e la verifica della loro corrispondenza ai requisiti previsti dal bando. Con ciascuna proposta è stata richiesta la compilazione dei moduli allegati al bando ministeriale, proposta progettuale, l'allegato B1 (è interessante perché riguarda la struttura). Sapete che abbiamo trovato situazioni di queste strutture che hanno subito una modificazione: erano strutture che avevano destinazione d'uso ufficio e che poi diventano strutture per l'accoglienza.
All'interno di queste strutture, al piano alto lo SPRAR, al piano sotto il MSNA (minori stranieri non accompagnati), al piano sotto ancora la bassa soglia, quindi strutture intere in situazioni della città un po’ complicate.
Ora, grazie a questa nuova cabina di regia di cui vi parlerò e alla nuova interlocuzione fra i municipi, la Prefettura e tutti gli enti preposti, come ricordava il nostro sindaco, c’è la possibilità di lavorare per alleggerire i territori, tant’è che gli ultimi due bandi hanno delle diverse pianificazioni territoriali, in raccordo anche con i municipi. Si stanno cercando strutture anche più piccole. Considerando alcuni beni «sequestrati», stiamo facendo un lavoro anche per trovare strutture da ridestinare a funzioni di questo tipo. È un lavoro molto importante.
Mi sono permessa di fare questo inciso perché la questione strutture mi sembra importante.Pag. 9
Poi c'era il piano finanziario preventivo contenente le spese autorizzate, comprensive del personale, completo anche degli oneri compartecipati.
Anche su questo bisogna fare una riflessione rispetto agli operatori, alla loro formazione e alla loro possibilità di vedersi riconosciuto un nuovo lavoro. A questo proposito, dovremmo immaginare dei percorsi di formazione ad hoc permanenti, dal momento che i fenomeni migratori ci interesseranno sempre di più.
Va precisato, inoltre, che il bando prevedeva esplicitamente forme di compartecipazione della spesa pari al 20 per cento, quindi chi vinceva doveva compartecipare con una collaborazione pari al 20 per cento, che era a carico degli enti attuatori. Pertanto, ciascun ente e ciascuna proposta di accoglienza doveva prevedere una parte degli oneri a carico dell'ente gestore.
Il comune di Roma, invece, ha compartecipato senza oneri economici diretti tramite le attività istituzionali di rete, il coordinamento, gli adempimenti tecnico-amministrativi, la redazione dello schema finale, completo del riepilogo tecnico e finanziario della proposta formulata dal comune di Roma stesso.
A questa ricognizione risposero 18 organismi, su un numero di invitati pari a 21, risultanti quali interessati alla procedura. Raccolta la documentazione, la stessa è stata inserita all'interno del progetto presentato dal comune di Roma e consegnata, con apposito plico, il 18 ottobre 2013, data di scadenza per la presentazione delle domande.
Nel gennaio 2014, il ministero, previa verifica della congruità e valutazione delle domande pervenute, ha pubblicato la graduatoria delle proposte. Successivamente ha adottato un decreto che riconosceva al comune di Roma un finanziamento pari a circa 28.497.000 euro per la realizzazione di un sistema di accoglienza SPRAR commisurato su 2.581 posti.
Facendo seguito all'adozione del decreto, sono stati predisposti gli atti relativi all'impegno dei fondi e all'affidamento dell'incarico agli organismi che avevano aderito al progetto e alla stipula delle relative convenzioni.
Le modalità di erogazione dei servizi di accoglienza e, più in generale, le regole da seguire per una corretta gestione dei centri di accoglienza, sono contenute all'interno di un manuale operativo pubblicato dal ministero stesso.
Premesso che il ministero trasferisce i fondi con cadenza periodica 2-3 volte l'anno – cosa che crea qualche problema perché bisogna rendicontare e avere contezza della spesa; è un problema che riguarda i comuni, ma c’è un altro tavolo sul quale stiamo discutendo riguardo ai trasferimenti, perché devono essere più veloci – le spese sostenute dagli organismi per l'erogazione di tali servizi e, in più in generale, per la gestione dei centri di accoglienza, devono essere accuratamente rendicontate e presentate al comune di Roma, il quale, prima della liquidazione di ciascuna quota del finanziamento concesso, provvede all'accurato controllo delle spese rendicontate.
Le regole del sistema di rendicontazione sono contenute anch'esse in un apposito manuale pubblicato dal Ministero dell'interno.
Sotto il profilo dei controlli sulla qualità, il Servizio centrale SPRAR istituito presso il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno e affidato all'ANCI ha il compito di monitorare, per conto del Ministero dell'interno, i progetti degli enti locali su tutto il territorio nazionale. Un percorso di monitoraggio e valutazione deve essere, quindi, fatto in rete con questi attori.
Tale sistema di controllo prevede, fra l'altro, delle regolari visite presso i centri di accoglienza aventi lo scopo di conoscere e verificare la qualità dei servizi messi a disposizione dei beneficiari da parte dell'organismo convenzionato, nonché la qualità della struttura messa a disposizione per l'accoglienza.
Tali visite vengono effettuate con componenti sia dello SPRAR sia del Dipartimento comunale. Parallelamente alla partecipazione al circuito SPRAR, il comune Pag. 10di Roma gestisce altri nove centri di accoglienza rivolti agli immigrati non aventi titolo di protezione, di cui tre in dismissione. Ormai siamo al quarto o quinto dall'entrata del mio periodo di competenza. Tra questi, vi è anche il richiamato centro ENEA ormai aderente alla rete SPRAR.
L'accesso all'accoglienza presso i centri, da parte di immigrati privi di requisiti idonei a richiedere il titolo di protezione, avviene tramite la presentazione della domanda all'Ufficio immigrazione, dove viene effettuato un colloquio e acquisita la documentazione idonea a legittimare la richiesta di accoglienza, il cui presupposto è l'esistenza di un titolo autorizzativo per la presenza sul territorio nazionale. Si procede, infine, all'invio al singolo centro.
Il circuito cittadino dell'accoglienza del comune di Roma nasce a seguito di indizione di un avviso pubblico nell'anno 2010.
Il periodo di validità del suddetto avviso era di un anno, terminato il quale si è proceduto, nel corso degli anni, di volta in volta, a prolungamenti tecnici di breve durata a causa dell'indisponibilità di risorse economiche sufficienti per l'indizione di un altro avviso pubblico.
L'avviso ha determinato l'avvio di 20 centri, di cui tre ancora attivi, Acisel Casalotti, Acisel Boccea e Centro Domanico, per una disponibilità complessiva di 215 posti.
Oltre alle strutture attivate con detto avviso pubblico, le seguenti strutture hanno trovato avvio a seguito di emergenze specifiche o trasferimento di competenze.
Abbiamo la struttura sita in via Serra San Bruno (100 posti), attivata dall'Ufficio extradipartimentale delle politiche abitative per la fornitura di servizi per senza fissa dimora, popolazione straniera e richiedenti asilo. Successivamente, il citato ufficio ha promosso il trasferimento delle competenze gestionali al Dipartimento politiche sociali, sussidiarietà e salute, in considerazione delle specifiche caratteristiche delle popolazioni accolte. L'affidamento è stato attribuito in continuità con il precedente affidatario.
C’è, poi, il centro sito in via Scorticabove (120 posti), che fu attivato conseguentemente a un affidamento per la fornitura di servizi destinati alla popolazione richiedente asilo e rifugiata di nazionalità sudanese, a seguito dello sgombero di alcuni edifici che sarebbero stati abbattuti in quanto siti all'interno dell'area destinata alla costruzione della nuova stazione Tiburtina.
Il centro avrebbe dovuto caratterizzarsi per una gestione in condizioni di autonomia, con affidamento diretto all'ente incaricato del servizio. A questo riguardo, abbiamo la determinazione dirigenziale che consegneremo. Attualmente, il centro è in dismissione, grazie anche a un lavoro importante fatto con una rete di associazioni per permettere che queste persone potessero finalmente avviarsi a un'integrazione vera all'interno della città.
Vi è, poi, il centro sito in via Casilina n. 815, che ha 25 posti e che fu attivato per accogliere un gruppo di persone che proveniva da via Scorticabove perché all'interno della comunità ci fu uno scontro per motivi politici. Insomma, queste persone erano state vittime di aggressioni violente da parte del resto degli ospiti della stessa struttura.
C’è una determinazione dirigenziale (n. 2598 del 25 luglio 2008), anche qui con affidamento diretto. È stato individuato l'ente gestore. Anche questo centro, per ovvi motivi, è in via di dismissione.
Ancora, abbiamo il centro «Casa della pace» di via Casilina n. 1670 (240 posti), che fu attivato per la gestione di un servizio di accoglienza per persone senza fissa dimora, in condizioni di disagio e vulnerabilità, sperimentando forme di gestione autonoma. La procedura seguita è stata l'affidamento diretto.
A seguito della rimodulazione delle risorse economiche destinate al centro ENEA, finalizzate all'attivazione di ulteriori posti da destinare all'accoglienza di cittadini stranieri, immigrati, richiedenti asilo e rifugiati, fu attivato il centro sito in Pag. 11via Passolombardo (120 posti), senza oneri aggiuntivi sotto il profilo economico, con affidamento diretto all'ente gestore.
Infine, è in via di dismissione – oggi posso dirvi che è chiusa – la tensostruttura sita all'interno del complesso IPAB San Michele, in piazzale Tosti. La struttura accoglieva popolazioni afgane ed è stata affidata, tramite selezione con ricognizione di offerta inviata a 5 organismi cooperativi.
Per quello che riguarda i controlli, il personale dell'ufficio immigrazione effettua regolarmente visite ispettive senza preavviso, al termine delle quali viene compilato un verbale con le eventuali criticità rilevate. Qualora vengano riscontrate gravi criticità, l'Ufficio provvede a inoltrare all'organismo affidatario del servizio una comunicazione, con la quale lo stesso è invitato a risolvere le problematiche che sono state all'origine delle criticità rilevate.
I temi dell'immigrazione e dell'accoglienza sono centrali per il comune di Roma. L'obiettivo su cui stiamo concentrando il nostro lavoro è costruire un nuovo modello di accoglienza, per promuovere i diritti e garantire dignità e sicurezza alle persone migranti, anche solo in transito in questa città.
Avete visto che in tre giorni siamo riusciti a dare risposte alle persone transitanti che provengono soprattutto dall'Africa subsahariana o dal Corno d'Africa, come gli eritrei.
Grazie alla prefettura, abbiamo fatto un lavoro importante con i municipi, perché la vera accoglienza si consegue anche con l'integrazione e con la convivenza. Si tratta, quindi, di un nuovo lavoro, con una nuova cabina di regia. C’è un nuovo strumento che ora è stato reso disponibile per tutti i cittadini, gli enti, le associazioni e le cooperative perbene che non sono entrate in queste vicende, ma che, anzi, hanno avuto le porte chiuse.
Insieme stiamo ridisegnando una cabina di regia per l'accoglienza nella nostra città, ridistribuendo i centri sui territori, al fine di evitare i conflitti – come diceva il sindaco – e favorire la convivenza.
Il comune ha anche stipulato una convenzione con la stazione Tiburtina. In particolare, sorgerà il Ferrotel, per il quale cominceremo i lavori, per dare alle persone la possibilità di avere assistenza sanitaria e di essere in contatto regolare con la città e con i cittadini, anche se passano solo pochi giorni nella nostra città, garantendo la sicurezza sociale che deve essere alla base di città grandi e importanti come la nostra.
Un aspetto importante è quello di aver messo insieme le ASL della città con un protocollo d'intesa firmato pochi giorni fa, per far sì che le persone abbiano un'assistenza sanitaria e la possibilità di curarsi e decidere se entrare nei circuiti o meno. A questo proposito, ci sono due unità mobili. Inoltre, abbiamo il nuovo bando per la SOS (Sala operativa sociale), che va a monitorare la città tutti i giorni e tutte le notti.
Ancora, abbiamo sperimentato un nuovo sistema con il MSNA, che riguarda soprattutto i minori stranieri non accompagnati. Fino a poco tempo fa avevamo numeri altissimi, perché c'erano persone che si dichiaravano minorenni, ma non lo erano. Oggi abbiamo fatto un accordo con l'ospedale Celio per far fare immediatamente le radiografie a queste persone e garantire, laddove si è in presenza di un minore straniero non accompagnato, l'applicazione di tutte le procedure a cui è possibile accedere. Questo ha comportato la dismissione di alcuni centri che risultavano ancora attivi, con una risposta adeguata.
Ribadiamo che abbiamo un confronto quotidiano con gli altri assessori delle altre città metropolitane. Per quanto riguarda Roma e Milano, siccome la situazione è complicata, ci vogliamo concentrare – come abbiamo ribadito anche nell'incontro con il Ministro Alfano, in relazione al fatto che c’è bisogno di un trasferimento di risorse dedicate da utilizzare in maniera diversa – su una fase nuova, quella dell'integrazione vera delle persone.
In città come la nostra abbiamo problemi anche rispetto a stabili occupati da Pag. 12persone che hanno già il riconoscimento dello status di richiedenti asilo, quindi bisogna lavorare per l'integrazione.
A questo riguardo, vi do l'ultimo dato che abbiamo a disposizione, aggiornato al 23 luglio 2015. Abbiamo 7.117 posti, a cui andrebbero aggiunti 600 posti messi a bando. Parliamo solo di Roma.
PAOLO BENI. (fuori microfono) Posti SPRAR ?
FRANCESCA DANESE, assessore alle politiche sociali del Comune di Roma. No, gli SPRAR sono 46 centri con 3.086 persone. Roma Capitale, per i numeri aggiuntivi di cui dicevo, ha sei centri pari a 675 posti. La prefettura ha sette centri per 710 persone. Poi abbiamo i «centri Dublino», ovvero tre centri con 150 persone. La Città metropolitana al momento ne ha uno, con 67 persone.
Riguardo ai centri per minori, c’è il MSNA, con nove centri per 842 minori. Ho poi aggiunto i centri interculturali, che sono una bella esperienza perché sono quei luoghi in cui i bambini si incontrano, imparano la lingua e cucinano insieme, con la possibilità di integrare genitori e bambini. Sono 23 centri interculturali, con 987 bambini accolti.
Abbiamo la sintesi dei comuni della Città metropolitana, con altri 2.370 posti.
Proprio perché abbiamo fatto un lavoro nuovo e diverso insieme alla Prefettura, mancano 600 posti messi a bando dalla Prefettura stessa. Infatti, il bando precedente non ha raggiunto i numeri richiesti. Ora, abbiamo impostato il lavoro in maniera completamente diversa. Questo è compito della Prefettura, ma c’è una relazione fra i municipi, il dipartimento, l'assessorato e la Prefettura stessa. Abbiamo chiesto di mettere nel bando che i centri fossero presenti in tutta la città, sollevando i municipi che già soffrono di alcuni disagi e sofferenze storiche (parlo per esempio del VI, VII Municipio o del IV che hanno numeri abbastanza alti), per cui abbiamo richiesto, appunto, una distribuzione.
I progetti presentati non sono riusciti, però, a coprire tutta la richiesta per Roma, quindi ora partiamo con questa nuova cabina di regia. Stiamo consegnando tutti gli atti, anche il protocollo di intesa fatto con tutte le ASL, insieme ai delegati del sindaco.
Chiedo scusa se ho proceduto molto velocemente, ma volevo dare più informazioni possibili.
PRESIDENTE. Nel ringraziarla, vorrei anche cogliere l'occasione per salutare il consigliere Luigi Fucito, capo di gabinetto che accompagna la delegazione degli auditi.
A questo punto propongo di sospendere l'audizione per poterci recare al voto, poiché alle 14.55 è prevista la ripresa dei lavori dell'Assemblea. Nel corso delle prossime ore vi comunicherò qual è l'ulteriore disponibilità per proseguire con il ciclo di domande agli auditi.
La seduta termina alle 14.50.