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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVII Legislatura

II Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Mercoledì 12 giugno 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ferranti Donatella , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLO STATO DI ATTUAZIONE DELLA LEGISLAZIONE IN MATERIA DI VIOLENZA CONTRO LE DONNE

Audizione del Prefetto Francesco Cirillo, Vice direttore generale della pubblica sicurezza e Direttore centrale della polizia criminale.
Ferranti Donatella , Presidente ... 3 
Cirillo Francesco , Vice direttore generale della pubblica sicurezza e Direttore centrale della polizia criminale ... 3 
Ferranti Donatella , Presidente ... 8 
Scalfarotto Ivan (PD)  ... 8 
Cirillo Francesco , Vice direttore generale della pubblica sicurezza e Direttore centrale della polizia criminale ... 9 
Scalfarotto Ivan (PD)  ... 9 
Businarolo Francesca (M5S)  ... 9 
Biffoni Matteo (PD)  ... 10 
Giuliani Fabrizia (PD)  ... 10 
Turco Tancredi (M5S)  ... 11 
Ferranti Donatella , Presidente ... 11 
Cirillo Francesco , Vice direttore generale della pubblica sicurezza e Direttore centrale della polizia criminale ... 11 
Ferranti Donatella , Presidente ... 14

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero: Misto-MAIE;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DONATELLA FERRANTI

  La seduta comincia alle 12.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del Prefetto Francesco Cirillo, Vice direttore generale della pubblica sicurezza e Direttore centrale della polizia criminale.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sullo stato di attuazione delle disposizioni legislative in materia di violenza contro le donne, l'audizione del Prefetto Francesco Cirillo, Vice direttore generale della pubblica sicurezza e Direttore centrale della polizia criminale.
  Ricordo che giovedì 20 giugno è prevista l'audizione del Ministro per le pari opportunità Josefa Idem.
  Do la parola al Prefetto Cirillo.

  FRANCESCO CIRILLO, Vice direttore generale della pubblica sicurezza e Direttore centrale della polizia criminale. Buongiorno a tutti. Signor presidente, grazie dell'invito e grazie ai signori commissari per la pazienza che avranno di ascoltarmi.
  Se lei è d'accordo, presidente, entrerei subito nel tema. Il femminicidio – mi sembra che sia l'argomento principale – è un termine giornalistico, utilizzato per descrivere qualcosa che nelle leggi penali non esiste: non esiste nelle leggi penali italiane e non esiste nelle leggi penali europee.
  All'interno della Direzione della polizia criminale vi è il servizio per il sistema informativo interforze, il CED, il cervellone delle forze di polizia. Come tutti loro sanno, la Direzione centrale della polizia criminale è un ufficio interforze, quindi comprende tutte e cinque le forze di polizia presenti in Italia.
  Il servizio per il sistema informativo interforze raccoglie dati. Si tratta di un ufficio che raccoglie tutti i dati – che le forze di polizia italiane inseriscono – che sono qualificati come reati. Esso non raccoglie dati che hanno origine nelle cosiddette «fonti aperte» bensì raccoglie dati che hanno a che fare con il reato.
  I dati che raccogliamo fanno parte di un gruppo che inviamo all'ISTAT per permettere che durante l'anno vengano redatte le statistiche attraverso il SISTAN, il sistema statistico nazionale. Dico questo per illustrare come raccolgono i dati coloro che si occupano di analisi criminale, la quale è necessaria per capire l'andamento, l'incidenza di un fenomeno e la risposta da dare.
  Nel 2012 in Italia sono stati commessi 525 omicidi, dei quali 367 in danno di uomini e 158 in danno di donne. Il 70 per cento di questi 158 omicidi in danno delle donne è costituito da omicidi commessi in ambito familiare e affettivo, quindi nella famiglia; sempre tra questi, 108 sono stati commessi da un partner o da un ex partner. Questo è il quadro che dobbiamo delineare per iniziare a parlare di ciò che avviene nei confronti delle donne.Pag. 4
  Sicuramente conoscete – non c’è bisogno che la racconti io – la storia del termine «femminicidio»: Ciudad Juarez, le 4.500 donne uccise, non si è mai capito perché, nonostante ci siano state indagini lunghissime. Gli ultimi arresti risalgono al 2006 e, considerando che dobbiamo partire dal 1992-93, il tempo trascorso è lunghissimo, troppo lungo, per non giungere ad alcun risultato. In tutti questi anni, qualcosa in più si sarebbe dovuto capire, da qualche parte.
  Qualcuno ha detto che si trattava di fatti collegati ai campi dove le donne lavoravano, quindi per evitare contribuzioni e tutto ciò che ha a che fare con il lavoro in generale e con il lavoro femminile in particolare i padroni si sono disfatti delle donne; altri parlano di fatti differenti l'uno dall'altro e che, comunque, non hanno un solo filo conduttore. Il fatto è che sono stati identificati numerosi soggetti; il primo fu identificato – forse sapete il nome, io l'ho segnato da qualche parte – arrestato, giudicato e condannato, ma gli omicidi continuarono. Si è addirittura pensato che questo soggetto pagasse qualche squadra esterna per fare in modo che gli omicidi continuassero e lui fosse scagionato.
  Ho detto prima che in Europa non esiste il femminicidio, mentre esiste nei Paesi del Sudamerica: Belize, Costarica, El Salvador, Guatemala, Honduras, Nicaragua, Panama, Repubblica Dominicana, Argentina, Messico, Paesi che certamente – almeno alcuni di essi – non hanno molto da insegnare alle democrazie e alle libertà occidentali. Tuttavia, sono i Paesi che, colpiti all'inizio da questo reato odioso, hanno cominciato a prendere le loro misure legali e giuridiche.
  Partirei da un altro presupposto, semplice ma purtroppo anonimo in un primo momento e conosciuto dopo l'omicidio: lo stalking. Come sapete, una legge recente ha inserito nell'ordinamento italiano il reato di atto persecutorio. Per quanto mi riguarda ho partecipato alla stesura del provvedimento con il mai troppo compianto Prefetto Antonio Manganelli, che ha avuto l'intuizione di cominciare a capire che cosa significasse in Italia l'atto persecutorio, lo stalking e la discriminazione, naturalmente con riferimento al Dipartimento della pubblica sicurezza, non in generale.
  Abbiamo fatto dei passi in avanti negli anni; colpevolmente ci eravamo dimenticati degli atti persecutori ma soprattutto degli atti discriminatori. Se avrete la pazienza di ascoltarmi, vi racconterò anche che cosa abbiamo fatto il Prefetto Manganelli e io per avere un focus sugli atti discriminatori che costituiscono reato, non semplicemente uno studio sociologico.
  Con l'allora Ministro Carfagna, che sancì questa sua idea con il Ministro Maroni in un protocollo che fu siglato nel 2011, nel 2009 furono varati il decreto-legge e poi la legge contro gli atti persecutori. Da lì è cominciata la storia che riguarda l'ammonimento del questore e tutto l’iter giudiziario che può nascere dopo la denuncia.
  Vi chiederete perché sto parlando di stalking e cosa c'entra con il femminicidio: lo stalking c'entra col femminicidio, ma non ufficialmente, perché nessun femminicidio commesso nel 2012 ufficialmente nasce da una denuncia per stalking.
  Il femminicidio nasce dallo stalking e tutti ce ne accorgiamo attraverso le indagini successive: tutti ci accorgiamo del partner che insegue la donna che non vuole più convivere o stare con lui, ma ufficialmente non c’è denuncia, tra tutti i reati di femminicidio del 2012, che abbia avuto come seguito il femminicidio.
  Dico questo per due ragioni: in primo luogo, molto spesso, come tutti sappiamo, questi fatti che avvengono tra le pareti domestiche sono molto celati, per cercare di recuperare il rapporto o per non far diventare pubblico un fatto che si pensa essere semplicemente privato, per non dispiacere i familiari o per non infliggere un trauma ai figli (ma le conseguenze son ben più traumatiche); inoltre, l'assenza di denuncia impedisce di avere un dato reale di ciò che avviene in Italia. Se non si denuncia si ha un dato sociologico, magari utilissimo dal punto di vista dell'indagine successiva, ma non un dato preventivo, per Pag. 5mettere in funzione l’iter che la legge impone che si metta in funzione. Se non c’è denuncia il questore non è a conoscenza dei fatti.
  Da quando c’è la legge contro lo stalking i questori hanno emesso 4.500 ammonimenti, secondo me troppi. Abbiamo capito che non sono tutti casi di stalking perché ce ne sono molti non denunciati. Quanto ai divieti di avvicinamento, i giudici ne hanno emessi 5 mila. Evidentemente qualcuno ha preferito rivolgersi direttamente al magistrato per denunciare, quindi non ha sporto denuncia alla polizia, ovvero si trattava di atti tali che prevedevano direttamente l'applicazione di una norma più coercitiva.
  In primo luogo, mi sento di dire a questo proposito che mentre l'atto del questore è diretto, immediato – solo un questore poco sensibile o poco attento può perdere tempo su queste vicende, ma fortunatamente i questori sono tutti molto attenti – il problema si manifesta dopo, con la lunghezza del procedimento giudiziario. Perché questo possa essere avviato è necessario un giudice, che non è il pubblico ministero, quindi chiedo se si possa prevedere nelle norme un'anticipazione in carico al pubblico ministero, che poi possa essere sancita e ratificata dal giudice. Diversamente si corre il rischio che tra la denuncia, l'esame del pubblico ministero, l'esame portato innanzi al giudice, passi un tempo sufficiente per consentire alla persona che ha sporto querela di ritirarla o per far diventare inutile qualsiasi azione contro la persona che ha commesso atti prodromici, secondo noi, al femminicidio o comunque a un reato che, anche se non è portato alle estreme conseguenze, è comunque molto grave.
  Vorrei ora illustrare le proposte del Dipartimento della pubblica sicurezza. Inoltre, se avrete la volontà e la possibilità di ascoltarmi per altri cinque minuti, vorrei parlarvi dell'OSCAD (Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori), della legge Mancino, dell'omofobia e di tutto quello che riguarda la posizione del Dipartimento della pubblica sicurezza che oggi vi illustro.
  Noi riteniamo che il primo dato oggettivo sia l'irrevocabilità della querela; piuttosto che trasformare la querela in denuncia, è importante l'irrevocabilità della querela, perché in tal modo si identifica una persona, ossia la persona che fa querela non può più ritirarla.
  Ci sono già casi in cui la querela è stata qualificata come irrevocabile, quindi chi la sporge non ha più l'autonomia di revocarla dopo le false promesse – tali si rivelano dopo, visto che avvengono reati gravi – che vengono espresse per evitare la prosecuzione del procedimento penale.
  In secondo luogo, chiedo se si possano creare all'interno dei tribunali e delle procure delle sezioni specializzate. Noi sappiamo che la cosa peggiore è la generalità delle applicazioni di una norma da parte di chi non è abituato a sapere fino in fondo cosa c’è dietro un caso e soprattutto non ha la sensibilità e non avverte il peso che questi fatti hanno sulla società italiana.
  Secondo noi, come ci sono sezioni specializzate per le misure di prevenzione o per altri tipi di reato, si dovrebbe creare anche, presso le procure e presso i tribunali, la sezione specializzata per i reati di violenza contro le donne.
  Oggi l'arresto in flagranza per gli atti persecutori è facoltativo. Noi riteniamo che dovrebbe diventare obbligatorio, perché la facoltatività – come sa chi ha un po’ di pratica di fatti «poliziotteschi» – molto spesso porta al non arresto. Se prevediamo che l'arresto sia obbligatorio probabilmente facciamo un piacere alle persone che sono perseguitate.
  So bene che questo confligge con il superaffollamento delle carceri, anche se non credo in maniera devastante. A suo tempo fui ascoltato dalla Commissione giustizia sulle misure alternative al carcere, soprattutto sull'utilizzo di camere di sicurezza e via dicendo, ed ebbi modo di esprimere un parere negativo, perché le carceri sono una cosa e le questure e gli ambiti dei carabinieri sono altro, ma soprattutto perché non siamo abituati, non sappiamo farlo, non abbiamo le strutture. Pag. 6Questa, comunque, è una mia posizione personale che non ha nulla a che vedere con questa audizione.
  Quando si parla di camere di sicurezza, considerate che in Italia non esiste una norma che individua come debbano essere le camere di sicurezza, figuriamoci cosa accade se poi le applichiamo in maniera un po’ avventata. Ci sono camere di sicurezza che sono dei piccoli alloggi ben fatti e camere di sicurezza che hanno un sovraffollamento indegno. Questo, però, non ha nulla a che vedere con l'argomento di cui stiamo parlando.
  Proponiamo un arresto facoltativo per la violazione del divieto di avvicinamento, mentre oggi non è prevista alcuna sanzione.
  Inoltre, chiediamo che si preveda l'aggravante dell'ergastolo per il femminicidio quando c’è convivenza e relazione familiare, cosa che già esiste per i reati persecutori.
  Quanto all'ammonimento da parte del questore nei confronti degli autori di lesioni personali o di percosse, secondo noi deve avere procedibilità d'ufficio, quindi non discrezionalità. Si deve prevedere un aumento delle pene, quindi l'aggravante, nei confronti di chi è già stato sottoposto ad ammonimento, ed eventuali sanzioni accessorie (una per tutte, il ritiro della patente).
  Infine, vengo al tema dei mezzi elettronici che possono essere messi a disposizione per il controllo dei soggetti che commettono tali reati. Non parlerò dei braccialetti elettronici, perché a suo tempo finii sui giornali per questo motivo. Non penso ai braccialetti elettronici, ma – e l'abbiamo assegnata come materia di studio a un'azienda che produce strumenti che hanno a che fare con la sicurezza e con l'elettronica – a qualcosa che sia l'opposto del braccialetto elettronico. Il braccialetto elettronico si metteva al polso di una persona per evitare che questa si allontanasse da un posto. I congegni che abbiamo immaginato – e abbiamo dato mandato di verificare se è possibile crearli – servono per delimitare un'area oltre la quale il soggetto che è sottoposto a questo tipo di controllo non deve andare.
  È chiaro che se il soggetto abita a Roma, in via Tuscolana, e lo si incontra in un bar a Milano, si tratta di una casualità negativa. Sappiamo, però, che molti fatti nascono dalla convivenza o almeno dalla frequentazione familiare e affettiva, e dunque molti fatti avvengono nei pressi delle abitazioni. Abbiamo anche un sistema di georeferenziazione, per cui si capisce che se Francesco Cirillo sta in via Tuscolana 150 e non deve avvicinarsi a via Tuscolana 116 se sta da quelle parti scatta il pericolo.
  Questo è un sistema che abbiamo chiesto di studiare e che va chiaramente applicato su disposizione dell'autorità giudiziaria, con tutte le garanzie che nascono dalla legge e che la legge deve imporre.
  Va detto che dal 2007 gli omicidi in generale in Italia sono in flessione. Gli omicidi delle donne sono sempre circa 150-155. Questo è il dato costante che, quindi, se siete abituati a leggere le analisi, è un dato crescente. Se diminuiscono gli omicidi degli uomini e rimangono costanti quelli delle donne è chiaro che il dato è in crescita, non è stabile rispetto alla linea generale.
  Passerei ora ad illustrarvi, se siete d'accordo, che cos’è l'OSCAD, l'Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori, che nasce nel 2012. La parola «sicurezza» significa «reato». Sapete molto meglio di me che esiste presso la Presidenza del Consiglio dei ministri un altro organismo, l'UNAR, Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, che si occupa di tutt'altro, con cui noi abbiamo sottoscritto un protocollo, quindi facciamo un mutuo soccorso: tutto ciò che è reato ci viene passato dall'UNAR, a cui l'OSCAD passa tutto ciò che non è reato.
  L'OSCAD è composto da una molteplicità di attori in materia di sicurezza: polizia, carabinieri e guardia di finanza (quest'ultima ha chiesto di farne parte, mentre noi avevamo immaginato solo le due forze di polizia a competenza generale, perché sono quelle che ricevono le denunce, non per fare un atto di discriminazione Pag. 7verso la guardia di finanza); gli uffici dipartimentali che hanno a che fare con questo tipo di reato: l'immigrazione perché c’è la discriminazione contro gli stranieri, la polizia postale e delle comunicazioni perché c’è la discriminazione attraverso i mezzi informatici, la direzione centrale della polizia di prevenzione, l'antiterrorismo, perché molte situazioni valicano i confini dell'Italia ma soprattutto nascono per fatti che hanno a che fare con la discriminazione che porta in altri Paesi addirittura alle guerre «di religione»; il servizio di cooperazione internazionale di polizia, per confrontarci con le altre nazioni.
  Abbiamo messo a disposizione degli italiani un indirizzo di posta elettronica, un telefono e un fax. Per dirvi come è nato tutto questo faccio un piccolo passo indietro. Un giorno eravamo al Ministero dell'interno e Antonio Manganelli mi comunicò che una coppia gay di Trento era stata malmenata dalle parti del Colosseo. Purtroppo il Colosseo è stato, per un certo periodo, un posto dove avvenivano questi episodi, anche perché poco distante c’è un centro dove questi ragazzi si incontrano. I due ragazzi facevano parte di un'associazione che si chiama «GayLib di centrodestra».
  I ragazzi ci raccontarono questa storia – peraltro, uno dei due aveva un occhio pesto – e ci chiesero un aiuto, sostenendo di avere un doppio problema: quello di essere oggetto di derisione e di aggressione e, in secondo luogo, per molti di loro, quello di denunciare, non essendo compresi in ambito familiare e in ambito lavorativo ed essendovi titubanze a livello di amicizia. I ragazzi chiedevano dunque di essere aiutati a denunciare, in modo che i colpevoli fossero perseguiti.
  Ci sembrò una richiesta oltremodo naturale, che soprattutto ci metteva delle condizioni di dover fare qualcosa. Non potevamo rimandare a un altro giorno. Abbiamo pensato, allora, di creare l'OSCAD, costituito con un decreto del Ministro dell'interno, e di avviarlo su due direzioni: la repressione o perlomeno la risposta repressiva per i fatti che hanno portato alla consumazione di un reato; la formazione e l'informazione, in quanto i ragazzi aggiungevano che, anche entrando all'interno di un ufficio di polizia o di una stazione dei carabinieri, erano accolti da sorrisetti o gesti, dunque si sentivano in imbarazzo.
  Abbiamo capito che probabilmente eravamo noi a essere in ritardo e che non erano loro i marziani. Non avevamo capito che all'interno delle nostre scuole di formazione e della nostra informazione (le informazioni che debbono girare ma in maniera sana e documentata) era necessario aggiungere questi elementi.
  In primo luogo, abbiamo costituito una sorta di call center, attraverso il sistema che vi ho detto, per cui le notizie che ci arrivano, di qualsiasi genere siano, che costituiscano reato o meno, noi le accogliamo, le censiamo, le passiamo all'UNAR se si tratta di fatti che non hanno a che fare con un reato, mentre se si tratta di reati li passiamo o al Comando generale dell'Arma dei carabinieri o al Servizio centrale operativo della polizia di Stato per le indagini.
  A cascata, tali notizie vanno a finire sul territorio e se c’è già qualcuno che si sta interessando di quel reato perché nel frattempo è stato scoperto che vi erano atti di questo genere (non sempre sono atti tranquilli, se ad esempio salta fuori un occhio gonfio probabilmente un'indagine viene avviata), quindi se questi sono già incardinati in un'indagine, la segnalazione ulteriore l'affidiamo a quell'ufficio che la sta conducendo; se quei fatti non sono incardinati in un'indagine affidiamo la segnalazione ai carabinieri o alla polizia, con un criterio di alternanza. Morale della favola, che è l'aspetto che più interessa: 350 segnalazioni in più o meno due anni, con 70 arresti. È troppo ? È poco ? Secondo me, per un Paese democratico è troppo, però è un passo in avanti; rispetto al niente, è un grande passo in avanti, rispetto alla prospettiva – come disse Armstrong quando arrivò sulla luna – penso che sia un buon passo in avanti.
  Oltre a questo, per non restare quelli delle buone intenzioni ma dalla pratica Pag. 8inutile e soprattutto controproducente o evanescente, abbiamo fatto in modo che questa sia diventata materia di informazione e formazione all'interno della Scuola superiore di polizia e della Scuola ufficiali dell'Arma dei carabinieri. È altresì materia di formazione della Scuola allievi carabinieri e della Scuola degli allievi agenti di pubblica sicurezza; della Scuola sottufficiali dei carabinieri di Velletri e della Scuola ispettori e sottufficiali della polizia di Nettuno.
  Stiamo agendo – quando parlo al plurale intendo polizia e carabinieri – anche sul territorio. A Roma ci siamo preoccupati di formare quelli che verranno, i nuovi ufficiali, i nuovi funzionari, i nuovi agenti, i nuovi carabinieri, per evitare che questi entrino con un gap di non conoscenza che li penalizzerebbe.
  Abbiamo fatto inserire questa materia nel cosiddetto «aggiornamento professionale». Come sapete, ogni anno la formazione e l'informazione delle forze di polizia passa anche attraverso l'aggiornamento professionale, il doposcuola – materia obbligatoria di servizio – che si fa all'interno delle nostre strutture. Questa, oltre all'insegnamento su come effettuare indagini di polizia giudiziaria, su come fare un pedinamento o delle intercettazioni telefoniche o su come gestire un servizio d'ordine pubblico, è una delle materie di aggiornamento professionale. Aggiornamento significa che da un anno all'altro può cambiare l'argomento di interesse.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Prefetto Cirillo. Vorrei salutare il consigliere Enzo Calabria, dirigente superiore della Polizia di Stato, e il viceprefetto Paola Mannella, direttore Ufficio affari generali – Direzione centrale polizia criminale, qui presenti. Valuterà il Prefetto se dopo gli interventi dei colleghi potranno aggiungere qualcosa.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  IVAN SCALFAROTTO. Signor presidente, ringrazio il Prefetto Cirillo per il suo interessante intervento. Approfitto per prendere la parola e fare qualche commento sulla parte relativa all'OSCAD. Io sono omosessuale e sono un parlamentare omosessuale. Conosco bene la vostra attività e prendo la parola anche per ringraziarvi di un'idea che il compianto Prefetto Manganelli ebbe insieme a lei, Prefetto Cirillo, che è stata molto apprezzata dalla comunità LGBT di questo Paese.
  Sapere che le forze dell'ordine sono al fianco dei cittadini, indipendentemente dal loro orientamento sessuale, e che rappresentano un luogo di accoglienza, di protezione, di rispetto, di comprensione per i cittadini, qualsiasi sia il loro orientamento sessuale, quindi anche se fossero gay, lesbiche, bisessuali e trans, credo che sia un elemento di civiltà per il nostro Paese.
  Ricordo di essere stato, già molti anni fa, ad Amsterdam a una manifestazione del Gay Pride e di aver trovato all'interno della manifestazione i poliziotti che volantinavano, spiegando alle persone omosessuali che la polizia era lì per proteggerle. Purtroppo, per troppi anni nel passato – un passato che per fortuna abbiamo alle spalle – in Italia e nel mondo le forze di polizia per la comunità omosessuale erano un pericolo. Pensiamo a quello che succede ancora adesso in Russia, purtroppo, dove le forze dell'ordine sono il contrario di quello che dovrebbero essere.
  Ovviamente siamo ancora lontani da Paesi come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, dove al Gay Pride i poliziotti non si limitano a dire che proteggeranno le persone omosessuali, ma sono presenti anche in quanto persone omosessuali. È evidente che le forze di polizia ospitano nel loro seno, percentualmente in modo uguale a tutto il resto della popolazione mondiale, ufficiali e agenti omosessuali, che forse hanno anche una conoscenza specifica del problema e che spero non debbano nascondersi. Penso che in un Paese inclusivo come noi lo vorremmo queste persone dovrebbero non soltanto non avere un problema, ma essere orgogliose del loro essere omosessuali, delle persone che amano, delle loro famiglie.Pag. 9
  Voglio ringraziarvi, fare un plauso e sperare che si vada ancora avanti. Peraltro, il mio ringraziamento si allarga anche all'UNAR, un altro ufficio di cui non parliamo mai abbastanza e che invece, con il consigliere De Giorgi e i suoi predecessori, ha fatto un grandissimo lavoro, e grazie anche al Ministro Carfagna per averne allargato l'ambito di attività non soltanto alle discriminazioni razziali, ma a tutte le altre discriminazioni.
  Tuttavia, mi veniva in mente che il fatto che la polizia e i carabinieri si occupino di questi temi vuol dire che sono temi rilevanti dal punto di vista della sicurezza e dei reati. Come sappiamo, in Italia stiamo lavorando, con la presidente Ferranti, i colleghi della Commissione giustizia, il correlatore Leone, anche per avere presto una legge che punisca l'omofobia e la transfobia. Visto che l'OSCAD si occupa di tutte le discriminazioni, immagino che occorra, in questo momento, uno strumento giuridico che vi consenta di reprimere i fenomeni di odio razziale, che siano essi violenti o soltanto di istigazione alla discriminazione o alla violenza, i cosiddetti «hate speech», come li chiamano gli anglosassoni.
  Questo strumento mi pare vi manchi ancora e noi stiamo alacremente lavorando per potervelo fornire, quindi per fornirvi uno strumento non soltanto di repressione: non è soltanto una questione di tintinnio delle manette, ma si tratta anche di fare in modo che il Parlamento, come autorità anche morale di questo Paese, stabilisca che l'odio omofobico così come l'odio razziale sono ripudiati dalla nostra comunità nazionale. Si tratta di darvi una possibilità che va al di là della oggettiva e lodevole buona volontà e genialità dell'idea, che vi consenta anche di avere uno strumento legale che diventi uno strumento di lavoro. L'idea è che non dobbiate soltanto ricorrere alla buona volontà e alle norme generiche, ma abbiate a disposizione delle norme specifiche.
  Vi ringrazio moltissimo per il lavoro di formazione e di informazione del vostro personale. Credo che anche quella sia una questione fondamentale. Comprendere il fenomeno, combattere l'ignoranza nel senso della mancanza di informazioni significa essere molto più consapevoli e molto più capaci di indirizzare il fenomeno. Penso che tutti i datori di lavoro dovrebbero preoccuparsi di spiegare questo tipo di tematiche ai loro dipendenti, perché creare ambienti di lavoro inclusivi e rispettosi significa anche creare ambienti di lavoro nei quali chi lavora dà il meglio di sé, è più motivato e più leale.
  Penso che i vostri agenti, i vostri ufficiali, i vostri dirigenti diventino anche migliori ufficiali di polizia e operatori di polizia essendo più consapevoli di ciò che li circonda. Ribadisco quindi il plauso per questa attività e l'incoraggiamento da parte mia quanto meno a continuare su quella strada e a dare sempre ulteriori strumenti a chi noi dobbiamo giustamente sentire come amici. In Gran Bretagna il bobby, il poliziotto, è la persona a cui ci si rivolge con fiducia.

  FRANCESCO CIRILLO, Vice direttore generale della pubblica sicurezza e Direttore centrale della polizia criminale. Succede a Londra.

  IVAN SCALFAROTTO. Sì, a Londra succede. Penso che quello sia un modello: sentirsi accanto le forze di polizia per il cittadino è un grande elemento di tranquillità e di vita democratica.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Vorrei porre alcune domande. Il prefetto parlava all'inizio dei reati del femminicidio, dello stalking, ed elencava alcune proposte. Tra queste, l'irrevocabilità della querela. Vorrei sapere se lei ha un dato – e, in tal caso, se può fornircelo – relativo alle querele che vengono revocate. Le chiedo – questa è una mia proposta – se, in queste circostanze, non si possa pensare di procedere d'ufficio.
  Inoltre, lei parlava dell'istituzione di sezioni specializzate – non ho capito se è già una misura effettiva o una sua proposta che vorrebbe fosse applicata – presso i tribunali e le procure. Sarebbe davvero importante procedere in tal senso Pag. 10perché, al di là della formazione, che magari occupa una o due ore a settimana o al mese o all'anno (non so quanto sia previsto per le forze operative sul territorio), sarebbe ancora più importante che nelle procure ci fossero persone – anche ventiquattro ore su ventiquattro, pur rendendomi conto che il costo sarebbe importante – con la sensibilità idonea a parlare con le persone in difficoltà, le donne ma anche gli uomini. Si parla sempre di donne, ma ci sono anche uomini che sono vittime di questi reati.

  MATTEO BIFFONI. Vorrei richiamare l'attenzione sulla grande tematica legata alla violenza sessuale. Per pratica nei tribunali vediamo spesso che, davanti al giudice, molto spesso questi percorsi non riescono ad avere un esito, per motivi culturali, di formazione e di una sostanziale mancanza di assistenza. Io vivo in una realtà dove grazie a Dio c’è una rete di protezione non banale, ma in altri luoghi dove mi è capitato di esercitare la professione questo non c’è.
  Molto spesso per questo reato – non devo certo spiegarlo a voi – purtroppo non arriva la punizione per una serie di questioni su cui penso che dovremmo fare una riflessione più approfondita. Lo dico perché, oltre alle questioni della violenza fisica e delle percosse, il reato della violenza sessuale, secondo me, necessita di una specializzazione ben specifica e di un ulteriore sforzo di riscrittura normativa, probabilmente, utilizzando gli strumenti del codice di procedura e via dicendo.
  Cito ora un'altra questione, forse un po’ a latere – e me ne scuso – rispetto a quelle di cui stiamo parlando. Vengo da un percorso di un certo tipo e, non ultimo, da un incontro con Lilian Thuram, l'ex giocatore. Chiedo chi si occupa effettivamente della vergognosa situazione che si viene a creare nei casi di discriminazione razziale negli stadi di calcio. Mi scuso con i colleghi se sollevo una questione che un po’ esula dal tema in discussione, ma poiché è un tema che seguo da molto approfitto della vostra presenza per capire cosa succede effettivamente in questi casi. È una questione su cui, nei tempi debiti, vorrei tornare, perché si tratta di un'altra delle vergogne nazionali che francamente vorrei provare a eliminare prima possibile.

  FABRIZIA GIULIANI. Ringrazio anche io il prefetto per la sua presenza e per la puntualità della relazione, che ci ha fornito molti dati.
  Condivido molto il rapporto che lei faceva tra quanto cerchiamo di fare qui per il femminicidio e i reati connessi di violenza contro le donne e di stalking. Lei ha detto che nel 2012 non avete avuto modo di riscontrare un rapporto diretto tra i casi di femminicidio avvenuto e le denunce precedenti per stalking. Se non erro, però, leggendo anche nella cronaca dell'anno in corso, delle relazioni sembrano esserci, almeno da quanto apprendiamo sui giornali. Vorrei sapere se ne avete preso atto, se questo è stato un elemento di riflessione, oltre alla frustrazione che si prova, quando si legge il giornale, rispetto a ciò che non si è fatto e si sarebbe potuto fare.
  In secondo luogo, dalle cose che lei ci diceva sembra che la fatica maggiore sia legata alla possibilità di emersione e identificazione del fenomeno. A cominciare dalla fatica linguistica – femminicidio, stalking eccetera – come si mette a fuoco questo tipo di crimine particolare che avviene dentro relazioni o mura domestiche ? È lo sforzo che anche noi cerchiamo di fare.
  Faccio mia la richiesta già espressa dalla collega Businarolo circa il dato relativo al ritiro delle querele. Anche questo è un elemento che ci consente di capire come intervenire.
  Da ultimo, è importante capire – e credo che noi intendiamo muoverci lungo questa direzione – come sia possibile mettere a sistema le iniziative di formazione ad hoc sul femminicidio che vengono portate avanti, insomma come sia possibile identificare percorsi di formazione e specializzazione ad hoc, perché mi sembra che siano gli unici percorsi lungo i quali è possibile muoversi per capire come intervenire.

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  TANCREDI TURCO. Vorrei chiedere agli auditi dove secondo loro occorre intervenire, dove ritengono che vi siano ancora vuoti legislativi o strutturali.

  PRESIDENTE. Mi riaggancio alla domanda posta da ultimo dal collega, per riprendere l'oggetto dell'indagine conoscitiva, che in parte è già emerso. Ovviamente alcuni quesiti richiedono una risposta complessa, quindi eventualmente, se riterrete, potrete farci avere un documento scritto. Noi vorremmo concludere il 30 settembre questa indagine conoscitiva formulando proposte specifiche, soprattutto in materia di intervento normativo e anche di indirizzo nei confronti del Governo.
  Sicuramente è emersa la questione della irrevocabilità della querela. Ricordo – ero presente anche nella precedente legislatura – che il decreto Carfagna fu abbinato a una proposta di iniziativa parlamentare già in discussione e sulla querela si discusse molto perché, trattandosi spesso di reati legati a relazioni affettive, si voleva lasciare spazio al sentimento, agli affetti.
  In realtà anche io ero molto perplessa, all'epoca, perché la vittima può essere oggetto di ulteriori pressioni Questo è sicuramente un approfondimento che cercheremo di fare, e credo che siano importanti i dati, richiesti anche dai colleghi, relativi alla percentuale dei ritiri di querela.
  I dati che il prefetto ci ha fornito sull'ammonimento da parte del questore e sui divieti di avvicinamento sono rilevanti, quindi significa che quella legge comunque ha avuto effetti positivi, sebbene ci fossero state evidenziate difficoltà anche dal punto di vista della indeterminatezza di alcune parti della condotta che lì vengono individuate. Vorremo sapere, nell'approccio di intervento della polizia giudiziaria rispetto al reato di stalking, oltre all'ammonimento e al divieto di avvicinamento, quanti di quei fatti che poi vanno a giudizio riescono ad arrivare a una condanna.
  È una proiezione che avete oppure no, dato che vi manca l'aggancio con la statistica del Ministero della giustizia, che su questo punto, e non solo su questo, è un po’ debole ? Molte volte le vittime si ritengono «abbandonate» anche perché, dopo il primo intervento e l'ammonimento, non si fanno ulteriori passi avanti.
  Lei ha citato eventuali proposte, delle quali mi aveva parlato anche quando ci siamo sentiti per questa audizione. Sarebbe opportuno che ce le faceste avere, poiché sono in elaborazione interventi legislativi, e saranno oggetto di esame e di approfondimento da parte della Commissione. Vorremmo accelerare i tempi.
  Abbiamo parlato di formazione e di specializzazione delle forze di polizia e della magistratura. Nel caso della magistratura, chiederemo agli organi competenti se è stata realizzata – quando, dove e in che modo – questa forma di specializzazione di sezioni delle procure e dei tribunali. So che addirittura il Consiglio superiore dalla magistratura ha avviato un monitoraggio per verificare se e dove questa azione si è realizzata.
  Per quanto riguarda le forze di polizia, intendendo polizia e carabinieri, si tratta di un auspicio – faccio una domanda provocatoria – oppure questa specializzazione è già stata realizzata ? Avendo svolto attività giudiziaria in provincia per circa quindici anni, mi sono occupata anche di questo. Nelle stazioni dei carabinieri, nei commissariati, nel 2013 c’è questo affiancamento, questo intervento specializzato, che è importantissimo essendo il primo intervento, oppure ancora si sta cercando di realizzarlo, e magari c’è un indirizzo forte centrale, ma ancora ci sono delle difficoltà di attuazione ?

  FRANCESCO CIRILLO, Vice direttore generale della pubblica sicurezza e Direttore centrale della polizia criminale. Procedo con ordine. In primo luogo, onorevole Scalfarotto, si parlava di Gay Pride e noi, dal 14 al 21 giugno prossimi, insieme all'UNAR terremo un convegno a margine del Gay Pride di Palermo su questi argomenti. Saremo quindi in una manifestazione ad esso collaterale per parlare di questi temi.Pag. 12
  Ricordo che esiste già l'associazione che comprende poliziotti, carabinieri, finanzieri omosessuali, e si chiama «Polis aperta»; peraltro, fino a poco tempo fa il presidente era un finanziere (non ricordo se di Verona, Treviso o Trieste). L'associazione esiste e le persone sono libere di iscriversi.
  Consideri che nei nostri questionari di arruolamento – possiamo dirlo con grande orgoglio – non è mai stato richiesto né l'orientamento sessuale né l'orientamento religioso. Questo dimostra che noi, che a volte siamo additati come arroccati su posizioni antiquate, probabilmente siamo un poco più avanti o perlomeno allineati su tante questioni.
  La legge Mancino è una legge datata, che ha ormai venti anni. Si parla di omofobia, ma mancano perlomeno un'altra settantina di casi di discriminazioni che andrebbero sanzionate. Con l'OSCAD abbiamo sottoscritto una miriade di protocolli, in Italia e all'estero. L'OSCAD è stato presente ad Hanoi, nell'assemblea generale dell'Interpol, è stato presente a Roma, a Budapest, a Vienna, in giro per il mondo. Lo dico con grande vanto di noi che lavoriamo intorno a questi temi.
  L'ultimo protocollo lo abbiamo firmato a Milano con l'OSCE. Si tratta di un protocollo che prevede tutte le forme di discriminazioni. Ci siamo chiesti se valga più la pena inserire la parola «omofobia», su cui il Parlamento, perlomeno da due legislature, non trova un accordo, o valga invece più la pena di inserire una magica strofa che voi parlamentari sapreste sicuramente trovare, che comprenda tutte le discriminazioni che portano all'odio e ai reati di odio.
  Alla grande libertà che hanno i nostri magistrati in Italia aggiungeremmo l'ulteriore libertà di individuare il tipo di reato e le aggravanti ad esso collegate. Se il Parlamento inserisse l'omofobia domani – ho qualche dubbio – noi saremmo assolutamente contenti, perché si comincerebbe un nuovo percorso, un percorso di analisi che oggi non riusciamo a fare.
  All'interno di quel famoso sistema informativo interforze di cui abbiamo parlato all'inizio certe fattispecie non sono comprese, perché l'omofobia non è un reato, mentre nel sistema sono compresi solo i reati. Dunque, non mi chiedete analisi e numeri su quel tipo di reato perché non sono all'interno del sistema. Ci sono i reati di violenze, tutto ciò che riguarda i reati di stalking, ma non quel tipo di reato. Converrebbe dunque questo inserimento, perché sanzioneremmo quel reato con le leggi a disposizione e soprattutto lo analizzeremmo. Oggi lo sanzioniamo con le leggi a disposizione, ma con le leggi che concorrono a individuare una violenza che nasce da altro.
  Onorevole Businarolo, proponiamo l'irrevocabilità della querela e non la denuncia sic et simpliciter perché la denuncia la può fare chiunque, mentre la querela la fa la vittima del reato che è punibile dalla legge a querela di parte. Chiediamo però l'irrevocabilità per fare in modo che la trattativa sottostante alla querela, quindi le pressioni che la vittima subisce per revocare la stessa, non possano avere esito. La remissione della querela oggi è uno dei dati del nostro codice di procedura penale. Se, invece, alla querela aggiungiamo l'irrevocabilità, possono esserci tutte le pressioni di questo mondo, ma la querela non cade (oggi cade con la morte del querelante).
  Per queste ragioni noi sposiamo più l'irrevocabilità della querela che la denuncia d'ufficio. Come ho detto, la denuncia la può fare chiunque, mentre la querela la fa solo la persona che è vittima del reato.
  È chiaro che è necessario un accompagnamento, lo capisco, ma esso è necessario nei reati di estorsione, nei casi di denuncia per il pizzo; per accompagnamento si intende un ausilio, un aiuto, una tutela, un obbligo da parte delle forze di polizia di fare in modo che queste persone non si sentano isolate. È necessario un accompagnamento sociale, delle forze buone dell'Italia, di tutti coloro che vogliono che queste situazioni emergano.
  Se pensiamo che i reati di usura, ad esempio, sono denunciati in maniera molto ridotta – eppure si dice che l'usura è uno dei reati italiani più affliggenti Pag. 13e soprattutto uno dei reati che ha a che fare molto con la criminalità organizzata – capiamo che i reati sommersi sono quelli che non raccontano l'Italia, ma un'altra cosa.
  Noi, come forze di polizia, dobbiamo raccontare quello che avviene, non quello che può essere sommerso, perciò riteniamo che si debba procedere in questo modo. Per carità, questo significa un aiuto concreto agli altri, un aiuto che nasce da un fatto ufficiale.
  Onorevole, non so se, relativamente alle sezioni specializzate presso le procure e i tribunali, il suo fosse un auspicio o una domanda. Presso i tribunali sicuramente non esistono, presso le procure è possibile che, nell'ambito di una distribuzione che il procuratore della Repubblica opera verso i suoi sostituti e i suoi aggiunti, siano previste.
  Esiste, ad esempio, un magistrato della procura che si interessa delle violenze nei confronti dei minori; non parlo di tribunali e procure per i minorenni, ma di tribunali e procure ordinari dove è presente questa specializzazione. Questa specializzazione – mi pare così di rispondere alla domanda di un altro deputato – esiste anche nelle forze di polizia.
  Abbiamo da sempre nelle nostre forze di polizia, nelle squadre mobili italiane, la sezione contro la violenza nei confronti delle donne e contro la violenza nei confronti dei minori, molto prima che nascesse l'emergenza del femminicidio e della violenza sulle donne. Probabilmente è necessario affinare, incrementare, fare in modo che queste sezioni siano ancora più al passo con i tempi.
  Onorevole Biffoni, la violenza sessuale è un reato che molto spesso rimane coperto, però penso che il Parlamento italiano abbia permesso di compiere grandissimi passi in avanti con le norme, che ha approvato, di contrasto a queste forme di violenza inaudita. Per noi va benissimo che tutto ciò che può essere inserito lo sia, ma dovete farlo voi.
  Noi abbiamo un cestino, all'interno del quale ci sono gli attrezzi per lavorare. Se abbiamo solo un cacciavite e una pinza, lavoriamo in forza del cacciavite e della pinza, quindi non potremo fare un lavoro per cui occorre la tenaglia. Se, però, in questo cestino che abbiamo a disposizione voi ponete ulteriori attrezzi noi vi siamo grati e forse lavoreremo anche meglio.
  Si è accennato al tema del razzismo negli stadi. Esiste un organismo del Dipartimento della pubblica sicurezza, l'Osservatorio sulle manifestazioni sportive, che raggruppa tutti gli attori delle partite di calcio, a cominciare dalla Federazione italiana gioco calcio, le Leghe A, B e Pro, gli arbitri (aggiungo il circuito degli autogrill, le Ferrovie dello Stato e via dicendo), insomma tutto il mondo che ruota attorno al calcio. L'Osservatorio, che è presieduto da un dirigente generale della polizia, attualmente il dottor Pasquale Ciullo, analizza anche gli episodi di razzismo.
  Dopo uno degli ultimi episodi che ha riguardato Balotelli – purtroppo questo calciatore è stato più volte vittima di odiosi cori – è stato esposto in tutti i campi di serie A e serie B uno striscione per dire no alla violenza e al razzismo. Quella è un'iniziativa voluta dall'Osservatorio sulle manifestazioni sportive. Tutto ciò che la Federazione italiana gioco calcio produce, lo fa con l'ausilio determinante di questo Osservatorio.
  Onorevole Giuliani, noi riusciamo ad avere un statistica che collega lo stalking all'omicidio, però purtroppo oggi lo facciamo a fattori invertiti perché non abbiamo il dato preventivo dello stalking in assenza di denuncia.
  A posteriori, chi fa le indagini si accorge – se ne accorgono anche i giornalisti che raccontano queste vicende – che c’è stata una lunga attività di abusi, di stalking, di pressioni, di percosse. È notizia di tutti i giorni il fatto che una signora o un signore – parlo di donne perché non c’è proporzione tra attività di stalking di uomini verso le donne e delle donne verso gli uomini – subisce reati di questo tipo.
  Queste vicende purtroppo si conoscono sempre in ritardo. Diverso sarebbe se si facesse maggiore informazione, sensibilizzazione, attività di convincimento. So che è un fatto che appartiene al convincimento Pag. 14personale e all'anima di tutte le persone, perché spesso si tratta di persone con cui si convive per anni prima di avere un epilogo negativo, però purtroppo noi facciamo attività di repressione e prevenzione dei reati, e diventa complicato fare, oltre a questo, anche il resto.
  Onorevole, lei parlava di emersione del reato, che molto spesso avviene quando il reato viene allo scoperto. Per questo ho citato l'esempio del pizzo. Ho svolto per lunghi anni attività investigativa e posso dire che il pizzo, in Sicilia o in Campania, emergeva quando, mettendo una rete di telefoni sotto controllo e ascoltando le intercettazioni telefoniche, alla moglie o alla mamma o alla sorella o al fratello scappava quella parolina che faceva capire che qualcosa stava succedendo. Se non ci fosse stato questo uso abbastanza allargato delle intercettazioni telefoniche probabilmente avremmo speso di meno, ma avremmo anche individuato qualche reato in meno. Non è semplicissimo fare in modo che emerga il reato.
  I corsi di formazione li facciamo, da un anno e mezzo, per tutti i poliziotti, per i nuovi agenti e per quelli già in servizio. Come dicevo, facciamo il porta a porta con le questure, con i comandi provinciali di tutta Italia per l'aggiornamento professionale, che riguarda chi ha trenta o cinquanta anni. Naturalmente sta alla sensibilità del singolo applicare meglio o peggio quello che gli viene insegnato. Da un anno e mezzo stiamo conducendo una campagna massiva di informazione dei soggetti in servizio e dei soggetti che frequentano le nostre scuole di formazione, a tutti i livelli. Il tutto avviene senza spese, perché la formazione la facciamo in casa, come giustamente dice il dottor Calabria.
  Non posso dirvi qual è il tasso di remissione della querela, perché non lo conosco. Nel momento in cui c’è la querela è il Ministero della giustizia a intervenire sulla gestione dei dati. Il Ministro Cancellieri, che abbiamo sensibilizzato su questo tema da ex Ministro dell'interno, ci ha promesso che faremo a breve delle riunioni per fare in modo che il sistema informativo e informatico del Ministero della giustizia sia aggiornato. Il sistema, immagino per mancanza di fondi, molto spesso non è né collegato né completamente informato. Quando raggiungeremo la piena interazione probabilmente saremo molto più avanti.
  L'onorevole Turco ha parlato di buchi legislativi e strutturali. Quanto ai buchi strutturali, non so a quali si riferisce. Di buchi legislativi ce ne sono e, come ho detto a voi e alla presidente invieremo una relazione contenente ciò che noi riteniamo debba essere inserito nelle norme. Il Parlamento è sovrano e deciderà se è giusto inserirle oppure no.
  Signor presidente, le invieremo una nostra relazione entro la fine del mese. Circa i dati relativi al ritiro delle querele ci siamo già espressi, mentre sui dati degli ammonimenti, quando i reati arrivano a condanna, occorre che il Ministero della giustizia ci dia una risposta.

  PRESIDENTE. La ringrazio, Prefetto Cirillo, della sua disponibilità e del suo impegno, che traspare anche dalla relazione.
  Restiamo in attesa dell'integrazione che comprenderà anche le vostre proposte di intervento normativo.
  Proposte che la Commissione avrà modo di vagliare con la massima attenzione ed eventualmente di fare proprie.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.55.