Sulla pubblicità dei lavori:
Tabacci Bruno , Presidente ... 3
INDAGINE CONOSCITIVA SULLA SEMPLIFICAZIONE LEGISLATIVA ED AMMINISTRATIVA
Audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all'attuazione del programma, all'editoria, all'informazione e alla comunicazione istituzionale, Giovanni Legnini.
Tabacci Bruno , Presidente ... 3
Legnini Giovanni (PD) , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all'attuazione del programma, all'editoria, all'informazione e alla comunicazione istituzionale ... 4
Tabacci Bruno , Presidente ... 8
Mucci Mara (M5S) ... 9
Legnini Giovanni (PD) ... 9
Mucci Mara (M5S) ... 9
Taricco Mino (PD) ... 9
Tabacci Bruno , Presidente ... 10
Legnini Giovanni (PD) , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all'attuazione del programma, all'editoria, all'informazione e alla comunicazione istituzionale ... 10
Tabacci Bruno , Presidente ... 10
Legnini Giovanni (PD) , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all'attuazione del programma, all'editoria, all'informazione e alla comunicazione istituzionale ... 10
Tabacci Bruno , Presidente ... 11
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BRUNO TABACCI
La seduta comincia alle 8.35.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).
Audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all'attuazione del programma, all'editoria, all'informazione e alla comunicazione istituzionale, Giovanni Legnini.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla semplificazione legislativa ed amministrativa, l'audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all'attuazione del programma, all'editoria, all'informazione e alla comunicazione istituzionale, Giovanni Legnini.
Il Sottosegretario Legnini cura il monitoraggio e la verifica dell'attuazione, sia in via legislativa sia in via amministrativa, del programma di Governo e delle politiche settoriali. Si tratta di un nodo strategico, anche nell'ottica della Commissione, perché il monitoraggio compiuto dall'ufficio coordinato dal Sottosegretario Legnini consente di focalizzare uno dei maggiori fattori di complicazione ed incertezza normativa: la previsione di numerosi adempimenti che non sempre trovano attuazione e non sempre la trovano nei tempi previsti, generando, talora, vere e proprie catene di proroghe dei termini.
In questa chiave, l'obiettivo perseguito dal Governo di realizzare una piattaforma digitale unificata, che concentri tutte le informazioni sullo stato di attuazione legislativa, anche nell'ottica della nuova legge di contabilità pubblica, appare del tutto condivisibile e auspicabile. Credo che il Sottosegretario ci fornirà informazioni su questo specifico punto.
Con riferimento alla dialettica politica e istituzionale che è in corso, e di fronte al fatto che il Governo in carica si è posto nella condizione di ridefinire il programma che sta alla base della sua azione, ci permettiamo, in virtù della breve esperienza che abbiamo fatto in questa Commissione per la semplificazione, di segnalare che questo è il tema centrale dell'attività di governo del nostro Paese. Ciò è dimostrato dalle difficoltà che sono insorte nella gestione degli ultimi provvedimenti prima delle vacanze di Natale e, anche, dagli elementi di cui parlano oggi i giornali, che danno conto di una confusione diffusa e, soprattutto, di meccanismi legislativi che sono arrivati al limite del parossismo.
Io credo che, se c’è da ripartire da qualche parte, converrebbe proprio ripartire da lì, anziché continuare – come si è fatto in questi anni, a prescindere dalla colorazione dei Governi – a utilizzare dei meccanismi che continuano a rinviare.
L'indagine svolta da Il Sole 24 Ore mostra che solo il 39 per cento dei provvedimenti conseguenti alla decretazione d'urgenza – che è stata adottata nel corso di questi anni – ha visto la luce, salvo gli effetti annunci che, invece, sono stati i Pag. 4protagonisti della comunicazione, i quali, di volta in volta, hanno fatto credere al Paese che erano state assunte decisioni che tali non erano.
Credo quindi che, se c’è un punto da cui ripartire per tentare di recuperare credibilità, sia proprio questo. Credo anche che l'incontro di oggi con il Sottosegretario Legnini, che è delegato al monitoraggio e all'attuazione del programma, veda questa questione come centrale.
Se Il Sole 24 Ore dice che il 39 per cento dei decreti raggiunge il completamento dell'operazione legislativa, vuol dire che sull'attuazione siamo in formidabile ritardo. Questo, rispetto alla comunicazione esterna, determina un effetto negativo, per non dire devastante. Su queste cose, l'incontro di stamattina ci pare fondamentale.
Il Sottosegretario Legnini ci ha consegnato due documenti molto importanti, che ci serviranno per la relazione conclusiva: il monitoraggio dell'azione di Governo e il testo della sua audizione di stamane.
Do la parola al sottosegretario Giovanni Legnini, per lo svolgimento della relazione.
GIOVANNI LEGNINI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all'attuazione del programma, all'editoria, all'informazione e alla comunicazione istituzionale. Presidente, ringrazio lei e la Commissione per questa audizione e, soprattutto, per il lavoro che avete avviato, che personalmente reputo di grandissima importanza.
La sua introduzione, precisa e puntuale, mi esime dal sottolineare la centralità di questo aspetto dell'azione di governo. Non ripeterò le cose che lei ha detto. Peraltro, la centralità, la rilevanza dell'effettiva attuazione dei provvedimenti legislativi adottati, oltre che, ovviamente, dell'effettiva attuazione del programma di Governo, così come acclarato in sede parlamentare all'atto del voto di fiducia o in altri documenti programmatici rilevanti, quali il DEF e il Piano nazionale delle riforme, è stata oggetto, per la prima volta nell'anno appena concluso, di una specifica raccomandazione in sede europea.
Ciò non vuol dire che noi, come in altri campi, ci dobbiamo convincere della giustezza o meno di questa o quella attività perché ce lo chiede l'Europa, ma non c’è dubbio che la complessità della situazione che si è venuta a determinare nel nostro Paese, sotto il profilo dell'inefficace attuazione dei provvedimenti legislativi, è stata segnalata anche in quella sede, il che è sintomatico del grado di problematicità che abbiamo di fronte.
Infatti, all'atto delle osservazioni del Piano nazionale delle riforme che fu presentato nella primavera scorsa, a giugno, il Consiglio europeo formulò una specifica raccomandazione, con la quale chiese al nostro Paese di «dare tempestivamente attuazione alle riforme in atto, adottando in tempi rapidi le disposizioni attuative necessarie, dandovi seguito con risultati concreti a tutti i livelli amministrativi e con tutti i portatori di interesse e monitorandone l'impatto».
Questo costituisce, appunto, il cuore dell'attività che abbiamo cercato di portare avanti in questi mesi e che troverà ulteriore rafforzamento e implementazione a breve, attraverso le iniziative che, a conclusione di questa breve esposizione, illustrerò.
Un ulteriore riscontro di questa attenzione lo ritrovate nella nota di aggiornamento al DEF presentata dal Governo – alle Camere – nel settembre scorso, che costituisce, come sapete, il documento posto a base della manovra di bilancio. In questo documento, per la prima volta, è presente un capitolo dedicato ai dati dell'attuazione dei provvedimenti, con il richiamo alle problematiche ad essa connesse.
Innanzitutto, per entrare nel merito, vi spiego qual è l'attività di monitoraggio. All'atto dell'insediamento del Governo Letta era già stata avviata un'attività utile e preziosa di monitoraggio dei provvedimenti adottati, di quelli non adottati e dello stato delle procedure, ad opera del ministro Giarda, che aveva la delega che, poi, è stata affidata a me dal Presidente del Consiglio. Noi abbiamo provveduto a Pag. 5rafforzare quell'attività di monitoraggio e ad estenderla ulteriormente, ponendoci subito il tema di accrescere, se non introdurre ex novo, strumenti di trasparenza dell'attività attuativa.
Ad oggi, se un cittadino, piuttosto che un'impresa, un ente locale o un portatore di interesse, vuole sapere esattamente quanti provvedimenti sono stati adottati, a che punto si trova questo o quel provvedimento adottato, oppure qual è l'incaglio, non è nelle condizioni di saperlo. Questo non avviene per responsabilità di questo Governo, né di quello che l'ha preceduto o di quello ancora precedente. Ciò avviene perché non è mai stato fatto un lavoro finalizzato a rendere trasparente questo procedimento: il nostro primo obiettivo è quindi quello di rendere trasparente questo procedimento. Vorremmo farlo attraverso la strutturazione – che è in una fase avanzata – di un database che contenga tutte le informazioni necessarie sullo stato dei procedimenti, e di un sito dedicato, che contenga appunto le medesime informazioni.
Le modalità di utilizzo di questa piattaforma digitale e di consultazione dovranno essere definite, essendo peraltro, almeno per la fase preparatoria, oggetto di valutazione sensibile.
Quindi, ovviamente, io rimetterò la decisione conclusiva al Presidente del Consiglio e al Consiglio dei ministri, quando tutti gli strumenti saranno entrati a regime e funzioneranno e il lavoro sarà in una fase avanzata. Il primo obiettivo che ci siamo posti è stato, dunque, rafforzare il monitoraggio e rendere trasparente il procedimento attuativo.
Il contenuto dell'attività di monitoraggio è compendiato in due rapporti che abbiamo stilato e inviato ai Ministri. Dal lavoro prezioso di questa Commissione mi aspetto qualche indicazione e valutazione su come coinvolgere maggiormente le Camere, magari proprio attraverso questa Commissione, che svolge il lavoro importante che conosciamo.
Come dicevo, l'attività di monitoraggio ha portato a compilare due rapporti e ci ha consentito già oggi di avere possibilità di aggiornamento in tempo reale, con gli strumenti che abbiamo a disposizione. Naturalmente, ogni tre mesi stiliamo un rapporto più organico, il secondo dei quali è quello che vi abbiamo consegnato questa mattina, ma già oggi siamo nelle condizioni di poter dare il dato al 31 dicembre scorso, seppur non rifinito: è solo un dato di rilevazione statistica. Quel livello di problematicità cui si riferiva il presidente in apertura, e che io richiamavo, è emerso in tutta la sua interezza.
Noi monitoriamo sia i provvedimenti attuativi delle leggi approvate nella vigenza del Governo Monti sia di quelle approvate nella vigenza del Governo Letta. I provvedimenti approvati durante il Governo Monti contengono un carico di provvedimenti attuativi enorme: parliamo di 883 provvedimenti attuativi necessari per attuare, applicare e rendere concrete le disposizioni legislative approvate in quell'anno e mezzo.
Quando il Governo Letta entrò in carica, la percentuale di attuazione ammontava al 27 per cento. Una quota minoritaria di quelle disposizioni legislative era stata quindi attuata, benché, in alcuni casi, era passato anche più di un anno. Pensate al contenuto consistente di quella manovra di inizio attività del Governo Monti, del dicembre 2011, il cosiddetto «decreto Salva Italia», che conteneva numerosissime disposizioni normative e altrettanto numerose disposizioni attuative necessarie.
Il Governo Letta, al 30 novembre 2013, ha portato il grado di attuazione di quei provvedimenti a quasi il 50 per cento, al 47 per cento. Approfondendo le attività e il lavoro, ci siamo accorti che, per effetto di una prassi non sempre apprezzabile, che si è da tempo instaurata, in base alla quale il legislatore interviene subito con modifiche normative su provvedimenti anche recenti che sono stati adottati (si ritorna spesso su molte disposizioni, in particolare quelle più complicate e quelle più sensibili), in taluni casi è il caso di depurare il dato della mancata attuazione dei provvedimenti che non sono più attuabili, che sono diversi.Pag. 6
Circa un mese fa abbiamo avviato un'attività di verifica su quanti presupposti di fatto e modifiche normative rendono la disposizione legislativa non più attuabile. Questo è il quesito che abbiamo posto a tutti i Ministeri, che ci stanno rispondendo. Ad oggi, per esempio, su quel carico di circa 400 provvedimenti inattuati del Governo Monti, in 43 casi abbiamo verificato che il provvedimento attuativo non è più adottabile, appunto perché si è verificata una situazione, di fatto o di diritto, che ne determina la non attuabilità. Quarantatré casi sono pochi in percentuale rispetto a quel monte di provvedimenti attuativi, ma sono tanti in termini di situazioni concrete che si sono determinate.
Così come abbiamo rafforzato l'analisi dello stato di attuazione e, prima ancora, della qualità della legislazione, che costituisce un punto centrale su cui le Camere e il Governo devono riflettere, abbiamo provveduto ad arricchire l'attività di monitoraggio con la rilevazione delle cosiddette «norme autoapplicative» che, a mio modo di vedere, sono le norme ben fatte: si tratta di quelle norme che non hanno bisogno di ulteriori attività successive. Su questo punto abbiamo registrato un leggero – ma importante – miglioramento della performance di questo Parlamento e di questo Governo. Infatti, la percentuale delle norme autoapplicative si attesta mediamente attorno all'80 per cento.
Non voglio togliere valore agli argomenti che abbiamo affrontato fino a questo momento, che ha richiamato il presidente e che io sto illustrando. È vero che c’è un carico attuativo rilevante, ma, comunque, dobbiamo partire dal presupposto che l'80 per cento delle norme legislative, per fortuna, è di carattere autoapplicativo.
Come potete capire, l'attività di monitoraggio si concentra sulla parte rilevante dell'attività attuativa, che viene depurata da un lato dalle norme autoapplicative e, dall'altro, dalle norme per le quali non è più possibile adottare i provvedimenti.
Le percentuali le troverete, nel rapporto depositato, al 30 novembre 2013. Ho già richiamato i dati relativi al Governo Monti. Quelli relativi al Governo Letta hanno ovviamente una percentuale di attuazione inferiore, perché alcuni provvedimenti sono di recentissima emanazione. Per esempio, quelle norme più difficili da attuare, come quelle contenute in quantità rilevante nel cosiddetto «decreto del fare», hanno un grado di attuazione non elevatissimo, perché si tratta, appunto, come voi ricorderete, di misure abbastanza complesse.
Il dato si è ulteriormente «appesantito» con gli ultimi provvedimenti. Nel mese di dicembre, come sappiamo bene, vi è stato un ingorgo legislativo tra il disegno di legge di stabilità e i decreti che sono stati convertiti, che, ovviamente, accrescono la percentuale e il numero – in termini assoluti – dei provvedimenti da attuare, e quindi riducono la performance immediatamente percepita.
Su questo abbiamo intenzione di accelerare. Oltre all'azione di cui parlavo, finalizzata ad accrescere il grado di trasparenza e di informazione, abbiamo assunto un'iniziativa recente, che è una novità. Poteva sembrare un fatto di routine, invece i partecipanti ne hanno rilevato la straordinarietà. Io, avvalendomi di una precisa delega che mi è stata attribuita dal Presidente del Consiglio, ho convocato la conferenza dei capi di gabinetto. Per la prima volta, dopo non so quanto tempo, i capi di gabinetto si sono riuniti in una stanza, e noi abbiamo chiesto loro conto delle problematicità legate allo stato di attuazione dei provvedimenti.
Devo dire che ero attento a non invadere eccessivamente il campo che costituisce una prerogativa propria dei singoli Ministeri, che, ovviamente, sanno come e quando attuare. Insomma, pensavo che vi fosse una qualche resistenza, non soggettiva dei singoli partecipanti, ma oggettiva, ad accogliere questo invito alla cooperazione nella verifica dell'attuazione dei provvedimenti. Al contrario, c’è stata un'accoglienza positiva di questa iniziativa, perché, a volte, il singolo Ministero ha difficoltà a portare avanti – da solo – il procedimento attuativo.Pag. 7
A questo proposito, viene in evidenza un dato, che questa Commissione sicuramente esaminerà. Anzi, se arriveranno delle proposte a conclusione del lavoro che state facendo, vi dico, già da oggi, a nome del Governo, che ve ne sarò grato. Il punto in questione è la complessità del procedimento attuativo delle norme legislative. A monte, c’è la qualità della legislazione, cioè fare in modo che sempre più norme siano di carattere autoapplicativo e, sempre meno, rinvii siano richiesti dal Parlamento o dal Governo – all'atto dell'emanazione dei decreti-legge – all'autorità di governo amministrativo. A valle, c’è la semplificazione delle procedure: i concerti, i pareri, le registrazioni e tutte le cose che vedete scritte nelle norme e che, molte volte, non sono oggetto di riflessione da parte del legislatore. Infatti, chi scrive le norme ci mette quello che gli pare e il singolo deputato o senatore non analizza se un dato concerto è veramente necessario. Occorrerebbe, invece, soprattutto in sede di Commissione di merito, stare attenti a quel momento di formazione della norma, per sfrondare le disposizioni che richiedono un'attuazione di cose che, a volte, francamente, sono pesanti e anche inutili.
A questo proposito, vi è un punto molto delicato e rilevante, che io affronterò nelle prossime settimane (ne ho già parlato col Ministro): il rallentamento enorme del procedimento attuativo che si verifica in seno al Ministero dell'economia e delle finanze (MEF), dove si fermano molti provvedimenti. Non c'entrano il Ministro, i viceministri, i sottosegretari né il capo di gabinetto, ma c’è un carico eccessivo di concerti, intese, pareri e codecisioni.
A mio modo di vedere – esprimo un'opinione personale – molte volte si sovraccarica impropriamente il ruolo del MEF, sotto il profilo delle valutazioni di carattere finanziario, considerando che queste devono essere fatte a monte del procedimento legislativo. Sappiamo bene che tutti i provvedimenti vengono accompagnati dalla relazione tecnica della Ragioneria generale dello Stato, che verifica ex ante la copertura finanziaria dei provvedimenti. In seguito, come il presidente sa bene, vi è il parere delle Commissioni bilancio di Camera e Senato, che concerne la copertura finanziaria di tutti i provvedimenti e di tutti gli emendamenti.
Quindi, il rinvio quasi sistematico a successive valutazioni del MEF in sede di attuazione, per verificare i profili finanziari attuativi, molte volte, secondo il mio parere personale, è superfluo, perché quella valutazione è stata già fatta a monte. Non si capisce perché debba essere fatta per la terza volta. Questo è uno dei punti problematici.
Non voglio dilungarmi troppo. Come bisogna affrontare questa situazione ? In parte l'ho già detto, ma riepilogo alcuni punti. Innanzitutto, vorremmo rafforzare l'attività di cooperazione con i capi di gabinetto e con i singoli Ministeri. Abbiamo chiesto in quella sede di unificare i sistemi di monitoraggio, anche in vista della completa realizzazione di quel database e di quel sito cui mi sono riferito prima, e di indicarci un soggetto che – quotidianamente – monitori, comunichi, verifichi e, quindi, sia in relazione con l'ufficio del programma presso la Presidenza del Consiglio dei ministri (sembrerà strano, ma non c’è).
Abbiamo dato la disponibilità, incontrando un'adesione su questo punto, a fare un lavoro di coordinamento – come ufficio dell'attuazione del programma della Presidenza del Consiglio – per rimuovere gli incagli. Infatti, spesso i provvedimenti attuativi non si fanno perché non c’è condivisione tra i vari Ministeri concertanti, perché ci sono punti di vista o valutazioni diverse. Di conseguenza, la presenza di un soggetto terzo – terzo per modo di dire, perché è interno al Governo – che aiuti a disincagliare può essere una soluzione utile: innanzitutto, bisogna quindi rafforzare questo lavoro.
In secondo luogo, bisogna affrontare con il MEF quel tema cui mi sono riferito, che costituisce uno degli elementi di rallentamento dell'attività attuativa.
Il terzo punto l'ho già citato, e su questo bisognerebbe adottare qualche misura non coattiva, perché la volontà del legislatore non può essere costretta, per Pag. 8ovvie ragioni: mi riferisco a una vigilanza e a un richiamo di attenzione per migliorare la qualità della legislazione primaria.
Il quarto obiettivo è immaginare un intervento normativo di semplificazione, e non di complicazione, come spesso avviene. Nel passato, abbiamo complicato piuttosto che semplificato. Si deve fare in modo che alcuni passaggi propriamente attuativi dei provvedimenti legislativi – come, ad esempio, i concerti – siano accelerati o eliminati.
Io non sono qui per fare una proposta su questo punto. Mi piacerebbe, presidente, che dagli esiti del lavoro che state facendo si potesse arrivare a qualche conclusione – ne ho parlato anche con il Ministro D'Alia – e si introducesse qualche sbarramento temporale (non voglio usare termini più appropriati), qualche meccanismo di silenzio-assenso o qualcosa di simile. Non è possibile che si chieda un concerto o un parere a un altro Ministero, e che, poi, il provvedimento si fermi lì.
Infine, vorrei ricordare la potenza persuasiva dell'attività di trasparenza di cui parlavo prima. Se, e quando, la comunità di Governo e parlamentare e, poi, forse (questo lo dovrà decidere il Consiglio dei ministri), anche tutti i cittadini saranno in grado di controllare chi fa cosa, in tutti i momenti, con ogni probabilità quello sarà uno strumento persuasivo molto potente.
PRESIDENTE. Grazie, signor Sottosegretario. Mi sembra che lei abbia aperto questa nostra discussione con molta efficacia e, anche, con una certa profondità. Di questo la ringraziamo.
Non c’è dubbio che il lavoro che la Commissione sta svolgendo si pone come obiettivo quello di chiudere la fase delle audizioni, per arrivare alla stesura di un documento conclusivo, che potrebbe anche preludere a un testo di iniziativa legislativa, al fine di compiere quelle azioni alle quali anche lei ha fatto cenno.
Chi ha avuto occasione di partecipare, spesso senza possibilità di incidere in maniera particolare, ai processi legislativi in questi ultimi anni, sa che quello dei concerti è un tema assolutamente fondamentale. Quando si determina un incaglio nell'attività legislativa si accantonano determinati argomenti: la conclusione dell'accantonamento è che viene fuori un concerto, dove il Ministero dell'economia e delle finanze, come concertante, ha l'ultima parola. Noi siamo convinti di aver approvato una legge che ha un contenuto dispositivo: in realtà il concerto è a morte.
Dando per scontato che l'80 per cento di quanto approvato sia autoapplicativo, anche se per quel restante 20 per cento che non lo è c’è un 47 per cento di applicazione, legato a provvedimenti attuativi, resta fuori un numero enorme di norme. Parliamo del 10 per cento della massa complessiva, con riferimento alla specificità dei concerti legati all'iniziativa del Ministero dell'economia. Non è solo un numero statistico: bisognerebbe vedere esattamente di che cosa si tratta. Sono convinto che tutte le operazioni che non avevano adeguate coperture finanziarie e che sono state rinviate ad un esame successivo rientrano in questa sfera.
Io credo che il tema della trasparenza possa scoperchiare questo vaso di Pandora. È evidente che questo è il punto essenziale. Se non capiamo noi, figuriamoci come possono capire i cittadini. Con questo non voglio dire che noi siamo dei formidabili esperti, però si presume che, per la responsabilità che abbiamo assunto all'interno del processo legislativo, riusciamo a comprendere esattamente ciò di cui si discute. Invece, sappiamo perfettamente che, soprattutto nell'ambito dei processi complessi, le decisioni che avvengono su procedure emendative, spesso, non sono state istruite in modo adeguato e, quindi, portano a fare delle cose di cui abbiamo scoperto essere ignaro lo stesso Governo: questo è un elemento importante.
Mi pare che la riunione dei capi di gabinetto sia una cosa positiva. Soprattutto mi sembra positivo che si indichi che non si può aggirare un provvedimento adottato dal Governo, integrandolo con iniziative fintamente parlamentari, che provengono dallo stesso Governo. È evidente Pag. 9che questo è un gioco che non va bene, perché rende paludoso il procedere delle cose.
Non c’è solo il problema delle lobby, c’è anche un problema di un rapporto tra Governo e Parlamento che non sempre è trasparente, anzi, spesso, è ammalato. È evidente che la forza del Governo di condizionare le Commissioni di merito o i singoli parlamentari è rilevante.
Quello che non si è potuto completare all'interno del disegno strategico che si dovrebbe decidere a Palazzo Chigi si cerca di recuperarlo nel procedimento successivo, dando vita a delle evenienze che hanno portato «l'infortunio» – chiamiamolo così, per carità di Patria – delle scorse vacanze di Natale. Si è trattato di un qualcosa che era montato nel procedere del rapporto tra Senato e Camera, in maniera del tutto evidente, e di cui anche un bambino si sarebbe accorto. Di questo stiamo parlando.
Io credo che prima di gettare la spugna (siamo di fronte a un rischio di questa natura), la Commissione svolgerà questo lavoro e poi lo consegnerà. È ovvio che siamo dotati di poteri assolutamente limitati. Forse sono forti in chiave di denuncia, ma noi non siamo qui per protestare, perché è evidente che la responsabilità pesa anche su di noi. Non è un problema di tempi e di quando si va a votare: il problema è che queste cose hanno ormai superato qualsiasi limite di tolleranza.
Io considero l'audizione del Sottosegretario Legnini centrale, per condividere con i colleghi questa messa a fuoco. Domani lo faremo con il Ministro Franceschini. Secondo me, dovrebbe essere questo il primo punto dell'aggiornamento del programma di governo. Non vedo di cos'altro si possa discutere: visto che tanti soldi da spendere non ci sono, sarebbe bene che noi organizzassimo al meglio le attività che dipendono da noi. Se, invece, ognuno immagina di avere un fiorellino da portare all'occhiello e da vendere a dei potenziali elettori – che non ci sono più, perché i meccanismi sono mutati profondamente rispetto all'esperienza degli anni precedenti –, allora siamo dei disperati.
Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
MARA MUCCI. Vorrei capire a che punto siamo con l'attuazione dello strumento di trasparenza di cui ci ha parlato il Sottosegretario Legnini, se c’è già qualcosa in campo, se si sta iniziando a creare qualcosa, una bozza di link, o se volete dei suggerimenti da parte nostra. Possiamo essere d'aiuto in questa fase, perché, chiaramente, chi utilizza lo strumento sa cosa vuole chiedere allo strumento stesso.
Riguardo al rapporto di monitoraggio che è stato inviato alle Camere, lei ha parlato dell'ultimo rapporto presente nella nota di aggiornamento del DEF. Mi sfugge qual è il secondo rapporto.
GIOVANNI LEGNINI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all'attuazione del programma, all'editoria, all'informazione e alla comunicazione istituzionale. È quello che ho consegnato questa mattina.
MARA MUCCI. È questo quindi. Perfetto !
MINO TARICCO. Anch'io ringrazio il Sottosegretario, che ci ha illustrato un quadro di straordinario collegamento tra una visione e la concretezza del provare a calarla nell'azione quotidiana del Governo e del Parlamento. Credo che questo sia assolutamente utile, al fine del lavoro che questa Commissione si è prefissata di realizzare con l'avvio delle proprie attività.
Mi premeva svolgere un'ulteriore considerazione. Io ho visto alcuni testi che sono in avvio di percorso nei vari Ministeri, dove si fa sovente ricorso alla richiesta di delega al Governo per la riscrittura di testi unici. Mi chiedo se in quest'ottica, con la richiesta al Parlamento di fissare soltanto i criteri generali e lasciando al Governo il compito di redigere i testi definitivi, non rischiamo di incagliarci nuovamente in quella logica di cui si parlava.Pag. 10
In una logica di attività legislativa autoapplicativa, non sarebbe più opportuno che il Governo proponesse un testo, che fosse poi affidato alle Aule parlamentari ? Il rischio è di avviare apparentemente la riforma del mondo, per poi, nella sostanza, non concludere assolutamente nulla. Mi piacerebbe avere una valutazione – da un osservatorio privilegiato – di questo tipo di percorsi che vedo profilarsi all'orizzonte.
PRESIDENTE. Do la parola al Sottosegretario Legnini per la replica.
GIOVANNI LEGNINI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all'attuazione del programma, all'editoria, all'informazione e alla comunicazione istituzionale. Rispondo rapidamente. Mi si chiedeva a che punto siamo con lo strumento di trasparenza: siamo in una fase avanzata. Il nostro obiettivo è quello di chiudere entro febbraio questo lavoro, iniziato un paio di mesi fa.
Il lavoro, come dicevo, consiste innanzitutto nello strutturare il database, stabilendo che cosa ci mettiamo dentro. Non è una cosa semplice immagazzinare tutti i dati e gli elementi. In seguito c’è la strutturazione del sito, che è materia propria dei tecnici che ci stanno lavorando, i quali dovranno rendere leggibile il procedimento cui mi sono riferito.
Spero che entro febbraio questo lavoro si completi. Se il presidente riterrà, successivamente, potremmo presentarlo, in modo tale che la Commissione possa essere il veicolo parlamentare per valutare e ricevere suggerimenti. Infatti, quella piattaforma può essere implementata e modificata normalmente. Non è uno strumento inamovibile.
Il secondo rapporto è quello che avete agli atti. Ho anche detto che, adesso, siamo nelle condizioni di poter dare aggiornamenti pressoché in tempo reale, però occorre sempre un lavoro di rifinitura, perché i singoli Ministeri non sono tutti muniti di strumenti di monitoraggio precisi: alcuni ne sono muniti e altri no, e quindi, a volte, occorre interloquire anche per via diretta, acquisire elementi di chiarimento e così via. Di conseguenza, preferiamo lavorare ancora un po’ sul dato al 31 dicembre, ma quello al 30 novembre è assolutamente aggiornato.
Per quanto riguarda, invece, la sollecitazione formulata dall'onorevole Taricco, quello dei testi unici e delle deleghe è un tema molto rilevante, che esula un po’ dal lavoro che io ho svolto, ma è contiguo e complementare al lavoro che descrivevo. A volte, i testi unici complicano, altre volte semplificano. Dipende da come si fanno. Non voglio qui dissertare sulla tecnica legislativa, ma ci sono testi unici meramente ricognitivi e compilativi, che mettono insieme le norme di una determinata materia, ottenendo una fonte omogenea e completa. Vi sono, poi, altri testi unici per i quali, secondo il mio parere personale, occorre necessariamente una delega, perché è difficile che in sede parlamentare si possa riuscire a fare una ricognizione tecnica puntuale. Si tratta di testi unici che contengono innovazioni, anche abrogative e non soltanto modificative: in molte materie settoriali questo sarebbe un lavoro assai rilevante.
Io ricordo il «falò» di Calderoli. Non sono in grado di valutare quanto quel falò abbia migliorato la qualità della legislazione. Mi riferisco al falò di cui si occupò la Commissione precedente a quella presieduta dall'onorevole Tabacci.
PRESIDENTE. Da quel che mi risulta, non ha neppure scaldato.
GIOVANNI LEGNINI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all'attuazione del programma, all'editoria, all'informazione e alla comunicazione istituzionale. Il vero falò sarebbe costituito da dieci testi unici in materia edilizia, urbanistica, ambientale e di giustizia, però questo richiederebbe un lavoro tecnico molto approfondito e, ovviamente, anche la partecipazione del Parlamento. Secondo me, i veri testi unici sono quelli che si collocano a cavallo tra la ricognizione della legislazione vigente, la Pag. 11ricognizione della legislazione non più vigente e gli interventi di adattamento della disciplina di settore, sulla base della valutazione della successione delle leggi nel tempo. È un'attività molto complessa.
Mi auguro che un Governo e un Parlamento che abbiano un orizzonte un po’ più tranquillo possano procedere in questo senso. Quello che sto dicendo non è una novità. In passato qualcosa è stato fatto – ad esempio, il cosiddetto codice ambientale – però c’è ancora moltissimo lavoro da svolgere.
Presidente, in conclusione vorrei proporle, se lei ritiene, di farle avere, prima della chiusura dei vostri lavori, una o due pagine di riepilogo delle proposte. La relazione che ho illustrato non contiene molto la parte propositiva, perché volevo sentire prima la Commissione. Vi invieremo due cartelline di proposte e di valutazioni da parte nostra; non di suggerimenti, perché non ne avete bisogno.
Dopodiché deciderà lei, insieme alla Commissione, se questa conclusione del lavoro cui lei si riferiva, a presupposto di un'iniziativa legislativa, avrà la forma di suggerimento al Governo di assumere un'iniziativa legislativa conforme al lavoro della Commissione, oppure di produzione dell'iniziativa in sede parlamentare. Per noi non c’è nessun problema. Ovviamente, in quel caso, non sarei solo io a dover assumere l'iniziativa. Come ho già detto, bisognerà certamente coinvolgere il Ministro Franceschini e il Ministro D'Alia, ciascuno per le proprie competenze. Grazie.
PRESIDENTE. Abbiamo già audito il Ministro D'Alia. Domani ascolteremo il Ministro Franceschini. Siamo quindi dentro questo processo che ci ha indicato anche il Sottosegretario Legnini, che ringrazio ancora per la precisione del contributo.
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 9.20.