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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Venerdì 5 luglio 2013

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 5 luglio 2013.

  Angelino Alfano, Alfreider, Amici, Archi, Baretta, Berretta, Bocci, Boccia, Borletti Dell'Acqua, Bray, Brunetta, Caparini, Capezzone, Carrozza, Casero, Castiglione, Chaouki, Cicchitto, Cirielli, D'Alia, Dambruoso, De Girolamo, Dell'Aringa, Dellai, Di Lello, Epifani, Fassina, Ferranti, Fontanelli, Formisano, Fraccaro, Franceschini, Gebhard, Giachetti, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Kyenge, La Russa, Legnini, Letta, Lombardi, Lorenzin, Lupi, Merlo, Migliore, Orlando, Pisicchio, Pistelli, Realacci, Sani, Santelli, Simoni, Speranza, Vezzali, Vito.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 4 luglio 2013 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   GAROFALO ed altri: «Interventi per agevolare la libera imprenditorialità e per il sostegno del reddito» (1311);
   GRILLO ed altri: «Disposizioni in materia di responsabilità professionale del personale sanitario nonché di controllo della qualità delle prestazioni e delle cause di decesso nelle strutture sanitarie pubbliche e private» (1312);
   OLIVERIO e TARICCO: «Disposizioni di semplificazione normativa e amministrativa per le imprese agricole» (1313);
   MARROCU e OLIVERIO: «Disposizioni per il rilancio del settore ippico e in materia di scommesse ippiche nonché di procedimento per la costituzione della Lega ippica italiana» (1314).
  Saranno stampate e distribuite.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
   I Commissione (Affari costituzionali):

  PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE SCHULLIAN ed altri: «Modifiche all'articolo 138 della Costituzione concernenti la procedura per l'approvazione delle leggi costituzionali» (744);

  MARTELLA: «Abrogazione della legge 21 dicembre 2005, n. 270, in materia di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, nonché modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361» (749);

  BOSSA ed altri: «Disciplina dell'esercizio del diritto di voto per le elezioni del Senato della Repubblica, della Camera dei deputati e dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia da parte dei lavoratori marittimi imbarcati» (779) Parere delle Commissioni III, V, IX e XI;
   PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE LA RUSSA ed altri: «Modifiche alla parte seconda della Costituzione concernenti la composizione delle Camere del Parlamento e la forma di governo» (839) Parere delle Commissioni II, III, IV e V.
   II Commissione (Giustizia):

  GARAVINI ed altri: «Modifiche al codice civile in materia di cognome dei coniugi e dei figli» (360) Parere delle Commissioni I e III.
   III Commissione (Affari esteri):

  SANTERINI ed altri: «Riforma della disciplina legislativa sulla cooperazione allo sviluppo» (665) Parere delle Commissioni I, II, IV, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII, X, XI, XII e XIV.
   IV Commissione (Difesa):

  RUSSO ed altri: «Disposizioni concernenti l'impiego di contingenti di personale militare con funzioni di pubblica sicurezza per il contrasto della criminalità ambientale in Campania» (833) Parere delle Commissioni I, II, V, VIII e XI.
   V Commissione (Bilancio):

  PELUFFO ed altri: «Disposizioni per l'utilizzazione dei terreni di montagna abbandonati» (234) Parere delle Commissioni I, II, VI, VIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), X, XI e XIII.
   VI Commissione (Finanze):

  PALMIZIO: «Disposizioni per la tutela della trasparenza, la prevenzione delle infiltrazioni criminali e il contrasto dell'evasione fiscale nell'esercizio del gioco d'azzardo» (765) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, IV, V, VII, IX, X (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento) e XIV;

  GARAVINI ed altri: «Modifica all'articolo 13 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, in materia di equiparazione dell'unità immobiliare posseduta a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia dai cittadini italiani residenti all'estero alle abitazioni principali, a condizione che non risulti locata» (772) Parere delle Commissioni I, III, V e VIII.
   VII Commissione (Cultura):

  PELUFFO ed altri: «Disposizioni in materia di attività musicale corale amatoriale» (236) Parere delle Commissioni I, V e XI;

  ARGENTIN ed altri: «Norme per l'inserimento dello studio della tecnica e della tecnologia atte al superamento delle barriere architettoniche negli edifici pubblici e privati nei programmi didattici delle scuole secondarie di secondo grado e nell'ambito degli insegnamenti impartiti presso le università, nonché introduzione di sanzioni penali per il mancato adeguamento di edifici e spazi pubblici alla vigente normativa in materia di eliminazione delle barriere architettoniche» (705) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento) e XII;
   PETRENGA ed altri: «Disposizioni per la valorizzazione del patrimonio culturale italiano e per la creazione della rete integrata di itinerari turistici culturali» (1249) Parere delle Commissioni I, V, VIII e X (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento).
   X Commissione (Attività produttive):

  PELUFFO ed altri: «Disposizioni per la promozione e lo sviluppo delle fiere rurali» (238) Parere delle Commissioni I, V, VII, VIII, XIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento) e XIV.
   XI Commissione (Lavoro):

  MELILLA: «Abrogazione dei commi 13, 14 e 15 dell'articolo 14 del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, concernenti il transito del personale docente dichiarato permanentemente inidoneo alla funzione e degli insegnanti tecnico-pratici nei ruoli del personale non docente» (856) Parere delle Commissioni I, V e VII.
   XII Commissione (Affari sociali):

  FUCCI: «Divieto della propaganda pubblicitaria del gioco d'azzardo e norme per la prevenzione della ludopatia» (267) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI, VII, IX e X;

  BIONDELLI ed altri: «Norme riguardanti interventi in favore delle gestanti e delle madri volti a garantire il segreto del parto e i diritti del neonato» (912) Parere delle Commissioni I, II e V;

  BIONDELLI ed altri: «Istituzione dei registri di patologia riferiti a malattie di rilevante interesse sanitario» (913) Parere delle Commissioni I, II e V.
   XIII Commissione (Agricoltura):

  BRAMBILLA: «Divieto dell'attività venatoria finalizzata all'abbattimento selettivo di animali, nonché del ripopolamento faunistico» (802) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VIII e XIV.
   Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e V (Bilancio):

  BOSSA ed altri: «Esclusione delle somme destinate alla prestazione di servizi sociali dall'assoggettabilità ad esecuzione forzata nei riguardi degli enti locali» (783) Parere delle Commissioni II e XII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento).
   Commissioni riunite VI (Finanze) e X (Attività produttive):

  PALMIZIO: «Disposizioni in materia di gioco d'azzardo, concernenti la protezione dei minori, il divieto di pubblicità ingannevole, il contrasto del riciclaggio dei proventi di attività illecite e la trasparenza dei flussi finanziari nel settore delle scommesse» (766) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, IX, XII e XIV.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

ERRATA CORRIGE

  Nell'Allegato A al resoconto della seduta del 4 luglio 2013, a pagina 3, prima colonna, righe ventottesima e ventinovesima, deve leggersi: «dall'articolo 14» e non: «dall'articolo 16» come stampato.

INTERPELLANZE URGENTI

Iniziative volte a sospendere o a rimodulare il programma Forza NEC e a riconsiderare l'acquisto del satellite israeliano Optsat-3000 – 2-00112

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, per sapere – premesso che:
   Forza NEC, programma avviato nel 2007, ha come obiettivo quello di formare una forza terrestre integrata digitalizzata, basata su tre brigate medie dell'esercito e su una brigata anfibia interforze composta da elementi del reggimento «Serenissima» e del reggimento di fanteria di marina «San Marco»;
   secondo il cronoprogramma stabilito dall'azienda fornitrice Selex ES – impresa di Finmeccanica – sono previste tre tappe per la realizzazione di questa forza: con la prima, prevista entro il 2018, sarà digitalizzata la brigata meccanizzata «Pinerolo» e la forza di proiezione dal mare, mentre con la seconda e la terza, da concludersi rispettivamente entro il 2026 e il 2031, terminerà il programma di digitalizzazione delle brigate restanti e si concluderà anche la fornitura di tutte le apparecchiature richieste;
   ad oggi il programma è in fase di concetto, sviluppo e sperimentazione (Concept development & experimentation-CD&E), che rientra nella prima tappa della tempistica sopra citata, per la quale è prevista una spesa di circa 800 milioni di euro, di cui ne sono stati assegnati già 324,2 milioni;
   per la validazione dei nuovi sistemi informatici, optronici e di battaglia sono stati attivati circa sei centri nazionali sperimentali che rientrano nella struttura di Integration test bed (Ibt), mentre sono in fase di realizzazione ulteriori siti per la verifica di queste tecnologie;
   nell'ambito di Forza NEC è confluito anche il progetto «Soldato futuro», dal costo stimato di circa 18 milioni di euro, avviato nel 2002 con l'obiettivo di incrementare le capacità letali e di sopravvivenza della fanteria con la fornitura di 558 lotti che comprendono vestiario, equipaggiamento di protezione, sistemi d'arma, sensori e apparati di telecomunicazioni;
   attualmente sono stati consegnati 92 sistemi di pre-serie di «Soldato futuro» ed è stata svolta una sperimentazione di alcune componenti nel teatro afghano, come nel caso del nuovo fucile d'assalto ARX-160;
   il progetto in esame è stato voluto fortemente dal Ministro pro tempore della difesa Di Paola e sarà gestito, senza gare né confronto dei prezzi, da Selex Es, società di Finmeccanica;
   il programma Sicral (Sistema italiano per comunicazioni riservate e allarmi) è il primo del suo genere nel nostro Paese, che prevede il lancio in orbita di tre satelliti finalizzati a garantire l'interoperabilità tra le reti della difesa, della sicurezza pubblica, dell'emergenza civile e della gestione e controllo delle infrastrutture strategiche;
   il progetto, dal costo stimato in circa 250 milioni di euro, è articolato in tre fasi: la prima si è conclusa nel 2001 con il lancio del satellite Sicral 1, ancora in esercizio e con una vita residua di circa tre anni; la seconda avviata nel 2009 con il lancio di Sicral 1B, satellite che ha una vita operativa di 13 anni; la terza in via di esecuzione, in cooperazione con la Francia, con il lancio nel 2014 del Sicral 2, che avrà una vita stimata di 15 anni;
   oltre al Sicral, la difesa ha avviato nel 2004 anche il programma Cosmo Skymed composto da quattro satelliti per un sistema duale (civile e militare) di osservazione terrestre dal costo complessivo di circa 890 milioni di euro. Dei quattro satelliti previsti, tre sono già stati lanciati in orbita e sono operativi;
   il 19 luglio 2012 il Governo italiano e quello israeliano hanno sottoscritto un accordo di cooperazione nel settore della tecnologia militare, che prevede, tra l'altro, l'acquisto del sistema satellitare ottico ad alta risoluzione per l'osservazione della terra Optsat-3000 per un costo stimato di 200 milioni di dollari;
   tutto ciò mentre l'Italia sta attraversando una terribile crisi economica e occupazionale, senza più finanziamenti adeguati nemmeno per il rinnovo della cassa integrazione –:
   se non ritenga opportuno, vista la grave crisi economica in corso, sospendere, ovvero rimodulare, il programma Forza NEC e comunque ridurre il numero dei siti Ibt e bloccare l'attivazione degli ulteriori previsti di cui in premessa;
   se non ritenga, sempre in considerazione del periodo di grave crisi economica del nostro Paese, di riconsiderare la necessità dell'acquisto del satellite israeliano Optsat-3000, essendo comunque garantita la funzione di osservazione e allerta dai sistemi già in funzione.
(2-00112) «Corda, Frusone, Artini, Rizzo, Basilio, Alberti, Paolo Bernini, Nuti, Lombardi».


Iniziative per il contrasto al maltrattamento degli animali, con particolare attenzione alla situazione dei canili in Puglia – 2-00113

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro della giustizia, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   molti dei canili presenti sul territorio della regione Puglia sono stati definiti, dalla stampa e da vari servizi televisivi, dei veri e propri lager, in cui vengono perpetrati maltrattamenti nei confronti degli animali ospitati; sarebbero circa trecentosessanta, fra censiti e abusivi, i canili pugliesi e, purtroppo, molti di essi si sono resi protagonisti di situazioni di degrado e maltrattamento a danno dei cani. Il nutrito elenco, soltanto per citarne alcuni, comprende il rifugio di Noha (in cui si recidevano le corde vocali dei cani), il San Rafael di Taranto (sovraffollato e indisponibile per gli affidi), e quelli di Tricase, di Castrì e di Cassano delle Murge;
   in particolare, dieci anni fa il canile di Noha, un complesso di cemento armato con circa duecento box fatiscenti, presenza di amianto, acque sporche che penetravano nel pozzo artesiano, acqua potabile racchiusa in serbatoi e mai utilizzata e in cui i cani vivevano al buio e in situazioni con forte presenza di umidità, è balzato alla cronaca per un eclatante caso di maltrattamento nei confronti dei cani ospitati;
   nello specifico, il comune di Galatina aveva chiesto ai proprietari-gestori del canile di limitare l'inquinamento acustico derivante dalla struttura, apportando alcune modifiche a livello strutturale. A lavori ultimati e dopo i sopralluoghi da parte della asl e del comune, venne accertata la regolarità della nuova situazione e il canile, convenzionato con dodici comuni limitrofi, ebbe soltanto il «divieto» di recludere altri cani;
   successivamente, da alcune indiscrezioni, risultò che invece l'abbassamento dell'inquinamento acustico non derivava da lavori di insonorizzazione, bensì dal fatto che erano state eseguite operazioni sui cani da parte di un veterinario fatto giungere appositamente da Siena che, senza peraltro effettuare anestesia, aveva operato almeno duecento cani, recidendone le corde vocali con elettrobisturi;
   a seguito di ciò venne configurato il reato di maltrattamento di animali e, nell'ottobre del 2001, il titolare del canile fu destinatario di un decreto penale di condanna per tale reato, ex articolo 727 del codice penale, che puniva il maltrattamento degli animali con l'irrogazione di multe irrisorie e non con la pena del carcere;
   il comune e la asl competenti si dichiararono, invece, inconsapevoli della barbaria che si era consumata all'interno della struttura;
   nonostante ciò, furono introdotti altri cani nella struttura posta sotto sequestro e, ad oggi, di quei duecento cani restano gli ultimi trentanove;
   la legge n. 281 del 1991 in materia vieta di sopprimere cani e gatti randagi o di destinarli alla sperimentazione e dispone che i comuni e le asl, direttamente responsabili, debbano provvedere a sterilizzazioni sistematiche e rispondere della permanenza nelle strutture e sul buon esito degli affidi;
   tali compiti sono spesso disattesi, considerato che, nonostante gli ingenti finanziamenti statali a lungo ricevuti, nel pubblico si sterilizza poco e all'utente privato si chiedono tariffe esose;
   l'inefficienza di molte asl, gare al massimo ribasso che assegnano le strutture a chi sostiene di accalappiare, nutrire, curare, sterilizzare e far adottare i cani con una diaria a basso costo, la mancanza di adeguate campagne educative e di regole volte a sollecitare la sterilizzazione anche fra i privati, consegnano, di fatto, gli animali a sofferenze inaudite e causano, tra l'altro, lo sperpero di risorse pubbliche;
   il randagismo è spesso fonte di guadagni facili per molti settori e categorie ed alimenta anche diversi traffici illeciti: lotte clandestine, vivisezione, macellazione, commercio di pelli, trasporto della droga e finte adozioni all'estero finalizzate alla sperimentazione;
   in seguito ad accorati appelli di alcune associazioni animaliste, pochi giorni fa il consiglio regionale della Puglia, attraverso un comunicato stampa, ha assicurato il proprio intervento anche con una modifica, ove fosse necessario, delle norme vigenti, rendendo così ancora più restrittivi gli obblighi già esistenti e chiedendo un maggior impegno alle asl con i propri servizi e veterinari;
   in particolare, l'assessore al welfare, Elena Gentile, ha dichiarato che a breve avvierà un tavolo per concertare iniziative che possano affrontare in maniera incisiva l'emergenza, assumendo l'impegno con le associazioni nazionali di accogliere i punti critici per sanare il modus operandi speculativo di alcune associazioni animaliste;
   il presidente del consiglio regionale della Puglia, Onofrio Introna, ha accolto tali richieste e, in particolare, la proposta dell'assessore Gentile di ricorrere quanto prima alla modifica della legge regionale vigente in materia di randagismo, che consenta alla Puglia di raggiungere gli standard in linea con il resto del Paese, ponendo l'attenzione sulla cura e il rispetto del mondo animale e contrastando i maltrattamenti incivili a danno degli animali indifesi, che non sono certamente propri di una società civile come quella italiana –:
   se i Ministri interpellati siano a conoscenza di quanto descritto in premessa;
   se i Ministri interpellati, per quanto di competenza, non ritengano opportuno intervenire in maniera tempestiva al fine di impedire il verificarsi di situazioni come quelle sopra descritte;
   se, altresì, non si ritenga necessario assumere iniziative normative affinché ispezioni, controlli e relazioni sulle condizioni dei canili, degli animali ospitati e sull'utilizzo dei fondi ricevuti vengano affidate ad organi ministeriali anziché alle autorità locali, troppo spesso conniventi;
   se i Ministri intendano partecipare al tavolo di concertazione annunciato dal consiglio regionale della Puglia ed attivare campagne di educazione e sensibilizzazione per impedire il dilagare del fenomeno dei canili lager e il maltrattamento dei cani.
(2-00113) «Elvira Savino, Giammanco, Laffranco, Mottola, Sandra Savino, Galati, Pizzolante, Chiarelli, Faenzi, Russo, D'Alessandro, Parisi, Palese, Marti, Fucci, Picchi, Dorina Bianchi, Vignali, Calabria, Latronico, Bosco, Garofalo, Alli, Cicu, Scopelliti, Sammarco, Abrignani, Crimi, Polidori, Leone, Polverini, Castiello, Bernardo, Palmieri, Minardo, Pagano, Lainati, Calabrò, Gregorio Fontana, Bergamini, Pili, Ravetto, Roccella, Distaso, Piso, Brambilla».


Iniziative volte a rilanciare il ruolo e le strategie di Finmeccanica e delle società controllate, anche attraverso un radicale rinnovamento manageriale – 2-00125

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
   l'esercizio 2011 del gruppo Finmeccanica si è chiuso con 2,34 miliardi di euro di perdite;
   l'esercizio 2012, nel corso del quale il gruppo Finmeccanica sarebbe dovuto, per impegno dell'attuale vertice, tornare all'utile, ha registrato ulteriori perdite per 786 milioni di euro;
   i risultati del resoconto intermedio di gestione al 30 marzo 2013 segnalano 8 milioni di euro di utile a fronte dei 24 milioni di euro registrati nell'omologo periodo dell'anno precedente conclusosi poi in vistosa perdita;
   tale andamento negativo, paradossalmente, esclude alcune delle società destinate alla dismissione, come Ansaldo Sts ed Ansaldo Energia, ed include, in prima fila, alcune di quelle su cui, secondo l'attuale vertice, si dovrebbe concentrare Finmeccanica;
   secondo tutti i qualificati osservatori esterni ed interni, sono annidate nel sistema ulteriori perdite per valori superiori a 1,5 miliardi di euro, concentrate nel settore militare e in particolare in Selex Es, derivante dall'integrazione di società tra loro diverse per clienti, prodotti e risultati, senza che un piano industriale preventivo ne giustifichi la convenienza (caso più unico che raro nella storia della grande industria internazionale);
   ad avviso degli interpellanti, contrasta, con tale precaria condizione economico-finanziaria, lo stato di passività strategica, la paralisi decisionale, l'incertezza manageriale, lo stallo organizzativo, la conflittualità interna, le ambizioni ed i comportamenti autocratici di diversi vertici delle società a cominciare da quello del gruppo, che è stato in qualche modo occultato dall'attivismo nelle dichiarazioni e nell'attività di comunicazione e di relazione istituzionale del vertice del gruppo che, con tutta evidenza, appare contraddittorio da oltre diciotto mesi;
   l'intenzione di dismettere i settori dei trasporti e dell'energia, in cui operano le uniche imprese del gruppo Finmeccanica che presentano sia andamenti economico-finanziari positivi, sia eccellenti possibilità competitive globali, nonché mercati settoriali internazionali fiorenti e in crescita, appare a tutti gli osservatori specializzati ed indipendenti un fenomeno eclatante di miopia e/o insipienza strategica;
   il disegno rinunciatario della cessione di Ansaldo Sts e Ansaldo Energia, malgrado annunci e dichiarazioni, non è finora andato in porto, e, per quanto risulta agli interpellanti, queste società si sottraggono all'immobilismo soltanto grazie all'attività internazionale svolta dal loro management;
   Ansaldo Breda, ad avviso degli interpellanti, non viene né gestita né riorganizzata in attesa di un'improbabile, difficile e costosa cessione, resa ancora più onerosa dal suo crollo di immagine e reputazione sul mercato internazionale causato: a) dallo stallo gestionale; b) dalle dichiarazioni avventate e irresponsabili del vertice di Finmeccanica e di altri alti dirigenti del gruppo circa la inesistente «capacità di fare i treni» dell'impresa ferroviaria; c) dalle gravi carenze in materia di sicurezza e affidabilità testimoniate dal rischio di default dei treni veloci V250 in Belgio e Olanda, evidenza inconfutabile dell'incapacità tecnico-operativa degli amministratori delegati dell'ultimo decennio, ivi compreso quello attuale, e dell'emarginazione e deresponsabilizzazione di tutti i dirigenti e quadri tecnici interni;
   il risultato di tale situazione è che qualsiasi acquirente interessato e capace di intervenire, apportando anche nuove tecnologie, si veda ad esempio Hitachi Rail, pone condizioni preliminari inaccettabili, tra le quali spicca la necessaria riorganizzazione competitiva: una riorganizzazione che da anni viene annunciata dai numerosi vertici operativi di Ansaldo Breda, senza mai però essere realizzata;
   anche laddove detta riorganizzazione dovesse essere, la società verrebbe pagata, nella migliore delle ipotesi, neanche in modo irrisorio, ma quasi nulla e solo a fronte della sottoscrizione di clausole capestro circa i debiti presenti e futuri e l'andamento delle commesse in portafoglio e in acquisizione;
   la dismissione a tali condizioni di una Ansaldo Breda non riorganizzata è visibilmente onerosa e condurrebbe ad assegnare all'acquirente le tecnologie e le commesse, mentre a Finmeccanica le perdite passate, presenti e future;
   secondo quanto risulta agli interpellanti da fonti autorevoli, Hitachi Rail trascura il negoziato dopo mesi di due diligence, dimostrando in tal modo l'inconcludenza del vertice di Finmeccanica e di Ansaldo Breda;
   per tutte e tre le società Ansaldo non viene realizzata l'unica soluzione strategica valida: la partnership con player di rango internazionale intrinsecamente associata alla necessaria e possibile riorganizzazione congiunta;
   prosegue invece un'intollerabile passività in attesa di un'improbabile o non conveniente dismissione: Ansaldo Energia a Doosan, player privo delle tecnologie innovative necessarie nel prossimo decennio; Ansaldo Breda, e solo se associata ad Ansaldo Sts, a Hitachi o altri player;
   in tale condizione Ansaldo Sts ed Ansaldo Energia differiscono l'indispensabile ricerca di accordi internazionali di partnership e Ansaldo Breda, non riorganizzata e non gestita, reitera le sue perdite inerziali;
   il progetto denominato super-Selex ha generato il già citato «mostro» Selex Es, organizzativamente incontrollabile, economicamente ignoto, in cui post-merging e riorganizzazione sono stati affidati non a dirigenti tecnologici e ingegneristici ma a dirigenti delle risorse umane, ad avviso degli interpellanti, incapaci di esaminare i portafogli di tecnologie e prodotti delle tre società preesistenti eppure iperattivi nella riorganizzazione passiva, ovvero nell'individuazione di esuberi, come se il rilancio di efficienza e competitività di un gruppo iper-tecnologico come Selex possa prescindere dalla riorganizzazione innovativa del portafoglio di tecnologie e prodotti e dei processi di ricerca e di sviluppo, di progettazione e di ingegnerizzazione;
   la realizzazione del programma Boeing 787 Dreamliner – in cui Alenia Aermacchi è risk sharing partner di Boeing – nelle unità operative di Grottaglie (Taranto), Foggia e Pomigliano (Napoli), a oltre tre anni dal primo volo (15 dicembre 2009), a oltre quattro anni dal ppv (pre-production verification) e a oltre sette anni dall'inizio della costruzione dello stabilimento di Grottaglie, preoccupa a tal punto Boeing Aerospace da spingerla a: mantenere circa 200 ingegneri residenti per seguire l'andamento delle operazioni (engineering, manufacturing, quality) in loco; costruire una linea di back up per la sezione 46 di fusoliera (Grottaglie), lo stabilizzatore (Foggia) e le altre parti minori (Pomigliano); affiancare fornitori statunitensi agli inaffidabili fornitori italiani, storicamente protetti da accordi privilegiati industrialmente ingiustificabili;
   la politica di reindustrializzazione perseguita dagli Stati Uniti rende la possibilità di una riacquisizione da parte di Boeing dei componenti prodotti da Alenia Aermacchi per il B787 un'eventualità sempre meno remota;
   l'ipotesi di accordo tra Bae Systems e Eads, resa nota a suo tempo sui siti ufficiali delle due imprese, anche se successivamente sospesa, è sufficiente a mostrare la marginalizzazione del gruppo italiano dalle chance, dal rango e dalla stessa presenza quale player globale nel sistema competitivo mondiale dell'alta tecnologia, che non si limita ad aerospazio, difesa e sicurezza ma include energia e trasporti;
   il Ministro dell'economia e delle finanze aveva manifestato per iscritto circa i manager pubblici indagati, e senza specifico riferimento a Finmeccanica, quanto segue: «Reputo opportuno che, in disparte la possibilità delle dimissioni spontanee dei soggetti coinvolti, venga adottata, nell'esercizio dei poteri dell'azionista, ogni iniziativa affinché gli organi societari, nel rispetto delle proprie competenze, effettuino i dovuti approfondimenti istruttori», chiedendo, inoltre, che «si abbia cura di adottare i provvedimenti più opportuni per garantire l'efficienza delle aziende e l'immagine delle stesse, al fine di preservare il valore delle società e tutelare i diritti dell'azionista»; è, infine, giunto ad evocare l'eventuale sussistenza dei presupposti per promuovere da parte degli azionisti «l'azione sociale di responsabilità»;
   come è noto, il vertice del gruppo è stato sostituito a seguito dell'intervento della magistratura e non certo grazie ad un intervento risolutivo del precedente Governo, nonostante il Ministero dell'economia e delle finanze rappresenti il principale azionista di Finmeccanica con una quota pari al 32,45 per cento della società e tale partecipazione sia soggetta alla disciplina dettata dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 28 settembre 1999, secondo cui tale quota non può scendere al di sotto della soglia minima del 30 per cento del capitale sociale. In buona sostanza, nessun altro azionista può detenere una quota del capitale di Finmeccanica superiore al 3 per cento senza l'approvazione del Ministero dell'economia e delle finanze;
   ad avviso degli interpellanti, anche l'avvicendamento nella posizione di amministratore delegato non è stato determinato dal Governo per i disastrosi risultati economici e gli eclatanti errori strategici, interamente condivisi dal consiglio di amministrazione vigente, dal vertice precedente e da quello attuale, ma a causa delle intervenute vicende giudiziarie che tutti conoscono;
   l'attuale Governo ha reso noto che «Il Ministero dell'economia e delle finanze, d'intesa con la Presidenza del Consiglio dei ministri, intende definire procedure trasparenti per la nomina di amministratori nelle società controllate e criteri generali di valutazione delle candidature volti ad assicurare la qualità professionale e la competenza tecnica dei prescelti» come si desume dal comunicato del Ministero dell'economia e delle finanze del 28 maggio 2013 a proposito del rinvio delle nomine previste nell'assemblea di Finmeccanica del 30 maggio 2013;
   tutti i manager operativi di società sono stati esclusi dal vertice di gruppo dalle fallimentari decisioni strategiche finora perseguite e tuttora non smentite;
   è notorio ed evidente che il descritto stato di paralisi decisionale e strategica di cui alle premesse precedenti induce e produce esodi forzati e volontari di risorse pregiate, demotivazione e demoralizzazione diffuse in tutti i livelli e funzioni della struttura organizzativa e in tutti i settori della struttura strategica, con costi patrimoniali (capitale umano) immediati e danni economici inevitabili e fatali –:
   quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo, in qualità di azionista di riferimento di Finmeccanica, per contrastare e ribaltare il corso autodistruttivo in atto del principale gruppo industriale italiano dell'alta tecnologia;
   quali iniziative si intendano adottare per conoscere dagli attuali vertici di Finmeccanica e delle società di primo livello controllate (AgustaWestland, Alenia Aermacchi, Ansaldo Energia, Ansaldo Sts, Ansaldo Breda, DRS Technologies, Selex Electronic Systems) quali siano le realistiche prospettive di risultato economico per il 2013;
   quali atti di competenza il Governo intenda assumere per incoraggiare e indirizzare la ricerca di partner competitivi di rango internazionale per Ansaldo Breda, Ansaldo Energia e Ansaldo Sts alla luce di quanto descritto dal presente atto di sindacato ispettivo;
   se non si ritenga opportuno avviare una valutazione approfondita sulla precaria condizione economica, strategica, organizzativa, tecnica e operativa in cui versa Selex attualmente;
   se si intenda verificare, anche attraverso l'audizione presso il Ministero dello sviluppo economico dei vertici Boeing, la reale condizione – opportunità e minacce, possibilità e rischi – di un programma di vitale importanza per l'industrializzazione del Mezzogiorno quale il Boeing 787 Dreamliner;
   se si intenda verificare se Finmeccanica sia in grado di sopportare, nell'attuale condizione di difficoltà economico-finanziaria, il costo economico di un'eventuale decisione di Boeing di sottrarre il programma 787 Dreamliner ad Alenia Aermacchi per effetto della sua manifesta incapacità sia di gestire il sistema logistico e la produzione di Grottaglie, sia di rispettare il piano mondiale di programma;
   quali iniziative si intendano assumere per invertire il processo di esclusione di Finmeccanica dal ruolo di player del sistema competitivo mondiale dell'alta tecnologia, processo messo in luce con ogni evidenza dall'estraneità dei vertici del gruppo ai movimenti in corso nelle aggregazioni industriali europee di rango mondiale;
   quali iniziative si intendano assumere per arrestare il processo di degrado del capitale umano del gruppo a livello manageriale, tecnico e operativo, con particolare riferimento ai giovani laureati e diplomati (dirigenti, impiegati e operai) che forniscono quotidianamente un contributo professionale ed etico prezioso nelle attività di progettazione, industrializzazione e produzione;
   se il Governo non ritenga opportuno, in qualità di azionista di riferimento di Finmeccanica, e quindi di un gruppo complesso per mercati, aree d'affari, tecnologie, sistemi e prodotti, promuovere la costituzione di una struttura organizzativa più articolata rispondente alla struttura strategica, in cui possano avere maggior rilievo decisionale i responsabili delle società operative, oggi esclusi da qualsiasi decisione strategica;
   quali azioni intenda intraprendere il Governo per tutelare la reputazione internazionale del gruppo e delle sue società, alla luce degli scandali giudiziari che hanno investito il gruppo Finmeccanica;
   se, alla luce della condizione descritta, esposta a seri problemi di sopravvivenza del gruppo Finmeccanica stesso ma anche a preziose opportunità future, l'attuale consiglio di amministrazione di Finmeccanica ed il suo amministratore delegato siano ancora da ritenersi meritevoli di guidare il gruppo stesso;
   se non si ritenga quanto mai utile e necessario ragionare nella prospettiva di un radicale cambiamento manageriale, a partire dalla decadenza dell'attuale consiglio di amministrazione e dalla nomina di un nuovo vertice che risponda seriamente ai requisiti preannunciati dal Ministero dell'economia e delle finanze il 29 maggio 2013;
   quali azioni urgenti il Governo intenda assumere, inoltre, affinché Finmeccanica modifichi la propria strategia industriale attraverso investimenti ed anche con trasferimento di tecnologie dal militare al civile.
(2-00125) «Airaudo, Ferrara, Quaranta, Migliore, Di Salvo, Aiello, Boccadutri, Franco Bordo, Costantino, Duranti, Daniele Farina, Fava, Fratoianni, Giancarlo Giordano, Kronbichler, Lacquaniti, Lavagno, Marcon, Matarrelli, Melilla, Nardi, Nicchi, Paglia, Palazzotto, Pannarale, Pellegrino, Piazzoni, Pilozzi, Piras, Placido, Ragosta, Ricciatti, Sannicandro, Scotto, Zan, Zaratti».


Interventi in relazione alla crisi della Valtur s.p.a. – 2-00126

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
   in data 18 ottobre 2011, Valtur spa è stata ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria a mente dell'articolo 2, comma 2, del decreto-legge 23 dicembre 2003, n. 347, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 febbraio 2004, n. 39 («legge Marzano»), e sono stati nominati quali commissari straordinari l'avvocato Stefano Coen, l'avvocato Daniele Discepolo e il professor avvocato Andrea Gemma;
   Valtur spa in amministrazione straordinaria, con sede in Milano, Via Inverigo n. 2, è società attiva nel settore del turismo e svolge, in particolare, attività alberghiera e di gestione di villaggi turistici, nonché di vendita di pacchetti viaggio e soggiorno;
   in data 4 aprile 2012, i commissari hanno presentato al MInistero dello sviluppo economico, a mente dell'articolo 3, comma 3, della «legge Marzano», istanze di attrazione alla procedura di amministrazione straordinaria di Valtur per le società controllate di Valtur Villaggio degli atleti s.r.l., Villaggio di Ostuni s.r.l., Villaggio di Marilleva s.r.l. e Mediterraneo villages s.p.A., dette anche «Le società italiane»;
   in data 5 aprile 2012, i commissari hanno presentato al Ministero, a mente dell'articolo 4, comma 2, della «legge Marzano», il programma di cessione dei complessi aziendali di Valtur ex articolo 54 del decreto legislativo n. 270 del 1999, predisposto secondo l'indirizzo di cui all'articolo 27, comma 2, lettera a), del decreto legislativo n. 270 del 1999;
   in data 15 maggio 2012, le società italiane sono state ammesse alla procedura di amministrazione straordinaria, a mente dell'articolo 3, comma 3, della «legge Marzano» e i commissari sono stati nominati quali commissari straordinari;
   in data 27 giugno 2012, il Ministero ha autorizzato il programma;
   in data 20 luglio 2012, a seguito di autorizzazione del Ministero in data 17 luglio 2012, i commissari hanno pubblicato sul Financial Times (edizione internazionale), su Il Sole 24 ore e su Il Corriere della Sera il bando per la presentazione di offerte vincolanti per l'acquisto dei complessi aziendali e delle partecipazioni societarie di Valtur e dei complessi aziendali delle società italiane secondo le modalità, termini e condizioni previsti dal disciplinare di gara pubblicato sul sito internet di Valtur in medesima data, con scadenza in data 8 ottobre 2012;
   in data 7 settembre 2012, i commissari hanno ripubblicato il bando in forma abbreviata per conferire maggiore visibilità alla procedura di vendita;
   in data 8 ottobre 2012, non sono pervenute offerte vincolanti;
   in data 28 novembre 2012 viene emesso nuovo bando con scadenza il 28 gennaio 2013, con possibilità di presentare offerte sia per l'intero perimetro che per parte di esso;
   a quella data il complesso aziendale di Valtur risulta comprendere:
    a) la sede amministrativa di Milano;
    b) i rami d'azienda aventi ad oggetto la gestione e commercializzazione dei villaggi «Baia di Conte» (Sardegna) «Colonna beach» (Sardegna) «Santo Stefano» (Sardegna), «Capo Rizzuto» (Calabria), «Pollina» (Sicilia);
    c) gli accordi di contingentamento aventi ad oggetto i villaggi «Twiga resort» (Kenya) e «Amarina resort» (Madagascar) di proprietà di terzi;
    d) il ramo d'azienda avente ad oggetto la vendita di pacchetti viaggi e soggiorno, che comprende le agenzie viaggi site in Milano e Roma e il marchio «Valtur» e gli altri marchi di proprietà di Valtur (gli elementi di cui ai punti a), b), c), d), ed e) congiuntamente, il «complesso aziendale Valtur»). Il complesso aziendale di Villaggio degli Atleti comprende il ramo d'azienda del villaggio sito in Sestriere, gestito e commercializzato da Valtur («il complesso aziendale Villaggio degli Atleti»). Il complesso aziendale di Villaggio di Ostuni comprende il ramo d'azienda del villaggio sito in Ostuni gestito e commercializzato da Valtur (il «complesso aziendale Villaggio di Ostuni»). Il complesso aziendale di Villaggio di Marilleva comprende i rami d'azienda dei villaggi siti in Marilleva e in Pila gestiti e commercializzati da Valtur (il «complesso aziendale Villaggio di Marilleva»). Il complesso aziendale di Mediterraneo villages comprende il ramo d'azienda del villaggio sito in Favignana gestito e commercializzato da Valtur (il «complesso aziendale Mediterraneo villages»). Il complesso aziendale Valtur, il complesso aziendale Villaggio degli Atleti, il complesso aziendale Villaggio di Ostuni, il complesso aziendale Villaggio di Marilleva e il complesso aziendale Mediterraneo villages costituiscono, congiuntamente, i «complessi aziendali italiani». Le partecipazioni di Valtur attualmente comprendono la partecipazione nella società Valtur Egypt llc, che gestisce il villaggio sito in Sharm el-Sheik commercializzato da Valtur (la «partecipazione Egitto»), e la partecipazione nella società Blue horizon hotels llc, che gestisce il villaggio denominato «Le Flamboyant» sito nell'Isola di Mauritius commercializzato da Valtur (la «partecipazione Mauritius»). La partecipazione Egitto e la partecipazione Mauritius costituiscono, congiuntamente, le «partecipazioni Valtur». I complessi aziendali italiani e le partecipazioni Valtur costituiscono, congiuntamente, il «perimetro core»;
   l'offerente, come da bando, aveva facoltà di escludere: fino a 5 dei 9 rami d'azienda dei villaggi turistici italiani e per finalità legate alle procedure di amministrazione straordinaria, non poteva invece escludere entrambi i rami d'azienda dei villaggi turistici di Capo Rizzuto (Calabria) e di Favignana (Sicilia); i rami d'azienda dei villaggi turistici di Marilleva, Ostuni e Pila in via disgiunta fra loro, in quanto i relativi immobili sono oggetto del medesimo contratto di locazione, salvo che l'offerente non concludesse accordi diversi con il locatore prima della presentazione dell'offerta vincolante, come di seguito definita, dandone evidenza a Valtur a semplice richiesta di quest'ultima;
   in particolare, sul ramo d'azienda del villaggio di Pollina (Sicilia) appartenente al complesso aziendale Valtur si segnalava nel bando che, alla data di pubblicazione del disciplinare di gara, Valtur non aveva un valido titolo di detenzione dell'immobile, ove è sito il villaggio di Pollina in ragione dell'intervenuta risoluzione del relativo contratto di locazione. Pertanto, il relativo ramo d'azienda risultava composto solo dagli arredi, dalle attrezzature e dai dipendenti;
   a far data dal 16 aprile 2013 la prima firmataria del presente atto di sindacato ispettivo ha iniziato a partecipare a tutti i tavoli che il Ministero dello sviluppo economico ha convocato sulla vicenda, in quanto parlamentare della Repubblica italiana;
   il 7 maggio 2013 i commissari depositano presso il Ministero dello sviluppo economico l'istanza circa l'ammissione alla vendita;
   il 31 maggio 2013 i commissari straordinari emettono un comunicato stampa di apertura delle strutture Italia per l'estate 2013, che così recitava: «I commissari straordinari della Valtur s.p.a. in A.S. comunicano l'apertura in data odierna delle strutture di Favignana ed Ostuni. Seguiranno le aperture dei villaggi di Baia di Conte (Alghero), Capo Rizzuto e Marilleva. Ai clienti che hanno già prenotato pacchetti vacanza per le destinazioni di Pollina e Santo Stefano, villaggi per i quali non è prevista l'apertura, verranno proposte soluzioni alternative»; a ciò ha avuto seguito un'importante mobilitazione territoriale;
   da quel momento, si sono susseguiti incontri formali e informali con tutte le parti coinvolte nella vicenda Valtur, fino ad ottenere la disponibilità di Invitalia e Unicredit leasing per l'eventuale apertura di Pollina, per sgombrare il campo dal fatto che potesse essere il contenzioso fra le stesse a comportare problemi, circa l'apertura della struttura di Pollina;
   il 7 giugno 2013 data del sit-in davanti al Ministero dello sviluppo economico, indetto da tutte le sigle sindacali, si è appreso l'impegno da parte dello stesso Ministero, espresso dal Sottosegretario, senatrice Simona Vicari, a ricercare soluzioni utili per evitare la chiusura delle due strutture rimaste chiuse;
   il 18 giugno 2013 il tavolo ministeriale si concludeva con l'impegno del Ministero dello sviluppo economico nel confermare la disponibilità a riconvocare un incontro nel più breve tempo possibile non appena sarebbe stata ufficializzata la proposta di assegnazione, anche al fine di ospitare la trattativa sindacale, ai sensi della procedura ex articolo 47 della legge n. 428 del 1990, che le parti dovranno formalizzare, nonché di verificare la disponibilità dell'acquirente a gestire le strutture su cui in prima battuta non emergeva un interesse;
   il 26 giugno 2013 i commissari straordinari annunciano la decisione del Ministero dello sviluppo economico: la cessione ad Orovacanze riguarda il marchio, la sede di Milano, i villaggi di Capo Rizzuto, Favignana, Marilleva, Ostuni, Pila, Sestriere, gli accordi di contingentamento relativi ai villaggi di Twiga (Kenya) e Amorina (Madagascar);
   mentre i commissari avvieranno le formalità per addivenire al perfezionamento dell'aggiudicazione e all'avvio delle consultazioni sindacali, Valtur in amministrazione straordinaria proseguirà fino al termine della stagione estiva la gestione del perimetro oggetto di cessione e dei villaggi di Baia di Conte e Tiran Beach (Sharm El Sheikh), secondo le modalità operative e commerciali sinora attuate –:
   fra quanto tempo il Ministero dello sviluppo economico abbia in programma la trattativa sindacale, ai sensi della procedura di cui all'articolo 47 della legge n. 428 del 1990, e soprattutto quali siano le azioni che lo stesso Ministero intenda mettere in campo per scongiurare una crisi occupazionale in regioni come la Sicilia e la Sardegna, in cui il turismo rimane ancora il settore economico principale.
(2-00126) «Culotta, Raciti, Ribaudo, Moscatt, Lauricella, Piccione, Iacono, Faraone, Amoddio, Taranto, Burtone, Causi, Capodicasa, Cardinale, Zappulla, Scanu, Gullo, Mura, Giovanna Sanna, Crivellari, Albanella, Piccoli Nardelli, Schirò Planeta, Pes, Cani, Zoggia, Francesco Sanna, Manzi, Rostan, Rocchi».


Iniziative di competenza in merito alla possibilità di revocare o rimodulare il progetto dell'elettrodotto «Sorgente-Rizziconi» in Sicilia – 2-00130

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere – premesso che:
   il piano di sviluppo 2005 della rete elettrica di trasmissione nazionale, che il Gestore della rete Grtn ha presentato alla Regione siciliana per la valutazione ambientale strategica, prevedeva la realizzazione di un nuovo elettrodotto a 380 kV denominato «Sorgente-Rizziconi», con l'obiettivo di potenziare l'interconnessione ad altissimo voltaggio tra la regione Calabria, presso la stazione di Rizziconi (Reggio Calabria), e la Regione siciliana, presso la stazione di sorgente (San Filippo del Mela, Messina), affidandone la realizzazione alla società Terna s.p.a.;
   con istanza del 20 dicembre 2006, la società Terna s.p.a. richiedeva al Ministero dello sviluppo economico il rilascio dell'autorizzazione unica di cui alla legge n. 239 del 2004, per la costruzione e l'esercizio del nuovo elettrodotto «in doppia terna a 380 kV» denominato «Sorgente-Rizziconi», costituito da tratti in cavo interrato, tratti in cavo sottomarino e tratti in cavo aereo, con relativi impianti e stazioni di collegamento alla rete, nelle province di Messina e Reggio Calabria;
   nelle more della definizione del procedimento di valutazione di impatto ambientale, il 19 ottobre 2007, la società Terna s.p.a. richiedeva il rilascio anticipato dell'autorizzazione unica alla costruzione e all'esercizio del solo tratto di elettrodotto «Villafranca Tirrenza-Scilla», sostenendo che nelle categorie di opere di assoggettare alla valutazione di impatto ambientale dovevano rientrarvi i soli tratti aerei, e quindi richiedendo di potere scindere la procedura autorizzatoria in due procedure separate riguardati due distinti tratti dell'elettrodotto, a fronte dell'unico previsto dal progetto iniziale;
   tale istanza presentata dalla società Terna s.p.a. trovava parere negativo pressoché unanime, dal momento che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero per i beni e le attività culturali, la provincia di Messina, il comune di Messina, il comune di Pace del Mela e il comune di San Filippo del Mela si erano espressi in tal senso;
   nonostante i pareri negativi, il Ministero dello sviluppo economico riteneva di aderire comunque alla richiesta di Terna s.p.a., stralciando dalla procedura di valutazione di impatto ambientale, alla quale avrebbe fatto seguito l'autorizzazione o meno dell'intero progetto, una parte rilevante dello stesso e, in particolare, la parte da realizzare lungo il tratto sottomarino;
   nonostante sia stato sostenuto in sede di ricorso al tribunale amministrativo regionale che la parte non aerea del progetto non sia soggetta ad ottemperanza di valutazione di impatto ambientale e sia stata data parziale giustificazione al frazionamento autorizzatorio, sostenendo l'urgenza di assicurare, in via transitoria e con esercizio a tensione ridotta, un minimo indispensabile potenziamento dell'interconnessione tra la Sicilia e il continente, questa non può comunque prescindere dalla restante autorizzazione, dal momento che non potrebbe trovare realizzazione un'eventuale costruzione meramente parziale dell'intero progetto, facendo apparire l'avvenuto frazionamento più come un ormai consolidato aggiramento della regola, piuttosto che una necessaria operazione amministrativa;
   in riferimento alle restanti tratte dell'elettrodotto, e in particolare a quelle relative a «Sicilia-Rizziconi» e «Sorgente-Villafranca Tirrena», il parere di valutazione di impatto ambientale della Regione siciliana era stato, in un primo momento, sia formalmente che sostanzialmente negativo, dal momento che al suo interno veniva sostenuta «l'incidenza negativa che l'opera in oggetto avrebbe sull'avifauna presente, sia per il danno diretto, sia per quello causato dalla sottrazione di habitat», nel pieno rispetto così della normativa prevista dalla direttiva 92/43/CEE del Consiglio europeo del 21 maggio 1992, mentre trovava successivamente, attraverso un'inspiegabile quanto inadeguata motivazione, uno stravolgimento sostanziale dello stesso, dal momento che la regione decideva circa l'approvazione della valutazione di impatto ambientale;
   la direzione generale per le valutazioni ambientali non riporta che l'avvenuta adesione ad un generico protocollo di intesa ad opera dei comuni interessati dalla costruzione dell'elettrodotto, nella maggior parte dei casi, avviene attraverso una delibera delle giunte comunali interessate, anziché, nel pieno rispetto della normativa disciplinata dalla legge regionale n. 71 del 1978, e successive modificazioni, attraverso una decisione assunta dai consigli comunali, facendo sorgere forti dubbi di legittimità dell'atto stesso in quanto viziato da evidente incompetenza;
   si rileva come all'interno del fascicolo dell'elettrodotto «Sorgente-Rizziconi», depositato presso l'assessorato regionale territorio e ambiente, servizio VAS-VIA, non risulti presente la verifica di ottemperanza sul progetto esecutivo, necessaria e inderogabile per l'avvio dei lavori, così come evidenziato dallo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in una nota del 20 marzo 2013, in cui dichiarava ufficialmente la mancata presenza della verifica in esame;
   di grande rilevanza risulta il mancato adeguamento al piano paesaggistico dell'ambito 9 pubblicato all'albo dei comuni interessati nel 2010, dal momento che, nonostante all'interno dello stesso venga individuato un crinale che va dai Colli San Rizzo fino a raggiungere il comune di Saponara (Messina), e sottoposto al livello di tutela massimo previsto dal piano (livello 3) per il quale viene previsto il divieto di realizzare nuove strade, antenne ed elettrodotti, proprio in quest'ultima area andrà ad essere costruito parte dell'elettrodotto, in particolare all'interno della zona di protezione speciale «Serro Tondo»;
   in particolare, all'articolo 63 del piano paesaggistico dell'ambito 9 attuato della Regione siciliana, si prevede espressamente che le autorizzazioni già rilasciate da parte della soprintendenza per i beni culturali e ambientali per progetti di opere non ancora intraprese alla data di adozione del piano, restano valide per il termine di cinque anni dalla data di rilascio, come previsto dal regolamento 1347/40, ma limitatamente alle aree in cui lo stesso piano non preclude la loro realizzazione;
   il principio di precauzione non può non essere applicato al caso in questione, dal momento che l'inquinamento causato dalla costruzione dell'elettrodotto nelle aree interessate deve necessariamente trovare, prima dell'inizio dei lavori, reale e sostanziale applicazione, attraverso la realizzazione di studi di impatto ambientale e a tutela della salute pubblica, che siano veramente obiettivi e univoci, a differenza di quanto avvenuto fino a oggi, laddove gli studi spesso contrastanti hanno più volte trovato parere favorevole solo in prossimità di ogni concessione, facendo sorgere forti dubbi e gravi preoccupazioni, da dissipare urgentemente, alla popolazione residente nel territorio –:
   se non ritengano opportuno, nell'ambito della propria competenza:
    a) valutare la possibilità di una revoca dell'intero progetto iniziale, viste le asserite numerose irregolarità presenti nei vari atti procedurali dello stesso, ripristinando lo stato di legalità necessario per la costruzione di un'opera così onerosa per la Regione siciliana e per lo Stato italiano, assumendo, altresì, iniziative perché sia valutato, con efficaci, approfonditi e univoci studi, l'impatto ambientale che la messa in opera dell'elettrodotto «Sorgente-Rizziconi» comporta, con conseguente accertamento dei rischi, sia per la salute umana sia per il territorio interessato dalla sua costruzione;
    b) valutare, altresì, la possibilità di limitare l'autorizzazione del progetto alla sola tratta di elettrodotto sottomarina di «Scilla-Villafranca Tirrena» già posta in essere, garantendo così il minimo ed indispensabile potenziamento per l'interconnessione tra la Sicilia ed il continente, senza dover procedere alla costosa rimozione della stessa, e, allo stesso tempo, impedendo la realizzazione di un'opera dalla dubbia utilità e oggetto di forti contestazioni da parte della popolazione locale;
    c) rimodulare il progetto iniziale, qualora questo non venga sospeso o revocato, apportando sostanziali modifiche, come l'eliminazione di tutte le tratte aeree di elettrodotto, disponendo, invece, la progettazione di un percorso interamente sotterraneo in galleria schermata, al fine di tutelare e garantire in maniera efficace la salute dei cittadini e la conservazione dell’habitat naturale circostante, nel pieno rispetto del fondamentale principio di precauzione, che troppo volte è stato disatteso nella costruzione di opere pubbliche ad alto rischio ambientale, con danni incalcolabili per il nostro Paese.
(2-00130) «Villarosa, Lombardi, D'Uva».


Interventi in merito al sovraffollamento carcerario, con particolare riferimento alla negoziazione di accordi con i Paesi di origine dei detenuti stranieri per far scontare loro la pena in patria – 2-00117

F)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, il Ministro degli affari esteri, per sapere – premesso che:
   l'8 gennaio 2013 la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato nuovamente l'Italia per trattamento inumano e degradante di sette detenuti nel carcere di Busto Arsizio e in quello di Piacenza, concedendo al nostro Paese un anno di tempo per trovare una soluzione al problema del sovraffollamento carcerario;
   tale condanna segue una precedente del 2009, sempre da parte dei giudici di Strasburgo, a seguito della quale nel gennaio 2010 il Consiglio dei ministri aveva varato il cosiddetto «piano carceri», che prevedeva la costruzione di nuovi penitenziari e l'ampliamento di quelli già esistenti, per un totale di 21.709 nuovi posti, e l'assunzione di duemila agenti di polizia penitenziaria;
   dopo l'ultima sentenza di condanna di gennaio 2013, recentemente, invece, il Ministro della giustizia ha preannunciato che per risolvere il problema del sovraffollamento carcerario del nostro Paese non bastano nuove carceri, ma occorre ripensare il sistema delle pene, valutando se non ci siano spazi ulteriori per quelle alternative;
   il problema del sovraffollamento degli istituti penitenziari italiani è stato in passato risolto con amnistie e indulti, ma tali strumenti si sono rivelati del tutto inidonei a risolvere il problema, tanto che le carceri sono tornate in breve tempo stracolme come prima, nel frattempo creando ancora più problemi alla sicurezza dei cittadini;
   dal 1942 a oggi sono stati varati tra indulti e amnistie 25 provvedimenti (uno ogni 2,8 anni) e l'ultimo in ordine di tempo, che risale al 2006 (legge n. 241 del 2006), ha avuto effetti devastanti: dopo solo sei mesi dal provvedimento di clemenza il tasso di crescita dei delitti è aumentato dal 2,5 per cento al 14,4 per cento;
   sono parimenti inefficaci altri provvedimenti che si sono succeduti nel tempo e che hanno disposto o la messa alla prova o la concessione degli arresti domiciliari, considerato che le carceri sono sempre tornate in breve tempo a contenere un numero di detenuti superiore alla loro capacità recettiva e regolamentare;
   ciò è dimostrato dallo stesso progetto di legge n. 331, di iniziativa dell'onorevole Ferranti e altri, recante «Delega al Governo in materia di pene detentive non carcerarie e disposizioni in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova e nei confronti degli irreperibili», attualmente in discussione alla Camera dei deputati, che segue a solo un anno di distanza quello voluto dall'allora Ministro della giustizia Paola Severino (decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, convertito, con modificazioni dalla legge n. 9 del 2012) recante «Interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri», che prevedeva l'innalzamento da dodici a diciotto mesi della pena residua per poter accedere alla pena detentiva domiciliare, introdotta dalla legge 26 novembre 2010, n. 199, e dunque ad un maggior numero di detenuti;
    la legge n. 199 del 2010, benché prevedesse la possibilità di scontare in stato di detenzione domiciliare l'ultimo anno di pena residua, con esclusione di soggetti che scontavano una pena per i reati gravi, quali quelli previsti dall'articolo 4-bis dell'ordinamento penitenziario e persone particolarmente pericolose, aveva una durata transitoria con validità «fino alla completa attuazione del piano straordinario penitenziario», nonché l'adeguamento dell'organico del Corpo di polizia penitenziaria occorrente per fronteggiare la situazione emergenziale in atto;
   a seguito dell'emendamento del Governo al progetto di legge n. 331, potranno beneficiare degli arresti domiciliari gli autori di gravissimi reati, quali, a titolo esemplificativo, stalking, prostituzione minorile, violenza privata, furto e altri, e tale provvedimento, invece, non prevede alcun investimento a favore delle forze dell'ordine, cui sarà demandato il compito di effettuare i controlli sull'effettività delle detenzioni domiciliari;
   per stessa ammissione del Ministro della giustizia, beneficeranno di tale provvedimento circa 3-4 mila detenuti attualmente presenti nelle carceri italiane, una cifra irrisoria se si conta che l'esubero nei nostri istituti penitenziari riguarda circa 20 mila detenuti;
   mercoledì 26 giugno 2013 è stato, inoltre approvato, dal Consiglio dei ministri un ulteriore decreto-legge, che prevede per i reati punibili fino a quattro anni, anziché la pena detentiva in carcere, lo svolgimento di lavori socialmente utili, e che anche in questo caso riguarderebbe circa 3 mila detenuti;
   secondo gli ultimi dati forniti dal Ministero della giustizia, la capienza regolamentare dei 206 istituti presenti nel nostro Paese è di 47.045 posti e se dal totale dei detenuti presenti nelle nostre carceri (65.917) vengono sottratti quelli stranieri, (23.438), si ottiene un numero di detenuti (42.479), ben al di sotto della capienza regolamentare (47.045);
   il costo dei detenuti nelle strutture carcerarie italiane, nonché i risarcimenti conseguenti alle condanne, anche future, per detenzione in strutture non adeguate è un serio problema, considerato che con l'ultima sentenza dell'8 gennaio 2013 l'Italia è stata condannata ad un risarcimento di 100 mila euro per danni morali;
   la possibilità di fare scontare le pene imputate a cittadini stranieri nei loro Paesi di origine comporterebbe notevoli benefici, anche ai fini della vicinanza dei detenuti alle famiglie e del loro reinserimento nel proprio tessuto sociale al termine della detenzione –:
   se il Governo intenda affrontare il problema del sovraffollamento del sistema carcerario solamente attraverso provvedimenti d'urgenza come quelli sopra citati o se invece non ritenga necessario e più utile promuovere ed attuare una ampia serie di accordi internazionali, per far scontare in tutti i casi possibili la pena detentiva imputata a detenuti stranieri nei loro Paesi di origine.
(2-00117) «Giancarlo Giorgetti, Prataviera, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Matteo Bragantini, Buonanno, Busin, Caon, Caparini, Fedriga, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Marcolin, Gianluca Pini, Rondini».


Chiarimenti e iniziative, anche normative, in ordine alla localizzazione del tribunale di Napoli nord – 2-00122

G)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
   tra le misure contenute nel decreto legislativo n. 155 del 2012, all'articolo 1, che richiama la tabella allegata A, vi è la soppressione di alcuni tribunali ordinari, di sezioni distaccate e procure della Repubblica;
   tra esse, le soppressioni riguardano anche alcune sezioni distaccate del tribunale di Napoli e del tribunale di Santa Maria Capua Vetere;
   all'articolo 2, comma 2, del sopra menzionato decreto legislativo si stabilisce testualmente che: «Il tribunale di Giugliano in Campania è rinominato in “tribunale di Napoli nord”»;
   l'allegato 1 del decreto legislativo sopra menzionato stabilisce che il mandamento del tribunale di Napoli nord, già tribunale di Giugliano in Campania, ha competenze sui seguenti comuni: Afragola, Arzano, Aversa, Caivano, Calvizzano, Cardito, Carinaro, Casal di Principe, Casaluce, Casandrino, Casapesenna, Casavatore, Casoria, Cesa, Crispano, Frattamaggiore, Frattaminore, Frignano, Giugliano in Campania, Gricignano di Aversa, Grumo Nevano, Lusciano, Marano di Napoli, Melito di Napoli, Mugnano di Napoli, Orta di Atella, Parete, Qualiano, San Cipriano d'Aversa, San Marcellino, Sant'Antimo, Sant'Arpino, Succivo, Teverola, Trentola-Ducenta, Villa di Briano, Villa Literno, Villaricca;
   il tribunale di Napoli nord si configura, così, come un mandamento che accorpa comuni della provincia di Napoli e comuni della provincia di Caserta;
   della popolazione su cui ha competenza il tribunale di Napoli nord (circa un milione di abitanti) la stragrande maggioranza è residente nella provincia di Napoli, che annovera cittadine molto popolose come Giugliano (terza città campana con circa 110 mila abitanti), Marano (storica sede pretorile con circa 60 mila abitanti), Afragola (che sfiora i 63 mila abitanti), Frattamaggiore (30 mila abitanti), i comuni limitrofi Villaricca, Qualiano, Melito (che insieme contano oltre 100 mila abitanti);
   i comuni dell'area casertana che affluiscono sul tribunale di Napoli nord sono, invece, di dimensioni più piccole e meno popolati (il più grande è Aversa con 53 mila abitanti; gli altri sono intorno ai 10 mila abitanti);
   anche e soprattutto per queste ragioni, il nuovo tribunale di Napoli fu localizzato a Giugliano in Campania, in provincia di Napoli, e in posizione ideale di cerniera tra l'area metropolitana napoletana e l'entroterra casertano, fino a prenderne la denominazione specifica di tribunale di Giugliano in Campania, poi trasformato dal decreto legislativo sopra menzionato in tribunale di Napoli nord;
   da notizie di stampa, apprese in data 20 giugno 2013, il Ministro interrogato avrebbe comunicato al plenum del Consiglio superiore della magistratura l'improvvisa e inattesa volontà di localizzare il tribunale di Napoli nord non più a Giugliano in Campania, come da vecchia denominazione e da affermata determinazione, ma nel Castello aragonese di Aversa, in provincia di Caserta;
   le ragioni di tale scelta non sono state ancora del tutto esplicitate; farebbero riferimento alla circostanza per cui la sede sarebbe già disponibile e non richiederebbe grossi interventi di natura strutturale ed economica;
   in realtà, il castello aragonese di Aversa ospita attualmente la sede della scuola di polizia penitenziaria di Aversa e per diventare sede di tribunale avrebbe, comunque, bisogno di una riprogettazione esecutiva di spazi e luoghi, con oneri a carico dello Stato;
   quello che, però, appare agli interpellanti davvero singolare è: che si localizzi il tribunale di Napoli nord non nella provincia di Napoli ma in un'altra provincia, quella di Caserta; che si muti una localizzazione che, in origine, dava addirittura il nome al tribunale di Giugliano in Campania senza un'adeguata motivazione; che si stravolga un progetto consolidato senza un'adeguata considerazione delle ricadute di carattere organizzativo;
   la localizzazione del tribunale di Napoli nord in provincia di Caserta comporterà enormi sacrifici e grossi disagi per la grande maggioranza della popolazione servita dal nuovo tribunale; essa, come detto, in massima parte è residente nella provincia di Napoli e si ritrova costretta a raggiungere una sede in un'altra provincia, all'interno del centro storico di una cittadina già di per sé sede di altri importanti istituti come università, ospedale ed altri, e per questo già congestionata e di non facile raggiungibilità, soprattutto da buona parte dei comuni in provincia di Napoli;
   a parere degli interpellanti più opportuna sarebbe stato conservare l'intenzione di localizzare il tribunale di Napoli nord, già tribunale di Giugliano in Campania, proprio nella città di Giugliano, dove erano avviati progetti per l'individuazione di una sede opportuna, ben collegata, inserita in un contesto di facile raggiungibilità;
   una delle ipotesi più accreditate era quella di localizzare da subito, senza costi per lo Stato, il tribunale di Napoli nord in un complesso residenziale confiscato alla camorra, il cosiddetto complesso Rea, sulla circumvallazione esterna di Napoli, a ridosso di buona parte dei comuni del mandamento, con un insediamento che aveva in sé anche un fortissimo valore simbolico; in seconda battuta, con la piena disponibilità degli enti locali si possono strutturare altre iniziative, rapide ed economiche, sul territorio;
   l'allocazione della nuova sede sul territorio di Giugliano in Campania rappresenta, oltre che il giusto baricentro del nuovo presidio tra Napoli e Caserta, anche un elemento di riscatto per un territorio che ha conosciuto lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni camorristiche, il dominio di clan della criminalità organizzata, l'emergenza ambientale legata al traffico dei rifiuti e che individuava nel nuovo tribunale un'occasione di rilancio sociale ed economico –:
   quali motivazioni abbiano spinto il Ministro interpellato a mutare l'originaria intenzione di localizzare il tribunale di Napoli nord a Giugliano in Campania, con la scelta di Aversa, e se non ritenga, con un'approfondita e nuova valutazione, che tale ultima scelta faccia ricadere sull'utenza più disagi e maggiori difficoltà operative;
   se non ritenga, in sede di individuazione dei necessari correttivi nell'applicazione della normativa in materia di revisione delle circoscrizioni giudiziarie, di dovere, anche previa una doverosa consultazione degli operatori del diritto, dei rappresentanti politici ed amministrativi locali, di ripristinare la scelta di Giugliano in Campania, anche in considerazione della possibilità di operare, rapidamente, con le autorità locali un programma di intervento per la costituenda sede.
(2-00122) «Palma, Bonifazi, Bonomo, Carra, Mazzoli, Lacquaniti, Del Basso De Caro, Albanella, Giorgio Piccolo, Paglia, Salvatore Piccolo, Coccia, D'Arienzo, Aiello, Fava, Sannicandro, Placido, Valeria Valente, Marcon, Boccadutri, Matarrelli, Kronbichler, Nardi, Zanin, Beni, Bonafè, Rabino, Leva, Biffoni, Nicchi, Di Salvo, Piazzoni, Paolucci, Tartaglione, Rostan, Bossa».


Elementi ed iniziative di competenza in relazione alla vicenda di un giudice del tribunale amministrativo regionale del Lazio indagato per corruzione – 2-00129

H)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:
   da notizie di stampa si apprende che l'attuale presidente di un'importante sezione del tribunale amministrativo regionale sarebbe indagato per corruzione nell'esercizio della propria funzione giurisdizionale;
   gli episodi contestati risalirebbero all'anno 2010, quando il Tar del Piemonte è stato chiamato a pronunciarsi su un delicato contenzioso sanitario tra due holding della sanità privata – Villa Maria Pia hospital srl e Casa di cura san Luca – per la gestione della residenza sanitaria assistenziale comunale di Torino, l'Opera Pia Lotteri, gestita dal commissario, A. Repice, ex segretario del comune, e affidata da quest'ultimo alla Villa Maria Pia hospital srl;
   il collegio era presieduto dal giudice Franco Bianchi, ma uno dei componenti del collegio ritenne di presentare un esposto in procura per irregolarità nel procedimento: infatti, secondo quanto confermato dalle intercettazioni telefoniche successivamente riportate dalla stampa, Repice e Bianchi si sarebbero accordati per favorire Villa Maria Pia hospital srl in cambio di una raccomandazione per il figlio di Bianchi;
   all'udienza preliminare, avvenuta nei giorni scorsi, il giudice per l'udienza preliminare di Torino ha prospettato per il giudice Bianchi il reato in corruzione, ha condannato Repice come corruttore e chiesto ai pubblici ministeri di procedere contro Bianchi come corrotto. I pubblici ministeri, sempre secondo le citate fonti di stampa, starebbero in queste ore preparando la richiesta di riapertura delle indagini nei confronti di Franco Bianchi;
   nell'ordinanza del giudice per l'udienza preliminare si legge che: «Le intercettazioni telefoniche e altre risultanze dimostrano l'accordo corruttivo in funzione del quale Bianchi si è dimostrato adesivo all'interesse della parte processuale rappresentata da Repice rispetto all'esito del ricorso, e in vista del perseguimento di un proprio interesse personale, ossia l'intercessione nei confronti di Saccà (RAI) a favore del figlio». Secondo il giudice per l'udienza preliminare, la presenza, all'interno di un organo giurisdizionale collegiale di un componente privo del requisito dell'imparzialità, perché partecipe di un accordo corruttivo, inficia, nonostante l'estraneità degli altri membri, la validità dell'intero iter decisionale perché il giudice corrotto è del tutto privo di legittimazione;
   per i fatti del 2010 Franco Bianchi era stato sottoposto ad un procedimento disciplinare presso il Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa. Tuttavia, mentre i procedimenti a suo carico, sia penale che disciplinare, erano in corso di definizione, Bianchi veniva trasferito dalla presidenza del Tar del Piemonte e «promosso» a quella della terza sezione del Tar del Lazio;
   la terza sezione del Tar del Lazio riveste un ruolo fondamentale perché si pronuncia sui ricorsi che riguardano il Ministero dell'economia e delle finanze: a titolo di esempio, sarà chiamato a pronunciarsi sui ricorsi presentati dagli ex vertici del Monte dei Paschi di Siena contro le sanzioni inflitte loro dalla Banca d'Italia –:
   di quali elementi si disponga, in relazione a quanto esposto in premessa, nel quadro dei poteri di alta sorveglianza sugli uffici e sui magistrati della giustizia amministrativa, e, in particolare, se si intendano assumere iniziative in relazione al potere di promozione dell'azione disciplinare di cui all'articolo 33 della legge n. 186 del 1982.
(2-00129) «Giancarlo Giorgetti, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Matteo Bragantini, Buonanno, Busin, Caon, Caparini, Fedriga, Grimoldi, Guidesi, Cristian Invernizzi, Marcolin, Molteni, Gianluca Pini, Prataviera, Rondini».


Iniziative volte a garantire il rispetto della disciplina relativa al procedimento di nomina del presidente dell'Istat – 2-00127

I)

   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, per sapere – premesso che:
   nell'ordinamento vigente, la procedura di nomina del presidente dell'Istat è fortemente tipizzata attraverso puntuali disposizioni legislative, poste a garanzia della stessa funzione monocratica, che assomma una serie di competenze e poteri strategici nel sistema di produzione di informazione statistica ufficiale;
   secondo tale procedura, «Il Presidente dell'Istituto nazionale di statistica, scelto tra i professori ordinari in materie statistiche, economiche ed affini, è nominato, ai sensi dell'articolo 3 della legge 23 agosto 1988, n. 400, con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio, previa deliberazione del Consiglio dei ministri»;
   ai sensi del citato articolo 3 della legge n. 400 del 1988 «le nomine alla presidenza di enti, istituti o aziende a carattere nazionale, di competenza dell'amministrazione statale (...) sono effettuate con decreto del Presidente della Repubblica emanato su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri adottata su proposta del Ministro competente»;
   in linea con questo quadro di regole, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 maggio 2013 sono state delegate al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, tra le altre, le funzioni concernenti l'attuazione del decreto legislativo 6 settembre 1989, n. 322, recante «Norme sul Sistema statistico nazionale e sulla riorganizzazione dell'Istituto nazionale di statistica, ai sensi dell'articolo 24 della legge 23 agosto 1988, n. 400.» (articolo 1, comma 4, lettera g));
   per espressa previsione normativa, la procedura di nomina è «subordinata al parere favorevole» espresso dalle Commissioni parlamentari a maggioranza dei due terzi dei suoi componenti;
   in relazione a notizie prima diffuse dagli organi di informazione e poi confermate con una nota di precisazione dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, risulta essere stato emanato un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di nomina del professore Antonio Golini, accademico dei Lincei, a presidente pro tempore dell'Istat, «per consentire che le funzioni monocratiche del Presidente siano assolte e i poteri precipui del Presidente siano esercitati», a seguito della cessazione dalla carica del professore Enrico Giovannini, attuale Ministro del lavoro e delle politiche sociali;
   la designazione effettuata dal Governo non risulta essere stata sottoposta, prima della sua formalizzazione con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, al parere della Commissioni parlamentari, come peraltro espressamente prescritto per legge;
   nemmeno il «carattere temporaneo» della nomina, in quanto «legata all'avvio dell'iter di nomina del nuovo Presidente», carattere posto a motivazione del provvedimento nella nota di precisazione della Presidenza del Consiglio dei ministri, giustifica il ricorso ad una professionalità esterna all'Istat, dovendosi semmai procedere con altri istituti di salvaguardia del sistema per le ipotesi di vacanza della carica presidenziale, quali il commissariamento dell'ente o, al limite e nelle more della nomina del nuovo presidente, la reggenza quale tipica situazione temporanea in capo ad altro dirigente del medesimo ente;
   per tutto quanto sopra riportato, il provvedimento di nomina del Governo, collocato in modo irrituale al di fuori del complessivo quadro di norme procedurali – oltre a determinare a giudizio dell'interpellante un vulnus al ruolo del Parlamento, volutamente configurato dal legislatore all'interno di un sistema equilibrato di attori politici anche a garanzia di imparzialità della funzione e della figura del presidente dell'Istat – risulta essere stato adottato in violazione di prescrizioni di legge, sia specifiche che più generali, poste a tutela di interessi non rinunciabili –:
   quali iniziative il Governo intenda adottare per ripristinare il rispetto delle regole procedurali nella designazione e nella nomina del presidente dell'Istat, anche al fine di salvaguardare il ruolo del Parlamento;
   quale sia lo stato della procedura di nomina del nuovo titolare della carica di presidente dell'Istat, la cui attivazione, con il potere di proposta, nel vigente sistema di regole spetta al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione.
(2-00127) «Brunetta».


Elementi ed iniziative in ordine alla procedura per il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione prevista dal decreto-legge n. 35 del 2013 – 2-00120

L)

   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   una delle componenti non secondaria della grave crisi economica italiana è rappresentata dalla carenza di liquidità delle imprese dovuta ad un duplice fenomeno: il credit crunch, da un lato; il mancato pagamento dei crediti vantati da tempo nei confronti della pubblica amministrazione, dall'altro. Crediti di cui, ancora oggi, non si conosce l'esatto ammontare, al punto che i 50 miliardi di euro stanziati dal decreto-legge n. 35 del 2013 rappresentano solo una parte di un incerto universo dalla dimensione ancora insondata;
   l'esistenza del fenomeno ha inciso profondamente nel rapporto di fiducia tra lo Stato democratico (intransigente nel pretendere il pagamento dei propri crediti fiscali, estremamente tollerante con se stesso nel momento di onorare i propri impegni) ed il cittadino. Atteggiamento che ha alimentato vere e proprie forme di supponenza, se non proprio di arroganza, rovesciando, nella prassi, i presidi posti dalla nostra Costituzione a difesa del cittadino, trattato, invece molte volte, come un suddito;
   le norme, approvate dal Parlamento, descrivono una procedura complessa, anche se necessaria a causa del disordine amministrativo esistente, il cui iter avrebbe dovuto richiedere un impegno prioritario da parte di tutti gli organi preposti, ed una regia attenta da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, al fine di ricondurre ad unità i diversi canali di certificazione, gestiti da migliaia di strutture (centrali e periferiche) operative;
   i termini temporali, previsti dal decreto-legge, devono considerarsi perentori, al fine di contribuire a dare certezza agli operatori economici e, quindi, volgere in positivo le relative «aspettative», contribuendo, in tal modo, ad alleviare la morsa della crisi economica e finanziaria, con immediati effetti positivi sul volgere della restante congiuntura;
   la Commissione europea, consapevole dell'importanza della posta in gioco, aveva dato via libera alla proposta, facendo prevalere gli aspetti sostanziali del problema, più che il semplice richiamo formale del rispetto degli equilibri finanziari, alimentando, pertanto, le attese che si potesse accelerare nei tempi del pagamento ed impegnarsi per importi anche maggiori di quelli originariamente previsti. Tanto più che l'eventuale upgrading non pesa sul disavanzo finanziario e per quanto riguarda il debito pubblico si traduce in un'operazione di trasparenza, adeguando il suo valore contabile a quello effettivo;
   il completamento, nei tempi previsti, della certificazione, oltre ad offrire un quadro contabile certo che introduce elementi di trasparenza nella gestione della finanza pubblica, consente di attivare garanzie sussidiarie da parte dello Stato per riattivare circuiti bancari, con lo strumento del factoring, e, quindi, di produrre un effetto di snow ball sull'evoluzione congiunturale;
   le condizioni del mercato finanziario internazionale inducono ad approfittare di una finestra, caratterizzata da bassi tassi d'interesse e contenimento degli spread, che rischia di chiudersi da un momento all'altro a causa delle diverse politiche monetarie che varie banche centrali si appresterebbero a porre in essere –:
   quale sia la data esatta in cui i pagamenti diventeranno effettivi, fornendo alle imprese la sospirata maggiore liquidità;
   quali siano i passi finora compiuti nel gestire la complessa procedura indicata in premessa, precisando se, nel corso del suo svolgimento, si siano registrati ritardi o contraddizioni, con particolare riferimento allo step della certificazione, al fine di predisporre fin da ora ulteriori eventuali provvedimenti per favorire l'implementazione di cui si diceva in premessa, con l'obiettivo di fornire ulteriore liquidità, in grado di contrastare il fenomeno del credit crunch e dare maggior respiro alla situazione complessiva del Paese.
(2-00120) «Brunetta».