XVII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 76 di giovedì 12 settembre 2013
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI
La seduta comincia alle 10,05.
ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Boccia, Michele Bordo, Di Lello, Gebhard, Giancarlo Giorgetti, Pannarale, Rossomando, Speranza, Valeria Valente, Vezzali e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Organizzazione dei tempi di discussione dei progetti di legge di ratifica.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei progetti di legge di ratifica nn. 1239-1271-1541-A e 1328.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati all'esame dei progetti di legge di ratifica all'ordine del giorno è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
Discussione dei progetti di legge: Mogherini ed altri; Marazziti ed altri; d'iniziativa del Governo: Ratifica ed esecuzione del Trattato sul commercio delle armi, adottato a New York dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 2 aprile 2013 (A.C. 1239-1271-1541-A) (ore 10,10).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato delle proposte di legge di ratifica n. 1239-1271-1541-A: Ratifica ed esecuzione del Trattato sul commercio delle armi, adottato a New York dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 2 aprile 2013.
Avverto che con lettera trasmessa in data 10 settembre, il Presidente della Commissione Affari esteri, deputato Fabrizio Cicchitto, ha comunicato alla Presidenza che nella seduta del 10 settembre la Commissione Affari esteri ha stabilito di considerare il disegno di legge n. 1541, vertente su materia identica e recante: «Ratifica ed esecuzione del Trattato sul commercio delle armi, fatto a New York il 2 aprile 2013», ricompreso nella relazione già deliberata per l'Assemblea sul testo unificato delle proposte di legge 1239-1271-A, a cui quindi risulta abbinato.
Nella medesima lettera, il Presidente della Commissione Affari esteri ha altresì comunicato che, essendo la deputata Federica Mogherini impossibilitata a prendere parte ai lavori dell'Assemblea per sopravvenuti impegni istituzionali assunti in ambito internazionale, la Commissione Affari esteri ha convenuto che le subentri Pag. 2nelle funzioni di relatore su tale provvedimento la deputata Lia Quartapelle Procopio.
(Discussione sulle linee generali – A.C. 1239-1271-1541-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Informo che il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la Commissione Affari esteri si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice, Lia Quartapelle Procopio.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Signor Presidente, deputate e deputati, sono particolarmente lieta di potere illustrare oggi il testo unificato delle proposte di legge di autorizzazione alla ratifica del Trattato internazionale sul commercio delle armi convenzionali. La discussione di oggi non poteva avvenire in un momento più opportuno e più simbolico.
Oggi, infatti, andiamo ad approvare il Trattato sul commercio delle armi convenzionali, adottato a New York il 2 aprile 2013. Il Trattato ha due obiettivi: da un lato, definire i più elevati standard internazionali per regolare sempre meglio il commercio internazionale di armi convenzionali; dall'altro, prevenire ed eliminare il commercio illegale di armi convenzionali e prevenirne la diversione.
La discussione di oggi è simbolica perché risuonano ancora nelle nostre orecchie le parole di Papa Francesco, che domenica all'Angelus ha esortato a dire «no» alla violenza in tutte le sue forme; dire «no» alla proliferazione delle armi e al loro commercio illegale.
Ed è una discussione quanto mai opportuna perché avviene in un momento in cui sulla vicenda della Siria, come è emerso anche dal nostro dibattito di ieri, tutto il mondo si rende conto di quanto servano strumenti internazionalmente riconosciuti, che regolino e sanzionino l'utilizzo di armi convenzionali e non.
Va sottolineato, inoltre, che tra i tre Paesi che hanno votato contro l'adozione del Trattato che discuteremo oggi, c’è anche la Siria di Assad, insieme a Iran e Corea del Nord. Per questo la discussione di oggi non sarà rituale ma ha un senso profondo e una valenza politica e simbolica.
Ricordo che il Trattato è stato adottato il 2 aprile scorso dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, con il voto favorevole di 154 Paesi (tra cui l'Italia, tutti i Paesi dell'Unione europea, gli Stati Uniti che da sempre sono restii ad una regolamentazione internazionale della materia, gran parte degli Stati dell'America Latina e dell'Africa), il voto contrario di soli 3 Paesi (Iran, Siria e Corea del Nord) e 23 astensioni (tra cui quelle di Russia, Cina, India, Indonesia, Egitto e Arabia Saudita).
Il Trattato, aperto alla firma il 3 giugno 2013 a New York, è stato sottoscritto da 72 Paesi, tra cui l'Italia.
Il Trattato entrerà in vigore solo 90 giorni dopo che esso sarà ratificato da 50 Stati. Il processo negoziale per la definizione del Trattato, che ha visto il nostro Paese impegnato attivamente nel corso del lungo iter diplomatico, è stato particolarmente laborioso e ha avuto origine nella mobilitazione degli anni Novanta dei premi Nobel per la pace della società civile che, a partire dall'Agenda di Stoccolma, hanno dato voce alla necessità di definire uno strumento di diritto internazionale per regolamentare il commercio delle armi e contrastarne il traffico illecito. Sebbene, come ricordato dal rappresentante del Governo nel corso dell'esame in sede referente, il Trattato sia il frutto di un difficile compromesso e lasci quindi nell'applicazione molto spazio agli Stati, esso costituisce un risultato diplomatico importante per i consessi internazionali.
Riassumo brevemente il contenuto nel Trattato e rinvio al dibattito svolto in Commissione per una descrizione più analitica del contenuto del provvedimento. Pag. 3Nell'articolo 1, come detto all'inizio di questa relazione, si definiscono gli obiettivi del Trattato: definire più elevati standard internazionali per regolare sempre meglio il commercio internazionale di armi convenzionali e, dall'altro lato, prevenire ed eliminare il commercio illegale di armi convenzionali e prevenirne la diversione.
L'articolo 2 definisce l'ambito di applicazione, ovvero le armi convenzionali, e ne esclude munizioni, parti e componenti delle armi.
Ci sono altri tre punti che mi preme porre alla vostra attenzione. L'articolo 5, come espressamente menzionato anche nel parere reso dalla Commissione difesa in sede consultiva, con il richiamo ai sistemi di controllo attivati su base nazionale per contrastare il traffico illecito e la diversione di armamenti convenzionali, costituisce un innovativo e importante strumento per contrastare il traffico illecito di armi.
Evidenzio, inoltre, come sottolineato anche dal rappresentante del Governo, l'importanza dell'articolo 6, che prevede una golden rule a tutela dei diritti umani e dei principi di diritto internazionale umanitario. È previsto, infatti, che ogni Stato debba negare automaticamente l'autorizzazione al trasferimento di armi convenzionali, munizioni, parti o componenti, qualora ciò sia in contrasto con obblighi derivanti da risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU, con particolare riferimento a misure di embargo sulle armi, o da accordi internazionali per il contrasto dei traffici illeciti di armi convenzionali o qualora si accerti la circostanza che tali materiali possano essere impiegati per commettere crimini internazionali, crimini contro l'umanità, atti di genocidio, crimini di guerra, attacchi contro obiettivi civili o, comunque, ogni altra azione di grave violazione delle Convenzioni di Ginevra del 1949.
Infine, l'ultimo elemento innovativo da sottoporre all'attenzione di questa Assemblea è il paragrafo 4 dell'articolo 7, secondo il quale gli Stati parte dovranno valutare se le armi convenzionali, le munizioni, le parti o componenti oggetto del commercio o del trasferimento possano essere usate per commettere o facilitare seri atti di violenza di genere o seri atti di violenza contro donne e minori.
Arriviamo oggi alla discussione sul Trattato con celerità, perché l'Italia si è impegnata a ratificare il Trattato prima dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite di fine settembre. Per questo voglio ricordare l'impegno dell'onorevole Mogherini, che è stata relatrice del provvedimento in Commissione, e dei colleghi che il 26 giugno di quest'anno hanno presentato una risoluzione in Commissione per la rapida approvazione del provvedimento, nel solco dei principi tracciati dalla legge n. 185 del 1990.
Va sottolineato che, come emerso anche dai contributi dei colleghi e del rappresentante del Governo nel dibattito svolto in Commissione, la normativa italiana sul controllo dei materiali di armamento, la legge n. 185 del luglio 1990, rappresenta ancora oggi una delle discipline più avanzate e stringenti su scala globale.
Abbiamo letto con molta attenzione l'emendamento presentato da Sinistra Ecologia Libertà, primo firmatario l'onorevole Scotto, che all'articolo 2 del Trattato aggiunge che restano valide le disposizioni della legge n. 185 del 1990. Ne condividiamo lo spirito, perché la legislazione italiana su questo terreno è tra le più avanzate del mondo.
Tuttavia, avvertiamo l'esigenza di accelerare la votazione della ratifica, perché abbiamo l'obiettivo fondamentale di dare un segnale come Paese e rendere il Trattato esecutivo, dopo il voto del Senato, in tempi rapidi, entro la fine di settembre.
Inoltre, come chiarito dall'articolo 1 del Trattato, l'obiettivo di questo è di istituire più elevati standard internazionali possibili relativamente al commercio di armi. Questo significa che non sono preclusi standard ancora più elevati a livello internazionale.
Noi siamo orgogliosi di avere, con la legge n. 185, una delle discipline più rigorose Pag. 4e stringenti del mondo, che va ancora applicata in larghe parti del suo dettato.
Con questo impegno chiediamo ai colleghi di SEL di trasformare l'emendamento in un ordine del giorno, in modo tale da consentire a me e credo, come è emerso anche nella discussione che vi è stata nel Comitato dei nove, martedì, a tutti i gruppi parlamentari di apporre la propria firma e di sostenerlo.
Faremmo un grande atto di saggezza e di unità, in grado di dialogare con quel vasto mondo dell'associazionismo e della società civile impegnato nella battaglia per il disarmo e perché la diplomazia e la politica prevalgano sulla guerra.
PRESIDENTE. Deve concludere.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Il voto di oggi non è solo un modo per dire di no alla guerra, ma per costruire attivamente un mondo più sicuro.
PRESIDENTE. Grazie. Ho consentito che la relatrice concludesse la sua relazione, magari saremo un po’ più stringati nella replica.
Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo.
MARIO GIRO, Sottosegretario per gli affari esteri. Signor Presidente, il commercio illegale o scarsamente regolamentato di armi convenzionali ha oggi un pesante costo in vite umane: più di 740 mila persone si può stimare muoiano ogni anno a causa delle violenze armate. Stabilendo norme comuni giuridicamente vincolanti in materia di importazione, esportazione e trasferimento di armi convenzionali, l’Arms Trade Treaty rende più responsabile e trasparente il commercio delle armi, contribuendo al consolidamento della pace e della sicurezza a livello mondiale.
Come già detto dalla relatrice, noi otteniamo con questo ATT in una prospettiva nazionale un ottimo risultato: infatti esso accoglie le nostre priorità, malgrado sia stata una difficile negoziazione. Le priorità italiane, come l'inserimento della golden rule per la difesa dei diritti umani e delle norme di diritto internazionale umanitario, un chiaro riferimento alla violenza di genere e la facoltà degli Stati di integrare le liste nazionali di controllo con le armi sportive e da caccia.
Così, l'ATT è molto più di un semplice trattato sul commercio delle armi, perché ha un suo ben più ampio potenziale, che si pone alla confluenza tra le agende internazionali della pace e sicurezza, della legalità, dei diritti umani e dello sviluppo.
Alla luce dell'impulso dato al negoziato dal nostro Paese, visto l'ampio sostegno al Trattato, voglio sottolineare quanto sia importante che la ratifica parlamentare del Trattato stesso avvenga nei tempi più rapidi possibili, al fine di consentire all'Italia di essere tra i primi 50 Paesi che, attraverso il deposito del loro strumento di ratifica, contribuiranno alla sua entrata in vigore.
Oggi saranno forniti a Bruxelles nell'ambito delle attività del Consiglio i necessari aggiornamenti in merito al processo di valutazione della decisione da parte del Parlamento, e ad eventuali ulteriori attività a sostegno della universalizzazione del Trattato. Solo a seguito del parere positivo del Parlamento europeo e della successiva adozione della decisione da parte del Consiglio, si potrà procedere al deposito presso il Segretariato generale delle Nazioni Unite dello strumento di ratifica nazionale.
Il Governo italiano si impegna nel contempo a proseguire l'azione di outreach avviata, in coordinamento con il Servizio europeo per l'azione esterna e gli altri partner europei a favore dell'universalizzazione di questo Trattato.
L'impegno italiano a favore dell'universalizzazione del Trattato verrà intensificato anche in vista della prossima Assemblea generale delle Nazioni Unite, che si apre a New York il 23 settembre prossimo, e in cui le Nazioni Unite promuoveranno il Trattato sul commercio delle armi tramite un evento dedicato, volto ad attrarre ulteriori firme ed ulteriori impegni di ratifica.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Nicoletti. Ne ha facoltà.
MICHELE NICOLETTI. Signor Presidente, colleghe e colleghi, la ratifica del Trattato sul commercio delle armi rappresenta una tappa importante nella costruzione di quella convivenza pacifica a livello internazionale a cui tutti aspiriamo.
Come è stato ricordato dalla relatrice, si tratta di un documento condiviso dalla stragrande maggioranza degli Stati rappresentati all'ONU, che al momento della sua adozione ha raccolto 154 voti a favore, 23 astensioni e solo 3 voti contrari. L'ampiezza di questo consenso dimostra che nella volontà politica degli Stati, pur tra difficoltà e contraddizioni, è oggi maturata la consapevolezza dell'importanza di introdurre severi controlli in materia di traffico di armi, per il ruolo nefasto che un commercio sregolato esercita nella moltiplicazione dei conflitti, nelle violazioni dei diritti umani, nel diffondersi della criminalità internazionale e del terrorismo.
Il principio fondamentale del trattato è quello di portare a trasparenza il commercio di armi convenzionali per evitare forniture a soggetti criminali o a Stati che minano la pace e la sicurezza e commettono violazioni del diritto umanitario internazionale. Non è un caso, come è stato ricordato, che i tre voti contrari provengano da Governi quali quelli della Corea del Nord, dell'Iran e della Siria.
In questo processo di grandissimo valore è stato l'impegno dei Paesi dell'Africa subsahariana, che nei momenti di stallo dei negoziati si sono fatti promotori di forti iniziative per giungere all'approvazione del trattato. Si tratta di Paesi che hanno pagato negli ultimi anni il prezzo più alto del traffico incontrollato di armi e hanno conosciuto guerre tribali e massacri senza fine, sono Paesi che per anni hanno riposto la loro speranza di riscatto nell'acquisizione frenetica di più armi, che hanno dilapidato le risorse dei loro popoli e che ora, di fronte alle spaventose devastazioni dei mercanti di morte, sono tra i primi a chiedere a tutto il mondo severi controlli e regolamentazione. È la forza del diritto e della legalità che viene invocata.
Questo trattato non è solo però il risultato dell'azione di Governo ma anche di una significativa azione di sensibilizzazione di associazioni e movimenti della società civile che da decenni si battono a livello internazionale, lo ha riconosciuto lo stesso Segretario generale Ban Ki-moon che nell'approvazione del trattato ha detto: mi congratulo con i membri della società civile per il ruolo fondamentale che hanno avuto. Gli attivisti della campagna «control arms» hanno salutato l'approvazione di questo trattato come l'alba di una nuova era, perché questo voto invia un segnale chiaro ai trafficanti di armi e a chi viola i diritti umani, il loro tempo è scaduto. Ancora, Amnesty international ha commentato: se si pensa al grande interesse economico e al potere politico in gioco per i grandi produttori ed esportatori di armi si comprende come questo trattato sia un omaggio per la società civile che da tempo sostiene l'idea che con meno armi si possano salvare vite umane e ridurre le sofferenze.
È chiaro a tutti che l'approvazione di questo testo non è sufficiente a mettere fine all'illegalità e agli abusi, vi sono ambiti che il trattato non comprende e che dovranno essere estesi, come quello relativo alle munizioni e alle componenti d'arma, e vi è naturalmente il problema dell'applicazione del trattato stesso attraverso un adeguato sistema di controlli e di sanzioni. La ratifica è dunque solo il primo passo, servono poi delle politiche attive.
Ciò riguarda anche il nostro Paese che, come è stato ricordato, ha una delle legislazioni più avanzate, la legge 185 del 1990 che è stata di esempio e di stimolo per molti altri Paesi e anche per questo trattato. Si tratta di una legislazione di cui dobbiamo andare fieri, che vieta il commercio di armi verso i Paesi in stato di conflitto armato, quelli che violano i diritti umani, quelli che perseguono politiche in contrasto con l'articolo 11 della nostra Costituzione, quelli che invece di usare le Pag. 6risorse per sfamare il loro popolo usano le risorse o gli aiuti internazionali per acquisire strumenti di morte.
Però dobbiamo anche riconoscere che nel corso degli anni questa nostra legislazione non è sempre stata applicata in modo rigoroso, negli ultimi anni il nostro Paese ha esportato armi anche nei confronti di Paesi che violano i diritti umani benché non in modo grave e ora noi chiediamo che la ratifica di questo trattato internazionale impegni il Governo e il Parlamento italiano a recuperare pienamente lo spirito originario della legge n. 185 e a ritrovare quel rigore che solo può attuare una vera politica di prevenzione della violenza e del terrorismo. Siamo dunque consapevoli dei limiti e della fragilità di questo trattato e tuttavia proprio questa fragilità impone a noi di riconoscere l'importanza del valore dei trattati nella trasformazione della comunità internazionale in una società civile, retta da regole definite e condivise.
Questa è l'idea che è uscita dalla seconda guerra mondiale, è l'idea che sta alla base dell'organizzazione delle Nazioni Unite, è l'idea che sta alla base della Costituzione italiana, è l'idea che sta alla base della politica estera del Partito Democratico, impegnato a battersi per radicare il rispetto dei diritti e della dignità di ogni persona in ogni parte del mondo.
Questo è il cammino verso quell'incivilimento e quell'umanizzazione della comunità internazionale, che vuole strappare le relazioni tra i Paesi alla giungla dove vige la legge del più forte. Una società civile si costruisce anche a partire dalla regolamentazione rigorosa dell'uso della forza e delle armi. Così è stato per gli Stati nazionali, così è stato per il continente europeo, così vogliamo che sia anche per la comunità internazionale.
Ognuno vede il nesso con le vicende di questi giorni e, in particolare, con la crisi siriana. Abbiamo visto con spavento l'utilizzo di armi chimiche, di armi proibite dalla comunità internazionale e le spaventose ricadute sulla vita delle persone, sulla sicurezza degli Stati e di tutta la comunità. Questi eventi rappresentano un'indubbia regressione della vita politica nazionale e internazionale alla barbarie e ad essi occorre reagire, ma, se vogliamo che la nostra reazione si iscriva in quel processo di costruzione della società civile internazionale, occorre che la nostra reazione vada a rafforzare – e non a indebolire – i principi e le regole del diritto internazionale umanitario. Questo diritto non consente nessuna reazione unilaterale, né consente il ricorso alle armi come strumento di sanzione. Il ricorso alle armi, secondo il diritto internazionale, è solo l'ultima risorsa, dopo che sono state esperite tutte le altre vie, dopo che vi è stata un'autorizzazione degli organismi internazionali, dopo che sono stati coinvolti gli organismi regionali, dopo che è stata riconosciuta la soggettività politica e morale dei popoli e, sempre e comunque, al fine di salvare vite umane e mai di punire. La logica dei diritti umani si basa sul valore non strumentale di ogni persona e, dentro questa logica, non sì può sparare a qualcuno per educare qualcun altro.
Il diritto internazionale è il più fragile di tutti i diritti e, per questo, dipende in larghissima misura dalla sua condivisione e dalla sua pratica costante. Ogni sua rottura, anche operata per buone ragioni, finisce per indebolirlo e renderlo inservibile. Al contrario, ogni atto di rispetto sostanziale lo rafforza.
Pur tra mille omissioni e contraddizioni, la comunità internazionale sta elaborando una dottrina e una pratica dell'intervento a tutela dei diritti umani che ha bisogno di essere rafforzata e non indebolita. Dentro questa logica, sta questo trattato, sta la condanna dell'uso improprio delle armi, stanno le misure di embargo. L'atto con cui noi ratifichiamo – e concludo – si iscrive dunque in questo processo: strappare al dominio della violenza e dell'illegalità spazi sempre più ampi di convivenza umana, per sostituirvi il governo delle leggi e degli accordi pacifici.
Considerato lo scenario internazionale contemporaneo, vista la positiva approvazione di questo trattato da parte dell'assemblea dell'ONU, a noi pare che il nostro Pag. 7Parlamento e il nostro Governo dovrebbero accompagnare l'atto di ratifica con una forte iniziativa politica in sede internazionale, per arrivare con la stessa procedura all'approvazione di una convenzione sulle armi nucleari, che realizzi quel mondo liberato dalla minaccia nucleare che era il sogno delle generazioni uscite della seconda guerra mondiale e che noi non dobbiamo smettere di volere e di costruire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Marcolin. Ne ha facoltà.
MARCO MARCOLIN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, l'Assemblea della Camera non poteva scegliere un momento più appropriato per discutere della ratifica e dell'esecuzione del Trattato sul commercio delle armi, adottato dall'Assemblea delle Nazioni Unite del 2 aprile scorso. La valenza simbolica del nostro gesto è infatti elevata, alla luce della grave crisi internazionale che domina la cronaca di questi giorni, come significativa è la circostanza che gli atti al nostro esame, identici nella sostanza, siano stati sottoscritti da tutte le forze politiche rappresentate in quest'Aula.
Al trattato, che entrerà in vigore solo dopo che il cinquantesimo Stato firmatario avrà depositato il proprio strumento di ratifica, ha aderito la stragrande maggioranza degli Stati membri dell'ONU. Anche per questo motivo, vale la pena sottolineare quali Paesi non lo abbiano firmato. Tre i contrari, al momento del voto in Assemblea generale: si tratta di Corea del Nord, Siria ed Iran, che certo non si sono distinti negli ultimi anni come Paesi dal comportamento internazionale irreprensibile. Tra i 23 astenuti, invece, Russia, Cina, India, Arabia Saudita ed Egitto: nazioni ostili alla generalizzazione di un regime rigoroso di controlli sull’import, l’export e il trasferimento di materiali d'armamento, per ragioni presumibilmente connesse ai loro attuali interessi di politica estera.
Nel nostro piccolo, in questo Parlamento, confermando la firma apposta dal Governo a questo trattato, stiamo oggi concorrendo a definire una nuova misura di legalità internazionale in materia. È un fatto di importanza fondamentale, che dovrebbe correggere a restringere i margini d'azione per chi arma nell'ombra Stati che mirano a sovvertire l'ordine internazionale o, comunque, si macchiano di gravi atti repressivi.
Il trattato concerne tanto le armi convenzionali pesanti quanto quelle leggere. Non minaccia chi agisce alla luce del sole. Anche per questo noi confidiamo che l'Iran del neoeletto Hassan Rouhani si distacchi al più presto dal terzetto dei contrari a questo trattato, rafforzando la presenza di una nuova stagione nei rapporti tra Teheran e la comunità internazionale, che rientra negli interessi del nostro Paese e dell'Europa. E speriamo, altresì, che aderiscano al nuovo trattato anche Paesi amici come la Russia e partner come l'Arabia Saudita, che da questi opposti spalti hanno alimentato, con le proprie forniture di materiali d'armamento, il massacro in corso da quasi tre anni sul suolo siriano.
Per l'Italia, la ratifica e l'esecuzione di questo nuovo accordo non implica particolari obblighi aggiuntivi, giacché il nostro Paese si è dotato, nel lontano 1990, di una normativa tra le più restrittive al mondo. Anche l'Unione Europea nel suo complesso, adottando il codice di condotta, ha in qualche modo precorso i tempi, seppure con un certo ritardo rispetto al nostro Paese.
Onorevoli colleghi, signor Presidente, rappresentanti del Governo, a volere dirla tutta per certi versi il varo del regime di regole previsto dal nuovo trattato potrà forse anche restaurare condizioni più eque tra i competitori sul mercato, agevolando così i nostri produttori a lungo penalizzati, negli scorsi anni, dalla maggiore rigorosità della nostra legislazione nazionale.
Per questo complesso di ragioni, d'ordine tanto generale quanto interno, la Lega Nord voterà a favore della ratifica, esprimendo contestualmente l'auspicio che il trattato possa rapidamente entrare in vigore.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Guglielmo Picchi. Ne ha facoltà.
GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, colleghi, membri del Governo, la ratifica dei trattati internazionali è spesso relegata a routine dell'attività parlamentare, considerata un atto dovuto e spesso riempitivo dell'agenda parlamentare, sottovalutandone così le conseguenze e la portata anche positiva che questi trattati possono avere nella vita di tutti i giorni del nostro Paese.
È, quindi, questa un'occasione importante per cercare di sollevare spunti che vadano al di là del contenuto intrinseco della ratifica che facciamo. La nostra politica estera non è solo diplomazia. Può essere molto di più: è anche economia, cultura e tutto ciò che può portare un beneficio alla crescita del PIL e al benessere del Paese.
Come Italia svolgiamo un ruolo molto importante nelle comunità internazionale, spesso sottovalutato sia all'interno sia all'esterno.
Siamo uno dei maggiori contributori in termini assoluti nelle varie organizzazioni internazionali. Contribuiamo al bilancio dell'ONU nella misura del 4,4 per cento, pur considerando che il nostro PIL non è il 4,4 per cento dell'economia mondiale. Siamo uno dei primissimi Paesi, al terzo o quarto posto, per partecipazione alle missioni internazionali di pace. Questo viene apprezzato molto dagli altri, ma non viene considerato adeguatamente all'interno del nostro Paese. Dobbiamo quindi cercare di sfruttare la nostra posizione in politica estera in modo meglio coordinato, più sistemico, facendo sì che tutte le varie componenti che compongono la politica estera, che non è solo diplomazia – ripeto – possano portare un beneficio al Paese. Questo trattato è certamente un successo del nostro Paese. La nostra legge è del 1990 ed è una legge di ventitré anni fa. Spesso in questo Parlamento discutiamo che quando una legge ha vent'anni deve essere aggiornata, migliorata e adeguata. In questo caso sono state le Nazioni Unite e precedentemente l'Unione europea ad allinearsi a quella legge, che per molti versi è stata estremamente innovativa, certamente restrittiva e, come ha ricordato il mio collega prima, ha nel breve termine anche creato qualche problema al nostro export nel settore della difesa e della sicurezza. Dicevo che è un successo della diplomazia italiana, pertanto questo trattato sul commercio delle armi va ad inglobare tutta una serie di spunti che provengono dalla nostra legge del 1990 e dobbiamo capitalizzare su questo successo che abbiamo ottenuto. È inutile ricordare, tra le altre, la tutela dei diritti umani, la tutela del genere, che sono sicuramente punti fondamentali della nostra legge del 1990 e della nostra azione di politica estera. La discussione di questo Trattato non a caso avviene in questo periodo. La Commissione affari esteri, con la partecipazione di tutti i gruppi, aveva già impegnato a giugno il Governo alla ratifica entro la sessione di settembre alla prossima Assemblea generale delle Nazioni Unite, e quindi oggi siamo qui in Aula per discutere tutto questo. Un po’ più casualmente avviene proprio ora nel momento in cui ci sono forti tribolazioni nel Medio Oriente, dalla Siria, che è il caso più scottante e più aperto e proprio ieri ne abbiamo discusso in modo approfondito qui in Aula, alla situazione dell'Egitto, che è ai limiti di una guerra civile, se non è già entrato in quella fase. Il trattato in sé ha visto un voto contrario non casuale di tre Paesi, che appunto si distinguono nella comunità internazionale per comportamenti non allineati. Basta pensare alla Corea del Nord, che con i suoi test nucleari impegna non poco le diplomazie occidentali, al caso siriano che è sotto gli occhi di tutti e all'Iran stesso, anch'esso impegnato in attività di arricchimento dell'uranio, si dice spesso ad uso civile, ma insomma ci possono essere conseguenze non indifferenti anche sul piano militare. Centocinquantaquattro Paesi hanno approvato questo trattato. Tra i promotori di questo largo consenso, come ho già ricordato, c’è l'Italia, ma c’è anche l'Unione europea nel suo complesso. Questa volta gli europei hanno ben agito in ambito Pag. 9ONU in maniera coordinata per arrivare ad un'approvazione del testo che viene da lontano, che ha avuto bisogno di negoziazioni piuttosto impegnative, ma che hanno prodotto alla fine un testo stringente, un testo di qualità, che recepisce tutti gli standard previsti dalla nostra legge e che sicuramente porteranno un beneficio in ambito internazionale, perché assicureranno maggiore stabilità, sicurezza e pace.
Tutto questo potrà portare ad un maggiore benessere e, si spera, sviluppo.
Inutile dire che con questo Trattato non si risolverà il problema del traffico illegale di armi: questo è un primo passo. L'impegno che l'Italia deve avere è quello di continuare nella fase di ratifica del Trattato.
Ricordo che, per l'entrata in vigore, come hanno già ricordato il relatore, il Governo ed altri, occorrono almeno 50 Stati. Compito dell'Italia e dell'Unione europea, dell'Europa tutta, è quello di far sì che il blocco di Paesi europei, e quindi i 28 dell'Unione europea più quelli che gravitano in area europea, siano il motore per arrivare al numero di 50 e far sì che poi questo Trattato possa entrare in vigore. Non sarà un percorso breve. Noi diamo questo segnale, in modo tale che possiamo portare già da settembre, tra pochi giorni, il nostro contributo.
Vorrei riprendere, però, l'importanza del ruolo che il nostro Paese deve avere nella politica estera. Dicevo che, troppo spesso, tutti gli attori che si muovono nel palcoscenico internazionale, e che quindi, in qualche modo, si occupano di politica estera, sono soggetti non troppo coordinati dalla politica. Questo fa sì che gli effetti benefici che potrebbero esserci da un approccio di sistema all'estero vengano meno. Dico questo non per dare la colpa ad uno specifico Governo: è così da molti, molti anni, e anche l'opinione pubblica non è sensibile ai temi di politica estera, che, come detto, in realtà, hanno un impatto quotidiano sulla vita dei nostri cittadini.
Pochi sanno che un Trattato come questo, in realtà, può finalmente mettere le nostre imprese del settore della difesa alla pari con tanti concorrenti esteri, allineando una normativa che per noi è sempre stata stringente. Se potesse diventare stringente anche negli altri Paesi, potrebbe far sì che le ricadute in termini economici nel Paese possano essere positive, sia in termini di occupazione che di export.
Dicevo che troppo spesso noi deleghiamo i vari pezzi di politica estera a soggetti che dovrebbero essere coordinati. La mia richiesta al Governo è per un impegno volto a cercare, con tutto il Parlamento, di trovare questa armonia e questo coordinamento.
Come gruppo, siamo ben lieti di dare il nostro contributo all'approvazione di un Trattato che sicuramente è un primo passo per il miglioramento della pace nel mondo e per assicurare un futuro di benessere e sviluppo, garantendo maggiore stabilità (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giulio Marcon. Ne ha facoltà.
GIULIO MARCON. Signor Presidente, colleghe e colleghi, signori del Governo, la ratifica parlamentare del Trattato internazionale sulle armi è un'occasione, per noi, importante per il nostro Paese, soprattutto per dare un contributo alla costruzione della pace e del disarmo nel mondo.
È importante che il nostro Paese sia tra i primi firmatari del Trattato. È un segnale che diamo anche agli altri Paesi ed è un segnale che diamo al nostro Paese, mentre è un segnale negativo che oggi non sia presente alcun rappresentante del Ministero della difesa in rappresentanza del Governo.
Per troppe volte, in troppe occasioni, nonostante una buona legge (la legge n. 185 del 1990, già citata), il nostro Paese ha venduto armi a Paesi che violano i diritti umani, sono coinvolti nelle guerre, calpestano i diritti delle minoranze. L'elenco è molto lungo: la Siria di Assad, la Libia di Gheddafi, l'Iraq di Saddam Pag. 10Hussein, e poi Turchia, Israele, Algeria, Egitto.
Questo Trattato, che pure ha dei limiti e poteva essere certo migliore, arriva dopo un lungo percorso, al quale hanno contribuito anche l'iniziativa delle campagne internazionali per il disarmo, le associazioni pacifiste, le mobilitazioni di intellettuali, artisti, personalità del mondo della cultura e della scienza.
Un trattato che sicuramente aiuterà a limitare il traffico illecito di armamenti, a porre delle regole condivise, a promuovere iniziative comuni per impedire la fornitura di armamenti a Paesi che violano il diritto internazionale e i diritti umani.
In questi ultimi vent'anni, dopo la fine del bipolarismo, non sono i popoli ad avere incassato i dividendi di pace, ma le industrie militari ad avere incassato profitti grazie all'aumento delle spese militari, all'incremento del commercio di armamenti, a nuove guerre che hanno alimentato la produzione e l'uso di nuove armi.
Le armi sono una merce, una merce però che porta alla morte e, come tutte le merci, questa ha lo scopo di essere venduta e di essere usata, ed ecco perché è importante porre limiti e vincoli stringenti al suo commercio. Ogni anno il SIPRI, il prestigioso istituto svedese di ricerca sul disarmo, ci fa la triste radiografia dell'aumento della spesa militare e del commercio delle armi nel mondo. Abbiamo da tempo superato la soglia stratosferica dei 1.000 miliardi di dollari, trenta volte di più di quanto si spende ogni anno per la lotta alla povertà nel mondo e per la cooperazione allo sviluppo. Abbiamo il dovere politico e morale di invertire questa tendenza. Dobbiamo limitare e ridurre il commercio delle armi e ridurre la spesa militare. Questo anche in Italia. E invece di continuare a investire in nuovi sistemi d'arma e in un modello di difesa insostenibile, dobbiamo puntare su una difesa sufficiente, nel contesto di una politica di sicurezza comune fondata sul ruolo centrale delle Nazioni Unite, sulla prevenzione dei conflitti, sul disarmo e la cooperazione internazionale.
Dobbiamo investire nella pace e non nelle armi. Dobbiamo investire nella riconversione civile dell'industria militare. Vogliamo difendere i posti di lavoro, ma vogliamo posti di lavoro al servizio della pace e non della guerra. Questo si può fare. Si può fare utilizzando le stesse tecnologie. Si possono costruire Canadair per spegnere gli incendi, invece di fare i cacciabombardieri. Si possono fare elicotteri per l'elisoccorso, invece di fare elicotteri da combattimento. Si possono produrre sofisticate attrezzature in campo sanitario per la radiologia e la TAC, invece di fare sistemi di puntamento per i blindo e i carri armati. Si può fare, se ci sono volontà politica, investimenti e un'idea di sicurezza e di difesa diverse da quelle attuali.
Abbiamo il dovere di disarmare l'economia. Dobbiamo porre un freno al business degli armieri che per i loro profitti sono disposti a tutto. «Finché c’è guerra c’è speranza», diceva il titolo di un film con Alberto Sordi nelle vesti di un trafficante d'armi. Per noi è esattamente l'opposto: la speranza riposa nella pace, nella convivenza, nella prevenzione dei conflitti. Liberare risorse dalle armi significa destinarle alla lotta alla povertà, alle misure contro la crisi, allo sviluppo.
Allora, la ratifica del trattato internazionale deve stimolarci a difendere come un bene prezioso la nostra legge n. 185, a monitorarne incessantemente l'attuazione, a migliorarla comprendendo anche il controllo sul traffico delle armi leggere. Anche per questo noi abbiamo presentato un emendamento che chiede, con una modifica dell'articolo 2, di inserire un vincolo di rispetto di questa legge all'interno del Trattato.
Abbiamo ascoltato la relatrice e ci siamo convinti che sia giusto mantenere questo impegno, ma riteniamo di trasformare quell'emendamento in un ordine del giorno che difenda e che ne raccolga l'ispirazione, e che ci impegni tutti a difendere e migliorare questa legge. È per questo anche che in questi mesi l'intergruppo dei parlamentari per la pace ha presentato una proposta di legge, a prima Pag. 11firma dell'onorevole Marazziti, per la ratifica del Trattato, con questa filosofia e con questa impostazione. Un lavoro, quello dell'intergruppo dei parlamentari per la pace, che vuole dare un contributo a far approvare dal Parlamento misure e provvedimenti che diano al Paese politiche di pace per il disarmo e la cooperazione tra i popoli.
Sappiamo che il Trattato può avere, pur con i suoi limiti, anche per il nostro Paese questo significato. Sappiamo che può avere un significato ancora più importante a livello mondiale. L'Italia, con la sua iniziativa diplomatica, deve fare in modo che il Trattato sia sottoscritto dal numero più ampio di Paesi, in modo da raggiungere rapidamente la soglia di cinquanta, avendo bene in mente la parole del Santo Padre, Papa Francesco, quando dice che le guerre si fanno anche per vendere le armi, con la consapevolezza che la guerra porta altra guerra, la violenza altra violenza, le armi altre armi.
Ecco perché – avendo in mente queste parole – noi non condividiamo quando il Ministro della difesa Mauro dice, che gli F-35 sono strumenti di pace. No, signor Ministro: le armi non sono mai strumento di pace, sono strumento di guerra, sono il business degli affaristi, la merce dei mercanti di morte, lo strumento di oppressione dei potenti.
Allora – e vado a concludere – sono sempre valide le parole del Presidente della Repubblica di molti anni fa, Sandro Pertini, quando alla fine degli anni Ottanta, davanti al Parlamento europeo di Strasburgo, ricordò accoratamente il vecchio adagio: «È ora di svuotare gli arsenali e di riempire i granai». È ora di farlo adesso, di fronte ad una crisi globale così terribile, di fronte a più di due miliardi di persone che vivono in condizioni di povertà, di fronte agli oltre 150 conflitti che il mondo ha vissuto dalla caduta del muro di Berlino ad oggi.
Dobbiamo dare anche noi l'esempio, controllando ancora meglio e riducendo il commercio delle armi e riducendo le spese militari. E ancora, possiamo dare anche noi l'esempio, con la ratifica di questo Trattato, facendolo subito, facendolo oggi. Un segnale di pace, un segnale di speranza, un segnale di coraggio e di impegno per un mondo più giusto e senza guerra (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Gero Grassi. Ne ha facoltà.
GERO GRASSI. Signor Presidente, io credo che sia molto importante questo Trattato anche per il momento in cui si discute, dopo le parole del Papa, ma anche dopo le parole del Presidente Letta e l'atteggiamento che l'Italia ha avuto sul caso della Siria. Dico che è importante anche perché l'Italia sarebbe, purtroppo, soltanto il terzo Paese a ratificare il Trattato, dopo l'Islanda e la Guyana, e questo dato la dice lunga sulla sensibilità che c’è sul tema.
È anche importante riflettere sul fatto che questo Trattato ha avuto un percorso di sette anni, sette anni di discussione: tantissimi in un mondo che produce troppe armi. Così come va fatta una riflessione sugli Stati che hanno votato contro questo Trattato, che, guarda caso, sono l'Iran, la Corea del Nord e la Siria, ahimè.
Ma una riflessione va fatta anche sugli Stati che si sono astenuti, che non sono Stati secondari: la Russia, la Cina, l'India.
Un'altra riflessione va fatta nel merito del Trattato, sulla possibilità che agli Stati parte del Trattato viene data la possibilità di superare il Trattato stesso se le armi rimangono a disposizione dello Stato. Io mi chiedo come si comporterebbe la Siria o l'Egitto in un'ipotesi del genere.
Affermiamo queste cose, non in termini di contrapposizione al Trattato, ma perché avremmo voluto un Trattato più audace, un Trattato più coraggioso, un Trattato che, accanto alla regolamentazione delle armi, diffondesse un'idea di pace che nel Trattato non c’è. Perché il Trattato è pars destruens sulla illecita circolazione di armi, ma non ha una pars construens dell'idea di pace che deve sovrastare le armi.Pag. 12
Io non credo alla ineluttabilità della guerra e non credo alla ineluttabilità della costruzione di armi.
Rilevo che nel Trattato manca una parte di speranza, di fiducia, di coraggio, a dire agli Stati, a tutti gli Stati, che non si incrina l'economia, lo sviluppo e la produzione di un popolo se invece delle armi si costruisce altro.
Nel Trattato manca anche un input verso gli Stati più focosi dal punto di vista della guerra, ad immaginare un percorso sociale, umano, culturale, alimentare, sanitario che si sostituisca a quello delle armi. Questa è la mia considerazione negativa sul Trattato, accanto a quella positiva anche di orgoglio di appartenere ad uno Stato che è, ahimè, il terzo a ratificarlo.
Concludo dicendo che in questa materia dobbiamo avere più coraggio, dobbiamo avere la capacità di sfidare il mondo, di non rassegnarci a questa condizione di torpore e di sudditanza alla costruzione e all'uso delle armi.
C'era uno slogan molto diffuso alcuni anni fa, era molto bello: «La pace si può, comincio io però». Non aspettiamo che siano gli altri.
Concludo con una frase di un vescovo in odore di santità, don Tonino Bello, il quale diceva che la pace non è soltanto il silenzio delle armi, ma la comunione dei popoli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Frusone. Ne ha facoltà.
LUCA FRUSONE. Signor Presidente, non ho preparato nulla per questo Trattato, anzi userò poche parole, perché appunto riteniamo che, quando una materia è così importante, bisogna spendere poche parole. Ne ho sentite molte, molte belle parole, ma noi vogliamo andare verso i fatti, siamo molto pragmatici. Lo stesso mio collega Artini ha rinunciato al suo intervento per arrivare immediatamente al voto, anche perché ci siamo resi conto che alcune volte anche le più belle parole cadono dinnanzi alla sordità di alcune persone, come è stato, per esempio, per la mozione sugli F-35 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Anche in questo caso si parla di armi. Noi naturalmente siamo ben contenti che il nostro impulso, fatto attraverso una risoluzione della nostra Commissione esteri, sia stato accolto da questo Parlamento e da tutta la Camera e quindi siamo ben contenti delle parole spese oggi per questo Trattato e delle intenzioni dei vari gruppi. Siamo anche contenti che per una volta, in un certo senso, non arriviamo in ritardo: come già è stato spiegato abbiamo una legge (la legge n. 185 del 1990) che questo Trattato in un certo senso ricalca. Quindi, possiamo andare fieri di quello che è stato deciso più di vent'anni fa in materia di armamenti in Italia. Questo ci fa un po’ onore, soprattutto in alcuni momenti in cui la nostra reputazione internazionale ha subito diversi attacchi, come, ad esempio, nel caso della vergognosa vicenda dei marò, ancora non conclusa, oppure dell'assurdo caso della Shalabayeva. Quindi, noi siamo ben contenti di poter discutere e di poter votare questo Trattato.
Voglio ricordare che il mercato delle armi in Italia, nonostante la legge n. 185 del 1990, vale molto, vale all'incirca 2 miliardi, e nonostante questa legge l'Italia si è macchiata però di alcune colpe, perché appunto – parliamoci chiaro – l'Italia risulta essere il primo Paese europeo esportatore in Paesi come la Libia e soprattutto la Siria. Quindi, nonostante questa legge, che dicevo essere innovativa a suo tempo, poco alla volta le maglie dell'esportazione delle armi, anche in Paesi con contesti non proprio calmi, si sono allargate e hanno permesso l'esportazione verso questi Paesi.
Purtroppo, dobbiamo anche denunciare il fatto che l'esportazione italiana si è spostata verso altri Paesi africani, dove c’è un clima non proprio rassicurante. Quindi, noi invitiamo a votare questa ratifica, sperando che questo nuovo Trattato ridia vigore alla ratio che troviamo anche all'interno dell'articolo 11, il quale vede, appunto, una difesa, che si rivolge più alla Pag. 13pace e meno alla guerra. Quindi noi chiediamo, anche in questo caso, una manovra per quanto riguarda l'esportazione delle armi più attinenti alla difesa e meno alla guerra e, quindi, molta più attenzione e, come spiegherà ben presto il mio collega, noi vigileremo e cercheremo anche di modificare e di restringere queste maglie, che purtroppo si sono dilatate con il tempo, ma per adesso credo che questo sia un passo dovuto da tutti per arrivare, appunto, ad un clima più sicuro, in una visione globale del pianeta, ed avvicinarsi appunto al dettato dal nostro articolo 11 della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche del relatore e del Governo – A.C. 1239-1271-1541-A)
PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore e il rappresentante del governo rinunziano alla replica.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,05).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 11,30.
La seduta, sospesa alle 11,05, è ripresa alle 11,35.
Si riprende la discussione.
(Esame degli articoli – A.C. 1239-1271-1541-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato della Commissione.
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 1239-1271-1541-A).
Avverto che l'articolo aggiuntivo Scotto 2.01 è stato ritirato dal presentatore.
Passiamo, quindi, all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 1239-1271-1541-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Pregherei intanto i colleghi di prendere posto altrimenti la votazione resta aperta per un numero infinito di minuti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto il deputato Scotto. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO. Signora Presidente, signori del Governo, intervengo solo per dire che noi abbiamo scelto di ritirare l'articolo aggiuntivo 2.01 che avevamo presentato, perché c’è stata una larghissima convergenza da parte di tutti gruppi parlamentari, che ringrazio, che hanno scelto di sottoscrivere un ordine del giorno, che mi auguro venga accolto dal Governo, e che segnala, in maniera forte e inequivocabile, la centralità della legge n. 185 del 1990.
Grazie per il lavoro che abbiamo fatto !
PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Ventricelli, Vargiu, Stumpo, Gozi, Cassano, Catania, Pastorino, Ciprini, Capezzone, Roberta Agostini, Artini, Agostinelli, Businarolo, Simoni, Boschi, Giorgis... D'Alessandro, Molea, Carfagna, Taricco, Bordo, Giammanco, Vecchio, De Rita, Matarrelli...Pag. 14
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 464
Maggioranza 233
Hanno votato sì 464).
(La deputata Greco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 1239-1271-1541-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Rostan, Pesco, Manfredi, Leva, Carbone, Benamati, Cassano, Fratoianni, Ruocco.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 463
Maggioranza 232
Hanno votato sì 463).
(Le deputate Di Salvo, Greco e Gadda hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole).
(Esame degli ordini del giorno – A.C. 1239-1271-1541-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 1239-1271-1541-A).
Avverto che è in distribuzione la nuova formulazione dell'ordine del giorno Marazziti n. 9/1239-A/1.
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il prescritto parere.
SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Marazziti n. 9/1239-A/1 (Nuova formulazione). Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Zanin n. 9/1239-A/2 purché vi sia una riformulazione, che credo sia stata concordata con i presentatori. Il Governo esprime, sull'ordine del giorno Scotto n. 9/1239-A/3, come è stato già preannunciato con il ritiro dell'emendamento, parere favorevole.
PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo all'onorevole Zanin se accetti la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1239-A/2, accettato dal Governo, purché riformulato.
GIORGIO ZANIN. Sì, accetto la riformulazione.
PRESIDENTE. Sta bene, allora non c’è bisogno di votare gli ordini del giorno.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, in maniera molto rapida, ci associamo ovviamente alla soddisfazione di tutti i gruppi: anche il gruppo Fratelli d'Italia ritiene che sia fondamentale la ratifica da parte dell'Italia in tempi rapidissimi. Il Trattato sul commercio delle armi rappresenta un punto di svolta molto importante per il diritto internazionale e per le relazioni internazionali, soprattutto nell'ottica...
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Cirielli, ho commesso un errore imperdonabile; però lo dovete perdonare per forza, perché abbiamo votato soltanto i primi due articoli. Non avevo girato il foglio: quindi, prima di passare agli ordini del giorno e alle dichiarazioni di voto finale, Pag. 15avremmo dovuto votare l'articolo 3 e l'articolo 4. Scusatemi, ma c’è stato proprio un errore mio.
Le ridarò quindi la parola al momento giusto, onorevole; intanto però dobbiamo porre in votazione l'articolo 3.
(Ripresa esame degli articoli – A.C. 1239-1271-1541-A).
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 1239-1271-1541-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Deputati Bonafede, Gribaudo, Gnecchi, Boccuzzi, Nissoli, Currò, Pastorino, Chiarelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 467
Maggioranza 234
Hanno votato sì 466
Hanno votato no 1).
(Le deputate Gadda, Rotta e Greco hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole).
SALVATORE CICU. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SALVATORE CICU. Signor Presidente, intervengo solo per correggere il voto, che con disattenzione ho espresso in maniera contraria.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 1239-1271-1541-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Deputati Ventricelli, Misiani, Fanucci, Rizzetto, Gnecchi, Greco, Pastorino, Bargero, De Micheli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 473
Maggioranza 237
Hanno votato sì 473).
A questo punto abbiamo davvero terminato il voto sugli articoli, non ripeterei l'esame degli ordini del giorno e riprendiamo le dichiarazioni di voto finale.
(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 1239-1271-1541-A)
PRESIDENTE. Scusandomi nuovamente con l'Aula e con l'onorevole Cirielli, passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli.
Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, colleghi, in maniera molto rapida, intervengo per manifestare soddisfazione da parte del gruppo Fratelli d'Italia per l'unanime e rapida approvazione della ratifica di questo Trattato internazionale sul commercio delle armi che giunge al termine di un lungo negoziato che si è svolto all'ONU e che è stato appunto approvato nel marzo 2013. Si pone come uno strumento fondamentale per il contrasto al traffico internazionale illecito di armi e soprattutto è un pilastro di un nuovo diritto internazionale attivo, che vede gli strumenti ed i pilastri della pace, della sicurezza, dello sviluppo e della protezione del diritto umanitario come cardine del diritto internazionale.Pag. 16
Bene, l'Italia ha avuto un ruolo molto attivo attraverso la sua diplomazia, ovviamente con tutte le parti politiche impegnate. Voglio anche ricordare per chi ci ascolta che l'Italia già è all'avanguardia per quanto riguarda la serietà, la correttezza e la trasparenza sul traffico delle armi con una legislazione di grande qualità che risale al 1990, quindi non abbiamo bisogno di adeguarci; tuttavia è importante perché c’è uno strumento fondamentale che mette la comunità internazionale di fronte alle proprie responsabilità.
È evidente che, essendo l'Accordo raggiunto da ben 154 Stati con voto contrario dei soliti Stati e l'astensione – direi anche – dei soliti Stati, è un compromesso e un trattato realistico che sicuramente si pone un gradino sotto l'avanzamento giuridico dell'Italia, ma è importante perché è un pilastro e fonda un diritto internazionale più o meno omogeneo, una delle cause della violazione dei diritti umanitari, dell'instabilità e delle guerre nel mondo.
L'Italia ha svolto, come dicevo, un ruolo importante ed è importante che sia tra i primi cinquanta Stati che depositano la ratifica perché il Trattato sul commercio delle armi internazionali entrerà in vigore dopo la consegna degli strumenti di ratifica di 50 Stati. Pertanto, credo che sia importante che il Parlamento abbia svolto questo lavoro rapidamente e che si dia mandato al Governo di adempiere a tutti i preliminari burocratici che ci consentono ancora una volta di essere sul piano culturale e del diritto internazionale all'avanguardia nel mondo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marcolin. Ne ha facoltà.
MARCO MARCOLIN. Signor Presidente, noi della Lega Nord siamo favorevoli a questo provvedimento. Credo che il percorso per la regolarizzazione delle regole dia sicurezza, soprattutto alle nostre imprese, dove migliaia di famiglie trovano la dignità nel lavoro e nella vita. Auspico che le armi siano comunque un deterrente per la guerra, a tutela dei diritti dell'uomo. Questo, tuttavia, sia da stimolo a quanti si tolgano dall'ipocrisia e lavorino realmente per le regole, perché le regole vengano rispettate.
Quindi, nel rispetto delle regole, un traffico internazionale delle armi, regolato e tutelato dai Paesi sottoscrittori di questo Trattato, credo sia veramente un passo in avanti verso la pace e contro quella forma indebita. Stiamo guardando con attenzione gli scenari della Siria e quant'altro, e il Libano, dove i nostri militari sono a rischio grave proprio per questo traffico di armi illecite. Credo che dare un regolamento in questa materia sia doveroso.
Quindi, noi della Lega Nord votiamo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Duranti. Ne ha facoltà.
DONATELLA DURANTI. Signor Presidente, preannunzio ovviamente il voto convinto e favorevole alla ratifica di questo Trattato e voglio dire che penso che noi oggi non stiamo ratificando un trattato qualsiasi, ma un trattato, almeno per noi di Sinistra Ecologia Libertà, ma anche dalle parole che abbiamo sentito negli interventi, dei colleghi e colleghe di altri gruppi, di grande importanza, assai significativo, ed è forse una ratifica questa che avrebbe meritato – lo ha già detto il collega del gruppo Sinistra Ecologia Libertà, l'onorevole Marcon – la presenza dei Ministri, della Ministra Bonino e del Ministro Mauro, perché noi pensiamo che questo non sia un trattato qualsiasi. È un trattato che, peraltro, noi ratifichiamo – finalmente, diciamo – in un momento di grande difficoltà. Spirano di nuovo fortissimi i venti di guerra: i civili, i bambini e le donne uccise dalla guerra civile in Siria, in particolare, si contano purtroppo a decine di migliaia. È un trattato fondamentale: noi auspichiamo che si faccia presto, prestissimo a ratificarlo anche al Senato, perché pensiamo che l'Italia debba arrivare all'Assemblea generale dell'ONU, prevista dal 24 al 26 settembre, con la ratifica di questo trattato così importante.Pag. 17
Io credo che la discussione di oggi debba impegnare quest'Aula, il Parlamento intero e le forze politiche anche a riaprire un grande tema nel nostro Paese, che la società civile non ha espulso dalla discussione pubblica e che, invece, la politica ha espulso dalla sua agenda: il tema del disarmo. Sono ormai anni che non si mette in discussione, non solo la questione degli armamenti, ma il tema importante della guerra e quindi del disarmo.
Noi approfittiamo di questo momento per riaprire il tema del disarmo e pensiamo anche ad una discussione sul disarmo unilaterale. Stamattina io mi sarei aspettata – lo dico senza voler fare critiche a nessuno – un po’ più di passione e di energia rispetto a questa ratifica perché, in questo momento, l'Italia deve dare un segnale importante.
Purtroppo, questo trattato è stato approvato dopo dieci anni di campagne internazionali, dopo sei anni di negoziati, tre bozze di trattato e dopo che due conferenze diplomatiche internazionali sono fallite e sono fallite perché c’è una regola, che noi pensiamo vada abolita, la regola del consensus, cioè la regola dell'unanimità.
Questo trattato è stato alla fine, finalmente, approvato e adottato con più dei due terzi dei componenti dell'Assemblea generale, però – se non ci fosse stata la regola del consensus – il trattato sarebbe stato approvato molto prima. È stato approvato – è stato già detto – con 150 voti a favore, 3 contrari – e sono proprio i Paesi che oggi sono al centro di una grande crisi internazionale: l'Iran, la Corea del Nord e la Siria – e 23 Paesi si sono astenuti. È un trattato internazionale importante perché introduce una serie di obbligazioni internazionali per disciplinare il mercato delle armi ed è stato siglato, appunto, finalmente – noi diciamo – il 3 giugno scorso.
Come è stato già detto, perché entri in vigore dovrà essere ratificato da 50 Stati e noi salutiamo la ratifica che oggi questo nostro Parlamento ha votato.
Io, però, voglio dire che c’è stata una grande attenzione, soprattutto della società civile, e voglio ricordare l'affermazione che a livello internazionale è stata fatta dagli esponenti di Control Arms che, appunto, il 3 giugno, dopo l'approvazione di questo Trattato, hanno dichiarato che esso è «l'alba di una nuova era, perché il voto invia un segnale chiaro sia ai trafficanti di armi ma, soprattutto, a chi viola i diritti umani».
Un ruolo decisivo per arrivare a questo risultato è stato, appunto, giocato dalla società civile, che ha fatto in questi anni campagne di pressione fortissima sui Governi. Nel 2003 le campagne internazionali sono state riprese dall'Istituto ricerche internazionali archivio disarmo e dalla Rete italiana per il disarmo. Quindi, noi abbiamo avuto, da questo punto di vista, un importante ruolo come Paese. Queste due importanti organizzazioni nel 2006 hanno portato all'ONU, insieme ai partner internazionali, una foto petizione di un milione di volti, a significare che questo tema era un tema molto sentito.
Nel Parlamento italiano – lo voglio ricordare anche io, è stato già detto – ha avuto un ruolo decisivo il gruppo dei parlamentari per la pace, che ha lanciato la proposta per il progetto di legge di ratifica e di esecuzione del Trattato e che è stato raccolto da oltre 50 deputati di vari gruppi. Li voglio nominare: Sinistra Ecologia Libertà, Scelta Civica per l'Italia, Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle, PdL, Lega e gruppo Misto ossia, appunto, una condivisione complessiva rispetto a questa proposta di legge. Intendevamo, appunto, raggiungere l'obiettivo di approvare al più presto la legge di ratifica e di esecuzione e, quindi, adesso noi invitiamo anche i colleghi del Senato e invitiamo il Governo a impegnarsi perché si faccia presto.
Il Trattato – è stato già detto, ma lo voglio ricordare – ha come oggetto la definizione di standard internazionali volti a regolare il commercio di armi convenzionali e la prevenzione e l'eliminazione dei commerci illegali di armi, incluse le destinazioni improprie quali, ad esempio, la fornitura di armi a gruppi terroristici o criminali da parte di agenti statali corrotti Pag. 18o conniventi. Trae origine dalla proliferazione di armamenti convenzionali soprattutto nei Paesi in situazioni di conflitto interno, appunto tipo la Siria, che hanno gravissimi effetti sulle popolazioni civili.
Voglio ricordare che il giro di affari dell’export di armi – di questo stiamo parlando, di armi convenzionali – sfiora gli 80 miliardi di dollari l'anno, una cifra enorme. L'ambito di applicazione si riferisce a carri armati, veicoli corazzati da combattimento, sistemi di artiglieria di grosso calibro, aerei da combattimento, elicotteri d'attacco, navi da guerra, missili e lanciamissili, armi leggere di piccolo calibro. Ho voluto elencare che cosa sono e quali sono le armi convenzionali perché, appunto, sono armi pesanti. Alle sette categorie di armi del registro dell'ONU del 1991 il Trattato aggiunge, finalmente diciamo, le armi leggere e di piccolo calibro ad uso militare. Voglio ricordare, con le parole dell'ex segretario generale dell'ONU Kofi Annan, che cosa sono le armi leggere di piccolo calibro. Lui le definì «le vere armi di distruzione di massa che hanno alimentato e continuano ad alimentare i conflitti come in Siria».
Come ci ha ricordato e denunciato l'Opal di Brescia, cioè l'Osservatorio sulle armi leggere, la comunità internazionale non ha saputo neppure imporre un embargo delle forniture delle armi leggere in Siria. I morti sono tanti: contiamo 93 mila morti, di cui 7 mila bambini. Questa è la portata dell'uso delle armi convenzionali. Le forniture delle armi verso la Siria sono aumentate, tra il 2007 e il 2011, in maniera spaventosa. Sono aumentate del 580 per cento e si sono incrementate anche quelle verso i Paesi confinanti. Non solo: l'Opal ci ricorda che le esportazioni italiane di armi prodotte a Brescia sono cresciute del 20 per cento, raggiungendo nel 2012 la cifra di 316 milioni di euro. Tra i principali destinatari voglio dire che c’è la Turchia, il Paese confinante con la Siria, il cui Governo ha dichiarato il proprio appoggio militare alla forze di opposizione in Siria.
Il Trattato prevede ancora l'impossibilità di autorizzare i trasferimenti di armi qualora tali esportazioni siano in contrasto con embarghi ONU sulle armi – e questo è importantissimo, gli Stati non potranno più superare gli embarghi dell'ONU – o potrebbero essere usate per genocidi contro l'umanità. Il Trattato è importante, però io voglio dire, nell'ultimo minuto di tempo che mi rimane, che ci sono alcune ombre. C’è un deficit di trasparenza, perché sono previste relazioni periodiche sulle esportazioni e le importazioni autorizzate, ma senza obbligo di renderle pubbliche. L'attuazione del Trattato dovrà quindi prevedere sistemi e strutture di controllo e trasparenza più adeguate, perché in ballo c’è la salvaguardia di milioni di vite umane. Restano ancora fuori – e questa è un'altra ombra – dall'ambito di applicazione le armi che non abbiano un uso esclusivamente militare e le armi elettroniche, radar, satelliti e droni telecomandati. Voglio ricordare che oramai le guerre contemporanee si combattono in modo sempre più tecnologico. E ancora le munizioni e i componenti delle armi non sono regolati alla stessa maniera delle armi convenzionali, ma in modo assai debole. Infine, fuori dal Trattato rimangono gli accordi di cooperazione e assistenza militare, come i trasferimenti all'interno di accordi governativi. Concludo dicendo che l'Italia può svolgere ancora un ruolo determinante anche per l'attuazione e soprattutto per l'implementazione del Trattato, perché queste ombre scompaiano, considerando l'esperienza che su questo tema il nostro Paese ha dagli oltre venti anni di applicazione della legge n. 185 del 1990. Le buone pratiche della legge n. 185 del 1990 vanno promosse in ambito di cooperazione internazionale. Va data piena applicazione ad una legge che ci potrà consentire di riaprire in questo nostro Paese un grande dibattito che parta dalla rimessa a tema del disarmo unilaterale e soprattutto dal fatto che in questo Paese finalmente bisogna ricominciare a parlare di espulsione della guerra dalla storia (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marazziti. Ne ha facoltà.
MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci sono leggi importanti e ci sono leggi importanti anche perché hanno un significato simbolico e pratico più di altre a difesa della vita umana. Questo è il nostro caso. Questo Parlamento è un Parlamento particolare dove l'azione dei parlamentari per la pace corrisponde ad un sentire diffuso sul fastidio, il dolore e l'opposizione all'uso delle armi. Per quanto riguarda la ratifica di oggi, Scelta Civica ha lavorato ad uno dei due progetti di legge, che hanno visto più di cinquanta sottoscrizioni, come il progetto di legge dell'onorevole Mogherini, dai deputati di SEL, a quelli del PdL, del Movimento 5 Stelle, del PD, di tutti i gruppi. Mi scuso con quelli che non nomino per non perdere e usare tutto il tempo a disposizione, perché è un tema centrale che riguarda cosa vuole essere l'Italia nel mondo e come si fa a costruire un ventunesimo secolo con meno guerra, più sviluppo, più cooperazione e più interdipendenza. La guerra – parole antiche – è un omicidio collettivo, di gruppo, una forma di brigantaggio e banditismo, tanto più infame quanto più estesa. È la saggezza folle di Erasmo da Rotterdam, ma noi sappiamo anche e condividiamo che, come al tempo delle lance e delle spade, così anche oggi, nell'era dei missili, ad uccidere prima delle armi è il cuore dell'uomo; è un altro uomo saggio del nostro tempo.
Vi è una saggezza elementare che sta alla base di questo Trattato, a cui l'Italia ha lavorato con intensità dall'inizio, dieci anni, e poi sei anni di trattativa diplomatica, ed è che senza armi non si uccide, che 740 mila persone, uomini, donne, bambini, anziani, ogni anno vengono uccisi perché le armi sono nelle mani sbagliate e si hanno in mano, a portata di mano.
Noi, con questa ratifica di oggi, che vorrei avesse, almeno per noi, personalmente, la stessa solenne importanza che abbiamo dato al primo grande provvedimento approvato da questo Parlamento, quello contro la violenza alle donne, vorremmo che noi sapessimo che, firmando, approvando questa proposta di legge, noi rendiamo più difficile il contrabbando di armi, noi creiamo regole più certe sulla tracciabilità degli standard internazionali che permettono anche, in linea con il ruolo svolto dall'Italia nell'ambito della tutela e della promozione dei diritti umani, del disarmo, della cooperazione e dello sviluppo, di accogliere quelle priorità negoziali che vengono espresse dalla presenza della golden rule a tutela dei diritti umani e delle norme di diritto internazionale umanitario, inclusa anche la regola per cui vi è l'obbligo di risolvere le controversie internazionali con mezzi pacifici.
Questi non sono principi: questi diventano standard morali di comportamento, di commercio, pratici, appena 50 Paesi avranno ratificato questo Trattato. Per questo noi lo ratifichiamo oggi, subito, a pochissimi mesi dall'approvazione a New York, e siamo tra i primi Paesi, se al Senato passerà subito l'approvazione di questa proposta di legge, per raggiungere immediatamente il livello di 50 Stati e rendere vincolante questo Trattato a livello mondiale.
Noi vogliamo dire che sicuramente, come abbiamo detto negli ordini del giorno che abbiamo appena approvato, dobbiamo mantenere su alcuni punti la più attenta normativa che l'Italia già si è data su alcuni aspetti con la legge n. 185 del 1990. Però, è con piacere, e anche con gioia, che riconosco il lavoro fatto dai colleghi parlamentari per la pace, come da altre organizzazioni italiane in questi anni. Penso anche all'Archivio Disarmo, che ha dato un contributo al pensiero, alla pratica e all'azione per l'approvazione di questo Trattato.
Vorrei che, mentre ratifichiamo questo Trattato, ci ricordassimo anche che esso va nella direzione di un grande bisogno del mondo, il bisogno di un mondo con meno violenza. La non violenza davvero è la forza più grande a disposizione dell'umanità: è più potente delle più potenti armi di distruzione che l'ingegno umano abbia Pag. 20escogitato e continui ad escogitare. Ratifichiamo il Trattato con passione e pensiamo che questo possa aiutare a migliorare il nostro pianeta (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antonio Martino. Ne ha facoltà.
ANTONIO MARTINO. Signor Presidente, voglio soltanto esprimere la mia sincera ammirazione per la cura che la Presidenza ha dedicato a far sì che tutti i deputati potessero esprimere il loro voto. La cosa può sembrare a molti neoeletti come normale amministrazione, ma non lo è affatto, perché ricordiamo un paio di spiacevolissimi episodi, nella legislatura scorsa, in cui la medesima esigenza non venne presa in considerazione. Grazie, Presidente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Scagliusi. Ne ha facoltà.
EMANUELE SCAGLIUSI. Presidente, colleghe, colleghi, dopo sette lunghi anni di negoziati l'Assemblea generale delle Nazioni unite ha adottato il 2 aprile 2013 un progetto di Trattato sul commercio delle armi con 154 voti favorevoli, 23 astenuti e 3 voti contrari. Con entusiasmo gli ambasciatori occidentali si sono congratulati l'un l'altro per questo testo, a loro modo di dire, ambizioso, equilibrato, efficace e solido, proclamandolo, in un momento di incauto ottimismo, come la soluzione finale al commercio illegale di armi. Noi vediamo più questo Trattato come un primo passo verso questo obiettivo. Il trattato, già sottoscritto da molti Paesi definisce per la prima volta gli standard internazionali per la compravendita di armi – il cui giro di affari è stimato intorno agli 80 miliardi di dollari – legandoli al rispetto dei diritti umani; non controlla l'uso domestico, ma richiede che gli Stati si dotino di normative nazionali sul trasferimento delle armi e delle loro componenti. È previsto, inoltre, il divieto per gli Stati che ratificano il Trattato di trasferire armi convenzionali in caso di violazione di un embargo, atti di genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra. Per autorizzare o meno l'esportazione, il testo prevede che siano i Paesi stessi a valutare se le armi potrebbero essere usate per violare i diritti umani, o utilizzate da terroristi o membri della criminalità organizzata. Ma qual è la verità ? Il diritto internazionale riconosce che, per difendere il suo popolo, uno Stato può legittimamente produrre, importare, esportare, trasferire, detenere armi o svolgere attività di intermediazione. Pertanto queste attività sono proibite quando sono usate per attaccare o per occupare altri Stati o popoli. Io chiedo ai colleghi e a lei, Presidente: come si può sapere in anticipo se un'arma sarà utilizzata per uno scopo legittimo o no ? Di certo, non è difficile affermare che, vista l'ingente quantità di armi prodotte nel mondo, l'uso legittimo che se ne può fare è limitato. Quindi, non resteremo sorpresi del fatto che parte di queste armi sarà utilizzata per scopi illeciti. Questo Trattato sulle armi leggere, negoziato dall'Assemblea generale, durante la Conferenza sul disarmo, non è un'estensione dello sforzo intrapreso sulla non proliferazione nucleare, ma una semplice regolamentazione del commercio di armi. In altre parole, non è un trattato di disarmo, ma un trattato sul commercio responsabile delle armi; non promuove direttamente la pace e potrebbe trasformarsi, addirittura, in uno strumento per la difesa degli interessi industriali e commerciali di Paesi produttori di armi. È dunque palese che, proprio come le guerre vengono definite morali o per motivi umanitari quando intraprese per combattere contro la violazione di diritti dell'uomo, analogamente il commercio delle armi potrebbe essere definito responsabile, a condizione di non vendere ad acquirenti canaglia, come definito dagli stessi Stati produttori di armi. Dal momento che tre quarti del commercio mondiale di armi sono controllati da sei Stati produttori quali Germania, Cina, Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Russia, un trattato su Pag. 21questa attività non può essere applicato se non in seguito ad un accordo tra di essi. Bisognerà dunque vigilare affinché tra questi Stati non si crei un cartello di venditori che possa eventualmente imporre i propri prezzi per aumentare i suoi margini di profitto. Sarà opportuno inoltre evitare che i cinque Stati membri permanenti del Consiglio di sicurezza si arroghino il potere di vietare a uno Stato di rifornirsi di armi sul mercato internazionale, privandolo così dei suoi legittimi mezzi di difesa rendendolo una facile preda. Ricordiamo che nel caso della Siria, per esempio, le forniture di armi convenzionali sono aumentate del 580 per cento tra il 2007 e il 2011, e sono incrementate anche quelle verso i Paesi confinanti, causando decine di migliaia di vittime, senza tuttavia trovare alcuna opposizione da parte di quei Paesi che della pace fanno il loro cavallo di battaglia (si veda il premio Nobel per la pace Obama che negli ultimi giorni ha diverse volte dichiarato di voler attaccare la Siria).
Chiaramente il conflitto siriano non avrebbe mai potuto prolungarsi per ben due anni se non ci fossero state le forniture ufficiali – ripeto, ufficiali – per il Governo e per le azioni clandestine e per le forze ribelli. Quindi, l'emergenza umanitaria siriana non è stata originata dalle armi chimiche, usate come pretesto per l'attacco in Siria, ma da una commercializzazione ufficiale e scellerata di armi convenzionali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi in Siria si muore da un paio di anni per le armi convenzionali, non per le armi chimiche.
In Italia, riguardo questo Trattato, bisognerà vigilare poiché il nostro Paese dispone già di una legge sul commercio di armi, la legge n. 185 del 1990, perfettibile ma comunque più restrittiva rispetto al Trattato che stiamo ratificando. In questo senso abbiamo appoggiato e votato favorevolmente l'ordine del giorno presentato dai colleghi, al fine di evitare che questa ratifica equivalga ad un passo indietro per il nostro Paese. Anzi, l'Italia deve farsi promotore verso la comunità internazionale affinché questo Trattato sia visto come punto di partenza verso il disarmo e non come un punto di arrivo.
L'Italia si è sempre impegnata nell'ambito della tutela e della promozione dei diritti umani, del disarmo, della cooperazione, dello sviluppo e del rispetto delle norme di diritto internazionale umanitario. Ma continua a sostenere, dando loro supporto militare e logistico, i «Paesi amici» che sempre più spesso indicono «guerre giuste» o guerre definite «umanitarie» solo per sostenere e tutelare i propri interessi economici, come affermato in questi giorni anche dal Pontefice. È già successo in Afghanistan, in Iraq, in Libia. Qualcosa mi fa pensare che stia avvenendo anche per il conflitto siriano. Infatti, una nave italiana è già in quelle zone per dare supporto ad un eventuale attacco.
Vogliamo ridurre le armi ? Bene, non perdiamoci a discutere sul fatto che chiudere le fabbriche di fucili, di munizioni, di mine antiuomo, di bombe giocattolo e di bombe atomiche creerebbe dei disoccupati. Prima risolviamo la questione morale, quella economica la affronteremo dopo, magari utilizzando le risorse umane ed economiche sottratte così alla fabbricazione, vendita ed utilizzo di armi in altri settori, spostando queste risorse sulle attività produttive non belligeranti e sociali. Con i soldi degli F-35 quante persone avremmo potuto far lavorare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
Quello che è necessario, signor Presidente, è una rivoluzione culturale, non violenta che parta dalle scuole, dalle piazze, dalle strade passando anche e soprattutto dai mezzi di informazione. Sperando che questa ratifica sia uno dei primi passi in questa direzione, annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle e lancio un appello al Presidente del Senato e a tutti i gruppi politici affinché si calendarizzi il prima possibile in Senato questa ratifica, al fine di arrivare il 27 settembre a New York con l'Italia che abbia già ratificato questo Trattato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Tidei. Ne ha facoltà.
MARIETTA TIDEI. Signora Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, la ratifica in esame è il punto di arrivo di una lunga vicenda politica, che ha le sue radici negli anni Novanta, quando diversi attori della società civile e diversi premi Nobel per la pace segnalarono con particolare forza la necessità e l'urgenza di definire uno strumento di diritto internazionale per regolamentare il commercio delle armi e per contrastare quei traffici illeciti che hanno sempre alimentato instabilità, conflitti, povertà e gravi violazioni dei diritti umani.
Lo ricordava prima la relatrice: ci sono voluti dieci anni di campagne di mobilitazione delle coscienze globali e sette anni di negoziati diplomatici per arrivare all'approvazione del Trattato sul commercio delle armi all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Sette anni di negoziati in cui l'Italia si è impegnata a fondo, in linea con quanto sostenuto da sempre nell'ambito della tutela dei diritti umani, del disarmo, della cooperazione, del rispetto delle norme del diritto internazionale umanitario.
Non era e non è stato fino alla fine un risultato scontato né semplice, anche per le forti opposizioni di Paesi come la Corea del nord, l'Iran e la Siria, che infatti hanno votato contro, ma anche per una freddezza da parte di Paesi che storicamente hanno sempre avuto interessi economici fortissimi nel settore del commercio delle armi.
Quando Sua Santità, Papa Francesco, qualche giorno fa affermava che sempre rimane il dubbio se questa guerra, di qua o di là, è davvero una guerra o è una guerra commerciale per vendere queste armi e per incrementare il commercio illegale, ha posto l'attenzione su quello che è un vero e proprio spaventoso buco nero, un mercato vastissimo di decine di miliardi di dollari, dove le industrie pesanti delle principali economie mondiali si contendono un primato prezioso: una partita da circa 90 miliardi l'anno, una cifra imponente, che fa pensare a quanto sia stata complicata la strada che ha portato all'appuntamento di oggi.
Secondo gli ultimi dati disponibili relativi al 2011, l'industria bellica europea, dopo il calo del 2010, ha visto aumentare del 18,3 per cento gli ordinativi ai Paesi dell'Unione europea per l'esportazione di sistemi militari. Quello delle armi è un mercato che per anni è stato una zona franca, un'autentica zona franca, non obbligato a fornire informazioni sensibili e pericolosamente svincolato da ogni regola. Negli anni la deregolamentazione ha creato danni incalcolabili. Ogni giorno nel mondo milioni di persone soffrono a causa delle conseguenze dirette o indirette di un commercio di armi poco regolamentato.
Secondo le statistiche di Amnesty International del 2012, 1.500 persone muoiono ogni giorno vittime della violenza armata, una al minuto, e nello stesso minuto 15 nuove armi vengono prodotte; 26 milioni di persone sono state costrette a lasciare la propria abitazione a causa di un conflitto armato; 12 miliardi di pallottole sono prodotte ogni anno; il 74 per cento delle armi esistenti al mondo è prodotto in sei Paesi: Cina, Germania, Francia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti, ma anche l'Italia, ahimè, fa la sua parte – è stato ricordato prima da diversi colleghi – e la maggior parte delle vittime dei conflitti sono purtroppo civili.
Il commercio di armi non controllato e non regolamentato costituisce una grave minaccia alla pace, alla sicurezza, alla stabilità a livello locale, regionale, internazionale, ma anche alla democrazia, allo Stato di diritto, allo sviluppo sostenibile sociale ed economico ed è inoltre, purtroppo, un fattore che contribuisce allo sfollamento delle popolazioni, alla criminalità organizzata, al terrorismo, al rovesciamento di Governi eletti democraticamente e alle emergenze umanitarie.
Il Trattato è un importante strumento di diritto internazionale, volto a contrastare il traffico illecito e la diversione di armamenti convenzionali, con l'intento di superare quella condizione di incertezza, Pag. 23di disomogeneità tra Stati o talvolta addirittura di vuoto normativo – fortunatamente non è il caso dell'Italia – in materia di regolamentazione del commercio delle armi, affermando tra gli Stati parte principi di responsabilità, trasparenza, controllo e cooperazione nel settore.
Certo – lo ricordava prima anche l'onorevole Gero Grassi –, è il frutto di un compromesso. Qualcuno sicuramente potrà dirsi parzialmente soddisfatto. Esistono ancora molte lacune, ne hanno ricordate parecchie i colleghi: il trattato, ad esempio, disciplina solo il commercio dei principali sistemi d'arma, le armi leggere di piccolo calibro; rimane fuori per esempio la regolamentazione del commercio delle parti d'arma e delle munizioni, anche se dispone che ciascuno Stato parte stabilisca un sistema nazionale di controllo per regolarne le esportazioni.
I limiti, però, io non credo possano offuscare un risultato importante, perché si è finalmente fissato un punto, un limite non più valicabile, al di là del quale il diritto internazionale non può e non deve tornare.
Il Trattato è stato aperto alla firma il 3 giugno 2013 presso le Nazioni Unite e la firma dell'Italia, tra i primi Paesi che hanno scelto di sottoscriverlo, ha rappresentato certamente un momento storico importante per tutti coloro che da anni, anche nel nostro Paese – e penso alle tante associazioni che si battono per il disarmo –, si battono appunto contro la diffusione indiscriminata di armamenti nel mondo.
Con la ratifica del Trattato di oggi, per la prima volta, ci saranno regole uguali per tutti in questo delicato ambito, perché esso definisce standard internazionali volti a regolare sempre meglio il commercio internazionale di armi convenzionali. Ma non meno rilevante è l'altro oggetto del trattato, ossia la prevenzione, l'eliminazione dei commerci illegali di armi convenzionali, incluse le destinazioni improprie, ad esempio la fornitura di armi a gruppi criminali o terroristi da parte di agenti statuali corrotti o conniventi.
La situazione siriana – ieri ne abbiamo dibattuto molto in quest'aula – deve farci aprire gli occhi su come un commercio di armi assai poco trasparente e basato su regole non chiare e non uniformi e troppo spesso irresponsabile, possa spalancare le porte ad una situazione di non ritorno. E quanti altri scenari oggi appaiono in bilico, sull'orlo della tragedia, proprio per l'utilizzo indiscriminato di strumenti di morte ?
Per questo siamo fortemente convinti che la ratifica di questo Trattato rappresenti un passo importante, con l'obiettivo di arrivare alla sua approvazione definitiva – e qui anch'io rivolgo un invito al Senato – prima dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite e, in particolare, prima dell'UN Treaty Event del prossimo 24-26 settembre. L'Italia potrà così essere tra i primi cinquanta Stati che, procedendo alla ratifica del Trattato, ne consentiranno l'entrata in vigore.
Certo, deve farci riflettere il fatto che solo tre Stati lo hanno ratificato, però io credo che questo deve anche inorgoglirci, perché vuol dire che comunque in Italia tutte le forze politiche italiane presenti in questo Parlamento hanno preso coscienza dell'urgenza del problema e della necessità comunque di mettere un punto fermo.
Tra l'altro, anche questa ratifica testimonia l'impegno storico per la pace e la sicurezza internazionali del nostro Paese, certificato anche dal fatto – e lo hanno ricordato in moltissimi – che l'attuale regolamentazione della materia nel nostro ordinamento, rappresentata dalla legge n. 185 del 1990, è da ritenersi una delle più avanzate al mondo.
Se il nostro Paese farà questo passo sarà tra i primi a dare prova di lungimiranza – io credo anche di civiltà – e si porrà tra i primi nella battaglia del disarmo, ma soprattutto nella battaglia per una politica internazionale che non sceglie la legge del più forte, ma sceglie il dialogo e la diplomazia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
Pag. 24(Coordinamento formale – A.C. 1239-1271-1541-A)
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1239-1271-1541-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato dei progetti di legge di ratifica n. 1239-1271-1541-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Carbone, Bonifazi, D'Attorre, Rostan, Barbanti, Boccuzzi, Nuti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Ratifica ed esecuzione del Trattato sul commercio delle armi, adottato a New York dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 2 aprile 2013 » (1239-1271-1541-A):
Presenti e votanti 462
Maggioranza 232
Hanno votato sì 462.
La Camera approva all'unanimità e credo che questo sia un buon segnale per l'argomento trattato e per il momento in cui lo abbiamo fatto (Applausi-Vedi votazioni).
(Il deputato Ginato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatore. Signor Presidente, in conclusione dei lavori su questo provvedimento volevo ringraziare tutti i gruppi parlamentari, che hanno permesso di arrivare a un voto all'unanimità, perché è un ottimo segnale, e auspico che anche il Senato proceda con la stessa celerità così da arrivare ad un risultato all'Assemblea generale delle Nazioni Unite (Applausi).
PRESIDENTE. La ringrazio. La Presidenza ovviamente si associa.
Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) n. 186 sul lavoro marittimo, con Allegati, adottata a Ginevra il 23 febbraio 2006 nel corso della 94ma sessione della Conferenza generale dell'OIL, nonché norme di adeguamento interno (A.C. 1328) (Approvato dal Senato) (ore 12,30).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato, n. 1328: Ratifica ed esecuzione della Convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) n. 186 sul lavoro marittimo, con Allegati, adottata a Ginevra il 23 febbraio 2006 nel corso della 94ma sessione della Conferenza generale dell'OIL, nonché norme di adeguamento interno.
(Discussione sulle linee generali – A.C. 1328)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che le Commissioni III (Affari esteri) e XI (Lavoro) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore per la III Commissione, deputato Guglielmo Picchi.
GUGLIELMO PICCHI, Relatore per la III Commissione. Signor Presidente, come Pag. 25in occasione della ratifica precedente, devo ribadire come, purtroppo, le ratifiche vengono trascurate sia dal Governo che dal Parlamento. Lo dico in questa sede poiché il 20 agosto la Convenzione che ci troviamo a ratificare è entrata in vigore e il nostro Parlamento non è stato in grado di ratificarla in tempo, creando sicuramente per le imprese italiane e per gli armatori italiani un disagio, in quanto i nostri navigli, a partire dal 20 agosto, in assenza di ratifica della Convenzione, sono stati sottoposti a una maggiore incidenza di ispezioni presso i porti dei Paesi che avevano aderito alla Convenzione. Pertanto, non abbiamo fatto un egregio servizio ai nostri armatori, ma tant’è. Cerchiamo per il futuro di prestare maggiore attenzione alle scadenze di queste ratifiche, in modo tale che il sistema nel suo complesso ne possa beneficiare.
Detto ciò, entrando nel merito della Convenzione e per la parte di mia spettanza, ossia di competenza della Commissione affari esteri, ricordo che la Convenzione è stata adottata il 23 febbraio 2006 dalla 94a sessione marittima della Conferenza internazionale dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), riunitasi a Ginevra, e costituisce un contributo importante al settore marittimo, poiché ha l'obiettivo di promuovere condizioni di vita e di lavoro più dignitose per la gente di mare, oltre che condizioni più eque di concorrenza per gli operatori e i proprietari di navi.
La Convenzione si applica a tutte le navi, di proprietà pubblica o privata, impiegate normalmente in attività commerciale, ad esclusione delle navi dedite alla pesca o attività analoghe, delle navi tradizionali e delle navi da guerra ed ausiliarie, e sono soggetti alle sue disposizioni tutti i marittimi, compresi gli individui non direttamente coinvolti nella navigazione e conduzione dell'imbarcazione, ma che comunque lavorano a bordo delle navi.
In sede di Commissione abbiamo analiticamente illustrato tutte le disposizioni contenute nel testo, per cui rinvio all'ampio dibattito svolto in quella sede, ma desidero rimarcare, qua in Aula, che la Convenzione, composta di tre parti distinte, disciplina le condizioni minime richieste in occasione dell'assunzione; le condizioni di occupazione e i diritti del lavoratore; l'alloggio a bordo, nonché la protezione sociale e la definizione delle responsabilità nell'applicazione della Convenzione medesima.
In particolare, gli articoli 3 e 4 costituiscono una sorta di statuto dei diritti delle gente di mare: le norme ivi contenute riconoscono, infatti, alcuni diritti fondamentali dei marittimi che ogni legislazione interna è tenuta a garantire, dalla libertà di associazione al diritto di contrattazione collettiva, all'eliminazione di ogni forma di lavoro forzato od obbligatorio e della discriminazione in materia di impiego e occupazione, nonché all'abolizione effettiva del lavoro minorile.
Sono, inoltre, consacrati alcuni diritti sociali e in materia di impiego, segnatamente il diritto a condizioni di lavoro eque e dignitose, alla tutela della salute, alle cure mediche e alle misure previdenziali, nonché a un luogo di lavoro sicuro e senza pericoli.
La Convenzione stabilisce poi norme minime relative a praticamente tutti i settori inerenti la vita e l'impiego a bordo delle navi: condizioni di lavoro, alloggi, strutture ricreative e vitto, tutela della salute, assistenza medico-sociale e protezione della sicurezza sociale.
Mi preme, altresì, evidenziare che ai marittimi è riconosciuta la possibilità di contribuire attivamente alla piena osservanza del loro diritto a un lavoro decente, grazie alla facoltà di presentare reclami a bordo della nave e a terra, una volta attraccati nel porto di uno Stato contraente.
La Convenzione riconosce pienamente anche il diritto dei marittimi al benessere, in particolare grazie alla possibilità di fruire di adeguate strutture sociali di assistenza nei porti e di beneficiare dell'operato di appositi comitati sociali di assistenza, previsti a livello portuale, regionale e nazionale.Pag. 26
Ritengo, inoltre, essenziali per un corretto funzionamento della Convenzione le disposizioni sull'adempimento e sull'applicazione dei principi e diritti relativi, fissati dal titolo V del codice.
Concludo dicendo che siamo in ritardo su questa ratifica, per cui spero che la Camera celermente ratifichi questa Convenzione, in modo tale che i nostri armatori possano trovarsi non in stato svantaggiato rispetto ad altri.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la relatrice per l'XI Commissione lavoro, deputata Cinzia Maria Fontana.
CINZIA MARIA FONTANA, Relatore per la XI Commissione. Signora Presidente, colleghe e colleghi, signore rappresentanti del Governo, nel rimettermi a quanto illustrato dal collega Picchi per quanto concerne il percorso di ratifica della Convenzione e il suo contenuto specifico, mi concentrerò, ora, sul testo del disegno di legge approvato dal Senato l'8 luglio scorso, al quale le Commissioni riunite III e XI hanno ritenuto, sia pure con le precisazioni che svolgerò in seguito, di non apportare ulteriori modifiche.
In particolare, ripercorrendo la relazione già svolta durante l'esame in sede referente, vorrei anzitutto rimarcare il rilievo che assumono le disposizioni di cui al capo secondo del provvedimento, che adeguano ai principi e agli standard della Convenzione del 2006 le disposizioni del codice della navigazione introdotte nel nostro ordinamento nel complesso socio-economico del 1942 e che risultano in contrasto con i principi giuridici attuali, rendendo effettive le modalità di tutela dei diritti dei lavoratori a bordo delle navi.
In particolare, l'articolo 3, comma 1, novella l'articolo 368 del codice della navigazione al fine di prevedere che la disciplina del rimpatrio di stranieri arruolati su navi italiane trovi sempre applicazione e non, come attualmente previsto, solo a condizione di reciprocità.
I commi 2 e 3 del medesimo articolo novellano gli articoli 1091 e 1094 del codice che prevedono i delitti, rispettivamente, di diserzione e di inosservanza di ordini da parte dei componenti dell'equipaggio, circoscrivendo l'ambito di applicazione della sanzione penale alle sole condotte che cagionino un pericolo per la vita e l'incolumità fisica delle persone, ovvero per la sicurezza della navigazione. Nei casi in cui, invece, non si configuri una violazione dei suddetti beni primari e le condotte siano esclusivamente lesive dell'efficienza e del buon andamento dell'organizzazione di bordo, la sanzione penale viene sostituita da una sanzione amministrativa pecuniaria.
Nel corso dell’iter al Senato è stata soppressa una norma inizialmente inserita nel testo del Governo riguardante i lavoratori extracomunitari non residenti nell'Unione europea, che prevedeva l'applicazione della legge regolatrice del contratto di arruolamento in analogia a quanto disposto per i marittimi italiani e comunitari. In questo modo, si è mantenuta, invece, in vigore la normativa attuale, evitando perdite di competitività della marina mercantile italiana. Al riguardo, vorrei precisare che le Commissioni riunite hanno affrontato questo argomento e, anche a fronte di un emendamento teso ad inserire tale norma nel testo, hanno tuttavia giudicato non opportuno procedere in questo senso, soprattutto al fine di accelerare l'iter di ratifica di una Convenzione che, come è noto, e come sottolineato dal collega relatore, riveste un carattere di estrema urgenza.
La Convenzione OIL, infatti, è entrata in vigore dal 20 agosto 2013 e la mancata ratifica sta esponendo il settore armatoriale e i lavoratori al rischio di provvedimenti di fermo amministrativo da parte delle autorità dei Paesi di scalo. Resta del tutto evidente che la tutela dei diritti dei lavoratori marittimi è un settore estremamente complesso, perché esistono vari livelli differenti di diritto, da quello nazionale del marittimo a quello nazionale relativo alla bandiera della nave, nonché al diritto internazionale, e che il settore è fortemente competitivo. Ciò nondimeno, il rispetto di standard e di livelli di tutela adeguati a tutti i lavoratori, extracomunitari Pag. 27compresi, è comunque garantito dalla legge regolatrice del contratto di arruolamento, laddove rimanda alla contrattazione collettiva, e dalla direttiva 2009/13/CE del Consiglio europeo di recepimento dell'accordo tra associazioni degli armatori e Federazione europea dei lavoratori dei trasporti. Il richiamo, quindi, ai limiti internazionali stabiliti dalla normativa e il fatto stesso di procedere oggi alla ratifica della Convenzione OIL escludono in ogni caso la legittimità di una disciplina collettiva che dovesse essere discriminatoria rispetto ai lavoratori extracomunitari.
Nel chiedere di poter consegnare il testo della relazione, voglio solo richiamare l'attenzione dell'Aula sull'articolo 6, che finalmente cancella un obbrobrio giuridico e umano, una norma incredibilmente ancora presente nella nostra legislazione.
Oggi finalmente, e purtroppo con incredibile ritardo, si abolisce l'articolo 36 della legge n. 45 del 1939, recante condizioni per l'igiene e l'abitabilità degli equipaggi a bordo delle navi mercantili nazionali, che stabiliva un regime di separazione rigida per i marittimi di colore a bordo delle navi, una norma di chiara matrice segregazionista e pertanto in palese contrasto con i principi democratici del nostro ordinamento e con la nostra stessa Costituzione.
Per tutte le ragioni descritte, credo che vi siano le condizioni per una rapida approvazione del provvedimento da parte dell'Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia relazione (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).
PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinuncia al suo intervento.
Avendo rinunciato ad intervenire tutti i deputati originariamente iscritti, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali. Non avranno pertanto luogo le repliche dei relatori e del rappresentante Governo.
(Esame degli articoli – A.C. 1328)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica. (Vedi l'allegato A – A.C. 1328).
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 1328).
Avverto che l'emendamento Di Salvo 5.2 è stato di ritirato dalla presentatrice.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 1328), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione... Revoco l'indizione della votazione, perché ha chiesto di parlare la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.
TITTI DI SALVO. Presidente, mi scusi ma noi avevamo iscritto un deputato sul complesso degli emendamenti.
PRESIDENTE. Sì, sul complesso degli emendamenti, ma dell'articolo 3, mi dicono gli uffici. Quindi, quando esamineremo l'articolo 3 darò la parola al deputato che voi avete iscritto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Ventricelli, Gnecchi, Bonifazi, Boccuzzi, Segoni, Vallascas, Baruffi, Nicchi, Turco, Bini, Di Gioia, Scopelliti, Mazzoli, Decaro, Paglia, Cicu.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 440
Maggioranza 221
Hanno votato sì 440).
(La deputata D'Incecco, Cardinale e Argentin hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole).
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 1328), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Covello, Carfagna, Bonifazi, Brandolin, Boccuzzi, Baruffi, D'Attorre.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 452
Maggioranza 227
Hanno votato sì 452).
(I deputati D'Incecco, Realacci e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).
Passiamo all'esame dell'articolo 3.
Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti il deputato Placido. Ne ha facoltà.
ANTONIO PLACIDO. Signor Presidente, colleghi, ho ascoltato con attenzione l'intervento svolto pochi minuti fa in Aula dalla relatrice in Commissione XI, onorevole Fontana, della quale condivido molte delle considerazioni. Ne condivido una tuttavia in maniera particolare, quella legata al fatto che il Parlamento trascura probabilmente le ratifiche; e che questa ratifica avrebbe dovuto essere approvata dalla Camera entro il 20 agosto 2013, per evitare che la flotta marittima italiana potesse incorrere in quelle difficoltà e in quei disagi a cui l'onorevole Picchi e l'onorevole Fontana hanno accennato: rischi addirittura di fermo amministrativo. Siccome tuttavia siamo al 12 settembre, e questa ratifica non è intervenuta, noi crediamo che le motivazioni sulla base delle quali, nell'esame svolto congiuntamente presso le Commissioni III ed XI, ci fu chiesto di ritirare gli emendamenti, non siano obiettivamente più valide.
Lo diciamo in relazione soprattutto all'articolo 4, citato dall'onorevole Fontana, che faceva parte integrante del testo del disegno di legge che il Governo ha offerto all'esame del Senato, e che è stato incomprensibilmente soppresso dal Senato, riducendo obbiettivamente le tutele a disposizione dei lavoratori non comunitari non residenti nell'Unione europea, ed evitandone l'equiparazione ai lavoratori italiani e comunitari.
Osserviamo che questa soppressione è assolutamente incomprensibile, sebbene probabilmente esistano altre forme di tutela, come quelle a cui accennava l'onorevole Fontana, subordinatamente utilizzabili. È incomprensibile, perché non si capisce da nessun punto di vista, ed è per molti versi contraddittorio in relazione all'intera ispirazione della Convenzione che noi oggi ratifichiamo, per quale motivazione si debba considerare che i diritti dei lavoratori non comunitari non residenti nell'Unione europea siano lesivi – queste sono le motivazioni che hanno accompagnato la soppressione al Senato – della competitività della flotta marittima commerciale italiana.
Osserviamo molto brevemente che già la commissione degli esperti dell'OIL aveva fatto rilevare che la precedente norma in vigore nell'ordinamento italiano, risalente al 1997, era considerata incompatibile con le disposizioni della precedente Convenzione OIL relativa al lavoro marittimo, quella del 1997. Se oggi decidessimo di non adeguare, a distanza di sette anni, la nostra norma a quella che la Convenzione ci chiede di introdurre, faremmo un'operazione obbiettivamente incomprensibile sul piano politico e normativo, e indirettamente contribuiremmo alla diffusione di quel fenomeno, che intendiamo combattere, che ha a che vedere con il dumping sociale.
Noi crediamo dunque che vada reintrodotto l'articolo 4, che estende ai lavoratori non comunitari e non residenti Pag. 29nell'Unione europea in materia di applicazione dei contratti di lavoro la disciplina che vige per i lavoratori italiani e comunitari, e immaginiamo in subordine che si possa intervenire con una semplice precisazione sull'articolo 5 per definire più esattamente ciò che nella disciplina normativa italiana significa «medico di bordo», visto che la formulazione attuale del testo arrivato al Senato si limita ad una definizione che nel nostro ordinamento è abbastanza generica. Noi crediamo che si possa, con una regolamento ministeriale, dettagliare e precisare il profilo, anche specialistico eventualmente, del medico di bordo che si ritiene sia a disposizione dei marittimi.
Questi sono, detti in sintesi, i contenuti dei nostri emendamenti. Lo ripeto e concludo: se avessimo ratificato al 20 di agosto, le obiezioni per cui ci fu chiesto il ritiro in Commissione sarebbero state fondate, ad oggi queste obiezioni risultano francamente irricevibili.
PRESIDENTE. Bene, deduco dall'intervento del deputato Placido che l'articolo aggiuntivo Airaudo 3.01 rimane, mentre abbiamo avuto la comunicazione del ritiro dell'emendamento Di Salvo 5.2. Chiedo ai relatori e al Governo il parere sull'articolo aggiuntivo Airaudo 3.01.
CINZIA MARIA FONTANA, Relatore per la XI Commissione. La Commissione invita al ritiro dell'articolo aggiuntivo Airaudo 3.01, altrimenti il parere è contrario.
PRESIDENTE. Il Governo ?
JOLE SANTELLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Comunque prima dell'articolo aggiuntivo Airaudo 3.01 dobbiamo votare l'articolo 3.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Baruffi, Da Villa, Chiarelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 455
Votanti 335
Astenuti 120
Maggioranza 168
Hanno votato sì 335).
(I deputati Fragomeli, Vargiu, e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Airaudo 3.01, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Ventricelli, Di Gioia, Baruffi, Malisani, Bonafede, Gribaudo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 455
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato sì 138
Hanno votato no 317).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 1328), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti. Pag. 30
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Ventricelli, Malisani, Carbone, Guerini, Folino, Bonifazi, Boccuzzi, Baruffi, Monaco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 454
Maggioranza 228
Hanno votato sì 453
Hanno votato no 1).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).
Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A – A.C. 1328), e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata.
Ricordo che l'emendamento Di Salvo 5.2 è stato ritirato.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Boccuzzi, Gianni Farina, Colonnese, Giorgis, Gadda, Luciano Agostani, Impegno, Bindi, Lombardi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 459
Votanti 366
Astenuti 93
Maggioranza 184
Hanno votato sì 366).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).
Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A – A.C. 1328), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Gribaudo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 459
Maggioranza 230
Hanno votato sì 459).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).
Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A – A.C. 1328), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Fanucci, Cassano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 459
Maggioranza 230
Hanno votato sì 459).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).
(Esame degli ordini del giorno – A.C. 1328)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 1328).
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati ?
JOLE SANTELLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il Governo accetta gli ordini del giorno Rizzetto n. 9/1328/1 e Giacobbe n. 9/1328/3. Per quanto riguarda gli ordini del giorno Luigi Gallo n. 9/1328/2 e Boccuzzi n. 9/1328/4, che riguardano la medesima materia, propongo la seguente riformulazione dell'impegno: «ad attivare un monitoraggio in ordine ai profili tecnico-giuridici della questione esposta in premessa, anche al fine di individuare eventuali profili di disparità di trattamento ed in tal caso di valutare possibili, conseguenti correttivi normativi».
Il Governo, allo stesso modo, propone una riformulazione dell'ordine del giorno Di Salvo n. 9/1328/5.
L'impegno è: «ad adottare, ove la legislazione italiana vigente in materia di medico di bordo non rispetti pienamente la normativa dell'Unione europea e le convenzioni internazionali sottoscritte dall'Italia, un regolamento che determini le qualifiche richieste da quest'ultime».
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Luigi Gallo n. 9/1328/2, accettato dal Governo, purché riformulato.
LUIGI GALLO. Signor Presidente, vorrei un chiarimento. Il controllo porta a interventi futuri di modifiche normative ?
PRESIDENTE. Prego, rappresentante del Governo.
JOLE SANTELLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, si tratta di un monitoraggio che è finalizzato a verificare se vi sono queste disparità di trattamento e, in tal caso, ad eventuali correttivi normativi.
PRESIDENTE. Quindi, con questo chiarimento è accolta la riformulazione dell'ordine del giorno Luigi Gallo n. 9/1328/2.
Chiedo al deputato Boccuzzi se accetti la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1328/4, accettato dal Governo, purché riformulato.
ANTONIO BOCCUZZI. Sì, Presidente, va bene.
PRESIDENTE. Prendo atto, infine, che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Salvo n. 9/1328/5, accettato dal Governo, purché riformulato. Dunque, gli ordini del giorno non devono essere votati poiché sono stati accolti o accolti con riformulazione. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno.
(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 1328)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Massimiliano Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, intervengo solo pochissimi minuti per preannunziare il voto favorevole della Lega, però precisando che le perplessità che sono emerse durante la discussione in Commissione e in Aula, soprattutto per quanto riguarda le tipologie contrattuali per i lavoratori stranieri, rimangono e dovranno essere risolte. Dovranno essere risolte per tutelare principalmente quei lavoratori del nostro Paese che si trovano costretti ad affrontare un dumping reale, in quanto non possono ovviamente riuscire a competere con lavoratori di altri Paesi che invece possono avere, soprattutto dal punto di vista fiscale da parte dell'armatore, un vantaggio nella soluzione stessa.
Quindi, su questo inviterei veramente il Governo a fare una riflessione e a intervenire non solamente nel caso che stiamo trattando, ovvero per quanto riguarda il diritto della navigazione, perché credo che sia un problema sentito in tutte le aree produttive del nostro Paese per il quale, io voglio ricordare, purtroppo esistono ancora adesso aziende con sede anche in Paesi europei che poi mandano in trasferta a lavorare questi lavoratori sul territorio nazionale, non dando la possibilità Pag. 32ai lavoratori del nostro Paese di potere competere in modo equivalente con questi soggetti.
Invitiamo, dunque, il Governo a lavorare in tale direzione. È chiaro che voteremo favorevolmente su questo provvedimento in quanto in questo momento, proprio per i ritardi dovuti al Governo e alla maggioranza, ci troviamo nella situazione per la quale le nostre aziende di armatori non sono in grado di lavorare in modo competitivo rispetto ad altri armatori residenti in altri Paesi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Airaudo. Ne ha facoltà.
GIORGIO AIRAUDO. Signor Presidente, intervengo per preannunciare il voto di astensione del gruppo Sinistra Ecologia Libertà. Confesso che lo facciamo con rammarico, perché noi avremmo voluto votare a favore. Avremmo votato a favore per una volta se si fosse mantenuto il testo presentato dal Governo, perché vi sono, in ciò che stiamo per votare, degli atti importanti. In modo particolare, ricordo che, all'articolo 4, si eleva la tutela ai lavoratori di 16 anni di età per l'iscrizione nelle matricole della gente di mare. Ci pare che sia una misura importante.
Inoltre, come già ricordato dalla relatrice, vi è il fatto che si abroghi finalmente l'articolo 6, che faceva riferimento alla legge del 1939 che, è utile ricordare in questa sede, si inseriva in quelle norme odiose del 1937 che riguardavano, come si dice, tutte le norme rispetto alle differenze culturali e alle norme che hanno sancito quella pagina oscura del razzismo italiano, perché anche questo abbiamo prodotto, e questo elemento finalmente viene cancellato.
Però, proprio per ciò che è stato anche ricordato nel dibattito con il nostro emendamento, troviamo incomprensibile che non si sia mantenuto il precedente articolo 4, quello che garantiva ai lavoratori stranieri non residenti nell'Unione europea lo stesso trattamento dei lavoratori sul nostro naviglio. Io penso che quest'Aula debba sapere con franchezza e debba dirsi che cosa questo vuol dire. Questo vuol dire che noi scarichiamo un differenziale competitivo e di costi su lavoratori stranieri non residenti nell'Unione europea. Faccio notare che questa tipologia di contratti, che si sta diffondendo sia sul naviglio commerciale che sul naviglio turistico, determina anche quegli effetti noti alle cronache da tutti noi, come ciò che accadde nella tragica notte del naufragio della Concordia, che personale di nazionalità diversa, con contratti diversi, in un'operazione di salvataggio non era neanche in grado di comunicare tra di loro in un momento drammatico e di emergenza. Noi oggi avevamo l'occasione di stabilire, con l'unificazione dei contratti, una tutela qualificante e professionale, di evitare una discriminazione. Scegliamo di lasciare una zona grigia, che nel momento in cui si fa una ratifica di un accordo come questo non può essere delegata ad una tutela troppo spesso sotto ricattabilità affidata ai contratti nazionali, sotto ricattabilità rispetto al mantenimento dell'occupazione, ed è qualcosa che tutti noi dovremmo conoscere un po’ di più. Se si vogliono difendere i diritti dei lavoratori, italiani e stranieri, bisogna anche supportarli con l'azione del Parlamento e con l'azione legislativa. Avevamo l'occasione per fare di più e meglio, in qualche modo scegliamo una soluzione ambigua e questo tra l'altro ci mette anche in difficoltà rispetto agli accordi internazionali che l'Italia ha pur firmato, perché andiamo in contraddizione rispetto ad accordi internazionali che abbiamo firmato. Per queste ragioni il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà si asterrà (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Oliaro. Ne ha facoltà.
ROBERTA OLIARO. Signor Presidente, con l'approvazione di questa Convenzione sul lavoro marittimo, adottata dalla Conferenza internazionale dell'organizzazione Pag. 33del lavoro, andiamo ad operare il consolidamento di una serie di global standard che già figurano in trentasette delle convenzioni marittime adottate dall'OIL tra il 1920 e il 1996. Tale Convenzione rappresenta il quarto pilastro giuridico-internazionale in materia di navigazione marittima, insieme alla Convenzione internazionale per la salvaguardia della vita umana in mare e quella sugli standard di addestramento, certificazione e tenuta della guardia e la Convenzione internazionale per la prevenzione dell'inquinamento da navi. Dopo la ratifica di Russia e Filippine il 20 agosto 2012, si sono raggiunte, da un lato, le trenta ratifiche e, dall'altro, la soglia del 33 per cento della stazza lorda della flotta mercantile mondiale. Sarebbe stato opportuno e molto importante per il nostro Paese concludere l'iter parlamentare in tempo utile per consentire la ratifica entro il termine del 20 agosto e permettere quindi, entro tale data, agli armatori italiani di ottenere dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti le certificazioni che attestassero la conformità delle proprie navi ai requisiti posti dalla normativa in vigore sul piano internazionale in tema di sicurezza e di condizioni del lavoro a bordo. La mancata ratifica ha esposto il settore armatoriale dei lavoratori agli effetti negativi di una significativa perdita di competitività del nostro Paese e di una maggiore incidenza delle ispezioni sui navigli nazionali che sono attraccati nei porti dei Paesi che già avevano aderito alla Convenzione medesima. Evidenti sono i danni economici e di immagine a quei navigli che dovevano ottenere, entro la data del 20 agosto, le necessarie certificazioni dai competenti dicasteri attestanti il rispetto degli standard previsti dalla Convenzione. Le navi battenti bandiera italiana prive di certificazione hanno perfino corso il rischio di essere sottoposte a provvedimenti di fermo amministrativo da parte delle autorità dei Paesi di scalo che già avevano ratificato la Convenzione.
Considerato che il mercato globale del trasporto marittimo risente di per sé, fortemente, delle difformità nelle regole applicabili da parte delle autorità di regolazione in ciascun Paese, a fronte di questo rischio, gli operatori delle attività di commercio internazionale avrebbero potuto considerare preferibile orientarsi su vettori di altri Stati piuttosto che su vettori nazionali.
Tornando al merito di questo provvedimento, la Convenzione costituisce un contributo importante al settore marittimo, in quanto si propone l'obiettivo di promuovere condizioni di vita e di lavoro più dignitose per la gente di mare, oltre che condizioni più eque di concorrenza per gli operatori e i proprietari delle navi, siano esse di proprietà pubblica o privata, impiegate normalmente in attività commerciali, ad esclusione delle navi dedite alla pesca o ad attività analoghe, delle navi tradizionali e delle navi da guerra ed ausiliarie.
Si tratta di una sorta di statuto dei diritti della gente di mare. Le norme ivi contenute riconoscono alcuni diritti fondamentali dei marittimi che ogni legislazione interna è tenuta a garantire, dalla libertà di associazione al diritto di contrattazione collettiva, all'eliminazione di ogni forma di lavoro forzato od obbligatorio e della discriminazione in materia di impiego ed occupazione, nonché all'abolizione effettiva del lavoro minorile. Sono, inoltre, consacrati alcuni diritti sociali e in materia di impiego, e segnatamente il diritto a condizioni di lavoro eque e dignitose, alla tutela della salute, alle cure mediche e alle misure previdenziali, nonché ad un luogo di lavoro sicuro e senza pericoli.
Da un lato, quindi, tale Convenzione promuove condizioni di vita e di lavoro più dignitose per i lavoratori di tutto il mondo, indipendentemente dal Paese in cui si trovano e in cui svolgono la propria prestazione, dall'altro, garantisce migliori condizioni di concorrenza tra gli operatori economici. Solo assicurando regole internazionali valide per tutti possiamo porre un freno a quel dumping sociale e a quella distorsione delle regole dell'economia che producono iniquità e acuiscono le differenze tra le condizioni del lavoro nel nord e nel sud del mondo.Pag. 34
Per le motivazioni esposte, perché abbiamo a cuore le condizioni di vita della nostra gente di mare, perché dobbiamo garantire condizioni più eque di concorrenza per gli operatori e perché non possiamo perdere altro tempo, il gruppo di Scelta Civica voterà a favore dell'approvazione definitiva della Convenzione sul lavoro marittimo adottata dalla Conferenza internazionale dell'Organizzazione del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pizzolante. Ne ha facoltà.
SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, colleghi, annunzio il voto favorevole del Popolo della Libertà al disegno di legge di ratifica sul quale stiamo lavorando.
L'obiettivo della Convenzione che stiamo ratificando è quello di fissare regole internazionali che valgano per tutti, per evitare disparità tra il nord e il sud del mondo, tra i Paesi più ricchi e quelli emergenti, nell'ottica della globalizzazione, al fine di conciliare l'apertura dei mercati e delle economie con il rispetto fondamentale dei diritti umani e della concorrenza.
L'obiettivo è anche quello di garantire migliori condizioni di vita e di lavoro per tutti coloro che operano nel mare, e che dunque svolgono un'attività lavorativa dura e impegnativa, spesso caratterizzata da grandi sacrifici, perché sono lavoratori che si trovano distanti, per lunghi periodi, dalle proprie famiglie e in Paesi molto lontani.
Dall'altro, nello stesso tempo, è necessario garantire agli armatori italiani di essere in regola con i requisiti posti dalla normativa in vigore sul piano internazionale in tema di sicurezza e di condizioni di lavoro a bordo, così da rendere il nostro Paese maggiormente competitivo nel settore marittimo. Una competizione che, in generale, con questo provvedimento, può svolgersi alla pari fra le imprese dei diversi Paesi, perché la competizione è positiva e virtuosa, se non svantaggia chi rispetta le regole minime internazionali.
La Convenzione OIL rappresenta, sotto questo aspetto, un passo in avanti importante e per questo noi la sosteniamo con convinzione: è un passo in avanti perché non vi è mercato se non vi è corretta competizione, se il confronto è tra chi rispetta le regole, anzi, spesso si fa carico di un eccesso di regole, come succede in Europa, e chi non ha alcun rispetto delle regole stesse, anzi fa dell'assenza di regole, dell'abuso sulla pelle delle persone, e del sopruso uno strumento improprio e scorretti di competizione. Non si può, da una parte del mondo, costruire il mercato perfetto, che è una lunga e inconsapevole corsa verso il suicidio, come sta succedendo per l'Europa, e, da un'altra parte del mondo, ridurre l'uomo in schiavitù per vincere ogni concorrenza: da una parte un eccesso di regole, dall'altra parte nessuna regola. Così la globalizzazione ci porta in un circuito chiuso, ci porta a una deriva verso il basso sulla questione della civiltà e del rispetto dei diritti e della giusta concorrenza di mercato.
Questo è un provvedimento che va nel senso contrario, va nel senso giusto, e per questo noi lo sosteniamo e lo voteremo (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO. Signora Presidente, sottosegretario Santelli, vorrei porre l'accento per l'ennesima volta su un qualcosa che, vigente dal 1939, siamo costretti, volentieri, ad abrogare oggi, ovvero l'articolo 36 della legge 16 giugno 1939, che in attesa di precipitare nelle discariche della storia, era l'ultimo pezzo, sconvolgente, di apartheid che viaggiava ancora sulle navi. Era una norma su un trasporto marittimo antico, ma, tutto sommato, glorioso, come il codice della navigazione della nostra Nazione.
L'articolo 36 della legge 16 giugno 1939, con un lessico, oserei dire, da cella frigorifera – e mi aiuta un pezzo in prima pagina sul quotidiano La Stampa di qualche settimana fa –, recitava: «qualora tra Pag. 35i componenti dell'equipaggio vi siano persone di colore, a queste dovranno essere riservate delle sistemazioni separate rispetto al personale di colore bianco». Perché questa norma era ancora lì da 75 anni ? Probabilmente perché è mancata una Rosa Parks che nel dicembre del 1955 negli Stati Uniti su un autobus di linea sedendosi nei posti riservati alle persone bianche diceva «io da qui non mi muovo !». Questa Rosa Parks è mancata probabilmente. E poi perché ci sono stati anche pochi tentativi per poter abrogare questa sconvolgente legge.
Ricordo che durante la XVI legislatura la deputata Sbai del Popolo della Libertà aveva proposto un articolo solo, una proposta di legge, per l'abrogazione di questa norma, che – ricordano i miei colleghi della scorsa legislatura – era passata, sì, in Commissione, ma non era mai arrivata in Aula; era morta in Commissione vista anche probabilmente la decadenza del Governo.
Sulle navi, fortunatamente, se ne fregano di questa legge. Però, in questo caso dobbiamo sottolineare che la risposta dell'Esecutivo c’è stata e finalmente abbiamo abrogato questo schifo.
Il MoVimento 5 Stelle è intervenuto poi, per entrare un minimo sul profilo tecnico, rispetto all'articolo 5, che recita: «Se il periodo di validità del certificato scade nel corso di un viaggio, un marittimo può essere autorizzato a lavorare sulla base di certificazione medica provvisoria valida sino al porto di scalo successivo e di durata comunque non superiore a tre mesi». Bene, il comma 2 però recita: «Le navi passeggeri che effettuano navigazioni di breve e lunga durata e che trasportano più di 100 persone devono avere a bordo un medico qualificato responsabile dell'assistenza sanitaria». Quindi, è chiaro che, se una nave trasporta 99 persone di equipaggio a cui è scaduto il certificato medico, non c’è nessun medico di bordo che può produrre un certificato medico, anche provvisorio.
Ringrazio quindi il sottosegretario Santelli che ha preso nota di questa cosa, con l'accettazione anche a latere di un ordine del giorno.
Il MoVimento 5 Stelle in prima battuta, all'epoca in Commissione – ricorderete – ha espresso parere contrario, perché abbiamo valutato ancora l'emergere di queste criticità, di queste problematiche connesse all'esercizio dell'attività da parte dei lavoratori marittimi. Abbiamo valutato negativamente la presenza dell'articolo 4, quello che parla del sedicesimo anno di età, nel senso che la razionalità dello stesso poteva anche dire che una persona, una volta terminato il ciclo degli studi a 15 anni e cinque mesi, poteva comunque imbarcarsi e iniziare a lavorare senza aspettare altri sei o sette mesi. Però questa è una cosa che cozza con un provvedimento del Governo Prodi che indica l'età minima di 16 anni per iniziare a lavorare.
Abbiamo già ricordato la contraddizione, secondo noi, dell'articolo 5; abbiamo già ricordato l'articolo 36. Riteniamo che, comunque, ancora si debba fare molto lavoro sui diritti dei lavoratori marittimi: ufficiali, sottufficiali, operai di macchina, marinai, cuochi, mozzi ed ogni altra categoria, che lamentano ancora vuoti normativi rispetto a problematiche di tipo meramente contrattuale.
Riteniamo ancora lacunose le disposizioni che non sono state associate a questa ratifica – ma forse non era la sede più opportuna – rispetto anche al costo del lavoro stesso, rispetto ad armatori e lavoratori. Nonostante tutto e soprattutto per quanto da me recitato nell’incipit rispetto a questa vergognosa legge, il MoVimento 5 Stelle preannuncia voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Giacobbe. Ne ha facoltà.
ANNA GIACOBBE. Signor Presidente, il gruppo del Partito Democratico voterà a favore del provvedimento che ratifica e dà esecuzione alla convenzione OIL n. 186. Si Pag. 36tratta insieme di un atto dovuto e di un passaggio importante, tutt'altro che banale. L'obbiettivo della convenzione, infatti – come è stato ricordato – è garantire il diritto di tutta la gente di mare a un impiego dignitoso con il pieno riconoscimento dei diritti fondamentali e, nello stesso tempo, garantire condizioni più eque di concorrenza per gli operatori e i proprietari di navi. Dovuto e anche urgente perché la convenzione è già in vigore.
Lavoratori e armatori hanno bisogno e hanno diritto che il Parlamento al più presto metta a disposizione, anche del lavoro e delle imprese che operano sotto la bandiera italiana, un quadro completo e certo di regole e opportunità.
Un atto dovuto, tuttavia, non è solo una formalità. La convenzione valorizza la responsabilità dei singoli Stati, e quindi anche del nostro, nell'assicurare regole condivise di carattere globale e attività di controllo per garantirne il rispetto in una materia – quella del lavoro della gente di mare – che ha evidenti specificità e che necessita di standard comuni in tutto il mondo.
Da un lato, dunque, è rilevante il fatto che la convenzione preveda espressamente che ogni Stato debba esercitare efficacemente il controllo sulle navi con ispezioni regolari, rapporti, monitoraggi. Dall'altro, la convenzione, per il suo carattere sovranazionale, consente di fare passi in avanti rispetto alla necessità – che certo non è risolta – della progressiva convergenza tra normative e livelli di diritti garantiti nei diversi Paesi e continenti, che – come sappiamo – sono molto, molto distanti tra di loro.
Per altro verso in Italia il settore dei marittimi, come altri settori del trasporto, attende ancora l'emanazione di norme, a livello nazionale, che consentano di coordinare ciò che è previsto a salvaguardia delle peculiarità di questo ambito con la normativa generale sulla sicurezza del lavoro contenuta nel testo unico per l'insieme dei lavoratori e delle lavoratrici italiane. Con l'accoglimento dell'ordine del giorno in materia potremmo rapidamente affrontare questo tema ora, visto e a maggior ragione che ci sono condizioni di sostanza per farlo, dato che le questioni di contenuto sono largamente condivise tra le istituzioni preposte e le parti sociali.
Voglio poi sottolineare, tra i tanti, alcuni contenuti rilevanti del provvedimento che ci apprestiamo ad approvare. Tra i diritti e i principi fondamentali è prevista la libertà di associazione e il riconoscimento effettivo del diritto alla contrattazione collettiva.
Come sempre, la contrattazione si guadagna sul campo – se così si può dire – la propria efficacia nelle condizioni date, ma riceve da normative certe ed esigibili un sostegno effettivo, in particolare proprio nell'ambito del lavoro a bordo delle navi, ed è quindi necessario – lo riconfermo, è già stato detto – che si vigili sull'applicazione della convenzione, anche per evitare che si creino condizioni di dumping sociale, segnatamente tra lavoratori comunitari ed extracomunitari.
Come è stato ricordato, il Senato ha approvato il disegno di legge l'8 luglio scorso, sopprimendo con un emendamento l'articolo 4, che prevedeva modifiche in materia di legge regolatrice del contratto di arruolamento. Si tratta di una materia delicata. Se il rapporto di lavoro del personale non comunitario rimane così regolamentato dalla legge scelta dalle parti, ciò però deve avvenire comunque – così è previsto e confermato – nel rispetto delle Convenzioni OIL in materia di lavoro dei marittimi e rimane fermo il fatto che le organizzazioni sindacali stabiliscono le condizioni economiche, salariali ed assicurative minime che devono essere comunque osservate per tutti i lavoratori non comunitari.
Proprio in forza della convenzione, dunque, anche su questo punto lo Stato italiano, ripeto, deve esercitare tutti i propri diritti e doveri di vigilanza affinché sulle navi battenti bandiera italiana non si verifichino fenomeni di dumping sociale. Così come però non dobbiamo nasconderci un tema essenziale che la convenzione e le regole che prevede per gli Stati che la ratifichino aiutano ad affrontare, Pag. 37cioè, a regole più stringenti di uno Stato, imprese e armatori hanno risposte e potrebbero rispondere ancora tirandosi fuori, letteralmente cambiando bandiera. Sono le regole condivise ed efficaci a livello internazionale, proprio quelle che la convenzione rafforza, che aiutano a contrastare queste dinamiche e su questo tema richiamo ancora, in ogni caso, i contenuti e gli impegni del Governo contenuti appunto nell'ordine del giorno che è stato approvato.
Nel complesso dunque la convenzione e la sua ratifica rappresentano un avanzamento nella cultura delle regole, dei controlli, delle responsabilità, dei diritti e degli strumenti per rendere tutto ciò effettivo ed esigibile, un passo tanto più significativo perché riguarda un ambito di per sé globale – quello del lavoro in mare – in un'epoca in cui regole e diritti reggono se reggono alla prova della dimensione globale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signora Presidente, intervengo un minuto solo a titolo personale per dire che io voterò convintamente questa ratifica, non solo per il merito, ma anche per come si è svolto il dibattito in quest'aula. Nell'economia complessiva del dibattito, che ha visto anche la presentazione e poi anche il ritiro di alcuni ordini del giorno, in particolare è stato accolto dal Governo, addirittura con una modificazione, un ordine del giorno del MoVimento 5 Stelle, quindi neanche più il testo originario, ma con una collaborazione anche con il Governo e questo credo sia un fatto importante in quest'aula, perché dimostra che poi, con il tempo, magari si possa anche cambiare opinione. L'ordine del giorno che tre giorni fa doveva essere fatto per evitare che si bocciasse un emendamento sul tema dell'informazione per quanto riguardava la modifica dell'articolo 138, giudicandola assolutamente inutile, con una procedura assolutamente inutile, a distanza di tre giorni invece diventa un elemento talmente importante da presentarlo, da far accettare le modifiche del Governo e da accoglierlo a contesto di questo provvedimento. È un fatto importante (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
LUIGI GALLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUIGI GALLO. Signor Presidente, sottosegretari e colleghi, la globalizzazione dei mercati in questi decenni è andata sempre più veloce della globalizzazione...
PRESIDENTE. Mi scusi, a che titolo ? Io le ho dato la parola pensando che lei reagisse ad un'osservazione che aveva fatto adesso il deputato Giachetti, ma le dichiarazioni di voto sono concluse e stiamo per fare il voto finale.
LUIGI GALLO. A titolo personale.
PRESIDENTE. Su ?
LUIGI GALLO. Sull'ordine del giorno e sulla Convenzione OIL.
PRESIDENTE. No, noi abbiamo già superato questa fase. Semmai sull'ordine dei lavori.
LUIGI GALLO. Adesso l'onorevole Giachetti ha parlato di ordine del giorno del MoVimento 5 Stelle riformulato ed accolto.
PRESIDENTE. Che non sia una dichiarazione di voto.
LUIGI GALLO. Non è una dichiarazione di voto, stavo facendo una premessa, se mi è possibile farlo.
PRESIDENTE. Perfetto.
LUIGI GALLO. Allora, quello che volevo affermare è che la globalizzazione dei mercati è andata sempre più veloce della Pag. 38globalizzazione dei diritti lastricando la strada di insopportabili ingiustizie. Né possiamo tacere le tragedie che si sono consumate in tanti Paesi, dal Bangladesh alla Colombia, dovute all'assenza di tutele dei lavoratori e dell'ambiente, pur se in altri settori produttivi. Siamo coscienti che la competizione capitalistica conduce il sistema produttivo ad abbattere i costi per realizzare maggiori profitti e la voce più aggredita è il costo del lavoro. Non possiamo, quindi, permettere questa aggressione sui diritti, questo lavoro al ribasso. Ciò comporta, comunque, un grave attacco alla dignità dei lavoratori e, in questo caso, dei lavoratori marittimi. Non basta, anche se il MoVimento 5 Stelle vota favorevolmente alla ratifica della Convenzione OIL.
Il concetto di responsabilità sociale dell'impresa deve tornare ad essere al centro del dibattito politico italiano e internazionale. La crisi del settore del lavoro marittimo è notevole. Il motivo principale del calo occupazionale di marinai italiani è determinato dall'istituzione del cosiddetto doppio registro. In conclusione, noi siamo contenti della riformulazione del Governo dell'ordine del giorno presentato dal MoVimento 5 Stelle che parla di controlli, ma questa vicenda va avanti da tantissimi anni. Ci dovrebbero essere già tanti dati perché è stata dibattuta in questo Parlamento e da Governi e da tantissimi soggetti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e sembra assurdo che ancora oggi bisogna controllare che esiste questa discriminazione così forte. Noi accettiamo per spirito di collaborazione e di confronto, ma, comunque, è un ritardo inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1328)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 1328, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Totaro, Carbone, D'Attorre, Brandolin, Bragantini, Gnecchi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
S. 598 – «Ratifica ed esecuzione della Convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) n. 186 sul lavoro marittimo, con Allegati, adottata a Ginevra il 23 febbraio 2006 nel corso della 94ma sessione della Conferenza generale dell'OIL, nonché norme di adeguamento interno» (approvato dal Senato) (1328):
(Presenti 447
Votanti 420
Astenuti 27
Maggioranza 211
Hanno votato sì 420).
(Le deputate Piccione, Argentin e Rubinato hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole).
Seguito della discussione del disegno di legge: Abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore (A.C. 1154); e delle abbinate proposte di legge: D'iniziativa popolare; Pisicchio; Di Lello ed altri; Formisano ed altri: Lombardi ed altri; Grassi ed altri; Boccadutri ed altri; Nardella ed altri; Rampelli ed altri; Gitti e Vitelli (A.C. 15-186-199-255-664-681-733-961-1161-1325) (ore 13,35).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1154: Abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria Pag. 39e della contribuzione indiretta in loro favore, e delle abbinate proposte di legge nn. 15, 186, 199, 255, 664, 681, 733, 961, 1161, 1325.
Ricordo che nella seduta del 2 agosto 2013 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il rappresentante del Governo ha rinunciato ad intervenire in sede di replica. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il presidente della Commissione affari costituzionali, Francesco Paolo Sisto.
FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore. E relatore del provvedimento.
PRESIDENTE. Nonché relatore del provvedimento.
FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore. Signor Presidente, intervengo in questa veste per riferire all'Aula l'esito di un «civile» Comitato dei nove che si è tenuto questa mattina, in cui la posizione emersa a larga maggioranza (Partito Democratico, Il Popolo della libertà, Scelta Civica per l'Italia e Sinistra Ecologia Libertà) è stata quella di sottoporre all'Assemblea la proposta – a condizione rigida che il provvedimento sia quanto prima reinserito all'ordine del giorno dell'Assemblea: questa è la decisione condivisa unanimemente da tutti i gruppi – di disporre il rinvio in Commissione di questo provvedimento per consentire il conferimento del mandato ai relatori precedentemente nominati di riferire in Assemblea –, rammenterà l'Assemblea che la nomina del relatore tecnico, quale io sono, è derivata dalla difficoltà di individuare un testo comunemente condiviso da portare in Aula quale testo base, quindi la relazione che io svolgo in Aula è il frutto di questa necessità tecnica, ma i relatori originariamente nominati, i relatori istruttori chiamiamoli così, erano altri ed erano il collega Fiano e la collega Gelmini – con la designazione contestuale di eventuali relatori di minoranza. Si è, inoltre, convenuto che una volta disposto il rinvio in Commissione, i relatori valuteranno le condizioni e i termini dell'esame degli emendamenti con la medesima urgenza per garantire l'immediata ripresa dei lavori.
Il gruppo del MoVimento 5 Stelle ha espresso una posizione diversa, contraria al rinvio in Commissione, e ha contestualmente avanzato, devo dire pur comprendendo l'esigenza tecnica, la richiesta di un ampliamento del contingentamento dei tempi di esame in Assemblea, richiesta condivisa non soltanto dal relatore, ma condivisa da tutti gli altri gruppi, nel tentativo ovviamente di garantire quanto più possibile il rispetto dei diritti anche delle minoranze.
Il gruppo Lega Nord e Autonomie ha espresso anch'esso una posizione contraria al rinvio in Commissione e ha auspicato sostanzialmente che il termine possa essere fissato quanto prima, senza che altri provvedimenti possano ingerirsi nella trattazione di questo provvedimento.
Pertanto, chiedo che possa essere messa ai voti la proposta scaturita dal Comitato dei nove come riferito.
PRESIDENTE. Sulla proposta di rinvio del provvedimento in Commissione nei termini testé illustrati dal presidente Sisto darò la parola a un deputato contro e uno a favore per cinque minuti ciascuno, ai sensi dell'articolo 41 del Regolamento. Chi chiede di parlare contro ?
RICCARDO NUTI. Chiedo di parlare contro.
PRESIDENTE. Prego, deputato Nuti, ne ha facoltà.
RICCARDO NUTI. Signor Presidente, gentili colleghi, riteniamo che la richiesta sia irricevibile e la riteniamo tale perché la motivazione addotta e che avete appena ascoltato, e cioè che vi sia l'intento di portare avanti un maggiore approfondimento dei contenuti della proposta e degli emendamenti, è chiaramente e manifestamente falsa, in quanto si vuole addirittura riassegnare il mandato agli stessi relatori, che, negli scorsi mesi – penso che tutti voi Pag. 40lo sappiate – non sono stati in grado di formulare un testo comune e di esaminare per tempo gli emendamenti.
Di questo si sta parlando, né più né meno: noi abbiamo avuto dei relatori che non sono stati in grado di portare, per svariati motivi ma sicuramente è dipeso da loro, un testo condiviso in Aula e ora stiamo riassegnando il tutto agli stessi relatori. Quindi, siccome si parla di qualità dei lavori, è opportuno e doveroso ricordare una cosa, e cioè che la qualità dei lavori, che finora è stata «compressa», non è stata voluta dal MoVimento 5 Stelle, anzi, ci siamo spinti in direzione opposta, cioè a far sì che i lavori fossero abbastanza ampi. Però, signori colleghi, il problema è che la qualità dei lavori è stata compressa, purtroppo, proprio dal PD, dal PDL, da SEL e così via. E ci siamo ritrovati in Commissione – per chi non lo sapesse – ad esaminare un disegno di legge costituzionale in due ore venti minuti e abbiamo costantemente rinviato in Commissione affari costituzionali l'esame degli emendamenti. Quindi, non è vero che non c’è stato tempo. Il tempo c’è stato e non si è trovato l'accordo fra i vari partiti, fra PD e PDL su alcuni emendamenti in particolare relativamente a questo disegno di legge dell'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti.
Detto questo, andiamo a spiegare ancora di più perché la proposta è falsa: perché è l'ennesimo tentativo della maggioranza di rinviare questo provvedimento, sconfessando di fatto il Governo, che, da sempre, ha proposto l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti.
Ricordiamo il famoso tweet del Presidente Letta che diceva: aboliremo il finanziamento pubblico ai partiti. Ecco, diciamo che ne abbiamo decretato l'urgenza in Conferenza dei presidenti di gruppo ma, ovviamente, non è stato minimamente rispettato il famoso Regolamento della Camera che tutti vantano e dicono che bisogna rispettare; però, sembra che qui si rispetti un po’ a convenienza. Siccome penso che tutti conveniamo sul fatto che si debba rispettare, allora rispettiamolo e cerchiamo di dare un po’ di credibilità piuttosto che di stabilità perché in questo Paese non c’è bisogno di essere stabilmente falsi ma, forse, c’è bisogno di essere un pochettino più credibili rispetto a quello che si è stati finora (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), posto che si tratta di un concetto che condividiamo tutti e non solamente noi del MoVimento 5 Stelle, almeno così mi auguro.
Inoltre, il secondo dei motivi sottesi alla richiesta di rinvio è appunto che, come dicevo, i partiti della maggioranza, in questo caso PD e PdL, sono spaccati su alcuni provvedimenti; sono stati spaccati a giugno, a luglio e anche il 2 agosto durante la discussione sulle linee generali in Aula, perché ricordo che è già iniziato l'esame in Aula di questo provvedimento. Allora a questo punto dico: ma perché i problemi di alcuni partiti devono incidere sui lavori dell'Aula ? Non abbiamo sempre detto che il Parlamento deve cercare di fare le leggi, deve cercare di andare avanti a prescindere dai problemi interni e dai problemi dei rapporti fra i partiti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Eppure, stiamo continuando a contrastare quello che abbiamo detto in quest'Aula, ma non solo noi, anche voi !
Infine, se verrà accolta questa richiesta, Presidente, colleghi, non farete altro che confermare quello che diciamo ormai da mesi e cioè che i provvedimenti approvati in Consiglio dei ministri sono solo provvedimenti spot non supportati da una reale volontà di agire per il bene della collettività che, a quanto pare, nessuno di voi vuole difendere. Quindi vi chiediamo, casomai, di smentirci. Mi sembra sia una cosa positiva smentirci su questo, altrimenti, come dire, i fatti parleranno in un'altra direzione. Anche alla luce delle numerose proroghe imposte dalla maggioranza per l'esame in Aula di questo provvedimento, di cui peraltro da tempo è stata dichiarata l'urgenza, come ho già detto, il MoVimento 5 Stelle ha chiesto che inizino i lavori in Aula e che, se il problema è semplicemente l'esaminare con il dovuto tempo i vari emendamenti vecchi e nuovi, semplici o complessi che siano, in Pag. 41Aula, siamo disponibili ad eliminare – e lo chiederemo anche in Conferenza dei presidenti di gruppo, oggi, perché questo è l'iter che purtroppo ormai è chiaro che verrà condotto – qualunque tempo di contingentamento.
PRESIDENTE. Deputato Nuti, concluda, è finito il suo tempo.
RICCARDO NUTI. Concludo, Presidente. In quest'Aula, nella sua maturità che vogliamo sperare, vogliamo augurarci sia di tutti, esaminiamo tutti insieme questi emendamenti senza nessun contingentamento dei tempi. Detto questo, vi chiediamo semplicemente un minimo di credibilità e di coerenza rispetto a quello che avete detto, prima di tutto, voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore il deputato Rosato. Nel frattempo, però, su richiesta della deputata Di Salvo, ai sensi dell'articolo 45 del Regolamento, la Presidenza dichiara la propria disponibilità a concedere la parola anche a chi la chiedesse, uno per gruppo. Intanto do la parola al deputato Rosato. Prego, ne ha facoltà, per cinque minuti.
ETTORE ROSATO. Signora Presidente, io credo che questo sia un provvedimento importante, importante per la democrazia di questo Paese e importante per la democrazia che è fondata sui nostri partiti perché questo è scritto nella Costituzione, quella Costituzione che poi qualcuno, da una parte difende, o dice di voler difendere, e poi offende, svilendo l'importanza di un provvedimento che entra nel merito del rapporto tra elettori, Stato e democrazia parlamentare. Capisco che il MoVimento 5 Stelle non abbia molto a cuore i problemi di democrazia interna e di funzionamento dei partiti e di tutto quello che deriva ed è contenuto all'interno di questo provvedimento; capisco che sia strumentale la loro posizione, anche addebitando a noi i ritardi su questo provvedimento che, se sono addebitabili a qualcuno, vanno addebitati al Parlamento tutto e, in particolare, al MoVimento 5 Stelle. I cittadini italiani ricordano le notti che abbiamo passato qui, nei mesi di luglio e agosto, sul vostro ostruzionismo, invece di poter approvare già questo provvedimento, ve le ricordate quelle notti ? Noi ce le ricordiamo, notti inutili, mentre avremmo potuto utilizzare il tempo per approvare anche questo provvedimento.
Comunque, nel merito, la proposta del presidente Sisto mi sembra molto chiara e io ribadisco che noi siamo d'accordo, siamo cioè d'accordo sul rinvio in Commissione per affidare il mandato, con le motivazioni che il presidente Sisto ha toccato, ai nuovi relatori, di maggioranza e opposizione – perché noi riteniamo che sia anche utile che ci siano dei relatori di minoranza su questo provvedimento –, per poi tornare rapidamente in Aula, il prima possibile, rispettando quello che è un calendario già definito. Mi sembra che il rinvio da oggi alla prossima volta che possiamo tornare in Aula a discutere questo provvedimento sia un tempo che non sposti assolutamente nulla. Anzi, ciò consentirà alla Commissione di lavorare nel merito nella fase che comincia oggi e finisce nel momento in cui torneremo in Aula, di lavorare proficuamente nel merito, e forse senza rendere necessario quell'ampliamento di tempi che proprio il MoVimento 5 Stelle ha chiesto e che noi riconosciamo utile se sarà necessario, se invece non sarà necessario, perché avremo raggiunto un accordo significativo nel lavoro di Commissione, questo renderà ancor più celeri i nostri lavori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per il gruppo Sinistra Ecologia Libertà il deputato Boccadutri. Ne ha facoltà, per cinque minuti.
SERGIO BOCCADUTRI. Signor Presidente, colleghe deputate e colleghi deputati, io non intervengo sul merito del disegno di legge, ma sulla proposta che ha fatto il presidente della I Commissione.
Il presidente della I Commissione ci ha fatto sostanzialmente la proposta di riconvocare Pag. 42in modo immediato, la prossima settimana, la discussione in Aula del provvedimento e utilizzare i giorni da qui ad allora per esaminare in Commissione gli emendamenti presentati.
Mi sembra che su un provvedimento così importante – ma, permettetemi di dirlo, su tutti i provvedimenti –, credo che un approfondimento che abbia natura non di rinvio alle calende greche, ma, appunto, alla prossima settimana, sia sempre necessario, a maggior ragione su un testo che ha a che fare con la Carta costituzionale, non soltanto con l'articolo 49, ma anche con il secondo comma dell'articolo 3, che dice che la Repubblica rimuove gli ostacoli affinché tutti i cittadini possano partecipare alla politica.
Ci sono emendamenti, è giusto che i gruppi si confrontino su questi emendamenti e che arrivino quindi in Aula con una rappresentazione della discussione quanto più trasparente possibile, affinché si eviti che in quest'Aula si vada già oggi a fare una «discussione alla cieca», con il rischio che si produca un brutto risultato e una brutta legge.
Quindi, è soltanto con queste motivazioni, cioè con un limite temporale e con una discussione vera – che dobbiamo fare e che purtroppo non abbiamo fatto e per la quale non abbiamo dato a su tempo il mandato ai relatori –, che il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà appoggerà la proposta del presidente Sisto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Balduzzi. Ne ha facoltà.
RENATO BALDUZZI. Signor Presidente, non c’è stupirsi che, su un disegno di legge di questa portata, con questo contenuto, ci sia difficoltà a trovare soluzioni condivise. Ne avevamo già avuto una sufficiente contezza nella discussione sulle linee generali e ne abbiamo avuto la conferma nella difficoltà, nella Commissione competente, di avviare l'esame degli emendamenti.
Questo fatto ha molte spiegazioni, a partire dalla difficoltà di normare il finanziamento dei partiti e stabilire le regole, perché non bisogna dimenticare che il provvedimento di cui stiamo parlando ha due oggetti: l'abolizione del finanziamento pubblico diretto, nel testo del Governo adottato come testo base, e le norme sull'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione per la parte in cui si riferisce al metodo democratico.
È chiaro che questo significa andare alla radice dei problemi che riguardano la convivenza civile in un Paese, significa avere a che fare con le nozioni di partito, e quindi anche di democrazia: nozioni che sono evidentemente interpretate pluralisticamente, quindi nessun dubbio che vi possano essere difficoltà a trovare un testo condiviso.
Ma, nei programmi elettorali di molte delle forze politiche rappresentate, certamente in quello di Scelta Civica, c'era un impegno ad intervenire su questo punto, dunque, il primo elemento da tenere presente è il mantenimento di quell'impegno. Come fare per contemperare la necessità di mantenere quell'impegno con la necessità di trovare delle soluzioni il più possibile condivise e anche buone, che diano una buona legge sui partiti, una buona legge sul finanziamento (non sarebbe la prima) e una buona legge sull'attuazione dell'articolo 49 (che invece sarebbe la prima occasione, la prima volta nella storia della Repubblica) ?
Io credo che la proposta del presidente Sisto – e Scelta civica l'appoggia convintamente in questo senso – vada nella direzione di contemperare queste due esigenze. Abbiamo bisogno di avere dei relatori che riferiscano qualche cosa di più e di diverso del loro personale e sicuramente interessante, ma pur sempre personale, parere, loro o del gruppo politico di appartenenza; abbiamo bisogno di avere anche per questa legge, proprio per la sua difficoltà e la delicatezza, un procedimento ordinario. Non siamo riusciti finora: dobbiamo riuscirci, e quindi dare tempi certi all'approdo finale in Aula, e con i tempi necessari, gli stretti necessari, Pag. 43perché in Commissione possano essere esaminati i tanti ed importanti emendamenti.
La proposta del presidente della Commissione, alla stregua della valutazione del Comitato dei nove di questa mattina, è una proposta che va in questa direzione: entro i limiti che ho specificato, questa proposta ha l'appoggio convinto di Scelta Civica (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, sembrerebbe una proposta di buonsenso, quella avanzata dal presidente: ha una sua logica. Ma noi della Lega, perché siamo contrari ? Perché proprio su questo provvedimento è successo che, per due o tre mesi, ci fosse sempre un motivo ostativo per cominciare la discussione in Commissione, per cominciare veramente le votazioni: prima c'era un altro provvedimento, non si poteva fare la notturna, cominciamo domani, ma domani ci sarà la Conferenza dei presidenti di gruppo, ma dopo alla fine c’è l'Aula... E allora non ci crediamo più. Concedeteci il beneficio del dubbio.
Dunque, noi voteremo convintamente contro la proposta di rinviarlo in Commissione, però auspico – siccome la maggioranza ha i numeri – che, se veramente viene rimandato in Commissione, veramente la settimana prossima non vengano messi altri provvedimenti da affrontare. Se infatti cominciamo altri provvedimenti la settimana prossima, vuol dire che questo provvedimento non potrà neanche essere esaminato in Commissione, perché abbiamo un decreto-legge importante come quello sul femminicidio in Commissione, che dovremo affrontare e che ha tantissime problematiche. La settimana dopo avremo in Aula il femminicidio e la settimana ulteriore ci sarà quello sull'IMU, e sapete tutti che i decreti-legge hanno precedenza !
Se veramente la maggioranza vuole dimostrare che non è contro l'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti, e vuole dunque portare avanti questa riforma, se veramente non vogliono cominciare oggi, per mille motivi che noi non condividiamo, che veramente esso sia il primo punto della settimana prossima e si cominci l'esame. Anche perché, se veramente si comincia con questo provvedimento, con un accordo in base al quale finché non si conclude non si fa niente in questo Parlamento, forse la maggioranza è costretta a trovare un accordo: perché, altrimenti, vuol dire prendere in giro i cittadini.
Per questo motivo noi voteremo contro e auspichiamo che ci sia almeno questo accordo della maggioranza per dimostrare qual è la sua posizione sul finanziamento pubblico ai partiti. Perché noi siamo chiari, il MoVimento 5 Stelle è chiaro. Anche SEL è chiaro: è contro l'abolizione del finanziamento pubblico, ma l'hanno detto, sono chiari ! A me non piacciono quelli che dicono per demagogia: siamo favorevoli all'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e, dopo, con mille stratagemmi del palazzo, riescono a rinviare queste leggi. Dunque dimostrate che non è così (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie e MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gelmini. Ne ha facoltà.
MARIASTELLA GELMINI. Signor Presidente, il PdL è da sempre favorevole all'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e...
PRESIDENTE. Lasciate parlare !
MARIASTELLA GELMINI. ... richiede che la restituzione di una credibilità e di una fiducia alla politica passi da questo provvedimento.
Devo dire che il testo del Governo è da noi condiviso e, come abbiamo avuto modo di sottolineare in Commissione, saremmo pronti a votarlo anche subito; diversa è la realizzazione di un accordo Pag. 44relativo agli emendamenti. Allora, qui si aprono due necessità: da un lato – lo ha sottolineato bene il collega Balduzzi –, vi è, credo, il dovere di un'analisi approfondita, circostanziata in Commissione di emendamenti importanti che possono incidere anche in maniera stravolgente rispetto al testo del Governo, che noi riteniamo essere il punto di riferimento. Quindi è doveroso, come ha sottolineato il presidente Sisto, che si possa fare in termini rapidi un'adeguata valutazione in Commissione.
Dall'altro lato – non lo nascondiamo –, vi è anche la necessità di trovare un accordo politico, che oggi non è ancora confezionato e che non è detto che si possa verificare, al quale noi tendiamo e riteniamo che con la buona volontà di tutti, anche del Governo di favorire un raccordo con il Parlamento, si possa uscire con un esito positivo.
È chiaro che i tempi per chiudere il provvedimento debbono essere molto rapidi, ma dall'altro devono consentire la realizzazione di un provvedimento che non può essere semplicemente un manifesto, ma deve essere capace di garantire la democrazia, di innovare, di garantire un forte risparmio di denaro pubblico, ma anche un adeguato funzionamento della vita dei partiti (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio del provvedimento in Commissione nei termini illustrati dal presidente Sisto.
La Camera approva per 184 voti di differenza (Applausi polemici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare, per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Quale articolo ? Glielo domando perché ho molti iscritti sull'ordine dei lavori...
CARLO SIBILIA. Signor Presidente, ho sentito dire dal deputato Iannuzzi del MoVimento 5 Stelle: restituite il malloppo. Non può dirlo al PD e al PdL. Non si può dire «restituite il malloppo» al PD e al PdL (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
PRESIDENTE. Grazie, ho capito perfettamente. La prossima volta che qualsiasi deputato chiede la parola per un richiamo al Regolamento vi chiederò l'articolo di riferimento, perché non è possibile chiedere la parola per un richiamo al Regolamento senza fare riferimento a un articolo specifico.
Se non vi sono obiezioni, lo svolgimento degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato ad altra seduta.
Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 14).
DAVIDE CAPARINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, per segnalare un fatto di inaudita gravità, in quanto la decisione del GIP di Taranto – decisione presa ieri, di sequestro preventivo dei beni immobili, delle disponibilità finanziare, nonché delle quote societarie del gruppo Riva – ha messo, o rischia di mettere in ginocchio un intero comparto industriale, nonché di mandare per strada migliaia di lavoratori e lavoratrici, in quanto questa misura ha interessato ben 13 società del gruppo Riva, nove controllate in via diretta tramite l'Ilva, tre controllate tramite Riva Forni elettrici e una attraverso la Riva Fire. Il problema è che oggi tutte queste società non hanno più la possibilità di operare attraverso le banche, non hanno più quindi la possibilità di fare alcun tipo di operazione economica e sono costrette a chiudere. Quindi, una decisione folle, in questo momento, sta mettendo a repentaglio la capacità Pag. 45produttiva, commerciale ed occupazionale di un settore chiave della nostra industria.
Noi chiediamo che il Ministro Zanonato e il Governo nel suo insieme si interessino immediatamente di questa questione, vengano a riferirci in Aula quali sono le iniziative affinché queste imprese e questo importante comparto della nostra industria possa riprendere la sua operatività (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. Non sfugge al deputato Caparini che, anche per queste materie, ci sono strumenti di sindacato ispettivo. Comunque, la Presidenza raccoglie...
DAVIDE CAPARINI. Ho chiesto la presenza del Governo in Aula...
PRESIDENTE. Va bene. Mi scusi.
SERGIO BOCCADUTRI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SERGIO BOCCADUTRI. Signor Presidente, colleghe deputate e colleghi deputati, settant'anni fa il 12 settembre 1943, Benito Mussolini, arrestato in seguito alla seduta del Gran Consiglio del fascismo del 25 luglio, veniva liberato dalla sua prigionia a Campo Imperatore sul Gran Sasso, con un'azione congiunta dei paracadutisti della Germania nazista e delle SS, una operazione denominata «Operazione Quercia».
Come è noto, la liberazione consentì a Mussolini la creazione della Repubblica sociale italiana, con effetti nefasti per il nostro popolo. Quell'episodio è rimasto per tanto tempo oscuro ed è stato recentemente chiarito dalla storiografia. All'inizio, la propaganda nazista aveva parlato di un'operazione cruenta ed eroica, in realtà non venne opposta alcuna resistenza da parte dei militari di guardia al prigioniero Mussolini. Il detenuto fu sostanzialmente consegnato ai militari tedeschi giunti a Campo Imperatore. Quel giorno, tuttavia, ci furono due italiani che compirono fino in fondo il loro dovere: la guardia forestale Pasqualino Vitocco e il carabiniere Giovanni Natale.
Pasqualino Vitocco, mentre si trovava a casa, udì il passaggio dei nazisti che procedevano verso Assergi in appoggio ai paracadutisti e tentò invano, sebbene non in servizio, di dare l'allarme ai carabinieri, appostati a guardia della base della funivia e fu freddato dai tedeschi con una raffica di mitra.
Giovanni Natale si trovava a guardia della stazione della funivia che porta a Campo Imperatore, spianò le sue armi contro i tedeschi, ma fu trucidato. Furono due italiani di valore, gli unici che in quel giorno funesto opposero resistenza e si comportarono come tutti avrebbero dovuto: due uomini che, con onore, indossavano la divisa, ma il cui coraggio estremo e purtroppo vano è rimasto ignorato dalla storia.
Se Mussolini non fosse stato liberato, probabilmente l'Italia avrebbe vissuto momenti meno drammatici negli anni a seguire, caratterizzati dal dramma della Repubblica sociale italiana, da rappresaglie e da migliaia di morti.
Per tale motivo – e concludo – oggi voglio ricordarli in quest'Aula, per questo motivo ritengo necessario che gli atti, la memoria e l'estremo sacrificio di Pasqualino Vitocco e Giovanni Natale vengano riconosciuti attraverso il conferimento delle onorificenze previste in questi casi.
ALESSIA ROTTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALESSIA ROTTA. Signor Presidente, colleghi, per esprimere una volta di più l'urgenza dell'approvazione del provvedimento contro l'omofobia e la transfobia, un provvedimento che porterà l'Italia ad adeguarsi alle normative adottate da altri Paesi europei, un provvedimento fortemente voluto da questa maggioranza e credo anche un segnale di civiltà sulla strada del rispetto della dignità di ogni persona, senza distinzione di genere e di sesso.Pag. 46
Ebbene, mentre il Parlamento si appresta ad approvare questo provvedimento, proprio negli stessi giorni a Verona un rappresentante delle istituzioni, il sindaco Tosi, ha sostenuto ufficialmente, patrocinando e garantendo senza costi gli spazi, un convegno, il 21 settembre, organizzato da due associazioni di integralisti cattolici contro la teoria del gender. Una kermesse in cui i relatori sostengono che l'omosessualità è una patologia che si può guarire.
Ora, sosteniamo che fatta salva, credo, la libertà di opinione e di espressione di chiunque, mi chiedo e domando se sia legittimo e opportuno che chi rappresenta tutta la città, come un sindaco appunto, ed è rappresentante di Governo, come ufficiale dello stato civile, appoggi un'iniziativa simile, appunto, con patrocinio e sostegno ufficiale, un'iniziativa che peraltro si presta ad inasprire il clima culturale e sociale in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
ROBERTO RAMPI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per due minuti.
ROBERTO RAMPI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare un'interrogazione urgente che ho presentato e che riguarda il caso di una storia italiana, la storia di IBM Italia, che negli anni Settanta portò in un territorio come quello di Vimercate, nella provincia di Milano, ricchezza, cultura e sviluppo e che dagli anni Duemila, passando prima attraverso Celestica e poi Bames e SEM, è diventata, invece, una brutta storia, una storia che è passata da 1.200 lavoratori nel 2000 ai 400 di oggi, e i 400 di oggi, tra il mese di ottobre prossimo e il prossimo febbraio, rimarranno tutti senza posto di lavoro.
Ora è chiaro che è urgente intervenire con gli strumenti e i provvedimenti per tutelare le vite di queste famiglie, ma è urgente anche ripensare alla politica industriale di questo Paese, che ha fatto degli enormi passi indietro in questi dieci anni. Io credo che fosse giusto che questa storia fosse una storia raccontata in quest'Aula, perché è anche una storia di cattiva impresa, quella degli ultimi sette anni, e di un bisogno davvero, come è stato detto anche prima, di un'etica del lavoro, di un'etica nell'impresa che in questi anni non c’è stata più in quella vicenda. Quindi IBM, che era una bella storia per l'Italia, è diventata, con Celestica, con Bames e con SEM, una brutta storia di cui vergognarsi, con famiglie in difficoltà. Credo che tutti noi dobbiamo fare il possibile per aiutarle (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
GIUDITTA PINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUDITTA PINI. Signor Presidente, io volevo porre all'attenzione dell'Aula un fatto abbastanza grave, che è stato segnalato dall'onorevole Paglia di Sinistra Ecologia Libertà. Lo chiedo soprattutto a quelli del Popolo della Libertà, se possono rimanere un secondo, perché nella dialettica politica va bene tutto, gli attacchi ci sono ed è normale, però ci sono dei limiti che non vanno superati.
In particolare, mi riferisco ad un cartello, affisso sulla sede del Popolo della Libertà di Ravenna, di cui non ripeterò il testo perché, insomma, non credo che sia il caso di ripeterlo in quest'Aula, che credo che superi quel limite. Così come noi sappiamo che la violenza non è solo quella fisica, ma è anche quella verbale, e sappiamo anche che in questi giorni tutti insieme ci stiamo occupando – tutti i partiti insieme – e stiamo cercando di fare approvare il provvedimento il più velocemente possibile contro il femminicidio, che è un provvedimento che cambierà una volta per tutte speriamo anche la legislazione di questo Paese. Nel provvedimento c’è anche il concetto che bisogna cambiare la cultura misogina che c’è in questo Paese e questa cultura si fa con le parole. Così come noi condanniamo chi usa per la dialettica politica le parole «golpe» o «morti» o altre parole di questo tipo, non Pag. 47possiamo rimanere in silenzio davanti a frasi di quella violenza e di quella portata.
Quindi, noi speriamo che davanti a quest'atto vi siano rapide smentite e prese di posizione e che si tratti solo di uno spiacevole equivoco e che chi ha scritto quel cartello venga, insomma, quanto meno ripreso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLO SIBILIA. Signor Presidente, io non posso credere che il Presidente della Repubblica abbia realmente nominato Giuliano Amato giudice della Corte costituzionale della Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), anche se da un Presidente della Repubblica votato da PD e PdL ci si aspetta l'impossibile.
Giuliano Amato rappresenta degnamente il disgusto, l'indecenza, l'obbrobrio, l'orrore, il ribrezzo perpetrato negli anni dalla casta politica italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il «dottor sottile» è quanto di più lontano dal senso di legalità, moralità ed etica che vorremmo vedere oggi nel nostro Paese e che i cittadini hanno chiesto a seguito delle elezioni del 2013. Amato ex cassiere del PSI degli scandali craxiani, Amato il pensionato d'oro più famoso d'Italia, pensione maturata dopo aver combattuto strenuamente contro la svalutazione della lira, che ci ha portato a prostrarci alle imposizioni truffaldine di Maastricht. Amato è quello che dispose con il decreto dell'11 luglio del 1992 il prelievo forzoso...
PRESIDENTE. Onorevole Sibilia, la devo interrompere.
CARLO SIBILIA. Perché mi deve interrompere ?
PRESIDENTE. Le leggo l'articolo 90 della Costituzione: «Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni tranne che per alto tradimento e per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune a maggioranza assoluta dei suoi membri». Ciò per dire che gli atti del presidente della Repubblica e le scelte del Presidente della Repubblica non sono sindacabili da questo Parlamento e con questo...
CARLO SIBILIA. Ma commentabili sì.
PRESIDENTE. Le commenta da un'altra parte.
CARLO SIBILIA. Lei sta limitando la libertà di espressione. Io sto parlando di Amato.
ALESSANDRO DI BATTISTA. Questa è censura !
PRESIDENTE. Sospendo la seduta sino al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, che è convocata per le ore 17. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 14,15, è ripresa alle 20,30.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Michele Bordo, Caparini, Cirielli, Fico, Fontanelli, Giancarlo Giorgetti, Realacci, Speranza, Valeria Valente, Vezzali e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Sul calendario dei lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti Pag. 48di gruppo che si è testé svolta, è stata definita la seguente articolazione dei lavori:
Venerdì 13 settembre (ore 9)
Svolgimento di interpellanze urgenti
Lunedì 16 settembre
Attività delle Commissioni, in particolare per l'esame dei disegni di legge di conversione
Martedì 17 (ore 16, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 18 e giovedì 19 settembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 20 settembre) (con votazioni)
Seguito dell'esame dei progetti di legge:
disegno di legge n. 1154/R ed abbinate – Abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore (ove concluso dalla Commissione);
proposta di legge n. 245 ed abbinate – Disposizioni in materia di contrasto dell'omofobia e della transfobia (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali presentate);
proposta di legge n. 925 ed abbinate – Modifiche alla legge 8 febbraio 1948, n. 47, al codice penale e al codice di procedura penale in materia di diffamazione, di diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione, di ingiuria e di condanna del querelante.
Esame delle mozioni Giancarlo Giordano, De Mita, Famiglietti, Sibilia ed altri n. 1-00119, Formisano ed altri n. 1-00163 e Carfagna ed altri n. 1-00165 concernenti iniziative in ordine alla crisi di Irisbus e di BredaMenariniBus, anche in relazione alla situazione del trasporto pubblico locale.
Nella seduta di mercoledì 18 settembre è prevista la votazione per l'elezione dei componenti del Consiglio di Presidenza della giustizia tributaria, del Consiglio di Presidenza della giustizia amministrativa e del Consiglio di Presidenza della Corte dei conti.
Lunedì 23 settembre (antimeridiana e pomeridiana con eventuale prosecuzione notturna)
Discussione sulle linee generali delle proposte di legge:
n. 282 ed abbinate – Disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita;
n. 750 – Modifica all'articolo 3 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, e altre disposizioni in materia di disciplina degli orari di apertura degli esercizi commerciali.
Discussione sulle linee generali della proposta di inchiesta parlamentare Doc. XXII, nn. 5, 6, 7 e 11 – Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della diffusione delle merci contraffatte e delle merci usurpative in campo commerciale.
Martedì 24 (ore 11 e pomeridiana, con votazioni a partire dalle ore 15,30, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 25 e giovedì 26 settembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 27 settembre) (con votazioni)
Esame del disegno di legge n. 1540 – Conversione in legge del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province (da inviare al Senato – scadenza: 15 ottobre 2013).
Pag. 49Seguito dell'esame delle proposte di legge n. 282 ed abbinate – Disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita.
Seguito dell'esame della proposta di inchiesta parlamentare Doc. XXII, nn. 5, 6, 7 e 11 – Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della diffusione delle merci contraffatte e delle merci usurpative in campo commerciale.
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 750 – Modifica all'articolo 3 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, e altre disposizioni in materia di disciplina degli orari di apertura degli esercizi commerciali.
La Conferenza dei Capigruppo prevista per martedì 17, pomeridiana, stabilirà i tempi di esame del disegno di legge n. 1544 – Conversione in legge del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 102, recante disposizioni urgenti in materia di IMU, di altra fiscalità immobiliare, di sostegno alle politiche abitative e di finanza locale, nonché di cassa integrazione guadagni e di trattamenti pensionistici (da inviare al Senato – scadenza: 30 ottobre 2013).
L'organizzazione dei tempi dell'esame delle proposte di legge n. 282 ed abbinate, sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
Irrogazione di sanzioni ai sensi dell'articolo 60 del Regolamento.
PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza nella riunione odierna ha preso in esame gli episodi verificatisi nella sede della Camera dei deputati nelle giornate del 6 e 7 settembre 2013.
L'Ufficio di Presidenza, visti gli articoli 12 e 60, commi 3 e 4, del Regolamento della Camera dei deputati, ha deliberato di irrogare ai deputati Massimo Artini, Sergio Battelli, Laura Castelli, Giuseppe D'Ambrosio, Alessandro Di Battista, Manlio Di Stefano, Filippo Gallinella, Dalila Nesci, Carlo Sibilia, Girgis Giorgio Sorial, Maria Edera Spadoni e Alessio Villarosa la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di 5 giorni di seduta.
La predetta sanzione avrà decorrenza dal 16 settembre 2013 per la deputata Maria Edera Spadoni, attualmente in missione all'estero, ai sensi dell'articolo 46 del Regolamento, e dal 13 settembre 2013 per gli altri deputati.
Ricordo che, ai sensi dell'articolo 60, commi 3 e 4, del Regolamento, le decisioni in tema di sanzioni adottate dall'Ufficio di Presidenza sono comunicate all'Assemblea e in nessun caso possono essere oggetto di discussione.
Annunzio della nomina di un giudice della Corte costituzionale.
PRESIDENTE. Il Presidente della Repubblica, con lettera del 12 settembre 2013, ha comunicato che, con decreto in pari data, controfirmato dal Presidente del Consiglio dei ministri, ha nominato giudice della Corte costituzionale il professor Giuliano Amato.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Venerdì 13 settembre 2013, alle 9:
Svolgimento di interpellanze urgenti.
La seduta termina alle 20,35.
TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO CINZIA MARIA FONTANA IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 1328.
CINZIA MARIA FONTANA, Relatore per l'XI Commissione. Nel rimettermi a quanto illustrato dal collega Picchi per Pag. 50quanto concerne il percorso di ratifica della Convenzione e il suo contenuto specifico, mi concentrerò ora sul testo del disegno di legge, approvato dal Senato l'8 luglio scorso, al quale le Commissioni riunite III e XI hanno ritenuto, sia pure con le precisazioni che svolgerò in seguito, di non apportare ulteriori modifiche.
In particolare, ripercorrendo la relazione già svolta durante l'esame in sede referente, vorrei anzitutto rimarcare il rilievo che assumono le disposizioni di cui al capo II del provvedimento, che adeguano ai princìpi e agli standard della Convenzione sul Lavoro Marittimo del 2006 le disposizioni del codice della navigazione, introdotte nel nostro ordinamento nel contesto socioeconomico del 1942, e che risultano in contrasto con i principi giuridici attuali, rendendo effettive le modalità di tutela dei diritti dei lavoratori a bordo delle navi.
In particolare l'articolo 3, comma 1, novella l'articolo 368 del codice della navigazione, al fine di prevedere che la disciplina del rimpatrio di stranieri arruolati su navi italiane, (di cui al Libro II, Titolo IV, Capo V del Codice)trovi sempre applicazione e non, come attualmente previsto, solo a condizione di reciprocità (ossia a condizione che lo Stato di cui lo straniero arruolato è cittadino assicuri eguale trattamento ai cittadini italiani arruolati su navi che battono la sua bandiera).
I commi 2 e 3 del medesimo articolo novellano gli articoli 1091 e 1094 del codice, che prevedono i delitti, rispettivamente, di diserzione e di inosservanza di ordine da parte di componente dell'equipaggio, circoscrivendo l'ambito di applicazione della sanzione penale alle sole condotte che cagionino un pericolo per la vita e l'incolumità fisica delle persone ovvero per la sicurezza della navigazione. Nei casi in cui, invece, non si configuri una violazione dei suddetti beni primari e le condotte siano esclusivamente lesive dell'efficienza e del buon andamento dell'organizzazione di bordo, la sanzione penale viene sostituita da una sanzione amministrativa pecuniaria.
Le novelle accolgono gli indirizzi formulati dal Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d'Europa, che ritiene le norme in questione, nella formulazione vigente, in contrasto con quanto indicato nell'articolo 1, comma 2, della Carta sociale europea e ne richiede l'abrogazione. Anche la Commissione di esperti per l'applicazione delle convenzioni e raccomandazioni dell'OIL, ritiene che le stesse violino i principi contenuti nella Convenzione OIL n. 105 del 1957 -- convenzione sul contrasto al lavoro forzato -- articolo 1, lettera c) e ne richiede, quantomeno, la modifica al fine della trasformazione delle sanzioni penali in amministrative.
Nel corso dell'iter al Senato è stata soppressa una norma, inizialmente inserita nel testo del Governo, riguardante i lavoratori extracomunitari non residenti nell'Unione europea che prevedeva l'applicazione della legge regolatrice del contratto di arruolamento, in analogia a quanto disposto per i marittimi italiani e comunitari. In questo modo si è mantenuta in vigore la normativa attuale, evitando perdite di competitività della marina mercantile italiana.
Al riguardo, vorrei precisare che le Commissioni riunite hanno affrontato questo argomento e, anche a fronte di un emendamento teso a reinserire tale norma nel testo, hanno tuttavia giudicato non opportuno procedere in questo senso, soprattutto al fine di accelerare l'iter di ratifica di una Convenzione che, come è noto, riveste un carattere di estrema urgenza. La Convenzione Oil infatti è entrata in vigore dal 20 agosto 2013 e la mancata ratifica sta esponendo il settore armatoriale ed i lavoratori al rischio di provvedimenti di fermo amministrativo da parte delle autorità dei paesi di scalo.
Resta del tutto evidente che la tutela dei diritti dei lavoratori marittimi è un settore estremamente complesso, poiché esistono vari livelli differenti di diritto, da quello nazionale del marittimo a quello nazionale relativo alla bandiera della nave nonché al diritto internazionale, e che il settore è fortemente competitivo. Cionondimeno, il rispetto di standard e livelli di Pag. 51tutela adeguati a tutti i lavoratori, extracomunitari compresi, è comunque garantito dall'articolo 3 comma 3 della legge regolatrice del contratto di arruolamento, laddove rimanda alla contrattazione collettiva, e dalla Direttiva 2009/13 del Consiglio europeo di recepimento dell'accordo concluso tra le associazioni armatori della Comunità europea e la federazione europea dei lavoratori dei trasporti che ricalca le materie trattate dalla Convenzione Oil e che entra in vigore il giorno stesso dell'entrata in vigore della Convenzione. Il richiamo ai limiti internazionali stabiliti dalla normativa, e il fatto stesso di procedere oggi alla ratifica della Convenzione Oil, esclude in ogni caso la legittimità di una disciplina collettiva che dovesse essere discriminatoria rispetto ai lavoratori extracomunitari.
Passando all'articolo 4, ricordo che esso porta da quindici a sedici anni l'età minima richiesta per l'iscrizione nelle matricole della gente di mare. Occorre, pertanto, rendere pienamente conforme l'ordinamento interno alle richiamate previsioni della Convenzione. A tale proposito, il comma 1 della proposta normativa modifica l'articolo 119 del codice della navigazione – in linea con quanto indicato nella relazione per il recepimento della Convenzione, predisposta dalla competente Direzione generale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti – prevedendo che possano conseguire l'iscrizione nelle matricole della gente di mare i cittadini italiani o comunitari di età non inferiore ai sedici anni, anziché ai quindici anni (come prevede attualmente la norma in esame), che abbiano i requisiti stabiliti dal regolamento per ciascuna categoria.
È altresì necessario intervenire sulla normativa di rango secondario, e segnatamente sul regolamento recante la disciplina del collocamento della gente di mare, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 18 aprile 2006, n. 231. Nell'allegato al predetto regolamento, infatti, vengono indicate le qualifiche professionali del personale marittimo ed i relativi requisiti minimi, ivi compresa l'età minima di ammissione al lavoro.
Ricordo che le uniche due qualifiche professionali per le quali l'allegato richiede ancora un'età minima di 15 anni, sono quelle di mozzo e di piccolo di camera (per le altre qualifiche contemplate dall'allegato, infatti, viene richiesta un'età minima di 18 anni). Il comma 2 del provvedimento, pertanto, modifica l'età minima stabilita per le due qualifiche professionali in questione, prevedendo che essa sia di 16 anni, anziché di 15.
L'articolo 5 reca modifiche in materia di certificazione medica dei marittimi e assistenza sanitaria a bordo. Mentre attualmente il certificato medico attestante l'idoneità dei marittimi a lavorare a bordo delle navi ha sempre durata di due anni dalla data del rilascio, il comma 1, pur conservando in via generale il suddetto termine di durata di due anni, lo riduce a un anno per i marittimi che hanno meno di diciotto anni.
Inoltre, con decreto ministeriale potrà essere previsto un periodo di validità più breve anche in considerazione delle specifiche mansioni svolte dal marittimo. Sempre a un decreto ministeriale è rimessa la disciplina dei casi in cui, per comprovate ragioni di urgenza ovvero se il periodo di validità del certificato scada nel corso di un viaggio, un marittimo può essere autorizzato a lavorare sulla base di certificazione medica provvisoria, valida fino al porto di scalo successivo e di durata comunque non superiore a tre mesi. Ai sensi del comma 2, le navi passeggeri che effettuino navigazione internazionale breve e lunga devono avere a bordo un medico qualificato responsabile dell'assistenza sanitaria.
Voglio richiamare l'attenzione dell'aula sull'articolo 6 che finalmente cancella un obbrobrio giuridico e umano, una norma incredibilmente ancora presente nella nostra legislazione. Oggi finalmente, e purtroppo con incredibile ritardo, si abolisce l'articolo 36 della legge n. 1045 del 1939, recante «Condizioni per l'igiene e l'abitabilità degli equipaggi a bordo delle navi mercantili nazionali» e che stabiliva un regime di separazione rigida per i marittimi Pag. 52di colore. Una norma di chiara matrice segregazionista e pertanto in palese contrasto con i principi democratici del nostro ordinamento e con la nostra stessa Costituzione.
L'articolo 7 reca la copertura finanziaria per gli oneri derivanti dalle spese di missione connesse alla partecipazione di rappresentanti designati dal Governo alle riunioni del Comitato tripartito speciale, presso l'OIL, avente la funzione di seguire permanentemente l'applicazione della Convenzione, ai sensi dell'articolo XIII della Convenzione stessa.
Mi preme richiamare, in conclusione, la grande rilevanza che la Convenzione assume sul piano sociale e lavoristico: da un lato infatti la MLC 2006 costituisce un interessante approccio multilaterale, sul piano giuridico-internazionale, ai nodi posti dai processi di globalizzazione. Essa contribuisce significativamente, infatti, a stabilizzare il settore dei trasporti marittimi che si trova a far fronte ad una forte concorrenza mondiale, nonché a normalizzare lo statuto dei marittimi nel contesto della globalizzazione. È noto, infatti, quanto alcuni effetti perversi come il dumping sociale, penalizzino i marittimi e gli armatori che rispettano le regole in vigore. La MLC 2006, inoltre, rafforza la sicurezza marittima e l'attrattività della professione, la formazione del personale marittimo e la creazione di norme sociali minime in un quadro coerente.
Concludendo, ricordo che tutte le Commissioni consultate hanno espresso un parere favorevole sul testo trasmesso dal Senato, sia pure in taluni casi con circoscritte osservazioni. In proposito, segnalo che la Commissione Affari sociali si è soffermata sull'articolo 5, in precedenza descritto, invitando a valutare l'opportunità o di chiarire chi debba rilasciare – in caso di assenza a bordo di un medico – il certificato provvisorio previsto dalla norma, oppure – analogamente a quanto stabilisce la normativa attualmente vigente – di prevedere che, se il periodo di validità del certificato scade in corso di viaggio, il certificato resti valido fino al primo porto di scalo successivo. Su questo profilo, come previsto dall'articolo 5, comma 1, ritengo che un intervento in sede di decreto attuativo possa tranquillamente risolvere. Grazie.
ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA PROPOSTA DI LEGGE N. 282 ED ABBINATE
Pdl n. 282 e abb. – Disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita
Tempo complessivo: 19 ore, di cui:
• discussione generale: 7 ore;
• seguito dell'esame: 12 ore.
Discussione generale | Seguito esame | |
Relatore | 20 minuti | 30 minuti |
Governo | 20 minuti | 30 minuti |
Richiami al Regolamento | 10 minuti | 10 minuti |
Tempi tecnici | 1 ora | |
Interventi a titolo personale | 1 ora e 8 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) | 1 ora e 51 minuti (con il limite massimo di 17 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 5 ore e 2 minuti | 7 ore e 59 minuti |
Partito Democratico | 58 minuti | 2 ore e 18 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 40 minuti | 1 ora e 10 minuti |
Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente | 40 minuti | 1 ora e 7 minuti |
Scelta civica per l'Italia | 35 minuti | 49 minuti |
Sinistra Ecologia Libertà | 34 minuti | 45 minuti |
Lega Nord e Autonomie | 32 minuti | 39 minuti |
Fratelli d'Italia | 31 minuti | 35 minuti |
Misto: | 32 minuti | 36 minuti |
Centro Democratico | 9 minuti | 10 minuti |
Minoranze linguistiche | 9 minuti | 10 minuti Pag. 54 |
MAIE - Movimento Associativo italiani all'estero - Alleanza per l'Italia (API) | 7 minuti | 8 minuti |
Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) | 7 minuti | 8 minuti |
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | Pdl 1239-1271-1541-A - articolo 1 | 464 | 464 | 233 | 464 | 52 | Appr. | ||
2 | Nom. | articolo 2 | 463 | 463 | 232 | 463 | 52 | Appr. | ||
3 | Nom. | articolo 3 | 467 | 467 | 234 | 466 | 1 | 52 | Appr. | |
4 | Nom. | articolo 4 | 473 | 473 | 237 | 473 | 52 | Appr. | ||
5 | Nom. | Pdl 1239-1271-1541-A - voto finale | 462 | 462 | 232 | 462 | 52 | Appr. | ||
6 | Nom. | Pdl 1328 - articolo 1 | 440 | 440 | 221 | 440 | 51 | Appr. | ||
7 | Nom. | articolo 2 | 452 | 452 | 227 | 452 | 51 | Appr. | ||
8 | Nom. | articolo 3 | 455 | 335 | 120 | 168 | 335 | 51 | Appr. | |
9 | Nom. | articolo agg. 3.01 | 456 | 455 | 1 | 228 | 138 | 317 | 51 | Resp. |
10 | Nom. | articolo 4 | 454 | 454 | 228 | 453 | 1 | 51 | Appr. | |
11 | Nom. | articolo 5 | 459 | 366 | 93 | 184 | 366 | 51 | Appr. | |
12 | Nom. | articolo 6 | 459 | 459 | 230 | 459 | 51 | Appr. | ||
13 | Nom. | articolo 7 | 459 | 459 | 230 | 459 | 51 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 14) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | Pdl 1328 - voto finale | 447 | 420 | 27 | 211 | 420 | 50 | Appr. |