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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 107 di martedì 29 ottobre 2013

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 9,30.

  ANNA ROSSOMANDO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Baretta, Bindi, Michele Bordo, Caparini, Capezzone, Epifani, Gregorio Fontana, Gozi, La Russa, Leone, Meta, Ravetto, Sereni e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

(Iniziative volte a garantire l'invio a domicilio da parte dell'INPS della documentazione reddituale, in particolare in considerazione della situazione dei pensionati – nn. 2-00015 e 3-00011)

  PRESIDENTE. Passiamo alla interpellanza Gnecchi n. 2-00015 e all'interrogazione Zappulla n. 3-00011, concernenti iniziative volte a garantire l'invio a domicilio da parte dell'INPS della documentazione reddituale, in particolare in considerazione della situazione dei pensionati, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  Chiedo all'onorevole Gnecchi se intenda illustrare la sua interpellanza o si riservi di intervenire in sede di replica.

  MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, intendo ovviamente intervenire per dire che rispetto al CUD e all'invio del CUD siamo fuori tempo massimo e, quindi, l'interpellanza la trasformo in un discorso generale, che è quello di dire che il numero più consistente dell'utenza INPS è ovviamente una popolazione di pensionati.
  Noi siamo favorevoli all'informatizzazione, all'utilizzo online di tutte quelle che possono essere le procedure che si possono seguire online, però vorremmo che si tenesse conto anche del fatto che per i pensionati questa non è proprio una pratica d'uso comune corrente.
  Quindi noi pensiamo che, in un periodo così difficile per l'INPS, per i pensionati e soprattutto per i pensionandi, andrebbe veramente posta una particolare attenzione sull'INPS da parte del Ministero del Pag. 2lavoro. Il ruolo degli impiegati, della voce vera, della presenza fisica vera nel rapporto con i cittadini e le cittadine è fondamentale, e questo purtroppo sta scadendo. Provate a telefonare in una sede provinciale qualunque dell'INPS: è un'impresa, se non si ha il numero diretto di un impiegato, utilizzare le nuove opzioni che vengono date per riuscire ad avere una risposta. È veramente una cosa troppo difficile.
  Poi sottolineo anche che all'INPS servirebbe personale. C’è anche tutto il problema dei comandi che non vengono confermati. Si continua a dire che c’è personale di troppo, rendiamoci conto che anche i 130 mila salvaguardati non hanno ancora la certezza rispetto alle proprie salvaguardie. Quindi va bene tutto, va bene l'informatizzazione, va bene andare online, ma noi veramente preghiamo il Ministero di guardare con particolare attenzione all'INPS e di rendersi conto che, se l'INPS funziona bene nei rapporti con i cittadini e le cittadine, si crea fiducia nelle istituzioni; se l'INPS funziona male, è uno dei motivi più gravi di sfiducia nei confronti delle istituzioni, dello Stato e quindi anche di demotivazione dei cittadini e delle cittadine.
  Bisogna avere fiducia nell'INPS e, perché questa fiducia si possa riacquistare, bisogna che il personale sia sufficiente, formato e disponibile. Purtroppo negli ultimi anni la situazione è andata solo via via peggiorando. Supplichiamo il Ministero di occuparsi dell'INPS in termini positivi. La situazione è veramente drammatica, il personale è in agitazione per motivi giusti, chiediamo che ci sia una particolare attenzione.
  Quindi, rispetto all'interpellanza e all'interrogazione che poi seguirà ovviamente ci occuperemo di migliorare la situazione e noi cercheremo di vigilare perché la situazione migliori, ma chiediamo veramente al Ministero di intervenire positivamente nei confronti dell'INPS.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Carlo Dell'Aringa, ha facoltà di rispondere.

  CARLO DELL'ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, gli atti di sindacato ispettivo degli onorevoli Zappulla e Gnecchi vertono entrambi sulla disposizione della legge di stabilità per il 2013 che ha previsto, a decorrere dal 2013, il rilascio, da parte dell'INPS, della certificazione unica dei redditi di lavoro dipendente, pensioni e assimilati, CUD, in modalità telematica. Per tale ragione fornirò per esse una trattazione congiunta, come è stato già annunciato dal Presidente.
  Preliminarmente, è opportuno precisare che la citata disposizione normativa muove nella direzione di semplificare i rapporti tra pubblica amministrazione e i cittadini, individuando a tal fine le modalità più celeri ed efficaci attraverso cui possono essere soddisfatte le esigenze dei diversi utenti. L'informatizzazione dei rapporti tra pubblica amministrazione e i cittadini tende, infatti, a recuperare efficienza battendo i tempi di recapito e i costi di consegna.
  Con riferimento alle modalità telematiche, dal mese di febbraio del corrente anno, l'INPS ha reso disponibile il modello CUD nella sezione «servizi al cittadino» del proprio sito istituzionale, dove il certificato può essere visualizzato e stampato dall'utente, previa identificazione tramite il codice personale di accesso ai servizi online dell'istituto.
  Inoltre, ai cittadini in possesso di un indirizzo di posta elettronica certificata, noto all'istituto, il CUD viene recapitato alla casella PEC corrispondente. Diversamente, ai cittadini che hanno specificato un indirizzo di posta elettronica ordinaria, all'atto della richiesta del PIN viene inviata via e-mail l'informativa della disponibilità del CUD sul sito dell'istituto.
  Oltre a ciò, in considerazione di quel significativo segmento di utenza che non possiede le dotazioni e le competenze necessarie per la piena fruizione dei servizi online, e di cui giustamente si preoccupano gli interroganti, l'INPS ha approntato canali alternativi e gratuiti per ottenere il CUD in formato cartaceo mantenendo, quindi, il canale fisico di accesso. Pag. 3Il cittadino, infatti, può richiedere ed ottenere in tempo reale la consegna del suddetto certificato recandosi presso le agenzie dell'istituto (sono 600 sul territorio nazionale), che a tal fine – l'INPS ci assicura – hanno potenziato il front office di sede, dedicando almeno uno sportello veloce al rilascio cartaceo del CUD.
  In secondo luogo, sono state appositamente istituite in tutte le strutture territoriali dell'istituto postazioni informatiche self-service, presso le quali gli utenti in possesso di PIN possono procedere alla stampa dei certificati reddituali in argomento ricorrendo, ove necessario, all'assistenza da parte del personale dell'URP. È, inoltre, possibile ottenere il rilascio del CUD tramite gli istituti di patronato e i centri di assistenza fiscale, cui il cittadino abbia conferito specifico mandato.
  Inoltre, l'INPS, al fine di contemperare le finalità di efficienza ed ammodernamento della pubblica amministrazione e di semplificazione dei rapporti con i cittadini con le esigenze della fascia di utenza che si trova in una condizione di oggettiva difficoltà o impossibilità di avvalersi dei canali fisici e telematici resi disponibili, ha previsto altre alternative per ottenere il CUD.
  In primo luogo, attraverso il servizio «sportello mobile». Infatti, i pensionati ultraottantacinquenni, i titolari di indennità di accompagnamento speciale o di comunicazione e i pensionati residenti all'estero possono contattare un operatore della sede INPS territorialmente competente per la fornitura di diversi servizi, ivi incluso l'invio del CUD al proprio domicilio.
  L'Istituto inoltre ha provveduto – attraverso la propria articolazione territoriale ed il contact center multicanale – all'invio del CUD al domicilio del relativo titolare, su espressa richiesta dell'interessato (per le richieste di invio a domicilio da parte dei pensionati residenti all'estero sono stati attivati tre numeri telefonici).
  È infine consentito il rilascio del CUD a persona delegata dal titolare. In questo caso la richiesta, presentata dalla persona delegata, deve essere corredata dal mandato con il quale si autorizza esplicitamente l'INPS a rilasciare la certificazione richiesta.
  Tengo a sottolineare che tutte le modalità per il conseguimento del CUD finora descritte sono gratuite. L'unica modalità che prevede un onere per l'utente è costituita dal ritiro del CUD presso quegli uffici postali appartenenti alla rete «Sportello amico» istituiti da Poste Italiane in adesione al progetto «Reti amiche», promosso dal Ministero della pubblica amministrazione e innovazione, al fine di facilitare l'accesso dei cittadini ai servizi della pubblica amministrazione e di ridurre i tempi delle procedure burocratiche. Già da alcuni anni, infatti, è in vigore una convenzione tra l'INPS e Poste Italiane in forza della quale tali sportelli rilasciano, dietro un corrispettivo a carico dell'utente, alcuni certificati per conto dell'INPS, tra cui il CUD pensionati e il CUD assicurati. L'Istituto ha inoltre comunicato di aver pubblicato nello scorso mese di febbraio, la circolare n. 32 contenente la descrizione completa di tutti i canali di accesso. Quindi è una circolare che descrive quali sono questi canali di accesso cui ho fatto riferimento.
  Le modalità rese disponibili per il prelievo o la trasmissione del CUD sono state illustrate in appositi comunicati stampa e in numerose partecipazioni di rappresentanti dell'Istituto a trasmissioni televisive e radiofoniche. A livello locale, le strutture INPS contribuiscono alla diffusione delle istruzioni per ottenere il documento.
  Allo scopo di divulgare le informazioni in modo capillare vengono utilizzati tutti i canali di comunicazione esistenti e disponibili: dagli sms agli indirizzi e-mail eventualmente disponibili, agli uffici di sede, fino alle residue comunicazioni postali di altra natura che sono state emesse fino a tutto il mese di febbraio. Parallelamente, è in corso un rafforzamento della campagna di promozione del PIN – condizione preliminare per ottenere i certificati in modalità telematica – presso i cittadini utenti, direttamente, per corrispondenza e per il tramite delle sedi, con apposito materiale informativo.Pag. 4
  A conferma di tutto ciò, può essere utile considerare che, sulla base dei dati forniti dall'INPS, si può ritenere che la quasi totalità dei pensionati che devono fare una dichiarazione dei redditi ha già ricevuto il proprio CUD.
  In particolare, ad oggi sono stati prelevati dal sito istituzionale dell'Istituto circa 3 milioni 640 mila CUD; 968 mila certificazioni sono state rilasciate dalle sedi e circa 195 mila dagli sportelli di Reti amiche. Inoltre, circa 239 mila CUD sono stati inviati a mezzo PEC, 8,7 milioni sono stati distribuiti dagli intermediari, mentre ne sono stati postalizzati circa 1 milione e 56 mila, a seguito di richiesta inoltrata al contact center.
  In conclusione, l'andamento delle attività di rilascio della certificazione dei redditi ha fatto emergere come le strutture dell'Istituto coinvolte abbiano operato in modo sinergico al fine di rendere minimi gli effetti di tale cambiamento sull'utenza, facilitando il ritiro del CUD da parte degli interessati, in un'ottica anche di efficienza della pubblica amministrazione.
  Peraltro, infine, su impulso del Ministero che rappresento, l'Istituto avrà cura di rendere ancora migliori le modalità innanzi descritte, affinché siano definitivamente superate le difficoltà derivanti dalla introduzione delle nuove procedure.
  Da parte mia, sono molto sensibile al richiamo anche appassionato dell'interpellante sui margini di miglioramento che esistono per un miglior funzionamento dell'INPS.
  Si è fatto riferimento al problema dei salvaguardati, anche ai contatti telefonici che sembrano apparire talvolta problematici e all'organizzazione del personale che ritengo che vada monitorata da parte del Ministero soprattutto in questa fase in cui l'INPS è oggetto di fortissime richieste da tutti i punti di vista, anche dagli organismi politici, proprio per i provvedimenti che deve progressivamente assumere.

  PRESIDENTE. L'onorevole Gnecchi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza n. 2-00015.

  MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, ovviamente tutte le procedure seguite per il CUD le conosciamo bene perché siamo a novembre e tutto ciò si è svolto in occasione delle dichiarazioni dei redditi. Quindi, su quello manteniamo le nostre perplessità. Invito veramente a provare a telefonare a una sede provinciale per rendersi conto di persona di quali siano le difficoltà per arrivare a parlare con qualcuno e, quindi, manteniamo tutta la perplessità rispetto a quello che abbiamo detto.
  Apprezziamo invece che il sottosegretario Dell'Aringa ci garantisca che serve una maggiore attenzione nei confronti dell'Istituto. L'Istituto è sotto pressione sia per le richieste parlamentari che per le richieste da parte dei cittadini e delle cittadine, e veramente rivolgiamo un accorato appello perché ancora neanche i 65 mila primi salvaguardati, neanche quelli che hanno veramente diritto già alla pensione, sono in possesso della prima liquidazione della prima rata di pensione.
  Questo è gravissimo, oltre all’«insicurezza» di quelli che non hanno ancora avuto la lettera. Ricordiamo che, anche per quanto riguarda la seconda salvaguardia dei 55 mila, sono passati ormai cinque mesi dalla richiesta alle DTL di capire se fossero o meno tra i 55 mila salvaguardati. Quindi non oso immaginare per gli ulteriori 10 mila, adesso per i 6.500 licenziati, per i 2.500 familiari di disabili e per tutte quelle situazioni rispetto alle quali noi vogliamo continuare ad operare in termini di correzione di una manovra Fornero assolutamente sbagliata, con risparmi assolutamente inaccettabili dal 2012 al 2021.
  Quindi, oltre a voler tornare a giustizia rispetto al sistema previdenziale, ci auguriamo anche che ci sia una particolare attenzione di rafforzamento vero – rafforzamento vero – dell'INPS in termini positivi. Su questo, la risposta del sottosegretario mi fa ben sperare. Speriamo ovviamente che sia una azione convinta.

  PRESIDENTE. L'onorevole Zappulla ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per Pag. 5la risposta alla sua interrogazione n. 3-00011. Ha cinque minuti.

  GIUSEPPE ZAPPULLA. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, sono apprezzabilissimi la risposta, lo sforzo e il ragionamento che viene fatto, ma io insisto perché ci sono troppe cose che non funzionano.
  L'esperienza del 2013 ha consegnato una situazione che definire complicata e sconcertante è poco, e ci si appresta a incontrare e a far fronte a una nuova campagna del 2014 alle stesse identiche condizioni e, se è possibile, ulteriormente aggravate.
  Allora, la ragione della interrogazione, peraltro fatta circa sei mesi fa, è abbastanza evidente e attiene alla preoccupazione e al disorientamento diffuso che c’è stato in tantissimi pensionati sulla base della scelta, appunto, degli enti previdenziali e dell'INPS in particolar modo, di inviare telematicamente i modelli CUD del 2013. Non solo questa scelta non ha riscosso il favore degli anziani, ma soprattutto in quanti sono più avanti negli anni ha provocato timori, se non addirittura panico.
  Secondo una ricerca ultima in campo della Audiweb del 2011, solo il 14,3 per cento degli utenti di Internet è rappresentato da cittadini di età dai 55 ai 74 anni.
  Solo lo 0,6 per cento va oltre i 75 anni. Auspicare, quindi, l'utilizzo degli strumenti informatici a tutte le età è ovviamente condivisibile; darlo per scontato e addirittura acquisito significa disconoscere la realtà. Se è vero che la scelta dell'INPS e degli enti previdenziali è conseguenza di precisi provvedimenti governativi e – diceva il sottosegretario – anche dell'esigenza di semplificazione, imporre a chi non ha conoscenza e dimestichezza l'utilizzo degli strumenti tecnologici e di Internet è un atto – mi si consenta – miope e di assoluta insensibilità.
  Parlano i fatti: il caos e le polemiche scatenate lo scorso inverno, lunghe file agli sportelli INPS, delle Poste, dei CAF, dei sindacati di categoria (peraltro, con la beffa perpetrata a tanti anziani dalle stesse Poste, che per il rilascio del modello CUD – se voi ricordate – hanno preteso il pagamento di una somma pari a 2,70 euro, più IVA); il proliferare di fatiscenti, improvvisati o presunti CAF – in palese concorrenza sleale con quelli seri, per fortuna, che ci sono in giro per l'Italia – ai quali non è sfuggita l'occasione ghiotta di un bottino di facile preda, pretendendo somme in cambio del «gravoso» lavoro svolto.
  La verità amarissima è quella di un salto nel buio per milioni di pensionati, che si sono visti ledere il diritto a ricevere la documentazione non solo del modello CUD – aggiungo alle considerazioni, che condivido, della collega Gnecchi –, ma anche del cedolino della pensione, il cosiddetto «Modello Obis M», che certifica le spettanze mensili dell'anno in corso e del quale né i CAF, né le Poste sono abilitate al rilascio.
  C’è stato, quindi, chi – e sono milioni di persone –, dopo avere fatto lunghe file alle Poste per ottenere il CUD, ha dovuto richiedere ad altri (INPS, sindacati e patronati) il certificato di pensione. Insomma, una sorta di odissea.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIUSEPPE ZAPPULLA. L'INPS, nonostante – sto completando – le reiterate e precise osservazioni dei sindacati di categoria, ha ritenuto di andare avanti. La verità – a mio avviso – è che la logica della razionalizzazione e del giusto contenimento dei costi non può essere «scaricata» sui diritti elementari dei più deboli, in questo caso dei pensionati.
  Concludo, Presidente. Sottosegretario, lo voglio dire con estrema chiarezza e non è una divagazione. Quando per tantissimi pensionati e sempre di più si pone la domanda drammatica se comprare da mangiare o acquistare le medicine occorrenti, è il livello generale di civiltà di un Paese e di una società che si abbassa pericolosamente. Si pone e si impone un colossale processo di riequilibrio e di redistribuzione dei sacrifici, da un lato, e della ricchezza, dall'altro. Si pone l'esigenza Pag. 6di rivalutare le pensioni, a partire ovviamente da quelle più basse, ponendo un tetto su quelle più alte. Si pone l'esigenza – e concordo anche su questo con la collega Gnecchi – di modificare radicalmente, in modo serio, intelligente e selettivo la legge Fornero, sia per chi è in pensione sia per quanti la pensione...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  GIUSEPPE ZAPPULLA. ... rischiano di non vederla. Quindi, mi ritengo soddisfatto dello sforzo del sottosegretario, ma insoddisfatto nel merito – mi sia consentito – e chiedo che per l'anno 2014...

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIUSEPPE ZAPPULLA. ... il Ministero e il Governo rivedano questa decisione, riaprano una valutazione con l'INPS...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Zappulla.

  GIUSEPPE ZAPPULLA. ... e con gli enti previdenziali, perché non si ripeta lo scempio del 2013.

(Chiarimenti in merito alla sostituzione di un componente del consiglio direttivo dell'Anvur, anche nell'ottica di un'adeguata rappresentanza degli atenei del Mezzogiorno e dell'area delle scienze umane – n. 3-00048)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Binetti n. 3-00048, concernente chiarimenti in merito alla sostituzione di un componente del consiglio direttivo dell'Anvur, anche nell'ottica di un'adeguata rappresentanza degli atenei del Mezzogiorno e dell'area delle scienze umane (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Gabriele Toccafondi, ha facoltà di rispondere.

  GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, l'interrogante sottolinea l'opportunità che, in occasione della sostituzione della professoressa Kostoris, quale componente del consiglio direttivo dell'Anvur, venga designato nel medesimo consiglio un esponente accademico proveniente dagli atenei del Mezzogiorno e dall'area delle scienze umane.
  Il regolamento concernente la struttura e il funzionamento dell'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur), di cui al decreto del Presidente della Repubblica 1o febbraio 2010, n. 76, prevede che i sette componenti del consiglio direttivo dell'Agenzia siano scelti «tra personalità, anche straniere, di alta e riconosciuta qualificazione ed esperienza nel campo dell'istruzione superiore e della ricerca, nonché della valutazione di tali attività, provenienti da una pluralità di ambiti professionali e disciplinari» e siano nominati con decreto del Presidente della Repubblica, sentite le competenti Commissioni parlamentari, su proposta del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il quale sceglie i candidati nell'ambito di un elenco composto da non meno di dieci e non più di quindici persone, definito da un comitato di selezione, a sua volta espressione del mondo accademico, anche internazionale.
  Tutti i componenti del primo consiglio direttivo che si è insediato il 2 maggio 2011 sono attualmente in servizio, fatto salvo il professor Giuseppe Novelli, il quale ha recentemente rassegnato le dimissioni.
  A seguito di tale circostanza è stata avviata la procedura di designazione del nuovo componente e il Ministro, nell'ambito dell'elenco di candidati predisposto dal suddetto comitato di selezione, in data 20 settembre 2013 ha proposto il professor Andrea Graziosi, ordinario di storia contemporanea dell'Università Federico II di Napoli.
  Come auspicato dall'onorevole interrogante, la designazione del professor Graziosi opera quindi un riequilibrio nell'ambito del consiglio direttivo dell'Anvur, sia Pag. 7sotto il profilo delle competenze disciplinari, sia sotto il profilo della provenienza dei componenti dalle diverse aree universitarie del territorio nazionale.
  Tale circostanza è stata sottolineata anche dalle competenti Commissioni parlamentari di Camera e Senato, che, rispettivamente in data 14 ottobre e 8 ottobre 2013, hanno espresso parere favorevole alla nomina del professor Graziosi.

  PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione, per cinque minuti.

  PAOLA BINETTI. Signor Presidente, io ringrazio della risposta, che peraltro trova anche una sua collocazione all'interno del «decreto scuola», che stiamo discutendo in questi giorni e per il quale è prevista proprio una riflessione specificamente dedicata all'Anvur e quindi anche alla necessità di ricostituire il pool di saggi attraverso il quale scegliere poi i membri dell'Anvur.
  Il sottosegretario prima faceva riferimento a due dei tre parametri che io avevo indicato: quello che fosse un membro di provenienza da un'università del Sud; quello che fosse un membro di provenienza dall'area umanistica rispetto all'area scientifica; il terzo parametro indicato era che fosse una donna, questo perché si andava a sostituire una membro femminile, l'unico peraltro membro femminile del consiglio; questo è un dettaglio che è stato sottaciuto, non so se semplicemente per svista o perché poi di fatto la Kostoris è rimasta nella composizione, però volevo sottolineare che la pluralità dei parametri da tenere presenti richiede che il pool entro il quale il Ministro possa scegliere debba essere forse un po’ più ampio che non i nove membri designati, perché effettivamente in questa logica diventa molto difficile tenere conto di tutte le componenti che fanno parte dell'obiettività che si richiede ad un consiglio direttivo come quello dell'Anvur, in capo al quale c’è uno dei temi più importanti, a cui anche il recente «decreto scuola», che appunto stiamo discutendo, affida il processo di miglioramento di tutto il sistema universitario, oltre che del sistema scolastico, che è il difficile tema della valutazione. Quando si tratta di valutare i docenti, quando si tratta di valutare i curricula, quando si tratta di valutare gli atenei, quando si tratta quindi indirettamente anche di valutare poi la resa degli studenti, è evidente che la tipologia delle competenze e la complessità dei problemi richiedono l'integrarsi di saperi scientifici con saperi umanistici, per quell'unico scopo di considerare quell'unità del sapere che contraddistingue l'università in quanto tale (per questo è universitas, perché è università di saperi, oltre che università di docenti e di discenti). Questo richiede uno sguardo che sia davvero oggettivamente capace di rendere la multidimensionalità di certi processi.
  E la multidimensionalità può essere illustrata soltanto anche attingendo ad una multiprofessionalità.
  Quindi, io ringrazio il sottosegretario. Ovviamente questa interrogazione era stata presentata cinque mesi fa e una settimana fa c’è stata la risposta che è venuta dalle due Commissioni. Siamo in fase di discussione del decreto-legge e, quindi, l'interrogazione probabilmente ad oggi risulta – diciamo – inutile, perché ha già trovato tutte le sue risposte. Però, per quello che vale come problematica posta e, quindi, anche come incentivo alla riflessione sul tema della valutazione e sul tema del riconoscimento delle competenze, mi dichiaro soddisfatta e ringrazio.

(Misure a favore dei docenti di sostegno al fine di garantire la tutela del diritto allo studio e all'integrazione scolastica per gli alunni con disabilità – n. 3-00281)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Binetti n. 3-00281, concernente misure a favore dei docenti di sostegno al fine di garantire la tutela del diritto allo studio e all'integrazione scolastica per gli alunni con disabilità (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).Pag. 8
  Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Gabriele Toccafondi, ha facoltà di rispondere.

  GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, il tema illustrato dall'onorevole interrogante è stato affrontato, anche di recente nella discussione in quest'Aula e in Commissione cultura, attraverso atti di sindacato ispettivo di contenuto analogo. Anche in questa occasione vanno sottolineati, per un verso, la fondamentale importanza che l'ordinamento scolastico da ormai molto tempo attribuisce al processo di integrazione degli alunni con disabilità e, per altro verso, i continui sforzi che il Governo sta compiendo in questa direzione, non ultimo nel «decreto scuola» proprio in questi giorni all'esame della Camera.
  Si ricorda che il nostro ordinamento ha concretamente dato attuazione al diritto all'istruzione e alla formazione per gli studenti disabili già a partire dagli anni Settanta e che sui primi interventi normativi in argomento si è poi inserita la nota legge n. 104 del 1992 e, da ultimo, la legge n. 170 del 2010, riguardante i disturbi specifici dell'apprendimento. La lettura coordinata di tali disposizioni consente di comprendere come l'intenzione del legislatore sia quella di costruire il sistema di tutela dei soggetti disabili attorno alle due idee fondamentali di integrazione e di inclusione, laddove per integrazione si intende la realizzazione del diritto dei soggetti con disabilità a essere inseriti a pieno titolo nel contesto scolastico e per inclusione la garanzia che tale contesto consenta il massimo sviluppo possibile delle capacità, abilità e potenzialità degli stessi.
  Al riguardo, si ricorda anche che le linee guida per l'integrazione scolastica degli alunni con disabilità stabiliscono che si è integrati e inclusi in un determinato contesto quando si effettuano esperienze e si attivano apprendimenti insieme agli altri e quando si condividono obiettivi e strategie di lavoro attraverso la comunicazione, la socializzazione e la relazione interpersonale.
  Per quanto attiene alle questioni sull'organico del personale docente specializzato, si ricorda che il recente decreto-legge n. 104 del 12 settembre 2013, la cui conversione è attualmente in discussione in quest'Aula, introduce importanti innovazioni tese a migliorare l'erogazione del servizio e a garantire continuità didattiche nella programmazione. È stato infatti previsto, nell'arco di tre anni, un incremento della dotazione organica di diritto dei posti di sostegno per 26.684 unità e le relative assunzioni sui posti autorizzati, che saranno effettuate in aggiunta a quelle ordinarie di sostituzione del personale collocato a riposo.
  Si ricordano poi, quanto alle procedure di assegnazione, le indicazioni fornite dalla Direzione generale per il personale scolastico del 18 settembre scorso, con le quali si invitano le scuole a tenere in considerazione, per il conferimento delle supplenze sul sostegno, le disponibilità manifestate da aspiranti in possesso del titolo di specializzazione, anche non inclusi in graduatorie di circolo e di istituto.
  Tali interventi sono peraltro in linea con un ben preciso programma di azione già in atto da alcuni anni.
  Dopo l'intervento della Corte costituzionale (sentenza 22 febbraio 2010, n. 80), che ha abrogato la disposizione che fissava il tetto massimo di posti di sostegno attivabili in organico di fatto, già il decreto-legge n. 78 del 2010 aveva previsto l'attivazione di posti in deroga per far fronte a situazioni di particolare gravità.
  Va poi registrata la tendenza alla stabilizzazione degli insegnanti per il sostegno: nell'anno scolastico 2011/2012 la quota di insegnanti a tempo indeterminato sul totale dei posti in organico è pari al 63,4 per cento (contro il 48,5 per cento registrato nell'anno scolastico 2004/2005); negli ultimi quattro anni il numero dei suddetti docenti è passato da 88.441 ad oltre 101.300, con un rapporto docenti/alunni nella realtà nazionale corrispondente a 1 docente su 1,99 alunni.

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  PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

  PAOLA BINETTI. Signor Presidente, sono soddisfatta anche per la coincidenza recente: l'interrogazione è di cinque settimane fa, la precedente era di cinque mesi, ma comunque anche in questo caso la fortuna ha voluto che il recente decreto-legge che stiamo discutendo offra intrinsecamente una risposta positiva al quesito, proprio attraverso l'assunzione dei previsti 26 mila insegnanti di sostegno. Pertanto, questo già costituisce un elemento concreto di soddisfazione che è la risposta operativa data ai bisogni dei ragazzi, considerata anche la complessità della gestione delle classi in cui sono presenti alunni gravemente disabili.
  Quindi, da parte mia c’è soddisfazione, perché mi sembra che il Ministero abbia voluto scegliere, tra le tante vie possibili, quella di farsi carico degli studenti con maggiori difficoltà. Tra le molte possibilità di intervenire nel complesso tessuto scolastico è stata guardata con particolare attenzione la situazione di coloro che avevano maggiore bisogno per il fatto di avere maggiori difficoltà.
  Certamente il tema dell'insegnante di sostegno riguarda tre aspetti fondamentali: uno è quello delle competenze specifiche, quindi si faceva riferimento alla possibilità di avere una specializzazione.
  L'altro riguarda la relazione concreta e costante con i bambini – dico bambini perché ci troviamo comunque nell'ambito della scuola dell'obbligo – aventi difficoltà. Qui va garantita la continuità di relazione. Un bambino che entra in prima elementare con gravi problemi è difficile che possa adattarsi con facilità al fatto che gli si garantisce magari analogamente un insegnante di sostegno, però nella peggiore delle ipotesi glielo cambio tutti gli anni. Quindi, abbiamo bisogno che alla competenza specifica corrisponda una stabilità di relazione con il bambino, ma anche stabilità di relazione con la rete-classe, cioè con i colleghi che insegnano in quella classe, con cui non sempre è facile la collaborazione e la coabitazione, e comunque con tutto l'insieme dei bambini e delle loro famiglie.
  Quindi, la delicatezza dell'insegnante di sostegno riguarda una complessità di temi e di problemi che devo dire la legge italiana, la legge n. 104 del 1992, ha recepito sempre con grande attenzione. Non vedo in quest'Aula nessuno sufficientemente anziano da ricordare quello che succedeva ancora intorno all'inizio degli anni Settanta, quando c'erano le classi differenziali, le classi speciali: delle forme di falsa integrazione, perché, in realtà, accoglievano lo studente, ma poi lo segregavano in un contesto, seppure con un buono spirito, che era quello di fornirgli una formazione tecnologicamente o anche metodologicamente assolutamente centrata sui suoi bisogni, ma poi privandolo della possibilità di interagire con il gruppo di compagni e, quindi, di rispondere anche alle sollecitazioni che, per analogia di età, sarebbero potute venire dal gruppo.
  La legge italiana è una buona legge – lo sappiamo –, normalmente è sempre una buona legge e costituisce, in questo campo specifico, anche una legge che ha fatto da modello a livello europeo. Le difficoltà nascono poi sul piano attuativo, quando dai principi si passa alla concretezza dei gesti.
  Questa risposta, di cui io ringrazio il sottosegretario e che acquista tutto il suo valore alla luce del decreto-legge sulla scuola che stiamo discutendo e che mi auguro si possa approvare il prima possibile, deve costituire una risposta, anche perché con il tempo è cresciuta la sensibilità da parte degli insegnanti e dei genitori per quelle che non sono più solo le gravi disabilità – penso al bambino gravemente autistico, a quello a basso rendimento o a quello che abbia difficoltà sul piano motorio molto pesanti –, ma è cresciuta anche la sensibilità per quelli che vanno sotto il nome di disturbi specifici dell'apprendimento, che molte volte sono forme nemmeno di insufficienza o di piccola insufficienza, ma sono quelle forme che poi rendono praticamente impossibile il passaggio del ragazzo dalla scuola dell'obbligo Pag. 10alla scuola media superiore, qualunque essa sia, soprattutto anche scuole di carattere tecnico-professionale, eccetera.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  PAOLA BINETTI. Concludo. Nella diversità e difficoltà di questo passaggio si innesta il problema su cui pure il decreto che stiamo discutendo interviene e che è il problema della dispersione scolastica: dispersione dovuta al fatto che il ragazzo, in un certo senso, non ce la fa a stare al passo con i colleghi, non ce la fa a interessarsi ai contenuti che gli vengono proposti, perché in qualche modo è privo di quelle abilità di base che dovrebbero garantirgli un apprendimento soddisfacente.
  Quindi, io ringrazio, e mi auguro davvero che a questo possa seguire un'applicazione virtuosa dell'intero complesso delle norme già esistenti e delle norme che stiamo inserendo in questi giorni.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15,30 con il seguito della discussione del decreto-legge recante misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca.

  La seduta, sospesa alle 10,15, è ripresa alle 15,30.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bressa, Giancarlo Giorgetti, Giorgis, Gitti, Leone, Melilla, Pisicchio, Sisto e Toninelli sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sui lavori dell'Assemblea (ore 15,32).

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, in relazione alla richiesta del presidente della V Commissione (Bilancio), motivata in base all'impossibilità di esprimere il prescritto parere sul testo e sugli emendamenti, in attesa dei necessari elementi istruttori, si è unanimemente convenuto, con riferimento alla ripresa pomeridiana dei lavori, di passare direttamente al seguito dell'esame delle mozioni e di rinviare, alla seduta di domani, l'esame del disegno di legge n. 1574 – Conversione in legge del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, recante misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca (da inviare al Senato – scadenza: 11 novembre 2013) e, alla prossima settimana, l'esame del conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2012 (Doc. VIII, n. 1) e del progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2013 (Doc. VIII, n. 2) (lunedì 4 novembre pomeriggio, discussione generale e mercoledì 6 novembre mattina, votazioni).
  Per quanto riguarda le mozioni di cui al quarto e quinto punto all'ordine del giorno, su richiesta del Governo, si è unanimemente convenuto di esaminare dapprima quella relativa alle iniziative in favore dei celiaci e, quindi, quella relativa al rilancio del settore manifatturiero.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,35).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15,55.

  La seduta, sospesa alle 15,35, è ripresa alle 15,55.

Pag. 11

Seguito della discussione delle mozioni Vezzali, Valeria Valente, Rampelli, Capelli ed altri n. 1-00151, Mongiello ed altri n. 1-00158, Laffranco ed altri n. 1-00159, Nicchi ed altri n. 1-00215, Rondini ed altri n. 1-00219 e Cecconi ed altri n. 1-00222 concernenti iniziative in favore dei celiaci, con particolare riferimento alla normativa comunitaria.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Vezzali, Valeria Valente, Rampelli, Capelli ed altri n. 1-00151, Mongiello ed altri n. 1-00158, Laffranco ed altri n. 1-00159, Nicchi ed altri n. 1-00215, Rondini ed altri n. 1-00219 e Cecconi ed altri n. 1-00222 concernenti iniziative in favore dei celiaci, con particolare riferimento alla normativa comunitaria (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Ricordo che nella seduta di lunedì 28 ottobre 2013 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Intervento e parere del Governo)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per la salute, Paolo Fadda, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  PAOLO FADDA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, onorevoli parlamentari, l'illustrazione di tutte le mozioni avvenuta nella giornata di ieri e la relativa discussione sulle linee generali ha dimostrato che il sistema Italia per la cura delle celiachia è a livelli di eccellenza. Siamo all'avanguardia in Europa; garantiamo il diritto alla prevenzione e alla cura di decine di migliaia di persone. Da parte di tutti noi, Governo e Parlamento, vi è la ferma volontà non solo di mantenere tali livelli assistenziali, ma anche di migliorarli, evitando qualsiasi battaglia di carattere ideologico tra maggioranza e opposizione, cercando invece tutti insieme di evitare che l'Unione europea possa creare condizioni di peggioramento del nostro sistema, un sistema che si qualifica, ripeto, per un eccellente livello di tutela della salute dei cittadini, se confrontato soprattutto con le altre nazioni occidentali. Un livello che è stato conseguito nel tempo grazie a interventi di diversi Governi, a iniziare dal 1982.
  La legge n. 123 del 2005, recante norme per la protezione dei soggetti malati di celiachia, al fine di consentire un normale inserimento nella vita sociale dei soggetti affetti da celiachia, ha previsto una serie di interventi, tra cui: la conferma del diritto all'erogazione gratuita dei prodotti sostitutivi degli alimenti a base di cereali contenenti glutine; la garanzia della somministrazione su richiesta di pasti senza glutine nelle mense scolastiche, ospedaliere e nelle mense annesse alle strutture pubbliche; l'obbligo della formazione professionale in materia di celiachia per gli operatori del settore turistico e ristorativo.
  Il diritto all'erogazione gratuita sotto forma di assistenza sanitaria integrativa dei prodotti sostitutivi degli alimenti a base di cereali contenenti glutine è stato previsto, come si accennava, per la prima volta già con il decreto ministeriale del 1o luglio 1982, perfezionato e modificato da successivi decreti.
  Tali alimenti sostitutivi sono inseriti in un apposito registro nazionale dei prodotti destinati ad una alimentazione particolare di cui all'articolo 7 del decreto ministeriale 8 giugno 2001, e sono dispensati gratuitamente a chi ha ricevuto diagnosi di celiachia. Il contributo economico per l'acquisto di tali prodotti è attualmente regolato dal decreto del 2006. Ogni anno il sistema sanitario nazionale si fa carico di garantire la gratuità degli alimenti a base di cereali senza glutine ai celiaci.
  Inoltre – ripeto, inoltre –, le regioni, in base alle proprie risorse e alle proprie priorità, nell'ambito della loro autonomia, possono stabilire modalità di erogazione diverse da quelle fissate a livello nazionale.
  In sede comunitaria il Ministero della salute ha sempre sostenuto la necessità di garantire e tutelare le persone intolleranti Pag. 12al glutine. Tale impegno dovrà e sarà rafforzato dopo il dibattito e l'approvazione delle mozioni in discussione.
  Si ricorda che nella fase finale dell'approvazione del Regolamento europeo (UE) n. 609/2013 è stata accolta la richiesta italiana di mantenere una distinzione nell'etichettatura per i prodotti senza glutine e formulati per i celiaci rispetto agli alimenti che ne sono naturalmente privi, per i quali la stessa indicazione «senza glutine» viene riportata in etichetta solo come informazione accessoria.
  Nell'iter normativo che la Commissione europea dovrà seguire per riscrivere le disposizioni del Regolamento (CE) n. 41/2009, da parte del Governo si presterà la massima attenzione a che la suddetta differenziazione venga assicurata in modo adeguato, ciò anche per poter continuare a mantenere a carico del Servizio sanitario nazionale l'erogazione dei prodotti formulati espressamente per i celiaci ai sensi della legge n. 123 del 2005 sulla celiachia, venendo meno per essi l'attuale status di prodotti dietetici.
  Il Ministero della salute parteciperà quindi fattivamente alle riunioni comunitarie che verranno indette per garantire in modo corretto il trasferimento dei principi contenuti nel Regolamento europeo (CE) n. 41/2009 all'interno del nuovo Regolamento (UE) n. 1169/2011, allo scopo di poter distinguere gli alimenti per i celiaci. Parallelamente all'evoluzione normativa comunitaria, si potrà procedere ad una revisione generale dei parametri e dei criteri alla base dell'erogazione nonché delle misure ed azioni più opportune per un monitoraggio dei prezzi e quindi valutare, come è stato richiesto anche da alcuni presentatori delle mozioni, la possibilità di intervenire per poter vendere anche in luoghi diversi dalle farmacie i prodotti per le persone affette da celiachia, nonché intervenire per garantire un periodico riesame dei tetti di spesa.
  Nella contingenza attuale si prevede di mantenere l'erogabilità dei prodotti in questione per i soggetti affetti da celiachia, come stabilito dal decreto ministeriale 8 giugno 2001. Oltre a quello per i prodotti senza glutine, ogni anno lo Stato utilizza, per ottemperare alla legge 123 del 2005, due ulteriori capitoli di spesa per garantire la sicurezza nella somministrazione di pasti senza glutine e la formazione degli operatori del settore alimentare.
  Per rispondere con i dovuti dettagli alle richieste degli onorevoli firmatari, si precisa che dal 2006 ad oggi le somme elargite alle regioni e alle province autonome ai sensi della legge n. 123 del 2005 sono state le seguenti: 17.260.133 euro per le attività correlate alla somministrazione dei pasti senza glutine, 2.283.048 per la formazione di aggiornamento professionale degli operatori del settore turistico-ristorativo. Sempre nell'ambito della ristorazione collettiva, vista la necessità di rendere uniformi le regole e i servizi offerti ai cittadini nel territorio nazionale, il Ministero della salute ha redatto una bozza di documento sulla ristorazione collettiva senza glutine al fine di allineare le regole operative per gli operatori del settore alimentare che producono, somministrano e/o vendano alimenti, bevande e pasti senza glutine non confezionati, direttamente al consumatore finale. Tale documento è stato presentato il 20 maggio 2013 alla riunione del tavolo interregionale, alla presenza dei rappresentanti delle regioni che si sono impegnati a lavorare insieme a questo documento e a trasformarlo in un'intesa Stato-regioni.
  Per quanto riguarda gli aspetti della prevenzione e della diagnostica, al fine di promuovere diagnosi corrette e precoci, il Ministero della salute ha formalizzato nel 2007 un accordo con le regioni su un documento di inquadramento per la diagnosi e il monitoraggio della celiachia e le relative patologie associate. Alla fine del 2011, a circa vent'anni dall'ultima revisione, sono state pubblicate le nuove linee guida per la diagnosi di malattia celiaca in età pediatrica della Società europea di gastroenterologia pediatrica. L'eliminazione dell'esame istologico dal protocollo diagnostico è stato reso possibile dalla migliore conoscenza della malattia celiaca Pag. 13da parte degli operatori sanitari e soprattutto dalla disponibilità di nuovi test diagnostici.
  Le nuove linee guida mantengono comunque la necessità dell'esecuzione e della valutazione istologica delle mucosa duodenale in tutti i casi sospetti in cui i risultati degli esami ematici non sono dirimenti. Il Ministero della salute, in collaborazione con l'Istituto superiore di sanità, ha in programma di riesaminare il documento di inquadramento per la diagnosi e il monitoraggio della malattia celiaca siglato nel 2007, aggiornandolo e armonizzandolo con le nuove linee guida e con le altre recenti acquisizioni della letteratura scientifica.
  Per quanto riguarda la formulazione nell'ambito dei nuovi livelli essenziali di assistenza di una specifica linea di indirizzo nazionale a vantaggio dei pazienti, si rassicura che lo schema del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di aggiornamento dei LEA, predisposto dal Ministero della salute e sottoposto al Ministero dell'economia e delle finanze, conferma tale previsione, disponendo, in particolare, il rafforzamento di carattere vincolante dei tetti riportati dal decreto ministeriale del 2001.
  Il medesimo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri e di revisione dei LEA ha inoltre previsto l'introduzione di due nuove prestazioni diagnostiche nell'elenco delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale, erogabili nell'ambito del Servizio sanitario nazionale.
  Alla luce delle considerazioni sopra rese, si esprime quindi la posizione favorevole del Governo in merito a tutti gli impegni previsti dalle mozioni in esame.
  Ci auguriamo, visto il dibattito, vista l'attenzione di quest'Aula e vista la non strumentalizzazione da parte di nessuna forza politica, che ci sia la possibilità di unificare le mozioni per poter avere un documento unico e sistematico su un argomento così importante.

  PRESIDENTE. Sottosegretario Fadda, la Presidenza la ringrazia per l'articolato parere sulle mozioni, tuttavia ricordo al Governo che il Regolamento prevede la replica del Governo alla fine della discussione generale e poi un secondo momento nel quale il Governo esprime il parere sulle mozioni. Questo vale anche per il futuro.
  Per il presente, avrei bisogno però di capire meglio se il parere è favorevole su tutte le mozioni, sia sulle premesse, sia sui dispositivi.

  PAOLO FADDA, Sottosegretario di Stato per la salute. Si, signor Presidente: il parere è favorevole su tutte le mozioni.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Saluto gli studenti e i docenti dell'istituto tecnico commerciale «Giambattista Vico» di Agropoli, in provincia di Salerno, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Prataviera. Ne ha facoltà.

  EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, vorrei fare una considerazione: l'Europa, di fatto, entra in ogni aspetto della nostra vita...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Prataviera. Colleghi, dobbiamo fare in modo che almeno gli oratori possano parlare. Attenda, onorevole Prataviera, possiamo aspettare i comodi di tutti. Se facciamo un po’ più di silenzio riprendiamo, altrimenti attendiamo e magari sospendiamo anche la seduta.
  Prego, proceda, onorevole Prataviera.

  EMANUELE PRATAVIERA. Così diamo una dimostrazione anche agli alunni che è un po'come essere in classe, sperando che nessuno adesso mi colpisca da dietro.Pag. 14
  Io vorrei riprendere il ragionamento legato all'Europa perché, più banalmente, noi constatiamo la presenza europea dalla semplice convivenza civile, piuttosto che quando guidiamo in auto, anche se non ce ne rendiamo conto, piuttosto che quando ci mettiamo in strada, piuttosto che in qualsiasi altro aspetto di fatto della nostra vita perché l'Europa entra in qualsiasi cosa perché qualsiasi cosa oramai è normata a livello di Unione europea.
  Per 500 milioni di persone, grosso modo, vale questo principio e questo principio è stato valido per tanti aspetti anche legati all'alimentazione e all'agricoltura, basti pensare alle famose leggi di emanazione europea sulla dimensione del cetriolo, piuttosto che sulla dimensione delle albicocche, piuttosto che alle normative che entrano direttamente nelle tradizioni e nelle produzioni tipiche locali: mi viene in mente la cioccolata, per la quale è stato vietato l'uso del latte nella produzione industriale, a favore dell'impiego di oli vegetali; ciò ha distrutto quello che era uno dei nostri punti di forza.
  È entrata con forza – ed è anche normale – quella che di fatto può essere definita una moda positiva, un trend positivo, che è quello del biologico. Non ce l'ha fatta, o meglio si è voluto fare l'esatto opposto per la celiachia, volendo in questo senso definire la celiachia non come una malattia ma come una moda, ossia una condizione che il cittadino nell'Unione europea può scegliere liberamente se seguire come dieta oppure no.
  Signor Presidente, la celiachia è un'intolleranza permanente alla gliadina contenuta nel glutine, un insieme di proteine a loro volta contenute nel frumento, nell'orzo, nel segale, nel farro e in altri cereali minori. La celiachia rende tossici, nei soggetti affetti o predisposti, tutti gli alimenti derivati dai suddetti cereali o contenenti glutine in seguito a contaminazione. È una patologia autoimmune sempre più diffusa tra la popolazione e che si manifesta in età sempre più giovane e questo dovrebbe fare anche riflettere quella stessa Europa che si preoccupa della salute dei suoi milioni di abitanti.
  È la cosiddetta intolleranza al glutine, una sostanza che si forma dall'unione di due proteine per mezzo dell'acqua. La malattia celiaca è, quindi, una malattia – non è una moda quella della celiachia – ma una trasmissione genetica mendeliana ed è presente un certo grado di predisposizione nei parenti degli affetti. L'intolleranza al glutine genera gravi danni alla mucosa intestinale, quali l'atrofia dei villi intestinali. Nel celiaco ingerire glutine attiva in maniera anomala il sistema immunitario, che risponde rifiutando il glutine e danneggiando quindi l'intestino. La celiachia non è causata esclusivamente dal glutine, ossia dal fattore ambientale, ma anche da alcuni fattori genetici. La celiachia, infatti, è una delle malattie genetiche più frequenti.
  Il Parlamento europeo ha approvato nel mese di giugno 2013 un regolamento che di fatto declassa i celiaci dai gruppi di consumatori le cui esigenza nutrizionali vanno particolarmente tutelate, perché di mezzo ne va la loro salute. Come hanno ricordato anche i colleghi, che ieri nella discussione sulle linee generali hanno discusso, e come ha ricordato lo stesso signor sottosegretario è, di fatto, questo un passo indietro rispetto alle tutele oggi previste, frutto questo di un nuovo regolamento, di un modo di normare che non conosce la realtà, poco attento alle legittime istanze ed esigenze di chi ha bisogno di determinate garanzie. È un'involuzione e non un'evoluzione ! E questo è un dibattito che non ha impegnato per poche settimane o pochi giorni il Parlamento europeo, ma lo ha impegnato per venti mesi. Per venti mesi non sono riusciti a capire la gravità e l'importanza di ciò di cui stavano parlando.
  Il Consiglio dell'Unione europea e la Commissione, sempre per venti mesi, sono stati impegnati in questo aspetto ed è stato in larga misura dedicato alla scelta di includere o meno gli alimenti senza glutine, oggi compresi fra i dietetici, in questo nuovo regolamento. Alla fine di questo lungo confronto i tre organi di governo europeo, Parlamento, Consiglio dell'Unione e Commissione, hanno raggiunto Pag. 15il compromesso, votato a larga maggioranza all'Assemblea di Strasburgo e, quindi, anche molti dei parlamentari, emanazione dei gruppi politici che siedono in questo Parlamento, lo hanno fatto.
  Le persone affette da celiachia non sono comprese tra quelle considerate nella categoria «vulnerabile» dall'Unione europea e questo è un problema. Ma, i prodotti senza glutine di cui hanno bisogno, oltre a risultare chiaramente identificabili in etichetta, dovranno comunque mantenere le stesse garanzie di sicurezza oggi previste dalle normative vigenti. In sostanza cosa si dice ? Non si obbliga più a mantenere nell'etichetta e, quindi, a tutelare il consumatore con la dicitura «gluten free», ma il regolamento punta a semplificare la materia con la cancellazione delle norme riguardanti i prodotti considerati dietetici, rivolgendo il proprio campo di applicazione ai prodotti giudicati essenziali per categorie vulnerabili della popolazione per tutelarne la salute e, paradossalmente, per effetto dell'immediato recepimento di questa normativa nel contesto nazionale il Sistema sanitario nazionale potrebbe anche non passare più gratuitamente ai malati di celiachia i prodotti senza glutine, che non sono solo la semplice pasta, quella che si trova negli scaffali dei supermercati oramai dappertutto, ma una serie di altri prodotti che compongono la dieta di una persona che di fatto è malata.
  La disposizione approvata va ad impattare sui prodotti destinati ad alcune categorie vulnerabili della popolazione, che comprendono i lattanti, i bambini nella prima infanzia, chi ha bisogno di alimenti per i cosiddetti «fini medici speciali» e perfino chi deve perdere peso, ma non i celiaci. L'Associazione italiana celiachia con forza ricorda che la celiachia non è una moda alimentare e i 135 mila pazienti italiani diagnosticati – tra l'altro anche sottostimati, perché qualcuno ancora non sa di esserlo – devono necessariamente sottoporsi a diete prive di glutine come unica terapia alla loro patologia autoimmune. Quindi, con questa nostra mozione, che è in linea con le altre mozioni presentate e su cui quindi preannuncio il voto favorevole del gruppo della Lega, noi chiediamo al Governo: di tutelare i celiaci e le loro famiglie, attraverso lo stretto monitoraggio della definizione degli atti delegati e di esecuzione successivi all'approvazione del regolamento n. 609 del 2013, quello in oggetto appunto, che, come noto, esclude gli alimenti senza glutine dalle categorie di prodotti ritenuti essenziali per categorie vulnerabili della popolazione, tra cui, quindi, non annovera i celiaci; di assicurare il mantenimento delle garanzie di sicurezza degli alimenti destinati ai celiaci, secondo quanto oggi previsto dalla legge, che automaticamente verrà abrogata a decorrere dal 20 luglio 2016 per effetto dell'applicazione del regolamento oggetto della discussione, che abrogherà il concetto di «prodotto dietetico».
  Quindi, signor sottosegretario io non mi dilungherei molto, anche vista l'enorme attenzione di questa Aula. Chiederei ringraziandola positivamente per l'impegno che lei sta esprimendo in questo momento e mi rivolgerei ai miei colleghi, se mi è permesso, Presidente, per ricordare che qualche loro collega di partito in Europarlamento, a differenza nostra, ha votato favorevolmente su questo regolamento e quindi ha votato contro i 135 mila pazienti affetti da celiachia che soffrono nel nostro Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Signor Presidente, signor sottosegretario, noi accogliamo positivamente il suo invito. Con la mozione che abbiamo presentato e che ieri è stata discussa anche con uno spirito ampiamente unitario, noi chiediamo e abbiamo voluto richiamare il Governo a quattro impegni importanti, volti a tutelare la salute di chi è affetto da celiachia, per sollevare la loro vita da una difficile corsa ad ostacoli. Vorrei ricordare che curare la celiachia significa escludere dal proprio regime alimentare, magari sin da bambino, visti i dati, alcuni degli alimenti più comuni – pane, pasta, biscotti, pizza – e Pag. 16spesso eliminare ogni minima traccia di glutine dalla dieta. Lo dicevamo ieri e lo ribadisco in questa dichiarazione di voto che è una malattia che cambia la vita quotidiana ed incide molto sulle abitudini e anche sulla socialità. Ricordo e ribadisco, per capire l'entità e la profondità del disagio che questa malattia può provocare, di pensare a come da bambini e da adolescenti si partecipi alle feste con il proprio pacchettino; si va in pizzeria con il proprio pacchettino di cibi proprio per questa malattia. Ecco, noi per questo motivo abbiamo sollevato una attenzione particolare e chiediamo quattro impegni. In primo luogo – lo abbiamo ribadito unitariamente – chiediamo di attivarsi nelle sedi comunitarie per garantire una disciplina specifica a tutela delle persone affette da celiachia, mantenendo le garanzie che finora erano riservate ed erano previste dal regolamento CE del 2009, che è superato dal regolamento del 2013 e che è un regolamento che riguarda la composizione e l'etichettatura dei prodotti dietetici destinati a soggetti intolleranti al glutine. Questo nuovo regolamento noi lo riteniamo un passo indietro. È un giudizio che noi abbiamo sentito dalle sue parole e dall'Aula e quindi su questo serve una iniziativa forte ed autorevole del Governo.
  In secondo luogo, chiediamo che, nei nuovi livelli di assistenza, dove la celiachia, da malattia rara, diventa una patologia cronica, venga confermata l'esenzione dal ticket per la diagnostica, e ciò anche alla luce del fatto che, per accedere a una diagnosi della celiachia, occorrono ancora oggi almeno sei anni.
  Il terzo punto di impegno è garantire alla persona affetta da celiachia di potersi rifornire gratuitamente dei propri prodotti, entro il tetto di spesa previsto dalla normativa vigente, anche rifornendosi fuori del territorio regionale. Oggi non esiste questa possibilità, e quindi questa è una limitazione della libertà di movimento di chi è affetto da questa patologia.
  Inoltre, si chiede al Governo di attivare iniziative di sensibilizzazione e di informazione – le sue parole ci rallegrano, ci danno fiducia – per informare gli operatori sanitari, per riconoscere i sintomi, per una diagnosi precoce e accurata, a vantaggio del diritto alla salute di tutti i soggetti interessati.
  Sono quattro impegni mirati, che mi pare raccoglieranno la volontà unitaria dell'Aula, signor sottosegretario, per una politica sul diritto alla salute all'altezza delle nuove sfide. Noi, sulla politica per il diritto alla salute, abbiamo bisogno di un forte investimento innovativo, di cambiamento, per affrontare le sfide di questa politica per noi fondamentali.
  Si tratta della sfida all'universalità e all'uguaglianza (siamo preoccupati che milioni di cittadini italiani si allontanino dalle cure per mancanza di soldi), una sfida all'innovazione tecnologica e anche all'innovazione biomedica, una sfida al cambiamento demografico ed epidemiologico, dove questa malattia si colloca. Infatti, oggi siamo di fronte ad una crescente esposizione della salute delle persone a fattori nocivi, fattori ambientali, sociali ed economici, e alla crescita di malattie croniche, alcune a rischio di mortalità, e tra queste vi è anche la celiachia.
  E poi vi è l'altra sfida, la sfida alle nuove frontiere della libertà di cura e al coinvolgimento dei pazienti nelle cure, come prevede anche questo tipo di azione. L'assistenza deve essere condivisa, l'assistenza sanitaria deve avvenire secondo il principio che niente che mi riguarda può essere fatto senza di me.
  Una sfida, quindi, al cambiamento, per garantire il diritto alla salute, e quindi una sfida contro la politica dei tagli, che invece è prevista anche nelle prossime scelte di Governo. Noi non siamo rassicurati dalle promesse di non effettuare tagli alla sanità; ne discuteremo con la legge di stabilità.
  Il nodo fondamentale per il diritto alla salute per noi resta tutto da sciogliere: la sanità è sottostimata e non abbiamo nulla da dire se rivedere la spesa vuole dire intaccare diseconomie, corruzioni, malaffare, disfunzioni, ma non vediamo nulla di questo. Siamo preoccupati che si possano rimettere i ticket e da questa sede diciamo «no» ai nuovi ticket. Siamo preoccupati Pag. 17per quello che è stato scritto nel DEF, laddove si parla di selezione delle cure.
  Insomma, anche parlando di celiachia, di questa materia che è stata ampiamente affrontata in modo unitario – noi siamo molto fiduciosi su questo –, vogliamo ribadire tutto il valore di politiche per il diritto alla salute come lo intende l'articolo 32 della Costituzione italiana (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vezzali. Ne ha facoltà.

  MARIA VALENTINA VEZZALI. Signor Presidente, Governo, colleghi, oggi siamo qui per mettere al voto la tutela della salute di una popolazione vulnerabile quale è quella delle persone affette da celiachia.
  Nei molti interventi che si sono susseguiti all'illustrazione delle mozioni presentate in materia di iniziative a favore dei celiaci, con particolare riferimento alla normativa comunitaria, ho avuto la piacevole sensazione che finalmente la politica tutta ha a cuore la salute dei cittadini italiani. Come ben sapete, attualmente l'unica terapia per curare la celiachia è la dieta senza glutine, rigorosa e per tutta la vita. Proprio perché questo Parlamento ritiene fondamentale e necessario trovare misure volte ad una piena implementazione della legge n. 123 del 2005 in favore dei celiaci, e al fine di assumere iniziative affinché sia scongiurata l'applicazione del regolamento europeo senza l'introduzione di modifiche migliorative. I costi sociali della celiachia sono molto significativi e si riducono drasticamente a seguito della diagnosi quando i pazienti passano alla dieta senza glutine, l'unica cura attualmente disponibile, appunto.
  Allora, io mi pongo questa domanda, e la pongo anche al Governo: ma i celiaci e le loro famiglie devono rassegnarsi alla sconfitta nel vedersi privare del principio fondamentale sancito anche dalla nostra Costituzione del diritto alla salute per via di un regolamento che li declassa ? No, non può essere così, perché la battaglia portata avanti in questo Parlamento non solo tiene aperto uno spiraglio, ma afferma convintamente il principio del diritto alla salute e dei malati, perseguito nell'interesse stesso della collettività.
  La posizione dell'Italia è sempre stata a favore di una tutela estesa alla categoria dei celiaci, categoria considerata, vulnerabile. I prodotti gluten free sono infatti essenziali ed indispensabili per la dieta del celiaco, la cui esposizione a prodotti contaminati potrebbe arrecare gravi conseguenze nello stato generale della salute. L'ho ricordato durante l'illustrazione della mozione, ma lo hanno ricordato anche altri colleghi: i danni provocati per ingestione di glutine in un soggetto celiaco sono drammatici. Solo per citarne alcuni: osteoporosi, aborti ripetuti, infertilità, anemia, diabete, tiroide, epilessia con calcificazione cerebrale, linfoma intestinale. La celiachia ha una base genetica e può scaturire in qualunque momento della vita. Le diagnosi ad oggi sono di circa 140 mila persone, ma possiamo senza dubbio affermare che le persone ancora non diagnosticate e che soffrono, pesando anche sul Sistema sanitario nazionale, sono circa 500 mila, quindi con un'incidenza di uno a 100-150.
  Voglio ricordare a questo Parlamento che il mercato del «senza glutine» è un mercato di nicchia con costi proibitivi per l'acquisto di alimenti privi di glutine. Solo per citarne alcuni: un chilo di pasta senza glutine può arrivare a costare otto euro e un chilo di pane può costare 12 euro. Vogliamo parlare di merende e snack adatti ai più piccoli ? Una confezione di otto brioche costa circa 9 euro. A rendere il prezzo ancora più elevato non è solo il costo delle materie prime sempre maggiore, ma anche la prevenzione dai rischi di contaminazione incrociata. Se il costo della materia prima riguarda tutti i prodotti, con e senza glutine, per un'azienda produttrice di prodotti gluten free prevenire le contaminazioni, organizzare la produzione e la filiera produttiva, effettuare controlli in tutte le fasi dalla lavorazione al trasporto, sono tutte attività che necessariamente Pag. 18ricadono sul prezzo al consumatore. A questo si aggiungano poi i costi inerenti le certificazioni e la burocrazia intorno alle singole linee di prodotto.
  Ora, il regolamento europeo approvato lo scorso giugno 2013, trasferisce le tutele che ad oggi sono previste per i celiaci dal vecchio regolamento comunitario (CE) n. 41/2009, per quanto attiene alla composizione ed etichettatura degli alimenti senza glutine e indicati come prodotti dietetici. Abrogando di fatto la direttiva 92/52/CEE, il Regolamento (UE) n. 609/2013 andrà a sostituire l'attuale quadro normativo sugli alimenti destinati ad alimentazione particolare, regolamentati attualmente in Italia dal decreto legislativo n. 111 del 1992.
  È inaudito pensare che i prodotti classificati oggi come dietetici, che, ricordo, sono il «farmaco salva vita» per il celiaco, siano accorpati agli alimenti destinati ai lattanti, ai bambini della prima infanzia e agli alimenti a fini speciali e ai sostitutivi dell'intera razione alimentare giornaliera per il controllo del peso.
  Questa battaglia di civiltà la dobbiamo portare avanti affinché le indicazioni contenute nel regolamento n. 41 del 2009 vengano effettivamente trasferite, in modo coerente e completo, nel regolamento n. 1169 del 2001 relativo alle informazioni alimentari rivolte ai consumatori così da garantire...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Vezzali. Colleghi, è veramente impossibile... colleghi ! Prego, onorevole Vezzali.

  MARIA VALENTINA VEZZALI. Questa battaglia di civiltà la dobbiamo portare avanti affinché le indicazioni contenute nel regolamento n. 41 del 2009 vengano effettivamente trasferite, in modo coerente e completo, nel regolamento n. 1169 del 2001, relativo alle informazioni alimentari rivolte ai consumatori così da garantire il mantenimento delle tutele riconosciute sino ad oggi ai celiaci in materia di prodotti dieto-terapici.
  Se l'Italia recepisse il regolamento n. 609 del 2013, da luglio 2016 rimarrebbero esclusi dal campo di applicazione i prodotti senza e a ridotto tenore di glutine, che diventerebbero di fatto prodotti ad uso corrente. Verrebbero, quindi, eliminati gli alimenti destinati ad una alimentazione particolare, cosiddetti «dietetici», eliminando tale definizione dal quadro giuridico europeo.
  L'etichettatura europea dei prodotti sostitutivi senza glutine è essenziale per la tutela dei consumatori. Garantisce ai pazienti celiaci la possibilità di distinguere i prodotti nocivi per la loro salute da quelli che contribuiscono a ristabilirla grazie alla dieta senza glutine. Un'etichettatura appropriata dei prodotti sostitutivi senza glutine ha, quindi, un impatto diretto sulla salute di 5 milioni di europei, un impatto che va ben oltre altre iniziative in tema di etichettatura. Inoltre, la regolamentazione attuale garantisce la sicurezza di tutti i prodotti sul mercato europeo, inclusi quelli prodotti fuori dall'Unione europea. Eliminare la specifica etichettatura per il «senza glutine» porterebbe i celiaci ad avere meno informazioni e ridurrebbe la loro possibilità di aderire ad una dieta equilibrata. Verrebbe eliminato il Registro nazionale degli alimenti e quindi non si potrebbe più garantire ai celiaci e alle loro famiglie l'erogazione di spesa degli alimenti senza glutine fornita attualmente dal Servizio sanitario nazionale.
  Mi auguro che il Governo si impegni sin da subito ad attivarsi, affinché non vengano fatti altri passi indietro su un tema così sensibile e delicato quale è quello della salute, che coinvolge una larga parte della popolazione italiana.
  Per i motivi sopra illustrati, colleghe e colleghi, chiedo di votare a favore della mia mozione a tutela dei celiaci e per la revisione del regolamento europeo n. 609 del 2013, che se recepito dall'Italia vedrà gravi conseguenze sulla salute dei celiaci.
  Lo Stato italiano deve mantenere e garantire il sostegno economico al celiaco, a garanzia dell'accessibilità agli alimenti formulati per i celiaci, facendosi anche carico della distribuzione dei prodotti in erogazione, oggi fruibili solo nelle farmacie e negozi convenzionati, ma ancora non Pag. 19nella grande distribuzione, e nella sola provincia o regione di residenza. La distribuzione chiusa dei prodotti gluten free, disponibili nelle farmacie e in pochi negozi specializzati, non facilità la vita del celiaco anche in termini di costi: un paniere completo costa 39 euro circa al supermercato, che lievitano sino a 60 in farmacia.
  L'estensione di erogabilità dei prodotti senza glutine su tutto il territorio nazionale significherebbe offrire al celiaco una vita un po’ più semplice, ricordando che trattasi di malattia sociale, che oggi vede il celiaco costretto a spostarsi da casa per motivi di lavoro, studio o vacanza con gli alimenti a seguito.
  Infine, occorre equiparare la tabella di esenzione della fascia più alta tra femmine e maschi anche in base al tipo di attività fisica, pesante o sportiva intensa, sulla base dei livelli di assunzione giornalieri raccomandati dalla Società italiana di nutrizione tutta.
  Presidente, Governo, colleghi, per i motivi suesposti dichiaro il voto favorevole del gruppo di Scelta Civica alla mozione n. 1-00151 e alle altre mozioni vertenti sulla stessa materia (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Salutiamo gli alunni e i docenti del liceo scientifico Stefano Patrizi, di Cariati, in provincia di Cosenza, che assistono ai nostri lavori (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Laffranco. Ne ha facoltà.

  PIETRO LAFFRANCO. Signor Presidente, colleghi, diversi erano gli obiettivi che ci eravamo prefissi presentando questa mozione, e voglio subito dire che il primo obiettivo è stato oggettivamente e senza alcun dubbio conseguito, e cioè quello di far crescere la consapevolezza di questo Parlamento, che rappresenta gli italiani, su una questione assolutamente significativa, che è quella relativa alla malattia della celiachia, che colpisce ufficialmente 130 mila nostri concittadini e, molto più probabilmente, quasi mezzo milione, perché queste sono le stime scientifiche che vengono fatte nei confronti di coloro che risultano malati perché intolleranti al glutine e ai suoi prodotti.
  L'attenzione e la passione con cui tutti i gruppi hanno seguito questo dibattito e hanno concorso, con loro proposte, ad un dibattito serio ed importante, mi fanno dire che certamente oggi con questa sessione cresce la consapevolezza, cresce la cultura nei confronti di un problema sanitario serio, che è quello della celiachia.
  Voglio anche cogliere l'occasione per ringraziare il Governo, per la qualità e la quantità dell'impegno che ha messo il sottosegretario Fadda, seguendo con attenzione tutto il dibattito, e anche per l'aiuto e la collaborazione che ci ha dato nel trovare una posizione unitaria. Che poi questioni procedurali ci impediscano di votare un'unica mozione nulla toglie al fatto che questo Parlamento è per davvero consapevole, come peraltro aveva iniziato a dimostrare nella discussione del gennaio 2012, di una questione così seria ed importante per i nostri connazionali. Naturalmente il problema non si esaurisce con una presa di coscienza, ma ci sono altri profili sui quali questo Parlamento, il Governo, le regioni devono lavorare.
  Il primo è tutto, diciamolo tra virgolette, nelle mani del Parlamento ma soprattutto del Governo, cioè continuare in una forte azione politica in sede comunitaria. Io comprendo che in Europa ci sia una minore cultura della questione celiachia, perché noi siamo tra i principali consumatori di prodotti con base di glutine – la pasta e la pizza, per fare due esempi banali –, e magari altrove ce n’è di meno, ma io credo che con un'azione forte noi dobbiamo riuscire ad ottenere che prevalgano le ragioni della tutela sociale dei malati di celiachia rispetto alle lobby che spingono affinché vi sia una generalizzazione dei prodotti e una sostanziale equiparazione della celiachia ad uno stile alimentare. Purtroppo non è così: la celiachia è una malattia e può essere combattuta soltanto attraverso una terapia di totale e permanente esclusione dei prodotti con il glutine dalla dieta di tutti i giorni. Anche in sede comunitaria lo devono Pag. 20comprendere, quindi il nostro invito, che è contenuto nella nostra mozione, ma anche in quella degli altri gruppi naturalmente, è che il Governo continui con decisione e determinazione perché non soltanto nel recepimento delle normative comunitarie, ma nella formazione delle stesse ci sia questo tipo di attenzione.
  In ultimo, ma non per ultimo, c’è tutta un'azione che il Governo può fare, di concerto con le regioni che hanno competenze in materie sanitaria, su una serie di questioni che stanno molto a cuore a coloro che soffrono di questa malattia. Intanto è importante che, visto anche che tagli nel settore sanitario non ne sono stati fatti con la recente legge di stabilità, l'esenzione per il ticket diagnostico resti e questo è importante che il Governo lo spieghi ai «governatori» nella Conferenza delle regioni.
  Secondo: ci deve essere una vigilanza sui prezzi, perché – lo hanno detto anche altri colleghi – il problema vero è che questi prodotti dieto-terapeutici costano un sacco di soldi e il fatto di dover acquistare in farmacia ovviamente produce per un verso la grande competenza del farmacista, ma per l'altro la possibilità per le aziende di farli pagare a carissimo prezzo. L'entità del buono è impossibile probabilmente da aumentare. E allora bisogna trovare un altro tipo di soluzione.
  Così come bisogna vigilare sulla pubblicità di questi prodotti dietoterapeutici affinché non vi siano inganni nei confronti dei celiaci.
  E poi ci sono altre cose. C’è la possibilità che si assicuri per davvero il diritto al pasto nelle mense pubbliche per coloro che hanno questo genere di malattie, che si studino dei percorsi formativi per il personale sanitario, che deve essere tutto consapevole di questa questione.
  Insomma, signor Presidente, io la faccio breve. La questione è finalmente conosciuta un po’ di più da questo Parlamento. C’è l'attenzione del Governo, c’è una battaglia in sede comunitaria da proseguire e da continuare con grande impegno e c’è un'azione – e qui io mi rivolgo direttamente al Governo, certo dell'attenzione e dell'impegno che metteranno il sottosegretario e il Ministro Lorenzin – da fare con le regioni e nei confronti delle regioni perché, proprio perché c’è stata questa grande attenzione al segmento della spesa sanitaria, vi sia grande attenzione da parte delle regioni nel restituire dei servizi all'altezza e, per quello che riguarda questa discussione, una forte attenzione a coloro che soffrono di celiachia.
  Signor Presidente, noi ovviamente voteremo la nostra mozione, ma voteremo favorevolmente anche alle mozioni dei colleghi del PD, di Scelta Civica per l'Italia e di SEL, perché sono tutte assolutamente compatibili anche con la nostra (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mattiello. Ne ha facoltà, per tre minuti.

  DAVIDE MATTIELLO. Signor Presidente, colleghi, colleghe, intervengo con un po’ di emozione perché intervengo in quanto celiaco e in quanto celiaco cui la celiachia è stata diagnosticata in età adulta. E, quindi, posso testimoniare personalmente quanto la mia vita sia drasticamente cambiata dopo questa diagnosi. Parole che sono state usate poco fa come malattia, afflizione, vulnerabilità, sono parole che descrivono bene la condizione nella quale viviamo noi celiaci. E, allora, davvero, cordialmente, mi domando cosa sia saltato in mente all'Unione europea, quali forze abbiano spinto per l'approvazione di questo regolamento, perché questa derubricazione da malattia a moda alimentare. A chi conviene questa derubricazione ? Perché sicuramente a qualcuno conviene. Forse proprio perché, allargandosi la platea di coloro ai quali viene diagnosticata la celiachia, aumentano i costi per la sanità e prima o poi qualcuno chiederà conto di questi costi al comparto agroalimentare, alle multinazionali che probabilmente hanno delle risposte da darci su come trattano gli alimenti e su come li hanno storicamente addizionati, anche di glutine.Pag. 21
  E, allora, detto questo, io sono contento, perché l'unanimità espressa anche dal Governo e dalle forze politiche che fin qui si sono espresse su queste mozioni, credo che sia un bel segnale, un segnale per questo Parlamento, un segnale che questo Parlamento dà a tutti quelli che come me sono celiaci. Facciamo del nostro meglio perché l'Europa che noi vogliamo è proprio un'Europa che rassicura i vulnerabili. Questa è la sicurezza che ci sta a cuore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lupo. Ne ha facoltà.

  LOREDANA LUPO. Signor Presidente, oggi anziché concentrarsi sulla celiachia come malattia, dovremmo considerarla una normale conseguenza della globalizzazione e dell'iperindustrializzazione alimentare. Noi siamo quello che mangiamo. Troppo poca è l'attenzione che dedichiamo a ciò che viene ingerito. Raramente si pensa che questa sostanza diventerà parte di noi e che condizionerà i nostri processi chimici, biologici ed energetici. Se una sostanza è compatibile con la nostra natura, l'organismo l'assimilerà senza fatica e ne trarrà beneficio, ma se quella sostanza è incompatibile con il nostro corpo, questo resterà inquinato, faticherà per neutralizzarne gli effetti negativi e perderà energia e forza vitale.
  Quando il nostro organismo non è più in grado di eliminare le tossine introdotte e accumulate si manifesta la malattia, nella parte più colpita e debole dell'organismo. L'intolleranza al glutine provoca gravi danni alla mucosa intestinale, consistenti nell'atrofia dei villi intestinali, con potenziali conseguenze disastrose sull'equilibrio nutritivo del celiaco.
  L'unica terapia ad oggi, come detto in questa sede più o meno da tutti, è il mantenimento di una dieta che viene definita aglutinata, ossia un'astensione rigorosa e perpetua dall'ingestione di glutine. Ma cosa è il glutine ? Il glutine è una proteina presente in alcuni cereali. È un macroelemento che per anni è stato oggetto di selezione genetica volta a migliorare più le caratteristiche tecniche che qualitative. Difatti le selezioni effettuate hanno cercato di soddisfare le esigenze della moderna industria di trasformazione, fornendo genotipi in grado di produrre una granella da elevato tenore di glutine.
  Tuttavia, se le classi proteiche, ovvero gliadine e glutenine, presenti nel glutine, assicurano l'impasto con le proprietà viscoelastiche ricercate dall'industria di trasformazione, merita sottolineare che da tempo è noto come esse abbiano un elevato potenziale allergenico per l'uomo e siano responsabili dei sempre più frequenti casi di celiachia segnalati dalla popolazione italiana.
  La dieta tradizionale italiana prevede un ampio consumo di alimenti a base di cereali sin dai primi anni dell'infanzia, esponendo dunque i bambini ad un forte rischio di reazioni allergiche e intolleranze. I dati sono allarmanti: gli esperti parlano di circa 10 mila nuovi casi all'anno nel nostro Paese.
  Gli studiosi hanno però scoperto che l'intolleranza non compare alla nascita ma con il tempo, in particolare con la cattiva alimentazione a cui siamo abituati. Quindi dobbiamo pensare a quello di cui ci nutriamo, che è fondamentale.
  Con questa mozione abbiamo chiesto un fattivo impegno affinché nelle sedi comunitarie si riconosca l'opportuna tutela ai malati di celiachia che, fino ad ora, lo Stato italiano ha garantito in quanto indispensabile, con particolare riferimento alla regolamentazione di produzione ed etichettatura dei prodotti specifici per celiaci. In tal senso riteniamo opportuno il coinvolgimento delle associazioni dei malati e delle personalità scientifiche esperte della materia.
  Riteniamo inoltre indispensabile l'inserimento dei prodotti per i celiaci nel Food information to consumers, perché i diritti dei loro consumatori siano pienamente tutelati a livello europeo.
  Chiediamo poi al Governo che si pongano in essere delle campagne di sensibilizzazione Pag. 22volte al conseguimento di diagnosi sempre più precoci indispensabili per un'ottimale decorso della malattia e che abbiano il miglior impatto possibile sulla salute del malato.
  Vi è poi, signor Presidente, un terzo ordine di interventi per il quale si chiede oggi un impegno al Governo riguardo alla semplificazione della vita dei pazienti celiaci attraverso una maggiore attenzione.
  Chiediamo di garantire, ove di competenza nazionale, un opportuno servizio da parte delle mense pubbliche, specie alla luce delle risultanze della relazione del 2011. Urge, inoltre, la modifica delle condizioni di circolarità dei prodotti in erogazione ai soggetti celiaci, perché riteniamo che non sia concepibile confinare all'ambito regionale la loro disponibilità, specie alla luce della grande libertà di circolazione delle persone di cui è intrisa la società moderna.
  Ancorare i soggetti celiaci alla regione di appartenenza per poter usufruire dell'erogazione di prodotti senza glutine è miope e discriminatorio in un mondo ad alto tasso di circolazione delle persone come quello in cui viviamo.
  Il voto del MoVimento 5 Stelle è favorevole ovviamente alla propria mozione, ma riteniamo che debba esserlo anche per quelle degli altri gruppi, poiché questa è un'iniziativa, è un inizio, più che altro, da dove possiamo partire, riconsiderando quello che per noi è fondamentale, cioè la sovranità alimentare e la cura dell'alimentazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mongiello. Ne ha facoltà.
  Colleghi, vi avverto che è l'ultimo intervento e poi ci sarà il voto sulle mozioni.

  COLOMBA MONGIELLO. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, la celiachia è un'intolleranza permanente al glutine, fattore scatenante della malattia celiaca, che è la componente proteica che si trova nel frumento e in altri cereali. Eliminare il glutine dalla propria dieta permette al celiaco di condurre una vita serena ed in salute, perché la dieta priva di glutine è l'unica terapia possibile. È l'unica cura della celiachia.
  La celiachia è, infatti, una patologia autoimmune dell'intestino, per cui l'ingerimento di glutine attiva in maniera anomala il sistema immunitario, che risponde rifiutando il glutine e danneggiando l'intestino. Normalmente, i sintomi della celiachia compaiono con lo svezzamento, quando, cioè, nella dieta del bambino vengono introdotti alimenti contenenti glutine, ma è possibile che in alcuni casi la malattia manifesti i suoi sintomi dopo un avvenimento traumatico, un'operazione chirurgica o un incidente; insomma, dopo un evento che crei stress emotivo nel soggetto celiaco.
  La celiachia è l'intolleranza alimentare più diffusa al mondo: colpisce circa l'1 per cento della popolazione mondiale: persone costrette ad alimentarsi con particolare accortezza non per dimagrire – come falsamente qualcuno pensa –, ma per evitare conseguenze anche gravi al proprio organismo. Il tema, dunque, è di grande attualità in campo medico, sociale, industriale e, ovviamente, legislativo.
  Per intanto si pone il tema del maggior costo dei prodotti senza glutine, rilevabile in Italia come nel resto del mondo. Il maggiore costo è dovuto al maggior investimento da parte dei produttori, a partire dalla ricerca e sviluppo, ai maggiori costi di attrezzature, materie prime e controlli. Viceversa, la vendita nel canale farmaceutico è molto legata al sistema italiano che, praticamente caso unico al mondo, prevede che i prodotti specificamente formulati per essere senza glutine siano erogati gratuitamente, fino ad un tetto massimo di spesa, al celiaco dal Servizio sanitario nazionale.
  L'erogazione dei prodotti dietetici per celiaci è stata attivata in Italia, con grande lungimiranza e impegno da parte dello Stato a tutela delle persone con celiachia, proprio perché questi alimenti costano di più ed è necessario sostenere il celiaco nell'acquisto dei prodotti per garantire l'accesso alla dieta senza glutine, quindi Pag. 23alla terapia, senza differenze di censo, scongiurando così gli elevati costi sociali di cura della sintomatologia e delle complicanze di una celiachia mal trattata. A questo proposito, si coglie l'occasione per invitare il Governo a valutare l'innalzamento del tetto di spesa fissato oggi, attesa la crescente diffusione della celiachia. Purtroppo, verifichiamo il diffondersi dell'idea che il glutine faccia male, di per sé, e che, di conseguenza, la dieta senza glutine sia più sana e leggera, addirittura dimagrante, e, dunque, sia opportuna per la generalità della popolazione.
  Affermazioni che non hanno alcuna base scientifica e che stanno trasformando una terapia medica in una moda, a scapito di chi soffre veramente di celiachia. Ne è la prova anche il Regolamento UE, mi riferisco al n. 609 del 2013, che prevede lo stralcio degli alimenti appositamente formulati per celiaci dalla norma-quadro europea sugli alimenti destinati a categorie vulnerabili della popolazione. Se venisse applicato così com’è qualsiasi prodotto, per cui sia garantita l'assenza di glutine, può riportare la dicitura «senza glutine», mentre scomparirebbe la dizione «non contiene fonti di glutine» ammessa per i salumi e i gelati in vaschetta di produzione industriale.
  Il Regolamento ha sancito che possono essere definiti «senza glutine» anche i prodotti dietetici ottenuti con l'impiego di materie prime derivanti da cereali vietati, purché garantiscano un contenuto in glutine inferiore a 20 ppm nel prodotto finito. Il limite dei 100 ppm è ammesso per i soli prodotti dietetici a base di ingredienti depurati di glutine e tali prodotti devono riportare obbligatoriamente la dicitura «con contenuto di glutine molto basso». I prodotti dietetici «con contenuto di glutine molto basso» non sono ammessi nel Registro nazionale.
  L'applicazione di questa norma, quindi, si inserisce in un dibattito che riguarda il futuro della legislazione inerente all'etichettatura alimentare, e molti sanno in quest'Aula quanto questo tema sia sensibile soprattutto in Italia, quanto il tema della tracciabilità degli alimenti sia un tema di fondo che l'Italia sta sostenendo a livello di comunità europea.
  Inoltre, in questa norma, a decorrere dal 20 luglio 2016 verrà abrogato il regolamento riguardante la composizione e l'etichettatura dei prodotti alimentari adatti alle persone intolleranti al glutine. Abolendo tale norma per ragioni di semplificazione la Commissione europea ha ritenuto sufficiente includere i prodotti senza glutine e con contenuto di glutine molto basso nella disciplina più generale del regolamento (CE) n. 1924/2006. In questo modo, però, la Commissione non tiene conto che questo regolamento costituisce una normativa specifica che riguarda prodotti alimentari destinati a forme di alimentazione particolare indispensabile per persone affette da determinate patologie.
  E nella versione pubblicata del regolamento 2013, dal prossimo 21 luglio scomparirà dalle etichette dei prodotti alimentari la definizione di prodotto dietetico, e si considererà la dicitura senza glutine come una qualunque indicazione generica, facendo venir meno una serie di controlli di qualità. Nel nostro Stato, ai sensi del decreto legislativo n. 111 del 1992, i prodotti senza glutine sono riportati in uno specifico Registro nazionale di prodotti dietetici senza glutine, e in applicazione della legge 4 luglio 2005, n. 123, essi sono erogati gratuitamente in quanto posti a carico del Servizio sanitario nazionale. E come ha fatto rilevare l'Associazione italiana celiachia, anche se gli intenti espressi nella premessa del nuovo regolamento siano quelli delle stesse condizioni garantite dal regolamento principale, tuttavia le garanzie per i celiaci di un corretto trasferimento restano comunque vaghe.
  Di qui la richiesta al Governo – e lo dico al sottosegretario – di promuovere in sede comunitaria e nell'ambito delle proprie competenze tutte le iniziative necessarie a tutelare una categoria di cittadini vulnerabili come i celiaci dai rischi alla salute connessi all'abrogazione del regolamento (CE) n. 41/2009, secondo quanto previsto dall'articolo 20, e di attivarsi tramite Pag. 24gli opportuni strumenti di partecipazione, di controllo e di vigilanza in ordine all'attuazione della normativa comunitaria, affinché sia concretamente effettuato il trasferimento delle indicazioni del regolamento (CE) n. 41/2009 all'interno del regolamento (UE) n. 1169/2011, al fine di garantire il mantenimento delle tutele riconosciute sino ad oggi sui prodotti dietetici per celiaci. Infine – e concludo –, nell'esprimere il voto favorevole del Partito Democratico, preannuncio altresì il voto favorevole del mio gruppo alle mozioni Vezzali, Valeria Valente, Rampelli, Capelli ed altri n. 1-00151, Laffranco ed altri n. 1-00159 e Nicchi ed altri n. 1-00215 (Applausi).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite o non precluse dalle votazioni precedenti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vezzali, Valeria Valente, Rampelli, Capelli ed altri n. 1-00151, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

    Presenti e votanti  447    
    Maggioranza  224    
    Hanno votato sì  447.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Antezza ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mongiello ed altri n. 1-00158, in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Zoggia, Losacco, Braga, Coccia, De Micheli, Stumpo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  469   
   Maggioranza  235   
    Hanno votato  469    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Laffranco ed altri n. 1-00159, in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lavagno, Polverini, Bargero, Cassano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  471   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato  471    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Giammanco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Nicchi ed altri n. 1-00215, in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 25

  Carfagna, Rampi, Palma, Folino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  473   
   Votanti  472   
   Astenuti    1   
    Maggioranza  237    
    Hanno votato  472.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rondini ed altri n. 1-00219, in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rampelli, Totaro...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  476   
   Maggioranza  239   
    Hanno votato  476.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cecconi ed altri n. 1-00222, in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Simone Valente, Fossati, Madia...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  474   
   Votanti  473   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  237   
    Hanno votato  473.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Seguito della discussione delle mozioni Airaudo ed altri n. 1-00164, Allasia ed altri n. 1-00220, Costa ed altri n. 1-00221 e Prodani ed altri n. 1-00223 concernenti iniziative per il rilancio del settore manifatturiero (ore 17,10).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Airaudo ed altri n. 1-00164, Allasia ed altri n. 1-00220, Costa ed altri n. 1-00221 e Prodani ed altri n. 1-00223 concernenti iniziative per il rilancio del settore manifatturiero (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Ricordo che nella seduta di lunedì 28 ottobre 2013 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
  Avverto che in data odierna è stata presentata la mozione Benamati ed altri n. 1-00225 ed è stata altresì presentata una nuova formulazione della mozione Airaudo ed altri n. 1-00164. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A – Mozioni).

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo il parere sulle mozioni presentate, poiché all'intervento in replica ha già rinunziato. Saluto gli studenti dell'istituto di istruzione superiore «Algeri Marino» di Casoli, in provincia di Chieti, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, esprimo quindi i pareri del Governo sugli impegni previsti dalle mozioni.

  PRESIDENTE. Mi scusi sottosegretario, mi pare che sia in corso una riformulazione, quindi prima che lei esprima il parere, forse è il caso di capire se dobbiamo sospendere 5 minuti la seduta. Ascoltiamo la riformulazione da parte dell'onorevole Benamati.

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  GIANLUCA BENAMATI. Nella mozione a mia prima firma n. 1-00225, nell'impegno, come ultimo punto aggiuntivo, vorremmo aggiungere la seguente frase: «a sostenere la ricostruzione del tessuto produttivo delle aree colpite dal sisma del 20 e 29 maggio 2012, dove si concentra un numero rilevantissimo di imprese fortemente vocate all’export». Questa è la riformulazione.

  PRESIDENTE. La ringrazio, anche perché la forma va sempre tenuta presente. Signor sottosegretario, questa è una nuova formulazione della mozione Benamati n. 1-00225, nel senso che è una nuova mozione integrata della parte che ha appena ascoltato.
  A questo punto, le chiedo di esprimere il parere su tutte le mozioni, compresa questa così come riformulata, cioè sulla nuova formulazione della mozione Benamati n. 1-00225.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, comincio con la mozione Airaudo ed altri n. 1-00164 (Nuova formulazione).
  Il primo impegno si articola in molti punti. Gli impegni di cui alle lettere a) e b) sono accolti.
  L'impegno di cui alla lettera c) è accolto con la seguente riformulazione: «adottare le opportune iniziative per la semplificazione del quadro normativo di riferimento, al fine di restituire maggiore competitività alle imprese». L'impegno di cui alla lettera d) è accolto con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità di ridurre il carico fiscale e contributivo per liberare risorse da destinare alla produzione e al lavoro, fermo restando il vaglio di compatibilità con la normativa europea sugli aiuti di Stato». L'impegno di cui alla lettera e) è accolto. L'impegno di cui alla lettera f) è accolto con la seguente riformulazione: «allentare il Patto di stabilità interno per rilanciare, in particolare, il settore dell'edilizia, garantendo al contempo un migliore utilizzo dei fondi strutturali europei, previo rinvenimento di adeguate risorse finanziarie a compensazione degli effetti peggiorativi che la stessa può determinare sui saldi di finanza pubblica».
  L'impegno di cui alla lettera g) è accolto. L'impegno di cui alla lettera h) non è accolto. L'impegno di cui alla lettera i) è accolto con la seguente riformulazione: «adottare con urgenza specifiche misure volte a riqualificare il trasporto pubblico, nonché a porre in essere ogni atto di competenza volto a far sì che la FIAT condivida e persegua con l'Esecutivo ed il Paese impegni concreti in Italia in termini di investimenti, prodotti, allocazione di risorse e tutela dell'occupazione».
  Vi è poi un secondo impegno, anche esso articolato in diverse lettere. L'impegno di cui alla a) non è accolto. Gli impegni di cui alle lettere b) c) e d) vengono accolti, mentre non viene accolto l'impegno di cui alla lettera e). L'impegno di cui alla lettera f) è accolto.
  L'impegno di cui alla lettera g) è accolto con riformulazione, nel senso di: «sostenere il made in Italy, anche attraverso l'adozione di apposite iniziative, anche normative, volte ad introdurre l'etichettatura dei prodotti made in Italy con obbligo di codice a barre e certificazione igienico-sanitaria e di sicurezza dei prodotti provenienti da Paesi non facenti parte dell'Unione europea, incentivando, al contempo, l'aggregazione tra imprese al fine di intervenire sull'assetto dimensionale del tessuto produttivo».
  L'impegno di cui alla lettera h) è accolto con riformulazione, nel senso di: «promuovere, intervenendo sull'Unione europea, misure idonee per evitare fenomeni di dumping e affinché gli Stati membri del WTO rimuovano le barriere non tariffarie che ostacolano l'accesso ai mercati».
  L'impegno di cui alla lettera i) non è accolto.
  L'impegno successivo è accolto.
  L'impegno di cui alla lettera k) è accolto...

  PRESIDENTE. L'impegno di cui alla lettera l) ?

Pag. 27

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Scusi, prima della lettera l) io ho una lettera k), Presidente.

  PRESIDENTE. Beh, allora...

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Mi scuso...

  PRESIDENTE. Lei dovrebbe guardare il fascicolo, perché noi siamo con il testo che è pubblicato sul fascicolo che è il testo che fa...

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Aspetti un attimo che controllo ... Sì, «rendere più spedite le procedure di accesso da parte delle imprese agli strumenti di sostegno al reddito». È l'impegno di cui alla lettera k)...

  PRESIDENTE. Sul fascicolo questo è l'impegno di cui alla lettera m), come Mantova. L'impegno di cui alla lettera l) è quello che comincia con le parole: «destinare maggiori risorse agli ammortizzatori sociali, con particolare riferimento ad interventi di prolungamento (...)».

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Credo, Presidente, che stiamo leggendo due punti diversi della ...

  PRESIDENTE. Sottosegretario De Vincenti, siccome noi dobbiamo fare riferimento al fascicolo, che è anche quello che è in distribuzione tra i colleghi, se lei ritiene necessario possiamo sospendere per cinque minuti, in maniera che allineiamo, diciamo, il parere sui due testi.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Un attimo solo, Presidente, che controllo.

  PRESIDENTE. Siamo a pagina 14 del fascicolo.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Ha ragione, Presidente.

  PRESIDENTE. Sottosegretario De Vincenti, mi scusi. Lei ha dato dei parere su dei capoversi che facevano riferimento a un testo che non era quello contenuto nel fascicolo. Non vorrei che non essendo magari allineati, come non lo erano quelli di cui stiamo parlando adesso, ci ritroviamo che abbiamo dei pareri dati su testi diversi e, quindi, con significati diversi.
  Quindi, forse per velocizzare anche i nostri lavori, conviene sospendere per cinque minuti la seduta e siamo tranquilli che poi procediamo più speditamente.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 17,25.

  La seduta, sospesa alle 17,15, è ripresa alle 17,25.

  PRESIDENTE. Saluto gli alunni e i docenti dell'Istituto comprensivo statale n. 4 di Chieti, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Riprendiamo con il parere del sottosegretario sulla mozione Airaudo ed altri n. 1-00164 (Nuova formulazione), in particolare dal secondo impegno, capoverso: «ad adottare specifiche iniziative normative volte a:».

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, ripartiamo dall'impegno: «ad adottare specifiche iniziative normative volte a»:
  Il Governo non accoglie la lettera a), mentre accoglie la lettera b), la lettera c) e la lettera d). Il Governo non accoglie la lettera e), mentre accoglie la lettera f). Per quanto riguarda la lettera g) - scusate ma in precedenza avevo commesso un errore – la riformulazione è la seguente: promuovere le iniziative necessarie in sede comunitaria per adottare una normativa in materia di made in che introduca l'obbligo di indicazione di origine per tutti i prodotti per i quali non esista già una regolamentazione specifica in materia. Pag. 28Questa riformulazione è compatibile con la normativa comunitaria, la formulazione originaria è incompatibile con la normativa comunitaria. La lettera h) è accolta con la seguente riformulazione: promuovere intervenendo sull'Unione europea misure idonee per evitare fenomeni di dumping e affinché gli Stati membri del WTO rimuovano le barriere non tariffarie che ostacolano l'accesso ai mercati. La lettera i) non è accolta, mentre sono accolte la lettera l), la lettera m), la lettera n) e la lettera o). La lettera p) è accolta con la seguente riformulazione: razionalizzare gli incentivi pubblici all'innovazione riducendo la dispersione delle risorse. La lettera q) non è accolta, mentre è accolta la lettera r). La lettera s) è accolta con la seguente riformulazione: prevedere incentivi premiali e meccanismi di supporto ai ricercatori che vincono grant europei. Il Governo accoglie la lettera t), la lettera u) e la lettera v). La lettera z) non è accolta, mentre è accolta la lettera aa). Il Governo non accoglie la lettera bb), la lettera cc), la lettera dd) e la lettera ee).
  Poi vi è un terzo gruppo di impegni che comincia con: «ad attuare quanto previsto dal presente atto di indirizzo anche attingendo eventualmente alle seguenti fonti di finanziamento:». Tutte le lettere che seguono sono non accolte.

  PRESIDENTE. Quindi, praticamente sino alla lettera h).

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, fino alla fine della mozione. Questa è la mozione Airaudo ed altri 1-00164 (Nuova formulazione).

  PRESIDENTE. Allora, il riepilogo lo facciamo dopo. Prosegua, sottosegretario.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Per quanto riguarda la mozione Allasia ed altri n. 1-00220, il primo impegno...

  PRESIDENTE. Mi dice anche la pagina del fascicolo ?

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. In fondo a pagina 18, lì cominciano gli impegni. Per quanto riguarda il primo impegno, è accolto con la seguente riformulazione: «ad attivare un'organica azione di difesa e di sostegno delle imprese del settore manifatturiero, con particolare riferimento ai distretti industriali». Per quanto riguarda il secondo impegno, non è accolto.

  PRESIDENTE. Quindi, fino alla lettera g) ?

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Scusatemi, il secondo impegno è distinto in lettere.

  PRESIDENTE. Scusi, sottosegretario, il secondo impegno è costituito da sette lettere: a), b), c), d), e), f) e g). Il parere è contrario su tutte le lettere ?

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. No, un attimo, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Allora, il parere è contrario solo sulla lettera a) ?

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Esattamente. Il parere è contrario sulla lettera a). La lettera b) è accolta con la seguente riformulazione: «a valutare la possibilità di introduzione di rateazioni più lunghe». La lettera c) è accolta con la stessa riformulazione che abbiamo proposto per la mozione Airaudo ed altri n. 1-00164, cioè: «adottare le opportune iniziative per la semplificazione del quadro normativo di riferimento, al fine di restituire maggiore competitività alle imprese».
  La lettera d) è accolta con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità di una riduzione dei carichi fiscali (IVA e imposte sulla produzione) e degli oneri sociali». La lettera e) è accolta con la Pag. 29seguente riformulazione: «a valutare la possibilità di contributi per gli investimenti diretti (...)».
  La lettera f) è accolta con la seguente riformulazione: «allineare il costo dell'energia con l'obiettivo di riportarlo ai livelli degli altri Paesi dell'Unione europea». La lettera g) è accolta con la seguente riformulazione, analoga a quella proposta in precedenza: «a promuovere le iniziative necessarie, in sede comunitaria, per adottare una normativa in materia di made in che introduca l'obbligo di indicazione di origine per tutti i prodotti per i quali non esista già una regolamentazione specifica in materia».
  Poi vi è un terzo impegno, alla fine della prima colonna di pagina 19, che non è accolto. Il quarto impegno, all'inizio della seconda colonna di pagina 19...

  PRESIDENTE. Quello che comincia con le parole: «ad assumere iniziative».

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Tale impegno è accolto con la seguente riformulazione: «a valutare la possibilità di iniziative dirette (...)». Poi vi è un quinto impegno, che comincia con le parole: «a promuovere, in ambito nazionale», che è accolto con la seguente riformulazione, analoga a quella proposta per la mozione Airaudo ed altri n. 1-00164: «promuovere, intervenendo sull'Unione europea, misure idonee per evitare fenomeni di dumping e affinché gli Stati membri del WTO rimuovano le barriere non tariffarie che ostacolano l'accesso ai mercati». Poi vi è l'impegno successivo, che comincia con le parole: «ad intensificare e rendere più efficaci i controlli», che è accolto se si sopprime la parola «cinesi».

  PRESIDENTE. Quindi, è accolto se riformulato ?

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Esattamente, se viene soppresso l'aggettivo «cinesi». Queste cose devono essere valide per tutte le imprese. L'impegno successivo, che comincia con le parole: «a rilanciare il settore manifatturiero», è accolto.
  Infine, l'ultimo impegno è accolto con la seguente riformulazione: «impegnarsi in sede europea per adottare misure di armonizzazione dei sistemi fiscali nazionali, promuovendo altresì una semplificazione degli adempimenti a cui sono sottoposte le piccole e medie imprese per sostenerne la ripresa economica».
  Passiamo alla mozione Costa ed altri n. 1-00221.

  PRESIDENTE. Gli impegni cominciano a pagina 23 del fascicolo.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. L'impegno è articolato in diverse lettere.
  La lettera a) è accolta con la seguente riformulazione: «adottare le opportune iniziative per la semplificazione del quadro normativo di riferimento, al fine di restituire maggiore competitività alle imprese».
  La lettera b) è accolta con la seguente riformulazione: «valutare l'opportunità di ridurre il carico fiscale e gli oneri sociali, fermo restando il vaglio di compatibilità con la normativa europea sugli aiuti di Stato».
  La lettera c) è accolta con la seguente riformulazione: «allineare il costo dell'energia con l'obiettivo di riportarlo ai livelli degli altri Paesi dell'Unione europea».
  La lettera d) è accolta con la seguente riformulazione: «razionalizzare gli incentivi pubblici all'innovazione riducendo la dispersione delle risorse».
  La lettera e) è accolta con la seguente riformulazione: «valutare l'opportunità della riduzione delle aliquote contributive che pesano sul costo del lavoro, impegnandosi a reperire le necessarie risorse economiche».
  Le lettere f) e g) sono accolte.
  La lettera h) non è accolta.
  Le lettere i), l), m), n), o) e p) sono accolte.
  Passiamo alla mozione Prodani ed altri n. 1-00223.

Pag. 30

  PRESIDENTE. Gli impegni sono indicati a pagina 25, seconda colonna, del fascicolo.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Si tratta di un unico impegno articolato in diverse lettere.
  La lettera a) è accolta con la seguente riformulazione: «allentare il Patto di stabilità interno per rilanciare in particolare settore dell'edilizia, garantendo al contempo un migliore utilizzo dei Fondi strutturali europei previo rinvenimento di adeguate risorse finanziarie a compensazione degli effetti peggiorativi che la stessa può determinare sui saldi di finanza pubblica». Questa riformulazione è analoga a quanto già fatto per la mozione Airaudo n. 1-00164.
  La lettera b) è accolta con la seguente riformulazione, anche questa analoga: «adottare le opportune iniziative per la semplificazione del quadro normativo di riferimento al fine di restituire maggiore competitività alle imprese».
  La lettera c) è accolta. Non sono invece accolte le lettere d) e e).
  Le lettere f) e g) sono accolte, mentre non è accolta la lettera h).
  La lettera i) è accolta con la seguente riformulazione: «procedere allo sviluppo della concorrenza sui mercati regolati, minimizzando le situazioni di posizione dominante». Chiedo scusa, Presidente, perché forse qui di nuovo la numerazione cambia. Un momento.

  PRESIDENTE. Siamo alla lettera l).

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Le lettere l), m), n), o) e p) sono accolte.
  La lettera q), «attuare immediatamente le misure previste...», è accolta a condizione che sia così riformulata: «attuare le misure previste dall'Agenda digitale europea per contrastare il digital divide che non consente lo sviluppo delle aziende, frenando l’e-commerce e le formule alternative di impiego come il telelavoro». In realtà, scusatemi, la riformulazione è minima, è su quell'avverbio «immediatamente», non perché il Governo non voglia farlo immediatamente, perché lo sta già facendo, ma perché naturalmente sono misure che richiedono un certo tempo per essere tutte tradotte in atto, in pratica.
  La lettera r), «incentivare linee produttive legate alla filiera corta, ecocompatibili e radicate nel territorio», è accolta a condizione che sia così riformulata: «valutare le modalità per incentivare...».
  La lettera s), «intraprendere una concreta politica antidumping...», è accolta, analogamente alle precedenti mozioni, a condizione che sia così riformulata: «promuovere, intervenendo sull'Unione europea, misure idonee per evitare fenomeni di dumping e affinché gli Stati membri del WTO rimuovano le barriere non tariffarie che ostacolano l'accesso ai mercati».
  Le lettere t), «mettere in atto con gli strumenti...», e u), «intervenire con iniziative urgenti...», sono accolte.

  PRESIDENTE. Scusi, signor sottosegretario, siccome credo che il collega Crippa non abbia inteso bene o comunque non ha capito la riformulazione delle prime due lettere, cioè la riformulazione della lettera a) e della lettera b)...

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Noi avevamo nel testo una lettera a) che recitava: «assumere iniziative per allentare il Patto di stabilità interno...» e nella riformulazione avevamo visto una ampia modificazione dello stesso. Quindi non capivamo se era su quel punto o se c'era stato un errore nell'identificazione dei punti.

  PRESIDENTE. Sottosegretario?

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Onorevole Crippa, sto rileggendo attentamente, possiamo accogliere la formulazione originaria.

Pag. 31

  PRESIDENTE. Anche la lettera b) ? La lettera b) dice semplicemente: «semplificare gli oneri burocratici a carico delle aziende». Lei ha dato una riformulazione, anche in questo caso ?

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. La riformulazione della lettera b) è proprio per mantenere coerenza anche con tutte le altre mozioni. Quindi quella la manterrei, la leggo: «adottare le opportune iniziative per la semplificazione del quadro normativo di riferimento al fine di restituire maggiore competitività alle imprese». Il concetto è analogo, però tiene coerenza.

  PRESIDENTE. Bene, mi pare che va bene anche all'onorevole Crippa.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Solo una cosa, Presidente, ho dimenticato di dire. Va bene l'impegno della lettera a), però con l'aggiunta – quindi c’è comunque una riformulazione – in fondo del «previo rinvenimento di adeguate risorse finanziarie a compensazione degli effetti peggiorativi che la stessa può determinare sui saldi di finanza pubblica». C’è comunque un problema di garantire la compatibilità di finanza pubblica.

  PRESIDENTE. Bene, abbiamo ora la nuova formulazione della mozione Benamati n. 1-00225, che non è nel fascicolo.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il primo impegno è accolto...

  PRESIDENTE. «Ad attuare un programma nazionale...» ?

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Sì, scusi. «Ad attuare un programma nazionale...» è accolto. Il secondo impegno, «per quanto riguarda il tema energetico...» è accolto.
  «A sostenere la competitività delle imprese nazionali... »: il terzo impegno è accolto.
  Quarto: «a favorire la concorrenzialità nel mercato del gas...» è accolto.
  Quinto: «per quanto riguarda il tema dell'accesso al credito, ad assumere iniziative per garantire alle imprese un adeguato flusso...» è accolto.
  «A rendere più spedite le procedure di accesso...» è accolto.
  «Per quanto riguarda la semplificazione amministrativa...» è accolto.
  «Per quanto riguarda la tutela delle produzioni nazionali...» è accolto.
  «A intervenire presso l'Unione europea per promuovere...» è accolto.
  «A garantire il rafforzamento delle misure di riduzione del costo del lavoro sulle imprese...» è accolto.
  «Ad affiancare a queste azioni di contesto interventi più mirati...» è accolto.
  «A sostenere l'ingresso delle filiere produttive nazionali...» è accolto.
  «Ad adottare adeguate politiche industriali per il rilancio competitivo di alcuni grandi player strategici nazionali quali, ad esempio, Finmeccanica ed in particolare Ansaldo Breda, Ansaldo STS, Ansaldo energia e BredaMenarinibus» è accolto.
  «A intervenire in settori strategici come l’automotive al fine di consentirne un processo di transizione...» è accolto.
  «A riorganizzare il sistema degli incentivi alle imprese, orientando le risorse pubbliche verso la realizzazione di grandi progetti di ricerca e innovazione industriale, anche tramite importanti interventi di domanda pubblica innovativa». Qui propongo una riformulazione: «a riorganizzare il sistema degli incentivi alle imprese, in particolare orientando le risorse pubbliche...», quindi non esclusivamente, ma «in particolare» orientando.
  «A favorire la costruzione di grandi reti e infrastrutture di ricerca con radicamento locale anche...» è accolto.
  «A rafforzare la finanza specializzata per l'innovazione...». Qui in realtà io avevo non accolto un precedente analogo impegno, che però non ricordo in questo momento in quale mozione era e chiedo Pag. 32scusa all'Aula. Proporrei a questo punto una riformulazione, che chiedo alla Presidenza e agli uffici della Presidenza se è possibile trasferire sull'analogo impegno di un'altra mozione: «a valutare le modalità per rafforzare la finanza specializzata per l'innovazione, eventualmente anche attraverso l'azione delle fondazioni bancarie...». Scusatemi, devo mettere un caveat su questo impegno, quindi: «a valutare la possibilità di rafforzare la finanza specializzata per l'innovazione, anche eventualmente attraverso...».
  «A promuovere la crescita di un capitale umano altamente qualificato...» è accolto.
  «A garantire l'effettiva applicazione dello Small Business Act, valutando in particolare...»

  PRESIDENTE. Quindi è riformulato ?

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Scusi Presidente, riformulo: «a garantire l'effettiva applicazione dello Small Business Act, valutando in particolare l'opportunità di prevedere la presentazione al Parlamento di un disegno di legge annuale per le micro, piccole e medie imprese».

  PRESIDENTE. Quindi così riformulato. Ora c’è l'ultimo.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. L'ultimo: «a sostenere la ricostruzione del tessuto produttivo delle aree colpite dal sisma del 20 e 29 maggio 2012, dove si concentra un numero rilevantissimo di imprese fortemente vocate all'export» è accolto.

  PRESIDENTE. Allora, attenda un attimo perché abbiamo ritrovato qual era l'impegno analogo, signor sottosegretario. L'impegno analogo era, se non erro, nella mozione Airaudo ed altri n. 1-00164 (nuova formulazione), la lettera q) del secondo capoverso, a pagina 14 del fascicolo.
  Mi dia conferma, perché in questo caso lei non ricordava la riformulazione. Aveva dato un parere contrario. Bene, prendo atto che è esattamente quella. La riformuliamo con lo stesso testo del paragrafo della mozione Benamati. Colleghi, adesso un attimo di attenzione perché la questione, se ho ben compreso... io sto parlando con il sottosegretario, se qualcuno me lo concede... io sto cercando di parlare con il sottosegretario... signor sottosegretario, se ho ben compreso, con riferimento a ciascuna mozione, avendo lei formulato il parere distintamente in relazione a ciascun punto degli impegni, a meno che i presentatori chiedano di votare per parti separate ciascun punto cui ha fatto riferimento, lei dà parere favorevole a ciascuna mozione a condizione che vengano modificate le parti per le quali ha proposto delle riformulazioni e vengano soppresse le parti che ha ritenuto di non accogliere. Ovviamente, in questo secondo caso, qualora i presentatori non accettino la riformulazione nel suo complesso, il parere si riterrà contrario. Ovviamente, i presentatori e coloro che prendono la parola sono pregati anche di dichiarare se accettano le riformulazioni indicate dal sottosegretario.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come indicato dall'Unione europea è importante porsi l'obiettivo di rafforzare e riscattare il settore manifatturiero, che ha vissuto anni di decrescita costante e l'obiettivo del 20 per cento è un obiettivo secondo noi alla portata, soprattutto del nostro Paese che – ricordiamocelo – è il secondo Paese manifatturiero europeo dopo la Germania. È importante, perché il settore manifatturiero ad alta intensità di lavoro dà stabilità al tessuto sociale e soprattutto favorisce la crescita civile delle nostre comunità.Pag. 33
  Per quanto riguarda le riformulazioni, noi le accettiamo – mi rivolgo al Governo – e accettiamo anche una che ritenevamo importante, che era quella relativa agli istituti di credito, però almeno con una raccomandazione che è quella di attuare... mi sto rivolgendo al Governo... accettiamo la riformulazione anche relativa agli istituti di credito con una raccomandazione, almeno orale, di attuare qualsiasi iniziativa che sia volta ad interrompere l'atteggiamento prociclico delle banche che tendono a creare bolle nei momenti di crescita, anche slegate dalla consistenza dell'economia reale, e a deprimere oltre misura l'economia nei momenti di recessione. Accettiamo, quindi, la riformulazione, però attenzione particolare a questo settore, perché rischia appunto di bloccare qualsiasi iniziativa di ripresa o comunque di rallentarla.
  Per quanto riguarda gli altri punti, i nostri si sovrappongono e possono essere analoghi a quelli delle altre mozioni e, quindi, non sto qui a ripeterli. Sottolineo, invece, due punti che caratterizzano la nostra mozione ed in particolare quello che prevede il contrasto, deciso, al dumping da parte di altri Paesi, soprattutto di Paesi in via di sviluppo, che concorrono con le nostre imprese in maniera abbastanza aggressiva e con mezzi difficilmente tollerabili nella nostra società. E ci riferiamo in particolare al dumping sociale e al dumping ambientale attuato da questi Paesi, che vorremmo contrastare, anche prevedendo forme di dazio in varie misure, da studiare.
  E il secondo punto che vogliamo sottolineare e che ci distingue un po’ dalle altre mozioni è quello di promuovere azioni che armonizzino il nostro sistema fiscale soprattutto con quello dei Paesi confinanti. E faccio due esempi minimi, tralasciando quello che è il delta che ci separa dalla Germania, ad esempio, che ha ventidue punti di imposizione fiscale sull'impresa inferiori rispetto a quella italiana e, quindi, noi ci troviamo a concorrere con Paesi più forti economicamente e che hanno anche un sistema fiscale molto più favorevole.
  Ma faccio anche due esempi più banali che riguardano soprattutto le zone di confine, per esempio quello del limite dei 1.000 euro di contanti o quello che riguarda lo spesometro e la segnalazione degli acquisti che superano il livello dei 3.600 euro.
  Questi, pur essendo sottoscrivibili dal punto di vista teorico, perdono completamente la loro efficacia e diventano anzi controproducenti per il nostro PIL quando non sono in linea con quanto praticato dai nostri Paesi confinanti. Abbiamo esempi quotidiani di aziende che chiudono le loro attività, magari aziende multinazionali che operano nel settore del lusso, che spostano i loro negozi, le loro attività, anche di un certo rilievo, nei Paesi confinanti proprio per non sottostare a queste forme che, pur essendo condivisibili, disincentivano un certo tipo di spesa e un certo tipo di acquisti. Anzi sarà nostra cura preparare un dossier e una mozione a questo riguardo, che preveda la sospensione di queste norme fiscali nel momento in cui sono in netto contrasto e ci penalizzano rispetto ai nostri Paesi confinanti.
  Detto questo, se anche il gruppo di SEL accetterà le vostre riformulazioni, noi voteremo senza problemi a favore di tutte e quattro le mozioni. Anticipo inoltre che voteremo a favore di qualsiasi iniziativa che questo Governo o questo Parlamento attueranno che vada nella direzione di incentivare il settore manifatturiero ma, in generale, che ponga al centro della nostra attenzione l'impresa e chi ci lavora, per chi acquista questo importante patrimonio che abbiamo in Italia e che rischiamo definitivamente di perdere se non agiamo in maniera decisa e urgente. Ma a questo patrimonio noi affidiamo le nostre residue speranze di crescita e di riscatto del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Airaudo, che invito ad esprimersi anche sulle riformulazioni del Governo. Ne ha facoltà, per sei minuti.

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  GIORGIO AIRAUDO. Signor Presidente, abbiamo presentato oggi, con questa mozione, a quest'Aula un piano di politica industriale per il Paese, un piano organico e credibile comprensivo anche delle eventuali coperture, perché pensiamo che le risposte alla crisi, che distrugge lavoro e impresa, andavano date già ieri e, oggi, ogni giorno che passa, ogni impresa che chiude, ogni posto di lavoro che si perde, si mangia il futuro del Paese e degli italiani.
  Ed è con questa consapevolezza che quando abbiamo costruito questa mozione, i primi di agosto, lo abbiamo fatto a partire dalle conclusioni di un'indagine conoscitiva fatta nella scorsa legislatura dalla X Commissione, un'indagine conoscitiva le cui proposte abbiamo assunto e vi abbiamo riproposto e che voi avete votato. Voi che sostenete questo Governo l'avete votata il 25 maggio 2011, a dimostrazione che questo Parlamento ha delle idee, ha delle proposte e nel rispetto di un lavoro, del tempo passato in quelle Commissioni. Quindi non comprendiamo come si possa respingere oggi qualcosa che nel 2011 andava bene e non comprendiamo perché né il Governo di allora, di cui il sottosegretario faceva già parte, né il Governo di oggi, di cui il sottosegretario fa ancora parte, non debba assumere quelle proposte di quell'indagine parlamentare. Certo, vi abbiamo aggiunto qualcosa, vi abbiamo aggiunto un parere su Finmeccanica perché allora non era presente, non erano presenti né le scelte che ha fatto Finmeccanica né ciò che il Governo ha deciso su Finmeccanica. Tali scelte a noi paiono rischiose, perché il Paese che ha fatto cassa per Finmeccanica, cedendo alla Cassa depositi e prestiti Ansaldo energia e preparandosi a un incontro con i coreani di Doosan, poi in questi giorni scopriamo che quella cassa non viene usata per ripianare il cospicuo debito di Finmeccanica, perché Finmeccanica la usa per comprare Avio Spazio da General Electric.
  Allora ci chiediamo: ma non era meglio e non è meglio per il futuro del Paese, per i posti di lavoro, per reagire alla crisi, per fermare quel declino e quella deindustrializzazione che Finmeccanica venisse tenuta insieme, unendola a Fintecna, e non ci sarebbero stati problemi finanziari ?
  Quindi, non comprendiamo queste scelte.
  In merito alle cose che ci sono state dette, francamente, essendo un ordine del giorno, se avessimo presentato, sulla difesa del made in Italy, un problema che va contro le normative europee, credo che gli uffici della Camera ce lo avrebbero segnalato. E poi, ci permettiamo di far notare che i Governi possono far sentire la loro voce in Europa. Ci sono dispositivi e norme che consentono ai Governi, se lo vogliono, di negoziare con la Comunità europea. Per cui, a noi non pare che quel punto sia alternativo. Sulle coperture, anche qui, faccio notare al Governo che il 18 giugno 2013 è stato accolto un nostro ordine del giorno come raccomandazione, in occasione della discussione sul decreto-legge sulla cassa integrazione, dove vi erano le stesse coperture che noi abbiamo presentato per questa possibile politica industriale. Allora, non comprendiamo per cui il 18 giugno quelle coperture si potevano utilizzare come raccomandazione e su questa mozione queste coperture vengono respinte.
  Insomma, non c’è più tempo per difendere la struttura industriale e per creare lavoro. Mentre voi aspettate investitori che non arrivano, si distruggono lavori e posti di lavoro che non torneranno più. E allora, se non si usa neanche ciò che questo Parlamento ha studiato e ha proposto e non si assume come politica concreta, immediata e di Governo, di quale altra politica andate in cerca ? Ed è per questa ragione, avendo presentato una proposta organica, pur comprendendo il lavoro e lo sforzo che ha fatto il Governo, noi pensiamo che l'organicità di questa proposta non sia discutibile per parti.
  Quindi chiediamo – essendo peraltro una mozione e non una proposta di legge, quindi un atto di indirizzo –, vogliamo dimostrare e testimoniare che una politica industriale è possibile. E questo Governo, prigioniero di una stabilità – che è la stabilità del suo equilibrio politico, non la Pag. 35stabilità del Paese, non la stabilità della ricerca dei posto di lavoro, non la stabilità che i lavoratori non hanno nella crisi –, una politica industriale la potrebbe fare. La potrebbe fare se andasse oltre quelle larghe intese che oggi fanno chiudere le imprese e licenziano i lavoratori. Per questo chiediamo il voto sull'intera nostra mozione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Airaudo, perché la cosa è un po’ complicata. Quindi, se ho capito bene, voi non accettate la riformulazione e chiedete il voto sulla mozione nel testo originario. La ringrazio.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giancarlo Giordano. Ne ha facoltà, per tre minuti.

  GIANCARLO GIORDANO. Signor Presidente, intanto io mi associo alla preoccupazione con cui il collega Airaudo ha descritto una condizione di immobilismo, di incapacità di flessibilità di questo Governo rispetto a degli intenti. Intenti che esprimiamo in quest'Aula e che evidentemente sono incompatibili con le vostre compatibilità, le quali, a loro volta, continuano e cominciano ad essere sempre più incompatibili con le compatibilità del Paese, della sopravvivenza di un quadro democratico civile legato al concetto di lavoro.
  Io voglio ricordare a quest'Aula – ed intervengo su questa mozione – per ricordare gli impegni che quest'Aula ha dato a questo Governo e per ricordare gli impegni che questo Governo ha assunto con quest'Aula. Parliamo di Irisbus e riparliamo di BredaMenarinibus; parliamo di due crisi del lavoro micidiali, perché costituiscono un comparto industriale strategico per questo Paese. Ebbene, a più di 30 giorni dalla votazione, pressoché unanime, su una mozione che ha raccolto la volontà di questo Parlamento, l'unico risultato raggiunto è il rifinanziamento per sei mesi della cassa integrazione. Risultato di sopravvivenza. Ma quegli operai... gradirei l'attenzione del Governo, almeno l'attenzione, Presidente, e anche del Presidente, per la verità... quegli operai chiedevano lavoro e hanno proposto al Governo una linea, un'idea, vorrei dire una volontà, che non è quella di accettare la mancia di sei mesi di sostegno. Lì c’è una dignità, c’è la dignità di un'intelligenza che si è applicata ad una proposta alternativa.
  Quella proposta vale e il vostro impegno vale se ricordate, ma per fare questo vi servirebbe una politica, che quell'investimento torna se la politica e il Governo torna a fare programmazione di spesa pubblica e di investimenti, se torna a pianificare un futuro per questa nazione. Guardate, si dice sempre, una scusa un po’ banale, i soldi sono pochi; i soldi ci sono è che li spendete male. Piuttosto che finanziare le navi da guerra rifinanziate il lavoro, rifinanziamo questo e spendiamo meglio i pochi soldi che ci sono, ne va del futuro del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà per tre minuti.

  GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, in Emilia Romagna dal 2008 il PIL ha registrato un arretramento del 7,4 per cento; devo dire che quest'anno si registrano 200 mila disoccupati di cui oltre 125 mila ex occupati, cioè persone che hanno perso un lavoro che avevano. Per me oggi, quindi, potrebbe essere facile farvi l'elenco delle fabbriche che hanno chiuso, ridotto la produzione nella metalmeccanica, nella chimica, nel tessile, nella cantieristica, nella logistica. Per non parlare del settore dello stato dell'edilizia, prostrato da anni di politiche sbagliate che hanno consumato e immobilizzato capitali che oggi sarebbero invece vitali per il rilancio del ciclo economico.
  Ho scelto tuttavia di parlarvi di un piccolo stabilimento, la cui chiusura programmata coinvolgerà solo 41 famiglie, solo ! Perché credo che sia emblematico di come questo Paese abbia affrontato e stia affrontando la crisi economica e perché Pag. 36riguarda la mia città, Ravenna. Vi parlerò dell'ex Vinyls, l'unico sito italiano che abbia continuato a produrre Pvc dopo la chiusura di tutti gli altri. Pvc che nel nostro Paese continua ad essere trasformato, d'altronde, a ritmi di oltre 700 mila tonnellate annue. Il motivo per cui era rimasto l'unico sito attivo è d'altronde molto semplice: negli anni non sono mai mancate le commesse, né messa in discussione la qualità del prodotto, né gli utili che il sito è sempre stato serenamente in grado di garantire. Eppure sono passati due anni da quando gli operai passarono oltre cinque mesi sul silos a 50 metri d'altezza in difesa del loro posto di lavoro.
  In questi due anni lo stabilimento è passato di mano, dall'inglese Ineos, che aveva scelto di disimpegnarsi dall'Italia, alla bresciana Coem; si parlava di rilancio della produzione addirittura di nuove assunzioni, fino a quando un anno fa è ricominciata la cassa integrazione. Perché è successo questo ? Perché è accaduto che non esistessero i contratti di fornitura della materia prima, CVS, che avrebbe dovuto essere garantita dalla francese Arkema, dato che il CVS non viene più prodotto da anni, da quando anche nella stessa Ravenna sono stati dismessi gli stabilimenti.
  Nel frattempo però Arkema cede il ramo d'azienda del CVS alla francese Kem One che di rispettare gli accordi taciti di fornitura proprio non ne vuole sapere lasciando la ex Vinyls nell'impossibilità di operare. E non è possibile cercare fornitori alternativi in un mercato globale che è sempre più concentrato, dominato da multinazionali in grado di affrontare l'intero ciclo del prodotto, per nulla desiderosi di mantenere in vita un potenziale concorrente.
  Così, dato che l'Italia ha smesso da tempo di preoccuparsi di mantenere sul suo territorio industrie di base, in grado di essere innovative sul piano della compatibilità ambientale e anche di farsi promotrici di ricerca, ma che rimane però sempre un Paese industriale che necessita di semilavorati, oggi ci troviamo non più in grado di produrre quella materia che poi il nostro sistema produttivo trasforma. Ora i 41 lavoratori rimasti sono in cassa integrazione straordinaria, finalizzata alla bonifica di uno stabilimento che non sappiamo se e quando potrà essere realizzata, dato che non è chiaro chi metterà i capitali necessari.
  Ho voluto parlare di questo semplicemente per una ragione: perché mette in chiaro quello che è il rapporto che questo Governo è in grado di mettere con le multinazionali estere che sono libere di usare il Paese come se fosse un Paese a porte girevoli, si entra e si esce e poi si lascia il deserto attorno. Se la politica non è in grado di mettere, diciamo, sul piano queste cose io credo che perda di senso (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Signor Presidente, noi non vediamo una regia politica forte, determinata da parte del Governo per affrontare la gravità della situazione delle acciaierie di Piombino. Delle acciaierie collegate a un indotto, collegate alla Magona, con 500 contratti di solidarietà. Non vediamo questa determinazione... (Indossa una maglietta recante una scritta).

  PRESIDENTE. Onorevole Nicchi, la posso pregare di rimettersi la giacca gentilmente ?

  MARISA NICCHI. Ma io sto bene così.

  PRESIDENTE. Non le sfugge che è una cosa anomala, quindi se lei non si rimette la giacca pone la Presidenza nelle condizioni di...

  MARISA NICCHI. Con piacere.

  PRESIDENTE. La ringrazio.

  MARISA NICCHI. Dunque noi partiamo da questa preoccupazione, è una cosa seria, 2.200 lavoratori, 1.400 dell'indotto, Pag. 37che possono subire danni paurosi rispetto alla possibilità di un blocco dell'attività produttiva. Noi sentiamo una passività del Governo, quasi ineluttabile, quasi considerare ineluttabile la chiusura dell'altoforno. Questo provocherebbe certo per qualche tempo la cassa integrazione, con perdita di salario, ma comporterebbe un «furto di futuro».
  La produzione dell'acciaio è la base per una politica industriale, una politica industriale da troppo tempo trascurata da tutti i Governi e lasciata al mercato. Oggi il Governo, ancora, non dà rassicurazioni sull'avvio di una buona riconversione della Lucchini di Piombino, vie di riconversione che pure ci sono: la realizzazione del forno elettrico, della nuova tecnologia pulita e più redditizia del corex, le sinergie con una nuova attività del porto di Piombino legata allo smantellamento dei relitti a partire dalla Concordia; vie di riconversione dello stabilimento che debbono e possono avvenire con gli impianti attivi. Lo chiediamo al Governo e lo sollecitiamo ad un'iniziativa europea adeguata.
  Lo diciamo con chiarezza: noi non siamo d'accordo ad accettare la chiusura dello stabilimento e interrompere la continuità produttiva, Presidente, dell'impianto sarebbe rischioso e chiediamo al Governo di scongiurarla. Non è un interesse di parte, è un interesse del Paese. La Toscana, Piombino, la Val di Cornia è sull'orlo di un ulteriore impoverimento che ricadrà sulle famiglie, sulle imprese dell'indotto, sul commercio, sulla complessiva economia, sulla coesione sociale. Il PD governa l'Italia, la Toscana e i livelli locali, lo sollecitiamo ad una coerenza...

  PRESIDENTE. Onorevole Nicchi, la invito a concludere.

  MARISA NICCHI. Ho finito. Lo sollecitiamo ad una coerenza, a non rassegnarsi a mandare a casa migliaia di lavoratori e di investire in innovazione tecnologica, ambientale ed infrastrutturale. Si tratta lì di vita, dignità e diritti, non di merce che si usa e si butta. Oggi da Piombino si può rilanciare la politica industriale del nostro Paese, lo dobbiamo a quei lavoratori e lo dobbiamo all'Italia che, se Piombino chiude, rischia di retrocedere (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. La ringrazio per la collaborazione con la Presidenza. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piras. Ne ha facoltà.

  MICHELE PIRAS. Signor Presidente, Alcoa, Eurallumina, Vinyls, Legler sono soltanto alcuni dei luoghi e dei nomi simbolici del disastro occupazionale e sociale che si è abbattuto sulla mia terra nell'ultimo decennio, decade malefica segnata da un processo brusco e violento di desertificazione industriale e produttiva che ha trascinato una parte enorme della popolazione sarda nella povertà.
  Le cifre del dramma sociale le ricaviamo da un indicatore statistico disponibile, il tasso di disoccupazione in Sardegna è salito nell'ultimo anno di 3,6 punti percentuali, cioè 54 mila lavoratori in meno, fatto che ha trascinato il tasso di occupazione decisamente al di sotto della media della popolazione attiva, perciò noi siamo ancora vicini nonostante le promesse non mantenute dalla politica e la lotta disperata dei lavoratori di Alcoa, perché la loro vertenza oggi rappresenta lo snodo cruciale della vertenza Sardegna ed una manifestazione apicale del dramma di una regione ma anche parla della condizione sociale di un'intera nazione.
  La crisi del settore industriale e manifatturiero ha inciso in maniera importante sulla quota di lavoratori interessati dagli ammortizzatori sociali, essa oggi si aggira intorno alle trentamila unità, per una stima di costo complessivo di 230 milioni di euro rispetto alla quale i provvedimenti fin qui assunti a copertura dal Governo nazionale rappresentano solamente una goccia nel mare della disperazione.
  La fine dell'era industriale in Sardegna ha generato un «deserto sociale» e un «deserto ambientale», effetti sociali e psicologici profondi che interagiscono in maniera pesante con la struttura delle comunità Pag. 38locali e con la tenuta stessa di quelle comunità, che oggi assomigliano ad una polveriera, pronta ad esplodere se perdurerà la condizione di inerzia che ha segnato le politiche economiche del Paese negli ultimi vent'anni.
  Assenza di politica industriale, incapacità di mantenere ferme ed in patria produzioni strategiche, come quella dell'alluminio, inconsistenza totale di un piano energetico, che guardasse alle produzioni esistenti, alla ricerca e all'innovazione, costituiscono le componenti di una spirale perversa che ha determinato uno stato di abbandono dei territori e accelerato le dismissioni.
  Produzioni industriali strategiche letteralmente consegnate alle multinazionali, a eventi mutevoli dei fattori del mercato, alle fulminee decisioni della logica del profitto; il tutto contrassegnato dal massimo dell'ossequio e della subalternità alle imprese di turno, dalle quali non abbiamo mai preteso responsabilità, né sociale, né ambientale.
  Sono arrivati, hanno saccheggiato il territorio, compromesso quasi irrimediabilmente l'ambiente e poi sono andati via, con i soldi pubblici che abbiamo stanziato in anni di economia assistita a senso unico, senza mai pensare all'indomani. Ma l'indomani adesso è arrivato e oggi le zone industriali di Portovesme, di Tossilo, di Ottana, di Porto Torres assomigliano a un deserto di ombre, di cattedrali di sabbia fatiscenti.
  Anche per questo, noi pensiamo che il Paese abbia diritto a una politica industriale di nuova generazione, pensiamo che esso abbia le competenze, le risorse, le intelligenze, le eccellenze e le maestranze necessarie a reinventare uno sviluppo, che stavolta sia sostenibile sul piano sociale e sostenibile sul piano ambientale e che non sacrifichi più – come finora colpevolmente si è lasciato che fosse – le esistenze e i progetti di vita delle persone in carne ed ossa (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà, per tre minuti.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, la Svimez, non più di qualche giorno fa, ha presentato alcuni dati: dal 2007 al 2012, il comparto manifatturiero del Sud ha ridotto il proprio prodotto del 25 per cento, i posti di lavoro del 24 per cento e gli investimenti addirittura del 45 per cento. Il valore aggiunto del manifatturiero, sul totale del Sud, è sceso dall'11,2 per cento del 2007 al 9,2 per cento del 2012, un dato ben lontano dal 18 per cento del centro-nord e soprattutto da quello che risulta essere il target europeo, che è pari al 20 per cento. Nel primo trimestre del 2013, nel Sud, sono stati persi 166 mila posti di lavoro rispetto agli anni precedenti: gli occupati nel Mezzogiorno sono scesi, nei primi mesi del 2013 sotto la soglia dei 6 milioni. Non accadeva da 36 anni, dal 1977.
  Ho riferito questi dati, signor sottosegretario, perché abbiamo consapevolezza che la crisi è nel Paese, in tutto il Paese, ma – mi si permetta – al Sud è ancora più drammatica. Sì, ci sono, alcuni punti critici: il sistema produttivo del Mezzogiorno è troppo frammentato, sbilanciato verso produzioni tradizionali, con poca innovazione, con lenta esportazione, c’è un basso livello di produttività e redditività, ma ci sono anche le responsabilità diffuse della classe dirigente nazionale, ma anche delle tante classi dirigenti regionali, che non hanno utilizzato in pieno e in maniera adeguata le risorse europee dei fondi strutturali. Ma noi – lo vogliamo ribadire, come Partito Democratico – non ci rassegneremo e non assisteremo inerti alla desertificazione produttiva e occupazionale del Mezzogiorno.
  Ecco perché abbiamo fiducia nel Governo, nell'importante appuntamento della legge di stabilità per le risorse che sono individuate per il nuovo ciclo di programmazione dei fondi europei e nazionali di coesione territoriale, nella possibilità di dar vita e lanciare definitivamente l'Agenzia Pag. 39di coesione territoriale per utilizzare, fino in fondo, le potenzialità delle risorse europee.
  Ribadiamo la necessità di avere un credito di imposta definito per il Sud, per l'occupazione, per il miglioramento tecnologico, così come guardiamo con grande speranza al programma «Destinazione Italia», signor rappresentante del Governo. C’è tanta aspettativa, si spera che arrivino questi nuovi investimenti per nuovi siti produttivi e quindi per nuova occupazione. Strumenti...

  PRESIDENTE. Onorevole Burtone, concluda.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Concludo Presidente, strumenti necessari per far tornare a respirare e a sperare anche tanti cittadini del Mezzogiorno.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zan. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO ZAN. Signor Presidente, colleghi, sottosegretario, un'altra azienda che annuncia tagli e chiusure. Sono tante, troppe. Penso, ad esempio, alla Elettrolux, che annuncia il taglio di posti di lavoro con la possibilità, ancora più grave, della chiusura degli stabilimenti che in Italia danno lavoro a 4.500 persone. Si ha notizia, infatti, che la Elettrolux ha lanciato un'investigazione su tutti gli stabilimenti italiani e i precedenti purtroppo ci dicono che questo tipo di iniziativa si conclude sempre con drastici ridimensionamenti dei siti. Le fabbriche sono quattro: Forlì, con 800 lavoratori, dove si producono piani di cottura e forni; Porcia, 1.200 lavoratori, dove si producono lavatrici; Solaro, in provincia di Milano, 900 lavoratori, dove si producono lavastoviglie e Susegana, in provincia di Treviso, 1.000 lavoratori, con la produzione di frigoriferi e congelatori da incasso.
  Si fanno i conti degli esuberi, lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro mentre l'azienda, guarda caso, sposterà la produzione nei Paesi dell'est Europa, dove c’è minore costo del lavoro. Un copione, insomma, sottosegretario, che si ripete azienda dopo azienda. Si tratta di un altro duro colpo per l'occupazione nel nostro Paese, in una regione come il Veneto che è una regione ricca e oggi è una regione che soffre in modo pesantissimo e questa crisi, diciamo, pesa molto su imprese e lavoratori. Una regione dove aumenta la cancellazione delle imprese.
  Il sottosegretario Baretta in un'intervista ha detto che il Governo deve intervenire. Chiede un'azione forte del Governo, che guardi al confronto con l'azienda svedese, ma che guardi anche al coinvolgimento delle istituzioni europee. Ora, io dico: ma il sottosegretario Baretta è il Governo. Dovrebbe intervenire lui ! Qui ci sono in ballo, Presidente, il futuro e il presente di numerosi lavoratori e delle relative famiglie. Qui c’è in ballo il futuro anche dell'Italia.
  Allora, io dico – e la Elettrolux è un esempio – che manca una politica industriale per questo Paese e il segretario generale della Fiom, Landini, ha detto che il Governo latita. La politica industriale, sottosegretario – e concludo davvero –, ha fatto grande l'Italia. Ne ha fatto un Paese industriale. Oggi bisognerebbe ritornare a quella politica industriale accompagnata, però, da una sostenibilità ambientale. C’è il tema della green economy: lo vogliamo cogliere oppure no ? Vogliamo costruire una politica industriale in questo Paese incentrata, come ha fatto la Germania, sulla sostenibilità ambientale e sulla riconversione ecologica dell'economia ? Questa è una grandissima occasione e la dobbiamo cogliere, però chiediamo al Governo risposte concrete e chiediamo al Governo di pronunciarsi sul rilancio di una politica industriale nel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lacquaniti. Ne ha facoltà per tre minuti.

  LUIGI LACQUANITI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, Pag. 40onorevoli deputate e deputati, è di questi giorni la programmazione sulla RAI della figura di Adriano Olivetti, considerato come imprenditore illuminato del nostro dopoguerra. Al di là delle tentazioni agiografiche, sempre presenti in simili opere televisive, effettivamente mai come oggi sentiremmo la necessità, quasi la nostalgia, di simili figure di imprenditori, sintesi della ricerca del profitto, certo, ma anche di rinnovati rapporti con i propri lavoratori, rapporti improntati a onestà e a chiarezza, rapporti limpidi.
  Pensavo a tutto questo, Presidente, con la mente al caso Mac di Brescia, l'azienda dell'indotto Iveco che, come tante altre del gruppo Fiat alla fine degli anni Novanta, furono protagoniste della riorganizzazione produttiva di quel gruppo. Anche a Brescia l'Iveco cedeva ad altre società del medesimo gruppo attività amministrative e reparti produttivi e, appunto, lo stampaggio di lamiere alla Mac di Torino.
  L'accordo tra aziende e lavoratori venne siglato nel 1999 e prevedeva l'estensione dei trattamenti economici e contrattuali dei dipendenti Iveco ai lavoratori che sarebbero passati da Iveco a Mac e prevedeva anche che laddove Mac fosse stata interessata da ristrutturazioni con ricadute occupazionali sarebbero state adottate soluzioni sostenibili per tutti i lavoratori. Ma, a fronte di questo Iveco assicurava che la produzione a Brescia era destinata a crescere.
  Così non è stato, signor Presidente, e la crisi economica, che anche nell'importante polo produttivo di Brescia ha falcidiato aziende piccole e grandi, non ha risparmiato nemmeno la Mac. È grazie a quel lontano accordo del 1999 che nel 2007 la mobilità a carico di cento lavoratori si risolve con il loro riassorbimento in Iveco, ma così non avviene dopo. Nel 2009 Mac annuncia la cessazione dell'attività, seguirà l'impegno al mantenimento di un presidio produttivo e soprattutto l'assorbimento graduale dei lavoratori da parte di Iveco, secondo l'accordo originariamente sottoscritto. Tuttavia, quell'accordo non viene rispettato. Iveco ha abbandonato al proprio destino i restanti ottantaquattro lavoratori che al principio di quest'anno Mac ha licenziato.

  PRESIDENTE. Onorevole Lacquaniti, la prego di concludere.

  LUIGI LACQUANITI. Concludo, signor Presidente. Avremmo necessità di un programma di investimenti per il rilancio del settore manifatturiero, ma avremmo necessità anche di una classe imprenditoriale che guardi ai lavoratori come persone, persone con delle storie personali, con delle famiglie, persone che attendono il rispetto degli accordi sottoscritti, persone che attendono un lavoro che permetta loro di guardare con serenità al futuro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimmino. Ne ha facoltà.

  LUCIANO CIMMINO. Signor Presidente, a partire dal 2008 il nostro PIL è precipitato, la produzione industriale e i consumi del mercato interno sono tornati indietro sì, ma di quanti anni ? Purtroppo il dato si aggiorna negativamente almeno ogni mese. Indietro di cinque, di dieci, di quindici anni ? E ancora di più. Abbiamo ascoltato una sequenza di suggerimenti volti a determinare un'inversione di tendenza. Credo, signor Presidente, che sarebbe necessario comprendere prima perché stiamo assistendo a questa erosione costante della nostra ricchezza, che mentre diminuisce vede al contrario aumentare il debito pubblico. La nostra caduta si è evidenziata dopo l'esplosione della bolla finanziaria che viene ancora oggi addebitata quasi totalmente all'ingordigia di alcune grandi istituzioni finanziarie internazionali. Noi non possiamo però tirarci fuori incasellandoci da soli nella posizione di vittime di un sistema e troppo piccoli per invertire il corso delle cose. Ci sono stati infatti lunghi anni in cui ci si è dimenticati dell'economia reale. C’è stata una latitante complicità tra Governo e la Pag. 41media e la grande industria. Il Governo non voleva capire o non voleva vedere che molti imprenditori erano attratti più dal guardare al mondo finanziario che all'ammodernamento delle proprie strutture produttive. Una consistente massa di liquidità premeva alle porte di tante aziende con mirabolanti promesse di crescita a due cifre, possibili solo facendo spazio a fondi di investimento di varia natura e formazione. Peccato che molte di queste operazioni si basassero sulla leva del debito. Giorni, settimane, mesi e poi persino anni in cui poco si è parlato dell'economia reale. Quando la ruota ha smesso di girare chi si era lasciato incantare dalle seducenti ma pericolosissime sirene si è trovato ad affrontare difficoltà insormontabili. In quegli anni si sarebbe dovuto parlare di produttività, di innovazione, di modernizzazione. Non facendolo si è perso tanto preziosissimo tempo.
  Oggi siamo costretti a constatare le difficoltà delle medie e grandi imprese sui mercati mondiali e il dramma di tante micro-imprese, che trovano nel mercato interno la loro risorsa più importante. Eppure, le esportazioni segnano l'unico numero preceduto dal segno più nel nostro panorama economico; un segnale che non dobbiamo, non possiamo lasciar cadere, e questo non accadrà, se apparirà ben chiaro che l'obiettivo deve essere quello di far ripartire i consumi interni.
  Senza questo sostegno, rischiamo tantissimo anche nell’export. Non consoliamoci, citando ad ogni piè sospinto il fatto che siamo la seconda manifattura d'Europa: i dati, lo stiamo verificando, cambiano di momento in momento. Credo che vi sia bisogno, innanzitutto, di un grande bagno di umiltà collettivo, che produca, a seguire, quello scatto di orgoglio nazionale che ci porti a risalire una china troppo precipitosamente imboccata.
  Nel concreto, dobbiamo innanzitutto recuperare produttività: è questa la parola magica che può segnare l'inversione di tendenza. Dobbiamo, poi, ridurre il costo dell'energia, perché è assolutamente insostenibile pagare il 30 per cento in più degli altri Paesi europei. L'Europa deve accompagnare qualsiasi iniziativa dei singoli Paesi, facendo sentire un'unica voce in delicate questioni.
  Possiamo noi, da soli, chiedere al Brasile, soprattutto, e all'India di ridurre i loro dazi doganali per l'ingresso di merci prodotte all'estero, ovvero in Italia e negli altri Paesi europei ? No, da soli non possiamo ! E l'Europa cosa fa in proposito ? Niente ! Così, mercati per noi molto importanti ci vedono presenti soltanto in maniera molto marginale.
  A tal proposito, tocca constatare la probabile interruzione della trattativa per il libero scambio di merci tra Stati Uniti ed Europa, proprio quando il traguardo si presentava molto vicino, a causa dell'esplosione di uno dei casi di spionaggio più intriganti ed anche inutili del dopoguerra, e dobbiamo pensare: vi è un nesso tra questi due fatti ?
  Il Governo dovrebbe spingere in una sola direzione, che è quella di una rapida conclusione di questa trattativa, che aprirebbe a tante imprese italiane il più grande mercato del mondo. Nel frattempo, però, dovremmo prepararci a questo evento epocale guidando le imprese italiane a fare squadra e sistema, non solo per entrare negli Stati Uniti, ma anche per comprendere in anticipo dove potranno apparire vulnerabili di fronte alle industrie statunitensi sul mercato interno.
  Infatti, noi andremo a vendere negli Stati Uniti, ma gli americani saranno liberi di fare altrettanto in casa nostra. Per la ripresa ciascuno è chiamato a fare la propria parte e lo sforzo dovrà essere forte e collettivo; purtroppo, siamo invece costretti a registrare ancora discorsi di retroguardia, come una lotta strumentale e settoriale ad alcune delle poche liberalizzazioni che, con grande sforzo, sono state introdotte nel nostro Paese.
  È certo che tutti i presenti in quest'Aula hanno, abbiamo, almeno un comune obiettivo: dare risposte a chi è senza lavoro, o perché non lo ha ancora trovato o perché lo ha perso. La situazione in alcune regioni è veramente drammatica: vi sono persone che rinunciano alla vita, prese dalla disperazione di vedere una Pag. 42situazione senza sbocco, e, lasciandosi andare nello sconforto più totale, lasciano famiglie intere nel più profondo sconforto. Appena ieri sera ho ascoltato uno di questi terribili episodi.
  Colleghi, io sono certo che dobbiamo trovare convergenze di intese più che larghe, tutti insieme, per dare al Paese le risposte che attende. Scelta Civica voterà a favore delle mozioni presentate dai partiti che sostengono il Governo, nell'intento di compiere un passo avanti nella direzione indicata e nella consapevolezza che ci troviamo ad attraversare un momento estremamente difficile che abbiamo il dovere di superare (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Senaldi. Ne ha facoltà, per tre minuti.

  ANGELO SENALDI. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi, le mozioni oggi in discussione sottolineano il problema centrale del nostro tempo, cioè la capacità di essere un Paese che ancora produce, che riscopre la sua vocazione di Paese trasformatore, produttore di beni e di ricchezza diffusa e condivisa. Avremmo potuto elencare i 170 tavoli di crisi aperti al Ministero dello sviluppo economico, ma credo che sia più importante guardare avanti, e per questo credo anche che si debba ringraziare il Governo, e il sottosegretario, per la precisione e il dettaglio espresso nell'analisi degli impegni previsti dalle mozioni, indice di un'attenzione a sottolineare impegni possibili, reali e credibili, per un vero rilancio del settore manifatturiero. Un'attenzione che si deve concretizzare anche attraverso politiche industriali di salvaguardia del tessuto produttivo tipico del nostro Paese, fatto di alcune grandi aziende, ma soprattutto di piccole e medie imprese che, attraverso gli impegni che anche la nostra mozione indica e chiede, possono attrezzarsi per cogliere la novità che si sta presentando sullo scenario mondiale, cioè la necessità di servire un mercato globale che sempre più chiederà prodotti personalizzati, che non chiederà solo grandi numeri, ma specializzazione e flessibilità. E questa è la caratteristica della nostra imprenditoria. Occorre sostenere quindi l'impresa italiana attraverso la riduzione della bolletta energetica, la riduzione del grosso spread che esiste tra costo del lavoro e retribuzione, la valorizzazione e la tutela del made in Italy, sinonimo di qualità, estetica, precisione e passione, la semplificazione burocratica ormai non più rinviabile, la possibilità di accesso per le imprese ad un credito agevolato. Ecco, su questa strada, su queste indicazioni che la mozione del PD ha sottolineato, possiamo pensare di costruire un futuro per il nostro Paese, possiamo pensare a un rilancio della nostra manifattura, possiamo pensare a un rilancio dell'occupazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dorina Bianchi. Ne ha facoltà.
  Onorevole Bianchi, la pregherei anche di farci sapere il suo parere sulla riformulazione del Governo. Grazie.

  DORINA BIANCHI. Signor Presidente, il manifatturiero è il settore che più sta soffrendo, oggi, in Italia, dell'attuale crisi. La produzione è scesa del 25,5 per cento in media, anche del 40 per cento in alcuni settori, e questo ha portato naturalmente al raggiungimento, da parte della disoccupazione, di livelli record (12 per cento circa quella complessiva) che rischiano di superare quelli che sono stati registrati tra il 1980 e il 1985, con la perdita di circa 724 mila posti di lavoro, con la differenza però che, rispetto agli anni Ottanta, l'espulsione di manodopera in corso non appare corrispondere a un'esigenza di ricerca di maggiore efficienza nel settore. Noi non siamo insensibili e rassegnati di fronte alla prospettiva di una crescente deindustrializzazione, e crediamo invece che il rilancio del settore manifatturiero sia il volano per la ripresa dello sviluppo economico del nostro Paese. Le grandi risorse di competenza tecnica e imprenditoriale che si esprimono nella produzione Pag. 43manifatturiera, costituiscono un potenziale prezioso per la crescita dell'occupazione, dell'innovazione tecnologica e della competitività, che non deve essere disperso, bensì valorizzato. Noi, a differenza degli altri Paesi, abbiamo una struttura produttiva che non è caratterizzata dalla presenza di grandi e pochi gruppi industriali di grandi dimensioni, ma abbiamo un tessuto di piccole e medie imprese, che è una realtà consolidata, un fattore fondamentale di dinamismo e di crescita per la nostra economia.
  Devo dire che, nonostante il rapporto 2013 su scienza, tecnologia ed industria parte per le piccole e medie imprese da una posizione di grande difficoltà, in Italia si è saputo ovviare a questi limiti attraverso la peculiare forma organizzativa dei distretti, espressione di sviluppo che nasce dal basso e riflette la capacità delle forze economiche, sociali e istituzionali presenti in un determinato territorio di autopromuoversi, mettendo a frutto le risorse in termini di capitale umano, di materie prime e di conoscenze disponibili in ambito locale.
  I distretti produttivi, quindi, tipico esempio italiano, vanno valorizzati, soprattutto puntando su incentivi per gli investimenti diretti alla ricerca e alla innovazione tecnologica delle micro, piccole e medie imprese e facilitando i processi di internazionalizzazione e i collegamenti tra le università e i centri di ricerca. Le nostre imprese manifatturiere soffrono, più di altre aziende europee, di un deficit di sistema dovuto agli alti costi dell'energia, a una burocrazia eccessiva e lenta, a un sistema fiscale particolarmente farraginoso, all'insufficiente dotazione infrastrutturale e alla mancanza di una rete di collegamento tra formazione, ricerca e imprese.
  Per le imprese manifatturiere un tema particolarmente sentito è quello del credito e mi dispiace che, in qualche modo, il sottosegretario non abbia inserito quella che era la nostra richiesta all'interno della mozione di un'attenzione particolare per quanto riguarda l'accesso al credito.
  Io voglio ricordare al sottosegretario, che tra l'altro era presente anche nella scorsa legislatura, che il Parlamento ha approvato lo Statuto delle imprese – legge 11 novembre 2011, n. 180, recante «Norme per la tutela della libertà di impresa» –, con il quale l'Italia è stato il primo Paese a introdurre nel proprio ordinamento il contenuto dello Small Business Act, adottato a livello comunitario e attuato con direttiva del Presidente del Consiglio il 4 maggio 2010. Lo Small Business Act sottolinea l'importanza delle micro, piccole e medie imprese in quanto creatrici di posti di lavoro e protagoniste della crescita delle comunità locali e regionali. Il suo recepimento in Italia ha permesso di varare una serie di misure per rendere più competitive le micro, piccole e medie imprese, soprattutto in tempi di crisi. L'approvazione dello Statuto delle imprese ha costituito un passaggio fondamentale per la realizzazione di un ambiente giuridico favorevole alle imprese, in particolare quelle micro e piccole, che è la condizione essenziale per favorirne l'avvio, lo sviluppo e la competitività.
  Tuttavia, noi rileviamo che sono ancora molte le disposizioni dello Statuto in attesa di essere attuate, tra le quali ricordiamo la legge annuale per le micro, piccole e medie imprese e altre la cui effettiva applicazione deve essere potenziata e resa effettiva. Ed è questo, sottosegretario, il momento in cui noi con questa mozione auspichiamo la nostra volontà che sul tema del rilancio del settore manifatturiero si proceda in maniera rigorosa e decisa. È per questo che noi accettiamo quella che è la riformulazione che lei ha fatto e voteremo positivamente anche in relazione alle altre mozioni da lei riformulate.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Prodani. Ne ha facoltà.

  ARIS PRODANI. Signor Presidente, la grave situazione economica in cui versa il Paese impone misure programmatiche non più emergenziali, ma strutturali, per indirizzare Pag. 44il sistema produttivo e il suo efficientamento e per recuperare la necessaria competitività.
  Il manufatturiero costituisce una risorsa fondamentale per l'industria nazionale, costituita per lo più da piccole e medie imprese, che oggi faticano a restare sul mercato. Le cause di questa difficoltà sono molteplici e, oltre a una crisi economica ciclica, risiedono principalmente nell'immobilismo e nell'assenza di un piano industriale nazionale che avrebbe dovuto essere varato almeno vent'anni fa.
  Oggi, con una pressione fiscale alle stelle – che secondo le ultime stime dell'ISTAT riferite al secondo trimestre del 2013 si assesta al 43,8 per cento – è necessario tutelare le piccole realtà imprenditoriali, che molto spesso sono le più attive e innovative, intervenendo sulla leva impositiva.
  Con la nostra mozione abbiamo proposto l'abolizione dell'imposta regionale sulle attività produttive (IRAP) per le aziende con meno di 10 dipendenti e con un fatturato annuo non superiore a 2 milioni di euro, in modo da rivitalizzarle ed evitarne la scomparsa. Le micro imprese, infatti, rappresentano il 94,9 per cento delle imprese italiane attive e concorrono al 46,7 per cento dell'occupazione, costituendo quindi un patrimonio in serio pericolo, che deve essere salvaguardato.
  Le piccole dimensioni delle aziende non devono costituire un ostacolo alla competitività, per questo siamo favorevoli e sosteniamo lo strumento delle reti di impresa che, senza snaturare il carattere ridotto di moltissime attività produttive, permette di «fare sistema».
  I vantaggi sono molteplici e consentono di affrontare le sfide di mercato con maggiore sicurezza grazie alla fiscalità di vantaggio e all'accesso semplificato al credito. Proprio quest'ultimo costituisce una delle criticità maggiori, visto che le banche negli ultimi anni hanno ridotto fortemente l'erogazione del credito, abdicando alla loro funzione principale in favore delle attività meramente finanziarie. Il MoVimento 5 Stelle propone un ritorno alle origini, quindi, alla netta separazione degli istituti a vocazione finanziaria da quelli creditizi e l'introduzione di una normativa che vieti gli incroci azionari tra sistema bancario e sistema industriale, per evitare indebite pressioni determinate dalle speculazioni delle banche.
  Efficientare il settore manifatturiero vuol dire anche investire in ricerca e sviluppo e, soprattutto, colmare il livello di digital divide ormai imbarazzante presente nel nostro Paese. In base ai risultati dell'analisi pubblicata l'agosto scorso e condotta da Mm-One group – web agency italiana che ha monitorato le performance digitali di cittadini, imprese e amministrazioni comunali italiane – gli obiettivi fissati dall'Agenda digitale europea sono attualmente un miraggio. Il Paese, infatti, supera nell'Unione europea solo Romania, Grecia, Cipro e Bulgaria, Stati membri alle prese con evidenti difficoltà economiche interne.
  L'Italia è penalizzata da uno scarso adeguamento tecnologico: solo il 53 per cento degli italiani (a fronte di una media europea del 70 per cento) usa Internet regolarmente, i servizi di e-government sono al palo (19 per cento contro una media europea del 44 per cento) così come l’e-commerce (17 per cento di acquisti on line, a fronte di una media europea del 45 per cento).
  L'Esecutivo deve attuare immediatamente le misure previste dall'Agenda digitale europea e dall'Agenda digitale italiana: non è accettabile che il tessuto produttivo del Paese sia frenato nel suo sviluppo dalla mancanza di accesso alla rete Internet veloce, che affligge anche numerosi poli industriali e rende impossibile ricorrere a formule alternative di impiego come il telelavoro.
  Sul fronte della proiezione delle nostre PMI nei mercati internazionali, siamo perplessi per il continuo fiorire di società e agenzie pubbliche finalizzate a sostenere le aziende italiane all'estero e a favorire l'attrazione di investimenti stranieri. Negli ultimi anni, infatti, soggetti di questo tipo – come ICE-Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane, Promuovitalia, Invitalia, Pag. 45Simest ed altre – hanno reso sempre più confusionario il quadro di riferimento per gli investitori nazionali ed internazionali.
  Inoltre il 19 settembre scorso l'Esecutivo ha annunciato, nell'ambito dell'attuazione del programma «Destinazione Italia», su cui è attualmente aperta una consultazione pubblica, la creazione di un'ulteriore società a capitale pubblico – Destinazione Italia Spa – che dovrebbe rientrare in un disegno di riordino della materia, ma in realtà sembra essere un ulteriore ente chiamato a svolgere compiti assegnati ad una miriade di strutture diverse.
  Questi soggetti pubblici devono essere ridotti e razionalizzati, evitando inutili duplicati e lo sperpero del denaro pubblico, accompagnando realmente le imprese italiane che intendono investire all'estero e svolgendo seriamente la funzione di attrazione di capitali stranieri.
  Tutte queste azioni, come sostenuto in precedenza, devono rientrare nel quadro del piano industriale nazionale da noi tracciato su impulso dell'atto di indirizzo presentato da SEL, che condividiamo. La programmazione deve comprendere misure di lotta alla contraffazione, riduzione del cuneo fiscale e del Patto di stabilità interno, sostegno alla filiera corta ed ai prodotti made in Italy.
  Per questa ragione MoVimento 5 Stelle annuncia il voto favorevole alla propria mozione, accettando le riformulazioni del Governo, compatibili con la cornice di interventi individuata, fatto salvo il punto e) degli impegni: «assumere iniziative per abolire l'imposta regionale sulle attività produttive (IRAP) per le imprese con meno di 10 dipendenti e con un fatturato annuo non superiore a 2 milioni di euro», che non è stato accolto dal Governo e per cui richiediamo una votazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benamati. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, il tema qui in esame, il manifatturiero in Italia, è un tema che in questo momento per il nostro Paese è essenziale e al tempo stesso drammatico. È essenziale perché quando parliamo di manifattura in questo Paese parliamo di occupazione, parliamo di esportazioni, parliamo di sviluppo della ricerca, della tecnologia e dell'innovazione. Ma come è stato già detto, è drammatico perché la manifattura italiana vive in questo momento una delle crisi peggiori del dopoguerra. In questa crisi che caratterizza il Paese, che ci ha fatto perdere, nel periodo 2007-2011, quasi 113 miliardi di euro, il 7 per cento del nostro PIL, c’è un arretramento evidente della produzione industriale e del tessuto industriale. Nel 2012 chiudevano circa 34 imprese al giorno e nel periodo 2007-2012 fra chiusure, delocalizzazioni e fallimenti il saldo netto della nascita e della morte delle nostre aziende è stato negativo per 32 mila unità. La Confindustria valuta in circa il 15 per cento la perdita del sistema manifatturiero, con punte del 40 per cento in alcuni settori come l'automobile. È di questi giorni il dato che la produzione di automobili in Italia è tornata ai valori di prima degli anni Sessanta. Il settore della manifattura ha perso più di 500 mila occupati nel quinquennio successivo al 2007, più della metà di tutte le perdite di occupazione nel nostro Paese. Il credito è calato del 10 per cento all'industria nel 2011-2013. Esiste ancora quella diga che separa la liquidità delle banche dalle aziende.
  Nonostante ciò e nonostante questo, la manifattura italiana è ancora un bastione economico nel nostro Paese. La manifattura sostiene l'economia con esportazioni nel 2012 per circa 470 miliardi di euro basate sulle grandi forze e sulle grandi eccellenze del nostro settore manifatturiero come la meccanica, le tecnologie della meccanica fine, della metallurgia, la chimica, il sistema dello stile, l'abbigliamento, la moda, il fascino italiano. È realistico prevedere per il 2015 un forte aumento di questo valore. Ma quello che è importante, oltre al saldo attivo della nostra bilancia commerciale, è che siamo Pag. 46particolarmente attivi al di là dei Paesi dell'Unione europea. Siamo forti nei Paesi emergenti, nelle nuove economie.
  Fin qui, signor Presidente, signor sottosegretario, i numeri di questa crisi. E poi è stato già evocato che la struttura del nostro sistema produttivo manifatturiero è peculiare in Europa. Noi abbiamo poche grandi imprese a livello mondiale ed europeo, pochi gruppi di dimensioni ragguardevoli e molte piccole e medie aziende. Questo è stato uno schema vincente, anche in termini di flessibilità e di dinamismo negli anni scorsi. Oggi può essere un tema che mostra problemi. L'approccio al mercato globale, l'approccio alla concorrenza in un mercato globalizzato può creare problemi a queste realtà, forse troppo piccole per combattere i protezionismi nascosti che si trovano all'interno di questo mercato mondiale, la concorrenza sleale, le finte liberalizzazioni e i veri blocchi che ancora insistono. Occorre aiutare le aziende a partecipare alla concorrenza globale. Occorre rafforzare il sistema dei grandi gruppi italiani che hanno oggi delle difficoltà. Non voglio qui richiamarle, in quanto non è questo il momento, ma le crisi dell'Alitalia, di Telecom, della siderurgia, dell'Ilva, sono problemi che gettano delle ombre sul futuro industriale del nostro Paese.
  Per questo, signor Presidente, signor sottosegretario, noi chiediamo al Governo una nuova politica industriale. Noi chiediamo una politica industriale basata su scelte strategiche, basata su misure attive per la politica di sostegno alle aziende e basata su misure quadro e ridefinizione normativa là dove necessario. A noi, in un periodo di scarse risorse, serve il coraggio delle scelte, serve la visione strategica del nostro sistema, serve sapere allocare e definire quelle che sono le priorità del nostro Paese. Il settore della meccanica fine, come dicevo prima, dei trasporti, della meccanica di precisione, la moda, la chimica, il fascino, tutte le attività connesse all'economia verde sostenibile, fra le altre sono settori che richiedono un'attenzione e un intervento da parte del Governo.
  Misure di sostegno anche per i grandi gruppi nazionali, ma anche per le filiere produttive e i distretti produttivi e un nuovo ruolo, più attivo, delle aziende di Stato. Non concordo con chi mi ha preceduto dicendo che Finmeccanica non deve rafforzarsi nel settore dell'aerospazio. È un punto importante, un settore di eccellenza.
  Noi quindi chiediamo questo: capacità strategica; in termini di misure attive, signor sottosegretario, noi chiediamo misure per il credito. È già stato fatto un passo avanti con il decreto-legge «Fare 1» potenziando i fondi di garanzia per il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni: è un'altra buona cosa. Serve proseguire su questa linea, serve operare anche sui costi bancari per diminuire il carico delle aziende.
  Il tema dell'energia è già stato toccato da molti. C’è un tema di costi, c’è un tema di materie prime, c’è un tema di oneri di sistema e di fiscalità. Non possiamo nascondercelo ma, a fianco di questo, c’è anche un tema di mercato. Meno della metà dei clienti e dei consumatori italiani è attivo nel mercato libero dell'energia elettrica. Dobbiamo andare avanti in questo settore tutelando le nostre aziende che soffrono per un prezzo eccessivo.
  Oltre queste politiche attive, le chiediamo anche interventi quadro, perché questo è un dipinto in cui la cornice è importantissima. Noi riteniamo che sia importante promuovere e tutelare le produzioni nazionali e quindi accordi bilaterali e multilaterali che tutelino i prodotti italiani. Chiediamo un nuovo ruolo, un nuovo protagonismo all'interno dell'Unione europea, che è il primo fronte per difendere il lavoro e il prodotto italiano. Chiediamo la lotta alla contraffazione e all'abusivismo. Questa Camera ha avviato di recente una nuova Commissione, ha rinnovato una Commissione di inchiesta su questi fenomeni.
  Ma è anche importante potenziare il sistema delle infrastrutture, e non solo quelle relative alla mobilità delle merci e delle persone – porti, ferrovie, autostrade – ma anche quelle relative al movimento Pag. 47dei dati, la Rete; il digital divide è ancora un problema in questo Paese, Telecom è qualcosa che ci preoccupa. Accanto a questo, auspichiamo uno snellimento burocratico e agevolazioni e facilitazioni per le aggregazioni di impresa, per le fusioni, per far crescere le dimensioni delle aziende italiane.
  Dopodiché, signor sottosegretario, c’è un tema importante: quella che io chiamo l'infrastruttura dell'istruzione. L'istruzione è un valore aggiunto, è un valore importante quando si fa manifattura. La formazione, l'università e la ricerca sono punti essenziali, così come sono punti essenziali in questo momento le gestioni delle crisi, di cui lei stesso si occupa, positivamente. Usare gli ammortizzatori sociali e avere visione strategica e avere capacità di riconversione sono punti importanti. Particolarmente significativo per me, che provengo dall'Emilia, è poi il fatto che il Governo abbia accettato un richiamo alla ricostruzione del patrimonio industriale distrutto dal sisma. Alcune eccellenze in quella zona rischiavano di andare perdute. Non lo saranno. Serve però un ulteriore aiuto. Siamo lieti che il Governo abbia accettato anche questo punto di impegno.

  PRESIDENTE. Onorevole Benamati, concluda.

  GIANLUCA BENAMATI. Concludo, signor sottosegretario, dicendo che in buona sostanza con questa mozione chiediamo una nuova politica industriale, scelte strategiche, politiche attive a sostegno del comparto manifatturiero, politiche-quadro e normative idonee. Qui, signor sottosegretario, ci giochiamo un pezzo del futuro di questo Paese. Qui ci giochiamo un pezzo del futuro dei nostri figli. Noi contiamo su questo Governo per mettere in atto queste politiche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Colleghi, abbiamo sei interventi a titolo personale, per un minuto ciascuno.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, voglio parlare dell'azienda Firema, di Caserta, uno stabilimento strategico che si occupa di costruzione, riparazione, progettazione di materiale ferroviario. Seicentocinquanta lavoratori che da tre anni mezzo sono obbligati a una rotazione nei turni nonostante le commesse assegnate. Un'azienda sana, con un altissimo tasso di sapere tecnologico e professionale. Firema dal 2010 vive in amministrazione straordinaria. Nel frattempo si è occupata della fornitura e della riparazione dei rotabili di Trenitalia ed ha costruito i vagoni della metropolitana di Napoli e di Milano.
  Oggi i sindacati hanno indetto due...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Scotto.

  ARTURO SCOTTO. ... ore di sciopero a Caserta. Concludo, Signor Presidente. Chiedono un piano industriale e la salvaguardia dei livelli occupazionali. Attendiamo risposte dal Governo e da Finmeccanica per un piano nazionale dei trasporti (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Franco Bordo. Ne ha facoltà.

  FRANCO BORDO. Signor Presidente, signor sottosegretario, oggi sono stato al suo Ministero, al Ministero dello sviluppo economico, accompagnando una delegazione di lavoratori della raffineria IES di Mantova. È stata annunciata la chiusura della raffineria, di punto in bianco. Questo ha sorpreso ovviamente i lavoratori, le istituzioni locali, il presidente della provincia e il sindaco di Mantova, che oggi erano presenti.
  Devo dirle, signor sottosegretario, che oggi è uscita una questione molto inquietante: questa chiusura avviene in virtù di un accordo siglato da IES, l'industria ungherese, Pag. 48con ENI, cioè, in virtù di un accordo con ENI, si licenziano 350 lavoratori italiani. Io penso che a questo si debba porre attenzione, noi non possiamo parlare di strategie industriali...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Franco Bordo.

  FRANCO BORDO. ... nel settore primario, se accettiamo appunto di ridurre, una dietro l'altra, anche le raffinerie del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Scusi Presidente, ma avevo rinunciato all'intervento. Ma lo svolgo volentieri.

  PRESIDENTE. Basta comunicarlo, onorevole Daniele Farina.

  DANIELE FARINA. Eh, siamo così...
  Diciamo che in questo Paese c'era una volta l'Etna valley, la Tiburtina valley e c'era anche la Brianza valley, che era un po’ diciamo il cuore delle nostre silicon valley. Oggi, al suo posto, c’è una faglia, che si allarga, «crateri», come li chiamava Marco Revelli. Stiamo parlando sostanzialmente del venir meno dell'impegno di grandi aziende multinazionali. Alcatel-Lucent è solo l'ultimo dei crateri aperti in quella faglia. Eppure, un anno fa venivano recepiti i contenuti dell'Agenda digitale europea.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Daniele Farina.

  DANIELE FARINA. Ci chiediamo se i 20 milioni che apprendiamo esserci in legge di stabilità siano quel «forte impulso per la banda larga e ultralarga» di cui si parla nell'Agenda digitale italiana.
  Concludendo, per invertire la rotta non bastano i – benvenuti – tavoli al Ministero dello sviluppo economico, serve una strategia e un reale intervento in questo. Spero in una clamorosa smentita, non ne vedo ancora traccia, neanche nel discorso che il Presidente Letta...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Daniele Farina.

  DANIELE FARINA. ... è venuto qui a farci nelle scorse settimane (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Grazie, Presidente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ricciatti. Ne ha facoltà.

  LARA RICCIATTI. Signor Presidente, signor sottosegretario, è stato spostato al 4 novembre il tavolo che ci sarebbe dovuto essere dopodomani, il 31 ottobre, tra un'azienda che si chiama Indesit ed il Governo. Per quell'occasione tutti i sindacati, in maniera unitaria, hanno proclamato 8 ore di sciopero affinché fuori da quel palazzo e da quell'incontro si possa sentire anche la voce dei lavoratori. E giusto nei giorni scorsi sempre quei lavoratori hanno occupato strade statali per cercare di tenere alta la loro protesta, protesta che chiede di mantenere sviluppo, industria e occupazione in Italia, perché il nuovo piano proposto dall'azienda, che riduce di un numero troppo ridotto gli esuberi, da 1.425 a 1.030, non può essere accettato, e noi chiediamo che questo Governo si prenda cura veramente delle lavoratrici e dei lavoratori di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Gentile Presidente, signor sottosegretario, è un po’ surreale questa discussione: noi parliamo di mozioni per il rilancio del settore manifatturiero, quando nella legge di stabilità e nei provvedimenti di queste settimane non Pag. 49c’è uno straccio di misura positiva per il rilancio della politica industriale di questo Paese. Io vorrei dire semplicemente che, ad esempio, nel collegio in cui sono stato eletto, Venezia-Belluno-Treviso, dal 2009 ad oggi ben 500 fabbriche sono state coinvolte in procedure di crisi. E vorrei ricordare che nella provincia di Venezia fabbriche come la Vinyls, come la Visibilia, la Nuova Sirma, la San Benedetto, la Ideal Standard, la Ave Industries, ed altre sono state coinvolte in gravi crisi che hanno portato alla perdita di oltre 4 mila posti di lavoro, solo nel 2013.
  Quindi, noi crediamo che per affrontare le crisi che il nostro Paese ha davanti, crisi del settore industriale, bisogna avere un'altra spinta, bisogna mettere in campo altre misure, ed è per questo che la nostra mozione, la mozione di SEL, si propone di avanzare delle specifiche misure che vadano in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lavagno. Ne ha facoltà.

  FABIO LAVAGNO. Signor Presidente, farò l'elenco solo degli ultimi casi che sto seguendo e che mi sono stati rapportati in queste ultime due settimane. Parlo della Bundy di Borghetto Borbera, in cui circa 200 dipendenti vedono a rischio il proprio futuro; così come della divisione Come, che produce cestelli per lavastoviglie per la Electrolux, che vede centocinquanta dipendenti, per lo più donne, al quarto anno di contratto di solidarietà; così come nel settore del freddo, della Mondial Group, dove anche lì duecento hanno un contratto di solidarietà senza vedere la fine di una crisi; della Marcegaglia di Pozzolo Formigaro, la cui chiusura di un solo reparto mette e determina l'esubero di settantadue persone. Parlo del problema di un settore come quello dell'industria grafica, della Cerutti, che vede ballare anche lì circa 170 persone tra i siti di Casale Monferrato e di Vercelli; e poi, della Coca-Cola di Gaglianico, la Powertrain di Verrone, la Klinker Sire del cuneese così come l'Unieuro oggi citatami, sempre del cuneese. Ebbene, sono nomi di aziende che determinano una crisi dei distretti industriali del Piemonte pari al 4,1 per cento nel tessile...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Lavagno.

  FABIO LAVAGNO. ... nella rubinetteria pari al 2,8 per cento, nei casalinghi pari al 10 per cento e ancor di più nelle macchine tessili, sino al caso del settore orafo, che vede una riduzione di mille dipendenti nell'arco degli ultimi cinque anni. Non mancherebbero i casi positivi, soprattutto nel campo della ricerca e dell'industria farmaceutica. Parlo della Sorin Biomedica e della Novamont. Le strade piemontesi stanno diventando cimiteri produttivi...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Lavagno.

  FABIO LAVAGNO. Concludo. Rassegnarsi a non avere un piano industriale per questo Paese vuol dire rassegnarsi al poco nobile compito di fare i becchini del sistema produttivo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, L'Aquila, fino a qualche anno fa, aveva uno dei siti industriali ed elettronici più rilevanti del nostro Paese, una presenza industriale costruita grazie alla storia lungimirante del sistema delle partecipazioni statali, tanto vituperate quanto rimpiante. Dopo il terremoto non sono state distrutte solo le case e gli edifici, non sono morte solo 306 persone, non ci sono stati solo 1.700 invalidi, ma ci sono state anche tante fabbriche che sono entrate in crisi, e in particolare quello che restava del polo elettronico. Per questo c’è bisogno di ricostruire a L'Aquila non solo gli edifici, Pag. 50ma anche il tessuto produttivo e industriale (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Signor Presidente, un nuovo dramma occupazionale si abbatte sul sistema produttivo del territorio ionico: proprio in questi minuti, nel momento in cui qui, alla Camera dei deputati, stiamo discutendo le mozioni che chiedono iniziative per il rilancio del settore manifatturiero e una politica industriale al Governo e alla maggioranza delle larghe intese, nella città di Taranto Marcegaglia annuncia la chiusura di un'azienda che produce pannelli fotovoltaici, e 134 lavoratori rimarranno a casa, a partire dal 18 novembre, dopo un periodo di cassa integrazione ordinaria. A me non basterebbe un'ora per mettere in fila tutte le crisi aziendali del sistema produttivo del territorio tarantino, della provincia di Taranto. Questa è un'ennesima crisi aziendale e il Governo, però, il Governo delle larghe intese non può più limitarsi a convocare tavoli. Noi abbiamo tavoli aperti...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Duranti.

  DONATELLA DURANTI. ... per centinaia di crisi aziendali. Non si tratta più soltanto di convocare tavoli, di mettere insieme organizzazioni sindacali e aziende, bisogna ripensare una politica industriale seria, perché i territori stanno morendo e i lavoratori e le lavoratrici oramai non hanno più speranze per un futuro che sia un futuro fatto di lavoro e di dignità (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite o non precluse dalle votazioni precedenti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Airaudo e altri n. 1-00164 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  (La deputata Nicchi espone una maglietta recante la scritta: Piombino non deve chiudere).
  Onorevole Nicchi, devo tornare a pregarla, come ho fatto prima e l'ho anche ringraziata per la collaborazione. Se lei vuole costringere la Presidenza a fare quello che non vuole fare, siccome le ho già detto... Grazie.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti e votanti  463   
   Maggioranza  232   
   Hanno votato  129   
    Hanno votato no  334.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Allasia ed altri n. 1-00220, come riformulata su richiesta del Governo e per le parti non assorbite, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Madia, Rizzetto, Patriarca, Vitelli, Ventricelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  464   
   Votanti  367   
   Astenuti   97   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato  333    
    Hanno votato no  34.    

Pag. 51

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Coscia e Giacomoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Costa ed altri n. 1-00221, come riformulata su richiesta del Governo e per le parti non assorbite, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rizzetto, Rossi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  467   
   Votanti  370   
   Astenuti   97   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato  337    
    Hanno votato no  33.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Adesso passiamo alla votazione della mozione Prodani e altri n. 1-00223. Avverto che è stata richiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente la lettera e) del primo capoverso del dispositivo dalle restanti parti della mozione per le quali i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo.
  Indìco dunque la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Prodani e altri n. 1-00223, come riformulata su richiesta del Governo e per le parti non assorbite, ad eccezione della lettera e) del primo capoverso del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giacomelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti e votanti  469   
   Maggioranza  235   
    Hanno votato  469.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, intervengo per spiegare brevemente cosa dobbiamo votare...

  PRESIDENTE. Ormai le dichiarazioni di voto sono terminate.

  DAVIDE CRIPPA. L'abolizione dell'IRAP per le imprese penso che abbia un'importanza...

  PRESIDENTE. Onorevole Crippa, io comprendo, ma doveva intervenire in fase di dichiarazione di voto sulla mozione. Adesso non può intervenire.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Prodani ed altri n, 1-00223, limitatamente alla lettera e) del primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Madia, Garavini, Palma...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  469   
   Votanti  465   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato  145    
    Hanno votato no  320.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Benamati ed altri n. 1-00225 (nuova formulazione), come riformulata su richiesta Pag. 52del Governo, per le parti non assorbite, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Polidori, Lombardi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  463   
   Votanti  430   
   Astenuti   33   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato  332    
    Hanno votato no  98.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  È così esaurito lo svolgimento delle mozioni all'ordine del giorno.

Su un lutto del deputato Giancarlo Giorgetti.

  PRESIDENTE. Comunico che il collega Giancarlo Giorgetti è stato colpito da un grave lutto: la perdita del padre.
  La Presidenza della Camera ha fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo e sull'ordine dei lavori (ore 19,20).

  PAOLO COVA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLO COVA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho presentato nei giorni scorsi un'interrogazione che riguarda la vicenda...

  PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole Cova. Colleghi abbiamo finito le votazioni, quindi chi deve uscire è pregato di farlo in silenzio e lasciare che noi possiamo proseguire con gli interventi, in modo che si possa ascoltare chi parla.

  PAOLO COVA. Un'interrogazione che riguarda la vicenda delle quote latte, una vicenda che si trascina da anni e che ha condizionato il settore del latte negli ultimi trent'anni.
  Dopo un'iniziale richiesta di archiviazione, che è avvenuta nei giorni scorsi, si è svolta ora un'udienza di opposizione a questa richiesta di archiviazione per chiedere che non si archivi questo procedimento. Si vuole sapere e giungere alla verità sui dati e i numeri della produzione di latte in stalla.
  Credo che questo sia opportuno proprio perché sia il Presidente del Consiglio sia il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali debbano essere in prima linea per fare chiarezza su questi dati. Ci sono delle relazioni che sono state svolte in questi anni da diverse ...

  PRESIDENTE. Onorevole Cova, come lei vede io non è che posso ... Purtroppo, è anche un problema di educazione nei confronti di chi parla, ma evidentemente non è diffusa in questo momento. Prego.

  PAOLO COVA. Si sono svolte delle relazioni da parte di alcune persone cioè il generale Lecca, cito, il generale Mariani e il tenente colonnello Mantile, ufficiali della Finanza e dei carabinieri che si sono preoccupati di fare una verifica di quanto è avvenuto, e queste relazioni indicano e portano come prove che ci sono dei dati che ...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore ! C’è una persona che sta parlando. Chi deve ... Colleghi ! Colleghi ! Onorevole Realacci ! Mi rivolgo a tutti: ma c’è un collega che sta parlando. Ma non è proprio possibile ! Abbiamo finito, potete uscire, ma lasciate che le persone possano parlare. Prego, onorevole Cova.

  PAOLO COVA. Da queste relazioni si evince come il numero delle vacche da Pag. 53latte presente nelle aziende, come dichiarato dalla banca dati nazionale, sia differente da quello dichiarato dall'Agea, dove questo algoritmo che determina il calcolo del numero delle vacche sia stato cambiato nell'arco dei mesi e dei giorni per fare corrispondere al numero delle vacche e sappiamo ...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Cova ! Signor sottosegretario, lei poi proprio non è dispensato ! Grazie. Prego, onorevole Cova. Comunque, deve concludere, perché ha finito il suo tempo.

  PAOLO COVA. Allora, chiedo veramente che si arrivi ad una verità. Dico questo e faccio questo intervento non per tutelare una categoria di allevatori o l'altra, perché sia chi ha pagato sia chi non ha pagato in questo caso si potrebbe trovare di fronte al fatto che non erano autorizzati a pagare sia l'uno sia l'altro.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cova.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, il MoVimento 5 Stelle chiede al Governo di riferire immediatamente rispetto al caso Datagate. Oggi il Ministro degli affari esteri, Bonino, ha scaricato il barile e ha detto che non è di competenza della Farnesina il caso e ha rimpallato la questione al Presidente Letta. Per cui, venga Letta qui a riferirci immediatamente sul caso. Non vogliamo assistere ad un ennesimo teatrino dello scaricabarile al quale, purtroppo, abbiamo già assistito durante il caso Shalabayeva. È il nome dell'Italia nel mondo che va difeso.
  Per cui, chiediamo al Governo, e nello specifico al Presidente Letta, di venire immediatamente a riferire in Parlamento per raccontarci quel che è accaduto, quel che sta succedendo e quello che accadrà rispetto al caso Datagate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ELEONORA BECHIS. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ELEONORA BECHIS. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in questi giorni in cui il freddo comincia a mordere, città come Vicenza stanno pensando di nascondere sotto il tappeto una situazione ormai diffusa ...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Bechis. Onorevole Chaouki, onorevole Giacomelli, onorevole Lotti ! Gentilmente, c’è una persona che sta tentando di parlare, se glielo consentiamo. Prego.

  ELEONORA BECHIS. In questi giorni in cui il freddo inizia a mordere, città come Vicenza stanno pensando di nascondere sotto il tappeto una situazione ormai diffusa, indegnamente normale, con strumenti repressivi di antica nera memoria. Mi riferisco ai fogli di via, che puniscono le persone senza fissa dimora, gli homeless. Le persone senza dimora sono tutte diverse, per età, condizioni, provenienza, sesso e salute. L'unica cosa che hanno in comune è il fatto di non avere una casa. Sono persone normali, siamo noi. In mezzo a loro c’è chi è onesto e chi no, chi ha problemi di dipendenze e chi no. C’è chi è giovane, chi è anziano e ci sono anche dei bambini. C’è chi ha una pensione, chi ha perso il lavoro e chi un reddito regolare non lo ha mai avuto. C’è chi è sano e chi è malato.
  Chi perde la casa, diceva lo storico delle religioni Mircea Eliade, perde il centro del reale, lo spazio dove collocare la propria identità.
  Questo porta gravi conseguenze. Nel migliore dei casi bisognerà che venga a patti con la propria condizione e che la compensi, nel peggiore non saprà mai orientarsi, perché manca un punto cardinale, la casa, che è il nostro centro di gravità. Chi fa volontariato in strada sa Pag. 54bene che i senza tetto, oltre a cercare di ripararsi dalle intemperie, si costruiscono angoli intimi per compensare la perdita di orientamento.
  È inaccettabile che noi, cittadini dell'evoluta società occidentale, ancora non siamo capaci di garantire una casa a tutti e nemmeno di mantenerla a chi ce l'ha e ha perso il lavoro.
  Alla luce di queste considerazioni, vi chiediamo, da cittadini, di non contribuire a trasformare Vicenza e tutte le città d'Italia in città inospitali e senza un'anima e di prendere una chiara posizione politica.

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Bechis.

  ELEONORA BECHIS. Né l'autoritarismo né le multe risolveranno mai problemi di questo genere, per i quali è invece necessaria una vera progettazione specifica, che porti a soluzioni efficaci (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Prataviera. Ne ha facoltà.

  EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, vorrei solo ricordare una manifestazione che è avvenuta durante lo scorso fine settimana a Venezia. Il titolo era eloquente: ci state mettendo in strada. Era una manifestazione autopromossa da un gruppo di imprenditori veneti, che ha chiamato a raccolta a sua volta tutti gli imprenditori del Veneto per lanciare un grido d'allarme sulla situazione delle aziende del nostro territorio. È un territorio che sta letteralmente soffrendo la crisi e probabilmente questo emiciclo non ha ben chiaro ciò che sta accadendo.
  Loro hanno manifestato e io ho manifestato con loro. Hanno dormito in campo San Geremia, un campo di Venezia, ed io ho dormito con loro all'aperto, simbolicamente. Insieme abbiamo accompagnato un corteo di imprenditori, sabato mattina che è stato ricevuto dal prefetto e al prefetto sono state consegnate 346 chiavi simboliche delle aziende, assieme ad un manifesto che adesso vorrei leggere nei propri punti, che è stato chiesto al prefetto di inviare al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio per far capire che la situazione è oramai insostenibile, che gli imprenditori non hanno nemmeno più la forza per spostarsi all'esterno, perché oramai il livello è insopportabile.
  Il Veneto vive una situazione di crisi come il resto del territorio, ma vive un doppio dramma, quello di vedere che a cento chilometri di distanza, in Carinzia piuttosto che in Slovenia, le cose funzionano, si lavora e lo Stato è dalla parte delle imprese, mentre nel nostro territorio così non è. Loro hanno chiesto alcuni punti che mi pregerò di presentare domani, visto che adesso non ho il tempo. Per cui la ringrazio calorosamente anche a nome di tutti quegli imprenditori che non ce la fanno più e che stanno realmente scendendo in strada.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scagliusi. Ne ha facoltà.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Signor Presidente, vorrei fare un appello al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio in merito alla mia interrogazione n. 4-01382, alla quale non ho ancora ricevuto risposta, nonostante il mio primo sollecito dell'11 settembre. Sono passati più di novanta giorni dal deposito di questa interrogazione e più di quaranta giorni dal sollecito. Vorrei fare presente al Ministro che il problema dell'emergenza idrica dei depuratori in Puglia è di tale entità che i cittadini quotidianamente si mobilitano sul territorio per cercare di sostituire con la loro presenza e con la loro voce uno Stato che a quanto pare non si prende cura di loro. Io sono stato qualche giorno fa sul territorio, a Casamassima e a Rutigliano per ascoltare i cittadini e i comitati, che sono incazzati per questa imposizione che arriva dall'alto.

  PRESIDENTE. Potrebbe evitare, grazie.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Sono arrabbiati.

Pag. 55

  PRESIDENTE. Ecco, non ci vuole molto.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Il commissario per l'emergenza idrica ha imposto un progetto dall'alto che non è condiviso con i cittadini. Inoltre, informo il Ministro che ho depositato un'altra interrogazione, la n. 4-02114, in merito all'abolizione del comitato tecnico dell'Autorità di bacino in Puglia, per la quale mi auguro di ricevere una risposta più celere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simone Valente. Ne ha facoltà.

  SIMONE VALENTE. Signor Presidente, prendo la parola perché questo pomeriggio ho appreso dalle agenzie di stampa che la collega del PD Laura Coccia avrebbe presentato un esposto ai carabinieri per – cito testualmente – «una serie di insulti e minacce nella pagina facebook del collega parlamentare Simone Valente».
  Ora, premesso che sono contrario ad ogni forma di violenza fisica e verbale, mi preme sottolineare che né io né i commenti postati contengono insulti o minacce nei confronti della deputata Coccia. In ogni caso, non sono affatto responsabile dei commenti diffamanti di altre persone, le quali si assumono la responsabilità di esprimere le loro opinioni in piena libertà, come sancito dall'articolo 21 della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Desidero, però, rispedire al mittente illazioni faziose e strumentali, volte a tentare di dimostrare che il MoVimento 5 Stelle sia qualcosa di negativo. Chi, di fronte alle contrarietà, anche aspre, si appella alla censura, evidentemente è in malafede.
  Sottolineo che i titoli delle agenzie sono diffamanti nei miei confronti. Infatti, si legge dall’ANSA: PD, Coccia, su Facebook insulti e minacce da Valente, MoVimento 5 Stelle. Adnkronos: Coccia insultata e minacciata su Facebook da un deputato del MoVimento 5 Stelle.
  Quindi, o le agenzie di stampa hanno titolato il falso, distorcendo il comunicato, che dimostrerebbe l'evidenza di quanto sia malata l'informazione italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), oppure, ancora peggio, il comunicato è partito così dall'ufficio stampa del Partito Democratico, che dimostrerebbe la malafede di strumentalizzare un mio post su un social network.

  PRESIDENTE. Onorevole, concluda.

  SIMONE VALENTE. Noi abbiamo fatto critiche nel merito e delle scelte nelle dichiarazioni in sede di Commissione. Vado alla conclusione dicendo che la collega Coccia è libera di presentare tutti gli esposti che ritiene opportuni...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  SIMONE VALENTE. ...ma il MoVimento 5 Stelle è sempre un Movimento pacifico, a cui certi atteggiamenti aggressivi e minacciosi non appartengono (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  LELLO DI GIOIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, le vorrei comunicare che da questa sera e per tutte le sere io mi alzerò per sottolineare, con forza, che da sette mesi il MEF non risponde a un'interrogazione da me presentata...

  PRESIDENTE. Scusate, colleghi.

  LELLO DI GIOIA. ...per il semplice fatto, e questo ovviamente ci fa preoccupare, che si tratta di un'interrogazione che abbiamo posto all'attenzione del MEF chiedendo per quale motivo si è pensato, autonomamente, di poter allargare il consiglio di vigilanza di Finmeccanica da 3 a 5 membri e nominando un rappresentante che ha già 20 incarichi pubblici.Pag. 56
  In un momento in cui si pensa a tagliare la spesa, Finmeccanica e il MEF nominano un membro in più con 20 incarichi pubblici. Io credo che sia opportuno e doveroso che vi sia una risposta chiara da parte del Ministero dell'economia e delle finanze e non mi sembra affatto un atto garbato, anzi, è un atto scorrettissimo, che, dopo sette mesi, ancora non si risponda.
  Evidentemente, vi è da nascondere qualcosa e questo Parlamento ha necessità di sapere (Applausi di deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) ! Per questo, ogni sera, saremo qui a ripetere con forza questa interrogazione, perché ci venga data risposta sui misfatti che vengono consumati all'interno di Finmeccanica (Applausi di deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  ARTURO SCOTTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, intervengo solo per associarmi alla richiesta avanzata dal MoVimento 5 Stelle: è arrivato il momento che questo Parlamento discuta dell'affare Datagate. Sappiamo che il Presidente Letta sarà audito dal Copasir la settimana prossima.
  Noi pensiamo che una vicenda così spinosa, così grave, dai tratti inquietanti, che sta facendo discutere l'opinione pubblica europea e mondiale, debba essere anche oggetto di una discussione parlamentare; per cui, chiediamo che lei si faccia latore presso il Governo per una discussione come questa in tempi rapidi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Signor Presidente, prendo la parola per chiedere il suo intervento presso il Governo, al fine di ottenere risposta all'interrogazione n. 4-00235, rivolta al Ministero dell'economia e delle finanze, che ha come data di annuncio il 16 aprile. Credo che il Ministero abbia avuto il tempo per formare e formulare una risposta che riguarda le scelte del Fondo strategico italiano.
  Le chiedo, Presidente, conoscendo anche la sua sensibilità alle attribuzioni del Parlamento e di ogni singolo parlamentare, di intervenire, altrimenti vorrà dire che a ogni fine seduta, oltre al collega Di Gioia, ci sarò anche io a chiedere e sollecitare la risposta.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Malpezzi. Ne ha facoltà.

  SIMONA FLAVIA MALPEZZI. Signor Presidente, intervengo al volo, perché le dichiarazioni fatte poco fa dal collega Valente, mancano di una parte. Il comunicato con cui Laura Coccia ha raccontato quanto le è avvenuto negli ultimi giorni, è in realtà stato smentito, perché è uscito in una maniera non corretta.
  Il collega Valente dice bene quando dice che il comunicato è uscito con il suo nome, ma l'esposto dell'onorevole Coccia è un esposto fatto contro ignoti per via delle accuse, delle offese, degli insulti reiterati e delle minacce che sono apparse sulla pagina Facebook del collega Valente, al quale l'onorevole Coccia ha chiesto o delle scuse private o delle scuse pubbliche, una presa di posizione, cosa che non è stata fatta ed è stata ribadita anche qui in Aula, in questo momento. Perché quando qualcuno scrive sulla mia pagina Facebook un'offesa o una minaccia nei confronti di chicchessia, io penso che sia mio dovere – non è un senso di libertà, ma mio dovere – dire che certi commenti e certe offese non vanno fatte, perché allora, se la libertà è questa, io la chiamo anarchia.
  Detto questo, la possibilità di offendere è violenza, il fatto di non denunciare l'offesa è assecondare la violenza. Questi sono atteggiamenti violenti. Essere violenti non significa solo alzare le mani, ma usare un linguaggio, un tono, che troppo spesso abbiamo sentito anche in queste aule. Allora, chi si definisce pacifista o portatore di pace forse deve incominciare a Pag. 57farlo partendo dai toni e dagli atteggiamenti, e smentendo le cose che vengono scritte sui propri profili Facebook o altro, riguardanti offese ad altri colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Altre persone intendono chiedere la parola. Vorrei chiarire subito che su questo argomento ha parlato un rappresentante del MoVimento 5 Stelle e ha parlato un rappresentante del PD. Non ho nessuna intenzione di aprire un dibattito di due ore su questo argomento, perché i gruppi si sono espressi. Nella fattispecie, si è espresso il diretto interessato e quindi, ovviamente, diciamo, l'Aula ne ha potuto beneficiare. Non apriamo però un dibattito su questo, perché mi pare che le cose siano sufficientemente chiare.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà. Onorevole Bratti, gentilmente.

  MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, intervengo in merito all'accaduto della settimana scorsa. Non so se i colleghi sono al corrente, visto che c’è stato un qualche trafiletto sui giornali e niente più.
  Io ho richiesto all'Ufficio di Presidenza, in una lettera indirizzata direttamente alla Presidente Boldrini, di poter vedere le riprese video di quella sera in cui il collega Lattuca si è avvicinato a me urlando e facendo, appunto, un gesto da lui chiamato «toc toc». Io chiedo che vengano visionati i video. L'ho già richiesto e continuerò a chiederlo, perché per me la cosa non finisce qui. Sicuramente, una volta che avremo la visione dei video, probabilmente – visto che prima la deputata del PD parlava di presa di posizione – ci sarà una presa di posizione anche di solidarietà nei confronti di una donna. Evidentemente per il MoVimento 5 Stelle c’è bisogno di video per avere espressioni di solidarietà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ovviamente lei ha scritto già alla Presidente e all'Ufficio di Presidenza e all'Ufficio di presidenza sarà ovviamente trasmessa anche questa sua richiesta in Aula.

  FILIPPO GALLINELLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, anch'io chiedo, in base all'articolo 134 del Regolamento, che le interrogazioni che ora vado ad elencare – che sono più di una e da tempo aspettiamo risposta – vengano esaminate in Commissione quanto prima. Sono le nn. 4-00247, 4-00357, 4-00370, 4-00431, 4-00501 e 4-00613 – che sono in attesa da più di un mese, anche due o tre –, le nn. 4-01290, 4-01343, 4-01524, 4-01725 e 4-01808. Quindi, chiedo che quanto prima venga risposto alle interrogazioni oppure mi si dica che non si può rispondere.

  PRESIDENTE. Grazie, trasferiremo ovviamente anche la sua richiesta al Governo.
  Ora ha chiesto di parlare l'onorevole Lattuca. Chiarisco che evidentemente vale la stessa cosa. Nel senso che do la parola all'onorevole Lattuca, ha parlato l'onorevole Spadoni, ma non apriamo un dibattito su questa vicenda, che peraltro si trasferirà anche nelle competenti sedi, se è stato scritto all'Ufficio di Presidenza. Prego, onorevole Lattuca.

  ENZO LATTUCA. Signor Presidente, accolgo con favore quella che è la richiesta esposta poco fa dall'onorevole Spadoni. Anch'io ho scritto una lettera rivolta alla Presidente Boldrini questa mattina. Anch'io ho chiesto che i filmati vengano visualizzati e visionati dall'Ufficio di presidenza. Penso che sia la cosa più corretta per ristabilire quella che è la verità su ciò che è accaduto.
  Ribadisco in quest'Aula, come ho fatto pubblicamente attraverso un comunicato stampa e mi è stato impossibile farlo privatamente, che mi rammarico, sono dispiaciuto e chiedo scusa all'onorevole Pag. 58Spadoni se la mia reazione a una sua provocazione all'uscita dall'Aula ha creato in lei un turbamento. Confermo che nei gesti e nelle parole non ho offeso, non ho insultato, non ho minacciato, non ho sfiorato, non ho tentato di dare pugni e nemmeno mai sfiorato il pensiero di provare ad aggredire fisicamente la collega Spadoni. Confermo, altresì, che i video che verranno visionati, le testimonianze di colleghi del MoVimento 5 Stelle, che mi hanno già fatto sapere privatamente quello che hanno visto in quell'episodio, di colleghi del Partito Democratico, degli altri gruppi, degli assistenti parlamentari, dei funzionari della Camera credo che ristabiliranno la verità, dopo che in questi giorni e in queste ore sono state raccontate delle falsità, delle menzogne che hanno infamato la mia persona.
  Si è parlato di un'aggressione fisica, si è parlato di pugni, si è parlato di aver alzato le mani: cose che non sono mai accadute. L'interesse alla chiarezza su questo episodio è tutto mio. Ciò che è avvenuto dopo queste menzogne è testimoniato dalle 90 pagine che ho allegato alla lettera che ho spedito alla Presidenza della Camera e sono 90 pagine ricche di insulti, di minacce pesanti nei confronti della mia persona e dei miei cari. Questo è quello che è avvenuto e credo che possa essere di insegnamento a tutta la nostra Camera, per tutti i nostri lavori...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ENZO LATTUCA. Sappia la Presidenza – e concludo – che non avrà più modo e motivo di richiamarmi perché starò lontano da quel clima di tensione che spesso si crea in quest'Aula e che nell'occasione di giovedì scorso non sono riuscito a tenere lontano da me (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 30 ottobre 2013, alle 10:

  (ore 10 e ore 16)

  1. – Seguito della discussione del disegno di legge:
  Conversione in legge del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, recante misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca (C. 1574-A).
Relatori: Ghizzoni, per la maggioranza; Buonanno e Luigi Gallo, di minoranza.

  2. – Discussione congiunta dei documenti:
  Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2012 (Doc. VIII, n. 1).
  Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2013 (Doc. VIII, n. 2).

  (ore 15)

  3. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta termina alle 19,45.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 12)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Mozione Vezzali e a. n. 1-00151 447 447 224 447 70 Appr.
2 Nom. Mozione Mongiello e a. n. 1-00158 469 469 235 469 69 Appr.
3 Nom. Mozione Laffranco e a. n. 1-00159 471 471 236 471 69 Appr.
4 Nom. Mozione Nicchi e a. n. 1-00215 473 472 1 237 472 69 Appr.
5 Nom. Mozione Rondini e a. n. 1-00219 476 476 239 476 69 Appr.
6 Nom. Mozione Cecconi e a. n. 1-00222 474 473 1 237 473 69 Appr.
7 Nom. Mozione Airaudo e a n.1-00164 n.f. 463 463 232 129 334 68 Resp.
8 Nom. Mozione Allasia e a. n. 1-00220 464 367 97 184 333 34 68 Appr.
9 Nom. Mozione Costa e a. n. 1-00221 467 370 97 186 337 33 68 Appr.
10 Nom. Mozione Prodani e a n. 1-00223 p.I 469 469 235 469 68 Appr.
11 Nom. Mozione Prodani e a n 1-00223 p.II 469 465 4 233 145 320 68 Resp.
12 Nom. Mozione Benamati e a. n. 1-00225 n.f. 463 430 33 216 332 98 68 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.