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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 133 di venerdì 6 dicembre 2013

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 9,05.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amici, Brunetta, Castiglione, Cirielli, Dambruoso, Epifani, Ferranti, Fico, Fontanelli, Galan, Legnini, Migliore, Sani, Speranza e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente sessantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Approvazione in Commissione (ore 9,08).

  PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta di ieri giovedì 5 dicembre 2013, la VII Commissione permanente (Cultura) ha approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge: VERINI ed altri: «Disposizioni per la celebrazione del centenario della nascita di Alberto Burri» (544).

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,10).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative volte a garantire la parità di accesso alle selezioni dei volontari da impiegare in progetti di servizio civile anche con riferimento ai cittadini comunitari ed extracomunitari regolarmente soggiornanti sul territorio nazionale – n. 2-00319)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Giuseppe Guerini n. 2-00319, concernente iniziative volte a garantire la parità di accesso alle selezioni dei volontari da impiegare in progetti di servizio civile anche con riferimento ai cittadini comunitari ed extracomunitari regolarmente soggiornanti sul territorio nazionale (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Giuseppe Guerini se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  GIUSEPPE GUERINI. Signor Presidente, nei giorni scorsi ho depositato, insieme a numerosi altri colleghi, questa interpellanza in tema di servizio civile, come da lei correttamente ricordato. Credo che la dimostrazione più efficace e più lampante dell'urgenza del tema sia il decreto con il quale la signora Ministro è intervenuta, non più tardi di due giorni fa, Pag. 2per riaprire i termini per la presentazione delle domande. Sono consapevole del fatto che le premesse della mia interpellanza andrebbero aggiornate ed attualizzate con gli eventi che si sono succeduti e con il provvedimento della signora Ministro del 4 dicembre e, quindi, mi limiterò a fare un breve excursus della vicenda e poi aspetto di conoscere dalla Ministra Kyenge qual è la situazione dello stato dell'arte statuale.
  Molto brevemente: ai primi di ottobre il Dipartimento della gioventù e del servizio civile nazionale ha emanato il bando per la selezione dei volontari da impiegare nei progetti di servizio civile. All'articolo 3 di questo bando il primo requisito previsto ai fini della partecipazione era quello della cittadinanza italiana, di essere cittadini italiani. La prescrizione è apparsa immediatamente discriminatoria nei confronti dei cittadini, sia comunitari che non comunitari, regolarmente soggiornanti nel nostro Paese, soprattutto in riferimento a due aspetti. Il primo è che, entro il 25 dicembre di quest'anno, quindi fra una ventina di giorni scarsi, l'Italia dovrà recepire la direttiva del Parlamento europeo che obbliga gli Stati membri ad applicare rigorosamente il principio di parità di trattamento fra i cittadini italiani, i cittadini dello Stato, e i cittadini stranieri regolarmente soggiornanti. Inoltre, esiste già un contenzioso sulla stessa materia che era stato aperto nel 2011 a seguito dell'emanazione del bando per il servizio civile del 2011 quando alcuni cittadini stranieri avevano fatto ricorso al tribunale, nello specifico al tribunale di Milano, per vedere riconosciute le proprie ragioni di partecipazione al bando per il servizio civile. In effetti, dopo la pubblicazione di questo bando, sono stati depositati altri ricorsi. Precedentemente, avevo avuto modo di depositare un'interrogazione a risposta in Commissione sulla medesima materia, ma poi i fatti si sono svolti in maniera più rapida e si sono accavallate le vicende tant’è che il 18 novembre il tribunale di Milano ha nuovamente dichiarato la discriminatorietà dal bando nella parte in cui impediva ai cittadini, sia comunitari che non comunitari, regolarmente soggiornanti in Italia, di accedere al servizio civile a parità di condizioni con i cittadini italiani.
  Qui si fermavano le premesse della nostra interpellanza, l'interpellanza che ho firmato insieme a numerosi altri colleghi. Il pezzo mancante, che poi avrò il piacere di ascoltare dalla Ministra, è quello relativo appunto al decreto con il quale il Ministro ha riaperto i bandi per la presentazione delle domande, accogliendo sostanzialmente l'ordinanza del tribunale di Milano. La nostra interpellanza, quindi, era volta a comprendere quali iniziative il Ministero avesse in animo di porre in essere per risolvere questa situazione. Le iniziative sono già state sostanzialmente prese. Il provvedimento è di due giorni fa e, a questo punto, attendo di capire meglio, direttamente dalla voce della Ministra, quali sono i termini e la situazione attuale della vicenda.

  PRESIDENTE. Il Ministro per l'integrazione, Cécile Kyenge, ha facoltà di rispondere.

  CÉCILE KYENGE, Ministro per l'integrazione. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'interpellanza urgente appena illustrata riguarda il Servizio civile nazionale, una tematica che mi sta particolarmente a cuore. Considero, infatti, con favore questa esperienza di volontariato, che permette a tanti giovani di sviluppare un forte senso civico, offrendo una parte del loro tempo per iniziative di solidarietà, assistenza, protezione civile, cooperazione internazionale e tutela dell'ambiente. Tale strumento ha coinvolto, infatti, quasi 300 mila giovani negli ultimi dieci anni. Considero il Servizio civile nazionale un bene prezioso per tutta la collettività, un positivo strumento di integrazione e solidarietà, oltre che una significativa esperienza pioneristica in Europa e una realtà che lo Stato dedica in via esclusiva ai giovani.
  Consapevole di tale importanza, mi sono impegnata per permettere l’«avvio» dei volontari con la pubblicazione dei bandi per il 2013 e per reperire nuove risorse. Tuttavia, con l'ordinanza del 18 Pag. 3novembre 2013, il tribunale di Milano ha disposto la modifica del bando di selezione dei volontari nella parte in cui prevede il requisito della cittadinanza italiana per l'accesso al Servizio civile nazionale.
  Ricordo che la problematica riguardante l'ammissione degli stranieri al Servizio civile nazionale è già stata oggetto di due contenziosi alla fine del 2011 presso i tribunali ordinari di Brescia e di Milano, con i quali è stato denunciato il comportamento discriminatorio dell'Amministrazione, perché prescriveva la cittadinanza italiana quale requisito di ammissione alla selezione, secondo quanto previsto dalla normativa tuttora vigente.
  I due contenziosi hanno avuto sviluppi processuali opposti. In particolare, il tribunale di Brescia, con sentenza depositata il 9 maggio 2012, ha rigettato il ricorso, ritenendo ragionevole la differenziazione tra cittadini e stranieri perché coerente con l'ordinamento nel suo complesso e, soprattutto, con i principi costituzionali. Tale orientamento è stato confermato dalla Corte di Appello di Brescia con decisione del 21 ottobre 2013. Diversamente, il tribunale di Milano (ordinanza del 12 gennaio 2012), e successivamente la Corte di Appello (decisione n. 2183 del 2012), hanno dichiarato il carattere discriminatorio del bando. Contro la decisione della Corte di Appello di Milano, l'Amministrazione ha proposto ricorso innanzi alla Corte di Cassazione.
  Considerata la rilevanza della problematica e in attesa della definizione del giudizio in Cassazione, il Dipartimento della gioventù e del Servizio civile nazionale, prima dell'adozione dei bandi per il 2013, ha ritenuto quindi opportuno interessare l'Avvocatura generale dello Stato in ordine agli adempimenti da porre in essere.
  Infatti, da un lato, l'ammissione degli stranieri alle selezioni, imposta dalla decisione della Corte di Appello di Milano, avrebbe concretizzato una palese violazione della normativa vigente, dall'altro, la previsione del requisito della cittadinanza italiana per partecipare alle selezioni avrebbe potuto essere interpretata come una mancata osservanza della pronuncia del Giudice del lavoro.
  L'Avvocatura dello Stato, con i pareri resi il 24 luglio 2012 e il 26 settembre 2013, si è espressa in favore della riserva ai soli cittadini italiani, secondo quanto previsto dalla attuale normativa, considerandola non in contrasto con i principi comunitari e coerente con quelli affermati dalla Corte Costituzionale nel 2004 e nel 2005. L'Avvocatura ha, inoltre, affermato che la decisione della Corte d'Appello di Milano era circoscritta al bando 2011, non avendo il giudice disposto nella decisione l'inserimento di una clausola di ammissione degli stranieri nei bandi futuri.
  Ciò premesso, sono stati emanati nel 2013 due bandi straordinari e, da ultimo, il bando ordinario del 4 ottobre, mantenendo il requisito della cittadinanza italiana per la partecipazione al Servizio civile nazionale. Quest'ultimo bando è stato oggetto di un ulteriore contenzioso, provvisoriamente deciso con l'ordinanza del 18 novembre 2013, per garantire la parità di accesso alle selezioni dei volontari anche ai cittadini comunitari ed extracomunitari regolarmente soggiornanti sul territorio nazionale.
  Al riguardo si fa presente che, a seguito della notifica dell'ordinanza avvenuta il 25 novembre 2013, l'amministrazione ha chiesto all'Avvocatura distrettuale dello Stato di proporre appello, in quanto il giudice ha formulato una accezione ampia del termine «cittadino» da intendersi riferito al soggetto che appartiene stabilmente e regolarmente alla comunità italiana. Ciò attraverso una interpretazione estensiva della disposizione di legge. La legittimità di questa interpretazione è già al vaglio della Corte di cassazione.
  Contestualmente l'Amministrazione, tenuta a dare comunque esecuzione all'ordinanza, ha chiesto la collaborazione dell'Avvocatura generale perché esistono obiettive difficoltà ad ottemperare all'ordinanza del giudice di Milano. Infatti l'autorità giudiziaria non ha fornito elementi sufficienti ad individuare correttamente la categoria dei soggetti destinatari della decisione, Pag. 4né ha tenuto conto delle criticità derivanti dall'apertura agli stranieri in relazione ai requisiti per la selezione come, ad esempio, la conoscenza della lingua italiana o la valutazione dei titoli di studio conseguiti all'estero che comporta l'attribuzione di un punteggio rilevante nel giudizio complessivo.
  L'Avvocatura generale ha fornito elementi utili a dirimere i dubbi dell'amministrazione; pertanto il Dipartimento della gioventù e del Servizio civile nazionale ieri ha riaperto fino al 16 dicembre i termini dei bandi (nazionale e delle regioni e province autonome). Questa riapertura consentirà ai cittadini dell'Unione europea, ai familiari dei cittadini dell'Unione europea non aventi la cittadinanza di uno Stato membro che siano titolari del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, ai titolari del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo, ai titolari di permesso di soggiorno per asilo e ai titolari di permesso per protezione sussidiaria di presentare le domande per la partecipazione a progetti di volontariato in Italia e all'estero. Questo elenco deriva dalle sole ipotesi possibili in base alle attuali leggi sull'immigrazione e l'asilo. Si è dovuto ricorrere a tali specificazioni per superare la generica indicazione del tribunale di Milano, con riserva dell'esito del relativo giudizio di appello. Pertanto anche la valutazione delle domande di partecipazione alla selezione sarà necessariamente effettuata con riserva.
  Il Governo ha quindi posto in essere tutte le possibili misure per affrontare questa problematica urgente e controversa. Al riguardo è bene tener presente che l'orientamento della giurisprudenza non è univoco e si è in attesa delle decisioni della Corte di cassazione. In tale ottica, sarebbe opportuna una riflessione sul sistema del Servizio civile nazionale ad iniziare dal collegamento con l'obiezione di coscienza e la sospensione della leva obbligatoria.
  Torno ad auspicare che il Parlamento possa discuterne nel quadro complessivo della riforma di tale importante esperienza per l'intera collettività. Grazie per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Il deputato Giuseppe Guerini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  GIUSEPPE GUERINI. Signor Presidente, signora Ministro, anche a nome degli altri firmatari di questa interpellanza urgente mi dichiaro soddisfatto della sua risposta e, soprattutto, dei provvedimenti che il suo Ministero ha preso nei giorni scorsi. Aggiungo soltanto una brevissima considerazione: in queste ore tutto il mondo piange e, soprattutto, rende omaggio a una figura gigantesca della nostra epoca e della nostra storia recente come quella di Nelson Mandela. Modestissimamente e in punta di piedi mi aggiungo al cordoglio generalizzato e soprattutto a una resa d'omaggio di questo straordinario uomo. Voglio tenermi il più lontano possibile da qualsiasi parallelismo che sembrerebbe semplicemente irriguardoso, ma mi limito ad auspicare che si possa arrivare in tempi brevi, e questo Parlamento possa arrivare in tempi brevi, una volta risolta la situazione contingente come appena illustrato dal Ministro, ad una risistemazione generale del servizio civile che tenga conto, molto semplicemente, della mutata composizione della società italiana.
  Quindi, auspico che ci sia un'apertura netta e chiara alla partecipazione per quanto riguarda i cittadini – cittadini sia, ovviamente, comunitari che non comunitari regolarmente residenti in Italia – e che, soprattutto, questo Parlamento possa dare finalmente corpo a quello che tutti auspichiamo e, cioè, a una sistemazione di un servizio civile europeo nel quadro della normativa europea nel quadro degli Stati Uniti d'Europa.

(Iniziative di competenza in ordine alla prospettata riduzione dei treni intercity da parte di Trenitalia al fine di garantire il diritto alla mobilità – n. 2-00318)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Terrosi n. 2-00318, concernente iniziative di competenza in ordine Pag. 5alla prospettata riduzione dei treni intercity da parte di Trenitalia al fine di garantire il diritto alla mobilità (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo alla deputata Terrosi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ALESSANDRA TERROSI. Signor Presidente, la ringrazio, illustro brevemente. Gentili onorevoli colleghi, sottosegretario, il tema che stiamo qui rappresentando questa mattina è un tema ricorrente e, in particolare, legato al trasporto ferroviario di media e lunga percorrenza attraverso i treni intercity. È un tema ricorrente perché spesso è stato trattato, anche negli ultimi tempi, sia in quest'Aula sia nella Commissione competente.
  L'interpellanza nasce da non più recenti, ormai, notizie di stampa rimbalzate attraverso i comitati dei pendolari che sono attivi in tutta Italia, relative alla soppressione, in coincidenza con il cambio di orario che si verificherà proprio dalla prossima settimana, di ben dodici intercity, sei coppie di treni che collegano tra loro molti piccoli capoluoghi di circa dieci regioni italiane o anche altri piccoli centri non capoluoghi.
  Mi permetto di sottolineare che quello della mobilità è un settore che incide sulla vita quotidiana di milioni di italiani, lavoratori, studenti e anziani, a cui ovviamente deve essere garantito il diritto alla mobilità.
  Diciamo, tra l'altro, che un sistema di mobilità pubblica, moderna ed efficiente rappresenta anche un obiettivo strategico per la costruzione di politiche tese a promuovere lo sviluppo sostenibile, perché il trasporto su rotaia produce il 92 per cento in meno di anidride carbonica rispetto al trasporto su ruota e l'88 per cento in meno rispetto al trasporto aereo.
  Sappiamo, inoltre, che dal 2007 ad oggi, ma, soprattutto, nel 2013, anno in cui la crisi economica si è fatta più stringente, c’è stato sicuramente un aumento del traffico pendolare: siamo arrivati a 3 milioni di persone, di pendolari, che ogni giorno in Italia si muovono attraverso i treni intercity o attraverso i treni regionali o regionali veloci. Spesso, non soltanto per i pendolari, ma anche per interi territori, i treni intercity rappresentano l'unica opportunità anche di essere raggiunti – spesso si tratta di territori marginali, di aree interne – da un flusso turistico che, comunque, non deve essere sottovalutato, perché, appunto, rappresenta per quei territori un'economia importante. Chiaramente, i treni intercity rappresentano anche un'opportunità per i pendolari, perché sono gli unici treni, a fronte dei treni regionali e regionali veloci, che permettono a queste persone di raggiungere il loro posto di lavoro in tempi accettabili.
  Gli intercity rientrano, tra l'altro, nella categoria dei treni per cui è previsto un contratto di servizio tra l'autorità pubblica e i Ministeri delle infrastrutture e dei trasporti e dell'economia delle finanze. Diciamo che questo contratto di servizio prevede, a fronte dell'obbligo di produzione dei servizi da parte di Trenitalia, il fatto che l'autorità pubblica sia tenuta a corrispondere a Trenitalia un'adeguata compensazione economica, nella misura in cui tali servizi siano in contrasto con l'interesse commerciale dell'impresa.
  Tra le altre cose, questo contratto di servizio prevede l'adozione di una politica dei prezzi legata al raggiungimento degli obiettivi fissati nel contratto, la manutenzione ordinaria e straordinaria del materiale rotabile, che deve rispondere a caratteristiche di sicurezza, pulizia ed efficienza. Segnalo, inoltre, che Trenitalia monitora costantemente la performance erogata per questi servizi, comunicando trimestralmente alle autorità competenti i risultati di questa analisi.
  Nonostante ciò, negli ultimi anni abbiamo assistito in realtà ad un continuo degrado del servizio, caratterizzato da ritardi, cancellazioni improvvise e quindi soppressione di corse, carrozze sovraffollate, vetture sporche, minacce ad ogni cambio di orario di soppressione di corse, che mettono ovviamente a repentaglio la vita di milioni di persone, che, come già ho detto, utilizzano detti treni per recarsi presso il luogo di lavoro o di studio.Pag. 6
  Ormai da molti anni è chiara la politica di Trenitalia, che mira a valorizzare l'Alta velocità e, almeno dal punto di vista sicuramente dei pendolari, tenere in minore considerazione il trasporto in particolare attraverso gli intercity. C’è consapevolezza circa il fatto che detti treni risultano non economicamente vantaggiosi, nonostante negli ultimi anni, a dispetto dei disservizi già rappresentati, si siano verificati aumenti medi del costo del biglietto o dell'abbonamento di circa il 10 per cento. È altrettanto vero però che ai pendolari non possono essere destinati solo i treni regionali o regionale veloci, che spesso, proprio per dare spazio all'Alta velocità, vengono obbligati a percorrere le linee lente, con aggravi considerevoli dei tempi di percorrenza e relativo peggioramento delle condizioni di vita dei pendolari.
  L'interpellanza, pertanto, mira a conoscere la «veridicità» innanzitutto della soppressione dei dodici intercity; e, nel caso che questo si verifichi realmente, quali sono le iniziative che il Governo intende intraprendere per evitarlo, garantendo così il diritto alla mobilità dei cittadini e dei pendolari interessati anche in termini di impegno a lungo termine, senza cioè che periodicamente vengano ingenerate ulteriori incertezze e che si determinino possibili conseguenze e discontinuità nel servizio.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Rocco Girlanda, ha facoltà di rispondere.

  ROCCO GIRLANDA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, gli onorevoli interpellanti pongono all'attenzione la delicata questione del trasporto ferroviario interregionale e nazionale, evidenziando, oltre alla scarsa qualità dei servizi resi, il timore di una soppressione di dodici treni interregionali intercity.
  Come è noto, i servizi ferroviari passeggeri di media-lunga percorrenza si dividono in servizi «a mercato» e servizio universale. I servizi «a mercato» di media-lunga percorrenza, non essendo oggetto di alcun corrispettivo pubblico, sono effettuati a rischio di impresa e si sostengono esclusivamente con i ricavi da traffico: le dimensioni e le caratteristiche dell'offerta, quindi, sono determinate da valutazioni commerciali; rientrano tra i servizi a mercato le «Frecce» di Trenitalia («Frecciarossa», «Frecciargento» e «Frecciabianca»), nonché i treni internazionali e una quota di treni intercity. La relativa programmazione, pertanto, è effettuata direttamente da Trenitalia, che per i servizi effettuati con la predetta quota di treni intercity ha lamentato un rapporto costi-ricavi fortemente negativo, pari a poco meno di 30 milioni di euro l'anno.
  In particolare, Ferrovie dello Stato ha riferito che nella quota di intercity effettuati a mercato che percorrono la linea dorsale tra Roma e Firenze e servono varie destinazioni (da Milano, Trieste-Venezia sino a Roma-Napoli-Salerno) rientrano sei coppie di collegamenti: si tratta di collegamenti che svolgono spesso, per buona parte, un servizio di cabotaggio, servendo flussi pendolari che li utilizzano per tratte limitate, sostanzialmente paragonabile a quello del trasporto ferroviario locale gestito dalle regioni. Questi treni presentano, come appena detto, ormai da tempo un rapporto costi-ricavi fortemente negativo, con perdite rilevanti.
  Il servizio universale comprende, invece, quegli altri treni di media-lunga percorrenza che per poter essere effettuati necessitano di un corrispettivo, definito nell'ambito di un contratto di servizio, in quanto presentano un conto economico negativo.
  Devo precisare che detto contratto prevede un'offerta di servizi finanziati per assicurare il diritto alla mobilità sul territorio nazionale, e, in modo particolare, i collegamenti necessari alla continuità territoriale di aree collocate nel sud Italia, caratterizzate da una domanda particolarmente debole e quindi da un elevato differenziale tra costi e ricavi. Pertanto, i collegamenti di media e lunga percorrenza nazionali, quali gli intercity compresi nel contratto di servizio orientati a tutelare il Pag. 7diritto alla mobilità sulle tratte nazionali, possono essere utilizzati dai pendolari quando gli orari di transito lo consentono, rivestendo così una rilevante funzione anche per il trasporto pubblico locale la cui gestione e programmazione, come è noto, è peraltro attribuita alle regioni.
  Orbene, tenuto conto che la caratteristica dei treni oggetto del contratto è quella di non essere economicamente sostenibili da parte di Trenitalia, i Ministeri contraenti (Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Ministero dell'economia e delle finanze), nell'ambito delle risorse di cui dispongono, erogano corrispettivi in coerenza con quanto stabilito nel piano economico-finanziario, anch'esso inserito nel contratto. In tale ambito, pertanto, vengono gestiti sia la programmazione dei servizi contrattualizzati, che comprende, fra l'altro, numero e tipologia dei collegamenti, itinerari e fermate, sia la determinazione delle tariffe applicabili.
  Allo stato, pertanto, la difficoltà ad inserire nel perimetro dei servizi contribuiti «nuove relazioni», quali quelle a rischio soppressione prima citate, è dovuta alla necessità di mantenere le condizioni di equilibrio economico-finanziario del contratto di servizio, anche in assenza di risorse ulteriori rispetto a quelle del 2012.
  In merito poi alla qualità dei servizi dei collegamenti inseriti in detto contratto, il MIT può incidere, in primo luogo, in termini tariffari sulla base di quanto indicato dal citato atto negoziale. L'articolo 5, infatti, pone a carico della società erogatrice la rilevazione dei valori degli indicatori di qualità, i quali concorrono, unitamente ad altri elementi, alla determinazione dell'incremento tariffario dei servizi che compongono l'offerta sovvenzionata dallo Stato, secondo quanto previsto dall'articolo 10, commi 3 e 5. Inoltre, la puntualità dei collegamenti compresi nel contratto di servizio, qualora non assicurata secondo quanto contrattualmente previsto, contribuisce, unitamente agli altri fattori di qualità, alla determinazione di penali che vanno poi a ridurre l'ammontare delle risorse da versare all'impresa ferroviaria.
  In ogni caso, assicuro che le problematiche evidenziate dagli interpellanti sono ben note al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ed infatti le competenti strutture del Dicastero hanno attivato un tavolo di confronto con le singole regioni interessate e Trenitalia, nell'ambito del quale approfondire, dal punto di vista tecnico, le possibili ipotesi di mantenimento dei servizi ovvero di ottimizzazione degli stessi in relazione alle possibili integrazioni con i servizi a committenza regionale già esistenti, come anche con quelli in autonomia commerciale svolti da Trenitalia.
  Allo stato attuale, sulla base dei dati acquisiti, l'inserimento nel perimetro del cosiddetto «servizio universale» dei dodici collegamenti intercity, assicurati come detto da Trenitalia in regime di autonomia commerciale e di cui la medesima ha preannunciato la soppressione, comporterebbe un onere aggiuntivo pari a circa 30 milioni di euro, la cui copertura, in assenza dei corrispondenti stanziamenti, potrebbe essere assicurata solo da variazioni compensative di altri servizi inclusi nel contratto vigente, valido per il 2009-2014. In ogni caso, proprio nella considerazione che i servizi di cui trattasi hanno un impatto notevole sull'utenza pendolare e che la loro improvvisa soppressione può arrecare disagi alle singole regioni interessate che, nella loro programmazione, hanno tenuto conto dell'esistenza di tali collegamenti, nelle more degli approfondimenti tecnici volti ad individuare possibili soluzioni alternative, è stata acquisita la disponibilità e l'impegno da parte di Trenitalia a proseguire temporaneamente nell'effettuazione dei suddetti treni.

  PRESIDENTE. La deputata Terrosi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.
  Ma prima salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo statale «Via Cutigliano» di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Prego, onorevole Terrosi.

  ALESSANDRA TERROSI. Signor Presidente, in realtà mi reputo solo parzialmente Pag. 8soddisfatta. Ringrazio il sottosegretario per l'analisi approfondita e per il fatto di aver messo in luce tanti aspetti che riguardano il servizio pubblico legato ai treni intercity, regionali e regionali veloci, però non sono soddisfatta, nonostante l'attivazione di un tavolo di confronto che viene preso e visto come uno strumento sicuramente utile per poter dirimere queste questioni, visto che tutti gli attori – Trenitalia, regioni e Ministero – siedono allo stesso tavolo e, sicuramente, lavoreranno, cercheranno di lavorare, per rendere la vita dei pendolari non più difficile di quanto già non lo sia.
  Chiaramente, appunto, anche nell'interpellanza avevo rilevato che l'analisi costi-benefici vede i treni intercity in perdita, ma questo ovviamente ci deve far riflettere su come, comunque, trovare una soluzione, perché i pendolari ovviamente si spostano per esigenze di lavoro o di studio e quindi lo devono fare necessariamente, e chiaramente per loro cambia molto se, diciamo, passano improvvisamente dall'utilizzo di un treno intercity, attraverso il quale in un'ora, un'ora e un quarto, a seconda di dove si trovano, diciamo, in un paio d'ore sono sul posto di lavoro, all'utilizzo invece di un treno regionale, che per i detti motivi, quelli che ho presentato precedentemente, spesso percorre la linea lenta, e che magari impiega un'ora in più rispetto all’intercity, con aggravio, ovviamente, considerevole dei tempi di percorrenza. Questo ovviamente può sembrare poco, ma chiaramente nella vita di un pendolare invece è moltissimo. Io mi auguro, e invito, ovviamente il Governo, a monitorare questi sviluppi e soprattutto a far sì che nel lungo periodo i pendolari possano avere un'aspettativa relativamente al servizio che viene loro prospettato, e che sia loro garantito.

(Iniziative per il rifinanziamento della superstrada Vigevano-Abbiategrasso-Malpensa – n. 2-00325)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Mazziotti Di Celso n. 2-00325 concernente iniziative per il rifinanziamento della superstrada Vigevano-Abbiategrasso-Malpensa (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Mazziotti Di Celso se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Signor Presidente, Signor sottosegretario, questa interpellanza ha ad oggetto un intervento di collegamento tra la strada statale n. 11 Padana superiore e la tangenziale ovest di Milano con una variante da Abbiategrasso fino al nuovo ponte sul Ticino nella zona Abbiategrasso-Vigevano.
  Questa opera era stata inizialmente inserita tra le opere strategiche nel 2001, nel cosiddetto Corridoio plurimodale padano per l'accessibilità a Malpensa, nonché nell'intesa quadro del 2003 tra il Governo e la regione Lombardia. Il progetto preliminare è stato approvato nel 2008 ed è stato previsto un finanziamento di tale intervento per 281 milioni, con risorse statali a valere su una legge del 1997 e con risorse regionali. Successivamente il progetto non si è sviluppato oltre e nel 2012, preso atto del fatto che non era stato depositato il progetto da parte delle autorità competenti, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ha revocato il finanziamento, come era previsto dal decreto-legge n. 98 del 2011.
  La mancata realizzazione di questo collegamento e della superstrada da Vigevano ad Albairate, e poi da Albairate verso Malpensa, genera danni molto significativi perché praticamente esclude il collegamento di un'area industriale come quella di Vigevano, che è sicuramente in fase di sviluppo, con l'aeroporto della Malpensa e in più lascia completamente isolato il ponte sul Ticino che faceva parte in realtà di questo intervento, ma che è stato realizzato con fondi differenti; quindi il rischio è che questo ponte, che è un'opera importante, resti sostanzialmente una specie di cattedrale nel deserto, perché la strada a cui era destinato e che avrebbe dovuto consentire il collegamento della Pag. 9zona industriale di Vigevano con la Malpensa, è rimasta in sostanza bloccata, nonostante il fatto che questa strada sia ancora inclusa nell'elenco del CIPE delle infrastrutture strategiche. Per questo chiediamo al Ministero di chiarire da un lato le motivazioni della revoca del finanziamento del 2012 e anche di sapere, visto che l'opera rientra ancora tra gli interventi strategici individuati dal CIPE, se esista un'intenzione di portare comunque avanti il progetto e di assicurare questo collegamento che per la zona è molto importante, e anche per non trasformare altri interventi, come il ponte che ho citato, in uno spreco di soldi pubblici.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture ed i trasporti, Rocco Girlanda, ha facoltà di rispondere.

  ROCCO GIRLANDA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, l'intervento oggetto dell'interpellanza in discussione si inquadra nel complesso di opere di adeguamento e potenziamento della viabilità di connessione all'aeroporto di Malpensa, al fine di migliorare l'accessibilità all'aerostazione dal bacino sud-ovest milanese, e riequilibrando in tal modo i carichi di traffico e decongestionamento di quest'area. Il progetto prevede inoltre quindici svincoli con la viabilità minore interferita, consentendo il collegamento con i centri abitati e con la rete stradale esistente.
  Nel 2011, rispetto al progetto preliminare approvato dal CIPE nel 2008, sono state introdotte modifiche aggiuntive, in aderenza alle prescrizioni emerse in sede di approvazione della progettazione preliminare.
  Il progetto definitivo, portando il valore complessivo del progetto a 418,3 milioni, ma non modificando le disponibilità a copertura dello stesso, che rimanevano complessivamente pari a circa 220 milioni di euro, ha identificato tre tratte funzionali. La tratta A è compresa tra la strada statale 11, in comune di Magenta e l'interconnessione verso Abbiategrasso, in comune di Albairate, per una lunghezza complessiva di circa 10 chilometri. La tratta B è compresa tra l'interconnessione in Comune di Albairate e la tangenziale ovest di Milano, per una lunghezza complessiva di circa 12 chilometri. La tratta C è compresa tra l'interconnessione di Albairate ed il termine del tratto di adeguamento in sede in Comune di Abbiategrasso, in corrispondenza dell'inizio dell'intervento relativo al nuovo ponte sul fiume Ticino ed è di circa 10 chilometri.
  In data 24 febbraio 2012, il Ministro pro tempore delle infrastrutture e dei trasporti, con il decreto ministeriale n. 56, confermava i finanziamenti relativi a tale opera, in forza del comma 7 dell'articolo 32 del decreto-legge n. 98 del 2011, convertito in legge n. 111 del 2011. Tale norma riserva infatti al Ministro, pur in costanza di oggettive cause di revoca, quali la mancanza della pubblicazione di un bando di gara a tre anni dall'assegnazione del finanziamento, il «potere di conferma» per la ravvisata strategicità dell'opera.
  Tuttavia, la stazione appaltante, a distanza di diversi mesi dal «salvataggio» del finanziamento, per effetto, come ho appena detto, del potere di conferma previsto dalla richiamata normativa, non ha provveduto a pubblicare il relativo bando di gara.
  Pertanto, come evidenziato dagli onorevoli interpellanti, con decreto interministeriale MIT-MEF n. 405 del 16 novembre 2012, registrato alla Corte dei conti il 12 febbraio 2013, in considerazione delle esigenze di una più puntuale razionalizzazione delle risorse destinate alla realizzazione delle infrastrutture strategiche, si è ritenuto di provvedere, ai sensi dei commi 2, 3 e 4 del citato articolo 32 del decreto-legge n. 98 del 2011, alla revoca del finanziamento relativo all'intervento in esame ricompreso nel Programma delle infrastrutture strategiche di cui alla legge n. 443 del 2001.
  Ad oggi, appare evidentemente difficile il reperimento delle necessarie risorse finanziarie per portare in approvazione il progetto definitivo. Peraltro, in considerazione della menzionata criticità finanziaria, Pag. 10è in corso la redazione del progetto di un primo stralcio funzionale denominato «Variante di Abbiategrasso alla ex S.S. 494».

  PRESIDENTE. Il deputato Mazziotti di Celso ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Signor Presidente, mi ritengo sicuramente soddisfatto per le informazioni ricevute e ringrazio il Governo.
  Naturalmente, non si può essere soddisfatti della cancellazione del progetto per una mancata attività della stazione appaltante, che non ha proceduto a pubblicare il bando di gara, ma questo sarà oggetto di ulteriore analisi da parte nostra, in sede sia politica che amministrativa.

  PRESIDENTE. La ringrazio anche per la sintesi.

(Iniziative in relazione ai rischi di carattere ambientale e idrogeologico connessi ai lavori per il sottoattraversamento della città di Firenze nell'ambito della nuova linea ferroviaria ad alta velocità – n. 2-00316)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Bonafede n. 2-00316, concernente iniziative in relazione ai rischi di carattere ambientale e idrogeologico connessi ai lavori per il sottoattraversamento della città di Firenze nell'ambito della nuova linea ferroviaria ad alta velocità (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Bonafede se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, faccio una premessa: signor Sottosegretario, sono contento che sia finalmente riuscito a partecipare ai lavori della Camera a nome di un Ministro che appena una settimana fa aveva fatto pervenire al Parlamento e al sottoscritto la richiesta di posticipare di una settimana la seduta dedicata alle interpellanze, in quanto sembrava a corto di sottosegretari disponibili. Un sottosegretario – il sottosegretario D'Angelis – risultava indisponibile per motivi logistici, mentre lei, stando alle voci di corridoio ovviamente, risultava indisponibile per motivi politici, in quanto all'opposizione del suo stesso Governo. Oggi, vederla tra i banchi del Governo ci rassicura sul fatto che la fiducia nei suoi confronti sia tornata piena, ma soprattutto che la risposta che fornirà rappresenti una versione tecnicamente e politicamente conforme alle valutazioni del Ministro e del Governo. Io però, signor Sottosegretario, non posso esimermi dall'esprimere il mio più sentito rammarico per l'assenza del suo collega D'Angelis. Non è ovviamente una questione personale, ci mancherebbe, ma istituzionale. Quando sono venuto incontro alle richieste del Governo di posporre la trattazione della mia interpellanza urgente avevo richiesto a mia volta la possibilità, che inizialmente mi era stata confermata, di poter interloquire con il sottosegretario D'Angelis, che vive a Firenze, di area tra l'altro renziana, già presidente della Società idrica cittadina, uomo di fiducia del sindaco di Firenze, il quale avrebbe avuto modo di fornire elementi maggiormente ponderati, magari per conoscenza diretta. Ma evidentemente ha preferito fare altro.
  Passiamo all'interpellanza. Il settore di valutazione di impatto ambientale-valutazione ambientale strategica della direzione tecnica ARPAT ha recentemente elaborato una nota, riferita alla valutazione dei dati e dei report di monitoraggio idrogeologico trasmessi da Italferr relativi al periodo 1o gennaio 2012 – 31 marzo 2013 ed inerente all'attività dei cantieri per il nodo ferroviario alta velocità di Firenze. La citata nota denuncia una condizione particolarmente allarmante sotto il profilo della sostenibilità idrogeologica dei cantieri certificando che, pur in presenza di lavori sostanzialmente fermi e con le sole poche opere realizzate fino adesso, quelle cosiddette propedeutiche, non si riesca a ripristinare a valle il livello della falda acquifera Pag. 11precedente alla realizzazione dell'imbocco sud del tunnel e del camerone della stazione alta velocità, registrando in particolare che tale falda si sia alzata risentendo dell'effetto barriera dei diaframmi, che i pozzi non funzionano sufficientemente e che la stessa acqua di falda risulta contaminata. Nello specifico, ARPAT valuta che «sulla base delle elaborazioni, si evincono alcuni dati anomali, in taluni casi localizzati e quindi presumibilmente riconducibili ad attività di cantiere» come, ad esempio, «un aumento di torbidità che appare decisamente localizzato nelle vicinanze del cantiere passante alta velocità» o altresì, che «per quanto riguarda i livelli piezometrici, presso la zona di Campo di Marte (area del cantiere) si conferma un sostanziale aumento del dislivello piezometrico fra monte e valle dell'opera», ed ancora – sto riportando il virgolettato – «per quanto riguarda l'area della stazione, viene evidenziata la difficoltà dell'attuale sistema di continuità della falda a raggiungere una effettiva mitigazione dell'effetto barriera dovuto alla realizzazione dei diaframmi della nuova stazione alta velocità».
  Secondo uno studio della facoltà di architettura dell'università di Firenze, considerate le anomalie oggi riscontrate da ARPAT connesse alla falda acquifera che incrocia i lavori per lo scavo del tunnel in questione, ove venisse mantenuta a lungo questa situazione, la variazione della quota della falda provocherebbe il cedimento degli edifici di valle e la riduzione della sicurezza degli edifici di monte per la diminuzione della portanza delle loro fondazioni.
  A fronte delle riportate valutazioni formulate, la stessa ARPAT segnala all'osservatorio ambientale del nodo alta velocità di Firenze di procedere celermente al nuovo dimensionamento della batteria di pompe di presa e resa facenti parte del sistema di continuità, nonché di operare una complessiva rivalutazione dei sistemi di continuità della falda.
  I lavori per il passante TAV, oltre ad aver subito un innalzamento incontrollato dei costi di realizzazione dell'opera, passando dai 685 milioni di euro nel 2007 agli oltre 1 miliardo e 700 milioni di euro attualmente stimati, presentano, a monte, gravi carenze autorizzative legate al progetto, come la mancanza totale di valutazione di impatto ambientale per la nuova stazione alta velocità o l'assenza di nulla osta paesaggistico e, a valle, numerose problematicità che si sommano agli allarmanti esiti dei rilevamenti idrogeologici conseguenti allo scavo del tunnel ricordati in premessa, come, ad esempio, la questione delle terre di scavo prodotte dalla fresa, le quali, per essere dichiarate «non rifiuti», dovrebbero per legge essere sottoposte ad analisi specifiche e aggiornate, le quali tuttavia non risultano previste nei lavori in questione.
  Gli stessi lavori, sotto il profilo politico-amministrativo, sono stati nel mese di settembre 2013 oggetto di un vasto scandalo dai risvolti giudiziari che ha visto coinvolti nelle indagini ben trentuno soggetti, fra i quali la presidente di Italferr o ex presidente della regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti, posta ai domiciliari con altri cinque accusati di associazione a delinquere finalizzata a corruzione e abuso d'ufficio; il geologo siciliano già dirigente DS poi PD a Palermo, Gualtiero (detto Walter) Bellomo, membro della commissione valutazione impatto ambientale (VIA) del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare; Furio Saraceno, presidente di Nodavia; Valerio Lombardi, ingegnere di Italferr; Alessandro Coletta, consulente, ex membro dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture; Aristodemo Busillo, della società SELI di Roma che gestisce la grande fresa sotterranea per realizzare il tunnel TAV a Firenze e che venne posta sotto sequestro dalla magistratura. È chiaro: parliamo solo di indagati, questo lo sottolineiamo. Ma ovviamente, quando si tratta di indagini di questo tipo, si devono porre delle preoccupazioni importanti in capo agli organi istituzionali.
  Gli indagati, secondo il giudice per le indagini preliminari di Firenze, «grazie al ruolo» di presidente di Italferr e «alle Pag. 12entrature politiche» di Maria Rita Lorenzetti perseguivano – cito testualmente il GIP di Firenze – «obiettivi precisi di comune interesse che diventano per ciò stesso le finalità dell'organizzazione criminale», come in occasione delle pressioni volte ad ottenere un decreto che mutasse la qualifica giuridica delle terre di scavo da rifiuti, da smaltire in discariche apposite, a «sottoprodotti» da poter trattare come normali inerti.
  Chiedo se il Ministro sia a conoscenza delle allarmanti considerazioni formulate dall'Azienda regionale per la protezione ambientale della regione Toscana riferite alla valutazione dei dati e dei report di monitoraggio idrogeologico – relativi al periodo 1o gennaio 2012-31 marzo 2013 – inerenti all'attività dei cantieri per il nodo ferroviario alta velocità di Firenze e quali siano i suoi orientamenti in merito.
  Chiedo, inoltre, quali opportune misure intenda adottare volte al tempestivo e duraturo ripristino della sicurezza strutturale dell'area della città di Firenze interessata dai lavori per il tunnel del sottoattraversamento ferroviario dell'alta velocità e se, alla luce di quanto premesso, non ritenga di dover abbandonare il progetto del sottoattraversamento ferroviario dell'alta velocità della città di Firenze, dirottando, altresì, le risorse destinate a tale opera allo sviluppo del trasporto regionale e dell'intero nodo fiorentino di superficie.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Rocco Girlanda, ha facoltà di rispondere.

  ROCCO GIRLANDA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, in merito a quanto evidenziato dagli onorevoli interpellanti, sulla base delle informazioni assunte presso Rete Ferroviaria Italiana, evidenzio che la funzionalità dei sistemi di continuità della falda atti a garantire il passaggio delle acque di falda da monte a valle pur con la presenza di opere realizzate interferenti, progettati secondo gli obiettivi indicati nell'Accordo procedimentale con il Ministero dell'ambiente del 3 marzo 1999 e successivamente sviluppati dal contraente generale nei progetti esecutivi, approvati dall'Osservatorio ambientale, è attualmente in fase di riesame in relazione a quanto finora emerso dalle attività di monitoraggio ambientale.
  Premesso che le opere responsabili dell'effetto barriera sono tutte compiutamente realizzate, almeno per quanto concerne le parti responsabili di tale effetto, è da rilevare che, al contrario, i sistemi di continuità, definiti «sistemi passivi» non sono ancora stati completati.
  Il monitoraggio delle acque sotterranee ha finora evidenziato il mancato raggiungimento della perfetta continuità della falda che si traduce con un contenuto dislivello dei livelli piezometrici monte-valle con, al contempo, un livello assoluto piezometrico di monte che resta ampiamente al di sotto della soglia di allerta individuata allo scopo di tutelare l'integrità delle strutture interrate.
  Le portate di progetto del sistema costituito dai pozzi di presa e resa sono state nuovamente definite alla luce dello sviluppo di una nuova modellazione numerica dei flussi delle acque sotterranee, richiesta dall'Osservatorio ambientale e predisposta dal contraente generale. Con tali nuove portate, una volta che saranno autorizzate, il sistema di continuità della falda risulterà maggiormente rispondente ai requisiti funzionali.
  L'organismo responsabile della sorveglianza sul tema in oggetto, ovvero l'Osservatorio ambientale, ha evidenziato nell'ultimo periodo l'insorgere del fenomeno attraverso apposita comunicazione prima al Ministero dell'ambiente e poi a tutti i soggetti firmatari dell'accordo procedimentale del 3 marzo 1999; in merito devo precisare che ARPAT, che ha formulato la nota di valutazione di cui è cenno nell'interpellanza, è membro permanente del supporto tecnico dell'Osservatorio ambientale.
  In sintesi, il contraente generale, responsabile dell'implementazione dei sistemi di continuità, ha confermato, con nota del 15 novembre ultimo scorso, inoltrata Pag. 13per la valutazione il 20 novembre anche all'Osservatorio ambientale, che l'incremento di portata dei pozzi di presa e resa, raggiungibile dopo l'ottenimento della nuova autorizzazione, sarà in grado di garantire la trasparenza idraulica già dall'attuale fase di realizzazione dell'opera.
  In merito all'evidenziata contaminazione dell'acqua di falda, ascrivibile alla presenza di elementi, RFI ha precisato che già lo stesso report ARPAT «Valutazione monitoraggio acque sotterranee gennaio 2012 – marzo 2013» afferma (alla pagina 3 di 5) che è condivisibile l'interpretazione fornita in prima istanza dalla società Italferr, responsabile del monitoraggio ambientale, ovvero che si tratti di contaminazione storica indipendente, quindi, dalla presenza dei cantieri alta velocità.
  In merito, invece, all'aumento di torbidità rilevato dal monitoraggio ambientale, già la ARPAT, nel medesimo report, afferma (alla pagina 2 di 5) che il fenomeno è «largamente diffuso su larga parte dei piezometri» ed è, quindi, ragionevole supporre sia indipendente dalla presenza dei cantieri alta velocità.
  Per quanto concerne, invece, le considerazioni espresse nello stesso report in merito al periodo marzo 2012 – limitatamente all'area di Firenze Campo Marte – RFI ha fatto presente che tale aumento non è attribuibile alle attività di cantiere in quanto l'incremento è diffuso sia a monte che a valle dell'area di cantiere; gli elevati valori di torbidità delle acque sotterranee nella zona di Campo Marte sono stati registrati anche in periodi in cui non erano in corso attività di cantiere, come nel marzo-aprile 2013 e nel periodo ante operam; nel marzo 2012 nell'area della trincea erano in corso soltanto attività di realizzazione della struttura interna in cemento armato, mentre erano già state eseguite le lavorazioni potenzialmente capaci di influenzare tale parametro.
  Per quanto concerne, poi, «l'innalzamento incontrollato dei costi», di cui è cenno nell'interpellanza, si precisa che l'importo pari a 685 milioni di euro si riferisce al valore dell'appalto affidato al contraente generale per la realizzazione delle opere di scavalco tra Firenze Rifredi e Firenze Castello, nuova stazione alta velocità, e passante tra Firenze Campo di Marte e Firenze Rifredi, mentre il valore di oltre 1,7 miliardi di euro, indicato dagli interpellanti, si riferisce verosimilmente al valore dell'investimento complessivo del nodo ferroviario di Firenze (in realtà pari a 1,6 miliardi di euro), non immutato nel tempo, che tiene conto, oltre che del valore dell'appalto affidato al contraente generale, di tutta una serie di altre voci di costo, come, ad esempio, le progettazioni, gli espropri, le opere di compensazione, le opere propedeutiche di natura ferroviaria, le opere di mitigazione ambientale, i contributi ad enti locali, ASL e Osservatorio ambientale.
  Per quanto riguarda, inoltre, le carenze autorizzative evidenzio che la sentenza del TAR della Toscana n. 463 del 2011, a seguito del ricorso di un gruppo di cittadini avverso, tra l'altro, i pareri espressi sul progetto del nodo alta velocità, ivi compresi quelli endoprocedimentali ritenuti mancanti, come appunto la «mancanza totale di valutazione di impatto ambientale per la nuova stazione alta velocità», ha decretato l'infondatezza delle censure addotte in termini di illegittimità della procedura VIA, respingendo dunque il ricorso in quanto inammissibile ed infondato.
  In merito, invece, all'assenza di nulla osta paesaggistico informo, secondo quanto riferito da RFI, che la questione è stata definitivamente chiarita dalla competente direzione generale del Ministero dei beni culturali che, con nota del 26 luglio 2013, ha individuato come efficace l'autorizzazione paesaggistica esistente per gli interventi approvati nella Conferenza dei servizi del 2003, in quanto i relativi lavori in area tutelata sono iniziati entro il quinquennio previsto dalla vigente normativa.
  Infine, per ciò che riguarda la questione delle terre di scavo prodotte dalla fresa, ricordo che la normativa di riferimento è il decreto ministeriale n. 161 del 2012. Tale decreto prevede la redazione di Pag. 14un piano di utilizzo delle terre che è stato redatto dall'appaltatore per il nodo alta velocità di Firenze.
  Al riguardo, il Ministero dell'ambiente, nell'evidenziare che segue con particolare attenzione la problematica idrogeologica lamentata, ha fatto presente che, vista l'ordinanza applicativa di misure cautelari del 12 settembre 2013, emanata dalla procura di Firenze, i competenti uffici del Ministero medesimo hanno provveduto a dare avvio al procedimento di supplemento istruttorio, ex articolo 7 della legge n. 241 del 1990, e contestuale sospensione cautelare della determinazione dirigenziale del 10 gennaio 2013 con cui era stato approvato il predetto piano di utilizzo ai sensi del citato decreto n. 161 del 2012.

  PRESIDENTE. L'onorevole Bonafede ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario della risposta, ma chiaramente non mi ritengo soddisfatto. Il motivo è chiaro: non è una risposta vera. In questa sede, attraverso il mio ruolo di parlamentare, parlano oggi i comitati e tutti i cittadini che, in questi anni, hanno provato a far sentire la loro voce alle e nelle istituzioni. Lo hanno fatto studiando il progetto del sottoattraversamento dell'alta velocità a Firenze e presentando proposte alternative.
  Come hanno risposto le istituzioni ? Esattamente come risponde oggi il Governo: con la solita falsa opera di stucchevole e paternalista rassicurazione, che ha il solo obiettivo di prendere tempo per non affrontare il vero nodo al pettine. L'opera di cui si parla non è soltanto una grande opera inutile: è totalmente folle.
  Di cosa stiamo parlando, per chiarire i termini della questione ? L'alta velocità passa ovviamente già oggi da Firenze. Qualcuno però si è inventato la necessità – immagino prioritaria per il popolo italiano – di creare una via preferenziale a Firenze per l'alta velocità e sempre quel qualcuno si è inventato la necessità di scavare un doppio tunnel di 7 chilometri e mezzo circa, che sventrerà Firenze da parte a parte.
  Ora, per capirsi, quel qualcuno è rappresentato dal solito groviglio di interessi politici ed economici che, con pericolosa immaginazione, crea ad arte finte esigenze per realizzare opere che sono completamente estranee agli interessi degli italiani. Perché alla fine il vantaggio di quest'opera sarà circa di dieci minuti di tempo risparmiato nel passaggio da Firenze: circa dieci minuti.
  Ora voglio fare una premessa fondamentale per me: i comitati e più in particolare i cittadini che si battono contro quest'opera hanno un senso civico che in qualsiasi altro Paese verrebbe vantato come un vero fiore all'occhiello di civiltà e competenza. Tanti di loro non hanno nemmeno la casa sul tracciato dell'alta velocità, ma tutti amano la città di Firenze e non sopportano che il sottosuolo di una delle più belle città del mondo possa essere miseramente violentato per un'opera totalmente illogica.
  Voi guardate quei cittadini e pensate, come fate oggi, di zittire la loro voce con qualche dato, qualche cavillo. Ma la verità è che dovreste imparare da loro cos’è la politica, perché loro fanno politica. La fanno in ogni momento in cui combattono una battaglia che non riguarda direttamente loro, bensì tutta la comunità. Lo avevano detto, quei cittadini, che ci sarebbero stati problemi idrogeologici. Loro l'avevano detto in maniera chiara che il livello della falda si sarebbe innalzato da un lato ed abbassato dall'altro. Loro lo avevano detto. Ma chi li aveva ascoltati ? Nessuno.
  Oggi i dati dell'ARPAT dimostrano che hanno e che avevano ragione. E mi dispiace che il Ministero abbia dato delle risposte dalle quali si evince che non è a conoscenza di cosa sta accadendo a Firenze, perché il Ministero, da un lato, dice che i pozzi non sono ancora stati realizzati per quanto riguarda le opere di cui si parla, e, dall'altro, dice che il dislivello è ancora minimo.
  C’è da fare, però, un'osservazione: le prescrizioni dell'osservatorio ambientale Pag. 15avevano stabilito che i pozzi dovevano essere realizzati prima che venisse posta in essere l'attuale discenderia che porterà poi al tunnel. E il fatto che la falda sia ancora a un dislivello non preoccupante, è molto preoccupante visto che ancora i tunnel non sono stati realizzati e non siamo nemmeno all'inizio. Cosa dobbiamo aspettare, che i cittadini di Firenze vedano l'acqua nelle cantine o che vedano dei cedimenti dell'edificio per preoccuparci ?
  Da anni quegli stessi cittadini, quegli stessi comitati, propongono un progetto di attraversamento in superficie che mortifica il folle sottoattraversamento che, invece, vuole realizzare il Governo. Vediamo i costi. L'attraversamento prospettato dai cittadini, sempre in via preferenziale, ma senza scavare tunnel, costerebbe circa 300 milioni di euro, contro il miliardo e 700 milioni di euro che lei oggi mi conferma essere in previsione. Ma quando in Italia si parla di sottoattraversamento e di scavo, è molto probabile che i costi crescano e crescano a dismisura.
  E in tempi inferiori. L'attraversamento in superficie impiegherebbe circa un quinto dei tempi di realizzazione rispetto al sottoattraversamento. Quali sono i rischi del sottoattraversamento ? Tantissimi. Riguardano le case dei fiorentini. Solo per fare un esempio, RFI Spa ha individuato un elenco di circa 280 edifici che vengono periziati prima dei lavori ma l'osservatorio ambientale in passato aveva parlato addirittura di 2 mila edifici. Ma atteniamoci ai 280 che vengono periziati, perché quando arriveranno le crepe, a seguito della realizzazione del sottoattraversamento, si potrà capire quali saranno i danni effettivamente provocati. In altre parole, qui abbiamo un danno che è dato come probabile, ma si continua.
  Parliamo della salute dei cittadini ? Parliamone. L'innalzamento dell'inquinamento atmosferico è praticamente certo ed è legato sia alla cantierizzazione, sia al rischio dello smaltimento delle terre di scavo. Da un lato abbiamo un'opera che costa poco, che è di facile realizzazione e senza rischi, dall'altro abbiamo un'opera che, all'opposto, costa tanto, con tempi di realizzazione lunghissimi, con incognite e con gravi rischi per i cittadini. Secondo lei, sottosegretario, su quale state insistendo voi ? Siamo ancora all'inizio e la follia del sottoattraversamento sta emergendo in tutte le sue lacune. Ci sono indagini e ci sono intercettazioni. Dalle intercettazioni risultava che stavano per utilizzare materiali di secondo ordine che avrebbero portato al rischio di collasso del tunnel. Per non parlare di intercettazioni in cui si parla delle crepe – alcune ci sono già – che eventualmente ci sarebbero state su due scuole, in particolare su una che è posta sul sottoattraversamento. Ma tanto dobbiamo andare avanti. C’è la sensazione, infatti, che vi sia un gran fretta di finire un'opera che più si va avanti e più rischia di offrire il fianco ad ulteriori indagini della magistratura, oltre che ad ulteriori valutazioni ambientali chiaramente negative. Viene detto, però, con l'arroganza tipica dei bravi di manzoniana memoria, che l'opera «s'ha da fare» a tutti i costi e che, comunque, c’è il monitoraggio. A me questo principio sfugge. Quale cittadino, infatti, può recarsi in un comune e dire: «Voglio fare quest'opera. Ci sono rischi di danni, posso portare danni sia alle altre case che alla salute dei miei vicini, però monitoratemi». Il monitoraggio deve essere preventivo e deve implicare l'assenza «prima» di probabilità di danni, perché poi quando ci sarà il monitoraggio e si vedrà che la falda è andata oltre il livello di preoccupazione, che cosa succederà ? Ci fermeremo o si continuerà a dire che tanto si deve finire ?
  Il Governo, a nostro parere, dovrebbe soltanto vergognarsi perché continua a sperperare soldi dei cittadini senza un minimo di decenza e lo fa anche con arroganza perché, come ribadisco ancora, non si capisce cosa deve succedere perché si possa rinunciare ad un'opera così allucinante. Vige, invece, il silenzio. E vediamo chi dovrebbe rispondere a questi cittadini, facciamo una breve riflessione politica. Al vertice abbiamo il Ministro Lupi di centrodestra, la cui risposta di oggi dimostra chiaramente che vuole insistere sull'opera in questione.Pag. 16
  Poi abbiamo, all'interno del Ministero, il sottosegretario D'Angelis, in quota PD, di area – come abbiamo detto – renziana; nel curriculum, che è pubblicato sul sito del Governo, si dice che ha guidato la commissione del consiglio regionale della Toscana sui valori dell'alta velocità ferroviaria tra Firenze e Bologna, cioè il curriculum parlava chiaro: era la persona probabilmente più adatta a venire qui a rispondere, ma invece – ribadisco – ha preferito fare altro. Va apprezzata la coerenza, però: è di area renziana... per quale motivo dovrebbe occuparsi di Firenze ?

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ALFONSO BONAFEDE. Adesso passiamo alla regione con Enrico Rossi, area bersaniana, sponsor ufficiale, da sempre, del sottoattraversamento, che di recente si è svegliato dal suo «letargo politico», dicendo che effettivamente, forse, si sta investendo poco sui pendolari e sui treni locali, per investire sull'alta velocità. Menomale che almeno se n’è accorto.
  Infine, saltando la provincia, arriviamo direttamente al sindaco: ecco, i comitati lo hanno cercato per parlare con lui, lo hanno cercato in consiglio comunale e niente da fare, lo hanno cercato e lo hanno invitato a incontri pubblici ma niente da fare, adesso probabilmente staranno riflettendo sulla possibilità di fare un presidio di fronte agli studi di Porta a Porta.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  ALFONSO BONAFEDE. Nel 2010 il sindaco parlò di terrorismo psicologico dei comitati a proposito dei rischi di cui si parla oggi. La riflessione finale – e mi avvio a concludere, Presidente – è se, di fronte a un'opera di questo tipo, sia il caso di proseguire e se il Ministro, il sottosegretario e tutta la classe politica che insiste, lo farebbe, se si trattasse della propria casa e dei lavori dentro casa propria e cioè di lavori che già provocano dei danni e che rischiano di continuare, se la risposta sarebbe: «dobbiamo andare avanti perché ormai abbiamo iniziato». Non capisco, infatti, qual è la logica, per un'opera che – diciamocelo chiaro – ha tutti i colori politici di questo emiciclo, tranne le cinque stelle del nostro Movimento...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Bonafede.

  ALFONSO BONAFEDE. ... e per un'opera – finisco – rispetto alla quale i comitati, i cittadini e il MoVimento 5 Stelle continueranno a battersi per il bene, non del MoVimento 5 Stelle e di quei cittadini, ma di tutta la comunità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative di competenza volte a garantire l'utilizzo dei fondi comunitari entro il termine del 31 dicembre 2013 – n. 2-00321)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Franco Bordo n. 2-00321, concernente iniziative di competenza volte a garantire l'utilizzo dei fondi comunitari entro il termine del 31 dicembre 2013 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Franco Bordo se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  FRANCO BORDO. Signor Presidente, signori del Governo, la nuova programmazione dello sviluppo rurale 2014-2020 rischia di partire con un pesante fardello del disimpegno di una parte dei fondi 2007-2013. A rischio ci sono 500 milioni di euro di contributi europei, che le regioni devono spendere entro il 31 dicembre di quest'anno, cioè entro pochi giorni. Con il cofinanziamento nazionale gli aiuti pubblici che l'agricoltura potrebbe perdere salgono a 900 milioni di euro.
  Infatti, in data 31 ottobre, è stato reso pubblico da parte del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e dalla Rete rurale nazionale, il rapporto relativo alla «Programmazione finanziaria, all'avanzamento del bilancio comunitario Pag. 17e alla spesa pubblica effettivamente sostenuta in merito ai Programmi di sviluppo rurale 2007-2013».
  Tale rapporto mette in evidenza: l'avanzamento della spesa pubblica e della corrispondente quota del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, nell'arco temporale che va dal 16 ottobre 2013 al 31 ottobre 2013; evidenzia, inoltre, la spesa pubblica e la corrispondente quota del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) cumulate dal 1o gennaio 2007 al 31 ottobre dell'anno in corso; inoltre, la spesa pubblica e la corrispondente quota FEASR a rischio disimpegno.
  Il 31 dicembre 2013 scadrà la dotazione finanziaria comunitaria prevista nel FEASR, pari a 17.661.697.937 euro di cui 10.245.312.737 euro afferiscono alle regioni con «obiettivo competitività» e 7.333.465.434 euro afferiscono alle regioni con «obiettivo convergenza» e, pertanto, tutti gli importi stanziati che non saranno spesi entro quella data dalle regioni saranno automaticamente disimpegnati.
  Al 31 ottobre 2013 le regioni che risultano aver speso per intero la dotazione finanziaria prevista sono: l'Emilia Romagna, la Lombardia, il Piemonte, l'Umbria, la Valle d'Aosta, il Veneto e le province autonome di Bolzano e di Trento. Alla stessa data, secondo le stime della Rete rurale nazionale del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, le regioni che hanno ancora potenzialità di spesa da utilizzare entro fine anno sono, rispettivamente, in «obiettivo competitività»: Abruzzo, oltre otto milioni di euro; Friuli Venezia Giulia, 4 milioni e mezzo di euro; Lazio, 25 milioni e mezzo di euro; Liguria, 4 milioni e mezzo di euro; Marche, 19 milioni e trecentomila euro; Molise, 8 milioni e mezzo di euro; Toscana, 11 milioni e 700 mila euro; Sardegna, 58 milioni 877 mila euro. In «obiettivo convergenza»: Basilicata, quasi 43 milioni di euro; Calabria, oltre 45 milioni di euro; Campania, oltre 99 milioni di euro; Puglia, 69 milioni di euro; Sicilia quasi 95 milioni di euro. Inoltre, risultano ancora disponibili i fondi per la Rete rurale nazionale che, lo ricordo, dipende direttamente dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, per un importo di 4 milioni 330 mila euro, pari al 10 per cento dei fondi assegnati.
  Insomma, al 31 ottobre 2013, i fondi comunitari a rischio disimpegno sono stimati in oltre 497 milioni di euro, pari allo 5,53 per cento del totale nazionale assegnato. Come abbiamo visto, gran parte dei fondi ancora da erogare è appannaggio di alcune regioni in costante ritardo nella spesa dei finanziamenti comunitari, con un'aggravante per la Sardegna, direi, quasi imperdonabile. Nel piano della regione Sardegna, infatti, non è stata attivata la misura che consente di finanziare il ripristino del potenziale produttivo agricolo danneggiato a seguito di calamità naturali, come i disastri provocati negli ultimi giorni dal ciclone Cleopatra.
  Signor sottosegretario, bisogna individuare al più presto le motivazioni dei ritardi e porvi rimedio. Cattiva programmazione, con misure non sempre allineate ai reali fabbisogni delle imprese, procedure complesse ed onerose che determinano tempi inverosimili per l'espletamento della liquidazione delle pratiche sono alcuni dei motivi di questa insostenibile situazione, una situazione che si ripete da troppo tempo e va fatto di tutto affinché, nel prossimo periodo di programmazione 2014-2020, le risorse in tutte le regioni italiane siano spese in maniera efficace ed efficiente. Qui voglio ricordare che la stragrande maggioranza delle regioni che ho elencato sono nel sistema di pagamento gestito da AGEA, l'organismo statale di coordinamento ed ente pagatore dei fondi comunitari. Io penso che questo non sia un caso perché i problemi che AGEA sta affrontando, vivendo e, direi, «non affrontando» nonostante il commissario straordinario, li andiamo ancora a verificare in questa fase di rischio di disimpegno dei fondi comunitari.
  Allora, sono a chiedere di sapere quali siano le motivazioni per cui una così ingente quantità di fondi comunitari assegnati all'Italia non sia ancora stata utilizzata a poche settimane dalla loro scadenza e quali azioni di propria competenza Pag. 18il Ministro intenda assumere al fine di determinare l'utilizzo di tutti i fondi comunitari entro il termine ultimo del 31 dicembre 2013, scongiurandone così il disimpegno automatico.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture ed i trasporti, Rocco Girlanda, ha facoltà di rispondere.

  ROCCO GIRLANDA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, l'avanzamento della spesa dei programmi di sviluppo rurale rilevata al 30 ottobre 2013 evidenza delle criticità concentrate soprattutto in alcune regioni appartenenti all’ «obiettivo convergenza».
  Tuttavia, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali segnala che, nel corso del mese di novembre, è stato registrato un importante avanzamento della spesa che riduce la quota a rischio disimpegno a 438 milioni di euro di quota, come emerge dalla tabella che lo stesso Ministero ha predisposto, e le chiedo, Presidente, di poterla depositare agli atti di questa seduta.
  Ciò premesso le criticità pregresse riscontrate sono, in parte, collegate alle difficoltà maturate con il ritardo nell'avvio della intercorsa programmazione 2007-2013 e, in parte, a problemi strutturali indipendenti dalla gestione dei programmi.
  Ha inciso negativamente la grave crisi economica che non ha risparmiato il settore agricolo, determinando una minore capacità di investimento delle imprese, in molti casi impossibilitate a chiudere i progetti nei tempi dovuti con la rendicontazione a saldo degli impegni originariamente assunti.
  Si è, inoltre, verificato che molti beneficiari ammessi al finanziamento non hanno potuto avviare l'investimento per mancanza di risorse proprie da destinare al cofinanziamento dell'intervento.
  Persino le misure rivolte agli enti pubblici hanno risentito della mancanza di liquidità degli enti stessi nonché dei limiti di spesa derivanti dal Patto di stabilità. Tuttavia, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali rassicura che, dall'ultimo confronto con le Autorità di gestione, è emerso che tutte le regioni e i rispettivi organismi pagatori sono impegnati nella liquidazione dei pagamenti proprio per evitare il disimpegno entro fine anno.
  Il Ministero competente segnala, inoltre, di essere già operativo, insieme alle regioni, per garantire che lo start-up della programmazione 2014-2020 non incorra nei ritardi della programmazione attualmente in finalizzazione. In tale ottica, sono state poste in essere dagli organismi pagatori le azioni di informatizzazione del processo istruttorio che, oltre a consentire un'accelerazione della spesa, garantiscono il pieno utilizzo delle risorse comunitarie.
  L'obiettivo prefissato è, dunque, il completamento dell'informatizzazione di tutto il processo istruttorio delle domande di aiuto e di pagamento per ridurre i tempi di definizione delle graduatorie, ma anche per rendere costante il flusso informativo tra tutti gli organismi pagatori ed ottenere un sistema efficace di coordinamento, tra i diversi livelli gestionali, che permetta oltre al monitoraggio finanziario, anche quello procedurale delle misure, in modo da individuare tempestivamente le cause dei ritardi e le relative tempestive soluzioni.

  PRESIDENTE. Grazie, sottosegretario Girlanda, purtroppo non si possono allegare tabelle agli atti parlamentari, però, lei, se crede, può consegnarla comunque all'interpellante a modo di, diciamo, gesto che soddisfa alcune delle richieste e lasciarla nella disponibilità degli uffici.
  L'onorevole Franco Bordo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  FRANCO BORDO. Signor sottosegretario, come ha detto il Presidente, se, per cortesia, potesse fornirmi la tabella sarei felice di poterla prendere in esame.
  La sua risposta, devo dirle, non solo non mi soddisfa ma, aggiungo anche, che mi preoccupa in vista del periodo che stiamo per affrontare come Stato membro Pag. 19della Comunità europea e in vista dell'applicazione della nuova PAC.
  In Commissione agricoltura stiamo evidenziando da mesi i ritardi di questo Governo nel delineare le scelte strategiche per l'applicazione, appunto, della nuova PAC; scelte che devono impegnare sostanzialmente miliardi di euro sul fronte dell'agricoltura, un settore primario ed importante. Scelte che devono essere compiute entro giugno 2014.
  Noi stiamo affrontando questa scadenza con estremo ritardo. Lo voglio dire con chiarezza perché tutti gli altri Stati membri, di eguale importanza all'Italia, parlo di Francia, Germania e Spagna, hanno già fatto queste scelte da tempo, da parecchi mesi. Noi invece siamo ancora nella fase istruttoria. Tutto ciò ci fa continuare a correre il rischio di non riuscire ad utilizzare in modo ottimale i fondi comunitari. Lo voglio dire con estrema chiarezza perché noi stiamo riscontrando anche una mancanza di presenza del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali nell'attività parlamentare che, appunto, non assume, di fronte al Parlamento, le scelte necessarie.
  Evidentemente non sa ancora quali scelte devono essere condivise con le regioni italiane per affrontare questa nuova sfida, che è quella della PAC, una sfida importantissima.
  Siamo dentro un quadro critico, per cui preoccupante. Voglio aggiungere il fatto che, come lei mi ha detto, nel mese di novembre si sono utilizzati di fatto 60 milioni di euro perché da 497, come ho esposto nella mia relazione, si è passati a 438.
  Non so poi se in questo mese in corso il Ministero, insieme alle regioni italiane, riuscirà ad utilizzare tutti questi fondi: penso che permanga il rischio effettivo di perdere dei fondi comunitari. Questo lo dico anche perché ci deve servire propedeuticamente per le scelte che dobbiamo fare, ripeto, e che non stiamo ancora compiendo, e siamo in ritardo, per capire come distribuire i nuovi fondi della PAC del 2014-2020. Se andiamo avanti con le stesse logiche, ci troveremo fra un anno, due anni, tre anni ad avere fondi a rischio disimpegno come li abbiamo adesso.
  Circa le scelte strategiche che l'Europa ci indica che dobbiamo fare: ad esempio, la questione se utilizzare i fondi su aree geografiche omogenee per produzione e non per forza per entità amministrativa, come sono le regioni italiane oggi, noi dobbiamo compierla e decidere, perché se poi abbiamo le regioni e ripartiamo i soldi con le stesse modalità e poi questi rimangono bloccati, ciò è un grosso problema per il comparto produttivo agricolo.
  Vado a concludere ricordando che, inoltre, la legge di stabilità non solo riduce il Patto di stabilità interno, ma nello stesso tempo chiede alle regioni una sorta di restituzione di centinaia di milioni di euro. Questo è un effetto devastante per il comparto primario, un effetto immediato di tagli del Governo per l'agricoltura lombarda. Vengo dalla Lombardia, e cito (lo conosco meglio) questo esempio, in cui si traduce in uno «stop» ai finanziamenti delle domande al piano di sviluppo rurale in corso. Si fermerà anche il finanziamento dei programmi di ricerca e di innovazione, assistenza tecnica e miglioramento genetico; salteranno le convenzioni per i centri di assistenza agricola che assistono le aziende per la PAC e il PSR, ma anche il piano regionale per la copertura dei danni da calamità – e sappiamo quanto è importante – potrà essere messo a rischio.
  Qui c’è bisogno – e concludo – e faccio un invito ai sottosegretari presenti, perché il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali sia più presente e si confronti con il Parlamento e con le regioni, e vada in porto con scelte che deve portare avanti, perché siamo in estremo ritardo.

(Elementi in merito all'attuazione del «grande progetto Pompei», con particolare riferimento alle nomine delle figure dirigenziali – n. 2-00322)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Di Benedetto n. 2-00322, concernente Pag. 20elementi in merito all'attuazione del «Grande Progetto Pompei», con particolare riferimento alle nomine delle figure dirigenziali (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  L'onorevole Chimienti ha facoltà di illustrare l'interpellanza di cui è cofirmataria.

  SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, gentile sottosegretario, il 31 luglio scorso, a seguito di ennesimi crolli avvenuti nell'area archeologica di Pompei, il MoVimento 5 Stelle ha presentato un atto di sindacato ispettivo in Assemblea a prima firma Di Benedetto, per chiedere conto al Ministro delle misure messe in atto per salvaguardare l'immenso patrimonio storico-artistico del sito in questione e per avere lumi circa i ritardi nella fase di assegnazione degli appalti per la realizzazione del cosiddetto «Grande Progetto Pompei».
  Nel suo intervento il Ministro ha affermato che le difficoltà intrinseche alla vastità dell'area archeologica, unite alle altre cause di degrado, avevano effettivamente provocato nuovi episodi di crolli, dopo quello, tristemente famoso, della Schola Armatorum del novembre 2010, a seguito del quale si disse che era stato avviato un lavoro di monitoraggio dello stato di conservazione delle strutture archeologiche e lavori di messa in sicurezza su oltre 100 punti a rischio della città. Nella stessa sede il Ministro ci ha inoltre assicurato che, in relazione all'attribuzione degli appalti, cito testualmente «le risorse ci sono, i progetti sono pronti, le gare sono in corso. Si potrebbe certo fare ancora di più e più velocemente, ma di questo» proseguiva il Ministro «sono sicuro e mi sento di rassicurare gli onorevoli interroganti: io e il Governo ce la metteremo tutta».
  Purtroppo, a quattro mesi di distanza, le cronache ci restituiscono nuovamente uno scenario desolante e una testimonianza inconfutabile del fallimento dei lavori di monitoraggio e di messa in sicurezza promessi.
  Sono infatti altri due i crolli avvenuti a Pompei nella giornata di domenica scorsa 1o dicembre, cinque in tutto quelli verificatisi in meno di un mese. Questa volta si è sbriciolato il muro di una bottega in via Stabiana ed è crollato parte di un intonaco nella «Casa della fontana piccola», episodi questi che si aggiungono ai crolli nella domus n. 21, nella «Casa del torello di bronzo» e nelle Terme centrali, che hanno avuto luogo da inizio novembre a oggi, in coincidenza con le abbondanti piogge che continuano ad abbattersi sull’hinterland vesuviano.
  È tardi, sottosegretario. La legge n. 112 del 2013, che ha convertito il decreto «valore cultura», aveva fissato all'8 dicembre l'ultima data utile per la nomina del direttore generale di progetto, che sarà posto al di sopra del sovrintendente e del segretario generale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e dunque responsabile della realizzazione del «grande progetto Pompei».
  Ad oggi, a due giorni di distanza dalla scadenza fissata, non si hanno notizie di questa nomina. Il 28 dicembre 2013 vedrà poi la scadenza dell'incarico triennale dell'attuale sovrintendente Cinquantaquattro, pertanto, entro quella data, dovranno essere nominati anche i sovrintendenti di Pompei e Napoli e anche su queste nomine non si hanno notizie. Inoltre, sempre secondo le parole del Ministro, entro il 31 dicembre saranno appaltati 50 dei 105 milioni di euro relativi al progetto, ma, parallelamente, ad oggi, sono aperti solo 5 dei cantieri sui 39 previsti.
  Alla luce di queste osservazioni, noi del MoVimento 5 Stelle esprimiamo viva preoccupazione circa lo stato di avanzamento dei lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria del sito di Pompei e chiediamo al Ministro come intenda fronteggiare oggi stesso, senza far passare un'ora di più, la situazione emergenziale delle domus e degli edifici in stato di degrado.
  Chiediamo, inoltre, di essere messi a conoscenza delle determinazioni del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo in ordine alla nomina del direttore Pag. 21generale, del vicedirettore e dei sovrintendenti, nonché dei tempi previsti per i relativi insediamenti; di avere contezza della percentuale effettiva della somma ad oggi destinata agli appalti e della previsione per la fine dell'anno, dal momento che sono stati anche presi precisi impegni con l'Unesco.
  Infine, vorremmo conoscere le ragioni dei ritardi nella realizzazione del «Grande Progetto Pompei» e nelle nomine delle nuove figure dirigenziali.
  Veda sottosegretario, il tempo è scaduto, ma non da oggi, è scaduto da diversi anni. Le parole non servono a nulla, voi oggi, 6 dicembre 2013, state ancora consentendo che Pompei, sito unico al mondo che un'eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo ha fortuitamente conservato intatto fino ai nostri giorni, crolli a causa del maltempo, dell'incuria e della lentezza burocratica. Noi del MoVimento 5 Stelle non lo possiamo più accettare, chiediamo spiegazioni in merito e terremo l'attenzione altissima sul vostro operato, perché quel sito è simbolo non solo di quanto più bello e prezioso possediamo come nazione, ma anche del grado di civiltà che siamo in grado di avere come Paese, come cittadini e come istituzioni.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Rocco Girlanda, ha facoltà di rispondere.

  ROCCO GIRLANDA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, mi riferisco all'interpellanza urgente con la quale l'onorevole Di Benedetto, unitamente ad altri onorevoli interpellanti, chiede notizie in merito alla situazione di Pompei, con particolare riferimento allo stato dei lavori in corso e le nomine delle nuove figure dirigenziali.
  A tale proposito, vorrei precisare che lo stato di avanzamento dell'attuazione del «Grande Progetto Pompei» che, come è noto, si articola in cinque piani operativi, procede nella sua realizzazione ed i cronoprogrammi di attuazione sono stati oggetto di un'articolata relazione alla Commissione istruzione e cultura del Senato.
  Confermo quanto il Ministro Bray ha riferito nel corso delle audizioni richiamate dall'onorevole interpellante circa il fatto che prosegue incessantemente l'attività finalizzata a dare attuazione a tutti i piani. Non mi soffermo, per il limitato tempo a disposizione, a descrivere dettagliatamente lo stato di avanzamento del Progetto relativamente a ciascun piano operativo in cui esso è articolato.
  Mi limito a riferirvi che vi sono attualmente cinque cantieri aperti per un valore di 6,5 milioni di euro; che, insieme agli interventi di messa in sicurezza, sono già pronti per essere banditi gli interventi del piano della conoscenza (mappatura diagnostica dell'intero sito archeologico con tecnologie d'avanguardia funzionali alle opere di restauro) per un valore di 8,2 milioni di euro ed ulteriori interventi di restauro per le domus pari a circa 8 milioni di euro.
  Entro l'anno, come previsto, risulteranno complessivamente messi a gara circa 50 milioni di euro di interventi, tutti funzionali alla messa in sicurezza del sito, compreso il Piano per la sicurezza che prevede l'installazione o il completamento del sistema di video sorveglianza e di rafforzamento dell'illuminazione e della stessa recinzione del sito, come indicato nel grande progetto.
  Infine, ulteriori bandi saranno pubblicati entro il primo trimestre 2014 per interventi di restauro di alcune domus, per un valore stimato di circa 20 milioni di euro. Inoltre, mi preme sottolineare alcune particolarità del «grande progetto Pompei» che non sempre sono state considerate con la rilevanza che meritano. Il «grande progetto Pompei» è caratterizzato da un assetto istituzionale basato sulla cooperazione rafforzata di diverse amministrazioni e strutture operative e tecniche operanti, ognuna sulla base delle proprie competenze (tutela del patrimonio culturale, sicurezza e legalità, rapporti con il territorio). Esse lavorano insieme per definire strategie e per dare attuazione alle diverse fasi del progetto in sinergia con la Commissione europea. L'obiettivo della costruzione di un sistema di cooperazione Pag. 22istituzionale e tecnica, la sperimentazione, dunque la piena attuazione di meccanismi di coordinamento tra le diverse funzioni esercitate dai soggetti coinvolti, sono stati pienamente conseguiti nel corso del primo periodo di attività del progetto, fatto che di per sé rappresenta un risultato assai rilevante di questa fase di esecuzione. Lo sforzo posto in essere dal Ministero, unitamente alle altre istituzioni coinvolte, è stato immenso; le stesse aspettative esterne sono immense: dei cittadini, dei visitatori, delle istituzioni e degli enti pubblici. La gestione di un progetto così complesso ha comportato uno sforzo di enormi proporzioni tenuto conto del fatto che le situazioni straordinarie ed emergenziali sono state affrontate finora con le sole strutture organizzative ordinarie dell'amministrazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Lo stesso contesto sociale ed economico è oggettivamente molto complesso e difficile da raccordare nelle sue multiformi rappresentanze e da integrare nell'ambito di una visione e di una strategia unitarie che devono concepire l'intervento massiccio nell'area archeologica come occasione di un più ampio e stabile sviluppo del territorio circostante. Tuttavia, la fase attuativa del progetto, che sta proseguendo, in attesa della messa a regime della situazione, così come configurata dal decreto-legge valore cultura, la nomina del rappresentante della realizzazione del grande progetto e del programma straordinario consentiranno di risolvere in tempi rapidi le difficoltà che insorgeranno, nonché di accelerare i processi decisionali ed attuativi. Affinché non si ritenga questa una fase di stallo, vorrei precisare che la norma garantisce il potenziamento degli strumenti attuativi del «grande progetto Pompei» senza soluzione di continuità, così come, d'altra parte, è espressamente previsto dal comma 2 dell'articolo 1 del decreto valore cultura, in base al quale nelle more dell'effettiva operatività dell'assetto organizzativo e funzionale previsto dal presente decreto, il comitato di pilotaggio del «grande progetto Pompei», di cui al decreto interministeriale 19 dicembre 2012 e il sovrintendente per i beni archeologici di Pompei assicurano, in continuità con l'azione finora svolta, il proseguimento, senza interruzioni ed in coerenza con le decisioni di accelerazione già assunte, dell'attuazione del «grande progetto Pompei» e degli interventi in esecuzione in corso di affidamento, progettati e in corso di progettazione, assumendo in via transitoria le funzioni rafforzate di cui al comma 1 successivamente assunte dal Direttore generale di progetto.
  Infine, per quanto riguarda la nomina delle figure dirigenziali, sui cui requisiti professionali lo stesso Ministro Bray ha riferito il 19 e 28 novembre scorsi presso le Commissioni cultura di Camera e Senato, comunico che la fase di concertazione con la Presidenza del Consiglio dei ministri per l'emanazione del DPCM attuativo del decreto-legge n. 91 del 2013, convertito nella legge n. 112 del 2013, è pressoché conclusa.

  PRESIDENTE. Il deputato Simone Valente ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza Di Benedetto n. 2-00322, di cui è cofirmatario.

  SIMONE VALENTE. Signor Presidente, non posso ritenermi affatto soddisfatto della risposta e prima di replicare vorrei anche sottolineare un fatto. Oggi è venuto a rispondere il sottosegretario alle infrastrutture e ai trasporti Girlanda a leggere una risposta che è stata preparata da altri. Questa prassi, ormai diffusa sia in aula che in Commissione, è inaccettabile, infatti noi volevamo assolutamente che vi fosse un rappresentante del MIBACT a rispondere oggi.
  Voglio replicare iniziando dalla ratio di un decreto-legge, ratio che è insita nei criteri di necessità e di urgenza e, visto che il «grande progetto Pompei» è stato inserito all'interno del decreto-legge «valore cultura», evidentemente si riteneva che tale progetto presentasse gli stessi requisiti di necessità e di urgenza prescritti dalla Costituzione.
  In effetti, come gruppo parlamentare, siamo sempre stati solleciti nel sottolineare Pag. 23come, nonostante le rassicurazioni, continuassero a succedersi episodi di crolli, ultimo in ordine cronologico quello di domenica scorsa e che quindi occorresse porre rimedio a questo stato di cose.
  Passi che si è preferito nominare il direttore generale entro sessanta giorni dalla conversione in legge; passi che si è attesa la fine dell'esame del decreto per fare le valutazioni necessarie, ma non può passare assolutamente il fatto che, per nominarlo, stiate attendendo la fine dei sessanta giorni previsti per l'emanazione del decreto del Presidente Letta.
  Pompei rimane senza un tetto, crolla e noi attendiamo l'ultimo momento. Questi sono i fatti. Nel frattempo, il soprintendente sembra essere immobile, dando la colpa ai recenti nubifragi, un soprintendente che attualmente possiede i poteri per appaltare questi fondi; questo è importante ricordarlo.
  Nel «decreto cultura», il MoVimento 5 Stelle aveva proposto di potenziare la soprintendenza speciale e ci avevate risposto che questo non poteva essere fatto, ci avevate detto che il direttore generale rappresentava la migliore scelta e che avrebbe appaltato più efficacemente e più velocemente i fondi.
  Il decreto è stato emanato a inizio agosto, convertito a inizio ottobre e i termini del decreto di nomina scadono lunedì. Quattro mesi, quattro mesi, Presidente.
  Questo Governo attende e Pompei continua a crollare. Quando nominerete il direttore generale mancheranno pochi giorni alla scadenza di 50 milioni dei 105 messi sul piatto dall'Unione europea. Se la matematica non inganna, non mi tornano i conti presentati dal sottosegretario: parlando dei sei milioni, con otto milioni più otto milioni, sicuramente non riusciremo ad arrivare alla cifra di 50 milioni di euro.
  Allora, ci chiediamo: come si fanno ad appaltare, nel rispetto della legalità, la bellezza di 50 milioni in 21 giorni ? Oggi, a due giorni dalla scadenza, sembra non ci siano novità in tal senso.
  Purtroppo, non si può fare a meno di pensare che si tratta della solita «lotta di poltrone» a cui siamo tristemente avvezzi. Non sarà il caso di dare retta, allora ai quotidiani – oggi Il Sole 24 Ore fa un articolo su questo punto – che ci restituiscono un braccio di ferro tra il Ministro Bray e il Presidente Letta, tra il PD e il PdL ?
  Ricordiamoci che la figura del vicedirettore vicario è stata inserita al Senato solo per assecondare la sete di poltrone del «grande inciucio» che regge questo Governo.
  Dobbiamo rimarcare che il soggetto che verrà individuato come direttore generale dovrà assolutamente rispondere ai criteri di competenza, che un incarico di tale delicatezza richiede. Se avverrà la nomina di una persona non all'altezza e non competente per tale ruolo, saremo pronti allora a denunciare questo fatto.
  A proposito di nomine, consentitemi di sottolinearne una che è avvenuta recentemente, la nomina che il sindaco di Pompei, Claudio D'Alessio, ha effettuato. Chi manda il sindaco di Pompei a rappresentare la città e, di conseguenza, il sito archeologico e l'Italia nel modo ? Manda Emanuele Filiberto di Savoia. Ecco, questa è l'unica nomina attualmente efficace a Pompei.
  Intendo, inoltre, affrontare un aspetto di natura tecnica. Mi chiedo infatti cosa succederà se l'8 dicembre non saranno ancora stati nominati il direttore e il suo vice, visto che il decreto «valore cultura» specifica espressamente che il direttore generale di progetto rivestirà una posizione gerarchicamente superiore allo stesso soprintendente. Il pericolo, a mio parere, è quello che si determini un vuoto di competenze, proprio in una fase acuta delle problematiche relative ai crolli del sito archeologico, senza considerare il fatto che, a sua volta, il mandato dell'attuale soprintendente, dottoressa Cinquantaquattro, scadrà il 28 dicembre 2013.
  Ricordiamoci anche che il «grande progetto Pompei» potrà essere realizzato anche grazie ai fondi strutturali europei 2007-2013.
  Se non rispetteremo i tempi previsti perderemo la possibilità di accedere a tali Pag. 24fondi stanziati. Insomma, non si tratta solo di salvare la faccia. È in gioco la stessa possibilità di completare il «grande progetto Pompei». Allora, concludo, Presidente, dicendo che le rassicurazioni hanno fatto il loro tempo. Pretendiamo di vedere progressi concreti e non vogliamo più leggere le cronache di altri crolli. Ne va della nostra immagine come Italia in Europa e nel mondo. Basta attendere !

(Intendimenti del Governo circa la dichiarazione dello stato di emergenza a favore dei territori colpiti dalla recente eccezionale ondata di maltempo – n. 2-00320)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Speranza n. 2-00320, concernente intendimenti del Governo circa la dichiarazione dello stato di emergenza a favore dei territori colpiti dalla recente eccezionale ondata di maltempo (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Stumpo se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  NICOLA STUMPO. Signor Presidente, rappresentante del Governo, naturalmente abbiamo provveduto a presentare questa interpellanza vista la gravità della situazione. Sarò, tra l'altro, breve nell'esposizione dei questa nostra interpellanza, ricordando soltanto i fatti essenziali di quello che è accaduto nella notte tra il 30 novembre e il 1o dicembre, quando nell'Italia meridionale è caduta una pioggia torrenziale alta oltre 150 millimetri in poche ore, che ha interessato i territori della Calabria, della Basilicata, della Puglia e poi anche del Molise e dell'Abruzzo, dove si è registrata anche una vittima. Sono stati colpiti particolarmente il golfo di Taranto, la fascia ionica della Basilicata, della Calabria, i comuni di Crotone e di Catanzaro. Importanti arterie stradali, come la 106 e la 407 Basentana, sono state chiuse. È deragliato un treno lungo la tratta Potenza-Melfi, dove si sono registrati quattro feriti, e il tratto ferroviario tra Rossano e Catanzaro Lido è stato chiuso. Centinaia di famiglie sono state evacuate in vari comuni tra Policoro, Scanzano, Pisticci, Ginosa e Marina di Castellaneta, a Pescara un intero quartiere, a Crotone 24 nuclei familiari. Si sono registrate condizioni, diciamo, del tutto inaspettate. La boa della rete ondametrica nazionale ha registrato a Crotone un'onda alta 11,8 metri e numerose altre hanno superato i dieci metri. I litorali ionici, lucani e calabresi, già fortemente colpiti dal fenomeno dell'erosione, sono stati letteralmente inghiottiti dalle mareggiate in atto. Naturalmente, tutto questo ha prodotto danni per diverse, credo decine di milioni di euro, se non di più, e questo oggi è assolutamente incalcolabile, visto anche il fatto che poche settimane prima vi era stata un'ulteriore precedente ondata di maltempo che aveva causato gravi danni. Naturalmente, oltre a questa vicenda, bisogna tener conto che nel territorio in questione oltre il 90 per cento dei comuni interessati è ad alto rischio di dissesto idrogeologico.
  Per queste ragioni, e mi avvio a concludere, chiedo se il Governo intenda immediatamente riconoscere lo stato di emergenza e il conseguente stato di calamità in favore dei territori colpiti, affinché si possa, nel minor tempo possibile, provare a dare una risposta alle tante persone e ai comuni che hanno sofferto questa ondata di maltempo.

  PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, onorevole Sesa Amici, ha facoltà di rispondere.

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, l'onorevole Stumpo ha sintetizzato con estrema efficacia l'interpellanza che è stata presentata, descrivendo con grande precisione le situazioni di stato di emergenza, anche a seguito di piogge del tutto eccezionali che si sono riversate su quel lato della nostra Italia. Tuttavia il quesito molto preciso è se la Presidenza del Consiglio si attiverà immediatamente Pag. 25nel determinare lo stato di emergenza. L'onorevole Stumpo sa che, in merito a questa richiesta specifica, si rappresenta che, a seguito di questi predetti eventi meteorologici avversi e ai conseguenti effetti sul territorio, alla data odierna le regioni Abruzzo, Basilicata e Molise, pur avendo formalmente richiesto la dichiarazione di stato di emergenza, rispettivamente con note protocollo n. 346 del 3 dicembre e del 4 dicembre 2013, non hanno ancora provveduto a far pervenire alla Presidenza del Consiglio, in ottemperanza alla direttiva «Indirizzi per lo svolgimento delle attività propedeutiche alla deliberazione del Consiglio dei Ministri da adottare ai sensi dell'articolo 5 comma 1, della legge 24 febbraio del 1992, n. 225 per la predisposizione delle ordinanze di cui all'articolo 5, comma 2 della legge 24 febbraio 1992 n. 225 e successive modificazioni e integrazioni, alla luce del decreto-legge 15 maggio 2012, n. 59, convertito con modificazioni dalla legge 11 luglio 2012, n. 100», tutte le indicazioni tecniche previste per completare l'istruttoria finalizzata alla dichiarazione dello stato di emergenza.
  Credo che questo sia il primo punto dentro il quale bisogna provare a ragionare anche con gli interpellanti.
  Tuttavia, il Dipartimento della protezione civile si è tempestivamente attivato ed ha già avviato le attività istruttorie, in ottemperanza alla sopra indicata direttiva per verificare in tempi rapidi se sussistono, per questi territori, i presupposti per la successiva deliberazione dello stato di emergenza da parte del Consiglio dei ministri. Del resto, la Protezione civile aveva già allertato attraverso il centro funzionale del Dipartimento gli elementi meteorologici che si sarebbero succeduti in quelle ore, vedendone anche la criticità. Dalla mappa delle precipitazioni registrate si evince che il fenomeno, che ha interessato prevalentemente i settori ionici della Calabria, le province di Matera, Bari, Taranto e il subappennino dauno, oltre che particolarmente intenso, è stato anche continuo e persistente.
  In Calabria, la provincia più colpita è risultata Crotone, con un valore areale di precipitazione pari a 140 millimetri e con valori massimi puntuali superiori ai 180 millimetri nei Comuni di S. Nicola dell'Alto, Crucoli e Crotone. In Basilicata, il valore areale di precipitazione registrata è stato pari a 130 millimetri, con valori massimi registrati pari a 190 millimetri nel territorio di San Mauro Forte e 170 millimetri nel Comune di Bernalda, oggetto di un analogo evento alluvionale relativo al 7-8 ottobre del corrente anno.
  Nella regione Puglia, i valori areali significativi, compresi tra i 120 millimetri e i 130 millimetri, sono stati registrati sull'arco ionico occidentale della provincia di Taranto, in particolare nei comuni di Ginosa e Castellaneta, anch'essi interessati da abbondanti precipitazioni nel mese di ottobre, mentre, in provincia di Bari e Foggia sono stati registrati valori massimi superiori a 280 millimetri nel comune di Bovino e 170 millimetri in agro di Toritto. I suddetti apporti pluviometrici sono stati tali da giustificare la diffusa crisi del sistema idrografico, sia primario che secondario, provocando numerose esondazioni, con tutte le conseguenze che l'onorevole Stumpo ha già esplicitato.
  In merito, quindi, al delicato problema relativo alla messa in sicurezza del territorio, si assicura che il Governo è fortemente impegnato a perseguire politiche di salvaguardia sia sotto il profilo della prevenzione che del recupero. A tal proposito, le ricordo che anche le regioni colpite dagli eventi alluvionali hanno già, negli anni precedenti, sottoscritto accordi di programma con il Ministero dell'ambiente per la realizzazione di interventi di mitigazione del rischio idrogeologico.
  Infine, in merito alle istanze recentemente presentate dalle regioni Abruzzo, Basilicata e Molise circa la dichiarazione dello stato di emergenza nei rispettivi territori e alla luce anche dell'attivazione data dal Dipartimento di protezione civile, si assicura che il Governo ripone la massima attenzione nel seguire l'evoluzione dell'attività conseguente alle suddette istanze ed assicura che porrà in essere Pag. 26ogni utile iniziativa affinché la tutela delle persone e dei territori colpiti dagli ultimi eventi atmosferici avvenga con tempestività ed accuratezza.

  PRESIDENTE. L'onorevole Stumpo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza Speranza n. 2-00320, di cui è cofirmatario.

  NICOLA STUMPO. Signor Presidente, non è una frase di rito vista la gravità di quello che è accaduto e sicuramente ho molto apprezzato l'impegno, le parole che il sottosegretario Amici ha detto in merito all'operatività del Governo. Ho capito dalle cose dette che tre delle cinque regioni si sono già messe in avanti con i lavori e ne mancano almeno due, che sono la Calabria e la Puglia, a cui bisogna far sollecitare un intervento ulteriore. Per cui, nel chiudere questa cosa, mi ritengo soddisfatto per il lavoro fatto dal Governo, per le cose che continuerà a fare e per quelle che dovremo fare. Quindi, mi impegnerò insieme ai sottoscrittori, perché anche le altre due regioni in merito, tempestivamente, facciano tutti gli atti affinché le popolazioni colpite dall'evento possano avere non chissà cosa, ma avere qualcosa che possa ridargli un po’ di serenità.
  Infatti quello che è successo in tanti comuni e in tante cittadine è stato veramente un evento devastante che merita una risposta immediata.

(Elementi circa i flussi di denaro contante tra lo Stato della Città del Vaticano e l'Italia, anche nell'ambito delle attività di contrasto ai fenomeni di riciclaggio – n. 2-00324)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Chimienti ed altri n. 2-00324, concernente elementi circa i flussi di denaro contante tra lo Stato della Città del Vaticano e l'Italia, anche nell'ambito delle attività di contrasto ai fenomeni di riciclaggio (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo alla deputata Chimienti se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, la nostra interpellanza muove da un'esigenza di chiarezza e di trasparenza o, più semplicemente, dalla necessità di vedere rispettati gli obblighi derivanti dalla nostra normativa vigente in materia di prevenzione del riciclaggio dei capitali di provenienza illecita.
  Ricordiamo che l'articolo 3 del decreto legislativo n. 195 del 2008 richiede espressamente che tutti soggetti che trasportano fuori dal loro territorio nazionale verso l'Italia una somma pari o superiore a 10 mila euro lo comunichino ai funzionari delle dogane con una dichiarazione apposita. In caso di violazione di questo obbligo, dal 2012 sono state, peraltro, inasprite le sanzioni amministrative, che ora arrivano a un massimo del 50 per cento della somma non dichiarata, se l'importo è appunto superiore ai 10 mila euro. L'obbligo di dichiarazione alla dogana vale dunque – norme alla mano – per i cittadini di tutti gli Stati e, quindi, inevitabilmente anche per chi trasporta somme di denaro dal Vaticano in Italia.
  Parallelamente, dal 2011, il Vaticano ha istituito l'AIF, l'Autorità di informazione finanziaria, un ente a cui vanno obbligatoriamente dichiarate tutte le somme pari o superiori ai 10 mila euro che entrano o escono dalla Santa Sede. Ed è proprio su questo doppio canale di dichiarazioni obbligatorie che occorre fare chiarezza.
  Il tema della trasparenza sui flussi di denaro in entrata e in uscita dal Vaticano all'Italia, infatti, è un tassello fondamentale della sequela ormai ben nota di scandali, di inchieste pluriennali e di intrighi più o meno svelati e su cui c’è ancora molto da scoprire. Appare evidente che per iniziare a fare chiarezza sulla natura di questi flussi, sui percorsi più o meno leciti con cui si fanno viaggiare le valige piene di denaro da uno Stato all'altro occorrerebbe, innanzitutto, conoscere le dichiarazioni che, per legge, vanno obbligatoriamente presentate alle dogane ogniqualvolta Pag. 27si facciano entrare in territorio italiano somme superiori ai 10 mila euro.
  Limitandoci alle ultime vicende in ordine cronologico, vogliamo ricordare in quest'Aula il clamoroso arresto di monsignor Nunzio Scarano lo scorso giugno, appena 48 ore dopo la notizia dell'istituzione di una Commissione d'inchiesta sullo IOR voluta da Papa Francesco. Scarano, ex bancario diventato sacerdote ventisette anni fa, è attualmente accusato di corruzione, calunnia e truffa ai danni dello Stato e il suo arresto è avvenuto nell'ambito di un'inchiesta sullo IOR della procura di Roma, che vedeva indagati da ormai tre anni, per violazione degli obblighi formali della normativa antiriciclaggio, il direttore generale dello IOR, Paolo Cipriani, e il vicedirettore Massimo Tulli, entrambi dimessisi nel luglio scorso per la nota vicenda del trasferimento di 23 milioni di euro nel 2010 da una banca italiana ad un'altra.
  Gli ultimi interrogatori a Paolo Cipriani, svolti nell'ambito di questa inchiesta e raccontati da il Fatto Quotidiano, hanno evidenziato come, per i pubblici ministeri, all'interno di queste intricatissime vicende ci sia un elemento fondamentale, un tassello normativo sistematicamente saltato e che, se rispettato, contribuirebbe a far luce sulle oscure trame economiche oggetto delle indagini. Se, infatti, dal 2011 è in vigore l'obbligo – rispettato – di dichiarare all'AIF le somme in entrata e in uscita dalle mura vaticane, altrettanto vero è che lo stesso obbligo vige dal 2008 per le somme che entrano in Italia. Eppure, paradossalmente i PM romani hanno scoperto che monsignor Scarano, così come chiunque esca carico di contanti dalla Santa Sede, presenta tuttora le proprie dichiarazioni solo alle autorità vaticane, ma sembra guardarsi bene dall'ottemperare all'obbligo parallelo previsto all'ingresso in Italia dalla normativa del nostro Paese.
  Il disallineamento tra i due obblighi legislativi emerge in tutta la sua evidenza dall'ultima relazione relativa al 2012 dell'AIF, in cui viene comunicato che le dichiarazione in uscita in Vaticano presentate nel 2012 sono state 1.782, mentre nel 2011 erano state 1.894.
  A fronte di questi dati, secondo quanto sostenuto da il Fatto Quotidiano il 26 ottobre scorso, risulterebbe che le dichiarazioni in entrata presentate alle dogane italiane siano state pochissime, quando non addirittura nessuna e che, dunque, sussista una disparità totale tra le cifre.
  Signor sottosegretario, abbiamo presentato questa interpellanza innanzitutto per capire se i vostri uffici siano al corrente di questo imbarazzante disallineamento e per il fatto che la dogana, invitata più volte a fornire il numero esatto di dichiarazioni, si è puntualmente rifiutata di fornirlo.
  Qualora ne foste al corrente, la domanda è semplicissima: se le norme lo prevedono, perché quest'obbligo è stato sistematicamente violato ? Sarebbe bastato avere il numero esatto delle dichiarazioni in entrata per avere un quadro più chiaro, magari non esaustivo, ma senza dubbio più chiaro di tutte le operazioni finanziarie intercorse negli ultimi anni tra Italia e Santa Sede. Forse il dato statistico è così imbarazzante da non permettere di renderlo pubblico ?
  Qualora queste dichiarazioni non fossero state rese, infatti, saremmo di fronte ad una sistematica e palese violazione della legge, ma quantomeno l'Agenzia delle dogane potrebbe, sfruttando i poteri di accertamento sull'evasione dell'obbligo di dichiarazione, chiedere all'AIF l'elenco delle dichiarazioni in uscita dal Vaticano.
  Qualora, invece, la dogana fosse in possesso di un numero significativo di dichiarazioni rese, ci chiediamo cosa si stia attendendo a renderle pubbliche. In questo modo, non solo le ultime inchieste verrebbero facilitate, ma le probabilità di futuri scandali sarebbero inevitabilmente minori.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Sesa Amici, ha facoltà di rispondere.

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, la risposta che mi appresto Pag. 28a leggere e che è fornita da una lettura attenta di una relazione e delle notizie fornite dal Ministero dell'economia e delle finanze è – sarà del tutto evidente all'interpellante – molto specifica di risposta al quesito posto dall'interpellanza e non interviene nel merito di una digressione, che è del tutto legittima, che l'onorevole Chimienti ha fatto rispetto anche ad attività di indagine e di processi che sono avvenuti all'interno dello scandalo dello IOR.
  Quindi, io mi appresto – lo ripeto – ad una lettura che ci viene fornita dal Ministero dell'economia delle finanze, che rileva che nell'anno 2013 l'Autorità d'informazione finanziaria dello Stato Città del Vaticano(AIF), che è stata istituita dalla legge del 30 dicembre 2010 e solo successivamente attivata, ha pubblicato il primo rapporto annuale nel 2012 sulle attività di informazione finanziaria e di vigilanza per la prevenzione e il contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, nel quale è stato reso noto, tra l'altro, il numero delle dichiarazioni valutarie (ma non i relativi importi) ricevute dalla Gendarmeria vaticana, in ingresso e in uscita dal territorio dello Stato Città del Vaticano, negli anni 2011 e 2012; in particolare, nel 2011 ci sono state 658 dichiarazioni in ingresso e 1.894 dichiarazioni in uscita. Nel 2012, in ingresso le dichiarazioni sono state 598 e in uscita 1.782.
  L'Agenzia delle dogane e dei monopoli, nella sua relazione annuale 2012, ai sensi dell'articolo 10 del decreto legislativo 19 novembre 2008, n. 195, inviata ad aprile 2013 al Ministero dell'economia e delle finanze, ha quantificato le dichiarazioni valutarie da e per lo Stato Città del Vaticano; in particolare, nel 2011 si sono avute tre dichiarazioni in ingresso e quattro nel 2012, mentre in uscita sono state ventuno nel 2011 e tredici nel 2012.
  La possibile incongruenza dei dati relativi presso gli uffici doganali era stata evidenziata al dipartimento del tesoro – Direzione generale prevenzione dell'utilizzo del sistema finanziario per fini illegali – che cura, in qualità di autorità nazionale nel settore valutario, la complessiva relazione annuale al Parlamento, ai sensi del predetto articolo 10.
  In relazione alle marcate differenze rilevate dalla lettura dei predetti dati, la direzione centrale accertamenti e controlli dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli ha interessato l'AIF per richiedere un incontro, con l'auspicato intervento delle altre amministrazioni nazionali interessate (in primis il Ministero dell'economia e delle finanze), volto a chiarire gli aspetti legati agli obblighi dichiarativi e alla connessa azione di monitoraggio e controllo.
  In risposta l'AIF ha manifestato dapprima interesse per la proposta dell'Agenzia, riservandosi, però, di far conoscere la propria posizione all'esito di un esame interno della richiesta. L'Agenzia rileva che nessuna ulteriore comunicazione è ad oggi pervenuta da parte dell'autorità vaticana. L'esigenza di attivare contatti con l'AIF, dunque, era stata rappresentata al Dipartimento del tesoro sin dal 2009 e successivamente segnalata alla Direzione centrale relazioni internazionali dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli nel maggio 2011, nell'ambito delle relazioni doganali intercorrenti con il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano.
  L'intervenuto passaggio di competenze alla più volte citata AIF, confermato anche dalla legge n. XVIII dell'8 ottobre 2013 (dello Stato della Città del Vaticano), ha fatto cessare i rapporti, che da parte dell'Agenzia erano stati già avviati dal 2010 con il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, per l'attivazione delle procedure di informazione dell'utenza circa gli obblighi dichiarativi e per la reperibilità e disponibilità del modello di dichiarazione presso i luoghi situati in prossimità dei punti di ingresso e uscita dallo Stato della Città del Vaticano verso Italia e viceversa, nonché per la ricezione delle dichiarazioni valutarie e l'implementazione dei connessi controlli presso l'ufficio delle dogane di Roma 1.
  Al fine di assicurare comunque un presidio di ricezione e controllo per le dichiarazioni valutarie da e per lo Stato della Città del Vaticano, l'Agenzia delle Pag. 29dogane e dei monopoli sottolineava che sono state disposte, già nel mese di ottobre 2010, le misure di attenzione nei confronti di tali movimentazioni da attuare a cura del competente ufficio di Roma 1. Facendo seguito, poi, ad una informativa del nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza, si ravvisa l'opportunità di una loro attivazione sul territorio adiacente i punti di entrata e di uscita con lo Stato della Città del Vaticano, attesa l'assenza di barriere fisiche e di uffici di confine tra i due Stati. Circa questo ulteriore strumento di collaborazione, finalizzato allo scambio di dati e di informazioni relativi ai movimenti di denaro contante in entrata e in uscita dal territorio nazionale, l'Agenzia delle dogane e dei monopoli riferisce che è in via di sottoscrizione un protocollo d'intesa con l'Unità di informazione finanziaria che consentirà anche di avere uno strumento giuridico ulteriore per attivare opportune sinergie operative su tutte le movimentazioni di denaro. Si segnala, peraltro, che nel mese di luglio 2012 l'Autorità d'informazione finanziaria e l'Unità di informazione finanziaria hanno firmato un protocollo d'intesa per lo scambio delle informazioni con finalità antiriciclaggio. La finalità del protocollo riguarda una road map che consenta di rafforzare il presidio di ricezione e controllo delle dichiarazioni valutarie da e per lo Stato della Città del Vaticano. Deve contemplare, inoltre, un idoneo quadro giuridico per lo scambio informativo tra l'Agenzia delle dogane e dei monopoli, AIF e UIF e l'adozione di misure di facilitazione per la presentazione delle dichiarazioni valutarie ulteriori rispetto a quelle già disposte dall'ufficio delle dogane di Roma 1 (ad esempio, la cartellonistica specifica presso gli aeroporti di Fiumicino e Ciampino), ed individuare, nell'ambito di un tavolo congiunto tra Agenzia, Ministero degli affari esteri, Ministero dell'economia e delle finanze e Stato della Città del Vaticano, possibili modifiche al modello di dichiarazione che possano ricondurre ad un unico adempimento gli obblighi dichiarativi presenti nelle legislazioni dei due Stati.
  Alla luce di quanto sopra esposto, dunque, l'Agenzia delle dogane e dei monopoli evidenzia di aver attivato, sin dal 2009, anno di entrata in vigore del citato decreto legislativo n. 195 del 2008, ogni iniziativa utile al fine di contrastare efficacemente potenziali fenomeni di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo nell'ambito dei movimenti tra l'Italia e lo Stato della Città del Vaticano che, agli effetti delle norme valutarie in vigore, resta pur tuttavia un Paese terzo.

  PRESIDENTE. L'onorevole Chimienti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, gentile sottosegretario, sono parzialmente soddisfatta della risposta fornita. Anzitutto, mi sembra doveroso far notare che l'esito del raffronto tra i numeri di dichiarazioni in entrata e dichiarazioni in uscita è quantomeno imbarazzante. Apprezziamo la vostra disponibilità a fornire il numero delle dichiarazioni in entrata superiori ai 10 mila euro rese alla dogana, così come prescritto dalla normativa vigente, ma non riteniamo sufficienti questi dati.
  Crediamo, infatti, che a fronte della quantificazione del numero delle dichiarazioni in entrata rese all'Agenzia delle dogane sia parimenti necessario rendere pubblici i nominativi di chi ha materialmente eseguito queste transazioni. Qualora, infatti, questo non avvenisse e, dunque, rimanesse di fatto l'anonimato sulle operazioni in entrata e in uscita tra Vaticano e Italia, vedremmo semplicemente configurarsi il reato di evasione fiscale.
  Chiediamo, dunque, che vengano resi noti i nomi dei soggetti autori di queste operazioni poiché, togliendo l'anonimato su tutte le tipologie di transazioni finanziarie con l'estero, sarebbe finalmente più facile fermare l'emorragia di denaro sporco in viaggio verso l'estero.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Pag. 30

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 9 dicembre 2013, alle 10,30:

  1. – Discussione della proposta di legge (per la discussione sulle linee generali):
   FERRANTI ed altri: Modifiche al codice di procedura penale in materia di misure cautelari personali (C. 631-A).

   e delle abbinate proposte di legge: GOZI ed altri; CIRIELLI; BRUNETTA ed altri; BRUNETTA (C. 980-1707-1807-1847).
  — Relatori: Rossomando e Sarro.

  2. – Discussione delle mozioni Rondini ed altri n. 1-00227, Gallinella ed altri n. 1-00274, Mongiello ed altri n. 1-00276 e Franco Bordo ed altri n. 1-00277 sull'etichettatura dei prodotti agroalimentari (per la discussione sulle linee generali).

  (ore 15)

  3. – Seguito della discussione delle mozioni Morassut, Saltamartini, Antimo Cesaro, Di Gioia, Santerini ed altri n. 1-00011, Lombardi ed altri n. 1-00092, Piazzoni ed altri n. 1-00149 e Fedriga ed altri n. 1-00252 concernenti iniziative in merito alla dismissione del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali.

  4. – Seguito della discussione delle mozioni Fratoianni ed altri n. 1-00190, Zampa, Marazziti ed altri n. 1-00156, Giancarlo Giorgetti, Corsaro ed altri n. 1-00266, Costa ed altri n. 1-00267, Toninelli ed altri n. 1-00269 e Palese ed altri n. 1-00271 concernenti iniziative in ordine alla disciplina dell'ingresso, del soggiorno e dell'allontanamento dei cittadini stranieri, con particolare riferimento alla problematica dei centri di identificazione ed espulsione.

  5. – Seguito della discussione del disegno di legge (previo esame e votazione della questione pregiudiziale di costituzionalità e della questione sospensiva presentate):
   Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni (C. 1542-A).

   e delle abbinate proposte di legge: MELILLI; GUERRA ed altri (C. 1408-1737).
  — Relatori: Bressa, per la maggioranza; Matteo Bragantini, di minoranza.

  6. – Seguito della discussione delle mozioni Sorial ed altri n. 1-00194, Giorgia Meloni ed altri n. 1-00255, Di Salvo ed altri n. 1-00256, Tinagli ed altri n. 1-00257, Gnecchi ed altri n. 1-00258, Fedriga ed altri n. 1-00259 e Pizzolante ed altri n. 1-00260 concernenti iniziative volte all'introduzione di un prelievo straordinario sui redditi da pensione superiori ad un determinato importo.

  7. – Seguito della discussione della proposta di legge:
   FERRANTI ed altri: Modifiche al codice di procedura penale in materia di misure cautelari personali (C. 631-A).

   e delle abbinate proposte di legge: GOZI ed altri; CIRIELLI; BRUNETTA ed altri; BRUNETTA (C. 980-1707-1807-1847).
  — Relatori: Rossomando e Sarro.

  8. – Seguito della discussione delle mozioni Rondini ed altri n. 1-00227, Gallinella ed altri n. 1-00274, Mongiello ed altri n. 1-00276 e Franco Bordo ed altri Pag. 31n. 1-00277 sull'etichettatura dei prodotti agroalimentari.

  La seduta termina alle 11,15.

ERRATA CORRIGE

  Nel resoconto stenografico della seduta del 5 dicembre 2013, a pagina 44, prima colonna, ultima riga, il nome «Aniello» si intende sostituito dal seguente: «Aiello».>