XVII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 180 di mercoledì 26 febbraio 2014
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI
La seduta comincia alle 10.
ANNALISA PANNARALE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Alfreider, Bindi, Boccia, Bonafede, Michele Bordo, Brunetta, Cicchitto, Cirielli, Costa, D'Incà, Dambruoso, Damiano, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Fraccaro, Franceschini, Galan, Galati, Gasbarra, Giachetti, Giancarlo Giorgetti, Gitti, Guerra, La Russa, Lauricella, Leone, Lupi, Madia, Marazziti, Merlo, Migliore, Mogherini, Orlando, Pes, Gianluca Pini, Pisicchio, Ravetto, Realacci, Rigoni, Andrea Romano, Sani, Schullian, Sisto, Speranza, Tabacci e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente cinquantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1215 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2013, n. 151, recante disposizioni di carattere finanziario indifferibili finalizzate a garantire la funzionalità di enti locali, la realizzazione di misure in tema di infrastrutture, trasporti ed opere pubbliche nonché a consentire interventi in favore di popolazioni colpite da calamità naturali (Approvato dal Senato) (A.C. 2121).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2121: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2013, n. 151, recante disposizioni di carattere finanziario indifferibili finalizzate a garantire la funzionalità di enti locali, la realizzazione di misure in tema di infrastrutture, trasporti ed opere pubbliche nonché a consentire interventi in favore di popolazioni colpite da calamità naturali.
(Ripresa della discussione sulle linee generali – A.C. 2121)
PRESIDENTE. Ricordo che nella seduta di ieri ha avuto inizio la discussione sulle linee generali.
È iscritto a parlare il deputato Emanuele Prataviera. Ne ha facoltà.
EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, buongiorno onorevoli colleghi, signor neoministro dell'economia, mi fa piacere che ci sia lei oggi in Aula, dopo aver partecipato ai lavori, fino a tarda serata di ieri, con il Ministro per i rapporti Pag. 2con il Parlamento, Boschi. Mi fa piacere che ci sia lei perché credo che – con l'incarico autorevole, prestigioso e di fondamentale importanza che lei sta ricoprendo e che ricoprirà, ci auguriamo il più possibile, per attuare tutte le enormi promesse del Governo Renzi – il fatto che lei sia qui a confrontarsi con noi sia un fatto importantissimo, ma anche fondamentale.
Con riferimento al decreto in esame, stiamo discutendo e confrontandoci o, meglio, ieri sera non mi è parso che i pochi presenti in questa Assemblea volessero confrontarsi su questo tema, semmai lanciare l'ennesima riproposizione di posizioni già prese e adottate, senza entrare nel merito e magari arrogando, per supportare la propria tesi, posizioni senza poi avvalorarle con dati concreti. Chi ha seguito i lavori ieri o può andare a cercarseli, credo possa tranquillamente condividere questa mia analisi.
Ministro, questo decreto-legge ovviamente non è responsabilità vostra, non è responsabilità del Governo attualmente in carica, perché non lo ha licenziato questo Governo, ma è innegabile che la responsabilità è politica ed è piena, vostra, nel momento in cui deciderete – come state decidendo, perché non lo avete di fatto ancora licenziato – circa la possibilità di ritirare questo decreto-legge. Se voi non ritirerete questo decreto-legge, le responsabilità saranno tutte vostre. Sarà troppo facile continuare a dire che è colpa degli altri, perché sarebbe la prima grande bugia, il primo grande controsenso di un Governo e di un uomo liberatore della patria come Renzi, che, proprio ieri, ha battuto più volte sul tasto di non continuare ad addossare ad altri le colpe e le responsabilità, ma di assumersene in toto. E nel momento in cui il Governo Renzi dovesse continuare a perseverare questa politica assistenzialista, questa politica che va continuamente a mettere il ditino nei buchi di questa vasca che continua a produrre falle nella quale gli italiani continuano a buttare acqua con i secchi...L'acqua sono le tasse e i buchi della vasca sono gli sperperi, la malagestione, l'inefficienza di questo sistema e dell'apparato burocratico e statale di questo Paese nel quale, ahinoi, ci ritroviamo.
Se il Governo non ritirasse questo decreto-legge, è ovvio che dal mio, dal nostro punto di vista, dal punto di vista della Lega Nord, le responsabilità sarebbero al 100 per cento di Renzi, ma le responsabilità sarebbero anche le sue, proprio per il delicato ruolo che lei ricopre. In ogni azienda, in ogni organizzazione sociale, anche una semplice associazione culturale, la non accurata gestione delle risorse provoca inefficienze ed il venire meno del principio primo della condivisione sociale, cioè la trasparenza è l'allocazione intelligente e accurata delle risorse.
Tutti noi sappiamo che questo testo non è altro che la riproposizione del decreto-legge del 31 ottobre 2013, n. 126 che recitava come titolo: «misure finanziarie urgenti in favore di regioni ed enti locali ed interventi localizzati nel territorio», meglio conosciuto come «salva Roma», e questo appunto è stato subito ribattezzato come salva Roma-bis.
Perché è stato ritirato, però, il precedente decreto-legge ? Infatti, se questo è il «salva Roma-bis», è perché il primo «salva Roma» non è andato a buon fine. Il primo «salva Roma», appunto il decreto-legge n. 126 del 2013, è stato ritirato dal Governo allora in carica, il Governo Letta, dopo che era stato già approvato dal Senato della Repubblica e dopo che, durante l'esame in quest'Aula, il medesimo Governo aveva posto la questione di fiducia sulla conversione del decreto stesso, attribuendo dunque alle norme contenute nel decreto un valore discriminante ai fini della stessa permanenza in carica del Governo. Il decreto-legge è stato poi ritirato, sconfessando in questo modo la valenza della questione di fiducia posta sul decreto-legge: una prima azione schizofrenica, un primo percorso contorto verso il baratro del Governo Letta. Probabilmente, la bussola si era persa, si era già persa, in balia delle correnti che attraversavano il Partito Democratico, e si aveva paura, di fatto, della tempesta che si intravedeva all'orizzonte. Non si aveva il coraggio di andare fino in fondo.Pag. 3
Oggi, però, ci siete voi e ci siete voi che vi siete presentati come ciurma, come equipaggio di questa scialuppa lasciata in mezzo al mare, che ha deciso di intraprendere una rotta ben precisa. Io ieri mi sono annotato nell'ora di intervento di Renzi gli «highlights», visto che ieri si è parlato più in inglese che nella lingua franca italiana – perché io credo che in Italia ci sia più di una lingua – e si è parlato di molti aspetti. Renzi ha voluto battere il tasto su alcuni caratteri che l'azione di Governo da lui presieduta vuole adottare. Ha voluto mettere l'accento sul rispetto per le istituzioni. Ha voluto mettere l'accento sull'esperienza politica, sul confronto e la condivisione in quest'Aula, sul ruolo dell'Italia in Europa e dello scambio con Bruxelles, della credibilità della politica, della classe politica ma anche degli amministratori locali. Ha richiamato grandi statisti, ha voluto ribadire l'importanza di questa generazione politica e dello scontro generazionale. Ha poi parlato di legge elettorale, ma soprattutto ha detto: non voglio alibi, non voglio scuse. Ovvero una buona azione mediatica per dire: dobbiamo avere il polso della situazione e vogliamo andare avanti. Ha parlato dei diritti civili, ha parlato appunto di ripresa economica, come testé stavo argomentando. Ha parlato della pubblica amministrazione, del peso del fisco, dell'inefficienza della giustizia, della priorità di dare risposte al lavoro, di dare risposte agli imprenditori. Per tre volte ha richiamato l'attenzione su una sensazione, la sensazione del brivido, il «brivido», come lo ha definito lui. Ha poi richiamato l'attenzione sui nodi strutturali. Ha richiamato l'attenzione sul ruolo delle regioni, la riforma del Titolo V, e ci sembra che abbia paventato la volontà di fare un'enorme retromarcia sulle autonomie, invertendo la rotta degli ultimi vent'anni, faticosamente portata avanti solo dalla Lega Nord per decentrare, per dare più funzioni al territorio e fare in modo che si adotti il famoso principio della responsabilità amministrativa al livello periferico.
Ha voluto mettere l'accento sul ruolo della scuola, sul Patto di stabilità, il flagello di questo Paese, ma ieri lui l'ha toccato in un solo aspetto. Ha voluto poi ovviamente fare un taglio, parlando di riforme, di semplificazione, ma soprattutto si è assunto un impegno preciso. E mi riferisco alla volontà del Governo, come affermato di fronte a tutti noi, ieri, e al Paese, di fare meno decreti possibili per far lavorare di più l'iniziativa parlamentare; mi riferisco anche al ruolo di rappresentanza che tutti noi svolgiamo e per il quale siamo lautamente pagati e che dobbiamo appunto onorare – come lui ieri ha voluto sottolineare – tutti i giorni, perché abbiamo deciso noi di entrare in politica per dare il nostro contributo di rappresentanza.
Perché dico tutto ciò ? Perché questo decreto è l'esatto opposto, dal mio punto di vista e dal punto di vista della Lega Nord, di tutto ciò che ieri – stavo per dire Letta, ho avuto un lapsus freudiano – Renzi ha detto. È la rotta opposta a quella che il Governo in carica, che ha avuto la fiducia poche ore fa, ha voluto intraprendere. E perché ? Perché, se continuiamo a tenere un atteggiamento come quello di ieri sera, onorevoli colleghi (sto tirando gli occhi, come si dice dalle mie parti in Veneto, per vedere se c’è qualche collega che ieri ha argomentato le proprie tesi, ne vedo solo un paio), per cui si afferma che, da parte della Lega Nord, è in atto un attacco a Roma, si dice una sacrosanta falsità ! Qui non si sta discutendo di un attacco a Roma né si sta facendo una propaganda politica come voi l'avete tranquillamente licenziata e come voi l'avete tranquillamente snobbata. Voi state facendo il più grande regalo al parassitismo, allo statalismo e all'inefficienza sistemica di questo Paese. Voi state voltando le spalle, con questo tipo di atteggiamento, dal nostro punto di vista, alle sessanta mila persone, imprenditori, che erano in piazza pochi giorni fa, esattamente una settimana fa, a poche centinaia di metri da questo Palazzo, in Piazza del Popolo, loro che chiedevano una responsabilità della classe politica. La classe politica – ricordiamocelo bene – parte dal consigliere di quartiere, dal consigliere di municipalità e Pag. 4arriva fino all'europarlamentare: questa è la classe politica. Non è che la classe politica sia solo qui dentro o all'interno delle stanze burocratiche dei partiti. La classe politica è ovunque. E voi, con questo decreto, che tra poco inizieremo ad analizzare, dal nostro punto di vista (perché ho ancora la bellezza di venti minuti per continuare questa mia arringa) state voltando le spalle a tutto questo. Non state rispettando l'impegno che vi siete presi ieri, primo fra tutto il confronto e la condivisione, ma soprattutto «no alibi» e «no scuse», e soprattutto la meritocrazia. Meritocrazia che, con questo decreto, viene assolutamente meno. Quando ieri i compagni del Partito Democratico e di SEL dicevano che noi ce l'abbiamo con Roma per partito preso, hanno detto un'enorme – dal mio punto di vista – idiozia. Si sono basati solamente sul colore del fazzoletto che noi portiamo nel taschino; non hanno voluto nemmeno ascoltare, cosa che mi auguro possano iniziare a fare oggi, con gli interventi che poi seguiranno, perché credo che questo funerale andrà avanti per un po’, non solo per oggi, magari anche per tutto domani.
Sarà un'agonia lenta, come è un'agonia lenta quella dei milioni di romani che vivono da sempre qui e che vengono male amministrati da una classe politica che ha guardato più ai propri interessi, a quello immediato di dare risposte, creando occupazione assistenziale, non una vera e reale occupazione, basandosi sull'autoimprenditorialità e, magari, sulle enormi materie prime, prima fra tutte la cultura che c’è in questo territorio, ma creando posti di lavoro e creando enormi buchi, tanto poi qualcun altro ci avrebbe pensato, e, soprattutto, favorendo la vicinanza del municipio a queste aule parlamentari, in cui tutto viene deciso, purtroppo.
Noi, ed è il motivo per cui la Lega Nord è nata, vogliamo che tutto questo cambi, perché le risorse devono rimanere nel territorio per essere gestite nel territorio. Non possiamo più fare in modo che le risorse che vengono sottratte ai territori, poi, finiscano qui. L'esempio principe, perché un anno fa eravamo in campagna elettorale, è l'IMU: mi riferisco ai 400 milioni di euro che sono stati pagati più o meno in tutta Italia; più o meno perché, in molte parti del Paese, e non lo dice Emanuele Prataviera, che sta parlando, ma lo dicono tutti gli studi nel merito dei dati dei censimenti, degli accatastamenti, soprattutto al sud, gli immobili non sono accatastati, e quindi, di fatto, non pagano d'ufficio l'IMU. Quei 400 milioni di euro pagati con il sangue da molte famiglie – abbiamo sentito le storie più assurde, credo, tutti quanti –, quei soldi vanno in gran parte, o meglio, tutti, più 100 milioni – ricordiamolo bene: tutti i 400 milioni di euro più 100 milioni – per ripianare una parte del debito di Roma.
E allora di cosa stiamo parlando ? Se il pesce puzza dalla testa, è chiaro che la puzza di questo Paese comincia proprio dalla capitale, perché, se la capitale, che dovrebbe dare l'esempio, se la capitale, che dovrebbe essere l'avanguardia di un sistema amministrativo, che dovrebbe essere l'esempio a cui far seguire gli altri 8 mila comuni, non fa e non rispetta quanto dovrebbe, è chiaro che non possiamo aspettarci granché dal resto del Paese.
Di fatto, la copertura non è quella, lo so, però il bilancio è uno, il calderone è uno, lì dentro finiscono i soldi; se poi si dividono in vari capitoli... Però, lì dentro sono andati i 400 milioni di euro e ne usciranno 500 milioni solo per Roma. Ieri sera si è detto però – questo dato non si è detto – che altrettanto viene fatto per Milano. Peccato che le cose siano un po’ diverse, peccato che vengano dati 20 milioni per investimenti per l'Expo, non vengono dati 500 milioni per ripianare gli enormi buchi causati da chi, da chi, da chi, se non da chi ha amministrato questa città. È vero, vi sono stati amministratori di destra e di sinistra, ma sempre romani erano. E poi, al Senato, abbiamo visto che, se questo può valere per alcune realtà, non vale per tutte.
Ieri si è detto che Roma è la più bella città del mondo. Questa è un'opinione personale: certo, il centro è innegabilmente magnifico, in particolare in alcune ore della giornata, ma vi sono altre realtà Pag. 5bellissime, fantastiche, che «riversano» altrettanto, come Roma, milioni di turisti ogni anno, sia nazionali che internazionali, e che hanno beneficiato di enormi fondi pubblici. Non voglio andare lontano, non voglio parlare del sud: voglio parlare di una città della mia provincia, in cui abito io, di Venezia. Venezia ha avuto enormi contributi pubblici, ha enormi risorse proprie, prime fra tutte, appunto, la cultura e il turismo. Ma è una città che, essendo sempre stata malissimo amministrata, ora è sull'orlo del baratro e, mentre per Roma si possono destinare 500 milioni di euro, ai dipendenti comunali di Venezia, male amministrati ora dal sindaco Orsoni, pochi anni fa dal sindaco Cacciari e così via, non viene data la stessa possibilità.
Allora, se si dice che l'Italia è un Paese unico, voi state, in questo momento, dicendo il contrario: l'Italia non è un Paese unico, dobbiamo iniziare a dircelo, e, non essendo un Paese unico, bisogna adottare tutte le iniziative che facciano in modo che i cittadini vengano tutelati dappertutto in maniera uguale. Non si può pensare, con un'unica legge, di sistemare un unico problema a livello nazionale, perché quel problema, ad esempio la disoccupazione, non lo si combatte a Venezia come lo si combatte a Roma piuttosto che a Firenze piuttosto che a Napoli piuttosto che a Torino.
Il federalismo è questo, non è niente altro. Invece, si vuole continuare a perpetuare questa logica di accentramento, perché qui si deve decidere, perché gli affari si devono fare non in Transatlantico, cioè a tre metri da quest'Aula, ma si devono fare, magari, la sera al ristorante, quando viene giù il sindaco piuttosto che il presidente della provincia di turno piuttosto che il presidente della municipalità di turno a chiedere al rappresentante del territorio di avere uno sconto, di avere un privilegio.
Non deve più funzionare così. È questo che chiede il Paese. E, Ministro, io so che ieri, nel momento in cui Renzi diceva questo, lei annuiva. Credo che sia naturale. Ma voi state facendo, proprio per queste argomentazioni, l'esatto opposto di quello che avete promesso ieri. Nei fatti state tradendo il motivo per cui avete chiesto la fiducia. State mentendo. E noi non possiamo far finta che vada tutto bene.
Le disposizioni di questo decreto-legge sono atte a garantire la funzionalità degli enti locali, mettendo, però, delle pezze costose al bilancio pubblico, a tutti i buchi o voragini prodotti irresponsabilmente dalle amministrazioni di vario livello, dai comuni alle regioni sparse d'Italia, ma non si capisce bene con che logica, mentre altre devono essere punite, non devono essere premiate. Sulla base di che cosa non l'ho capito.
Ho capito, però, un dato, che mentre lei fa il Ministro dell'economia, mentre ci sono aziende che chiudono e l'approccio usato fino ad adesso è quello di dire: «Tanto comunque il mercato è una torta. Se se ne va un attore del mercato, un imprenditore, ne arriverà un altro», il mondo reale non va in questa direzione. Il mondo reale nel nostro Paese non va in questa direzione. Magari va ancora così in Austria, che rispetto a dove abito io è a 150 chilometri di distanza. E mi chiedo come fanno lì a funzionare le cose ? Come fa a esserci voglia di fare impresa e non ci sia qui ? Eppure siamo grosso modo tutti in uno stesso contesto, abbiamo la stessa cultura, siamo tutti mitteleuropei. Però non funziona così, perché ? Perché le regole del gioco sono diverse.
Voi avete la responsabilità di cambiare, ma dovete cambiare prima la mentalità e per fare questo dovete iniziare a ritirare questo tipo di decreti-legge, che vanno a premiare chi fa il furbo e non vanno, invece, a premiare la meritocrazia, non vanno ad aiutare chi ogni giorno si impegna sul territorio per cercare di dare delle risposte.
Vogliamo parlare di un dato solo, senza andare nello specifico ? Potrei parlarvi delle mie esperienze amministrative pregresse e della non possibilità di dare delle risposte, ma non adducendo mai, seppure avessi potuto farlo, che è colpa o responsabilità del Patto di stabilità. Quando lavoravo io in provincia come assessore le Pag. 6aziende venivano pagate in 60 giorni, eppure avevamo i vincoli del Patto di stabilità anche noi, lasciati da un'amministrazione che di certo non aveva i bilanci virtuosi. Se c'era una buca sulla strada al cittadino veniva spiegato perché, non veniva detto che è colpa del Patto di stabilità o è colpa di Tizio, è colpa di Caio, perché questo significa essere responsabili. Se c'era un problema sui rifiuti si prendeva per il coppino il presidente della municipalizzata, che non lo fa per opera dello Spirito Santo, lo fa innanzitutto perché ha deciso di farlo, altrimenti si dimette, e in secondo luogo lo fa perché comunque ha un rimborso spese che gli permette tranquillamente di vivere sereno per onorare il servizio che i cittadini gli affidano tutti gli anni pagando enormi tariffe.
Dell'AMA, l'azienda dei rifiuti di Roma, potremmo parlare per ore. Vorrei citare solamente alcuni dati. Questo decreto-legge stanzia oltre 20 milioni di euro in tre anni per la crisi della gestione dei rifiuti di Roma. Infatti, tutto ciò negli altri comuni italiani è un'attività da organizzare a Roma è sempre un'emergenza, un problema. E nel frattempo continuiamo a vedere i maiali nelle foto. Io non li ho mai visti dal vivo, però credo che chiunque arrivi a Roma e veda – soprattutto questa è una cosa che fa male per chi arriva magari da oltreoceano – lungo la strada ammassi di rifiuti, schifezze varie, di certo si chiede come è possibile che sia ancora questo un tipo di gestione che non venga commissariata, su cui non vengano presi dei provvedimenti seri, drastici. Com’è possibile che nel centro di Roma ci siano intere zone di pregio culturale, di pregio paesaggistico usate come discariche vere e proprie, in centro ? I turisti ci fanno le foto, documentano queste cose. Basta andare in qualsiasi blog di viaggi e si vede apprezzamento per Roma, per la simpatia dei romani, contro soprattutto per i rifiuti e il degrado che c’è in centro.
Eppure si continuano a dare ancora milioni di euro. L'AMA è indebitata con le banche per 670 milioni di euro, somma paragonabile ai ricavi di un anno, quindi è indebitata per un anno, ma ha assunto, tra il 2008 ed il 2010, 1.520 persone. Scusate, se questo non è assistenzialismo che cos’è ? Certo, servono persone per gestire i rifiuti, ma millecinquecento persone nuove, neoassunte, in un triennio, credo che siano quasi un record storico.
Potremmo parlare di tantissime inefficienze, però credo che una delle più importanti a cui fare riferimento è il motivo per cui ci siano delle norme ben precise nel diritto amministrativo e perché per Roma non vengono mai adottate. Con un buco da 18 miliardi di euro non ci si può permettere di dare un commissario che gestisca ad acta questo buco, creando una bad company e facendo così in modo di creare il primo disequilibrio tra amministratori, rispetto a comuni di 5 o 10 mila abitanti. A fianco a me ho un collega che era sindaco fino a pochi mesi fa di un comune produttivo e che, se faceva male, rischiava di proprio. Perché non può accadere questo al primo cittadino della cosiddetta capitale, che, adducendo questo status speciale, che gli altri 8 mila comuni non hanno, può fare alto e basso quello che vuole ? Perché non adottate un principio meritocratico partendo dalla testa ? Infatti è questo che chiede la gente, è questo il motivo principe o tra i motivi principe per i quali la gente non va più a votare, e non andrà a votare nemmeno per le europee.
Se l'esempio vogliamo darlo e vogliamo darlo, come ho detto ieri, da buon padre di famiglia, io credo che questo esempio vada dato prima fra tutti da Roma. Perché Roma deve continuare ad essere considerata come una macchina che genera debiti ? Perché Roma deve essere considerata come una città non primus inter pares cosiddetta, cioè prima, ma comunque alla pari degli altri, e invece come una Cenerentola ? Questo noi ci chiediamo. Noi ci chiediamo come mai sia l'unica realtà in Italia in cui, con quasi 400 dipendenti, le farmacie comunali abbiano un passivo enorme, di oltre 3 milioni di euro solo per le giacenze in magazzino. Di questo non riusciamo assolutamente a capacitarci. Non riusciamo a capire come questa maggioranza possa continuare a prendere in Pag. 7giro gli italiani dicendo che bisogna pagare l'IMU perché altrimenti arriva la trojka e poi destini tutti questi soldi proprio qui. Non riusciamo a capire come ieri SEL, con un suo rappresentante, un onorevole che io stimo moltissimo, però possa dire che non possiamo permetterci che Roma venga trattata come la Grecia. No, dobbiamo farlo: proprio per dare l'esempio, dobbiamo fare in modo che a Roma arrivi una trojka che metta a posto i conti e che finalmente faccia premiare la meritocrazia anche di questa realtà. Perché la settimana scorsa, in piazza, c'erano anche dei rappresentanti di questo territorio, c'erano delle categorie anche di Roma, che dicono: «Com’è possibile che io lavori un anno per pagare le municipalizzate, non guadagni nulla, rischi del mio e faccia rischiare anche i miei dipendenti, mentre c’è sempre qualcuno, al Campidoglio, pronto a fare quello che vuole e non verrà mai punito, perché tanto il massimo della punizione è alzare le tasse e prendersi qualche fischio quando passeggia, e magari lamentarsi anche perché ha preso quel fischio ?».
Quando voi ci tacciate di razzismo territoriale, purtroppo dal mio punto di vista non capite l'essenza o non volete capirla, oppure peggio: vi va bene questo sistema. Però dovete avere il coraggio di dire, quando tornate a casa, dalle nostre parti, quando andate in giro perché gli imprenditori vi chiamano per sfogarsi, per descrivervi che la notte non dormono più, perché devono scegliere se lasciare a casa il neoassunto ventottenne, che magari si è appena fatto un mutuo, o se lasciare il collaboratore di sempre, che ha più di vent'anni di esperienza (perché queste sono le storie reali, quelle che ieri diceva Renzi del padre che ha gli occhi lucidi: queste sono le storie reali), dovete dire che l'inefficienza si produce qui dentro.
Dovete dire che la questione è assolutamente territoriale. Infatti, c’è un territorio che è costretto a far pagare l'IRPEF, come il Veneto, un territorio dove si è costretti a chiudere ospedali e a far pagare il ticket, quando ci sarebbe tranquillamente la possibilità di non farlo. Questo Stato continua a succhiare 21 miliardi di euro (parlo del Veneto) e, a livello di Padania, sono 95 miliardi di euro che potrebbero essere tranquillamente reimpiegati nel territorio, non per dare sussidi come fate voi, come avete sempre fatto da Roma, creando dei bandi che poi vengono vinti da chi è in grado di leggerli quei bandi, da chi è in grado di ammaliarvi durante le serate. Dovete avete il coraggio di dire che quei soldi devono rimanere nel territorio per abbassare la pressione fiscale e l'unico territorio che può farlo è il nord, l'unico territorio che può iniziare a farlo è il Veneto e oggi non a caso Renzi è in Veneto a vedere una delle realtà meglio gestite di tutta Italia, un esempio simile alla Baviera e, per altri aspetti, molto superiore alla Baviera, come Treviso, da sempre amministrata dalla Lega Nord, non da Manildo che è sindaco da un anno e l'ha già rovinata e per molti aspetti l'ha già distrutta. Andate a chiederlo ai trevigiani. Se questo è il principio, che voi non volete continuare ad adottare, e volete continuare a perseguire la strada del salva Roma, allora non ci siamo. Se per voi la priorità, giustamente, colleghi del Partito Democratico del mio territorio, del mio territorio, del nostro territorio, sono ancora i trasporti pubblici campani e non sono le migliaia di pendolari che non si possono più permettere la benzina per andare a lavorare in macchina e usano il treno, ma nelle ultime due o tre stazioni prima di Venezia non possono neppure salire a bordo...
PRESIDENTE. Onorevole Prataviera, deve concludere, ha finito il suo tempo.
EMANUELE PRATAVIERA. ...per colpa di questo Stato, allora voi dovete iniziare a farvi un enorme esame di coscienza, perché state tradendo esattamente le persone, a cui voi raccontate frottole e continuate a raccontare frottole per rubare semplicemente...
PRESIDENTE. Concluda.
EMANUELE PRATAVIERA. ...i loro soldi e mantenerli succubi di questo sistema Pag. 8assistenzialista e parassita (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Signor Presidente, chiedo, ai sensi dell'articolo 41 del Regolamento, il «taglio» di questa discussione sulle linee generali. E lo faccio perché a noi stanno a cuore i pendolari di tutta Italia, non solo quelli della Campania o della Lombardia; perché a noi stanno a cuore coloro che hanno subito i danni delle calamità naturali in tutta Italia, a cominciare da quelli della Sardegna; perché a noi stanno a cuore le cose contenute in questo provvedimento, che riguardano la possibilità in questo Paese di realizzare l'Expo e qui ci sono le risorse per realizzare l'Expo; perché ci sta a cuore la possibilità di dare al comune di Roma la possibilità di rinegoziare e sistemare i suoi debiti, e qui c’è anche quella partita lì.
Questo è un provvedimento importante che riguarda la vita di tante amministrazioni e di tanti cittadini. È incomprensibile l'atteggiamento ostruzionistico che stiamo subendo da parte dei colleghi della Lega Nord, sia ieri sera, sia oggi, che hanno previsto altre otto ore di discussione sulle linee generali. Noi siamo per ragionare, per entrare nel merito del provvedimento e lo abbiamo dimostrato all'interno del dibattito del Senato. L'atteggiamento che, invece, stiamo subendo in quest'Aula ci obbliga e richiede da parte nostra un atteggiamento rigoroso. L'unica cosa che noi possiamo fare per mettere in sicurezza questi importanti provvedimenti è quella di chiedere ai lavori di quest'Aula un'accelerazione che passa anche per il taglio della discussione sulle linee generali.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,40).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Si riprende la discussione.
(Si riprende la discussione sulle linee genarali – A.C. 2121)
PRESIDENTE. Sulla richiesta di chiusura della discussione sulle linee generali darò la parola, a norma dell'articolo 44, comma 1, del Regolamento, ad un oratore contro e ad uno a favore, per non più di cinque minuti ciascuno. Ha chiesto di parlare contro il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, sorprendono personalmente le affermazioni dei deputati di maggioranza del Partito Democratico quando si appellano al rigore nell'approvare le norme.
Peccato che rigore non c’è stato nello scrivere le norme, perché questo è l'ennesimo decreto «omnibus» e noi non accettiamo il ricatto che per intervenire in Sardegna bisogna salvare i debiti di Roma. Questo ricatto non lo accettiamo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Se volete intervenire solamente sulla Sardegna, se volete intervenire sull'Expo siamo a disposizione, ma siamo stufi dei ricatti di maggioranza, che per una cosa buona dovete inserire cento porcate. Non ci stiamo più (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
E per questo, l'azione della Lega, ovviamente, chiede anche ai colleghi di dare la possibilità di svolgere appieno il ruolo anche dell'opposizione, visto che ricordo che la discussione sulle linee generali è iniziata appena ieri sera, non siamo da giorni impegnati in quest'Aula su questo decreto, ma è iniziata solamente ieri sera. Io capisco le manie di grandezza provenienti dalla «ghigliottina», però un limite c’è a tutto: essendo iniziata solo ieri sera, Pag. 9sembra assolutamente irragionevole ed irresponsabile chiudere adesso la discussione sulle linee generali.
Presidente, concludo, facendo presente ai deputati del Partito Democratico che se una direzione del loro partito può far cadere un Governo, credo anche che con il Governo caduto si possa far saltare un decreto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. Prendo atto che nessuno chiede di parlare a favore della proposta avanzata di chiusura della discussione sulle linee generali.
A questo punto dovremmo sospendere la seduta per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso. Nel frattempo, aveva chiesto di parlare – non so se vuole ancora farlo – il deputato Buttiglione su un argomento diverso. Approfitterei di questi venti minuti.
Sull'ordine dei lavori (ore 10,43).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, non ho cambiato partito: parlo dai banchi di Scelta Civica perché mi trovavo qui provvisoriamente ospite. Signor Presidente, il Parlamento italiano si è concentrato comprensibilmente nella settimana passata sui problemi della nostra crisi politica. Forse, abbiamo perso un po’ di vista il mondo attorno a noi. Meno comprensibilmente, anche il Presidente del Consiglio, nel suo discorso, non ha posto tra le priorità del Governo il tema dei diritti umani. In questa settimana che è passata sono successe cose drammatiche.
In Nigeria, cinquantotto ragazzi tra gli undici e i diciotto sono stati massacrati in un attacco dei terroristi di Boko Haram, terroristi islamici che stanno puntando al genocidio dei cristiani in Nigeria. È un fatto gravissimo, che arriva a distanza di una settimana da un altro massacro: un centinaio di persone, questa volta sia cristiani che musulmani non estremisti. La reazione del Governo nigeriano è debole. Io credo che il Parlamento debba chiedere al nuovo Ministro degli affari esteri di prendere iniziative e di venire a riferire qui in Aula su quella che è la politica per i diritti umani del nuovo Governo in Africa e nel mondo, ma cominciando dall'Africa.
Visto che parliamo dell'Africa, colgo l'occasione per parlare di un fatto quasi egualmente grave, meno grave, perché non è in gioco la vita: le leggi approvate in Uganda, che comminano agli omosessuali fino all'ergastolo, sono assolutamente inaccettabili. Non è possibile che la comunità internazionale non sollevi una forte protesta, alcuni Paesi lo hanno fatto. Non è possibile che il Governo italiano non prenda a cuore questa questione. I diritti umani sono diritti umani, non è necessario essere cristiani per difendere i diritti umani dei cristiani in Nigeria; non è necessario essere omosessuali per difendere i diritti umani degli omosessuali in Uganda. Credo che il Ministro degli affari esteri dovrebbe venire a dirci qual è la politica del Governo sul tema dei diritti umani, nel mondo e, in particolare, in Africa (Applausi).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Buttiglione, credo che l'Aula non possa che associarsi a questo suo auspicio.
Poiché non sono decorsi i venti minuti di cui all'articolo 49, comma 5, del Regolamento, sospendo la seduta fino alle ore 11. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 10,45, è ripresa alle 11.
Si riprende la discussione.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Prego i colleghi di prendere posto perché dobbiamo votare.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo dunque ai voti.Pag. 10
Indico la votazione, mediante procedimento elettronico, con registrazione dei nomi, sulla richiesta di chiusura della discussione sulle linee generali del disegno di legge in esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Catania, Monchiero, Lorefice... Prego i colleghi di affrettarsi... Latronico, Locatelli... Aspettiamo i colleghi che stanno prendendo posto... Lavagno, Gnecchi, Antezza, Gribaudo, Bossi, Guidesi... Aspettiamo perché ci sono diversi colleghi che ancora non riescono a votare... Alberti, Corda, Vignaroli, Zanin, Dorina Bianchi, Chaouki, Rizzetto, Cristian Iannuzzi, Gelmini, Rampelli... Colleghi è il primo voto della mattina, lo so... ed è un voto con la registrazione dei nomi, quindi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 432
Votanti 406
Astenuti 26
Maggioranza 204
Hanno votato sì 271
Hanno votato no 135).
(I deputati Burtone, Zoggia, Palma, Manfredi e Rughetti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e la deputata Pellegrino ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).
LAURA CASTELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LAURA CASTELLI. Signor Presidente, perché forse è il caso che questa Aula decida che cosa vuole fare perché il MoVimento 5 Stelle non è comprabile, non gli si può chiedere nulla in cambio per smettere di discutere questo decreto che ha degli effetti che danneggiano cittadini e comuni, nonostante le bugie che la maggioranza vuole continuare a raccontare. Per cui io, Presidente, vorrei che lei cercasse, insieme alla maggioranza, di capire che cosa vogliono fare; cioè se la decisione di come procedere è un'altra volta una decisione interna di partito, come quella che ha fatto cambiare la Presidenza da Letta a Renzi, quindi una lite di partito, fatelo, ma fatelo fuori da questa Aula perché a questo punto diventa rilevante.
Se il problema di far decadere questo decreto o meno è Marino, il sindaco di Roma, allora vedetevela con lui, ma decidete ora e adesso che cosa vogliamo fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Onorevole Castelli, il suo capogruppo avrebbe dovuto informarla che è convocata una Conferenza dei presidenti di gruppo alle 11,30 e sarà quella la sede, come sempre, per decidere come procedere nei lavori di questa Aula, di questo ramo del Parlamento.
Ricordo che, essendo stata deliberata la chiusura della discussione sulle linee generali, ha facoltà di parlare, a norma dell'articolo 44, comma 2, del Regolamento e per non più di 30 minuti, un deputato, fra gli iscritti non ancora intervenuti nella discussione, per ciascuno dei gruppi che ne facciano richiesta.
Per il gruppo Lega Nord e Autonomie ha chiesto di parlare il deputato Busin. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Ministri, voi tutti certamente ricordate quando poco più di un mese fa l'ormai celebre decreto «salva Roma», durante il suo iter parlamentare, veniva fermato dallo stesso Premier Letta. Mancavano poche ore a Natale 2013 quando il Primo Ministro, nonostante quel testo fosse stato appena approvato pochi giorni prima dalla Camera, aveva imposto il semaforo rosso al decreto stesso. Il motivo ? Il Presidente della Repubblica si era mostrato contrario alla valanga di emendamenti che il Parlamento aveva introdotto nel decreto, che è una abitudine abbastanza ricorrente. Emendamenti che, Pag. 11giova ricordarlo per i posteri, erano stati proposti anche e soprattutto dalle forze di maggioranza.
Emendamenti, cari colleghi, che non c'entravano assolutamente nulla con lo scopo originale del provvedimento, che era quello di rimettere in sesto il disastrato bilancio di Roma. Il Governo degli amici, infatti, aveva necessità di approvare quel testo per sistemare i debiti del comune di Roma che, euro più euro meno, erano arrivati a circa 860 milioni di euro. E così mentre tutti gli altri sindaci d'Italia raschiavano il fondo del barile per recuperare i pochi euro rimasti nel bilancio, per cercare di non aumentare l'IMU tra le altre cose – che voi avete introdotto in questo Paese –, Roma e amici vari potevano serenamente dormire sonni tranquilli perché qualcun altro, come al solito, era intervenuto per risolvere i danni creati dalla solita gestione clientelare, allegra e spensierata della capitale.
Non bastasse tale ignobile finalità nel corso appunto dell'iter parlamentare, nel più classico stile italiano, è avvenuto un vero e proprio assalto alla diligenza: soliti finanziamenti ad hoc per amici e amici di cordata, tanto da scomodare perfino l'indignazione di un noto editorialista del Corriere della Sera.
Del resto, come spiegare i 20 milioni per tappare i buchi del trasporto pubblico calabrese che voi avevate approvato con tanta noncuranza ? E il mezzo milione per il comune di Pietrelcina, paese di Padre Pio ? Il milione di euro per il restauro del palazzo municipale di Sciacca ? O i 500 mila euro per la torre anticorsara di Porto Palo ?
Questa era la premessa, d'obbligo. Perché in un Paese che si possa definire tale dopo per l'appunto lo stop imposto dal Presidente della Repubblica era lecito attendersi una completa revisione del provvedimento, una specie di ravvedimento anche se tardivo, non fosse altro per una questione di buon senso se non di opportunità politica.
Dato però che noi viviamo in un Paese che tanto civile non può definirsi e quel provvedimento ne era una delle numerose prove, dopo poche settimane siamo di nuovo a capo a ripresentare in Parlamento un nuovo decreto che già viene chiamato dai media «salva Roma-bis», il che la dice lunga sul suo contenuto. Epurato infatti dalle più orride brutture inserite qua e là nel suo tortuoso iter precedente, l'attuale provvedimento di fatto ricalca buona parte del fu «salva Roma», che adesso riemerge, tanto che la stampa non ha dovuto fare sforzi di originalità o di creatività nel trovare un nuovo appellativo a questo provvedimento.
Così, pur dopo un percorso parlamentare degno di un percorso di guerra, oggi riportate le solite, identiche, precise disposizioni finalizzate a sostenere il malconcio comune di Roma, che non è che sia disgraziato, sia ben chiaro, a causa di un evento calamitoso come quelli numerosi occorsi alle zone da cui provengo o per qualche altro evento imprevisto, assolutamente no, riguarda, forse, piuttosto una «calamità», ma che così non può essere definita propriamente, che è la cultura amministrativa e il senso civico della classe dirigente di questa capitale, che, solo negli ultimi anni, è stata gestita come un'azienda di collocamento, con la differenza che i soldi, che venivano usati per piazzare gli amici, i parenti, i conoscenti e i portatori d'acqua di varie cordate politiche, erano nostri, soldi dei cittadini.
Ora quindi noi chiediamo semplicemente una cosa, che il comune di Roma, così come tutti gli altri comuni d'Italia che avete sostenuto e aiutato in questi anni, inizino finalmente a correre con le loro gambe e ad essere autonomi nelle loro finanze; e, nel caso in cui venga dichiarato anche un default, questo non può essere visto come un tabù per la capitale, visto che è già successo ad altri capoluoghi di provincia come, ad esempio, Alessandria in Piemonte.
Questo non perché siamo razzisti, non perché siamo cattivi, i soliti leghisti, ma perché se in una squadra un giocatore continua a farsi l'autogol diventa difficile per la squadra poi vincere la partita, anzi rischia di essere trascinata nella sconfitta, soprattutto se a fare autogol è il capitano Pag. 12di questa squadra. Ciò è quello che voi con questo decreto state facendo a tutto il Paese; un Paese dove mentre c’è chi lotta strenuamente tutti i giorni, si impegna e si batte per approvare il proprio bilancio comunale e far quadrare i conti, come l'attaccante che cerca spazio in mezzo all'area avversaria, dall'altro lato del campo c’è chi se ne infischia delle più elementari regole, come un difensore che procura un rigore per gli avversari. Un Paese dove mentre c’è chi chiede con rassegnazione di avere una chiara risposta alle sue domande su quante risorse avrà a disposizione per l'anno in corso, vi è chi, con presunzione, ne pretende altrettanti per sistemare le falle del passato da lui stesso generate, perché se cade questo comune, si è detto, cade l'Italia, in spregio pure al buon senso e al rispetto verso tutti quei colleghi che invece i conti nei propri comuni li sanno fare, e bene anche.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 11,15)
FILIPPO BUSIN. Dopo il decreto «salva Roma», insomma, il decreto «salva Roma-bis», la storia – diceva qualcuno – si ripete sempre due volte, la prima in forma di tragedia, la seconda in forma di farsa; ma l'approvazione da parte del Senato di questo provvedimento non vuole solamente mettere al riparo, almeno per un po’, i conti disordinati della capitale, ma ha anche un effetto secondario secondo noi forse più deleterio, in quanto crea una grave e ingiusta sperequazione fra i comuni più grandi d'Italia e gli altri 8 mila enti che ogni giorno, come il primo cittadino di Roma, devono impegnarsi e lavorano per gestire al meglio le risorse pubbliche. Questo è un grave vulnus anzitutto nei confronti del principio federalista della responsabilizzazione degli amministratori locali, secondo il principio a noi molto caro del: vedo, pago e poi voto.
Questo principio viene bellamente tradito nel momento in cui si mette non una volta ma per una serie consecutiva di volte la mano nelle tasche dei cittadini per sanare le falle di un unico comune, Roma. Inoltre, questo rappresenta – e ne abbiamo già avute le prove in questi giorni – un pessimo precedente e già abbiamo visto il sindaco di Napoli, giustamente dal suo punto di vista visto quel che si fa per Roma, pretendere un trattamento altrettanto generoso e favorevole nei confronti del suo comune che, come sappiamo dalla Corte dei conti, è in stato di pre-dissesto (se non conclamato). Come negargli questi fondi e questo aiuto in extremis quando lo abbiamo fatto per Roma e ripetutamente ?
Il terzo effetto deleterio è che non bisogna dimenticare che questa è la capitale d'Italia e dovrebbe rappresentare per tutto il Paese un esempio di gestione oculata da parte dei suoi dirigenti, che dovrebbero avere più di ogni altro comune d'Italia un senso civico spiccato che li esimesse da sprechi, clientelismi e gestione allegra delle risorse, come continuano a dare prova di fare. Noi sappiamo – e lo ha citato prima il mio collega Prataviera – che si dice che il pesce puzza sempre dalla testa. Se questa è la testa del nostro Paese evidentemente ci diamo poche chance di farcela per il futuro.
La situazione finanziaria di Roma, però, è utile ricordarla perché non è che sia proprio così nota a tutti e, comunque, è meglio ripetere. Nel 2008 il sindaco del comune di Roma era stato nominato commissario straordinario del Governo, con il compito di provvedere alla ricognizione della situazione finanziaria del comune e di predisporre e attuare il piano di rientro dell'indebitamento pregresso, il tutto con un ingente sostegno da parte del Governo, che purtroppo allora aveva la nostra connotazione politica, e che ha stabilito un finanziamento del piano di rientro assegnando al commissario straordinario un contributo di 500 milioni di euro all'anno. Vorrei soffermarmi un attimo sulla cifra perché, per fare un esempio e per fare un raffronto, questo è quanto ha faticosamente racimolato il nostro ex Presidente del Consiglio Letta nel suo estenuante tour degli emiri oppure, tanto per avere un altro confronto, è quanto messo a disposizione nel «Destinazione Italia» per la Pag. 13ricerca e lo sviluppo nel nostro Paese. È l'equivalente di quello che noi paghiamo ogni anno, che lo Stato paga ogni anno, per pagare il debito pregresso del comune di Roma, che vediamo non è arrivato a uno stop perché continua a generarne altro e infatti siamo sempre punto a capo.
Si tratta di mezzo miliardo di euro e giusto per dare un'altra idea dell'importo basta considerare che oggi il blocco del Patto di stabilità, che è stato introdotto per i comuni con meno di 5 mila abitanti, vale all'anno circa 950 milioni di euro, quindi meno della metà. Con queste operazioni la situazione per il comune capitolino è ovviamente migliorata, però temporaneamente e non al punto, infatti, di riportare in perfetto ordine i conti, se è vero come è vero che al 31 dicembre 2012 il saldo del disavanzo si è attestato a circa 13,89 miliardi di euro, ovvero 8,53 miliardi al netto degli oneri per interessi.
Insomma, una quantità ingente di risorse, di soldi, che in qualsiasi azienda privata oppure in qualsiasi altro comune d'Italia avrebbe certamente costretto la proprietà o gli amministratori ad alzare bandiera bianca. Non però il comune di Roma, dove tra un dipendente comunale e una delle partecipate trovano impiego oltre 50 mila persone.
A questo proposito, visto che ho tempo, vorrei leggervi un interessante articolo di Sergio Rizzo, che, come sapete, è un editorialista del Corriere della Sera, noto per essere ben documentato, il quale esordisce così: «È dura da credere. Ma c’è un farmacista, in Italia, che vendendo le medicine riesce perfino a rimetterci» e anche «una barca di soldi. Si tratta del Comune di Roma. Le farmacie comunali hanno» ben «362 dipendenti e il Campidoglio ha già tirato fuori» per questa sua attività «15 milioni per tappare i buchi pregressi. Ma per rimetterle in sesto», queste attività, «ce ne vorranno altri 20» di milioni ! «Dice tutto la verifica affidata alla Ernst & Young che si è resa necessaria per comprendere la reale situazione» che pareva evidentemente assai nebulosa. «Gli esperti hanno scoperto uno scostamento di 7,3 milioni nell'attivo rispetto ai dati scritti nel bilancio 2011.» Di questi «quasi 3 milioni» sono «solo la differenza fra le «rimanenze di magazzino» contabilizzate e quelle accertate: 9,1 milioni contro 6,2». Evidentemente qui può esserci qualche disattenzione, imprecisione amministrativa, ma molto più probabilmente c’è anche qualche furto ai danni delle risorse pubbliche. «Sono cifre rivelate da un dossier che il consigliere comunale radicale Riccardo Magi sta per pubblicare sul sito internet Opencampidoglio.it. Il primo di una serie di fascicoli scottanti dedicati allo scenario impressionante delle municipalizzate romane.» Si tratta di «ventisei società, più una marea di controllate: oltre cinquanta» solo «quelle di Acea (energia e acqua), Ama (rifiuti) e Atac (trasporti)»...
PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole Busin.
Colleghi, se riusciamo ad abbassare il tono... colleghi, onorevole Ferranti, colleghi, se riusciamo ad abbassare un po’ il tono della voce anche l'onorevole Busin riesce a parlare in un clima più decente. Colleghi, per favore !
Intanto, l'onorevole Busin mi perdonerà se salutiamo studenti e insegnanti del liceo scientifico Le Filandiere di San Vito al Tagliamento, in provincia di Pordenone, che stanno assistendo ai nostri lavori (Applausi), nella speranza che assistano ai lavori in un clima un po’ più sano. Prego, onorevole Busin.
FILIPPO BUSIN. Il fatto che sia sano o meno dipende anche dalle scelte della maggioranza di cui noi siamo le prime vittime.
«Sono cifre rivelate da un dossier che il consigliere comunale radicale Riccardo Magi sta per pubblicare sul sito internet Opencampidoglio.it. Il primo di una serie di fascicoli scottanti dedicati allo scenario impressionante delle municipalizzate romane. Ventisei società, più una marea di controllate» come detto «oltre cinquanta quelle di Acea (...), Ama (...) e Atac (...). Tre gruppi che da soli hanno qualcosa come 31.338 dipendenti, ovvero l'85 per Pag. 14cento del personale di tutte le partecipate comunali» d'Italia, «che si aggira intorno alle 37 mila unità». Sono «circa diecimila in più», per fare un confronto, «rispetto ai 26.800 dipendenti degli stabilimenti Fiat in Italia. Senza contare i 25 mila dipendenti diretti dell'amministrazione» che a questi devono essere aggiunti. «Sostengono i tecnici che Roma Capitale ha un disavanzo strutturale», quindi strutturale, non una volta per tutte, «di circa 1,2 miliardi l'anno» e quindi tornerà sicuramente a battere cassa nonostante questi cosiddetti favori o provvedimenti tampone. «Ed è proprio sulla galassia delle società comunali che gravano le responsabilità maggiori di una situazione, in assenza di interventi, ai limiti del dissesto», a nostro parere già ampiamente in dissesto. «L'Atac, per esempio. Con un numero di stipendi paragonabile a quello dell'Alitalia ha accumulato in dieci anni perdite per 1,6 miliardi», quindi superiori addirittura a quelle di Alitalia, che sappiamo ammontano, prima dell'ultima rivalutazione del capitale, a 1,2 miliardi di euro. «Negli ultimi cinque anni si sono avvicendati al suo vertice ben quattro amministratori delegati e un numero imprecisato di presidenti e consiglieri, senza riuscire a rimetterla in carreggiata. Il contratto di servizio costa al Comune una cifra che si aggira intorno ai 400 milioni l'anno, ma per il 2014 la cifra “richiesta” supera abbondantemente i 500 milioni di euro».
«La verità è che queste aziende, e non è certo una particolarità di Roma, sono state spesso interpretate dalla politica, anche con pesanti complicità sindacali, alla stregua di poltronifici o gigantesche macchine clientelari, piuttosto che strumenti per fornire servizi essenziali alla città da gestire oculatamente» – servizi che, posso essere un testimone diretto, sono abbastanza di scarso livello – «Salvo poi trovarsi di fronte a sorpresine al pari di quella spuntata nell'ultimo bilancio dell'Ama, che dà notizia di una raffica di arbitrati innescati dalla società titolare della discarica di Malagrotta. Alcuni dei quali già conclusi nel 2012 in primo grado con la condanna dell'azienda pubblica» – e quindi ulteriori oneri – a pagare alla ditta che fa capo al titolare della discarica «la bellezza di 78,3 milioni di euro», anche questi che vanno ad aggiungersi al già consistente disavanzo.
«Ma leggere l'elenco delle controversie in cui è incappata la municipalizzata dei rifiuti, indebitata con le banche per 670 milioni, somma paragonabile ai ricavi di un anno, e capace di assumere» – nel frattempo – «1.518 persone fra il 2008 e il 2010, strappa anche qualche amaro sorriso: quando salta fuori che fra le innumerevoli cause in cui è protagonista l'Ama ce n’è persino una con l'Atac» – quindi con la sua consorella partecipata sempre dal comune capitolino – «Che va avanti da almeno sette anni, fra sentenze ricorsi e controricorsi, per la gioia degli avvocati. E chissà quanto durerà ancora».
«Il tempo del presidente» – esponente di un noto partito oggi all'opposizione – «scade» – quindi è già scaduto – «giovedì 9 gennaio», quando l'assemblea ha nominato il suo successore. «Al contrario il presidente dell'Acea» – nominato anche questo da una forza dell'opposizione – «seduto su una dozzina di poltrone metà delle quali pubbliche nonché socio di un gruppo di imprese edili e immobiliari, è in una botte di ferro. Questo perché in piena campagna elettorale la precedente amministrazione comunale» ha provveduto «elegantemente al rinnovo dei vertici, confermando in blocco tutto il consiglio.
Con clausole tali che la sostituzione prematura comporterebbe comunque il pagamento dei loro emolumenti» almeno fino al 2016, quindi per altri due anni abbondanti. «E che emolumenti».
Qui è il caso di andare sullo specifico e dire quali sono: 408 mila euro l'anno per il presidente; all'amministratore delegato 1 milione 318 mila euro più un appartamento da 4.300 euro al mese ai Parioli e un'automobile adeguata; ai consiglieri, una media di 120 mila euro ciascuno, due dei quali sono rappresentanti del socio francese, un dirigente del comune, un ex parlamentare, un ex assessore della giunta, Alemanno, il consorte di un ex Ministro ed il segretario generale della fondazione Italianieuropei, Pag. 15Quindi ripetendo: al Presidente 408 mila euro l'anno, pari a 34 mila euro al mese; al direttore generale 1 milione 318 mila euro l'anno, pari a 109.833 euro al mese; a ciascuno dei consiglieri, che sono ben sette, 120 mila euro l'anno.
Certo che da una società del genere – prosegue Rizzo – sarebbe naturale attendersi utili consistenti. «Invece nel 2012 i profitti netti sono stati di appena 77 milioni» cioè nettamente inferiori ad aziende che operano nello stesso settore dell'energia – «e anche se nei primi nove mesi del 2013 hanno superato i 100» restano comunque molto bassi. «Certi fatti, del resto, parlano da soli. Negli ultimi cinque anni i debiti sono cresciuti di circa un miliardo, toccando 2 miliardi e mezzo. Ed è di qualche mese fa la scelta di fondere due società energetiche del gruppo, una delle quali (Acea energia Spa)», che in 18 mesi ha accumulato perdite per ben 56 milioni di euro. «Ma tutto va avanti come nulla fosse».
Oggi siamo qui a dare un contributo a quest'andazzo ed a far sì che tutto vada avanti come nulla fosse, almeno se è vero che l'ufficio del personale diretto da Paolo Zangrillo ha proceduto qualche giorno fa all'assunzione di un nuovo capo della comunicazione, ex capoufficio stampa dell'ex Ministro dello sviluppo Paolo Romani, Passera e Zanonato.
Accade mentre da un mese è senza incarico il vecchio responsabile, licenziato due anni fa dopo essere stato «parcheggiato» a lungo su un binario morto per ragioni politiche e reintegrato all'inizio di dicembre dal giudice del lavoro. E accade in una struttura, quella delle relazioni esterne, dove sono venticinque le persone impiegate, compreso il capo ufficio stampa. Anche qui, incidentalmente, amico di qualcuno. Qui bisogna essere sempre parenti e amici di qualcuno. Comunque, tornando al nostro decreto, questo consente al Commissario straordinario di Roma di inserire nella massa passiva le eventuali ulteriori partite debitorie rinvenienti da obbligazioni od oneri dello stesso comune di Roma, anteriori al 28 aprile 2008. Un tecnicismo o un artificio contabile, come lo si voglia chiamare, che regala all'ente qualcosa come 485 milioni di euro, un regalo appunto. Senza considerare i 20 milioni, questi aggiunti alla gestione della raccolta differenziata che rappresenta, come abbiamo visto, un'altra nota dolente della capitale.
La sopravvivenza del comune di Roma dipendeva insomma, dipende, da questo provvedimento, tanto importante che – giova ricordarlo – nonostante fosse stato stoppato sulla fine di dicembre scorso dal Presidente della Repubblica in persona, è stato ripresentato dallo stesso Governo ed epurato dagli assalti parlamentari allora andati a buon fine. Tanto più che – dettaglio di non di poco conto – nei primi giorni di dicembre il comune di Roma su quel decreto-legge aveva già redatto il bilancio previsionale 2013.
Con un sistema di finanza locale che negli ultimi anni sta vivendo un incubo continuo tra accavallarsi di disposizioni, norme contraddittorie, rinvii, scarsità di risorse, il decreto che ci è stato consegnato dal Senato rappresenta un segnale di iniquità grave, come già accennato prima, verso il sistema dei comuni nel suo complesso. Perché se la strada maestra per risanare le malconce casse della Pubblica Amministrazione deve essere quella della meritocrazia e della responsabilizzazione, se le rigide regole del Patto di stabilità devono essere applicate con religiosa osservanza da quei comuni, come quelli veneti, colpiti dalla recente alluvione, se il personale negli enti locali non può superare predeterminati parametri molto stringenti, allora tutto ciò deve valere per tutti e – diciamo noi – a maggior ragione per la capitale d'Italia. Viceversa, ogni amministratore pubblico che si trovi con situazioni di deficit, piuttosto che attivarsi per migliorare, con propri mezzi, ed impegnarsi al meglio in quella logica di virtuosismo tanto decantata, piuttosto che, sapendo di attirarsi le ire dei suoi cittadini, vedersi costretto ad aumentare la tanto odiata IMU o altri balzelli locali, si riterrà invece autorizzato e legittimato a richiedere allo Stato un nuovo decreto per Pag. 16salvare il suo ente, cosa che – abbiamo visto – è già successa per Roma quando il sindaco Marino, appena insediato, ha messo uno stop a tutti gli aumenti di tasse della sua capitale, salvo poi far pagare i dissesti del suo municipio a noi, a tutto il resto del Paese. Questo quindi con la paradossale conseguenza di andare nella direzione esattamente opposta a quella professata e gravando anzi ulteriormente sulle già fragili spalle delle casse dello Stato. Una spirale viziosa e pericolosa che il Governo centrale, arbitro severo ed alfiere dello strenuo rigore sui conti pubblici, non può più permettersi più di avallare e di perpetrare. E aggiungiamo a questo che interventi di questo tipo sono gravemente offensivi per tutti i cittadini a cui chiediamo ogni giorno – cittadini che, diciamolo, nella stragrande maggioranza, non essendo privilegiati o non essendo amici dell'amico o non facendo parte di particolari cordate clientelari di Roma capitale – devono sbarcare il lunario con 1.000 o 1.200 euro al mese, quando va bene, e devono tenersi stretto quel lavoro che diventa sempre più precario.
Appunto per la presenza di una Pubblica Amministrazione che, unica sopravvissuta alla crisi e di cui Roma è la particolare prima rappresentante che dà il cattivo esempio, dicevo unica sopravvissuta alla crisi, funziona come una divoratrice di risorse e cannibalizzatrice di tutti gli altri settori economici dello Stato.
Noi ci opponiamo a questo provvedimento, faremo di tutto, con le nostre forze, perché sia ritirato, perché scada, e ci opporremo, allo stesso modo, perché questa mentalità, questo modo di procedere, cessi e sia data, una volta per tutte, a questo Stato la caratteristica dello Stato di diritto, cioè quello che fa valere i diritti, ma anche i doveri da cui questi discendono, per tutti i comuni d'Italia, per tutte le associazioni d'Italia, a cominciare dal comune di Roma, senza figli e figliastri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
(Repliche dei relatori e del Governo – A.C. 2121)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore di minoranza, onorevole Guidesi.
GUIDO GUIDESI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, tengo solo a ribadire quanto detto nella relazione di minoranza presentata ieri, e cioè che noi, effettivamente, all'interno di questo decreto, contestiamo essenzialmente due condizioni. La prima è una condizione di non costituzionalità, riteniamo, del decreto – e per questo abbiamo, come gruppo –, presentato anche una questione pregiudiziale rispetto al fatto che l'allora primo «salva Roma» venne ritirato per la mancata volontà del Presidente della Repubblica di firmare il decreto.
Oggi ci troviamo nella stessa identica situazione, nel senso che l'articolo di questo decreto che riguarda il comune di Roma ha profili di contenuto e di metodo esattamente equivalenti ed uguali a quelli del primo «salva Roma», che il Presidente della Repubblica non ha firmato. Il secondo motivo è un motivo sostanzialmente etico e morale: noi, richiamando tutti i comuni e gli enti locali responsabili di questo territorio, non possiamo permettere che le irresponsabilità delle amministrazioni comunali che si sono succedute nella città di Roma possano essere continuamente sostenute, sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista del metodo, dallo Stato centrale.
Noi, oggi, non possiamo permettere che le irresponsabilità amministrative nel comune di Roma possano, ancora una volta, essere sostenute dal punto di vista economico attraverso i soldi di tutti cittadini, anche quei cittadini che, invece, vivono nella gran parte dei comuni che vengono amministrati in maniera responsabile e con il senso della responsabilità amministrativa e economica, ma con il senso, soprattutto, del rispetto dei soldi di tutti i cittadini.
ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.
Pag. 17PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Signor Presidente, intervengo per fare una semplice richiesta di opportunità: è in corso la Conferenza dei presidenti di gruppo che dovrà decidere sull'iter e sullo stato dei lavori dell'Aula. Quindi, penso che sia più responsabile sospendere la seduta, anche per rispetto ai colleghi, per poter poi assumere, conseguentemente, le decisioni che ha preso la Conferenza dei presidenti di gruppo.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni su questa richiesta, a questo punto sospendo la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, e le restanti repliche, quella del relatore di minoranza Castelli, del Governo e tutto il resto, avranno luogo alla ripresa della seduta.
La seduta, sospesa alle 11,40 è ripresa alle 13,05.
Sui lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, avendo il Governo fatto presente di non insistere per la conversione del disegno di legge n. 2121 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2013, n. 151, recante disposizioni di carattere finanziario indifferibili finalizzate a garantire la funzionalità di enti locali, la realizzazione di misure in tema di infrastrutture, trasporti ed opere pubbliche nonché a consentire interventi in favore di popolazioni colpite da calamità naturali, il relativo esame è rinviato ad altra seduta.
In luogo di tale provvedimento si è previsto di procedere al seguito dell'esame delle proposte di legge n. 342 e abbinate – Disposizioni in materia di delitti contro l'ambiente e n. 282-B e abbinate – Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita (approvata dalla Camera e modificata dal Senato).
Poiché questi due argomenti non figurano all'ordine del giorno di oggi occorre inserirli attraverso una votazione in Assemblea, che avverrà immediatamente ai sensi dell'articolo 27 del Regolamento, con una maggioranza dei tre quarti dei votanti.
Dopo questo voto, ove positivo, l'esame degli argomenti indicati riprenderà con votazioni alle ore 15.
L'organizzazione dei tempi per il seguito dell'esame della proposta di legge n. 342 e abbinate – Disposizioni in materia di delitti contro l'ambiente e per l'esame della proposta di legge n. 282-B e abbinate – Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita (approvata dalla Camera e modificata dal Senato) sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
MARIA ELENA BOSCHI, Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIA ELENA BOSCHI, Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, semplicemente per dare atto anche di quello che è avvenuto in Conferenza dei presidenti di gruppo. Il Governo, a fronte del decreto che abbiamo adesso all'esame, chiaramente ha mantenuto, ha confermato la volontà di arrivare ad una approvazione nei termini stabiliti, quindi entro il 28 febbraio, alla luce di molte disposizioni contenute in questo decreto, a nostro avviso di primaria importanza. Rammento semplicemente la disposizione non soltanto che riguarda il comune di Roma, ma anche la disposizione per il comune di Milano, in modo particolare il finanziamento per l'Expo, così come le previsioni che vanno a salvaguardare le popolazioni della regione Sardegna colpite dagli eventi meteorologici nel mese di novembre, nonché la previsione, tanto dibattuta e tanto discussa, che comunque era stata accolta nel decreto, sui cosiddetti «affitti d'oro».Pag. 18
A fronte della rilevanza delle materie contenute in questo decreto, il Governo ha chiesto ufficialmente ai gruppi una assunzione di responsabilità per consentire la conversione nei termini previsti e quindi il ritiro dei numerosi emendamenti presentati. Di fronte alla indisponibilità manifestata ufficialmente in Conferenza dei presidenti di gruppo da Lega e MoVimento 5 Stelle, a ritirare gli emendamenti e la conferma da parte dei due gruppi a continuare con l'ostruzionismo in Aula, che renderebbe matematicamente impossibile l'approvazione del decreto entro il 28, il Governo non insiste ulteriormente sull'esame di questo provvedimento. Chiaramente si impegna fin da ora a farsi carico di recepire, in diverso provvedimento, quelle che sono le norme che verranno valutate indispensabili e di primaria importanza.
GUIDO GUIDESI. Chiedo di parlare sulle dichiarazioni rese dal Ministro.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, visto che il Governo ha chiesto un atteggiamento responsabile ai gruppi che evidentemente avrebbero fatto ostruzionismo, e tra questi ovviamente c’è anche il gruppo di cui faccio parte orgogliosamente, vorrei dire al Ministro però che il Governo forse era opportuno – pur essendo appena arrivato – che stesse attento alla tempistica con la quale è arrivato questo decreto nella Commissione bilancio e in questo ramo del Parlamento.
Era evidente che il decreto non potesse essere varato, a meno che non si decidesse tutti insieme che questo decreto, così come era, non si potesse nemmeno discutere. Il Governo sappia fin d'ora che noi saremo assolutamente disponibili a vagliare e a lavorare su alcune misure e su alcuni articoli che vi erano nel decreto che oggi viene ritirato dal Governo, questa per noi è una buona notizia, perché finché questo Governo insisterà sul sostentamento e non sul risanamento vero del comune di Roma noi continueremo a fare una dura e concreta opposizione e anche ostruzione ad una scelta di questo tipo.
È opportuno che Roma, essendo – ho sentito citare tanto in questi giorni – la capitale d'Italia, inizi a dare l'esempio ai tanti altri comuni che invece, a differenza sua, sono assai più responsabili (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
LAURA CASTELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LAURA CASTELLI. Signor Presidente, al Ministro vorrei chiedere: scusate, ma questo decreto non era così importante ? L'avete detto voi che era importante, quindi perché lo state ritirando, visto che siamo arrivati in Aula questa mattina e non abbiamo ancora detto una parola (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) ? Secondo, forse è il caso che il neo-Governo, con il suo neo-sindaco ora Presidente del Consiglio, impari quali sono i tempi per gestire le Aule di Camera e Senato per riuscire a lavorare in maniera congrua rispetto a dei lavori democraticamente ammissibili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ministro, vorrei dirle questo, noi sono mesi che con i cittadini cerchiamo di insegnare a questo Parlamento che cosa si deve fare per una città come Roma che per troppi anni (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...Presidente, scusi...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore !
LAURA CASTELLI. Cosa fare, dicevo, con un comune che per troppi anni è stato gestito malamente, sono vent'anni che i conti pubblici del comune di Roma sono usati a proprio uso e consumo dalla politica, allora noi le proposte dei cittadini le abbiamo portate qui, con il primo decreto che aveva emanato la gestione del Governo Letta, probabilmente il sindaco Marino aveva fatto un accordo con il Governo Letta e non con il Governo Renzi (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), dunque i panni sporchi lavateveli a casa vostra, non a spese dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Pag. 19MARCO CAUSI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO CAUSI. Signor Presidente, al nuovo Governo appena insediato dico soltanto una cosa: la finanza locale è diventata davvero un terreno minato per la nostra legislazione, anche per effetto di una confusione normativa molto rilevante che si è accumulata negli ultimi anni, quindi auspico che il nuovo Governo, che tra l'altro ha dentro di sé molte forze che vengono dai comuni e dagli enti locali, possa riuscire a sciogliere questa confusione, a fare provvedimenti organici rispetto alla finanza locale, a puntare anche – se possibile – a fare un vero e proprio Testo unico della finanza locale, superando una legislazione che certamente negli ultimi mesi è stata affannata, perché questo decreto non è soltanto una norma su Roma; sono quindici pagine, soltanto una era su Roma. Per quanto riguarda la norma su Roma, che è quella che politicamente ha avuto più visibilità, io voglio dire soltanto una cosa, che chi ha bloccato questo decreto, chi ha bloccato l'approvazione di questo decreto e della norma di salvaguardia per il bilancio del comune di Roma 2013 e 2014 si assume una responsabilità di fronte alla città di Roma. Tre milioni di cittadini sanno di chi è questa responsabilità, perché è stata bloccata, attenzione, non soltanto la norma originaria che con una sistemazione meramente contabile dei rapporti finanziari tra bilancio straordinario e bilancio ordinario risolveva il tema giuridico-contabile del bilancio 2013-2014, ma è stato bloccato qualcosa di più, è stato bloccato così un vero e proprio piano di rientro pluriennale della finanza del comune che aveva dentro anche un obiettivo inevitabile di risanamento dei conti finanziari del comune e che però declinava quell'obiettivo attraverso un tavolo inter-istituzionale Governo-comune di Roma – anche questo a medio termine – e che quindi permetteva di avere non soltanto una soluzione all'emergenza ma anche una prospettiva a medio termine per i servizi pubblici di questa città.
Chi ha bloccato questo provvedimento deve sapere che si prende una responsabilità perché ne faranno le spese tutti i cittadini e le cittadine di Roma e la qualità e quantità dei servizi pubblici della città capitale.
ILEANA CATHIA PIAZZONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ILEANA CATHIA PIAZZONI. Signor Presidente, per associarmi al collega Causi, di cui condivido l'impostazione in merito alla responsabilità che si assume chi oggi blocca questo provvedimento, soprattutto per le modalità.
Ricordo ai colleghi del MoVimento 5 Stelle che nel primo tentativo di poter varare un provvedimento che serve semplicemente a mettere nelle condizioni la nuova amministrazione di Roma di risanare le casse del comune e non altro, che, in un primo momento, abbiamo avuto una schizofrenia per cui il MoVimento 5 Stelle al Senato ha votato un emendamento che costringeva di fatto alla vendita di quote di società che gestiscono in particolare i beni pubblici, come quelli dell'acqua, salvo poi avere nell'Aula della Camera uno show a puro uso e consumo dei telespettatori per quello che riguardava la difesa dell'acqua pubblica.
Io credo che sia giunto il tempo di mettere fine alle farse. Allora, bisogna prendersi la responsabilità di dire la verità, non quella di giocare sulla pelle dei cittadini di Roma e di tutti gli italiani, come spesso avviene in altri casi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
Per quanto riguarda i colleghi della Lega, vorrei solo ricordare che, se di pasticcio si può parlare nel caso dei debiti del comune di Roma, questi provengono da una soluzione adottata tempo fa dall'allora Ministro Tremonti che non mi pare abbia molta distanza dal vostro partito (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Quindi, per favore, risparmiamoci questa serie di rappresentazioni teatrali e cerchiamo di dire la verità ai cittadini...
PAOLO GRIMOLDI. E tu davanti 8 mila comuni !
Pag. 20ILEANA CATHIA PIAZZONI. ...e quello che serve per il loro bene e non per i vostri interessi ridicoli (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
MAURIZIO BIANCONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, non voglio entrare nel merito del provvedimento, ma nel metodo sì. Non siamo stati noi – bisognerebbe dire al Governo – Presidente, che abbiamo fatto un numero di decreti-legge impossibili, creando un ingolfamento nelle Camere, di talché molti non possono essere approvati, ma è stata una scelta del Governo. Quindi, è stato il Governo che è stato irresponsabile.
Non siamo stati noi, Presidente, a creare una crisi tutta interna al Partito Democratico che ha costretto a fare una crisi di Governo con cambio del testimone, che ha fatto perdere due o tre settimane ai lavori di questa Camera. Quindi, la responsabilità la rimandiamo al mittente.
Terzo punto, importantissimo: chi fa opposizione, la fa nei termini e nei limiti che il Regolamento delle Camere gli consente. Io non sono d'accordo che facciano ostruzionismo, ma per questo non gli devo negare, dicendo che sono irresponsabili, il diritto all'ostruzionismo. È un diritto che questa Camera rivendica.
Invito il Governo a dare contezza di quello che è successo, ma a risparmiarsi gli aggettivi, perché tra responsabili e irresponsabili qui non si sa dove si va a finire. Ognuno si assuma le sue di responsabilità: il Governo governi e l'opposizione faccia l'opposizione, come crede, fin quando ci sono questi Regolamenti. Cambiateli e vedremo (Applausi di deputati dei gruppi Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie) !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sorial. Interviene per un richiamo al Regolamento ?
GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per avere un chiarimento da lei, se è possibile.
PRESIDENTE. Onorevole Sorial, questi sono già interventi sull'ordine dei lavori.
GIRGIS GIORGIO SORIAL. Presidente, se posso, intervengo giusto per un chiarimento, per capire, come gruppo, se a questo punto questo decreto è stato ritirato dopo che è stato al Senato per due mesi. Verrà quindi «lavorata» in Aula una proposta di legge. Questo è il modo con cui vogliamo operare ? Quindi, diamo il benvenuto alla Ministra Boschi e al sindaco Renzi.
PRESIDENTE. Grazie onorevole Sorial. Il decreto non è stato ritirato. Si è convenuto in Capigruppo che il Governo non avrebbe insistito per la conversione, quindi l'esame, come la Presidenza ha già letto, è rinviato ad altra seduta. Il Governo ha scelto di dare una comunicazione di contenuto all'Assemblea. Questo ha aperto il dibattito e io sto dando la parola a un deputato per gruppo e ce ne sono ancora alcuni che hanno fatto richiesta di parlare. Quindi, lei ha fatto vedere il Regolamento e pensavo volesse intervenire sul Regolamento. Procedo oltre.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Saltamartini. Ne ha facoltà.
BARBARA SALTAMARTINI. Signor Presidente, io accolgo l'impegno che il Governo, per il tramite del Ministro Boschi, ha preso in quest'Aula. Se questa, come qualcuno dice, è veramente la casa di vetro e, quindi, se è vero che i cittadini che stanno fuori da quest'Aula ci guardano, i cittadini oggi hanno appreso che noi su alcuni provvedimenti rilevanti per la loro vita – e non mi rivolgo soltanto ai cittadini di Roma, perché sarebbe limitare la portata del decreto, ma mi rivolgo ai cittadini della Sardegna, mi rivolgo alle potenzialità che magari rischiano di non essere espresse a Milano circa il tema dell'Expo, mi rivolgo a tutte quelle importanti note che ci sono dentro questo decreto e che di fatto raccoglievano anche indicazioni importanti che erano arrivate dall'opposizione o, almeno, da una parte Pag. 21dell'opposizione – sta di fatto noi oggi abbiamo deciso di non dare risposte a questi cittadini.
Per rispondere al collega Bianconi circa anche il metodo, voglio dire che in quest'Aula, a seconda del Regolamento e nel merito rispetto al Regolamento che noi abbiamo, è vero che si può fare ostruzionismo nei modi che questo Regolamento ci consente di fare, ed è legittimo farlo. Per chi viene, come me, da anni di opposizione guai a limitare il lavoro dell'opposizione in un'Aula parlamentare e quindi importante come questa. Ma, attenzione, a volte il senso di responsabilità nei confronti dei cittadini che sono qui fuori, soprattutto da parte di chi ogni giorno, ogni ora continua a dirci che si è in quest'Aula solo per dare risposte ai cittadini, beh, allora, onorevole Bianconi, rispetto a questo senso di responsabilità mi sarei aspettata che una parte dell'opposizione presente in quest'Aula se ne facesse carico fino in fondo, come ce ne siamo fatti carico in Commissione bilancio nella giornata di ieri, quando nei gruppi che sostengono questa maggioranza – e non solo – abbiamo assistito a una delle peggiori scene figlie dell'ostruzionismo italiano, quando cioè siamo stati costretti a mettere in votazione emendamenti a firma 5 Stelle che nulla avevano a che fare con il decreto e che avevano un unico obiettivo, che era quello di bloccare il decreto, e non nel merito, perché se fosse stato nel merito nulla sarebbe stato possibile dire, ma erano emendamenti – e vi prego di andare a guardare, per chi ne ha voglia, i resoconti del lavoro che abbiamo svolto in Commissione bilancio...
MASSIMO ENRICO BARONI. Eccoli qui !
BARBARA SALTAMARTINI. Bravo, consegnali...emendamenti che erano a dir poco ridicoli. Abbiamo votato circa 60 emendamenti, dove si faceva riferimento a tutto il calendario degli ultimi cinque anni, perché, con l'obiettivo di rinviare e di rimandare la votazione in Commissione bilancio per dare il mandato al relatore, si è fatto la qualsiasi con questi emendamenti.
Allora, Presidente e Governo, siccome poi le cose importanti devono essere fatte, perché quando si dice che si vuole passare finalmente nella Terza Repubblica si devono fare cose utili, come tante volte sentito dire in quest'Aula, allora noi dobbiamo, il Governo deve assumersi la responsabilità di essere molto veloce, di riportare in quest'Aula, nei modi e nei termini dovuti, quelli che erano i provvedimenti inseriti in questo decreto, perché di sicuro, come ha detto il nuovo Presidente del Consiglio Renzi nella seduta di ieri, il tempo non c’è più, e non c’è più soprattutto per questi cittadini.
Allora, Ministro Boschi, mi auguro davvero che il Governo, dopo questa decisione presa a seguito di quello che è emerso nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, vista l'impossibilità da parte del MoVimento 5 Stelle e della Lega Nord, che purtroppo ogni volta che sente la parola «Roma» evidentemente va in fibrillazione...
NICOLA MOLTENI. La parola «sprechi» !
BARBARA SALTAMARTINI. ...ed evidentemente da questo punto di vista esprime dei problemi che io ancora non ho capito, la invito, per cortesia, a sollecitare l'arrivo di questi provvedimenti in quest'Aula, affinché quest'Aula possa avere la dignità e soprattutto l'opportunità di rispondere agli interessi di chi sta fuori quest'Aula.
Se così non fosse, Ministro, noi avremo perso una grande occasione, ma io sono sicura che questo nuovo Governo, questa occasione non la voglia perdere e sono convinta che questo nuovo Governo abbia tutto l'interesse per far sì che finalmente si producano delle risposte (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).
MASSIMO ENRICO CORSARO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, vorrei cercare di riportare sul pianeta terra una discussione che il Ministro Boschi, l'onorevole Causi e adesso Pag. 22l'onorevole Saltamartini hanno cercato di virare sul «pianeta papalla», perché la realtà di cui oggi stiamo parlando è che il Governo ritira – o accetta di non portare avanti, secondo la terminologia che più le aggrada, signor Presidente – comunque nella sostanza il Governo ritira un provvedimento che è passato alla notorietà con l'attribuzione nominalistica di «salva Roma due». E si chiama «salva Roma due», secondo la metodologia dei sequel cinematografici, perché prima di questo è già mancata la conversione del «salva Roma uno».
Allora, questo significa che questo decreto-legge, per la seconda volta, non arriva a conversione. Siccome un decreto-legge ha una vita utile di sessanta giorni per ottenere la conversione, vuol dire che in sessanta più sessanta, ossia centoventi giorni, la composita, eterogenea e un po’ confusionaria maggioranza che sostiene questo Governo e quello che lo ha preceduto, e che numericamente dovrebbe contare su una percentuale di maggioranza parlamentare priva di precedenti nella seconda e nella prima Repubblica, non è stata in grado di arrivare ad ottenere la conversione.
Che adesso questa reiterata incapacità della maggioranza parlamentare in centoventi giorni – centoventi giorni ! – questa reiterata incapacità della maggioranza parlamentare, bulgara, di portare a compimento la conversione di questo decreto-legge diventi il tentativo di addebitare all'opposizione la crudeltà di utilizzare gli strumenti regolamentari previsti perché l'opposizione faccia il suo lavoro, è assolutamente risibile e inaccettabile, e lo rimandiamo al mittente, al Governo e agli esponenti della maggioranza che in questo senso si sono esposti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) !
Tenga conto il Governo che, nel tentativo di riprodurre parte o il tutto del testo contenuto in questo decreto-legge, cioè nella scrittura del «salva Roma tre» – sembra una puntata di Beautiful e invece, in realtà, è il tentativo disperato di una maggioranza bulgara di superare gli ostacoli regolamentari – sappia che anche il «salva Roma tre» avrà sessanta giorni di tempo, e che sempre dalle due Aule parlamentari dovrà passare. Quindi, non so da quale dei due rami parlamentari il «salva Roma tre» comincerà il suo iter, ma sarà utile che si dica al primo dei rami parlamentari che ne sarà investito, che dovrà lavorare in tempo necessario per rispettare l'esigenza e la disponibilità del secondo ramo parlamentare di poter svolgere il proprio lavoro, in Commissione prima, e in Aula poi, in un tempo più prolungato dei sette giorni che sono stati messi a disposizione della Camera per lavorare sul «salva Roma due», perché se no, ci ritroveremo tra sessanta giorni, Ministro Boschi, nella stessa condizione di dover prendere atto che questo decreto-legge non potrà essere convertito e che, quindi, il Governo – a questo punto il Governo che lei rappresenta sarà diventato pienamente responsabile, perché sarà sua emanazione l'emissione del decreto-legge per la terza volta – dovrà necessariamente prendere atto dell'ulteriore incapacità di provvedere.
E allora, signor Presidente, approfitto per dire – posto che lei ha anticipato la votazione cui sarà soggetta l'Aula per inserire nell'ordine del giorno il disegno di legge per la norma dei reati ambientali e la legge delega fiscale –, Presidente, che, siccome ieri abbiamo sentito dal Presidente del Consiglio una forte intemerata contro la burocrazia e per la riacquisizione alla politica della dignità e del ruolo governativo, che forse sarebbe opportuno che nella revisione delle sue modalità di azione, il Governo prendesse atto della necessità di rinunciare alle leggi delega, cioè quelle leggi che ridanno completamente alla burocrazia dei Ministeri e delle Direzioni generali la possibilità di stabilire ciò che è espunto dalla valutazione e dalla scelta del Parlamento.
Rinunciate alla legge delega, date dimostrazione che concretamente siete per la riacquisizione della dignità e del ruolo della politica e venite – le leggi – a farle qua dentro, alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rabino. Ne ha facoltà.
MARIANO RABINO. Signor Presidente, naturalmente il gruppo di Scelta Civica prende atto della decisione del Governo. Potremmo anche dirci soddisfatti, avendo espresso, nel lavoro delle Commissioni e poi nell'Aula del Senato, più e più riserve sul merito di questo provvedimento. Ci auguriamo che il nuovo Governo sappia anche ispirarsi e illuminarsi rispetto a tanti suggerimenti, consigli ed emendamenti che sono arrivati dal nostro gruppo in vista del provvedimento che eventualmente il Governo si riserverà di assumere nei prossimi giorni.
Roma o non Roma, i problemi della finanza locale non possono essere più gestiti sempre in termini emergenziali, se non nei casi – come quello della Sardegna – di casi, eventi calamitosi, naturalmente imprevedibili, di fronte ai quali attivare provvedimenti e iniziative eccezionali di emergenza.
Noi invitiamo davvero il Governo ad attivare quelle procedure che portino ad interventi strutturali di risanamento degli enti locali tutti, in particolare del comune di Roma, e ci auguriamo che in questo lavoro ci sia una collaborazione di tutte le forze parlamentari perché è vero che nella dialettica parlamentare le forze politiche hanno il diritto di esprimere le critiche, di utilizzare tutte le tecniche consentite dal Regolamento per opporsi all'approvazione dei provvedimenti. Però questa Aula, questo primo scorcio di legislatura dimostra che c’è un pregiudizio in moltissimi casi, un pregiudizio che porta non ad un ostruzionismo, ma ad un «distruzionismo» permanente che non porta da nessuna parte.
Ci sono provvedimenti che devono arrivare ad una loro definizione e non è più accettabile che in tutte le situazioni si arrivi, a pochi giorni dalla scadenza dei provvedimenti, con forze politiche che, sulla base di un pregiudizio, non consentano una valutazione nel merito, ma si oppongano pregiudizialmente all'approvazione dei medesimi (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
PRESIDENTE. A questo punto, a seguito di quanto stabilito in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, propongo di inserire all'ordine del giorno della seduta odierna l'esame del testo unificato delle proposte di legge n. 342 ed abbinate in materia di delitti ambientali e della proposta di legge n. 282 ed abbinate in materia di delega fiscale.
Ricordo che, ai sensi dell'articolo 27, comma 2, del Regolamento, l'Assemblea può deliberare su materie non iscritte all'ordine del giorno previa deliberazione con votazione palese mediante procedimento elettronico con registrazione dei nomi e a maggioranza dei tre quarti dei votanti.
Passiamo, dunque, ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico con registrazione dei nomi, la proposta di inserire all'ordine del giorno della seduta odierna l'esame del testo unificato delle proposte di legge n. 342 ed abbinate e della proposta di legge n. 282 ed abbinate.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Ci siamo ? Berlinghieri...veloci...su...mi pare che abbiamo votato tutti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 456
Votanti 454
Astenuti 2
Maggioranza dei tre quarti
dei votanti 341
Hanno votato sì 451
Hanno votato no 3.
La Camera approva (Vedi votazioni).
(Il deputato Gadda ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).
Pag. 24Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 15 per il seguito dell'esame del testo unificato delle proposte di legge n. 342 ed abbinate in materia di delitti ambientali e per l'esame della proposta di legge n. 282 ed abbinate in materia di delega fiscale.
La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 15,05.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Prego i colleghi di lasciare libero il Ministro della giustizia ai banchi del Governo.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Balduzzi, Boccia, Michele Bordo, Epifani, Ferranti, Fontanelli, Formisano, Gozi, Lorenzin, Meta, Migliore, Pes, Portas, Speranza e Tabacci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente sessantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Realacci ed altri; Micillo ed altri; Pellegrino ed altri: Disposizioni in materia di delitti contro l'ambiente (A.C. 342-957-1814-A) (ore 15,06).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 342-957-1814-A: Disposizioni in materia di delitti contro l'ambiente.
Ricordo che nella seduta del 20 gennaio 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali e i relatori ed il rappresentante del Governo hanno rinunziato ad intervenire in sede di replica.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito dell'esame sarà pubblicato in calce al resoconto della seduta odierna.
(Esame degli articoli – A.C. 342-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato delle proposte di legge e degli emendamenti presentati.
Le Commissioni Affari costituzionali e Bilancio hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 342-A ed abbinate).
Avverto che la Commissione ha presentato gli emendamenti 1.300, 1.301, 1.303 e 1.304, che sono in distribuzione.
Avverto altresì che, prima dell'inizio della seduta, sono state ritirate dal presentatore le proposte emendative Turco 1.28, 1.45 e 1.05.
(Esame dell'articolo 1 – A.C. 342-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 342 ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Signor Presidente, il parere della Commissione è il seguente: sull'emendamento Chiarelli 1.101 formula un invito al ritiro altrimenti il parere è contrario.
Sull'emendamento Turco 1.28 formula un invito al ritiro altrimenti il parere è contrario.
PRESIDENTE. L'emendamento Turco 1.28 è stato ritirato. Qual è il parere sull'emendamento Pellegrino 1.106 ?
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Anche in questo caso il parere è contrario.
Pag. 25PRESIDENTE. Sull'emendamento Mazziotti Di Celso 1.103 ?
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Il parere è contrario.
PRESIDENTE. Sugli emendamenti della Commissione 1.300 e 1.301 ?
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Ne raccomanda l'approvazione.
PRESIDENTE. Evidentemente; sull'emendamento Zaccagnini 1.105 ?
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Il parere è contrario.
PRESIDENTE. L'emendamento Cariello 1.102 è stato ritirato.
Qual è il parere sull'emendamento Chiarelli 1.104 ?
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Il parere è contrario.
PRESIDENTE. Sull'emendamento della Commissione 1.303 ?
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Ne raccomanda l'approvazione.
PRESIDENTE. Sull'emendamento Turco 1.108 ?
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Il parere è contrario.
PRESIDENTE. Sull'emendamento Pellegrino 1.2 ?
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Il parere è contrario.
PRESIDENTE. Sull'emendamento Chiarelli 1.107 ?
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Il parere è contrario.
PRESIDENTE. Sull'emendamento Mazziotti Di Celso 1.73 ?
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Il parere è contrario.
PRESIDENTE. Sull'emendamento della Commissione 1.304 ?
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Ne raccomanda l'approvazione.
PRESIDENTE. L'emendamento Chiarelli 1.109 è precluso, ma ci dia comunque il parere.
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Il parere è contrario.
PRESIDENTE. Sull'emendamento Chiarelli 1.17 ?
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Il parere è contrario.
PRESIDENTE. Sull'emendamento Mazziotti Di Celso 1.74 ?
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Il parere è contrario.
PRESIDENTE. Sull'emendamento Chiarelli 1.18 ?
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Il parere è contrario.
PRESIDENTE. Su questo c’è anche il parere contrario della Commissione bilancio.
Sull'emendamento Turco 1.39 ?
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Il parere è contrario.
PRESIDENTE. Sull'emendamento Pellegrino 1.110 ?
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Il parere è contrario.
PRESIDENTE. L'emendamento Turco 1.45 è stato ritirato prima dell'inizio della seduta.Pag. 26
Qual è il parere sull'emendamento Pellegrino 1.4 ?
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Il parere è contrario.
PRESIDENTE. Sull'emendamento Pellegrino 1.6 ?
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Il parere è contrario.
PRESIDENTE. Sull'emendamento Chiarelli 1.111 ?
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Il parere è contrario.
PRESIDENTE. Sull'emendamento Chiarelli 1.113 ?
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Il parere è contrario.
PRESIDENTE. Sull'emendamento Di Lello 1.112 ?
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Il parere è contrario.
PRESIDENTE. Sull'emendamento Di Lello 1.100 ?
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Il parere è contrario.
PRESIDENTE. Sull'emendamento Pellegrino 1.8 ?
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Il parere è contrario.
PRESIDENTE. Sull'emendamento Chiarelli 1.150 ?
ALFREDO BAZOLI, Relatore. In questo caso il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Sull'emendamento Chiarelli 1.151 ?
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Il parere è contrario.
PRESIDENTE. Sull'emendamento Gagnarli 1.152 ?
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Il parere è contrario.
PRESIDENTE. A questo punto diamo anche il parere sugli articoli aggiuntivi: tra questi, l'emendamento Turco 1.05 è ritirato. Sull'articolo aggiuntivo Pellegrino 1.03 ?
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Il parere è contrario.
PRESIDENTE. Sull'articolo aggiuntivo Pellegrino 1.01 ?
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Il parere è contrario.
PRESIDENTE. Sull'emendamento Pellegrino 1.02 ?
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Il parere è contrario.
PRESIDENTE. Il Governo ?
ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'istituto di istruzione superiore «Chino Chini» di Borgo San Lorenzo, in provincia di Firenze, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Chiarelli 1.101, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
SEBASTIANO BARBANTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 27SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, mi risulta – la prego di verificare – che c’è la Commissione difesa attualmente riunita in ufficio di presidenza. Casomai fosse così, le chiederei di sospendere l'Aula e di far sconvocare le Commissioni affinché tutti possano votare. Grazie.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Barbanti. Stiamo facendo una verifica, ma comunque l'ufficio di presidenza non è una seduta della Commissione e sulle Commissioni ha priorità l'Aula. In ogni caso, quindi, andiamo avanti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, intervengo su questo emendamento Chiarelli 1.101 per segnalare soprattutto la necessità, che potrebbe apparire superflua con riferimento ai principi del nostro codice, di valorizzare la seconda parte di questo emendamento: «Le condotte criminose tipizzate nel presente titolo sono punibili solo se hanno avuto inizio successivamente alla data di entrata in vigore della presente disposizione». In altre parole, qui è evidente che nel sistema penale una norma incriminatrice può avere vigore, può avere valenza per un elementare principio di legalità solo se le condotte sono successive. Bene, in questo provvedimento, soprattutto con riferimento a talune ipotesi, vi sono delle situazioni in cui si corre il rischio che queste condotte si vadano, su contestazioni già avvenute di reati che non sono tipicamente indicati nel sistema, a sovrapporre a procedimenti già in corso. Pertanto, se è vero che il principio di legalità è un principio pacifico, non c’è nessun motivo per non votare questo emendamento e ribadire un principio che, proprio perché ovvio, va ribadito in questo caso ad evitare degli abusi di carattere investigativo che, in un momento in cui le nostre imprese sono soggette a quella morsa notoria, sarebbe veramente come far piove sul bagnato – mi si perdonerà la banalità dell'espressione – e non credo che ve ne sia necessità. Evitiamo che questa release dei reati ambientali, anziché diventare un processo selettivo per condotte penalmente davvero rilevanti e più specifiche, diventi un ulteriore maglio, un ulteriore strumento di percussione nei confronti dei nostri imprenditori. Credo, pertanto, che questo emendamento possa essere votato per un chiarimento che a me sembra assolutamente indispensabile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la presidente Ferranti. Ne ha facoltà.
DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Signor Presidente, ovviamente non è una risposta al presidente Sisto, che ha delle preoccupazioni che possono essere anche «legittime», ma che in realtà trovano già una risposta nell'ordinamento e nel sistema generale penale. Sostanzialmente, l'importanza di questo provvedimento è che introduce delle nuove figure di reato, cioè reati che non c'erano, tant’è vero che si introduce proprio un Titolo a sé, il Titolo VI-bis mi pare, autonomo nel codice penale, che introduce dei delitti nuovi (inquinamento ambientale e disastro ambientale). E c’è un principio generale, che è l'articolo 2 delle leggi penali, che riguarda chiunque e che, appunto, nessuno può essere punito per un fatto che secondo la legge del tempo quando l'ha commesso non costituiva reato. Quindi, questo è un principio talmente generale che non si può nemmeno specificare perché si indebolirebbe e verrebbe a diminuire questa portata che è una portata di garanzia fondamentale del nostro ordinamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, intervengo sempre con riferimento all'articolo 1, ma con una portata di carattere un po’ più generale. Innanzitutto, do il benvenuto al nuovo Ministro della giustizia, Andrea Orlando, che, fino a pochi giorni fa, era Ministro dell'ambiente. Pag. 28Quindi, credo che nessuna casualità sarebbe stata mai costruita in modo più chiaro come questa.
Proprio perché – poi, avremo sicuramente modo nel corso del dibattito di questo provvedimento di evidenziare le caratterizzazioni e le peculiarità del provvedimento stesso – io credo che sia e possa essere interessante capire proprio dalla voce del Ministro stesso, nella duplice veste di attuale Ministro della giustizia oggi, ma di Ministro dell'ambiente fino a ieri – proprio perché il provvedimento va a toccare aspetti che interessano entrambi i Ministeri, entrambe le competenze –, credo che possa essere utile, anche alla luce delle considerazioni che sono state poste dal collega Sisto, che il Ministro, magari, intervenga proprio per fare anche un quadro, per sposare oppure per sottolineare eventuali miglioramenti che, rispetto al testo, possono essere apportati.
Credo che un intervento del Ministro su questo provvedimento possa avere proprio la finalità di arricchire, di migliorare o di portare un contributo che, a nostro avviso, sarebbe necessario, utile ed importante. Quindi, la mia è una richiesta al Ministro per dare un proprio contributo, visto che credo non abbia avuto modo nella veste di Ministro della giustizia di poter intervenire in questo provvedimento. Abbiamo questa opportunità, credo che possa essere un peccato non utilizzarla.
ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, onorevoli, raccogliendo la richiesta dell'onorevole Molteni, che sottolineava una coincidenza singolare e fortunata da questo punto di vista, volevo riprendere la valutazione che è alla base della condizione del parere per quanto riguarda la punibilità. Riteniamo che sia assorbente ciò che è già previsto all'articolo 2 del codice penale rispetto al tema della punibilità. E riteniamo altresì che la previsione della definizione di ambiente sia meglio definita all'articolo 300 del codice ambientale, laddove si dà un riferimento di carattere generale. Tra l'altro, introdurre definizioni parzialmente difformi rischia di ingenerare anche un problema di carattere interpretativo, poi, nel prosieguo dell'attuazione di queste norme. Pertanto, io mi sento di ribadire, così motivando, il parere contrario, uniformandomi al parere del relatore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Chiarelli. Ne ha facoltà, per un minuto.
GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Signor Presidente, in verità l'intervento era in linea con quanto aveva chiesto l'onorevole Molteni: questo perché, innanzitutto, oggi inauguriamo la prima seduta del Ministro Orlando come Ministro della giustizia. In qualità di capogruppo di Forza Italia in Commissione giustizia, ci auguriamo e auspichiamo che ci sia un percorso che cambi completamente rotta rispetto a quello che è stato il percorso che abbiamo fatto in questi ultimi mesi.
Che sia un'occasione propizia sono d'accordo, Ministro – il fatto che coincida che lei sia stato Ministro dell'ambiente fino a poco tempo fa ed oggi Ministro della giustizia – e che ciò sia anche singolare. Però, ci aspettiamo e ci aspettavamo che su questo provvedimento così particolare, in linea con quelle che, poi, sono le varie esigenze che con riferimento a tale tema hanno necessità di essere affrontate, fosse fatta una rivisitazione complessiva rispetto a quelli che sono i provvedimenti oggi all'ordine del giorno.
Abbiamo avuto in Commissione un dibattito stringato. Noi facciamo una valutazione, che è una valutazione anche politica, oltre che una valutazione tecnica: noi, da un lato, cerchiamo di fare delle norme, di depenalizzare alcuni reati, dall'altro, invece, cerchiamo di inasprire in maniera esagerata quelle che sono determinate sanzioni che, poi, potevano essere ricondotte nell'alveo naturale.Pag. 29
Insieme al collega Sisto, abbiamo depositato 30 emendamenti, ma non sono 30 emendamenti ostruzionistici, sono 30 emendamenti che hanno una loro logica, così come ha spiegato prima il collega Sisto in ordine a quello che è l'articolo 1. Inviterei pertanto veramente il Ministro a soffermarsi attentamente sulla problematica di questo reato, di questo decreto. Per cui auspico che quegli emendamenti, così come sono stati formulati, vengano accettati dal Governo e dal Parlamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chiarelli 1.101, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Simoni, Carella, Arturo Scotto, Caparini, D'Ambrosio, Spessotto, Schirò, Nesi, Adornato, Artini, Santelli, Palma.
A questo punto, anche per rispetto di quelli che erano qui dall'inizio della seduta, fra dieci secondi chiudo la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 409
Votanti 377
Astenuti 32
Maggioranza 189
Hanno votato sì 37
Hanno votato no 340).
Ricordo che l'emendamento Turco 1.28 è ritirato.
Indìco pertanto la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pellegrino, 1.106, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Oliaro, Capezzone, Cariello.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 415
Maggioranza 208
Hanno votato sì 31
Hanno votato no 384).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazziotti Di Celso 1.103, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Giammanco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 411
Votanti 397
Astenuti 14
Maggioranza 199
Hanno votato sì 17
Hanno votato no 380).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.300 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Nesci, Spadoni, Duranti, L'Abbate, Gigli, Morani, Roccella, Costa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 416
Votanti 398
Astenuti 18
Maggioranza 200
Hanno votato sì 332
Hanno votato no 66).
(La deputata Paola Bragantini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).
Pag. 30 Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.301 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Malisani, Folino, Di Stefano, Patriarca, Gentiloni, Piccoli Nardelli, Capezzone, Dall'Osso, Baroni, Biancofiore...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 427
Votanti 426
Astenuti 1
Maggioranza 214
Hanno votato sì 407
Hanno votato no 19).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccagnini 1.105, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Milanato, Tancredi, Folino, Malpezzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 420
Votanti 341
Astenuti 79
Maggioranza 171
Hanno votato sì 35
Hanno votato no 306).
(Il deputato Molea ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chiarelli 1.104, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Ci siamo ? Vito, Moretti, Palma...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 433
Votanti 432
Astenuti 1
Maggioranza 217
Hanno votato sì 36
Hanno votato no 396).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.303 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Rotondi non riesce a votare...non estragga la tessera onorevole, semmai le mando un tecnico; chiedo al tecnico di recarsi presso la postazione dell'onorevole Rotondi...Ci siamo ? Abbiamo votato tutti ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 438
Votanti 420
Astenuti 18
Maggioranza 211
Hanno votato sì 358
Hanno votato no 62).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Turco 1.108, con il parere contrario di Commissione e Governo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.
VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, vorrei un po’ di silenzio però...
PRESIDENTE. Ha ragione. Colleghi per favore ! Prego, onorevole Ferraresi.
VITTORIO FERRARESI. Grazie, con questo nostro emendamento noi chiediamo l'innalzamento della pena massima per il disastro ambientale previsto dall'articolo Pag. 31452-ter che andiamo ad introdurre, da quindici a venti anni. Ministro, questo è un emendamento che ci appoggia anche la Direzione nazionale antimafia nel suo rapporto. Lo riteniamo molto importante perché noi non andiamo a toccare il minimo ma andiamo ad ampliare le maglie del massimo. Perché ci sembra importante ? Perché questo reato nella sua forma massima, veramente gravissimo, lei lo sa per l'habitat, la flora, la fauna ma soprattutto anche per le generazioni future perché va ad implicare un danno gravissimo alle future generazioni. Allora noi crediamo che con questo emendamento la Camera, lo Stato debba dare un segnale forte per la tutela dell'ambiente e per la tutela delle future generazioni. Quindi, chiediamo un aumento di pena.
Noi lo sappiamo, è necessario un segnale forte anche perché non si sa come il Senato possa andare poi a modificare questo provvedimento. È necessario anche perché, appunto, noi crediamo che come deterrente serva ai futuri inquinatori perché siamo veramente in un Paese in cui chi inquina non paga.
Allora noi vogliamo che chi inquini paghi e paghi anche salato, vogliamo che ci sia come minimo un segnale da parte dello Stato, un forte deterrente per quello che riguarda un reato veramente gravissimo come il disastro ambientale. Quindi, chiediamo l'aumento da 15 a 20 anni della pena massima per questo reato.
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Signor Presidente, rapidamente solo per precisare che noi riteniamo che la pena prevista per questo reato, che è indubbiamente un reato molto grave che introduciamo nell'ordinamento penale, sia assolutamente congrua, in linea con altre fattispecie di reato che sono già previste nell'ordinamento e nel codice penale in particolare, che sono assimilabili a questa e mi riferisco in particolare al cosiddetto «disastro innominato» che prevede una pena da 3 a 12 anni.
Quindi, qui c’è una pena che va da 5 a 15 anni e ci sembra una pena assolutamente severa che punisce in modo molto pesante condotte certamente ed estremamente gravi. Anche facendo una comparazione con gli ordinamenti stranieri ai quali ovviamente dobbiamo sempre guardare quando legiferiamo, è una pena che non solo è in linea con altre fattispecie di reato previste in altri ordinamenti ma è anzi, forse, anche più severa della media. Quindi, riteniamo che sia assolutamente congrua.
Tra l'altro, il range tra il minimo e il massimo è anche piuttosto, come dire, ampio e, quindi, dà un ampio margine di discrezionalità ai giudici nel determinare la pena in funzione della effettiva gravità della condotta. Quindi, ci pare assolutamente che non sia il caso di ritoccare la norma così com’è è uscita dalla Commissione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, per una riflessione che credo sia opportuno fare. Ovviamente noi crediamo che la pena, così come stabilita per questo reato, sia sufficientemente congrua rispetto al fatto che stiamo comunque parlando di una fattispecie criminale, quella del disastro ambientale, ex novo introdotto, sicuramente grave.
Io però vorrei far presente – e anticipo alcune delle considerazioni che faremo poi anche successivamente, e lo faccio presente alla maggioranza da un lato ma lo faccio presente anche agli amici del MoVimento 5 Stelle dall'altro lato – che la politica del doppiopesismo non può sempre essere praticata. Ovvero, mi spiego meglio: noi qua stiamo andando ad introdurre quattro nuove fattispecie delittuose nel codice penale. Reati che noi condividiamo, c’è un bene massimo supremo importantissimo come il bene della tutela Pag. 32dell'ambiente che è assolutamente imprescindibile, però vorrei far presente a coloro i quali oggi vanno a introdurre queste nuove quattro fattispecie delittuose che sono esattamente gli stessi che però dall'altro lato su altre materie, su altri temi, si lamentano perché nel corso di questi ultimi anni sono stati introdotti nel nostro ordinamento – e in modo particolare nel codice penale – nuove fattispecie delittuose.
Io faccio presente che negli ultimi dieci anni sono state introdotte nel nostro codice penale più di 300 fattispecie delittuose. Lo faccio presente soprattutto a quelle forze politiche, e mi rivolgo in modo particolare al Partito Democratico da un lato ma anche al MoVimento 5 Stelle, che in un altro e diverso provvedimento – il disegno di legge sulla «messa alla prova» – hanno introdotto un articolo relativo alla depenalizzazione. Cioè voi prendete tutta una serie di materie e tutta una serie di reati e chiedete che vengano depenalizzati e trasformati in illeciti amministrativi.
Allora io credo che innanzitutto il codice penale vada maneggiato con grande cura e con grande attenzione; un atteggiamento eccessivamente disinvolto nelle modifiche del codice penale rischia, se non maneggiato con cura, di provocare a volte più danni che altro.
Dall'altro lato credo che sia opportuno far presente questa totale e assoluta incongruenza da parte di chi da un lato vuole introdurre, per quanto giuste, e lo sottolineo, per quanto giuste, doverose e necessarie nuove fattispecie delittuose a tutela dell'ambiente, a conservazione e a mantenimento del bene sacro e sommo dell'ambiente, dall'altro lato però attuano una politica, anche qua abbastanza disinvolta, di depenalizzazione su alcune materie, non quella ambientale ma su altri tipi, che evidenziano una incongruenza che credo sia opportuno far presente.
Nella bontà di quanto stiamo andando ad operare e nella bontà complessiva di questo provvedimento, credo che questa assoluta e totale incongruenza vada pienamente manifestata e lo faccio soprattutto alla presenza del nuovo Ministro della giustizia che si troverà sicuramente nelle prossime settimane ad affrontare quel disegno di legge, il disegno di legge sulla messa alla prova, dove al Senato lo si è modificato introducendo tutta una parte relativa alle depenalizzazioni.
Quindi, invito il Ministro e soprattutto la maggioranza ad avere maggiore attenzione e ad avere magari anche una maggiore coerenza rispetto a quanto si sta facendo oggi in Aula.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, io volevo constatare che questa richiesta contenuta nell'emendamento è un po’ frutto della mania che abbiamo noi in quest'Aula e in questo Paese di legiferare sotto emergenza o sotto scandalo. Io vi faccio presente che – se non vado errato, vado a mente – l'attentato alla sicurezza dei trasporti, Presidente, che è uno che mette le bombe nei treni senza poi provocare vittime, va da quattro a dodici anni mi pare, e che l'omicidio volontario di una persona costa grosso modo quanto è determinato qui, in questo disastro ambientale. Quindi, ci vuole un attimo di riflessione quando si quantificano le pene e bisogna anche renderle coerenti non solo con gli ordinamenti esteri ma anche con l'ordinamento italiano, perché sennò abbiamo delle cuspidi di pena che sono distoniche rispetto al resto.
Due osservazioni in più, senza contare – per finire questa parte – che qui bene o male siamo dentro reati che sono danni a cose, cioè voglio dire che si interviene sulle cose, poi il danno a cose ha altri reati che vengono puniti, perché se c’è l'omicidio colposo poi si risponde anche dell'omicidio colposo, quindi è un danno aggiunto, non è un danno che elide gli altri reati.
Detto questo, io vorrei far constatare, Presidente, questo piccolo particolare: qui si eccede nelle pene, per dire che noi siamo severi però abbiamo preparato, redatto Pag. 33e passato un provvedimento poco tempo fa che per ogni anno di detenzione comminata, settantacinque giorni vengono abbonati. Sono le stesse persone che vogliono aggravare le pene, allora capiamoci, non è che possiamo dire alle persone che gli diamo un anno, ma regaliamo loro settantacinque giorni, sennò qui abbiamo un po’ il criterio della Chiesa di dire: fai l'offerta che ti si cala un po’ di pena del purgatorio, prega Maria e quattro «Ave gloria», come si dice, e così dopo stai un pochettino...te l'ho data la pena, però la sconti in questa maniera qui. Non va bene. Se è un anno, sia un anno; se sono due anni, siano due anni.
Terza considerazione, e mi rivolgo al Ministro che ora arriva a legiferare, essendo giovane e di buone intenzioni, vediamo se questo si riesce a fare nel nostro ordinamento. Non si può dire da zero a mille anni in una pena, da cinque a quindici anni è un aggio talmente ampio che non si capisce più quanto si può e quanto si deve dare, è un'assurdità tutta italiana quella da uno a otto anni, da cinque a quindici anni. Non ha senso, una pena è quella, si può dire da cinque a sette anni, da quattordici a quindici anni, non da cinque a quindici.
A cosa serve dire da 5 a 15 ? Vorrei che il Ministro della giustizia facesse una considerazione molto semplice: serve nella comminazione della potenzialità della carcerazione preventiva ? È un reato che si punisce fino a 15 anni ? Via dentro, e serve sopratutto per ritardare i termini di prescrizione.
Quindi, c’è una pena assolutamente alta nei massimi che mai sarà applicata, che comunque avrà grandi sconti, ma che serve per la carcerazione preventiva e per allontanare la prescrizione. Allora, che le pene siano determinate, relative e commisurate e soprattutto proporzionali al fatto e non all'impressione emotiva del momento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Turco 1.108, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
L'onorevole Polidori saluta la Presidenza: saluto ricambiato.
Narduolo, Capezzone, Polidori...Provi a votare, onorevole Polidori. È una questione di fiducia oltre che di tentativo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 456
Maggioranza 229
Hanno votato sì 102
Hanno votato no 354).
(I deputati Franco Bordo e Placido hanno segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbero voluto esprimere voto favorevole).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pellegrino 1.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pellegrino. Ne ha facoltà.
SERENA PELLEGRINO. Signor Presidente, mi corre l'obbligo di una piccola premessa, visto che prima non mi è stato possibile farla. Intanto, ringrazio il Ministro Orlando per aver dato di nuovo corso a questo provvedimento, visto che aveva iniziato il suo percorso quasi un mese fa e si era arenato a causa di altri provvedimenti che avevano preso la priorità su questo.
Questo provvedimento lo stiamo aspettando da più di vent'anni e questa legge poi andrà a modificare il codice penale. Per noi è sostanziale perché ci permetterà successivamente di non dover intervenire sempre per decretazione d'urgenza, come è stato per esempio nel caso della Terra dei fuochi. Quindi, questo provvedimento Pag. 34metterà in ordine la questione italiana e ci metterà in riga – diciamo pure così – con l'Europa.
Con questo emendamento, noi chiediamo che non ci sia solo una sanzione detentiva, ma anche una sanzione pecuniaria perché riteniamo che mettere mano al portafogli sembra sempre comunque più interessante per evitare di inquinare.
Quindi, io chiedo che si voti a favore di questo emendamento, che peraltro rientrava anche nella proposta di legge che noi abbiamo fatto e che è stata unificata con quella di Realacci e di Micillo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.
VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, intanto per rispondere anche ai colleghi che sono intervenuti anche in precedenza; non possiamo non ricordare, onorevole Bazoli, che l'Italia è un Paese diverso dagli altri: c’è una tutela e un'attenzione diversa, sia sotto il piano dell'educazione civica, sia sotto il piano dell'educazione ambientale. Quindi, bisogna fare i paragoni, secondo me, con i giusti parametri, cioè vedere che l'Italia, come per la criminalità organizzata, ha un diverso modo di sentire la tutela dell'ambiente e un diverso modo di sentire il senso civico e la legalità. Secondo me questo è fondamentale per capire in che modo stiamo legiferando.
All'onorevole Bianconi dico che, sì, molto spesso viene innalzato il massimo della pena anche per la prescrizione, ma questo potrebbe essere sventato dal fatto che la riforma della prescrizione è stata ridicolizzata dal suo partito, dal partito di Forza Italia ed è grazie a loro che noi abbiamo una prescrizione ridicola e che più dell'80 per cento dei processi finisce in prescrizione e dobbiamo legiferare in questo modo, perché altrimenti non si spiegherebbe il fatto di tenere una prescrizione così alta, se poi venisse effettivamente garantita.
Il problema è che così non è, perché la prescrizione in Italia è un problema; un problema che è stato creato e aggravato dal suo partito, dal partito di Forza Italia, perché forse qualcuno non voleva che i processi finissero.
Evitare che i ricchi possano mettere a bilancio in un'impresa, appunto, l'inquinamento è un dovere che lo Stato si deve prendere. Ecco perché noi voteremo favorevolmente su questo emendamento, perché vogliamo evitare che le grosse imprese, fuori dal risarcimento civile che ha sempre tempistiche elevate, possano essere garantite. Quindi, chi inquina paga, ma deve pagare e pagare salato rispetto anche alle proprie finanze. Rispetto alle finanze di un'impresa che fa milioni, miliardi di euro bisogna irrogare una sanzione adeguata e non, come viene espresso in questa norma, una cifra che si basa su numeri ridicoli.
Quindi, crediamo veramente che questo bilancio debba essere cancellato e, quindi, debba essere posta una sanzione adeguata a queste violazioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, io comprendo tutti i populismi possibili e immaginabili e tutte le responsabilità. Però, quando ci si occupa di istituti giuridici bisogna avere l'umiltà di sapere quello che si dice. Nel momento in cui si ritiene che il meccanismo della prescrizione sia nato con Forza Italia credo che si esprima un falso ideologico evidente, perché il nuovo meccanismo della prescrizione ha inciso, come il collega dovrebbe sapere, in modo abbastanza residuale sul vecchio meccanismo, perché sostanzialmente la gran parte dei reati si prescrive esattamente nello stesso tempo in cui si prescriveva prima della riforma.
Mi sembra strano che su un emendamento, che pretende soltanto di aggiungere una pena pecuniaria ad una fattispecie incriminatrice protetta da pena detentiva, si dica che serve ad evitare che l'imprenditore metta in cascina l'attività di inquinatore. Io direi che stiamo parlando di reati di imprese e la nostra preoccupazione Pag. 35dovrebbe essere quella di evitare un eccesso di discrezionalità, cioè quella parte più delicata del processo che non è la sentenza ma sono le indagini, sono i sequestri, sono le imprese che vengono bloccate soltanto sul fumus dei reati, cioè soltanto su particelle di prova che non consentono all'imprenditore in quella fase una difesa congrua, con un'impresa che viene paralizzata. Io dico che il giusto equilibrio fra tutela dei beni protetti penalmente e la garanzia di prosecuzione di un'attività è un dovere in questo momento. Allora, il «dalli all'untore» nei confronti di un inquinatore che è un fantasma a me sembra oggi anacronistico.
Questo è un provvedimento che mi auguro che il Senato sia capace di riformare in modo ben diverso, restituendo tipicità, certezza, elementi normativi abituali alla tradizione del diritto penale, evitando che per un reato permanente, quale il disastro ambientale cosiddetto atipico, si possa innestare un disastro ambientale tipico su procedimenti già in corso. Chi ha un minimo di conoscenza delle tecniche del diritto questo lo sa e, se lo sa e non fa niente, questa è la vera responsabilità. Contro !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, ha ragione il collega Sisto. Parliamo di fumus, di particelle, quelle particelle che uccidono e continuano ad uccidere a Taranto, come in Campania e come in molte parti d'Italia. Noi parliamo di quello, della vita delle persone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pellegrino 1.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Alfano, Capezzone, Berlinghieri. Colleghi, allora; la pastorizia lasciamola fuori ! Causi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 459
Maggioranza 230
Hanno votato sì 113
Hanno votato no 346).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chiarelli 1.107, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Gregori, Sibilia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 465
Votanti 448
Astenuti 17
Maggioranza 225
Hanno votato sì 40
Hanno votato no 408).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mazziotti Di Celso 1.73.
FRANCESCO PAOLO SISTO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente della I Commissione. Signor Presidente, solo per farle una preghiera: se potesse indicare, quando legge il numero degli emendamenti, anche il presentatore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Signor Presidente, questo emendamento ha Pag. 36la finalità di incentivare sia l'autodenuncia di chi commette colposamente un reato ambientale sia l'effettivo intervento di riparazione e di rispetto di tutte le disposizioni che richiedono la riparazione del danno provocato. Infatti, è evidente che, in situazioni di condotte colpose e non dolose e che non provocano un danno alla persona, perché i reati relativi al danno alla persona sono comunque fatti salvi, l'interesse della collettività è quello che, se esiste un problema causato colposamente, ci sia un intervento immediato, che a quell'intervento immediato segua un piano di ripristino e che quel piano sia poi effettivamente rispettato ed attuato. Se si mantiene soltanto un'attenuante e anche sui reati colposi si sanziona chi ha denunciato prontamente, è intervenuto, ha riparato e ha rispettato tutti i piani, è evidente che non si crea nessun incentivo all'impresa, che non è un'impresa criminale che inquina intenzionalmente, ma che ha provocato un danno solamente con colpa, non si crea appunto alcun incentivo a intervenire e a risolvere la situazione.
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Signor Presidente, solo per specificare che di questo argomento abbiamo discusso a lungo anche in Commissione e ci è sembrato più coerente con il senso, il significato e gli obiettivi della legge prevedere che, in caso di ravvedimento operoso, ci sia un sostanzioso sconto di pena, che è previsto appunto in uno sconto della pena, che verrebbe diminuita dalla metà a due terzi, nei confronti di colui che si adopera per evitare che le conseguenze del delitto vengano portate a conseguenze ulteriori oppure provveda alla bonifica dello stato dei luoghi. Ci sembra in questo modo che si contemperino adeguatamente le esigenze repressive e preventive con quelle proprio di andare invece incontro a incentivare la bonifica dei luoghi, che poi è un obiettivo che ovviamente ha anche questa legge.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il presidente Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, io sono veramente stupito. Questa concezione, che direi ancien régime, del diritto penale è assolutamente fuori tempo massimo. Noi ci lagniamo che l'imprenditore non è attento nella gestione della sua attività e, allorquando provvede onerosamente, perché il fatto è avvenuto per colpa contro la sua volontà, soltanto per una gestione imprudente, noi non gli consentiamo di intervenire, eliminando le conseguenze dannose e pericolose del reato, ottenendo una causa di non punibilità. Se noi tuteliamo l'ambiente e vogliamo che davvero l'imprenditore che ha sbagliato, non che ha voluto sbagliare, non possa con un gesto di resipiscenza attiva ottenere la non punibilità, noi stiamo veramente propendendo per un diritto penale della pena colposa che oggi non ha veramente più senso. È più utile spingere l'imprenditore a rimediare al vulnus che ha creato all'ambiente o punirlo con una pena inferiore ? Senza che questo possa comportare nessun tipo... Io trovo davvero singolare questa scelta, se noi cerchiamo di tutelare l'ambiente. Mi sembra che l'emendamento Mazziotti Di Celso sia un emendamento non solo ragionevole ma moderno, cioè che propone un diritto penale che si coniuga con l'esigenza della gente del territorio. Noi voteremo favorevolmente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, è un indirizzo generale del diritto penale di tutti i Paesi europei ed anche degli Stati Uniti, diciamo di tutti i paesi moderni, considerare il diritto penale come un'ultima trincea di difesa della società, nella speranza che altre trincee di difesa vengano prima del diritto penale: sanzioni di natura morale, sanzioni di natura amministrativa, in modo che al Pag. 37diritto penale si debba ricorrere solo in casi ultimi ed estremi. Questo corrisponde non solo a principi di umanità, ma anche a principi di efficienza. Per mandare in galera una persona ci vuole un processo; nel processo bisogna valutare il dolo, bisogna valutare cioè l'elemento soggettivo intenzionale, bisogna riflettere molte volte. Io passerei molto tempo prima di decidermi a mandare in galera una persona. Per erogare una sanzione amministrativa basta molto di meno: basta verificare che le cose siano effettivamente accadute. Noi tutti in questa aula ripetutamente diciamo che siamo favorevoli alle depenalizzazioni, alla riduzione del peso del diritto penale e vogliamo privilegiare strumenti alternativi rispetto al diritto penale o, anche all'interno del diritto penale, strumenti alternativi rispetto alla condanna alla reclusione. Poi, nei fatti, ogni volta che per motivi, diciamo la verità, demagogici, vogliamo dare l'impressione al popolo che prendiamo sul serio un problema, nell'incapacità molte volte di strutturare risposte al problema che non passino attraverso l'aumento delle pene, aumentiamo le pene. Vi ricordate il Manzoni, le grida manzoniane ? Le grida manzoniane le quali comminano le pene più orribili, ma sanno che queste pene non saranno erogate perché sarà difficile trovare il colpevole e che, nel caso che trovi il colpevole, non avrai cuore poi di erogare effettivamente la pena. Credo che qui sia in questione un orientamento generale della nostra politica criminale, della nostra visione del diritto penale e quindi credo che questo emendamento vada nella giusta direzione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazziotti Di Celso 1.73, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Piepoli, Gregari, Paris, Catania, La Marca, Nardella ...
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 466
Votanti 430
Astenuti 36
Maggioranza 216
Hanno votato sì 70
Hanno votato no 360).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.304 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Brandolin, Dell'Aringa, Rizzetto..
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 467
Votanti 452
Astenuti 15
Maggioranza 227
Hanno votato sì 404
Hanno votato no 48).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chiarelli 1.17, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Civati... Marzana...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 469
Votanti 451
Astenuti 18
Maggioranza 226
Hanno votato sì 41
Hanno votato no 410).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mazziotti Di Celso 1.74.Pag. 38
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Signor Presidente, qui l'emendamento....
PRESIDENTE. Onorevole Mazziotti Di Celso, le chiedo scusa. Salutiamo studenti e insegnanti del Liceo scientifico «Vito Volterra» di Fabriano (Ancona) che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Prego, onorevole Mazziotti Di Celso, mi scusi per l'interruzione.
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Qui l'emendamento ha la stessa funzione di quello precedente. Poiché in moltissimi casi è l'impresa ad avviare gli interventi di messa in sicurezza quando ci sono dei problemi ambientali ed esiste una esigenza prevista dal codice dell'ambiente di informare immediatamente le autorità di quello che sta succedendo, siccome questo tipo di comunicazioni di solito deve essere fatto con la massima celerità possibile, quello che si dice qui è che ciò che viene comunicato non costituisce autonomamente, da solo, prova del reato commesso ma deve essere valutato insieme alle altre prove e agli altri elementi di prova che possono essere reperiti. Questo perché molte volte la comunicazione viene fatta senza alcun tipo di approfondimento su quello che è accaduto e semplicemente per far partire il percorso di intervento delle autorità. Quindi riteniamo che questo sia un altro strumento per assicurare che ci sia un incentivo adeguato per le imprese a mettersi in moto subito se esiste un problema e che non si debba necessariamente perdere tempo cercando di valutare se la comunicazione è autoincriminante o meno. Chiediamo solo che questi elementi vengano valutati insieme alle altre prove ovviamente non chiediamo che non se ne tenga conto ma che non possano da soli costituire la prova del reato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazziotti Di Celso 1.74, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Ascani... Adornato... Simoni... Tancredi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 469
Votanti 466
Astenuti 3
Maggioranza 234
Hanno votato sì 83
Hanno votato no 383).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chiarelli 1.18, con il parere contrario della Commissione e del Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Marti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 471
Votanti 454
Astenuti 17
Maggioranza 228
Hanno votato sì 47
Hanno votato no 407).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Turco 1.39.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.
ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, ritiro l'emendamento e lo trasfondo in ordine del giorno però stimolo i colleghi Pag. 39a leggerlo perché credo che sia un argomento che completerebbe il testo unificato.
PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo alla votazione dell'emendamento Pellegrino 1.110.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pellegrino. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore, abbassiamo il brusio.
SERENA PELLEGRINO. Signor Presidente, con questo emendamento introduciamo il concetto di frode ambientale.
Vogliamo sottolineare il fatto che, qualora vi fossero delle falsificazioni, in tutto o in parte, materialmente, nel contenuto, nella documentazione prescritta – immaginiamo che questo possa accadere, purtroppo, in Italia, ne abbiamo moltissimi esempi – noi chiediamo che tale condotta venga punita con la reclusione da sei mesi a quattro anni e con una multa fino a 25 mila euro.
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Signor Presidente, anche qui, solo per precisare...
PRESIDENTE. Un istante. Colleghi, per favore. Onorevole Di Stefano ! Colleghi ! Prego, onorevole Bazoli.
ALFREDO BAZOLI, Relatore. Signor Presidente, intervengo per precisare il motivo per il quale abbiamo deciso di non accogliere questo emendamento, che è molto semplice: è il fatto che questi reati di frode in atti sono già sostanzialmente previsti, puniti e disciplinati dal codice penale in un capo che, appunto, si intitola «Della falsità in atti», nel quale sono previste, in maniera molto ampia, fattispecie che puniscono queste condotte.
Capisco l'esigenza di punirle in maniera più selettiva e specifica per i reati ambientali, però ci sembrava che, tutto sommato, la sanzione già prevista per le condotte nel codice penale fosse più che sufficiente e adeguata. Questo è il motivo per il quale abbiamo ritenuto di non inserire questa sanzione nel nostro testo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pellegrino 1.110, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Baruffi, Paolo Russo, Gianni Farina, Abrignani, Palazzotto, Cicu...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 474
Maggioranza 238
Hanno votato sì 111
Hanno votato no 363).
Ricordo che l'emendamento Turco 1.45 è stato ritirato dai presentatori.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pellegrino 1.4, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Baruffi, Palma...provi a votare, non a sbloccarla.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 469
Maggioranza 235
Hanno votato sì 110
Hanno votato no 359).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pellegrino 1.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pellegrino. Ne ha facoltà.
SERENA PELLEGRINO. Signor Presidente, noi, con questo emendamento, chiediamo semplicemente che non solo la condotta debba essere punita con la detenzione o, comunque, anche con una sanzione amministrativa, ma che venga confiscato il bene.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pellegrino 1.6, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Mucci, Piepoli, Schirò, Giammanco, Kyenge, Turco...onorevole Placido, non estragga, arriva il tecnico.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 469
Votanti 388
Astenuti 81
Maggioranza 195
Hanno votato sì 31
Hanno votato no 357).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Chiarelli 1.111.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, anche qui credo che peculiare esigenza del diritto penale ambientale non sia soltanto quella di punire e di prevenire i crimini, ma anche quella di – come posso dire ? – stimolare la resipiscenza attuosa, cioè quelle condotte che in qualche modo possano ripristinare quello che è stato il danno ambientale creato dolosamente o colposamente dal soggetto imputato.
Questa è una norma – se mi fate passare questo termine – di ragionevolezza: se il soggetto pone efficacemente in essere le condotte di ravvedimento operoso di cui al 452-octies non trova applicazione l'istituto della confisca. Io mi chiedo: che senso ha confiscare un bene che io ho bonificato, cioè qual è la logica di privare il soggetto della disponibilità di un bene che ha contribuito efficacemente a rendere nuovamente capace di produrre valori ambientali e non disvalori ambientali ? È una norma afflittiva pura, che non serve a far altro che a punire, senza nessun tipo di logica.
Io credo che non si possa rimanere inerti di fronte ad un parere contrario di fronte a questo tipo di approccio, che è un approccio mortificante per il diritto. Io quello che chiedo è che sia votato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chiarelli 1.111, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Pastorino ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 467
Votanti 459
Astenuti 8
Maggioranza 230
Hanno votato sì 89
Hanno votato no 370).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Chiarelli 1.113, su cui vi è il parere contrario di Commissione e Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chiarelli. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Signor Presidente, chiediamo con questo emendamento che le disposizioni del titolo VI bis del codice penale introdotte dal comma 1 si applichino alle condotte che abbiano avuto inizio successivamente all'entrata in vigore della presente legge. Questo perché nella normativa generale non si può parlare, nella legge Pag. 41penale, della retroattività della norma; siccome noi abbiamo assistito ultimamente al fatto che anche questo è stato messo in dubbio, cioè le certezze divengono dubbi, noi chiediamo che venga votato favorevolmente questo emendamento per dare un significato, una data in cui possano entrare in vigore i reati connessi in ordine a questa disposizione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, vorrei che fosse chiaro che questo è un emendamento che tende ad evitare un rischio, che è quello che, trattandosi qualche volta di reati permanenti, l'istituto della permanenza non consenta una corretta applicazione dell'articolo 2, cui faceva correttamente riferimento il Ministro Orlando, ma stimoli invece una paradossale inserzione di una norma incriminatrice successiva in condotte che, essendo reati permanenti, non dismettono la loro capacità di riprodurre l'evento quotidianamente.
In altre parole, noi ci potremmo trovare nell'assurda situazione in cui, innestatosi un procedimento penale per disastro ambientale con permanenza, l'intervento di questa norma incriminatrice vada ad inserirsi in un procedimento penale già esistente solo perché il disastro è stato tipizzato oggi e è non invece tipizzato come era prima. Sullo stesso procedimento, cioè, potremmo avere l'intervento di due norme, prima il disastro non tipico, oggi quello tipico. È un fatto a cui dovete porre comunque rimedio perché sarebbe un «mostro» nell'ambito della dinamica del processo penale. Ecco la ragione di questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chiarelli 1.113, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
De Mita, Orfini, Ginoble, Baroni, Cecconi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 467
Votanti 449
Astenuti 18
Maggioranza 225
Hanno votato sì 47
Hanno votato no 402).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Lello 1.112, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 438
Astenuti 22
Maggioranza 220
Hanno votato sì 10
Hanno votato no 428).
(I deputati Airaudo e Molea hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Lello 1.100, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Grassi, Zardini, Stumpo, Molea, Airaudo, Piccoli Nardelli, Paolo Bernini, Baroni, Dell'Aringa...
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 42
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 465
Votanti 464
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato sì 4
Hanno votato no 460).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pellegrino 1.8, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Ginefra, Galperti, Carbone...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 469
Votanti 468
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato sì 27
Hanno votato no 441).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chiarelli 1.150, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Causi. Ci siamo ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 468
Votanti 461
Astenuti 7
Maggioranza 231
Hanno votato sì 452
Hanno votato no 9).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Chiarelli 1.151, sul quale vi è il parere contrario della Commissione e del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, nella normativa che consente di ritenere fondato un vizio di legittimità di una sentenza, si dice che il vizio va desunto dall'interno del provvedimento. Bene, questo emendamento tende a rimediare ad un vizio di logica interno al provvedimento: cioè, la sanatoria, la possibilità di estinguere il reato mediante atteggiamenti di resipiscenza, di pentimento, di attività di adempimento, da parte dell'imputato su microviolazioni di carattere contravvenzionale vale soltanto per i procedimenti che non sono in corso, cioè per quelli che arriveranno. A me sembra una follia: cioè, noi impediamo ai soggetti che oggi possono rimediare a quello che hanno malfatto o che non hanno fatto, un percorso di sanatoria, consentendolo soltanto a quelli che commetteranno le violazioni.
Ma se noi vogliamo davvero intervenire immediatamente ed efficacemente – e qui richiamo la disciplina del decreto legislativo n. 758 del 1994 in tema di sicurezza sul lavoro –, quella normativa assolutamente era applicabile immediatamente. Non si comprende perché c’è uno squilibrio costituzionale enorme per disparità di trattamento. Questa normativa di beneficio non è applicabile immediatamente: non è una norma che incrimina o che penalizza, ma che consente di estinguere un reato, una contravvenzione. È incostituzionale.
Io prego il Governo di riflettere su questo emendamento, di consentire che la sanatoria, la possibilità di emenda, sia immediatamente applicabile con una certa sanzione di incostituzionalità, ai sensi degli articoli 3 e 24 della Costituzione. Rifletteteci: io debbo poter estinguere il reato immediatamente, come un altro soggetto che commette il fatto successivamente all'entrata in vigore di questa legge. Io ritengo non accogliere questo emendamento sia un vero arbitrio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chiarelli 1.151, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Ci siamo ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 467
Votanti 450
Astenuti 17
Maggioranza 226
Hanno votato sì 53
Hanno votato no 397).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gagnarli 1.152, sul quale vi è il parere contrario della Commissione e del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gagnarli. Ne ha facoltà.
CHIARA GAGNARLI. Signor Presidente, con questo emendamento allarghiamo l'applicazione del reato di furto venatorio a chiunque, munito o meno di licenza di caccia, pratichi attività venatoria abusiva, arrecando danno alla fauna selvatica.
La legge n. 157 del 1992, all'articolo 30, limita l'applicazione degli articoli 624, 625 e 626 del codice penale soltanto a chi pratica la caccia abusiva sprovvisto di licenza. Chiunque pratichi la caccia abusiva, ma è munito di regolare licenza, è punito unicamente attraverso le sanzioni della stessa legge n. 157.
Questa limitazione è stata introdotta per evitare che la teoria del furto venatorio potesse essere applicata oltre che ai bracconieri in senso stretto, anche a carico dei cacciatori nell'ordinaria violazione delle regole venatorie. Ciò ne ha, però, indebolito nei fatti l'applicazione. È per questo che intendiamo specificare la possibilità di applicare il reato di furto venatorio a tutti i casi in cui la fauna selvatica sia depredata da chi possiede o meno una licenza di caccia, andando, quindi, a rafforzare il principio introdotto sia con la legge n. 968 del 1977 sia con la legge n. 157 del 1992 che la fauna selvatica è un patrimonio indisponibile dello Stato e deve essere tutelata in quanto tale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gagnarli 1.152, con parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 469
Maggioranza 235
Hanno votato sì 81
Hanno votato no 388).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 465
Votanti 448
Astenuti 17
Maggioranza 225
Hanno votato sì 397
Hanno votato no 51).
Prendo atto che i presentatori dell'articolo aggiuntivo Turco 1.05 lo ritirano.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Pellegrino 1.03.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pellegrino. Ne ha facoltà.
SERENA PELLEGRINO. Grazie Presidente. Con questo articolo aggiuntivo chiediamo che non siano soltanto le associazioni ambientali a dare avvio al provvedimento, ma che nel caso in cui l'associazione ambientale non provveda a tale avvio del provvedimento, l'azione possa essere promossa anche dal sostituto processuale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Pellegrino 1.03, con parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Astenuti 83
Maggioranza 194
Hanno votato sì 32
Hanno votato no 355).
(La deputata Terzoni ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Pellegrino 1.01, con parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 471
Astenuti 82
Maggioranza 195
Hanno votato sì 30
Hanno votato no 359).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Pellegrino 1.02, con parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 472
Votanti 471
Astenuti 1
Maggioranza 236
Hanno votato sì 28
Hanno votato no 443).
(Esame dell'articolo 2 – A.C. 342-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 342-A ed abbinate).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Patriarca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 454
Astenuti 16
Maggioranza 228
Hanno votato sì 404
Hanno votato no 50).
(Esame degli ordini del giorno – A.C. 342-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 342-A).
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati ?
ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, sull'ordine del giorno Cariello n. 9/342-A/1 chiederei una riformulazione, sopprimendo il primo...
PRESIDENTE. Estragga pure il microfono, forse è più comodo. Aiuta.
ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Sopprimendo il terzo capoverso e introducendo...
PRESIDENTE. Il terzo capoverso della premessa ?
ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Della premessa, sì. E sostituire invece, alla seconda riga del dispositivo, «anche» al posto di «eventualmente».
PRESIDENTE. L'ordine del giorno Zolezzi n. 9/342-A/2 ?
ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. È accolto.
PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Cariello n. 9/342-A/1, accettato dal Governo, purché riformulato.
FRANCESCO CARIELLO. Signor Presidente, gentilmente richiederei una replica della riformulazione, perché l'Aula non mi ha premesso di comprendere esattamente in cosa consiste.
PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, per favore, se mantenete..., se no stiamo tutto il giorno qui, a ridirci la riformulazione dell'ordine del giorno Cariello n. 9/342-A/1. Prego, Ministro. Colleghi, se abbassiamo la voce, per favore ! Chiedo ai colleghi...
ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. La soppressione del terzo capoverso...
PRESIDENTE. Della premessa.
ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Della premessa, e la sostituzione nel dispositivo, alla seconda riga, di «eventualmente» con «anche».
PRESIDENTE. Mi sembra abbastanza chiaro. Resta a questo punto a lei dirci se accetta la riformulazione oppure no. Onorevole Cariello, si pronunci.
FRANCESCO CARIELLO. Sì, accetto la riformulazione.
PRESIDENTE. Perfetto: si intende accolto, nel testo riformulato.
L'onorevole Zolezzi invece non deve pronunciarsi su nulla, perché il suo ordine del giorno n. 9/342-A/2 è stato accolto.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 342-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gaetano Piepoli. Ne ha facoltà.
Invito i colleghi che non intendano ascoltare le dichiarazioni di voto e intendano stare qui invece a parlare con altri colleghi, di parlare con i colleghi fuori. Prego, onorevole Piepoli. Invito i colleghi a stare in silenzio, se è possibile. Onorevole Palese, mi aiuti anche lei. Prego.
GAETANO PIEPOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la volontà del legislatore, con questo testo unificato elaborato in Commissione giustizia sulla base di molteplici proposte di legge, conferma la scelta del nostro ordinamento di proseguire nella tutela e nella valorizzazione dell'ambiente e del territorio. Esso va ad introdurre soprattutto un nuovo titolo all'interno del codice penale, dei Delitti contro l'ambiente, con quattro nuove fattispecie autonome di reato.
Il gruppo dei Popolari per l'Italia dà la sua convinta approvazione a questa proposta Pag. 46di legge, per diversi motivi: il primo, perché noi non siamo insensibili in alcun modo alla consapevolezza dell'emergenza ambientale; e lo dico anche provenendo da una regione, come la Puglia, che conosce la gravità di questa emergenza, in particolare per quanto riguarda la gravità della situazione della città di Taranto, di cui più volte in questi mesi passati ci siamo occupati.
Noi speriamo che anche questi nuovi strumenti legislativi possano aiutare ad intraprendere un percorso a ritroso rispetto alla disattenzione e alla mancata consapevolezza non solo di politica legislativa, ma anche dal punto di vista della sensibilità culturale ed economica rispetto ai problemi dell'ambiente. In realtà, noi siamo particolarmente contenti del fatto che in questo ordinamento si sono inserite nuove tutele, in particolare esse significano la consapevolezza della comunità nella materia ambientale e quindi, in particolare, la tipizzazione di nuovi reati che determina nel nostro ordinamento un nuovo strumento di contrasto all'annoso e oramai dilagante fenomeno delle ecomafie. Vorrei qui richiamare anche l'introduzione del ravvedimento operoso perché esso potrà portare in qualche modo ad una condivisa e progressiva coscienza comune in ordine alla necessità di percorrere un cammino inverso rispetto alla trasgressione e all'aggressione nei confronti dell'ambiente. Soprattutto, vorrei anche segnalare la nostra condivisione per l'introduzione di un procedimento per l'estinzione delle contravvenzioni ivi previste, collegato all'adempimento da parte del responsabile della violazione di una serie di prescrizioni, nonché al pagamento di una somma di denaro. In conclusione, il nostro gruppo parlamentare dei Popolari per l'Italia esprime con vera convinzione il proprio voto favorevole per l'approvazione del presente provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Per L'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, farò delle considerazioni alcune delle quali già anticipate poc'anzi nella discussione e votazione delle proposte emendative. Direi che noi della Lega faremo tre tipi di riflessioni partendo dal presupposto dato dalla condivisione del fine ultimo e complessivo rispetto al quale questo provvedimento si muove: mi riferisco alla tutela di un bene giuridicamente importante quale la tutela e la conservazione dell'ambiente. Tutelare l'ambiente significa tutelare lo Stato e le condizioni di vita di ognuno di noi. Questo provvedimento si incammina lungo questo percorso, motivo per cui noi guardiamo positivamente alla finalità, al fine rispetto ai quali il disegno di legge si incardina. Reputiamo altresì importante in linea teorica e generale il fatto che si voglia tutelare il bene giuridico dell'ambiente – quindi, la conservazione dell'ambiente stesso – e i diritti ambientali attraverso l'introduzione di nuove fattispecie giuridiche. L'introduzione del reato di inquinamento ambientale, per la prima volta la previsione del reato di disastro ambientale, il traffico e l'abbandono di materiale ad alta radioattività, oppure l'impedimento di controllo sono quattro nuove fattispecie giuridiche che vengono introdotte, il cui fine è quello di tutelare l'ambiente.
Guardiamo anche in maniera assolutamente positiva all'introduzione degli aspetti di natura sanzionatoria, quindi l'utilizzo dello strumento penale per la tutela dell'ambiente in via complementare rispetto al codice dell'ambiente che oggi già c’è. Guardiamo anche con positività rispetto all'introduzione non solo di condotte penali, quindi sanzionatorie, ma anche all'introduzione di quelle che sono state giustamente definite le condotte riparatorie, quindi in modo particolare al ripristino dello stato dei luoghi, alle bonifiche, al ravvedimento operoso – come ricordato in precedenza dal collega Piepoli – e alla confisca. Quindi, complessivamente, c’è un giudizio positivo da parte della Lega rispetto al fine, tra l'altro devo dare anche atto e merito alla Commissione ed ai relatori per aver approfondito il tema audendo vari soggetti che hanno Pag. 47fornito diversi punti di vista per rendere il quadro completo, per quanto si tratti di un tema, quello ambientale, estremamente complesso.
Però, se da un lato ci sono queste valutazioni positive vi sono anche alcune avvertenze, in modo particolare due avvertenze, che noi riteniamo opportuno evidenziare – e l'abbiamo fatto prima e lo ripeto oggi – tali per cui il gruppo della Lega si asterrà nel voto finale. E quali sono le due considerazioni che noi facciamo ? La prima, ed è l'invito che io rivolgo alla maggioranza e a coloro i quali hanno presentato questi disegni di legge, è che il codice penale va maneggiato con estrema cura, va maneggiato con estrema attenzione. Ciò perché, nel momento in cui andiamo a introdurre, come voi state facendo, alcune fattispecie di reato regola impone che i reati vengano scritti non in modo generico – come alcuni dei reati che voi avete introdotto sono scritti –, ma secondo un principio di tassatività. Questo perché ? Per evitare che il buon fine dell'introduzione di un reato non si traduca poi in un eccesso di discrezionalità e un eccesso di arbitrio nell'applicazione del reato da parte del magistrato. Lo diceva prima il collega Sisto, l'abbiamo ripetuto anche noi, vogliamo evitare che una fattispecie delittuosa introdotta col fine nobile di tutelare, salvaguardare e preservare l'ambiente poi diventi uno strumento che vada a penalizzare magari i nostri imprenditori, magari coloro i quali fanno impresa che già oggi sono particolarmente vessati da altri strumenti e ne cito due: le tasse, da un lato, e la burocrazia dall'altro lato che, anziché essere uno strumento di tutela per l'ambiente, diventano un grimaldello per impedire e per bloccare lo sviluppo economico delle nostre aziende che già hanno particolari difficoltà in termini di competitività a imporsi sul mercato.
L'altra valutazione, che è una valutazione meramente politica e lo faccio puntando il dito in modo particolare nei confronti del Partito Democratico, è che il Partito Democratico da un lato non può dire, come sta dicendo, che in questi anni sono stati introdotti troppi reati – facendo ad esempio riferimento al reato di immigrazione clandestina – e quindi chiedendo la depenalizzazione, come state facendo nel disegno di legge «svuotacarceri» alla Camera. Da un lato dite che ci sono troppi reati, abbiamo introdotto troppi reati, la destra e la Lega hanno introdotto e hanno voluto troppi reati, depenalizziamo e verrà data una delega al Ministro Orlando – e ci auguriamo di no perché vuol dire che quel disegno di legge non passerà – per depenalizzare e, dall'altro lato, con totale incoerenza rispetto a quanto andate dicendo, introducete delle nuove fattispecie di reato, introducete nuovi reati, introducete delle sanzioni particolarmente alte e dall'altro lato però riempite questa Aula di continui «svuotacarceri», di indulti mascherati, minando un principio sacrosanto che è il principio della certezza della pena. Introdurre reati che prevedono pene minime di cinque anni e pene massime di 15 anni, lo diceva prima il collega Bianconi, è un controsenso.
Questa è la rappresentazione plastica, la certificazione plastica della schizofrenia legislativa. Noi, in questo momento, abbiamo bisogno e abbiamo la necessità di affermare e reintrodurre un principio che è il principio della certezza della pena che voi, con questa schizofrenia – e lo ripeto –, questa disinvoltura normativa e legislativa in materia penale, state stravolgendo.
Quindi, non esiste che da un lato depenalizzate, volete depenalizzare, e dall'altro lato invece introducete il reato di immigrazione clandestina. Ce l'avete ricordato, l'avete ricordato a me sistematicamente in Commissione giustizia, che negli ultimi decenni sono state introdotte circa 300 nuove fattispecie delittuose.
Avete criticato questa politica normativa, avete contestato e contestate questa politica legislativa in materia di giustizia, dall'altro lato oggi e introducete, ripeto, seppure il fine è un fine nobile, giusto e corretto, altre quattro fattispecie delittuose in riferimento alle quali io credo vi sia – invito il Ministro Orlando, in modo particolare per il passaggio che questo provvedimento verrà fatto al Senato – la Pag. 48necessità di rimettere mano, perché crediamo che su alcune fattispecie delittuose il principio di tassatività sia stato abbondantemente dimenticato.
Quindi, bene il fine, bene la tutela dell'ambiente – la Lega si è sempre spesa e sempre si spenderà per tutelare il bene sommo dell'ambiente – senza però penalizzare, senza però intralciare oltremodo il lavoro dei nostri imprenditori. Male invece – lo sottolineo e chiudo – l'incoerenza della maggioranza, in modo particolare l'incoerenza del Partito Democratico, in materia di norme penali. Non potete da un lato depenalizzare e dall'altro lato invece – spero di no, ma temo di sì – per pura propaganda, per puro populismo o per pura demagogia, introdurre quattro nuovi reati.
Quindi, alla luce di queste considerazioni, il gruppo della Lega si asterrà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capelli. Ne ha facoltà.
ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, il gruppo Misto-Centro Democratico voterà sicuramente a favore di questo provvedimento, ma vado per titoli, anche perché il tempo non mi consente di fare un discorso articolato. Richiamerei l'attenzione del Ministro Orlando, già Ministro dell'ambiente.
Una domanda su tutte, signor Ministro, plaudendo e condividendo il testo, ma mi chiedo: quando è lo Stato a commettere il reato di disastro ambientale come ci comporteremo ? Quale sarà la pena ? Quale sarà l'atteggiamento del Governo nei confronti dei disastri ambientali creati da aziende e imprese dello Stato ? Un esempio su tutti, signor Ministro, lei lo conoscerà molto bene, faccio l'esempio dei fanghi rossi del Sulcis, chi pagherà per quelle bonifiche – abbiamo già individuato chi dovrebbe pagare, ma la difficoltà è anche di attuarle – e cosa faremo per i disastri ambientali che verranno alla luce nel prossimo futuro sugli insediamenti delle petrolchimiche ? Parlo dell'ENI, dell'ex Montedison. Oppure, cosa faremo dei disastri ambientali causati da aziende che hanno gestito gli appalti dello Stato per quanto riguarda La Maddalena ? Che tipo di pena si applicherà ? Saranno queste le pene ? Per arrivare magari anche all'Ilva e allora chiedere: è una pena proporzionata soprattutto quella di tipo amministrativo, che va fino a 100 mila euro, per una realtà industriale che ovviamente 100 mila euro li spenderà soltanto per quanto riguarda i caffè dei dirigenti. Allora mi chiedo come si porrà il Governo, come si porrà lo Stato nei confronti, per esempio, del risanamento del danno ambientale di Quirra o delle basi militari ? Perciò noi individuiamo soltanto le pene, previste anche con il carcere, dai cinque ai quindici anni, e condividiamo anche questo tipo di pena. Sarebbe più condivisa se avessimo la certezza della pena nel nostro Paese e sappiamo benissimo che così non è. Cinque, quindici anni che poi, nei tre gradi di giudizio, possono essere ridotti notevolmente fino a non essere assolutamente espletati.
Allora questi dubbi li poniamo non per dire che se siamo contrari al provvedimento, anzi ho annunciato il voto favorevole e il pieno sostegno, ma per sollecitare delle riflessioni che devono essere portate all'attenzione del Paese e all'attenzione del Governo rispetto a quei danni ambientali di cui siamo, siete, è stato responsabile appunto lo Stato. Le basi militari sono uno di questi esempi, ed è inutile che richiami la vostra attenzione sulla concentrazione delle basi militari, soprattutto in Sardegna. È disastro ambientale anche quello che è causato da malafede o non opportuna applicazione delle norme nella costruzione di ponti e di strade, che viene alla luce soprattutto quando siamo davanti a danni alluvionali.
Io non so, signor Ministro, se sono riuscito a richiamare la sua attenzione, però credo che sarebbe importante, per quanto mi riguarda e per quanto riguarda il nostro gruppo politico, ma per quanto riguarda anche quelle regioni che più di altre hanno sofferto in passato e ahimè Pag. 49continuano a soffrire nell'attuale presente, di quei disastri ambientali che sono derivati da un'errata impostazione di sviluppo economico. Hanno pagato un caro prezzo allo sviluppo, allo sviluppo dell'industria, dell'industria petrolchimica, dell'industria degli armamenti, della chimica di base.
Io chiedo a lei, se fosse possibile, non so se in questa sede o in altra sede, di riflettere su queste osservazioni e, possibilmente, di trovare anche delle soluzioni efficaci che non possano essere o continuare ad essere semplicemente quelle di dire: «si farà, provvederemo, per il momento non ci sono le risorse finanziarie sufficienti». Il disastro ambientale continua a correre, continua a correre attraverso l'inquinamento delle falde acquifere, continua a correre attraverso la produzione di quelle industrie che sono state causa di grandi disastri, non solo ambientali, che si riflettono, sopratutto per quanto riguarda il caso di Quirra, sulla salute del nostri cittadini.
Io auspico che ci sia maggiore attenzione su questi aspetti, maggiore attenzione per tutte quelle realtà che continuano a soffrire di uno sviluppo, che sicuramente è segnato dalla necessità. Non c’è più tempo per pagare questi prezzi e credo e spero che il Governo possa assumere le dovute iniziative perché si ponga immediatamente rimedio con un piano di investimenti che pensi a risanare anche i danni del passato e non solo quelli che ci troveremo ad affrontare nel prossimo futuro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.
Prego i colleghi intorno...
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Signor Presidente, onorevoli colleghi...
PRESIDENTE. ...anche i colleghi davanti a lei. Per favore ! Onorevole Agostinelli !
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Anche dopo gli interventi che abbiamo sentito è abbastanza superfluo ricordare l'importanza di questo provvedimento.
È importante forse ricordare l'entità del fenomeno dei reati ambientali che, secondo alcuni dati pubblicati, indicano che lo scorso anno ne sono stati commessi oltre 35 mila e ci sono state 28 mila persone denunciate e un giro d'affari facente capo a oltre 300 clan che supera i 16 miliardi. Quindi, si tratta di uno dei problemi fondamentali del nostro Paese, concentrato molto – come sappiamo – in una parte del nostro territorio. Quasi metà dei reati sono stati commessi in Campania e in Sicilia, in Calabria e in Puglia e, fino ad oggi, gli strumenti penali a disposizione dello Stato per intervenire sono stati limitati fondamentalmente ai reati contravvenzionali e questo ha limitato molto la possibilità di intervento.
Con questa legge, si portano finalmente nel codice penale delle norme importanti, quella che riguarda il reato di inquinamento ambientale, il disastro ambientale, il reato di traffico illecito di rifiuti e quello di inquinamento delle prove in materia di ostacolo alle indagini.
Sono tutti reati e figure di reato molto importanti che consentiranno sicuramente una repressione più efficace da parte dello Stato. È anche importante che con questo intervento ci conformeremo alla disciplina comunitaria perché, a livello comunitario, questo tipo di sanzioni era esplicitamente richiesto e, fino ad oggi, eravamo stati frequentemente criticati.
Ora, per passare agli elementi che invece avrebbero potuto essere gestiti a nostro modo di vedere meglio, va detto che, se è importantissima la tutela dell'ambiente e la repressione dei danni ambientali, è anche importante che questa tutela sia strutturata in maniera conforme sia al nostro diritto costituzionale, che a quello comunitario e che non si creino i presupposti per degli interventi eccessivamente gravosi, o magari non giustificati attraverso norme un pochino troppo vaghe e dall'applicazione troppo ampia.
In questo senso, come Scelta Civica, abbiamo presentato degli emendamenti che purtroppo non sono stati accolti, ma che ripresenteremo al Senato, per quel che riguarda la definizione del reato di inquinamento Pag. 50ambientale perché in questo provvedimento il reato di inquinamento ambientale è stabilito attraverso una definizione di danno all'ambiente diversa da quella prevista nello stesso codice dell'ambiente. Lo stesso Ministro Orlando all'inizio dell'esame di questo provvedimento oggi ha indicato come fosse importante mantenere la definizione di ambiente prevista dal codice dell'ambiente, ebbene la sanzione penale si applica a un danno ambientale che è diverso da quello previsto nel codice.
Questa è una disposizione che andrebbe corretta per evitare delle incongruenze.
Allo stesso modo abbiamo presentato degli emendamenti per correggere l'introduzione, con riguardo ai reati di disastro ambientale e di traffico illecito di rifiuti, di un ulteriore caso, oltre alla violazione di norme di legge e di provvedimenti amministrativi, in cui queste fattispecie si verificano, che è quando il disastro o il traffico sia stato commesso abusivamente. Ora, nel diritto penale io non ricordo – non sono un penalista – altri casi in cui una condotta che non costituisce violazione di nessuna norma possa essere abusiva. Credo che si attribuisca in questo caso un eccessivo livello di discrezionalità e un'eccessiva vaghezza alla norma, che in futuro potrebbe determinare dei problemi.
Gli ultimi aspetti che vorrei toccare e che credo richiedano una correzione sono quelli che ho brevemente toccato prima nel corso della discussione sul ravvedimento e sull'autodenuncia. Credo che sia importante tutelare, in relazione ai delitti colposi, la possibilità che ci sia un ravvedimento, che ci sia un incentivo al ravvedimento e che gli imprenditori non si trovino nella condizione di doversi autodenunciare per vedersi applicare poi le sanzioni penali e di essere magari assoggettati a procedimenti penali lunghissimi, anche in pendenza dei lavori di ripristino e in conformità ai piani.
Ricordo, in questo senso, che a livello comunitario, visto che si è molto invocato il diritto comunitario, c’è un messaggio molto chiaro negli atti dell'Unione europea sul fatto che per le condotte colpose la principale sanzione deve essere il ripristino. Io aggiungerei anche il risarcimento del danno ambientale e in questo senso il nostro Paese è sicuramente indietro, non solo perché la tendenza della giurisprudenza è stata di riconoscere un danno ambientale modesto ma per come funziona la giustizia civile e, quindi, rivolgendomi al Ministro, nel suo nuovo ruolo, credo che se si vuole ottenere un'adeguata tutela dell'ambiente, attraverso gli strumenti del diritto e penale e civile, sia fondamentale l'intervento sui processi e sulla durata dei processi, perché senza quello queste norme rischiano di diventare, come ha detto l'onorevole Bianconi, soltanto strumenti per la custodia cautelare e non tutelerebbero l'ambiente.
Quindi, concludendo ribadisco il voto positivo di Scelta Civica per l'Italia su questo provvedimento, che comunque viene a colmare un gap molto importante nel nostro diritto, e mi auguro che al Senato si potranno introdurre quelle correzioni che sono necessarie per evitare che uno strumento positivo diventi distorsivo per quel che riguarda l'attività delle nostre imprese, che in questo momento va sicuramente sostenuta (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Enrico Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA. Signor Presidente, io interpreto questo provvedimento come un importante segnale politico, segnale politico di attenzione ad una materia, ad un settore e soprattutto, come si dice giuridicamente, a un bene-interesse protetto.
È importante perché io, devo dire, sono sempre stato piuttosto cauto nell'approcciarmi alle nuove figure di reato, perché molto spesso nel nostro Paese, quando accadono degli eventi che sono particolarmente clamorosi o che toccano l'opinione pubblica, si punta ad avere delle proposte che siano di emergenza e queste proposte di emergenza molto spesso o troppo spesso consistono nell'inserire norme penali Pag. 51nuove. Si «butta tutto» in penale e si pensa che la penalizzazione delle varie situazioni, la punizione dal punto di vista penale delle varie condotte possa, in un certo senso, costituire una valvola di sfogo.
Ebbene, io sono sempre stato piuttosto cauto ad approcciarmi in questo modo agli eventi. Devo dire che però in questo settore la maturazione, sia dal punto di vista del bene-interesse protetto, sia dal punto di vista anche del diritto negli altri Paesi, sia dal punto di vista dell'Unione europea, è una maturazione che sboccia e che porta a compimento questo percorso attraverso delle nuove fattispecie di reato.
È chiaro che, quando si introduce un nuovo reato, è molto importante la tecnica normativa. È molto importante individuare il nesso causale, è molto importante individuare i beni giuridici tutelati, è molto importante individuare che cosa significa il concetto di ambiente, è molto importante la struttura del reato, in particolare gli elementi costitutivi ed anche l'elemento psicologico; è molto importante affrontare anche la soglia della lesione all'interesse protetto. Ebbene, io penso che questo provvedimento, che è nato da proposte parlamentari, che si sono unificate in un testo base e che hanno visto molti esperti confrontarsi, abbia tenuto in considerazione molte osservazioni. Infatti, la genesi del provvedimento la si è vista sicuramente con una struttura simile all'attuale, ma molte osservazioni che sono state presentate dagli operatori del diritto sono state tenute in considerazione. Un aspetto fondamentale è il concetto di danno effettivo, che caratterizza la struttura di questi reati: il danno effettivo o c’è o non c’è, non è una prognosi sulla pericolosità di una determinata condotta; è un elemento concreto, è un elemento verificabile, è un elemento che chiaramente dovrà, alla luce dell'esperienza, venire delineato.
Un altro rischio che corriamo nella penalizzazione della nostra società e delle criticità della nostra società è quello di individuare delle condotte che siano troppo generiche talvolta, che difettino di quella tassatività e determinatezza che deve essere caratteristica della norma penale. Ebbene, anche sotto questo profilo, mi pare che, ascoltando le audizioni e cercando soprattutto di orientare il reato, agganciandolo alla violazione delle norme amministrative, si sia fatto un grande passo in avanti.
Io devo dire che, anche sotto questo profilo – e lo dico al Ministro della giustizia che è stato però Ministro dell'ambiente –, sia opportuno tenere in considerazione un aspetto importante e lo dico per tutti coloro che non dolosamente incorrono in queste violazioni, per coloro che possono incorrere colposamente in queste violazioni: bisogna stare attenti alla produzione normativa amministrativa, perché è molto difficile talvolta riuscire ad orientarsi. Io parlo del piccolo imprenditore, parlo di chi magari ha a che fare con l'ambiente e punta a porre in essere determinati comportamenti in modo corretto. Si può sbagliare, ma un conto è sbagliare perché si ha quella che si chiama colpa cosciente, altro è sbagliare perché c’è una tortuosità di normativa amministrativa che talvolta non consente bene di decifrarla.
Questo è un aspetto importante ed è un aspetto che tocca, sì, il diritto dell'ambiente, ma tocca – penso – tutte le materie della nostra attuale legislazione. La produzione normativa è piuttosto ampia. Ieri in discussione generale sulle linee programmatiche del Governo questi aspetti sono stati toccati. Il Governo, quando pensa a combattere la burocrazia, deve pensare anche a questi profili: cercare di evitare che ci sia una produzione normativa anche dal punto di vista secondario, dal punto di vista amministrativo, perché se noi leghiamo l'aspetto amministrativo a quello penale, è chiaro che c’è comunque una forte correlazione.
Io devo dire che, quindi, sicuramente molti aspetti sono stati tenuti in considerazione e io sono convinto che, magari, queste norme potranno nel tempo necessitare di una rivisitazione, alla luce di quella che sarà la giurisprudenza, alla luce di quelle che saranno magari le evoluzioni Pag. 52tecnologiche, alla luce di quella che sarà anche la produzione giuridica straniera.
Io penso – e lo confermo, preannunziando il voto favorevole sul provvedimento del gruppo del Nuovo Centrodestra – che si tratti di norme penali che verranno approvate da questo Parlamento alla luce di un processo di maturazione doveroso. L'auspicio è che, in altri settori, si faccia lo stesso percorso. In sostanza, si tenga conto di uno sviluppo della società, del fatto che gli interessi protetti magari oggi sono molto diversi rispetto a quelli di un tempo, che le sensibilità e le attenzioni mutano, e quindi penso che, anche in altri settori, se si giungesse ad un approfondimento, ad una istruttoria che non è soltanto nazionale ma anche internazionale, ebbene, se ne gioverebbe la nostra produzione giuridica e, sicuramente, la tutela di molti beni protetti che sono del nostro paese.
PRESIDENTE. Salutiamo gli insegnanti e gli studenti dell'Istituto tecnico-commerciale «Colamonico» di Acquaviva delle Fonti, in provincia di Bari, che stanno assistendo ai nostri lavori (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, signor ministro, colleghe e colleghi, esattamente 20 anni fa entrava nel linguaggio corrente il termine ecomafia, non da un'aula giudiziaria, ma da un dossier pubblicato da una associazione ambientalista, Legambiente, scritto per l'occasione con l'Arma dei carabinieri e l'Eurispes. Era il primo rapporto Ecomafia, giunto oggi alla 20o edizione. Per la prima volta, venne posto in evidenza ciò che oggi emerge in tutta la sua drammatica gravità: dietro il mondo dei rifiuti, del cemento, dell'agroalimentare, degli animali, dei beni culturali e paesaggistici e delle riserve idriche stava montando pericolosamente un business illegale che teneva insieme criminalità organizzata, anche mafiosa, con quel paludoso mondo delle professioni, dei colletti bianchi, dell'imprenditoria, della politica. Un grumo di interessi loschi e spavaldi che ancora oggi tiene sotto scacco l'intero paese, facendogli pagare un prezzo altissimo. Grumo che è potuto crescere e proliferare quasi indisturbato per decenni, grazie ad un sistema repressivo carente, istituzioni conniventi e con una legislazione ordinaria, quasi sempre derogabile attraverso vere o false emergenze gestite con i commissariamenti.
A differenza di altri settori criminali, chi si macchia di reati ambientali fino ad oggi rischiava, salvo qualche eccezione, solo una piccola contravvenzione. Se un'azienda scaricava nell'ambiente sostanze tossiche o creava una discarica abusiva, al peggio era punita perché non aveva rispettato i limiti tabellari sulle emissioni o perché non aveva le autorizzazioni per quel sito: non perché ha inquinato magari fino al punto di attentare alla vita dei cittadini.
Così come non si è mai visto nessuno finire in galera per aver cementificato abusivamente chilometri di spiaggia o aperto una cava in mezzo a un'area archeologica o sopra il greto di un fiume in secca. Se si esclude, infatti, il delitto di traffico illecito di rifiuti, che prevede la reclusione fino a 6 anni, per il resto solo qualche tirata d'orecchi e impunità garantita. Se a questo si aggiungono i limiti nei sistemi di controllo, in cui incompetenza, inefficienza e a volte corruzione fanno la differenza, si capisce come sia cresciuta robusta la mala pianta delle ecomafie. Come è stato ricordato da tutti, a partire dai due relatori del provvedimento che stiamo votando, l'attuale quadro normativo complessivo dei reati ambientali è oggi prevalentemente contenuto nel decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, cosiddetto Testo unico ambientale, che individua reati di pericolo astratto, per lo più collegati al superamento dei valori soglia, puniti a titolo di contravvenzione, che prevede una prescrizione di appena quattro anni e questo fa sì, nella migliore delle ipotesi, che il procedimento penale si fermi alla sentenza di primo grado, non giungendo mai a sentenza definitiva. Oggi un ostinato magistrato titolare di un'inchiesta in materia di delitti ambientali, per Pag. 53non fare cadere tutto nell'assoluta impunità, deve ricorrere alla figura di disastro innominato e a quella di getto di cose pericolose.
Uno scandalo, che merita risposte adeguate. La riforma del sistema di tutela penale dell'ambiente era prevista, peraltro, dalla direttiva sulla tutela penale dell'ambiente n. 2008/99/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008, che, tra le altre, introduce la responsabilità delle persone giuridiche, che costituiscono i principali responsabili di casi di inquinamento ambientale; direttiva che l'Italia, tre anni dopo, con il decreto legislativo 7 luglio 2011, n. 121, nei fatti, ha sostanzialmente disatteso, limitandosi ad un adempimento formale, senza introdurre norme organiche nel codice penale sulla materia.
Verrebbe da dire: ce lo chiede l'Europa ! Ma questo ritornello diventa imperativo assoluto quando parliamo di economia e facoltà opinabile quando parliamo di diritti dell'ambiente. Oggi il Parlamento riempie un vuoto normativo nel quale sono precipitati, nel corso degli ultimi decenni, ambiente, salute, giustizia, diritti e beni comuni, decenni di inchieste giornalistiche, di indagini giudiziarie, di continue richieste da parte della magistratura di definire un nuovo e penalmente stringente quadro normativo in materia ambientale.
Di questa riforma si parla da quattro legislature e da venti anni in Commissione bicamerale di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. È giunto finalmente il momento di portare a conclusione un organico e sistematico intervento sul codice penale per l'introduzione di questa fattispecie di reati. Il provvedimento che viene approvato oggi inserisce, finalmente, con un intervento di sistema, i reati in materia ambientale nel codice penale, con un nuovo titolo, da dedicare specificatamente ai reati ambientali.
Si introducono – è stato ricordato – all'interno di tale titolo i delitti di inquinamento ambientale, disastro ambientale, traffico e abbandono di materiale di alta radioattività, impedimento al controllo. Il sistema delle pene è aggravato per i delitti associativi, allorché si tratti di organizzazioni finalizzate al compimento di delitti o illeciti in materia ambientale, ed in modo particolare quando di esse facciano parte pubblici ufficiali che esercitano funzioni o svolgono servizi in materia ambientale.
È prevista una serie di sanzioni accessorie ed aggiuntive che rafforzano la tutela dei beni protetti, con la confisca dei beni che hanno costituito il prodotto o il profitto del reato. Si obbliga, dove è possibile, al ripristino dello stato dei luoghi e si coordina la disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche in caso di reati ambientali. Noi avevamo proposto degli articoli aggiuntivi migliorativi del testo che l'Aula si appresta a votare, l'introduzione nel codice penale di un nuovo reato, ovvero quello di danneggiamento delle risorse economiche ambientali, prevedendo la punizione di chiunque offenda le risorse ambientali in modo tale da pregiudicarne l'utilizzo da parte della collettività, degli enti pubblici o di imprese di rilevante interesse.
Chiedevamo che fosse legittimata l'azione del risarcimento del danno ambientale, introducendo criteri precisi e puntuali e modificando il comma 5 dell'articolo 18 della legge 8 luglio 1986, n. 349, recante istituzione del Ministero dell'ambiente e norme in materia di danno ambientale. Infine, chiedevamo, con il voto di questa Assemblea, una delega al Governo per adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge, un decreto legislativo, definendo i relativi principi e criteri direttivi, concernente il riordino, il coordinamento e l'integrazione delle disposizioni legislative relative agli illeciti amministrativi in materia di difesa dell'ambiente e del territorio, nonché per il rafforzamento degli strumenti di prevenzione e contrasto.
Nonostante queste proposte non siano state accolte, riteniamo, comunque, questo provvedimento un passo avanti in tema di legalità, che, insieme al testo sulla riforma delle agenzie ambientali in discussione in Commissione ambiente, che mi auguro arrivi presto all'esame di quest'Aula, rappresentano Pag. 54un completamento della disciplina in materia di tutela ambientale. Così come riteniamo importante che il voto di questa legge avvenga a poche settimane dall'approvazione del decreto-legge sulla cosiddetta «Terra dei fuochi», perché siamo convinti che voltare pagina e fermare le illegalità e le ecomafie, che su quella terra da trent'anni hanno scaricato ogni sorta di veleni, sia un atto assolutamente dovuto a quei cittadini che oggi pagano, loro malgrado, un tributo ambientale e sanitario altissimo. Ma tutto questo rischia di giungere troppo tardi e di non bastare, se, insieme ad un nuovo sistema normativo e repressivo, non si ricostruisce una coscienza civile e morale nel Paese.
Le ecomafie si sono radicate nell'economia del Paese, permeando le pubbliche amministrazioni, entrando nel tessuto produttivo, gestendo in prima persona filiere industriali ed agroalimentari, determinando gare d'appalto e concessioni di servizi. Dal ciclo illegale del cemento, alla gestione dei rifiuti, dalle concessioni demaniali, alle opere di bonifica ambientali, dalla produzione di energia rinnovabile ai mercati ortofrutticoli.
Vado a concludere, Presidente: non si può colpire efficacemente l'ecomafia e in generale la criminalità ambientale, senza far emergere una volta per tutte quel mondo parallelo che vive e prolifera dietro una pseudotutela dell'ambiente che, invece di preservare l'integrità del capitale naturale di una comunità, ha determinato la devastazione di un Paese oggi ridotto ai minimi termini. Senza i traffici illeciti di scarti industriali seppelliti nella «Terra dei Fuochi» molti spavaldi imprenditori del Nord non avrebbero potuto arricchirsi, così come senza le ruspe e le betoniere gestite dalle cosche, molte ditte e società immobiliari, non avrebbero bilanci in attivo e molti politici campagne elettorali ben pagate e dall'esito sicuro. Senza una copertura ramificata e pervasiva di amministratori, faccendieri e funzionari, non si sarebbe potuto consolidare il sistema di gestione dei rifiuti del cosiddetto «supremo» nel Lazio, in un regime di totale monopolio, come emerge in queste settimane dall'indagine della procura di Roma.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Zaratti.
FILIBERTO ZARATTI. Presidente, il voto favorevole di Sinistra Ecologia Libertà è un voto che intende richiamare il nuovo Governo ad un radicale impegno su questo fronte. Inserire i reati ambientali nel codice penale è esattamente il cuore della battaglia che si deve fare contro la criminalità organizzata e contro le ecomafie ma anche un cambio profondo di paradigma. Quello che vogliamo affermare con questo voto è che un reato nei confronti dell'ambiente è un reato contro l'intera comunità nazionale e va perseguito...
PRESIDENTE. Concluda, collega.
FILIBERTO ZARATTI. Ho concluso.
PRESIDENTE. Siamo già un minuto oltre.
FILIBERTO ZARATTI. ...senza che nessuna idea di competitività, di sviluppo e di crescita possa essere posta in competizione con la tutela dell'ambiente. Grazie Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo statale «Viviani» di Napoli, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marotta. Ne ha facoltà.
ANTONIO MAROTTA. Signor Presidente, io incomincio con il preannunciare il voto di astensione su questo provvedimento e sinteticamente ne vado a spiegare le ragioni. Perché un voto di astensione ? Perché si continua con una legislazione dell'emergenza, che, invece che maturare provvedimenti legislativi seri, ponderati, valutati, da trasferire poi sul territorio, Pag. 55che consentano veramente al sistema di recepirli e quindi di produrre degli effetti positivi, continuiamo con quella legislazione dell'emergenza che, da vent'anni a questa parte, vive il legislatore e vive il nostro sistema.
Guardate: la mafia, la camorra, la ’ndrangheta non sono finite. Non è bastata la legislazione dell'emergenza. Allora, se il risultato che ora sono presenti le associazioni criminali sul territorio è quello che vediamo, dobbiamo finalmente dire una volta per tutte: bisogna finirla con la legislazione dell'emergenza.
Quindi questo provvedimento è il frutto proprio della legislazione dell'emergenza: improvvisato, immediato, perché c’è il problema, e c’è, e la mia forza politica lo sa bene, perché è presente sul territorio, nelle zone interessate della Campania, della Puglia ed anche delle altre regioni, affrontando i problemi che emergono dalla tutela dell'ambiente.
E questo lo dico al neo Ministro della giustizia. Se noi facciamo solamente un riferimento, questo, tanto per dirne una, è un reato permanente. La pena massima edittale per alcune di queste nuove ipotesi, che da qui ad un momento vedremo, arriva a 15 anni ed addirittura qualche emendamento la voleva spostare a 20 cioè il raddoppio dei termini di prescrizione per queste ipotesi di reato.
E allora io lascio a voi la matematica. Nel momento in cui nasce questa ipotesi, ci vorranno cinquant'anni per poter maturare la prescrizione. Non mi sembra, quindi, questo il modo di affrontare il problema. Lo dico rispondendo anche ai colleghi del MoVimento 5 Stelle circa la prescrizione che è stata modificata nel 2005, su cui viene richiamato sempre in campo l'atteggiamento di Forza Italia. Mi appello alla vostra sensibilità giuridica: la ratio di quella norma, la conoscete ? E allora vi dico che prima la prescrizione la indicava il giudice perché, concedendo ad un imputato le attenuanti generiche e ad altri no, determinava anche il periodo di prescrizione. Con quella normativa si è voluto mettere fine ad una cosa che era una aberratio, che era un fatto inusitato e assolutamente fuori dai crismi della legittimità costituzionale: affidare un istituto e una cosa seria com’è la prescrizione alla valutazione del magistrato.
E allora quale era l'elemento che bisognava prendere in considerazione ? L'unico elemento reale, certo, che si poteva prendere in considerazione era la pena e abbiamo scelto la pena nel suo massimo edittale. A ciò si è ancorata la prescrizione, che arriva anche lì fino a 25 anni. Voi che fate i garantisti: per quanto tempo un cittadino deve essere esposto di fronte a un magistrato, di fronte alla legge ? Per tutta la vita ? Ecco, questo è uno di quegli elementi che viene fuori da questa normativa (l'unico precedente è il decreto legislativo n. 152 del 2006) la quale, per la verità, prende in considerazione la possibilità di introdurre nuove norme, nuove ipotesi di reato, nuovi delitti contro l'ambiente. E quali sono ? L'inquinamento ambientale, il disastro ambientale, il traffico e abbandono di materiale di alta radioattività, l'impedimento al controllo che, presi in se stessi e valutati al di fuori del contesto, hanno una loro validità. Noi sicuramente condividiamo questa impostazione, condividiamo che, al di là dell'emergenza, ci sia un momento importante di attenzione sulla valutazione di questa ipotesi di reato e ci sia organicamente un intervento ma organico rispetto alla soluzione di questo problema. Non possiamo continuare a mettere reati nel codice, reati che hanno, peraltro, ipotesi di pena molto, ma molto alta. Come si diceva prima, quella ipotesi di pena è prevista esclusivamente per permettere che cosa ? La possibilità di arrestare le persone. Ma valutiamo una volta per tutte – e lo dico al Ministro della giustizia – che non può esistere solo la carcerazione preventiva. Il condannato deve espiare il reato nel momento in cui la pena è diventata certa. Lì è la certezza del diritto e della pena. Anche qui, con questa ipotesi, noi rischiamo di mettere dentro qualcuno prima e di arrivare alla fine e, poi, adottare una serie di provvedimenti per evitare che finisca in carcere ed espii veramente la pena. Questa è la vera anomalia del nostro Pag. 56sistema. Su questo il Ministro deve essere molto attento perché questa è la garanzia veramente del sistema giudiziario in Italia.
E allora che cosa ha introdotto, oltre a questa ipotesi di reato, con le pene che ho qui sinteticamente richiamato ? Il ravvedimento operoso che, come istituto, ha una sua funzione, ha una sua logica e può essere sicuramente condiviso. Perché ? Perché è la responsabilizzazione – e questo è sempre un fatto positivo – di chi opera in quel settore che deve rendersi conto, nel momento in cui va contro un determinato sistema o ordinamento, di doversi adoperare per evitare che quel comportamento sia portato alle estreme conseguenze.
Non solo, ma anche l'obbligo di ripristino preso in sé per sé, come istituto, ha una sua funzione, ha una sua logica e, direi, che ha anche una sua giustificazione. Perché è chiaro che, nel momento in cui uno viene condannato, la possibilità di rimettere la situazione come era precedentemente al danno che ha causato, è un fatto importante, che va anche nella dinamica di una giustizia moderna. Infatti non può intervenire sempre e solo lo Stato sul piano economico: deve servirsi anche, lì dove ci sono le possibilità economiche, del contributo del privato nel momento in cui quest'ultimo ha subito una condanna.
Quindi, badate bene, sul piano concettuale, è un istituto, è un'indicazione che può avere una sua logica, ma deve essere collocato in maniera simmetrica, in maniera chiara, in maniera organica in un sistema che tuteli effettivamente il territorio e non spaventi solamente, non contribuisca a far venir meno quei conati di economia che in molte regioni si vedono. Infatti è chiaro che se si arriva e si legge che un'ipotesi di reato, che, poi, anche nella sua formulazione e nella sua condotta, per la verità, non è molto chiara – ci sono dei luoghi oscuri, dei dubbi fortissimi nell'individuare le condotte –, essa serve solamente a terrorizzare, a creare paura e preoccupazione. Noi non parliamo solamente ad un imprenditore disonesto, a un imprenditore colluso: noi abbiamo il gran numero di imprenditori italiani – e lo dobbiamo dire – che sono imprenditori perfettamente onesti e si comportano come il codice consente e in modo tale da portare avanti il loro lavoro in maniera onesta.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ANTONIO MAROTTA. È anche a questi che dobbiamo dare un riferimento, che non è solo la preoccupazione e la paura di doversi confrontare con una serie di norme che, da un certo punto di vista, possono esclusivamente terrorizzarli e farli recedere rispetto a quelle che sono le possibilità.
Come è vero che degli spunti importanti ci sono e riguardano anche altri elementi. Io, per esempio, guardo il riferimento delle procure e della trasmissione delle notizie di reato che riguardano i reati ambientali alla Procura nazionale antimafia. Perché ?
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Marotta.
ANTONIO MAROTTA. Sì, grazie, concludo. Perché la Procura nazionale è un grande contenitore ed è giusto che venga utilizzato come grande contenitore anche di informazioni. Ripeto: se questa è la costruzione della normativa e della legge, non ne contestiamo la necessità. Noi ci auguriamo che, al Senato, questo iter legislativo possa trovare delle giuste modifiche o integrazioni, che ci consentiranno, poi, di ritorno dal Senato, di poterci esprimere anche in maniera positiva (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Micillo. Ne ha facoltà.
SALVATORE MICILLO. Signor Presidente, colleghi, Ministro, nel corso di questi mesi, tra i banchi di quest'Aula e tra le stanze del Governo, sono circolate svariate idee e provvedimenti finalizzati al contrasto Pag. 57del grave inquinamento ambientale che affligge, da Nord a Sud, svariate aree del nostro Paese e come perseguire i responsabili degli scempi ambientali che abbiamo ormai tutti imparato a riconoscere come tali.
Pensiamo ai rifiuti tossici sepolti nei rilevati realizzati per la costruzione delle autostrade del Nord, alla conclusione dei processi riguardanti il caso Eternit, alla bomba ecologica rappresentata dall'Ilva di Taranto, fino a giungere al caso Campania. Un caso troppo spesso pubblicizzato erroneamente come «Terra dei fuochi», poiché, in realtà, inquadra un fenomeno ben più ampio dei roghi e degli sversamenti abusivi di rifiuti tossici.
Un fenomeno che per coloro che in questa terra ci sono nati e cresciuti, come noi campani, almeno dovrebbe essere estremamente limpido, frutto della consapevolezza maturata negli anni di lotta in difesa del proprio territorio e dello studio delle problematiche nel loro specifico ambito: che l'emergenza ambientale campana fosse stata ben coperta dalla coltre innalzata con l'altra emergenza: quella dei rifiuti urbani.
Quella che in oltre quindici anni, forse venti, grazie al contributo di imprenditori senza scrupoli, politici, malavita organizzata ha dato vita al più grande attentato mai conosciuto ai danni della salute pubblica e degli ecosistemi, che al momento sappiamo di sicuro essere quelli campani, ma che purtroppo non esclude altri possibili coinvolgimenti geografici.
Basti ricordare che il traffico lungo l'asse nord-sud, con termine in Campania, delle enormi quantità di veleni industriali smaltiti a basso costo negli anni novanta non è altro che il frutto del cambiamento di rotta di quei carichi di morte che fino all'assassinio di Ilaria Alpi e Milan Hrovatin raggiungevano indisturbati le coste dell'Africa per poi sparire sotto l'alta coltre degli scenari di guerra onnipresenti da quelle parti.
Pertanto, se oggi è la Campania la regione finita sotto i riflettori grazie al lavoro di attivisti, di chi ci ha preceduto e di chi oggi persegue quella lotta per il diritto alla verità e alla salute, non possiamo escludere, e non ce lo auguriamo, che i traffici possano ulteriormente subire nuove virate verso nuovi lidi.
Nasce da qui, dall'esigenza di rendere innanzitutto giustizia ai territori martoriati e di tutelare quelli sani da potenziali nuove aggressioni ambientali, la necessità di mettere mano a una radicale riforma del codice penale della quale oggi ci troviamo a discutere in questa Aula. Una riforma che, sebbene annunciata timidamente in passato e puntualmente sparita nei meandri dello scarso impegno di una classe politica, per poco o per niente attenta a ciò che accadeva sul proprio territorio, oggi trova il giusto sfogo in questo testo che vede unificati il mio contributo, al quale ho voluto dare priorità fin dal mio primo giorno di lavoro da deputato e da membro della Commissione Giustizia, e i contributi dei colleghi Realacci e Pellegrino per definire una volta per tutte le disposizioni in materia di delitti contro l'ambiente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Una riforma che, come precisato già nelle precedenti discussioni in questa Aula, si è resa necessaria innanzitutto per dare la giusta continuità a quel percorso di evoluzione e ammodernamento che si è cercato di garantire, non sempre con buoni risultati evidentemente, al Ministero dell'Ambiente fin dalla sua istituzione nel 1986 e all'introduzione del concetto di danno ambientale, inteso come lesione non di beni appartenenti a persone fisiche o a persone giuridiche, ma di un bene di natura pubblica appartenente alla collettività da salvaguardare e tutelare ad ogni costo. Ma anche, e soprattutto, per porre un argine definitivo di fronte ad un costante inasprirsi di quello stesso danno ambientale che fino ad oggi aveva trovato nell'impalpabile disciplina sanzionatoria codificata nel cosiddetto Testo Unico sull'ambiente un ostacolo che potremmo definire ridicolo per coloro che a fronte di anni di sversamenti e avvelenamento, spesso anche molto gravi, di aria, terra ed acqua potevano incorre al massimo in qualche centinaio di euro di contravvenzione. Pag. 58Contravvenzioni spesso elevate contro le figure terminali di un fenomeno che, non ci stancheremo mai di ripeterlo, era ed è in realtà molto più ampio, e che come tale richiedeva interventi più severi e oculati.
Ebbene, di fronte a questa richiesta di intervento a cui solo la politica può e deve dare risposta, facendo tesoro di tutte le esperienze e le informazioni raccolte sui territori e grazie al ruolo che oggi ho l'onore di ricoprire, abbiamo deciso di intraprendere il lungo percorso che dal 20 giugno 2013, giorno dell'inizio dei lavori in Commissione, conclusi lo scorso 16 gennaio 2014, oggi ci permette di intravedere un traguardo estremamente importante e rivoluzionario nell'ambito della lotta per la difesa dell'ambiente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Nel mezzo, l'indagine conoscitiva che da ottobre a dicembre ci ha permesso di confrontarci con i vertici delle forze dell'ordine e della magistratura che in coro unanime hanno confermato la nostra preoccupazione e la necessità che una svolta nel panorama dei reati commessi contro l'ambiente fosse indotta al più presto. Una svolta che serviva a dare nuova spinta anche e soprattutto in ambito giudiziario, nel quale il 12 novembre scorso il Procuratore Nazionale Antimafia, Franco Roberti intervenne ad una nostra audizione, affermando che il codice penale Rocco coi sui ottantatré anni suonati avesse bisogno di rinnovamento.
Significative le testimonianze dei vertici del Corpo forestale dello Stato, da sempre in prima linea nelle operazioni riguardanti queste fattispecie di reato, che nelle persone di Cesare Patrone, capo del Corpo, e del generale Sergio Costa, protagonista assoluto delle drammatiche vicende della «terra dei fuochi», hanno ricordato: «Noi ci troviamo, come forze dell'ordine e non solo noi, ma tutte e cinque le forze di polizia nazionali, in grande difficoltà, perché ad oggi il concetto di disastro ambientale non è normato. Si tratta di un cosiddetto disastro innominato, di fronte, peraltro, ad altre ipotesi di disastro che sono, invece, concepite già come fattispecie autonome nel codice penale. Penso al disastro ferroviario, per esempio. Il concetto di disastro ambientale, al di là se sia nel codice penale o nel decreto legislativo n. 152 del 2006, per noi è un'esigenza assoluta».
Oggi, a circa un mese di distanza dall'ultima discussione, abbiamo un nuovo Governo, guidato dal nuovo Presidente del Consiglio, che nonostante le sue opinabilissime posizioni in tema ambientale, ci auguriamo sappia riconoscere il merito, l'efficacia di un provvedimento come quello che ci accingiamo a votare. Abbiamo un nuovo Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, che si ritrova tra le mani un atto del quale ci auguriamo saprà riconoscere anch'egli la valenza.
Ecco: oggi, con l'introduzione nel codice penale dei reati di inquinamento, di danno, di disastro ambientale, abbiamo la possibilità insieme, noi tutti in quest'Aula, di offrire una risposta definitiva, alle istituzioni che ce lo chiedono, ai territori che portano addosso le ferite, e ai tanti cittadini che invocano giustizia per loro e per i loro familiari, che in tanti hanno spesso pagato con la vita le nefandezze perpetrate troppo a lungo sulle loro terre (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Venti anni di attesa, signor Ministro, venti anni in cui la nostra terra poteva raccontare una bellezza diversa: la vera bellezza, che forse è stata nascosta per troppo tempo. Il MoVimento 5 Stelle voterà favorevolmente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alessandro Bratti. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, il provvedimento che noi oggi voteremo con grande soddisfazione rappresenta una svolta significativa, direi una svolta epocale: un provvedimento che si aspettava da oltre quindici anni, non solo un provvedimento importante in ambito strettamente giuridico. Elevare a delitti i Pag. 59principali reati ambientali credo ci consenta di fare un passo decisivo per definire anche meglio quale tipo di sviluppo vorremmo per il nostro Paese.
L'ambiente, nel senso ampio del termine, è sempre stato considerato un bene comune inesauribile. Non è così; e grazie alle grandi battaglie dell'ambientalismo, e purtroppo anche attraverso i grandissimi disastri ambientali – pensate solo a Seveso, per rimanere in Italia – oggi abbiamo tutti acquisito un'altra consapevolezza. L'ambiente, quindi, da risorsa da sfruttare a bene comune da difendere: questo è stato il primo grande salto culturale, che ha portato anche nel nostro Paese alla costituzione nel 1986 del Ministero dell'ambiente, con una legislazione che ha rivoluzionato completamente il rapporto tra economia, ambiente e salute. Le prime norme per la gestione dei rifiuti, quelle per preservare le risorse idriche, per la definizione delle aree protette dei parchi, l'Agenzia ambientale per il controllo del territorio, sono alcune di quelle che hanno costituito un nuovo quadro regolamentare. Questa rivoluzione legislativa, parallela a quella europea, sempre più attenta, puntuale e numerosa in termini di emanazione di direttive, ha avuto come principale scopo quello di contrastare gli effetti negativi sull'ambiente che causavano le attività economiche.Alla fine del secolo scorso, poi, si è affermata una visione ancora più sfidante per i decisori politici, quindi per noi: si è introdotto il concetto di sviluppo sostenibile. Concetto che presuppone che l'ambiente assuma un'ulteriore valenza: non solo come principale insieme di beni comuni da tutelare in quanto grande casa per l'uomo, ma un'importante opportunità per impostare un nuovo sviluppo, basato fondamentalmente sulla cultura della rinnovabilità delle risorse.
Ci si chiederà: ma cosa c'entra l'elevare i reati ambientali dal rango di contravvenzioni a delitti con tutto ciò ? Credo che c'entri eccome. Se, infatti, la via dello sviluppo, come spesso ci siamo detti, è quella della qualità, della green economy, dell'innovazione, della valorizzazione della nostra agricoltura, delle nostre emergenze storico-culturali, occorre non solo procedere ad una forte semplificazione amministrativa, burocratica, ma è necessario anche creare un sistema di regole, poche e chiare, e potenziare le strutture di controllo per garantire alle imprese di qualità e innovative di stare e affermarsi sul mercato.
PRESIDENTE. Mi perdoni onorevole Bratti, colleghi, per favore, colleghi ? Allora, per favore, il collega sta facendo la dichiarazione di voto.
ALESSANDRO BRATTI. Se questo non succede e si lavora solo sulla cosiddetta semplificazione, il rischio è che, in un Paese in cui l'illegalità è purtroppo molto diffusa, ne traggano vantaggio solo quelle attività più spregiudicate e spesso colluse con il malaffare, non quelle più innovative.
È interessante a questo proposito capire di che cosa stiamo parlando, L'Italia è comunque uno dei pochi Paesi che, attraverso un'azione costante di enti preposti, del lavoro della magistratura, dell'associazionismo, conosce da alcuni anni fenomeno illegali collegati all'ambiente. Paesi considerati molto più avanzati, presentano molte di queste problematiche, ma non ne conoscono l'entità.
Nel 2012, secondo i dati forniti dal rapporto «Ecomafia» di Legambiente, basato, lo ricordo, sul lavoro capillare della magistratura, dei corpi di polizia giudiziaria, dell'attività condotta anche dalle nostre Commissioni parlamentari d'inchiesta, emerge che sono circa 34 mila i reati, 28 mila le persone denunciate, 161 le ordinanze di custodia cautelare, più di 8 mila i sequestri, per un giro d'affari – e questo è secondo me, un dato veramente significativo – di circa 17 miliardi di euro, con circa 300 clan mafiosi coinvolti.
Tre sono le direttrici su cui sviluppare un'azione di contrasto all'illegalità ambientale. Primo: la semplificazione normativa che riduca i margini di discrezionalità e di incertezza per le imprese. Secondo: la riforma del sistema dei controlli, e faccio appello a tutte le forze politiche: dovremmo Pag. 60in pochi giorni licenziare in Commissione ambiente un testo sulla riforma delle Agenzie ambientali e dell'ISPRA. Terzo: l'introduzione dei delitti contro l'ambiente nel codice penale, come tra l'altro era già stato previsto, in sostanza, dalla Direttiva comunitaria del 2008.
Di questo noi oggi stiamo parlando. Il fatto che in poche ore abbiamo esaurito la discussione in quest'Aula, non significa che non ci sia stato un lavoro di approfondimento vero, costante e importante, dietro la proposta che qui è stata fatta. Centinaia di convegni, confronti continui coi magistrati, decine di audizioni, confronti serrati con le forze dell'ordine, hanno fatto si che oggi si sia prodotto un testo su cui abbiamo trovato una sostanziale unanimità.
Ecco in sintesi le principali novità. Introduzione di quattro nuovi delitti nel codice penale: il primo è il disastro ambientale, che punisce con il carcere da 5 a 15 anni chi altera gravemente o irreversibilmente l'ecosistema o compromette la pubblica incolumità. Vedete, se voi pensate a un disastro come quello di Bhopal, credo che una pena di quindici anni nel caso di un reato doloso come quello sia una pena assolutamente congrua, e non uno sgarro nei confronti delle attività produttive.
Il secondo è l'inquinamento ambientale, che prevede la reclusione da 2 a 6 anni e una multa da 10 mila e 100 mila euro per chi deteriora in modo rilevante la biodiversità o l'ecosistema, anche quello di natura agraria – e quindi qui si introduce anche il tema degli organismi geneticamente modificati –, o la qualità del suolo, delle acque o dell'aria.
Il terzo delitto è il traffico e l'abbandono di materiale di alta radioattività, e probabilmente se la pena oggi introdotta fosse stata in vigore alla fine degli anni novanta, ci avrebbe consentito di affrontare in maniera più congrua e decisa quello che era il traffico delle navi cosiddette dei veleni.
Il quarto nuovo delitto è l'impedimento del controllo: chi nega o ostacola l'accesso o intralcia i controlli ambientali rischia la reclusione da 6 mesi a 3 anni.
Poi c’è l'aggravante ecomafiosa, assolutamente importante e più volte richiesta; ma ci sono anche gli sconti di pena con riduzioni da metà a due terzi nel caso di ravvedimento operoso, perché diciamo che la stella polare rimane quello del ripristino delle condizioni ambientali. C’è poi il raddoppio della prescrizione, e guardate, questo è fondamentale; e a proposito delle dichiarazioni del collega di Forza Italia, io volevo ricordare che se ci fosse stata, probabilmente, già in vigore questa normativa, non ci sarebbe stata la prescrizione di una delle indagini più importanti, quella cosiddetta «Cassiopea», da cui è stata tratta origine il libro Gomorra.
L'obbligo della confisca, la condanna, appunto, al ripristino, la giustizia riparativa e il coordinamento delle indagini.
Insomma, io devo, per questo lavoro straordinario, ringraziare i relatori, ma in particolar modo il relatore Bazoli che con grande equilibrio ha portato a termine questo lavoro, e anche l'ottimo lavoro svolto in Commissione dalla presidente Ferranti.
Concludo, signor Presidente, dicendo che quello che abbiamo fatto è un grandissimo passo avanti, una riforma importante che, appunto, si aspettava da tantissimi anni. Se riusciremo davvero a sviluppare in tempi brevi quelle tre direttrici che ho provato sopra a ricordare, non solo avremo finalmente costruito un quadro legislativo moderno per tutelare l'ambiente e, quindi, soprattutto la salute dei cittadini, ma, come ho cercato di dire all'inizio del mio intervento, avremo costruito le condizioni per consentire davvero alle imprese migliori e di qualità di potersi definitivamente affermare e allo Stato di non essere derubato da quell'economia grigia e nera che oggi, purtroppo, continua a proliferare nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà. Invito intanto i colleghi a prendere posto perché tra breve procediamo al voto finale. Prego.
Pag. 61 FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, voterò in dissenso dal gruppo contro questo provvedimento, e non soltanto astenendomi, ma spiegando le ragioni, perché è evidente che non si può non essere d'accordo con le istanze che provengono dal lealissimo collega Bratti di intervenire sui reati ambientali in modo efficace, ma non è intervenire sui reati ambientali che spaventa, è come si è intervenuto su questi reati. Non c’è nessuna volontà di proteggere un bene che possa giustificare il travolgere o il travolgimento dei principi della Costituzione e del codice penale. E, come se fosse una tavola sinottica, dirò, primo: l'articolo 25, capoverso, della Costituzione «Nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del reato commesso». Bene, questo pacchetto di norme crea un'enorme incertezza su questo punto. Quindi, non dà al cittadino la certezza di una sanzione che scaturisca da un reato entrato in vigore prima della sua commissione. Mi riferisco ai reati permanenti che vedrebbero fatalmente inserirsi la nuova norma incriminatrice con effetti devastanti sul piano sostanziale e sul piano patrimoniale.
Secondo, mortifica i meccanismi premiali sotto un duplice aspetto. Primo: una causa estintiva del reato non è consentito che non entri in vigore immediatamente. Principio elementare, basilare, intollerabilmente travolto da questa normativa. Perché se c’è una norma che estingue un reato non è come per le norme incriminatrici; deve entrare in vigore immediatamente e nessuna norma, nessun Parlamento può travolgere il principio costituzionale e chi sa di aver sbagliato è doppiamente colpevole da questo punto di vista.
Terzo, non è possibile che un meccanismo premiale, quale la bonifica o la messa in sicurezza, non comporti per reati di minore gravità l'elusione della confisca. Qualcuno mi deve spiegare perché io dovrei bonificare o mettere in sicurezza se poi quel bene mi viene confiscato.
Scusate la banalità, ma mi sembra che siamo lontani anni luce da una ragionevolezza dei provvedimenti normativi molto vicini a quella foga ambientalista che non ha mai fatto bene al Paese se si traduce in provvedimenti normativi del tutto scellerati.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Coordinamento formale – A.C. 342-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione – A.C. 342-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge nn. 342-957-1814-A: Disposizioni in materia di delitti contro l'ambiente, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni – Applausi).
(Disposizioni in materia di delitti contro l'ambiente) (342-957-1814-A):
(Presenti 435
Votanti 390
Astenuti 45
Maggioranza 196
Hanno votato sì 386
Hanno votato no 4).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).
A questo punto mi sembra che vi sia un orientamento dei gruppi nel senso di non procedere a ulteriori votazioni nella seduta odierna. Se così è, procederemo alla sola discussione sulla linee generali della proposta di legge in materia di delega fiscale. Il seguito dell'esame del provvedimento avrà luogo nella seduta di domani, a partire dalle ore 9,30.
Discussione della proposta di legge: Causi; Zanetti; Capezzone ed altri; Migliore ed altri: Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita (Approvata, in un testo unificato, dalla Camera e modificata dal Senato) (A.C. 282-950-1122-1330-B) (ore 15,06).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, già approvata, in un testo unificato, dalla Camera e modificata dal Senato nn. 282-950-1122-1330-B: Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è in distribuzione e sarà pubblicato in calce al resoconto della seduta odierna.
A questo punto sospendo brevemente la seduta perché altrimenti, nel marasma dell'uscita, rischiamo di penalizzare i colleghi che vogliono intervenire e i relatori del provvedimento. Sospendiamo la seduta per cinque minuti, riprendiamo esattamente alle ore 18, con la discussione sulle linee generali.
La seduta, sospesa alle 17,55, è ripresa alle 18.
(Discussione sulle linee generali – A.C. 282-B ed abbinate)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari del Partito Democratico e del MoVimento 5 Stelle ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Colleghi, per favore, non abbiamo più votazioni. Onorevole Palese, per cortesia. Se dovete conferire, conferite fuori. Non abbiamo più votazioni. È inutile che stiamo in Aula se non dobbiamo ascoltare.
La Commissione VI (Finanze) si intende autorizzata a riferire oralmente
Ha facoltà di intervenire il relatore, presidente della Commissione finanze, deputato Daniele Capezzone.
Invito i colleghi ad uscire dall'Aula in silenzio. Per favore. Abbiamo sospeso la seduta per permettere a chi non vuole ascoltare la discussione generale di uscire.
Prego, presidente Capezzone.
DANIELE CAPEZZONE, Relatore. Signor Presidente, è davvero un onore, sarò breve, ma tengo ad una rapida relazione e a dei ringraziamenti...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore ! Onorevole Polverini, onorevole Palese, sta parlando tra l'altro un collega del vostro gruppo.
DANIELE CAPEZZONE, Relatore. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, per una relazione molto breve, ma anche per alcuni ringraziamenti e per una valutazione di grande soddisfazione su un lavoro che è stato svolto con il concorso di tutti i gruppi.
Questo è un lavoro che inizia nella scorsa legislatura, con un'iniziativa del Governo che ha concluso la scorsa legislatura, ma che in questa legislatura è stato totalmente rilanciato, cambiando la natura del provvedimento di partenza. Tutto nasce questa volta con una serie di proposte di legge di iniziativa parlamentare – la prima, a firma del collega Causi del Partito Democratico e poi con proposte Pag. 63di vari gruppi – e soprattutto con una riscrittura ampia – starei per dire quasi complessiva – del provvedimento, con non pochi spunti davvero innovativi e liberali, nella direzione pro contribuenti.
Desidero dunque ringraziare tutti i gruppi, naturalmente le forze della maggioranza, le forze di opposizione tutte, dal MoVimento 5 Stelle a Sinistra Ecologia Libertà, a Fratelli d'Italia, alla Lega, naturalmente a Forza Italia. Il mio stesso impegno come relatore è un esempio del commitment, non solo del gruppo politico di appartenenza, ma credo delle forze di opposizione, alla pari di quelle di maggioranza su questo testo.
Ringrazio gli uffici, in particolare attraverso il dottor Profili, per il consiglio costante, la cura e la competenza con cui il provvedimento è stato seguito. Ringrazio il Viceministro del Governo precedente, il Viceministro Casero, che ha accompagnato e seguito un provvedimento che rappresenta oggi un'opportunità per tutti, un'opportunità per il nuovo Governo, a cui consegniamo dei binari di possibile riforma attraverso i decreti delegati, che noi auspichiamo siano presto e bene varati, un'opportunità per le forze di maggioranza, che potranno qualificare in senso riformatore – mi auguro – la loro azione, un'opportunità per le forze di opposizione che potranno (potremo) incalzare il Governo in positivo.
Peraltro, colgo l'occasione per auspicare – spero che ci sia in queste ore anche la redazione di un ordine del giorno auspicabilmente firmato da tutti i gruppi – per suggerire che anche la fase preventiva di elaborazione dei decreti delegati veda il coinvolgimento della Commissione finanze, delle forze politiche e magari anche di altre forze sociali.
Entro rapidissimamente nel merito, non senza aver tranquillizzato i colleghi del MoVimento 5 Stelle.
Oggi ho visto una nota di agenzia nella quale i colleghi, anche correttamente, paventavano la possibilità che alcuni contenuti di un decreto, diciamo, decaduto e abbandonato, potessero, come dire, giungere impropriamente qui. Voglio fugare ogni dubbio. Questo non è possibile, in primo luogo perché sarebbe improprio trasfondere i contenuti di un decreto in una delega; in secondo luogo, per evidente, diciamo, estraneità di materia; in terzo luogo, perché peraltro nessuno ha pensato questo. Quindi, voglio assolutamente sgombrare il campo.
Vengo rapidamente ad alcuni punti significativi della delega. Sui tempi il Governo ha dodici mesi per adottare i decreti delegati, ma almeno il primo dovrà essere adottato entro quattro mesi. Ogni quattro mesi e in prima battuta dopo due mesi il Governo riferisce alle Commissioni parlamentari competenti sullo stato di attuazione della delega.
In ordine agli obiettivi complessivi, l'obiettivo è ambizioso ed è quello, addirittura, di avere una riduzione, se possibile, della pressione fiscale. Dai decreti delegati non deve derivare un aumento della pressione fiscale, anzi l'obiettivo è quello della riduzione anche attraverso la crescita economica, ovviamente nel rispetto del principio di equità, compatibilmente con il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, degli obiettivi di equilibrio di bilancio e di riduzione del rapporto tra debito e PIL stabiliti a livello europeo.
Poi c’è un principio che ci è molto caro in termini di sistema. Lo abbiamo chiamato di «responsabilizzazione fiscale». Deve essere individuabile per ciascun tributo il livello di governo che beneficia delle relative entrate, chi lo mette e chi incassa, ponendo uno stop, diciamo, alla giungla delle addizionali.
Ancora, vi è il capitolo del processo tributario, dove abbiamo largamente recepito contributi. Voglio citare, in particolare, una proposta redatta dal CNEL, ispirata a criteri di coordinamento e semplificazione delle norme sugli obblighi dei contribuenti, potenziamento delle forme di contraddittorio tra amministrazione e contribuenti, leale e reciproca collaborazione tra amministrazione e cittadini e rafforzamento della conciliazione nel processo tributario.
Poi, vi è il grande capitolo del catasto. Su questo voglio soffermarmi un momento, Pag. 64perché mi pare una delle parti forse più riuscite del nostro lavoro, perché al di là del principio tante volte invocato della invarianza di gettito, che poi però rischiava di ridursi ad un'affermazione astratta, abbiamo cercato, con il concorso di tutti i gruppi, di porre dei paletti che inverino questo principio, che lo rendano davvero effettivo. Come ? In primo luogo attraverso la partecipazione dei rappresentanti dei proprietari alle commissioni censuarie che devono, diciamo così, individuare alcuni dati; attraverso il fatto che l'algoritmo e quindi, diciamo, le funzioni statistiche devono essere pubbliche – è un gioco a carte scoperte – e devono essere ispirate ai criteri elaborati dalla migliore letteratura non solo nazionale ma anche internazionale; non possono essere comunque attribuiti valori superiori a quelli di mercato; poi, c’è anche un'apertura, che ha un carattere storico, alle necessarie forme di tutela giurisdizionale.
Poi, c’è il capitolo importantissimo della lotta all'evasione fiscale. Abbiamo fissato il principio per cui il ricavato debba essere utilizzato per la riduzione delle tasse. Questo vale sia per il ricavato del contrasto all'evasione sia per il ricavato del contrasto all'erosione fiscale. Tutto deve convergere verso il Fondo per la riduzione della pressione fiscale.
Ancora, c’è una misura, io credo, di grande interesse, su cui c’è stata negli anni passati troppa timidezza e invece ha funzionato nei settori dove è stata utilizzata (penso alle ristrutturazioni in casa): il contrasto di interessi. Qui poniamo, come principio generale, la possibilità di favorire l'emersione di base imponibile anche attraverso misure finalizzate al contrasto di interessi.
Poi, una lotta all'evasione seria e in questo caso il potenziamento dello strumento della fatturazione elettronica, dando come contropartita in positivo un alleggerimento degli adempimenti amministrativi e contabili a carico dei contribuenti. Mi sia consentito di aprire una parentesi che valorizza anche una parte estranea alla delega ma interna al lavoro della Commissione di questi mesi del quale possiamo, credo, essere tutti orgogliosi (tutti i gruppi).
Questa è la Commissione che ha elaborato le norme pro cittadini su Equitalia, dando respiro ai contribuenti, e quindi abbiamo teso una mano a molti milioni di cittadini che non sono evasori, che hanno dichiarato il giusto, ma che non sono in grado di adempiere subito e interamente. Quindi, abbiamo previsto le norme ben note: impignorabilità della prima casa, della seconda se non oltre i 120 mila euro, dei beni dell'azienda se non entro il limite di un quinto, l'allungamento delle rate. A fronte di questa mano tesa opportuna ai cittadini in difficoltà, lotta vera all'evasione con la fatturazione elettronica. Io credo che le due cose stiano insieme e diano il senso compiuto del lavoro che è stato svolto. C’è tutta la parte relativa all'abuso del diritto, c’è tutta la parte relativa ai profili penali, dove anche qui abbiamo – credo – svolto un buon lavoro, mantenendo i reati penali per le fattispecie più gravi, ma aprendo alla possibilità invece di sanzione amministrativa per i comportamenti meno gravi. Questo è un Paese in cui anche per una dichiarazione infedele di 20 o di 30 mila euro si rischiava finora l'avviso di garanzia e un percorso penale assurdo, su cui la stessa Guardia di finanza in audizione ci è venuta a dire: questo non ha senso.
Ancora, capitolo importante: degli incentivi e dei contributi alle imprese. Se ne parla da anni. Ecco noi abbiamo detto: se vengono ridotti – ed è probabilmente giusto disboscare questa selva – allora però occorre restituirli sotto forma di meno tasse alle imprese. Questa può essere una rivoluzione che investe una massa importante di denaro, non più da spendere con sussidi a pioggia, ma da restituire sotto forma di riduzione della pressione fiscale.
Ancora, in particolare nel rapporto tra aziende o cittadini e pubblica amministrazione, il rafforzamento della tendenziale generalizzazione del principio della compensazione tra crediti di imposta vantati dal contribuente e debiti tributari a suo Pag. 65carico. Tutta una parte importante di semplificazione è stata di recente evocata agli onori delle cronache, anche la dichiarazione precompilata, quindi la possibilità di inviare ai contribuenti e restituzione da parte di questi ultimi di modelli precompilati, un richiamo forte, fortissimo, allo statuto del contribuente e alle irretroattività delle norme di sfavore, e poi una serie di norme anche ispirate a un principio, che chiamerei di precauzione, in materia di giochi, con un rafforzamento della partecipazione dei comuni alla pianificazione della dislocazione di sale da gioco, maggiori controlli antiriciclaggio, rafforzamento delle norme sulla trasparenza e sui requisiti soggettivi.
Sono andato molto veloce, a volo d'uccello, ma i colleghi mi perdoneranno. Questo è un tema su cui possiamo permetterci di andare veloci perché questo testo è frutto proprio del lavoro di questo ramo del Parlamento. E consentitemi di chiudere non solo auspicando che domani si possa giungere all'unanimità o ad una larghissima maggioranza. Ringrazio ancora i gruppi di maggioranza e di opposizione. L'ultimo minuto per ringraziare – è doveroso – l'altro ramo del Parlamento, il Senato, in particolar la Commissione finanze, nostra omologa, che è stata assolutamente – devo dire – rispettosa del lavoro che noi avevamo svolto in prima lettura. In seconda lettura il Senato ha introdotto poche modifiche, direi chirurgiche e assolutamente condivisibili, tant’è vero che noi oggi ci siamo ritrovati con – mi risulta – sostanzialmente nessun emendamento che sarà sottoposto al nostro voto. Quindi, mi fermo qui, ascolteremo gli altri interventi, ma penso che domani si possa procedere speditamente alla votazione degli articoli e alla approvazione finale per una sfida in positivo per tutti. Grazie e buon lavoro a tutti noi (Applausi).
PRESIDENTE. Grazie presidente Capezzone per la sintesi e per la chiarezza insieme.
Ha facoltà a questo punto di intervenire il rappresentante del Governo, Ministro Padoan, se crede. Prego. Approfitto per darle il benvenuto in questo ramo del Parlamento, visto che oggi questo è il suo primo intervento in Assemblea (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, Scelta Civica e Per l'Italia).
PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, grazie a tutti anche per questo incoraggiamento. Effettivamente è, da quando mi sono insediato, la prima occasione di scambio formale con il Parlamento.
Il presidente Capezzone ha presentato una sintesi breve ma estremamente efficace dei contenuti di questa delega. Mi ero preparato degli appunti che ricalcano i punti già sollevati, semplicemente per confermare di fronte a questa Assemblea l'impegno del Governo ad attuare quanto contenuto in questa delega, forti anche del grande sostegno, che va ben al di là della maggioranza, da parte del Parlamento e notando ovviamente che si tratta della prima legge di iniziativa parlamentare approvata in questo Parlamento e anche la prima di una qualche rilevanza anche in riferimento alle precedenti legislature. Non entrerò molto nei dettagli, ma semplicemente ribadirò alcuni punti chiave che guideranno l'azione del Governo d'ora in poi.
Innanzitutto ricordo che obiettivo primo della legge delega è quello di conferire stabilità e certezza al sistema fiscale in questo periodo di ripresa debole, e che il Governo si impegna a rafforzare, eliminare l'incertezza è un elemento fondamentale perché, a parità di altre condizioni, favorisce l'adozione di un orizzonte temporale di più lungo periodo. Quindi, migliora l'attitudine ad investire e senza investimenti ovviamente i guadagni in termini di occupazione rimangono limitati.
Quindi, tengo a dire che questo strumento, che viene affidato al Governo, farà parte integrante di una strategia basata sulla creazione di posti di lavoro e incentrata sull'attivata di investimento delle imprese. Questo strumento, questo obiettivo Pag. 66di ricerca di maggiore certezza del diritto naturalmente poi si articola in punti specifici che ricordo rapidamente: la ridefinizione dell'abuso del diritto unificata a quella dell'elusione; la revisione delle sanzioni penali ed amministrative; il miglior funzionamento del contenzioso; il miglioramento dei rapporti con i contribuenti secondo le linee della co-operative compliance proposte dall'OCSE.
Questo ribadisce il concetto che il sistema tributario può e deve essere modificato in modo da favorire la crescita, quindi non solo garantendo certezza ma possibilmente eliminando costi di gestione e costi di fare impresa o di fare attività economica in senso più lato. Il Governo sicuramente è molto soddisfatto di avere a disposizione questo strumento. Ci sono altri elementi che sono stati già sollevati dal presidente Capezzone. Non mi dilungo ma ribadisco che non è soltanto con l'obiettivo di aumentare la certezza e diminuire i costi di compliance che questo strumento viene attivato, ci sono altri obiettivi almeno altrettanto importanti; assicurare maggiore equità nella determinazione delle basi imponibili catastali. Questo è uno degli obiettivi a cui il Governo dedicherà attenzione con la collaborazione tra l'Agenzia delle entrate e i comuni, e lo condurrà basandosi su una continua interazione con le politiche sociali.
Un altro elemento importante è il monitoraggio della lotta all'evasione ma anche alla revisione delle cosiddette spese fiscali che non solo per intensità ma anche per numerosità delle norme costituisce, come l'evidenza internazionale conferma, un importante ostacolo alla crescita e l'evidenzia internazionale suggerisce anche che, laddove questi problemi siano aggrediti e risolti, ne derivano benefici permanenti al modo in cui un'economia si sviluppa in modo stabile.
Il monitoraggio, ovviamente, dei risultati alla lotta all'evasione è un altro elemento caratteristico di questo strumento. Anche qui l'elemento direi ovvio, ma da ricordare, è che gli effetti di efficienza richiedono una permanenza dell'azione contro l'evasione e, quindi strumenti che evitino, come dire, l'addormentarsi su risultati che paiono acquisiti che, invece, devono essere confermati continuamente.
Infine, chiudo ricordando, anche qui sulla scia del precedente intervento, il riordino del mondo dei giochi a cui questa Camera ha dedicato grande attenzione durante i lavori in prima lettura.
Sono stato volutamente sintetico, ringrazio ancora il Parlamento per permettere al Governo di avere a disposizione questo strumento che, a sua volta, spero contribuirà a produrre risultati non soltanto dal punto di vista strettamente tributario ma economico e di crescita nel suo complesso. Grazie per l'attenzione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia e Per l'Italia).
PRESIDENTE. La ringrazio, Ministro Padoan.
È iscritto a parlare l'onorevole Francesco Ribaudo. Ne ha facoltà.
FRANCESCO RIBAUDO. Signor Presidente, dopo l'introduzione del relatore e del Ministro credo che vi sia un'intesa sul lavoro che si è fatto e questa mattina il Ministro ha anche avuto modo, in Commissione, di apprezzarlo. Credo che questo intervento, che non poteva e non doveva essere certamente la riforma in assoluto di tutto il sistema fiscale, serva a rimodernare, a fare una manutenzione di quello che è il nostro sistema fiscale, perché è dal 1973 che non abbiamo interventi seri su questo settore.
La società è andata avanti, è passato quasi mezzo secolo e noi ci siamo trovati con un sistema fiscale che è un po’ arcaico, un sistema di relazione tra Stato e cittadino che, evidentemente, non ha dato buoni frutti. Nel titolo di questa proposta di legge è riportata la parola «crescita», e la crescita c'entra con il fisco. Il motivo per cui, ancora oggi, abbiamo difficoltà ad attrarre investimenti, Presidente, è proprio questo: in questo nostro Paese non vi è certezza del diritto. Non vi è certezza del diritto in senso generale, ma, in particolare, Pag. 67in questo ambito, le norme sul fisco sono molto, ma molto, complesse e ingarbugliate, spesso.
Allora, su questo intervento, su questa delega, su questa norma, dobbiamo essere obiettivi, dobbiamo dire che parte di questo lavoro era stato fatto dal precedente Parlamento, dalla precedente legislatura, in Commissione, e noi, come Commissione, abbiamo ereditato quel lavoro, lo abbiamo rivisto, lo abbiamo anche aggiornato, e si è trovata piena sintonia. Forse è stato veramente – è stato detto da parte di tutti – il primo atto su cui le forze politiche hanno trovato convergenza, prima in Commissione e poi in quest'Aula, perché ce n'era bisogno, perché è qualcosa che è sentito, e sentito da tutta la cittadinanza.
È ovvio che questo intervento non sarà risolutivo; non sarà risolutivo perché il nostro sistema è un divenire. Probabilmente, ci vorranno ancora ulteriori interventi, e poi le nostre norme sono legate anche alle norme e alle direttive europee. Quindi, è ovvio che alcune cose che sono previste nella norma, nella legge delega, rimandano anche alla connessione con quelle che saranno le direttive europee.
Però, è ovvio che avevamo bisogno di ammodernare e di aggiornare, e lo abbiamo fatto tenendo conto di tre principi fondamentali. Uno è quello di uniformare la disciplina alle obbligazioni tributarie: non è qualcosa da niente. Semplificare: ecco, il nostro sistema è molto complesso, bisogna semplificare, e poi vedremo come.
E poi, ancora, snellire, snellire i procedimenti, snellire anche il sistema dei pagamenti, i meccanismi di pagamento. Ci stiamo arrivando, da qualche mese già si inizia a parlare di compensare, finalmente, crediti con debiti da parte dei contribuenti. Su questo, credo che il Governo stia lavorando. E poi, la cosa ancora principale, credo, in tutto questo, è la responsabilizzazione dei diversi livelli di governo.
Non dovrà essere più possibile che lo Stato impone una tassa, viene dato mandato al comune, all'ente locale, di incassare quella tassa e poi quella tassa viene ripartita: una parte va allo Stato, una parte all'ente locale. Parliamo dell'IMU. Questo non deve succedere più, perché è giusto che le risorse che entrano in un ente locale, che le impone, individuino anche la responsabilità del livello di governo che le ha incassate, perché deve rispondere, poi, per erogare servizi, per dare risposte ai cittadini.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 18,25)
FRANCESCO RIBAUDO. Così non si capisce: il cittadino paga le tasse e poi quelle tasse non sa a chi arrivano e per quale motivo le paga. Ma tutto questo è ovvio che si connette con la legge n. 42, e credo che ormai i tempi siano abbastanza maturi per realizzarla pienamente nel nostro territorio nazionale e credo che, nell'ultimo triennio 2011-2013, di fatto è stato realizzato quel decentramento fiscale che era previsto dalla legge n. 42. Anzi, è stato anticipato, perché doveva decorrere dal 2014-2015. In realtà è stato anticipato già con la legge Monti. E quindi oggi i comuni hanno un'imposizione tributaria altissima ed insopportabile, in un momento di difficoltà per i nostri cittadini e di crisi che attanaglia tutta la comunità e tutto il Paese.
E allora dobbiamo rispondere, dicevo, a questi principi, che sono fondamentali, e questa risposta sicuramente darà un cambiamento di passo. Il nostro Presidente del Consiglio ci ha detto che la pubblica amministrazione ha bisogno di essere riformata, e sappiamo – e questa è una branca della pubblica amministrazione – che tutti i cittadini hanno rapporto col fisco. Guai a non mettere mano a questa branca.
Assieme a questo bisogna fare tante altre cose.
Ma guardate, il Presidente del Consiglio ha anche parlato di certezza del diritto e certezza dei tempi. È qualcosa di cui ormai, ai tempi d'oggi, non si può fare a meno. Il tempo non è una variabile indipendente: un cittadino deve sapere quando deve pagare le tasse, quando ha diritto al Pag. 68rimborso, quali sono i tempi che detta l'amministrazione che vanno rispettati da entrambi i soggetti. Da questo punto di vista – credo che in sede di approvazione di questo decreto, lo faremo con un ordine del giorno – nella legge finanziaria è stato inserito un articolo – mi pare che sia un comma all'articolo 546 – che prevede che lo Stato, prima di pagare il rimborso del 730, se l'importo è superiore a 4 mila euro, blocca il pagamento dovendo prima verificare, senza specificare, ad esempio quanto il blocco durerà. Questa è una norma su cui è necessario un chiarimento. Ad oggi, grazie all'intervento adoperato dal Parlamento nel decreto del fare, tanti privati cittadini hanno fatto circa 20 miliardi di investimenti ed hanno diritto al rimborso della quota della detraibilità (50 per cento o 65 per cento per i casi di risparmio energetico), che però non hanno più la certezza di sapere se con il 730 di luglio, la riscuoteranno. Ecco, ho fatto questo esempio perché questa è una delle cose che mi hanno sollecitato in questi giorni. Qui dobbiamo essere sicuri. È giusto che lo Stato debba controllare ma è necessario sapere entro quanto tempo.
Ci sono, dicevo, diversi provvedimenti e diversi aspetti che il relatore ha spiegato bene in sintesi, ma su cui io credo che valga la pena di tornare. Parlavamo dell'articolo 9, che prevede interventi che riguardano il controllo e la trasparenza. Ecco, il Presidente diceva che bisogna far emergere il lavoro nero, bisogna far emergere i pagamenti a nero: tracciabilità quindi delle fatture, tracciabilità di fatturazioni elettroniche e tracciabilità delle risorse. Allora, Ministro: bisogna fare un decreto su questo argomento. Se non incentiviamo la tracciabilità, sia della fatturazione sia dei pagamenti, cioè se fare un pagamento tracciabile da parte del cittadino sarà un onere in più, è chiaro che noi, considerato che abbiamo per ora il 20 per cento di pagamenti rispetto a tutti i Paesi d'Europa, dove il pagamento è al 50 o 60 per cento on line, saremo ancora fanalino di coda. Allora l'intervento della delega deve essere chiaro: un sistema che incentivi. Incentivare significa agevolare. Io non so...
Io non so se parte di questo costo può essere caricato alle banche e se di una parte se ne dovrà fare carico comunque il fisco, almeno in una fase di avvio o una prima fase, poi a regime probabilmente non servirà più ma è necessario incentivare in questo senso l'impresa. L'impresa deve avere un sistema di fatturazione elettronica che deve essere agevolato e deve avere una partita compensativa che rende conveniente questo intervento. Riguardo poi all'articolo 8, che concerne il sistema sanzionatorio...
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Ribaudo, ha concluso il suo tempo, deve chiudere.
FRANCESCO RIBAUDO. Sì, solo un minuto. L'articolo 8 si occupa di sanzioni e di revisione del sistema sanzionatorio. Era necessario, urgente ed importante che si intervenisse subito sul sistema sanzionatorio. Noi abbiamo avuto e abbiamo ancora imprenditori che non sanno dove sbattere la faccia di fronte ad un accertamento che spesso appare di accanimento. Forse è così – io credo nello Stato – ,ma di fatto molti imprenditori non hanno resistito al semplice controllo dello Stato. Concludo veramente, Presidente: noi abbiamo per la prima volta una norma che parla di collaborazione, che parla della possibilità di interfacciarsi con l'amministrazione finanziaria, della possibilità che il contraddittorio venga preso veramente sul serio da parte dell'amministrazione finanziaria quando il cittadino viene sottoposto a controllo. Credo nell'idea che il fisco si possa avvicinare ai cittadini, che possa avere un dialogo – forse dire sereno di questi tempi non è bello – ma noi lo auspichiamo...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Ribaudo.
FRANCESCO RIBAUDO. ...che sia veramente sereno con lo Stato e con i Pag. 69cittadini. Questo migliorerà il nostro sistema e aiuterà a lottare contro l'evasione fiscale e aiuterà il nostro Paese ad uscire dalle secche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Busin. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, Ministro Padoan, – credo di poter dire che la pronuncia corretta sia questa – conosciamo tutti l'iter di questo provvedimento che abbiamo ereditato, come diceva il collega che mi ha preceduto, dalla precedente legislatura e che abbiamo ripescato per velocizzarne anche il percorso legislativo. Sono chiare soprattutto le motivazioni che ci hanno portato a questa importante legge delega che adesso arriva in terza lettura alla Camera. È chiaro a tutti, infatti, ed è di tutta evidenza che è necessario rivedere il nostro sistema tributario perché eccessivamente complicato, iniquo, troppo spesso vessatorio e in una parola di sintesi diciamo ingovernabile. Questo, vorrei ribadirlo, come già anticipato durante la prima lettura, è uno dei fattori che contribuisce, come è stato accennato già anche da chi mi ha preceduto, alla bassa competitività del nostro sistema, alla bassa crescita del nostro PIL, quando non alla decrescita, ma anche più specificatamente alla bassa produttività del nostro lavoro. Troppo spesso si dice che il nostro sistema produttivo è penalizzato da un eccessivo costo del lavoro. Questo secondo me è assolutamente falso, soprattutto se ci si rapporta ai Paesi europei a noi confinanti. Sono altri i fattori di sistema che rendono la nostra economia poco competitiva. Uno di questi è proprio l'eccessiva complicatezza e la scarsa chiarezza del nostro sistema tributario, insieme al sistema giudiziario, al sistema dei trasporti e quant'altro. Ricordo a questo proposito che l'ordinamento tributario fa parte appunto di quei servizi esclusivi, non commerciabili internazionalmente, da cui dipendono i vantaggi comparati delle nazioni. Questo è di tutta evidenza, soprattutto in zone di confine come quella da cui provengo io in cui i sistemi tributari più vantaggiosi, più chiari, più rapidi nelle risposte alle imprese sono fortemente attrattivi. Noi perdiamo aziende di una certa rilevanza a vantaggio della Carinzia, della Svizzera e della stessa Slovenia.
Insieme, appunto, alla complicazione c’è da rilevare il fatto che il nostro è un sistema fiscale fra i più pesanti fra i Paesi sviluppati, se non il più pesante, e sicuramente è il più elevato in Europa. In questo senso, si parla molto di lotta all'evasione, ma vorrei ricordare in questo contesto che il principale strumento per combattere l'evasione fiscale è proprio quello di abbassare un'eccessiva pressione fiscale. Se non arriviamo a questo, tutti gli altri mezzi da noi escogitati si rivelano necessariamente poco efficaci.
Soprattutto, poi, salta in evidenza la pesantezza del nostro sistema fiscale e dei nostri tributi, se si contrappongono al livello dei nostri servizi che, obiettivamente, non è congruente a questo livello di tassazione. In questo senso il dispositivo interviene ed è apprezzabile che lo faccia, all'articolo 4, dove si prevede che tutte le risorse o una parte di risorse cospicua che deriva dalla lotta all'evasione fiscale sia destinata proprio alla diminuzione della pressione fiscale.
Importante è anche il capitolo che riguarda l'abuso di diritto, la cui mancata disciplina lasciava il contribuente in un regime capestro, con degli strumenti obiettivamente sproporzionati in mano all'autorità finanziaria e che mettevano il contribuente in una situazione assolutamente soccombente anche dal punto di vista psicologico e non solo della tutela giurisdizionale. E questo era particolarmente vero soprattutto nelle operazioni di straordinaria amministrazione. Auspichiamo in questo senso che il Governo agisca e legiferi in modo chiaro, facendo delle norme facilmente interpretabili e che non lascino adito a dubbi.
Come è stato già detto dal relatore, è molto importante l'intervento sul processo tributario. Vorrei solo aggiungere che è chiaro a chiunque si sia imbattuto nel nostro processo tributario ed è evidente a Pag. 70tutti la sperequazione che c’è soprattutto al primo grado, che va a danno del contribuente. Sottolineiamo anche l'importante intervento sull'attività conoscitiva che viene rimarcata sull'evasione fiscale, che la delega tende a rafforzare. Si spera in questo modo di evitare i balletti di numeri sull'evasione fiscale, che vengono troppo spesso utilizzati in modo strumentale, in termini di propaganda politica, e che mettono all'indice ora uno ora l'altro settore, soprattutto quelli che riguardano i piccoli artigiani e i commercianti, senza avere una base numerica di riscontro effettiva.
Sul catasto che, insieme ai giochi, è la parte più consistente della delega, vogliamo ribadire che la riforma è forse la più urgente per evitare quelle vere e proprie ingiustizie che vengono divaricate da ogni intervento sull'imposizione immobiliare, quando questa aumenta nei suoi moltiplicatori e nelle sue aliquote, facendo riferimento ad una base che, obiettivamente, non è corretta.
PRESIDENTE. Onorevole Busin, dovrebbe concludere. Il suo gruppo le ha assegnato cinque minuti, lei ha parlato per sei.
FILIPPO BUSIN. Sì, concludo. Mezzo minuto e concludo.
PRESIDENTE. È un'autolimitazione del suo gruppo. Prego.
FILIPPO BUSIN. La posizione della Lega in questo senso, per quanto riguarda, poi, i giochi è favorevole a tutto quello che norma, regolarizza e disciplina la diffusione del gioco d'azzardo che, come sappiamo, molto spesso si trasforma in una vera e propria piaga sociale.
Volevo anch'io apprezzare il metodo con cui si arriverà all'approvazione imminente di questa delega fiscale, perché è così che io, essendo alla prima esperienza, mi aspettavo che dovesse procedere il Parlamento: cioè, con una discussione aperta e nel vero interesse del Paese. Mi auguro che questo contribuisca – è l'augurio, credo, di tutti – a generare la fiducia e la lealtà fiscale da parte dei contribuenti e dei cittadini italiani verso un sistema che dovrebbe, e ancora non è, essere più equo, trasparente e orientato alla crescita (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Binetti. Ne ha facoltà, per dieci minuti.
PAOLA BINETTI. Grazie Presidente, grazie signor ministro e grazie ai colleghi presenti. L'intervento che voglio svolgere su questo disegno di legge è concentrato sull'articolo 14 e mi piacerebbe intitolarlo: «A che gioco intende giocare il nuovo Governo quando si occupa di gioco d'azzardo ?». Questo perché la pressione fiscale che si intende regolare in qualche modo intervenendo sul gioco d'azzardo ha una sorta di intrinseca ambiguità. Dall'azzardo, infatti, ricaviamo ingenti risorse, così importanti che potremmo sintetizzarle in poche battute: mentre si viaggia con disinvoltura verso il nuovo record di consumo del gioco d'azzardo di 100 miliardi nel 2012 ed il primo semestre del 2013 ci offre conferme con i 49 miliardi già toccati, tuttavia la quota riservata alle entrate si aggira poco al di sotto di 9,2 punti percentuali.
Il paradosso è questo: il consumo del gioco d'azzardo aumenta, mentre le entrate erariali diminuiscono. È evidente che la discesa delle entrate erariali dalla macchina del gioco d'azzardo, mentre il consumo all'opposto si incrementa, crea uno spread all'inverso, dove la quota riservata allo Stato può creare sostanzialmente una situazione di rischio: espandere l'offerta di gioco per poter mantenere l'entrata erariale con l'argomento che questo gettito fiscale possa di fatto servire ad affrontare molti temi che riguardano le necessità ed i servizi dello Stato, ma con il conseguente rischio, da noi paventato maggiormente, che il gioco si converta contemporaneamente in un rischio ed un pericolo a causa dell'aumento della dipendenza dal gioco d'azzardo.Pag. 71
Rispetto al Ministero dell'economia noi ci troviamo nella logica tipica di chi lavora e si muove nell'ottica del Ministero della salute e che, quindi, considera il gioco d'azzardo come una fonte potenziale di rischio per i cittadini e guarda con grande sospetto all'espansione dell'offerta. Sappiamo perfettamente che, quando nel 2003 il gioco d'azzardo ha trovato spazio per la prima volta nella legge finanziaria, è stato proprio per sottrarlo al rischio che allora sembrava più consistente: ovvero il gioco d'azzardo illegale. Abbiamo assistito ad una crescita costante e continua di tipologia di giochi, sino ad arrivare nel 2009, ai tempi del terremoto del L'Aquila, ad un'offerta nobilitante del gioco d'azzardo. Sembrava che noi dovessimo estrarre dal gioco d'azzardo le risorse economiche necessarie per la ricostruzione dell'Abruzzo.
In realtà, in seguito questa fonte di espansione del gioco è andata crescendo sempre di più, sino a raggiungere modi che anche per lo Stato, io credo, risultino difficilmente controllabili, come accade con il gioco on line che può essere gestito da realtà esterne all'Italia e, da questo punto di vista, non garantire neanche il gettito fiscale che ci si potrebbe attendere.
Sotto questo punto di vista sembra quasi che mano a mano che si crea questo spread tra l'offerta di gioco ed il gettito erariale positivo vi sia una rincorsa progressiva ad un'informazione sempre più capillare, quella che noi consideriamo una sorta di spregiudicata operazione di marketing che promette ciò che non può mantenere, che illude raccontando le poche storie andate a buon fine e che certo non si potranno ripetere, senza mai ricordare invece le storie che hanno avuto un esito positivo rappresentano in realtà una goccia in un mare di persone che hanno lasciato molti e molti milioni di euro.
Ci risulta che il risparmio privato degli italiani in questi tempi di crisi si sia assottigliato significativamente anche a causa del gioco d'azzardo. Come se il giocare potesse offrire ai cittadini quell'elemento di speranza che porta a dire: meglio spendere oggi nella speranza di ottenere di più, piuttosto che conservare oggi nella previsione di un rischio futuro.
È vero che la giustificazione che si offre in questo senso è anche il fatto che nel settore dell'azzardo siano occupate oltre 65 mila persone, ma non ci sembra sempre una giustificazione sufficiente se questo significa creare le condizioni di rischio di quella che è stata considerata una sorta di pandemia del terzo millennio. Per questo noi davanti ai rischi che i soggetti vadano incontro ad una patologia che definiamo dipendenza grave dal gioco d'azzardo (il famoso GAP) insistiamo da tempo perché l'inserimento della dipendenza grave da gioco d'azzardo nei Livelli essenziali di assistenza sia adeguatamente coperto: sia adeguatamente coperto con quel fondo, a cui probabilmente fa riferimento la proposta di legge, con una modifica che è venuta direttamente dal Senato; ma a noi ci preoccupa l'idea che questo fondo debba essere rinegoziato con la legge finanziaria ogni anno, e che nella negoziazione di questo fondo ci possa essere la costante e continua tentazione che, da un lato, il Ministero dell'economia e delle finanze amplifichi la sua offerta e, dall'altro, il Ministero della salute debba soffrire sulla sua pelle le conseguenze negative di tutto questo.
C’è anche un altro punto nella proposta di legge che desta perplessità in tutti noi, ed è proprio nel punto che fa riferimento ai minori, laddove nel riferimento ai minori si è tolto quello che noi consideravamo un avverbio, «sempre». Quindi noi consideravamo che la pubblicità attraverso la televisione, che la pubblicità attraverso il sistema radio dovesse essere costantemente mantenuta con una soglia molto, molto bassa, ripensando alla platea universale dei giocatori, pensando che le fasce a rischio non sono solo i minori, ma che le fasce a rischio sono spesso anche i pensionati, le fasce a rischio sono gli anziani, e studi hanno dimostrato recentemente che tra le fasce a rischio ci sono anche i disoccupati, quindi le fasce a rischio possono abbracciare l'intera popolazione.Pag. 72
L'emendamento che è stato introdotto al Senato invece ricolloca la necessità di controllare la pubblicità esclusivamente a quello che è la fascia dei minori. Vorrei però fare presente una cosa: i minori oggi, il minore che potenzialmente può giocare d'azzardo, non è il minore che guarda la radio YoYo, o che guarda questo di tipo di trasmissione; è il minore che in realtà guarda la televisione tout court, esattamente come i maggiori, come tutti quanti gli altri. Quindi l'idea di una tutela in fasce riservate ai minori, laddove questi minori sono potenziali giocatori d'azzardo, ci sembra direi decisamente ambigua; e non vorremmo che significasse in realtà un abbassamento della tutela complessiva di quello che dovrebbe essere, invece, un punto importante per noi, per tutelare anche da questo punto di vista una sorta di tutela del benessere familiare e non soltanto poi del benessere individuale.
Quando, a partire dai primi anni Novanta, il Parlamento decise di legalizzare il mercato del gioco d'azzardo, non si può negare che le sue scelte fossero sostenute dalle migliori intenzioni; ma l'offerta istituzionale di nuove occasioni di gioco avrebbe dovuto contrastare quel monopolio illegale che era venuto a consolidarsi in una logica proibizionistica. La crescita del gioco legale avrebbe dovuto far uscire l'azzardo dalla clandestinità, favorendo non solo la riduzione di fenomeni di delinquenza ad esso connessi, l'infiltrazione mafiosa, la microcriminalità, l'usura, ma anche l'emersione di attività economiche produttrici di redditività imponibili, tali da indirizzare prevalentemente verso finalità di solidarietà nazionale, culturale e di ricerca. Ecco però, ci troviamo oggi davanti a nuovi rischi, che non erano quelli previsti a suo tempo dal legislatore. Il legislatore, mentre aveva questa intenzione buona, di sottrarre il gioco dall'illegalità e di investirlo verso attività che avrebbero potuto esprimere la solidarietà nel Paese, di fatto oggi si trova a doversi confrontare con una nuova emergenza; e la nuova emergenza è rappresentata proprio dal rischio del gioco d'azzardo patologico.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PAOLA BINETTI. Quindi io concludo augurandomi però che con la stessa velocità con cui abbiamo preso in considerazione questa proposta di legge, con la stessa intensità con cui stiamo in questo momento incalzando anche il Parlamento, perché dopo avere accantonato il «salva-Roma» si faccia carico di questa importante proposta di legge, in questa prospettiva mi auguro che con la stessa intensità, con la stessa velocità, con la stessa condivisione ci si faccia carico anche dell'altro disegno di legge, quello che ha come obiettivo specifico la tutela del giocatore affetto da dipendenza. E in questo senso, per noi significa restituire anche al Ministero della salute, cioè a quel diritto alla salute che è proprio di ogni cittadino, un ruolo anche prioritario e tale da orientare le scelte del Ministero dell'economia e delle finanze, senza doversi accontentare delle briciole che, dopo aver in qualche modo spremuto i potenziali giocatori, li lascia un po’ a fare i conti con quello che resta della propria malattia e con quello che resta del proprio impoverimento personale, familiare e sociale (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Sandra Savino. Ne ha facoltà per dieci minuti.
SANDRA SAVINO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, Ministro, onorevoli colleghi, dopo l'ennesimo provvedimento d'urgenza diventato un decreto-legge omnibus e a seguito dei numerosi profili di criticità emersi nel corso dell'esame in Assemblea che hanno costretto il Governo a ritirarlo, giunge oggi all'esame dell'Aula, con soddisfazione devo dire, una proposta di legge che contiene una serie di rilevanti disposizioni finalizzate ad una complessiva revisione del sistema fiscale attraverso lo strumento della delega legislativa.
Si tratta di un provvedimento la cui esigenza era stata già avvertita nel corso della precedente legislatura durante la Pag. 73quale l'iniziativa governativa giunse ad una fase avanzata dell'iter senza peraltro arrivare ad approvazione a causa dell'interruzione della legislatura. Un disegno di legge composto da 16 articoli che individua, in questa fase di difficile composizione delle decisioni in merito alla politica tributaria, importanti strategie che ispirano la necessità di equità, trasparenza ed efficienza che devono caratterizzare un sistema fiscale organico e orientato alla crescita economica.
La riforma in questione è inquadrata nella necessità di correggere alcuni aspetti critici del sistema fiscale italiano individuando obiettivi di rilievo come: una maggiore certezza del sistema stesso; l'esigenza di un migliore rapporto con i contribuenti; il contrasto ai fenomeni legati all'evasione, all'elusione e all'erosione fiscale; la revisione del catasto dei fabbricati e la fiscalità ambientale.
Il provvedimento, risultante dall'approvazione di un testo unificato da parte della Camera, modificato recentemente dal Senato, giunge all'esame nella definitiva terza lettura con alcune limitate modifiche rispetto al testo approvato lo scorso settembre, rispettando sostanzialmente l'impostazione adottata dalla Camera.
Si interviene, pertanto, attraverso i principi generali e i criteri direttivi di delega nonché le procedure di esercizio della stessa in cui emerge un elemento di fondo: la delega esclude dichiaratamente interventi sull'imposta sul reddito delle persone fisiche nella prospettiva di una riduzione delle aliquote o di una revisione degli scaglioni.
Pertanto, in linea generale, il testo esaminato in Commissione finanze e successivamente dall'Assemblea, durante i mesi precedenti, in uno spirito di grandi convergenze di merito e con una partecipazione costruttiva importante e anche con un sostegno esterno, non persegue a mio avviso l'obiettivo di disegnare un'organica riforma del sistema generale di tassazione, quanto di innovare aspetti importanti e sensibili dell'intero sistema tributario fiscale, inteso come strumento finalizzato alla crescita economica.
In linea generale, il provvedimento all'esame riguarda: la revisione del catasto dei fabbricati nonché norme in materia di evasione ed erosione fiscale; la disciplina dell'abuso del diritto e dell'elusione fiscale; norme in materia di tutoraggio; semplificazione fiscale e revisione del sistema sanzionatorio; la revisione del contenzioso e della riscossione degli enti locali; la delega per la revisione dell'imposizione sui redditi di impresa e la previsione di regimi forfettari per i contribuenti di minore dimensione nonché la razionalizzazione della determinazione del reddito dell'impresa ed imposte indirette in materia di giochi pubblici; la delega ad introdurre nuove forme di fiscalità ambientale.
Gli elementi fondanti su cui si basa il disegno di legge di delega fiscale sono riassumibili in quattro finalità, con particolare riferimento alle modifiche sostanziali apportate dal Senato. Con il primo l'obiettivo si intende attribuire una maggiore certezza del sistema tributario. Troppo spesso nel passato cambiamenti frequenti, a volte penetranti, del sistema tributario non solo hanno generato costi aggiuntivi ed adempimenti connessi all'introduzione di nuove norme e nuove procedure – come gli inevitabili dubbi interpretativi e l'insorgere di contenziosi – ma hanno modificato anche le convenienze relative su cui erano basate le decisioni prese in passato e, soprattutto, generato incertezza.
Nella volontà di conferire certezza e stabilità all'ordinamento fiscale in questo provvedimento, si indirizza la ridefinizione dell'abuso del diritto unificata a quella dell'elusione, corredata delle previsioni di adeguate garanzie procedimentali e la revisione delle sanzioni penali e amministrative secondo criteri di proporzionalità rispetto alla gravità dei comportamenti. Aggiungo, il miglior funzionamento del contenzioso attraverso l'accelerazione e lo snellimento dell'arretrato e l'accresciuta efficienza delle Commissioni tributarie.
La seconda finalità del disegno di legge unificato è volta ad un sistema tributario più orientato alla crescita economica. Il perno fondamentale, a mio avviso, è la Pag. 74revisione dell'imposizione sui redditi di impresa, le cui nuove regole saranno riviste in un'ottica di semplificazione e di razionalizzazione orientata a migliorare la certezza e la stabilità del sistema e la sua neutralità rispetto alle scelte dei contribuenti.
La terza finalità è volta al rafforzamento, all'interno del sistema tributario nazionale, di alcuni obiettivi di equità molto rilevanti. Un contributo importante all'equità è costituito dalla revisione del catasto dei fabbricati, che correggerà le sperequazioni insite nelle attuali rendite. La revisione del catasto chiederà tuttavia qualche anno per il suo completamento e non dovrà comportare aumenti di prelievo. Le maggiori rendite saranno compensate in tutte le imposte in cui esse incidono da parallele e compensative riduzioni di aliquota.
La determinazione del valore catastale attraverso l'utilizzo del metro quadrato come unità di consistenza in luogo del numero di vani e coinvolgendo necessariamente i comuni nel processo di revisione delle rendite, consentirà di produrre effetti positivi sull'equità e sulla neutralità del sistema fiscale. A tali disposizioni si affianca la riformulazione della previsione di un regime fiscale agevolato per la messa in sicurezza degli immobili, che il Senato ha rivisto nel senso di prevedere, come detto, un regime agevolato per la realizzazione di opere di adeguamento degli immobili alla normativa in materia di sicurezza e di riqualificazione energetica e architettonica.
La revisione del catasto era una misura attesa da anni, sia dai cittadini contribuenti che dagli operatori del settore. Aggiungo ancora come, al fine di consentire la realizzazione di tale importante riforma catastale, la legge di stabilità per il 2014 ha autorizzato la spesa di 5 milioni di euro per il 2014 e di 40 per ciascuno degli anni dal 2015 al 2019.
Il quarto è un obiettivo di efficienza e prevede che il Governo, nelle procedure di bilancio, disponga annualmente il rapporto sulle spese fiscali che consenta un confronto con i programmi di spesa di analoga natura, eventualmente anche qui avvalendosi di una commissione di esperti. Il disegno di legge delega prevede, inoltre, l'introduzione di nuove forme di prelievo finalizzate a preservare e garantire l'equilibrio ambientale – green tax – assicurando la compatibilità delle politiche fiscali con lo sviluppo sostenibile.
Dalla fiscalità ambientale, coordinata con la revisione della direttiva europea sulla tassazione dei prodotti energetici, potrà derivare un duplice effetto positivo sia ambientale, finalizzato alla riduzione delle emissioni nocive, che fiscale, in ordine alla destinazione del gettito delle imposte ambientali che sarà indirizzato in via prioritaria al finanziamento del sistema di incentivazioni delle fonti di energia rinnovabile, e ciò consentirà anche una più equa distribuzione del carico tributario.
Secondo le modifiche introdotte al Senato, la tassazione sulla fiscalità ambientale è finalizzata a orientare il mercato verso modi di consumo e produzione sostenibile. Occorre tuttavia rilevare come, al fine del coordinamento con le norme comunitarie, l'entrata in vigore delle disposizioni attuative della tassazione ambientale saranno condizionate dal recepimento delle direttive europee.
Il testo affronta un ulteriore profilo relativo alla tassazione dei giochi: il sistema della regolamentazione dei giochi rappresenta elemento importante di funzionamento dell'amministrazione finanziaria. Occorre tuttavia ribadire come è necessario affrontare questa materia in modo più ampio considerando la complessità dell'impatto sociale, in quanto il fenomeno dei giochi si è propagato in modo disordinato e anche molto pericoloso. Pertanto è necessario che gli interessi erariali siano tutelati con una riforma complessiva dei sistemi di payout e dei sistemi di tassazione, quindi del prelievo erariale unico, con l'obiettivo di concentrare il sistema delle giocate.
La modifica introdotta dal Senato, che interviene sia attraverso l'istituzione di Pag. 75un Fondo anti-ludopatia alimentato attraverso modifiche mirate alla disciplina fiscale dei giochi ovvero al PREU, sia attraverso il divieto di pubblicità in radio e in TV, nel rispetto della tutela dei minori, dei giochi che prevedono vincite in denaro che possono indurre a comportamenti compulsivi, ritengo vada nella giusta direzione.
Infine si dispone il rilancio del settore ippico, anche attraverso l'istituzione della Lega ippica italiana, con funzioni fra l'altro di organizzazione degli eventi ippici, controllo di primo livello sulla regolarità delle corse, ripartizione e rendicontazione del Fondo per lo sviluppo e la promozione del settore ippico. Il Fondo è alimentato mediante quote versate dagli iscritti alla Lega nonché mediante quote della raccolta delle scommesse ippiche, del gettito derivante dalle scommesse su eventi ippici virtuali e dai giochi pubblici raccolti all'interno degli ippodromi, attraverso la cessione dei diritti televisivi sugli eventi ippici nonché di eventuali contributi erariali straordinari decrescenti fino all'anno 2017. In tale ambito il Senato ha specificato che il concorso statale all'istituzione e al funzionamento della Lega ippica è definito in modo tale da assicurare la neutralità finanziaria a valere su quota parte del Fondo di dotazione per lo sviluppo e la promozione del settore ippico.
In definitiva, onorevoli colleghi, signor Ministro, la proposta di legge costituisce il primo provvedimento di origine parlamentare che in questo inizio di legislatura ha la concreta possibilità di essere approvato in via definitiva.
Anche grazie all'ottimo lavoro svolto dal presidente della Commissione finanze, nonché presentatore del provvedimento, il collega Capezzone, che ha contribuito attraverso una sua proposta a definire il testo unificato, essa costituisce un impianto che delinea un rapporto fisco- contribuente che, come nel titolo del nostro disegno di legge, è orientato alla crescita e intraprende la direzione dell'equità e della trasparenza.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Lavagno, che avrebbe 5 minuti secondo il suo gruppo. Si regoli. Ne ha facoltà.
FABIO LAVAGNO. Signor Presidente, Ministro Padoan, Presidente, mi consenta di unirmi ai benvenuti fatti precedentemente dalla Presidenza al Ministro Padoan. Guardi, non è un benvenuto, ma è un augurio solo di natura formale per il breve intervento che abbiamo avuto modo di ascoltare qui in Aula, piuttosto che questa mattina in Commissione. Abbiamo apprezzato una competenza e una volontà di intervenire e di confrontarsi, a cui non eravamo abituati nei mesi precedenti.
Quindi, fuori dalla formalità, questo era necessario dirlo, così come fuori dalla formalità è necessario riconoscere l'importanza di questo provvedimento, non solo perché è il primo provvedimento di iniziativa parlamentare di questa legislatura che vede la luce, ma per come è stato incentrato nella discussione, nella modalità, nell'elaborazione, nel confronto, sino ad un prodotto finale attraverso il lavoro svolto da tutti i gruppi, come ricordato, nelle varie fasi e in particolare nel lavoro di Commissione.
Ebbene, tuttavia noi abbiamo alcuni rammarichi rispetto a questo provvedimento: i voti, rispetto alla prima lettura piuttosto che all'ultima votazione in Commissione, in questo ramo del Parlamento, sono stati di astensione e sono più voti di astensione motivati soprattutto dal rammarico di ciò che avremmo ambito che questo provvedimento fosse, non tanto sulla bontà o meno del provvedimento in sé.
Noi avremmo voluto un provvedimento che mettesse realmente mano agli intenti che stanno nel titolo del provvedimento, quindi equità e crescita, attraverso un ridisegno vero e reale del sistema fiscale italiano e non semplicemente una delega che definimmo in bianco ad un Governo – noi, in qualche modo, dicevamo che questo provvedimento rischia di sopravvivere al Governo e ne abbiamo avuto in qualche modo ragione dopo il voto di fiducia di ieri Pag. 76– quindi, con tutte le perplessità che una delega in bianco lascia, senza aver dato paletti, ma dato dei paletti generali, che impongono al Governo di fare uscire questo provvedimento da una trattazione che interessa agli addetti ai lavori, ai tributaristi, ai lettori di giornali economici, agli economisti e che invece incide molto sulla vita delle famiglie italiane, in un momento di crisi economica.
È questo che il Governo è chiamato a fare oltre al doveroso ringraziamento che ci viene fatto per uno strumento che di per sé in questo caso, essendo uno strumento, è fondamentalmente neutro.
Avremmo voluto quindi un maggiore coraggio, un maggiore coraggio che ridefinisse – come dicevo – in pieno il sistema tributario e fiscale italiano, sapendo che il problema in questo momento storico è la redistribuzione della ricchezza. Quindi avremmo voluto mettere mano e non delegare il Governo a mettere mano alla selva delle detrazioni, alle curve dell'addizionale IRPEF, a strumenti che effettivamente garantissero il potere d'acquisto degli italiane e l'equità fiscale e la sua progressività, così come la nostra Costituzione ci richiama, in un disegno veramente di redistribuzione della ricchezza.
Ministro, lei ci ha detto giustamente che è importante garantire stabilità e certezza del sistema fiscale. Ebbene, vorremmo che si invertisse la tendenza rispetto al Governo precedente che si è astenuto fondamentalmente dalla stessa maggioranza, laddove la stabilità non c’è stata – si guardi al caso IMU – e dove la certezza è stata spesso garantita dallo spostare la tassazione dalle rendite finanziarie o immobiliari in quel caso a una tassazione sul consumo. Non vorremmo ritrovarci nella complessità di beghe all'interno della maggioranza, che vengono e colpiscono in maniera non equa il sistema fiscale italiano.
È altresì vero anche che il tema della semplificazione è un tema ineludibile a questo punto. La delega fiscale lo pone al centro, pone al centro la semplificazione come tema del quale non si può più fare a meno se si vuole in qualche modo rilanciare l'economia. Ormai è detto e riconosciuto da qualsiasi osservatore nazionale o internazionale che il peso della burocrazia italiana è un peso e un costo forte per cittadini e per le imprese e sappiamo che cittadini e imprese, già gravati da una pressione fiscale enorme in questo Paese, non possono più sopportare questo tema. Ma la semplificazione di per sé non risolve i problemi dell'Italia e vorremmo sentire parole ben chiare rispetto al tema dell'evasione.
Due temi – e vado a concludere – che esulano dalla neutralità generale della delega fiscale sono, come già ricordato, il tema del catasto, tema la cui revisione era, anche questa, in termini di tempistiche ineludibile, che creava ingiustizie, sperequazioni diffuse sul territorio, e quello sui giochi d'azzardo.
Credo che anche la fiscalità ambientale abbia un certo rilievo e che noi dobbiamo fare molta, molta attenzione che questa fiscalità ambientale non solo abbia un carattere di novità per come viene presentata nella delega fiscale, ma sia effettivamente coordinata in ambito europeo, perché altrimenti andrebbe a essere non solo una buona intuizione, ma un'occasione sprecata.
Ripeto, avremmo preferito che vi fosse stato un ridisegno complessivo delle complessità del fisco italiano e non solo e, invece, vediamo che questa indeterminatezza rischia di procrastinarsi. Questa inevitabilmente non è una sfida ma un'apertura, neanche di credito ma un'apertura per vedere le carte di ciò che il Governo, per come è stato dichiarato dal Presidente del Consiglio, vorrà fare sul tema del fisco a partire dai prossimi mesi.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Alessandro Pagano. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PAGANO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, non più tardi di 24 ore fa, in sede di replica al dibattito sulle dichiarazioni programmatiche del Governo, il Presidente del Consiglio Renzi ha dichiarato, parola Pag. 77più parola meno, che la riforma fiscale ha un senso solo se si abbassano le tasse e se è comprensibile ai cittadini. Questa seconda caratteristica, in particolare, fa evidentemente riferimento alle semplificazioni delle norme fiscali e ai costi burocratici a essi connessi.
Le caratteristiche di una possibile riforma fiscale, sulle cui caratteristiche il nostro partito integralmente acconsente, in talune parti non collimano, però, con quelle che sono contenute nel disegno di legge di riforma fiscale in corso di esame alla Camera. È un testo che – attenzione, signor Ministro – è stato nettamente migliorato rispetto all'impostazione precedente del Governo Monti, ma che tutto sommato, nonostante ci siano stati miglioramenti a cui hanno contribuito tutti i componenti della Commissione, non ci lascia ad oggi ancora tranquilli. Come sappiamo, infatti, il Governo Monti ha operato per mettere in sicurezza i conti del Paese e lo schema della legge delega da lui presentato è stato ben diverso rispetto a quello presentato nella prima metà del 2011 dal Governo Berlusconi. L'intento di Monti, quindi, era quello di massimizzare le entrate – non fu mai nascosto –, adeguarsi alle direttive comunitarie e dell'OCSE e incrementare i controlli fiscali, tanto è vero che l'allora Ministro Grilli disse «che in fondo più che una delega fiscale è una manutenzione dei conti».
Come ho già detto, la Commissione penso che abbia lavorato bene. Sono state rafforzate le garanzie e il contraddittorio fra i cittadini e gli uffici, si è ampliato l'ambito applicativo dell'istituto della rateizzazione dei debiti tributari, si è tenuto conto della situazione di obiettiva difficoltà dei contribuenti, si sono introdotte anche norme per il divieto dell'aumento della pressione fiscale complessiva a carico dei contribuenti, si è rafforzato il principio di esame dei decreti legislativi delegati da parte delle competenti Commissioni parlamentari e poi addirittura in materia di catasto è passato un principio di assoluta civiltà giuridica, che tutela la possibilità di impugnare nel merito e quindi anche rispetto alla congruità le eventuali iniziative distorte da parte degli uffici. Quindi, tutto sommato, insomma, delle cose assolutamente positive ci sono. Però, si comprenderà che, come ho detto in generale, il tutto non ci lascia ancora tranquilli e nella seconda parte del mio intervento a questo arriverò.
Un passaggio che ritengo debba essere evidenziato – e qui faccio mio gran parte dell'intervento dell'onorevole Binetti – riguarda il settore dei giochi.
Un settore che si è evoluto nel corso degli anni in modo disordinato, mai con una legislazione unitaria, spesso con disposizioni in provvedimenti di emergenza. Sono stati introdotti invece in questo caso elementi di riforma, quale è il titolo abilitativo unico o ancora la compartecipazione dei comuni al titolo abilitativo, una piena corresponsabilità dei comuni nella definizione della rete commerciale di vendita, per evitare che le amministrazioni locali abbiano danni rilevanti all'ordine pubblico e che vedano spuntare sul loro territorio come funghi degli esercizi di questo genere, che certamente non rappresentano fonte di tranquillità per il territorio. Inoltre, vi sono norme più stringenti in materia di contrasto alla scarsa trasparenza, di conflitto di interessi e di valutazione dell'onorabilità e del curriculum dei soggetti che dovrebbero gestire, dei concessionari, ma anche di tutti quanti in generale lavorano a valle di queste concessioni. Sempre in materia di giochi vi sono disposizioni per rafforzare l'amministrazione pubblica sia nell'ambito del controllo sia nei contesti in cui esiste la necessità di riordinare il sistema delle concessioni esistenti, con l'obiettivo di attivare, o meglio ancora di arrivare, a concessioni affidate a operatori trasparenti.
Come dicevo, quindi, ci sono dei fatti positivi e certamente questo lo mettiamo in evidenza, però mai come in questo momento, signor Ministro, signor Presidente, riteniamo che l'approvazione degli ordini del giorno, se accolti dal Governo, abbiano una funzione importante, perché certamente consentirebbero l'introduzione di ulteriori criteri di delega. Per questo Pag. 78motivo il Nuovo Centrodestra preannunzia la presentazione di testi volti a specificare ulteriormente alcune parti ed introdurre i contenuti delle dichiarazioni programmatiche del nuovo Governo in un testo che non appartiene certamente a questo Governo, ma su cui c’è una continuità che riteniamo assoluta.
Venendo alle critiche, che ovviamente sono tutte costruttive e che vanno all'interno di un ragionamento recentemente fatto, si registra l'insufficiente specificazione dei numerosi criteri di delega. In materia di catasto si parla di funzioni statistiche non meglio specificate – si è parlato talvolta anche di algoritmi – funzioni per ciascuna delle quali andrebbe chiarito il peso – lo dico tra virgolette – «in altri casi di adeguamento a raccomandazioni comunitarie» o di tenere conto, sempre virgolettato, «delle raccomandazioni degli organismi internazionali», cioè di norme non cogenti, non imperative, non specificate nel dettaglio. Nell'articolo 11 si fa riferimento alla definizione di autonoma organizzazione di lavoro, adeguandola «ai più specifici e consolidati principi desumibili dalla fonte giurisprudenziale», vale a dire che il Parlamento ha rinunciato al suo ruolo di estensore delle leggi e che il Parlamento va appresso a quello che dicono i magistrati, e invece dovrebbe essere il contrario. Ne consegue che il lavoro nelle Commissioni parlamentari che esamineranno i decreti delegati diviene di estrema importanza, in termini di tutela delle aziende, dei cittadini, delle famiglie, rispetto a questa voracità dell'amministrazione fiscale. Qualcuno potrà offendersi riguardo all'uso della parola pretese, ma osservo che quando la tassazione supera di un terzo il reddito prodotto e arriva, come nel caso specifico nostro qui in Italia, al 50 per cento, mi pare di poter dire che l'uso della parola sia perfettamente legittimo.
Perplessità esprimiamo anche circa l'introduzione dell'abuso del diritto. Ripeto: migliorato rispetto all'impalcatura precedente, però ci lascia sempre turbati. Perché quando rimangono in essere situazioni come quelle attuali, non vorremmo che con l'introduzione dell'abuso del diritto in realtà si stia anticipando e avallando quella babele fiscale a cui può ridurci un federalismo fiscale non regolato. Nell'attuale formulazione il concetto di abuso del diritto è talmente esteso – provi a immaginare come era prima, signor Ministro – che consentirà al fisco di dichiarare abuso di diritto anche un affare andato a male nei confronti di una azienda e da qui l'invasione indebita nei confronti dell'azienda stessa.
Ulteriori perplessità vanno espresse sull'articolo 6, che riguarda il tutoraggio fiscale, che può risolversi nell'invadenza del fisco in azienda. Siamo sempre lì. Si prevedono infatti norme di comunicazione e di cooperazione rafforzata che, nell'assenza di una più precisa delimitazione, possono essere anche concepite come obbligatorie e soprattutto non limitate a fatti fiscali. La disposizione deriva da raccomandazioni OCSE – guarda caso – e prevede la conformità di comportamenti aziendali a un sistema di regole stabilite, cioè in sostanza l'applicazione di regole statiche a processi dinamici.
Non a caso, la parola che usa l'OCSE è compliance che significa conformità, ma attenzione, anche assoggettamento. A giudizio del Nuovo Centrodestra la legge n. 212 del 2000 sullo Statuto del contribuente – una legge che, peraltro, fu partorita dal centrosinistra, quindi chi parla non certamente può essere giudicato di parte – è più che sufficiente per regolare i rapporti tra contribuenti e fisco, in quanto garantisce parità, trasparenza ed anche un regime di contraddittorio. Ma noi sappiamo bene, signor Ministro, che lo statuto è tra le leggi più sbeffeggiate di questa Repubblica; la sola norma sull'irretroattività dell'imposizione fiscale è stata violata almeno quaranta volte negli ultimi dodici/quattordici anni. Sono andato un po’ a spanne nel calcolo, ma è sicuro che mi sono avvicinato molto alla realtà.
In materia di catasto osserviamo che la tradizione di approssimare la rendita catastale ai valori medi espressi sul mercato al triennio precedente, così come detta l'articolo 2, comma 1, rischia di trasformarsi Pag. 79in una «patrimonialina» sugli immobili, quindi, ancora una volta, mostriamo preoccupazione.
Quanto all'assimilazione dei redditi relativi ad un imprenditore autonomo – ditta individuale, artigiano, professionista – a quelli di un'impresa, mi riferisco all'articolo 11, si rischia di produrre una doppia imposizione ed anche un'evidente complicazione dovendosi ricorrere ad una separazione netta tra attività d'impresa e personale. L'articolo rischia di produrre un incremento di costi dei soggetti autonomi, in particolare in questa fase in cui artigiani e diritti individuali stanno languendo, stanno morendo. La norma, nata per mettere sotto controllo ai fini fiscali le attività di questi soggetti, va contemperata individuando con precisione, attraverso norme approvate dal Parlamento...
PRESIDENTE. Concluda, deputato Pagano.
ALESSANDRO PAGANO. Mi avvio alle conclusioni, Signor Presidente. Ovvero dai decreti attuativi, quindi successivamente – e qui mi avvio alle conclusioni anche con un invito dalle Commissioni – soglie reddituali di applicazione sufficientemente alte, a tutela dei contribuenti cosiddetti minori. Come avrete capito, noi non possiamo con queste criticità potenziali pensare di affidare al buio – lo dico con rispetto in questo caso – la formulazione dei decreti attuativi che, come anche recenti esperienze negative hanno potuto dimostrare, resterebbero in mano non tanto al Governo, quanto ad una certa «tecnocrazia». Questo, ovviamente, ci turba, ci preoccupa perché non andrebbero a salvaguardare gli interessi legittimi della gente. Ecco perché da qui parte l'invito di un ordine del giorno, assolutamente bipartisan – sicuramente il nostro partito lo presenterà –, in cui chiediamo espressamente che i decreti attuativi debbano essere oggetto di tutoraggio, di accompagnamento da parte della Commissione. Lo dico con grande rispetto, signor Ministro; lei è una persona sensibile, competente, tutti lo sanno, però mai come in questo momento posso assicurare che un lavoro del Parlamento svolto in termini costruttivi, così come ho immaginato nella mia relazione, possa essere di ausilio al Governo stesso e alla nostra agenda che soffre e alle nostre aziende che stanno morendo (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato L'Abbate. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE L'ABBATE. Signor Presidente, gentili colleghe, egregi colleghi, oggi ci tocca cantare l'epitaffio all'ippica italiana. Percepiamo concretamente il cambiamento di verso della vostra politica e del vostro scellerato modo di legiferare. In un provvedimento che delega il Governo a disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita, infatti, il nuovo corso di questa vecchia maggioranza prende il via decretando la morte certa dell'intero comparto ippico. A rimanere in vita è solo il mondo delle scommesse e delle slot machine che, poco o nulla, hanno a che fare con la secolare tradizione italiana dell'ippica ! Ma quale indirizzo vogliamo dare all'ippica italiana ? Vogliamo un mezzo di aggregazione in spazi verdi, contemplati negli ippodromi, in cui si possa ricreare un evento sportivo e di spettacolo, a cui possa partecipare un pubblico esteso anche alle famiglie, dove la scommessa non è la finalità ma, eventualmente, un mezzo che lo accompagna ? O vogliamo un'ippica che si trasforma, attraverso gli ippodromi-casinò, in un settore per lucrare mediante scommesse e giochi extra-ippica ?
Una cosa esclude l'altra e il nuovo corso dei vecchi renziani ha scelto quest'ultima strada: ha scelto di regalare anche l'ippica italiana alle società di scommesse ed al mondo delle slot. E non lo ha fatto discutendone nella Commissione agricoltura, il luogo democratico per eccellenza per questo settore, ma con una postilla ad un provvedimento che nulla ha a che fare con l'ippica, nonostante siano depositate dalla scorsa primavera ben cinque proposte di legge, a cui si è aggiunta recentemente anche quella di SEL.Pag. 80
Dunque, sei proposte di legge parlamentari su cui i componenti della Commissione lavorano da tempo per cercare un'intesa in grado di rilanciare per davvero il settore, vittima di scelte scellerate negli ultimi anni che l'hanno portato dalla ricchezza alla miseria ed alla perdita di posti di lavoro e di reddito per l'Italia intera. In materia di delega fiscale si poteva disporre l'unificazione dei totalizzatori, chiesta da tutto il mondo ippico, e invece no ! Si poteva dare vita al concessionario unico delle scommesse, e invece no ! Si poteva equiparare la tassazione dell'ippica agli altri giochi, e invece no !
Si fossero inserite queste modifiche, avrebbe avuto senso parlare di ippica nella legge delega, ma questa vecchia-nuova maggioranza preferisce cogliere l'occasione per consegnare il mondo dell'ippica definitivamente nelle mani dei soliti amici lobbisti. E come sogniamo il futuro dell'ippica ? Cambiamo verso ? Ci sarà Renzi, cambieranno i modi di legiferare, penserà l'uomo della strada. E invece no ! Invece, si sogna un comparto che è natura, tradizione, spettacolo, divertimento, passione, a cui, però, non debba prendere parte più alcun bambino.
Con l'ingresso di slot machine, videolottery e altre tipologie di giochi e scommesse, che nulla c'entrano con l'ippica, ai minori, per legge, sono vietati questi luoghi, e quindi sarà esclusa ai più piccoli la possibilità di ingresso negli ippodromi. Insegniamo ai bambini ad amare la natura, gli animali, uno spettacolo sano e fatto di sacrifici ? No, insegniamogli a scommettere, a puntare la loro paghetta o i loro risparmi futuri. Questa è l'educazione che diamo loro con le leggi che si approvano in questo Parlamento, e non con gli show nelle scuole, buoni solo per una politica dell'apparire, per un teatrino a cui Renzi non aggiunge nulla di nuovo. Abbiamo già visto tutto ciò con mister B: non vediamo il nuovo neppure nelle prese per i fondelli, che rimangono le medesime.
L'ippica italiana ha una sua cultura, una sua storia documentabile, che voi, oggi, state condannando a morte. Una storia che verte sulla centralità dell'allevamento del cavallo da corsa, che, nonostante tutti i vostri sforzi per affossarlo, rimane un'eccellenza che ci distingue nel mondo. Un comparto che, direttamente e per indotto, sino al 2011, aveva creato una voce in spazio occupazionale di notevole fattura, come lo stesso censimento dell'allora UNIRE dimostra nero su bianco.
Una storia che verte sul proprietario del cavallo da corsa, spinto da una sana e pura passione che fa dell'ippica uno sport. Una storia che verte sull'allenatore di cavalli. Tre figure – allevatori, proprietari e allenatori – che sono le sole a fare impresa nell'ippica, immettendo le proprie finanze ed il proprio lavoro giornaliero. Tre figure che, in sinergia, producono tutto ciò che rende l'ippica uno sport: le corse di cavalli, che, solo di conseguenza, divengono scommesse. Gli ippodromi, la casa dei cavalli, non delle slot machine e delle videolottery, sono il teatro in cui tale sport si svolge, nulla di più !
Offrono un servizio, un fondamentale servizio, che viene riconosciuto, difatti, a monte, attraverso il riconoscimento di convenzioni da parte delle istituzioni pubbliche. E molti degli stessi ippodromi – quelli che davvero vogliono continuare a lavorare con l'ippica – neppure vogliono questa trasformazione in casinò. Non serve un genio per capire che lo scopo di questa delega, così come è redatta, è quello di creare vere e proprie bische (ai più piace il termine casinò), che con l'ippica non hanno alcun punto di contatto.
Non serve un genio per capire che tale escamotage aggira la legge dello Stato che vieta l'apertura dei casinò sul territorio nazionale. Non ci vuole un genio per capire che l'ippica è una tradizione secolare, e non uno strumento con cui creare nuovi ludopatici compulsivi ossessivi, magari stipandoli in ippodromi mascherati, lontani da occhi indiscreti, dove possono, in tutta renziana tranquillità, rovinarsi economicamente.
Tanto, la ludopatia costa alle casse dello Stato appena tre miliardi l'anno: cosa volete che sia ! L'ippica, nella sua cultura e nella sua storia, è una cosa seria; Pag. 81anzi, era una cosa seria, prima del vostro avvento da avvoltoi. Quest'epitaffio ve lo canterete da soli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Sabrina Capozzolo. Ne ha facoltà.
SABRINA CAPOZZOLO. Signora Presidente ed onorevoli colleghi, il testo in esame disciplina la procedura per la revisione dell'intero sistema fiscale del nostro Paese con l'obiettivo di renderlo più equo. Una riforma che oggi sta per essere portata a compimento, ma che è il risultato di un lungo lavoro.
Agli albori della nostra Repubblica, fu approvata la legge n. 25 dell'11 gennaio 1951, detta anche della «Perequazione tributaria», tesa ad assicurare l'equità della pressione fiscale e fortemente voluta dall'allora Ministro delle finanze. Per passare ai primi anni Settanta, quando i due Ministri finanziari Luigi Preti e Bruno Visentini fecero approvare la legge n. 825 del 9 ottobre 1971, che delegava il Governo ad emanare disposizioni per la «riforma del sistema tributario secondo i principi costituzionali del concorso di ognuno in ragione della propria capacità contributiva e della progressività».
Ma la svolta arrivò nel luglio del 2000, quando il legislatore prese coscienza che fisco e contribuenti dovevano camminare sulla stessa strada e non contrapporsi. Fu così approvata la legge n. 212 del 27 luglio 2000, che istituì lo «Statuto dei diritti del contribuente», attraverso cui ogni cittadino è passato, da inerte destinatario dell'azione dell'amministrazione fiscale, ad interlocutore alla pari, titolare di diritti riconosciuti e tutelati, primi fra tutti quelli all'informazione e alla conoscenza, tracciando la strada da seguire per improntare un corretto, imparziale e trasparente rapporto con il fisco a cui noi stiamo dando compimento. Uno tra tutti, l'articolo 5, riguardante «Informazione del contribuente», definendola necessaria per assicurare in materia fiscale la conoscenza delle leggi e della documentazione amministrativa collegata.
È innegabile che il compito che il Governo dovrà assolvere da oggi nell'emanazione dei decreti attuativi sarà difficile e faticoso ma non è certo irraggiungibile.
Con l'articolo 2 del testo in esame si concretizza l'esigenza e l'urgenza di una riforma del catasto, con l'obiettivo di individuare gli immobili non censiti o che non rispettano la reale destinazione d'uso o categoria catastale prevista, per rendere più corretto e più equo il prelievo sugli immobili.
In particolare, la delega fiscale tra i criteri direttivi da applicare per la determinazione del valore catastale degli immobili indica la definizione degli ambiti territoriali del mercato, nonché la determinazione del valore patrimoniale utilizzando il metro quadrato come unita` di consistenza in luogo del numero dei vani. Il coinvolgimento dei comuni in tale processo sarà fondamentale, soprattutto per assoggettare a tassazione gli immobili non censiti.
L'articolo 7, invece, assicura ai contribuenti la necessaria trasparenza e la chiarezza delle norme tributarie, che sono il tratto distintivo di un sistema tributario retto dall'irrinunciabile principio di giustizia sociale, che per i cittadini è sinonimo di onestà e legalità.
È per questo anzitutto una questione di approccio culturale che deve pensare al sistema fiscale non come ad un oppressore, ma un sistema necessario per poter attuare pienamente l'articolo 53 della nostra Costituzione, che enuncia: «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva». In quest'ottica, il legislatore deve per logica modificare l'attuale approccio al prelievo fiscale, prendendo le distanze da una finanza d'emergenza e iniziare a concepire il prelievo fiscale come strumento di politica economica.
È inoltre importante alleggerire l'amministrazione tributaria in un'ottica di economicità del sistema, di lealtà e buona fede. In particolare l'Agenzia delle entrate, nella sua mission, deve: avere rapporti con i contribuenti, fornendo informazioni ed assistenza; eseguire controlli, accertando Pag. 82errori e evasioni; riscuotere tributi e svolgere attività di contenzioso tributario. Sulla base di tutte queste funzioni è oltremodo necessario rivedere, in un'ottica di semplificazione e correttezza, ognuna di queste attività, dalla verifica, all'accertamento, alla riscossione e al contenzioso.
La proposta di legge si conclude con una norma programmatica, ai sensi della quale la revisione del sistema fiscale persegue l'obiettivo della riduzione della pressione tributaria sui contribuenti.
L'approvazione di questa delega, quindi, rappresenta l'inizio di un cammino diverso, non solo normativo e burocratico, ma anche culturale, poiché i cittadini oggi più che mai hanno bisogno di sentirsi tutelati dallo Stato e non danneggiati.
La lotta all'evasione, un sistema fiscale equo, la reale individuazione della diversa capacità contributiva dei cittadini sono fondamentali per ripristinare un giusto rapporto tra contribuenti e fisco, ed è per questo che questa proposta di legge va nella direzione giusta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, abbiamo già avuto modo, in una prima lettura alla Camera, di occuparci di questa proposta di legge che prevede, appunto, la delega al Governo per la revisione fiscale e relative procedure. Stavo parlando con un mio collega relativamente al principio stabilito dagli articoli 3 e 53 della Costituzione in quanto è possibile delegare e adottare, attraverso decreti legislativi, questo tipo di attività. In particolare, vorrei soffermarmi sull'articolo 14 perché, sia ben chiaro, presenta una contraddizione irriducibile per il cittadino italiano. Con questo articolo 14 di fatto si dà delega al Governo di – cito le loro stesse parole – armonizzare tutto il sistema legato agli aggi e ai tributi in materia di gioco d'azzardo.
Ebbene, io e molti nostri colleghi abbiamo avuto modo di vedere questo sistema, in particolare alcune leggi che sono qui ben citate e che verranno praticamente riordinate. Infatti, in questo momento si è creata una situazione in cui la terza impresa dello Stato, il settore del gioco d'azzardo, trae praticamente un gettito erariale del 10 per cento (sono ancora dati del 2012, non ho a disposizione quelli del 2013) rispetto a un raccolto di 88,6 miliardi di euro. Questo significa che di fatto trae circa 9 miliardi di euro. Questa contraddizione irriducibile di cui parlavo prima è perché, attraverso tutta una serie di decreti direttoriali dell'AAMS, quindi sotto totale controllo del Ministero dell'economia e delle finanze, e attraverso diverse modifiche fatte nel tempo, abbiamo avuto modo di vedere come poi sia stato possibile legare la pubblicità a un sistema di incentivazione dell'offerta. Qualsiasi cittadino italiano, perché ha avuto un familiare o perché lui stesso è stato coinvolto in una situazione di compulsione di comportamenti legata veramente a uno svuotamento dei risparmi della sua famiglia, ha avuto modo di vedere questa situazione.
Noi pensiamo chiaramente a questo tipo di regolamentazione, cioè quanto il settore debba essere tassato, perché la stessa tassazione sul settore è un modo per gestire e regolamentare il settore stesso. Faccio un esempio, che è poco conosciuto, se non attraverso le nostre denunce: a fronte di un'interrogazione parlamentare in Commissione finanze presentata dal deputato Causi, la risposta del Governo era che i casinò online e il poker online venivano tassati al 20 per cento. Ebbene, io dico che questa risposta del Governo è una risposta manipolatoria, come ce ne sono tante e come ce sono state tante perché, per un raccolto del 2012 di 14 miliardi di euro, attraverso tutto un sistema di ingegneria finanziaria, noi abbiamo dei dati inequivocabili – e sfido chiunque a poterli controbattere – che questo settore ha prodotto una tassazione dello 0,6 per cento. Infatti, c’è tutto un gioco sul payout, sulla restituzione del giocatore; ci sono delle attività di aggressione nei confronti di mercati considerati non saturi che devono essere saturati da Pag. 83parte dei concessionari e che, quindi, tengono un payout altissimo a fronte di un mancato gettito, di un mancato guadagno di questi concessionari nel breve periodo, ma di una fidelizzazione importantissima con carte di credito, e-mail, nomi e cognomi di questi concessionari che operano nel settore del poker online e dei casinò online.
Quindi, abbiamo un gettito per lo Stato dello 0,6 per cento, di un raccolto legale di 14 miliardi, con una normativa che parla di un payout, di un restituito al giocatore del 90 per cento, quando, di fatto, sono gli stessi concessionari che, siccome stanno aggredendo il mercato, tengono una restituzione del gioco ben superiore al 90 per cento.
Quindi, noi stiamo parlando di una materia che è legata ad un enorme conflitto d'interessi, e non parlo di quei pochi spicci che in maniera legale, ogni tanto, troviamo da parte dei concessionari del gioco che vengono praticamente versati a fondazioni legate a partiti politici o agli stessi partiti politici. Noi stiamo parlando di opere di ingegneria finanziaria di colletti bianchi che lavorano a livello europeo, per cui ogni volta si fa riferimento alla legge europea, che è una legge che, tendenzialmente, parte da un presupposto di liberalizzazione e non parte da un presupposto di responsabilità comune, perché ritorniamo a questo conflitto irriducibile. Noi, dal nostro punto di vista, quello che vogliamo tutelare è anche un diritto alla felicità, è anche un diritto ad una normalità, non è questo gioco culturale in cui ti fanno sentire le monetine, ti fanno capire che puoi vincere facile: perché il prodotto culturale – al nostro neopresidente Renzi dovrebbe interessare – che esce fuori da tutto il discorso legato la pubblicità sul gioco d'azzardo, è di fatto un prodotto culturale veramente povero.
Quindi, noi abbiamo una città come Roma, in cui tutto chiude tranne le sale VLT e le sale AVP. Le sale AVP sono le sale per le slot machine. Il settore delle VLT è un settore in cui si inseriscono le banconote, non le monetine; ha un ciclo di restituzione altissimo ed è passato al 5 per cento. Per quale ragione ? Perché è un settore in crescita. Con riferimento al settore come quello delle AVP, che è un settore che, invece, sta decrescendo, troviamo che il Governo è disposto da diverso tempo ad aumentare la tassazione; ma non si parla di aumentare la tassazione di un settore in crescita. Quindi, questo, a casa mia, si chiama imbrogliare il cittadino. E fino a quando non si occuperanno delle persone che si occupano del bene comune o della salute mentale collettiva delle persone, che possibilmente, magari, non hanno profili legati a questo tipo di attività o che non hanno attorno a sé tutta una serie di conflitti d'interesse, allora, forse, ci potremmo calmare.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MASSIMO ENRICO BARONI. Fino a quel momento, poiché troviamo all'interno della delega fiscale questioni che ancora non sono state minimamente prese in considerazione come la deflazione agevolata rispetto al contenzioso in materia di giochi pubblici. Stiamo parlando della famosa multa dei 98 miliardi di euro, che è stata prima deflazionata una prima volta, poi, deflazionata una seconda volta. Ancora abbiamo l'intenzione di deflazionare ? Abbiamo delle persone che sono state condannate dalla Corte dei conti – tale Tagliaferri, ancora dirigente dell'Amministrazione autonoma dei monopoli dello Stato – per omesso controllo nella multa dei 98 miliardi, e gli è stato riconosciuto il dolo. Una prima multa è stata di circa – se non sbaglio – 4 milioni e mezzo di euro e con la deflazione è scesa a 2 milioni e mezzo di euro.
PRESIDENTE. Deve concludere.
MASSIMO ENRICO BARONI. Io veramente non ho parole nel vedere che, ancora una volta, il Governo si blinda attraverso un articolo all'interno della delega fiscale per non permettere alle Aule parlamentari di parlare e di portare alla luce, alla luce vera, all'attenzione dei cittadini tutti quei settori che sono stati Pag. 84tassati e la filiera le conseguenze che hanno sulla cittadinanza italiana: il fatto che ci sono diversi esponenti di questa proposta di legge che vogliono continuare a mettere dentro delle scatole cinesi e dei labirinti per creare confusione, per impedire che i parlamentari, che operano anche in funzione di controllo di questi conflitti di interesse, possano avvicinarsi troppo a queste norme, perché devono rimanere fuori dal controllo parlamentare.
Quindi, riguardo l'articolo 14 annuncio sin da ora che noi voteremo contro l'articolo 14 perché è una vera schifezza ! È un tentativo elegante da colletto bianco, come il gesto che fece il collega Capezzone l'ultima volta che abbiamo parlato di articolo 14. Rimettere, quindi, nelle mani dello Stato ciò che il controllo dello Stato non ha e che spesso invece parla di illecito e parla di una filiera puzzolente di denaro pubblico. Tutto questo deve rimanere alla luce del sole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Gian Luigi Gigli. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, vorrei effettuare questo intervento a partire da una prospettiva particolare, quella della famiglia. La delega al Governo in materia fiscale contiene alcuni, se pur insufficienti, elementi di interesse che consentono di muovere piccoli passi in avanti in materia di attenzione alle famiglie nell'ambito della tassazione. Mi riferisco in particolare al riconoscimento del ruolo delle associazioni familiari, introdotto dal Senato nel testo al comma 1 lettera d) dell'articolo 3 e al comma 1 dell'articolo 4. Mi riferisco anche al fatto che nella revisione degli indici di tassazione delle tasse sull'abitazione, prevista alla lettera l) del 3 comma dell'articolo 2, ferma restando l'invarianza del gettito globale, ci si impegna finalmente a tener conto del reddito della famiglia attraverso l'indicatore dell'ISEE, pur con i limiti da noi più volte denunciati delle scale di equivalenza di questo strumento.
Apprezziamo inoltre che la delega intenda contrastare l'evasione e l'elusione fiscale anche favorendo l'emersione della base imponibile attraverso il contrasto di interessi tra contribuenti.
Era questo, peraltro, il senso di un emendamento che avevamo presentato in sede di legge di stabilità e che mirava a far compiere progressi verso un fisco più a misura di famiglia utilizzando lo strumento delle detrazioni, detrazioni che da un lato agevolassero le famiglie e dall'altro facessero emergere il sommerso in ambiti oggi pressoché generalizzati di evasione (ad esempio, spese odontoiatriche per i minori, spese per badanti e baby sitter, ripetizioni scolastiche, etc.).
Questo emendamento fu respinto in Commissione bilancio per supposta mancanza di copertura, non considerando che l'agevolazione che da un lato si dava alle famiglie sarebbe stata ampiamente ripagata dall'altro dal recupero del gettito che ne sarebbe derivato se la misura fosse stata approvata.
L'esperienza americana in questo campo ci parla di un sistema dove quasi nessuno evade perché quasi tutto si può detrarre. Più in generale, è positivo anche che la delega per la revisione del sistema fiscale faccia riferimento esplicito, tra i principi di carattere generale, agli articoli 3 e 53 della Costituzione.
L'articolo 3, infatti, al secondo comma, recita: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese».
L'articolo 53, primo comma, invece afferma che: «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva». Si tratta di principi su cui si regge l'equità fiscale del nostro sistema sociale.
Accanto a questi articoli è mancato purtroppo il riferimento al primo comma dell'articolo 31 della Costituzione, il quale afferma: «La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la Pag. 85formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose».
La ragione e la logica vorrebbero, infatti, che si tenesse conto del fatto che a uguale reddito non corrisponde necessariamente pari disponibilità economica. Potrei fare l'esempio di tante famiglie, a cominciare dalla mia. Io affermo sempre che per il reddito che percepisco potrei essere un privilegiato in questo Paese; non lo sono dovendo farmi carico di cinque figli.
Possiamo metterla in maniera più amena ricordando la famosa definizione della statistica di Trilussa, quella del pollo, che lei, signor Ministro, certamente conosce, proposta in un celebre sonetto.
Per dirla con Trilussa, se ogni contribuente può contare per mangiare su un pollo, in una famiglia con due figli ne tocca solo un quarto a testa, in una con sei figli ne tocca solo un ottavo a testa; se uno invece è single, il pollo probabilmente lo mangia intero e gli provoca un'indigestione.
Fino ad oggi questi sacrosanti principi, che regolerebbero l'equità fiscale, sono stati applicati dimenticando che l'uomo vive in una cellula chiamata famiglia, della quale fanno parte anche soggetti non produttori di reddito, ma la cui cura risulta onerosa per chi il reddito in quel nucleo familiare lo percepisce. Questa delega fiscale avrebbe potuto essere l'occasione per una inversione di rotta, avviando finalmente una politica fiscale a favore della famiglia, un fisco family friendly. Essa è stata invece ancora una volta un'occasione perduta.
Occorre che l'Italia volti decisamente pagina. Occorre che si cominci a tener conto del carico di famiglia. Occorre che ogni nuova legge venga valutata anche con riferimento all'impatto che essa ha sull'istituto familiare. Occorre finalmente che anche in Italia si introduca il fattore famiglia, oppure una generalizzazione delle detrazioni fiscali per le spese riguardanti la cura dei figli. Ci è stato detto che non si poteva più emendare questo provvedimento: noi arriviamo sempre all'ultimo momento. Come Popolari per l'Italia, abbiamo proposto almeno un ordine del giorno, per indirizzare la delega del Governo nel senso da noi auspicato. Confidiamo che il Governo voglia accoglierlo senza riserve: sarebbe un impegno, finalmente, per un cambiamento di rotta verso una società a misura di famiglia, in grado di farci superare l'inverno demografico che pericolosamente avanza.
Signor Ministro, lei è oggi al suo primo impegno di fronte a questo Parlamento. L'occasione è dunque propizia per un appello: le rivolgo l'appello a farsi protagonista di una rivoluzione fiscale a favore della famiglia. È l'unico modo per ridare fiato ed energia ad un Paese esausto ed invecchiato: altrimenti non basterà nemmeno l'iperattività del nuovo Presidente del Consiglio. Non ci sarà niente da fare (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Daniele Pesco. Ne ha facoltà.
DANIELE PESCO. Signor Presidente, siamo finalmente, mi vien da dire, arrivati all'epilogo di questo percorso legislativo, che ci vede in quest'Aula per approvare una volta per tutte questa legge, chiamata delega fiscale. Una legge alla quale comunque il MoVimento 5 Stelle ha partecipato in modo attivo e propositivo: siamo difatti contenti del dibattito che si è svolto nell'ambito della Commissione finanze, e anche in quest'Aula questa estate, dove siamo riusciti a proporre molte innovazioni, alcune delle quali – devo essere sincero – sono state accolte. Purtroppo, però, in una porzione forse un po’ troppo limitata: avremmo voluto fare molto di più, e riuscire a convincere in modo più vantaggioso per tutti i cittadini quella parte della maggioranza che invece non ci ha voluto ascoltare su molti aspetti.
Siamo molto contenti comunque di alcuni contenuti di questa proposta di legge delega: ovvero, per esempio, la riforma del catasto. Sappiamo che era attesa da anni la rivalutazione degli estimi catastali, e una vera e propria riforma di questo Pag. 86organismo. Siamo contenti di essere protagonisti di questa riforma, anche perché molte delle cose che abbiamo proposto, effettivamente su questo ci è stato dato ascolto.
Partiamo però da lontano: perché sicuramente andrà a vantaggio delle istituzioni e dei cittadini il fatto di avere una macchina burocratica che meglio rispecchierà la realtà dei beni appartenenti ai cittadini, ed anche a questa nazione. Partiamo da lontano, però, perché sicuramente (secondo noi, e anche da fonti ufficiali abbiamo avuto comunque un riscontro) questa riforma del catasto ha un'origine molto lontana: guarda caso proprio dal Fondo Monetario Internazionale, che forse proprio il Ministro Padoan conosce bene.
Ma perché il Fondo monetario internazionale è così interessato a questa nostra macchina burocratica ? È facile capire il motivo, perché con un semplice gesto sarà difatti possibile conoscere l'ammontare totale del valore di tutti gli immobili presenti sul nostro territorio nazionale. Sappiamo bene che tra gli indici che più vengono tenuti sotto osservazione della nostra nazione vi è il debito, vi è il deficit, vi è il PIL, purtroppo però non vi è una misura precisa e discreta riguardante il valore complessivo dei nostri beni immobiliari. Ecco che quindi l'Europa e il Fondo monetario internazionale con un semplice gesto potranno arrivare anche a questo dato. In pratica ci fanno i conti in tasca in modo più preciso; si, perché con l'esatta valutazione di ogni immobile, e con un approccio informatico alla valutazione complessiva degli immobili è facile logicamente ottenere un valore preciso del nostro patrimonio. Quindi, si, avremo qualche elemento in più per conoscere la ricchezza del nostro Paese però diciamo che diamo anche qualche elemento in più a chi vuole strozzare il nostro Paese con le manovre e le forme di austerity che verranno sicuramente applicate se continuiamo su questa strada e di questo ringraziamo il Fondo monetario internazionale, la BCE e tutte le scelte economiche internazionali che vengono perpetrate ai nostri danni, grazie.
Comunque sul catasto siamo riusciti a fare un bel lavoro, siamo riusciti a prevedere degli strumenti comuni per il catasto, per l'Agenzia delle entrate e per gli enti locali, al fine di riuscire a fotografare in modo univoco la realtà immobiliare. Ma l'abbiamo fatto con un altro scopo, non solo quello della quantificazione del valore degli immobili, quanto quello dell'abusivismo edilizio. Si perché finalmente riusciremo ad avere anche uno strumento utile a tutti per riuscire a capire se effettivamente un immobile è registrato o no al catasto. Lo otteniamo con uno strumento molto ma molto semplice, ovvero la sovrapposizione delle mappe catastali alle foto aeree. Questo strumento, che è già in dotazione al catasto, finalmente, grazie alla delega fiscale e al MoVimento 5 Stelle, potrà essere disponibile a tutti in modo che tutti possano rendersi conto di quale è il livello di abusivismo presente del nostro territorio nazionale.
Siamo anche contenti per una piccola rivoluzione che siamo riusciti a introdurre, sempre nel catasto, ovvero quella riferita alle aree fabbricabili e alle aree agricole. Finalmente anche il catasto potrà avere contezza e conoscenza di quali sono le aree agricole e quelle edificabili, perché sappiamo che esiste una diversità di trattamento fiscale su queste aree ed è giusto che su questo, non solo il comune con il PGT abbia contezza e conoscenza di queste aree, ma è giusto che anche l'amministrazione pubblica legata all'Agenzia delle entrate e quindi all'ex Agenzia del territorio, abbia comunque conoscenza di queste situazioni, ovvero terreni edificabili e terreni agricoli. Una vera e propria divisione.
Siamo poi contenti, sempre per quanto riguarda la riforma del catasto, per il fatto che siamo riusciti a dare maggiore trasparenza. Si, perché gli strumenti estimativi che verranno utilizzati per riuscire a dare un valore ai beni immobiliari dei cittadini, saranno trasparenti, saranno messi on line, saranno messi a conoscenza di tutti, Pag. 87cosicché tutti potranno partecipare e ribattere nel caso in cui il valore del proprio immobile o della propria area verrà comunque valutato in modo secondo lui lontano dai valori di mercato. Questa è un'altra conquista del MoVimento 5 Stelle, della quale andiamo veramente fieri.
Ma la legge di delega fiscale non è solo riforma del catasto, sono stati toccati logicamente anche altri ambiti, come ad esempio l'articolo 3 che parla di evasione fiscale. Ecco, qui abbiamo chiesto uno sforzo indubbiamente a questa Aula – l'abbiamo chiesto sia in Commissione che a questa Aula –; abbiamo chiesto di riuscire ad andare a toccare una porzione di cittadini che forse hanno una certa difficoltà a fare trasparenza: mi riferisco alla classe politica. Perché proprio nell'articolo 3 abbiamo chiesto di istituire il «politometro» ovvero di dare all'Agenzia delle entrate gli strumenti utili per riuscire a discriminare, per riuscire a fare la differenza tra il valore patrimoniale del politico a fine carriera e del politico a inizio carriera, in modo da riuscire a valutare gli illeciti arricchimenti. Si, perché se c’è un illecito arricchimento sicuramente c’è anche evasione fiscale e, quindi, secondo noi era proprio ad hoc questo emendamento.
Purtroppo però quest'Aula, in modo quasi uniforme, tranne il MoVimento 5 Stelle, ha bocciato questo emendamento, che secondo noi invece poteva essere una conquista verso una maggiore trasparenza verso tutti i cittadini da parte dalla classe politica, e purtroppo si è persa un'occasione.
Sempre in questa proposta di legge si parla anche di spese fiscali; le spese fiscali, cosa sono ? Sono le detrazioni fiscali, le deduzioni, sono uno strumento che il fisco, e soprattutto questo Governo, vede in modo un po’ sinistro, nel senso che ha paura sempre che il cittadino approfitti di queste spese fiscali. Noi abbiamo fatto il possibile, come anche il Comitato ristretto durante la stesura delle modifiche a questa proposta di legge, per riuscire a dare a questo strumento una valenza ambientale, sì perché secondo noi la spesa fiscale può costituire in ambito di sostenibilità, non solo ambientale ma anche economica, un vantaggio, uno strumento, una marcia in più. Con le detrazioni fiscali si può fare veramente tanto, purtroppo però all'interno della delega fiscale si parla di questo strumento solo come uno strumento da reprimere, da controllare, da limitare, da eliminare quasi del tutto, e noi su questo siamo un po’ contrari. Quindi anche in questo caso secondo noi si è persa un'occasione.
Per non parlare poi dell'elusione fiscale, sì perché – su questo mi piacerebbe avere magari un giorno una risposta anche dal Ministro, che bene si è occupato di questioni internazionali – l'Europa con la Raccomandazione n. 772, ci ha detto che bisogna fare qualcosa contro l'elusione fiscale e ci ha dato degli strumenti abbastanza semplici da riuscire a raccogliere. Purtroppo però anche qui abbiamo perso un'occasione e secondo me si è persa un'occasione a vantaggio di grossi gruppi, magari lobby, magari grossi gruppi industriali, che dell'elusione fiscale faranno un uso alquanto allargato. Sì, perché al comma 1 della lettera a) dell'articolo 5, viene definita la condotta abusiva «come uso distorto di strumenti giuridici idonei ad ottenere un risparmio d'imposta, ancorché tale condotta non sia in contrasto con alcuna specifica disposizione», guarda caso però purtroppo la Raccomandazione europea non parla di uso distorto, parla di costruzione. Costruzione è una vendita, una fusione, un acquisto, sono tutte attività che vengono in realtà utilizzate e finalizzate nel giusto modo per il quale esistono, è il fine che è diverso. Il fine è quello dell'elusione fiscale, purtroppo però, utilizzando la parola «uso distorto di strumenti» sembra che se ne faccia un uso improprio. In realtà l'uso è finalizzato a eludere il fisco e purtroppo secondo noi questa sfumatura legislativa metterà in difficoltà alcuni giudici per poter dichiarare se si tratti di elusione fiscale o no. Così come, sempre allo stesso articolo, alla lettera d) del comma 2, laddove si dice che «disciplinare il regime della prova ponendo a carico dell'amministrazione finanziaria l'onere di dimostrare il disegno Pag. 88abusivo e le eventuali modalità di manipolazione e di alterazione funzionale degli strumenti giuridici utilizzati», anche qua secondo noi l'utilizzo delle parole «manipolazione» e «alterazione funzionale» metteranno in difficoltà i giudici chiamati proprio a indagare sull'elusione fiscale. Secondo noi anche questo qualcuno lo userà in modo da trarne vantaggio.
Insomma secondo noi è stata – ancora un minuto – persa una vera occasione, l'occasione poteva essere quella di fare grandi cose per quanto riguarda il campo fiscale, si poteva dare una mano alla società che ha bisogno di una vera riduzione fiscale, soprattutto mi riferisco a chi lavora, agli artigiani, ai piccoli commercianti che hanno un vero bisogno della riduzione del carico fiscale e in questo caso è stata persa veramente un'occasione. Non aggiungo altro.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche del relatore e del Governo – A.C. 282-B ed abbinate)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, presidente della Commissione finanze, deputato Capezzone.
DANIELE CAPEZZONE, Relatore. Signor Presidente, solo telegraficamente, per la verità, per ringraziare tutti i colleghi. Naturalmente in una discussione come questa si sconta sempre una differenza di toni fra i colleghi che hanno partecipato al lavoro della Commissione e, si direbbe in altro luogo, sono quindi più informati sui fatti, e i colleghi che, lavorando in altre Commissioni, esprimono anche comprensibili preoccupazioni, pongono sul tavolo dei temi, magari avendo avuto minor tempo per approfondire il provvedimento nel merito.
Quindi, accogliamo e raccogliamo le loro preoccupazioni, ma intendiamo anche rassicurarli.
Per flash: alcuni colleghi sono intervenuti ponendo problemi di normazione specifica e di dettaglio. Quello sarà il problema dei decreti delegati, dei decreti attuativi, ma qui siamo un passo prima, alla scrittura dei principi e dei criteri direttivi in una delega fiscale.
Quindi, poi, al momento della normazione di dettaglio, che sarà quello successivo e se, come io auspico, sarà accolto l'ordine del giorno che tutti i gruppi hanno preannunciato che invita o impegna il Governo ad aprire una fase di dialogo e di consultazione anche nella fase preventiva di stesura dei decreti, queste preoccupazioni potranno essere fugate. Altri colleghi dicono: «Sì, però, attenzione perché poi i decreti li scrive il Governo. Noi che strumenti abbiamo ?» A me pare che su una serie di temi – faccio l'esempio del catasto – non ci siamo limitati a fissare principi e criteri direttivi astratti, ma abbiamo già aperto degli ombrelli, fissato dei paletti e indicato un percorso che, da questo punto di vista, è un percorso di garanzia per l'Aula parlamentare che affida al Governo questa delega.
L'ultimo cenno alla questione dei giochi che attira sempre l'attenzione soprattutto – devo dire – dei colleghi di altre Commissioni. Lo dico con una punta di amarezza perché questa non è la delega ai giochi. Questa è la delega a cose – sia consentito – più grandi e strutturali, dal catasto, alla parte penale, al contenzioso tributario, alle tax expenditures, alla riscrittura di tutta la nostra architettura fiscale. Che una parte così grande del tempo sia dedicata solo ai giochi un filino di amarezza la dà.
Ma scansiamo l'amarezza e rassicuriamo i colleghi con un minuto di analisi di quello che è avvenuto in questi 13 anni: fino a 13, 14 anni fa, larga parte, ahimè, del mondo dei giochi era totalmente consegnato dallo Stato italiano alla criminalità, al mercato illegale, negli ultimi dodici, tredici anni con norme sempre, per carità, discutibili – tutto è discutibile – ma in questi dodici o tredici anni è stata riportata Pag. 89quest'area, che era tutta nel grigio e nel nero della criminalità, alla luce della legalità.
Naturalmente come accade quando sono in gioco grandi masse di denaro e grandi interessi ora è il momento di mettere dei paletti, di guardare bene, di essere cauti e a me pare che in questo provvedimento gli elementi pure ispirati al principio di precauzione ci siano tutti: approfondimento delle norme antiriciclaggio, il ruolo dei comuni, attenzione alla dislocazione delle sale giochi, tutta la parte sui requisiti soggettivi, una parte – devo dirlo e mi piange il cuore – anche non troppo liberale rispetto al ruolo dello Stato sul cittadino, alcune parti sulla pubblicità, ma ben volentieri tutti i gruppi hanno detto: «no, per cautela e per principio di precauzione questo va fatto». Quindi, voglio dire, si può stare molto sereni e molto tranquilli su questo. Mi permetto un piccolo caveat: attenzione perché, se si va troppo oltre nel divieto e nella restrizione c’è una soglia al di là della quale ci guadagna solo la «camorra Spa». È come per le accise sui tabacchi: se tu alzi, alzi e alzi, c’è un punto al di là del quale per alcune fasce di mercato rischia di diventare più conveniente il mercato illegale che non quello legale.
Sta a noi il compito naturalmente di fare piena e totale pulizia del mercato legale con giusto rigore, ma attenzione a non fare troppi favori al mercato illegale.
Chiudo con un sorriso: qualche collega distratto dedito all'ippica se l’è presa con il Primo Ministro Matteo Renzi e proprio io che sono un esponente dell'opposizione vorrei rassicurarlo e dire che o per via ipnotica in questi sei mesi Renzi, da sindaco di Firenze, ha collaborato al lavoro della Commissione – ma questo non risulta né ai colleghi del PD né a me – oppure francamente non vediamo fantasmi. Il Governo Renzi ha iniziato da ieri a lavorare, è destinatario di questo lavoro, le forze di maggioranza e pure quelle di opposizione confidano e sfidano in positivo affinché questo lavoro sia bene usato, ma il Governo Renzi è destinatario di questo lavoro, non artefice di questo lavoro. Quindi, se c’è da attribuire colpe, si attribuiscano qui e non ad altri che di queste colpe sono immuni. Grazie e buon lavoro a noi tutti.
PRESIDENTE. Il Governo ha fatto sapere che non intende, mi pare di capire, replicare a questo dibattito.
Il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani, giovedì 27 febbraio 2014.
Modifica nella composizione della Giunta per le autorizzazioni.
PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Giunta per le autorizzazioni il deputato Vincenzo Caso in sostituzione della deputata Dalila Nesci, dimissionaria.
Annunzio della sostituzione di un membro supplente del Comitato parlamentare per i procedimenti d'accusa.
PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 3, comma 4, del Regolamento parlamentare per i procedimenti d'accusa, ha inserito nell'elenco di deputati ai fini delle eventuali sostituzioni di cui all'articolo 3, comma 3, del medesimo Regolamento la deputata Dalila Nesci, in luogo del deputato Vincenzo Caso.
Sull'ordine dei lavori (ore 20,02).
EMANUELE SCAGLIUSI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà per due minuti.
EMANUELE SCAGLIUSI. Signor Presidente, domenica scorsa a Bari si sono svolte le primarie del PD per le candidature a sindaco per le elezioni del prossimo Pag. 90maggio. Non mi soffermo sulla regolarità di queste consultazioni e lo ritengo un problema interno al Partito Democratico. Per la cronaca, il centrosinistra ha scelto Antonio Decaro. Dal momento che costui è già parlamentare, ritengo dovrebbe dimettersi poiché sarebbe irresponsabile, dal punto di vista morale, farsi la campagna elettorale a Bari mentre viene pagato dai cittadini italiani quasi 15 mila euro al mese per lavorare in Parlamento. È comodo mantenere il paracadute ed in caso di sconfitta tornarsene in Parlamento.
La questione morale esiste da tempo, ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale, perché dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la governabilità del Paese e la tenuta del regime democratico. Questo avrebbe detto oggi Enrico Berlinguer (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Giovedì 27 febbraio 2014, alle 9,30:
Seguito della discussione della proposta di legge:
CAUSI ed altri; ZANETTI; CAPEZZONE ed altri; MIGLIORE ed altri: Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita (Approvata, in un testo unificato, dalla Camera e modificata dal Senato) (C. 282-950-1122-1339-B).
— Relatore: Capezzone.
La seduta termina alle 20,05.
Pag. 91ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME
DELLE PROPOSTE DI LEGGE N. 342 E ABB. E N. 282-B E ABB.
Pdl n. 342 e abb. – Delitti contro l'ambiente
Seguito dell'esame: 7 ore.
Relatore | 20 minuti |
Governo | 20 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 20 minuti |
Interventi a titolo personale | 1 ora e 6 minuti (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 4 ore e 44 minuti |
Partito Democratico | 1 ora e 19 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 38 minuti |
Forza Italia – Popolo della Libertà
– Berlusconi Presidente |
29 minuti |
Sinistra Ecologia Libertà | 23 minuti |
Nuovo Centrodestra | 21 minuti |
Scelta civica per l'Italia | 21 minuti |
Lega Nord e Autonomie | 19 minuti |
Per l'Italia | 19 minuti |
Fratelli d'Italia | 17 minuti |
Misto: | 18 minuti |
Centro Democratico | 5 minuti |
Minoranze Linguistiche | 5 minuti |
MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) | 4 minuti |
Partito Socialista Italiano (PSI)
– Liberali per l'Italia (PLI) |
4 minuti |
Pdl n. 282-B e abb. – Disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita
Tempo complessivo: 14 ore, di cui:
• discussione generale: 7 ore;
• seguito dell'esame: 7 ore.
Discussione generale | Seguito dell'esame | |
Relatore | 20 minuti | 20 minuti |
Governo | 20 minuti | 20 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti | 10 minuti |
Tempi tecnici | 30 minuti | |
Interventi a titolo personale | 1 ora e 8 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) | 1 ora e 4 minuti (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 5 ore e 2 minuti | 4 ore e 36 minuti |
Partito Democratico | 32 minuti | 1 ora e 17 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 30 minuti | 37 minuti |
Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente | 30 minuti | 29 minuti |
Sinistra Ecologia Libertà | 30 minuti | 22 minuti |
Nuovo Centrodestra | 30 minuti | 20 minuti |
Scelta civica per l'Italia | 30 minuti | 20 minuti |
Lega Nord e Autonomie | 30 minuti | 19 minuti |
Per l'Italia | 30 minuti | 18 minuti |
Fratelli d'Italia | 30 minuti | 16 minuti |
Misto: | 30 minuti | 18 minuti |
Centro Democratico | 8 minuti | 5 minuti |
Minoranze Linguistiche | 8 minuti | 5 minuti |
MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) | 7 minuti | 4 minuti |
Partito Socialista Italiano (PSI)
– Liberali per l'Italia (PLI) |
7 minuti | 4 minuti |
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | Ddl 2121- Chiusura disc. gen. | 432 | 406 | 26 | 204 | 271 | 135 | 50 | Appr. |
2 | Nom. | Inserimento punti all'odg | 456 | 454 | 2 | 339 | 451 | 3 | 47 | Appr. |
3 | Nom. | T.U. 342-A e abb. – em. 1.101 | 409 | 377 | 32 | 189 | 37 | 340 | 56 | Resp. |
4 | Nom. | em. 1.106 | 415 | 415 | 208 | 31 | 384 | 55 | Resp. | |
5 | Nom. | em. 1.103 | 411 | 397 | 14 | 199 | 17 | 380 | 55 | Resp. |
6 | Nom. | em. 1.300 | 416 | 398 | 18 | 200 | 332 | 66 | 55 | Appr. |
7 | Nom. | em. 1.301 | 427 | 426 | 1 | 214 | 407 | 19 | 54 | Appr. |
8 | Nom. | em. 1.105 | 420 | 341 | 79 | 171 | 35 | 306 | 55 | Resp. |
9 | Nom. | em. 1.104 | 433 | 432 | 1 | 217 | 36 | 396 | 53 | Resp. |
10 | Nom. | em. 1.303 | 438 | 420 | 18 | 211 | 358 | 62 | 53 | Appr. |
11 | Nom. | em. 1.108 | 456 | 456 | 229 | 102 | 354 | 53 | Resp. | |
12 | Nom. | em. 1.2 | 459 | 459 | 230 | 113 | 346 | 53 | Resp. | |
13 | Nom. | em. 1.107 | 465 | 448 | 17 | 225 | 40 | 408 | 53 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | em. 1.73 | 466 | 430 | 36 | 216 | 70 | 360 | 53 | Resp. |
15 | Nom. | em. 1.304 | 467 | 452 | 15 | 227 | 404 | 48 | 53 | Appr. |
16 | Nom. | em. 1.17 | 469 | 451 | 18 | 226 | 41 | 410 | 53 | Resp. |
17 | Nom. | em. 1.74 | 469 | 466 | 3 | 234 | 83 | 383 | 53 | Resp. |
18 | Nom. | em. 1.18 | 471 | 454 | 17 | 228 | 47 | 407 | 53 | Resp. |
19 | Nom. | em. 1.110 | 474 | 474 | 238 | 111 | 363 | 53 | Resp. | |
20 | Nom. | em. 1.4 | 469 | 469 | 235 | 110 | 359 | 53 | Resp. | |
21 | Nom. | em. 1.6 | 469 | 388 | 81 | 195 | 31 | 357 | 53 | Resp. |
22 | Nom. | em. 1.111 | 467 | 459 | 8 | 230 | 89 | 370 | 53 | Resp. |
23 | Nom. | em. 1.113 | 467 | 449 | 18 | 225 | 47 | 402 | 53 | Resp. |
24 | Nom. | em. 1.112 | 460 | 438 | 22 | 220 | 10 | 428 | 53 | Resp. |
25 | Nom. | em. 1.100 | 465 | 464 | 1 | 233 | 4 | 460 | 53 | Resp. |
26 | Nom. | em. 1.8 | 469 | 468 | 1 | 235 | 27 | 441 | 53 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 35) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nom. | em. 1.150 | 468 | 461 | 7 | 231 | 452 | 9 | 53 | Appr. |
28 | Nom. | em. 1.151 | 467 | 450 | 17 | 226 | 53 | 397 | 53 | Resp. |
29 | Nom. | em. 1.152 | 469 | 469 | 235 | 81 | 388 | 52 | Resp. | |
30 | Nom. | articolo 1 | 465 | 448 | 17 | 225 | 397 | 51 | 52 | Appr. |
31 | Nom. | articolo agg. 1.03 | 470 | 387 | 83 | 194 | 32 | 355 | 52 | Resp. |
32 | Nom. | articolo agg. 1.01 | 471 | 389 | 82 | 195 | 30 | 359 | 52 | Resp. |
33 | Nom. | em. 1.02 | 472 | 471 | 1 | 236 | 28 | 443 | 52 | Resp. |
34 | Nom. | articolo 2 | 470 | 454 | 16 | 228 | 404 | 50 | 52 | Appr. |
35 | Nom. | T.U. 342-A e abb. – voto finale | 435 | 390 | 45 | 196 | 386 | 4 | 50 | Appr. |