XVII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 192 di martedì 18 marzo 2014
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI
La seduta comincia alle 11,05.
RICCARDO FRACCARO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Airaudo, Alli, Baretta, Bonifazi, Bressa, Carbone, Causin, Centemero, D'Ambrosio, Epifani, Ginefra, Guerra, Marcon, Meta, Mogherini, Moretti, Paglia, Andrea Romano, Rossi, Sereni, Sisto e Vito, sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente novantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,08).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Esame e votazione delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 6 marzo 2014, n. 16, recante disposizioni urgenti in materia di finanza locale, nonché misure volte a garantire la funzionalità dei servizi svolti nelle istituzioni scolastiche (A.C. 2162) (ore 11,08).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Dadone ed altri n. 1, Borghesi ed altri n. 2 e Brunetta e Palese n. 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 2162), presentate ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, del Regolamento al disegno di legge n. 2162: Conversione in legge del decreto-legge 6 marzo 2014, n. 16, recante disposizioni urgenti in materia di finanza locale, nonché misure volte a garantire la funzionalità dei servizi svolti nelle istituzioni scolastiche.
A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno solo dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
Al termine della discussione, si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.Pag. 2
L'onorevole Villarosa ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Dadone ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, purtroppo un'altra lacrima sulla nostra Costituzione, perché con questa pregiudiziale i sottoscrittori del presente atto segnalano, un'altra volta, l'illegittima pratica di reiterare misure già presentate alle Camere in precedenza.
Infatti, questo è un decreto-legge che già era stato emanato il 30 dicembre 2013 (con l'atto n. 151) e il 31 ottobre 2013 (con il n. 126). Questi atti alla fine sono decaduti e, quindi, anche lì non si riesce a capire perché debba essere reiterato il decreto-legge, visto che con fermezza la Corte costituzionale, con una sentenza, la n. 360 del 17-24 ottobre del 1996, si era già espressa in modo chiaro, univoco ed inequivocabile sull'illegittimità costituzionale della reiterazione dei decreti-legge non convertiti.
Purtroppo, qua dentro abbiamo delle regole ben precise sia costituzionali, che regolamentari che, però, spesso e volentieri non vengono rispettate. E non vengono rispettate anche per il metodo, perché, signor Presidente, mi trovo qua, in un'Aula praticamente vuota, a spiegare le motivazioni della nostra pregiudiziale e nessuno mi sta ascoltando, probabilmente lo faranno a casa dopo, ci sono i video, i resoconti stenografici, e si voterà domani. I sottoscrittori del presente documento ci tengono, quindi, a ricordare un'altra volta...
PRESIDENTE. Onorevole Villarosa, volevo solo informarla che si voterà tra poco.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, sì, nel senso quando ci sarà qualcuno in Aula, mi scusi. I sottoscrittori del presente documento ci tengono, quindi, a ricordare un'altra volta che la possibilità di far salvi alcuni effetti dei decreti-legge non convertiti non spetta al Governo, tanto meno utilizzando un'ulteriore decreto-legge, ma spetterebbe alle Camere. Sempre per il fatto che i due decreti precedenti sono già decaduti, non troviamo i caratteri di necessità e urgenza.
Le stesse Camere potevano, in base all'articolo 77, sanare alcuni provvedimenti che invece avevano le caratteristiche di necessità e urgenza. Infatti, l'ultimo comma dell'articolo 77 della Costituzione stabilisce che le Camere possono tuttavia regolare con legge i rapporti giuridici sorti sulla base dei decreti non convertiti, non menzionando però il Governo e lasciando, quindi, alla libera iniziativa delle Camere – e solo di esse – la salvaguardia di tali effetti giuridici.
Quindi, dovevano essere le Camere a sanare eventuali rapporti giuridici sorti dall'emanazione dei presenti decreti e non il Governo con un ulteriore decreto, considerato che nel provvedimento di urgenza in esame non sussistono, a pena di anacronismo, i requisiti di necessità ed urgenza per diverse norme in esso contenute, né l'evenienza straordinaria di cui all'articolo 77, che soli giustificano l'adozione da parte del Governo, e sotto la sua responsabilità, dei provvedimenti provvisori con forza di legge, appunto i decreti-legge.
Ciò in particolare riguarda, fin dal primo decreto-legge, le disposizioni destinate a salvare Roma Capitale. Tale mancanza, che già di per sé inficia tutto il provvedimento, è acuita dall'approntamento di un piano di salvataggio finalizzato al riequilibrio finanziario, che è del tutto ordinamentale e si proietta, sia per le misure disposte che riguardo all'arco temporale considerato, al di fuori della legittima portata di un intervento emergenziale. Ad avviso dei firmatari, il presente atto ha profili critici e vizi di costituzionalità che pongono il nuovo Governo in linea con quello precedente.
Noi abbiamo sentito parlare di nuovo di rottamazione. Ci saremmo aspettati un atteggiamento diverso. Invece, ci ritroviamo nuovamente – e ci ritroveremo nuovamente – pieni di decreti-legge che non hanno nessuna caratteristica né di necessità né di urgenza e che tra l'altro non rispettano le sentenze della Corte costituzionale.Pag. 3
Il problema, Presidente – e concludo –, credo che sia il metodo. Se un Governo che ha una determinata maggioranza qua dentro emana un decreto-legge e se le Camere possono solo ed esclusivamente presentare questioni pregiudiziali di costituzionalità e votarle qui in Aula – Presidente, vengono sempre presentate dalle opposizioni –, le opposizioni non hanno i numeri e la maggioranza non boccia mai, mai un proprio decreto-legge.
Quindi, credo che il problema reale dell'analisi delle questioni pregiudiziali sia il metodo. Chiedo, infatti, all'Aula di discuterne prima o poi. Noi abbiamo intenzione di metterci contro tutti i decreti-legge che sono stati emanati in questa legislatura e questo ci mette in grossa difficoltà, perché sappiamo di avere ragione, così come con la legge Fini-Giovanardi, che da poco la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale appunto per i caratteri di eterogeneità, se non di necessità e di urgenza. Noi, sollevando queste problematiche, potremmo creare un grosso problema nell'intero sistema normativo.
Quindi, vede in che difficoltà vengono messe le opposizioni o comunque la Camera in generale ? Ora, sulla nostra questione pregiudiziale – l'ho illustrata qui davanti a tutti o quasi tutti, visto che, ripeto, non mi ha ascoltato quasi nessuno – la maggioranza avrà i numeri, boccerà la questione pregiudiziale di costituzionalità, nonostante, ripeto, i presupposti ci sarebbero.
Quindi, per questo ho iniziato il mio discorso con quella frase che ripeto alla fine: questa è un'altra lacrima sulla nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Salutiamo gli alunni e i docenti dell'Istituto Comprensivo statale di Vigodarzene, in provincia di Padova, che assistono ai nostri lavori (Applausi).
L'onorevole Borghesi ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 2.
STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi presentiamo questa questione pregiudiziale in quanto il decreto-legge n. 16 del 2014 presenta evidenti contenuti non omogenei, che sono desumibili fin dal titolo, che accosta la materia della finanza locale a quella della funzionalità dei servizi svolti nelle istituzioni scolastiche.
Tuttavia, lo stesso titolo non è in alcun modo esaustivo né chiarificatore rispetto alla quantità ed eterogeneità dei temi che il decreto-legge in realtà abbraccia e che vanno dall'imposizione fiscale legata alla proprietà immobiliare alla cosiddetta google tax, alla correzione di altri svariati errori o ripensamenti rispetto ai contenuti della legge di stabilità per il 2014. Ma, come se questo non bastasse, sono stati inseriti ulteriori commi che parlano di contrattazione integrativa, di fusione dei comuni, di edilizia scolastica, del sisma dell'Abruzzo. Insomma, tutta una serie di disposizioni che di sicuro non possono essere considerate omogenee.
Quindi, da qui si continua a sottolineare la pratica ricorrente, da parte di questo Governo, di ampliare il titolo dei provvedimenti citando vari settori di intervento, che nulla hanno a che fare l'uno con l'altro e che comunque non possono costituire una pezza con cui coprire l'eterogeneità del contenuto, che appare assolutamente evidente.
La coerenza poi non si riscontra nemmeno all'interno dei singoli articoli, perché ciascun comma spesso costituisce a sua volta un settore autonomo di intervento. Il risultato è quindi un aumento esponenziale della difficoltà di lettura e di applicazione delle norme, che più volte è stato criticato da organismi nazionali ed internazionali, con giudizi impietosi sulla fruibilità della nostra legislazione e sull'ostacolo da essa rappresentato per la salute economica e sociale di questo Paese.
Il decreto-legge n. 151 del 2013 riporta, eguali nella sostanza, alcune delle principali misure contenute nel decreto-legge del 31 ottobre 2013, n. 126, meglio conosciuto come «decreto salva Roma 1», che non è stato convertito per scelta del Governo, che lo ha poi ritirato dopo avervi posto ed ottenuto la questione di fiducia. Queste Pag. 4misure, poi, sono state riproposte in maniera identica nel decreto-legge n. 151 del 2013, appunto, recante disposizioni di carattere finanziario indifferibili finalizzate a garantire la funzionalità di enti locali, e anche questo decreto, ribattezzato a sua volta «salva Roma 2», è stato poi ritirato dal Governo prima della conversione.
Con il decreto in esame oggi, invece, è assolutamente evidente il fatto che si reiterano, nella sostanza, alcune misure già approvate con decretazione d'urgenza e mai convertite.
Ovviamente la Corte costituzionale, con diverse sentenze, ha avuto modo di esprimersi chiaramente sull'illegittimità costituzionale della reiterazione dei decreti-legge non convertiti, ciò in quanto la reiterazione lede la previsione costituzionale sotto numerosi profili: altera la natura provvisoria del decreto-legge, procrastinando di fatto il termine invalicabile per la conversione in legge; toglie valore al carattere straordinario della necessità ed urgenza, stabilizzando e prolungando nel tempo i motivi già posti a fondamento del primo decreto; attenua la sanzione della perdita retroattiva di efficacia del decreto non convertito, alimentando l'aspettativa, nell'ordinamento, di una sanatoria finale degli effetti da esso prodotti; altera i caratteri della stessa forma di Governo, compromettendo l'attribuzione della funzione legislativa ordinaria al Parlamento (pratica quest'ultima purtroppo ormai fin troppo ricorrente); e, infine, minaccia il valore della certezza del diritto nei rapporti tra diversi soggetti, per l'impossibilità di prevedere sia la durata nel tempo delle norme reiterate sia l'esito finale del processo di conversione.
Alcune delle norme previste in questo decreto, il n. 16 del 2014, sono poi dei correttivi della legge di stabilità, come ad esempio l'articolo 1, che tratta della Tasi e della Tari, e l'articolo 2, che contiene la soppressione della google tax, le proroghe al condono delle multe, la cessione delle partecipate da parte di enti. Derivano dunque la loro urgenza non dalla natura e dal contenuto della norma, ma esclusivamente dal dover correggere in corsa errori appena tradotti dal Governo nella legge fondamentale di bilancio.
Lo strumento del decreto-legge – è bene ricordarlo – è ritenuto dalla Corte costituzionale palesemente inadeguato «a realizzare una riforma organica e di sistema», tanto più quando tale riforma è motivata da «esigenze manifestatesi da non breve periodo» e «richiede processi attuativi necessariamente protratti nel tempo, tali da poter rendere indispensabili sospensioni di efficacia, rinvii e sistematizzazioni progressive, che mal si conciliano con l'immediatezza di effetti connaturata al decreto-legge, secondo il disegno costituzionale».
Infine, noi vorremmo stigmatizzare tutte le norme del decreto che, a vario titolo, stabiliscono deroghe all'ordinaria disciplina di bilancio a favore di alcuni – e lo sottolineo: solo di alcuni – enti locali territoriali.
Si ricorda, infatti, che la legge costituzionale n. 1 del 2012, che ha introdotto in Costituzione il principio del pareggio di bilancio, ha modificato, con effetto dal 2014, l'articolo 119, primo comma, sull'autonomia finanziaria di entrata e di spesa degli enti territoriali, richiamando il rispetto dell'equilibrio dei relativi bilanci e prevedendo che tali enti concorrono ad assicurare l'osservanza dei vincoli economici e finanziari derivanti dall'ordinamento dell'Unione europea.
Ciò significa che ogni deroga a questi principi, da qui in avanti, va considerata come una violazione costituzionale e in tal modo vanno considerati gli articoli del decreto-legge che prefigurino la possibilità di tali violazioni.
In tal senso, quindi, vorremmo sottolineare che le norme che intervengono a sanare il debito di Roma Capitale, previste dall'articolo 16, le agevolazioni finanziarie per il trasporto regionale della regione Campania, le disposizioni in favore dei comuni assegnatari di contributi pluriennali, a nostro modo di vedere, sono tutte norme nelle quali si ravvisano degli evidenti profili di incostituzionalità.Pag. 5
Siamo sempre alle solite, quindi, e ci troviamo di fronte ad un decreto d'urgenza che urgente non è; ci troviamo di fronte a contenuti non omogenei; ci troviamo di fronte a un nuovo decreto-legge di cui non avevamo bisogno e che di fatto, poi, lede i principi di chi bene ha amministrato e va, come è solito fare ormai da troppo tempo, a stanziare delle risorse per finanziare chi bene invece non ha amministrato.
Per tutti questi motivi, quindi, noi vi invitiamo a votare questa pregiudiziale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. L'onorevole Palese ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Brunetta n. 3, di cui è cofirmatario.
ROCCO PALESE. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, a distanza di pochi giorni dalla decisione del nuovo Governo, insediatosi da neanche un mese, di ritirare il decreto legge n. 151 del 2013, cosiddetto salva Roma-bis, dello scorso 30 dicembre, che a sua volta riprendeva una serie di disposizioni eterogenee e senza alcun requisito d'urgenza, contenute all'interno di un precedente decreto, il decreto-legge n. 126 del 2013, che ha determinato l'intervento del Presidente della Repubblica, il quale ha di fatto intimato il ritiro del provvedimento per gli evidenti presupposti d'incostituzionalità, l'Assemblea è chiamata oggi ad esprimersi nuovamente – siamo alla terza versione, alla terza riproposizione – sui profili di legittimità costituzionale del decreto-legge n. 16 del 2014, cosiddetto salva Roma-ter.
Si tratta dell'ennesima riproposizione di norme difformi, eterogenee e confuse che anche in questo caso non possono essere assoggettabili ad un nuovo provvedimento d'urgenza, essendo composte da un contenuto disomogeneo e privo dei presupposti costituzionali, ma anche per un motivo di logicità, cioè se era d'urgenza nel novembre 2013, per alcune norme e alcuni interventi ancora oggi, a distanza di mesi, si parla di urgenza. C’è una contraddizione anche rispetto alla situazione temporale e alle motivazioni d'urgenza assunte proprio in riferimento alle date di primo varo del provvedimento e di quest'ultimo terzo varo da parte del Governo.
Raramente si è assistito alla riproposizione di norme reiterate all'interno di decreti-legge e successivamente riproposte all'esame del Parlamento in un lasso di tempo così stretto. Bisogna tornare almeno a venti anni fa, quando ci fu la reiterazione di un decreto-legge che riguardava le tossicodipendenze e provvedimenti urgenti di proroga, tanto che il decreto-legge fu reiterato per ben sedici volte.
Raramente le Camere hanno esaminato una serie di decreti-legge omnibus, al cui interno sono state infilate in corso d'opera da un ramo all'altro del Parlamento disposizioni così estemporanee, sperimentali e provvisorie, che pongono alcune questioni anche in merito al corretto impiego delle fonti del diritto.
Questa volta, dopo la decisione, prima del Governo Letta e successivamente del Governo Renzi, di lasciar decadere i decreti-legge dal contenuto pressoché similare o per certi versi identico, l'Aula deve decidere se il provvedimento riproposto attraverso la decretazione d'urgenza abbia o meno i requisiti costituzionalmente previsti o i presupposti da parte del Governo e ritenere che l'oggetto del decreto-legge sia urgente e necessario.
Ebbene, le misure previste all'interno del presente decreto-legge anche in questa occasione si evidenziano per la reiterazione dell'eterogeneità, essendo state accostate, infatti, in maniera arbitraria disposizioni in materia di fiscalità locale, per la definizione dei rapporti finanziari tra Roma Capitale e gestione commissariale, per il trasporto ferroviario nelle regioni a statuto speciale, per i servizi di pulizia e ausiliari nelle scuole e per il superamento delle conseguenze del sisma verificatosi nella regione Abruzzo nell'aprile 2009.
A fronte di tali interventi, nell'ambito delle disposizioni volte a «salvare» Roma, in questa occasione emergono ulteriori profili di criticità e di complessa valutazione Pag. 6in ordine all'inosservanza del dettato costituzionale, riferite all'articolo 81, quarto comma, con particolare riferimento all'articolo 16, comma 5, del decreto-legge in esame, nell'ambito delle disposizioni concernenti Roma Capitale, e in particolare, per le misure volte a regolare i rapporti finanziari di Roma Capitale con la gestione commissariale.
Si tratta di una serie di norme di particolare complicazione, che certamente saranno esaminate in maniera più approfondita nel corso dell'esame in sede referente, ma che in questa sede alimentano fortemente i dubbi e le perplessità su questo provvedimento d'urgenza circa la fondatezza relativa alla mancanza dei requisiti costituzionali previsti dall'articolo 77 della Costituzione, ribadito esplicitamente dall'articolo 15 della legge 23 agosto 1988 n. 400, a cui questa volta si aggiunge la violazione ancor più grave del mancato rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, in tema di obbligo di copertura finanziaria, proprio nell'ambito delle disposizioni previste dall'articolo 16, comma 5, che intervengono sulla gestione commissariale di Roma Capitale ed incidono sugli equilibri del bilancio dello Stato.
Pertanto, signor Presidente onorevoli colleghi, i nodi principali che si rilevano nel complesso dall'impianto normativo previsto dal presente decreto-legge, oltre al suindicato rilievo di incostituzionalità per quanto riguarda i profili finanziari, sono gli stessi di una sequenza di decreti-legge sottoposti in precedenza all'esame del Parlamento: la disorganicità, l'occasionalità, l'eterogeneità del contenuto, evidenziato dallo stesso titolo, che reca, accostati tra loro senza alcuna connessione, misure considerate urgenti in materia di finanza delle regioni e degli enti locali, interventi sul trasporto ferroviario localizzati nel territorio e la presenza di numerose norme ordinamentali che costituiscono, pertanto, elementi non conformi a quanto stabilito dalla Costituzione in materia di decretazione d'urgenza.
Concludo non senza rilevare ancora una volta come l'esame delle pregiudiziali presentate dai gruppi di opposizione rischia di diventare un passaggio inutile da parte dell'Assemblea e ne svilisce il ruolo.
Le modalità con cui vengono presentati al Parlamento decreti d'urgenza, con una velocità ed un numero così concentrato nello spazio di pochi mesi, raramente verificatosi nel corso delle precedenti legislature, impone due considerazioni: una urgente riforma dei Regolamenti parlamentari, da sempre evocata dal nostro presidente Berlusconi, e un diverso atteggiamento ed un uso più appropriato della decretazione d'urgenza da parte dei Governi.
Tale invito, rivolto da parte del Presidente della Repubblica nel corso del messaggio alle Camere lo scorso dicembre al precedente Governo Letta, non sembra essere stato raccolto neanche dal presente Esecutivo, che pare marciare nell'ambito della predisposizione del contenuto degli impianti normativi dei decreti-legge...
ELIO VITO. Non c’è il Governo ! Non c’è il Governo !
RENATO BRUNETTA. Non c’è il Governo !
PRESIDENTE. Attenda un attimo, onorevole Palese.
ELIO VITO. Non c’è il Governo ! Sospenda !
PRESIDENTE. Sto controllando se il Governo è in Aula. Onorevole Vito, quello che devo fare lo so io ! Lei stia tranquillo ! Lei stia tranquillo !
ELIO VITO. Lo faccia !
RENATO BRUNETTA. Avrebbe dovuto già farlo !
PRESIDENTE. Lei stia tranquillo ! Lei stia tranquillo per favore e la smetta !
Onorevole Vito, quello che devo fare lo so io: chiaro ? Sospendo la seduta in attesa che rientri in Aula il rappresentante del Governo.
La seduta, sospesa alle 11,30, è ripresa alle 11,31.
PRESIDENTE. C’è l'onorevole Legnini che però deve stare al banco del Governo. Come vede, onorevole Vito, potevamo superare tranquillamente... Prego, onorevole Legnini, venga al banco del Governo. Vada avanti, onorevole Palese (Commenti del deputato Vito). E lei stia tranquillo, onorevole Vito. È la quarta volta che glielo dico. Prego, onorevole Palese. Onorevole Vito, basta !
ELIO VITO. È sospesa ?
PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
ROCCO PALESE. Posso, signor Presidente ?
PRESIDENTE. Sì. Prego, onorevole Palese.
ROCCO PALESE. Comunque, una maggiore attenzione da parte del Governo a essere presente su un problema così delicato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente)... Siamo alla terza reiterazione di un decreto-legge che, per stessa ammissione di esponenti del PD, non solo riguarda un aspetto molto critico da parte di alcuni gruppi presenti in quest'Aula, ma addirittura viene affermato che non è qualche gruppo che non si fida ma è l'intera Italia; cosa che ci trova naturalmente d'accordo, soprattutto poi considerando che questo viene dai banchi della sinistra.
Mi avvio alle conclusioni. Tale invito, rivolto da parte del Presidente della Repubblica nel corso del messaggio alle Camere lo scorso dicembre al precedente Governo Letta, non sembra essere stato raccolto neanche dal presente Esecutivo, che sembra marciare, nell'ambito della predisposizione del contenuto degli impianti normativi dei decreti-legge e dell'osservanza dei requisiti costituzionalmente previsti, nella stessa direzione sbagliata, come anche in questa occasione l'Assemblea ha potuto constatare.
Viene anche sostanzialmente non tenuta in considerazione la lettera ufficiale che il Presidente della Camera Boldrini aveva inviato non molto tempo fa al precedente Governo, cioè diffidando dell'uso reiterato e continuo di decreti-legge in tempi anche brevissimi.
ELIO VITO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Mi dice su quale articolo del Regolamento ?
ELIO VITO. Sulla presenza del Governo in Aula, Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Vito, mi dice a quale articolo del Regolamento si sta riferendo, per favore ?
ELIO VITO. Sulla presenza del Governo in Aula.
PRESIDENTE. Mi deve dire l'articolo del Regolamento, le sto chiedendo, come chiedo normalmente, quello su cui...
ELIO VITO. Allora sull'ordine dei lavori, articolo 41, Presidente.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Io credo che quanto si è verificato sia un fatto sostanzialmente grave, primo per la qualità della discussione che stiamo svolgendo, che è relativa alle questioni pregiudiziali presentate dai gruppi di opposizione su un decreto-legge che, come ricordava poco fa l'onorevole Palese, sostanzialmente per la seconda volta viene reiterato.
Questi dibattiti non attengono al merito politico del provvedimento, ma alla qualità e alla natura stessa del provvedimento, e dovrebbero, quindi, prescindere da valutazioni automatiche di maggioranza e opposizione sul provvedimento stesso. Una volta esisteva una procedura speciale sulla costituzionalità preventiva dei decreti-Pag. 8legge, la riforma del Regolamento la ha abolita e ha consentito, comunque, ai gruppi di presentare delle questioni pregiudiziali di costituzionalità, che, però, hanno il difetto di essere esaminate dall'Aula e dai gruppi di maggioranza come se fossero delle normali questioni di merito.
Per questo, io credo che la presenza del Governo, che è sempre dovuta, sia un fatto particolarmente qualificante. Credo, quindi, Presidente che quanto è accaduto – non per voler colpevolizzare il sottosegretario Legnini, che è sempre presente e attento ai lavori parlamentari – avrebbe dovuto comportare automaticamente il richiamo da parte sua nei confronti del sottosegretario Legnini, e non piuttosto il richiamo alla tranquillità del collega parlamentare che ha fatto osservare l'assenza del rappresentante del Governo. Che lei finisca per prendersela, poi, con chi fa rilevare al posto suo l'assenza del rappresentante del Governo, piuttosto che con il rappresentante del Governo, mi pare davvero sintomatico del modo di presiedere l'Assemblea.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Vito. Le faccio semplicemente presente che il Presidente stava verificando dove stesse il sottosegretario, atteso che era al banco del Governo fino a venti secondi prima. Se lei avesse evitato di alzare i toni e di rivolgersi alla Presidenza in quel modo, il problema si sarebbe risolto molto prima.
Ora la questione è chiusa e ha chiesto di parlare l'onorevole Maietta. Ne ha facoltà.
PASQUALE MAIETTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il presente decreto-legge reitera – non per la seconda volta, ma per la terza volta – le disposizioni cosiddette «salva Roma», già contenute in due precedenti decreti-legge non convertiti.
Come rilevato dalle questioni pregiudiziali presentate e, soprattutto, come stigmatizzato da una espressa e costante giurisprudenza della Corte costituzionale, l'elemento della reiterazione, già di per sé, rende illegittima l'adozione di questo decreto-legge.
La Corte costituzionale, infatti, con la sentenza n. 360 del 1996, richiamandosi alla lettura rigorosa dell'articolo 77 della Costituzione, ha affermato che in caso di mancata conversione di un decreto in legge non è data alcuna facoltà al Governo di riproporre il testo normativo contenuto nel decreto stesso in un nuovo decreto...
PRESIDENTE. Onorevole Fassina, gentilmente. Grazie.
PASQUALE MAIETTA. Come dicevo, non è data facoltà al Governo di riproporre all'interno di un nuovo decreto il contenuto del decreto precedente, né totalmente né parzialmente, a meno che il nuovo decreto non abbia le caratteristiche della necessità e dell'urgenza in maniera autonoma, ma che non possa essere ricondotto a queste caratteristiche il semplice fatto del ritardo.
La mancata conversione del decreto, quindi, determina, nell'interpretazione della Corte, la perdita di efficacia ex tunc delle norme in esso stabilite e soltanto il legislatore potrebbe, attraverso una legge ordinaria, appropriarsi del contenuto del decreto.
In particolare, le disposizioni concernenti Roma capitale prevedono un piano triennale per il riequilibrio strutturale del bilancio e la disciplina dei rapporti tra la città di Roma, da un lato, e la gestione commissariale, dall'altro. Entrambe le misure sono a carattere certamente ordinamentale ed estranee a requisiti d'urgenza, proprio perché destinate a svolgere i propri effetti in un ampio arco temporale.
In generale, il provvedimento che qui stiamo esaminando rappresenta, purtroppo, l'ennesimo esempio di abuso della decretazione d'urgenza da parte del Governo. Anche in questo testo ravvisiamo la solita disomogeneità delle disposizioni: il decreto spazia, infatti, da norme in materia di finanza locale a norme sulla scuola, passando per la tassazione immobiliare, la web tax, le fusioni tra comuni, il sisma in Abruzzo, la proroga del pagamento Pag. 9agevolato di cartelle esattoriali, la cessione delle partecipazioni delle pubbliche amministrazioni, i finanziamenti per Linosa e Lampedusa e, addirittura, recando alcune disposizioni in favore della regione Campania, inserite in un articolo rubricato come «Disposizioni in materia di trasporto ferroviario nelle regioni a statuto speciale».
Considerato l'elenco che ho appena fatto e che si commenta da solo, non è necessario, a mio avviso, dilungarsi eccessivamente sulla legge n. 400 del 1988, laddove prevede che il contenuto dei decreti-legge debba essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo. Non è necessario dilungarsi sulle sentenze della Corte costituzionale, che, a più riprese – e, da ultimo, con la sentenza n. 22 del 2012 –, ha ritenuto illegittimo il decreto-legge il cui contenuto non rispetti il vincolo della omogeneità.
È invece, a mio avviso, assolutamente necessario, onorevoli colleghi, porci una domanda: fino a quando saremo costretti ad assistere al costante, ma improprio, utilizzo dello strumento della decretazione d'urgenza da parte del Governo, spesso accompagnato dalla scandalosa pratica di far esaminare e discutere il decreto solo da uno dei due rami del Parlamento, di fatto esautorando l'altro ramo della normale prassi che prevede una fase emendativa e una fase di dibattito ? Il decreto-legge nelle intenzioni dei costituenti era uno strumento in mano ai Governi per soddisfare delle esigenze di urgenza e di necessità.
Mi avvio alla conclusione, signor Presidente, dicendo che, seppure abbiamo poca fiducia in questo senso, ci auguriamo che questo Governo, questo nuovo Governo, già sensibilizzato precedentemente dal Presidente Boldrini, ricorra a questo strumento in maniera minore rispetto a quanto fatto fino ad oggi.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PASQUALE MAIETTA. Non approviamo questo decreto nel metodo e, con amarezza, riscontriamo che è sempre lo stesso, però riteniamo che l'emergenza in cui versa in questo momento Roma, una volta capitale del mondo, città piena di storia e oggi specchio di una crisi che, siamo sicuri, supererà più per il valore dei propri cittadini che per il merito di chi la sta amministrando, debba per forza rimandare ad una decisione di buonsenso. Ed è per Roma che Fratelli d'Italia, oggi, darà un voto di astensione.
PRESIDENTE. Colleghi, vi pregherei di abbassare un po’ il tono della voce, perché l'Aula si sta riempiendo e chi interviene fa fatica a parlare e chi ascolta fa fatica a fare anche questo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fragomeli. Ne ha facoltà.
GIAN MARIO FRAGOMELI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge per cui le opposizioni hanno presentato le questioni pregiudiziali all'esame dell'Aula fa seguito a due provvedimenti d'urgenza, entrambi non convertiti nei termini costituzionali, che si sono susseguiti nell'ultimo bimestre dello scorso anno.
Riguardo alla violazione dell'articolo 77 della Costituzione – così come interpretato nella sentenza della Corte costituzionale n. 360 del 1996 –, la Corte ritiene giustamente la prassi della reiterazione lesiva, sotto più profili, di tale articolo della Carta costituzionale. Tale principio non è però assoluto: la Corte afferma infatti che, in caso di mancata conversione, il Governo non risulta spogliato del potere di intervenire nella stessa materia con lo strumento della decretazione d'urgenza. Dovrà tuttavia dimostrare la presenza di presupposti giustificativi nuovi e di natura straordinaria, che non potranno essere ricondotti solo al fatto del ritardo conseguente dalla mancata conversione del precedente decreto-legge. Lo stesso Capo dello Stato, con lettera inviata al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Presidenti delle Camere lo scorso 27 dicembre – proprio in relazione alla mancata conversione del decreto-legge n. 126 del 2013 –, afferma che, ove ad una richiesta di Pag. 10riesame dei contenuti di un decreto-legge da parte del Presidente della Repubblica, ovvero all'impossibilità di procedere alla sua conversione a causa dei rilievi avanzati dallo stesso, ne consegua la decadenza, si potrebbe allora procedere comunque ad una parziale reiterazione dei contenuti del provvedimento decaduto, purché essa tenga conto dei motivi posti alla base della richiesta avanzata dal Capo dello Stato.
Ebbene, il decreto-legge oggi in discussione è, a tutti gli effetti, una risposta sostanziale ed estremamente puntuale ai bisogni straordinari degli enti locali, ivi compresi quelli aventi i bilanci in crisi, vale a dire bilanci che non sono sostenibili da un punto di vista economico-finanziario e che assumono quindi, a tutti gli effetti, caratteri emergenziali.
Il decreto-legge si occupa, in maniera più tangibile e concreta, del riordino di tutta una serie di strumenti fondamentali al fine di consentire ai sindaci e agli amministratori locali di portare in approvazione i bilanci di previsione secondo la scadenza attualmente fissata al 30 aprile.
Colleghi, è evidente, quindi, come l'urgenza stia nel fatto che ci troviamo già ad essere in ritardo sui tempi: questo decreto-legge potrebbe infatti essere approvato il 5 maggio, ovvero ben al di là della data stabilita quale termine ultimo per l'approvazione dei bilanci comunali. La strada non può essere quindi, ancora una volta, la reiterata scorciatoia delle proroghe riguardo alla data di approvazione dei bilanci comunali. Un obiettivo che tutti dobbiamo condividere esiste ed è questo: mai più un altro 30 novembre ! Qui sta l'urgenza ! Qui sta il nostro dovere etico, prima ancora che legislativo, di anticipare i tempi e di dare risposte concrete !
Da sindaco al secondo mandato e da parlamentare affermo con convinzione che è nostro compito mettere i comuni in condizione di lavorare e di avere – attraverso questo decreto-legge – certezze sulla contabilizzazione dell'IMU, sul rispetto degli indici di virtuosità, su Tari e Tasi, sul Fondo di solidarietà, sul contributo straordinario alla fusione di comuni, sulla questione del bilancio consolidato e sugli interventi di messa in sicurezza degli edifici scolastici.
Seppur in tempi stringenti e con un provvedimento di iniziativa del Governo che, a tutti gli effetti, sta dimostrando una forte trazione territoriale, abbiamo l'occasione di affrontare le fondamentali questioni tuttora aperte per gli enti locali e di poterne quindi parlamentarizzare le risposte. È nostro compito tornare ad investire sugli enti locali che sono di fatto le radici del nostro Paese, permettendo loro di predisporre un bilancio veritiero, attraverso il quale poter erogare servizi alla cittadinanza e contribuire a riavviare tutta una serie di investimenti che consentiranno a molte imprese di tornare finalmente a lavorare.
PRESIDENTE. Onorevole Fragomeli, concluda.
GIAN MARIO FRAGOMELI. Da ultimo, voglio chiudere il mio intervento citando alcune parole del mai dimenticato Pier Paolo Pasolini: non esiste razionalità senza senso comune e concretezza. Senza senso comune e concretezza, la razionalità rischia di scivolare nel fanatismo. Le pregiudiziali a questo decreto-legge, pur nella loro razionalità, a nostro avviso mancano di quella concretezza e di quella praticità che sono le basi su cui costruire il rilancio del nostro intero Paese.
Per questo motivo, noi del Partito Democratico voteremo convintamente contro le questioni pregiudiziali all'esame dell'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Balduzzi. Ne ha facoltà.
RENATO BALDUZZI. Signor Presidente, ci troviamo di fronte, ancora una volta, alla discussione sull'uso eccessivo del decreto-legge quando questo comporti o quando non comporti un vero e proprio abuso.
Credo che dobbiamo tutti essere consapevoli che le vicende di cui ci stiamo occupando...
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Balduzzi. Pregherei i colleghi presenti nel settore del Movimento 5 Stelle e quelli che stanno rientrando di abbassare il tono della voce, gentilmente. Grazie. Prego, onorevole Balduzzi.
RENATO BALDUZZI. Signor Presidente, credo che vi sia la consapevolezza da parte di tutti che le questioni che stiamo affrontando non nascano oggi, ma sono il frutto di una lunga stratificazione. Dunque, dobbiamo fare molta attenzione a come le collochiamo in prospettiva, per non rischiare di considerare come non urgente ciò che è urgente, per non rischiare di mettere dentro lo stesso contenitore situazioni molto differenti.
Noi siamo passati da un tempo nel quale la stessa dottrina di diritto costituzionale distingueva tra urgenza del provvedere e urgenza del contenuto del provvedimento. È una distinzione che sicuramente è di grande acutezza, ma che nel tempo è servita per far passare dentro al modello dell'articolo 77 molte disposizioni, molti testi, che avevano un rapporto soltanto indiretto con quei casi straordinari di necessità e urgenza che l'articolo 77 richiama. Abbiamo poi assistito progressivamente ad una forte concentrazione di interesse da parte della Corte costituzionale relativamente sia al profilo della iterazione di decreti-legge sia al profilo della loro omogeneità.
A proposito dell'iterazione, non va dimenticato che la più volte nominata sentenza n. 360 del 1996, ponendo dei vincoli molto stretti all'iterazione e alla reiterazione dei decreti-legge, ha portato ad una situazione nella quale sicuramente si è ridotto quel fenomeno, ma, per una sorta di eterogenesi dei fini, nel tempo, i decreti-legge non sono diminuiti, proprio perché, avendo una garanzia più forte di dover essere approvati e convertiti, in ragione del fatto di non poter essere iterati e reiterati, questo si è sviluppato in un vincolo ancora maggiore verso le Camere, verso il Parlamento. Quello che, una volta, si chiamava iniziativa legislativa rafforzata, cioè un modo per il Governo di far viaggiare un treno, è diventato poi nel tempo qualche cosa che ha finito per essere un vincolo ancora più forte nei confronti delle Assemblee parlamentari.
È evidente che noi dobbiamo uscire da questa situazione, ma è anche del tutto evidente che lo dobbiamo fare attraverso le forme opportune e non prendendo un caso ed estrapolandolo. Le forme opportune sono la revisione costituzionale, per recuperare alcuni o tutti dei contenuti della legge n. 400 del 1988, e la revisione del Regolamento parlamentare, così da dare al Governo in Parlamento qualche potere in più per non indurlo a usare quel troppo potere che è rappresentato dal decreto-legge. Questo è ciò che questa Camera deve fare, piuttosto che accanirsi nei confronti di un decreto-legge di cui gli uffici che lo hanno elaborato certamente, Presidente, e concludo, hanno cercato di salvare il salvabile, nel senso di modificare il più possibile la sostanza di alcune disposizioni, nel senso di andare ad individuare laddove ci sono nuove e successive ragioni d'urgenza.
Ecco perché il voto di Scelta Civica sarà, pur nella consapevolezza dell'esistenza del problema, un voto contro le questioni pregiudiziali, ma un voto a favore perché anche quest'Aula si occupi della sostanza del problema del decreto-legge, si occupi della necessità di fare un salto di qualità nel nostro procedimento di legislazione e nella qualità della nostra legislazione (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Mita. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE DE MITA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo a nome del gruppo Per l'Italia per annunziare il voto contrario sulle pregiudiziali di costituzionalità, fissando in due punti le motivazioni del nostro voto.
Il primo: vorrei partire ricordando che la sentenza n. 360 del 1996, citata nei testi delle pregiudiziali censura una prassi degenerativa che ha raggiunto il suo culmine nella XII legislatura, con la reiterazione del 97,8 per cento dei decreti scaduti.Pag. 12
Ora, il decreto in esame consta di 20 articoli, in cui sono riproposte solo alcune misure presenti in decreti-legge precedenti ritirati dal Governo. Se, da un lato, la Corte costituzionale rileva che è da escludere la riproducibilità del contenuto normativo non solo dell'intero testo del decreto non convertito, ma anche di singole disposizioni del medesimo, dall'altro lato, va detto che essa ammette che il Governo, in caso di mancata conversione di un decreto-legge, possa riprodurre con un nuovo decreto il contenuto normativo dell'intero testo o di singole disposizioni del decreto non convertito, ove però il nuovo decreto risulti fondato su autonomi motivi di necessità ed urgenza.
Il secondo punto: con lettera del 27 dicembre 2013, il Presidente della Repubblica ha aperto ad una parziale reiterazione del primo provvedimento conosciuto come «Salva Roma», facendo riferimento ai motivi posti alla base della richiesta di riesame, proprio come sancito dalla Corte costituzionale con la citata sentenza, ponendo come limite al divieto di reiterazione la precisa individuazione di nuovi motivi di necessità ed urgenza che, a nostro avviso, sussistono. Nel caso in esame, infatti, i motivi straordinari, che sono alla base della riproposizione di alcune norme presenti nei due decreti ritirati, sono rinvenibili nell'oggetto stesso di questi interventi, senza i quali sarebbero messi a repentaglio alcuni servizi primari per i cittadini direttamente svolti da quegli enti locali di cui si vuole salvaguardare l'equilibrio di bilancio.
Tuttavia, signor Presidente, come sottolineato anche da numerosi colleghi prima del mio intervento, il problema esiste e va affrontato nella giusta maniera. Affrontarlo in maniera episodica nel corso di queste dichiarazioni ci confina nella logica ottusa del difensore d'ufficio, che sostiene una tesi magari alcune volte senza esserne nemmeno intimamente convinto.
Quindi, noi sullo specifico delle questioni pregiudiziali poste alla nostra attenzione nella seduta odierna, voteremo sfavorevolmente, però sottolineiamo come nella Commissione competente vadano rivisti i termini della decretazione d'urgenza e vadano ripensati alla luce delle modificate condizioni storiche (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti del liceo scientifico linguistico «Immanuel Kant», di Melito di Napoli, in provincia di Napoli, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Tancredi, ma non lo vedo in Aula, quindi si intende che vi abbia rinunciato.
Nessun altro chiedendo di parlare sulle questioni pregiudiziali, passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Dadone e altri n. 1, Borghesi ed altri n. 2 e Brunetta e Palese n. 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Faenzi, Totaro, Catania, Buttiglione, Dellai, Dell'Aringa, Mariano, D'Agostino, Savino, Vecchio, Dall'Osso, Grillo, Giordano, Adornato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 397
Votanti 395
Astenuti 2
Maggioranza 198
Hanno votato sì 113
Hanno votato no 282.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(I deputati Gasbarra e D'Incecco hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).
La discussione sulle linee generali avrà luogo in altra seduta.
Pag. 13Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1254 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 gennaio 2014, n. 3, recante disposizioni temporanee e urgenti in materia di proroga degli automatismi stipendiali del personale della scuola (Approvato dal Senato) (A.C. 2157) (ore 11,55).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2157: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 gennaio 2014, n. 3, recante disposizioni temporanee e urgenti in materia di proroga degli automatismi stipendiali del personale della scuola.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali e le relatrici di minoranza e per la maggioranza e il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede di replica.
(Esame dell'articolo unico – A.C. 2157)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A – A.C. 2157), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A – A.C. 2157).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A – A.C. 2157).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, già presentate in sede referente e ritirate prima della relativa dichiarazione di inammissibilità, in quanto del tutto estranee rispetto al contenuto del provvedimento, circoscritto a prevedere modalità per il recupero degli scatti di anzianità per l'anno 2012 del personale scolastico (articolo 1) e per il riconoscimento di un emolumento una tantum al personale ATA (articolo 1-bis): Chimienti 1.16, volto ad estendere il meccanismo degli scatti di anzianità anche al personale precario della scuola e a dettare disposizioni in materia di valutazione dei periodi pre-ruolo e di applicazione delle fasce stipendiali al personale neoassunto; Centemero 1.17 e Coscia 1.18, volti ad individuare nuovi criteri per la determinazione dei trattamenti accessori del personale dirigenziale della scuola in servizio nei ruoli regionali della Sardegna e della Campania; gli identici Coscia 1.19 e Centemero 1.20, recanti disposizioni volte a superare, per il personale dirigente scolastico, i limiti per le risorse destinate annualmente al trattamento accessorio del personale, fissati dal comma 2-bis dell'articolo 9 del decreto-legge n. 78 del 2010; gli identici Coscia 1.21 e Centemero 1.22, che stanziano la somma di 5 milioni di euro destinati ai rinnovi contrattuali della dirigenza scolastica, in attuazione dell'intesa stipulata tra il MIUR e le organizzazioni sindacali in data 29 aprile 2010; gli identici Bossa 1-bis.01 e Centemero 1-bis.02, nonché gli analoghi Centemero 1-bis.0100, 1-bis.050, Coscia 1-bis.0101, Nardi 1-bis.051, volti a prevedere che i dirigenti scolastici in servizio a seguito di una procedura concorsuale annullata in via giurisdizionale continuino ad esercitare in via transitoria le loro funzioni nelle sedi di rispettiva assegnazione; Chimienti 1-bis.03, in materia di modalità di fruizione delle ferie da parte del personale scolastico.
La Presidenza non ritiene altresì ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del Regolamento, per le ragioni sopra esposte, le seguenti ulteriori proposte emendative, non previamente presentate in sede referente: Giuseppe Guerini 1.50, volto a prevedere che i dirigenti scolastici che abbiano superato le prove di procedure concorsuali successivamente invalidate siano inseriti nelle graduatorie regionali ad esaurimento; Rocchi 1.0100, volto a prevedere che i dirigenti scolastici in servizio a seguito di procedure concorsuali successivamente invalidate siano confermati in ruolo, previo superamento di uno speciale esame; Rampelli 1-bis.0106 e Vacca 1-bis.0105, in Pag. 14materia di inquadramento giuridico ed economico del personale degli enti locali trasferito nei ruoli del personale della scuola; Vacca 1-bis.0107, in materia di modalità di trasferimento del personale docente non idoneo per ragioni di salute nei ruoli del personale ATA.
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A – A.C. 2157).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, sarò telegrafico. Tutti noi abbiamo l'esito rispetto a questi emendamenti che adesso io mi sto leggendo. Ricordiamo che questo è di fatto il primo provvedimento del Governo Renzi sulla scuola. Ora non stiamo a ricordare come il primo Ministro Renzi sia andato presso le scuole a dire agli studenti, ma agli stessi professori, agli stessi insegnanti, quanto è importante il settore scuola ad oggi in Italia. Ebbene, dopo il clamoroso retromarcia indicato dallo stesso attualmente primo Ministro rispetto a – vi ricordate ? – quei 150 euro... Faccio un po’ fatica Presidente, perché è veramente...
PRESIDENTE. Colleghi !
WALTER RIZZETTO. La ringrazio. Dopo quel retromarcia rispetto ai 150 euro di prelievo nei confronti dei docenti della scuola, ed è stata una retromarcia che effettivamente noi abbiamo condiviso, attualmente ci stiamo impegnando in sede parlamentare nell'esame del decreto stesso, che lei ha ricordato consta di un solo articolo. Bene, quindi noi siamo assolutamente sicuri che l'esito degli emendamenti presentati verrà accolto sicuramente in parte da parte del Governo, quindi ci attendiamo che il Governo ci dica bene rispetto agli emendamenti presentati, perché effettivamente è un passaggio sicuramente importante ed è un passaggio che il MoVimento 5 Stelle voterà. E voterà non soltanto gli emendamenti proposti dal MoVimento 5 Stelle, ma anche gli emendamenti proposti dalla maggioranza in questo caso, se sono emendamenti, e sicuramente lo saranno, di buon senso. Ricordiamo sicuramente all'Aula un passaggio tecnico – non sono io, lo ricordo prima a me stesso. Ricordiamoci che quando un emendamento è inammissibile per coperture effettivamente c’è una ratio nell'inammissibilità stessa dell'emendamento, quando invece c’è un parere contrario rispetto all'emendamento vuol dire che questo non è più un discorso di coperture, ma subentra una scelta nettamente politica sull'emendamento stesso. Ricordiamo – e vado a chiudere Presidente – che questo passaggio costa circa 37 milioni. Io penso che la maggioranza non debba fermarsi, non dovrà fermarsi, per questi spiccioli a tutti gli effetti dati in questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
Ho bisogno del parere da parte della Commissione e del Governo nonché della relatrice di minoranza. Prego, onorevole Incerti.
ANTONELLA INCERTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, tenuto conto del parere contrario della Commissione bilancio e tenuto conto anche dell'urgenza dell'approvazione di questo provvedimento, che ricordo scade il 24 marzo, io invito al ritiro degli emendamenti, altrimenti esprimo parere contrario su tutti.
PRESIDENTE. Il relatore di minoranza ?
SILVIA CHIMIENTI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, noi non ritiriamo gli emendamenti.
PRESIDENTE. Sì, ma deve esprimere il parere, onorevoli Chimienti.
Pag. 15SILVIA CHIMIENTI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, uno per uno ?
PRESIDENTE. Sì.
SILVIA CHIMIENTI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sugli emendamenti Chimienti 1.4, Luigi Gallo 1.3, Chimienti 1.100 e 1.5, Luigi Gallo 1.2 e 1.6, Di Salvo 1.7, Chimienti 1.8. Esprimo parere contrario sull'emendamento Albanella 1.9. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Chimienti 1.11, 1.12 e 1.13, Luigi Gallo 1.14, Chimienti 1.15. Esprimo altresì parere favorevole sugli emendamenti Di Salvo 1-bis. 1 e Chimienti 1-bis. 2.
PRESIDENTE. Mi scusi un attimo, onorevoli Chimienti, siamo a pagina 12.
SILVIA CHIMIENTI. Mi scusi, sono inammissibili questi.
PRESIDENTE. Perfetto.
SILVIA CHIMIENTI, Relatore di minoranza. Esprimo parere contrario sugli identici articoli aggiuntivi Bossa 1-bis.01 e Centemero 1-bis.02.
PRESIDENTE. Un attimo solo. L'emendamento 1-bis.100 è il suo e presumo che il parere sia favorevole.
SILVIA CHIMIENTI, Relatore di minoranza. Sì.
PRESIDENTE. Poi gli identici articoli aggiuntivi Bossa 1-bis.01 e Centemero 1-bis.02, e gli articoli aggiuntivi Centemero 1-bis.050 e 1-bis.0100 sono inammissibili. Abbiamo concluso, onorevole relatore.
Qual è il parere del Governo ?
GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Dal relatore per la maggioranza, presumo.
GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Sì.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Chimienti 1.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chimienti. Ne ha facoltà.
SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, con il presente emendamento noi chiediamo di abolire la sessione negoziale così come prevista dall'articolo 8, comma 14, del decreto-legge n. 78 del 2010, e di procedere allo stanziamento diretto dei 720 milioni di euro necessari, sempre secondo quanto dichiarato dalle tabelle del MEF, per sbloccare sia l'annualità 2012 che quella 2013. Una delle più grandi pecche di questo decreto consiste proprio nel fatto che viene incredibilmente dimenticato il 2013, rischiando così che l'anno prossimo venga a crearsi una nuova emergenza come questa.
Noi chiediamo, quindi, che le somme per lo sblocco di queste due annualità vengano reperite attraverso lo stanziamento di risorse aggiuntive, senza gravare, dunque, sul Fondo per il miglioramento dell'offerta formativa, che è già stato decurtato di 350 milioni di euro lo scorso anno e passerebbe, a regime, da 1045 milioni di euro a 669 milioni di euro. Chiaramente, un'ulteriore riduzione avrebbe conseguenze gravissime e significherebbe impoverire ulteriormente la qualità della didattica.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chimienti 1.4, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Catania... colleghi, suggerisco di rimanere in Aula, perché siamo in presenza di dichiarazioni di voto e di votazioni caratterizzate da una certa velocità. Ci siamo ? Sannicandro, Latronico, Oliverio, D'Arienzo, Gregori, Vecchio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 399
Maggioranza 200
Hanno votato sì 110
Hanno votato no 289.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(I deputati Gadda, Genovese e Burtone hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Luigi Gallo 1.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luigi Gallo. Ne ha facoltà.
LUIGI GALLO. Signor Presidente, siccome sappiamo che qui, in quest'Aula, in sede di discussione sulle linee generali di un decreto-legge, non c’è sempre una grossa partecipazione dei colleghi, è opportuno che si faccia chiarezza su quali sono questi emendamenti che il MoVimento 5 Stelle sta presentando e quali sono gli obiettivi su questo decreto.
Infatti, questo decreto, come ha ricordato Walter Rizzetto nel suo intervento sul complesso degli emendamenti, potrebbe essere considerato il decreto con la firma di Renzi sotto gli articoli. Questo perché il MoVimento 5 Stelle, a inizio gennaio, denunciò che il Ministro dell'economia e delle finanze si apprestava a un prelievo forzoso sugli stipendi dei docenti e dei collaboratori scolastici.
Lo faceva analizzando una lettera criptica del 27 dicembre che era uscita sul sito del Ministero che, in pratica, indicava che, da gennaio, vi sarebbe stato un prelievo di 150 euro sugli stipendi.
Al contrario di quanto ho sentito in questi giorni in Commissione cultura dove si dice che tutto ciò lo abbiamo ereditato, in realtà non è così. Vi sono due norme che si sono sovrapposte, del decreto 2010 e del decreto del Governo Letta del 2013, e che hanno fatto sì di trovarci in questo pasticcio. Cioè, per la prima volta in Italia i lavoratori italiani si trovavano d'improvviso con il Ministero dell'economia e delle finanze che metteva le mani nelle proprie tasche, nel proprio stipendio, sottraendogli delle risorse.
Dopo quella denuncia del MoVimento 5 Stelle, ci fu Renzi che parlò di Scherzi a parte riferendosi al suo partito e al Governo Letta, e poi cominciò il rimpallo tra il Ministro dell'economia e delle finanze e il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Carrozza, dove ognuno scaricava le proprie responsabilità. In realtà, probabilmente qui, essendosi ormai impegnati in operazioni semplicemente di ragioneria, non ci si rende conto nemmeno degli effetti sociali che a volte le norme approvate in quest'Aula comportano. E gli effetti sociali li abbiamo appena raccontati.
Quindi, questo decreto-legge va a sanare un danno che lo stesso Governo Letta ha creato, quello del prelievo forzoso; però, come fa a sanare questo danno ? Erano necessarie determinate risorse, ma il Governo stanzia solo centoventi milioni e dice «il resto dei soldi li troviamo durante il tavolo di contrattazione con i sindacati», mettendo i sindacati davanti a un fatto compiuto: se vogliamo risorse aggiuntive per riparare questo danno andranno prese dal MOF, che è il fondo che fa funzionare la nostra scuola, la scuola dei cittadini italiani, il pomeriggio. Quindi, da adesso in poi, questo Fondo sarà quasi il totalmente prosciugato e noi non avremmo risorse per attività extracurricolari pomeridiane.
Noi semplicemente oggi in Aula stiamo facendo una battaglia per chiedere risorse aggiuntive al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca che vadano a coprire questi scatti dovuti ai docenti.
Visto che in dichiarazione di voto ho sentito da Forza Italia, e tutte le altre forze politiche, dire che dobbiamo trovare Pag. 17le risorse da un'altra parte, dimostriamo la coerenza in Aula e chiediamo queste risorse al Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Saluto gli alunni e i docenti della Scuola secondaria di I grado «Emiliani» di Genova, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luigi Gallo 1.3, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Sannicandro, Patriarca, Colonnese, Vecchio, Balduzzi, Catania, Latronico, Totaro, Dellai...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 411
Maggioranza 206
Hanno votato sì 114
Hanno votato no 297.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(I deputati Oliverio e Genovese hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Chimienti 1.100.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chimienti. Ne ha facoltà.
SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo di abolire la sessione negoziale e di procedere a stanziare direttamente le somme necessarie per sbloccare le utilità 2012 e 2013, con la corresponsione dei relativi incrementi economici per il personale scolastico. La sessione negoziale prevede, infatti, solo l'eventualità che lo sblocco del 2012 si realizzi e lo condiziona, comunque, al «saccheggio» dei fondi del MOF, in una logica ricattatoria che noi del MoVimento 5 Stelle non possiamo che deprecare.
Lo sblocco che proponiamo noi viene poi accompagnato da interventi normativi volti ad impedire l'applicazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 122 del 2013 e dell'articolo della legge finanziaria che ne recepisce i contenuti per il personale scolastico. In questo modo si rendono gli anni 2013 e 2014 inequivocabilmente utili ai fini giuridici delle progressioni di carriera e dei relativi incrementi economici e, quindi, non più solo eventualmente utili a questi fini.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chimienti 1.100, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Marco Di Stefano, Abrignani, Vecchio, Catania, Sannicandro, Dellai, Latronico, Capelli, Giampaolo Galli, Marroni.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 409
Maggioranza 205
Hanno votato sì 112
Hanno votato no 297.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Genovese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).
Salutiamo gli alunni e i docenti del liceo scientifico di Poppi, in provincia di Arezzo, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).Pag. 18
Passiamo alla votazione dell'emendamento Chimienti 1.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chimienti. Ne ha facoltà.
SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, con questo emendamento aboliamo la sessione negoziale, così come previsto dall'articolo 8, comma 14, del decreto-legge n. 78 del 2010. Qui ovviamente non si tratta di espungere detta sessione negoziale nel metodo, quanto piuttosto di ridiscuterla nel merito del presente provvedimento.
Secondo quanto previsto, il Governo demanda, infatti, alle trattative tra sindacati e Ministero il reperimento dei 250 milioni di euro mancanti per coprire lo sblocco del 2012, con la conseguenza inevitabile del prelievo sul miglioramento dell'offerta formativa, che – ricordiamo – è un fondo importantissimo per le scuole che serve per le attività extra degli studenti.
Quindi, questo emendamento prevede lo stanziamento diretto dei 370 milioni di euro necessari per sbloccare il 2012, come dichiarato appunto dalle tabelle pubblicate dal MEF, senza passare dalla sessione e senza costringere i sindacati ad accettare di gravare sul miglioramento dell'offerta formativa, evitando, quindi, di incidere su un comparto, quello della scuola, costantemente penalizzato e oggetto di cospicui e ripetuti tagli.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chimienti 1.5, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Catania, Carfagna, Latronico, Colonnese, Spessotto, Malpezzi, Totaro, Dellai, Abrignani, Gribaudo, Vecchio, Pilozzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 414
Maggioranza 208
Hanno votato sì 115
Hanno votato no 299.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.2 Luigi Gallo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luigi Gallo. Ne ha facoltà.
LUIGI GALLO. Signor Presidente, vedo che, emendamento dopo emendamento, ci stiamo svegliando dalla «sbornia» delle chiacchiere di Renzi che ha fatto sulla scuola e sull'istruzione. È stato una settimana a raccontarci di risorse: 10 miliardi per la scuola, anzi 20, batteva un'agenzia.
Poi ci ritroviamo nella realtà: ci svegliamo il giorno dopo, credendo che le sorti progressive di questo Paese siano migliorate, e invece entriamo nella realtà delle Commissioni e dell'Aula: quando chiediamo delle risorse differenti da quelle che prevede il Governo, che ha trasformato gli addetti ai lavori a dei cannibali, perché devono mangiarsi le risorse degli altri, quindi per riuscire a garantire lo scatto stipendiale ai docenti ci dobbiamo mangiare le risorse che garantiscono l'apertura pomeridiana delle scuole o garantiscono quelle figure professionali che, insieme al dirigente scolastico, portano avanti la scuola.
Sentiamo le dichiarazioni di Giannini, il nuovo Ministro dell'istruzione, che dice: «Nella scuola non ci deve essere più solo la figura del docente, ma anche altre figure professionali, che aiutano il lavoro del dirigente». Ebbene, Giannini, la informiamo che queste figure già esistono: il problema è che non vengono pagate. Non vengono pagate, queste figure, perché noi cancelliamo tutte le risorse al MOF, il fondo per l'offerta formativa, e quindi i collaboratori dei dirigenti dovranno fare per volontariato, eventualmente, altre mansioni oltre alla docenza.Pag. 19
Quindi, noi continuiamo ad appellarci a della gente sorda, sostanzialmente, per finalmente investire risorse in questo settore. In vent'anni siete stati capaci di tagliare 20 miliardi al settore istruzione, scuola, università e ricerca. Dopo, il Governo Letta si presentò al Paese e si presentò alle trasmissioni televisive: «Nessun taglio alla scuola». Poi noi andiamo a verificare, chiediamo lumi ai contabili della Camera e ci dicono che dal 2013 al 2014 il Governo Letta taglia 23 milioni, quindi anche un'altra balla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ora, semplicemente le balle, col nuovo Governo, sono diventate più grosse: prima si diceva di non tagliare, adesso si dice «troveremo 20 miliardi».
Poi, per le coperture, noi abbiamo fatto un emendamento che chiedeva una modifica della copertura di 37 milioni, 37 milioni, che non sono niente – vi rendete conto ? – a confronto dei 20 miliardi paventati da Renzi. E il sottosegretario Toccafondi alla Commissione ha detto: «Guarda che l'unico fondo sicuro è il fondo del MOF, dell'offerta formativa». Lo dica anche a Renzi, così la smettiamo che lui va in giro in televisione a riempirci di chiacchiere, perché se la realtà è diversa, allora vogliamo gli emendamenti del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Malpezzi. Ne ha facoltà.
SIMONA FLAVIA MALPEZZI. Signor Presidente, attraverso lei vorrei poter ricordare all'onorevole Gallo che lui continua a parlare di un film, ma si sofferma su un fotogramma, che è il fotogramma dell'emergenza da cui questo decreto nasce.
Il film è un altro, è quello che noi stiamo costruendo insieme ed è quello di investimenti rispetto al mondo della scuola che sono già nati con il decreto-legge «L'istruzione riparte» firmato dalla Ministra Carrozza e che continueranno ad andare avanti con le azioni che sono già state messe in atto a partire proprio da quando il Presidente Renzi è diventato Presidente del Consiglio.
Voglio inoltre ricordare, in questi giorni in cui ricordiamo anche la scomparsa di Cesare Segre, il quale invitava i politici ad alzare anche il linguaggio della politica, che articolare i propri interventi semplicemente con termini che sono poco consoni a quest'Aula, indica anche un'incapacità di leggere la realtà come quella che viene travisata oggi. Noi non siamo contro gli incrementi all'interno del mondo della scuola; noi non siamo per tagliare il MOF. Abbiamo chiesto con forza che il MOF venga reintegrato. Ma non siamo neppure quelli che puntano semplicemente delle bandierine, come molti degli emendamenti del MoVimento 5 Stelle stanno rappresentando. Noi vogliamo un disegno che sia veramente organico ed è per questo che stiamo lavorando (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.
GIANLUCA VACCA. Signor Presidente, visto che si sta parlando di film, mi chiedo che film abbiano visto i colleghi del PD. Forse qualche film di fantasia o magari qualche cartone animato. Nella realtà, infatti, la situazione è invece ben diversa e la stiamo spiegando bene noi. Al di là dei proclami e al di là della fuffa, come si dice in questo periodo, che il Presidente Renzi va in giro a sbandierare a tutti quanti, i fatti parlano al momento di zero soldi spesi e di zero euro investiti. Gli unici soldi di cui va parlando il Presidente Renzi sono i soldi che erano già stati stanziati precedentemente o che, comunque, sono ampiamente insufficienti ad affrontare le emergenze. Quindi, di film forse bisognerebbe guardarne di meno e bisognerebbe guardare di più la realtà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marzana. Ne ha facoltà.
Pag. 20MARIA MARZANA. Signor Presidente, io ho un'idea del film che hanno visto Renzi e il suo gruppo; è «Il gattopardo»: cambiare tutto per non cambiare niente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Io vorrei ricordare a quest'Aula che già gli scatti stipendiali maturati dal personale scolastico nel 2011 furono pagati attraverso una sessione negoziale, quindi con l'avallo dei sindacati, che andava a prelevare le risorse del MOF – ripeto: il Fondo per il miglioramento dell'offerta formativa – quindi per tutte quelle attività didattiche svolte in orario curricolare ed extra curricolare e per le funzioni strumentali aggiuntive dei docenti. Vorrei dire, quindi, che non è cambiato niente perché si fa riferimento allo stesso fondo e non si recuperano tutti i soldi che invece sono stati tagliati nella scorsa legislatura dall'ex Ministro Gelmini che dovevano essere utilizzati anche in parte per la valorizzazione della professione docente, quella tanto sbandierata dal Governo Renzi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Onorevole Rizzetto, purtroppo lei è intervenuto sul complesso degli emendamenti ed è firmatario dell'emendamento: non posso darle la parola.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Centemero. Ne ha facoltà.
ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, solo per fare una piccola precisazione. Lo sblocco degli scatti di anzianità per il periodo 2010-2012, periodo appunto che viene citato nel decreto-legge n. 78 del 2010, all'articolo 9, comma 23, si deve proprio al Ministro Gelmini.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luigi Gallo 1.2, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Catania, Latronico, Vecchio, Grillo, Colonnese, Terzoni, Castiello, Totaro, Oliaro, Dellai, Sannicandro, Dell'Aringa, D'Incà...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 420
Maggioranza 211
Hanno votato sì 118
Hanno votato no 302.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luigi Gallo 1.6, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Totaro... Catania... Polverini... Sannicandro... Latronico... Chaouki... Di Benedetto... Colonnese... Polverini... Capezzone... Galperti... Dellai... Vecchio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 425
Maggioranza 213
Hanno votato sì 121
Hanno votato no 304
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Salvo 1.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Placido. Ne ha facoltà.
ANTONIO PLACIDO. Signor presidente, l'emendamento Di Salvo 1.7 consiste nel sopprimere il comma 1, evitando che si adottino i provvedimenti di retrocessione alla classe stipendiale inferiore del personale scolastico che ne abbia acquisita Pag. 21una superiore nel 2013 e nell'evitare di adottare i provvedimenti di recupero dei pagamenti già effettuati. Di conseguenza si sopprime il comma 3.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Salvo 1.7, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Totaro... Vecchio... Catania... Latronico... Dellai... Ventricelli... Tancredi... Gasparini... Tidei... Capezzone... Gasparini... Grillo... Taricco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 424
Votanti 394
Astenuti 30
Maggioranza 198
Hanno votato sì 121
Hanno votato no 273
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Chimienti 1.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chimienti. Ne ha facoltà.
SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, intanto vorrei rispondere a chi ha detto che abbiamo presentato degli emendamenti che sono soltanto delle bandierine perché, se leggete i nostri emendamenti, sono tutti emendamenti di buonsenso e che cercherebbero di porre finalmente rimedio all'incompetenza e alla assoluta mancanza di progettazione che ha caratterizzato gli ultimi Governi e anche gli uffici stessi del Ministero dove vengono elaborate misure e provvedimenti che sono assolutamente privi di progettazione.
Questo emendamento va in questa direzione perché vuole sbloccare anche l'annualità 2013, perché ora noi saniamo, sblocchiamo l'annualità 2012, ma ci si ripresenterà la stessa identica emergenza a breve, se non sblocchiamo anche l'annualità 2013. Quindi, noi ci chiediamo come sia possibile che gli uffici del MIUR si siano dimenticati di questa annualità e chiediamo, quindi, che la sessione negoziale sia finalizzata espressamente allo sblocco dell'annualità 2013, oltre che a quella del 2012, e a questo fine stanziamo ulteriori 350 milioni di euro, secondo la quantificazione fornita dal MEF, che vengono coperti da un aumento della tassazione dal 20 al 22 per cento sui redditi di capitale.
Dimenticarsi del 2013 significa semplicemente non tenere conto della complessa realtà economica odierna e del fatto che il criterio di anzianità...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Chimienti. Almeno, onorevole Romano...
SILVIA CHIMIENTI. Se posso avere attenzione...
PRESIDENTE. Lasciate... colleghi vi pregherei... grazie. Prego, onorevole Chimienti.
SILVIA CHIMIENTI. Dicevo che dimenticarsi l'annualità 2013 significa non tenere conto della complessa realtà economica odierna e del fatto che il criterio di anzianità è rimasto di fatto l'unico strumento per difendere il potere d'acquisto dei salari del personale scolastico, già tra i più bassi d'Europa. A questo proposito vorrei ricordare che il decreto del Presidente della Repubblica n. 122 del 2013, prorogando di un ulteriore anno il blocco dei contratti, degli scatti di anzianità, ha penalizzato migliaia di docenti e personale ATA, in particolare gli stabilizzati dell'ultimo biennio, a cui sarà bloccata la ricostruzione di carriera, mancando la validità giuridica dell'anno 2013. Infatti, il decreto del Presidente della Repubblica in questione ha allungato per tutti, di un anno, Pag. 22l'anzianità utile per acquisire la superiore classe stipendiale, senza possibilità di recupero.
Noi del MoVimento 5 Stelle riteniamo, dunque, necessario garantire in questo decreto-legge anche la copertura dello scatto 2013, proprio alla luce dei dati esaminati. Questo eviterebbe, quanto meno, il tracollo del potere di acquisto degli stipendi del personale scolastico, già nel 2012 ridotti di 790 euro rispetto all'anno precedente.
Secondo il sindacato ANIEF, anche secondo una serie di analisi effettuate sul lungo periodo, è stato dimostrato che, pur risultando incrementata tra il 2007 e il 2012 la media stipendiale del personale scolastico dell'11,4 per cento, questa rimane pur sempre inferiore al tasso di inflazione, che, nello stesso periodo, è cresciuto dell'11,9 per cento. Considerando che il tasso di inflazione medio annuo per il 2012 è stato pari al 3 per cento – questi sono dati ISTAT – e che nello stesso periodo in termini di potere d'acquisto la caduta è stata di ben 4,9 punti, non è un'esagerazione dire che gli stipendi dei nostri insegnanti e del personale non docente sono destinati ad avvicinarsi sempre di più alla soglia di povertà.
In Italia un'insegnante guadagna mediamente 1200-1300 euro al mese: come ho già detto, cifra notevolmente inferiore alla media europea...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
SILVIA CHIMIENTI. ...e il contratto nazionale della scuola è bloccato dal 2006. Quindi, continuare a prorogare il blocco degli automatismi, dimenticandosi il 2013, significa semplicemente non tenere conto della realtà economica e del fatto che il criterio dell'anzianità è rimasto l'unico strumento per difendere il potere d'acquisto dei salari.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Luigi Gallo. Ne ha facoltà.
LUIGI GALLO. Signor Presidente, io vorrei spiegare a tutti qual è l'operazione mediatica del nostro – del vostro – Presidente del Consiglio: ha promesso un intervento in cui si provvederà a dare 80 euro in più nelle buste paga dei cittadini italiani, tra cui metà di questi sono persone che lavorano nel comparto scuola, però, in pratica, non sbloccando lo scatto stipendiale, in realtà...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LUIGI GALLO. ...i docenti e i collaboratori scolastici stanno ricevendo uno stipendio molto più basso di quello che dovrebbero avere. Quindi, in sostanza, noi per anni abbiamo ridotto il loro stipendio, non gli abbiamo fatto raggiungere il livello della media europea...
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
LUIGI GALLO. ...dopodiché, adesso, ci vendiamo questa cosa spot di 80 euro a maggio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.
GIANLUCA VACCA. Signor Presidente, francamente, noi non nutriamo molte speranze sulla votazione di questo emendamento, perché sappiamo benissimo quello che accade, e dovrebbero saperlo anche i docenti il «trucchetto» che si utilizza. Praticamente, si contabilizzano i tagli e il blocco degli scatti di anzianità e, poi, li si usano come ricatto con i sindacati in sede di contrattazione per prendere i soldi e tagliare i fondi alle scuole. Questo è quello che è avvenuto di fatto negli ultimi anni.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIANLUCA VACCA. Quindi, prevedere uno sblocco anche per l'anno prossimo vorrebbe dire, per chi sostiene questa logica, dare dignità ai docenti e non poter utilizzare questo «ricatto» per, poi, togliere Pag. 23ulteriori fondi alla scuola. Quindi, francamente, già prevedo l'esito di questa votazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Centemero. Ne ha facoltà.
ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, solo per rendere chiara la posizione di Forza Italia rispetto a questa vicenda degli scatti di anzianità, visto che in questi giorni un po’ ci si dice che non siamo né carne né pesce e, invece, noi, in realtà, abbiamo un'idea ben precisa. Noi stiamo votando contro gli emendamenti del MoVimento 5 Stelle non perché non siamo favorevoli allo sblocco degli scatti di anzianità, tant’è vero che proprio noi con il Governo Berlusconi e con la Ministra Gelmini, nel 2010, nel già citato decreto-legge n. 78, comma 23, abbiamo sbloccato gli scatti di anzianità proprio per il periodo 2010-2012, a valere sul fondo del merito, cioè dell'accantonamento del 30 per cento in base all'articolo 64 della legge finanziaria del 2008.
Stiamo votando contro, perché gli emendamenti del MoVimento 5 Stelle non hanno copertura certa, sostanzialmente o, come l'ultimo emendamento, vanno ad aumentare, a trovare la copertura finanziaria sull'aumento delle tasse, cioè sulle rendite finanziarie. Per questo, noi siamo fortemente contrari, così come siamo contrari al fatto che possa essere ulteriormente toccato il Fondo per il miglioramento dell'offerta formativa, su cui poi interverremo in discussione finale, che va assolutamente modificato. È la copertura finanziaria che non regge: quindi, è inutile continuare a fare demagogia come stiamo vedendo in questi giorni, in queste ore e, soprattutto, in questi emendamenti.
PRESIDENTE. Onorevole Manfredi, la prego di essere più tranquillo, grazie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, come gruppo della Lega Nord, stiamo invece votando favorevolmente a questi emendamenti proprio per dare una mano a quanto affermato dal Presidente del Consiglio più volte per quanto riguarda gli investimenti sulla scuola. Sorprende che il partito del Presidente segretario del PD di riferimento, ovvero il Partito Democratico, voti l'esatto opposto, oltretutto non avendo nemmeno il coraggio di dire che sono contrari nel merito, in quanto sostengono tutti, anche il Partito Democratico, che sono favorevoli allo sblocco, ma dicendo che mancano le coperture. Peccato che le coperture sono quelle che ha indicato Renzi nei suoi diversi interventi, ovvero l'aumento della tassazione sulle rendite finanziarie.
Allora, il Partito Democratico sembra un partito bipolare: quando il Presidente del Consiglio deve fare gli spot da televenditore sugli schermi nazionali, dice una cosa, quando si arriva in quest'Aula sconfessa quanto sostenuto dal proprio Presidente del Consiglio e segretario del partito (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Per questo, con queste votazioni, oltre ad essere favorevoli al merito degli emendamenti, vogliamo anche sbugiardare quanto il Presidente del Consiglio racconta agli italiani e, magari, fare emergere la verità, che racconta solo alla Merkel, e non a caso viene applaudito solo da lei (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marzana. Ne ha facoltà.
MARIA MARZANA. Signor Presidente, io vorrei ricordare, in particolare alla collega Centemero, che noi siamo a favore delle progressioni di carriera dei docenti e del personale ATA. Ciò che noi contestiamo è il metodo attraverso cui si assicurano, visto che, con la legge di stabilità del 2012, si permette di attingere al MOF per pagare gli scatti stipendiali. Questa è una cosa che danneggia famiglie e studenti – i sindacati e questo Governo dovrebbero ricordarselo – e, a lungo andare, danneggerà anche i docenti, che si ritroveranno a Pag. 24fare a meno di quegli strumenti che occorrono per assicurare la formazione degli studenti.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MARIA MARZANA. Se non si trova una copertura alternativa rispetto a quella proposta da questo decreto, ciò che stiamo facendo – ciò che state facendo – è un ennesimo taglio al comparto scuola (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, giusto per capire una cosa: la collega Centemero prima ha detto che sui nostri emendamenti non ci sono coperture, poi ha detto che ci sono, ma sono quelle delle rendite finanziarie e, poi, ha affermato che queste coperture non reggono perché sono sulle rendite finanziarie e loro non sono d'accordo. Quindi, non reggono le nostre coperture e Forza Italia non è d'accordo su queste coperture. Ora, io voglio capire: ma noi possiamo pure avere un'idea politica, possiamo anche pensare che le rendite finanziarie possano essere più tassate per finanziare la scuola, pensate che follia ! Possiamo pensarlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Io lo penso.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chimienti 1.8, con il parere contrario della Commissione, del Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Catania, Ventricelli, Paris, Vecchio, Dellai, Capezzone, Folino, Grillo, Latronico, Di Lello, Antezza... onorevole Grillo, non tolga la tessera che semmai mandiamo il tecnico...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 426
Maggioranza 214
Hanno votato sì 122
Hanno votato no 304.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo all'emendamento Albanella 1.9. È ritirato ?
ANTONELLA INCERTI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONELLA INCERTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, volevo comunicare che l'emendamento Albanella 1.9 è stato ritirato.
PRESIDENTE. Sta bene.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, vorrei aggiungere la mia firma all'emendamento Albanella 1.9 e farlo mio.
PRESIDENTE. Sta bene, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Albanella 1.9, ritirato dal presentatore e fatto proprio dall'onorevole Fedriga, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Catania, Capezzone, Ventricelli, Dellai, Scuvera, De Micheli, Giampaolo Galli, Latronico, Gutgeld, Tidei, Vecchio, Folino, Grillo... onorevole Grillo, non tolga la tessera perché non cambia la situazione purtroppo, semmai bisogna intervenire sulla postazione...
MAURIZIO BIANCONI. Dopo sei anni il sistema ancora non funziona !
PRESIDENTE. Lo so, è la tecnologia moderna, onorevole Bianconi... ci vuole pazienza.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 420
Votanti 323
Astenuti 97
Maggioranza 162
Hanno votato sì 49
Hanno votato no 274.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Chimienti 1.11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chimienti. Ne ha facoltà.
SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, secondo quanto stabilito da questo decreto-legge, vengono accantonati appena 120 milioni di euro per evitare la retrocessione ad una classe stipendiale inferiore del personale scolastico che ne abbia acquisita una superiore nel 2013. La somma di 120 milioni di euro, però, vorrei ricordare a quest'Aula, è nettamente insufficiente per il ripristino dello scatto 2012; lo stesso MEF l'ha quantificata in 370 milioni di euro. Quindi, se mancano delle coperture, mancano nel decreto e non nei nostri emendamenti. Quindi, noi chiediamo di correggere la cifra stanziata per evitare che, durante la sessione negoziale, si vadano ad intaccare i fondi del MOF. Quindi, vogliamo colmare assolutamente la lacuna, la differenza di 250 milioni di euro. Visto che l'onorevole Centemero ha ricordato e ha vantato l'operato del Ministro Gelmini, che, ricordiamolo, ha tagliato 8,5 miliardi di euro alla scuola, vorrei anch'io ricordare e parlare brevemente delle prodezze dell'allora Ministro e ricordare il suo piano triennale di razionalizzazione, messo in atto, appunto, da Gelmini e Tremonti e, sulla carta, volto a rendere più efficiente il sistema scolastico ma, in realtà, traducibile unicamente nel taglio di ben 120 mila posti di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
I risparmi che sono stati conseguiti dai tagli lineari appena descritti ammontavano a circa 8,5 miliardi di euro nel triennio in questione. Ciò che in molti hanno volutamente dimenticato in tutti questi anni è che, secondo quanto stabilito dal comma 9 dell'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008, il 30 per cento di quei risparmi, dunque complessivamente 2 miliardi di euro, oltre 660 milioni di euro l'anno, avrebbe dovuto essere reinvestito per iniziative volte ad incrementare le risorse contrattuali stanziate per le iniziative dirette alla valorizzazione e allo sviluppo professionale della carriera del personale della scuola a decorrere dall'anno 2010. Purtroppo, dal 2010 ad oggi, una gran parte di quegli ingenti risparmi risulta non essere stata utilizzata per le iniziative per cui era stata preposta. Quindi, noi vorremmo innanzitutto sapere dal Governo dove sono finiti questi 2 miliardi di euro, per cosa sono stati utilizzati e perché oggi il Governo ci viene a dire che può stanziare solo 120 milioni di euro, quando in questo fondo dovrebbero esserci oltre 2 miliardi di euro. Quindi, le coperture noi le abbiamo, sono gli altri che non le hanno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, in questi giorni abbiamo sentito Pag. 26parlare il nuovo Presidente del Consiglio di coperture certe, ma abbiamo visto i fogli presentati mercoledì e le coperture erano «puntini, puntini, puntini» e «0, 0, 0». Ho sentito l'onorevole Centemero, che ha dato una sua motivazione per la quale non vanno bene le coperture, ma vorrei sapere la motivazione per la quale non vengono accettate le coperture dal PD, visto che sono le stesse identiche coperture; anzi, la percentuale richiesta è molto più bassa rispetto a quella proposta dal nuovo Premier. Quindi, non si può andare a dire in televisione una cosa e venire qui in Aula a votarne un'altra. Siamo veramente stanchi, quindi dateci una spiegazione, almeno fate capire anche a noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Luigi Gallo. Ne ha facoltà.
LUIGI GALLO. Signor Presidente, io non mi rivolgo più ai colleghi, che si sono dimostrati incapaci di ascoltarci, ma ai sindacati che ci stanno ascoltando.
Io vorrei capire con che faccia i sindacati si presentano alla sezione negoziale che dovrà concludersi entro giugno, perché a voi i sindacati vi chiederanno: «vedete: questo è il piatto della scuola, queste sono le risorse disponibili. Dove volete spolpare la scuola: sull'offerta formativa o su un'altra voce ?» Un sindacato si può sedere ad un tavolo di concertazione con questo ricatto ? In un Paese normale i sindacati metterebbero per giorni in subbuglio il Paese finché non torna l'investimento per la scuola (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Centemero. Ne ha facoltà.
ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, vorrei leggere una scheda riepilogativa che proviene dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca circa i dati di assunzione di personale docente durante i Governi Berlusconi.
Dal 2001 al 2005 sono stati assunti 110 mila 500 mila docenti e, tra il 2008 e il 2011, 43 mila docenti. Questi sono i dati ufficiali del Ministero dell'istruzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gallinella. Ne ha facoltà.
FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, volevo rispondere al mio collega Villarosa.
Il PD non vota questo emendamento perché fa parte dell'accordo con Forza Italia, semplicemente in più della legge elettorale. Solo questa segnalazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giancarlo Giordano. Ne ha facoltà.
GIANCARLO GIORDANO. Signor Presidente, molto brevemente, dal quadro di alcune ricostruzioni della storia recente di questo Paese sembrerebbe che la scuola sia – come dire – il luogo meglio gestito dai Governi Berlusconi che si sono succeduti.
Allora, a che serve questa discussione se va tutto bene, madama la marchesa ? Il problema è un altro. Il problema è che quei Governi si sono dati solo un compito: sabotare la scuola pubblica nelle sue funzioni primarie. La battaglia che si sta facendo qui è ristabilire quanto meno la verità e la decenza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chimienti 1.11, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) ed il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
De Micheli, Catania, Vecchio, Capezzone, Dellai...Pag. 27
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 427
Maggioranza 214
Hanno votato sì 119
Hanno votato no 308.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(I deputati Argentin e Realacci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Chimienti 1.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chimienti. Ne ha facoltà.
SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, con questo emendamento vorremmo evitare che i 120 milioni accantonati dal Governo nel periodo intercorrente tra l'approvazione del decreto e il 30 giugno 2014, quindi il periodo della durata della sessione negoziale, possano tornare all'erario in caso di mancato esito positivo della sessione negoziale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Luigi Gallo. Ne ha facoltà.
LUIGI GALLO. Signor Presidente, è bene spiegare ai cittadini questo meccanismo. Allora, è un decreto che prevede una copertura di 370 milioni, ma ne vengono stanziati solo 120 milioni. Poi si dice: se i sindacati non trovano l'accordo con il Governo ci prendiamo anche questi 120 milioni. Queste sono le coperture di un Governo Letta-Renzi che si prospetta; questo è quello che bisogna aspettarsi degli 80 euro che Renzi promette e che, poi, dopo le elezioni europee, si riprenderà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chimienti 1.12, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Catania... Latronico non riesce a votare; onorevole Latronico, oggi è così. Ci siamo ? Hanno votato tutti ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 419
Maggioranza 210
Hanno votato sì 118
Hanno votato no 301.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Le deputate Argentin e Pes hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Chimienti 1.13.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chimienti. Ne ha facoltà.
SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, più o meno la ratio di questo emendamento è simile a quella di quello precedente. Vorremmo impedire, quindi, che, nel caso di mancato esito positivo della sessione negoziale entro il 30 giugno 2014, questi pochi fondi stanziati dal Governo, questi 120 milioni, ritornino automaticamente all'erario. Quindi, chiediamo, al contrario, che possano essere riassegnati al MIUR e, nello specifico, alla missione «istruzione scolastica». Quindi, questo emendamento non prevede coperture.
Vorrei solo aggiungere che mi sembra veramente incredibile che l'onorevole Centemero venga qui a vantare le prodezze del Pag. 28Governo Berlusconi e le assunzioni di personale docente durante il periodo, appunto...
ELENA CENTEMERO. È la verità !
SILVIA CHIMIENTI. ...i numeri parlano chiaro. Ci sono state 120 mila cattedre tagliate, 120 mila posti di lavoro in meno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, per cortesia rispettiamo almeno l'evidenza dei numeri in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marzana. Ne ha facoltà.
MARIA MARZANA. Signor Presidente, intervengo per ricapitolare. Quindi, quello che si sta facendo è che non solo non si stanziano dei soldi sufficienti per il pagamento degli scatti stipendiali, solo 120 milioni a fronte dei 370 necessari, ma, se la sessione negoziale non va in porto, che cosa fa lo Stato ? Si riprende anche questi 120 milioni. Quindi, quello che prevede il decreto è, comunque, un'entrata per lo Stato e un taglio per la scuola assicurato. È assurdo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chimienti 1.13, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Catania, Vecchio, Latronico, Capezzone, Dellai, Malpezzi, Marco Di Stefano, Adornato. Malpezzi ancora non riesce a votare. Folino...onorevole Malpezzi, provi a togliere...ecco, ha visto ? Grazie, onorevole Richetti, del contributo. Adornato, Folino. Onorevole Folino, ha la pallina dentro ? No; adesso è andato. Bene, ci siamo...onorevole Oliaro, però bisogna stare in Aula.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 420
Maggioranza 211
Hanno votato sì 120
Hanno votato no 300.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luigi Gallo 1.14, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Ne approfitto per salutare gli alunni e i docenti dell'Istituto comprensivo statale Ragazzi d'Europa, di Casalnuovo, in provincia di Napoli, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune. Ciao ragazzi (Applausi) !
Folino, Terzoni, Catania, Vacca, Saltamartini, Capezzone, Dellai, Vecchio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 421
Votanti 420
Astenuti 1
Maggioranza 211
Hanno votato sì 119
Hanno votato no 301.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Pag. 29 Passiamo alla votazione dell'emendamento Chimienti 1.15.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chimienti. Ne ha facoltà.
SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, con questo emendamento si «cassa» il blocco della progressione di anzianità anche per l'anno 2013 e non solo per l'anno 2014, come previsto dal decreto, ripristinando integralmente l'istituto contrattuale previsto dal contratto collettivo nazionale del lavoro del 2006-2009, e cancellando in pratica gli effetti del decreto del Presidente della Repubblica n. 122 del 2013.
PRESIDENTE. Grazie.
SILVIA CHIMIENTI. No, non ho finito, scusi. Aspettavano solo che il Governo...
PRESIDENTE. Mi perdoni, ero distratto. Prego.
SILVIA CHIMIENTI. Non c’è problema. In questo modo i docenti e il personale ATA non sarebbero costretti a subire un'ulteriore penalizzazione dal punto di vista giuridico su stipendi che risultano economicamente già bloccati dalla mancanza del rinnovo contrattuale dell'ultimo quinquennio.
Ricordiamo che, per quanto riguarda il personale ATA, si tratta di persone che guadagnano circa mille euro al mese, quindi questo decreto sembrava a noi l'occasione giusta per intervenire anche su questi stipendi, che stanno per raggiungere proprio la soglia di povertà.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chimienti 1.15, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Folino, Patriarca, Vecchio, Latronico, Capezzone, Iacono, Dellai...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 420
Votanti 419
Astenuti 1
Maggioranza 210
Hanno votato sì 118
Hanno votato no 301.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Salvo 1-bis.1, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Malisani, Folino, Dellai, Romele, Totaro, Latronico, Vecchio, Catania, Oliaro, Crippa, Garavini, Leva, Ragosta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 423
Maggioranza 212
Hanno votato sì 118
Hanno votato no 305.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Chimienti 1-bis.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chimienti. Ne ha facoltà.
SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, per quanto concerne le posizioni economiche Pag. 30del personale ATA, oggetto dell'articolo 1-bis, lo schema proposto dal Governo è il medesimo: vengono sì stanziati 38,87 milioni di euro per quello che è il giusto riconoscimento di un emolumento stipendiale a favore di chi abbia acquisito negli anni 2011-2014 le posizioni economiche in virtù del superamento di un corso-concorso, ma, per la copertura dell'onere, si fa ricorso al Fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa. Il solito gioco delle tre carte, a cui il MoVimento 5 Stelle si oppone fermamente.
Anche in questo caso, chiediamo, dunque, lo stanziamento di risorse aggiuntive, senza gravare, per l'ennesima volta, sulla scuola. Sottosegretario, vorrei dirle che noi comprendiamo l'urgenza dell'approvazione di questo decreto, ma, d'altra parte, pensavamo anche che, a fronte dei miliardi che Renzi millanta di voler trovare, 38 milioni per le posizioni economiche del personale ATA avrebbero potuto essere reperiti altrove, e non, per l'ennesima volta, nel comparto scuola (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chimienti 1-bis.2, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Vecchio, Folino, Dellai, Latronico, Colonnese...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 420
Votanti 419
Astenuti 1
Maggioranza 210
Hanno votato sì 121
Hanno votato no 298.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chimienti 1-bis.100, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Garavini, Catania, Dellai, Latronico, Terrosi, Vecchio, Dell'Aringa, Oliverio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 423
Votanti 422
Astenuti 1
Maggioranza 212
Hanno votato sì 120
Hanno votato no 302.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
(Esame degli ordini del giorno – A.C. 2157)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 2157).
Nessuno chiedendo di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Di Salvo n. 9/2157/1, Nardi n. 9/2157/2 e Coscia n. 9/2157/3.
Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Rocchi n. 9/2157/4, a condizione che sia accolta la seguente modifica: sostituire le parole «impegna il Governo» con «invita il Governo». Allo stesso modo, il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Carocci n. 9/2157/5, a condizione che sia accolta la seguente modifica: sostituire le parole «impegna il Governo» con «invita il Governo». Così pure, il Governo esprime parere favorevole sull'ordine Cinzia Maria Fontana n. 9/2157/6, a condizione che sia accolta la sostituzione delle parole «impegna il Governo» con «invita il Governo».
Infine, il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Bossa n. 9/2157/7.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Di Salvo n. 9/2157/1, Nardi n. 9/2157/2 e Coscia n. 9/2157/3, accettati dal Governo.
Onorevole Rocchi, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2157/4, accettato dal Governo, purché riformulato ?
MARIA GRAZIA ROCCHI. Signor Presidente, accetto la riformulazione e non insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Carocci n. 9/2157/5 e Cinzia Maria Fontana n. 9/2157/6, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bossa n. 9/2157/7, accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Come già preannunciato ai gruppi, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale e per la votazione finale.
Procederemo ora alla commemorazioni dell'artista Carla Accardi.
In ricordo di Carla Accardi.
PRESIDENTE. (Si leva in piedi e con lui l'intera Assemblea). Cari colleghi, vi prego un momento di attenzione.
Lo scorso 23 febbraio è scomparsa Carla Accardi, una delle figure più originali dell'arte italiana contemporanea. La sua lunga ricerca artistica si snoda fin dall'immediato dopoguerra ed è caratterizzata da una straordinaria energia creativa che si salda ad un costante impegno culturale e civile, che nel corso degli anni Sessanta e Settanta trova particolare coinvolgimento nelle tematiche del femminismo e dell'azione collettiva.
Nata a Trapani nel 1924, Carla Accardi si trasferì a Roma poco più che ventenne e diede vita, insieme ad Antonio Sanfilippo, Pietro Consagra, Ugo Attardi, Achille Perilli ed altri, al gruppo di «Forma 1», che elaborò una proposta artistica coraggiosa ed innovativa che si rendeva consapevolmente autonoma rispetto alle scuole esistenti ed alle linee artistiche ufficiali.
La scelta di un astrattismo basato sulla liberazione di quella che lei stessa definiva la «gabbia della pittura» porterà in seguito Carla Accardi a perseguire un percorso originale, basato sul segno e il colore, ottenendo importanti riconoscimenti internazionali e superando anche talune chiusure di un ambiente artistico italiano ancora prevalentemente maschile. Basterà qui ricordare, tra i tanti momenti di un ininterrotto e felice percorso, le sue personali alla Biennale di Venezia e la partecipazione a grandi mostre sull'arte italiana e contemporanea a Londra e New York.
Coraggiosa e volitiva, Carla Accardi è stata, insieme a Carla Lonzi ed Elvira Pag. 32Banotti, tra le pioniere del femminismo in Italia, prima nel gruppo di «Rivolta femminile», di cui fu nel 1970 una delle fondatrici, e poi nella cooperativa «Beato Angelico», primo spazio stabile in Italia per l'arte al femminile.
Un femminismo, quello della Accardi, che non è mai stato semplice proposta intellettuale o astratta ideologia, ma che si è nutrito di una generosa attenzione per le artiste più giovani e si è realizzato, oltre che in una ricerca artistica autonoma e personale, in una costante partecipazione al dibattito politico e sociale.
Anche a lei si deve, quindi, il merito di aver aperto il confronto su di una serie di tematiche ancora attuali, quali quella della completa emancipazione della donna nella vita sociale, culturale, artistica e politica.
Ai suoi familiari, che sono presenti in tribuna, esprimo, a titolo mio personale ed a nome dell'intera Assemblea, il più profondo cordoglio e le più sincere condoglianze (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Migliore. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, la scomparsa di Carla Accardi lascia un grande vuoto nella cultura italiana. Con lei se ne va una pagina autentica d'avanguardia e di impegno. Ci mancherà il suo sguardo irriverente e solare.
Quando, nel marzo 1947, insieme ad Attardi, Consagra, D'Orazio, Guerrini e Perilli firma il manifesto di «Forma 1», pubblicato sulle pagine dell'omonima rivista, Carla non aveva ancora compiuto 23 anni. Fu l'unica donna in una compagine artistica che, impegnandosi in prima fila nella battaglia per la ricostruzione della vita culturale italiana, ebbe a dare lustro a quell'epoca storica. Si proclamava formalista e marxista nello tempo, recidendo senza esitazioni quel nodo che stringeva da tempo la sinistra artistica italiana.
Questo esordio precoce segnala una personalità spumeggiante, che non abbandonerà mai lo strenuo tentativo di conciliare la ricerca d'avanguardia e l'impegno.
La sua opera è segnata da una grande curiosità. Un libro aperto al dialogo con linguaggi differenti, arte, architettura e design riletti da angolature speculari, tra sperimentazione e funzionalità. Usò materiali innovativi, come il sicofoil, e ha immaginato e realizzato volumi come la Triplice tenda, che diventavano luogo domestico pubblico e nomade nello stesso tempo negli anni Sessanta.
Nel suo gioco di colori si oscilla tra il rigore matematico e l'attrazione per una fantasia insubordinata, tra una grammatica fortemente analitica e un costante fremito emotivo. È questa inquieta e febbrile ricerca che ha reso il lavoro di Carla Accardi un luogo in cui incessantemente si respira il piacere dell'attualità e attraverso il quale si può toccare l'incanto della verità della poesia.
Della sua opera, come dirà Hans Ulrich Olbrist, si può cogliere una perenne tensione irrisolta tra aspettativa e divenire. È la stessa tensione che percorre la sua esistenza, il suo impegno politico, la sua militanza femminista. Il sodalizio con Carla Lonzi la porterà a riflettere a lungo, talvolta amaramente: «L'arte è sempre stata il reame dell'uomo. Noi, nello stesso momento in cui entriamo in questo campo così maschile della creatività, (...) dobbiamo sfatare tutto il prestigio che lo circonda, e che lo ha reso inaccessibile».
Questo conflitto, questo sguardo, lo sguardo di tanti artisti più giovani che incontrava nel suo studio, rinnovano un flusso di energie positive che si ritrovano in tutta la sua opera. Molto mancherà alla cultura italiana, questa eruzione, che ha portato il nostro Paese in tutto il mondo.
A noi, nell'ora di un saluto che avremmo volentieri tardato, viene semplicemente un ringraziamento per lo stupore che ci ha regalato (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rampi. Ne ha facoltà.
ROBERTO RAMPI. Signor Presidente, nel ricordare Carla Accardi, come lei ha fatto così bene e come ha fatto il collega Migliore, noi naturalmente ci soffermiamo sulla sua dimensione artistica, sugli importanti Pag. 33riconoscimenti da lei ricevuti in vita, sulla mostra che stava preparando a poche ore dalla morte, e sul suo ruolo importante nel suo impegno politico, nella sua militanza femminista in una dimensione che, è stato ben detto, è stata particolare, peculiare, ha incrociato le due questioni.
Ma io credo che quello che ci può interessare di più, che è assolutamente attuale e importante sia, da un lato, la sua storia personale, che è partita da un'emancipazione di una giovane donna, di una giovane ragazza che, partendo dal sud del Paese, è voluta venire in questa capitale in una epoca difficile, in un'epoca più difficile di oggi, in un'epoca particolarmente difficile per una giovane donna, per una giovane donna del sud. E, quindi, ha iniziato a vivere sulla sua pelle quell'emancipazione su cui poi si sarebbe impegnata come artista, come donna e come militante impegnata: il suo confronto importante con la cultura dell'epoca dentro al pensiero marxista e, quindi, al dibattito sul realismo in pittura e, invece, la scelta dell'astrattismo e la sua capacità di anticipare tante scelte dell'arte, che oggi sono ancora assolutamente attuali e, infine, l'indissolubile legame tra arte e politica, a cui noi crediamo molto.
Questa è un'epoca in cui questo legame si è affievolito, invece, va in qualche modo recuperato. Lo abbiamo ricordato diverse volte in quest'Aula e penso, in particolare, alla scomparsa del maestro Abbado, così diverso. Noi crediamo che l'arte e la politica siano assolutamente inscindibili e che una non possa vivere senza l'altra, anzi, che una delle perdite della società contemporanea sia la mancanza di un rapporto vero tra la politica e gli intellettuali.
In questo segno, credo che sia giusto ricordare Carla Accardi e pensare a quanto la questione femminile, la questione dell'emancipazione femminile, che anche la scorsa settimana ha risuonato così forte in quest'Aula, debba essere un nostro impegno, perché il femminile nell'arte è una battaglia ancora aperta e riguarda tante giovani artiste contemporanee in tutte le forme, è una questione che ha attraversato i secoli. Il femminile nella società, nella politica, nell'impegno di tutti i giorni è una grande questione aperta e noi tutti dobbiamo imparare da quel manifesto di rivoluzione femminile di Carla Accardi per ripensare all'importanza del femminile nella nostra società e a quanto di importante può fare per migliorarla (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Prataviera. Ne ha facoltà.
EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, la scomparsa della pittrice trapanese ma romana di adozione, come è stato poc'anzi ricordato, Carla Accardi all'età di 89 anni, lo scorso febbraio, lascia sicuramente un vuoto incolmabile nel panorama artistico di questo Paese.
La chiamavano la regina dell'astrattismo e, non a caso, l'Accardi è stata tra i massimi esponenti dell'astrattismo italiano. Grande artista, ma soprattutto una grande donna, impegnata soprattutto per i diritti civili delle donne e delle giovani generazioni. Tra le pioniere del femminismo in Italia, con Carla Lonzi, ha fatto parte del gruppo Rivolta femminile. Le sue mostre collettive e personali parlano di lei.
Alla Biennale di Venezia nel 1964 e nel 1988 è presente con una sala personale. Nel 1995 è presente ad una mostra al Guggenheim Museum di New York. Nel 1996 è stata nominata membro dell'Accademia di Brera. Nel 1997 fa parte della commissione per la Biennale di Venezia nel ruolo di consigliere. Nel 1998 la sua città di origine le dedica una grande retrospettiva.
La sua opera è sicuramente inconfondibile, caratterizzata da segni bianchi su fondi neri, poi colorati di tinte e forme diverse, su fondo di tela o su supporti plastici. O ancora ceramiche o tende invadevano lo spazio con la tridimensionalità.
E, come giustamente afferma Achille Bonito Oliva, «l'artista muore, ma l'opera Pag. 34resta», e l'opera di Carla Accardi, una donna sobria, schiva, discreta, ma dal fortissimo temperamento, avrà sicuramente una lunga vita e noi la ricorderemo così (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie e Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Schirò. Ne ha facoltà.
GEA SCHIRÒ. Signor Presidente, Carla Accardi è nata nella città dove sono cresciuta, in una famiglia di donne volitive, non è l'unica della sua famiglia sia come artista che come donna pubblica. Ho il piacere di avere frequentato anche il suo stesso liceo, lo Ximenes. Con insolita pervicacia, anche nonostante le origini e i tempi, quelli della Seconda guerra mondiale, ha perseguito le sue scelte sia politiche sia di vita. Si trasferisce a Roma dove, a ridosso della guerra e dell'immediato dopoguerra, fa parte del gruppo di giovani pittori di formazione marxista, quelli che si riunivano all'osteria Menghi, mi sembra.
La continua ricerca di essenzialità, rigore, che all'inizio della sua carriera si manifesta anche nell'automatismo segnico – e questo, che è uno dei dettagli degli anni Sessanta del lavoro della Accardi, fa parte della ricerca non disgiunto, come ha ricordato il collega Rampi, dalla politica, dal senso che aveva il ruolo dell'intellettuale, quello che si chiamava l'intellettuale collettivo –, è la traccia del suo tormentato percorso intellettuale non disgiunto dalla pratica femminista, rivendicata con forza e intelligenza.
Carla ha dovuto sempre recidere le sue radici per ottenere un risultato. Oggi tanto abbiamo detto in quest'Aula semivuota, che è anche il senso forse di questo momento, sia per l'arte che per la politica in Italia, che nel recidere per ricostruire ha costruito il suo percorso (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Prestigiacomo. Ne ha facoltà.
STEFANIA PRESTIGIACOMO. Signor Presidente, mi associo, a nome del gruppo Forza Italia, al doveroso ricordo di una grande artista siciliana, di Trapani, che possiamo annoverare tra i massimi esponenti dell'astrattismo italiano. L'Italia perde un'altra personalità che ne ha fatto grande l'arte nella seconda metà del Novecento. Carla Accardi è stata un'innovatrice, una donna aperta alla sperimentazione, un'artista coraggiosa, che ha saputo sapientemente adeguare l'arte alle mutate esigenze espressive di una società che cambiava nelle generazioni.
In un'epoca in cui questo mestiere era ancora dominato da soli uomini, lei è stata instancabile, originale, coerente ed incisiva, riuscendo ad essere presente nei più prestigiosi musei e a segnare profondamente il mondo dell'arte, fino a diventare fonte di ispirazione per le nuove generazioni. E il coraggio che l'ha accompagnata per tutta la sua lunga ed intensa attività artistica si è riversato anche nel suo impegno civile per i diritti delle donne, che l'ha resa un simbolo del femminismo in Italia.
Oggi quindi commemoriamo una grande artista e soprattutto una grande donna, una carriera esemplare, che va oltre le idee politiche, perché parte dalla capacità di cogliere le mutate esigenze della società, dalla libertà delle idee e dal diritto di esprimersi, ovvero l'unica grande forza capace di innovare e di contribuire, con determinazione, intraprendenza ed ambizione, al progresso nel nostro Paese (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grillo. Ne ha facoltà.
GIULIA GRILLO. Signor Presidente, il MoVimento 5 Stelle si unisce nel ricordo, ma soprattutto nel sentito ringraziamento per i valori, per la forza e per il coraggio che questa donna, che non ho e non abbiamo avuto la fortuna di conoscere personalmente, ha portato nella sua professione, se così si può dire, in questa sua indole creativa e anche nelle sue battaglie politiche.
Viviamo ancora oggi in una realtà in cui sembra praticamente impossibile o Pag. 35sembra rara quella dote, quella qualità di saper vedere al di là degli schemi, di saper andare al di là degli schemi, di saper immaginare se stessi, il proprio lavoro e anche il proprio impegno politico in una maniera personale semplicemente, quindi diversa da quella che ci viene proposta, e questa è una delle cose bellissime, secondo me, dell'arte in genere, la capacità di creare e di vedere in un modo diverso, che magari non è quello che ti viene proposto.
Quindi, in questo senso, mi sento di ringraziare questa donna, questa artista, proprio per aver trasformato questo immaginario in una possibilità concreta, sia nell'arte che nell'impegno, ed è un esempio che purtroppo viene posto poco agli occhi dei giovani, a cui viene invece sempre proposto esattamente l'opposto, ossia un automatismo nel creare, nel vivere e nell'immaginare la società.
È proprio al complesso della persona che noi rivolgiamo il nostro omaggio ed il nostro ringraziamento, naturalmente al valore artistico indiscusso, ma anche credo al valore umano, se ci consentite (Applausi).
ANGELO CERA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANGELO CERA. Signor Presidente, le sono grato. Volevo ricordare che sono passate tre settimane da quando ho reso pubblica qui in Aula la situazione di due bambini...
PRESIDENTE. Onorevole Cera, scusi, pensavo che volesse intervenire anche lei per la commemorazione.
ANGELO CERA. No, no, no, ho aspettato...
PRESIDENTE. Come sa, questi interventi si fanno alla fine della seduta. Non posso darle la parola adesso, non se la prenda.
Sospendo, quindi, la seduta, che riprenderà alle ore 15.
La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 15.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alfreider, Bonifazi, Brunetta, Caparini, De Girolamo, Dellai, Di Lello, Epifani, Ferranti, Formisano, Giancarlo Giorgetti, Migliore, Pes, Realacci, Speranza, Tabacci e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente novantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 2157.
PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è concluso l'esame degli ordini del giorno.
(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2157)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Totaro, che, però, non vedo in Aula e, quindi, s'intende che vi abbia rinunciato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fauttilli. Ne ha facoltà.
FEDERICO FAUTTILLI. Signor Presidente, colleghi, la genesi di questo provvedimento è stata ricordata un po’ da tutti sia oggi che ieri nel corso della discussione sulle linee generali e nella presentazione degli emendamenti. Si tratta sicuramente di un atto riparatore nei confronti degli insegnanti in assenza del quale lo stipendio Pag. 36degli insegnanti stessi sarebbe stato decurtato di 150 euro percepiti indebitamente nel 2013. Diciamo chiaramente che la soluzione trovata oggi con questo decreto-legge non cancella il pasticcio di una stratificazione normativa che ha prodotto un errore burocratico che è ricaduto sulle spalle di una categoria che già soffre di una situazione unica nel panorama europeo.
Ricordo brevemente che tutto ebbe inizio con il decreto-legge n. 78 del 2010 che stabilì il blocco degli automatismi stipendiali, ma, diversamente da tutta la pubblica amministrazione, per il comparto scuola a partire dal triennio 2010-2012, cioè un anno prima del 2012. Successivamente, il decreto-legge n. 98 del 2011 ha dato la possibilità di aumentare di un anno il blocco, cosa che puntualmente avvenne con il decreto del Presidente della Repubblica n. 122 del 2013, entrato in vigore a novembre scorso. Così, mentre per tutto il resto della pubblica amministrazione il blocco parte dal 2014, per il comparto scuola il blocco degli automatismi stipendiali è scattato retroattivamente. Alla fine di tutta la fiera, quindi, più di 50 mila dipendenti della scuola si sono visti recapitare una lettera, proprio nel periodo natalizio – quando magari quei 150 euro in più servono a far quadrare i bilanci familiari – con la quale la pubblica amministrazione chiedeva la restituzione delle somme ricevute, ammettendo il colpevole ritardo dell'entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica a cui prima facevo cenno.
Al di là, quindi, dell'incresciosa vicenda del cambio retroattivo di regole a due mesi dalla chiusura dell'anno, occorre credo fare una riflessione sulla categoria che si è andati a colpire. Occorre rimarcare il fatto che, mentre in quasi tutti i comparti della pubblica amministrazione la fine della progressione stipendiale automatica è stata sostituita dalle progressioni di carriera, nel comparto scuola questo non è avvenuto ed è rimasta la progressione stipendiale automatica, ma per il solo personale di ruolo. È di tutta evidenza, quindi, che per gli insegnanti, con il blocco dei contratti, l'unica fonte di incremento stipendiale è rappresentata dagli scatti automatici. Peraltro, stiamo parlando di stipendi che vedono i nostri insegnanti nettamente in ritardo rispetto ai loro omologhi europei. Basta pensare che un docente di scuola primaria italiana può arrivare a percepire nell'arco di quindici anni di carriera un compenso inferiore del 15 per cento di quello registrato nella media dell'Unione europea, con punte del 23 per cento rispetto ai compensi percepiti dai docenti nei Paesi dell'Europa occidentale. Come dire, oltre al danno dell'assenza di una prospettiva di carriera, anche il danno di un livellamento retributivo al ribasso.
La soluzione della vicenda, di cui ci stiamo occupando oggi, merita tuttavia una precisazione ed un impegno. Per far quadrare i conti, oltre ad un'apposita sessione negoziale, il decreto-legge prevede l'impiego sia delle risorse rinvenienti dai risparmi, che dovevano essere reinvestiti nelle progressioni di carriera dei docenti, sia di quelle già destinate proprio dal decreto-legge n. 78 del 2010 a recuperare gli scatti stipendiali e a copertura integrale da una quota del Fondo per il miglioramento dell'offerta formativa. In pratica si ripiana un torto subito, togliendo risorse fondamentali per l'attività formativa nelle nostre scuole.
Le stesse considerazioni svolte valgono ovviamente per le posizioni economiche del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario, categoria importante sicuramente per l'andamento della scuola tanto quanto la docenza.
Mi auguro, quindi, – e mi avvio a concludere – che il Governo, nella persona del nuovo Ministro, si faccia parte attiva nel recuperare le risorse necessarie a far fronte a queste, come ad altre possibili emergenze, e che lo stesso Presidente del Consiglio dia seguito al suo programma per la scuola, che non si esaurisca con la sua campagna primaverile, ma sia seguito da fatti concreti e non da paradossi, come quello contenuto nel provvedimento, recuperando Pag. 37e reintegrando per esempio al più presto le risorse distolte dal Fondo per il miglioramento dell'offerta formativa.
Il gruppo Per l'Italia voterà a favore di questo provvedimento, come atto dovuto nei confronti di una categoria qual è quella degli insegnanti, che non solo ci auguriamo, ma ci impegniamo affinché possa avere presto le risposte che attende da tempo in materia di reclutamento, di formazione, di adeguamento degli stipendi e delle carriere personali (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto ora di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Totaro.
L'onorevole Totaro era sulla soglia quando il Presidente lo dichiarava decaduto. Se non vi sono obiezioni, lo recuperiamo e gli diamo la parola.
Prego, onorevole Totaro, ne ha facoltà.
ACHILLE TOTARO. Signor Presidente, la ringrazio per la sua cortesia e ringrazio anche i colleghi, ovviamente.
Onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, ci accingiamo a votare il decreto-legge che proroga gli scatti stipendiali automatici per il personale scolastico, un provvedimento che interviene in una materia che negli ultimi anni, con particolare riferimento al settore scolastico si è vieppiù complicata a causa del sovrapporsi e susseguirsi di norme anche contraddittorie, norme che non solo hanno determinato un clima di incertezza per il personale scolastico, ma soprattutto hanno inciso in modo pesante sotto il profilo economico sulla categoria.
Nel 2010 infatti, con il decreto-legge n. 78, è stato disposto il blocco degli stipendi per il personale pubblico per il triennio 2011-2013, incluso il personale scolastico statale e comunale, nonché il blocco delle progressioni economiche legate ai percorsi di carriera. Dal medesimo decreto-legge, inoltre, con altra disposizione era stata prevista la non utilità, ai fini della progressione stipendiale, del triennio 2010-2012, con specifico riferimento al personale scolastico. In seguito il Decreto del Presidente della Repubblica n. 122 del 2013 ha esteso al 2014 il blocco degli stipendi previsto per tutti i dipendenti pubblici dal decreto-legge n. 78 del 2010 e ha sancito il mancato riconoscimento per il personale scolastico dell'utilità 2013 ai fini della progressione di carriera e stipendiale.
Con l'emanazione del Decreto del Presidente della Repubblica n. 122 sono stati quindi retroattivamente negati gli scatti già pagati per il 2013 e circa 50 mila persone hanno ricevuto la lettera con cui si chiedeva la restituzione delle somme percepite. Su questa assurda situazione interviene ora, finalmente, l'articolo 1 del decreto-legge in esame, prevedendo che le somme percepite non vadano restituite, ma vadano a compensazione di quanto sarà recuperato per gli scatti del 2012 a conclusione della sessione negoziale, così ponendo fine a questa incredibile vicenda, partorita dall'assoluta mancanza di coordinamento tra il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e quello dell'economia e delle finanze, posto che mentre il primo dava, il secondo toglieva.
Il presente provvedimento, quindi, interviene per sanare tale situazione e prevedendo l'avvio di una specifica sessione negoziale finalizzata al riconoscimento dell'annualità 2012, nelle cui more non dovranno essere adottati i provvedimenti di retrocessione a una classe stipendiale inferiore del personale scolastico interessato che ne abbia acquisita una superiore nel 2013 in virtù dell'anzianità economica attribuita nel medesimo anno. Inoltre è previsto che non siano adottati i provvedimenti di recupero dei pagamenti già effettuati a partire dal 1o gennaio 2013 in esecuzione dell'acquisizione di una nuova classe stipendiale.
Infine, reca una disposizione volta ad evitare che il pagamento dei miglioramenti stipendiali del personale del comparto possa essere bloccato anche per il 2014, sempre ai sensi del decreto-legge n. 78 del 2010.
L'istituto contrattuale degli «scatti di anzianità» vale a dire la progressione stipendiale automatica collegata all'anzianità Pag. 38di servizio, così come definiti dalla contrattazione collettiva del comparto scuola, è la modalità più corretta per valorizzare l'esperienza professionale dei docenti e del personale non docente. Questa modalità è del resto utilizzata, di fatto, nella stragrande maggioranza dei Paesi con un sistema di istruzione pubblico o privato, nei quali, peraltro, il massimo stipendiale per progressione automatica, collegata all'anzianità di servizio, si raggiunge decisamente prima che in Italia.
Gli scatti di anzianità del personale della scuola sono finanziati con risorse contrattuali e infliggere al personale scolastico sia il blocco dei contratti, sia quello degli scatti ha significato imporre a questa categoria una ingiusta doppia penalizzazione.
Complessivamente, la nostra posizione sul presente provvedimento è favorevole. Valutiamo, infatti, positivamente sia l'articolo 1, laddove impedisce la retrocessione alla classe stipendiale inferiore di docenti e non docenti che hanno maturato la progressione nel 2013, sia l'intervento del Governo volto ad impedire i provvedimenti di recupero dei pagamenti già effettuati a partire dal 1o gennaio 2013 a coloro che hanno acquisito la nuova classe stipendiale. Auspichiamo, inoltre, che si concluda nei tempi previsti la sessione di contrattazione negoziale specifica per il recupero degli scatti di anzianità del 2012. Valutiamo, inoltre, favorevolmente anche la modifica introdotta al Senato con riferimento al personale tecnico-ausiliario, che prevede l'avvio di una specifica sessione negoziale per il riconoscimento di un emolumento una tantum, avente carattere stipendiale in loro favore, disponendo, altresì, che nelle more della conclusione della sessione negoziale e, comunque, non oltre il 30 giugno 2014, non si provvede al recupero delle somme già corrisposte al personale ATA interessato negli anni scolastici 2011-2014.
Alcune perplessità, tuttavia, sorgono in noi in merito alle disposizioni a carattere finanziario recate da questo decreto-legge: in primo luogo, infatti, riteniamo che la somma di 120 milioni di euro sia insufficiente al ripristino dello scatto del 2012 e soprattutto che sia nettamente inferiore al 30 per cento dei risparmi che, a norma di legge, dovrebbero essere utilizzati per il recupero degli scatti di docenti e non docenti. Risparmi che, peraltro, risultano essere stati utilizzati per una quota consistente per scopi diversi dal recupero degli scatti di anzianità. Lo scatto del 2013 rimane bloccato e tutti i docenti e i non docenti perdono in questo modo un'intera annualità nella progressione economica con gravi ripercussioni sul reddito futuro, con conseguenti penalizzazioni sia sulla somma maturata per la pensione sia sul trattamento di fine rapporto di tutti i docenti e i non docenti.
Vi sono quindi, ulteriori interventi migliorativi che si sarebbero potuti realizzare con questo decreto-legge ma a quanto pare non si è voluti andare oltre quanto concesso dal Governo. Ad esempio, è assolutamente prioritario che sia interamente ripristinato il 30 per cento dei risparmi effettuati sulla base della legge 6 agosto 2008, n. 133 per la copertura del recupero dello scatto di anzianità del 2012, nonché la previsione dell'utilizzo delle somme non spese dalle scuole sui fondi per il miglioramento dell'offerta formativa per l'annualità in corso e per la prossima. Infine, ci auguriamo che si possa presto arrivare ad individuare una copertura economica che permetta di recuperare lo scatto relativo allo scorso anno, nonché di eliminare il blocco della progressione per il 2013.
Con riferimento alle questioni finanziarie ancora aperte, prendiamo atto di quanto affermato ancora una volta, ieri, in Aula, dal rappresentante del Governo, onorevole Toccafondi, quando ha ribadito che l'attuale decreto è un equilibrio che ci permette di affrontare un'emergenza intaccando dei fondi che sono fondamentali per le attività all'interno delle nostre scuole, ma che è condivisa la richiesta di trovare in tempi brevi un nuovo equilibrio dei fondi per il miglioramento dell'offerta formativa, nonché di quelli previsti dalla legge n. 440 del 1997 per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa.Pag. 39
Questa è la richiesta che anche noi di Fratelli d'Italia facciamo al Governo, nell'esprimere il nostro voto favorevole a questo provvedimento, perché i fondi dei quali stiamo parlando sono fondi fondamentali per il futuro delle nostre scuole, delle nostre attività all'interno delle scuole e, quindi, per i nostri ragazzi. L'Italia deve puntare sui propri giovani e sull'istruzione e la formazione delle prossime generazioni. In questo quadro, dobbiamo ripensare al nostro sistema educativo: la scuola, come anche l'università, devono tornare ad occupare quel ruolo centrale di formazione della persona che fa di esse un fattore insostituibile per lo sviluppo culturale e professionale della nazione.
È assolutamente necessario razionalizzare gli investimenti in questo settore, al fine di garantire che le risorse siano realmente impiegate per la formazione costante dei docenti e per la sicurezza degli istituti scolastici, che noi immaginiamo anche come poli culturali e aggregativi per il territorio in cui sono inseriti, aperti anche oltre l'orario didattico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, cercherò di stare nei tempi, anzi, di agevolare i lavori dell'Aula stando sotto i dieci minuti a disposizione, ma facendo dei passaggi che riteniamo importanti non solamente per questo provvedimento, ma per tutto il dibattito politico che si sta sviluppando in questi giorni, in particolar modo dal momento nel quale la direzione del PD ha deciso di «destituire» il Presidente Letta e innalzare a Presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Presidente, io vorrei iniziare parlando di scuola citando, appunto, il Presidente del Consiglio, che dichiara: «la scuola è un luogo dei sogni. Noi, con Graziano Delrio» – dice il Presidente – «che è qui con me e con i Ministri faremo di tutto per fare della scuola il luogo della Grande bellezza».
Oggi noi approviamo un decreto nel quale la Grande bellezza è data dal taglio del Fondo del miglioramento per l'offerta formativa. Erano stati presentati degli emendamenti per andare a modificare questa copertura – oltretutto, parlo assolutamente lontano da qualsiasi interesse di parte, in quanto sto parlando di emendamenti che non sono nemmeno a mia firma, ma nei quali si cercava di andare a modificare questa copertura, anzi a rimpinguarla, per andare a coprire tutte le necessità derivanti da questo decreto – tramite l'aumento delle tassazioni sulle rendite finanziarie.
Questa idea, devo dire – anzi, se mi permettono devo «rimproverare» il MoVimento 5 Stelle –, non è un'idea del MoVimento 5 Stelle, ma è una grande idea che è venuta al Presidente del Consiglio, Renzi, il quale utilizza questa copertura, ovvero l'aumento della tassa sulle rendite, per – secondo le intenzioni del Presidente del Consiglio – tagliare l'IRAP alle imprese. Infatti, sempre il Presidente del Consiglio dichiara: «Dal 1o maggio si riduce l'IRAP» – perentorio – «alle aziende private del 10 per cento». Quindi, è molto chiaro il Presidente del Consiglio: taglio dell'IRAP al 10 per cento. Questa operazione non sta nei 10 miliardi del cuneo: l'operazione si finanzierà con l'aumento della tassazione sulle rendite dal 20 al 26 per cento – e specifica – 2,6 miliardi. «Non saranno toccati i titoli di Stato», ha poi assicurato il Premier.
Peccato che, con riferimento agli emendamenti del MoVimento 5 Stelle, che, ironicamente, ho rimproverato per la mancanza di originalità, la Commissione bilancio dice che non c’è copertura nemmeno per trovare qualche milione per andare a finanziare gli interventi del decreto.
Quindi, o il Presidente del Consiglio sta raccontando l'ennesima, enorme, grande balla – e propendo per questa ipotesi – oppure la Commissione bilancio è un gruppo di folli, che si riunisce nelle segrete stanze di Montecitorio e dà dei pareri alla rinfusa, dicendo che mancano le coperture sull'emendamento portato dal MoVimento Pag. 405 Stelle, in cui vi è la stessa copertura individuata dal Presidente del Consiglio, Renzi, sull'aumento della tassazione e sulle rendite finanziarie.
Mi dispiace per la poca presenza in Aula, però io penso che questa sia la cartina di tornasole riguardo a quale tipo di Presidente del Consiglio ha messo in mano il Paese il Partito Democratico: un venditore di fumo, per non parlare, Presidente, di venditore di pentole – ho sentito un simpatico e ironico richiamo a Mastrota, parlando del Presidente del Consiglio –, che non conosce nemmeno i numeri di cui parla. Parla di miliardi, quando la Commissione bilancio dice che quelle coperture non valgono nemmeno per qualche milione di euro.
Allora, Presidente, io penso che le illusioni che sta vendendo il Presidente del Consiglio, purtroppo, non solamente Renzi, ma il Paese, le pagherà a caro prezzo: sta vendendo delle illusioni che si ripercuoteranno drammaticamente sulla vita delle nostre imprese – come il caso dell'IRAP –, drammaticamente sulla vita dei lavoratori – come il taglio del cuneo fiscale –, drammaticamente sulla vita dei nostri cittadini, che stanno vivendo un momento di crisi economica enorme dovuto, oltretutto, a scelte di Governi, anche quelli, a maggioranza PD.
Allora, a questo punto, Presidente, credo che, per un discorso serio sulla scuola, ovviamente, questo decreto-legge sia doveroso, dovuto ad un errore che ha fatto sempre un Governo a guida PD, tengo a sottolinearlo; perché sembra che i decreti-legge siano i salvatori della patria: peccato che la patria sia stata distrutta dallo stesso Governo che ha scritto questo decreto-legge.
Detto questo – e mi scusi se ho svolto questa premessa che è uscita dal tema che stiamo trattando, ma penso sia doverosa per chiarire anche lo spessore della massima istituzione politica che guida il Paese –, penso che, trattandosi di scuola (e questo è il primo provvedimento sulla scuola dopo le roboanti promesse del Presidente del Consiglio), sarebbe stato il caso, magari, di trovare qualcosa di concreto, magari da non votare oggi in Aula, ma un decreto-legge serio rispetto alle promesse del Presidente del Consiglio. Un decreto-legge, per esempio, che ci dicesse dove trovare le risorse per fare fronte alle promesse che ha fatto sulla scuola – ogni settimana ricordo che Renzi gira un istituto scolastico della penisola – e che magari entrasse anche nel merito, senza parlare solamente di risorse, che ovviamente sono fondamentali, sono la premessa per qualsiasi tipo di azione, ma è necessario anche capire cosa si vuole fare, dopo, con queste risorse.
Noi più volte, come Lega, sulla scuola siamo intervenuti anche sulle polemiche, dal nostro punto di vista ovviamente strumentali, contro le nostre proposte – faccio l'esempio, che ha ricordato anche ieri il mio collega Busin nella discussione sulle linee generali –, come quella di avere il coraggio di intervenire con un provvedimento sulle classi ponte per dare il diritto di istruzione e di una formazione adeguata sia agli studenti del nostro Paese sia agli studenti stranieri; di avere il coraggio di intervenire, per esempio, anche in modo incisivo, sui buoni scuola, rifinanziarli, stanziare delle risorse, per dare la possibilità anche a chi non è figlio di famiglie che se lo possono permettere di avere libertà di scelta nel tipo di percorso scolastico da seguire; di avere il coraggio, non solamente, come è doveroso fare, lo ripeto, di garantire lo sblocco degli aumenti per gli insegnanti, ma anche di rivedere il modo di arruolamento degli insegnanti stessi; di avere il coraggio di istituire, per esempio, i concorsi regionali per gli insegnanti.
Queste sono misure che non si limitano solamente ad un reperimento di risorse, ma che vanno anche incontro a un corpo docente in grado di rispondere alle esigenze formative che il Paese richiede. Troppe volte abbiamo visto soldi spesi male nel passato e questa è una situazione che ci troviamo ad affrontare anche oggi, ovvero quella della scarsità di risorse a disposizione, anche per politiche che, anzi, Pag. 41avevano previsto forse troppe risorse a disposizione e troppo poco controllo su come venivano spesi questi fondi.
Dunque, se non andiamo a riformare alle basi il sistema scolastico del nostro Paese, credo che, drammaticamente, ci limiteremo alle visite e a qualche triste coro di qualche insegnante benevolo nei confronti del Presidente del Consiglio, coro cui viene costretto qualche bambino all'interno di questi istituti, ma il problema e il futuro dei nostri giovani non lo affronteremo mai. Penso che l’hashtag che utilizza il Presidente del Consiglio «la volta buona» si possa trasformare, e lo dico con rammarico, anche se sono di un partito avverso al Presidente Renzi, soltanto con «la balla buona», ovvero l'ennesima balla di un Presidente del Consiglio facile a fare promesse ma poco propenso a rispettarle.
PRESIDENTE. Come lei invece a rispettare l'impegno a stare entro i dieci minuti: ne ha impiegati nove.
Salutiamo gli alunni e i docenti dell'Istituto di istruzione superiore Tommaso D'Oria di Ciriè, in provincia di Torino, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antimo Cesaro. Ne ha facoltà.
ANTIMO CESARO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, stiamo per votare un provvedimento che ha già ricevuto il voto favorevole del Senato. Esso, nel corso del dibattito sia al Senato che alla Camera, è stato sottoposto ad una analisi critica, soprattutto in riferimento alle coperture finanziarie, nota dolente di tutti i provvedimenti esaminati negli ultimi anni.
Il decreto in esame è volto a risolvere una questione, certamente non di poco conto, relativa al trattamento economico del personale della scuola. Con esso vengono riconosciuti gli scatti stipendiali per l'anno 2013, relativamente alla maturazione dell'anzianità e delle posizioni salariali, con i rispettivi incrementi economici al personale docente, ATA, tecnico e ausiliario. Il testo introduce una finestra temporale fino al 30 giugno prossimo, data entro la quale dovrà concludersi una sessione negoziale ad hoc, pena la cancellazione degli scatti di anzianità attualmente mantenuti.
Le disposizioni normative in esame intendono, in sintesi, dare soluzione alla questione scaturita a seguito dell'entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica n. 122 del 2013, inerente la proroga del blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali per i pubblici dipendenti e le relative ripercussioni sul personale della scuola.
Ne consegue che, per i docenti, la pratica degli scatti non è ancora conclusa – si pensi al riconoscimento della progressione stipendiale per l'annualità 2012, che resta un problema al momento irrisolto –, pur essendosi allontanato il paventato timore della restituzione immediata delle somme finora percepite. Nessun recupero, dunque. Saranno però mantenute le posizioni stipendiali maturate a partire dallo scorso autunno. Nominalisticamente – direbbero i cultori di filosofia – viene realizzata la retrocessione ad un livello stipendiale inferiore, ma le somme versate non vengono chieste in restituzione, e ciò fino alla conclusione della sessione di contrattazione, che dovrebbe chiudersi appunto entro il prossimo 30 giugno 2014.
Il decreto, dunque, si prefigge l'obiettivo di far chiarezza, nel tentativo di trovare una soluzione ad un modo contraddittorio e non organico di legiferare che ha portato, negli ultimi anni, alla sovrapposizione di disposizioni normative, con deplorevoli effetti retroattivi, per poter conseguire risparmi di spesa in un settore già mortificato, dobbiamo riconoscerlo, da un ingiustificato e perdurante appiattimento retributivo. Ma l'economia di spesa, i tanti invocati tagli – mi chiedo e vi chiedo, onorevoli colleghi –, è giusto che incidano così profondamente sugli stipendi del personale della scuola e, aggiungo, dei ricercatori delle nostre università ?
Veniamo alle criticità legate al reperimento dei fondi per le coperture del Pag. 42provvedimento in esame. Il primo dei problemi ha riguardato la definizione esatta della platea di riferimento. Al momento si prevede l'accantonamento, fino alla verifica degli esiti di una specifica sessione negoziale, di 120 milioni di euro sull'apposito fondo del MIUR per l'incremento delle risorse contrattuali stanziate per le iniziative dirette alla valorizzazione e allo sviluppo professionale del personale della scuola. È d'obbligo una puntualizzazione in merito alle coperture per i cosiddetti fondi MOF, che meritano un'attenzione particolare, dal momento che si tratta di fondi destinati alla retribuzione del personale scolastico per lo svolgimento di un'attività innovativa in grado di apportare valore aggiunto alla qualità della didattica. I fondi per migliorare l'offerta formativa ammontavano a 1.480 milioni di euro per l'anno scolastico 2010-2011. Successivamente sono stati via via ridotti, in ultimo per finanziare appunto il recupero delle utilità del 2011 ai fini della maturazione dell'anzianità economica.
Questa poco condivisibile modalità di copertura ha trovato applicazione anche in riferimento alle disposizioni contenute nell'articolo introdotto al Senato, che prevede l'avvio di una specifica sessione negoziale per il riconoscimento di un emolumento una tantum a favore del personale amministrativo, tecnico e ausiliario (cosiddetto personale ATA), che ha beneficiato, negli anni scolastici 2011-2014, delle posizioni economiche di cui alla sequenza contrattuale a partire dal 25 luglio 2008. Per la copertura dell'onere, quantificato in 38,87 milioni di euro, si fa ricorso in parte al Fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa.
Tuttavia, occorre, al di là delle norme e delle coperture finanziarie calcolate, riflettere su un tema più generale e improcrastinabile: la valorizzazione del settore scolastico. E non credo, come suggeriva il collega Fedriga, che questo si possa raggiungere attraverso la regionalizzazione del reclutamento, oppure la valorizzazione della scuola privata, magari a discapito della scuola pubblica. È un dato di fatto che i nostri docenti, certamente non i meno meritevoli, siano fra quelli meno pagati fra gli altri Paesi europei, a parità di ore di lavoro, è bene sottolinearlo.
Il gruppo di Scelta Civica per l'Italia, ma credo l'intero Parlamento, plaude allo straordinario investimento del Governo per il recupero della completa funzionalità e della messa in sicurezza degli edifici scolastici.
Ma, oltre che sulle strutture, occorre investire nel capitale umano. Bisogna, dunque, investire sulle professionalità e il merito degli insegnanti. Si pensi all'incoraggiamento alla conoscenza delle nuove tecnologie, all'approfondimento delle lingue straniere e a progetti di contrasto alla dispersione scolastica, tanto per limitarci a qualche esempio. Oggi è sempre più evidente che, come ha sottolineato ieri in discussione sulle linee generali la collega Rocchi, la formazione iniziale è solo la premessa per essere buoni insegnanti.
Abbiamo ascoltato le dichiarazioni del Ministro dell'istruzione, Stefania Giannini, che ha sottolineato la necessità di investire in istruzione, puntando sull'aumento di efficienza ed efficacia dell'intero comparto scolastico. Un Paese che ha fiducia sul proprio futuro investe con forza e convinzione sulla formazione dei propri bambini e dei propri ragazzi.
Dobbiamo perciò invertire la tendenza in merito al finanziamento pubblico in questo settore e, più in generale, nelle politiche culturali, formative e della ricerca. Ciò può avvenire soltanto valorizzando al massimo le risorse umane della scuola: insegnanti e i discenti. Abbiamo il dovere di restituire centralità al ruolo sociale dell'insegnante non solo attraverso una giusta retribuzione, e dandogli la possibilità di operare in strutture adeguate, ma anche considerandone il ruolo strategico nella funzione educativa talvolta svolta, suo malgrado, in funzione di supplenza rispetto alla famiglia, in un generale contesto di crisi dei valori e di disagio sociale. Sono reduce, Presidente, da un incontro con l'Autorità garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza nella Commissione bicamerale sull'infanzia e abbiamo Pag. 43parlato di povertà e disagio giovanile. Se non investendo sulla scuola come pensiamo di invertire questa triste tendenza ?
La valorizzazione del settore scolastico e del corpo docente di questo Paese è, dunque, un punto fermo e deve essere un punto fermo nel nuovo corso di questo Governo che ha posto, sin dal suo insediamento, le basi programmatiche per restituire valore e centralità all'istruzione e alla formazione delle future generazioni.
Il provvedimento sugli automatismi stipendiali che oggi approviamo è certamente un segno di attenzione. Ma non basta. Per questi motivi, e nel ribadire il voto favorevole di Scelta Civica su questo provvedimento, chiediamo un impegno forte, signor sottosegretario, perché le somme che serviranno da copertura a questo provvedimento siano recuperate e vengano così ricostituite le risorse relative al Fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa.
Sarebbe un bel segnale in quella auspicata prospettiva di considerazione e di valorizzazione delle professionalità e del ruolo sociale del docente, restituendogli quella autorevolezza e quella dignità – richiamo qui le parole del Presidente del Consiglio nel suo intervento di insediamento alla Camera dei deputati il 24 febbraio –, autorevolezza e dignità che non passano solo attraverso il recupero di uno scatto stipendiale ma da una politica complessiva di rilancio del comparto scuola del nostro Paese.
PRESIDENTE. La Presidenza autorizza la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale dell'intervento dell'onorevole Totaro, che ha reso la dichiarazione di voto solo in sintesi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosco. Ne ha facoltà.
ANTONINO BOSCO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, il Nuovo Centrodestra voterà a favore della conversione del decreto-legge recante disposizioni urgenti in materia di proroga degli automatismi stipendiali del personale della scuola. Lo farà perché questo provvedimento pone rimedio ad un accavallamento di norme e ad una confusione amministrativa che hanno dato il nome alla vicenda; più nota, infatti, come i titoli dei giornali riportavano: «150 euro richiesti indietro agli insegnanti».
Il decreto che ci apprestiamo a convertire in legge costituisce un equilibrio attraverso il quale diventa possibile occuparsi, in maniera sostanziale, di una emergenza, mettendo mano a dei fondi la cui natura risulta essere essenziale per le attività delle nostre scuole.
Si tratta di giungere ad un punto di equilibrio del miglioramento dell'offerta formativa, oltre che della legge n. 440 del 1997, la quale si pone come obiettivo quello di colmare un'ulteriore emergenza, relativa alle posizioni economiche del personale ATA. Questa ricerca di equilibrio nella gestione e nell'utilizzo dei fondi da impiegare in queste situazioni emergenziali è un compito che il Governo deve assolutamente impegnarsi a compiere. È da ricordare, infatti, come il Presidente del Consiglio, nel suo discorso alle Camere, abbia assunto l'impegno di visitare una scuola ogni settimana, allo scopo di rendersi conto, in prima persona, della reale situazione delle strutture scolastiche. Un modo, questo, per prestare grande attenzione e sensibilità verso il mondo della scuola. Il mondo dell'istruzione, infatti, rappresenta un settore fondamentale per la formazione dei nostri figli, da cui partire per la costruzione di una futura classe dirigente in grado di contribuire a migliorare il nostro Paese. Quindi, ne va garantita la qualità e, quando parliamo di qualità della scuola, dobbiamo comprendere tutte le diverse articolazioni di cui essa si compone, ovvero l'edilizia scolastica, l'offerta formativa che, naturalmente, è comprensiva della dignità economica del personale della stessa.
È in tale contesto, quindi, che si inserisce il provvedimento in esame, volto a risolvere una questione di fondamentale importanza relativa al trattamento economico-stipendiale del corpo docente. Il decreto-legge approvato dal Senato in prima Pag. 44lettura, infatti, si pone l'obiettivo di trovare una soluzione alla questione relativa al trattamento economico stipendiale del personale della scuola corrisposto nell'anno 2013, a fronte del perdurante blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali per i pubblici dipendenti. Non dobbiamo dimenticare che, a partire dal 2010, con il decreto-legge n. 78, si è disposto il blocco degli automatismi stipendiali per tutto il personale pubblico negli anni 2011, 2012 e 2013. In particolare, per il personale della scuola si prevedeva una cadenza temporale del blocco stipendiale diversificata rispetto a quella degli altri dipendenti pubblici, non a caso il triennio del blocco ha avuto il suo avvio dal 2010, per poi concludersi nel 2012. Successivamente, con un ulteriore provvedimento, si è provveduto ad estendere la disposizione sul blocco stipendiale anche per l'anno 2013. Con il conseguente blocco degli scatti, quindi, il personale scolastico di ruolo avrebbe maturato il diritto ad uno stipendio più elevato, sebbene con un ritardo di quattro anni rispetto alla legislazione previgente. Il decreto del Presidente della Repubblica n. 122 del 2013, infatti, entrato in vigore il 9 novembre 2013, interviene retroattivamente sul blocco degli scatti stipendiali che erano già stati maturati legittimamente nel corso del 2013, ovvero nel corso del primo anno utile successivo al blocco triennale 2010-2012.
Risulta evidente, quindi, che il blocco è stato disposto dopo che circa 50 mila dipendenti avevano già percepito, a decorrere dal 1o gennaio 2013, l'incremento stipendiale dovuto al maturare dell'anzianità di servizio nel corso dei primi mesi del 2013. Conseguentemente, questo enorme numero di dipendenti si sarebbe visto costretto a restituire la parte maggiormente consistente dello stipendio percepito. Proprio allo scopo di evitare che tale restituzione venisse resa esecutiva, è stato approvato questo decreto-legge, il cui articolo 1 stabilisce che le somme percepite debbano compensarsi con quanto sarà recuperato con gli scatti 2012, a conclusione di una sessione negoziale che dovrà svolgersi entro il 30 giugno 2014. La disposizione, infatti, che avrà validità sino al 30 giugno 2014, prevede che i provvedimenti di recupero dei pagamenti già effettuati a partire dal 1o gennaio 2013 non verranno eseguiti.
Con questo provvedimento, quindi, si mette in moto un'operazione di chiarezza sull'inapplicabilità del blocco degli incrementi stipendiali per il 2014 al personale scolastico. Con un articolo introdotto al Senato, inoltre, ricordiamo che è stato predisposto l'avvio di una specifica sessione negoziale per il riconoscimento di un emolumento una tantum, avente carattere stipendiale, a favore del personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA).
L'obiettivo ultimo di quanto detto e previsto dal decreto è, senza ombra di dubbio, valorizzare il più possibile il personale docente che, con professionalità, lavora quotidianamente al processo formativo di quella che, almeno potenzialmente, rappresenta la futura classe dirigente del nostro Paese. Un Paese civile come il nostro deve contribuire a creare un corpo docente all'avanguardia a livello europeo per preparare al meglio le nostre future generazioni. Dobbiamo, quindi, dimostrare, innanzitutto con azioni concrete, di ridare prestigio sociale al nostro personale docente. Gli stipendi dei docenti del nostro Paese sono solo al diciassettesimo posto in Europa, una posizione di classifica che non possiamo tollerare ulteriormente e che offende la professionalità e la competenza di quanti, tra mille difficoltà quotidiane, comunque si impegnano in un compito formativo che facile certamente non è.
Un Paese civile e proiettato al futuro deve fare investimenti sulla scuola e sul capitale umano, e quando si parla di capitale umano si fa riferimento in primis agli alunni, che costituiscono le future generazioni, e a coloro che hanno la responsabilità di orientare le future generazioni di questo Paese, ovvero il corpo docente e l'intero personale scolastico.
Un altro aspetto che non va trascurato e che possiamo ritenere come lo sbocco naturale di un valido processo formativo, Pag. 45è il rapporto tra la scuola e il mondo del lavoro. Occorre, infatti, intervenire per costruire un collegamento maggiore tra scuola e lavoro, proprio in questo particolare momento in cui la disoccupazione giovanile ha raggiunto percentuali elevate ed allarmanti.
È necessario trovare un efficace ed efficiente raccordo tra scuola e mondo del lavoro in modo da poter aiutare i nostri giovani ad inserirsi con più facilità nei settori produttivi del nostro Paese.
Va ricordato anche che, nonostante la grave crisi economica che ha colpito duramente il nostro Paese, è utile non operare con una valutazione prettamente ragionieristica e con tagli lineari per gli investimenti nel settore della scuola ma, al contrario, operare con attente valutazioni nella distribuzione delle risorse economiche.
Il Nuovo Centrodestra ritiene fondamentale il ruolo della meritocrazia per quanto riguarda il mondo della scuola non solo per quanto concerne la preparazione degli alunni, ma anche per il corpo docente. Per restituire dignità agli insegnanti, valorizzare il loro ruolo e l'importante funzione educativa e sociale che svolgono occorre, comunque, introdurre dei criteri meritocratici che tengano conto delle competenze, delle conoscenze, dell'impegno e della disponibilità dei docenti.
Il Nuovo Centrodestra si è battuto in prima fila per difendere i diritti del personale della scuola. Investire nella scuola significa, infatti, investire sulla nostra società, ed anche grazie all'importante contributo del nostro gruppo parlamentare si è fatta chiarezza sull'inapplicabilità del blocco degli incrementi stipendiali per il 2014 al personale scolastico. Pertanto, la valorizzazione del settore scolastico e del corpo docente di questo Paese è un obbligo nei confronti delle nuove generazioni.
Per tutti questi motivi, signor Presidente, il Nuovo Centrodestra voterà a favore di questo provvedimento che restituisce la dignità ai nostri docenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giancarlo Giordano. Ne ha facoltà.
GIANCARLO GIORDANO. Signor Presidente, intanto vorrei rappresentare all'Aula una sensazione che forse ho solo io, cioè la sensazione e l'impressione di ascoltare ragionamenti da parte di chi, avendo creato il problema, oggi viene qui e si vanta di aver trovato una qualsiasi soluzione, perché di qualsiasi soluzione si tratta in questo caso.
Mi sarei aspettato che il sottosegretario, cui tocca, per la verità, un compito ingrato, cioè quello di fare i conti con la realtà della scuola, oggi venisse qui con delle slide per spiegare bene dove prendiamo i fondi, dove li portiamo, a chi li stiamo togliendo e a chi li stiamo dando. È chiaro che su un provvedimento come questo c’è l'imbarazzo anche – come dire – di fare opposizione perché in qualche modo l'obiettivo che vi proponete è giusto; è il modo con cui volete raggiungerlo che è completamente sbagliato.
È giusto l'obiettivo, perché è chiaro che noi stiamo parlando della qualità con cui corrispondiamo agli insegnanti e al personale ATA, cioè a tutte quelle figure che hanno a che fare quotidianamente con i nostri figli (e, quindi, c’è poco bisogno di cesello tecnico, ma la materia è fortemente politica e simbolica) e che evidentemente voi state trattando – sì è detto –, con il gioco delle tre carte, togliendo da una parte e mettendo dall'altra.
Noi, in realtà, qui non stiamo, me ne darà atto il sottosegretario...
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Giordano ... Prego, continui.
GIANCARLO GIORDANO. Noi non stiamo parlando di una calamità naturale, noi stiamo parlando, per stessa ammissione del Ministero o dei Ministeri, di una condizione determinata – la voglio «mettere sul buono» – da una cattiva comunicazione tra i Ministeri, che ha causato un danno sia agli insegnanti che al personale ATA.Pag. 46
Dal punto di vista politico e, quindi, da un punto di vista forse più sincero, più leggibile, più vero, noi possiamo sintetizzare una condizione per cui il MIUR è commissariato dal MEF e il MEF – ve lo dico e lo dico al Governo in particolar modo – è commissariato dall'Europa. Dovreste dire questo agli italiani, facendo uno sforzo, come dire, di verità e non restituendoci la grancassa o i fuochi di artificio. Qualche sottosegretario ha parlato di razzi sparati – mi sembra il sottosegretario Reggi –, di razzi sparati in cielo da Renzi, rispetto alle cifre che ha detto qui, senza che loro ne sapessero nulla, ma questa materia vi restituisce almeno la possibilità di riconquistare l'umiltà che una doccia fredda di realtà come questa vi deve, appunto, restituire.
Noi stiamo passando, con questo provvedimento, dalla retorica dei proclami alla dura realtà della condizione scolastica, e ci stiamo passando ancora una volta – e vorrei che su questo il Governo ci facesse la pietà di non proporci più questo atteggiamento – come se non si trattasse di una scelta politica andare a scegliere su quale elemento di bilancio andare a pesare o a fare pesare questa spesa. No, ci stiamo passando come se si trattasse di un incidente, come se si trattasse di un correttivo naturale.
In realtà, si tratta di una questione molto semplice. Noi stiamo pagando gli adeguamenti stipendiali del personale della scuola attraverso la restrizione e la compressione dei diritti dei bambini. Questo è ! Diciamolo in italiano e diciamoci che quella, per cui in questo Paese i diritti diventano sempre la metà di quello che dovrebbero essere è una condizione ormai insopportabile, perché non solo i diritti si dividono ma cominciano impietosamente a confliggere tra di loro; cioè, si vedono confliggere impietosamente il diritto dei bambini e degli studenti ad avere una giusta e adeguata formazione con quello degli insegnanti e del personale ATA ad avere una giusta e adeguata condizione reddituale. Questa è una cosa che non si sopporta più !
Debbo dire, poi, che mi sorprende molto un'altra questione (lo dico, in particolar modo, alla collega Malpezzi, che ha «girato» su questo punto in un intervento durante la discussione sulle proposte emendative). La questione è molto semplice, ed è una questione di verità: dire che si rimetteranno i fondi per il MOF è semplicemente una mistificazione. L'anno scolastico corre, non si ferma. Se ci dite questo significa che domani avrete i soldi da prendere e mettere per il MOF. Ma, se li avrete domani questi soldi, non si capisce perché li togliete di là per portarli da un'altra parte.
Io penso che questa mistificazione non sia sopportabile e penso che sia invece giusto spiegare dove state scegliendo di prendere i soldi, che è, ripeto, una scelta politica.
Dietro la sigla MOF c’è la vita concreta delle scuole, l'assistenza ai disabili, le ore in più dei gruppi sportivi, le ore extracurriculari finanziate prioritariamente, come raccomanda tra l'altro il MIUR stesso nella propria nota di accompagnamento al programma annuale 2014, per il recupero delle carenze che riguardano le competenze di base. Dico alle colleghe, soprattutto del PD, che con me sono in Commissione cultura, che sono poi le stesse competenze su cui l'Invalsi valuta e definisce, con il benestare della condizione del pareggio di bilancio, che follemente è stato inserito nella Costituzione, le competenze delle singole scuole.
Questa condizione, che è una condizione di sofferenza strutturale e non può essere affidata a un singolo provvedimento come questo, evidentemente crea una condizione che va al di là – e perciò ci sono diritti in conflitto – di quello che la nostra Costituzione dice. Lo dico al sottosegretario Toccafondi – e con una battuta potrei dire che spero che il suo cognome non sia il programma di questo Governo –, ormai nella scuola siamo all'economia informale, siamo ai presidi che per disperazione fanno pagare il cosiddetto contributo volontario alle famiglie perché sennò non ce la fanno. Molto spesso però quel contributo volontario che si dà in più va a ledere Pag. 47il diritto di quelle famiglie di vedere seguiti i propri figli nella propria scuola, perché non tutte le famiglie ce la fanno più a dare il contributo volontario. Ed è in questa condizione materiale e di fatto che state ancora esercitando, in molti casi da parte della destra, una retorica del merito non più sopportabile in una scuola con la fune al collo.
La dovete smettere di dire che il merito è la questione centrale ! Gli investimenti sono la questione centrale della scuola. La qualità del reddito degli insegnanti, la qualità della formazione che offriamo ai nostri studenti dovrebbero essere la capacità di uno Stato serio di affrontare i problemi per quello che sono. Lo dico a lei, sottosegretario, le ho riconosciuto lo sforzo e il peso della sua presenza oggi in Aula. Forse domani vedremo altre slide, ora abbiamo visto un pezzo di realtà. Il Presidente del Consiglio Renzi, come Letta, ci ha detto che siamo di fronte alla luce alla fine del tunnel. Siccome questa è una storia che è cominciata con Monti – siamo di fronte alla luce che c’è alla fine del tunnel – ed è continuata con Letta e oggi ce la ripropone Renzi, probabilmente il tunnel lo avete preso contro mano. Cambiate verso, per piacere (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
WALTER RIZZETTO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, richiamo al Regolamento in base all'articolo 30, comma 5, che vado a recitare: «Salvo autorizzazione espressa del Presidente della Camera, le Commissioni non possono riunirsi nelle stesse ore nelle quali vi è seduta dell'Assemblea». Dunque, la Commissione lavoro, prima da me presieduta, ha concluso esattamente i lavori alle 15, non votando su un provvedimento che per tale Commissione era molto importante. Mi risulta che sia in corso una audizione della Commissione affari esteri e prego la Presidenza di verificarlo, perché effettivamente qualche Commissione si sconvoca o si interrompe per l'inizio dei lavori d'Aula, qualche altra Commissione invece no. Tutto qui.
PRESIDENTE. Onorevole Rizzetto, verificheremo subito. L'unica possibilità che vorrei dirle è che ci sia stato un accordo tra i gruppi per poter proseguire atteso che... (Commenti del deputato Rizzetto). Lo so benissimo, onorevole Rizzetto, però è successo alcune volte che, non essendoci votazioni immediate, anche se siamo in una fase di votazioni perché sono in corso dichiarazioni di voto, e proprio perché in Commissione non sono previste votazioni ma audizioni, con l'accordo di tutti i gruppi, la Commissione concluda un'audizione che magari era iniziata prima. Comunque, adesso verifichiamo subito.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Centemero. Ne ha facoltà.
ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge di conversione del decreto legge n. 3 del 2014, che reca disposizioni temporanee e urgenti in materia di proroga degli automatismi stipendiali del personale della scuola, ha l'intento – non nascondiamocelo – di rimediare ad un errore burocratico relativo alla restituzione degli scatti di anzianità del 2013, errore materiale che è stato compiuto durante il precedente Governo Letta, dalla Ministra Carrozza.
Quasi tutto il personale statale ha sempre goduto di una progressione stipendiale automatica, collegata all'anzianità di servizio. Si parla infatti di scatti di anzianità e questo purtroppo a tutt'oggi è l'unico riconoscimento del – permettetemi tra virgolette – merito del personale scolastico. A tutt'oggi purtroppo, per quanto riguarda il personale docente e non solo il personale docente, non c’è progressione di fasce, non c’è una distinzione, una carriera possiamo così chiamarla, se vogliamo usare questo termine, tra i professori, non Pag. 48c’è soprattutto una valutazione. Ma questo provvedimento non può che farci riflettere – ne ho sentito parlare, sia nella discussione generale sia negli interventi che mi hanno preceduto ampiamente, da tutti i colleghi – su alcuni aspetti. Innanzitutto su quelle che sono le politiche per quanto concerne il personale della scuola di un Governo, come quello del Presidente Renzi, che a parole o slide dice di voler porre al centro della propria azione politica la scuola.
Nel dibattito che si svolse in Aula proprio in occasione della fiducia al Governo, Forza Italia ha posto con chiarezza quelli che sono i punti del suo programma nel settore della scuola, anche per il personale, senza tralasciare un approfondimento che all'epoca non fu possibile, proprio perché si trattava di un discorso complessivo; un approfondimento che verte su due punti.
Innanzitutto, lo abbiamo già sentito, i docenti italiani sono tra quelli meno pagati in Europa, e non esiste la possibilità di una progressione di carriera, di una differenziazione nel ruolo dei docenti nel corso del loro servizio nelle nostre scuole, nelle scuole statali e anche nelle scuole paritarie; la differenza tra un insegnante all'inizio della carriera e un insegnante al termine della carriera sono cinque scatti, per un totale, per quanto riguarda gli insegnanti della scuola dell'infanzia e della scuola ex elementare, la scuola primaria, di ben 747 euro, nell'arco di una meritata carriera, magari di 30-35 anni.
Quindi, chiaramente, il blocco del contratto, che è stato sancito ulteriormente dal decreto del Presidente della Repubblica n. 122 del 2013, che si rifaceva, però, a un provvedimento del Governo Monti, va a impattare non solo sul potere di acquisto, ma anche – permettetemi di dirlo – sulla dignità dei docenti, tanto è vero che – l'ho ricordato anche prima in Aula – il Ministro Gelmini, nel 2010, diede vita proprio allo sblocco, solo per il comparto della scuola, degli scatti di anzianità per gli anni 2010, 2011 e 2012. Proprio qui, poi, si è creato il problema burocratico della Ministra Carrozza.
Il secondo aspetto su cui dobbiamo riflettere è che i docenti italiani sono i più anziani tra quelli che insegnano nei Paesi dell'Unione europea. Altro problema che dovrà, poi, essere preso in considerazione: quando si parla di personale della scuola e di provvedimenti di politica per il personale della scuola, non si può solo parlare di scatti di anzianità, ma bisogna, forse, puntare l'attenzione – mi auguro che un Governo di cambiamento, come quello del Presidente Renzi, e la Ministra Giannini lo facciano – su un tema molto importante come quello del reclutamento.
Uno dei punti fondamentali che intendiamo percorrere e portare avanti, senza deroghe, è quello dell'inserimento dei giovani, del reclutamento dei giovani docenti, all'interno del comparto scuola, cosa che, in questo momento, sembra un libro dei sogni. Speriamo che le slide di Renzi lo rendano possibile.
Comunque, non dobbiamo sempre nasconderci che, alla radice del tema che stiamo affrontando nel decreto in oggetto, vi è stato un errore commesso durante il precedente Governo. Infatti, due annualità erano già state coperte, con i relativi scatti pagati. Lo ricordo sempre: ci riferiamo al decreto-legge n. 78 del 2010, a valere, ovviamente, sul 30 per cento del Fondo per il merito, che non era, però, sufficiente. Quindi, la copertura finanziaria, purtroppo, è stata fatta valere sulla legge n. 440 del 1997, cioè sul Fondo per l'arricchimento dell'offerta formativa.
Il 2012 era ancora in fase di contrattazione, il 2014 non è interessato, in questo momento, da alcuno sblocco, ma che cosa è successo ? È successo che, mentre era in corso la sessione negoziale del 2012, nel frattempo, per il 2013, al personale della scuola sono stati pagati gli scatti, poi, retroattivamente, negati dal decreto del Presidente della Repubblica, come ricordavo prima, del 2013. Quindi, ecco che è intervenuta questa famigerata lettera in cui si richiedeva la restituzione delle somme percepite: un grande pasticcio, sostanzialmente.
Di fatto, ci troviamo di fronte, ancora una volta, non a un provvedimento di Pag. 49ampio respiro per i docenti e per il personale della scuola, perché a questo provvedimento è interessato, anche in parte grazie ad una correzione al Senato, il personale amministrativo.
Non si parla per niente del personale dirigente, nonostante abbiamo visto che anche per quanto riguarda il personale dirigente scolastico ci sono notevoli problemi relativi – anche qui – alla retribuzione. Ma ancora una volta si tratta di un provvedimento di carattere emergenziale ereditato la cui soluzione non è affatto innovativa, ma è la solita soluzione. Perché come al solito si va a valere non solo sul Fondo per il merito, ma soprattutto sul Fondo per l'arricchimento dell'offerta formativa che viene sostanzialmente decurtato passando da un miliardo e 400 milioni del 2009, fino ai 900 milioni attuali; si è decurtato di quei 380 milioni di cui parla la Ministra Gelmini. Ci troveremo di fronte ad un Fondo per l'arricchimento dell'offerta formativa di fatto inesistente per le scuole. Quindi, andando a togliere le risorse, si toglie la benzina necessaria per l'autonomia delle scuole, che è l'altro tema collegato, per la politica del personale della scuola, per l'autonomia scolastica che sono i grandi nuclei rispetto a quali noi ci aspettiamo – e su questo ovviamente saremo pronti a fare la nostra parte in modo inderogabile – delle scelte coraggiose che riguardino appunto innanzitutto il personale della scuola. Per noi coraggio significa mettere, in primo luogo, il merito degli insegnanti, la valutazione e anche la carriera.
Per questa ragione riteniamo che il coraggio è anche dare vera autonomia alla scuola e far sì che le risorse vengano assegnate in modo innovativo. Cominciamo a parlare anche nella scuola di costi standard, cominciamo ad assegnare le risorse non più con questi fondi unici di cui non si sa poi come vengano spese effettivamente queste risorse, non si spiega alle famiglie, ai cittadini come vengono utilizzati, con quali effetti e se in modo efficace ed efficiente. Parliamo di costi standard. Su questo noi vi seguiremo come oggi.
Sto per annunciare il voto favorevole di Forza Italia rispetto a questo provvedimento che è ovviamente un provvedimento d'urgenza, è un provvedimento dovuto nei confronti degli insegnanti, è un provvedimento che sosterremo perché è in continuità con le politiche che noi abbiamo fatto, proprio nel 2010, sbloccando gli scatti di anzianità.
PRESIDENTE. Onorevole Luigi Gallo, essendo stato eletto in Campania 1, le farà piacere che salutiamo gli alunni e gli insegnanti dell'Istituto Comprensivo Statale «Sauro-Morelli» di Torre del Greco, provincia di Napoli, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luigi Gallo. Ne ha facoltà.
LUIGI GALLO. Signor Presidente, colleghi, cittadini, ci risvegliamo dopo la sbornia di Renzi di questi giorni. Mentre il vostro Presidente del Consiglio è impegnato ormai da giorni a fare televendite, a fare il «piazzista» in Europa, qui in Parlamento ci misuriamo con la dura realtà, con la messa nero su bianco, con la realtà dei dettagli; diciamolo quella che non piace a Renzi, amante dei trucchi di avanspettacolo. E sapete perché non piacciono i dettagli al condannato Renzi ? Perché con i dettagli non si vincono le elezioni europee, con i dettagli si comunica al Paese che nel primo provvedimento della scuola le risorse stanziate da questo Governo al mondo dell'istruzione sono zero, lo ripeto: sono zero. Nessuna risorsa aggiuntiva. Eppure non ci crediamo, è impossibile Renzi ha parlato di 20 miliardi alla scuola, esattamente la cifra tagliata da 20 anni da questa classe politica, centrodestra e centrosinistra. Allora affrontiamo il tema con il Governo e chiediamo di non attingere al comparto istruzione, e al Fondo dell'offerta formativa ormai prosciugato, perché bloccherà tutte le attività pomeridiane della scuola. Sono solo 370 milioni, briciole per il signor Renzi.
Poi, la schiettezza del sottosegretario Toccafondi ci stronca con le sue parole, Pag. 50che sono queste: «Il fondo per le attività pomeridiane nella scuola è l'unico fondo certo a disposizione». Il problema è che Toccafondi queste cose le deve dire al suo Premier, le deve dire in tv. Lei ci deve risparmiare tre mesi di propaganda e balle continue del Presidente della Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma lo dovete fare anche per il vostro bene, perché i cittadini hanno perso la pazienza.
Il problema è che, tornando alla realtà, mentre Renzi fa i conti con il pallottoliere per l'edilizia scolastica, il MoVimento 5 Stelle ha introdotto nella legge di stabilità la possibilità di versare l'8 per mille per l'edilizia scolastica e la sicurezza nelle scuole. Quelle sì che sono risorse sicure e, ancora una volta, dovremo ringraziare i cittadini che faranno questa scelta nella dichiarazione dei redditi e non i partiti marci e leader in decomposizione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
La realtà è che ci troviamo a rispondere con una misura d'emergenza non ad una calamità naturale, ma ad un pasticcio del Governo Letta, che ha adottato un provvedimento senza conoscerne le conseguenze. Infatti, a voi piace scrivere le leggi che fanno riferimento al comma 3 della legge precedente, che a sua volta richiama il comma 5 di un decreto. Risultato ? Né il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca né il Ministro dell'economia e delle finanze conoscono i provvedimenti che varano nel Consiglio dei Ministri. La vera calamità naturale siete voi, sono i vostri Governi, i vostri Ministri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ci troviamo, quindi, ad affrontare un dietrofront del Governo Letta, dopo la prima denuncia politica fatta dal MoVimento 5 Stelle sul prelievo forzoso dei 150 euro ai lavoratori della scuola. Questa era una nota che era stata annunciata a dicembre dal Ministro dell'economia e delle finanze. Ma non bastava, perché subito dopo, a gennaio, arriva una nuova richiesta, una richiesta del Ministero dell'economia e delle finanze di prelevare dai mille ai 5 mila euro ai collaboratori scolastici: l'anello più debole del comparto scuola, quelle persone che hanno uno stipendio medio di circa mille euro e che voi volete portare sulla soglia della povertà. Siete sempre gli stessi politici che portate ogni mese a casa 15 mila euro e poi chiedete ai più deboli di restituire soldi allo Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Avete dovuto convocare un Consiglio ad hoc per fermare una vostra porcata, sotto la rabbia del MoVimento 5 Stelle e dei cittadini. Quindi, voi fate un danno, poi diventate salvatori della patria perché risolvete il vostro stesso danno. Non c’è che dire, siete veramente indispensabili !
Andiamo sul decreto. Nel decreto erano necessari 370 milioni di euro per riconoscere gli scatti stipendiali ai docenti. Voi che fate ? Ne mettete solo 120, razionale. Ma andate oltre, perché voi siete sempre oltre l'immaginazione di un cittadino italiano rispetto a quello che si può subire, rispetto a qualsiasi raggiro. Voi siete oltre perché dite: «Questi 120 milioni, se i sindacati e il Governo non trovano un accordo, noi ce li riprendiamo di nuovo». Quindi, il decreto è approvato con zero risorse.
Allora, dove sono le risorse che mancano a questo decreto ? Le volete trovare in una sessione negoziale con il sindacato, che attingerà al fondo cosiddetto MOF. È un fondo che serve per le attività pomeridiane della scuola, attività pomeridiane che svolgono o gli stessi docenti della scuola pubblica o i docenti che vogliono portare progetti aggiuntivi ai nostri studenti. Quindi, voi in sostanza concedete un diritto ai lavoratori sottraendo risorse economiche agli stessi lavoratori, che non potranno più effettuare le attività pomeridiane, non potranno più garantire una certa formazione agli studenti nel pomeriggio, non potranno più mantenere la scuola aperta di pomeriggio. Quindi, date ad uno per sottrarre ad altri.
Noi cosa chiedevamo ? Noi chiedevamo delle cose molto semplici, la nostra battaglia era semplicissima; siccome il Governo, anche questo Governo Letta, ha sottratto alla scuola, dal 2013 al 2014, 23 milioni di euro – che a casa mia si chiamano «tagli» – noi davamo al Governo Pag. 51tre possibilità: o una diversa copertura per la misura del personale ATA, o sbloccare gli scatti stipendiali 2013 senza ricorrere ai soldi dell'offerta formativa o trovare un'altra copertura per il 2012. Avete detto di no, no e no a tutte e tre le richieste, perché non volete trovare nuove risorse per il comparto scuola ed istruzione.
Vado a concludere: io ho l'impressione che questo Governo e questa maggioranza siano sempre di più come un gruppo addestrato che rapina le persone. Quando si rapinano le persone, anzi, quando si sequestrano le persone, si portano in una casa dimenticata e, dopo averle sequestrate, col tempo si tengono queste persone e ci si mostra verso di loro in modo accondiscendente, si porta loro il piatto di pasta: «Vuoi anche alla frutta ? Ti diamo anche la frutta».
Voi fate questo: sequestrate gli italiani e poi concedete l'elemosina e loro vi devono dire anche «grazie» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chimienti. Ne ha facoltà.
SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, vorrei iniziare la mia dichiarazione di voto raccontando a quest'Aula un episodio recente, avvenuto in Calabria nelle scorse settimane.
PRESIDENTE. Scusi onorevole Chimienti: colleghi, abbassiamo un pochino il tono della voce gentilmente, grazie. Prego onorevole.
SILVIA CHIMIENTI. Grazie Presidente. Vorrei raccontare appunto a quest'Aula un episodio recente, avvenuto in Calabria nelle scorse settimane.
In un liceo scientifico di Cosenza si è da poco inaugurata la prassi dei corsi di recupero a pagamento per gli studenti, con annesso un accordo con la banca Carime, che concederà un prestito di 1.000 euro alle famiglie per consentire agli studenti in difficoltà l'accesso al recupero scolastico.
Altri dirigenti scolastici in Sicilia stanno invece pensando di affidarli agli studenti più bravi, in una sorta di «educazione alla pari» assai discutibile, oppure a giovani universitari disposti a fare esperienza lavorativa ma a basso costo.
Cosa ha reso possibile il concreto verificarsi di questa assurda deriva ? Cosa ha consentito che la prassi calpestasse il principio fondamentale dell'obbligatorietà e della gratuità dell'istruzione pubblica, mettendo indegnamente in vendita un diritto inalienabile sancito dalla nostra Costituzione ?
PRESIDENTE. Scusi onorevole Chimienti: colleghi ! Prego onorevole.
SILVIA CHIMIENTI. Molto semplicemente, ciò che questo decreto renderà inevitabile: il taglio dei fondi per il Miglioramento dell'Offerta Formativa. Un fondo già decurtato di 350 milioni di euro lo scorso anno, e che ora passerebbe a regime da 1.045 milioni di euro a 669 milioni di euro. Con la riduzione dei soldi destinati al fondo in questione, molte scuole si vedranno costrette a privarsi di attività didattiche extracurriculari di fondamentale importanza, compresi i corsi di recupero già citati, ma anche di materiali utili alla didattica, delle ore di straordinario del personale ATA, degli emolumenti per i collaboratori del dirigente scolastico, delle indennità di turno, degli stipendi agli insegnanti di madrelingua, dei compensi per il personale supplente e altro ancora.
«Se si perdono i ragazzi più difficili, la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati» diceva don Milani. Ebbene, queste parole devono essere state dimenticate dal nostro Presidente del Consiglio, che durante le sue spasmodiche visite alle scuole, tra una passerella e l'altra, forse non ha tenuto conto del fatto che il saccheggio del MOF è quanto di più lontano esista in natura dalla volontà di far ripartire il nostro sistema di istruzione, falcidiato da anni di tagli massacranti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Per ripristinare l'utilità 2012 e mettere una toppa raffazzonata sull'ennesimo errore Pag. 52burocratico degli uffici del MEF e del MIUR, il Governo del Presidente Renzi ci pone di fronte a una scelta drammatica: impedire il prelievo forzoso dei 150 euro mensili agli oltre 50 mila lavoratori della scuola che avevano maturato legittimamente una progressione di carriera nel 2012 e i relativi incrementi economici nel 2013 manomettendo il MOF, oppure consentire il prelievo forzoso di 150 euro sugli stipendi di chi già ha buste paga da fame ? Per il ripristino del 2012, infatti, questo decreto-legge si limita ad accantonare la somma di 120 milioni di euro, largamente insufficiente, demandando all'apposita sessione negoziale il compito di reperire gli altri 250 milioni di euro che, secondo le stime ufficiali del MEF, sono necessari per coprire l'annualità in questione e che i sindacati saranno appunto costretti a reperire dal saccheggio del MOF. Il decreto-legge istituzionalizza e rende legge questa logica ricattatoria che noi respingiamo fermamente. Noi del MoVimento 5 Stelle non possiamo prendere parte a questo gioco assurdo e incoerente proprio perché abbiamo a cuore la scuola più di chiunque altro qui dentro. Abbiamo a cuore la scuola perché conosciamo l'enorme importanza strategica di questo comparto e la sua specificità rispetto a tutti gli altri settori della pubblica amministrazione. Una specificità sancita da numeri crudeli e impietosi: nel quinquennio 2007-2012 il personale della scuola statale è diminuito del 10,9 per cento, una percentuale quasi doppia della media del pubblico impiego, che nello stesso periodo ha visto nel suo insieme una contrazione del 5,6 per cento.
In questi anni la scuola italiana ha dunque già contribuito al risanamento della spesa pubblica in misura assai superiore rispetto agli altri comparti del pubblico impiego. Il Governo, che ha avallato questo decreto-legge e che pone ora la scuola al centro della sua agenda programmatica, dovrebbe ricordare questi dati e dovrebbe rendersi conto che l'unico modo per invertire la tendenza sarebbe stato passare dalle parole vuote ai fatti, stanziando risorse aggiuntive per il ripristino dell'annualità negata al personale scolastico. In assenza di ulteriori risorse, mentre si millantano investimenti faraonici, ma nella realtà...
PRESIDENTE. Colleghi ! Colleghi, gentilmente, abbassiamo un po’ il tono della voce ? Grazie.
SILVIA CHIMIENTI. Grazie, Presidente, le chiedo di poter recuperare questi secondi in caso. In assenza di ulteriori risorse, mentre si millantano investimenti faraonici, ma nella realtà non si riescono a reperire 400 milioni di euro, siamo di fronte al solito gioco delle tre carte di lettiana memoria. Né più, né meno.
Per tutti questi motivi, il MoVimento 5 Stelle ritiene il dietrofront sul prelievo forzoso un atto dovuto, ma non sufficiente. C’è un altro punto fondamentale da porre all'attenzione dei colleghi e del Governo, che rafforza la specificità del comparto scuola e avvalora le nostre richieste. Parliamo del già citato piano triennale di razionalizzazione messo in atto da Gelmini e Tremonti, che ha causato il taglio di ben 120 mila posti di lavoro. I risparmi conseguiti ammontavano a circa 8 miliardi e 500 milioni di euro, ma ciò che in molti hanno volutamente dimenticato è che il 30 per cento di quei risparmi avrebbe dovuto essere reinvestito per iniziative volte alla valorizzazione e allo sviluppo professionale della carriera del personale della scuola. Purtroppo, dal 2010 ad oggi, una gran parte di questi soldi pubblici non è stata usata...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Chimienti. Onorevole Crippa e onorevole Mucci, grazie.
SILVIA CHIMIENTI. Purtroppo, dal 2010 ad oggi, una gran parte di questi soldi pubblici non è stata usata per le iniziative in questione. Dove sono finiti i 2 miliardi di euro ? Chi è responsabile di questa palese violazione di legge ? E perché nessuno sa fornirci delle cifre precise in merito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Il chiarimento, sottosegretario, è doveroso, anche in considerazione Pag. 53del fatto che, secondo questo decreto-legge, lo scatto 2013 rimarrebbe bloccato e conseguentemente il personale scolastico perderebbe un'ulteriore annualità nella progressione economica, con gravi ripercussioni sui futuri redditi e conseguenti penalizzazioni. Continuare a prorogare il blocco degli automatismi significa semplicemente non tenere conto della difficilissima realtà economica e del fatto che il criterio dell'anzianità è rimasto di fatto l'unico strumento per difendere il potere d'acquisto dei salari, a fronte di un contratto collettivo bloccato dal 2006. Dimenticando il 2013 il Governo Renzi dimostra di non aver capito, o più probabilmente di non volerlo capire. Con i nostri emendamenti chiedevamo, invece, lo stanziamento di risorse aggiuntive per sanare entrambe le annualità, aumentando di due punti la percentuale della tassazione sulle rendite di capitale. La stessa identica copertura che viene proposta in televisione e sui giornali dal nostro Primo Ministro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Invece, durante l'esame del decreto-legge, qualcuno ha anche osato dire che bocciava i nostri emendamenti perché non avevano copertura certa, mentre oggi stiamo approvando, di fatto, la conversione di un intero decreto-legge che non ha copertura certa. Infatti, ci è stato detto che neppure quei miseri 120 milioni stanziati sono una somma certa, che potrebbero non esserci e che si stia raschiando sul fondo del barile. Quindi, noi oggi approviamo qualcosa che neppure ci dà la certezza che il prelievo forzoso dei 150 euro sugli stipendi mensili dei docenti italiani non ci sarà.
Infine, anche per quanto concerne le posizioni economiche del personale ATA, lo schema proposto dal Governo è il medesimo: sono stanziati 38 milioni di euro per il giusto riconoscimento di un emolumento stipendiale a favore di chi abbia acquisito negli anni 2011-2014 le posizioni economiche per svolgere mansioni aggiuntive. Ma per la copertura dell'onere da dove si attinge ? Dal Fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa. Il solito gioco delle tre carte, a cui noi continuiamo ad opporci fermamente.
«Trasformare i sudditi in cittadini è miracolo che solo la scuola può compiere». Questa è una frase di Piero Calamandrei e voglio dire che per molti anni la nostra scuola è riuscita in questo miracolo. Ci è riuscita prima che tutti i Governi, indistintamente, iniziassero a porla coattivamente al centro di mercanteggiamenti, in cui si deve essere costretti a scegliere tra la salvaguardia delle persone e delle famiglie ed il buon andamento dell'istruzione pubblica.
Possiamo davvero scegliere tra la sopravvivenza economica dei lavoratori e la qualità dell'offerta formativa ? No, non possiamo. Ed è per questo che ci asterremo nella votazione della conversione di questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Colleghi, vi pregherei di abbassare un po’ il tono della voce.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Coscia. Ne ha facoltà.
MARIA COSCIA. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghe e colleghi, devo dire francamente che mi aspettavo una posizione diversa rispetto agli impegni che il Presidente Renzi ha preso: ha messo al centro la scuola e l'istruzione, ricordando che essa è l'architrave del nostro Paese, non solo per le sue funzioni fondamentali di educazione e di formazione, ma anche come leva fondamentale per la crescita e lo sviluppo. Mi aspettavo potesse avere, per così dire, da parte delle opposizioni, in modo particolare il MoVimento 5 Stelle, una posizione di maggiore ascolto e non una sorta di aggressione verbale, a cui abbiamo assistito in queste ore.
Forse è scattato l'allarme e la preoccupazione che, cambiando adesso in questo Paese, evidentemente il MoVimento 5 Stelle non ha più il terreno su cui crescere e su cui alimentare la sfiducia nei confronti delle istituzioni e del Parlamento. Ma tant’è, consiglio, comunque, di aspettare e di valutare i fatti delle scelte annunciate.Pag. 54
Noi parliamo del nuovo piano straordinario per l'edilizia scolastica. Si parla con il nuovo Governo di ben 3,7 miliardi, non di bruscolini, come si dice a Roma. È vero, una parte di questi soldi, circa due miliardi, derivano da risorse già stanziate. In modo particolare, voglio ricordare il grande sforzo fatto anche dal Governo Letta, dal Ministro Carrozza, che aveva già messo in campo una serie di misure che andavano in questa direzione. Ma la forza di questo piano è data dal fatto che, insieme alle risorse, si sta lavorando per renderle spendibili, immediatamente spendibili. Quindi tutto questo si accompagna ad una semplificazione delle procedure e si punta, in modo particolare, a dare risorse agli enti locali e a modificare il Patto di stabilità.
Ma insieme a questo, il Presidente Renzi ha messo anche al centro una questione che è centrale, e cioè quella di far recuperare al personale della scuola, agli insegnanti, quell'autorevolezza e quella dignità che è fondamentale per mantenere la passione per il proprio lavoro. Infatti questo lavoro si fa solo se si ha passione e altissima professionalità, come hanno appunto i docenti che hanno dovuto lavorare in una condizione difficilissima, in una situazione in cui, anni fa, il Governo Berlusconi ha umiliato, taglieggiato l'istruzione: oltre 9 miliardi tra la scuola e l'università.
È stata una scelta miope allora, una scelta che ha, come dire, radicato una sorta di cultura per la quale è prevalsa, rendendo poi necessario questo decreto-legge, l'idea che la scuola fosse semplicemente un capitolo rilevante quantitativamente, ma da tagliare perché bisognava far tornare i conti. Se volete, questa è la base su cui è venuto avanti questo pasticcio, come giustamente alcuni colleghi l'hanno definito. È un pasticcio che nasce dal fatto che, com'era giusto, ai docenti della scuola erano riconosciuti gli scatti di anzianità maturati nello scorso anno e, poi, invece per un pasticcio di norme, un pasticcio burocratico veniva chiesta la restituzione.
Di questo nel dettaglio ha parlato la relatrice e anche diversi colleghi, quindi io non mi dilungo. Però, questo per dire che la questione centrale che ha posto il Presidente Renzi, cioè quella di fare recuperare dignità ed autorevolezza significa invertire...
PRESIDENTE. Onorevole Latronico, colleghi, se noi non vi disturbiamo in questo colloquio... grazie.
MARIA COSCIA. Significa, quindi, che insieme a scelte fondamentali che devono essere fatte e che devono seguire i provvedimenti già preannunciati dal Presidente del Consiglio, bisogna cambiare verso, bisogna cioè fare in modo che si rimetta al centro l'istruzione come un punto di forza per il nostro Paese e, quindi, devono seguire altri provvedimenti di carattere organico, a cui noi puntiamo da lungo tempo e che riguardano anche un punto critico che è nel decreto-legge. Infatti è vero, com’è giusto che sia, che devono essere riconosciuti ai docenti – e il Senato giustamente ha modificato il testo anche per riconoscerli al personale ATA – i loro diritti e le loro indennità legate all'anzianità, ma insieme a questo c’è bisogno anche...
PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole Coscia. Scusate, onorevole Fanucci, sta parlando...
MARIA COSCIA. Grazie, Presidente. Capisco i colleghi, perché ogni volta che si parla di scuola, forse, l'interesse...
PRESIDENTE. Il comportamento è simile.
MARIA COSCIA. È simile, perché ricordo un'altra occasione che mi aiuta a ricordare che questa nuova direzione di marcia era già stata avviata dal precedente Governo Letta, quando discutemmo il decreto in materia di istruzione, che fu un segnale molto concreto del precedente Governo e del Ministro Carrozza nel senso della restituzione di risorse alla scuola, Pag. 55con 500 milioni in più, e di riavviare appunto una nuova fase in cui finalmente si rimettono al centro gli studenti e i ragazzi e insieme si valorizza la funzione dei docenti e del restante personale. Di questo c’è bisogno.
Come dicevo prima, c’è una criticità in questo decreto-legge, che riguarda la copertura finanziaria, in modo particolare risorse che sono state reperite nell'emergenza attingendo al Fondo relativo al miglioramento dell'offerta formativa e, in misura minore, alla legge n. 440 sull'autonomia scolastica. Ebbene, noi siamo convinti che il Governo darà seguito all'ordine del giorno che ha accolto e da noi presentato, proprio nel senso di ripristinare queste risorse al più presto, perché c’è bisogno di invertire la rotta, così come già si è iniziato a fare: infatti c’è bisogno, insieme al recupero delle risorse, di ridare fiducia e certezze al mondo della scuola, agli studenti e alle famiglie. Dare agli studenti non solo il diritto di accedere alle scuole, ma anche di mettere in campo tutte le misure e anche le capacità di innovazione della didattica per portarli tutti, in ragione delle loro capacità, al successo scolastico.
Per questo, una delle priorità che noi riteniamo fondamentali è quella di combattere la dispersione e l'abbandono scolastico, e nel decreto-legge in materia di istruzione ci sono, da questo punto di vista, risorse che sono state stanziate, così come di avviare programmi importanti sulla formazione in servizio (e anche su questo sono stati fatti dei passi in avanti).
Così come è importante riprendere in modo organico il tema del reclutamento del personale della scuola, che, da un lato, richiede, nel tempo, la stabilizzazione dei cosiddetti precari storici e, dall'altro, con nuove modalità concorsuali molto più efficaci ed efficienti che non nel passato, di immettere giovani generazioni nel mondo della scuola, perché un'altra delle criticità che noi abbiamo è proprio quella di avere un livello di età media piuttosto elevato. Ovviamente, questo ci fa piacere, ma è anche importante fare in modo che, invece, i giovani possano esercitare una professione così importante e così bella come quella degli insegnanti.
Così come è assolutamente importante – e, da questo punto di vista, il recupero delle risorse del MOF e della legge n. 440 è sicuramente decisivo – promuovere finalmente e veramente l'autonomia scolastica, lo sviluppo dell'autonomia scolastica, proprio per fare in modo che ogni scuola possa integrarsi con il territorio e possa offrire quel livello alto di offerta formativa.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MARIA COSCIA. Per questo, signor Presidente, la ringrazio anche della sollecitazione, noi voteremo convintamente questo provvedimento, per sanare un'ingiustizia e un pasticcio che si era determinato, nella certezza che, finalmente, nel futuro si avvierà un nuovo progetto di cambiamento e di rinnovamento della scuola nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2157)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 2157, già approvato dal Senato, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Catania, Folino, Berlinghieri, Brescia, Dell'Aringa, Scuvera, Manfredi, Losacco.Ci siamo, colleghi ? Fantinati. Avete votato tutti ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1254 – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 gennaio Pag. 562014, n. 3, recante disposizioni temporanee e urgenti in materia di proroga degli automatismi stipendiali del personale della scuola» (Approvato dal Senato) (2157):
Presenti 414
Votanti 317
Astenuti 97
Maggioranza 159
Hanno votato sì 316
Hanno votato no 1
La Camera approva (Vedi votazioni).
(I deputati Fedriga e Magorno hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).
Inversione dell'ordine del giorno (ore 16,33).
ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Signor Presidente, ai sensi dell'articolo 41 del Regolamento, sono a chiederle un'inversione dell'ordine del giorno, esaminando prima degli altri punti che sono previsti le mozioni sulle malattie rare, per poi riprendere, da domani mattina, con gli altri punti, in particolare con il decreto che è al punto successivo.
Sono a chiederle anche, dopo un'intesa con i gruppi – poi, se c’è qualche osservazione, i colleghi la porranno, ma mi sembrava che ci fosse un'intesa tra tutti –, di sospendere la seduta fino alle 17 per riprendere a tale ora con le mozioni sulle malattie rare, in modo tale da consentire al Governo e ai gruppi di essere pronti per il dibattito, essendo in fase di perfezionamento i pareri sulle mozioni stesse, che erano previste per domani e, quindi, i pareri non sono ancora pronti.
PRESIDENTE. Sulla proposta di inversione dell'ordine del giorno, nel senso di passare direttamente al punto 6, recante il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative in materia di malattie rare, concederò la parola, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, ad un deputato contro e ad uno a favore per non più di cinque minuti ciascuno.
Prendo atto che nessuno chiede di parlare contro né a favore.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di inversione dell'ordine del giorno, nel senso di passare all'esame del punto 6, recante il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative in materia di malattie rare; intendo che a tale proposta sia comprensiva anche della richiesta di riprendere i lavori alle 17, per consentire ai gruppi di predisporsi all'esame delle mozioni.
(È approvata).
La Camera approva per 393 voti di differenza.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 17.
La seduta, sospesa alle 16,35, è ripresa alle 17,10.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO
Seguito della discussione delle mozioni Binetti, Balduzzi ed altri n. 1-00094, Dorina Bianchi ed altri n. 1-00281, Rondini ed altri 1-00373, Nicchi ed altri n. 1-00375, Palese e Fucci n. 1-00376, Lenzi ed altri n. 1-00377 e Silvia Giordano ed altri n. 1-00378 concernenti iniziative in materia di malattie rare.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Binetti, Balduzzi ed altri n. 1-00094, Dorina Bianchi ed altri n. 1-00281 (Nuova Pag. 57formulazione), Rondini ed altri 1-00373, Nicchi ed altri n. 1-00375 (Nuova formulazione), Palese e Fucci n. 1-00376, Lenzi ed altri n. 1-00377 e Silvia Giordano ed altri n. 1-00378 concernenti iniziative in materia di malattie rare (Vedi l'allegato A – Mozioni).
Ricordo che nella seduta di lunedì 17 marzo 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed è intervenuto il rappresentante del Governo.
Avverto che è stata testé presentata la mozione Binetti, Lenzi, Silvia Giordano, Palese, Nicchi, Dorina Bianchi, Balduzzi, Rondini e Argentin n. 1-00382, il cui testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A – Mozioni), e che, contestualmente, le mozioni Binetti, Balduzzi ed altri n. 1-00094, Dorina Bianchi ed altri n. 1-00281 (Nuova formulazione), Rondini ed altri 1-00373, Nicchi ed altri n. 1-00375 (Nuova formulazione), Palese e Fucci n. 1-00376, Lenzi ed altri n. 1-00377 e Silvia Giordano ed altri n. 1-00378 sono state ritirate dai presentatori.
(Parere del Governo)
PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulla mozione Binetti, Lenzi, Silvia Giordano, Palese, Nicchi, Dorina Bianchi, Balduzzi, Rondini e Argentin n. 1-00382.
VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è stato prodotto un lavoro di coordinamento su una materia che meritava esattamente questo tipo di iniziativa. Alla fine, il pur positivo elenco di impegni contenuti nelle sette mozioni presentate confluisce in un unico documento recante impegni che il Governo ritiene assolutamente positivi e accoglibili, perché danno un'ulteriore spinta ad una iniziativa nazionale e regionale sul tema delle malattie rare; e ciò su tutti i fronti di questa delicata attività che rientra da tempo nel Piano sanitario nazionale e che ha visto, negli ultimi anni, anche positive iniziative e che merita sicuramente, anche in base alla mozione presentata dai gruppi questa sera, di avere ulteriori accelerazioni in termini organizzativi sia sulla rete sia con riferimento ai centri che si occupano di questa materia e sia sull'attività dei farmaci, nello specifico, dei farmaci orfani che sono alla base di possibilità di cura e di assistenza in ordine a patologie e pazienti che hanno diritti ovviamente «completi» e «totali» di essere assistiti all'interno del Piano sanitario nazionale. Dal testo che abbiamo potuto valutare, che è costituito da ben 26 punti di impegno nella declaratoria della mozione, il Governo dà parere favorevole.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, credo che quando si arriva ad approvare tutti insieme una stessa mozione, ovviamente selezionando, rafforzando e potenziando i punti di vista in comune e in qualche modo cercando di armonizzare le legittime differenze di approccio davanti ad un problema così importante, credo che questo voglia dire solo una cosa: che il tema è importante, molto importante e su questo tema vi è un'attesa molto forte da parte – mi si passi davvero l'espressione e non sembri iperbolica – di milioni di persone in Italia. Pazienti affetti da malattie rare in Italia sono calcolati in oltre 2 milioni e sono persone che hanno fatto i conti con una patologia che, in qualche modo, ha attraversato un iter molto complesso per poter giungere ad una diagnosi chiara.
Addirittura, vi sono pazienti il cui numero si conta su una mano e ciò spiega a tutti noi quanto possa essere difficile, anche per un medico, riuscire a capire, davanti ad una sintomatologia che, perlomeno inizialmente, sembra essere sfumata, sembra evocare una diagnosi piuttosto che Pag. 58un'altra e sembra procedere per esclusione, a volte più che per conferme dirette. Ciò ci dà ragione di quanto la vita di queste persone cominci molto presto ad essere una vita difficile. È la vita difficile marcata dai limiti della scienza; una scienza che ancora non ha trovato risposta ai bisogni di tutti i malati; una scienza che sta aspettando da parte di tutti noi gli investimenti adeguati. Investimenti che – mi si passi anche questa espressione – possono sembrare ad alcuni eccessivi se si paragona il costo dell'investimento, sotto il profilo diagnostico prima e terapeutico dopo, per la ricerca dei farmaci rari e il numero delle persone a cui verrà applicato questo complesso di fatiche umane, di fatiche intellettuali, di fatiche economiche.
Pure la dignità ed il livello culturale di un Paese stanno nella capacità di investire proprio laddove vi è un problema che sfida la nostra intelligenza, un problema che rende davvero difficile vivere a molte persone, anche con riferimento – che sia ben chiaro – al primo dei diritti umani, ossia il diritto a vedersi riconosciuta la propria dignità alla pari della dignità di tutti gli altri, senza discriminazioni, così come recita l'articolo 2 della nostra Costituzione. In questi casi vi è però qualcuno che si sente diverso dagli altri e ciò senza nessuna ragione di colpa, senza nessuna ragione di responsabilità solo perché qualche cosa si è inceppato nel meccanismo genetico. L’ 80 per cento di queste patologie sono di tipo genetico e quindi l'80 per cento di queste patologie nella loro diversità, nella loro poliedricità, sfidano la nostra capacità di arrivare a capire davvero che cosa ha questa persona.
Ma anche una volta che si è capito davvero che cosa ha questa persona, noi non sappiamo molte volte che cosa fare per intervenire direttamente sulla specificità di questa patologia ma anche per dare risposta alla complessità degli altri problemi che quella patologia comporta.
Le malattie rare hanno fatto poi il loro esordio alla fine degli anni novanta, nel 1999 concretamente, ed è dall'inizio degli anni 2000 che vi è in Italia la previsione di quello che potremmo chiamare davvero un impegno chiaro, forte, deciso a favore delle malattie rare. Un impegno che è stato possibile assumere con grande energia perché è stato un impegno assunto anche sulla scia di quella che è la legislatura europea.
Ora, se teniamo conto di questo, delle difficoltà del capire, della complessità dell'assistere, se teniamo conto che, anche nel migliore dei casi, queste patologie, anche quando possano diventare curabili, sono molto spesso inguaribili e, quindi, sono patologie che una persona porta su di sé tutta la vita, capiamo pure come certe «molestie burocratiche» – mi sia concesso di chiamarle in questo modo – possano contribuire a peggiorare la qualità di vita. Penso per esempio a quella assurdità che rappresenta uno dei punti all'interno del dispositivo della nostra mozione, che è quella che richiede una certificazione dello stato di malattia rara pressoché annuale.
Impossibile certificare ogni anno qualcosa che una persona si porta dentro dalla nascita e che probabilmente si porterà dentro fino alla fine della vita. Non c’è bisogno di essere sottoposti a quell'iter che ha semplicemente una funzione di mortificazione e che, molte volte, si deve confrontare con un personale che non conosce quella malattia, che non capisce di che cosa si sta parlando e che quindi demanda al malato una sensazione di estraneità piuttosto che quella solidarietà di cui ha urgente bisogno.
Che cosa chiede nei fatti questa nostra mozione ? Chiede, per esempio, di valorizzare ciò che è già presente in Italia; chiede di riconoscere concretamente a quella realtà, presente ed operativa all'interno dell'Istituto superiore di sanità (organismo tecnico del Ministero della salute) il fatto che quelle competenze meritano un'attenzione particolare, un sostegno economico adeguato, nonché risorse umane, in termini di ricercatori, che sono davvero in grado di far fare un salto di qualità al nostro lavoro.
Vogliamo potenziare ciò che c’è già, ma vogliamo anche in qualche modo intervenire su ciò che ci dovrebbe essere e ancora Pag. 59non c’è. Penso, per esempio, al Piano nazionale delle malattie rare, che è previsto dalla legge, che è previsto a livello europeo, che per quello che ci riguarda è stato già abbastanza elaborato ma non tanto da poter essere reso pubblico, non tanto da poter diventare patrimonio soprattutto di quella che è la cultura delle diverse associazioni che di malattie rare si occupano.
Un altro punto che ritengo particolarmente qualificante della nostra mozione è il coinvolgimento a tutti i livelli delle associazioni dei malati: noi sappiamo perfettamente che cosa accade quando una famiglia si imbatte in una malattia rara. Quella famiglia diventa il luogo della ricerca e della sperimentazione dei modelli di assistenza, nonché la promotrice di una sorta di fund raising perché si individuino risorse, risorse che incalzino le diverse università e le case farmaceutiche e che, in qualche modo, provochino una risposta positiva al problema del loro figlio, e, non a caso, sono molte volte le associazioni dei malati quelle che davvero riescono a smuovere quel muro a volte di indifferenza, così è stato definito giusto ieri sera da un gruppo di pazienti il muro burocratico con cui le istituzioni, quando non si sentono all'altezza della situazione, rispondono. Noi vogliamo questo, vogliamo centralità del paziente, vogliamo centralità delle associazioni, le vogliamo presenti a tutti i tavoli e vogliamo che questi tavoli meritino maggiore attenzione, ma vogliamo anche incoraggiare la ricerca delle diverse case farmaceutiche e la vogliamo incoraggiare attraverso operazioni di un'opportuna defiscalizzazione. Vogliamo dire che investire nella ricerca dei farmaci orfani conviene, perché produce conoscenze di grande livello e produce esattamente conoscenze nuove che ancora noi non possediamo. Mi avvio alla chiusura, Presidente. Conviene anche perché sul piano economico anche loro non si imbattano in un sistema economico-amministrativo ostile; c’è la percezione comunque che il problema è difficile e c’è la consapevolezza assoluta che, solo insieme, insieme sul piano scientifico, insieme sul piano assistenziale, insieme sul piano umano, si può dare questa risposta. Quindi, io credo che questa mozione, non fosse altro che per l'impegno direi veramente appassionato con cui ogni gruppo, ogni partito e ogni ambito presente in quest'Aula ha saputo trasfondere la propria sensibilità, merita davvero veramente un voto unanime da parte dell'Aula ma soprattutto merita poi una presa operativa in carico del Governo perché ciò che approva in questa mozione lo traduca nei fatti concreti, nelle risorse specifiche, nelle iniziative di cui c’è bisogno, nei cambiamenti urgenti (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Argentin. Ne ha facoltà.
ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, io credo che oggi sia una giornata importante se parliamo di malattie rare. Mi rivolgo al Governo e mi rivolgo a lei per dire che abbiamo realmente bisogno di un'attenzione verso quei pochi che vivono tragedie in solitudine. Diciamocelo francamente: avere un gruppo di appartenenza sul disagio e sulla diversità, mi creda, è comunque un grande supporto. Vivere invece da solo una patologia senza potersi confrontare con altre persone è sicuramente più faticoso; per questo le mozioni hanno un valore molto importante sia per quanto riguarda la parte economica, dove, pur consapevoli che i costi sono rivolti a pochi e non a molti, però credo sia una forma di civiltà essere presenti anche per uno solo, per uno che forse arriverà un giorno. Quindi incrementare fortemente la ricerca, supportandola, come diceva la collega Binetti, anche con una forma di defiscalizzazione, credo sia una cosa importantissima. Ancora, mi chiedo anche rispetto ad una formazione professionale dei medici, che molte volte si trovano di fronte a patologie che non conoscono ma che non sanno affrontare il gruppo della famiglia.
Io molto spesso sento in quest'Aula parlare di famiglie, di madri e di padri per Pag. 60poi vederli abbandonati a se stessi rispetto a situazioni così gravi.
Sarebbe importante che ci fossero dei punti di ascolto perché la malattia rara non può essere, come dire, un guaio al quadrato, non può essere una situazione alla quale non si trova risposta neanche dal punto di vista psicologico. Quindi, finanziamenti ma anche accoglienza e possibilità di confronto per quelle persone che vivono in solitudine un grave disagio. Chi ha la forza di unirsi in associazioni, quasi sempre dietro al consenso di molti...e, guardate, che, molto spesso, quando si è in molti, si arriva a pensare più ad interessi personali che ad interessi rivolti ad altri.
È per questo che credo che le persone che vivono affette da queste patologie vivano anche – ripeto – l'impossibilità di costruirsi e di rivendicare il diritto alla vita, non solo dal punto di vista sanitario, ma proprio dal punto di vista etico perché molti malati sono – come dire – invisibili. Le malattie rare spesso non appaiano come le altre. Una carrozzina dà molta più forza di quanto ne dia una patologia nascosta, sia pur meno grave, ed è per questo che ritengo che queste mozioni, sottosegretario, siano fondamentali e abbiano la forza di rispondere veramente a chi ha una sofferenza dentro e cioè quasi sempre alle famiglie, oltre al malato che deve in qualche modo essere racchiusa nell'ascolto delle istituzioni e del Governo. Basta con questa folle burocrazia e aggiorniamo gli albi sulle malattie rare. Non è possibile che ancora siamo lontani anni luce da quello che oggi invece viene rivendicato come un diritto all'ascolto e alla presenza di alcuni malati (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Locatelli, per tre minuti. Ne ha facoltà.
PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, prendo la parola molto rapidamente per ringraziare la collega Binetti per essersi fatta capofila e portavoce di questa mozione e per la sua capacità di metterci tutti quanti insieme intorno a questo tema importantissimo.
Volevo fare solo tre brevissime riflessioni perché è il caso che io risottolinei – lo ha già fatto bene la collega – che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge e hanno pari dignità e il bene salute è un diritto primario e assoluto che va garantito senza distinzioni.
Siamo in teoria tutti d'accordo su questo argomento, ma, quando si tratta di parlare di soldi, allora incominciano i distinguo. Troppo spesso mi è capitato di dover discutere con amici, anche persone attente ai temi e molto sensibili, e spiegare perché è importante investire sulle malattie rare. Tutti dicono che, di fronte a grossi problemi in termini numerici di tumore e infarti, perché spendere tanti soldi per le malattie rare ? C’è una ragione che direi anche «egoistica», lo dico tra virgolette: perché si comprendono meglio tante malattie, anche quelle più diffuse, studiando proprio le malattie rare, quindi c’è anche una ragione di convenienza per investire sulle malattie rare.
Detto questo, voglio in qualche modo portare l'esempio di un caso di eccellenza, di attenzione a questo tema. In particolare vorrei richiamare l'attenzione su un centro di Bergamo, il centro di ricerca clinica per le malattie rare, «Aldo e Cele Daccò». È un centro che è nato per la generosità di una famiglia, che funziona da 22 anni e ha dato un grandissimo contributo a questa ricerca. Il suo direttore, il professore Remuzzi, è anche quello che è stato capace di mettere insieme un centro di ricerca, il «Mario Negri» e gli ospedali Riuniti di Bergamo, facendo diventare gli Ospedali, che tutti pensano essere un centro di assistenza per la salute, anche un centro di ricerca.
Anche questa è una sottolineatura da evidenziare, oltre che ringraziare questa famiglia e ringraziare il professor Remuzzi.
Ultimissima cosa, un'attenzione particolare per i farmaci orfani. È difficile fare capire l'importanza di questi farmaci, ma noi dobbiamo garantire a questi farmaci orfani l'esenzione dei diritti da versare per l'immissione in commercio. Dobbiamo garantire una registrazione accelerata, dobbiamo Pag. 61dare un periodo di esclusività ma, soprattutto, dobbiamo fare su questi temi una campagna, per evitare che si diffondano false teorie, false aspettative e anche ingiustificati timori su questo tema. Stamina docet (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rondini. Ne ha facoltà.
MARCO RONDINI. Signor Presidente, molto brevemente noi riteniamo che sia un passo importante quello di essere arrivati a una mozione unificata su un tema sentito e sentito soprattutto dai parenti che hanno a carico magari una persona affetta da una malattia rara. In Italia si stimano in centinaia di migliaia i pazienti affetti da patologie rare che affrontano spesso difficoltà così pesanti da pregiudicare la qualità della vita di interi nuclei familiari, la realtà lavorativa dei loro componenti e, spesso, anche la loro sopravvivenza economica naturalmente ne risente.
Nel 2001, con il decreto ministeriale, erano state individuate 583 malattie rare e/o gruppi di malattie aventi diritto all'esenzione per le prestazioni sanitarie correlate alle malattie incluse nei livelli essenziali di assistenza. Molte malattie rare presenti non sono, però, ancora incluse nell'elenco ministeriale, con drammatiche conseguenze per i pazienti che, pur avendo una malattia rara, non possono beneficiare di alcuna speciale tutela.
È con la Giornata delle malattie rare che si rappresenta uno degli appuntamenti più importanti per chi vive questo problema; un momento per fare arrivare informazioni anche e soprattutto a chi decide a livello politico e a livello pubblico e agli operatori sanitari e sociali, naturalmente. In occasione della Giornata delle malattie rare – l'ultima Giornata delle malattie rare – durante il convegno organizzato dall'Istituto superiore di sanità dal titolo «Dalla ricerca scientifica alla tutela delle persone con malattie rare», con cui si è fatto il punto sulla situazione delle malattie rare in Italia, Uniamo, che è la federazione italiana malattie rare, che è, ricordiamo, una delle federazioni che raccoglie il maggior numero di associazioni che operano in questo campo, ha illustrato i risultati della conferenza nazionale «Europlan II», iniziativa per l'adozione dei piani nazionali per le malattie rare nei Paesi dell'Unione europea. In questo progetto tutti gli attori del sistema nazionale delle malattie rare hanno sviluppato definizioni condivise e strumenti funzionali come contributo all'elaborazione finale del Piano nazionale per le malattie rare, che è ancora in attesa di adozione. L'obiettivo è rendere il Piano rispondente alle necessità e ai reali bisogni dei pazienti, tenendo conto anche delle buone pratiche esistenti.
Ebbene, noi crediamo che questa mozione abbia accolto in buona parte quelle che erano le indicazioni che sono emerse nel corso di questa giornata di confronto e di sottolineatura di quelli che sono i problemi che attraversano soprattutto le famiglie che hanno a carico una persona affetta da una malattia rara. Quindi, ci fa piacere che si sia arrivati a una mozione unitaria e che ben 25 siano, alla fine, gli impegni che si assume il Governo, per dare una risposta a chi vive sulla propria pelle questo problema; sulla propria pelle e in una situazione come quella economica attuale, che vede sicuramente le famiglie – che hanno a carico una persona affetta da malattia rara e che magari non è ancora inserita nell'elenco delle malattie che possono godere di esenzione – molto esposte in questo momento particolare. Quindi, riteniamo che gli impegni presi dal Governo siano e debbano avere corso a breve e debbano dare una risposta chiara a chi una risposta se l'aspetta magari da anni.
Punti qualificanti della mozione unitaria, fra gli impegni, sono sicuramente quelli che ha sottolineato anche la collega Binetti, tra i quali sicuramente vi è l'aggiornamento dell'elenco delle patologie che darebbe garanzia anche a chi ha un parente affetto da malattia rara, che è già stata riconosciuta come tale, di poter godere Pag. 62di quei servizi necessari soprattutto in un momento come questo a famiglie che sono in forti difficoltà.
Noi sappiamo che quando c’è una situazione di questo tipo spesso le famiglie diventano monoreddito, perché uno dei due genitori deve dedicare il proprio tempo a seguire magari il figlio o la figlia che sono affetti da tali patologie. Quindi, famiglie monoreddito che magari attendono da anni il riconoscimento o l'inserimento nell'elenco delle malattie rare della patologia dalla quale è affetto il figlio o la figlia. Quindi, questo è un punto secondo noi qualificante. E altrettanto lo è, come richiesto anche dalla Federazione Uniamo, l'istituzione del Comitato nazionale delle malattie rare, che vedrà, come sottolineava anche chi mi ha preceduto, il coinvolgimento di tutti gli attori che si muovono su questo piano, e soprattutto ed in particolare i rappresentanti delle associazioni di tutela dei malati.
Ed in più ed infine, per concludere, sicuramente anche altro punto qualificante è quello di poter adottare iniziative che consentano l'accesso universale allo screening neonatale, che sarebbe in grado di individuare precocemente nei neonati decine di malattie metaboliche ereditarie, evitando così gravissimi stati di invalidità. Ed ancora l'altro impegno qualificante secondo noi è quello di favorire l'utilizzo off-label di farmaci di cui è nota l'efficacia. Quindi, noi non possiamo che essere soddisfatti del lavoro svolto e speriamo che all'impegno facciano presto seguito i fatti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Vargiu. Ne ha facoltà.
PIERPAOLO VARGIU. Signor Presidente, colleghi della Camera, io credo che Scelta Civica voterà in modo convinto a favore della mozione su cui il Governo ha espresso un parere favorevole, però mi corre l'obbligo di fare, a nome del mio gruppo, alcune precisazioni e alcune considerazioni che penso siano poi portate all'attenzione dell'Aula per la riflessione che i colleghi parlamentari vorranno fare in merito. La prima riflessione è che ovviamente siamo grati alla collega Binetti per l'impegno che ha avuto nella promozione della mozione sulle malattie rare, una mozione che oltretutto viene pochi giorni dopo la giornata sulle malattie rare che ha portato su questo tema una attenzione particolare da parte dell'opinione pubblica. Quindi, il ringraziamento per la collega Binetti è sicuramente un ringraziamento ampio e totale da parte del mio gruppo, però vorrei poi partire da una considerazione che ha fatto la collega Locatelli. La collega Locatelli ha detto che molte volte le buone intenzioni di questo Parlamento, di quest'Aula, delle Commissioni della Camera e del Senato che si occupano di sanità si fermano, si bloccano, di fronte ad un tema che non è mai posto dal Ministero della salute, ma è posto dal Ministero dell'economia, e cioè l'incapienza economica. Allora io vorrei chiedere ai colleghi che significato ha portare in questa Aula temi che rappresentano emergenze note a tutti. Quella delle malattie rare – è vero – coinvolge due milioni di italiani. Le malattie rare sono rare prese una per una, ma non sono affatto rare per la loro prevalenza se sono prese nel loro contesto. Ma non ci sono solo le malattie rare. Potremmo portare in quest'Aula una mozione sui diritti dei diabetici, magari ragionando sui diritti dei diabetici in età scolare, sulla protezione dei bambini che all'interno della scuola non godono di assistenza sanitaria.
Potremmo parlare della malattia psichiatrica, e quindi potremmo parlare di ciò che sta succedendo in Italia dopo la legge n. 180 del 1978, dopo la legge che dispone la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, senza, però, avere le risorse sufficienti per le strutture alternative di riferimento. Potremmo parlare dei pazienti oncologici, se sono soddisfatti, oggi, i loro bisogni di salute; potremmo parlare della SLA, delle malattie neurodegenerative. Potremmo parlare di cosa sta facendo l'Italia per affrontare l'epidemia di Alzheimer, il cui picco è previsto per il 2025. Pag. 63Potremmo parlare dei diversamente abili, in particolare di quelli in età pediatrica. Potremmo parlare delle malattie autoimmuni. Potremmo, forse, fermarci semplicemente a ragionare sulla celiachia.
Però, poi, ritorneremmo a ragionamenti che, forse, le malattie rare compendiano, perché le malattie rare ci fanno parlare dei farmaci, ci fanno parlare dei farmaci orfani, ci fanno ricordare come in Italia, oggi, esistano 21 differenti prontuari terapeutici regionali, ci fanno ricordare come oggi, in Italia, farmaci ad alto costo, utili per l'oncologia, siano dispensati da alcune regioni italiane e non siano dispensati da altre.
Ci fanno ricordare l'utilità dei centri di riferimento, perché, forse, mai come nelle malattie rare è opportuno ragionare in termini nazionali e sovranazionali. Ci fanno ricordare anche la mobilità, quella mobilità del paziente che oggi conosciamo soltanto nell'ambito nel territorio nazionale, ma che domani, probabilmente, inizieremo a conoscere anche come mobilità transfrontaliera.
Le malattie rare, cioè, ci fanno ragionare, colleghi, su sfide di sistema che oggi la nostra sanità sta attraversando. Bene, noi abbiamo un sistema sanitario che rischia di essere statico, cioè rischia di essere incapace di rispondere alle due sfide che sono quelle dell'innovazione tecnologica e dei nuovi bisogni di salute che le malattie rare determinano. Si tratta di una delle più evidenti emergenze che non consentono più al nostro sistema sanitario di essere il sistema equo e universale che è nato dalla legge n. 833 del 1978.
Non ammettere questo rischia di essere per la politica una gravissima mancanza intrisa di ipocrisia, perché oggi dire che il sistema sanitario italiano è in grado di accettare la sfida dell'innovazione tecnologica, delle nuove macchine, delle nuove capacità diagnostiche, delle nuove esigenze terapeutiche, che è in grado di affrontare le sfide delle nuove esigenze della salute, è una bugia.
Allora, o questo Parlamento inizia a ragionare su questo, senza mettere la polvere sotto il tappeto, aspettando che siano nuove generazioni di parlamentari a occuparsi del problema quando il disastro sarà già sotto gli occhi di tutti, o noi stiamo rinunciando a fare il nostro lavoro di parlamentari e a fare il nostro dovere di rappresentanti dei cittadini.
Scelta Civica vuole dire questo: il problema delle malattie rare non è un problema a sé stante; è il problema della sostenibilità del nostro sistema sanitario, è il problema del Ministero dell'economia e delle finanze che detta al Ministero delle salute quali sono le capacità, quali sono le opportunità e quali sono le possibilità di dare nuove risposte alle domande di salute dei cittadini. Di questo il Parlamento si farà carico o l'ipocrisia che avrà nel non farsene carico sarà la peggiore delle scelte possibili (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, colleghi, ovviamente, per fare piena e chiara attività di sostegno a questa brillante iniziativa di tanti colleghi, doverosa dal punto di vista morale, anche il gruppo di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale ritiene che vi sia un'emergenza vera e propria. Per la verità, sono anni che il Governo italiano ha iniziato, in linea con l'Unione europea, a sostenere studi adeguati affinché i servizi sanitari possano essere sempre più pronti a sostenere i malati, ma anche, allo stesso tempo, una politica volta all'intervento affinché la produzione di medicinali orfani sia adeguatamente sostenuta nei costi e nella ricerca.
Sappiamo, purtroppo, che la realtà, rispetto alle buone intenzioni, è ancora lungi dal fare passi significativi, perché le lobby delle multinazionali farmaceutiche percorrono effettivamente e semplicemente la via del profitto.
Allora era ed è necessario un momento di attenzione, perché peraltro anche la crisi congiunturale, con lo scaricabarile del Governo nazionale essenzialmente sulle regioni, finisce per colpire le fasce Pag. 64più deboli della società; immaginate la Campania, che è la mia regione, una regione che ormai da anni vede tagli consistenti contemporaneamente ad un deficit procurato da un'antica e vecchia amministrazione regionale i cui effetti negativi ancora si ripercuotono sull'attuale. Ciononostante, il Governo continua a tenere commissariata la Campania, nonostante il rientro, blocca il turnover: sono oltre 7 anni che non si assumono sostanzialmente dipendenti e, di fatto, stanno chiudendo anche gli ospedali.
È chiaro che in un clima di emergenza complessiva c’è il rischio che, soprattutto in queste regioni, oltre al danno vi sia anche la beffa.
Già oggi sappiamo tutti bene – molti colleghi lo hanno ribadito – che la normativa in vigore non consente una politica chiara di sostegno alle famiglie e ai malati, così come vi è la consapevolezza degli operatori pubblici e sanitari nonché dei servizi sociali di non essere in grado di affrontare un'emergenza, che sappiamo riguarda circa due milioni di persone. È vero, l'istituzione di un registro nazionale, l'allegato A, che ha dato un primo riconoscimento nella legge a queste malattie, ha rappresentato sicuramente un grande passo in avanti, ma sicuramente non si riesce a tenere il passo delle continue emergenze, alle insorgenze di malattie che purtroppo, probabilmente per l'aumento di fattori anche ambientali, scatenano situazioni genetiche pregresse.
Allora l'impegno complessivo che il Parlamento chiederà in maniera sostanzialmente unitaria è di un'attenzione maggiore, di fondi maggiori, della diffusione di una cultura diversa e tutto ciò significa anche impegni finanziari chiari che il Governo deve prendere nella direzione delle politiche sanitarie e sociali.
Credo che nella vicenda specifica, l'articolo 3 della Costituzione mai come in questo caso sia attuale ed attuabile. Non si può pensare che due milioni di italiani, con le famiglie e con il mondo che li circonda (un mondo di affetti e di persone che fanno parte di quella sfera intellettuale) possano essere abbandonati semplicemente perché i soldi vengono ritenuti utili per altre missioni. Credo che il diritto alla salute di tutti i cittadini sia uno dei dati e dei pilastri centrali della nostra solidarietà nazionale e sono convinto che il Governo, al di là dell'impegni politici che questa sera assumerà, deve poi concretamente trovare le risorse e mettere in piedi una capacità organizzativa e normativa per porre fine a questo scandalo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Calabrò. Ne ha facoltà.
RAFFAELE CALABRÒ. Signor Presidente, colleghi, signor sottosegretario, noi stiamo parlando di malattie rare, ovvero di patologie che riguardano un numero limitato di pazienti, ma attenzione stiamo parlando di pazienti che vengono stimati in Europa in circa 30 milioni, mentre in Italia sarebbero circa 2 milioni i pazienti con patologie rare e gran parte di questi in età pediatrica.
Pazienti per i quali si pone un problema serio e difficile di presa in carico, essendo il percorso assistenziale oggi ancora poco organizzato, costellato da una serie di ostacoli, con tutte le difficoltà che derivano non solo dal sistema sanitario per la sua organizzazione, ma soprattutto per le famiglie che devono farsi carico in proprio, molto spesso, dei disagi, delle inopportunità, delle varie possibilità che oggi il sistema può offrire.
Da troppo tempo nel nostro Paese si dibatte della necessità di sostenere gli investimenti e lo sviluppo della ricerca e della produzione dei cosiddetti farmaci orfani che sono fondamentali per la cura delle patologie rare e per i quali sono note le difficoltà dei pazienti a reperire tali farmaci su tutto il territorio nazionale. A questo proposito mi sembra opportuno rilevare che anche in questo campo il Paese presenta forti disomogeneità. Lo ricordava un attimo fa il collega Cirielli, ma voglio sottolineare come esistono alcune regioni che possono investire maggiori risorse per rendere disponibili sul loro territorio un determinato farmaco Pag. 65orfano, hanno adottato procedure di immissione in commercio più snelle e più veloci che permettono la disponibilità concreta del farmaco anche in tempi brevi.
Altre, invece, gravate già da consistenti disavanzi sanitari, non riescono ad essere altrettanto efficienti ed altre ancora non hanno adottato delle idonee procedure per far sì che l'immissione in commercio non risulti complessa e lunga, tale da non permettere l'immediata disponibilità dei farmaci su tutto il territorio. Farmaci, cure che dovrebbero essere, invece, garantiti su tutto il territorio nazionale, nel rispetto dell'erogazione uniforme dei livelli essenziali di assistenza.
Che il tema sia un tema rilevante, che richiede risposte concrete lo dimostra anche l'approvazione, relativamente recente, da parte del Comitato nazionale di bioetica del parere del novembre 2011. Il parere aveva ad oggetto i cosiddetti farmaci orfani per la cura di persone affette da malattie rare. Io richiamo quel parere perché la nostra mozione in qualche modo cerca di dare un percorso attuativo parlamentare a quello che era stato indicato in quella occasione. Il documento si rivolge ai legislatori europei e nazionali perché vengano adottate nuove definizioni di patologia rara, basandosi sui criteri epidemiologici maggiormente restrittivi.
Lo stesso parere, inoltre, invita a promuovere sperimentazioni cliniche su base multicentrica, a livello nazionale e internazionale. Dobbiamo operare per processi di network di ricerca. Non si può immaginare che le patologie rare possano essere studiate in uno o pochi centri di ricerca. Promuove il processo di trasferimento dei risultati delle ricerche nelle cure delle malattie rare, l'adozione di un maggiore rigore nei criteri di valutazione del tasso di innovazione dei farmaci orfani, prima ancora della loro immissione nel mercato. Sottolinea, inoltre, la necessità di un monitoraggio sull'efficacia e sulla tollerabilità dei farmaci che vengono concessi ad uso compassionevole utilizzati in forma cosiddetta off label. È questo un tema attuale e particolarmente rilevante.
Credo che valga la pena anche soffermarsi su quegli aspetti salienti del documento, che richiamavo prima, relativi al recupero delle risorse che possano sostenere l'onere del trattamento dei farmaci orfani, attraverso la redistribuzione del carico di spesa per alcune classi di farmaci di largo impiego a basso costo dal Servizio sanitario nazionale ai pazienti. Nella nostra mozione chiediamo anche che ci sia un capitolo specifico all'interno del fondo sanitario nazionale dedicato alle malattie rare.
Alla luce di quanto abbiamo illustrato, la mozione chiede al Governo di attivarsi allo scopo di rendere più chiaro il panorama, il quadro delle malattie rare in tutte le loro sfaccettature; innanzitutto, dando seguito, sia a livello nazionale che regionale, all'istituzione dei registri delle patologie rare, in modo da avere un quadro trasparente sul numero reale dei pazienti affetti da questo tipo di malattie e permettendo in tal modo, quindi, l'utilizzo mirato, corretto delle risorse pubbliche, e di poterli aggiornare con una puntualità, con una periodicità che chiediamo sia biennale. Sono passati troppi anni dal primo registro delle malattie rare. Le malattie rare si sono moltiplicate, perché la scienza cresce, la scienza va avanti e noi non abbiamo provveduto ad aggiornarlo. È una richiesta pressante che si faccia presto e che poi si aggiorni per lo meno con periodicità biennale.
Si chiede, inoltre, di istituire il Comitato nazionale delle malattie rare, che possa coordinare le diverse iniziative, le diverse attività. Non ci vuole dispersione su una tematica del genere. Riteniamo, inoltre, che il Governo debba adoperarsi affinché si intraprendano iniziative legislative che consentano ai farmaci orfani di beneficiare – come avviene anche negli Stati Uniti d'America – di una serie di agevolazioni fiscali, anche ai fini della ricerca. È difficile investire in ricerca in farmaci che vengono utilizzati da poche persone e per questo bisogna trovare gli spunti necessari che possono facilitare i processi di ricerca.Pag. 66
Infine, è quanto mai necessario che ci si impegni affinché l'accesso ai farmaci potenzialmente efficaci e di cui si sia rigorosamente accertata la non nocività, limitatamente ai casi in cui mancano valide alternative terapeutiche e per cui sia concluso l'iter di sperimentazione e autorizzazione al commercio, sia reso maggiormente agevole, maggiormente veloce. Non possiamo aspettare anni, tempi particolarmente lunghi.
Sono impegni questi, signor Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, signor sottosegretario, da prendere nell'esclusivo interesse e vantaggio di quanti in Italia soffrono di malattie sconosciute ma non per questo meno gravi di altre patologie maggiormente diffuse. La scarsa consapevolezza e sensibilità nei confronti di tali malattie aggravano maggiormente le condizioni di quanti ne soffrono, delle loro famiglie, costrette come sono a lottare da sole contro un avversario reso ancora più temibile dal cono d'ombra in cui resta nascosto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Nicchi. Ne ha facoltà.
MARISA NICCHI. Signor Presidente, creare percorsi di assistenza e nuove cure per le malattie rare vuol dire affrontare una nuova frontiera del diritto alla salute, una frontiera che ha una forte rilevanza etica. Si tratta di patologie potenzialmente letali e croniche, e molto numerose, tra loro eterogenee. Richiedono un approccio articolato (Vargiu parlava di articolato e sistemico) molto complesso, basato su interventi specifici, combinanti tra di loro per migliorare la qualità e la vita delle persone colpite, a cui deve essere garantita – a tutte, nella loro particolarità – la cura più idonea. Studiare soluzioni per le malattie rare rappresenta non solo una doverosa attenzione e una presa in carico di chi è malato, ma un'opportunità generale (vi faceva riferimento la collega Locatelli). Infatti, come è stato scritto, l'esperienza insegna che il singolare, l'accidentale, il secondario, il particolare possono dischiudere conoscenze fondamentali per tutti.
Sono state stimate tra le 5 mila e le 8 mila diverse malattie rare, che in ambito europeo colpiscono oltre il 6 per cento della popolazione nelle varie fasi della vita e in Italia si stimano circa 2 milioni di persone colpite, tanti bambini. Queste malattie sono state raggruppate sulla base di una maggiore o minore prevalenza dalle decisioni del Parlamento europeo, che risalgono al 1999, con cui poi si è adottato il programma di azione comunitaria che oggi ancora rappresenta la base di partenza delle nostre politiche.
Ma, al di là di queste classificazioni, dobbiamo ricordare che vi sono migliaia di patologie molto rare, che colpiscono solo poche persone, quelle persone che risultano inevitabilmente particolarmente vulnerabili, perché isolate.
La ricerca scientifica europea ha svolto un ruolo per migliorare la comprensione dei meccanismi di base di tali patologie, ma ciò che manca è quello che questa mozione tenta di affrontare. Tenta, perché è bello che noi oggi usciamo con degli intenti unitari, però sappiamo, sottosegretario, che agli intenti devono seguire i fatti, e su questo noi vigileremo.
Mancano cioè le politiche sanitarie adeguate, perché questa mancanza incide sugli effetti delle malattie. Per esempio, diagnosi tardive possono creare difficoltà ulteriori; mancanze di accesso alle cure possono costringere tanti pazienti e le loro famiglie, per esempio, alla ricerca di strutture adeguate e a vessazioni burocratiche che noi vogliamo superare, inutili, che sono ingiuste, perché si tratta di aggiungere sofferenza a sofferenza.
Noi sappiamo che qualche malattia – ma alcune sono state ben individuate –, se diagnosticata e gestita in tempo, potrebbe essere compatibile con una vita normale. La carenza di conoscenza sulle malattie rare contribuisce infatti ad aggravare lo stato di salute e conduce tanti malati – e tante famiglie con loro – a procedure sbagliate, ad investire su risorse che poi si dimostrano vane, a ricoveri inutili, a prescrizioni ritardate, a consulenze specialistiche un po’ a vuoto, a prescrizioni di farmaci che spesso risultano inadeguate.Pag. 67
L'Istituto superiore della sanità ha individuato un elenco di 583 patologie rare che godono di esenzione per le prestazioni che sono state individuate tra quelli che sono i livelli essenziali e uniformi di assistenza.
Diverse regioni hanno già introdotto dei LEA aggiuntivi per malattie rare, per percorsi assistenziali ad hoc. Per esempio, hanno anticipato una misura che viene introdotta nella nostra mozione unitaria: lo screening prenatale e neonatale, che noi vogliamo universalizzato (ed è questo un importante impegno contenuto nella mozione).
Inoltre, dobbiamo ricordare che alcuni passi sono stati fatti anche alla luce dell'Europa. Il decreto ministeriale del 2001 ha istituito la rete nazionale per la prevenzione, la sorveglianza, la diagnosi e la terapia delle malattie rare, che è costituita dei presidi che sono stati individuati a livello regionale ed interregionale. La rete è lo strumento importante proprio per la formulazione della diagnosi della malattia, per l'erogazione delle cure in regime di esenzione, per la prevenzione, per l'informazione e la formazione, per migliorare quegli interventi che debbono anzitutto avere in mente una diagnosi precoce e una terapia adeguata. Ha istituito poi il registro nazionale delle malattie rare, istituito proprio presso l'Istituto superiore di sanità, che ha obiettivi di sorveglianza, di monitoraggio, di studio epidemiologico per poter programmare sul piano nazionale e regionale interventi adeguati. Un lavoro utile perché definisce le dimensioni del problema, individua il perché dei ritardi diagnostici, affronta il tema della mobilità e della migrazione sanitaria dei pazienti, promuove un confronto tra operatori sanitari per la definizione di criteri e per indirizzare la ricerca clinica.
Questi sono alcuni passi fatti che noi vogliamo valorizzare, sapendo che (e questo l'atto finale lo indica) resta molto da fare su due priorità: anzitutto, superare la differenza di trattamento tra le varie regioni anche per la mancanza e la non omogenea disponibilità sul territorio nazionale di strutture specialistiche adeguate, nonostante la differenza che permane, nonostante che tutti i cittadini debbano godere dello stesso livello di prestazioni da parte del sistema sanitario nazionale; inoltre, si tratta di fornire a tutti un'assistenza adeguata.
La nostra mozione unitaria individua alcuni dei nostri obiettivi, a cui teniamo: includere nei livelli essenziali di assistenza anche le prestazioni per le terapie riabilitative, le prescrizioni non farmacologiche, ad esempio gli integratori alimentari o specifici alimenti, anche farmaci che oggi sono interamente a carico del cittadino. È stato acquisito l'obiettivo di aggiornare almeno ogni due anni l'elenco delle malattie rare esentate dalla partecipazione al costo. È stato acquisito il compito di valutare periodicamente la qualità dei centri e dei presidi accreditati, di istituire il comitato nazionale delle malattie rare, che coinvolge le associazioni dei malati, perché si tratta di coinvolgere chi è dentro la malattia: sono i migliori conoscitori della propria malattia e, quindi, possono qualificare gli indirizzi e gli interventi. La mozione sollecita l'approvazione del piano nazionale delle malattie e soprattutto intende accelerare le procedure per autorizzare i nuovi farmaci che sono qualificati come farmaci orfani, cioè quei farmaci che sono utili a pochi e che per questo non sono commercializzati, perché non hanno la convenienza economica.
Noi vogliamo – e la mozione finale lo prevede – incentivare e sostenere questo tipo di utilizzo dei farmaci anche attraverso la fiscalità di vantaggio, per indirizzare la ricerca scientifica verso lo sviluppo di nuove terapie. Incentivare e facilitare la ricerca e lo sviluppo in questo campo corrisponde ad un'istanza etica e di equità nella distribuzione e nell'accesso alla salute. Significa creare un'alleanza tra risorse pubbliche e private, tra economia ed etica per fare in modo che non esistano malati diversamente trattati, per fare in modo che alcuni malati, in quanto pochi, abbiano le cure adeguate.
Vede, presidente Vargiu, lei ha invitato il Parlamento a togliere la polvere che Pag. 68nascondiamo sotto il tappeto: sì, c’è una polvere che nascondiamo sotto il tappeto. È quella che è stata indicata da molti studi, ve ne cito uno: tra il 2010 e il 2015 la Finanza ha stimato una perdita erariale nel sistema sanitario di 1,6 miliardi.
C’è una stima di circa 10 miliardi di spreco, di perdite per ragioni di corruzione, per ragioni di disfunzioni e per ragioni di diseconomia del sistema.
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.
MARISA NICCHI. Affrontiamo queste disfunzioni e affermiamo sempre il diritto alla salute per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è un fatto estremamente positivo che il Parlamento si trovi in maniera uniforme, unito, ad approvare questa mozione, su cui si è lavorato insieme, sia i presentatori, dando un contributo notevole e positivo, sia il Governo. Essa impegna il Governo e il Parlamento su un tema molto importante: le malattie rare, è risaputo, è stato ricordato, affliggono circa 24 milioni di persone in Europa e oltre 2 milioni in Italia, senza contare il coinvolgimento dei familiari dei malati, che è un aspetto essenziale in queste tragedie.
Si tratta di patologie alquanto eterogenee fra loro, sia nell'eziopatogenesi sia nelle manifestazioni sintomatologiche che, spesso, costituiscono causa anche di mortalità precoce. Ad oggi, non esiste una definizione uniforme di «malattia rara» e i tanti punti su cui si incentra la mozione determinano essenzialmente questa caratteristica drammatica.
L'Organizzazione mondiale della sanità individua come malattie rare un ampio gruppo di patologie (tra le 5 mila e le 6 mila), di cui l'80 per cento circa, purtroppo, di origine genetica, caratterizzate dalla bassa prevalenza nella popolazione, alcune delle quali aggregabili in aree clinico-terapeutiche (malattie dismetaboliche, anemie congenite, neuropatie, eccetera) con particolare concentrazione in determinate aree territoriali e geografiche. Si tratta di malattie croniche e invalidanti, con conseguenti specifiche esigenze assistenziali e alti costi sanitari, spesso prive di trattamento: «malattie orfane» vengono definite a livello mondiale, perché, in assenza di incentivi, le imprese farmaceutiche non sono stimolate ad investire in funzione di un mercato che resterebbe, comunque, molto limitato. Per questo motivo, è un fatto di grande civiltà e sensibilità, sia da parte dei presentatori sia da parte del Governo, aver individuato un punto centrale, cioè quello dei farmaci orfani.
In Italia, purtroppo, non è stata ancora istituita una mappa dei centri di riferimento per le diagnosi e per le cure, ma la mozione fissa anche questo punto in maniera molto perentoria, con il risultato che la qualità dell'assistenza attualmente varia tantissimo tra regione e regione né esiste un coordinamento omogeneo tra i registri epidemiologici delle regioni e quelli delle associazioni dei pazienti, con il principale effetto di rendere complicato trovare pazienti arruolabili se si vuole sperimentare un farmaco potenzialmente utile.
Le malattie rare rappresentano un importante e complesso problema sociale ed assistenziale. Trattandosi, infatti, di malattie il più delle volte genetiche, esse pongono difficoltà diagnostiche e attendono i principali risultati terapeutici dallo sviluppo di nuovi farmaci ottenuti attraverso l'impiego di metodologie avanzate. Per questo, io ritengo estremamente positivo che anche il Governo, rappresentato dal sottosegretario De Filippo, abbia accolto la grande istanza, che è venuta da tutti i presentatori delle mozioni, sulle biotecnologie, sulla terapia genica e cellulare, che attualmente non sono sempre disponibili.
Il problema delle malattie rare si svolge in un contesto in cui anche gli Stati Uniti, l'Australia, il Giappone e l'Unione europea si sono dotati di apposite legislazioni che Pag. 69favoriscono con agevolazioni fiscali e commerciali la creazione dei medicinali orfani, cioè probabilmente abili alla terapia di una malattia rara, ma non prodotti per cause commerciali.
In questo senso è auspicabile da parte del Governo che si dia subito l’input a che vengano posti in essere i provvedimenti per poter raggiungere questi obiettivi, e io richiamo anche la necessità di individuare l'aggiornamento di DRG, delle prestazioni, dei livelli essenziali di assistenza, che vanno assolutamente adeguati. Noi siamo a 36 anni dall'entrata in vigore della legge n. 833 del 1978, che ha come punto cardine l'accesso universalistico delle prestazioni, cosa che oggi è fortemente compromessa; tra le tante cause che compromettono questo aspetto non c’è dubbio che ci sia l'alto tasso di corruzione, su un settore di spesa pubblica che viaggia, solo per risorse pubbliche, sui 110 miliardi di euro l'anno.
Noi abbiamo svolto un'indagine conoscitiva sulla spesa sanitaria, coinvolgendo tanti relatori, tanti professionisti e tanti tecnici da parte della Commissione bilancio e della Commissione affari sociali, e abbiamo acquisito in maniera scientifica, inequivocabile alcuni dati. Sottosegretario, il Governo provveda, si faccia carico di questo aspetto, perché non può venire il direttore generale della struttura di Consip con dati obiettivi che riguardano la possibilità dell'acquisizione di spesa di beni e servizi da parte del settore sanità che ci dicono che, se le acquisizioni vengono fatte attraverso le convenzioni Consip, su 10 miliardi di euro di spesa si risparmiano 4 miliardi. Si tratta, quindi, di una volontà politica che deve essere, senza dubbio, cercata in ogni momento per l'attuazione di questi aspetti, perché non basta solo la legge vigente in Italia, la n. 279 del 2001, che ha disposto una serie di interventi a livello nazionale recepiti solo in parte dal sistema, se non si dà la possibilità di stanziare risorse.
L'ultima iniziativa dell'Esecutivo in ordine di tempo è la cosiddetta Schengen sanitaria, elaborata nel Consiglio dei Ministri del 28 febbraio scorso, ma anche questa è solo sulla carta per i paletti, i vincoli, le situazioni burocratiche che scoraggerebbero qualsiasi genio nel destreggiarsi all'interno dei meandri della pubblica amministrazione; figuriamoci se i pazienti che sono in difficoltà, che sono in stato di grave handicap, possono usufruirne e aggirare tutte queste situazioni.
Altri punti essenziali che pone la mozione sono senza dubbio quello, su base regionale e nazionale, di creare un'anagrafe dei portatori di malattie rare, ma anche l'istituzione e l'implementazione di network di ricerca relativi a singole malattie rare o a gruppi di esse, che tengano conto dei criteri già definiti in sede europea per l'identificazione di centri e di network di eccellenza. Tali network, specifica anche la mozione, oltre a dimostrare il possesso dei requisiti di eccellenza, potrebbero essere collegati in rete ai rispettivi network europei e internazionali ed avere dimensioni di norma sovraregionale e nazionale.
Per quanto riguarda le malattie rare pediatriche, sarebbe inoltre utile l'istituzione e l'implementazione di network di ricerca pediatrici che rispettino la specificità della popolazione infantile. È inoltre fondamentale, così come prevede la mozione, identificare e convalidare la rete dei servizi assistenziali e la rete dei laboratori abilitati alla diagnosi di malattia rara nell'ambito dei principali settori clinico-terapeutici identificabili almeno in macroaree: malattie dismetaboliche, malattie oncologiche rare, malattie neurologiche, malattie ematologiche. Ed è sempre più urgente procedere ad una ricognizione, caro sottosegretario, delle esistenti biobanche e della loro adeguatezza ad essere utilizzate per la diagnosi precoce e immediata delle malattie rare – altro elemento essenziale rispetto alla situazione della prevenzione di simili situazioni – anche attraverso l'identificazione di nuovi biomarcher, specie in caso di malattie dovute a difetti congeniti dimostrabili in età prenatale, per le quali l'intervento precoce è essenziale e decisivo rispetto a tutto il resto.Pag. 70
Infine, si evidenzia, e anche questo punto è ripreso dalla mozione, la necessità della creazione di una commissione tecnica presso l'Agenzia italiana del farmaco o presso il Ministero per la valutazione delle autorizzazioni temporanee di utilizzo, che comprenda anche competenze etiche e pediatriche e che coinvolga i diretti interessati, i cittadini, per dare non solo credibilità, dimostrare che si fa veramente sul serio, ma soprattutto per dare specificità, per dare elementi a chi veramente è in trincea nella sofferenza di queste situazioni che si vengono a creare, purtroppo, con le malattie rare nelle varie famiglie.
Io penso che l'altro elemento essenziale di cui a breve si dovrà fare carico il Governo «senza se» e «senza ma» è quello di includere in tutti i prontuari farmaceutici d'Italia, quindi non solo di alcune singole regioni, tutti i farmaci che sono classificati come farmaci orfani. Io penso che solo in questa maniera tutto ciò che oggi il Parlamento insieme al Governo sta facendo, cioè prendere impegni essenziali, possa essere ritenuto veramente utile.
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.
ROCCO PALESE. Concludo, Presidente. In un periodo e un futuro più o meno non lontano si faccia poi il punto attraverso una relazione puntuale del Governo per verificare l'attuazione della mozione, per fare uno screening su ciò che la mozione prevede e sui provvedimenti adottati a favore di queste malattie, di questi pazienti e di queste famiglie fortemente in difficoltà per le cose già dette.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto superiore «Guglielmo Marconi», di Catania, e dell'Istituto superiore «Pascal», di Cesena, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune. Salve (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lorefice. Ne ha facoltà.
MARIALUCIA LOREFICE. Signor Presidente, le malattie rare sono patologie che si trovano con una prevalenza molto bassa nella popolazione. Sono fenomeni complessi per la numerosità, la diversità delle forme e per la grande variabilità di sintomi e segni. Se ne contano tra le 6 e le 8 mila. Nell'80 per cento dei casi hanno origine genetica, sono invalidanti, hanno nomi impronunciabili e non esistono farmaci per curarle. Sessanta milioni sono le persone che ne soffrono nel mondo; solo in Italia se ne contano 2 milioni e la maggior parte sono bambini.
L'elenco delle patologie rare in Italia non viene aggiornato da quasi 15 anni e la conseguenza è che migliaia di persone non riescono ad ottenere il riconoscimento della loro condizione, rimanendo escluse dai programmi nazionali di assistenza e di esenzione del ticket sanitario. Non esiste una mappa dei centri di riferimento per le diagnosi e le cure e la qualità dell'assistenza varia da regione a regione, determinando una disuguaglianza e, in molti casi, una discriminazione nell'accesso alle cure e all'assistenza sanitaria.
Siamo ben contenti di poter contribuire oggi, qui in Parlamento, all'approvazione di questa mozione, ma è inutile negarlo: siamo altresì preoccupati; preoccupati perché in un anno sono state discusse tantissime mozioni (ne sono state approvate ben 36), ma nessuna di queste è stata recepita dal Governo. Non vorremmo che questo fosse il destino anche della mozione sulle malattie rare, ma visti i precedenti c’è ben poco da essere ottimisti. L'impressione è che attraverso decreti e mozioni si continui a bloccare il Parlamento. Avremmo potuto affrontare questo tema in un altro modo, magari con un'apposita proposta di legge. Sembra che in Senato ne sia stata incardinata una: ma che fine ha fatto ? Avremmo potuto calendarizzare la nostra proposta di legge, a prima firma Silvia Giordano, realizzata grazie alla condivisione e al contributo di medici specialisti del settore.
I malati di patologie rare aspettano da sempre, quanto ancora dovranno aspettare ? E pensate che una mozione del genere basti a risolvere il problema ? Non avete paura anche voi che il Governo farà Pag. 71anche di questa carta straccia ? Noi questa paura ce l'abbiamo, ma abbiamo voluto comunque dare il nostro contributo ed essere propositivi.
Tante iniziative sono state intraprese nel tempo per mantenere alta l'attenzione sulle malattie rare: la Giornata mondiale delle malattie rare, per esempio, che si celebra il 28 febbraio; video-favole, promossa dall'Istituto superiore di sanità, che serve a spiegare ai ragazzi nelle scuole cosa siano le malattie rare; e poi spettacoli teatrali, gare sportive, concorsi, sportelli informativi. Per carità, tutto molto interessante, necessario per maturare una nuova coscienza e consapevolezza, ma credo concorderemo tutti se diciamo che quella che ci vuole finalmente è una soluzione. È arrivato il momento di capire qual è la reale entità del problema, cosa è stato fatto e cosa resta ancora da fare.
Da fare c’è tanto, troppo, ma andiamo con ordine. Non esiste un coordinamento tra i registri epidemiologici delle regioni e quelli delle associazioni dei pazienti e l'elenco delle malattie rare riconosciute – come avevo accennato all'inizio – non è aggiornato da quasi 15 anni. Il decreto ministeriale del 2001, il n. 279, stabilì il diritto alla accessibilità alle cure per un elenco di malattie rare: 2.700 all'epoca. Lo stesso decreto stabiliva che l'elenco doveva essere aggiornato ogni tre anni per includere malattie che, nel frattempo, venivano identificate dagli scienziati. Peccato che da allora il numero delle patologie rare conosciute sia cresciuto a dismisura, ma l'elenco non è mai stato aggiornato. Un aggiornamento è necessario e non può in nessun modo basarsi su logiche ragionieristiche e di contabilità. Stiamo parlando della tutela della salute e del diritto alla cura, diritto che è sancito dalla Costituzione.
A quanto pare, il problema del mancato aggiornamento sarebbero i fondi ma il Governo, sembrerebbe, aveva previsto l'accantonamento di 40 milioni di euro e diversi altri milioni grazie al 5 per cento delle spese promozionali delle aziende farmaceutiche. Ebbene, si dice che a pensare male si fa peccato ma a volte ci si azzecca. A questo punto ci chiediamo: che fine hanno fatto questi fondi ? Forse sono stati usati per sanare i debiti che hanno le regioni qua e là ?
Non dobbiamo dimenticare che chi è affetto da malattie rare si sente solo, è orfano del sistema sanitario, spesso non esistono diagnosi precise, terapie, la ricerca scientifica è bloccata; sono persone vulnerabili sul piano psicologico e sociale e anche economico; incontrano difficoltà persino nell'ottenere informazioni, nel venire orientati verso professionisti competenti. In questo contesto, costellato di difficoltà, è doveroso che il sistema sanitario pubblico faccia di tutto per migliorare la qualità e l'aspettativa di vita dei pazienti.
Bisogna stimolare e finanziare la ricerca scientifica per aumentare le attuali conoscenze, ancora ben lontane dall'essere in grado di far fronte alle sfide che pongono le malattie rare. I ricercatori hanno bisogno di lavorare in rete per condividere i risultati delle loro ricerche e per progredire più efficacemente. Abbiamo chiesto, tramite la mozione, per esempio, di garantire appositi fondi a sostegno delle malattie rare, di potenziare il Centro nazionale per le malattie rare presso il Ministero della salute, promuovere la ricerca e l'attività di aggiornamento dati e ancora l'aggiornamento del registro delle malattie e del registro nazionale dei farmaci orfani. Abbiamo chiesto di raccogliere informazioni aggiornate sulle strutture, sui servizi diagnostici ed essenziali a livello nazionale e internazionale. Abbiamo puntato sullo screening neonatale, sull'attivazione di iniziative finalizzate a rendere le persone con malattie rare consapevoli dei propri diritti e potenzialità, e poi di introdurre la valutazione qualitativa periodica dei centri e dei presidi.
Gli impegni in mozione, quelli citati e non solo, non sono altro che le richieste fatte da Uniamo, la Federazione italiana malattie rare. Oltre l'ascolto, occorrono adesso gesti concreti e impegni precisi di Pag. 72fronte ai quali nessuno di noi può fare un solo passo indietro perché non esistono più scuse.
Inoltre, e concludo, chiediamo di calendarizzare prima possibile la proposta di legge sulle malattie rare. Ricordiamoci che la sanità è un diritto anche per chi soffre di malattie rare. Concludo ricordando che la Repubblica tutela la salute come diritto fondamentale dell'individuo e interesse della collettività: articolo 32 della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Lenzi. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI. Signor Presidente, credo che vada dato atto al Parlamento di essere riuscito oggi con tutte le forze politiche a pervenire ad una mozione unitaria sul tema della cura delle malattie rare. Questa è la migliore risposta a quanto le associazioni hanno chiesto nella Giornata per le malattie rare, della scorsa settimana, risposta certamente non sufficiente rispetto a tutto quanto è stato rappresentato anche negli interventi precedenti ma è un segnale importante. Voglio anche ricordare che si deve anche all'impegno del Governo e del sottosegretario De Filippo se siamo riusciti in 48 ore ad arrivare a rappresentare una mozione unitaria su questo tema.
È già stato ricordato che sono 2 milioni i concittadini colpiti da una malattia rara. Detta così sembra un numero elevato, grande, invece si tratta di una somma di solitudini, perché all'interno di quei 2 milioni ci sono persone colpite da quasi 8 mila diverse patologie e alcune di quelle ancora sono sconosciute, forse ne conosciamo solo il nome.
Nel 2001 il decreto n. 279 ha previsto la costituzione della Rete nazionale delle malattie rare, se c’è un tema in cui è importante la dimensione nazionale è questo, ogni singola regione da sola non potrebbe affrontare questo problema. Ha istituito il Registro delle malattie rare, il Centro nazionale presso l'Istituto superiore di sanità e appunto la Rete per la prevenzione, la diagnosi e la cura delle malattie rare. Qualcosa si è fatto, molto è ancora da fare.
È stato sollevato dall'intervento del presidente Vargiu il problema di inquadrare il tema delle malattie rare all'interno dei problemi dei quali soffre in questo momento il nostro Servizio sanitario nazionale e in particolare le differenze che ci sono fra le varie regioni. Si prenda il caso dello screening neonatale; ricordava ieri la collega D'Incecco che la regione Toscana per esempio ha generalizzato 40 screening neonatali, è l'unica regione che ha fatto un intervento di questo tipo. Quando abbiamo provato a proporlo ne abbiamo discusso peraltro anche durante la legge di stabilità e l'obiezione è sempre il costo, è l'obiezione di chi guarda all'immediato, non tiene conto di quello che può essere un risparmio effettivo per una diagnosi precoce rispetto a spese successive e non tiene conto – non c’è prezzo per questo – della differenza di qualità della vita tra chi è aiutato da una diagnosi precoce a prevenire l'inevitabile condizione successiva di disabilità che consegue invece dall'abbandono e dalla mancanza di cure.
Quindi, questa è una delle cose che ci costringe a ragionare sul nostro sistema sanitario e io penso che nei mesi successivi a questo noi lo dovremmo fare, dandoci l'obiettivo di portare quelle che sono le esperienze migliori che ci sono nel nostro Paese a livello nazionale e a superare le differenze, così profonde, sul piano dei diritti che stiamo verificando.
La mozione pone al centro screening, rafforzamento della rete nazionale, rafforzamento del Centro nazionale delle malattie rare, il tema dei farmaci, attualissimo in questo momento e la necessità di sostenere la ricerca, la diffusione, la facilità di accesso ai farmaci orfani, e il tema delle risorse, perché senza risorse garantite, effettive, dedicate non è possibile affrontare nulla e dare concretezza a nulla di questi obiettivi.
C’è una proposta di legge in discussione al Senato, lo ricordava la collega Lorefice Pag. 73prima di me, ma non si tratta – permettetemi – neanche tanto di dare attualità a una proposta di legge, si tratta di destinare risorse concrete ed arrivare, come dovremmo fare, a un Piano nazionale per le malattie rare. Se a questo veramente il Governo riuscirà a dare gambe e a dare concretezza, allora la mozione unitaria di oggi avrà ottenuto quanto si prefiggeva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Capua. Ne ha facoltà.
ILARIA CAPUA. Signor Presidente, oggi pomeriggio ho sentito molti colleghi che hanno menzionato la parola ricerca nel contesto delle problematiche delle malattie rare. Vorrei ricordare il caso di Caterina Simonsen, affetta da quattro malattie genetiche con quadro clinico molto complesso che si è battuta per una campagna di sensibilizzazione sull'assoluta necessità di avere modelli animali per studiare queste malattie ad oggi sconosciute.
La sperimentazione animale è riconosciuta come passaggio obbligato per la messa a punto di metodologie diagnostiche e terapeutiche per queste malattie, e quindi l'Italia per il rispetto dei diritti dei propri pazienti affetti da malattie rare deve impegnarsi a uniformarsi alla normativa europea sulla sperimentazione animale.
Vorrei anche ricordare che hanno pari dignità delle malattie genetiche rare alcune malattie infettive rare, come la malattia di Lyme, la malattia di Whirlpool e la malattia di Hensel, ovvero la lebbra, di cui ci sono oltre cento casi in Italia, per le quali sono molto limitati gli interventi terapeutici.
Chiudo con un auspicio al Governo perché sia per le malattie rare e infettive, che per quelle genetiche è assolutamente necessario mettere in pratica metodiche di condivisione dei dati di ricerca, per arrivare a risultati in tempi più rapidi.
Chiedo quindi che il Ministero si impegni a portare avanti la filosofia della condivisione e dell’open access per il rispetto dei diritti dei malati italiani.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Binetti, Lenzi, Silvia Giordano, Palese, Nicchi, Dorina Bianchi, Balduzzi, Rondini ed Argentin n. 1-00382, sulla quale il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Catania, Di Benedetto, D'Uva, Villarosa, Tofalo, Piepoli, Damiano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 358
Maggioranza 180
Hanno votato sì 358.
La Camera approva (Vedi votazioni).
(I deputati Iori, Zardini, Terzoni e Moretto hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).
Secondo quanto convenuto, lo svolgimento degli ulteriori punti all'ordine del giorno è rinviato ad altra seduta.
Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per le questioni regionali il senatore Mario Dalla Tor, in sostituzione del senatore Paolo Naccarato, dimissionario.
Pag. 74Comunicazioni del Presidente ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento e assegnazione di un disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica.
PRESIDENTE. Comunico, ai sensi del comma 1 dell'articolo 123-bis del Regolamento, la decisione in merito al seguente disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica:
«Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell'uso eccessivo di risorse naturali (collegato alla legge di stabilità 2014)» (A.C. 2093).
Alla luce del parere espresso in data odierna dalla V Commissione (Bilancio) ed esaminato il predetto disegno di legge, la Presidenza comunica che lo stesso non reca disposizioni estranee al suo oggetto, come definito dall'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento.
A norma del comma 1 degli articoli 72 e 123-bis del Regolamento, il disegno di legge è assegnato, in sede referente, alla VIII Commissione (Ambiente), con il parere delle Commissioni I, II, III, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, IX, X (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XI, XII, XIII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo e sull'ordine dei lavori (ore 18,35).
ANGELO CERA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Colleghi, vi prego di prestare attenzione o di allontanarvi in silenzio dall'Aula.
ANGELO CERA. Signor Presidente, tre settimane fa avevo sollecitato la Presidenza a dare risposta ad una mia interrogazione presentata alcuni mesi fa.
Trattasi della storia di due bambini che sono, da oltre un anno, rinchiusi, reclusi in una casa famiglia. Si tratta di un bambino di cinque anni e di un bambino di otto anni. Questo succede a Battipaglia.
Ebbene, qualche giorno fa è trascorso esattamente un anno da quando i bambini sono stati sottratti alla mamma, tale Donatella Cipriani. La mamma è stata accusata di PAS dal tribunale dei minori. Questa sentenza, contestata davanti alla Corte d'appello, è saltata e pertanto la mamma è stata riabilitata da questa infangante...Presidente mi deve dare un po’ di tempo...
PRESIDENTE. Lei ha due minuti...
ANGELO CERA. La cosa è seria. Si tratta di due bambini...
PRESIDENTE. ...e mancano quaranta secondi.
ANGELO CERA. Presidente, si tratta di due bambini e siccome lo Stato...
PRESIDENTE. Vada avanti.
ANGELO CERA. ... è omertoso su questa storia, non mi resta che chiedere a Sua Santità, il Papa Francesco, di intervenire in questa vicenda, per pregare nei confronti di questi due bambini.
Ho chiesto al Ministro, la Cancellieri, e al nuovo Ministro di avere una risposta. A quale santo mi debbo rivolgere ? Allora, Presidente, per cortesia, esigo che dopo cinque mesi un'interpellanza, presentata da quattro onorevoli, Cera, Cesa, Buttiglione e Paola Binetti, abbia una risposta dal Ministero interessato, perché la vicenda è squallida. È una vicenda lugubre e fosca. Non si sa dietro a questa storia chi ci sta. Per cortesia, rispondiamo !
PRESIDENTE. La ringrazio, collega. Il suo sollecito è già stato trasferito al Ministero competente e il suo sollecito attuale sarà inoltrato (Commenti del deputato Cera).
Pag. 75ELEONORA BECHIS. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELEONORA BECHIS. Signor Presidente, nelle ultime quarantotto ore e senza troppa fatica ho trovato sugli organi di stampa queste notizie: «A Opera un uomo riceve cartelle esattoriali per 40 mila euro e tenta il suicidio con il gas rischiando una strage»; «A Carini, poiché senza soldi e nessun sussidio, un anziano di 70 anni tenta il suicidio»; «A Leonforte è morto il disoccupato che il 15 marzo si era dato fuoco. Era padre di tre figli e gli era stata negata la casa popolare»; e ancora, «Un mese senza stipendio, operaio spara al titolare e al ragioniere della ditta. Era stato messo in mobilità».
Questi sono solo alcuni sintomi di uno Stato malato, che ha perduto completamente di credibilità e non riesce più a dare speranza al popolo. Per ristabilire una comunità fondata sul diritto c’è bisogno, urgente, di intervenire sulle cause della malattia, sulla corruzione diffusa e per lo più impunita, sull'incapacità, da parte del Governo, a darsi degli obiettivi e a rispettarli, sulla cultura diffusa che le regole in Italia le rispettano solo i fessi.
Quando è lo Stato stesso che non paga, come si può credere che un imprenditore paghi regolarmente le tasse o i propri fornitori ? Come si può sperare che nessuno si alzi al mattino con una Beretta in mano e inizi a farsi giustizia a modo suo ? E che nessuno passerà dall'idea del suicidio al pensiero di mettere a fuoco il Paese ? Forse – e spero che si capisca che è un forse ironico – è arrivata l'ora di prendere le contromisure giuste per fermare questa ondata di disperazione, prima che diventi incontrollabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
CÉCILE KYENGE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CÉCILE KYENGE. Signor Presidente, ho voluto intervenire per ricordare la settimana dal 13 – quindi, è iniziata ieri – al 23, che è la settimana contro il razzismo. In tutto il Paese saranno organizzati momenti e incontri di sensibilizzazione, ma anche di informazione, con l'obiettivo di promuovere il valore del dialogo interculturale nell'opinione pubblica, fra i giovani, coinvolgendo la cittadinanza sui temi della diversità, e anche per promuovere la ricchezza derivante da una società multietnica e multiculturale.
Mi preme sottolineare che il razzismo non è un problema di qualche minoranza, ma di tutti. La lotta al razzismo, quindi, ci riguarda tutti in prima persona.
È meglio per tutti quindi vivere in una società accogliente, dove non c’è qualcuno più normale degli altri. La recrudescenza di questo odioso fenomeno al quale stiamo assistendo in Italia come in altri Paesi europei deve essere fermata con una strategia condivisa tra istituzioni, territorio e società civile, mettendo in campo strumenti per un cambiamento culturale e per un rafforzamento giuridico delle nostre leggi. E ricordo qui il piano triennale contro il razzismo, la xenofobia e le discriminazioni del precedente Governo e portato avanti anche dal Ministero per l'integrazione, in collaborazione con l'UNAR, attraverso gesti semplici. E i temi verranno affrontati dal mondo del calcio al mondo del lavoro, alla scuola, alla cultura, alla sanità e anche all'intrattenimento. Tante le opportunità che saranno messe in campo contro stereotipi, pregiudizi e discriminazione. Vorrei ricordare che nella giornata del 21 contro il razzismo un'attenzione particolare sarà anche quella di riflettere sul razzismo in Europa e in Italia. Il razzismo fa male a chi lo subisce, ma anche a chi lo esercita. La xenofobia non è altro che una paura che tarpa le ali. Vorrei chiudere facendo un appello a questa Aula e a tutti i deputati per un impegno nelle istituzioni, sul territorio e nella quotidianità, sia in questa settimana che in tutto l'anno, per promuovere momenti di riflessione sui temi della prevenzione, della discriminazione razziale Pag. 76e della tutela dei diritti umani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Crippa. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, prendo parola per segnalare alla Presidenza che non ho ancora ricevuto risposta ad una interrogazione in data 2 dicembre 2013, la n. 4-02765. Con questa interrogazione, indirizzata ai Ministeri dello sviluppo economico e degli affari esteri, riportavo diverse indiscrezioni circa l'impegno di spesa di 360 milioni di euro da parte dell'Italia, che andrebbero ad inserirsi nel complesso di aiuti economici investiti a seguito degli accordi G8 del 2003, al fine di supportare la Russia nello smantellamento di parte della sua vecchia flotta dei sommergibili nucleari. L'utilizzo di quei fondi appare tutto tranne che chiaro, a partire dal coinvolgimento di Sogin, di Fincantieri, con la costruzione di una nave per il trasporto di rifiuti nucleari, fino ad arrivare alla possibile origine dei fondi in questione. Parrebbe infatti che tali aiuti arriverebbero direttamente dalle bollette energetiche. Attendiamo smentita, pertanto, eventualmente di questa supposizione. Considerando quanto risultino tesi i rapporti tra Unione europea e Federazione russa nelle ultime settimane, diventa quanto meno urgente avere una risposta a questa interrogazione il prima possibile, in modo da avere un quadro dettagliato e approfondito.
PRESIDENTE. La ringrazio, il suo sollecito sarà inoltrato. Ha chiesto di parlare la deputata Malpezzi. Ne ha facoltà.
SIMONA FLAVIA MALPEZZI. Signor Presidente, volevo ricordare Cesare Segre che si è spento a Milano domenica all'età di ottantacinque anni. Cesare Segre è stato un grandissimo filologo, un critico letterario, un saggista, ma anche un grandissimo uomo che è stato in grado di analizzare la realtà. Non è stato solo infatti un'autorità nel campo della letteratura italiana, tanto che intere generazioni hanno studiato sui suoi testi, ma proprio un libero pensatore che spesso ha richiamato anche la politica a svolgere il proprio dovere, invitandola e sferzandola ad abbandonare i populismi, a ritrovare la propria natura di guida e di progettazione spingendola a recuperare il proprio linguaggio, elemento fondamentale per comprendere la realtà. La lingua è il modo che abbiamo per metterci in contatto con il mondo – diceva – e se non sei capace di esprimerti non sei capace di giudicare. Attento osservatore della realtà, che spesso descriveva anche attraverso una serie di articoli su quotidiani nazionali, Segre ci lascia in eredità un patrimonio di produzioni riconosciute a livello internazionale, ma anche uno sguardo davvero attento alla politica e alla società.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Mucci. Ne ha facoltà.
MARA MUCCI. Signor Presidente, intervengo soltanto per dire che capisco quello che dice e ci ha raccontato il collega Cera, perché anche io ho ricevuto numerose segnalazioni concernenti strutture di accoglienza per minori, in particolare, le vicende del «Forteto» in Toscana, della casa famiglia «Dina Sergiacomi» nelle Marche, della comunità psichiatrica per minori «Lilium» in Abruzzo, ma anche comunità come «Cavanà», in provincia di Parma, la comunità di Fiorella Tersilla Tanghetti ed altre situazioni – ad esempio, una tra le più eclatanti è quella di «Cà degli Angeli», in provincia di Parma, gestita da un ex brigatista rosso pluricondannato –, nonché decine di segnalazioni di maltrattamenti, abusi sessuali e reati contro le persone minorenni occorsi nelle strutture residenziali per minori in tutta Italia. Cerchiamo di fare chiarezza su queste vicende.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Pag. 77Mercoledì 19 marzo 2014, alle 9:
(ore 9 e ore 16)
1. – Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 28 gennaio 2014, n. 4, recante disposizioni urgenti in materia di emersione e rientro di capitali detenuti all'estero, nonché altre disposizioni urgenti in materia tributaria e contributiva e di rinvio di termini relativi ad adempimenti tributari e contributivi (C. 2012-A).
— Relatori: Sanga, per la maggioranza; Busin, di minoranza.
2. – Seguito della discussione della proposta di legge:
FIORONI ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro (C. 1843-A).
— Relatore: Sisto.
3. – Seguito della discussione del testo unificato:
VENDOLA ed altri; BELLANOVA ed altri: Disposizioni in materia di modalità per la risoluzione consensuale del contratto di lavoro per dimissioni volontarie (C. 254-272-A).
— Relatore: Maestri.
4. – Discussione delle mozioni Bergamini ed altri n. 1-00217, Schirò ed altri n. 1-00345, Pannarale ed altri n. 1-00353, Gianluca Pini ed altri n. 1-00359, Colonnese ed altri n. 1-00361 e Galgano ed altri n. 1-00366 concernenti iniziative per un efficace utilizzo degli strumenti finanziari messi a disposizione dalla Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa e per favorire l'integrazione tra tali risorse e quelle dell'Unione europea.
5. – Discussione delle mozioni Castelli ed altri n. 1-00348, Marcon ed altri n. 1-00362, Guidesi ed altri n. 1-00363 e Giorgia Meloni ed altri n. 1-00372 concernenti lo scostamento dai parametri europei in materia di deficit pubblico.
6. – Discussione delle mozioni Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00340, Zan ed altri n. 1-00354, Gigli ed altri n. 1-00364, Brunetta ed altri n. 1-00365, Ferraresi ed altri n. 1-00367 e Pizzolante e Dorina Bianchi n. 1-00370 concernenti iniziative in merito agli eccezionali eventi meteorologici che hanno colpito di recente il Veneto e l'Emilia Romagna.
7. – Discussione delle mozioni Brunetta ed altri n. 1-00290, Roberta Agostini ed altri n. 1-00273, Vezzali ed altri n. 1-00319, Prataviera ed altri n. 1-00379 e Dorina Bianchi n. 1-00381 concernenti iniziative per promuovere la parità di genere nel settore dello sport.
(ore 12)
8. – Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo di Bruxelles del 20 e 21 marzo 2014, nonché sullo stato dell'economia e della finanza pubblica.
La seduta termina alle 18,45.
TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO ACHILLE TOTARO SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 2157
ACHILLE TOTARO. Onorevoli Colleghi, ci accingiamo a votare il decreto-legge che proroga gli scatti stipendiali automatici per il personale scolastico, un provvedimento che interviene in una materia che negli ultimi anni, con particolare riferimento al settore scolastico si è vieppiù complicata a causa del sovrapporsi e susseguirsi di norme anche contraddittorie. Norme che non solo hanno determinato un clima di incertezza per il personale scolastico ma soprattutto hanno inciso in modo pesante sotto il profilo economico sulla categoria.Pag. 78
Nel 2010 infatti, con il decreto-legge n. 78, è stato disposto il blocco degli stipendi per il personale pubblico per il triennio 2011-2013, incluso il personale scolastico statale e comunale, nonché il blocco delle progressioni economiche legate ai percorsi di carriera. Dal medesimo decreto, inoltre, con altra disposizione era stata prevista la non utilità, ai fini della progressione stipendiale, del triennio 2010-2012, con specifico riferimento al personale scolastico. In seguito il decreto del Presidente della Repubblica n. 122 del 2013 ha esteso al 2014 il blocco degli stipendi previsto per tutti i dipendenti pubblici dal decreto-legge n. 78 del 2010, e ha sancito il mancato riconoscimento per il personale scolastico dell'utilità 2013 ai fini della progressione di carriera e stipendiale.
Con l'emanazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 122 sono stati quindi retroattivamente negati gli scatti già pagati per il 2013, e circa cinquantamila persone hanno ricevuto la lettera con cui si chiedeva la restituzione delle somme percepite. Su questa assurda situazione interviene ora, finalmente, l'articolo 1 del decreto-legge in esame, prevedendo che le somme percepite non vadano restituite ma vadano a compensazione di quanto sarà recuperato per gli scatti del 2012 a conclusione della sessione negoziale, così ponendo fine a questa incredibile vicenda, partorita dalla assoluta mancanza di coordinamento tra il Ministero dell'istruzione e quello dell'economia, posto che mentre il primo dava, il secondo toglieva.
Il presente provvedimento, quindi, interviene per sanare tale situazione, e prevedendo l'avvio di una specifica sessione negoziale finalizzata al riconoscimento dell'annualità 2012, nelle cui more non dovranno essere adottati i provvedimenti di retrocessione a una classe stipendiale inferiore del personale scolastico interessato che ne abbia acquisita una superiore nel 2013 in virtù dell'anzianità economica attribuita nel medesimo anno. Inoltre è previsto che non siano adottati i provvedimenti di recupero dei pagamenti già effettuati a partire dal 1o gennaio 2013 in esecuzione dell'acquisizione di una nuova classe stipendiale. Infine, reca una disposizione volta ad evitare che il pagamento dei miglioramenti stipendiali del personale del comparto possa essere bloccato anche per il 2014, sempre ai sensi del decreto-legge n. 78 del 2010.
L'istituto contrattuale degli «scatti di anzianità» vale a dire la progressione stipendiale automatica collegata all'anzianità di servizio, così come definiti dalla contrattazione collettiva del comparto scuola, è la modalità più corretta per valorizzare l'esperienza professionale dei docenti e del personale non docente. Questa modalità è del resto utilizzata, di fatto, nella stragrande maggioranza dei paesi con un sistema di istruzione pubblico o privato, nei quali, peraltro, il massimo stipendiale per progressione automatica, collegata all'anzianità di servizio, si raggiunge decisamente prima che in Italia.
Gli scatti di anzianità del personale della scuola sono finanziati con risorse contrattuali e infliggere al personale scolastico sia il blocco dei contratti, sia quello degli scatti ha significato imporre a questa categoria una ingiusta doppia penalizzazione.
Complessivamente, la nostra posizione sul presente provvedimento è favorevole. Valutiamo, infatti, positivamente sia l'articolo 1, laddove impedisce la retrocessione alla classe stipendiale inferiore di docenti e non docenti che hanno maturato la progressione nel 2013, sia l'intervento del Governo volto ad impedire i provvedimenti di recupero dei pagamenti già effettuati a partire dal primo gennaio 2013 a coloro che hanno acquisito la nuova classe stipendiale. Auspichiamo, inoltre, che si concluda nei tempi previsti la sessione di contrattazione negoziale specifica per il recupero degli scatti di anzianità del 2012. Valutiamo, inoltre, favorevolmente anche la modifica introdotta al Senato con riferimento al personale tecnico ausiliario, che prevede l'avvio di una specifica sessione negoziale per il riconoscimento di un emolumento una tantum, avente carattere stipendiale in loro favore, disponendo, altresì, che nelle more della conclusione Pag. 79della sessione negoziale e, comunque, non oltre il 30 giugno 2014, non si provvede al recupero delle somme già corrisposte al personale ATA interessato negli anni scolastici 2011-2014.
Alcune perplessità tuttavia, sorgono in noi in merito alle disposizioni a carattere finanziario recate da questo decreto: in primo luogo, infatti, riteniamo che la somma di 120 milioni di euro sia insufficiente al ripristino dello scatto del 2012, e soprattutto che sia nettamente inferiore al trenta per cento dei risparmi che a norma di legge dovrebbero essere utilizzati per il recupero degli scatti di docenti e non docenti. Risparmi che, peraltro, risultano essere stati utilizzati per una quota consistente per scopi diversi dal recupero degli scatti di anzianità. Lo scatto del 2013 rimane bloccato e tutti i docenti e i non docenti perdono in questo modo un'intera annualità nella progressione economica con gravi ripercussioni sul reddito futuro, con conseguenti penalizzazioni sia sulla somma maturata per la pensione sia sul trattamento di fine rapporto di tutti i docenti e i non docenti.
Vi sono quindi ulteriori interventi migliorativi che si sarebbero potuti realizzare con questo decreto ma a quanto pare non si è voluti andare oltre quanto «concesso» dal Governo. Ad esempio, è assolutamente prioritario che sia interamente ripristinato il 30 per cento dei risparmi effettuati sulla base della Legge 6 agosto 2008, n. 133, per la copertura del recupero dello scatto di anzianità del 2012, nonché la previsione dell'utilizzo delle somme non spese dalle scuole sui fondi per il Miglioramento dell'offerta formativa per l'annualità in corso e per la prossima. Infine, ci auguriamo che si possa presto arrivare ad individuare una copertura economica che permetta di recuperare lo scatto relativo allo scorso anno, nonché di eliminare il blocco della progressione per il 2013.
Con riferimento alle questioni finanziarie ancora aperte, prendiamo atto di quanto affermato ieri, ancora una volta, dal rappresentante del Governo (on. Toccafondi) in Aula, quando ha ribadito che l'attuale decreto è «un equilibrio» che ci permette di affrontare un'emergenza intaccando dei fondi che sono fondamentali per le attività all'interno delle nostre scuole, ma con la richiesta di trovare in tempi brevi un nuovo equilibrio dei fondi per il miglioramento dell'offerta formativa, nonché di quelli previsti dalla legge n. 440 del 1997 per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa.
Questa è la richiesta che anche noi di Fratelli d'Italia facciamo al Governo, nell'esprimere il nostro voto favorevole a questo provvedimento, perché i fondi dei quali stiamo parlando sono fondi fondamentali per il futuro delle nostre scuole, delle nostre attività all'interno delle scuole e quindi per i nostri ragazzi. L'Italia deve puntare sui propri giovani e sull'istruzione e la formazione delle prossime generazioni. In questo quadro, dobbiamo ripensare il nostro sistema educativo: la scuola, come anche l'università, devono tornare ad occupare quel ruolo centrale di formazione della persona che fa di esse un fattore insostituibile per lo sviluppo culturale e professionale della Nazione. È assolutamente necessario razionalizzare gli investimenti in questo settore, al fine di garantire che le risorse siano realmente impiegate per la formazione costante dei docenti e per la sicurezza degli istituti scolastici, che noi immaginiamo anche come poli culturali e aggregativi per il territorio in cui sono inseriti, aperti anche oltre l'orario didattico.
Vorrei, infine, approfittare di questo mio intervento per sollecitare la risoluzione, da parte del Governo, della delicata situazione venutasi a creare nella mia regione, la Toscana, al concorso per dirigenti scolastici svoltosi nel 2011. Come molti sanno, infatti, tale concorso è stato oggetto di diversi ricorsi al TAR e proprio pochi giorni fa il Consiglio di Stato ha depositato le motivazioni della sua sentenza in merito, che si basano sull'accertamento di un errore nella procedura di individuazione di un nuovo presidente – in sostituzione del presidente della Commissione dimissionario – avvenuta durante la correzione delle prove scritte, e dalla quale discende, secondo la magistratura, Pag. 80l'illegittimità di tutte le operazioni della commissione successivamente a quella nomina, vale a dire la correzione di più di un terzo degli elaborati e prove orali dei candidati ammessi, che secondo il Consiglio dovranno essere ripetute.
La sentenza è pesantissima per gli oltre cento dirigenti scolastici assunti a partire da settembre 2012 in forza di quel concorso, e anche per i circa venti candidati idonei e attualmente in attesa di nomina, che si trovano ad essere le vittime incolpevoli di un errore dell'amministrazione scolastica che ha gestito le procedure concorsuali. Rivolgo, quindi, un appello al Governo per una tempestiva ed efficace soluzione di questa controversia, al fine di tutelare quelle persone che nel frattempo hanno preso regolarmente servizio nei propri ruoli, che sono persone competenti, preparate e motivate, che certamente non meritano un trattamento di questo tipo da parte della Pubblica Amministrazione e che ora rischiano di dover ripetere il concorso e perdere il proprio posto di lavoro, solo a causa di un errore commesso da qualcun altro.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | Ddl 2162 – quest. preg. 1, 2 e 3 | 397 | 395 | 2 | 198 | 113 | 282 | 75 | Resp. |
2 | Nom. | Ddl 2157 – em. 1.4 | 399 | 399 | 200 | 110 | 289 | 75 | Resp. | |
3 | Nom. | em. 1.3 | 411 | 411 | 206 | 114 | 297 | 75 | Resp. | |
4 | Nom. | em. 1.100 | 409 | 409 | 205 | 112 | 297 | 75 | Resp. | |
5 | Nom. | em. 1.5 | 414 | 414 | 208 | 115 | 299 | 74 | Resp. | |
6 | Nom. | em. 1.2 | 420 | 420 | 211 | 118 | 302 | 73 | Resp. | |
7 | Nom. | em. 1.6 | 425 | 425 | 213 | 121 | 304 | 73 | Resp. | |
8 | Nom. | em. 1.7 | 424 | 394 | 30 | 198 | 121 | 273 | 73 | Resp. |
9 | Nom. | em. 1.8 | 426 | 426 | 214 | 122 | 304 | 73 | Resp. | |
10 | Nom. | em. 1.9 | 420 | 323 | 97 | 162 | 49 | 274 | 73 | Resp. |
11 | Nom. | em. 1.11 | 427 | 427 | 214 | 119 | 308 | 72 | Resp. | |
12 | Nom. | em. 1.12 | 419 | 419 | 210 | 118 | 301 | 74 | Resp. | |
13 | Nom. | em. 1.13 | 420 | 420 | 211 | 120 | 300 | 74 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 20) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | em. 1.14 | 421 | 420 | 1 | 211 | 119 | 301 | 74 | Resp. |
15 | Nom. | em. 1.15 | 420 | 419 | 1 | 210 | 118 | 301 | 74 | Resp. |
16 | Nom. | em. 1-bis.1 | 423 | 423 | 212 | 118 | 305 | 74 | Resp. | |
17 | Nom. | em. 1-bis.2 | 420 | 419 | 1 | 210 | 121 | 298 | 74 | Resp. |
18 | Nom. | em. 1-bis.100 | 423 | 422 | 1 | 212 | 120 | 302 | 74 | Resp. |
19 | Nom. | Ddl 2157 – voto finale | 414 | 317 | 97 | 159 | 316 | 1 | 79 | Appr. |
20 | Nom. | Moz. Binetti e a n. 1-382 | 358 | 358 | 180 | 358 | 78 | Appr. |