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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Lunedì 24 marzo 2014

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 24 marzo 2014.

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Alli, Amici, Attaguile, Baldelli, Bellanova, Bindi, Bobba, Bocci, Boccia, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Brambilla, Bressa, Brunetta, Caparini, Casero, Castiglione, Causin, Cicchitto, Cirielli, Costa, D'Incà, D'Uva, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Fava, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Frusone, Galan, Garavini, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Legnini, Lorenzin, Lotti, Lupi, Madia, Mannino, Giorgia Meloni, Merlo, Migliore, Orlando, Gianluca Pini, Pisicchio, Pistelli, Ravetto, Realacci, Ricciatti, Rossi, Rughetti, Sani, Scalfarotto, Sereni, Speranza, Tabacci, Vecchio, Velo, Zanetti.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Alli, Amici, Attaguile, Baldelli, Bellanova, Bindi, Bobba, Bocci, Boccia, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Brambilla, Bressa, Brunetta, Caparini, Casero, Castiglione, Causin, Cicchitto, Cirielli, Costa, D'Incà, D'Uva, De Girolamo, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Fava, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Frusone, Galan, Garavini, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Legnini, Lorenzin, Lotti, Lupi, Madia, Mannino, Giorgia Meloni, Merlo, Migliore, Orlando, Gianluca Pini, Pisicchio, Pistelli, Ravetto, Realacci, Ricciatti, Rossi, Rughetti, Sani, Scalfarotto, Sereni, Speranza, Tabacci, Vecchio, Velo, Zanetti.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 21 marzo 2014 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   PALMIZIO: «Disposizioni concernenti la circolazione degli autoveicoli adibiti a soccorso veterinario di emergenza nonché l'istituzione di un numero telefonico nazionale per le chiamate di pronto soccorso veterinario» (2216);
   PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE LAFFRANCO: «Modifica all'articolo 32 della Costituzione, in materia di tutela della salute e di diritto all'attività sportiva e ricreativa» (2217).
  Saranno stampate e distribuite.

Adesione di un deputato a proposte di legge.

  La proposta di legge PICIERNO ed altri: «Istituzione del Fondo di rotazione per il sostegno delle organizzazioni per la legalità e la lotta contro le mafie e per l'estinzione dei diritti reali di terzi sui beni confiscati alle organizzazioni criminali, istituzione dell'Albo nazionale delle organizzazioni per la legalità e la lotta contro le mafie, nonché modifiche al codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, e al decreto-legge 16 settembre 2008, n. 143, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 novembre 2008, n. 181» (1555) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Bini.
  La proposta di legge PICIERNO ed altri: «Disposizioni per favorire la testimonianza e la conservazione della memoria storica sui fatti di mafia e terrorismo» (1561) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Bini.

Modifica del titolo di una proposta di legge.

  La proposta di legge n. 2061, d'iniziativa dei deputati LUIGI GALLO ed altri, ha assunto il seguente titolo: «Modifiche al codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, in materia di abolizione dell'obbligo di pubblicazione degli avvisi e dei bandi di gara in quotidiani a diffusione nazionale e locale, nonché destinazione dei risparmi di spesa per iniziative in materia di cultura, istruzione e asili nido».

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
   I Commissione (Affari costituzionali):
  S. 1224-1256-1304-1305. – Senatori FEDELI ed altri; senatori ALBERTI CASELLATI ed altri; senatore AMORUSO; senatore CALDEROLI: «Modifiche alla legge 24 gennaio 1979, n. 18, recante norme per l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia, in materia di garanzie per la rappresentanza di genere, e relative disposizioni transitorie inerenti alle elezioni da svolgere nell'anno 2014» (approvata, in un testo unificato, dal Senato) (2213) Parere della XIV Commissione.
   II Commissione (Giustizia):
  ERMINI ed altri: «Modifiche al codice penale in materia di ragguaglio fra pene pecuniarie e pene detentive e di perseguibilità di taluni reati a querela della persona offesa» (1957) Parere delle Commissioni I e V;
  DI SALVO ed altri: «Modifiche all'articolo 191 del codice civile e all'articolo 3 della legge 1o dicembre 1970, n. 898, in materia di scioglimento del matrimonio e della comunione tra i coniugi» (2200) Parere della I Commissione.
   III Commissione (Affari esteri):
  «Ratifica ed esecuzione del Protocollo facoltativo relativo al Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, fatto a New York il 10 dicembre 2008» (2085) Parere delle Commissioni I e V.
   VII Commissione (Cultura):
  BRUNO BOSSIO ed altri: «Modifiche alla legge 2 agosto 1999, n. 264, concernenti l'abolizione del numero chiuso o programmato per l'immatricolazione presso le università, e altre disposizioni per la regolazione dell'iscrizione ai successivi anni di corso» (2169) Parere delle Commissioni I, V, XII e XIV.
   XII Commissione (Affari sociali):
  MIOTTO ed altri: «Modifiche al codice civile e al codice penale in materia di responsabilità in ambito medico e sanitario e altre disposizioni concernenti la sicurezza delle cure e il risarcimento dei danni da parte delle strutture sanitarie pubbliche» (1769) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), V, VI, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV (Difesa):
  CIRIELLI ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla condotta delle autorità nazionali nella vicenda relativa ai fucilieri di marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone» (1951) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni) e V.

Trasmissioni dal Presidente del Senato.

  Il Presidente del Senato, con lettere in data 19 marzo 2014, ha comunicato che sono state approvate, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento del Senato, le seguenti risoluzioni della 13a Commissione (Territorio):
   risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica i regolamenti (CE) n. 715/2007 e (CE) n. 595/2009 per quanto riguarda la riduzione delle emissioni inquinanti dei veicoli stradali (COM(2014) 28 final) (atto Senato Doc. XVIII, n. 56), che è trasmessa alla VIII Commissione (Ambiente), alla IX Commissione (Trasporti) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
   risoluzione sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla costituzione e al funzionamento di una riserva stabilizzatrice del mercato nel sistema unionale di scambio di quote di emissione dei gas a effetto serra e recante modifica della direttiva 2003/87/CE (COM(2014) 20 final) (atto Senato Doc. XVIII, n. 57), che è trasmessa alla VIII Commissione (Ambiente) e alla XIV Commissione (Politici le dell'Unione europea).

Trasmissioni dalla Corte dei conti.

  La Corte dei conti – Sezione del controllo sugli enti, con lettera in data 20 marzo 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria di Fintecna Spa, per l'esercizio 2012. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 123).

  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla X Commissione (Attività produttive).

  La Corte dei conti – Sezione del controllo sugli enti, con lettera in data 20 marzo 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria della Società italiana per le imprese all'estero – SIMEST Spa, per l'esercizio 2012. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 124).

  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla X Commissione (Attività produttive).

Trasmissioni dal Ministro della salute.

  Il Ministro della salute, con lettera in data 18 marzo 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 8, comma 3, della legge 5 giugno 1990, n. 135, le relazioni sullo stato di attuazione delle strategie attivate per fronteggiare l'infezione da HIV, riferite rispettivamente all'anno 2011 (Doc. XCVII, n. 1) e all'anno 2012 (Doc. XCVII, n. 2).
  Queste relazioni sono trasmesse alla XII Commissione (Affari sociali).

  Il Ministro della salute, con lettera in data 20 marzo 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 8, comma 5, del decreto legislativo 28 settembre 2012, n. 178, la relazione sullo stato di attuazione del medesimo decreto legislativo n. 178 del 2012, recante riorganizzazione dell'Associazione italiana della Croce Rossa (CRI), aggiornata al 31 dicembre 2013 (Doc. CCVI, n. 2).
  Questa relazione è trasmessa alla XII Commissione (Affari sociali).

Trasmissione di delibere del Comitato interministeriale per la programmazione economica.

  La Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica, in data 21 marzo 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, comma 4, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, le seguenti delibere CIPE, che sono trasmesse alle sottoindicate Commissioni:
   n. 67/2013 del 9 settembre 2013, concernente «Programma delle infrastrutture strategiche (legge n. 443/2001). Progetto per la salvaguardia della laguna e della città di Venezia: sistema MO.S.E – 10o Assegnazione e presa d'atto della stipula del 43o atto attuativo alla convenzione generale 4 ottobre 1991, rep. n. 7191, stipulata tra il magistrato alle acque di Venezia e il Consorzio Venezia Nuova» – alla V Commissione (Bilancio) e alla VIII Commissione (Ambiente);
   n. 94/2013 del 17 dicembre 2013, concernente «Fondo per lo sviluppo e la coesione 2007-2013 – Proroga del termine per l'assunzione delle obbligazioni giuridicamente vincolanti relative agli interventi finanziati con le delibere nn. 62/2011, 78/2011, 7/2012, 8/2012, 60/2012 e 87/2012» – alla V Commissione (Bilancio).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 21 marzo 2014, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante fissazione del tasso di adattamento dei pagamenti diretti di cui al regolamento (CE) n. 73/2009 del Consiglio per l'anno civile 2014COM(2014)175 final), che è assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura). Tale proposta è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 24 marzo 2014;
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni sull'applicazione della direttiva 2008/104/CE relativa al lavoro tramite agenzia interinale (COM(2014)176 final), che è assegnata in sede primaria alla XI Commissione (Lavoro).

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 20 marzo 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

  Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Comunicazione di nomine ministeriale.

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 20 marzo 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le seguenti comunicazioni concernenti il conferimento, ai sensi del comma 4 del medesimo articolo 19, di incarichi di livello dirigenziale generale nell'ambito del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, che sono trasmesse alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla VII Commissione (Cultura):
   al dottor Gregorio Angelini, l'incarico ad interim di direttore della Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Puglia;
   alla dottoressa Rossana Rummo, l'incarico ad interim di direttore della Direzione generale per gli archivi.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

ERRATA CORRIGE

  Nell'Allegato A ai resoconti della seduta del 21 marzo 2014, a pagina 4, prima colonna, ventiduesima riga, deve leggersi: «decreto del Presidente della Repubblica» e non: «D.P.R.», come stampato.

MOZIONI CHIMIENTI ED ALTRI N. 1-00341, BUONANNO ED ALTRI N. 1-00398, SANTERINI ED ALTRI N. 1-00399 E CENTEMERO ED ALTRI N. 1-00400 CONCERNENTI INIZIATIVE PER LA STABILIZZAZIONE DEL PERSONALE PRECARIO DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AL COMPARTO SCUOLA

Mozioni

   La Camera,
   premesso che:
    la direttiva 1999/70/CE del 28 giugno 1999 si basa sull'articolo 139, paragrafo 2, del Trattato che istituisce la Comunità europea e, secondo quanto contenuto nel suo articolo 1, è diretta ad «attuare l'accordo quadro (...), che figura nell'allegato, concluso (...) fra le organizzazioni intercategoriali a carattere generale (CES, CEEP e UNICE)»;
    la clausola 4 dell'accordo quadro che figura nell'allegato della direttiva citata afferma il principio di non discriminazione tra lavoratori a tempo indeterminato e a tempo determinato, sancendo che: «1) Per quanto riguarda le condizioni di impiego, i lavoratori a tempo determinato non possono essere trattati in modo meno favorevole dei lavoratori a tempo indeterminato comparabili per il solo fatto di avere un contratto o rapporto di lavoro a tempo determinato, a meno che non sussistano ragioni oggettive. 2) Se del caso, si applicherà il principio del pro rata temporis. 3) Le disposizioni per l'applicazione di questa clausola saranno definite dagli Stati membri, previa consultazione delle parti sociali e/o dalle parti sociali stesse, viste le norme comunitarie e nazionali, i contratti collettivi e le prassi nazionali. 4) I criteri del periodo di anzianità di servizio relativi a particolari condizioni di lavoro dovranno essere gli stessi sia per i lavoratori a tempo determinato sia per quelli a tempo indeterminato, eccetto quando criteri diversi in materia di periodo di anzianità siano giustificati da motivazioni oggettive»;
    la clausola 5 dell'accordo quadro che figura nell'allegato della direttiva citata recita che: «1) Per prevenire gli abusi derivanti dall'utilizzo di una successione di contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato, gli Stati membri, previa consultazione delle parti sociali a norma delle leggi, dei contratti collettivi e della prassi nazionali, e/o le parti sociali stesse, dovranno introdurre, in assenza di norme equivalenti per la prevenzione degli abusi e in un modo che tenga conto delle esigenze di settori e/o categorie specifici di lavoratori, una o più misure relative a: a) ragioni obiettive per la giustificazione del rinnovo dei suddetti contratti o rapporti; b) la durata massima totale dei contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato successivi; c) il numero dei rinnovi dei suddetti contratti o rapporti. 2) Gli Stati membri, previa consultazione delle parti sociali, e/o le parti sociali stesse dovranno, se del caso, stabilire a quali condizioni i contratti e i rapporti di lavoro a tempo determinato: a) devono essere considerati “successivi”; b) devono essere ritenuti contratti o rapporti a tempo indeterminato»;
    la direttiva 1999/70/CE del 28 giugno 1999, applicabile al settore pubblico come risulta, ad esempio, dalle sentenze Adeneler, 4 luglio 2006, C-212/04 e Angelidaki, 23 aprile 2009, C-378-80/07, si incentra sul principio di non discriminazione tra lavoratori a termine e lavoratori a tempo indeterminato e sulla prevenzione dell'abuso derivante dalla reiterazione dei contratti a termine;
    l'articolo 36 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, recante norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche dispone quanto segue: «1. Per le esigenze connesse con il proprio fabbisogno ordinario le pubbliche amministrazioni assumono esclusivamente con contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato seguendo le procedure di reclutamento previste dall'articolo 35. 2. Per rispondere ad esigenze temporanee ed eccezionali le amministrazioni pubbliche possono avvalersi delle forme contrattuali flessibili di assunzione e di impiego del personale previste dal codice civile e dalle leggi sui rapporti di lavoro subordinato nell'impresa, nel rispetto delle procedure di reclutamento vigenti. Ferma restando la competenza delle amministrazioni in ordine alla individuazione delle necessità organizzative in coerenza con quanto stabilito dalle vigenti disposizioni di legge, i contratti collettivi nazionali provvedono a disciplinare la materia dei contratti di lavoro a tempo determinato (...). 5. In ogni caso, la violazione di disposizioni imperative riguardanti l'assunzione o l'impiego di lavoratori, da parte delle pubbliche amministrazioni, non può comportare la costituzione di rapporti di lavoro a tempo indeterminato con le medesime pubbliche amministrazioni, ferma restando ogni responsabilità e sanzione. Il lavoratore interessato ha diritto al risarcimento del danno derivante dalla prestazione di lavoro in violazione di disposizioni imperative (...)»;
    l'utilizzo del contratto di lavoro a tempo determinato, al fine di prevenire discriminazioni e abusi, deve essere necessariamente basato su ragioni oggettive, come chiarisce l'articolo 1 del decreto legislativo n. 368 del 2001, in cui si afferma che «è consentita l'apposizione di un termine alla durata del contratto di lavoro subordinato a fronte di ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo, anche se riferibili alla ordinaria attività del datore di lavoro»;
    nel settore pubblico l'articolo 49 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, ha sostituito l'articolo 36 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, imponendo alle amministrazioni pubbliche l'obbligo di «assumere esclusivamente con contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato» in presenza di «esigenze connesse con il proprio fabbisogno ordinario», e ripristinando la possibilità di avvalersi di forme contrattuali flessibili unicamente «per rispondere ad esigenze temporanee ed eccezionali», con disciplina, dunque, più restrittiva, nella proclamazione del superamento del «lavoro precario»;
    il ricorrente utilizzo di lavoratori con forme contrattuali flessibili ha indotto il legislatore a prevedere in via transitoria procedure di stabilizzazione condizionate, tuttavia, al possesso di stringenti requisiti come quelli previsti dall'articolo 4, comma 6, del decreto-legge n. 101 del 2013, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 125 del 2013;
    nelle pubbliche amministrazioni, considerati gli attuali vincoli sulle assunzioni, l'utilizzo di personale con forme contrattuali flessibili è disposto anche per lo svolgimento di attività istituzionali ed in presenza di esigenze connesse con il proprio fabbisogno ordinario;
    in data 18 giugno 2013 il Governo ha accolto come raccomandazione l'ordine del giorno n. 9/01012-A/003 a prima firma Ciprini, che in occasione dell'approvazione del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, impegnava il Governo a promuovere con urgenza ogni iniziativa legislativa utile alla stabilizzazione di tutti i lavoratori precari nella pubblica amministrazione senza distinzioni rispetto alle tipologie contrattuali;
    il tribunale di Siena, sezione lavoro, a seguito del ricorso depositato in data 16 settembre 2009 contro il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e l'ufficio scolastico regionale per la Toscana, ha emanato una sentenza che ha disapplicato per contrasto con la normativa comunitaria l'articolo 36 del decreto legislativo n. 165 del 2001, ai sensi del quale «la violazione di disposizioni imperative riguardanti l'assunzione o l'impiego di lavoratori, da parte delle pubbliche amministrazioni, non può comportare la costituzione di rapporti di lavoro a tempo indeterminato con le medesime pubbliche amministrazioni, ferma restando ogni responsabilità e sanzione», avendo il lavoratore esclusivamente diritto al risarcimento del danno, «derivante dalla prestazione di lavoro in violazione di disposizioni imperative». Conseguentemente, il tribunale ha disposto la conversione del contratto di lavoro a tempo determinato in contratto di lavoro a tempo indeterminato e condannato il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca a reinserire in servizio la parte ricorrente nel posto di lavoro per lo svolgimento delle medesime mansioni;
    nella causa C-50/13, avente ad oggetto la domanda di pronuncia pregiudiziale proposta alla Corte di giustizia dell'Unione europea, ai sensi dell'articolo 267 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, dal tribunale ordinario di Aosta (Italia), con decisione del 3 gennaio 2013, pervenuta in cancelleria il 30 gennaio 2013, nel procedimento Rocco Papalia contro comune di Aosta, l'ottava sezione della Corte di giustizia dell'Unione europea ha pronunciato un'ordinanza in cui ha sancito che «L'accordo quadro sul lavoro a tempo determinato, concluso il 18 marzo 1999, che figura in allegato alla direttiva 1999/70/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, relativa all'accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato, deve essere interpretato nel senso che esso osta ai provvedimenti previsti da una normativa nazionale, quale quella oggetto del procedimento principale, la quale, nell'ipotesi di utilizzo abusivo, da parte di un datore di lavoro pubblico, di una successione di contratti di lavoro a tempo determinato, preveda soltanto il diritto, per il lavoratore interessato, di ottenere il risarcimento del danno che egli reputi di aver sofferto a causa di ciò, restando esclusa qualsiasi trasformazione del rapporto di lavoro a tempo determinato in un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, quando il diritto a detto risarcimento è subordinato all'obbligo, gravante su detto lavoratore, di fornire la prova di aver dovuto rinunciare a migliori opportunità di impiego, se detto obbligo ha come effetto di rendere praticamente impossibile o eccessivamente difficile l'esercizio, da parte del citato lavoratore, dei diritti conferiti dall'ordinamento dell'Unione»;
    quanto statuito dalla Corte di giustizia dell'Unione europea nell'ordinanza «Papalia» per analogia risulta applicabile a tutta la pubblica amministrazione, in cui i contratti a tempo determinato superano le 230 mila unità e sono così distribuiti: oltre 130 mila riguardano il personale scolastico, circa 30 mila riguardano il personale sanitario e oltre 80 mila concernono le autonomie;
    la terza sezione della Corte di giustizia dell'Unione europea, in riferimento alla causa C-361/12, avente ad oggetto la domanda di pronuncia pregiudiziale proposta alla Corte di giustizia dell'Unione europea, ai sensi dell'articolo 267 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, dal tribunale di Napoli fra la signora Carratù e Poste italiane spa, relativamente all'apposizione di un termine al contratto di lavoro posto in essere con quest'ultima, ha emesso in data 12 dicembre 2013 una sentenza in cui ha sancito che: «La clausola 4, punto 1, dell'accordo quadro sul lavoro a tempo determinato, inserito in allegato alla direttiva 1999/70/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, relativa all'accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato, deve essere interpretata nel senso che può essere fatta valere direttamente nei confronti di un ente pubblico, quale Poste italiane spa»;
    il fenomeno del precariato risulta particolarmente diffuso in ambito scolastico, un settore in cui i numeri sono impietosi e parlano di 118.468 docenti assunti con contratti a tempo determinato e di 18.428 unità assunte a tempo determinato come personale amministrativo, tecnico e ausiliario: cifre che fotografano un ulteriore aumento rispetto al 2013;
    il precariato scolastico risulta avere un'incidenza negativa non solo sulla condizione di incertezza lavorativa ed economica del personale scolastico, ma anche sulla continuità didattica e sulla qualità dell'insegnamento, che risultano fortemente penalizzate;
    il 21 novembre 2013, la Commissione europea ha aperto una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia per il mancato rispetto della direttiva sul lavoro a tempo determinato, utilizzando i supplenti con contratti a termine «continuativi», che durano anche molti anni e lasciandoli così «in condizioni precarie nonostante svolgano un lavoro permanente come gli altri»,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative normative volte ad istituzionalizzare il processo di stabilizzazione del personale utilizzato con contratti a tempo determinato o altre forme contrattuali flessibili dalle amministrazioni pubbliche, statali e periferiche, ad esclusione del comparto scuola, e che sia stato reclutato attraverso procedure di selezione concorsuale;
   a prevedere che le iniziative sopra previste stabiliscano che le procedure di stabilizzazione:
    a) abbiano cadenza periodica regolare;
    b) siano disposte a valere su una quota fissa delle percentuali ammesse annualmente per il turnover nelle pubbliche amministrazioni;
    c) siano rivolte all'intera platea di coloro che con il passare del tempo maturano determinati requisiti di servizio in termini di durata dei contratti sottoscritti;
    d) siano rivolte esclusivamente in favore di coloro che sono stati reclutati in forza di norme di legge di carattere generale, ovvero mediante procedure pubbliche di selezione escludendo, pertanto, tutti coloro che maturano i requisiti per la stabilizzazione in forza di contratti stipulati in esito a selezioni svolte da consulenti o società non pubbliche, ovvero mediante chiamata nominativa non effettuata tramite il collocamento o, ancora, che abbiano maturato l'anzianità di servizio attraverso chiamate dirette effettuate in deroga alle normali procedure di selezione;
    e) diano priorità, nei processi di assunzione, agli uffici e settori delle amministrazioni risultanti in grave carenza di personale, anche a seguito di ricognizioni di organico;
   a programmare a partire dal 2014 un piano quinquennale di assorbimento in ruolo del personale docente precario che abbia conseguito o consegua nel corso del quinquennio titoli abilitanti e, nel contempo, abbia maturato o maturi almeno tre annualità complessive di servizio, ovvero che abbia superato o superi le procedure pubbliche concorsuali;
   a programmare a partire dal 2014 un piano triennale di assorbimento in ruolo sulla base dei posti vacanti e disponibili del personale amministrativo, tecnico e ausiliario precario inserito in graduatoria permanente e che abbia maturato almeno tre annualità di servizio con contratti reiterati a tempo determinato.
(1-00341) «Chimienti, Rizzetto, Rostellato, Baldassarre, Cominardi, Tripiedi, Bechis, Ciprini, Busto, De Rosa, Marzana, Vacca, Brescia, Battelli, Simone Valente, Luigi Gallo, Di Benedetto, D'Uva».


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 97 della Costituzione prevede che «agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge» ed il Testo Unico sul pubblico impiego (decreto legislativo n. 165/2001) all'articolo 35 ne disciplina le modalità di reclutamento;
    tale disposto costituzionale stabilisce, pertanto, come condicio sine qua non per l'accesso il superamento di concorso regolarmente indetto, tanto che eventuali violazioni potrebbero anche presupporre la decadenza del contratto in essere e la responsabilità per danno erariale in capo al dirigente;
    i lavoratori precari nella pubblica amministrazione sono quantificati in circa 250 mila, concentrati principalmente nella scuola, nella sanità e negli enti locali, cifre che hanno indotto la Corte di giustizia dell'Unione europea ad affermare che la legislazione italiana «necessita in via urgente, assoluta e primaria una revisione epocale della normativa di riferimento in materia di lavoro a tempo determinato nel pubblico impiego»;
    pur comprendendo il dramma del fenomeno del precariato, non si possono sostenere procedure di stabilizzazione di massa nella pubblica amministrazione che, oltre a contraddire il dettato costituzionale, provocherebbero un blocco delle assunzioni di giovani per molti anni, significherebbe cioè che un'intera generazione sarebbe esclusa dall'opportunità di accedere al pubblico impiego;
    tale posizione è stata ribadita, da ultimo, in occasione dell'esame parlamentare del decreto-legge n. 101 del 2013 e, specificatamente, sulla previsione in esso contenuta della stabilizzazione del 50 per cento del personale a tempo nelle pubbliche amministrazioni e della valenza fino a nove anni delle graduatorie anche per gli idonei;
    si ritiene, infatti, che una stabilizzazione di massa contrasti fortemente anche il principio della meritocrazia, trasformando, di fatto, il compatto pubblico in una sorta di «ammortizzatore sociale»;
    basti pensare che il Ministro della pubblica amministrazione del Governo pro tempore ha disposto la proroga di 24.000 precari della Sicilia, sostenendo si trattasse di una razionalizzazione della spesa, ma si tratta, secondo i firmatari del presente atto in realtà, dell'esatto opposto, ovvero del continuo e perenne assistenzialismo che andrà ad aggiungere ulteriori sprechi, in una regione già piagata da un numero esorbitante di dipendenti pubblici;
    l'articolo 3 della Costituzione afferma: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese»;
    l'articolo 4 afferma: «La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società»;
    il dramma del precariato colpisce sia le giovani generazioni sia molti cittadini in età avanzata, in particolare nel settore scolastico, tanto da poter essere considerata ad oggi una delle più grandi emergenze sociali del nostro Paese;
    la scuola rappresenta un'istituzione basilare della società visto l'alto ruolo che riveste nella formazione dei cittadini;
    è pur vero che dal 1951 al 1978 è triplicato il numero degli insegnanti, passando da 240.000 a 732.000; in seguito, nonostante la contrazione della popolazione studentesca, gli insegnanti hanno continuato a crescere, arrivando a sfiorare le 900.000 unità all'inizio degli anni novanta ed attestandosi poi negli ultimi anni ad 850.000. Dunque, negli anni, la scuola italiana ha continuato ad assumere personale indipendentemente dal numero degli studenti e dal diminuire o dal crescere del numero degli studenti, questo spesso a causa di logiche distorte di mantenimento del consenso politico;
    l'inserimento nelle graduatorie ad esaurimento è stata favorevole ai docenti del sud, molti dei quali sono in possesso dei requisiti stabiliti dalla legge n.  104 del 1992 sulle disabilità, o si avvalgono della legge relativa al riconoscimento dell'invalidità civile. In base alla legge n. 104 del 1992 o alla legge n. 68 del 1999 chiunque abbia dichiarato di essere in possesso di handicap personale è stato inserito «a pettine» nella graduatoria e ha avuto il privilegio di scegliere il posto anche se nella graduatoria era in coda per mancanza di punteggio negli ultimi anni, ed anche di recente sono più volte comparse notizie accertate su casi di truffe al sistema scolastico e sanitario per l'ottenimento di certificati che attestino l'idoneità della persona in causa alla legge n. 104 del 1992, con lo scopo di trarre vantaggi su punteggi e posizionamenti nelle varie graduatorie scolastiche. Molti tra docenti e personale ATA settentrionali si trovano in uno stato di precarietà da molti anni pur avendo punteggi e titoli superiori a personale in possesso dei requisiti della legge n. 104 del 1992. Anche a Milano ci sarebbero state truffe di massa da parte di docenti per ottenere il trasferimento da Milano al sud tramite certificati medici falsi, medici compiacenti che hanno diagnosticato malattie immaginarie inesistenti;
    il problema dei precari, con tutti gli aspetti negativi che ad esso si collegano, si trascina da troppo tempo. Il ricorso alle sanatorie, oltre a eludere il problema fondamentale di un serio accertamento dei requisiti professionali, non può che dare risposte parziali, visti l'elevato numero dei precari oramai raggiunto e la necessità di tenere conto di una spesa per studente già elevata,

impegna il Governo

   a salvaguardare le competenze acquisite, senza mortificare la meritocrazia, attraverso l'istituzione di una riserva limitata di posti nei concorsi pubblici su base regionale;
   ad attivarsi al fine di appoggiare la proposta di un punteggio aggiuntivo nelle graduatorie, destinato ai docenti residenti nella regione in cui intendono insegnare, cominciando ad attuare una «pianificazione» regionale, basata sull'assunzione di personale unicamente sulla base dei posti effettivamente disponibili, nell'ambito regionale o provinciale.
(1-00398) «Buonanno, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Matteo Bragantini, Busin, Caon, Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Marcolin, Molteni, Gianluca Pini, Prataviera, Rondini».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).


   La Camera,
   premesso che:
    il Governo Renzi ha annunciato un ampio piano d'azione concernente l'edilizia scolastica, finalizzato a tentare di risolvere le più che evidenti criticità in materia;
    se è vero che gli edifici scolastici meritano un focus particolare, è altrettanto prioritario ricercare una soluzione all'annosa questione del personale in servizio nel sistema scolastico, in quanto non si risolve la situazione di stallo del percorso formativo dei ragazzi solo con il risanamento delle strutture;
    la stabilità delle figure di docenza nelle scuole italiane è il vero cuore della questione, sia in termini pedagogici, che dal punto di vista della valorizzazione delle risorse umane impegnate nella formazione della futura classe dirigente di questo Paese;
    il precariato scolastico, oltre alle note e tristi ricadute in merito alla posizione dei lavoratori, risulta avere un'incidenza negativa anche sulla continuità didattica e sulla qualità dell'insegnamento;
    da dati in possesso dei firmatari del presente atto di indirizzo risulterebbe una notevole percentuale di personale della scuola (sia insegnanti che personale ATA) assunta con contratti a tempo determinato;
    la normativa europea, in particolare la direttiva 1999/70 CE, afferma il principio della non discriminazione tra lavoratori a tempo indeterminato e quelli cosiddetti precari, in quanto svolgano le stesse attività;
    in allegato alla stessa direttiva su citata (quinta clausola dell'accordo allegato) è espresso chiaramente il principio della non reiterabilità di contratti di lavoro a tempo determinato per periodi che, eccedendo la ragionevole durata, siano tali da conformare una equiparazione di fatto al lavoro a tempo indeterminato, senza però le tutele e le garanzie offerte da tali tipologie contrattuali;
    tale evidenza su menzionata si ravvisa nella ratio legis del decreto legislativo del 30 marzo 2001, n. 165, recante norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche, ove all'articolo 36 si impone l'assunzione a tempo indeterminato per il personale scolastico, ad esclusione di eventualità temporanee ed eccezionali da ravvisarsi sulla base di oggettivi riscontri;
    a partire dal novembre 2013 la Commissione europea ha sottoposto il nostro Paese ad una procedura d'infrazione per il mancato rispetto della su citata direttiva 1999/70/CE in merito ai contratti a tempo determinato sottoposti a rinnovi successivi continui, tali da essere equiparabili, nei fatti, a rapporti a tempo indeterminato;
    la Corte di giustizia europea ha fissato per il 27 marzo 2014 la decisione su una serie di ricorsi sul precariato nella scuola;
    il Governo, nell'ottemperare alle richieste derivanti dalle sedi europee, al fine di garantire la stabilizzazione delle figure professionali del settore scolastico, in particolare del personale docente, piuttosto che tener conto esclusivamente del criterio dell'anzianità dovrebbe prendere in considerazione la grande importanza che riveste la formazione del personale docente;
    la stabilizzazione del personale scolastico va attuata tenendo in debita considerazione che l'interesse prioritario di ogni politica del settore dell'istruzione deve essere la formazione dei ragazzi, che vengono penalizzati dalla carenza di una continuità didattica e soprattutto dall'assenza di una politica della qualità della formazione che sia atta a premiare il merito dei docenti attraverso strategie complesse che integrino i percorsi di stabilizzazione con una seria analisi valutativa delle carriere e dei percorsi formativi del corpo docente,

impegna il Governo

   a fornire puntuali elementi in merito all'entità reale del fenomeno di cui al presente atto di indirizzo;
   a chiarire, nelle opportune sedi parlamentari, l'orientamento del Governo rispetto al turn-over delle istituzioni scolastiche;
   a garantire in tempi celeri l'adeguamento ai rilievi posti dalla Commissione europea in merito alla procedura d'infrazione citata in premessa;
   nell'ambito della stabilizzazione del personale docente, a tenere in considerazione il criterio del merito ed in particolare delle competenze acquisite dalle giovani generazioni, in ottemperanza ai percorsi formativi indicati dallo stesso Ministero dell'istruzione;
   a rendersi disponibile ad un serio confronto con gli organismi parlamentari competenti, attraverso gli strumenti che si ritengano più idonei, al fine di elaborare una strategia complessiva in materia che tenga conto in via prioritaria della centralità degli studenti, nell'ambito di un percorso formativo che valorizzi nel modo più adeguato il merito e la qualità del corpo docente.
(1-00399) «Santerini, Marazziti, Binetti, Piepoli, Fauttilli, Schirò, Fitzgerald Nissoli, De Mita, Caruso, Sberna, Gigli».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).


   La Camera,
   premesso che:
    il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha fissato al 31 agosto di ciascun anno il termine entro il quale devono essere effettuate le assunzioni a tempo indeterminato e devono essere adottati i provvedimenti di utilizzazione, di assegnazione provvisoria e quelli di durata annuale riguardanti il personale di ruolo;
    per le assunzioni relative all'anno scolastico 2013-2014, le graduatorie da utilizzare sono state per il 50 per cento dei posti, quelle ad esaurimento di cui all'articolo 1, comma 605, lettera c) della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e per l'altro 50 per cento dei posti disponibili, quelle relative al concorso per esami e titoli indetto con decreto direttoriale n. 82 del 2012, purché le stesse siano state rese definitive entro il 31 agosto 2013;
    il decreto di approvazione delle graduatorie del suddetto concorso non è intervenuto entro tale data (31 agosto) in quanto la procedura concorsuale ha subito dei ritardi attribuibili all'ingente numero di candidati. Si ricorda che alle prove preselettive del concorso per docenti hanno partecipato circa 33 mila candidati e circa 17 mila alle prove scritte;
    la mancata approvazione delle graduatorie nel termine utile per le immissioni in ruolo ha costretto così l'amministrazione ad effettuare le assunzioni per il 2013-2014 attingendo dalle graduatorie ad esaurimento e dalle graduatorie dei precedenti concorsi;
    tale circostanza comporta degli inconvenienti relativamente alla decorrenza giuridica dell'immissione in ruolo dei candidati vincitori, ma non compromette le possibilità di assunzione;
    la Costituzione italiana, all'articolo 97, prevede: «i pubblici uffici sono organizzati secondo disposizione di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione (...). Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge». Il concorso pubblico viene indicato in modo esplicito come lo strumento fondamentale di accesso alla pubblica amministrazione;
    l'ultimo concorso a cattedra è stato bandito con decreto del direttore generale per il personale scolastico n. 82 del 24 settembre 2012 «indizione dei concorsi a posti a cattedre, per titoli ed esami, finalizzati al reclutamento del personale docente nelle scuole dell'infanzia, primaria, secondaria di I e II grado» con la previsione di effettiva disponibilità di cattedre e posti da destinare per un totale di 11.542 unità;
    in materia di contratti a tempo determinato, la Commissione europea ha aperto due procedure di infrazione (proc. 010/2045 e proc n. 2010/2124), per la non corretta trasposizione della direttiva 1999/70/CE relativa all'accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato. In particolare, nell'ambito della procedura d'infrazione 2010/2124 relativa all'utilizzo dei contatti a tempo determinato nel comparto scuola, che diversamente da altri settori della pubblica amministrazione, risente fisiologicamente di condizioni particolari legate al variare ad ogni anno scolastico del numero di iscrizioni di studenti alle diverse istituzioni scolastiche e ai differenti indirizzi di studio, la Commissione europea ritiene che la prassi italiana di impiegare personale ausiliario tecnico amministrativo nella scuola pubblica per mezzo di una successione di contratti a tempo determinato, senza misure atte a prevenirne l'abuso, non ottempera gli obblighi della clausola 5 dell'accordo quadro allegato alla direttiva 1999/70/CE;
    la Corte di cassazione sezione lavoro invece nella sentenza del 20 giugno 2012 n. 10127 ha legittimato il reiterato uso dei contatti a tempo determinato nel settore scolastico, portando ad escludere un abuso nell'utilizzo da parte dell'amministrazione del contratto a tempo determinato. La Corte, in tema di personale docente, infatti ha affermato l'inapplicabilità del principio di conversione del contratto a termine in contratto a tempo indeterminato, restando applicabile la disciplina delle supplenze, contenuta nel decreto legislativo n. 297 del 1994, che non è stata abrogata dal decreto legislativo n. 368 del 2001, con conseguente insussistenza di un diritto alla stabilizzazione del rapporto ed al risarcimento del danno in caso di reiterazione delle supplenze, ove non risulti un abuso nell'assegnazione degli incarichi in questione;
    la corte d'appello di Perugia inoltre, ritenendo inapplicabile la disciplina di cui al decreto legislativo n. 368 del 2001, ha valutato di dover accertare se la pubblica amministrazione, nella stipulazione di una serie di contratti di lavoro, avesse dato luogo ad un abuso dello strumento delle assunzioni a termine con conseguente diritto del lavoratore, secondo i dettami della direttiva del Consiglio dell'Unione europea del 28 giugno 1999 n. 70, emanata in attuazione dell'accordo quadro sui contratti a tempo determinato concluso il 18 marzo 1999, al risarcimento del danno. La Corte territoriale ha escluso tale abuso, precisando che il ricorrente aveva avuto supplenze annuali su organico di fatto, ossia posti non vacanti ma disponibili, seguite da supplenze temporanee in sostituzione di personale assente, ed infine supplenze su organico di diritto, cioè su posti disponibili e vacanti, in molteplici scuole; ciascun incarico risultava infatti svincolato dal precedente, di cui non costituiva né proroga né prosecuzione, e tenendo in considerazione che l'amministrazione non poteva scegliere liberamente il lavoratore con cui stipulare il contratto dovendosi attenere alle graduatorie permanenti provinciali per gli incarichi su organico di diritto o per le supplenze su organico di fatto o temporaneo alle graduatorie interne d'istituto;
    la Corte di Cassazione ha reputato principio di diritto vivente la praticabilità del contratto a termine e di altre forme negoziali flessibili nel rapporto di lavoro pubblico, ai sensi del decreto legislativo n. 165 del 2001, nella più ampia valorizzazione del ruolo della contrattazione collettiva rispetto al passato e con la previsione, in caso di violazione di norme imperative in materia, di un vero e proprio regime sanzionatorio costituito dal diritto del lavoratore al risarcimento del danno. Principio quest'ultimo non contrastante con la direttiva 1999/70/CE, in quanto idoneo a prevenire e sanzionare l'utilizzo abusivo dei contratti a termine da parte della pubblica amministrazione e che è consequenziale alla configurazione come regolamentazione speciale ed alternativa a quella prevista dal decreto legislativo n. 368 del 2001 relativa alla disciplina generale del contratto a termine. Inoltre nella materia di cui trattasi, invero, sottolinea più volte la Corte, la regolamentazione propria del settore pubblico non può ritenersi abrogata da quella stabilita in via generale dal richiamato decreto legislativo n. 368 del 2001, stante l'immanenza della regola lex posterior generalis non derogat legi priori speciali;
    il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca inoltre è intervenuto in più occasioni nel 2011 (decreto-legge n. 70 del 2011) e nel 2013 (decreto-legge n. 104 del 2013) attraverso piani triennali per l'assunzione di personale docente e Ata. Con l'articolo 9, comma 17, del decreto-legge n. 70 del 2011 (legge n. 106 del 2011) e con il relativo decreto interministeriale 3 agosto 2011, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e il Ministro per la pubblica amministrazione, e la semplificazione aveva definito la programmazione triennale per l'assunzione a tempo indeterminato di personale docente, educativo e ATA per gli anni scolastici compresi nel triennio 2011/2013, sulla base dei posti vacanti e disponibili in ciascun anno e detto piano triennale di immissioni in ruolo aveva programmato 124.000 assunzioni tra personale docente e ATA nell'arco dei tre anni scolastici 2011/12, 2012/13 e 2013/14: 30.300 docenti e 36.000 personale ATA nel 2011/12 e 22.000 assunzioni di docenti e 7.000 di personale ATA per ciascun anno 2012/2013 e 2013/14. Il Ministero dell'economia e delle finanze ha successivamente bloccato le assunzioni 2013/14;
    nell'articolo 15 del decreto-legge n. 104 del 2013, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2013, n. 128, è stata prevista la prosecuzione del piano triennale del 2011-13 attraverso un ulteriore piano triennale di assunzioni, che per l'anno scolastico 2014/15 prevede il reclutamento di 12.625 docenti, 1.604 insegnanti di sostegno e 4.317 Ata;
    in dodici dei Paesi dell'Unione europea, pari ad un terzo della popolazione europea, tra cui Regno Unito, Svezia, Belgio, Olanda, il reclutamento avviene mediante chiamata diretta da parte delle scuole. In Italia, Francia, Grecia il reclutamento avviene su base concorsuale ed in Spagna ed in Germania i concorsi sono su base regionale. In Austria, Finlandia e Lussemburgo sono inoltre previsti concorsi per l'accesso ai percorsi formativi per l'insegnamento. In Spagna è anche previsto un periodo di tirocinio in prova e Francia, Finlandia, Regno Unito, Olanda prevedono la formazione in servizio obbligatoria,

impegna il Governo:

   ad avviare in tempi brevi il piano triennale di assunzioni del personale docente che assegni i posti, per il 50 per cento, ai vincitori di concorso e per l'altro 50 per cento, utilizzando le graduatorie ad esaurimento, facendo in modo che:
    a) il contingente di assunzioni per il prossimo anno scolastico del personale docente e ATA sia calcolato in relazione sia ai posti vacanti e disponibili in organico sia alle iscrizioni e all'entità dei pensionamenti;
    b) venga garantito il numero di posti e cattedre indicate nell'allegato «1» del bando di concorso e che costituisce parte integrante del decreto del direttore generale n. 82 del 24 settembre 2012 per l'immissione in ruolo dei vincitori negli anni scolastici 2013-2014 e 2014-2015, attraverso la previsione di un accantonamento dei posti per coloro i quali avrebbero avuto il diritto di entrare in ruolo dall'anno scolastico in corso e per i quali non è stato possibile, invece, ottenere l'assunzione;
    c) venga consentito solo l'aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento con la sola esclusione del personale dei cicli SSIS, trasformando pertanto le cosiddette GAE effettivamente in graduatorie ad esaurimento;
    d) venga dato l'avvio ad una riforma del sistema di reclutamento per il personale docente e non, in linea con altri stati dell'Unione europea che consenta maggiore autonomia e libertà da parte delle istituzioni scolastiche, anche in rete, nell'individuazione e nella scelta del personale docente e non docente;
    e) vengano programmate forme di reclutamento e selezione concorsuali del personale scolastico, come previsto dalla Costituzione, a cadenza periodica regolare e ravvicinata solo su posti effettivamente vacanti e disponibili, senza la creazione di ulteriori graduatorie, ed un relativo piano di assunzioni, previa una ricognizione di posti effettivamente vacanti e disponibili ai fini dell'erogazione di un servizio efficace, efficiente e rispettoso dei principi di trasparenza ed economicità, previsti dalla normativa vigente;
    f) venga prevista una formazione specifica, mirata e programmata nell'ambito universitario per il personale docente e amministrativo che possa prevedere tirocini, stage, apprendistato e nuove forme di inserimento nelle istituzioni scolastiche.
(1-00400) «Centemero, Polverini, Palese».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).


MOZIONI MOLEA ED ALTRI N. 1-00327, LACQUANITI ED ALTRI N. 1-00388, ABRIGNANI E PALESE N. 1-00394, SCHIRÒ ED ALTRI N. 1-00395, ALLASIA ED ALTRI N. 1-00396, PRODANI ED ALTRI N. 1-00397, BENAMATI ED ALTRI N. 1-00401 E PAGANO E DORINA BIANCHI N. 1-00402 CONCERNENTI INIZIATIVE A SOSTEGNO DEL SETTORE DEL TURISMO

Mozioni

   La Camera,
   premesso che:
    l'economia turistica offre un contributo decisivo alla produzione della ricchezza italiana, allo sviluppo dell'occupazione e all'attivo della bilancia valutaria;
    il valore aggiunto prodotto dalle attività connesse al turismo è pari a circa 83 miliardi di euro, ovvero il 6 per cento del totale dell'economia;
    i consumi turistici interni ammontano a 114 miliardi di euro, buona parte dei quali (circa 30 miliardi di euro) è determinato dalle spese effettuate in Italia dai turisti stranieri;
    gli esercizi ricettivi italiani ospitano ogni anno 375 milioni di pernottamenti. Il settore offre lavoro a 1,5 milioni di persone, di cui circa 1 milione di lavoratori dipendenti;
    la domanda turistica mondiale è in costante aumento, con circa un miliardo di movimenti turistici, destinati a raddoppiare entro il 2030; i mercati emergenti come Cina, Russia e Brasile hanno mostrato un trend che continua a crescere per il turismo in uscita, cosiddetto outgoing, mentre Asia e Europa sono e continueranno ad essere le destinazioni turistiche leader per il cosiddetto turismo incoming;
    la stima di crescita del mercato turistico europeo per il 2014 è del 3,4 per cento di incremento del prodotto interno lordo globale, in virtù dei nuovi Paesi membri, nonché per il trend di crescita dei mercati asiatici e del sud del mondo, per i quali l'Europa costituisce una destinazione turistica;
    purtroppo, l'Italia cattura quote sempre minori di tali flussi, anche a causa della scarsa efficacia delle politiche di promozione; tra le ragioni del sud dell'Europa le stime di crescita per l'anno 2014 sono per Malta, Portogallo e Croazia tra il 6-8 per cento, mentre per l'Italia sono del 2,5 per cento;
    l'Italia dispone di un marchio importante e invidiato in tutto il mondo, il marchio ITALIA, sul quale devono essere fondati gli sforzi del sistema, stanziando le risorse per realizzare un grande piano strategico promozionale, da realizzarsi mediante un'azione corale, che veda tutti gli stakeholder impegnati in uno sforzo sinergico;
    un'adeguata disponibilità di risorse è condizione indispensabile affinché gli investitori, pubblici e privati, possano svolgere attivamente il proprio ruolo;
    le piccole e medie imprese, pur costituendo la parte più vitale del tessuto economico del nostro Paese, stentano a reperire sul mercato i capitali necessari per riqualificare o espandere l'attività, condizione indispensabile per poter confrontarsi con l'agguerrita concorrenza internazionale;
    la problematica, che interessa l'intera economia italiana, è particolarmente avvertita nel settore del turismo, al cui interno prevalgono imprese di dimensioni medio piccole;
    similmente, anche gli enti pubblici che si occupano di turismo risultano spesso privi dei fondi necessari per attivare politiche di sviluppo;
    se si considera il turismo un asset strategico, se si desidera che continui a concorrere alla creazione di valore e di occupazione, occorre re-investire nel settore una parte del grande contributo che l'economia turistica porta alla nostra nazione;
    turismo e patrimonio culturale ed ambientale sono strettamente correlati, soprattutto in Italia dove l'attività turistica contribuisce a promuovere e a sviluppare il patrimonio culturale, linguistico, naturalistico e delle eccellenze italiane come, ad esempio, l'enogastronomia e la moda;
    turismo e cultura, in un Paese quale l'Italia, non possono che stare assieme;
    non c’è nazione al mondo dotata di beni culturali qualitativamente e quantitativamente elevati come l'Italia;
    non c’è nazione al mondo con un sistema ricettivo diffuso e capillare e diversificato per categorie e tariffe quale quello italiano;
    è importante giungere a un programma specifico per il turismo che sia orientato, in particolare, alle micro, piccole e medie imprese e ai soggetti del turismo sociale, che incoraggi gli investimenti e l'occupazione giovanile nel settore turistico, i partenariati tra imprese, associazioni del turismo sociale e soggetti pubblici per progetti paneuropei;
    il turismo sociale promuove l'accesso del maggior numero di persone alla vacanza, senza distinzione di età, appartenenza culturale, disponibilità economica e capacità fisica;
    è fondato sui valori della socializzazione, della crescita della persona e del rispetto dell'ambiente, esso è fattore di coesione sociale e di arricchimento culturale nonché di crescita economica, determinando un significativo sviluppo della domanda interna e orientando i flussi turistici nei periodi di bassa stagione;
    il turismo sociale può essere dunque inteso nelle diverse accezioni: come diritto e come servizio sociale, accessibile fisicamente ed economicamente anche alle persone che per motivi diversi non possono esercitare il diritto inalienabile alla vacanza intesa come turismo realizzato da gruppi e associazioni la cui motivazione principale prescinde dalle caratteristiche della vacanza (ad esempio, dal luogo prescelto), ma soddisfa il bisogno di socializzare e vivere momenti di incontro, di relazione e di scambio di esperienze reciproche, come conoscenza di culture e, quindi, fonte di accrescimento della persona;
    la qualità dell'offerta turistica è poi fortemente condizionata dalla raggiungibilità della destinazione, fattore che influenza quote consistenti di mercato;
    gli ostacoli alla mobilità ed alla comunicazione si trasformano automaticamente in ostacoli allo sviluppo del turismo;
    da questo punto di vista, il sistema italiano dei collegamenti non brilla certo per efficienza;
    non meno rilevante è il digital divide, con molte località turistiche non servite dalla banda larga;
    i disagi provocati dal deficit di infrastrutture sono amplificati dalla ridotta integrazione tra le stesse e da un'insufficiente attenzione alle esigenze del turista e del turismo;
    non di rado, le decisioni inerenti l'organizzazione delle reti (collegamenti ferroviari, collegamenti con le isole, operatività degli aeroporti e altro) assumono a paradigma di riferimento unicamente l'obiettivo di ridurre la spesa, senza preoccuparsi dell'impatto che la decisione produce sull'economia turistica del territorio, che viene privata di un asset strategico;
    nonostante l'affermarsi della telematica e dell’e-government, la mole di adempimenti burocratici richiesti alle imprese italiane non accenna a diminuire;
    l'incidenza degli oneri amministrativi è un fardello che grava maggiormente sulle imprese di minori dimensioni, che rappresentano la spina dorsale dell'economia italiana;
    l'impresa è costretta ad accollarsi oneri impropri per far fronte ad obblighi non direttamente connessi alla propria attività, oppure rischia di essere trascinata in un limbo di irregolarità formale dalla quale è assai problematico affrancarsi;
    infine, una parte rilevante dell'offerta turistica è sotto-utilizzata a causa dell'accentuata stagionalità dell'attività;
    da ciò consegue una limitata capacità espansiva del settore, un'insufficiente redditività delle imprese e un dato occupazionale rilevante ma inferiore alle potenzialità;
    la crisi economica accentua la tendenza alla frammentazione stagionale dell'attività turistica, spingendo gli operatori a ridurre al minimo il periodo di attività e generando un fenomeno di ristagionalizzazione;
    la stagionalità non è un dato incontrovertibile ma il risultato di scelte imprenditoriali derivanti in molti casi da fattori economici, finanziari e amministrativi;
    sarebbe importante favorire il prolungamento dei periodi stagionali di attività attraverso iniziative in grado di accrescere i flussi turistici e di migliorare le condizioni economiche di operatività del settore,

impegna il Governo:

   ad assicurare un maggior sostegno della domanda turistica interna, promuovendo e coordinando le politiche nazionali volte a favorire l'accesso al turismo anche delle categorie sociali più deboli, a tal fine riattivando il sistema dei buoni vacanze per il loro forte impatto sociale ed economico, basti pensare che in Francia attivano una spesa turistica di oltre 3 miliardi di euro, contribuendo efficacemente alla maggiore tenuta del sistema turistico di quel Paese;
   a recuperare e valorizzare i territori e il loro patrimonio ambientale, culturale ed enogastronomico anche predisponendo pacchetti d'offerta territoriali;
   ad assumere iniziative per alleggerire la pressione fiscale sulle imprese turistiche, che ha raggiunto un livello insostenibile, assicurando che l'imposizione assuma una misura equa e ragionevole;
   a favorire l'aggregazione tra imprese per la gestione in comune dei servizi turistici;
   a realizzare collegamenti stradali e ferroviari efficienti tra gli aeroporti e le località turistiche cosiddette minori;
   a collegare i principali hub con la rete ferroviaria ad alta velocità;
   a sbloccare le tariffe aeroportuali, vincolandone la destinazione allo sviluppo degli aeroporti;
   ad assumere iniziative per assicurare la disponibilità della banda larga in tutte le località turistiche, a servizio delle imprese e della clientela;
   a semplificare gli adempimenti a carico delle imprese, che rappresentano una forma di distorsione competitiva e che frenano gli investimenti e la crescita del settore;
   ad incentivare il prolungamento della durata dei rapporti di lavoro stagionali, mediante la riduzione del prelievo contributivo e fiscale che grava sugli stessi;
   a promuovere la collaborazione con e tra gli enti territoriali interessati, al fine di dar vita a forme di coordinamento e razionalizzazione degli interventi nel settore del turismo, con particolare riferimento alla promozione dell'armonizzazione normativa e della semplificazione amministrativa.
(1-00327) «Molea, Andrea Romano, Capua, Vezzali, Causin, Catania, Antimo Cesaro, Cimmino, D'Agostino, Galgano, Librandi, Mazziotti Di Celso, Matarrese, Vargiu, Vecchio, Vitelli».


   La Camera,
   premesso che:
    l'industria del turismo rappresenta un settore chiave dell'economia europea, che genera oltre il 10 per cento del prodotto interno lordo dell'Unione Europea, impiegando 9,7 milioni di persone e coinvolgendo 1,8 milioni di imprese;
    il turismo può contribuire efficacemente a incrementare il lavoro e lo sviluppo regionale, ad incentivare uno sviluppo sostenibile, a creare un patrimonio naturale e culturale maggiore, nonché a formare un'identità europea;
    la politica dell'Unione europea mira a promuovere il turismo in modo da mantenere la posizione di prima destinazione turistica mondiale, massimizzando, al contempo, il contributo del settore alla crescita e all'occupazione;
    il Trattato di Lisbona riconosce espressamente l'importanza del turismo all'articolo 195 del Tratto stesso, mentre la strategia europea sul turismo è enunciata principalmente dalla comunicazione «L'Europa, prima destinazione turistica mondiale – un nuovo quadro politico per il turismo europeo», adottata nel giugno 2010 dalla Commissione europea;
    si tratta di un quadro di iniziative per il turismo europeo che definisce 21 azioni per l'industria del turismo su cui la Commissione europea intende operare in stretta collaborazione con gli Stati membri e con i principali operatori dell'industria turistica. Tali azioni possono essere riunite attorno a quattro assi principali che consistono nello: stimolare la competitività del settore turistico europeo; promuovere lo sviluppo di un turismo responsabile, sostenibile e di qualità; consolidare l'immagine dell'Europa come insieme di destinazioni sostenibili e di alta qualità; infine, massimizzare il potenziale delle politiche finanziarie dell'Unione europea per lo sviluppo del turismo;
    sotto il profilo europeo, gli strumenti di finanziamento per il turismo per il prossimo periodo di programmazione 2014-2020 sono rappresentati dal Programma per la competitività delle imprese e per le piccole e medie imprese - COSME (rivolto alle piccole e medie imprese e teso a: agevolare l'accesso ai finanziamenti per le piccole e medie imprese; sostenere la creazione di un ambiente favorevole alla creazione di nuove imprese e alla crescita; aumentare la sostenibilità e aiutare l'internazionalizzazione); dal Programma Horizon 2020 (per la ricerca e l'innovazione che prevede misure per sostenere il settore del turismo, attraverso progressi in ricerca e innovazione in settori quali tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT), trasporto sostenibile ed altri), dal Programma per l'ambiente e l'azione per il clima - Life (con un importo di circa 3 miliardi di euro); infine, dai fondi strutturali europei e per l'agricoltura che potranno co-finanziare interventi in materia di turismo con il Fondo europeo di sviluppo regionale (per la sostenibilità energetica, ricerca, innovazione e tecnologie dell'informazione e della comunicazione) il Fondo europeo di sviluppo (per la formazione) ed il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale per il turismo rurale nell'ambito della cooperazione territoriale europea ed i programmi interregionali;
    la competitività dell'industria europea del turismo è strettamente legata alla sua sostenibilità, come la qualità delle destinazioni turistiche è fortemente influenzata dal loro ambiente naturale e culturale e la loro integrazione nella comunità locale. Le principali sfide per il turismo sostenibile sono, quindi, rappresentate dall'obiettivo di conservare le risorse naturali e culturali; limitare gli impatti negativi tra cui l'uso di risorse naturali e la produzione di rifiuti; promuovere il benessere della comunità locale; ridurre la stagionalità della domanda e rendere il turismo accessibile a tutti; limitare l'impatto ambientale dei trasporti in materia di turismo; migliorare la qualità dei posti di lavoro del turismo. Non a caso la Carta europea per un turismo sostenibile e responsabile cerca di incoraggiare lo sviluppo di questo tipo di turismo e la cosiddetta iniziativa «Eden» è stata concepita per promuovere le destinazioni emergenti e del turismo sostenibile attraverso un concorso annuale per selezionare una «destinazione di eccellenza» sulla base dell'impegno per la sostenibilità sociale, culturale e ambientale;
    particolare attenzione è riservata sul piano europeo al turismo marittimo e costiero che occupa circa 2.360.000 persone, pari all'1,1 per cento del totale dell'Unione europea. Circa il 51 per cento dei posti letto in hotel in Europa si concentra in regioni costiere, mentre il turismo da crociera, secondo i dati del 2011, da solo, rappresenta un segmento distinto capace di generare un fatturato diretto di 14,5 miliardi di euro e assicurare quasi 150.000 posti di lavoro. La Commissione europea sta, infatti, predisponendo una comunicazione sul turismo marittimo e costiero, tesa a facilitare la crescita competitiva e sostenibile del settore marittimo europeo e del turismo costiero nell'ottica di creare nuove opportunità lavoro. Tale comunicazione dovrebbe integrarsi con la strategia marittima dell'Unione europea inclusa nella comunicazione «Crescita blu - Opportunità per la crescita sostenibile dei settori marino e marittimo» presentata nel 2012;
    per quanto concerne il turismo accessibile per i disabili e per gli anziani, si evidenzia che rendere il turismo più accessibile rappresenta non solo una responsabilità sociale, ma anche un business case convincente per rilanciare la competitività del turismo in Europa, considerato che la popolazione europea sembrerebbe invecchiare sempre di più (si stima che entro il 2050 il numero di persone con più di 65 anni sarà di 3 volte quello che era nel 2003, e rispetto agli anni Ottanta sarà di 5 volte maggiore). Le persone anziane rappresentano attualmente circa il 25 per cento della popolazione europea e parte di questo gruppo di popolazione, che comprende individui con potere d'acquisto e tempo libero, rappresenta per l'Europa un notevole potenziale economico. Non a caso, l'iniziativa europea «Calypso», lanciata nel 2009, ha chiaramente evidenziato come il turismo anziano può contribuire a combattere la stagionalità, rafforzare il concetto di cittadinanza europea e promuovere uno sviluppo regionale. Nel 2013 è stato poi avviato il programma «Senior Initiative» che sostituisce «Calypso» ed ha un focus specifico sul turismo dei senior;
    per quanto attiene al turismo culturale, inutile sottolineare come l'Europa rappresenti una destinazione chiave di turismo culturale, che si stima rappresenti circa il 40 per cento di tutto il turismo europeo. Sotto tale profilo si segnala che la Commissione europea supporta i prodotti turistici transnazionali basati su temi specifici che hanno ancora un grande potenziale di crescita, i cosiddetti «itinerari culturali europei»;
    particolare attenzione merita pure nell'ambito delle azioni volte all'implementazione delle nuove tecnologie dell'informazione, l'iniziativa tecnologie dell'informazione e della comunicazione e per il business nel turismo (cosiddetta iniziativa ICT e Turismo) tesa ad aiutare le piccole e medie imprese a interconnettersi con tutti gli operatori del mercato interessati attraverso le reti di distribuzione a prezzi accessibili, contribuendo in tal modo a partecipare alla catena del valore digitale;
    la Commissione europea ha recentemente lanciato due consultazioni pubbliche per conoscere le opinioni degli operatori europei del turismo sul futuro e sul quadro normativo ed amministrativo del settore. La consultazione «European Tourism of the Future» mira ad individuare sfide ed opportunità per il futuro dell'industria europea del turismo e a favorire la revisione, se necessaria, del piano d'azione per il settore del turismo, approvato dalla Commissione europea nel 2010. La consultazione «Regulatory and Administrative Framework on Tourism Businesses, Public Administrations, and other Tourism Stakeholders in the EU» è volta, invece, ad individuare le politiche e le pratiche amministrative, a livello nazionale e comunitario, che gravano sulle imprese turistiche europee, impedendone la crescita, ma anche ad identificare le buone pratiche che possono essere considerate degli esempi da seguire;
    i risultati di tali consultazioni, aperte fino al 15 marzo 2014, dovranno essere analizzati dalla Commissione europea al fine di fornire informazioni utili per future azioni politiche a tutti i livelli e costituiranno un input nella stesura del documento che sarà presentato dal vicepresidente della Commissione Europea, Antonio Tajani, al Forum europeo del turismo, che si svolgerà nel mese di luglio 2014 sotto presidenza italiana dell'Unione europea;
    l'urgenza di sollecitare l'attivazione di nuove politiche improntate ad una maggiore considerazione strategica del settore turistico trova la sua ragione sia nella rilevanza che il turismo assume rispetto all'economia nazionale e nella dimensione dei flussi e dei movimenti che effettivamente attrae, sia nella difficile situazione competitiva che da alcuni anni sta penalizzando il nostro Paese rispetto ad altri principali competitor internazionali;
    dal 1950 al 2005 il turismo internazionale è cresciuto nel mondo con un tasso medio annuo del 6,5 per cento, passando da una media annua del 10,6 per cento negli anni Cinquanta al 3,3 per cento del periodo 2000-2005;
    in questo processo di enorme crescita turistica, l'Italia ha mostrato, anche recentemente, di crescere meno di altri Paesi, perdendo, dunque, rilevanti posizioni nella classifica mondiale;
    l'ultimo dossier Unwto, l'Organizzazione mondiale del turismo, segnala come il nostro Paese si collochi effettivamente al quinto posto sotto il profilo del numero degli arrivi turistici, ma che in termini di fatturato è scivolato già al sesto posto dietro Macao, con un trend negativo che si riflette pure nella classifica sulla competitività turistica, dove l'Italia si pone malinconicamente nel ventiseiesimo posto nel mondo e nel diciassettesimo in Europa. Il rapporto 2013 World Travel & Tourism Council evidenzia, poi, come il turismo in senso stretto contribuisca al prodotto interno lordo italiano con appena il 4,1 per cento che corrisponde ad una quota nettamente inferiore a quella che altri Paesi occidentali ricavano dall'utilizzo delle tecnologie digitali e della banda larga e che, compreso questo dato, l'indotto contribuisce al prodotto interno lordo italiano con poco più del 10, 3 per cento. A ciò si aggiunge che, senza una sterzata realmente virtuosa, gli economisti del World Travel & Tourism Council prevedono che nei prossimi 10 anni nove Paesi su 181 monitorati cresceranno meno dell'Italia e la tabella diffusa recentemente da Eurostat sui pernottamenti nel nostro Paese altro non fa che confermare queste previsioni. Detta tabella rivela, infatti, che l'Ungheria ha registrato nel 2013 un aumento del 5 per cento, la Slovacchia del 5,5 per cento, la Bulgaria del 6,2 per cento, la Gran Bretagna (con 28 siti Unesco a fronte dei 49 italiani, che dovrebbero diventare 50 comprendendo le Langhe) del 6,5 per cento, la Lettonia del 7,3 per cento, la Grecia dell'11 per cento, mentre l'Italia ha perso il 4,6 per cento con contestuale chiusura di 1.808 imprese alberghiere (dati Asshotel 2013);
    lo stato di sofferenza dell'industria turistica del nostro Paese e la necessità di indagare le cause di tale crisi, valutandone le possibili soluzioni, aveva già indotto la X Commissione parlamentare (Attività produttive) della Camera dei deputati a deliberare, il 30 gennaio 2007, una indagine conoscitiva sullo stato di attuazione della legge 29 marzo 2001, n. 135, concernente la riforma della legislazione nazionale del turismo, il cui documento conclusivo è stato approvato nella seduta del 27 febbraio 2008. Secondo quanto riportato in tale documento, l'industria turistica del nostro Paese registra vari punti critici tra i quali si segnalano:
     a) il problema della governance del sistema, in quanto l'approvazione della legge n. 135 del 2001 è andata rapidamente ad impattare con la riforma costituzionale di cui alla legge n. 3 del 2001, in base alla quale la materia «turismo» è stata assegnata alla competenza esclusiva delle regioni. Tale discrasia ha provocato un'attuazione parziale e non convinta della legge stessa, da un lato, ed un'estrema frammentazione nell'applicazione di alcuni punti qualificanti della riforma stessa (ad esempio, l'identificazione dei sistemi turistici locali, che è stata attuata solo da alcune regioni ed in maniera estremamente difforme). D'altro canto, alcune delle funzioni che sono ricadute nella competenza esclusiva delle regioni (si pensi, ad esempio, al sistema della classificazione delle strutture alberghiere e turistiche) sarebbero state meglio standardizzate ove i criteri fossero stati univocamente e centralmente definiti. Più in generale, è stato sottolineato che, di fronte ad una grave crisi del sistema del turismo, con la perdita di porzioni notevoli del mercato, l'Italia non riesce a far fronte alla concorrenza internazionale a causa dell'assenza di una politica nazionale in materia, che qualifichi l'offerta e la domanda, con un brand riconoscibile relativo al cosiddetto «Prodotto Italia». L'offerta e la promozione frammentata messa in atto dalle regioni non sembra, infatti, raggiungere una massa critica sufficiente a indirizzare la domanda e, soprattutto, ad innescare quei processi di innovazione e di qualificazione dell'offerta che sembrano essenziali di fronte ad una richiesta di servizi da parte del turista che è radicalmente cambiata;
     b) l'incompleta attuazione della stessa legge n. 135 del 2001, poiché alcune norme in essa contenute, come quelle relative alla carta dei diritti del turista o ai buoni vacanza, non sono mai decollate o solo parzialmente attuate. Il giudizio pressoché unanime sulla legge è che essa si è presentata come una buona legge, ma è rimasta incompiuta;
     c) la carenza nella qualificazione e differenziazione del prodotto-turismo. La difficoltà ad innovare e qualificare i vari segmenti di offerta turistica appare in gran parte strutturale: le strutture ricettive si caratterizzano (un po’ come in generale la piccola industria italiana) come micro-dimensionate e spesso non di proprietà dei gestori; questi dati, come naturale, scoraggiano ed impediscono l'investimento su di esse, necessario per la loro riqualificazione, anche in relazione all'offerta di alcuni tipi di servizio (quale quello diretto all'accoglienza delle persone diversamente abili, ovvero del turismo cosiddetto sociale). In Italia manca, inoltre, quasi completamente la presenza delle grandi catene alberghiere, anche per una comprovata incapacità di attrarre investimenti dall'estero. Da un punto di vista strutturale, assai carenti si presentano inoltre i vettori di trasporto (sia il vettore aereo che i trasporti di terra): questo scoraggia il cosiddetto turismo itinerante, ovvero che non si ferma in un'unica località, e rende pressoché irraggiungibili alcune parti del territorio nazionale (ovvero raggiungibili solo con ingente spesa di tempo e denaro). Anche altre fette di domanda, infine, non trovano risposte nella richiesta di nuovi servizi: si pensi, ad esempio, al turismo ciclabile, che caratterizza il turismo in Olanda e che sarebbe particolarmente appetibile in Italia. La convinzione che emerge è che, di fronte ad una domanda di turismo che è cambiata e che continua a cambiare, l'Italia non sia in grado di raccogliere le forze per rispondere come sistema-Paese: il dato dell'aumento percentuale, e in controtendenza, del turismo culturale conferma tale analisi, poiché in tale caso è il prodotto che si qualifica da solo. L'Italia sta perdendo buona parte del turismo cosiddetto popolare, ma non migliora nemmeno su quello che si potrebbe caratterizzare quale turismo di qualità, poiché non offre la migliore qualità né per l'alloggio, né per la ristorazione, né per la mobilità sul territorio (risente di questa situazione anche il turismo termale, un tempo punto di forza del settore), mentre continua a rimanere non concorrenziale il rapporto qualità-prezzi;
     d) la carenze nella rilevazione dei dati. Un elemento che è stato particolarmente sottolineato è la difficoltà a reperire dati attendibili relativi alle presenze turistiche e alla loro durata, ovvero dei dati relativi al fenomeno del turismo che possano permettere di leggere meglio la domanda e di calibrare l'offerta. La rilevazione dei dati, che fino ad ora è stata affidata all'Istat, viene attualmente svolta da un istituto di nuova costituzione, ovvero, l'Osservatorio nazionale sul turismo;
     e) le carenze nella formazione del personale e nella politica dell'accoglienza. Da più parti è stato rilevato che nell'offerta turistica italiana si sconta anche una grave carenza relativa alla politica dell'accoglienza; senza dubbio fra le cause di tale deficit rientra la non adeguata formazione del personale di tutti i livelli addetti al turismo, sia a causa dell'accentuata stagionalità dello stesso, sia, per quanto riguarda il livello manageriale, a causa dell'assenza di un atteggiamento culturale che riconosca la complessità del fenomeno turistico e la delicatezza insita nell'opera di qualificazione dell'offerta. A differenza, quindi, dei Paesi competitor dell'Italia, non esistono percorsi di alta formazione per i manager del turismo e il personale di diverso livello è spesso precario e stagionale;
     f) le difficoltà nella politica di promozione turistica. Tutte le strutture concepite nella legge n. 135 del 2001, quali potenziali fulcri della promozione turistica, hanno solo parzialmente funzionato: dai sistemi turistici locali, per quanto concerne la promozione da effettuare sul territorio; alla Conferenza nazionale del turismo, che non sembra avere compiutamente ottemperato alla sua competenza in relazione alla definizione delle linee guida delle politiche del turismo, né al compito di favorire il confronto tra le istituzioni e le rappresentanze del settore; né infine, è stato di qualche utilità il portale telematico ideato per assemblare e coordinare il cosiddetto «Prodotto Italia» in una vetrina tecnologicamente avanzata;
    alla luce di quanto precede, appare evidente come alcune delle cause principali che caratterizzano la crisi dell'industria turistica italiana siano oggetto di approfondimento e di dibattito parlamentare ormai da diversi anni, eppure l'attenzione dedicata al turismo sino a oggi ha, di fatto, mobilitato meno dell'uno per cento degli interessi della politica, non esistendo concretamente una strategia nazionale di riferimento, perché il turismo viene sempre invocato ma quasi mai utilizzato nelle decisioni sulle quali puntare per lo sviluppo del nostro Paese nell'ambito del contesto europeo e internazionale;
    appare necessario ripensare la materia del turismo in modo organico e in linea le indicazioni europee formulate sulla questione, puntando, in particolare, all'attivazione di una serie di iniziative volte a promuovere la sinergia tra turismo e patrimonio artistico e culturale, considerato che il sistema produttivo culturale, stando all'indagine condotta da Symbola e Unioncamere, nel 2012, ha reso alle casse nazionali oltre 75 miliardi di euro, rappresentando a sua volta il 5,4 per cento della ricchezza prodotta;
    si evidenzia, inoltre, che i Paesi ad economia emergente potrebbero oggi rappresentare una grande un'opportunità economia da cogliere, considerato che la Russia e la Cina nel 2017 potrebbero spendere insieme sino a 20 miliardi di euro per il turismo. Tali dati - raccolti dalla già citata Organizzazione mondiale del turismo - sono stati recentissimamente ribaditi in occasione della presentazione di una ricerca realizzata per Formez PA dal centro di ricerca internazionale EuroMonitor, in collaborazione con Federculture, dalla quale emergono le potenzialità italiane nell'attrarre turisti provenienti dai Paesi cosiddetti Bric (Brasile, Russia, India e Cina) rispetto ai diretti competitor dell'Italia, Spagna e Francia,

impegna il Governo:

   a presentare, prima della data di inizio del semestre europeo, una strategia nazionale di rilancio del turismo che punti a rilanciare il turismo nel solco delle indicazioni formulate a livello europeo e alla luce delle criticità evidenziate dal presente atto di indirizzo per quanto attiene alla difficoltà nella governance del settore, alla promozione all'estero frammentata, al nanismo delle imprese, ai limiti nella capacità di costruire prodotti turistici competitivi, alle infrastrutture insufficienti, alla formazione del personale inadeguata e alla difficoltà ad attrarre investimenti internazionali, al fine di ricollocare il turismo al centro dell'agenda politica del Governo in una logica di efficace collaborazione tra Stato e autonomie regionali;
   a promuovere e favorire l'avvio di un percorso che, attraverso la revisione del titolo V della parte II della Carta costituzionale, restituisca allo Stato il ruolo di propulsore del turismo, materia rispetto alla quale l'esercizio dell'attività legislativa è attualmente demandata in via esclusiva alle regioni;
   ad unificare la gestione delle banche dati sul turismo sotto un singolo osservatorio alle dipendenze del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, oppure dell'Agenzia nazionale del turismo, con la responsabilità di garantire completezza, affidabilità e chiavi di lettura a livello nazionale e regionale sui dati relativi al turismo;
   a rilanciare l'Agenzia nazionale del turismo, portandola al livello delle migliori agenzie internazionali, dotandola di risorse e competenze specifiche per diventare effettivo motore di sviluppo del settore nello svolgimento della missione istituzionale di promozione turistica internazionale dell'Italia e delle sue realtà regionali;
   ad implementare una strategia digitale del Paese per il turismo nell'ambito del progetto complessivo di attuazione dell'Agenda digitale italiana, sviluppando la promozione dell'Italia su canali e piattaforme digitali e aumentando, altresì, la visibilità dei prodotti turistici italiani sul web;
   a sfruttare la vetrina dell'Expo 2015 per promuovere anche il resto dell'offerta turistica del Paese, rafforzando la campagna sui media italiani per sensibilizzare il Paese circa l'importanza dell'offerta turistica nazionale oltre che internazionale;
   ad adottare opportune iniziative normative tese ad incentivare fiscalmente la produzione di film internazionali ambientati in luoghi italiani sui quali si deve puntare come soluzioni di offerta del sistema che fungano da pubblicità e richiamo;
   ad aprire un tavolo di lavoro sul turismo marittimo tra l'Agenzia nazionale del turismo, regioni, enti locali e associazioni di categoria, focalizzando gli sforzi per trovare una soluzione che risponda alla normativa «Bolkestein»;
   a promuovere una revisione organica e complessiva della disciplina relativa all'esercizio della professione di guida turistica che riguardi anche i requisiti di accesso e le relative modalità di verifica, in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale, al fine di assicurare la valorizzazione e la tutela del patrimonio storico e artistico nazionale, nonché la tutela del turista e del fruitore dei beni culturali, anche riconoscendo, sulla base della direttiva relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali (direttiva 2005/36/CE), la specifica e peculiare professionalità delle guide turistiche;
   a promuovere un programma di eccellenza della formazione turistica nazionale (ad esempio, istituti tecnici superiori e scuole professionali) per rilanciare l'offerta di qualità del turismo italiano nei confronti dei turisti internazionali;
   a promuovere l'adozione di un piano strategico teso a migliorare l'offerta italiana di trasporti e infrastrutture e a potenziare, in particolare, le strutture aeroportuali a forte potenziale turistico, sviluppando voli diretti da e per Paesi in forte crescita, aumentando il numero e la frequenza delle tratte nelle connessioni con i Paesi cosiddetti Bric (Brasile, Russia, India e Cina);
   a sostenere il turismo culturale, trasformandolo in una delle leve di sviluppo del nostro Paese, avviando un piano straordinario e immediato di manutenzione dei siti Unesco, come recentemente ribadito dal programma delineato da Formez e Federcolture, al fine di rilanciare il turismo italiano, con particolare riguardo alle aree del Mezzogiorno;
   a favorire, mediante l'adozione di apposite iniziative di competenza, la pratica del naturismo che potrebbe rendere maggiormente competitiva l'offerta turistica italiana, superata oggi non solo dall'Europa settentrionale, ma anche da tutti i Paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo, disciplinando l'individuazione di apposite aree da destinare a campi naturisti per un utilizzo di tipo turistico-ricettivo.
(1-00388) «Lacquaniti, Migliore, Di Salvo, Giancarlo Giordano, Costantino, Melilla, Zan, Pellegrino, Lavagno, Nicchi, Ricciatti».


   La Camera,
   premesso che:
    le bellezze naturali e paesaggistiche, il ricco patrimonio di storia, le opere d'arte e i monumenti hanno permesso all'Italia di collocarsi tra le principali mete turistiche del mondo e l'Unesco ha inserito il nostro Paese nel patrimonio mondiale dell'umanità;
    il turismo rappresenta un settore fondamentale per l'economia del Paese per due ragioni: anzitutto ha un forte peso sia in termini di PIL (circa il 9 per cento) sia di occupazione (circa il 10 per cento); è inoltre un settore, forse l'unico, dove l'Italia ha un vantaggio competitivo forte e durevole nel tempo;
    in altri Paesi (come per esempio Francia e Spagna) il contributo del turismo all'economia è maggiore sia in termini relativi sia in termini assoluti e, negli ultimi anni, il settore turistico italiano ha perso quota di mercato a livello mondiale: dalla prima posizione occupata a livello europeo all'inizio degli anni Ottanta e ancora verso la metà degli anni Novanta, oggi è soltanto terzo (dietro a Spagna e Francia), per non parlare poi delle ultime decisioni prese ad Atene relative alla promozione del turismo marino e marittimo;
    l'Italia ha ancora un ruolo rilevante nel turismo internazionale, ma stenta a tenere il passo della crescita del settore e tende a perdere quota di mercato nei confronti dei suoi tradizionali concorrenti europei, evidenziando una notevole perdita di competitività;
    il turismo per il nostro Paese ha oltretutto un peso significativo nell'economia nazionale, generando maggiori opportunità di lavoro rispetto ad altri settori industriali considerati prioritari e il suo contributo al prodotto interno lordo dell'Italia ammonta a oltre 130 miliardi di euro (circa il 9 per cento della produzione nazionale) impegnando in questo settore circa 2,2 milioni (un lavoratore su dieci);
    è un settore che esprime un notevole potenziale per ciò che riguarda la comunicazione e l'integrazione interculturale, due elementi rilevanti in un mondo divenuto multi-polare e offre inoltre grandi opportunità per la valorizzazione del nostro straordinario patrimonio storico e artistico, sia rispetto alla comunicazione delle identità dei territori, ma soprattutto in termini di attrazione di nuove risorse per la loro conservazione e rivalutazione;
    sono chiare a tutti le criticità dell'industria turistica italiana dovute a problemi di governance del settore, promozione all'estero estremamente frammentata e graduale marginalizzazione dell'Enit, nanismo delle imprese, limiti nella capacità di costruire prodotti turistici competitivi, infrastrutture insufficienti, formazione del personale inadeguata al mercato globale, difficoltà ad attrarre investimenti internazionali;
    condizione indispensabile per un rilancio del settore è un radicale cambiamento nell'approccio ai problemi del turismo, che nessun Governo ha mai messo al centro della propria agenda, non considerandolo un investimento su cui puntare per lo sviluppo del Paese;
    è necessario dunque avviare un cambiamento anzitutto culturale, iniziando a considerare il turismo come una grande opportunità per il Paese e coordinando gli sforzi necessari a valorizzarne il potenziale inespresso;
    l'impareggiabile ricchezza di «risorse turistiche» del Paese non deve condurre all'ingenua convinzione che i turisti internazionali continueranno ad arrivare spontaneamente dal momento che i viaggiatori internazionali cercano oggi un'offerta organizzata e, anche se l'Italia rappresenta per più di una ragione la meta più desiderabile, spesso la scelta finale premia altre destinazioni perché complessivamente più convenienti o più «facili»;
    per competere con successo nel mercato turistico internazionale, è necessario allora comprendere a fondo anzitutto la domanda ed essere in grado poi di offrire prodotti moderni, consapevoli del fatto che l'esperienza di consumo turistico ha inizio ben prima dell'atto della prenotazione e termina ben dopo il rientro a casa;
    le differenti aree tematiche del turismo italiano sono considerate «mature» ed attrattive nei confronti dei diretti competitor internazionali e occorre quindi fare leva sulla riqualificazione generale dell'offerta turistico-ricettiva alberghiera, che spesso, stante anche la sua ridotta dimensione imprenditoriale, sconta la necessità di subire costi elevati di mantenimento di standard qualitativi. Durante l'esame della Legge di stabilità 2014, il gruppo parlamentare di Forza Italia ha presentato degli emendamenti diretti a far fronte all'arretratezza tecnologica del comparto turistico che è uno dei principali elementi di svantaggio competitivo rispetto ai maggiori sistemi turistici concorrenti;
    è dunque necessario apportare un miglioramento degli aspetti legati alla sostenibilità ambientale, anche diretti a favorire i sistemi di etichettatura ecologica su base volontaria, in linea con le politiche in materia dell'Unione europea, per poter conseguire livelli di qualità più vicini alle esigenze di una clientela turistica sempre più attenta alle istanze derivanti dalle problematiche ambientali e che richiede una serie di comportamenti virtuosi e qualitativi da parte di esercenti e albergatori;
    per il periodo 2010-2020 la crescita attesa del turismo internazionale nel mercato di riferimento dell'Italia a è pari al 2,9 per cento annuo in termini di numero di viaggiatori e pari al 4,8 per cento annuo in termini di spesa; è rilevante quindi osservare come circa la metà di questa crescita in termini di spesa dovrebbe riguardare i viaggiatori a medio-lungo raggio e quindi dalle geografie emergenti (in particolare dai Paesi BRIC e del Golfo) che nello scorso decennio hanno espresso solamente il 30 percento della crescita;
    sono state individuate alcune criticità principali per la definizione di una politica di sviluppo del turismo in Italia che si riferiscono agli asset del Paese dal punto di vista turistico, distinti tra «asset permanenti» e «asset temporanei», dove per «permanenti» si intendono le aree italiane con prestigio e notorietà riconosciute (asset religiosi, naturalistici, enogastronomici e artistico-culturali) e dove per «temporanei», invece, si intendono il posizionamento attuale del Paese (per esempio, lifestyle e moda), il contesto politico-sociale e i grandi eventi o manifestazioni che in esso hanno luogo;
    nella XVI legislatura, sono state emanate alcune disposizioni per aumentare la competitività del turismo al fine di riqualificare e rilanciare l'offerta turistica a livello nazionale e internazionale. In particolare, il piano strategico di sviluppo del turismo in Italia, adottato ai sensi dell'articolo 34-quinquies del decreto-legge n. 179 del 2012, ha messo in risalto come l'Italia ha ancora un ruolo rilevante nel turismo nazionale ed internazionale, ma stenta a tenere il passo della crescita e tende a perdere quote, di mercato nei confronti dei suoi tradizionali concorrenti europei;
    è importante che il Governo decida di mettere al centro della propria agenda una serie di scelte strategiche per lo sviluppo del turismo, riconoscendogli un ruolo di primo piano per la crescita del Paese,

impegna il Governo:

   a) a definire un più efficiente programma strategico di sviluppo che tenga conto del patrimonio culturale, architettonico e paesaggistico del Paese e che sia volto a far crescere qualitativamente l'offerta turistica e a rendere l'Italia più competitiva sul mercato internazionale, anche attraverso la promozione di azioni dirette a favorire la riqualificazione dei territori nonché del capitale umano;
   b) ad adottare azioni dirette a migliorare la formazione tecnico-professionale, date le caratteristiche labour intensive del settore e a ripensare la formazione universitaria, dove si è assistito negli ultimi dieci anni ad un progressivo scollamento tra offerta formativa ed esigenze espresse dalle imprese, così da favorire un ingresso massiccio di giovani nel settore turistico per contribuire a una sua più rapida innovazione;
   c) a valorizzare il patrimonio materiale storico-artistico ed enogastronomico e quello immateriale tradizionale, anche attraverso lo sviluppo ed il riconoscimento di attività e manifestazioni che incentivano il turismo identitario e culturale;
   d) a convocare al più presto un tavolo tecnico diretto a delineare strategie per lo sviluppo del turismo in Italia sull'onda dell'ultima riunione dei presidenti delle Commissioni Produzione, Commercio e Affari marittimi di Camera e Senato riguardante il turismo e la crescita sostenibile dei settori marino e marittimo;
   e) a prevedere uno sviluppo del turismo che metta al centro il paesaggio, quale asset fondamentale per il Paese, contenendo i fenomeni come il consumo del suolo e l'abbandono progressivo dei territori rurali e montani, che minano la sostenibilità futura del turismo in Italia;
   f) ad adoperarsi affinché il Mezzogiorno possa esprimere – avendone i requisiti in termini di risorse – la propria naturale vocazione turistica in maniera moderna ed efficiente, trasformandosi in un'industria di traino per tutto il Paese e favorendo l'attrazione di numerosi investimenti;
   g) a prevedere, nell'ambito della propria attività di iniziativa legislativa, in particolare per quanto riguarda la riforma del titolo V della Costituzione, che la promozione del turismo italiano torni ad essere materia di competenza esclusiva dello Stato.
(1-00394) «Abrignani, Palese».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).


   La Camera,
   premesso che:
    grazie ai suoi 3.609 musei ai quasi 5.000 siti culturali tra monumenti, musei e aree archeologiche, ai 46.025 beni architettonici vincolati, alle 12.609 biblioteche, ai centinaia di festival ed iniziative culturali e ai 49 siti Unesco (5 per cento del totale e 11 per cento di quelli europei) il nostro Paese rappresenta un unicum nel panorama culturale e turistico mondiale;
    il settore del turismo rappresenta circa il 10 per cento del nostro PIL e occupa, secondo quanto emerge dal Quarto osservatorio sul mercato del lavoro del turismo in Italia, quasi un milione di posti di lavoro, pari al 5 per cento dell'occupazione italiana. In particolare, il turismo è settore trainante dell'occupazione giovanile: i giovani rappresentano, infatti, il 63 per cento degli occupati;
    nel 2013 si è registrato un incremento del 5 per cento del turismo mondiale rispetto all'anno precedente ma l'Italia è scivolata al quinto posto tra i paesi più visitati, dietro a Francia, Stati Uniti, Spagna e Cina;
    nonostante siamo il primo Paese al mondo per qualità del turismo culturale, occupiamo il quindicesimo posto nella classifica che misura il valore di un marchio-Paese nel mondo, perdendo cinque posizioni rispetto all'anno precedente. Le continue emergenze strutturali che caratterizzano l'Italia, unite alla incapacità di trasmettere efficacemente le vocazioni dei cosiddetti terroir, danneggiano fortemente la percezione dell'Italia all'estero. Se da un lato, infatti, i territori hanno mantenuto una forte specificità e identità locali marcate, manca una loro promozione integrata che comprenda una adeguata riqualificazione della loro offerta turistica;
    la riforma del Titolo V della Costituzione ampliando i poteri delle regioni in materia di turismo, non ha sciolto tuttavia i nodi esistenti. Permane un evidente mancanza di coordinamento nazionale con un marchio unico da promuovere, con la conseguenza che ogni regione agisce indipendentemente senza un indirizzo ed una strategia comuni. Nel triennio 2009-2011 regioni hanno speso in promozione turistica circa un miliardo di euro con scarsi ritorni economici;
    si stima che recuperando parte della competitività persa, il turismo potrebbe nel 2016 raggiungere almeno l'11,9 per cento del PIL creando ulteriori 900 mila posti di lavoro, puntando soprattutto sulla capacità di spesa dei Paesi BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) che è destinata a triplicare entro il 2030 (già oggi hanno a disposizione l'80 per cento in più di reddito di quanto ne avessero nel 2005);
    partendo dall'analisi di alcuni dati questa tendenza risulta amplificata nel Mezzogiorno, dove i siti culturali statali nel 2012 hanno attratto 7,4 milioni di visitatori e incassato 28 milioni di euro di introiti lordi di cui però il 43 per cento dei visitatori e il 75 per cento degli incassi sono rappresentati solo da Pompei, Ercolano e dalla Reggia di Caserta. Sempre a titolo esemplificativo in Sicilia su 115 siti culturali solo 11 hanno un proprio sito web e appena 5 di questi sono anche in inglese. In pochi posti in Italia come in Sicilia, esiste un patrimonio archeologico così perfettamente inserito nel panorama agricolo e non dimentichiamo che, sempre in Sicilia, l'agricoltura incide sostanzialmente sul PIL regionale. Se valutiamo che un posto di lavoro in agricoltura costa, in media, sei volte meno che un altro tipo di lavoro diventa così evidente come incoraggiare, promuovere, sostenere e diffondere il circuito virtuoso del terroir, del turismo culturale sarebbe una sfida vincente;
    occorre partire da un dato di fatto, e che cioè oltre la metà del turismo mondiale è rappresentato dal turismo culturale, nel quale, nonostante tutto, possiamo ancora vantare una posizione preminente;
    l'Italia è ultima in Europa anche rispetto all'accesso e nell'uso delle risorse digitali. Basti pensare che mentre il sito della reggia di Versailles è in cinque lingue, quello degli Uffizi oltre che in italiano offre solo l'alternativa in inglese. Tra i musei italiani solo il 3 per cento ha applicazioni per smartphone e tablet, solo il 6 per cento ha video-guide o dispositivi digitali per la visita e solo il 13 per cento ha il catalogo accessibile on line;
    i tentativi finora messi in campo per dotare il Paese di un portale nazionale del turismo e di una rete che venda il prodotto Italia sono naufragati con un inutile dispendio di risorse preziose;
    si registrano forti ritardi anche nella digitalizzazione dei sistemi di ospitalità mediamente solo il 12,5 per cento dei pernottamenti sono venduti sul web, il 30 per cento delle attività ricettive non ha una piattaforma per le prenotazioni e solo il 46,7 per cento vende on-line;
    vi è anche l'Expo 2015 che rappresenta un'occasione imperdibile per tutta l'Italia. Attraverso questo evento mondiale sarà possibile presentare una vetrina globale unica del nostro patrimonio di varietà agroalimentari. Attraverso l'Expo 2015 si potrà offrire un sistema di itinerari turistici articolati intorno alla rete dell'ospitalità italiana;
    per un rilancio del turismo bisogna puntare, oltre sull'ineguagliabile patrimonio culturale, anche sulla forte identità e specificità dei nostri territori: l'Italia conta, infatti, 1.923 comuni aderenti all'associazione Res Tipica, per la promozione e la valorizzazione del patrimonio enogastronomico, ambientale, culturale e turistico, 542 comuni «Città del vino», 154 prodotti DOP, 92 prodotti IGP;
    il turismo è uno strumento importante per integrare le regioni meno sviluppate e garantire loro una partecipazione equa alla crescita. Per tali motivi i fondi europei strutturali e di coesione possono fornire un sostegno fondamentale per migliorare la competitività e la qualità del turismo a livello regionale e locale. Le infrastrutture turistiche contribuiscono allo sviluppo locale e a creare o mantenere posti di lavoro anche nelle aree in declino industriale o rurale o in quelle in corso di riqualificazione urbana;
    tra il 2007 e il 2013, gli aiuti destinati dall'Unione europea all'industria del turismo nell'ambito della politica di coesione sono stati pari a oltre 6 miliardi di euro, pari all'1,8 per cento del bilancio complessivo; di questi, 3,8 miliardi sono stati destinati al miglioramento dei servizi turistici, 1,4 miliardi alla protezione e lo sviluppo del patrimonio naturale e 1,1 miliardi alla valorizzazione dei beni naturali. E stato altresì previsto un sostegno alle infrastrutture e ai servizi associati al turismo attraverso altre linee di bilancio, tra cui innovazione, promozione delle piccole e medie imprese, applicazioni delle tecnologie dell'informazione e capitale umano;
    l'aumento della domanda del mercato turistico, presuppone l'esistenza di infrastrutture adeguate, oltre a quelle primarie, in quanto l'attrattività di un territorio e la scelta della vacanza dipende principalmente dal suo grado di accessibilità. Un'offerta dei mezzi di trasporto efficiente è direttamente proporzionale alla competitività turistica del paese, soprattutto alla luce della concorrenza sempre più agguerrita degli altri Paesi europei e non;
    è necessario che il turista possa disporre di una soluzione integrata di servizi multicanale, che gli consenta di poter essere seguito ed assistito in tutte le fasi di acquisto e consumo del viaggio turistico-culturale in Italia;
    la ristrettezza di risorse economiche e la spending review impongono una revisione della normativa in materia di erogazioni liberali, sponsorizzazioni e fund raising, tali da agevolare, soprattutto dal punto di vista fiscale, i soggetti che vogliono liberamente contribuire al mantenimento a alla valorizzazione del nostro patrimonio culturale;
    oltre ad essere una leva fondamentale per favorire lo sviluppo e l'occupazione, il turismo rappresenta uno strumento potente per migliorare la qualità della vita delle persone, soprattutto per quelle categorie economicamente svantaggiate. Secondo le ultime stime i viaggiatori con età superiore ai 65 anni sono più di 2 milioni l'anno e sono in continua crescita; le persone con disabilità sono circa 1 milione e 600 e di questi il 60 per cento effettua almeno un viaggio l'anno;
   in questo contesto, fornire servizi studiati ad hoc per gli anziani, rendere le strutture accessibili ai disabili, investire nel turismo giovanile attraverso l'ampliamento e il miglioramento di ostelli, può rappresentare un'opportunità per allargare a ulteriori segmenti l'attività dell'operatore e rendere la propria offerta più competitiva sul mercato. Il turismo sociale, inteso quindi come «servizio sociale», può inoltre rappresentare, per chi opera nell'offerta turistica, una valida opportunità di sviluppo e di ritorno economico, concentrandosi in periodi di bassa stagione e destinato a località svantaggiate o in aree depresse,

impegna il Governo

   al fine di valorizzare l'ineguagliabile patrimonio culturale, paesaggistico e agricolo italiano contestualmente al recupero e al potenziamento della competitività del settore quale volano per lo sviluppo generale del Paese, a valutare l'opportunità di:
    a) rivedere, nell'ambito della più generale riforma del Titolo V della Costituzione, la ripartizione delle competenze in materia di turismo tra Stato e regioni e a predisporre in tempi rapidi, nelle more di tale riforma, una revisione della governance attraverso la creazione di una cabina di regia unica per il turismo tra Governo, Ministeri e regioni;
    b) predisporre un programma di digitalizzazione d'informatizzazione per migliorare l'offerta turistica annullando il digital divide attualmente presente rispetto agli altri paesi a vocazione turistica;
    c) agevolare la diffusione di start-up giovanili nel settore culturale e turistico;
    d) valorizzare le identità e le specificità dei territori e il loro patrimonio enogastronomico anche attraverso una pianificazione agricola di qualità, competitiva e rispettosa dell'ambiente;
    e) concepire misure per il coinvolgimento dei privati nella valorizzazione di beni e siti turistici, compresi quelli minori per favorire lo sviluppo locale, anche attraverso soluzioni che agevolino le erogazioni liberali e le sponsorizzazioni;
    f) considerare il prossimo semestre europeo e la celebrazione di Expo 2015 quali occasioni imperdibili per recuperare credibilità e tornare al centro dei processi di sviluppo internazionali, riaffermando l'Italia quale produttore di cultura;
    g) reperire le risorse finanziarie necessarie a realizzare una seria programmazione strutturale di interventi di manutenzione per tutti i principali siti archeologici a partire dai siti Unesco;
    h) sviluppare in tempi rapidi un brand Italia da promuovere a partire dai prossimi grandi eventi nazionali e regionali;
    i) predisporre standard di classificazione dell'Unione europea e un marchio di qualità nazionale in modo da consentire il recupero di attrattività ed efficienza al sistema dell'ospitalità italiana, soprattutto per migliorarne l'accessibilità attraverso una mappatura delle strutture accessibili e il potenziamento dell'accoglienza all'infanzia;
    l) sostenere la domanda di turismo sociale favorendo, soprattutto l'accesso al sistema turismo per le categorie sociali più deboli, recuperando lo strumento dei buoni vacanze, rivelatosi molto importante per il forte impatto sociale ed economico, ma sospeso nel 2012 per fine convenzione e in attesa delle disposizioni ministeriali sulle modalità della sua riattivazione;
    m) studiare, all'interno dei piani per la sicurezza nazionali, un protocollo di garanzia turistica: vigilanza riconoscibile e amichevole, squadre anti scippo, controlli anti frode e con adeguate conoscenze e percorsi rapidi su come intervenire con turisti stranieri, consolati, ambasciate e altro;
    n) monitorare e ottimizzare le comunicazioni integrate aereo, treno, pullman, aliscafo promuovendo, per quanto di competenza la possibilità di effettuare gli acquisti dei biglietti on line.
(1-00395) «Schirò, Caruso, De Mita, Binetti, Santerini, Sberna, Gigli, Fauttilli, Fitzgerald Nissoli, Piepoli, Cera».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).


   La Camera,
   premesso che:
    il settore turistico è strategico per l'economia del Paese, Il contributo del turismo al prodotto interno lordo dell'Italia ammonta ad oltre 161 miliardi di euro nel 2012. Sempre nello stesso anno il settore ha contribuito a garantire circa 2 milioni 700 mila occupati;
    il settore è oggi in crisi e, nonostante una leggera ripresa nel 2013 con un +0,9 per cento di turismo interno e un +3 per cento di quello straniero, i profitti delle imprese e l'occupazione rimangono in forte calo. Da un'indagine realizzata da Federalberghi, il giro di affari nel 2013 si attesterà sui 14,9 miliardi di euro rispetto ai 15,3 miliardi di euro del 2012, con un -3 per cento e con l'occupazione in calo del 5 per cento;
    nella XVI legislatura sono state emanate alcune disposizioni per aumentare la competitività del turismo al fine di riqualificare e rilanciare l'offerta turistica a livello nazionale e internazionale. In particolare, il piano strategico di sviluppo del turismo in Italia, adottato ai sensi dell'articolo 34-quinquies, del decreto- legge n. 179 del 2012, ha messo in risalto come l'Italia ha ancora un ruolo rilevante nel turismo nazionale ed internazionale, ma stenta a tenere il passo della crescita e tende a perdere quote di mercato nei confronti dei suoi tradizionali concorrenti europei, in primo luogo Francia e Spagna;
    come emerso da un'audizione svolta in Parlamento dal Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo del Governo Letta, Massimo Bray, l'Italia pur rimanendo in cima ai desideri di viaggio dei turisti, perde continuamente quote di mercato a favore di un generalizzato aumento del turismo al livello mondiale; il marchio Italia rimane quindi ai primi posti, eppure il nostro sistema fatica ad intercettare la domanda per questioni che sono anche riconducibili a ritardi nello sviluppo infrastrutturale del Paese;
    l'Italia, a differenza di altri Paesi, ha un patrimonio artistico, culturale e paesaggistico e gastronomico che rappresenta una leva importante per lo sviluppo del turismo, il quale a sua volta è uno strumento efficace per la conoscenza e la valorizzazione delle bellezze di cui dispone il Paese;
    da un'indagine condotta da Symbola e Unioncamere, il sistema produttivo culturale nel 2012 ha reso alle casse dello Stato 75 miliardi di euro, rappresentando il 5,4 per cento della ricchezza prodotta. La sinergia tra cultura e turismo, se efficacemente sfruttata, può offrire quindi un'opportunità di crescita all'economia del Paese;
    il settore turistico ha davanti a sé una grande opportunità di sviluppo che è rappresentata dalla realizzazione di Expo 2015, un evento strategico che attrarrà, nei sei mesi di esposizione, oltre 20 milioni di visitatori di cui 30 per cento stranieri, con la partecipazione di 145 Paesi per un investimento previsto per l'area espositiva di 1,7 miliardi di euro;
    molti Paesi che hanno aderito ad Expo 2015 da tempo stanno promuovendo, a livello nazionale ed internazionale, pacchetti turistici per attrarre sui loro territori i flussi di visitatori che arriveranno per l'evento, aumentando così il livello della competizione nel settore;
    l'ex Presidente del Consiglio dei ministri, Enrico Letta, ha più volte sottolineato l'importanza dell'evento come possibilità di ripresa dell'economia italiana e ne ha ribadito l'assoluta priorità per il Paese. In tal senso, è stato approvato il decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, che tra le varie misure prevede anche il finanziamento di progetti territoriali per la valorizzazione e l'accoglienza turistica legata all'evento Expo 2015;
    è indispensabile attivare tutte le occorrenti misure per potenziare e sfruttare al meglio tutte le opportunità che offrirà al tessuto sociale e imprenditoriale l'incremento del turismo legato ad Expo 2015, sostenendo le eccellenze del nostro Paese per far sì che la Lombardia e le regioni limitrofe possano esprimere al meglio il proprio potenziale e diventare uno stimolo per attrarre i visitatori che arriveranno a Milano per l'evento;
    la crisi in atto nel Paese ha avuto ripercussioni importanti anche sul turismo italiano; i viaggi effettuati dagli italiani nel 2013 sono stati 63 milioni e 154 mila, il 19,8 per cento in meno rispetto all'anno precedente; un trend negativo, rilevato già a partire dal 2009, che ha fatto registrare in totale una perdita di circa 60 milioni di viaggi;
    in tale scenario appare importante sostenere la domanda turistica degli italiani con iniziative che li incoraggino a trascorrere le proprie vacanze in Italia, dando così un segnale di fiducia all'intero comparto, caratterizzato prevalentemente dalla presenta di piccole e medie imprese;
    la Svizzera, ad esempio, discute da tempo la possibilità di adottare misure di detrazione dai redditi del costo delle vacanze trascorse dai turisti svizzeri in patria, con lo scopo di rilanciare la domanda interna, specie nelle località meno turistiche, a beneficio dell'intero comparto industriale;
    l'industria turistica italiana, con particolare riferimento al comparto alberghiero, attraversa oggi una fase molto delicata. La riduzione del fatturato, la scarsa liquidità finanziaria, riconducibile alla mancanza di possibilità di accesso al credito, e l'aumento della pressione fiscale costituiscono, infatti, gli ostacoli più gravi all'esercizio d'impresa, ed anzi in molti casi sono tra le principali cause dell'abbandono dell'attività da parte degli albergatori;
    in questo scenario bisogna anche considerare che il patrimonio alberghiero in molti casi appare obsoleto e non più rispondente alle esigenze dei consumatori, richiedendo la realizzazione di ingenti investimenti. Sarebbe opportuno quindi un intervento che punti in primo luogo a favorire gli investimenti per l'ammodernamento delle strutture alberghiere, necessari per restituire un nuovo impulso allo sviluppo dell'offerta turistica, che sia rinnovata e di maggiore qualità;
    con il decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23, recante disposizioni in materia di federalismo fiscale municipale è stata reintrodotta nella legislazione italiana un'imposta di soggiorno a carico di chi alloggia nelle strutture ricettive italiane con l'obiettivo di finanziare interventi in materia di turismo, manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali e ambientali locali e dei relativi servizi pubblici locali;
    non sempre la tassa di soggiorno viene applicata in modo trasparente sul territorio, con il rischio che i proventi derivanti da tale tassazione non vengano reinvestiti nello sviluppo del turismo ma si perdano per finalità diverse e generiche. Il ritorno ad una imposta di scopo, così come originariamente pensata nel citato decreto legislativo n. 23 del 2011, rappresenterebbe un'importante fonte di finanziamento per il turismo in generale e per il rinnovamento dell'offerta turistico-alberghiera;
    la legge Costituzionale n. 3 del 2001 ha modificato profondamente il Titolo V della Costituzione, relativo agli enti territoriali, assegnando alle regioni la piena autonomia legislativa ed amministrativa in ambito turistico. Tuttavia, il persistere nell'ordinamento italiano di norme di natura diversa in materia di turismo ha portato ad una regolamentazione disorganica del settore, introducendo elementi di incertezza per le diverse categorie che vi operano,

impegna il Governo:

   ad adottare immediate iniziative di sostegno al settore turistico italiano, reperendo le risorse necessarie per consentire ai cittadini italiani la possibilità di detrarre dalle imposte dirette sui redditi le spese sostenute per le vacanze effettuate in strutture turistiche italiane;
   a destinare ulteriori risorse allo sviluppo di progetti per la valorizzazione del turismo che incentivino, in accordo con i piani di sviluppo regionali, la costruzione e l'ammodernamento di strutture ricettive collegate alla realizzazione dell'Evento di Expo 2015, anche attraverso sgravi fiscali che possano attirare nuovi investimenti imprenditoriali per il settore;
   ad attivare campagne di promozione del patrimonio culturale, artistico, paesaggistico e gastronomico italiano al fine di valorizzare un'offerta turistica che sia legata alle specificità dei territori locali; a potenziare le infrastrutture di collegamento con i principali aeroporti di rilevanza internazionale;
   a garantire la tracciabilità dell'impiego delle risorse ottenute attraverso la tassa di soggiorno, recuperando le finalità originarie per cui la tassa stessa era stata concepita, e cioè per finanziare interventi in materia di turismo, manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali e ambientali locali e dei relativi servizi pubblici locali;
   a sostenere il rilancio del settore turistico italiano attraverso l'adozione di misure per la riduzione del carico fiscale, la semplificazione burocratica e la facilitazione all'accesso al credito per le imprese turistiche, con particolare riferimento a quelle di medie e piccole dimensioni.
(1-00396) «Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Matteo Bragantini, Buonanno, Busin, Caon, Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Marcolin, Molteni, Gianluca Pini, Prataviera, Rondini».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).


   La Camera,
   premesso che:
    la crisi economica che ha coinvolto le principali economie occidentali negli ultimi anni ha duramente colpito il tessuto produttivo italiano, interessando anche il comparto turistico;
    i dati contenuti nel report «Viaggi e vacanze in Italia e all'estero», pubblicato il 12 febbraio 2014, dall'ISTAT, evidenziano come continui il trend negativo iniziato nel 2009 che negli ultimi cinque anni ha causato la perdita di quasi 60 milioni di viaggi (290 milioni di notti) da parte dei cittadini residenti in Italia;
    secondo le rilevazioni campionarie sul turismo internazionale dell'Italia per l'intero periodo gennaio-novembre 2013, la bilancia turistica dei pagamenti è in avanzo di 12.459 milioni di euro – a fronte degli 11.292 milioni di euro dello stesso periodo dell'anno precedente (+10,3 per cento) – grazie agli stranieri che, nei primi 11 mesi dell'anno, hanno speso nel nostro Paese 31 miliardi e 400 milioni di euro (+2,8 per cento) malgrado la loro spesa si sia contratta del 2,3 per cento;
    l'alta concentrazione di beni dal rilevante valore storico-artistico, il patrimonio diffuso costituito dall'insieme formato dal paesaggio e tradizioni locali non sono garanzia di alte performance nell'incoming turistico, visto che l'Italia vive una riduzione dell'affluenza straniera nonostante il World Tourism Organization (UNWTO) abbia registrato nel 2013 un incremento dei flussi da turismo internazionale, che hanno raggiunto la cifra record di un miliardo e 87 milioni, ovvero il 5 per cento in più rispetto al 2012;
    la promozione è una componente essenziale per lo sviluppo e l'affermazione delle attività turistiche ma è evidente l'esistenza di gravi difficoltà se, come riportato dallo studio «Opportunità trend per fare impresa nel turismo» (28 novembre 2013) dell'Istituto nazionale ricerche turistiche (ISNART) di Unioncamere, i principali canali di comunicazione che influenzano ancora la scelta delle vacanze nel 2012 sono sempre più il passaparola (37,4 percento) e l'esperienza personale (29,6 per cento);
    il ricorso al web, infatti, è fermo al 23,1 per cento, malgrado la maggioranza delle aziende del settore disponga di un sito Internet utile non solo come vetrina ma anche per effettuare prenotazioni, fatto che ha notevolmente incrementato il flusso di clienti provenienti da questo canale;
    ad oggi esistono gravi lacune, numerose barriere di natura burocratica e ulteriori limiti strutturali che non permettono il pieno sviluppo del settore ricettivo per il quale l'immediata razionalizzazione e riorganizzazione delle strutture istituzionali esistenti preposte potrebbe ridurre i numerosi sprechi e produrre risultati immediati e concreti;
    il precedente Esecutivo guidato da Enrico Letta si è limitato a trasferire, con l'articolo 1 della legge 24 giugno 2013, n. 71, di conversione del decreto «omnibus» sull'emergenza ambientale (n. 43 del 2013), le funzioni del dipartimento del turismo dalla Presidenza del Consiglio dei ministri al Ministero per i beni e le attività culturali e del turismo (commi 2-8);
    il trasferimento, avvenuto con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 ottobre 2013, ha seguito tempi troppo lunghi e modalità che, in pratica, hanno paralizzato le risorse umane ed economiche impiegate dallo Stato centrale;
    il tanto annunciato e atteso decreto «Valore turismo» del precedente Esecutivo non è stato emanato e numerose azioni contenute nella bozza circolata facevano riferimento, in base all'attuale riparto delle competenze nella Costituzione, alla necessità di un accordo tra Stato e regioni, circostanza che avrebbe ulteriormente complicato l'operatività del provvedimento per la necessità di una consultazione successiva alla sua emanazione da parte degli enti interessati;
    le difficoltà legate al rilancio dei turismo italiano sono, secondo i firmatari della presente mozione, in buona parte da imputare alla riforma del Titolo V della Costituzione, approvata con la legge costituzionale n. 3 del 2001, che ha sottratto questa materia alla competenza dello Stato;
    l'assetto normativo legato alla polverizzazione delle attribuzioni in materia ha comportato la paradossale concorrenza tra le regioni che hanno speso per ciascun anno dei triennio 2009-2011, secondo uno studio del 2013 di Confartigianato, ben 939 milioni e 600 mila euro senza aumentare in modo sensibile l'attrattività turistica;
    l'ENIT-Agenzia nazionale del turismo, che dovrebbe svolgere una funzione di promozione in coordinamento con le regioni, ha subito negli ultimi anni continui tagli al proprio fondo di dotazione potendo ora disporre solo delle risorse necessarie alle spese ordinarie per il proprio funzionamento, circostanza che ne evidenzia il fallimento e la perdita di credibilità;
    si prospetta la necessità di un Ministero autonomo, come previsto in altri Paesi europei, i cui dipartimenti siano a stretto contatto con gli altri dicasteri chiave in modo da elaborare una politica coerente e unitaria per il comparto turistico;
    il sistema ricettivo, per essere efficace, deve essere in grado di proporre e soddisfare soluzioni sempre più personalizzate e individuali per far fronte a una domanda di mercato specifica, definita da una progressiva settorializzazione legata alle forme di turismo come quello culturale, congressuale, legato ai marina, ambientale, sportivo e termale;
    è necessario un supporto maggiore al turismo religioso e culturale visto che l'Italia detiene il maggior numero di siti (49) inclusi nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO, la cui valorizzazione può rappresentare una delle peculiarità e delle offerte tematiche trainanti per gli altri settori della filiera. Questi beni devono essere tutelati adeguatamente: è emblematica la trascuratezza di alcuni siti-simbolo, come Pompei, che danneggia l'immagine complessiva del Paese;
    l'industria degli eventi costituisce un'attrattiva del comparto ricettivo ampiamente sottostimata. Secondo Federcongressi&eventi nel 2012 l'Italia si è posizionata al quinto posto nel ranking dei dieci maggiori Paesi europei per eventi internazionali ospitati, dopo Germania, Spagna, Gran Bretagna e Francia. Per il rilancio di questa tipologia di turismo, la cui filiera si sta riorganizzando e necessita comunque di un sostegno, l'ENIT e Federturismo stanno collaborando per l'istituzione del «Convention Bureau Italia» in grado di far fronte a questa specifica domanda di mercato;
    il libro bianco sul turismo accessibile in Italia intitolato «Accessibile è meglio», presentato il 15 febbraio 2013 alla Borsa del turismo di Milano, evidenzia come le regioni abbiano avviato numerose iniziative ma manchi un'organizzazione in grado di mettere a sistema quanto è stato già fatto e non esista a livello nazionale uno strumento informativo sulle attività realizzate o in corso d'opera;
    le aziende termali costituiscono una parte consistente della filiera turistica legata alla cultura del «wellness» per le quali occorre un rilancio efficace, anche alla luce dei segnali di ripresa registrati nel 2013, per il notevoli margini di sviluppo economico e occupazionale, considerando inoltre lo stretto legame con il Servizio sanitario nazionale, la rimborsabilità di alcune prestazioni che rientrano nella sfera terapeutica-sanitaria e le opportunità offerte dalla direttiva 2011/24/UE sull'assistenza sanitaria transfrontaliera;
    colpevolmente sottostimati anche la nautica e il settore diportistico che nel corso degli ultimi anni, complice un regime fiscale sproporzionato, sono stati gravemente danneggiati dalla crisi;
    in Friuli Venezia Giulia sono stati istituiti i dry marina e i marina resort, strutture organizzate che essendo equiparati a complessi ricettivi, possono usufruire del regime IVA della categoria, mantenendo la propria competitività soprattutto con i vicini mercati transfrontalieri;
    la ripresa del settore è possibile solo adeguando l'offerta alle mutate richieste della domanda, quindi è necessaria la riclassificazione delle strutture ricettive in modo da garantirne l'omogeneità su tutto il territorio nazionale, aggiornandole e rendendole più competitive, in grado di prestare servizi moderni e sempre più integrati dal punto di vista della sostenibilità ambientale;
    alle criticità complessive del comparto se ne aggiungono alcune che riguardano nello specifico la professione della guida turistica e le concessioni demaniali marittime;
    riguardo le guide turistiche, la legge europea per il primo semestre del 2013 (n. 97 del 2013) ha chiuso la procedura di preinfrazione comunitaria legata all'applicazione – peraltro erronea – della direttiva «servizi» (2006(123/CE) alla categoria, prevedendo che l'abilitazione alla professione di guida turistica sia valida su tutto il territorio nazionale ed eliminando così la competenza in ambito locale;
    la stessa legge ha equiparato alle guide turistiche italiane tutti i cittadini dell'Unione europea in possesso della qualifica professionale conseguita in altri Stati europei, consentendo l'esercizio sull'intero territorio nazionale, a eccezione dei siti di particolare interesse storico, artistico o archeologico che avrebbero dovuto essere individuati con un decreto del Mibact da emanare entro il 4 dicembre 2013, circostanza non verificatasi. Questa deregolamentazione comporta una grave perdita di competenze, servizi meno qualificati e un danno economico quantificabile intorno al 2 per cento dell'intero comparto turistico nazionale (studio TRIP-Italia 2013 del CISET);
    prosegue da anni senza soluzione e certezze la questione legata alla durata e al rinnovo automatico delle concessioni demaniali marittime che coinvolge circa 30 mila imprese. La Legge di stabilità per il 2014 è intervenuta sui pagamenti dei canoni oggetto di procedimenti giudiziari pendenti al 30 settembre 2013, prevedendo nelle more il riordino complessivo della materia da effettuare entro il 15 maggio 2014;
    costituisce un possibile strumento per finanziare la promozione turistica senza oneri per lo Stato il ricorso alla differenza tra i rimborsi Tax Free effettivamente versati al turisti extracomunitari e l'IVA stornata dai versamenti erariali che ammonta a circa il 5 per cento su una spesa totale stimata in circa 4 miliardi di euro all'anno;
    l'utilizzo dei buoni vacanza a disposizione di soggetti pubblici e privati per favorire il turismo sociale, quindi a sostegno delle categorie più deboli, si sta dimostrando uno strumento insufficiente, mentre alcuni Paesi europei hanno introdotto a sostegno anche della domanda interna la detrazione fiscale parziale delle spese nel ricettivo;
    lo sviluppo della cultura ricettiva si fonda necessariamente su una formazione professionale, puntuale e continua, che risponda in maniera dinamica alle esigenze del mercato. Il sostegno, in sinergia con le imprese e con gli operatori, di percorsi formativi specifici e di scuole alberghiere, rappresenta uno degli stimoli principali alla crescita qualitativa ed occupazionale del settore,

impegna il Governo

   ad assumere in via prioritaria le seguenti iniziative, anche normative, per favorire la ripresa e il pieno sviluppo del comparto turistico nazionale:
    a) sostenere, nell'ambito della preannunciata riforma del Titolo V della Costituzione, una nuova collocazione della materia turistica, la cui attribuzione non deve essere sottratta alle regioni ma deve rispondere a una strategia unitaria concordata tra queste e lo Stato centrale, a cui deve essere attribuita la programmazione strategica del turismo fissandone i principi generali, a tal fine a valutare l'istituzione di un dicastero dedicato solo al turismo i cui dipartimenti in sinergia con i Ministeri chiave come quello dello sviluppo economico, dei beni culturali, dell'economia, del lavoro, delle infrastrutture, dell'istruzione, delle politiche agricole e della salute per le evidenti interconnessioni e le necessarie integrazioni operative che devono favorire l'elaborazione di una politica coerente ed unitaria per il comparto;
    b) riorganizzare la struttura e le competenze in materia di promozione e commercializzazione dell'ENIT in modo da costituire un valido supporto operativo per il dicastero competente e per gli operatori del comparto, selezionando il personale in base a chiari criteri meritocratici, stabilendo precisi obiettivi operativi di promozione e la finalità delle risorse finanziarie impiegate;
    c) potenziare l'offerta turistica nazionale online del portale Italia.it, ad oggi disomogeneo e poco funzionale, rendendolo punto di riferimento promocommerciale dell’e-commerce turistico italiano, favorendo la leale collaborazione tra gli operatori coinvolti e vietando le clausole capestro contenute nella maggior parte dei contratti sottoscritti dalle strutture ricettive con le OLTA (Online Travel Agents) al fine di rimuovere un grave ostacolo alla libera concorrenza;
    d) istituire un marchio distintivo e definitivo per la promozione del Paese, fortemente identitario e utilizzabile da tutti gli operatori che rispondono ai requisiti per l'esercizio della propria professione o attività che rappresenti una garanzia dei servizi offerti ai consumatori;
    e) assumere misure urgenti affinché l'intero territorio nazionale sia considerato «distretto turistico», semplificando le procedure burocratiche previste, causa principale del precedente fallimento di questo istituto, promuovendo la formazione di reti d'impresa territoriali con il riconoscimento dei relativi vantaggi fiscali e burocratici uniti a un reale sostegno economico;
    f) valutare l'adozione di un sistema di detrazione fiscale, già utilizzato anche in altri paesi europei alternativo al «bonus vacanze», che permetta il sostegno ed il rilancio della domanda interna;
    g) verificare con maggior rigore l'utilizzo delle risorse da parte delle regioni, soprattutto di natura comunitaria come i fondi strutturali e di coesione, da collegare in modo chiaro a tempistiche e progetti certi per evitare sprechi, ritardi e il loro mancato utilizzo;
    h) incentivare la creazione di start up che promuovano l'offerta turistica nazionale attraverso tecnologie innovative e a prevedere misure di semplificazione amministrativa per le imprese turistiche che investano nel miglioramento delle strutture ricettive;
    i) estendere il fondo rotativo di Kyoto per l'occupazione giovanile a favore delle aziende turistiche che promuovano progetti di turismo ambientale;
    j) sostenere una strategia finalizzata alla destagionalizzazione delle attività ricettive basate sulle diverse potenzialità delle aree del Paese, anche con incentivi fiscali per gli operatori, stabilendo la presentazione in largo anticipo di piani triennali e annuali delle regioni;
    k) finanziare la promozione turistica adottando le misure normative necessarie per il recupero da parte dello Stato di una quota del margine di guadagno degli operatori specializzati nel «tax refund»;
    l)
valorizzare in chiave turistica i siti limitrofi ai centri di grande attrazione al fine di realizzare percorsi integrati che puntino allo sviluppo di un turismo sempre più sostenibile e competitivo, prevedendo la realizzazione delle dorsali ciclo-turistiche e favorendo un approccio integrato al turismo in tema di infrastrutture e trasporti che permetta efficienti collegamenti tra hub, centri e periferie tali da garantire una miglior fruizione dell'intero territorio italiano;
    m) nell'ambito del progetto «Natura 2000», sviluppare e promocommercializzare percorsi e pacchetti turistici legati ai siti Unesco, alle terme, alle dimore storiche, attraverso una gestione integrata del patrimonio ambientale, culturale e storico che consenta di richiamare turisti puntando sulla qualità dell'offerta;
    n) riformare immediatamente il sistema normativo italiano delle concessioni demaniali marittime e il calcolo dei relativi canoni, attivando tavoli di confronto con i portatori di interessi e attuando il riordino della materia entro la scadenza del 15 maggio 2014, come previsto dalla legge di stabilità per il 2014 (n. 147/2013) e sollecitando il legislatore comunitario ad interpretare la direttiva servizi escludendo dall'applicazione della stessa direttiva il settore turistico-balneare e ricreativo;
    o) procedere immediatamente alla riclassificazione unitaria comune a tutto il territorio nazionale delle strutture ricettive – tenendo presente le peculiarità di Bed & Breakfast, affittacamere, agriturismo e appartamenti vacanza, sentite le organizzazioni di settore, dei consumatori e di categoria e previa intesa in conferenza unificata – che prevede anche strumenti di defiscalizzazione o contributivi ed avviare, al contempo, una semplificazione burocratica, che interessi anche la gestione degli ospiti, favorendo in questo modo l'emersione dell'eventuale evasione fiscale legata all'extralberghiero;
    p) adottare misure urgenti per il rilancio della nautica da diporto nazionale e della relativa filiera, in modo da garantire la promozione unitaria del settore nautico-turistico in ambito nazionale ed internazionale, introducendo una classificazione delle strutture che tenga conto della diffusione di best practice ed estendendo l'Iva agevolata delle strutture ricettive ai «marina resort»;
    q) favorire il rilancio del settore termale italiano, ampiamente sottostimato per le potenzialità legate alla sua attrattività turistica e occupazionale puntando, tra l'altro, alle possibilità del mercato ora disponibili in ambito sanitario grazie alla direttiva 24/2011 dell'Unione europea sulla libera circolazione dei pazienti europei;
    r) promuovere gli opportuni tavoli di confronto e programmazione a sostegno dello sviluppo del turismo accessibile, settore che costituisce non solo una parte rilevante della filiera di riferimento ma anche un diritto per le persone con disabilità e bisogni specifici;
    s) contrastare con efficacia qualsiasi forma di abusivismo in materia, relativo per lo più ad agenzie di viaggio, tour operator, settore trasporti, guide turistiche e museali, oltre alle stesse strutture ricettive, che mina la credibilità del Paese all'estero danneggiando l'erario e i consumatori;
    t) avviare una revisione organica e complessiva della disciplina relativa all'esercizio della professione di guida turistica, sostenendo in sede comunitaria la tutela della professionalità degli operatori italiani con l'applicazione della 2006/123/CE, emanando nel frattempo l'atteso decreto attuativo dell'articolo 3, comma 3, della legge europea 2013 primo semestre;
    u) riformare la figura professionale del direttore tecnico d'agenzia di viaggio per normare un ruolo ad oggi gestito da regioni, province e comuni con forti differenze che impattano sul lavoro stesso degli operatori, rendendo omogenee le prove per l'esercizio della professione e valutando la possibilità di inserire un registro nazionale;
    v) colmare il vuoto normativo sulla natura giuridica di filiali, sedi secondarie o altre articolazioni delle agenzie di viaggi, ad oggi oggetto di possibili abusi, per tutelare i consumatori e la libera concorrenza;
    w) finanziare con risorse adeguate la formazione offerta dalle scuole alberghiere, fondamentali per lo sviluppo della cultura ricettiva essenziale per la crescita del comparto e per il suo grado di professionalizzazione, coinvolgendo gli operatori del settore in percorsi formativi da concordare e promuovere percorsi formativi di studio propedeutici ai servizi alberghieri e alla ristorazione con istituti di istruzione secondaria e universitaria e con altri enti di formazione italiani ed esteri.
(1-00397) «Prodani, Mucci, Da Villa, Crippa, Della Valle, Fantinati, Vallascas, Petraroli, Nuti».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).


   La Camera,
   premesso che:
    secondo il rapporto dell'UNWTO (World Tourism Organisation) «Tourism Towards 2030» che presenta le prospettive a lungo termine del settore, il numero di arrivi dei turisti internazionali nel mondo aumenterà del 3,3 per cento per anno, tra il 2010 e il 2030, per raggiungere 1,8 miliardi al termine del periodo;
    anche per il 2013, l'Istat conferma il trend negativo del turismo italiano, avviatosi nel 2009, che nel corso del quinquennio ha comportato una perdita di quasi 60 milioni di viaggi (290 milioni di notti);
    nel 2012 il turismo internazionale nel mondo ha superato, per la prima volta nella storia, quota un miliardo di arrivi; nel 2013 gli arrivi internazionali, secondo dati provvisori del UNWTO, si sono attestati a 1 miliardo e 87 milioni con un aumento del 5 per cento rispetto al 2012, un trend in continua crescita del quale l'Italia non beneficia;
    secondo la Banca d'Italia nel periodo gennaio-dicembre 2013 il settore ha registrato, comunque, un avanzo di 12.830 milioni di euro (lo 0,8 per cento del prodotto interno lordo), a fronte di 11.543 milioni nello stesso periodo dell'anno precedente;
    le spese dei viaggiatori stranieri in Italia, per 32.989 milioni, sono aumentate del 2,9 per cento; quelle dei viaggiatori italiani all'estero, per 20.159 milioni, si sono ridotte dell'1,7 per cento;
   secondo l'osservatorio nazionale del turismo, tra gennaio e ottobre 2013, gli arrivi e le presenze di italiani sono calati dell'8,3 per cento, gli arrivi degli stranieri dello 0,1 per cento e le presenze dello 0,3 per cento;
    il 2013 per il turismo italiano è stato l'anno peggiore del passato quadriennio, in totale nei mesi indicati la perdita complessiva di arrivi si attesta a – 4,3 per cento, quella delle presenze a 4,4 per cento;
    l'incertezza economica globale non ha fermato la crescita del turismo internazionale, che ha mostrato la sua capacità di adattamento alle mutevoli condizioni del mercato e, benché a un tasso inferiore, ci si aspetta un'ulteriore espansione del settore nel 2014;
    l'Europa rimane di gran lunga il continente con il più alto numero di turisti al mondo e, nonostante le difficoltà dell'Eurozona, ha registrato una crescita degli arrivi internazionali pari al 3,3 per cento, risultato da considerarsi tendenzialmente positivo per una destinazione matura;
    il report sull'impatto economico annuale del WTTC (World Travel and Tourism Council) indica ancora nel 2013 un contributo al prodotto interno lordo italiano derivante da viaggi e turismo pari al 10,3 per cento, percentuale tra le più elevate tra i Paesi membri del G20 con significative possibilità di miglioramento;
    se i flussi turistici internazionali crescono e quelli diretti verso l'Italia diminuiscono, è urgente che il turismo sia compiutamente riconosciuto come opportunità strategica di crescita per il Paese attraverso un conseguente salto di qualità delle politiche ad esso dedicate;
    la novità costituita dalla nuova collocazione del settore all'interno del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, con un ulteriore cambiamento nella gestione strategica del turismo italiano, può aprire nuove prospettive per il rilancio effettivo di immagine del turismo nazionale e per l'implementazione di nuove politiche di promozione del Paese a livello planetario;
   secondo la Banca d'Italia, infatti, il turismo culturale contribuisce in misura rilevante ai flussi di viaggiatori stranieri in Italia, pesando per circa un quarto sulla domanda estera complessiva di soggiorno e per quasi la metà su quella relativa ai soli viaggi per vacanza, poiché la spesa pro capite dei turisti interessati alle proposte culturali è più elevata della media, il loro contributo risulta anche maggiore in termini di risorse finanziarie;
    il saldo positivo tra entrate e uscite relative al turismo culturale è di circa 6 miliardi di euro l'anno, oltre la metà dell'attivo turistico complessivo;
    il confronto internazionale suggerisce l'esistenza di ampi margini di miglioramento nella valorizzazione e nella fruizione del patrimonio artistico e culturale e nel rafforzamento delle attività gestionali e promozionali, al fine di incrementare velocemente le quote di mercato nel settore del turismo culturale, nel quale l'Italia potrebbe ambire a collocarsi al primo posto nel mondo;
    l'ulteriore perdita di quote di mercato da parte del turismo italiano è un segnale molto negativo anche dentro la recessione che il Paese sta attraversando; se il turismo internazionale cresce nel mondo non c’è alcuna ragione perché l'Italia perda in competitività internazionale, mentre il mercato nazionale affonda;
    le imprese turistiche italiane non possono vivere in solitudine questo momento difficile; a livello globale la maggior parte dei Paesi turistici e di quelli che intendono diventarlo, si organizzano, investendo risorse importanti per intercettare i flussi internazionali previsti in crescita di qui al 2020;
    da molti anni non è più sufficiente il marchio «Italia» per vincere sul mercato globale, è necessaria una strategia nazionale forte, da realizzare d'intesa con le regioni, per il turismo internazionale, e si devono rafforzare gli strumenti a disposizione per incentivare la domanda interna, in particolare per le fasce più deboli a cominciare da un nuovo ed efficiente sistema di buoni vacanze;
    le politiche per il turismo del dopo referendum e la riforma costituzionale sul Titolo V si sono caratterizzate per le continue oscillazioni tra difesa delle competenze regionali e momenti di accentramento nazionale;
    una delle poche novità positive è arrivata dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome che ha approvato nel 2010 un documento che rappresenta un valido punto di riferimento per realizzare le politiche nazionali necessarie per il rilancio del settore;
    il documento della Conferenza delle regioni e delle province autonome aveva anche lo scopo si evitare gli errori, poi commessi, nell'approvazione del codice del turismo, definito come una «riforma del settore» ma senza l'apporto delle regioni e delle organizzazioni di categoria, e successivamente «bocciato» ampiamente dalla Corte costituzionale;
    se il Governo intende mettere mano alla governance del turismo, non appare sufficiente il trasferimento delle competenze al Ministero dei beni e delle attività culturali del turismo, ma appare logico pensare a forme organizzate di coordinamento costante tra i Ministeri con deleghe che interessano il turismo, per redigere ed aggiornare annualmente il piano strategico nazionale per il turismo in condivisione con tutti i Ministri interessati e con le regioni, individuando le risorse necessarie per finanziarlo;
    appare, quindi, urgente riformare il Titolo V della Costituzione, ripensando l'attuale assetto di competenze, in modo da favorire l'emergere di una strategia nazionale per il settore e la cooperazione e il coordinamento di ogni livello istituzionale e amministrativo;
    un progetto adeguato di rilancio del turismo deve occuparsi in primo luogo della promozione dell'immagine del nostro Paese che non può più essere inquadrata come un'attività sganciata dalle altre iniziative promozionali e organizzative che lo Stato italiano, a vario titolo, svolge sul mercato internazionale;
    la promozione turistica è in piena evoluzione nei concetti, nei criteri e negli strumenti: il modo tradizionale di fare promozione (brochure, fiere, campagne di advertising) non è più sufficiente; il rapporto diretto, online, sta rivoluzionando l'intero comparto, le parole chiave del web 2.0 sono interazione e partecipazione, le strategie promozionali devono tramutarsi, velocemente, in strategie di marketing web;
    l'Enit-Agenzia ha innanzitutto un problema di risorse, che occorre risolvere, ma deve essere affrontata contestualmente la riforma radicale dell'ente per realizzare una struttura specializzata, che riesca a interpretare i grandi cambiamenti del settore e dare risposte innovative nei mercati internazionali con politiche di promo-commercializzazione;
    una struttura che risponda a precisi indirizzi programmatici, autonoma e giudicata sulla base dei risultati operativi conseguiti, obiettivo che potrebbe essere realizzato da una società per azioni a maggioranza pubblica che coinvolga pienamente l'insieme di soggetti, di territori, di prodotti destinati a comporre un sistema sotto il «marchio Italia»;
    la strategia del rilancio del turismo si fonda, sulla scorta di quanto fin qui analizzato, su un profondo rinnovamento ed efficientamento della governance e della promozione, così come di un sistema imprenditoriale le cui necessarie trasformazioni vanno accompagnate riprendendo l’iter del piano strategico nazionale che, migliorato nei contenuti e adattato alle esigenze delle regioni, può costituire un primo importante approccio sistemico al settore;
    tra i vari problemi del settore c’è anche la disciplina normativa, modificata con il decreto legislativo 23 maggio 2011, n. 79 «codice della normativa statale in tema di ordinamento e mercato del turismo, a norma dell'articolo 14 della legge 28 novembre 2005, n. 246, nonché attuazione della direttiva 2008/122/CE, relativa ai contratti di multiproprietà, contratti relativi ai prodotti per le vacanze di lungo termine, contratti di rivendita e di scambio», che è stato ampiamente «bocciato» dalla Corte costituzionale in 19 articoli per eccesso di delega del Governo;
    con il giudizio della Corte costituzionale sono state cancellate anche le norme in materia di classificazione e standard qualitativi delle strutture ricettive, la disciplina delle agenzie di viaggio e del tour operator, le norme sui sistemi turistici locali e quelle sulla gestione dei reclami da parte del dipartimento del turismo;
    quanto alle concessioni demaniali-marittime ad uso turistico-ricreativo va colto il segnale positivo arrivato dalla commissaria europea agli Affari marittimi e alle coste, Maria Damanaki secondo la quale la Commissione europea sarebbe disponibile a modificare la Direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, nella parte che riguarda proprio le spiagge, in quanto i vincoli applicati alle concessioni demaniali sono troppo rigidi, e a stendere una nuova direttiva che consenta maggiore flessibilità ai singoli Stati per tener conto delle peculiarità delle proprie coste;
    è dunque urgente risolvere alcune delle principali problematiche del settore rimaste inevase sostenendone la crescita con iniziative normative e finanziarie adeguate;
    la sfida del turismo, perno di un possibile rilancio della crescita del Paese si concentra in poche mosse che attengono, tutte, alla capacità del nostro Paese di fare squadra;
    migliorare il turismo significa migliorare il Paese, valorizzare le nostre straordinarie risorse, creare nuova occupazione,

impegna il Governo:

   a identificare una governance complessiva del turismo coordinata con la nuova collocazione del settore nel Ministero per i beni e le attività culturali e del turismo;
   a cooperare strettamente col Parlamento della Repubblica al fine di individuare, nell'ottica più generale della riforma del titolo V della Costituzione, le forme migliori per l'assetto delle competenze nel settore turistico, in modo da favorire anche la definizione ed il perseguimento di una strategia nazionale vincente in questo importante comparto;
   a intervenire con un sistema organico di politiche economiche e fiscali che favoriscano in particolar modo la digitalizzazione del settore, sia pubblico che privato e la competitività delle imprese turistico-ricettive;
   a favorire lo startup di imprese in particolar modo giovanili finalizzate alla valorizzazione e gestione del patrimonio pubblico, culturale e naturalistico;
   a prevedere un profondo rinnovamento dell'organizzazione e della missione dell'ENIT ed una sua svolta digitale per favorire la competitività promo-commerciale internazionale dell'intero sistema culturale, turistico e della valorizzazione dei prodotti tipici e artigianali, anche contemplando in tale rinnovamento un maggiore apporto dei privati e dei vettori nazionali di trasporto alla definizione del piano di promozione nazionale;
   a valutare l'opportunità di rivedere il codice del turismo e il piano strategico nazionale;
   ad assumere iniziative per rivedere l'attuale «tassa di soggiorno» che ha prodotto scompensi sul territorio tra i comuni che l'hanno istituita e quelli che non l'hanno istituita;
   a valutare l'opportunità di riorganizzare l'attuale sistema dei buoni vacanza, e delle modalità di finanziamento, alla luce delle migliori esperienze europee;
   ad ammodernare e semplificare il sistema dei visti al fine di favorire l'afflusso di turisti dai Paesi emergenti;
   ad assumere iniziative per estendere il bonus per le ristrutturazioni e la riqualificazione energetica anche agli immobili adibiti ad attività turistiche, finalizzandola anche all'adeguamento alla sicurezza antincendio;
   ad assumere iniziative per rivedere la disciplina delle guide turistiche inserendola nel contesto del quadro normativo europeo in materia di professioni e non di servizi;
   a verificare l'apertura della Commissione europea riguardo a una maggiore flessibilità nell'applicazione della direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, alle concessioni demaniali marittime ad uso turistico-ricreativo;
   a mettere il turismo al centro del piano giovani per sviluppare occupazione qualificata;
   a considerare nell'organizzazione del sistema dei trasporti aerei, ferroviari e marittimi, una maggiore integrazione di servizi orientata allo sviluppo del turismo, su tutto il territorio nazionale e con particolare attenzione al sud dell'Italia, al fine di favorire la raggiungibilità e la fruibilità dei luoghi e dell'immenso patrimonio naturalistico e culturale.
(1-00401) «Benamati, Petitti, Taranto, Montroni, Bini, Bonafè, Folino, Galperti, Ginefra, Mariano, Senaldi».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).


   La Camera,
   considerato che:
    dai dati diffusi dall'Organizzazione per il Turismo delle Nazioni Unite (UNWTO) il mercato del turismo mondiale nel 2013 ha superato la soglia di un miliardo di clienti ed è cresciuto, rispetto all'anno precedente, del 5 per cento per cento, pari a 52 milioni di nuovi turisti in termini assoluti. Le aree mondiali che nel 2013 hanno registrato i migliori risultati in termini di crescita sono state: il Sudest asiatico (+10 per cento), l'Europa Centrale e dell'Est (+7 per cento), il Nord Africa (+6 per cento) e l'Europa Meridionale e Mediterranea (+6 per cento);
    l'Italia nel 2013 è stato il quinto Paese più visitato nel mondo con circa 55 milioni di turisti stranieri, con un volume d'affari valutato dall'Osservatorio sul turismo di Unioncamere in 73 miliardi di euro. Rispetto al 2012, si registra una contrazione sia dei flussi (-3,9 per cento), sia dei consumi (-2 per cento), dovuta alla riduzione delle spese degli italiani (-3,9 per cento), mentre quelle degli stranieri risultano in contenuto aumento (+0,7 per cento); gli italiani che hanno fatto almeno una vacanza sono stati il 12,2 per cento in meno rispetto al 2012;
    con riferimento al 2008, anno in cui il volume dei consumi turistici superava i 77 miliardi di euro, la complessiva diminuzione della spesa (-5,7 per cento) ha investito tutti i comparti economici del turismo ad esclusione di quello agroalimentare, che cresce del +65,9 per cento per un totale di oltre 11,7 miliardi di euro spesi dai turisti in negozi tipici e supermercati nei luoghi di vacanza; peraltro il turismo enogastronomico attiva in media più ricchezza rispetto a quello balneare. Secondo le stime 2013 del centro studi Intesa San Paolo, l'enogastronomia genera 119,6 euro per ciascun turista, il turismo culturale 105,4, le spiagge 83,8 euro;
    per quel che riguarda il futuro, l'UNWTO prevede che il mercato turistico crescerà ancora nel 2014 del 4-5 per cento) con aumento sia del numero delle persone che si spostano in vacanza per il pianeta, sia della spesa media pro capite; per quel che riguarda l'Italia, il Centro internazionale di studi sull'economia turistica dell'università di Venezia (CISET) ha diffuso le proprio previsioni secondo le quali l'Italia si attesterà, nel 2014, su un numero di arrivi internazionali di poco superiore ai 55 milioni, mantenendosi al terzo posto in Europa dietro la Francia (91,4 milioni) e la Spagna (63,3 milioni); il primato mondiale delle presenze turistiche che è stato appannaggio dell'Italia fino agli anni ottanta – è quindi, oggi, della Francia, ma, con la frenata degli arrivi degli ultimi anni, il nostro Paese rischia di retrocedere anche dopo Inghilterra e Germania;
    tale dato è confermato dai dati UNWTO riguardanti l'apporto al prodotto interno lordo del settore turistico: per l'Italia esso è stato pari al 5,4 per cento nel 2012 (10 per cento, se si considera l'indotto), inferiore al dato della Spagna (6,4 per cento) e della Francia (6,2 per cento);
    per quel che riguarda l'occupazione, i dati UNWTO sull'Italia, riferiti al 2012, quantificano il contributo diretto del turismo italiano all'occupazione in circa 1,1 milioni di operatori (4,8 per cento), che salgono a 2,7 milioni se si considera anche l'occupazione indiretta (11,7 per cento);
    per quanto riguarda i paesi di origine dei flussi turistici stranieri verso l'Italia, le previsioni parlano di una generale stagnazione della crescita degli arrivi dai principali mercati europei. Saranno i paesi extraeuropei a sostenere la crescita del turismo internazionale a livello globale: i flussi internazionali generati fuori dal vecchio continente dovrebbero aumentare del 4,6 per cento nel 2014, superando quota 10 milioni e portando a un recupero delle perdite subite tra il 2008 e il 2009; in crescita in particolare gli arrivi statunitensi, seguiti dai giapponesi, dai cinesi e dai russi;
    secondo le proiezioni per il 2014, Grecia (+5,3 per cento), Portogallo (+5,1 per cento) e Francia (+4,5 per cento) si distingueranno per i maggiori incrementi nel numero di arrivi da turismo internazionale; per l'Italia le proiezioni registrano aumenti più contenuti (+2,2 per cento);
    per l'anno 2014, i diversi enti specializzati concordano nel prevedere che la concorrenza sarà particolarmente aspra per le nostre destinazioni balneari, le cui performance potrebbero essere condizionate da due fattori: le politiche di prezzo aggressive attuate nei paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo e il recupero di competitività delle destinazioni nordafricane. Un simile contesto rischia di penalizzare le regioni del Mezzogiorno, meno attrezzate a compensare eventuali perdite estive con un'offerta differenziata per stagione, prodotti e segmenti di domanda. Appare meno problematica la situazione sulla fascia adriatica, grazie anche alla maggiore organizzazione e alla vicinanza geografica rispetto ai Paesi del centro- nord Europa, nei quali la maggiore ricchezza pro capite si traduce in una maggiore spesa turistica;
    i problemi che affliggono l'industria turistica nazionale e che ne impediscono uno sviluppo che sia comparabile con le bellezze paesaggistico-architettoniche e il patrimonio storico culturale che contraddistinguono il nostro Paese, possono esemplificarsi come segue:
     a) mancanza di un progetto nazionale sul turismo; secondo Federturismo – l'associazione di Confindustria che raccoglie le imprese di settore, tale problema è imputabile al titolo V della Costituzione che assegna alle regioni la competenza esclusiva in materia; tale frammentazione è evidenziata dal decreto legislativo n. 79 del 2011, definito come una «riforma del settore», ma successivamente dichiarato in parte incostituzionale dalla Corte costituzionale; parte del problema può imputarsi ai limitati e decrescenti finanziamenti, al sottoutilizzo ed alla scarso coordinamento degli enti turistici nazionali, regionali e locali;
     b) la scarsa resa economica del turismo nelle regioni meridionali: esaminando il valore aggiunto prodotto a livello locale dalle singole regioni, si scopre che alcuni territori producono bassi effetti moltiplicatori: Sardegna, Basilicata e Calabria attivano rispettivamente 63,8 euro, 61,3 euro e 38,6 euro per ciascun turista. Al top invece Lombardia, Piemonte e Friuli (rispettivamente 184, 177,2 e 123,3 euro) (fonte: ricerca 2013 Centro studi Intesa San Paolo);
     c) le ridotte dimensioni delle imprese turistiche nazionali, che sono strutturate in maniera similare al resto del sistema produttivo nazionale, fatto per la gran parte di piccole e medie imprese; ciò comporta maggiori difficoltà sia a reperire i capitali necessari ad espandersi, sia a coordinarsi per creare sistemi turistici in grado di adeguare l'offerta turistica alla crescente competitività degli altri Paesi;
     d) il deficit infrastrutturale del Paese e il mancato coordinamento delle politiche di trasporto con le esigenze del turismo; le reti trasportistiche ed in particolare le ferrovie, il trasporto navale verso le isole e gli aeroporti, scontano sia inefficienze, sia l'adozione di politiche volte a minimizzare i costi e massimizzare le entrate; nel deficit infrastrutturale va anche considerato il digital divide e cioè il ritardo nella estensione delle reti telematiche veloci;
     e) la fiscalità, con particolare riferimento all'Iva per i servizi turistici, gli oneri burocratici e gli adempimenti amministrativi, che si risolvono in più alti costi generali a carico delle imprese turistiche ed in una minore competitività rispetto all'offerta turistica delle analoghe imprese operanti nei Paesi concorrenti;
     f) l'elevata fiscalità, in particolare la recente esplosione della fiscalità locale (ivi compresa l'imposta di soggiorno), connessa agli oneri burocratici, ha prodotto un incremento dei prezzi turistici e dei costi connessi ben al di là della crescita derivante dall'inflazione: da un recente studio di Confartigianato emerge che, tra il 2009 e il 2013, l'indice dei prezzi dei servizi per le vacanze è aumentato del 15 per cento, mentre quello dei trasporti addirittura del 21,8 per cento; ben superiori al 10 per cento i rincari nella ristorazione, mentre nel settore alberghiero si rilevano tendenze contrastanti: alla crescita in termini di trend, si contrappongono drastici tagli volti a superare con il minimo danno possibile i periodi di bassa stagione;
     g) l'elevata stagionalità dei flussi turistici, in particolare del turismo balneare: un problema particolarmente grave per un Paese, come l'Italia, con oltre 8000 km di coste, un problema che concentra in periodi ristretti la creazione di ricchezza e di posti di lavoro e che finisce per risolversi in un costo nei periodi di «bassa stagione» in quanto da un lato occorre mantenere l'efficienza delle strutture nei periodi improduttivi, dall'altro adottare strumenti di sostegno del reddito per gli inoccupati; giova ricordare a tal proposito che il Parlamento europeo con la Risoluzione sulla «crescita blu» (2012/2297 (INI), approvata lo scorso 2 luglio 2013 ha sottolineato l'importanza del turismo balneare quale strumento fondamentale di crescita di alcune regioni costiere europee, in particolare di quelle Mediterranee;
    con riferimento al turismo sociale quale strumento di destagionalizzazione dei flussi turistici, in relazione al quale il decreto legislativo n. 79 del 2011, pur prevedendone l'incentivazione, non contiene finanziamenti, è di primaria importanza l'adozione di misure volte ad incentivare il turismo della terza età; i cittadini dai 55 anni in su rappresentano già circa il 25 per cento della popolazione europea; nel corso dei prossimi quattro decenni la popolazione over 60 crescerà del 50 per cento nei Paesi sviluppati, dai 264 milioni di persone nel 2011 ai 418 milioni nel 2050; il turismo della terza età nonostante la crisi economica, registra un dato del 20 per cento di crescita all'anno e deve considerarsi un'importante risorsa economica;
    nell'ambito delle priorità della politica europea del turismo, la Commissione europea si è impegnata a ridurre la dimensione stagionale del settore, riconoscendo che il contributo dato dagli anziani all'industria turistica europea è notevole e andrebbe rafforzato per far fronte al problema della stagionalità; a tal fine, dopo il successo dell'iniziativa Calypso, la Commissione ha avviato nel maggio 2012 la fase pilota dell'iniziativa turismo della terza età e un invito a presentare proposte è stato pubblicato nel 2013 per dare sostegno a questa iniziativa;
    in questo ambito taluni Stati dell'Unione hanno già da anni avviato iniziative in tal senso con risultati di assoluto rilievo; in particolare la Spagna con una iniziativa avviata nel 1985 con soli 16.000 posti ha ospitato, ad oggi, oltre 12 milioni di anziani. Durante la stagione 2011-2012, il governo spagnolo ha stanziato 103 milioni di euro per un programma di vacanze, che ha offerto a turisti anziani 1.084.730 pacchetti di servizi e ospitalità turistica completi e a prezzi agevolati fuori alta stagione in località diverse; i risultati economici e lavorativi sono stati notevoli: 238 milioni di euro di maggiori entrate fiscali e oltre 53.000 occupati destagionalizzati;
    l'Accordo di partenariato sulla programmazione dei Fondi strutturali 2014-2020 prevede che una quota del Fondo per lo sviluppo e la coesione sia destinata allo sviluppo del turismo e al turismo di qualità; in tale quadro la legge di stabilità per il 2014, individua in 24 miliardi di euro la quota di cofinanziamento nazionale ad integrazione dei 30 miliardi di euro di Fondi strutturali europei, nonché degli ulteriori 55 miliardi di euro per il Fondo per lo sviluppo e la coesione destinati per una quota dell'80 per cento al Mezzogiorno;
    ai sensi dell'articolo 34-quinquies del decreto-legge n. 179 del 2012, nei primi mesi del 2013 il Ministro pro tempore degli affari regionali, dello sport e del turismo, Piero Gnudi ha messo a punto il piano strategico Turismo Italia 2020; secondo alcune stime conservative, le azioni contenute nel Piano possono tradursi in circa 30 miliardi di euro di incremento del prodotto interno lordo e in 500.000 nuovi posti di lavoro entro il 2020; il Piano individua le criticità del comparto e detta alcune parole d'ordine che sono coordinamento e innovazione; il Piano Gnudi, che peraltro si concentra anche sui riflessi positivi derivanti dall'Expo 2015 risulta totalmente inattuato,

impegna il Governo:

   a coordinare l'azione dello Stato delle regioni e degli enti locali in uno sforzo comune e per obiettivi condivisi, anche prevedendo l'eventuale convocazione di un tavolo comune di confronto con tutte le realtà di settore (Stati generali del turismo), al fine di evitare che le iniziative del centro possano essere ostacolate ai sensi del Titolo V della Costituzione, che delega il turismo alla competenza primaria delle regioni;
   ad adottare, di concerto con le regioni, iniziative normative urgenti di attuazione del Piano strategico Turismo Italia 2020, previsto ai sensi dell'articolo 34-quinquies del decreto-legge n. 179 del 2012, riprendendo e aggiornando quanto già elaborato in sede di redazione del decreto «Valore turismo»;
   ad individuare quali risorse aggiuntive a quelle nazionali e locali per il rilancio del turismo, sia una quota significativa del Fondo per lo sviluppo e la coesione, nell'ambito della programmazione dei Fondi strutturali 2014-2020, sia quote di ogni altro possibile programma comunitario di sostegno alle imprese quale ad esempio il programma «Cosme»;
   a rafforzare il ruolo degli enti turistici nazionali e regionali, coordinandone altresì gli obiettivi;
   in una strategia di più lungo periodo, ad introdurre, sull'esempio di quanto già si verifica in altri Paesi, un modello definibile Sistema turistico integrato, nell'ambito del quale:
    a) amministratori pubblici, associazioni di categoria, manager, imprenditori, enti turistici collaborino in maniera sinergica, in maniera da offrire al cliente pacchetti integrati che comprendano il trasporto, l'accoglienza, la personalizzazione del servizio (accoglienza dedicata per minori, anziani e disabili, possibilità di turismo congressuale o sportivo) e l'organizzazione di eventi (visite ai musei e ai siti culturali, escursioni, percorsi enogastronomici o artigianali);
    b) sia prevista una cabina di regia, quale luogo di coordinamento degli operatori, di individuazione degli obiettivi qualitativi da raggiungere, di valorizzazione delle risorse umane e di selezione delle proposte turistiche innovative destinate a migliorare la competitività del Sistema Italia;
    c) siano fortemente valorizzate le identità culturali di ciascun territorio, sia per quel che riguarda gli aspetti culturali, sia con riferimento alla gastronomia e all'artigianato;
    d) siano fissati standard elevati di servizio, ai quali gli operatori devono attenersi, con riferimento all'efficienza delle strutture e dei trasporti, alla professionalità degli operatori, alla qualità delle proposte e degli eventi;
   in attesa della definizione del modello di sistema turistico integrato, a rafforzare i circuiti nazionali di eccellenza di cui all'articolo 22 del decreto legislativo n. 79 del 2011 e a prevedere agevolazioni similari a quelle già previste per i distretti industriali in favore dei sistemi turistici locali di cui al citato articolo 22 del medesimo decreto legislativo n. 79, qualora gli operatori turistici e gli enti di settore ivi operanti si coordinino per avanzare offerte turistiche integrate;
   al fine di avviare i virtuosi processi di destagionalizzazione descritti in premessa, ad introdurre e finanziare, con effetto già dalla stagione turistica 2014 e in coordinamento con le esperienze regionali già in corso, un programma volto ad offrire pacchetti turistici agevolati in favore del turismo della terza età e del turismo sociale, sul modello degli analoghi programmi previsti dalla Spagna e dalla Francia;
   a prevedere, a tutela del lavoro italiano, quale obiettivo del semestre italiano di presidenza dell'Unione europea, l'adozione di misure derogatorie in materia di concessioni balneari, in attuazione della delega contenuta all'articolo 11 della legge n. 217 del 15 dicembre 2011 (cosiddetta legge comunitaria 2010), così come è stato concesso alla Spagna, che il 30 maggio 2013 ha approvato una legge sulla protezione e sull'uso sostenibile del proprio litorale e delle proprie coste.
(1-00402) «Pagano, Dorina Bianchi».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).


MOZIONI SARRO E BRUNETTA N. 1-00387, DE GIROLAMO N. 1-00389, COLONNESE ED ALTRI N. 1-00403 E SCOTTO ED ALTRI N. 1-00404, CONCERNENTI INIZIATIVE IN RELAZIONE AI RECENTI TERREMOTI CHE HANNO COLPITO ALCUNE AREE DELLA REGIONE CAMPANIA E LA PROVINCIA DI CAMPOBASSO

Mozioni

   La Camera,
   premesso che:
    il 29 dicembre 2013 un terremoto di magnitudo (ml) 4,9, localizzato dalla rete sismica nazionale tra le province di Caserta e Benevento, ha colpito nel raggio di oltre 10 chilometri dall'epicentro – identificato nel territorio del comune di Piedimonte Matese (Caserta) – molti comuni dell'area, producendo significative compromissioni statiche di numerosi edifici pubblici e privati rimasti seriamente danneggiati;
    il 20 gennaio 2014 si è registrata una nuova forte scossa di terremoto di magnitudo 4,2 che, oltre ad interessare le medesime aree già colpite dallo sciame sismico iniziato il 29 dicembre 2013, è stata avvertita anche nella città di Napoli e in tutta la provincia di Campobasso;
    nella medesima giornata ulteriori scosse, circa 19, secondo quanto registrato dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, si sono concentrate in particolare nelle aree dell'alto Matese, allocate sia nella provincia di Caserta che in quella di Benevento, provocando ingenti danni sia ad abitazioni private sia a molti opifici ed edifici pubblici tra i quali complessi scolastici, strutture sanitarie, immobili di pregio storico monumentale e chiese, da subito dichiarate inagibili e, quindi, sottratte alla pratica del culto;
    i descritti eventi hanno arrecato notevoli disagi alla popolazione residente, resi ancora più gravi dalla posizione geografica dei territori interessati, prevalentemente montani, e dal fatto che il sisma ha compromesso anche l'agibilità delle strade di accesso alle aree sopra citate;
    è necessario intervenire urgentemente a sostegno delle popolazioni e degli enti colpiti dall'evento calamitoso, individuando risorse pubbliche adeguate a fronteggiare e rimuovere le conseguenze dannose del sisma,

impegna il Governo:

   ad adoperarsi affinché, unitamente alla regione Campania, individui le adeguate risorse finanziarie, anche a valere sui fondi aggiuntivi per la coesione territoriale, nazionali e comunitari, della programmazione 2007/2013, finalizzate ad assicurare, nelle zone terremotate, la ristrutturazione degli edifici e la riparazione di tutti i danni subiti dalle citate aree in seguito al terremoto;
   ad attivarsi immediatamente per accedere ai finanziamenti del Fondo di solidarietà dell'Unione europea per le grandi calamità.
(1-00387) «Sarro, Brunetta».


   La Camera,
   premesso che:
    nei mesi di dicembre 2013 e gennaio 2014 l'intera area geografica comprendente le province di Caserta, Benevento, Campobasso e la città di Napoli, è stata teatro di eventi tellurici ripetuti, con scosse di magnitudo compresa tra il 4,9 ed il 4,2 della scala Richter e con uno sciame sismico che ha prodotto ben 19 scosse ulteriori;
    la serie di manifestazioni telluriche ha causato ingenti danni ad abitazioni private ed edifici di utilità pubblica, quali scuole, ospedali e luoghi di culto;
    numerosi danni, inoltre, sono stati riportati dalle infrastrutture viarie di collegamento ai comuni ed alle località interessate dall'attività sismica, procurando inevitabilmente un isolamento dei comuni colpiti,

impegna il Governo:

   ad intraprendere, insieme alla regione Campania, quanto necessario per lo stanziamento di risorse economiche da destinare alle popolazioni delle zone colpite dai terremoti del periodo indicato in premessa, allo scopo di riparare i danni riportati dalle infrastrutture, dalle reti di comunicazione, dalle abitazioni private e dagli edifici pubblici e di culto;
   ad attivarsi affinché possano essere utilizzate le risorse messe a disposizione dal Fondo di solidarietà dell'Unione europea per le grandi calamità;
   a sostenere l'apparato produttivo dell'intera area geografica interessata dall'attività sismica, già di per sé compromessa dalla negativa congiuntura economica.
(1-00389) «De Girolamo».


   La Camera,
   premesso che:
    il territorio del comune di Piedimonte Matese è stato l'epicentro di un forte terremoto, in data 29 dicembre 2013, di magnitudo 4,9, localizzato tra le province di Caserta e Benevento, che ha colpito molti comuni dell'area, producendo significative compromissioni statiche di molteplici edifici pubblici e privati rimasti danneggiati in maniera consistente;
    il 20 gennaio 2014 si è verificata un'ulteriore forte scossa di terremoto di magnitudo 4,2 che è stata avvertita non solo nelle zone già colpite in data 29 dicembre 2013 ma anche a Napoli e nella provincia di Campobasso;
    nelle aree dell'alto Matese, le scosse di terremoto hanno provocato ingenti danni sia ad abitazioni private che ad immobili non residenziali e ad edifici pubblici, come scuole, strutture sanitarie, immobili di valore storico monumentale e chiese; molte chiese sono state dichiarate inagibili e chiuse al culto;
    i terremoti hanno arrecato, quindi, notevoli danni e disagi alla popolazione residente, anche a causa dell'inagibilità di strade ubicate in un territorio impervio e montano;
    è improrogabile garantire agli abitanti dei territori dell'alto Matese l'esecuzione delle opere che ripristinino una situazione che riporti alla normalità e, ove necessario, con l'occasione procedere ad interventi strutturali antisismici, tenuto conto dell'alto grado di sismicità del territorio interessato nell'ambito di un approccio organico alla gestione dei terremoti;
    è necessario procedere ad una mappatura aggiornata periodicamente in quanto la cronaca conferma l'alta sismicità del territorio italiano, in cui eventi disastrosi, come quello del 2012 in Pianura Padana o del 2009 in Abruzzo, sono intervallati da un numero consistente e costante di fenomeni di entità più lieve, ma comunque in grado di causare danni a persone, cose e infrastrutture;
    è, altresì, necessario procedere ad interventi di due tipi: interventi successivi ai sismi, da indirizzare specificatamente nelle aree colpite; interventi di prevenzione e riduzione del rischio sismico, da estendere su scala nazionale alle aree maggiormente esposte;
    la ricerca scientifica e lo sviluppo tecnologico nel campo del telerilevamento mettono a disposizione strumenti capaci di effettuare mappature rapide post evento, sia di dettaglio che su vaste aree, utilizzabili come metodi speditivi per individuare le criticità maggiori e le priorità d'intervento;
    si evidenzia che lo Stato italiano, tramite diversi Ministeri, può servirsi liberamente di banche dati come ad esempio quella del Piano straordinario di telerilevamento ambientale (PST-A);
    nell'ottica di individuare finanziamenti congrui, al fine di dare continuità agli interventi anche strutturali che necessitano gli immobili pubblici e privati per ottenere una sensibile riduzione del rischio sismico, si evidenzia come il Cresme (Centro ricerche economiche, sociali e di mercato per l'edilizia e il territorio) intervenendo in audizione presso la VIII Commissione (Ambiente, territorio e lavori pubblici) della Camera dei deputati, ha presentato uno studio in cui veniva dimostrato analiticamente come il meccanismo del cosiddetto «eco-bonus» (esteso attualmente anche agli interventi di adeguamento antisismico) produce, tra imposte e tasse immediatamente riscosse a fronte di un bonus fiscale dilazionato nel tempo, un bilancio nettamente positivo per le casse dello Stato, in particolare nel breve periodo;
    la Protezione civile ha stilato delle norme di comportamento in caso di terremoto, che evidenziano il ruolo attivo del singolo cittadino ed indicano i comportamenti da tenere prima, durante e dopo il sisma per ridurre al minimo la probabilità di subire danni,

impegna il Governo:

   a fornire alle competenti Commissioni parlamentari a tre mesi dagli eventi sismici l'ammontare complessivo dei danni, gli interventi sostenuti, il numero di immobili pubblici e privati che sono stati interessati dall'evento sismico, riportando i danni strutturali che ne hanno impedito l'utilizzo, i tempi necessari al ripristino degli immobili e le risorse fino ad oggi individuate e utilizzate;
   a verificare, di concerto con la regione Campania, entro quindici giorni dall'approvazione del presente documento, la sussistenza di finanziamenti statali, regionali e comunitari che possano essere utilizzati nell'immediato per procedere ai lavori strutturali necessari al ripristino degli immobili pubblici e privati danneggiati e al sostegno delle famiglie e aziende che hanno subito danni a causa degli eventi sismici;
   a verificare in primis in ordine ai fondi comunitari se si sia proceduto ad accedere ai finanziamenti del Fondo di solidarietà dell'Unione europea per le grandi calamità e, in caso affermativo, ad informare le competenti Commissioni parlamentari dell'entità dei finanziamenti ai quali si è avuto accesso;
   a valutare, in virtù della necessità e dell'emergenza, l'ulteriore opportunità di individuare risorse su fondi europei della programmazione 2007-2013, ancora non spesi o su fondi europei della programmazione 2014-2020;
   nel caso di fondi ancora insufficienti, a seguito della verifica effettuata, ad assumere iniziative normative che prevedano la possibilità di reperire fondi adeguati, in relazione in primo luogo ai danni derivanti dagli eventi sismici richiamati in premessa, anche attraverso l'aumento della tassazione sui giochi d'azzardo e sui superalcolici, e attraverso la riduzione ulteriore delle indennità di parlamentari, sindaci, presidenti di regione, consiglieri comunali e regionali;
   a richiedere alla Banca europea per gli investimenti un finanziamento finalizzato alla realizzazione di un piano per il recupero, la conservazione, la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico, artistico e culturale danneggiato dagli eventi richiamati in premessa, nonché da altre calamità naturali;
   a valutare l'opportunità di ricavare dai sopra detti interventi risorse per la creazione di un fondo nazionale per fronteggiare le varie emergenze che dovessero presentarsi su tutto il territorio nazionale a seguito di calamità naturali;
   in tale contesto, a predisporre, nell'ambito di ogni programma di intervento su edifici pubblici, criteri di priorità di finanziamento basati su evidenze tecnico-scientifiche della stabilità degli edifici, ricavate dall'analisi di dati già in possesso dei vari Ministeri, come, ad esempio, i dati di interferometria satellitare;
   ad assumere iniziative per stabilizzare il bonus fiscale del 65 per cento per l'adeguamento antisismico degli edifici, nell'ottica di mitigare il rischio sismico, innanzitutto nelle aree territoriali in questione, riducendo l'impatto dei futuri terremoti sul patrimonio edilizio pubblico e privato;
   a utilizzare lo strumento della «pubblicità progresso» attraverso reti televisive, radio e siti web, per diffondere, periodicamente, le norme di comportamento da tenersi prima, durante e dopo un terremoto, utilizzando per la copertura economica di tale campagna informativa il fondo già a bilancio al capitolo 563 «Finanziamento di progetti di comunicazione a carattere pubblicitario delle amministrazioni dello Stato, ritenuti di particolare utilità sociale o di interesse pubblico» inserito nel bilancio di previsione 2013 della Presidenza del Consiglio dei ministri, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 16 gennaio 2013, supplemento ordinario n. 5;
   a rendere pubblici e consultabili i dati di rischio sismico riferiti in particolare ad attività in corso nelle regioni interessate dal sisma;
   ad inviare una relazione alle competenti Commissioni parlamentari su quale sia lo stato di redazione e conoscenza della popolazione, in particolare delle province di Caserta e Benevento, dei piani di emergenza in caso di evento sismico, nonché sull'attendibilità dei piani di evacuazione e prima accoglienza in caso di evento sismico.
(1-00403) «Colonnese, Silvia Giordano, Luigi Gallo, Sibilia, Tofalo, Micillo, Mantero, Segoni, Terzoni, Busto, De Rosa, Zolezzi, Daga, Mannino».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).


   La Camera,
   premesso che:
    una forte scossa di terremoto di magnitudo 4.9 ha colpito il 29 dicembre 2013 le province di Caserta e Benevento, un'area notoriamente sismica. All'evento sono poi seguite molte altre repliche di magnitudo inferiore;
    la scossa di terremoto, avvertita in tutta la Campania e in Molise, ha avuto il suo epicentro nella provincia di Caserta, tra Castello e Piedimonte Matese, e gli effetti del sisma si sono sentiti in un raggio di 10 chilometri, interessando principalmente i comuni di Castello del Matese, Gioia Sannitica, Piedimonte Matese, San Gregorio Matese, San Potito Sannitico, in provincia di Caserta, e Cusano Mutri, in provincia di Benevento;
    a Pedimonte Matese è stato fatto evacuare l'ultimo piano dell'ospedale, sono state dichiarate inagibili la Chiesa «Ave Gratia Plena» e quella annessa al convento francescano di «Santa Maria Occorrevole» sono risultati inagibili anche l'istituto Agrario e tredici abitazioni. Altre tre a Castello Matese in provincia di Benevento è stata dichiarata inagibile la Chiesa di Santa Maria del Carmelo a Faicchio;
    il terremoto ha prodotto danni anche in Molise: tra gli edifici danneggiati anche un'ala dell'assessorato regionale alle politiche sociali a Campobasso;
    successivamente, il 20 gennaio 2014, una nuova scossa di terremoto di magnitudo 4.2 alle 8.12 è stata localizzata nel distretto sismico Monti del Matese, tra il Molise e la Campania, a cui è seguito un movimento tellurico di magnitudo 3.7. Il sisma è stato avvertito dai comuni in un raggio di 20 chilometri in provincia di Caserta, Benevento e Campobasso; territori in gran parte già colpiti dagli eventi sismici del 29 dicembre;
    in via cautelativa, sono state chiuse dai sindaci tutte le scuole in 22 comuni della provincia di Benevento, e medesime chiusure a scopo precauzionale sono avvenute per scuole ed edifici pubblici in numerosi comuni della provincia di Caserta;
    come dichiarato dal direttore del Centro nazionale terremoti dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), Alberto Michelini, la zona dei Monti del Matese ha un livello di pericolosità sismica molto alto, «tra i più elevati in Italia. Per questo è fondamentale puntare sulla prevenzione, in modo da costruire sulle basi delle indicazioni contenute nella Mappa della pericolosità sismica»;
    la Campania è una delle zone a più alto rischio sismico, eppure, secondo l'ultimo rapporto Ecosistema Scuola di Legambiente, circa il 60 per cento del patrimonio edilizio scolastico della regione è precedente al 1974, anno di entrata in vigore delle norme sulle edificazioni nelle zone a rischio sismico. Solo l'8,4 per cento risulta costruito secondo criteri antisismici: solo nel 31,1 per cento è stata effettuata la verifica di vulnerabilità antisismica a fronte di un 100 per cento di edifici posti in aree a rischio sismico;
    il presidente geologi della Campania, Francesco Peduto, il 30 dicembre ha dichiarato all'Agenzia AGI: «Sono anni che i geologi cercano di sensibilizzare le istituzioni ai diversi livelli in riferimento al rischio sismico, ed il terremoto che ieri ha interessato la fascia di territorio a cavallo delle province di Caserta e Benevento ha evidenziato ancora una volta la necessità di sviluppare una seria e sistematica politica pluriennale di previsione e prevenzioni del rischio sismico. In Campania ben 4.608 edifici scolastici e 259 ospedali sono localizzati in aree ad elevato rischio sismico, tutti i comuni secondo l'ultimo aggiornamento delle mappe sismiche sono stati classificati, a diverso grado, a rischio sismico e circa il 50 per cento ha subito quantomeno un incremento di classe sismica, oppure è stato classificato sismico mentre prima non lo era. È normale, quindi, chiedersi se le scuole dei nostri figli, gli ospedali, gli edifici pubblici e le nostre case siano sicure, E non lo possiamo sapere, perché in Campania ancora oggi non abbiamo un dispositivo legislativo che impone il Fascicolo del Fabbricato: tale strumento ci avrebbe permesso di conoscere lo stato di salute degli edifici»,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative per garantire le risorse necessarie per gli interventi di riparazione e messa in sicurezza antisismica degli edifici e degli immobili colpiti dagli eventi sismici di cui in premessa;
   ad assumere iniziative per escludere dal patto di stabilità interno le spese per i suddetti interventi, sostenute dai comuni interessati a valere su risorse proprie o su donazioni di terzi;
   ad assumere iniziative per prevedere l'istituzione obbligatoria del Fascicolo del fabbricato, quale strumento essenziale per conoscere lo stato di un immobile dal punto di vista delle caratteristiche statiche e di sicurezza;
   a prevedere adeguate risorse, con priorità per le zone a maggior rischio sismico (zone 1 e 2), finalizzate a un piano di investimenti necessari alla messa in sicurezza sismica del territorio italiano.
(1-00404) «Scotto, Giancarlo Giordano, Migliore, Ragosta, Zan, Zaratti, Pellegrino, Di Salvo, Piazzoni, Lacquaniti».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).