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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Martedì 15 aprile 2014

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 15 aprile 2014.

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Amendola, Amici, Baldelli, Baretta, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonafede, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Brambilla, Brescia, Bressa, Brunetta, Caparini, Casero, Castiglione, Censore, Chiarelli, Cicchitto, Cirielli, Costa, Dambruoso, Damiano, De Girolamo, Del Basso de Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Epifani, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Frusone, Galan, Galati, Gasbarra, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Guerra, La Russa, Lauricella, Legnini, Leone, Lorenzin, Lotti, Lupi, Madia, Mannino, Marazziti, Mattiello, Giorgia Meloni, Merlo, Meta, Migliore, Mogherini, Orlando, Pes, Piepoli, Pisicchio, Pistelli, Ravetto, Realacci, Ricciatti, Rossi, Rughetti, Sani, Scalfarotto, Sereni, Sisto, Speranza, Tabacci, Taglialatela, Vito, Zanetti.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Amendola, Amici, Baldelli, Baretta, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Boccia, Bonafede, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Brambilla, Brescia, Bressa, Brunetta, Caparini, Capezzone, Casero, Castiglione, Censore, Chiarelli, Cicchitto, Cirielli, Costa, Dambruoso, Damiano, De Girolamo, Del Basso de Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Epifani, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Frusone, Galan, Galati, Gasbarra, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Guerra, La Russa, Lauricella, Legnini, Leone, Lorenzin, Lotti, Lupi, Madia, Mannino, Marazziti, Mattiello, Giorgia Meloni, Merlo, Meta, Migliore, Mogherini, Orlando, Pannarale, Pes, Piepoli, Pisicchio, Pistelli, Portas, Ravetto, Realacci, Ricciatti, Rossi, Rossomando, Rughetti, Sani, Scalfarotto, Sereni, Sisto, Speranza, Tabacci, Taglialatela, Vargiu, Vito, Zanetti.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 14 aprile 2014 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   CARFAGNA: «Modifiche al codice civile nonché ai testi unici di cui ai decreti del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n. 131, e 22 dicembre 1986, n. 917, e al decreto legislativo 31 ottobre 1990, n. 346, e altre disposizioni concernenti la disciplina tributaria dei trust» (2301);
   PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE CASTIELLO: «Modifica all'articolo 33 della Costituzione, in materia di promozione e valorizzazione dello sport» (2302).

  Saranno stampate e distribuite.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
   II Commissione (Giustizia):
  FERRANTI ed altri: «Modifica degli articoli 648-bis e 648-ter del codice penale, in materia di autoriciclaggio» (2166) Parere delle Commissioni I e VI.
   VII Commissione (Cultura):
  GALATI: «Disposizioni per la promozione e la valorizzazione del patrimonio culturale nazionale attraverso le tecnologie dell'informazione e della comunicazione» (2029) Parere delle Commissioni I, V, IX e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
  DURANTI ed altri: «Statizzazione dell'istituto superiore di studi musicali “Giovanni Paisiello” di Taranto» (2156) Parere delle Commissioni I, V, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
  ATTAGUILE ed altri: «Modifica all'articolo 10 della legge 23 marzo 1981, n. 91, in materia di proprietà e organizzazione delle società sportive professionistiche» (2202) Parere delle Commissioni I, II e VI.
   XII Commissione (Affari sociali):
  CORDA ed altri: «Norme sull'informazione e sull'eventuale diniego dell'uso dei vaccini per il personale della pubblica amministrazione» (2077) Parere delle Commissioni I, IV, V e XI.

Richiesta di parere parlamentare su atti del Governo.

  Il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 15 aprile 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 2, comma 7, della legge 5 maggio 2009, n. 42, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo recante disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118, in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle regioni, degli enti locali e dei loro organismi (92).

  Questa richiesta è assegnata, d'intesa con il Presidente del Senato della Repubblica, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale. È altresì assegnata, ai sensi del medesimo comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, per le conseguenze di carattere finanziario, alla V Commissione (Bilancio). Tali Commissioni dovranno esprimere i prescritti pareri entro il 14 luglio 2014.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERPELLANZA E INTERROGAZIONI

Misure per un adeguato finanziamento del cosiddetto Piano Sulcis – 3-00326

A) Interrogazione

   PINNA, CORDA, VIGNAROLI, SPESSOTTO, CARINELLI, COLONNESE, VALLASCAS e NICOLA BIANCHI. – Al Ministro dello sviluppo economico. – Per sapere – premesso che:
   quello del Sulcis Iglesiente è uno fra i territori più devastati dalla grave crisi economica ed occupazionale che ha colpito l'Italia negli ultimi anni e che, nonostante i proclami volti all'ottimismo, non sembra essere ancora superata;
   in base ai dati relativi al 2012 e al primo periodo del 2013 l'economia della Sardegna ha registrato un ulteriore indebolimento dei principali indicatori congiunturali. Sono state rilevate una contrazione nella produzione e nel fatturato dell'attività della imprese industriali, nonché una sensibile riduzione degli investimenti, che hanno risentito del calo degli ordinativi provenienti dal mercato nazionale. Urge una programmazione di interventi di tipo strutturale che produca effetti duraturi, nell'ottica di uno sviluppo sostenibile e integrato;
   il 13 novembre 2012, il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro per la coesione territoriale, la regione autonoma della Sardegna, la provincia Carbonia Iglesias e i comuni del Sulcis Iglesiente hanno siglato il protocollo d'intesa (ai sensi dell'articolo 15 della legge 7 agosto 1990, n. 241) sul cosiddetto «piano Sulcis», uno strumento che individua gli obiettivi e i relativi programmi per lo sviluppo del territorio;
   il «piano Sulcis», prevedendo l'avvio di importanti programmi di politica attiva del lavoro, collegati sia con le principali crisi aziendali e settoriali, sia con le nuove prospettive di sviluppo, ha l'obiettivo di dare soluzioni concrete di crescita al Sulcis. Tuttavia, è da ormai quasi un anno che il Sulcis e i suoi abitanti attendono tali soluzioni. L'apertura dei cantieri, la realizzazione di progetti, opere infrastrutturali e bonifiche sono presenti unicamente sulle carte e nei discorsi di propaganda politica;
   fra le linee guida del progetto «piano Sulcis» è presente la realizzazione di un centro di eccellenza «carbone pulito» nel quadro di un polo tecnologico di ricerca e produzione di energia ecocompatibile. Il 2 agosto 2013 è stato siglato il protocollo d'intesa per lo sviluppo di tale polo tecnologico per il carbone pulito nell'area del Sulcis Iglesiente, sottoscritto dal Sottosegretario per lo sviluppo economico pro tempore Claudio De Vincenti e dall'assessore all'industria della regione Sardegna Antonio Angelo Liori. L'accordo prevede due fasi: la prima lo sviluppo di un centro di ricerca con un impianto a tecnologia evoluta di ossicombustione di potenza di circa 50 megawatt termici, da realizzarsi entro 2/3 anni, e di altre tecniche di cattura e confinamento dell'anidride carbonica; la seconda fase prevede la realizzazione di una centrale elettrica con tecnologia «ccs» (carbon capture and storage);
   tali iniziative dovrebbero essere finanziate con le somme provenienti dal pagamento delle «multe» inflitte ad alcune aziende del Sulcis in seguito alla violazione della normativa europea sugli aiuti di Stato. Specificatamente, l'articolo 34, comma 2, del decreto-legge n. 179 del 2012 (cosiddetto «decreto crescita bis») prevede che le somme ancora da restituire alla Cassa conguaglio per il settore elettrico – in attuazione delle decisioni della Commissione europea in merito ad aiuti di Stato erogati con regimi tariffari speciali per l'energia elettrica (decisione del 19 novembre 2009 relativa agli aiuti di Stato n. C 38/A/2004 (ex NN 58/2004) e n. C 36/B/2006 (ex NN 38/2006) a favore di Alcoa trasformazioni e decisione 2011/746/UE del 23 febbraio 2011 relativa agli aiuti di Stato C/38/B/2004 e C13/2006, a favore di Portovesme srl, Ila spa, Eurallumina spa e Syndial spa) siano destinate ad interventi del Governo a favore dello sviluppo e dell'occupazione nelle regioni ove hanno sede le attività produttive oggetto della restituzione –:
   con riferimento alle somme previste all'articolo 34, comma 2, del decreto-legge n. 179 del 2012, a quanto ammonti la somma che ciascuna delle società dovrà restituire e quale sia la parte di tali risorse da destinare al «piano Sulcis» e, nel dettaglio, al polo tecnologico per il carbone pulito;
   se tali somme siano effettivamente pervenute presso la Cassa conguaglio per il settore elettrico, in caso contrario quando perverranno e quando saranno impiegate per la realizzazione degli interventi di tipo strutturale previsti dal piano per il rilancio economico del Sulcis Iglesiente. (3-00326)


Elementi ed iniziative in merito alle procedure di autorizzazione relative al progetto di impianto di rigassificazione di Zaule, nel comune di Trieste – 2-00018

B) Interpellanza

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
   a seguito dell'infruttuosità delle osservazioni finora prodotte in sede di valutazione d'impatto ambientale e di autorizzazione integrata ambientale da parte dei cittadini e dalle pubbliche amministrazioni della provincia di Trieste contro l'impianto di rigassificazione proposto a Trieste, nella zona di Zaule, dalla società spagnola Gas natural Fenosa, tramite la Gas natural rigassificazione Italia spa, risultano, allo stato, essere pendenti i seguenti ricorsi:
    a) ricorso del comune di Muggia al tribunale amministrativo regionale del Lazio contro il decreto VIA del 2009, al quale, ad adiuvandum, si sono aggiunti il comune di Trieste, il comune di Koper (Slovenia) e la Repubblica di Slovenia, con nuove motivazioni aggiunte;
    b) ricorso del comune di S. Dorligo della Valle al tribunale amministrativo regionale del Lazio contro il decreto VIA del 2009;
    c) ricorso dell'associazione ambientalista Wwf al tribunale amministrativo regionale del Lazio contro il decreto VIA del 2009;
    d) ricorso dell'associazione ambientalista Greenaction trasnational al tribunale amministrativo regionale del Lazio contro il decreto VIA del 2009;
    e) ricorso del comune Trieste al tribunale amministrativo regionale del Lazio contro il parere AIA del 2012;
    f) ricorso della provincia di Trieste al tribunale amministrativo regionale del Lazio contro il parere AIA del 2012;
    g) petizione 483/2007 dell'associazione ambientalista Greenaction trasnational alla Commissione petizioni del Parlamento europeo per violazione della «direttiva Seveso»;
    h) petizione 1147/2008 dell'associazione ambientalista Greenaction trasnational alla Commissione petizioni del Parlamento europeo per violazione della procedura VIA;
    i) petizione 1472/2009 dell'associazione ambientalista Alpe Adria Green alla Commissione petizioni del Parlamento europeo per violazione della procedura VIA;
   il progetto del sopra citato impianto è stato presentato disgiuntamente dagli altri impianti complementari a rischio di incidente rilevante a questo sinergici, costituiti dal metanodotto afferente alla rete metanifera nazionale e dalla centrale termoelettrica a turbogas a ciclo combinato, sinergica al funzionamento invernale, omettendo la valutazione degli effetti domino prodotti dai suddetti impianti sia nei confronti della loro stessa ubicazione (risultando adiacenti l'uno all'altro), che nei confronti delle altre sette attività a rischio di incidente rilevante già esistenti ed operanti sul medesimo territorio;
   dalle osservazioni relative alla sicurezza dell'impianto, espresse nel documento redatto dal referente per la sicurezza antropica del coordinamento regionale Friuli Venezia Giulia UIL-PA vigili del fuoco, professor ingegner Marino Valle, inoltrato alla direzione regionale dei vigili del fuoco, al comune di Trieste ed al comune di Muggia, per quanto di loro competenza e pertinenza, emerge lo sconcertante fatto che tale progetto è stato ammesso prima in forma preliminare alla procedura autorizzativa della valutazione di impatto ambientale e poi, in forma definitiva, alla procedura autorizzativa dell'autorizzazione integrata ambientale con rilevanti parti redatte in lingua diversa da quella italiana, nella fattispecie inglese e spagnola, in contrasto con il disposto della legge 15 dicembre 1999, n. 482, che stabilisce chiaramente che l'italiano debba essere la lingua ufficiale della Repubblica che deve venir usata per produrre effetti giuridici negli atti destinati ad uso pubblico, omettendo di tradurre i documenti del progetto nella lingua della minoranza slovena insistente sul territorio di insediamento del sopra citato progetto, in contrasto con i dettami della recente direttiva europea 2011/92/UE, che sostituisce ed assorbe le precedenti direttive 85/337/CEE, 97/11/CE, 2003/35/CE;
   la confinante Repubblica di Slovenia ha più volte ribadito la sua ferma contrarietà all'insediamento di tale attività, che va vista non già come un'attività a rischio di incidente rilevante da insediare sul territorio italiano (il rigassificatore), ma come tre attività a rischio di incidente rilevante tra loro strettamente sinergiche (costituite dal rigassificatore, dal metanodotto e dalla centrale a turbogas) da insediare in una ristrettissima zona di confine transfrontaliera, sulla quale gravano già sette attività a rischio di incidente rilevante, nella quale la presenza della minoranza di lingua slovena (tradizionalmente orientata verso le lingue di ceppo germanico, piuttosto che anglosassone e/o latino) richiede obbligatoriamente l'uso di detta lingua per garantire loro la corretta informazione dei rischi connessi alle suddette attività;
   le osservazioni ed i ricorsi pendenti presso le diverse magistrature non hanno a tutt'oggi prodotto alcun effetto presso i funzionari coinvolti nell’iter autorizzativo di detto progetto;
   quanto esposto appare agli interpellanti ampiamente sufficiente per consentire l'apertura di una procedura di infrazione europea contro l'Italia, qualora la procedura autorizzativa di detto impianto continuasse ad ignorare la situazione testé evidenziata;
   dalla stampa risulta che mentre il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare pro tempore ha richiesto per detto impianto una suppletiva alla valutazione di impatto ambientale, il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti pro tempore si sta adoperando con i facilitatori europei presso il direttore generale europeo per l'energia per accelerare l’iter autorizzativo di tale impianto, per inserirlo tra gli impianti strategici soggetti a finanziamento comunitario prima ancora che questo sia stato regolarmente approvato, disattendendo il vincolante iter procedurale della valutazione di impatto ambientale, prodromico a qualsiasi sviluppo di progetto, che senza la congiunta approvazione degli altri due progetti non è assolutamente in grado di poter funzionare;
   l'elevato numero di progetti di impianti di rigassificazione attualmente in valutazione sul territorio nazionale, pur in assenza di un piano energetico nazionale, impone una seria riflessione sulla materia –:
   quali azioni, alla luce di quanto indicato dalla premessa, si intendano intraprendere in autotutela amministrativa;
   quali provvedimenti si intendano immediatamente adottare nei confronti di coloro che con il mancato uso della lingua italiana e della lingua slovena, omettendo in tal modo la corretta comunicazione del rischio alle popolazioni interessate, hanno posto in essere condotte in contrasto con la legge n. 482 del 1999, la legge n. 38 del 2001 e la direttiva europea 2011/92/UE, rendendosi conseguentemente responsabili della probabile apertura di una procedura di infrazione europea nei confronti dell'Italia e della conseguente necessità di dover rifare completamente l'intera procedura di valutazione di impatto ambientale, con evidente e ulteriore danno per l'erario.
(2-00018) «Pellegrino, Lacquaniti, Fava, Piras, Blazina, Rizzetto, Prodani».


Iniziative per la messa in sicurezza e la bonifica del sito di interesse nazionale di Bussi sul Tirino (Pescara) – 3-00760; 3-00761; 3-00763; 3-00764; 3-00765

C) Interrogazioni

   VACCA, COLLETTI e DEL GROSSO. – Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. – Per sapere – premesso che:
   è stata scoperta una discarica abusiva in località Bussi nelle vicinanze della confluenza del fiume Tirino con il fiume Aterno-Pescara, ove è stata rinvenuta una cospicua quantità di materiale altamente inquinante;
   l'ordinanza della protezione civile n. 3504 del 9 marzo 2006, recante «Disposizioni di protezione civile dirette a fronteggiare la crisi di natura socio-economico-ambientale determinatasi nell'asta fluviale del bacino del fiume Aterno», ha disposto che il dottor Adriano Goio è nominato commissario delegato per la realizzazione degli interventi urgenti necessari per il superamento della situazione di emergenza socio-economico-ambientale determinatasi nell'asta fluviale del bacino del fiume Aterno;
   con la nota del 10 maggio 2007 della regione Abruzzo è stata rappresentata al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare l'urgenza e l'indifferibilità degli interventi di messa in sicurezza e bonifica della discarica abusiva rinvenuta in località Bussi;
   l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 4 ottobre 2007, n. 3614, riguardanti ulteriori disposizioni di protezione civile dirette a fronteggiare la crisi di natura socio-economico-ambientale determinatasi nell'asta fluviale del bacino del fiume Aterno, dispone che il dottor Adriano Goio provvede a porre in essere ogni utile iniziativa volta al superamento del nuovo sopravvenuto contesto critico relativo alla discarica abusiva in località Bussi;
   il decreto ministeriale del 29 maggio 2008 istituisce e perimetra il sito di bonifica di interesse nazionale in località «Bussi sul Tirino»;
   le aree da sottoporre ad interventi di caratterizzazione, di messa in sicurezza di emergenza, bonifica, ripristino ambientale e attività di monitoraggio sono state individuate all'interno della perimetrazione sopra citata;
   l'articolo 2, comma 3-octies, del decreto-legge n. 225 del 2010 prevede che il commissario delegato di cui all'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 4 ottobre 2007, n. 3614, provvede, entro il 30 giugno 2011, ad avviare la bonifica del sito d'interesse nazionale di «Bussi sul Tirino»;
   il decreto-legge n. 225 del 2010 prevede che le opere e gli interventi di bonifica e messa in sicurezza dovranno essere prioritariamente attuati sulle aree industriali dismesse e sui siti limitrofi, al fine di consentirne la reindustrializzazione;
   lo stesso decreto-legge n. 225 del 2010 prevede che agli oneri derivanti dall'avvio della messa in sicurezza di emergenza e della bonifica della discarica abusiva rinvenuta in località Bussi si provvede con un limite di 15 milioni di euro per l'anno 2011, 20 milioni di euro per l'anno 2012 e 15 milioni di euro per l'anno 2013;
   da notizie di stampa del mese di ottobre 2013 apparse sui quotidiani abruzzesi, in occasione della visita del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare pro tempore, si apprende che sono state trasferite al commissario le risorse a proposito del sito di Bussi sul Tirino, sottolineando l'importanza di definire le priorità e bloccare l'inquinamento; viene aggiunto, inoltre, che il Ministero da mesi sta lavorando sull'attività istruttoria;
   i ritardi alla messa in sicurezza del sito inquinato continua a produrre effetti nocivi sulla natura e sulle popolazioni a valle di Bussi;
   nel corso delle abbondanti piogge verificatesi all'inizio del mese di dicembre 2013 sono state registrate piene e esondazioni del fiume Pescara lungo l'intero bacino idrografico, che, sicuramente, hanno trasportato ogni sorta di materiale, anche quelli altamente inquinanti, fuori dall'alveo del fiume;
   tali esondazioni potrebbero provocare ulteriore danno ambientale e alla salute delle popolazioni –:
   quale sia la situazione attuale del sito della discarica abusiva di Bussi sul Tirino e quali siano le attività di caratterizzazione, di messa in sicurezza e di bonifica effettuate nel predetto sito per effetto dell'autorizzazione di cui all'articolo 2, comma 3-octies, del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10;
   se le risorse pari a 50 milioni di euro siano state effettivamente trasferite e utilizzate, in tutto o in parte, per avviare la messa in sicurezza e la bonifica integrale della discarica abusiva di Bussi sul Tirino;
   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative per stanziare le ulteriori risorse necessarie per la bonifica integrale del sito d'interesse nazionale, e a quanto ammonterebbero queste risorse. (3-00760)


   VACCA, COLLETTI e DEL GROSSO. – Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. – Per sapere – premesso che:
   è stata scoperta una discarica abusiva in località Bussi nelle vicinanze della confluenza del fiume Tirino con il fiume Aterno-Pescara, ove è stata rinvenuta una cospicua quantità di materiale altamente inquinante;
   l'ordinanza della protezione civile n. 3504 del 9 marzo 2006, recante «Disposizioni di protezione civile dirette a fronteggiare la crisi di natura socio-economico-ambientale determinatasi nell'asta fluviale del bacino del fiume Aterno», ha disposto che il dottor Adriano Goio è nominato commissario delegato per la realizzazione degli interventi urgenti necessari per il superamento della situazione di emergenza socio-economico-ambientale determinatasi nell'asta fluviale del bacino del fiume Aterno;
   l'ordinanza della protezione civile n. 3536 del 10 agosto 2006 determina che, in considerazione dei maggiori compiti connessi all'espletamento delle iniziative di cui all'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3504 del 9 marzo 2006, al commissario delegato è corrisposta un'indennità onnicomprensiva, ad eccezione del solo trattamento di missione, di entità pari al trattamento economico in godimento ai direttori della regione Abruzzo;
   l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 4 ottobre 2007, n. 3614, riguardanti ulteriori disposizioni di protezione civile dirette a fronteggiare la crisi di natura socio-economico-ambientale determinatasi nell'asta fluviale del bacino del fiume Aterno, dispone che il dottor Adriano Goio provvede a porre in essere ogni utile iniziativa volta al superamento del nuovo sopravvenuto contesto critico relativo alla discarica abusiva in località Bussi e, in particolare, a diffidare i soggetti responsabili allo svolgimento degli interventi di caratterizzazione, di messa in sicurezza e di bonifica di rispettiva competenza e provvede in via sostitutiva, in caso di inadempienza dei medesimi, procedendo anche alle occorrenti iniziative tecniche, amministrative e di rappresentanza in sede giudiziaria per il risarcimento del danno ambientale;
   l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 4 ottobre 2007, n. 3614, dispone che al dottor Adriano Goio, in considerazione dei maggiori compiti connessi all'espletamento delle iniziative connesse all'ordinanza stessa è corrisposta un'indennità onnicomprensiva, ad eccezione del solo trattamento di missione, di entità pari al 20 per cento del trattamento economico in godimento ai direttori della regione Abruzzo;
   con l'articolo 2, comma 3-octies, del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10, il dottor Adriano Goio è stato autorizzato ad avviare la bonifica del sito d'interesse nazionale di «Bussi sul Tirino», come individuato e perimetrato con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 29 maggio 2008, nonché sono stati stanziati, per le predette finalità, 15 milioni di euro per l'anno 2011, 20 milioni di euro per l'anno 2012 e 15 milioni di euro per l'anno 2013;
   con il comma 5 dell'articolo 35 del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, il commissario delegato è stato autorizzato a proseguire le attività fino al completamento degli interventi ivi previsti;
   da notizie di stampa del mese di ottobre 2013 apparse sui quotidiani abruzzesi in occasione della visita del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare pro tempore si apprende che sono state trasferite al commissario delegato di cui sopra le risorse del sito di Bussi sul Tirino e, dalle stesse notizie di stampa, si legge che lo stesso Ministro sottolinea che il Ministero da mesi sta lavorando sull'attività istruttoria sulla bonifica della discarica abusiva di Bussi sul Tirino –:
   quale sia la situazione attuale nel sito della discarica abusiva di Bussi sul Tirino comprese le eventuali diffide ai soggetti responsabili dello svolgimento degli interventi di caratterizzazione, di messa in sicurezza e di bonifica di rispettiva competenza previste dall'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 4 ottobre 2007, n. 3614;
   se l'indennità prevista dall'ordinanza della protezione civile n. 3536 del 10 agosto 2006, a cui si aggiunge l'indennità di entità pari al 20 per cento del trattamento economico in godimento ai direttori della regione Abruzzo stabilita nell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 4 ottobre 2007, n. 3614, considerando i presunti ritardi sull'assegnazione dei fondi, come dichiarato dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare pro tempore sugli organi di stampa, e quindi persistente la concreta impossibilità ad avviare la bonifica del sito d'interesse nazionale di «Bussi sul Tirino», sia stata corrisposta totalmente. (3-00761)


   MELILLA. – Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. – Per sapere – premesso che:
   si apprende a mezzo stampa che i 50 milioni destinati alla bonifica dell'ex polo chimico di Bussi sul Tirino (Pescara) e delle aree limitrofe potrebbero essere utilizzati solo per queste ultime, rendendo di fatto inutilizzabile il sito per un nuovo intervento industriale;
   la cifra stanziata è largamente insufficiente data la gravità della situazione, se la notizia fosse vera e la bonifica interesserebbe solo i siti limitrofi, non ci sarebbe più possibilità di nuovi insediamenti industriali, nonostante ci siano già degli imprenditori interessati, come dimostrano le istanze pervenute al comune di Bussi a seguito di un avviso pubblico;
   anche l'ipotesi opposta, che si risani cioè solo il sito industriale di proprietà della Solvay – che attualmente porta avanti il piano di smantellamento delle attività produttive – tralasciando le aree circostanti che sono le più inquinate e pericolose, sarebbe altrettanto inaccettabile;
   attualmente non si conoscono gli effetti prodotti dagli interventi di messa in sicurezza finora realizzati sulla mega discarica di Tremonti dal commissario Adriano Goio, prima con il «cupping» – il telo con il quale si è coperta l'area della discarica per impedire filtrazioni delle acque meteoriche e il trascinamento di inquinanti negli stati sottostanti – poi con i diaframmi metallici lungo la sponda sinistra del fiume Pescara per isolarlo dal sito inquinato ed affrancarlo dai contatti superficiali con il terreno contaminato;
   il decreto-legge n. 225 del 2010 impone il risanamento sia del sito industriale che delle aree limitrofe, ma a tutt'oggi le operazioni di bonifica non sono partite e questa situazione di stallo va a precludere qualunque ipotesi di reindustrializzazione e di rilancio lavorativo ed occupazionale del sito di Bussi sul Tirino (Pescara) –:
   se intenda operare per rispettare il decreto-legge n. 225 del 2010 che impone il risanamento sia del sito industriale che delle aree limitrofe, garantendo così la salute per i 300.000 abitanti, in vario modo interessati dalle conseguenze degli inquinanti, e un'ipotesi di reindustrializzazione e di rilancio occupazionale;
   quali saranno le modalità dell'intervento di bonifica ed i tempi di attuazione dello stesso. (3-00763)


   MELILLA. – Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. – Per sapere – premesso che:
   il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare pro tempore aveva annunciato «(...) una fortissima accelerazione delle bonifiche industriali su cui si traccheggia da anni con conferenze dei servizi che non approdano a nulla»;
   in questo quadro nazionale desta seria preoccupazione la situazione del sito industriale di Bussi Sul Tirino, già dichiarata da anni sito di interesse nazionale, e dell'annessa discarica, la cui bonifica è ad un punto morto da anni ed il commissariamento delle attività non solo non sta risolvendo le problematiche di inquinamento, ma le sta peggiorando costantemente da anni;
   il sito di Bussi sul Tirino (Pescara) è tra le discariche più grandi d'Europa, investe un'area di circa 60 chilometri e vede circa 300.000 abitanti in vario modo interessati dalle conseguenze degli inquinanti;
   l'inquinamento delle aree industriali sta producendo effetti devastanti lungo tutto il corso del fiume Pescara e le popolazioni residenti sono sottoposte agli inquinanti presenti nelle acque;
   il porto canale di Pescara ha visto interrotte le attività di pesca per più di due anni, anche a causa delle difficoltà di dragaggio nel suo alveo delle sostanze inquinanti presenti nel sito di Bussi sul Tirino, che hanno bisogno di essere trattate in modo speciale;
   le attività industriali della Solvay di Bussi sul Tirino sono minacciate di chiusura, aggiungendo al problema ambientale anche quello occupazionale –:
   in che modo intenda accelerare le attività di bonifica dei siti di interesse nazionale e, in particolare, di quello di Bussi sul Tirino;
   con quali tempi e con quali modalità intenda intervenire, garantendo una possibile reindustrializzazione delle aree ottenibile solo con le opportune bonifiche;
   quali azioni intenda attivare per la bonifica dell'asta fluviale del fiume Pescara;
   se non si intenda superare subito il commissariamento affidato a Goio alla luce dei risultati, a giudizio dell'interrogante fallimentari, della sua azione.
(3-00764)


   REALACCI, BRATTI, COMINELLI e GINOBLE. – Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. – Per sapere – premesso che:
   si apprende da un articolo di Giovanni Valentini, pubblicato da la Repubblica il 24 marzo 2014, dell'intenzione da parte dell'amministrazione comunale di Bussi sul Tirino (Pescara) di reindustrializzare il sito produttivo di Bussi;
   Bussi sul Tirino è stato da sempre considerato un sito di grande interesse industriale grazie alla ricchezza di acqua. Così nel 1901 la società Franco-svizzera di elettricità, divenuta poi Società italiana di elettrochimica, ottenne la concessione di installare impianti per la produzione di cloro, sfruttando il fiume sia per il fabbisogno di acqua dell'industria stessa che per la produzione di energia elettrica. Nel 1907 Bussi rappresenta la prima produzione in Italia dell'alluminio con il metodo elettrochimico. Dopo la prima guerra mondiale il polo industriale si concentrò sulla produzione di ferro-silicio (corazze per le navi), clorati (per esplosivi), fosgene (da tetracloruro di carbonio per gas asfissianti), ioduro e cloruro di benzile (gas irritanti e lacrimogeni), acido benzoico (irritanti). Nel dopoguerra gli impianti passarono sotto la gestione della Montecatini che dal 1960 concentrò lo sfruttamento per la produzione di cloro, clorometani, cloruro ammonico, piombo tetraetile e trielina. Nel luglio del 1966 venne costituita la Siac (Società italiana additivi per carburanti) che assunse, nel gennaio del 1967, la gestione del settore produttivo piombo-alchili. Tra il 1989 e il 1994 furono potenziati gli impianti per l'acqua ossigenata e per il clorometano. Nel 1995 fu installato un nuovo impianto per la produzione di detergenti domestici con la caratteristica di esercitare a freddo l'effetto sbiancante a cui si uniscono le proprietà battericide;
   per quanto sopra esposto si evince che le attività del polo industriale di Bussi sul Tirino, storicamente, sono state caratterizzate da produzioni di grande nocività per la fauna, la flora, l'equilibrio idrico dell'area e gli esseri umani;
   secondo il detto articolo de la Repubblica ed anche nella relazione della regione Abruzzo in relazione al sito si conferma che: «il Corpo forestale dello Stato ha individuato, in località Bussi sul Tirino (Pescara), un'area estesa circa 30.000 metri quadri, sita a poca distanza dalla confluenza dei fiumi Tirino e Pescara (nella sponda sinistra del fiume Pescara) nei pressi della stazione ferroviaria del medesimo comune, in cui è stata rinvenuta una notevole quantità di rifiuti (per una volumetria presumibile di circa 240.000 metri cubi). Sono in corso già da tempo e analisi chimico-fisiche dei materiali rinvenuti da parte dei tecnici dell'Arta Abruzzo, impegnati nella zona anche per indagini più vaste, commissionate dalla regione Abruzzo, inerenti studi della qualità delle acque di falda («Pozzi Sant'Angelo»), da cui si preleva acqua per fini potabili da parte dell’Aca, azienda acquedottistica di Pescara. Dalle analisi di laboratorio effettuate dall'Arta Abruzzo e dai sondaggi e carotaggi che ad oggi sono stati eseguiti, è risultato che i rifiuti sono costituiti da sostanze altamente nocive, per lo più cancerogene, come: cloroformio, esacloroetano, tetracloruro di carbonio, tetracloroetano, tricloroetilene, idrocarburi policiclici aromatici, frammiste a terreni inquinati. Alcune di queste sostanze sono la base degli acidi solitamente utilizzati nelle tintorie. L'area suddetta, posta nei pressi del viadotto autostradale A25 (Roma-Pescara), è stata ceduta nel 1999 dalla Montedison ad una società immobiliare di Milano, si trova in un ambito territoriale molto delicato, a poca distanza dai territori dei due parchi nazionali (Maiella Morrone e Gran Sasso e Monti della Laga), è stata posta sotto sequestro dalla magistratura di Pescara che sta svolgendo le relative indagini. La regione Abruzzo, la provincia di Pescara ed il comune di Bussi sul Tirino, tramite i rispettivi rappresentanti istituzionali, hanno dichiarato di volersi costituire come parte civile nell'eventuale giudizio di responsabilità per il danno ambientale arrecato»;
   anche Legambiente Abruzzo lamenta come Bussi sul Tirino si configuri come un'area a gravissimo inquinamento, ricompresa tra i gioielli ambientali e paesaggistici del Parco del Gran Sasso e il Parco della Maiella. Tra i «siti di interesse nazionale» figura anche Bussi sul Tirino. I siti di interesse nazionale sono stati definiti dal decreto legislativo n. 22 del 1997 («decreto Ronchi») e nel decreto ministeriale n. 471 del 1999 e ripresi dal decreto legislativo n. 152 del 2006, che stabilisce che essi sono individuabili in relazione alle caratteristiche dei sito, alla quantità e alla pericolosità degli inquinanti presenti, al rilievo dell'impatto sull'ambiente circostante in termini sanitari e ecologici, nonché di pregiudizio per i beni culturali e ambientali;
   secondo una prima stima effettuata dall'Ispra per il Ministero della salute si valuta in 8,5 miliardi di euro il danno ambientale per quel territorio e in circa 500-600 milioni di euro il costo di bonifica dell'area inquinata, ora ricoperta, come testimonia la Repubblica: «da un sarcofago, con un telone impermeabile e sopra un terrapieno in ghiaia»;
   l'interrogante ha presentato due atti di sindacato ispettivo nella XVI legislatura aventi il medesimo oggetto, senza però aver ottenuto alcuna risposta –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della questione;
   se e quali iniziative urgenti intendano mettere in campo per aggiornare, dopo anni, lo studio e il grado di inquinamento del sito di interesse nazionale di Bussi sul Tirino;
   se intendano, altresì, chiarire lo stato degli interventi di bonifica, anche primaria, dei siti produttivi e inquinati finora attuati;
   da ultimo, se non intendano valutare l'opportunità di istituire, per quanto di competenza e di concerto con l'amministrazione comunale e la regione Abruzzo, un tavolo tecnico interministeriale per implementare un piano di rilancio socio-economico della comunità montana, anche attraverso un piano di reindustrializzazione dell'area, a patto che sia essa sia sostenibile dal punto di vista ambientale e compatibile con i predetti piani di bonifica. (3-00765)


DISEGNO DI LEGGE: RATIFICA ED ESECUZIONE DEL PROTOCOLLO CONCERNENTE LE PREOCCUPAZIONI DEL POPOLO IRLANDESE RELATIVE AL TRATTATO DI LISBONA, FATTO A BRUXELLES IL 13 GIUGNO 2012 (A.C. 1619)

A.C. 1619 – Parere della V Commissione

PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO

Sul testo del provvedimento:

NULLA OSTA

A.C. 1619 – Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

ART. 1.
(Autorizzazione alla ratifica).

  1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare il Protocollo concernente le preoccupazioni del popolo irlandese relative al Trattato di Lisbona, fatto a Bruxelles il 13 giugno 2012.

A.C. 1619 – Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

ART. 2.
(Ordine di esecuzione).

  1. Piena ed intera esecuzione è data al Protocollo di cui all'articolo 1, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità a quanto disposto dall'articolo 4 del Protocollo stesso.

A.C. 1619 – Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

ART. 3.
(Entrata in vigore).

  1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

MOZIONI BENAMATI, MOLEA, PAGANO E SCHIRÒ N. 1-00327, LACQUANITI ED ALTRI N. 1-00388, ABRIGNANI E PALESE N. 1-00394, SCHIRÒ ED ALTRI N. 1-00395, ALLASIA ED ALTRI N. 1-00396, PRODANI ED ALTRI N. 1-00397, BENAMATI ED ALTRI N. 1-00401 E PAGANO ED ALTRI N. 1-00402 CONCERNENTI INIZIATIVE A SOSTEGNO DEL SETTORE DEL TURISMO

Mozioni

   La Camera,
   premesso che:
    l'economia turistica offre un contributo decisivo alla produzione della ricchezza italiana, allo sviluppo dell'occupazione e all'attivo della bilancia valutaria;
    il valore aggiunto prodotto dalle attività connesse al turismo è pari a circa 83 miliardi di euro, ovvero il 6 per cento del totale dell'economia;
    i consumi turistici interni ammontano a 114 miliardi di euro, buona parte dei quali (circa 30 miliardi di euro) è determinato dalle spese effettuate in Italia dai turisti stranieri;
    gli esercizi ricettivi italiani ospitano ogni anno 375 milioni di pernottamenti. Il settore offre lavoro a 1,5 milioni di persone, di cui circa 1 milione di lavoratori dipendenti;
    la stima di crescita del mercato turistico europeo per il 2014 è del 3,4 per cento di incremento del prodotto interno lordo globale, in virtù dei nuovi Paesi membri, nonché per il trend di crescita dei mercati asiatici e del sud del mondo, per i quali l'Europa costituisce una destinazione turistica;
    purtroppo, l'Italia cattura quote sempre minori di tali flussi, anche a causa della scarsa efficacia delle politiche di promozione; tra le regioni del sud dell'Europa le stime di crescita per l'anno 2014 sono per Malta, Portogallo e Croazia tra il 6-8 per cento, mentre per l'Italia sono del 2,5 per cento;
    secondo il rapporto dell'Unwto (World Tourism Organization) «Tourism Towards 2030», che presenta le prospettive a lungo termine del settore, il numero di arrivi dei turisti internazionali nel mondo aumenterà del 3,3 per cento per anno, tra il 2010 e il 2030, per raggiungere 1,8 miliardi al termine del periodo;
    anche per il 2013, l'Istat conferma il trend negativo del turismo italiano, avviatosi nel 2009, che nel corso del quinquennio ha comportato una perdita di quasi 60 milioni di viaggi (290 milioni di notti);
    nel 2012 il turismo internazionale nel mondo ha superato, per la prima volta nella storia, quota un miliardo di arrivi; i mercati emergenti come Cina, Russia e Brasile hanno mostrato un trend che continua a crescere per il turismo in uscita, cosiddetto outgoing, mentre Asia e Europa sono e continueranno ad essere le destinazioni turistiche leader per il cosiddetto turismo incoming;
    nel 2013 gli arrivi internazionali, secondo i dati provvisori dell'Organizzazione mondiale del turismo, si sono attestati a 1 miliardo e 87 milioni di euro, con un aumento del 5 per cento rispetto al 2012, un trend in continua crescita del quale l'Italia non beneficia;
    secondo la Banca d'Italia, nel periodo gennaio-dicembre 2013, il settore ha registrato, comunque, un avanzo di 12.830 milioni di euro (lo 0,8 per cento del prodotto interno lordo), a fronte di 11.543 milioni di euro nello stesso periodo dell'anno precedente;
    le spese dei viaggiatori stranieri in Italia, per 32.989 milioni di euro, sono aumentate del 2,9 per cento; quelle dei viaggiatori italiani all'estero, per 20.159 milioni di euro, si sono ridotte dell'1,7 per cento;
    secondo l'Osservatorio nazionale del turismo, tra gennaio e ottobre 2013, gli arrivi e le presenze di italiani sono calati dell'8,3 per cento, gli arrivi degli stranieri dello 0,1 per cento e le presenze dello 0,3 per cento;
    il 2013 per il turismo italiano è stato l'anno peggiore del passato quadriennio, in totale nei mesi indicati la perdita complessiva di arrivi si attesta a -4,3 per cento, quella delle presenze a 4,4 per cento;
    l'incertezza economica globale non ha fermato la crescita del turismo internazionale, che ha mostrato la sua capacità di adattamento alle mutevoli condizioni del mercato e, benché a un tasso inferiore, ci si aspetta un'ulteriore espansione del settore nel 2014;
    l'Europa rimane di gran lunga il continente con il più alto numero di turisti nel mondo e, nonostante le difficoltà dell'eurozona, ha registrato una crescita degli arrivi internazionali pari al 3,3 per cento, risultato da considerarsi tendenzialmente positivo per una destinazione matura;
    il report sull'impatto economico annuale del World Travel and Tourism Council (WTTC) indica ancora nel 2013 un contributo al prodotto interno lordo italiano derivante da viaggi e turismo pari al 10,3 per cento, percentuale tra le più elevate tra i Paesi membri del G20 con significative possibilità di miglioramento;
    se i flussi turistici internazionali crescono e quelli diretti verso l'Italia diminuiscono, è urgente che il turismo sia compiutamente riconosciuto come opportunità strategica di crescita per il Paese attraverso un conseguente salto di qualità delle politiche ad esso dedicate;
    la novità costituita dalla nuova collocazione del settore all'interno del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, con un ulteriore cambiamento nella gestione strategica del turismo italiano, può aprire nuove prospettive per il rilancio effettivo di immagine del turismo nazionale e per l'implementazione di nuove politiche di promozione del Paese a livello planetario;
    secondo la Banca d'Italia, infatti, il turismo culturale contribuisce in misura rilevante ai flussi di viaggiatori stranieri in Italia, pesando per circa un quarto sulla domanda estera complessiva di soggiorno e per quasi la metà su quella relativa ai soli viaggi per vacanza, poiché la spesa pro capite dei turisti interessati alle proposte culturali è più elevata della media e il loro contributo risulta anche maggiore in termini di risorse finanziarie;
    il saldo positivo tra entrate e uscite relative al turismo culturale è di circa 6 miliardi di euro l'anno, oltre la metà dell'attivo turistico complessivo;
    il confronto internazionale suggerisce l'esistenza di ampi margini di miglioramento nella valorizzazione e nella fruizione del patrimonio artistico e culturale e nel rafforzamento delle attività gestionali e promozionali, al fine di incrementare velocemente le quote di mercato nel settore del turismo culturale, nel quale l'Italia potrebbe ambire a collocarsi al primo posto nel mondo;
    l'ulteriore perdita di quote di mercato da parte del turismo italiano è un segnale molto negativo anche dentro la recessione che il Paese sta attraversando; se il turismo internazionale cresce nel mondo, non c’è alcuna ragione perché l'Italia perda in competitività internazionale, mentre il mercato nazionale affonda;
    le imprese turistiche italiane non possono vivere in solitudine questo momento difficile; a livello globale la maggior parte dei Paesi turistici e di quelli che intendono diventarlo si organizzano, investendo risorse importanti per intercettare i flussi internazionali previsti in crescita di qui al 2020;
    da molti anni non è più sufficiente il marchio «Italia», per vincere sul mercato globale, ma è necessaria una strategia nazionale forte, da realizzare d'intesa con le regioni, per il turismo internazionale, e si devono rafforzare gli strumenti a disposizione per incentivare la domanda interna, in particolare per le fasce più deboli, a cominciare da un nuovo ed efficiente sistema di buoni vacanze;
    le politiche per il turismo del dopo referendum e la riforma costituzionale sul Titolo V della Costituzione si sono caratterizzate per le continue oscillazioni tra difesa delle competenze regionali e momenti di accentramento nazionale;
    una delle poche novità positive è arrivata dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome che ha approvato nel 2010 un documento che rappresenta un valido punto di riferimento per realizzare le politiche nazionali necessarie per il rilancio del settore;
    il documento della Conferenza delle regioni e delle province autonome aveva anche lo scopo di evitare gli errori, poi commessi, nell'approvazione del codice del turismo, definito come una «riforma del settore» ma senza l'apporto delle regioni e delle organizzazioni di categoria, e successivamente bocciato ampiamente dalla Corte costituzionale;
    se il Governo intende mettere mano alla governance del turismo, non appare sufficiente il trasferimento delle competenze al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, ma appare logico pensare a forme organizzate di coordinamento costante tra i Ministeri con deleghe che interessano il turismo, per redigere ed aggiornare annualmente il piano strategico nazionale per il turismo in condivisione con tutti i Ministri interessati e con le regioni, individuando le risorse necessarie per finanziarlo;
    appare, quindi, urgente riformare il Titolo V della Costituzione, ripensando l'attuale assetto di competenze, in modo da favorire l'emergere di una strategia nazionale per il settore e la cooperazione e il coordinamento di ogni livello istituzionale e amministrativo;
    un progetto adeguato di rilancio del turismo deve occuparsi, in primo luogo, della promozione dell'immagine del nostro Paese che non può più essere inquadrata come un'attività sganciata dalle altre iniziative promozionali e organizzative che lo Stato italiano, a vario titolo, svolge sul mercato internazionale;
    la promozione turistica è in piena evoluzione nei concetti, nei criteri e negli strumenti: il modo tradizionale di fare promozione (brochure, fiere, campagne di advertising) non è più sufficiente, il rapporto diretto, on-line, sta rivoluzionando l'intero comparto, le parole chiave del web 2.0 sono interazione e partecipazione, le strategie promozionali devono tramutarsi, velocemente, in strategie di marketing web;
   l'Enit-l'Agenzia nazionale del turismo ha innanzitutto un problema di risorse, che occorre risolvere, ma deve essere affrontata contestualmente la riforma radicale dell'ente per realizzare una struttura specializzata, che riesca a interpretare i grandi cambiamenti del settore e dare risposte innovative nei mercati internazionali con politiche di promo-commercializzazione;
    una struttura che risponda a precisi indirizzi programmatici, autonoma e giudicata sulla base dei risultati operativi conseguiti, obiettivo che potrebbe essere realizzato da una società per azioni a maggioranza pubblica che coinvolga pienamente l'insieme di soggetti, di territori e di prodotti destinati a comporre un sistema sotto il «marchio Italia»;
    la strategia del rilancio del turismo si fonda, sulla scorta di quanto fin qui analizzato, su un profondo rinnovamento ed efficientamento della governance e della promozione, così come di un sistema imprenditoriale le cui necessarie trasformazioni vanno accompagnate riprendendo l’iter del piano strategico nazionale che, migliorato nei contenuti e adattato alle esigenze delle regioni, può costituire un primo importante approccio sistemico al settore;
    tra i vari problemi del settore c’è anche la disciplina normativa, modificata con il decreto legislativo 23 maggio 2011, n. 79, «codice della normativa statale in tema di ordinamento e mercato del turismo, a norma dell'articolo 14 della legge 28 novembre 2005, n. 246, nonché attuazione della direttiva 2008/122/CE, relativa ai contratti di multiproprietà, contratti relativi ai prodotti per le vacanze di lungo termine, contratti di rivendita e di scambio», che è stato ampiamente bocciato dalla Corte costituzionale in 19 articoli per eccesso di delega del Governo;
    con il giudizio della Corte costituzionale sono state cancellate anche le norme in materia di classificazione e standard qualitativi delle strutture ricettive, la disciplina delle agenzie di viaggio e del tour operator, le norme sui sistemi turistici locali e quelle sulla gestione dei reclami da parte del dipartimento del turismo;
    quanto alle concessioni demaniali-marittime ad uso turistico-ricreativo va colto il segnale positivo arrivato dalla Commissaria europea per gli affari marittimi e le coste, Maria Damanaki, secondo la quale la Commissione europea sarebbe disponibile a modificare la direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, nella parte che riguarda proprio le spiagge, in quanto i vincoli applicati alle concessioni demaniali sono troppo rigidi, e a stendere una nuova direttiva che consenta maggiore flessibilità ai singoli Stati per tener conto delle peculiarità delle proprie coste; è, dunque, urgente risolvere alcune delle principali problematiche del settore rimaste inevase sostenendone la crescita con iniziative normative e finanziarie adeguate;
    la sfida del turismo, perno di un possibile rilancio della crescita del Paese, si concentra in poche mosse che attengono, tutte, alla capacità del nostro Paese di fare squadra;
    migliorare il turismo significa migliorare il Paese, valorizzare le straordinarie risorse italiane e creare nuova occupazione,

impegna il Governo:

   ad identificare una governance complessiva del turismo coordinata con la nuova collocazione del settore nel Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, anche attraverso la creazione di una cabina di regia unica per il turismo tra Governo, Ministeri e regioni;
   a cooperare strettamente col Parlamento al fine di individuare, nell'ottica più generale della riforma del Titolo V della Costituzione, le forme migliori per l'assetto delle competenze nel settore turistico, per una profonda riarticolazione delle competenze tra Stato e regioni, riportando a livello centrale le politiche a sostegno del marchio Italia e dei processi di ammodernamento e rilancio del sistema turistico nella prospettiva della definizione di un sistema turistico integrato;
   per quanto riguarda la relazione turismo-trasporti:
    a monitorare e ottimizzare le comunicazioni integrate aereo, treno, pullman, aliscafo;
    a migliorare i collegamenti intermodali tra i principali hub;
    a sbloccare le tariffe aeroportuali, vincolandone la destinazione allo sviluppo degli aeroporti;
    a promuovere, per quanto di competenza la possibilità di effettuare gli acquisti dei biglietti on line;
    a favorire i collegamenti con le mete cosiddette «minori»;
    a favorire una maggiore integrazione di servizi orientata allo sviluppo del turismo, su tutto il territorio nazionale e con particolare attenzione al sud dell'Italia, al fine di perseguire la raggiungibilità e la fruibilità dei luoghi e dell'immenso patrimonio naturalistico e culturale del Mezzogiorno;
   a rafforzare il ruolo degli enti turistici nazionali prevedendo, in particolare, un profondo rinnovamento dell'organizzazione e della missione dell'Agenzia nazionale del turismo ed una sua svolta digitale per favorire la competitività promo-commerciale internazionale dell'intero sistema culturale, turistico e della valorizzazione dei prodotti tipici e artigianali, anche contemplando in tale rinnovamento un maggiore apporto dei privati e dei vettori nazionali di trasporto alla definizione del piano di promozione nazionale;
   a sviluppare in tempi rapidi un brand Italia da promuovere a partire dai prossimi grandi eventi nazionali a regionali;
   a considerare il prossimo semestre europeo o la celebrazione di Expo 2015 quali occasioni imperdibili per promuovere il patrimonio nazionale, valorizzare al meglio le eccellenze del made in Italy e quelle artistiche, culturali e ambientali, recuperare credibilità tornando al centro dei processi di sviluppo internazionali del turismo e riaffermando l'Italia quale produttore di cultura;
   ad adottare iniziative normative urgenti di attuazione del piano strategico del turismo «Italia 2020», previsto ai sensi dell'articolo 34-quinquies del decreto-legge n. 179 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 221 del 2012;
   ad individuare, risorse aggiuntive rispetto a quelle nazionali e locali per il rilancio del turismo, con particolare riguardo a una quota significativa del Fondo per lo sviluppo e la coesione, nell'ambito della programmazione dei fondi strutturali 2014-2020, e a quote di ogni altro possibile programma comunitario di sostegno alle imprese, quale i programmi Cosme, Europa Creativa 2014-2020 e +Life+;
   ad assumere iniziative per assicurare la disponibilità della banda larga in tutte le località turistiche, a servizio delle imprese e della clientela e ad intervenire con un sistema organico di politiche economiche e fiscali a sostegno di un programma di digitalizzazione e d'informatizzazione per migliorare l'offerta turistica annullando il digital divide attualmente presente rispetto agli altri Paesi a vocazione turistica;
   a mettere il turismo al centro del piano giovani per sviluppare occupazione qualificata e a favorire lo start up di imprese, in particolar modo giovanili, finalizzate alla valorizzazione e gestione del patrimonio pubblico, culturale, turistico e naturalistico;
   ad assumere iniziative per prevedere contratti di apprendistato pluridatoriali, incentivando l'aggregazione di imprese turistiche al fine di gestire un unico contratto per accrescere la professionalità dei giovani svincolando il rapporto di lavoro dalla stagionalità delle attività turistiche;
   al fine di avviare i virtuosi processi di destagionalizzazione descritti in premessa, ad introdurre, in coordinamento con le esperienze regionali già in corso, un programma volto ad offrire progetti turistici agevolati in favore del turismo della terza età e del turismo sociale, sul modello degli analoghi programmi previsti dalla Spagna e dalla Francia;
   ad assumere iniziative per rivedere l'attuale «tassa di soggiorno» che ha prodotto scompensi sul territorio tra i comuni che l'hanno istituita e quelli che non l'hanno istituita;
   ad ammodernare e semplificare il sistema dei visti al fine di favorire l'afflusso di turisti dai Paesi emergenti;
   a favorire l'aggregazione tra imprese per la gestione in comune dei servizi turistici, assumendo, anche a tal fine iniziative volte ad estendere il bonus per le ristrutturazioni e la riqualificazione energetica anche agli immobili adibiti ad attività turistiche, finalizzandolo anche all'adeguamento alla sicurezza antincendio;
   ad assumere iniziative per rivedere la disciplina delle guide turistiche, inserendola nel contesto del quadro normativo europeo in materia di professioni e non di servizi;
   a verificare l'apertura della Commissione europea riguardo a una maggiore flessibilità nell'applicazione della direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo e del Consiglio alle concessioni demaniali marittime ad uso turistico-ricreativo e a definire l'attesa riforma della concessioni demaniali, per dare stabilità alle 30.000 aziende balneari e per fare ripartire i necessari investimenti;
   a rafforzare i circuiti nazionali di eccellenza di cui all'articolo 22 del decreto legislativo n. 79 del 2011 e a prevedere agevolazioni similari a quelle già previste per i distretti industriali in favore dei sistemi turistici locali, di cui al citato articolo 22, qualora gli operatori turistici e gli enti di settore ivi operanti si coordinino per avanzare offerte turistiche integrate;
   a recuperare e valorizzare le identità e le specificità dei territori e il loro patrimonio ambientale, culturale ed enogastronomico anche attraverso una pianificazione agricola di qualità, competitiva e rispettosa dell'ambiente e predisponendo progetti d'offerta territoriali;
   a concepire misure per il coinvolgimento dei privati nella valorizzazione di beni e siti turistici, compresi quelli minori per favorire lo sviluppo locale, anche attraverso soluzioni che agevolino le erogazioni liberali e le sponsorizzazioni;
   a reperire le risorse finanziarie necessarie a realizzare una seria programmazione strutturale di interventi di manutenzione per tutti i principali siti archeologici a partire dai siti Unesco;
   a semplificare gli adempimenti a carico delle imprese, che rappresentano una forma di distorsione competitiva e che frenano gli investimenti e la crescita del settore;
   a promuovere la collaborazione con e tra gli enti territoriali interessati, al fine di dar vita a forme di coordinamento e razionalizzazione degli interventi nel settore del turismo, con particolare riferimento alla promozione dell'armonizzazione normativa e della semplificazione amministrativa;
   a portare sollecitamente a conclusione i lavori del tavolo volto alla definizione di standard di qualità per le strutture ricettive, tenendo conto degli orientamenti europei e, in particolare, dei temi dell'accessibilità e dell'accoglienza all'infanzia.
(1-00327)
(Nuova formulazione) «Benamati, Molea, Pagano, Schirò, Antezza».


   La Camera,
   premesso che:
    l'economia turistica offre un contributo decisivo alla produzione della ricchezza italiana, allo sviluppo dell'occupazione e all'attivo della bilancia valutaria;
    il valore aggiunto prodotto dalle attività connesse al turismo è pari a circa 83 miliardi di euro, ovvero il 6 per cento del totale dell'economia;
    i consumi turistici interni ammontano a 114 miliardi di euro, buona parte dei quali (circa 30 miliardi di euro) è determinato dalle spese effettuate in Italia dai turisti stranieri;
    gli esercizi ricettivi italiani ospitano ogni anno 375 milioni di pernottamenti. Il settore offre lavoro a 1,5 milioni di persone, di cui circa 1 milione di lavoratori dipendenti;
    la stima di crescita del mercato turistico europeo per il 2014 è del 3,4 per cento di incremento del prodotto interno lordo globale, in virtù dei nuovi Paesi membri, nonché per il trend di crescita dei mercati asiatici e del sud del mondo, per i quali l'Europa costituisce una destinazione turistica;
    purtroppo, l'Italia cattura quote sempre minori di tali flussi, anche a causa della scarsa efficacia delle politiche di promozione; tra le regioni del sud dell'Europa le stime di crescita per l'anno 2014 sono per Malta, Portogallo e Croazia tra il 6-8 per cento, mentre per l'Italia sono del 2,5 per cento;
    secondo il rapporto dell'Unwto (World Tourism Organization) «Tourism Towards 2030», che presenta le prospettive a lungo termine del settore, il numero di arrivi dei turisti internazionali nel mondo aumenterà del 3,3 per cento per anno, tra il 2010 e il 2030, per raggiungere 1,8 miliardi al termine del periodo;
    anche per il 2013, l'Istat conferma il trend negativo del turismo italiano, avviatosi nel 2009, che nel corso del quinquennio ha comportato una perdita di quasi 60 milioni di viaggi (290 milioni di notti);
    nel 2012 il turismo internazionale nel mondo ha superato, per la prima volta nella storia, quota un miliardo di arrivi; i mercati emergenti come Cina, Russia e Brasile hanno mostrato un trend che continua a crescere per il turismo in uscita, cosiddetto outgoing, mentre Asia e Europa sono e continueranno ad essere le destinazioni turistiche leader per il cosiddetto turismo incoming;
    nel 2013 gli arrivi internazionali, secondo i dati provvisori dell'Organizzazione mondiale del turismo, si sono attestati a 1 miliardo e 87 milioni di euro, con un aumento del 5 per cento rispetto al 2012, un trend in continua crescita del quale l'Italia non beneficia;
    secondo la Banca d'Italia, nel periodo gennaio-dicembre 2013, il settore ha registrato, comunque, un avanzo di 12.830 milioni di euro (lo 0,8 per cento del prodotto interno lordo), a fronte di 11.543 milioni di euro nello stesso periodo dell'anno precedente;
    le spese dei viaggiatori stranieri in Italia, per 32.989 milioni di euro, sono aumentate del 2,9 per cento; quelle dei viaggiatori italiani all'estero, per 20.159 milioni di euro, si sono ridotte dell'1,7 per cento;
    secondo l'Osservatorio nazionale del turismo, tra gennaio e ottobre 2013, gli arrivi e le presenze di italiani sono calati dell'8,3 per cento, gli arrivi degli stranieri dello 0,1 per cento e le presenze dello 0,3 per cento;
    il 2013 per il turismo italiano è stato l'anno peggiore del passato quadriennio, in totale nei mesi indicati la perdita complessiva di arrivi si attesta a -4,3 per cento, quella delle presenze a 4,4 per cento;
    l'incertezza economica globale non ha fermato la crescita del turismo internazionale, che ha mostrato la sua capacità di adattamento alle mutevoli condizioni del mercato e, benché a un tasso inferiore, ci si aspetta un'ulteriore espansione del settore nel 2014;
    l'Europa rimane di gran lunga il continente con il più alto numero di turisti nel mondo e, nonostante le difficoltà dell'eurozona, ha registrato una crescita degli arrivi internazionali pari al 3,3 per cento, risultato da considerarsi tendenzialmente positivo per una destinazione matura;
    il report sull'impatto economico annuale del World Travel and Tourism Council (WTTC) indica ancora nel 2013 un contributo al prodotto interno lordo italiano derivante da viaggi e turismo pari al 10,3 per cento, percentuale tra le più elevate tra i Paesi membri del G20 con significative possibilità di miglioramento;
    se i flussi turistici internazionali crescono e quelli diretti verso l'Italia diminuiscono, è urgente che il turismo sia compiutamente riconosciuto come opportunità strategica di crescita per il Paese attraverso un conseguente salto di qualità delle politiche ad esso dedicate;
    la novità costituita dalla nuova collocazione del settore all'interno del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, con un ulteriore cambiamento nella gestione strategica del turismo italiano, può aprire nuove prospettive per il rilancio effettivo di immagine del turismo nazionale e per l'implementazione di nuove politiche di promozione del Paese a livello planetario;
    secondo la Banca d'Italia, infatti, il turismo culturale contribuisce in misura rilevante ai flussi di viaggiatori stranieri in Italia, pesando per circa un quarto sulla domanda estera complessiva di soggiorno e per quasi la metà su quella relativa ai soli viaggi per vacanza, poiché la spesa pro capite dei turisti interessati alle proposte culturali è più elevata della media e il loro contributo risulta anche maggiore in termini di risorse finanziarie;
    il saldo positivo tra entrate e uscite relative al turismo culturale è di circa 6 miliardi di euro l'anno, oltre la metà dell'attivo turistico complessivo;
    il confronto internazionale suggerisce l'esistenza di ampi margini di miglioramento nella valorizzazione e nella fruizione del patrimonio artistico e culturale e nel rafforzamento delle attività gestionali e promozionali, al fine di incrementare velocemente le quote di mercato nel settore del turismo culturale, nel quale l'Italia potrebbe ambire a collocarsi al primo posto nel mondo;
    l'ulteriore perdita di quote di mercato da parte del turismo italiano è un segnale molto negativo anche dentro la recessione che il Paese sta attraversando; se il turismo internazionale cresce nel mondo, non c’è alcuna ragione perché l'Italia perda in competitività internazionale, mentre il mercato nazionale affonda;
    le imprese turistiche italiane non possono vivere in solitudine questo momento difficile; a livello globale la maggior parte dei Paesi turistici e di quelli che intendono diventarlo si organizzano, investendo risorse importanti per intercettare i flussi internazionali previsti in crescita di qui al 2020;
    da molti anni non è più sufficiente il marchio «Italia», per vincere sul mercato globale, ma è necessaria una strategia nazionale forte, da realizzare d'intesa con le regioni, per il turismo internazionale, e si devono rafforzare gli strumenti a disposizione per incentivare la domanda interna, in particolare per le fasce più deboli, a cominciare da un nuovo ed efficiente sistema di buoni vacanze;
    le politiche per il turismo del dopo referendum e la riforma costituzionale sul Titolo V della Costituzione si sono caratterizzate per le continue oscillazioni tra difesa delle competenze regionali e momenti di accentramento nazionale;
    una delle poche novità positive è arrivata dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome che ha approvato nel 2010 un documento che rappresenta un valido punto di riferimento per realizzare le politiche nazionali necessarie per il rilancio del settore;
    il documento della Conferenza delle regioni e delle province autonome aveva anche lo scopo di evitare gli errori, poi commessi, nell'approvazione del codice del turismo, definito come una «riforma del settore» ma senza l'apporto delle regioni e delle organizzazioni di categoria, e successivamente bocciato ampiamente dalla Corte costituzionale;
    se il Governo intende mettere mano alla governance del turismo, non appare sufficiente il trasferimento delle competenze al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, ma appare logico pensare a forme organizzate di coordinamento costante tra i Ministeri con deleghe che interessano il turismo, per redigere ed aggiornare annualmente il piano strategico nazionale per il turismo in condivisione con tutti i Ministri interessati e con le regioni, individuando le risorse necessarie per finanziarlo;
    appare, quindi, urgente riformare il Titolo V della Costituzione, ripensando l'attuale assetto di competenze, in modo da favorire l'emergere di una strategia nazionale per il settore e la cooperazione e il coordinamento di ogni livello istituzionale e amministrativo;
    un progetto adeguato di rilancio del turismo deve occuparsi, in primo luogo, della promozione dell'immagine del nostro Paese che non può più essere inquadrata come un'attività sganciata dalle altre iniziative promozionali e organizzative che lo Stato italiano, a vario titolo, svolge sul mercato internazionale;
    la promozione turistica è in piena evoluzione nei concetti, nei criteri e negli strumenti: il modo tradizionale di fare promozione (brochure, fiere, campagne di advertising) non è più sufficiente, il rapporto diretto, on-line, sta rivoluzionando l'intero comparto, le parole chiave del web 2.0 sono interazione e partecipazione, le strategie promozionali devono tramutarsi, velocemente, in strategie di marketing web;
   l'Enit-l'Agenzia nazionale del turismo ha innanzitutto un problema di risorse, che occorre risolvere, ma deve essere affrontata contestualmente la riforma radicale dell'ente per realizzare una struttura specializzata, che riesca a interpretare i grandi cambiamenti del settore e dare risposte innovative nei mercati internazionali con politiche di promo-commercializzazione;
    una struttura che risponda a precisi indirizzi programmatici, autonoma e giudicata sulla base dei risultati operativi conseguiti, obiettivo che potrebbe essere realizzato da una società per azioni a maggioranza pubblica che coinvolga pienamente l'insieme di soggetti, di territori e di prodotti destinati a comporre un sistema sotto il «marchio Italia»;
    la strategia del rilancio del turismo si fonda, sulla scorta di quanto fin qui analizzato, su un profondo rinnovamento ed efficientamento della governance e della promozione, così come di un sistema imprenditoriale le cui necessarie trasformazioni vanno accompagnate riprendendo l’iter del piano strategico nazionale che, migliorato nei contenuti e adattato alle esigenze delle regioni, può costituire un primo importante approccio sistemico al settore;
    tra i vari problemi del settore c’è anche la disciplina normativa, modificata con il decreto legislativo 23 maggio 2011, n. 79, «codice della normativa statale in tema di ordinamento e mercato del turismo, a norma dell'articolo 14 della legge 28 novembre 2005, n. 246, nonché attuazione della direttiva 2008/122/CE, relativa ai contratti di multiproprietà, contratti relativi ai prodotti per le vacanze di lungo termine, contratti di rivendita e di scambio», che è stato ampiamente bocciato dalla Corte costituzionale in 19 articoli per eccesso di delega del Governo;
    con il giudizio della Corte costituzionale sono state cancellate anche le norme in materia di classificazione e standard qualitativi delle strutture ricettive, la disciplina delle agenzie di viaggio e del tour operator, le norme sui sistemi turistici locali e quelle sulla gestione dei reclami da parte del dipartimento del turismo;
    quanto alle concessioni demaniali-marittime ad uso turistico-ricreativo va colto il segnale positivo arrivato dalla Commissaria europea per gli affari marittimi e le coste, Maria Damanaki, secondo la quale la Commissione europea sarebbe disponibile a modificare la direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, nella parte che riguarda proprio le spiagge, in quanto i vincoli applicati alle concessioni demaniali sono troppo rigidi, e a stendere una nuova direttiva che consenta maggiore flessibilità ai singoli Stati per tener conto delle peculiarità delle proprie coste; è, dunque, urgente risolvere alcune delle principali problematiche del settore rimaste inevase sostenendone la crescita con iniziative normative e finanziarie adeguate;
    la sfida del turismo, perno di un possibile rilancio della crescita del Paese, si concentra in poche mosse che attengono, tutte, alla capacità del nostro Paese di fare squadra;
    migliorare il turismo significa migliorare il Paese, valorizzare le straordinarie risorse italiane e creare nuova occupazione,

impegna il Governo:

   ad identificare una governance complessiva del turismo coordinata con la nuova collocazione del settore nel Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, anche attraverso la creazione di una cabina di regia unica per il turismo tra Governo, Ministeri e regioni;
   a cooperare strettamente col Parlamento al fine di individuare, nell'ottica più generale della riforma del Titolo V della Costituzione, le forme migliori per l'assetto delle competenze nel settore turistico, per una profonda riarticolazione delle competenze tra Stato e regioni, riportando a livello centrale le politiche a sostegno del marchio Italia e dei processi di ammodernamento e rilancio del sistema turistico nella prospettiva della definizione di un sistema turistico integrato;
   per quanto riguarda la relazione turismo-trasporti:
    a monitorare e ottimizzare le comunicazioni integrate aereo, treno, pullman, aliscafo;
    a migliorare i collegamenti intermodali tra i principali hub;
    a sbloccare le tariffe aeroportuali, vincolandone la destinazione allo sviluppo degli aeroporti;
    a promuovere, per quanto di competenza la possibilità di effettuare gli acquisti dei biglietti on line;
    a favorire i collegamenti con le mete cosiddette «minori»;
    a favorire una maggiore integrazione di servizi orientata allo sviluppo del turismo, su tutto il territorio nazionale e con particolare attenzione al sud dell'Italia, al fine di perseguire la raggiungibilità e la fruibilità dei luoghi e dell'immenso patrimonio naturalistico e culturale del Mezzogiorno;
   a rafforzare il ruolo degli enti turistici nazionali prevedendo, in particolare, un profondo rinnovamento dell'organizzazione e della missione dell'Agenzia nazionale del turismo ed una sua svolta digitale per favorire la competitività promo-commerciale internazionale dell'intero sistema culturale, turistico e della valorizzazione dei prodotti tipici e artigianali, anche contemplando in tale rinnovamento un maggiore apporto dei privati e dei vettori nazionali di trasporto alla definizione del piano di promozione nazionale;
   a sviluppare in tempi rapidi un brand Italia da promuovere a partire dai prossimi grandi eventi nazionali a regionali;
   a considerare il prossimo semestre europeo o la celebrazione di Expo 2015 quali occasioni imperdibili per promuovere il patrimonio nazionale, valorizzare al meglio le eccellenze del made in Italy e quelle artistiche, culturali e ambientali, recuperare credibilità tornando al centro dei processi di sviluppo internazionali del turismo e riaffermando l'Italia quale produttore di cultura;
   ad adottare iniziative normative urgenti di attuazione del piano strategico del turismo «Italia 2020», previsto ai sensi dell'articolo 34-quinquies del decreto-legge n. 179 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 221 del 2012;
   ad individuare, risorse aggiuntive rispetto a quelle nazionali e locali per il rilancio del turismo, con particolare riguardo a una quota significativa del Fondo per lo sviluppo e la coesione, nell'ambito della programmazione dei fondi strutturali 2014-2020, e a quote di ogni altro possibile programma comunitario di sostegno alle imprese, quale i programmi Cosme, Europa Creativa 2014-2020 e +Life+;
   ad assumere iniziative per assicurare la disponibilità della banda larga in tutte le località turistiche, a servizio delle imprese e della clientela e ad intervenire con un sistema organico di politiche economiche e fiscali a sostegno di un programma di digitalizzazione e d'informatizzazione per migliorare l'offerta turistica annullando il digital divide attualmente presente rispetto agli altri Paesi a vocazione turistica;
   a mettere il turismo al centro del piano giovani per sviluppare occupazione qualificata e a favorire lo start up di imprese, in particolar modo giovanili, finalizzate alla valorizzazione e gestione del patrimonio pubblico, culturale, turistico e naturalistico;
   ad assumere iniziative per prevedere contratti di apprendistato pluridatoriali, incentivando l'aggregazione di imprese turistiche al fine di gestire un unico contratto per accrescere la professionalità dei giovani svincolando il rapporto di lavoro dalla stagionalità delle attività turistiche;
   al fine di avviare i virtuosi processi di destagionalizzazione descritti in premessa, ad introdurre, in coordinamento con le esperienze regionali già in corso, un programma volto ad offrire progetti turistici agevolati in favore del turismo della terza età e del turismo sociale, sul modello degli analoghi programmi previsti dalla Spagna e dalla Francia;
   ad assumere iniziative per rivedere l'attuale «tassa di soggiorno» che ha prodotto scompensi sul territorio tra i comuni che l'hanno istituita e quelli che non l'hanno istituita;
   ad ammodernare e semplificare il sistema dei visti al fine di favorire l'afflusso di turisti dai Paesi emergenti;
   a favorire l'aggregazione tra imprese per la gestione in comune dei servizi turistici, assumendo, anche a tal fine iniziative volte ad estendere il bonus per le ristrutturazioni e la riqualificazione energetica anche agli immobili adibiti ad attività turistiche, finalizzandolo anche all'adeguamento alla sicurezza antincendio;
   ad assumere iniziative per rivedere la disciplina delle guide turistiche, inserendola nel contesto del quadro normativo europeo in materia di professioni e non di servizi;
   a verificare l'apertura della Commissione europea riguardo a una maggiore flessibilità nell'applicazione della direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo e del Consiglio alle concessioni demaniali marittime ad uso turistico-ricreativo e a definire l'attesa riforma della concessioni demaniali, per dare stabilità alle 30.000 aziende balneari e per fare ripartire i necessari investimenti;
   a rafforzare i circuiti nazionali di eccellenza di cui all'articolo 22 del decreto legislativo n. 79 del 2011 e a prevedere agevolazioni similari a quelle già previste per i distretti industriali in favore dei sistemi turistici locali, di cui al citato articolo 22, qualora gli operatori turistici e gli enti di settore ivi operanti si coordinino per avanzare offerte turistiche integrate;
   a recuperare e valorizzare le identità e le specificità dei territori e il loro patrimonio ambientale, culturale ed enogastronomico anche attraverso una pianificazione agricola di qualità, competitiva e rispettosa dell'ambiente e predisponendo progetti d'offerta territoriali;
   a concepire misure per il coinvolgimento dei privati nella valorizzazione di beni e siti turistici, compresi quelli minori per favorire lo sviluppo locale, anche attraverso soluzioni che agevolino le erogazioni liberali e le sponsorizzazioni;
   a reperire, nei limiti delle compatibilità di bilancio, le risorse finanziarie necessarie a realizzare una seria programmazione strutturale di interventi di manutenzione per tutti i principali siti archeologici a partire dai siti Unesco;
   a semplificare gli adempimenti a carico delle imprese, che rappresentano una forma di distorsione competitiva e che frenano gli investimenti e la crescita del settore;
   a promuovere la collaborazione con e tra gli enti territoriali interessati, al fine di dar vita a forme di coordinamento e razionalizzazione degli interventi nel settore del turismo, con particolare riferimento alla promozione dell'armonizzazione normativa e della semplificazione amministrativa;
   a portare sollecitamente a conclusione i lavori del tavolo volto alla definizione di standard di qualità per le strutture ricettive, tenendo conto degli orientamenti europei e, in particolare, dei temi dell'accessibilità e dell'accoglienza all'infanzia.
(1-00327)
(Testo modificato nel corso della seduta) (Nuova formulazione) «Benamati, Molea, Pagano, Schirò, Antezza».


   La Camera,
   premesso che:
    l'industria del turismo rappresenta un settore chiave dell'economia europea, che genera oltre il 10 per cento del prodotto interno lordo dell'Unione Europea, impiegando 9,7 milioni di persone e coinvolgendo 1,8 milioni di imprese;
    il turismo può contribuire efficacemente a incrementare il lavoro e lo sviluppo regionale, ad incentivare uno sviluppo sostenibile, a creare un patrimonio naturale e culturale maggiore, nonché a formare un'identità europea;
    la politica dell'Unione europea mira a promuovere il turismo in modo da mantenere la posizione di prima destinazione turistica mondiale, massimizzando, al contempo, il contributo del settore alla crescita e all'occupazione;
    il Trattato di Lisbona riconosce espressamente l'importanza del turismo all'articolo 195 del Tratto stesso, mentre la strategia europea sul turismo è enunciata principalmente dalla comunicazione «L'Europa, prima destinazione turistica mondiale – un nuovo quadro politico per il turismo europeo», adottata nel giugno 2010 dalla Commissione europea;
    si tratta di un quadro di iniziative per il turismo europeo che definisce 21 azioni per l'industria del turismo su cui la Commissione europea intende operare in stretta collaborazione con gli Stati membri e con i principali operatori dell'industria turistica. Tali azioni possono essere riunite attorno a quattro assi principali che consistono nello: stimolare la competitività del settore turistico europeo; promuovere lo sviluppo di un turismo responsabile, sostenibile e di qualità; consolidare l'immagine dell'Europa come insieme di destinazioni sostenibili e di alta qualità; infine, massimizzare il potenziale delle politiche finanziarie dell'Unione europea per lo sviluppo del turismo;
    sotto il profilo europeo, gli strumenti di finanziamento per il turismo per il prossimo periodo di programmazione 2014-2020 sono rappresentati dal Programma per la competitività delle imprese e per le piccole e medie imprese – COSME (rivolto alle piccole e medie imprese e teso a: agevolare l'accesso ai finanziamenti per le piccole e medie imprese; sostenere la creazione di un ambiente favorevole alla creazione di nuove imprese e alla crescita; aumentare la sostenibilità e aiutare l'internazionalizzazione); dal Programma Horizon 2020 (per la ricerca e l'innovazione che prevede misure per sostenere il settore del turismo, attraverso progressi in ricerca e innovazione in settori quali tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT), trasporto sostenibile ed altri), dal Programma per l'ambiente e l'azione per il clima – Life (con un importo di circa 3 miliardi di euro); infine, dai fondi strutturali europei e per l'agricoltura che potranno co-finanziare interventi in materia di turismo con il Fondo europeo di sviluppo regionale (per la sostenibilità energetica, ricerca, innovazione e tecnologie dell'informazione e della comunicazione) il Fondo europeo di sviluppo (per la formazione) ed il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale per il turismo rurale nell'ambito della cooperazione territoriale europea ed i programmi interregionali;
    la competitività dell'industria europea del turismo è strettamente legata alla sua sostenibilità, come la qualità delle destinazioni turistiche è fortemente influenzata dal loro ambiente naturale e culturale e la loro integrazione nella comunità locale. Le principali sfide per il turismo sostenibile sono, quindi, rappresentate dall'obiettivo di conservare le risorse naturali e culturali; limitare gli impatti negativi tra cui l'uso di risorse naturali e la produzione di rifiuti; promuovere il benessere della comunità locale; ridurre la stagionalità della domanda e rendere il turismo accessibile a tutti; limitare l'impatto ambientale dei trasporti in materia di turismo; migliorare la qualità dei posti di lavoro del turismo. Non a caso la Carta europea per un turismo sostenibile e responsabile cerca di incoraggiare lo sviluppo di questo tipo di turismo e la cosiddetta iniziativa «Eden» è stata concepita per promuovere le destinazioni emergenti e del turismo sostenibile attraverso un concorso annuale per selezionare una «destinazione di eccellenza» sulla base dell'impegno per la sostenibilità sociale, culturale e ambientale;
    particolare attenzione è riservata sul piano europeo al turismo marittimo e costiero che occupa circa 2.360.000 persone, pari all'1,1 per cento del totale dell'Unione europea. Circa il 51 per cento dei posti letto in hotel in Europa si concentra in regioni costiere, mentre il turismo da crociera, secondo i dati del 2011, da solo, rappresenta un segmento distinto capace di generare un fatturato diretto di 14,5 miliardi di euro e assicurare quasi 150.000 posti di lavoro. La Commissione europea sta, infatti, predisponendo una comunicazione sul turismo marittimo e costiero, tesa a facilitare la crescita competitiva e sostenibile del settore marittimo europeo e del turismo costiero nell'ottica di creare nuove opportunità lavoro. Tale comunicazione dovrebbe integrarsi con la strategia marittima dell'Unione europea inclusa nella comunicazione «Crescita blu – Opportunità per la crescita sostenibile dei settori marino e marittimo» presentata nel 2012;
    per quanto concerne il turismo accessibile per i disabili e per gli anziani, si evidenzia che rendere il turismo più accessibile rappresenta non solo una responsabilità sociale, ma anche un business case convincente per rilanciare la competitività del turismo in Europa, considerato che la popolazione europea sembrerebbe invecchiare sempre di più (si stima che entro il 2050 il numero di persone con più di 65 anni sarà di 3 volte quello che era nel 2003, e rispetto agli anni Ottanta sarà di 5 volte maggiore). Le persone anziane rappresentano attualmente circa il 25 per cento della popolazione europea e parte di questo gruppo di popolazione, che comprende individui con potere d'acquisto e tempo libero, rappresenta per l'Europa un notevole potenziale economico. Non a caso, l'iniziativa europea «Calypso», lanciata nel 2009, ha chiaramente evidenziato come il turismo anziano può contribuire a combattere la stagionalità, rafforzare il concetto di cittadinanza europea e promuovere uno sviluppo regionale. Nel 2013 è stato poi avviato il programma «Senior Initiative» che sostituisce «Calypso» ed ha un focus specifico sul turismo dei senior;
    per quanto attiene al turismo culturale, inutile sottolineare come l'Europa rappresenti una destinazione chiave di turismo culturale, che si stima rappresenti circa il 40 per cento di tutto il turismo europeo. Sotto tale profilo si segnala che la Commissione europea supporta i prodotti turistici transnazionali basati su temi specifici che hanno ancora un grande potenziale di crescita, i cosiddetti «itinerari culturali europei»;
    particolare attenzione merita pure nell'ambito delle azioni volte all'implementazione delle nuove tecnologie dell'informazione, l'iniziativa tecnologie dell'informazione e della comunicazione e per il business nel turismo (cosiddetta iniziativa ICT e Turismo) tesa ad aiutare le piccole e medie imprese a interconnettersi con tutti gli operatori del mercato interessati attraverso le reti di distribuzione a prezzi accessibili, contribuendo in tal modo a partecipare alla catena del valore digitale;
    la Commissione europea ha recentemente lanciato due consultazioni pubbliche per conoscere le opinioni degli operatori europei del turismo sul futuro e sul quadro normativo ed amministrativo del settore. La consultazione «European Tourism of the Future» mira ad individuare sfide ed opportunità per il futuro dell'industria europea del turismo e a favorire la revisione, se necessaria, del piano d'azione per il settore del turismo, approvato dalla Commissione europea nel 2010. La consultazione «Regulatory and Administrative Framework on Tourism Businesses, Public Administrations, and other Tourism Stakeholders in the EU» è volta, invece, ad individuare le politiche e le pratiche amministrative, a livello nazionale e comunitario, che gravano sulle imprese turistiche europee, impedendone la crescita, ma anche ad identificare le buone pratiche che possono essere considerate degli esempi da seguire;
    i risultati di tali consultazioni, aperte fino al 15 marzo 2014, dovranno essere analizzati dalla Commissione europea al fine di fornire informazioni utili per future azioni politiche a tutti i livelli e costituiranno un input nella stesura del documento che sarà presentato dal vicepresidente della Commissione Europea, Antonio Tajani, al Forum europeo del turismo, che si svolgerà nel mese di luglio 2014 sotto presidenza italiana dell'Unione europea;
    l'urgenza di sollecitare l'attivazione di nuove politiche improntate ad una maggiore considerazione strategica del settore turistico trova la sua ragione sia nella rilevanza che il turismo assume rispetto all'economia nazionale e nella dimensione dei flussi e dei movimenti che effettivamente attrae, sia nella difficile situazione competitiva che da alcuni anni sta penalizzando il nostro Paese rispetto ad altri principali competitor internazionali;
    dal 1950 al 2005 il turismo internazionale è cresciuto nel mondo con un tasso medio annuo del 6,5 per cento, passando da una media annua del 10,6 per cento negli anni Cinquanta al 3,3 per cento del periodo 2000-2005;
    in questo processo di enorme crescita turistica, l'Italia ha mostrato, anche recentemente, di crescere meno di altri Paesi, perdendo, dunque, rilevanti posizioni nella classifica mondiale;
    l'ultimo dossier Unwto, l'Organizzazione mondiale del turismo, segnala come il nostro Paese si collochi effettivamente al quinto posto sotto il profilo del numero degli arrivi turistici, ma che in termini di fatturato è scivolato già al sesto posto dietro Macao, con un trend negativo che si riflette pure nella classifica sulla competitività turistica, dove l'Italia si pone malinconicamente nel ventiseiesimo posto nel mondo e nel diciassettesimo in Europa. Il rapporto 2013 World Travel & Tourism Council evidenzia, poi, come il turismo in senso stretto contribuisca al prodotto interno lordo italiano con appena il 4,1 per cento che corrisponde ad una quota nettamente inferiore a quella che altri Paesi occidentali ricavano dall'utilizzo delle tecnologie digitali e della banda larga e che, compreso questo dato, l'indotto contribuisce al prodotto interno lordo italiano con poco più del 10, 3 per cento. A ciò si aggiunge che, senza una sterzata realmente virtuosa, gli economisti del World Travel & Tourism Council prevedono che nei prossimi 10 anni nove Paesi su 181 monitorati cresceranno meno dell'Italia e la tabella diffusa recentemente da Eurostat sui pernottamenti nel nostro Paese altro non fa che confermare queste previsioni. Detta tabella rivela, infatti, che l'Ungheria ha registrato nel 2013 un aumento del 5 per cento, la Slovacchia del 5,5 per cento, la Bulgaria del 6,2 per cento, la Gran Bretagna (con 28 siti Unesco a fronte dei 49 italiani, che dovrebbero diventare 50 comprendendo le Langhe) del 6,5 per cento, la Lettonia del 7,3 per cento, la Grecia dell'11 per cento, mentre l'Italia ha perso il 4,6 per cento con contestuale chiusura di 1.808 imprese alberghiere (dati Asshotel 2013);
    lo stato di sofferenza dell'industria turistica del nostro Paese e la necessità di indagare le cause di tale crisi, valutandone le possibili soluzioni, aveva già indotto la X Commissione parlamentare (Attività produttive) della Camera dei deputati a deliberare, il 30 gennaio 2007, una indagine conoscitiva sullo stato di attuazione della legge 29 marzo 2001, n. 135, concernente la riforma della legislazione nazionale del turismo, il cui documento conclusivo è stato approvato nella seduta del 27 febbraio 2008. Secondo quanto riportato in tale documento, l'industria turistica del nostro Paese registra vari punti critici tra i quali si segnalano:
     a) il problema della governance del sistema, in quanto l'approvazione della legge n. 135 del 2001 è andata rapidamente ad impattare con la riforma costituzionale di cui alla legge n. 3 del 2001, in base alla quale la materia «turismo» è stata assegnata alla competenza esclusiva delle regioni. Tale discrasia ha provocato un'attuazione parziale e non convinta della legge stessa, da un lato, ed un'estrema frammentazione nell'applicazione di alcuni punti qualificanti della riforma stessa (ad esempio, l'identificazione dei sistemi turistici locali, che è stata attuata solo da alcune regioni ed in maniera estremamente difforme). D'altro canto, alcune delle funzioni che sono ricadute nella competenza esclusiva delle regioni (si pensi, ad esempio, al sistema della classificazione delle strutture alberghiere e turistiche) sarebbero state meglio standardizzate ove i criteri fossero stati univocamente e centralmente definiti. Più in generale, è stato sottolineato che, di fronte ad una grave crisi del sistema del turismo, con la perdita di porzioni notevoli del mercato, l'Italia non riesce a far fronte alla concorrenza internazionale a causa dell'assenza di una politica nazionale in materia, che qualifichi l'offerta e la domanda, con un brand riconoscibile relativo al cosiddetto Prodotto Italia. L'offerta e la promozione frammentata messa in atto dalle regioni non sembra, infatti, raggiungere una massa critica sufficiente a indirizzare la domanda e, soprattutto, ad innescare quei processi di innovazione e di qualificazione dell'offerta che sembrano essenziali di fronte ad una richiesta di servizi da parte del turista che è radicalmente cambiata;
     b) l'incompleta attuazione della stessa legge n. 135 del 2001, poiché alcune norme in essa contenute, come quelle relative alla carta dei diritti del turista o ai buoni vacanza, non sono mai decollate o solo parzialmente attuate. Il giudizio pressoché unanime sulla legge è che essa si è presentata come una buona legge, ma è rimasta incompiuta;
     c) la carenza nella qualificazione e differenziazione del prodotto-turismo. La difficoltà ad innovare e qualificare i vari segmenti di offerta turistica appare in gran parte strutturale: le strutture ricettive si caratterizzano (un po’ come in generale la piccola industria italiana) come micro-dimensionate e spesso non di proprietà dei gestori; questi dati, come naturale, scoraggiano ed impediscono l'investimento su di esse, necessario per la loro riqualificazione, anche in relazione all'offerta di alcuni tipi di servizio (quale quello diretto all'accoglienza delle persone diversamente abili, ovvero del turismo cosiddetto sociale). In Italia manca, inoltre, quasi completamente la presenza delle grandi catene alberghiere, anche per una comprovata incapacità di attrarre investimenti dall'estero. Da un punto di vista strutturale, assai carenti si presentano inoltre i vettori di trasporto (sia il vettore aereo che i trasporti di terra): questo scoraggia il cosiddetto turismo itinerante, ovvero che non si ferma in un'unica località, e rende pressoché irraggiungibili alcune parti del territorio nazionale (ovvero raggiungibili solo con ingente spesa di tempo e denaro). Anche altre fette di domanda, infine, non trovano risposte nella richiesta di nuovi servizi: si pensi, ad esempio, al turismo ciclabile, che caratterizza il turismo in Olanda e che sarebbe particolarmente appetibile in Italia. La convinzione che emerge è che, di fronte ad una domanda di turismo che è cambiata e che continua a cambiare, l'Italia non sia in grado di raccogliere le forze per rispondere come sistema-Paese: il dato dell'aumento percentuale, e in controtendenza, del turismo culturale conferma tale analisi, poiché in tale caso è il prodotto che si qualifica da solo. L'Italia sta perdendo buona parte del turismo cosiddetto popolare, ma non migliora nemmeno su quello che si potrebbe caratterizzare quale turismo di qualità, poiché non offre la migliore qualità né per l'alloggio, né per la ristorazione, né per la mobilità sul territorio (risente di questa situazione anche il turismo termale, un tempo punto di forza del settore), mentre continua a rimanere non concorrenziale il rapporto qualità-prezzi;
     d) le carenze nella rilevazione dei dati. Un elemento che è stato particolarmente sottolineato è la difficoltà a reperire dati attendibili relativi alle presenze turistiche e alla loro durata, ovvero dei dati relativi al fenomeno del turismo che possano permettere di leggere meglio la domanda e di calibrare l'offerta. La rilevazione dei dati, che fino ad ora è stata affidata all'Istat, viene attualmente svolta da un istituto di nuova costituzione, ovvero, l'Osservatorio nazionale del turismo;
     e) le carenze nella formazione del personale e nella politica dell'accoglienza. Da più parti è stato rilevato che nell'offerta turistica italiana si sconta anche una grave carenza relativa alla politica dell'accoglienza; senza dubbio fra le cause di tale deficit rientra la non adeguata formazione del personale di tutti i livelli addetti al turismo, sia a causa dell'accentuata stagionalità dello stesso, sia, per quanto riguarda il livello manageriale, a causa dell'assenza di un atteggiamento culturale che riconosca la complessità del fenomeno turistico e la delicatezza insita nell'opera di qualificazione dell'offerta. A differenza, quindi, dei Paesi competitor dell'Italia, non esistono percorsi di alta formazione per i manager del turismo e il personale di diverso livello è spesso precario e stagionale;
     f) le difficoltà nella politica di promozione turistica. Tutte le strutture concepite nella legge n. 135 del 2001, quali potenziali fulcri della promozione turistica, hanno solo parzialmente funzionato: dai sistemi turistici locali, per quanto concerne la promozione da effettuare sul territorio; alla Conferenza nazionale del turismo, che non sembra avere compiutamente ottemperato alla sua competenza in relazione alla definizione delle linee guida delle politiche del turismo, né al compito di favorire il confronto tra le istituzioni e le rappresentanze del settore; né infine, è stato di qualche utilità il portale telematico ideato per assemblare e coordinare il cosiddetto «Prodotto Italia» in una vetrina tecnologicamente avanzata;
    alla luce di quanto precede, appare evidente come alcune delle cause principali che caratterizzano la crisi dell'industria turistica italiana siano oggetto di approfondimento e di dibattito parlamentare ormai da diversi anni, eppure l'attenzione dedicata al turismo sino a oggi ha, di fatto, mobilitato meno dell'uno per cento degli interessi della politica, non esistendo concretamente una strategia nazionale di riferimento, perché il turismo viene sempre invocato ma quasi mai utilizzato nelle decisioni sulle quali puntare per lo sviluppo del nostro Paese nell'ambito del contesto europeo e internazionale;
    appare necessario ripensare la materia del turismo in modo organico e in linea le indicazioni europee formulate sulla questione, puntando, in particolare, all'attivazione di una serie di iniziative volte a promuovere la sinergia tra turismo e patrimonio artistico e culturale, considerato che il sistema produttivo culturale, stando all'indagine condotta da Symbola e Unioncamere, nel 2012, ha reso alle casse nazionali oltre 75 miliardi di euro, rappresentando a sua volta il 5,4 per cento della ricchezza prodotta;
    si evidenzia, inoltre, che i Paesi ad economia emergente potrebbero oggi rappresentare una grande un'opportunità economia da cogliere, considerato che la Russia e la Cina nel 2017 potrebbero spendere insieme sino a 20 miliardi di euro per il turismo. Tali dati – raccolti dalla già citata Organizzazione mondiale del turismo – sono stati recentissimamente ribaditi in occasione della presentazione di una ricerca realizzata per Formez PA dal centro di ricerca internazionale EuroMonitor, in collaborazione con Federculture, dalla quale emergono le potenzialità italiane nell'attrarre turisti provenienti dai Paesi cosiddetti Bric (Brasile, Russia, India e Cina) rispetto ai diretti competitor dell'Italia, Spagna e Francia,

impegna il Governo:

   a presentare, prima della data di inizio del semestre europeo, una strategia nazionale di rilancio del turismo che punti a rilanciare il turismo nel solco delle indicazioni formulate a livello europeo e alla luce delle criticità evidenziate dal presente atto di indirizzo per quanto attiene alla difficoltà nella governance del settore, alla promozione all'estero frammentata, al nanismo delle imprese, ai limiti nella capacità di costruire prodotti turistici competitivi, alle infrastrutture insufficienti, alla formazione del personale inadeguata e alla difficoltà ad attrarre investimenti internazionali, al fine di ricollocare il turismo al centro dell'agenda politica del Governo in una logica di efficace collaborazione tra Stato e autonomie regionali;
   a promuovere e favorire l'avvio di un percorso che, attraverso la revisione del titolo V della parte II della Carta costituzionale, restituisca allo Stato il ruolo di propulsore del turismo, materia rispetto alla quale l'esercizio dell'attività legislativa è attualmente demandata in via esclusiva alle regioni;
   ad unificare la gestione delle banche dati sul turismo sotto un singolo osservatorio alle dipendenze del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, oppure dell'Agenzia nazionale del turismo, con la responsabilità di garantire completezza, affidabilità e chiavi di lettura a livello nazionale e regionale sui dati relativi al turismo;
   a rilanciare l'Agenzia nazionale del turismo, portandola al livello delle migliori agenzie internazionali, dotandola di risorse e competenze specifiche per diventare effettivo motore di sviluppo del settore nello svolgimento della missione istituzionale di promozione turistica internazionale dell'Italia e delle sue realtà regionali;
   ad implementare una strategia digitale del Paese per il turismo nell'ambito del progetto complessivo di attuazione dell'Agenda digitale italiana, sviluppando la promozione dell'Italia su canali e piattaforme digitali e aumentando, altresì, la visibilità dei prodotti turistici italiani sul web;
   a sfruttare la vetrina dell'Expo 2015 per promuovere anche il resto dell'offerta turistica del Paese, rafforzando la campagna sui media italiani per sensibilizzare il Paese circa l'importanza dell'offerta turistica nazionale oltre che internazionale;
   ad adottare opportune iniziative normative tese ad incentivare fiscalmente la produzione di film internazionali ambientati in luoghi italiani sui quali si deve puntare come soluzioni di offerta del sistema che fungano da pubblicità e richiamo;
   ad aprire un tavolo di lavoro sul turismo marittimo tra l'Agenzia nazionale del turismo, regioni, enti locali e associazioni di categoria, focalizzando gli sforzi per trovare una soluzione che risponda alla normativa «Bolkestein»;
   a promuovere una revisione organica e complessiva della disciplina relativa all'esercizio della professione di guida turistica che riguardi anche i requisiti di accesso e le relative modalità di verifica, in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale, al fine di assicurare la valorizzazione e la tutela del patrimonio storico e artistico nazionale, nonché la tutela del turista e del fruitore dei beni culturali, anche riconoscendo, sulla base della direttiva relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali (direttiva 2005/36/CE), la specifica e peculiare professionalità delle guide turistiche;
   a promuovere un programma di eccellenza della formazione turistica nazionale (ad esempio, istituti tecnici superiori e scuole professionali) per rilanciare l'offerta di qualità del turismo italiano nei confronti dei turisti internazionali;
   a promuovere l'adozione di un piano strategico teso a migliorare l'offerta italiana di trasporti e infrastrutture e a potenziare, in particolare, le strutture aeroportuali a forte potenziale turistico, sviluppando voli diretti da e per Paesi in forte crescita, aumentando il numero e la frequenza delle tratte nelle connessioni con i Paesi cosiddetti Bric (Brasile, Russia, India e Cina);
   a sostenere il turismo culturale, trasformandolo in una delle leve di sviluppo del nostro Paese, avviando un piano straordinario e immediato di manutenzione dei siti Unesco, come recentemente ribadito dal programma delineato da Formez e Federcolture, al fine di rilanciare il turismo italiano, con particolare riguardo alle aree del Mezzogiorno;
   a favorire, mediante l'adozione di apposite iniziative di competenza, la pratica del naturismo che potrebbe rendere maggiormente competitiva l'offerta turistica italiana, superata oggi non solo dall'Europa settentrionale, ma anche da tutti i Paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo, disciplinando l'individuazione di apposite aree da destinare a campi naturisti per un utilizzo di tipo turistico-ricettivo.
(1-00388) «Lacquaniti, Migliore, Di Salvo, Giancarlo Giordano, Costantino, Melilla, Zan, Pellegrino, Lavagno, Nicchi, Ricciatti».


   La Camera,
   premesso che:
    l'industria del turismo rappresenta un settore chiave dell'economia europea, che genera oltre il 10 per cento del prodotto interno lordo dell'Unione Europea, impiegando 9,7 milioni di persone e coinvolgendo 1,8 milioni di imprese;
    il turismo può contribuire efficacemente a incrementare il lavoro e lo sviluppo regionale, ad incentivare uno sviluppo sostenibile, a creare un patrimonio naturale e culturale maggiore, nonché a formare un'identità europea;
    la politica dell'Unione europea mira a promuovere il turismo in modo da mantenere la posizione di prima destinazione turistica mondiale, massimizzando, al contempo, il contributo del settore alla crescita e all'occupazione;
    il Trattato di Lisbona riconosce espressamente l'importanza del turismo all'articolo 195 del Tratto stesso, mentre la strategia europea sul turismo è enunciata principalmente dalla comunicazione «L'Europa, prima destinazione turistica mondiale – un nuovo quadro politico per il turismo europeo», adottata nel giugno 2010 dalla Commissione europea;
    si tratta di un quadro di iniziative per il turismo europeo che definisce 21 azioni per l'industria del turismo su cui la Commissione europea intende operare in stretta collaborazione con gli Stati membri e con i principali operatori dell'industria turistica. Tali azioni possono essere riunite attorno a quattro assi principali che consistono nello: stimolare la competitività del settore turistico europeo; promuovere lo sviluppo di un turismo responsabile, sostenibile e di qualità; consolidare l'immagine dell'Europa come insieme di destinazioni sostenibili e di alta qualità; infine, massimizzare il potenziale delle politiche finanziarie dell'Unione europea per lo sviluppo del turismo;
    sotto il profilo europeo, gli strumenti di finanziamento per il turismo per il prossimo periodo di programmazione 2014-2020 sono rappresentati dal Programma per la competitività delle imprese e per le piccole e medie imprese – COSME (rivolto alle piccole e medie imprese e teso a: agevolare l'accesso ai finanziamenti per le piccole e medie imprese; sostenere la creazione di un ambiente favorevole alla creazione di nuove imprese e alla crescita; aumentare la sostenibilità e aiutare l'internazionalizzazione); dal Programma Horizon 2020 (per la ricerca e l'innovazione che prevede misure per sostenere il settore del turismo, attraverso progressi in ricerca e innovazione in settori quali tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT), trasporto sostenibile ed altri), dal Programma per l'ambiente e l'azione per il clima – Life (con un importo di circa 3 miliardi di euro); infine, dai fondi strutturali europei e per l'agricoltura che potranno co-finanziare interventi in materia di turismo con il Fondo europeo di sviluppo regionale (per la sostenibilità energetica, ricerca, innovazione e tecnologie dell'informazione e della comunicazione) il Fondo europeo di sviluppo (per la formazione) ed il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale per il turismo rurale nell'ambito della cooperazione territoriale europea ed i programmi interregionali;
    la competitività dell'industria europea del turismo è strettamente legata alla sua sostenibilità, come la qualità delle destinazioni turistiche è fortemente influenzata dal loro ambiente naturale e culturale e la loro integrazione nella comunità locale. Le principali sfide per il turismo sostenibile sono, quindi, rappresentate dall'obiettivo di conservare le risorse naturali e culturali; limitare gli impatti negativi tra cui l'uso di risorse naturali e la produzione di rifiuti; promuovere il benessere della comunità locale; ridurre la stagionalità della domanda e rendere il turismo accessibile a tutti; limitare l'impatto ambientale dei trasporti in materia di turismo; migliorare la qualità dei posti di lavoro del turismo. Non a caso la Carta europea per un turismo sostenibile e responsabile cerca di incoraggiare lo sviluppo di questo tipo di turismo e la cosiddetta iniziativa «Eden» è stata concepita per promuovere le destinazioni emergenti e del turismo sostenibile attraverso un concorso annuale per selezionare una «destinazione di eccellenza» sulla base dell'impegno per la sostenibilità sociale, culturale e ambientale;
    particolare attenzione è riservata sul piano europeo al turismo marittimo e costiero che occupa circa 2.360.000 persone, pari all'1,1 per cento del totale dell'Unione europea. Circa il 51 per cento dei posti letto in hotel in Europa si concentra in regioni costiere, mentre il turismo da crociera, secondo i dati del 2011, da solo, rappresenta un segmento distinto capace di generare un fatturato diretto di 14,5 miliardi di euro e assicurare quasi 150.000 posti di lavoro. La Commissione europea sta, infatti, predisponendo una comunicazione sul turismo marittimo e costiero, tesa a facilitare la crescita competitiva e sostenibile del settore marittimo europeo e del turismo costiero nell'ottica di creare nuove opportunità lavoro. Tale comunicazione dovrebbe integrarsi con la strategia marittima dell'Unione europea inclusa nella comunicazione «Crescita blu – Opportunità per la crescita sostenibile dei settori marino e marittimo» presentata nel 2012;
    per quanto concerne il turismo accessibile per i disabili e per gli anziani, si evidenzia che rendere il turismo più accessibile rappresenta non solo una responsabilità sociale, ma anche un business case convincente per rilanciare la competitività del turismo in Europa, considerato che la popolazione europea sembrerebbe invecchiare sempre di più (si stima che entro il 2050 il numero di persone con più di 65 anni sarà di 3 volte quello che era nel 2003, e rispetto agli anni Ottanta sarà di 5 volte maggiore). Le persone anziane rappresentano attualmente circa il 25 per cento della popolazione europea e parte di questo gruppo di popolazione, che comprende individui con potere d'acquisto e tempo libero, rappresenta per l'Europa un notevole potenziale economico. Non a caso, l'iniziativa europea «Calypso», lanciata nel 2009, ha chiaramente evidenziato come il turismo anziano può contribuire a combattere la stagionalità, rafforzare il concetto di cittadinanza europea e promuovere uno sviluppo regionale. Nel 2013 è stato poi avviato il programma «Senior Initiative» che sostituisce «Calypso» ed ha un focus specifico sul turismo dei senior;
    per quanto attiene al turismo culturale, inutile sottolineare come l'Europa rappresenti una destinazione chiave di turismo culturale, che si stima rappresenti circa il 40 per cento di tutto il turismo europeo. Sotto tale profilo si segnala che la Commissione europea supporta i prodotti turistici transnazionali basati su temi specifici che hanno ancora un grande potenziale di crescita, i cosiddetti «itinerari culturali europei»;
    particolare attenzione merita pure nell'ambito delle azioni volte all'implementazione delle nuove tecnologie dell'informazione, l'iniziativa tecnologie dell'informazione e della comunicazione e per il business nel turismo (cosiddetta iniziativa ICT e Turismo) tesa ad aiutare le piccole e medie imprese a interconnettersi con tutti gli operatori del mercato interessati attraverso le reti di distribuzione a prezzi accessibili, contribuendo in tal modo a partecipare alla catena del valore digitale;
    la Commissione europea ha recentemente lanciato due consultazioni pubbliche per conoscere le opinioni degli operatori europei del turismo sul futuro e sul quadro normativo ed amministrativo del settore. La consultazione «European Tourism of the Future» mira ad individuare sfide ed opportunità per il futuro dell'industria europea del turismo e a favorire la revisione, se necessaria, del piano d'azione per il settore del turismo, approvato dalla Commissione europea nel 2010. La consultazione «Regulatory and Administrative Framework on Tourism Businesses, Public Administrations, and other Tourism Stakeholders in the EU» è volta, invece, ad individuare le politiche e le pratiche amministrative, a livello nazionale e comunitario, che gravano sulle imprese turistiche europee, impedendone la crescita, ma anche ad identificare le buone pratiche che possono essere considerate degli esempi da seguire;
    i risultati di tali consultazioni, aperte fino al 15 marzo 2014, dovranno essere analizzati dalla Commissione europea al fine di fornire informazioni utili per future azioni politiche a tutti i livelli e costituiranno un input nella stesura del documento che sarà presentato dal vicepresidente della Commissione Europea, Antonio Tajani, al Forum europeo del turismo, che si svolgerà nel mese di luglio 2014 sotto presidenza italiana dell'Unione europea;
    l'urgenza di sollecitare l'attivazione di nuove politiche improntate ad una maggiore considerazione strategica del settore turistico trova la sua ragione sia nella rilevanza che il turismo assume rispetto all'economia nazionale e nella dimensione dei flussi e dei movimenti che effettivamente attrae, sia nella difficile situazione competitiva che da alcuni anni sta penalizzando il nostro Paese rispetto ad altri principali competitor internazionali;
    dal 1950 al 2005 il turismo internazionale è cresciuto nel mondo con un tasso medio annuo del 6,5 per cento, passando da una media annua del 10,6 per cento negli anni Cinquanta al 3,3 per cento del periodo 2000-2005;
    in questo processo di enorme crescita turistica, l'Italia ha mostrato, anche recentemente, di crescere meno di altri Paesi, perdendo, dunque, rilevanti posizioni nella classifica mondiale;
    l'ultimo dossier Unwto, l'Organizzazione mondiale del turismo, segnala come il nostro Paese si collochi effettivamente al quinto posto sotto il profilo del numero degli arrivi turistici, ma che in termini di fatturato è scivolato già al sesto posto dietro Macao, con un trend negativo che si riflette pure nella classifica sulla competitività turistica, dove l'Italia si pone malinconicamente nel ventiseiesimo posto nel mondo e nel diciassettesimo in Europa. Il rapporto 2013 World Travel & Tourism Council evidenzia, poi, come il turismo in senso stretto contribuisca al prodotto interno lordo italiano con appena il 4,1 per cento che corrisponde ad una quota nettamente inferiore a quella che altri Paesi occidentali ricavano dall'utilizzo delle tecnologie digitali e della banda larga e che, compreso questo dato, l'indotto contribuisce al prodotto interno lordo italiano con poco più del 10, 3 per cento. A ciò si aggiunge che, senza una sterzata realmente virtuosa, gli economisti del World Travel & Tourism Council prevedono che nei prossimi 10 anni nove Paesi su 181 monitorati cresceranno meno dell'Italia e la tabella diffusa recentemente da Eurostat sui pernottamenti nel nostro Paese altro non fa che confermare queste previsioni. Detta tabella rivela, infatti, che l'Ungheria ha registrato nel 2013 un aumento del 5 per cento, la Slovacchia del 5,5 per cento, la Bulgaria del 6,2 per cento, la Gran Bretagna (con 28 siti Unesco a fronte dei 49 italiani, che dovrebbero diventare 50 comprendendo le Langhe) del 6,5 per cento, la Lettonia del 7,3 per cento, la Grecia dell'11 per cento, mentre l'Italia ha perso il 4,6 per cento con contestuale chiusura di 1.808 imprese alberghiere (dati Asshotel 2013);
    lo stato di sofferenza dell'industria turistica del nostro Paese e la necessità di indagare le cause di tale crisi, valutandone le possibili soluzioni, aveva già indotto la X Commissione parlamentare (Attività produttive) della Camera dei deputati a deliberare, il 30 gennaio 2007, una indagine conoscitiva sullo stato di attuazione della legge 29 marzo 2001, n. 135, concernente la riforma della legislazione nazionale del turismo, il cui documento conclusivo è stato approvato nella seduta del 27 febbraio 2008. Secondo quanto riportato in tale documento, l'industria turistica del nostro Paese registra vari punti critici tra i quali si segnalano:
     a) il problema della governance del sistema, in quanto l'approvazione della legge n. 135 del 2001 è andata rapidamente ad impattare con la riforma costituzionale di cui alla legge n. 3 del 2001, in base alla quale la materia «turismo» è stata assegnata alla competenza esclusiva delle regioni. Tale discrasia ha provocato un'attuazione parziale e non convinta della legge stessa, da un lato, ed un'estrema frammentazione nell'applicazione di alcuni punti qualificanti della riforma stessa (ad esempio, l'identificazione dei sistemi turistici locali, che è stata attuata solo da alcune regioni ed in maniera estremamente difforme). D'altro canto, alcune delle funzioni che sono ricadute nella competenza esclusiva delle regioni (si pensi, ad esempio, al sistema della classificazione delle strutture alberghiere e turistiche) sarebbero state meglio standardizzate ove i criteri fossero stati univocamente e centralmente definiti. Più in generale, è stato sottolineato che, di fronte ad una grave crisi del sistema del turismo, con la perdita di porzioni notevoli del mercato, l'Italia non riesce a far fronte alla concorrenza internazionale a causa dell'assenza di una politica nazionale in materia, che qualifichi l'offerta e la domanda, con un brand riconoscibile relativo al cosiddetto Prodotto Italia. L'offerta e la promozione frammentata messa in atto dalle regioni non sembra, infatti, raggiungere una massa critica sufficiente a indirizzare la domanda e, soprattutto, ad innescare quei processi di innovazione e di qualificazione dell'offerta che sembrano essenziali di fronte ad una richiesta di servizi da parte del turista che è radicalmente cambiata;
     b) l'incompleta attuazione della stessa legge n. 135 del 2001, poiché alcune norme in essa contenute, come quelle relative alla carta dei diritti del turista o ai buoni vacanza, non sono mai decollate o solo parzialmente attuate. Il giudizio pressoché unanime sulla legge è che essa si è presentata come una buona legge, ma è rimasta incompiuta;
     c) la carenza nella qualificazione e differenziazione del prodotto-turismo. La difficoltà ad innovare e qualificare i vari segmenti di offerta turistica appare in gran parte strutturale: le strutture ricettive si caratterizzano (un po’ come in generale la piccola industria italiana) come micro-dimensionate e spesso non di proprietà dei gestori; questi dati, come naturale, scoraggiano ed impediscono l'investimento su di esse, necessario per la loro riqualificazione, anche in relazione all'offerta di alcuni tipi di servizio (quale quello diretto all'accoglienza delle persone diversamente abili, ovvero del turismo cosiddetto sociale). In Italia manca, inoltre, quasi completamente la presenza delle grandi catene alberghiere, anche per una comprovata incapacità di attrarre investimenti dall'estero. Da un punto di vista strutturale, assai carenti si presentano inoltre i vettori di trasporto (sia il vettore aereo che i trasporti di terra): questo scoraggia il cosiddetto turismo itinerante, ovvero che non si ferma in un'unica località, e rende pressoché irraggiungibili alcune parti del territorio nazionale (ovvero raggiungibili solo con ingente spesa di tempo e denaro). Anche altre fette di domanda, infine, non trovano risposte nella richiesta di nuovi servizi: si pensi, ad esempio, al turismo ciclabile, che caratterizza il turismo in Olanda e che sarebbe particolarmente appetibile in Italia. La convinzione che emerge è che, di fronte ad una domanda di turismo che è cambiata e che continua a cambiare, l'Italia non sia in grado di raccogliere le forze per rispondere come sistema-Paese: il dato dell'aumento percentuale, e in controtendenza, del turismo culturale conferma tale analisi, poiché in tale caso è il prodotto che si qualifica da solo. L'Italia sta perdendo buona parte del turismo cosiddetto popolare, ma non migliora nemmeno su quello che si potrebbe caratterizzare quale turismo di qualità, poiché non offre la migliore qualità né per l'alloggio, né per la ristorazione, né per la mobilità sul territorio (risente di questa situazione anche il turismo termale, un tempo punto di forza del settore), mentre continua a rimanere non concorrenziale il rapporto qualità-prezzi;
     d) le carenze nella rilevazione dei dati. Un elemento che è stato particolarmente sottolineato è la difficoltà a reperire dati attendibili relativi alle presenze turistiche e alla loro durata, ovvero dei dati relativi al fenomeno del turismo che possano permettere di leggere meglio la domanda e di calibrare l'offerta. La rilevazione dei dati, che fino ad ora è stata affidata all'Istat, viene attualmente svolta da un istituto di nuova costituzione, ovvero, l'Osservatorio nazionale del turismo;
     e) le carenze nella formazione del personale e nella politica dell'accoglienza. Da più parti è stato rilevato che nell'offerta turistica italiana si sconta anche una grave carenza relativa alla politica dell'accoglienza; senza dubbio fra le cause di tale deficit rientra la non adeguata formazione del personale di tutti i livelli addetti al turismo, sia a causa dell'accentuata stagionalità dello stesso, sia, per quanto riguarda il livello manageriale, a causa dell'assenza di un atteggiamento culturale che riconosca la complessità del fenomeno turistico e la delicatezza insita nell'opera di qualificazione dell'offerta. A differenza, quindi, dei Paesi competitor dell'Italia, non esistono percorsi di alta formazione per i manager del turismo e il personale di diverso livello è spesso precario e stagionale;
     f) le difficoltà nella politica di promozione turistica. Tutte le strutture concepite nella legge n. 135 del 2001, quali potenziali fulcri della promozione turistica, hanno solo parzialmente funzionato: dai sistemi turistici locali, per quanto concerne la promozione da effettuare sul territorio; alla Conferenza nazionale del turismo, che non sembra avere compiutamente ottemperato alla sua competenza in relazione alla definizione delle linee guida delle politiche del turismo, né al compito di favorire il confronto tra le istituzioni e le rappresentanze del settore; né infine, è stato di qualche utilità il portale telematico ideato per assemblare e coordinare il cosiddetto «Prodotto Italia» in una vetrina tecnologicamente avanzata;
    alla luce di quanto precede, appare evidente come alcune delle cause principali che caratterizzano la crisi dell'industria turistica italiana siano oggetto di approfondimento e di dibattito parlamentare ormai da diversi anni, eppure l'attenzione dedicata al turismo sino a oggi ha, di fatto, mobilitato meno dell'uno per cento degli interessi della politica, non esistendo concretamente una strategia nazionale di riferimento, perché il turismo viene sempre invocato ma quasi mai utilizzato nelle decisioni sulle quali puntare per lo sviluppo del nostro Paese nell'ambito del contesto europeo e internazionale;
    appare necessario ripensare la materia del turismo in modo organico e in linea le indicazioni europee formulate sulla questione, puntando, in particolare, all'attivazione di una serie di iniziative volte a promuovere la sinergia tra turismo e patrimonio artistico e culturale, considerato che il sistema produttivo culturale, stando all'indagine condotta da Symbola e Unioncamere, nel 2012, ha reso alle casse nazionali oltre 75 miliardi di euro, rappresentando a sua volta il 5,4 per cento della ricchezza prodotta;
    si evidenzia, inoltre, che i Paesi ad economia emergente potrebbero oggi rappresentare una grande un'opportunità economia da cogliere, considerato che la Russia e la Cina nel 2017 potrebbero spendere insieme sino a 20 miliardi di euro per il turismo. Tali dati – raccolti dalla già citata Organizzazione mondiale del turismo – sono stati recentissimamente ribaditi in occasione della presentazione di una ricerca realizzata per Formez PA dal centro di ricerca internazionale EuroMonitor, in collaborazione con Federculture, dalla quale emergono le potenzialità italiane nell'attrarre turisti provenienti dai Paesi cosiddetti Bric (Brasile, Russia, India e Cina) rispetto ai diretti competitor dell'Italia, Spagna e Francia,

impegna il Governo:

   a presentare, prima della data di inizio del semestre europeo, una strategia nazionale di rilancio del turismo che punti a rilanciare il turismo nel solco delle indicazioni formulate a livello europeo e alla luce delle criticità evidenziate dal presente atto di indirizzo per quanto attiene alla difficoltà nella governance del settore, alla promozione all'estero frammentata, al nanismo delle imprese, ai limiti nella capacità di costruire prodotti turistici competitivi, alle infrastrutture insufficienti, alla formazione del personale inadeguata e alla difficoltà ad attrarre investimenti internazionali, al fine di ricollocare il turismo al centro dell'agenda politica del Governo in una logica di efficace collaborazione tra Stato e autonomie regionali;
   a promuovere e favorire l'avvio di un percorso che, attraverso la revisione del titolo V della parte II della Carta costituzionale, restituisca allo Stato il ruolo di propulsore del turismo, materia rispetto alla quale l'esercizio dell'attività legislativa è attualmente demandata in via esclusiva alle regioni;
   ad unificare la gestione delle banche dati sul turismo sotto un singolo osservatorio alle dipendenze del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, oppure dell'Agenzia nazionale del turismo, con la responsabilità di garantire completezza, affidabilità e chiavi di lettura a livello nazionale e regionale sui dati relativi al turismo;
   a rilanciare l'Agenzia nazionale del turismo, portandola al livello delle migliori agenzie internazionali, dotandola di risorse e competenze specifiche per diventare effettivo motore di sviluppo del settore nello svolgimento della missione istituzionale di promozione turistica internazionale dell'Italia e delle sue realtà regionali;
   ad implementare una strategia digitale del Paese per il turismo nell'ambito del progetto complessivo di attuazione dell'Agenda digitale italiana, sviluppando la promozione dell'Italia su canali e piattaforme digitali e aumentando, altresì, la visibilità dei prodotti turistici italiani sul web;
   a sfruttare la vetrina dell'Expo 2015 per promuovere anche il resto dell'offerta turistica del Paese, rafforzando la campagna sui media italiani per sensibilizzare il Paese circa l'importanza dell'offerta turistica nazionale oltre che internazionale;
   ad adottare opportune iniziative normative tese ad incentivare fiscalmente la produzione di film internazionali ambientati in luoghi italiani sui quali si deve puntare come soluzioni di offerta del sistema che fungano da pubblicità e richiamo;
   a promuovere una revisione organica e complessiva della disciplina relativa all'esercizio della professione di guida turistica che riguardi anche i requisiti di accesso e le relative modalità di verifica, in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale, al fine di assicurare la valorizzazione e la tutela del patrimonio storico e artistico nazionale, nonché la tutela del turista e del fruitore dei beni culturali, anche riconoscendo, sulla base della direttiva relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali (direttiva 2005/36/CE), la specifica e peculiare professionalità delle guide turistiche;
   a promuovere un programma di eccellenza della formazione turistica nazionale (ad esempio, istituti tecnici superiori e scuole professionali) per rilanciare l'offerta di qualità del turismo italiano nei confronti dei turisti internazionali;
   a promuovere l'adozione di un piano strategico teso a migliorare l'offerta italiana di trasporti e infrastrutture e a potenziare, in particolare, le strutture aeroportuali a forte potenziale turistico, sviluppando voli diretti da e per Paesi in forte crescita, aumentando il numero e la frequenza delle tratte nelle connessioni con i Paesi cosiddetti Bric (Brasile, Russia, India e Cina);
   a sostenere il turismo culturale, nel quadro delle compatibilità di bilancio, trasformandolo in una delle leve di sviluppo del nostro Paese, avviando un piano straordinario e immediato di manutenzione dei siti Unesco, come recentemente ribadito dal programma delineato da Formez e Federcolture, al fine di rilanciare il turismo italiano, con particolare riguardo alle aree del Mezzogiorno;
   a favorire, mediante l'adozione di apposite iniziative di competenza, la pratica del naturismo che potrebbe rendere maggiormente competitiva l'offerta turistica italiana, superata oggi non solo dall'Europa settentrionale, ma anche da tutti i Paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo, disciplinando l'individuazione di apposite aree da destinare a campi naturisti per un utilizzo di tipo turistico-ricettivo.
(1-00388)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Lacquaniti, Migliore, Di Salvo, Giancarlo Giordano, Costantino, Melilla, Zan, Pellegrino, Lavagno, Nicchi, Ricciatti».


   La Camera,
   premesso che:
    le bellezze naturali e paesaggistiche, il ricco patrimonio di storia, le opere d'arte e i monumenti hanno permesso all'Italia di collocarsi tra le principali mete turistiche del mondo e l'Unesco ha inserito il nostro Paese nel patrimonio mondiale dell'umanità;
    il turismo rappresenta un settore fondamentale per l'economia del Paese per due ragioni: anzitutto ha un forte peso sia in termini di prodotto interno lordo (circa il 9 per cento) sia di occupazione (circa il 10 per cento); è inoltre un settore, forse l'unico, dove l'Italia ha un vantaggio competitivo forte e durevole nel tempo;
    in altri Paesi (come ad esempio Francia e Spagna) il contributo del turismo all'economia è maggiore sia in termini relativi sia in termini assoluti e, negli ultimi anni, il settore turistico italiano ha perso quota di mercato a livello mondiale: dalla prima posizione occupata a livello europeo all'inizio degli anni Ottanta e ancora verso la metà degli anni Novanta, oggi è soltanto terzo (dietro a Spagna e Francia), per non parlare poi delle ultime decisioni prese ad Atene relative alla promozione del turismo marino e marittimo;
    l'Italia ha ancora un ruolo rilevante nel turismo internazionale, ma stenta a tenere il passo della crescita del settore e tende a perdere quota di mercato nei confronti dei suoi tradizionali concorrenti europei, evidenziando una notevole perdita di competitività;
    il turismo per il nostro Paese ha oltretutto un peso significativo nell'economia nazionale, generando maggiori opportunità di lavoro rispetto ad altri settori industriali considerati prioritari e il suo contributo al prodotto interno lordo dell'Italia ammonta a oltre 130 miliardi di euro (circa il 9 per cento della produzione nazionale), impegnando in questo settore circa 2,2 milioni di persone (un lavoratore su dieci);
    è un settore che esprime un notevole potenziale per ciò che riguarda la comunicazione e l'integrazione interculturale, due elementi rilevanti in un mondo divenuto multi-polare, e offre inoltre grandi opportunità per la valorizzazione dello straordinario patrimonio storico e artistico italiano, sia rispetto alla comunicazione delle identità dei territori, ma soprattutto in termini di attrazione di nuove risorse per la loro conservazione e rivalutazione;
    sono chiare a tutti le criticità dell'industria turistica italiana dovute a problemi di governance del settore, promozione all'estero estremamente frammentata e graduale marginalizzazione dell'Agenzia nazionale del turismo (Enit), nanismo delle imprese, limiti nella capacità di costruire prodotti turistici competitivi, infrastrutture insufficienti, formazione del personale inadeguata al mercato globale, difficoltà ad attrarre investimenti internazionali;
    condizione indispensabile per un rilancio del settore è un radicale cambiamento nell'approccio ai problemi del turismo, che nessun Governo ha mai messo al centro della propria agenda, non considerandolo un investimento su cui puntare per lo sviluppo del Paese;
    è necessario, dunque, avviare un cambiamento anzitutto culturale, iniziando a considerare il turismo come una grande opportunità per il Paese e coordinando gli sforzi necessari a valorizzarne il potenziale inespresso;
    l'impareggiabile ricchezza di «risorse turistiche» del Paese non deve condurre all'ingenua convinzione che i turisti internazionali continueranno ad arrivare spontaneamente, dal momento che i viaggiatori internazionali cercano oggi un'offerta organizzata e, anche se l'Italia rappresenta per più di una ragione la meta più desiderabile, spesso la scelta finale premia altre destinazioni perché complessivamente più convenienti o più «facili»;
    per competere con successo nel mercato turistico internazionale, è necessario allora comprendere a fondo anzitutto la domanda ed essere in grado poi di offrire prodotti moderni, consapevoli del fatto che l'esperienza di consumo turistico ha inizio ben prima dell'atto della prenotazione e termina ben dopo il rientro a casa;
    le differenti aree tematiche del turismo italiano sono considerate «mature» ed attrattive nei confronti dei diretti competitor internazionali e occorre, quindi, fare leva sulla riqualificazione generale dell'offerta turistico-ricettiva alberghiera, che spesso, stante anche la sua ridotta dimensione imprenditoriale, sconta la necessità di subire costi elevati di mantenimento di standard qualitativi. Durante l'esame della legge di stabilità 2014, il gruppo parlamentare di Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente ha presentato degli emendamenti diretti a far fronte all'arretratezza tecnologica del comparto turistico che è uno dei principali elementi di svantaggio competitivo rispetto ai maggiori sistemi turistici concorrenti;
    è, dunque, necessario apportare un miglioramento degli aspetti legati alla sostenibilità ambientale, anche diretti a favorire i sistemi di etichettatura ecologica su base volontaria, in linea con le politiche in materia dell'Unione europea, per poter conseguire livelli di qualità più vicini alle esigenze di una clientela turistica sempre più attenta alle istanze derivanti dalle problematiche ambientali e che richiede una serie di comportamenti virtuosi e qualitativi da parte di esercenti e albergatori;
    per il periodo 2010-2020 la crescita attesa del turismo internazionale nel mercato di riferimento dell'Italia è pari al 2,9 per cento annuo in termini di numero di viaggiatori e pari al 4,8 per cento annuo in termini di spesa; è rilevante, quindi, osservare come circa la metà di questa crescita in termini di spesa dovrebbe riguardare i viaggiatori a medio-lungo raggio e, quindi, dalle geografie emergenti (in particolare dai Paesi cosiddetti Bric e del Golfo Persico) che nello scorso decennio hanno espresso solamente il 30 per cento della crescita;
    sono state individuate alcune criticità principali per la definizione di una politica di sviluppo del turismo in Italia che si riferiscono agli asset del Paese dal punto di vista turistico, distinti tra «asset permanenti» e «asset temporanei», dove per «permanenti» si intendono le aree italiane con prestigio e notorietà riconosciute (asset religiosi, naturalistici, enogastronomici e artistico-culturali) e dove per «temporanei», invece, si intendono il posizionamento attuale del Paese (ad esempio, lifestyle e moda), il contesto politico-sociale e i grandi eventi o le manifestazioni che in esso hanno luogo;
    nella XVI legislatura sono state emanate alcune disposizioni per aumentare la competitività del turismo al fine di riqualificare e rilanciare l'offerta turistica a livello nazionale e internazionale. In particolare, il piano strategico di sviluppo del turismo in Italia, adottato ai sensi dell'articolo 34-quinquies del decreto-legge n. 179 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 221 del 2012, ha messo in risalto come l'Italia ha ancora un ruolo rilevante nel turismo nazionale ed internazionale, ma stenta a tenere il passo della crescita e tende a perdere quote di mercato nei confronti dei suoi tradizionali concorrenti europei;
    è importante che il Governo decida di mettere al centro della propria agenda una serie di scelte strategiche per lo sviluppo del turismo, riconoscendogli un ruolo di primo piano per la crescita del Paese,

impegna il Governo:

   a definire un più efficiente programma strategico di sviluppo che tenga conto del patrimonio culturale, architettonico e paesaggistico del Paese e che sia volto a far crescere qualitativamente l'offerta turistica e a rendere l'Italia più competitiva sul mercato internazionale, anche attraverso la promozione di azioni dirette a favorire la riqualificazione dei territori nonché del capitale umano;
   ad adottare azioni dirette a migliorare la formazione tecnico-professionale, date le caratteristiche labour intensive del settore, e a ripensare la formazione universitaria, dove si è assistito negli ultimi dieci anni ad un progressivo scollamento tra offerta formativa ed esigenze espresse dalle imprese, così da favorire un ingresso massiccio di giovani nel settore turistico per contribuire a una sua più rapida innovazione;
   a valorizzare il patrimonio materiale storico-artistico ed enogastronomico e quello immateriale tradizionale, anche attraverso lo sviluppo ed il riconoscimento di attività e manifestazioni che incentivano il turismo identitario e culturale;
   a convocare al più presto un tavolo tecnico diretto a delineare le strategie per lo sviluppo del turismo in Italia sull'onda dell'ultima riunione dei presidenti della Commissione parlamentare attività produttive, commercio e turismo della Camera dei deputati e della Commissione parlamentare industria, commercio, turismo del Senato della Repubblica riguardante il turismo e la crescita sostenibile dei settori marino e marittimo;
   a prevedere uno sviluppo del turismo che metta al centro il paesaggio, quale asset fondamentale per il Paese, contenendo i fenomeni come il consumo del suolo e l'abbandono progressivo dei territori rurali e montani, che minano la sostenibilità futura del turismo in Italia;
   ad adoperarsi affinché il Mezzogiorno possa esprimere – avendone i requisiti in termini di risorse – la propria naturale vocazione turistica in maniera moderna ed efficiente, trasformandosi in un'industria di traino per tutto il Paese e favorendo l'attrazione di numerosi investimenti;
   a prevedere, nell'ambito della propria attività di iniziativa legislativa, in particolare per quanto riguarda la riforma del titolo V della Costituzione, che la promozione del turismo italiano torni ad essere materia di competenza esclusiva dello Stato.
(1-00394) «Abrignani, Palese».


   La Camera,
   premesso che:
    le bellezze naturali e paesaggistiche, il ricco patrimonio di storia, le opere d'arte e i monumenti hanno permesso all'Italia di collocarsi tra le principali mete turistiche del mondo e l'Unesco ha inserito il nostro Paese nel patrimonio mondiale dell'umanità;
    il turismo rappresenta un settore fondamentale per l'economia del Paese per due ragioni: anzitutto ha un forte peso sia in termini di prodotto interno lordo (circa il 9 per cento) sia di occupazione (circa il 10 per cento); è inoltre un settore, forse l'unico, dove l'Italia ha un vantaggio competitivo forte e durevole nel tempo;
    in altri Paesi (come ad esempio Francia e Spagna) il contributo del turismo all'economia è maggiore sia in termini relativi sia in termini assoluti e, negli ultimi anni, il settore turistico italiano ha perso quota di mercato a livello mondiale: dalla prima posizione occupata a livello europeo all'inizio degli anni Ottanta e ancora verso la metà degli anni Novanta, oggi è soltanto terzo (dietro a Spagna e Francia), per non parlare poi delle ultime decisioni prese ad Atene relative alla promozione del turismo marino e marittimo;
    l'Italia ha ancora un ruolo rilevante nel turismo internazionale, ma stenta a tenere il passo della crescita del settore e tende a perdere quota di mercato nei confronti dei suoi tradizionali concorrenti europei, evidenziando una notevole perdita di competitività;
    il turismo per il nostro Paese ha oltretutto un peso significativo nell'economia nazionale, generando maggiori opportunità di lavoro rispetto ad altri settori industriali considerati prioritari e il suo contributo al prodotto interno lordo dell'Italia ammonta a oltre 130 miliardi di euro (circa il 9 per cento della produzione nazionale), impegnando in questo settore circa 2,2 milioni di persone (un lavoratore su dieci);
    è un settore che esprime un notevole potenziale per ciò che riguarda la comunicazione e l'integrazione interculturale, due elementi rilevanti in un mondo divenuto multi-polare, e offre inoltre grandi opportunità per la valorizzazione dello straordinario patrimonio storico e artistico italiano, sia rispetto alla comunicazione delle identità dei territori, ma soprattutto in termini di attrazione di nuove risorse per la loro conservazione e rivalutazione;
    sono chiare a tutti le criticità dell'industria turistica italiana dovute a problemi di governance del settore, promozione all'estero estremamente frammentata e graduale marginalizzazione dell'Agenzia nazionale del turismo (Enit), nanismo delle imprese, limiti nella capacità di costruire prodotti turistici competitivi, infrastrutture insufficienti, formazione del personale inadeguata al mercato globale, difficoltà ad attrarre investimenti internazionali;
    condizione indispensabile per un rilancio del settore è un radicale cambiamento nell'approccio ai problemi del turismo, che nessun Governo ha mai messo al centro della propria agenda, non considerandolo un investimento su cui puntare per lo sviluppo del Paese;
    è necessario, dunque, avviare un cambiamento anzitutto culturale, iniziando a considerare il turismo come una grande opportunità per il Paese e coordinando gli sforzi necessari a valorizzarne il potenziale inespresso;
    l'impareggiabile ricchezza di «risorse turistiche» del Paese non deve condurre all'ingenua convinzione che i turisti internazionali continueranno ad arrivare spontaneamente, dal momento che i viaggiatori internazionali cercano oggi un'offerta organizzata e, anche se l'Italia rappresenta per più di una ragione la meta più desiderabile, spesso la scelta finale premia altre destinazioni perché complessivamente più convenienti o più «facili»;
    per competere con successo nel mercato turistico internazionale, è necessario allora comprendere a fondo anzitutto la domanda ed essere in grado poi di offrire prodotti moderni, consapevoli del fatto che l'esperienza di consumo turistico ha inizio ben prima dell'atto della prenotazione e termina ben dopo il rientro a casa;
    le differenti aree tematiche del turismo italiano sono considerate «mature» ed attrattive nei confronti dei diretti competitor internazionali e occorre, quindi, fare leva sulla riqualificazione generale dell'offerta turistico-ricettiva alberghiera, che spesso, stante anche la sua ridotta dimensione imprenditoriale, sconta la necessità di subire costi elevati di mantenimento di standard qualitativi. Durante l'esame della legge di stabilità 2014, il gruppo parlamentare di Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente ha presentato degli emendamenti diretti a far fronte all'arretratezza tecnologica del comparto turistico che è uno dei principali elementi di svantaggio competitivo rispetto ai maggiori sistemi turistici concorrenti;
    è, dunque, necessario apportare un miglioramento degli aspetti legati alla sostenibilità ambientale, anche diretti a favorire i sistemi di etichettatura ecologica su base volontaria, in linea con le politiche in materia dell'Unione europea, per poter conseguire livelli di qualità più vicini alle esigenze di una clientela turistica sempre più attenta alle istanze derivanti dalle problematiche ambientali e che richiede una serie di comportamenti virtuosi e qualitativi da parte di esercenti e albergatori;
    per il periodo 2010-2020 la crescita attesa del turismo internazionale nel mercato di riferimento dell'Italia è pari al 2,9 per cento annuo in termini di numero di viaggiatori e pari al 4,8 per cento annuo in termini di spesa; è rilevante, quindi, osservare come circa la metà di questa crescita in termini di spesa dovrebbe riguardare i viaggiatori a medio-lungo raggio e, quindi, dalle geografie emergenti (in particolare dai Paesi cosiddetti Bric e del Golfo Persico) che nello scorso decennio hanno espresso solamente il 30 per cento della crescita;
    sono state individuate alcune criticità principali per la definizione di una politica di sviluppo del turismo in Italia che si riferiscono agli asset del Paese dal punto di vista turistico, distinti tra «asset permanenti» e «asset temporanei», dove per «permanenti» si intendono le aree italiane con prestigio e notorietà riconosciute (asset religiosi, naturalistici, enogastronomici e artistico-culturali) e dove per «temporanei», invece, si intendono il posizionamento attuale del Paese (ad esempio, lifestyle e moda), il contesto politico-sociale e i grandi eventi o le manifestazioni che in esso hanno luogo;
    nella XVI legislatura sono state emanate alcune disposizioni per aumentare la competitività del turismo al fine di riqualificare e rilanciare l'offerta turistica a livello nazionale e internazionale. In particolare, il piano strategico di sviluppo del turismo in Italia, adottato ai sensi dell'articolo 34-quinquies del decreto-legge n. 179 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 221 del 2012, ha messo in risalto come l'Italia ha ancora un ruolo rilevante nel turismo nazionale ed internazionale, ma stenta a tenere il passo della crescita e tende a perdere quote di mercato nei confronti dei suoi tradizionali concorrenti europei;
    è importante che il Governo decida di mettere al centro della propria agenda una serie di scelte strategiche per lo sviluppo del turismo, riconoscendogli un ruolo di primo piano per la crescita del Paese,

impegna il Governo:

   a definire un più efficiente programma strategico di sviluppo che tenga conto del patrimonio culturale, architettonico e paesaggistico del Paese e che sia volto a far crescere qualitativamente l'offerta turistica e a rendere l'Italia più competitiva sul mercato internazionale, anche attraverso la promozione di azioni dirette a favorire la riqualificazione dei territori nonché del capitale umano;
   ad adottare azioni dirette a migliorare la formazione tecnico-professionale, date le caratteristiche labour intensive del settore, e a ripensare la formazione universitaria, dove si è assistito negli ultimi dieci anni ad un progressivo scollamento tra offerta formativa ed esigenze espresse dalle imprese, così da favorire un ingresso massiccio di giovani nel settore turistico per contribuire a una sua più rapida innovazione;
   a valorizzare il patrimonio materiale storico-artistico ed enogastronomico e quello immateriale tradizionale, anche attraverso lo sviluppo ed il riconoscimento di attività e manifestazioni che incentivano il turismo identitario e culturale;
   a convocare al più presto un tavolo tecnico diretto a delineare le strategie per lo sviluppo del turismo in Italia sull'onda dell'ultima riunione dei presidenti della Commissione parlamentare attività produttive, commercio e turismo della Camera dei deputati e della Commissione parlamentare industria, commercio, turismo del Senato della Repubblica riguardante il turismo e la crescita sostenibile dei settori marino e marittimo;
   a prevedere uno sviluppo del turismo che metta al centro il paesaggio, quale asset fondamentale per il Paese, contenendo i fenomeni come il consumo del suolo e l'abbandono progressivo dei territori rurali e montani, che minano la sostenibilità futura del turismo in Italia;
   ad adoperarsi affinché il Mezzogiorno possa esprimere – avendone i requisiti in termini di risorse – la propria naturale vocazione turistica in maniera moderna ed efficiente, trasformandosi in un'industria di traino per tutto il Paese e favorendo l'attrazione di numerosi investimenti;
   a prevedere, nell'ambito della propria attività di iniziativa legislativa, in particolare per quanto riguarda la riforma del titolo V della Costituzione, la promozione del turismo italiano.
(1-00394)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Abrignani, Palese».


   La Camera,
   premesso che:
    grazie ai suoi 3.609 musei, ai quasi 5.000 siti culturali tra monumenti, musei e aree archeologiche, ai 46.025 beni architettonici vincolati, alle 12.609 biblioteche, alle centinaia di festival ed iniziative culturali e ai 49 siti Unesco (5 per cento del totale e 11 per cento di quelli europei) il nostro Paese rappresenta un unicum nel panorama culturale e turistico mondiale;
    il settore del turismo rappresenta circa il 10 per cento del prodotto interno lordo italiana e occupa, secondo quanto emerge dal Quarto osservatorio sul mercato del lavoro del turismo in Italia, quasi un milione di posti di lavoro, pari al 5 per cento dell'occupazione italiana. In particolare, il turismo è settore trainante dell'occupazione giovanile: i giovani rappresentano, infatti, il 63 per cento degli occupati;
    nel 2013 si è registrato un incremento del 5 per cento del turismo mondiale rispetto all'anno precedente, ma l'Italia è scivolata al quinto posto tra i Paesi più visitati, dietro a Francia, Stati Uniti, Spagna e Cina;
    nonostante l'Italia sia il primo Paese al mondo per qualità del turismo culturale, occupa il quindicesimo posto nella classifica che misura il valore di un marchio-Paese nel mondo, perdendo cinque posizioni rispetto all'anno precedente. Le continue emergenze strutturali che caratterizzano l'Italia, unite all'incapacità di trasmettere efficacemente le vocazioni dei cosiddetti terroir, danneggiano fortemente la percezione dell'Italia all'estero. Se da un lato, infatti, i territori hanno mantenuto una forte specificità e identità locali marcate, manca una loro promozione integrata che comprenda un'adeguata riqualificazione della loro offerta turistica;
    la riforma del Titolo V della Costituzione, ampliando i poteri delle regioni in materia di turismo, non ha sciolto tuttavia i nodi esistenti. Permane un'evidente mancanza di coordinamento nazionale con un marchio unico da promuovere, con la conseguenza che ogni regione agisce indipendentemente senza un indirizzo ed una strategia comuni. Nel triennio 2009-2011 le regioni hanno speso in promozione turistica circa un miliardo di euro con scarsi ritorni economici;
    si stima che, recuperando parte della competitività persa, il turismo potrebbe nel 2016 raggiungere almeno l'11,9 per cento del prodotto interno lordo, creando ulteriori 900 mila posti di lavoro, puntando soprattutto sulla capacità di spesa dei Paesi cosiddetti Bric (Brasile. Russia, India e Cina) che è destinata a triplicare entro il 2030 (già oggi questi Paesi hanno a disposizione l'80 per cento in più di reddito di quanto ne avessero nel 2005);
    partendo dall'analisi di alcuni dati, questa tendenza risulta amplificata nel Mezzogiorno, dove i siti culturali statali nel 2012 hanno attratto 7,4 milioni di visitatori e incassato 28 milioni di euro di introiti lordi di cui però il 43 per cento dei visitatori e il 75 per cento degli incassi sono rappresentati solo da Pompei, Ercolano e dalla Reggia di Caserta. Sempre a titolo esemplificativo, in Sicilia su 115 siti culturali solo 11 hanno un proprio sito web e appena 5 di questi sono anche in inglese. In pochi posti in Italia come in Sicilia esiste un patrimonio archeologico così perfettamente inserito nel panorama agricolo e non bisogna dimenticare che, sempre in Sicilia, l'agricoltura incide sostanzialmente sul prodotto interno lordo regionale. Se si valuta che un posto di lavoro in agricoltura costa, in media, sei volte meno che un altro tipo di lavoro, diventa così evidente come incoraggiare, promuovere, sostenere e diffondere il circuito virtuoso del cosiddetto terroir e del turismo culturale sarebbe una sfida vincente;
    occorre partire da un dato di fatto, cioè che oltre la metà del turismo mondiale è rappresentata dal turismo culturale, nel quale, nonostante tutto, l'Italia può ancora vantare una posizione preminente;
    l'Italia è ultima in Europa anche rispetto all'accesso e nell'uso delle risorse digitali. Basti pensare che mentre il sito della reggia di Versailles è in cinque lingue, quello degli Uffizi, oltre che in italiano, offre solo l'alternativa in inglese. Tra i musei italiani solo il 3 per cento ha applicazioni per smartphone e tablet, solo il 6 per cento ha video-guide o dispositivi digitali per la visita e solo il 13 per cento ha il catalogo accessibile on-line;
    i tentativi finora messi in campo per dotare il Paese di un portale nazionale del turismo e di una rete che venda il prodotto Italia sono naufragati con un inutile dispendio di risorse preziose;
    si registrano forti ritardi anche nella digitalizzazione dei sistemi di ospitalità, mediamente solo il 12,5 per cento dei pernottamenti sono venduti sul web, il 30 per cento delle attività ricettive non ha una piattaforma per le prenotazioni e solo il 46,7 per cento vende on-line;
    vi è anche l'Expo 2015 che rappresenta un'occasione imperdibile per tutta l'Italia. Attraverso questo evento mondiale sarà possibile presentare una vetrina globale unica del patrimonio italiano di varietà agroalimentari. Attraverso l'Expo 2015 si potrà offrire un sistema di itinerari turistici articolati intorno alla rete dell'ospitalità italiana;
    per un rilancio del turismo bisogna puntare, oltre sull'ineguagliabile patrimonio culturale, anche sulla forte identità e specificità dei territori: l'Italia conta, infatti, 1.923 comuni aderenti all'associazione Res Tipica, per la promozione e la valorizzazione del patrimonio enogastronomico, ambientale, culturale e turistico; 542 comuni aderenti all'associazione «Città del vino», 154 prodotti di denominazione di origine protetta, 92 prodotti di indicazione geografica protetta;
    il turismo è uno strumento importante per integrare le regioni meno sviluppate e garantire loro una partecipazione equa alla crescita. Per tali motivi i fondi europei strutturali e di coesione possono fornire un sostegno fondamentale per migliorare la competitività e la qualità del turismo a livello regionale e locale. Le infrastrutture turistiche contribuiscono allo sviluppo locale e a creare o mantenere posti di lavoro anche nelle aree in declino industriale o rurale o in quelle in corso di riqualificazione urbana;
    tra il 2007 e il 2013, gli aiuti destinati dall'Unione europea all'industria del turismo nell'ambito della politica di coesione sono stati pari a oltre 6 miliardi di euro, pari all'1,8 per cento del bilancio complessivo; di questi, 3,8 miliardi di euro sono stati destinati al miglioramento dei servizi turistici, 1,4 miliardi di euro alla protezione e lo sviluppo del patrimonio naturale e 1,1 miliardi di euro alla valorizzazione dei beni naturali. È stato, altresì, previsto un sostegno alle infrastrutture e ai servizi associati al turismo attraverso altre linee di bilancio, tra cui innovazione, promozione delle piccole e medie imprese, applicazioni delle tecnologie dell'informazione e capitale umano;
    l'aumento della domanda del mercato turistico presuppone l'esistenza di infrastrutture adeguate, oltre a quelle primarie, in quanto l'attrattività di un territorio e la scelta della vacanza dipende principalmente dal suo grado di accessibilità. Un'offerta dei mezzi di trasporto efficiente è direttamente proporzionale alla competitività turistica del Paese, soprattutto alla luce della concorrenza sempre più agguerrita degli altri Paesi europei e non;
    è necessario che il turista possa disporre di una soluzione integrata di servizi multicanale, che gli consenta di poter essere seguito ed assistito in tutte le fasi di acquisto e consumo del viaggio turistico-culturale in Italia;
    la ristrettezza di risorse economiche e la spending review impongono una revisione della normativa in materia di erogazioni liberali, sponsorizzazioni e fund raising, tali da agevolare, soprattutto dal punto di vista fiscale, i soggetti che vogliono liberamente contribuire al mantenimento e alla valorizzazione del patrimonio culturale italiano;
    oltre ad essere una leva fondamentale per favorire lo sviluppo e l'occupazione, il turismo rappresenta uno strumento potente per migliorare la qualità della vita delle persone, soprattutto per quelle categorie economicamente svantaggiate. Secondo le ultime stime i viaggiatori con età superiore ai 65 anni sono più di 2 milioni l'anno e sono in continua crescita; le persone con disabilità sono circa 1 milione e 600 e di queste il 60 per cento effettua almeno un viaggio l'anno;
    in questo contesto, fornire servizi studiati ad hoc per gli anziani, rendere le strutture accessibili ai disabili, investire nel turismo giovanile attraverso l'ampliamento e il miglioramento di ostelli, possono rappresentare un'opportunità per allargare a ulteriori segmenti l'attività dell'operatore e rendere la propria offerta più competitiva sul mercato. Il turismo sociale, inteso quindi come «servizio sociale», può inoltre rappresentare, per chi opera nell'offerta turistica, una valida opportunità di sviluppo e di ritorno economico, concentrandosi in periodi di bassa stagione e destinato a località svantaggiate o in aree depresse,

impegna il Governo:

   al fine di valorizzare l'ineguagliabile patrimonio culturale, paesaggistico e agricolo italiano, contestualmente al recupero e al potenziamento della competitività del settore quale volano per lo sviluppo generale del Paese, a valutare l'opportunità di:
    a) rivedere, nell'ambito delle più generale riforma del Titolo V della Costituzione, la ripartizione delle competenze in materia di turismo tra Stato e regioni e a predisporre in tempi rapidi, nelle more di tale riforma, una revisione della governance attraverso la creazione di una cabina di regia unica per il turismo tra Governo, Ministeri e regioni;
    b) predisporre un programma di digitalizzazione e d'informatizzazione per migliorare l'offerta turistica, annullando il digital divide attualmente presente rispetto agli altri Paesi a vocazione turistica;
    c) agevolare la diffusione di start-up giovanili nel settore culturale e turistico;
    d) valorizzare le identità e le specificità dei territori e il loro patrimonio enogastronomico, anche attraverso una pianificazione agricola di qualità, competitiva e rispettosa dell'ambiente;
    e) concepire misure per il coinvolgimento dei privati nella valorizzazione di beni e siti turistici, compresi quelli minori per favorire lo sviluppo locale, anche attraverso soluzioni che agevolino le erogazioni liberali e le sponsorizzazioni;
    f) considerare il prossimo semestre europeo e la celebrazione di Expo 2015 quali occasioni imperdibili per recuperare credibilità e tornare al centro dei processi di sviluppo internazionali, riaffermando l'Italia quale produttore di cultura;
    g) reperire le risorse finanziarie necessarie a realizzare una seria programmazione strutturale di interventi di manutenzione per tutti i principali siti archeologici a partire dai siti Unesco;
    h) sviluppare in tempi rapidi un brand Italia da promuovere a partire dai prossimi grandi eventi nazionali e regionali;
    i) predisporre standard di classificazione europei e un marchio di qualità nazionale in modo da consentire il recupero di attrattività ed efficienza per il sistema dell'ospitalità italiana, soprattutto per migliorarne l'accessibilità attraverso una mappatura delle strutture accessibili e il potenziamento dell'accoglienza all'infanzia;
    l) sostenere la domanda di turismo sociale favorendo, soprattutto l'accesso al sistema del turismo per le categorie sociali più deboli, recuperando lo strumento dei buoni vacanze, rivelatosi molto importante per il forte impatto sociale ed economico, ma sospeso nel 2012 per la fine della convenzione e in attesa delle disposizioni ministeriali sulle modalità della sua riattivazione;
    m) studiare, all'interno dei piani per la sicurezza nazionali, un protocollo di garanzia turistica: vigilanza riconoscibile e amichevole, squadre anti scippo, controlli anti frode con adeguate conoscenze e percorsi rapidi su come intervenire con turisti stranieri, consolati, ambasciate ed altro;
    n) monitorare e ottimizzare le comunicazioni integrate aereo, treno, pullman, aliscafo, promuovendo, per quanto di competenza, la possibilità di effettuare gli acquisti dei biglietti on-line.
(1-00395) «Schirò, Caruso, De Mita, Binetti, Santerini, Sberna, Gigli, Fauttilli, Fitzgerald Nissoli, Piepoli, Cera».


   La Camera,
   premesso che:
    il settore turistico è strategico per l'economia del Paese. Il contributo del turismo al prodotto interno lordo dell'Italia ammonta ad oltre 161 miliardi di euro nel 2012. Sempre nello stesso anno il settore ha contribuito a garantire circa 2 milioni 700 mila occupati;
    il settore è oggi in crisi e, nonostante una leggera ripresa nel 2013 con un +0,9 per cento di turismo interno e un +3 per cento di quello straniero, i profitti delle imprese e l'occupazione rimangono in forte calo. Da un'indagine realizzata da Federalberghi, il giro di affari nel 2013 si attesterà sui 14,9 miliardi di euro rispetto ai 15,3 miliardi di euro del 2012, con un -3 per cento e con l'occupazione in calo del 5 per cento;
    nella XVI legislatura sono state emanate alcune disposizioni per aumentare la competitività del turismo al fine di riqualificare e rilanciare l'offerta turistica a livello nazionale e internazionale. In particolare, il piano strategico di sviluppo del turismo in Italia, adottato ai sensi dell'articolo 34-quinquies, del decreto-legge n. 179 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 221 del 2012, ha messo in risalto come l'Italia ha ancora un ruolo rilevante nel turismo nazionale ed internazionale, ma stenta a tenere il passo della crescita e tende a perdere quote di mercato nei confronti dei suoi tradizionali concorrenti europei, in primo luogo Francia e Spagna;
    come emerso da un'audizione svolta in Parlamento dal Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo del Governo Letta, Massimo Bray, l'Italia, pur rimanendo in cima ai desideri di viaggio dei turisti, perde continuamente quote di mercato a favore di un generalizzato aumento del turismo al livello mondiale; il marchio Italia rimane quindi ai primi posti, eppure il sistema italiano fatica ad intercettare la domanda per questioni che sono anche riconducibili a ritardi nello sviluppo infrastrutturale del Paese;
    l'Italia, a differenza di altri Paesi, ha un patrimonio artistico, culturale e paesaggistico e gastronomico che rappresenta una leva importante per lo sviluppo del turismo, il quale a sua volta è uno strumento efficace per la conoscenza e la valorizzazione delle bellezze di cui dispone il Paese;
    da un'indagine condotta da Symbola e Unioncamere, il sistema produttivo culturale nel 2012 ha reso alle casse dello Stato 75 miliardi di euro, rappresentando il 5,4 per cento della ricchezza prodotta. La sinergia tra cultura e turismo, se efficacemente sfruttata, può offrire quindi un'opportunità di crescita all'economia del Paese;
    il settore turistico ha davanti a sé un grande opportunità di sviluppo che è rappresentata dalla realizzazione di Expo 2015, un evento strategico che attrarrà, nei sei mesi di esposizione, oltre 20 milioni di visitatori di cui il 30 per cento stranieri, con la partecipazione di 145 Paesi per un investimento previsto per l'area espositiva di 1,7 miliardi di euro;
    molti Paesi che hanno aderito ad Expo 2015 da tempo stanno promuovendo, a livello nazionale ed internazionale, pacchetti turistici per attrarre sui loro territori i flussi di visitatori che arriveranno per l'evento, aumentando così il livello della competizione nel settore;
    il Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore, Enrico Letta, ha più volte sottolineato l'importanza dell'evento come possibilità di ripresa dell'economia italiana e ne ha ribadito l'assoluta priorità per il Paese. In tal senso, è stato approvato il decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 9 del 2014, che tra le varie misure prevede anche il finanziamento di progetti territoriali per la valorizzazione e l'accoglienza turistica legata all'evento Expo 2015;
    è indispensabile attivare tutte le occorrenti misure per potenziare e sfruttare al meglio tutte le opportunità che offrirà al tessuto sociale e imprenditoriale l'incremento del turismo legato ad Expo 2015, sostenendo le eccellenze del nostro Paese per far sì che la Lombardia e le regioni limitrofe possano esprimere al meglio il proprio potenziale e diventare uno stimolo per attrarre i visitatori che arriveranno a Milano per l'evento;
    la crisi in atto nel Paese ha avuto ripercussioni importanti anche sul turismo italiano; i viaggi effettuati dagli italiani nel 2013 sono stati 63 milioni e 154 mila, il 19 ,8 per cento in meno rispetto all'anno precedente; un trend negativo, rilevato già a partire dal 2009, che ha fatto registrare in totale una perdita di circa 60 milioni di viaggi;
    in tale scenario appare importante sostenere la domanda turistica degli italiani con iniziative che li incoraggino a trascorrere le proprie vacanze in Italia, dando così un segnale di fiducia all'intero comparto, caratterizzato prevalentemente dalla presenza di piccole e medie imprese;
    la Svizzera, ad esempio, discute da tempo la possibilità di adottare misure di detrazione dai redditi del costo delle vacanze trascorse dai turisti svizzeri in patria, con lo scopo di rilanciare la domanda interna, specie nelle località meno turistiche, a beneficio dell'intero comparto industriale;
    l'industria turistica italiana, con particolare riferimento al comparto alberghiero, attraversa oggi una fase molto delicata. La riduzione del fatturato, la scarsa liquidità finanziaria, riconducibile alla mancanza di possibilità di accesso al credito, e l'aumento della pressione fiscale costituiscono, infatti, gli ostacoli più gravi all'esercizio d'impresa, ed anzi in molti casi sono tra le principali cause dell'abbandono dell'attività da parte degli albergatori;
    in questo scenario bisogna anche considerare che il patrimonio alberghiero in molti casi appare obsoleto e non più rispondente alle esigenze dei consumatori, richiedendo la realizzazione di ingenti investimenti. Sarebbe opportuno, quindi, un intervento che punti in primo luogo a favorire gli investimenti per l'ammodernamento delle strutture alberghiere, necessari per restituire un nuovo impulso allo sviluppo dell'offerta turistica, che sia rinnovata e di maggiore qualità;
    con il decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23, recante disposizioni in materia di federalismo fiscale municipale, è stata reintrodotta nella legislazione italiana un'imposta di soggiorno a carico di chi alloggia nelle strutture ricettive italiane, con l'obiettivo di finanziare interventi in materia di turismo, manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali e ambientali locali e dei relativi servizi pubblici locali;
    non sempre la tassa di soggiorno viene applicata in modo trasparente sul territorio, con il rischio che i proventi derivanti da tale tassazione non vengano reinvestiti nello sviluppo del turismo ma si perdano per finalità diverse e generiche. Il ritorno a un'imposta di scopo, così come originariamente pensata nel citato decreto legislativo n. 23 del 2011, rappresenterebbe un importante fonte di finanziamento per il turismo in generale e per il rinnovamento dell'offerta turistico-alberghiera;
    la legge Costituzionale n. 3 del 2001 ha modificato profondamente il Titolo V della Costituzione, relativo agli enti territoriali, assegnando alle regioni la piena autonomia legislativa ed amministrativa in ambito turistico. Tuttavia, il persistere nell'ordinamento italiano di norme di natura diversa in materia di turismo ha portato ad una regolamentazione disorganica del settore, introducendo elementi di incertezza per le diverse categorie che vi operano,

impegna il Governo:

   ad adottare immediate iniziative di sostegno al settore turistico italiano, reperendo le risorse necessarie per consentire ai cittadini italiani la possibilità di detrarre dalle imposte dirette sui redditi le spese sostenute per le vacanze effettuate in strutture turistiche italiane;
   a destinare ulteriori risorse allo sviluppo di progetti per la valorizzazione del turismo che incentivino, in accordo con i piani di sviluppo regionali, la costruzione e l'ammodernamento di strutture ricettive collegate alla realizzazione dell'evento di Expo 2015, anche attraverso sgravi fiscali che possano attirare nuovi investimenti imprenditoriali per il settore;
   ad attivare campagne di promozione del patrimonio culturale, artistico, paesaggistico e gastronomico italiano al fine di valorizzare un'offerta turistica che sia legata alle specificità dei territori locali;
   a potenziare le infrastrutture di collegamento con i principali aeroporti di rilevanza internazionale;
   a garantire la tracciabilità dell'impiego delle risorse ottenute attraverso la tassa di soggiorno, recuperando le finalità originarie per cui la tassa stessa era stata concepita, e cioè per finanziare interventi in materia di turismo, manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali e ambientali locali e dei relativi servizi pubblici locali;
   a sostenere il rilancio del settore turistico italiano attraverso l'adozione di misure per la riduzione del carico fiscale, la semplificazione burocratica e la facilitazione all'accesso al credito per le imprese turistiche, con particolare riferimento a quelle di medie e piccole dimensioni.
(1-00396) «Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Matteo Bragantini, Buonanno, Busin, Caon, Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Marcolin, Molteni, Gianluca Pini, Prataviera, Rondini».


   La Camera,
   premesso che:
    il settore turistico è strategico per l'economia del Paese. Il contributo del turismo al prodotto interno lordo dell'Italia ammonta ad oltre 161 miliardi di euro nel 2012. Sempre nello stesso anno il settore ha contribuito a garantire circa 2 milioni 700 mila occupati;
    il settore è oggi in crisi e, nonostante una leggera ripresa nel 2013 con un +0,9 per cento di turismo interno e un +3 per cento di quello straniero, i profitti delle imprese e l'occupazione rimangono in forte calo. Da un'indagine realizzata da Federalberghi, il giro di affari nel 2013 si attesterà sui 14,9 miliardi di euro rispetto ai 15,3 miliardi di euro del 2012, con un -3 per cento e con l'occupazione in calo del 5 per cento;
    nella XVI legislatura sono state emanate alcune disposizioni per aumentare la competitività del turismo al fine di riqualificare e rilanciare l'offerta turistica a livello nazionale e internazionale. In particolare, il piano strategico di sviluppo del turismo in Italia, adottato ai sensi dell'articolo 34-quinquies, del decreto-legge n. 179 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 221 del 2012, ha messo in risalto come l'Italia ha ancora un ruolo rilevante nel turismo nazionale ed internazionale, ma stenta a tenere il passo della crescita e tende a perdere quote di mercato nei confronti dei suoi tradizionali concorrenti europei, in primo luogo Francia e Spagna;
    come emerso da un'audizione svolta in Parlamento dal Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo del Governo Letta, Massimo Bray, l'Italia, pur rimanendo in cima ai desideri di viaggio dei turisti, perde continuamente quote di mercato a favore di un generalizzato aumento del turismo al livello mondiale; il marchio Italia rimane quindi ai primi posti, eppure il sistema italiano fatica ad intercettare la domanda per questioni che sono anche riconducibili a ritardi nello sviluppo infrastrutturale del Paese;
    l'Italia, a differenza di altri Paesi, ha un patrimonio artistico, culturale e paesaggistico e gastronomico che rappresenta una leva importante per lo sviluppo del turismo, il quale a sua volta è uno strumento efficace per la conoscenza e la valorizzazione delle bellezze di cui dispone il Paese;
    da un'indagine condotta da Symbola e Unioncamere, il sistema produttivo culturale nel 2012 ha reso alle casse dello Stato 75 miliardi di euro, rappresentando il 5,4 per cento della ricchezza prodotta. La sinergia tra cultura e turismo, se efficacemente sfruttata, può offrire quindi un'opportunità di crescita all'economia del Paese;
    il settore turistico ha davanti a sé un grande opportunità di sviluppo che è rappresentata dalla realizzazione di Expo 2015, un evento strategico che attrarrà, nei sei mesi di esposizione, oltre 20 milioni di visitatori di cui il 30 per cento stranieri, con la partecipazione di 145 Paesi per un investimento previsto per l'area espositiva di 1,7 miliardi di euro;
    molti Paesi che hanno aderito ad Expo 2015 da tempo stanno promuovendo, a livello nazionale ed internazionale, pacchetti turistici per attrarre sui loro territori i flussi di visitatori che arriveranno per l'evento, aumentando così il livello della competizione nel settore;
    il Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore, Enrico Letta, ha più volte sottolineato l'importanza dell'evento come possibilità di ripresa dell'economia italiana e ne ha ribadito l'assoluta priorità per il Paese. In tal senso, è stato approvato il decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 9 del 2014, che tra le varie misure prevede anche il finanziamento di progetti territoriali per la valorizzazione e l'accoglienza turistica legata all'evento Expo 2015;
    è indispensabile attivare tutte le occorrenti misure per potenziare e sfruttare al meglio tutte le opportunità che offrirà al tessuto sociale e imprenditoriale l'incremento del turismo legato ad Expo 2015, sostenendo le eccellenze del nostro Paese per far sì che la Lombardia e le regioni limitrofe possano esprimere al meglio il proprio potenziale e diventare uno stimolo per attrarre i visitatori che arriveranno a Milano per l'evento;
    la crisi in atto nel Paese ha avuto ripercussioni importanti anche sul turismo italiano; i viaggi effettuati dagli italiani nel 2013 sono stati 63 milioni e 154 mila, il 19 ,8 per cento in meno rispetto all'anno precedente; un trend negativo, rilevato già a partire dal 2009, che ha fatto registrare in totale una perdita di circa 60 milioni di viaggi;
    in tale scenario appare importante sostenere la domanda turistica degli italiani con iniziative che li incoraggino a trascorrere le proprie vacanze in Italia, dando così un segnale di fiducia all'intero comparto, caratterizzato prevalentemente dalla presenza di piccole e medie imprese;
    la Svizzera, ad esempio, discute da tempo la possibilità di adottare misure di detrazione dai redditi del costo delle vacanze trascorse dai turisti svizzeri in patria, con lo scopo di rilanciare la domanda interna, specie nelle località meno turistiche, a beneficio dell'intero comparto industriale;
    l'industria turistica italiana, con particolare riferimento al comparto alberghiero, attraversa oggi una fase molto delicata. La riduzione del fatturato, la scarsa liquidità finanziaria, riconducibile alla mancanza di possibilità di accesso al credito, e l'aumento della pressione fiscale costituiscono, infatti, gli ostacoli più gravi all'esercizio d'impresa, ed anzi in molti casi sono tra le principali cause dell'abbandono dell'attività da parte degli albergatori;
    in questo scenario bisogna anche considerare che il patrimonio alberghiero in molti casi appare obsoleto e non più rispondente alle esigenze dei consumatori, richiedendo la realizzazione di ingenti investimenti. Sarebbe opportuno, quindi, un intervento che punti in primo luogo a favorire gli investimenti per l'ammodernamento delle strutture alberghiere, necessari per restituire un nuovo impulso allo sviluppo dell'offerta turistica, che sia rinnovata e di maggiore qualità;
    con il decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23, recante disposizioni in materia di federalismo fiscale municipale, è stata reintrodotta nella legislazione italiana un'imposta di soggiorno a carico di chi alloggia nelle strutture ricettive italiane, con l'obiettivo di finanziare interventi in materia di turismo, manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali e ambientali locali e dei relativi servizi pubblici locali;
    non sempre la tassa di soggiorno viene applicata in modo trasparente sul territorio, con il rischio che i proventi derivanti da tale tassazione non vengano reinvestiti nello sviluppo del turismo ma si perdano per finalità diverse e generiche. Il ritorno a un'imposta di scopo, così come originariamente pensata nel citato decreto legislativo n. 23 del 2011, rappresenterebbe un importante fonte di finanziamento per il turismo in generale e per il rinnovamento dell'offerta turistico-alberghiera;
    la legge Costituzionale n. 3 del 2001 ha modificato profondamente il Titolo V della Costituzione, relativo agli enti territoriali, assegnando alle regioni la piena autonomia legislativa ed amministrativa in ambito turistico. Tuttavia, il persistere nell'ordinamento italiano di norme di natura diversa in materia di turismo ha portato ad una regolamentazione disorganica del settore, introducendo elementi di incertezza per le diverse categorie che vi operano,

impegna il Governo:

   a destinare, nei limiti delle compatibilità di bilancio, ulteriori risorse allo sviluppo di progetti per la valorizzazione del turismo che incentivino, in accordo con i piani di sviluppo regionali, la costruzione e l'ammodernamento di strutture ricettive collegate alla realizzazione dell'evento di Expo 2015, anche attraverso sgravi fiscali che possano attirare nuovi investimenti imprenditoriali per il settore;
   ad attivare campagne di promozione del patrimonio culturale, artistico, paesaggistico e gastronomico italiano al fine di valorizzare un'offerta turistica che sia legata alle specificità dei territori locali;
   a potenziare le infrastrutture di collegamento con i principali aeroporti di rilevanza internazionale;
   a garantire la tracciabilità dell'impiego delle risorse ottenute attraverso la tassa di soggiorno, recuperando le finalità originarie per cui la tassa stessa era stata concepita, e cioè per finanziare interventi in materia di turismo, manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali e ambientali locali e dei relativi servizi pubblici locali;
   a sostenere il rilancio del settore turistico italiano attraverso l'adozione di misure per la riduzione del carico fiscale, la semplificazione burocratica e la facilitazione all'accesso al credito per le imprese turistiche, con particolare riferimento a quelle di medie e piccole dimensioni.
(1-00396)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Matteo Bragantini, Buonanno, Busin, Caon, Caparini, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Marcolin, Molteni, Gianluca Pini, Prataviera, Rondini».


   La Camera,
   premesso che:
    la crisi economica che ha coinvolto le principali economie occidentali negli ultimi anni ha duramente colpito il tessuto produttivo italiano, interessando anche il comparto turistico;
    i dati contenuti nel report «Viaggi e vacanze in Italia e all'estero», pubblicato il 12 febbraio 2014 dall'Istat, evidenziano come continui il trend negativo iniziato nel 2009 che negli ultimi cinque anni ha causato la perdita di quasi 60 milioni di viaggi (290 milioni di notti) da parte dei cittadini residenti in Italia;
    secondo le rilevazioni campionarie sul turismo internazionale dell'Italia, per l'intero periodo gennaio-novembre 2013, la bilancia turistica dei pagamenti è in avanzo di 12.459 milioni di euro – a fronte dei 11.292 milioni di euro dello stesso periodo dell'anno precedente (+10,3 per cento) – grazie agli stranieri che, nei primi 11 mesi dell'anno, hanno speso nel nostro Paese 31 miliardi e 400 milioni di euro (+2,8 per cento) malgrado la loro spesa si sia contratta del 2,3 per cento;
    l'alta concentrazione di beni dal rilevante valore storico-artistico, il patrimonio diffuso costituito dall'insieme formato dal paesaggio e tradizioni locali non sono garanzia di alte performance nell’incoming turistico, visto che l'Italia vive una riduzione dell'affluenza straniera nonostante il World Tourism Organization (UNWTO) abbia registrato nel 2013 un incremento dei flussi da turismo internazionale, che hanno raggiunto la cifra record di un miliardo e 87 milioni di euro, ovvero il 5 per cento in più rispetto al 2012;
    la promozione è una componente essenziale per lo sviluppo e l'affermazione delle attività turistiche, ma è evidente l'esistenza di gravi difficoltà se, come riportato dallo studio «Opportunità e trend per fare impresa nel turismo» (28 novembre 2013) dell'Istituto nazionale ricerche turistiche (Isnart) di Unioncamere, i principali canali di comunicazione che influenzano ancora la scelta delle vacanze nel 2012 sono sempre più il passaparola (37,4 per cento) e l'esperienza personale (29,6 per cento);
    il ricorso al web, infatti, è fermo al 23,1 per cento, malgrado la maggioranza delle aziende del settore disponga di un sito internet utile non solo come vetrina ma anche per effettuare prenotazioni, fatto che ha notevolmente incrementato il flusso di clienti provenienti da questo canale;
    ad oggi esistono gravi lacune, numerose barriere di natura burocratica e ulteriori limiti strutturali che non permettono il pieno sviluppo del settore ricettivo per il quale l'immediata razionalizzazione e riorganizzazione delle strutture istituzionali esistenti preposte potrebbe ridurre i numerosi sprechi e produrre risultati immediati e concreti;
    il precedente Esecutivo guidato da Enrico Letta si è limitato a trasferire, con l'articolo 1 della legge 24 giugno 2013, n. 71, di conversione del decreto-legge cosiddetto «omnibus» sull'emergenza ambientale (n. 43 del 2013), le funzioni del dipartimento del turismo dalla Presidenza del Consiglio dei ministri al Ministero per i beni e le attività culturali e del turismo (commi 2-8);
    il trasferimento, avvenuto con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 ottobre 2013, ha seguito tempi troppo lunghi e modalità che, in pratica, hanno paralizzato le risorse umane ed economiche impiegate dallo Stato centrale;
    il tanto annunciato e atteso decreto «valore turismo» del precedente Esecutivo non è stato emanato e numerose azioni contenute nella bozza circolata facevano riferimento, in base all'attuale riparto delle competenze nella Costituzione, alla necessità di un accordo tra Stato e regioni, circostanza che avrebbe ulteriormente complicato l'operatività del provvedimento per la necessità di una consultazione successiva alla sua emanazione da parte degli enti interessati;
    le difficoltà legate al rilancio del turismo italiano sono secondo i firmatari del presente atto di indirizzo in buona parte da imputare alla riforma del Titolo V della Costituzione, approvata con la legge costituzionale n. 3 del 2001, che ha sottratto questa materia alla competenza dello Stato;
    l'assetto normativo legato alla polverizzazione delle attribuzioni in materia ha comportato la paradossale concorrenza tra le regioni che hanno speso per ciascun anno del triennio 2009-2011, secondo uno studio del 2013 di Confartigianato, ben 939 milioni e 600 mila euro senza aumentare in modo sensibile l'attrattività turistica;
    l'Enit-Agenzia nazionale del turismo, che dovrebbe svolgere una funzione di promozione in coordinamento con le regioni, ha subito negli ultimi anni continui tagli al proprio fondo di dotazione, potendo ora disporre solo delle risorse necessarie alle spese ordinarie per il proprio funzionamento, circostanza che ne evidenzia il fallimento e la perdita di credibilità;
    si prospetta la necessità di un ministero autonomo, come previsto in altri Paesi europei, i cui dipartimenti siano a stretto contatto con gli altri dicasteri chiave in modo da elaborare una politica coerente e unitaria per il comparto turistico;
    il sistema ricettivo, per essere efficace, deve essere in grado di proporre e soddisfare soluzioni sempre più personalizzate e individuali per far fronte a una domanda di mercato specifica, definita da una progressiva settorializzazione legata alle forme di turismo come quello culturale, congressuale, legato ai «marina», ambientale, sportivo e termale;
    è necessario un supporto maggiore al turismo religioso e culturale visto che l'Italia detiene il maggior numero di siti (49) inclusi nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'Unesco, la cui valorizzazione può rappresentare una delle peculiarità e delle offerte tematiche trainanti per gli altri settori della filiera. Questi beni devono essere tutelati adeguatamente: è emblematica la trascuratezza di alcuni siti-simbolo, come Pompei, che danneggia l'immagine complessiva del Paese;
    l'industria degli eventi costituisce un'attrattiva del comparto ricettivo ampiamente sottostimata. Secondo Federcongressi&eventi, nel 2012 l'Italia si è posizionata al quinto posto nel ranking dei dieci maggiori Paesi europei per eventi internazionali ospitati, dopo Germania, Spagna, Gran Bretagna e Francia. Per il rilancio di questa tipologia di turismo, la cui filiera si sta riorganizzando e necessita comunque di un sostegno, l'Agenzia nazionale del turismo e Federturismo stanno collaborando per l'istituzione del «Convention Bureau Italia» in grado di far fronte a questa specifica domanda di mercato;
    il Libro bianco sul turismo per tutti in Italia, intitolato «Accessibile è meglio», presentato il 15 febbraio 2013 alla Borsa del turismo di Milano, evidenzia come le regioni abbiano avviato numerose iniziative ma manchi un'organizzazione in grado di mettere a sistema quanto è stato già fatto e non esista a livello nazionale uno strumento informativo sulle attività realizzate o in corso d'opera;
    le aziende termali costituiscono una parte consistente della filiera turistica legata alla cultura del «wellness», per le quali occorre un rilancio efficace, anche alla luce dei segnali di ripresa registrati nel 2013, per i notevoli margini di sviluppo economico e occupazionale, considerando inoltre lo stretto legame con il servizio sanitario nazionale, la rimborsabilità di alcune prestazioni che rientrano nella sfera terapeutica-sanitaria e le opportunità offerte dalla direttiva 2011/24/UE sull'assistenza sanitaria transfrontaliera;
    sono colpevolmente sottostimati anche la nautica e il settore diportistico che nel corso degli ultimi anni, complice un regime fiscale sproporzionato, sono stati gravemente danneggiati dalla crisi;
    in Friuli Venezia Giulia sono stati istituiti i dry marina e i marina resort, strutture organizzate che, essendo equiparate a complessi ricettivi, possono usufruire del regime iva della categoria, mantenendo la propria competitività soprattutto con i vicini mercati transfrontalieri;
    la ripresa del settore è possibile solo adeguando l'offerta alle mutate richieste della domanda, quindi è necessaria la riclassificazione delle strutture ricettive in modo da garantirne l'omogeneità su tutto il territorio nazionale, aggiornandole e rendendole più competitive, in grado di prestare servizi moderni e sempre più integrati dal punto di vista della sostenibilità ambientale;
    alle criticità complessive del comparto se ne aggiungono alcune che riguardano nello specifico la professione della guida turistica e le concessioni demaniali marittime;
    riguardo le guide turistiche, la legge europea per il primo semestre del 2013 (n. 97 del 2013) ha chiuso la procedura di pre-infrazione comunitaria legata all'applicazione – peraltro erronea – della direttiva cosiddetta «servizi» (2006/123/CE) alla categoria, prevedendo che l'abilitazione alla professione di guida turistica sia valida su tutto il territorio nazionale ed eliminando così la competenza in ambito locale;
    la stessa legge ha equiparato alle guide turistiche italiane tutti i cittadini dell'Unione europea in possesso della qualifica professionale conseguita in altri Stati europei, consentendo l'esercizio sull'intero territorio nazionale, ad eccezione dei siti di particolare interesse storico, artistico o archeologico che avrebbe dovuto essere individuati con un decreto del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo da emanare entro il 4 dicembre 2013, circostanza non verificatasi. Questa deregolamentazione comporta una grave perdita di competenze, servizi meno qualificati e un danno economico quantificabile intorno al 2 per cento dell'intero comparto turistico nazionale (studio TRIP-Italia 2013 del Ciset);
    prosegue da anni senza soluzione e certezze la questione legata alla durata e al rinnovo automatico delle concessioni demaniali marittime che coinvolge circa 30 mila imprese. La legge di stabilità per il 2014 è intervenuta sui pagamenti dei canoni oggetto di procedimenti giudiziari pendenti al 30 settembre 2013, prevedendo nelle more il riordino complessivo della materia da effettuare entro il 15 maggio 2014;
    costituisce un possibile strumento per finanziare la promozione turistica senza oneri per lo Stato il ricorso alla differenza tra i rimborsi tax free effettivamente versati ai turisti extracomunitari e l'iva stornata dai versamenti erariali che ammonta a circa il 5 per cento su una spesa totale stimata in circa 4 miliardi di euro all'anno;
    l'utilizzo dei buoni vacanza a disposizione di soggetti pubblici e privati per favorire il turismo sociale, quindi a sostegno delle categorie più deboli, si sta dimostrando uno strumento insufficiente, mentre alcuni Paesi europei hanno introdotto a sostegno anche della domanda interna la detrazione fiscale parziale delle spese nel ricettivo;
    lo sviluppo della cultura ricettiva si fonda necessariamente su una formazione professionale, puntuale e continua, che risponda in maniera dinamica alle esigenze del mercato. Il sostegno, in sinergia con le imprese e con gli operatori, di percorsi formativi specifici e di scuole alberghiere, rappresenta uno degli stimoli principali alla crescita qualitativa ed occupazionale del settore,

impegna il Governo:

   ad assumere in via prioritaria le seguenti iniziative, anche normative, per favorire la ripresa e il pieno sviluppo del comparto turistico nazionale:
    a) sostenere, nell'ambito della preannunciata riforma del Titolo V della Costituzione, una nuova collocazione della materia turistica, la cui attribuzione non deve essere sottratta alle regioni ma deve rispondere a una strategia unitaria concordata tra queste e lo Stato centrale, a cui deve essere attribuita la programmazione strategica del turismo fissandone i principi generali, a tal fine a valutare l'istituzione di un dicastero dedicato solo al turismo i cui dipartimenti in sinergia con i ministeri chiave come quello dello sviluppo economico, dei beni e delle attività culturali e del turismo, dell'economia e delle finanze, del lavoro e delle politiche sociali, delle infrastrutture e dei trasporti, dell'istruzione, dell'università e della ricerca, delle politiche agricole, alimentari e forestali e della salute per le evidenti interconnessioni e le necessarie integrazioni operative che devono favorire l'elaborazione di una politica coerente ed unitaria per il comparto;
    b) riorganizzare la struttura e le competenze in materia di promozione e commercializzazione dell'Agenzia nazionale del turismo (Enit) in modo da costituire un valido supporto operativo per il dicastero competente e per gli operatori del comparto, selezionando il personale in base a chiari criteri meritocratici, stabilendo precisi obiettivi operativi di promozione e la finalità delle risorse finanziarie impiegate;
    c) potenziare l'offerta turistica nazionale on-line del portale Italia.it, ad oggi disomogeneo e poco funzionale, rendendolo punto di riferimento promocommerciale dell’e-commerce turistico italiano, favorendo la leale collaborazione tra gli operatori coinvolti e vietando le clausole capestro contenute nella maggior parte dei contratti sottoscritti dalle strutture ricettive con le online travel agent al fine di rimuovere un grave ostacolo alla libera concorrenza;
    d) istituire un marchio distintivo e definitivo per la promozione del Paese, fortemente identitario e utilizzabile da tutti gli operatori che rispondono ai requisiti per l'esercizio della propria professione o attività che rappresenti una garanzia dei servizi offerti ai consumatori;
    e) assumere misure urgenti affinché l'intero territorio nazionale sia considerato «distretto turistico», semplificando le procedure burocratiche previste, causa principale del precedente fallimento di questo istituto, promuovendo la formazione di reti d'impresa territoriali con il riconoscimento dei relativi vantaggi fiscali e burocratici uniti a un reale sostegno economico;
    f) valutare l'adozione un sistema di detrazione fiscale, già utilizzato anche in altri Paesi europei, alternativo ai «bonus vacanze», che permetta il sostegno ed il rilancio della domanda interna;
    g) verificare con maggior rigore l'utilizzo delle risorse da parte delle regioni, soprattutto di natura comunitaria come i fondi strutturali e di coesione, da collegare in modo chiaro a tempistiche e progetti certi per evitare sprechi, ritardi e il loro mancato utilizzo;
    h) incentivare la creazione di start up che promuovano l'offerta turistica nazionale attraverso tecnologie innovative e prevedere misure di semplificazione amministrativa per le imprese turistiche che investano nel miglioramento delle strutture ricettive;
    i) estendere il fondo rotativo di Kyoto per l'occupazione giovanile a favore delle aziende turistiche che promuovano progetti di turismo ambientale;
    j) sostenere una strategia finalizzata alla destagionalizzazione delle attività ricettive basate sulle diverse potenzialità delle aree del Paese, anche con incentivi fiscali per gli operatori, stabilendo la presentazione in largo anticipo di piani triennali e annuali delle regioni;
    k) finanziare la promozione turistica adottando le misure normative necessarie per il recupero da parte dello Stato di una quota del margine di guadagno degli operatori specializzati nel tax refund;
    l) valorizzare in chiave turistica i siti limitrofi ai centri di grande attrazione al fine di realizzare percorsi integrati che puntino allo sviluppo di un turismo sempre più sostenibile e competitivo, prevedendo la realizzazione delle dorsali cicloturistiche e favorendo un approccio integrato al turismo in tema di infrastrutture e trasporti che permetta efficienti collegamenti tra hub, centri e periferie tali da garantire una miglior fruizione dell'intero territorio italiano;
    m) nell'ambito del progetto «Natura 2000», sviluppare e promocommercializzare percorsi e pacchetti turistici legati ai siti Unesco, alle terme e alle dimore storiche, attraverso una gestione integrata del patrimonio ambientale, culturale e storico che consenta di richiamare turisti puntando sulla qualità dell'offerta;
    n) riformare immediatamente il sistema normativo italiano delle concessioni demaniali marittime e il calcolo dei relativi canoni, attivando tavoli di confronto con i portatori di interessi e attuando il riordino della materia entro la scadenza del 15 maggio 2014, come previsto dalla legge di stabilità per il 2014 (n. 147 del 2013) e sollecitando il legislatore comunitario ad interpretare la direttiva servizi escludendo dall'applicazione della stessa direttiva il settore turistico-balneare e ricreativo;
    o) procedere immediatamente alla riclassificazione unitaria comune a tutto il territorio nazionale delle strutture ricettive – tenendo presente le peculiarità di bed and breakfast, affittacamere, agriturismo e appartamenti vacanza, sentite le organizzazioni di settore, dei consumatori e di categoria e previa intesa in conferenza unificata – che preveda anche strumenti di defiscalizzazione o contributivi, e avviare al contempo una semplificazione burocratica, che interessi anche la gestione degli ospiti, favorendo in questo modo l'emersione dell'eventuale evasione fiscale legata all'extralbeghiero;
    p) adottare misure urgenti per il rilancio della nautica da diporto nazionale e della relativa filiera, in modo da garantire la promozione unitaria del settore nautico-turistico in ambito nazionale ed internazionale, introducendo una classificazione delle strutture che tenga conto della diffusione di best practice ed estendendo l'iva agevolata delle strutture ricettive ai marina resort;
    q) favorire il rilancio del settore termale italiano, ampiamente sottostimato per le potenzialità legate alla sua attrattività turistica e occupazionale, puntando, tra l'altro, alle possibilità del mercato ora disponibili in ambito sanitario grazie alla direttiva 24/2011/UE sulla libera circolazione dei pazienti europei;
    r) promuovere gli opportuni tavoli di confronto e programmazione a sostegno dello sviluppo del turismo accessibile, settore che costituisce non solo una parte rilevante della filiera di riferimento ma anche un diritto per le persone con disabilità e bisogni specifici;
    s) contrastare con efficacia qualsiasi forma di abusivismo in materia, relativo per lo più ad agenzie di viaggio, tour operator, settore dei trasporti, guide turistiche e museali, oltre alle stesse strutture ricettive, che mina la credibilità del Paese all'estero danneggiando l'Erario e i consumatori;
    t) avviare una revisione organica e complessiva della disciplina relativa all'esercizio della professione di guida turistica, sostenendo in sede comunitaria la tutela della professionalità degli operatori italiani con l'applicazione della direttiva corretta al posto della direttiva 2006/123/CE, emanando nel frattempo l'atteso decreto attuativo dell'articolo 3, comma 3, della legge 6 agosto 2013, n. 97, «Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea – legge europea 2013»;
    u) riformare la figura professionale del direttore tecnico d'agenzia di viaggio per normare un ruolo ad oggi gestito da regioni, province e comuni con forti differenze che impattano sul lavoro stesso degli operatori, rendendo omogenee le prove per l'esercizio della professione e valutando la possibilità di inserire un registro nazionale;
    v) colmare il vuoto normativo sulla natura giuridica di filiali, sedi secondarie o altre articolazioni delle agenzie di viaggi, ad oggi oggetto di possibili abusi, per tutelare i consumatori e la libera concorrenza;
    w) finanziare con risorse adeguate la formazione offerta dalle scuole alberghiere, fondamentali per lo sviluppo della cultura ricettiva essenziale per la crescita del comparto e per il suo grado di professionalizzazione, coinvolgendo gli operatori del settore in percorsi formativi da concordare e promuovere percorsi formativi di studio propedeutici ai servizi alberghieri e alla ristorazione con istituti di istruzione secondaria e universitaria e con altri enti di formazione italiani ed esteri.
(1-00397) «Prodani, Mucci, Da Villa, Crippa, Della Valle, Fantinati, Vallascas, Petraroli, Nuti, Rostellato, Pinna».


   La Camera,
   premesso che:
    la crisi economica che ha coinvolto le principali economie occidentali negli ultimi anni ha duramente colpito il tessuto produttivo italiano, interessando anche il comparto turistico;
    i dati contenuti nel report «Viaggi e vacanze in Italia e all'estero», pubblicato il 12 febbraio 2014 dall'Istat, evidenziano come continui il trend negativo iniziato nel 2009 che negli ultimi cinque anni ha causato la perdita di quasi 60 milioni di viaggi (290 milioni di notti) da parte dei cittadini residenti in Italia;
    secondo le rilevazioni campionarie sul turismo internazionale dell'Italia, per l'intero periodo gennaio-novembre 2013, la bilancia turistica dei pagamenti è in avanzo di 12.459 milioni di euro – a fronte dei 11.292 milioni di euro dello stesso periodo dell'anno precedente (+10,3 per cento) – grazie agli stranieri che, nei primi 11 mesi dell'anno, hanno speso nel nostro Paese 31 miliardi e 400 milioni di euro (+2,8 per cento) malgrado la loro spesa si sia contratta del 2,3 per cento;
    l'alta concentrazione di beni dal rilevante valore storico-artistico, il patrimonio diffuso costituito dall'insieme formato dal paesaggio e tradizioni locali non sono garanzia di alte performance nell’incoming turistico, visto che l'Italia vive una riduzione dell'affluenza straniera nonostante il World Tourism Organization (UNWTO) abbia registrato nel 2013 un incremento dei flussi da turismo internazionale, che hanno raggiunto la cifra record di un miliardo e 87 milioni di euro, ovvero il 5 per cento in più rispetto al 2012;
    la promozione è una componente essenziale per lo sviluppo e l'affermazione delle attività turistiche, ma è evidente l'esistenza di gravi difficoltà se, come riportato dallo studio «Opportunità e trend per fare impresa nel turismo» (28 novembre 2013) dell'Istituto nazionale ricerche turistiche (Isnart) di Unioncamere, i principali canali di comunicazione che influenzano ancora la scelta delle vacanze nel 2012 sono sempre più il passaparola (37,4 per cento) e l'esperienza personale (29,6 per cento);
    il ricorso al web, infatti, è fermo al 23,1 per cento, malgrado la maggioranza delle aziende del settore disponga di un sito internet utile non solo come vetrina ma anche per effettuare prenotazioni, fatto che ha notevolmente incrementato il flusso di clienti provenienti da questo canale;
    ad oggi esistono gravi lacune, numerose barriere di natura burocratica e ulteriori limiti strutturali che non permettono il pieno sviluppo del settore ricettivo per il quale l'immediata razionalizzazione e riorganizzazione delle strutture istituzionali esistenti preposte potrebbe ridurre i numerosi sprechi e produrre risultati immediati e concreti;
    il precedente Esecutivo guidato da Enrico Letta si è limitato a trasferire, con l'articolo 1 della legge 24 giugno 2013, n. 71, di conversione del decreto-legge cosiddetto «omnibus» sull'emergenza ambientale (n. 43 del 2013), le funzioni del dipartimento del turismo dalla Presidenza del Consiglio dei ministri al Ministero per i beni e le attività culturali e del turismo (commi 2-8);
    il trasferimento, avvenuto con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 ottobre 2013, ha seguito tempi troppo lunghi e modalità che, in pratica, hanno paralizzato le risorse umane ed economiche impiegate dallo Stato centrale;
    il tanto annunciato e atteso decreto «valore turismo» del precedente Esecutivo non è stato emanato e numerose azioni contenute nella bozza circolata facevano riferimento, in base all'attuale riparto delle competenze nella Costituzione, alla necessità di un accordo tra Stato e regioni, circostanza che avrebbe ulteriormente complicato l'operatività del provvedimento per la necessità di una consultazione successiva alla sua emanazione da parte degli enti interessati;
    le difficoltà legate al rilancio del turismo italiano sono secondo i firmatari del presente atto di indirizzo in buona parte da imputare alla riforma del Titolo V della Costituzione, approvata con la legge costituzionale n. 3 del 2001, che ha sottratto questa materia alla competenza dello Stato;
    l'assetto normativo legato alla polverizzazione delle attribuzioni in materia ha comportato la paradossale concorrenza tra le regioni che hanno speso per ciascun anno del triennio 2009-2011, secondo uno studio del 2013 di Confartigianato, ben 939 milioni e 600 mila euro senza aumentare in modo sensibile l'attrattività turistica;
    l'Enit-Agenzia nazionale del turismo, che dovrebbe svolgere una funzione di promozione in coordinamento con le regioni, ha subito negli ultimi anni continui tagli al proprio fondo di dotazione, potendo ora disporre solo delle risorse necessarie alle spese ordinarie per il proprio funzionamento, circostanza che ne evidenzia il fallimento e la perdita di credibilità;
    si prospetta la necessità di un ministero autonomo, come previsto in altri Paesi europei, i cui dipartimenti siano a stretto contatto con gli altri dicasteri chiave in modo da elaborare una politica coerente e unitaria per il comparto turistico;
    il sistema ricettivo, per essere efficace, deve essere in grado di proporre e soddisfare soluzioni sempre più personalizzate e individuali per far fronte a una domanda di mercato specifica, definita da una progressiva settorializzazione legata alle forme di turismo come quello culturale, congressuale, legato ai «marina», ambientale, sportivo e termale;
    è necessario un supporto maggiore al turismo religioso e culturale visto che l'Italia detiene il maggior numero di siti (49) inclusi nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'Unesco, la cui valorizzazione può rappresentare una delle peculiarità e delle offerte tematiche trainanti per gli altri settori della filiera. Questi beni devono essere tutelati adeguatamente: è emblematica la trascuratezza di alcuni siti-simbolo, come Pompei, che danneggia l'immagine complessiva del Paese;
    l'industria degli eventi costituisce un'attrattiva del comparto ricettivo ampiamente sottostimata. Secondo Federcongressi&eventi, nel 2012 l'Italia si è posizionata al quinto posto nel ranking dei dieci maggiori Paesi europei per eventi internazionali ospitati, dopo Germania, Spagna, Gran Bretagna e Francia. Per il rilancio di questa tipologia di turismo, la cui filiera si sta riorganizzando e necessita comunque di un sostegno, l'Agenzia nazionale del turismo e Federturismo stanno collaborando per l'istituzione del «Convention Bureau Italia» in grado di far fronte a questa specifica domanda di mercato;
    il Libro bianco sul turismo per tutti in Italia, intitolato «Accessibile è meglio», presentato il 15 febbraio 2013 alla Borsa del turismo di Milano, evidenzia come le regioni abbiano avviato numerose iniziative ma manchi un'organizzazione in grado di mettere a sistema quanto è stato già fatto e non esista a livello nazionale uno strumento informativo sulle attività realizzate o in corso d'opera;
    le aziende termali costituiscono una parte consistente della filiera turistica legata alla cultura del «wellness», per le quali occorre un rilancio efficace, anche alla luce dei segnali di ripresa registrati nel 2013, per i notevoli margini di sviluppo economico e occupazionale, considerando inoltre lo stretto legame con il servizio sanitario nazionale, la rimborsabilità di alcune prestazioni che rientrano nella sfera terapeutica-sanitaria e le opportunità offerte dalla direttiva 2011/24/UE sull'assistenza sanitaria transfrontaliera;
    sono colpevolmente sottostimati anche la nautica e il settore diportistico che nel corso degli ultimi anni, complice un regime fiscale sproporzionato, sono stati gravemente danneggiati dalla crisi;
    in Friuli Venezia Giulia sono stati istituiti i dry marina e i marina resort, strutture organizzate che, essendo equiparate a complessi ricettivi, possono usufruire del regime iva della categoria, mantenendo la propria competitività soprattutto con i vicini mercati transfrontalieri;
    la ripresa del settore è possibile solo adeguando l'offerta alle mutate richieste della domanda, quindi è necessaria la riclassificazione delle strutture ricettive in modo da garantirne l'omogeneità su tutto il territorio nazionale, aggiornandole e rendendole più competitive, in grado di prestare servizi moderni e sempre più integrati dal punto di vista della sostenibilità ambientale;
    alle criticità complessive del comparto se ne aggiungono alcune che riguardano nello specifico la professione della guida turistica e le concessioni demaniali marittime;
    riguardo le guide turistiche, la legge europea per il primo semestre del 2013 (n. 97 del 2013) ha chiuso la procedura di pre-infrazione comunitaria legata all'applicazione – peraltro erronea – della direttiva cosiddetta «servizi» (2006/123/CE) alla categoria, prevedendo che l'abilitazione alla professione di guida turistica sia valida su tutto il territorio nazionale ed eliminando così la competenza in ambito locale;
    la stessa legge ha equiparato alle guide turistiche italiane tutti i cittadini dell'Unione europea in possesso della qualifica professionale conseguita in altri Stati europei, consentendo l'esercizio sull'intero territorio nazionale, ad eccezione dei siti di particolare interesse storico, artistico o archeologico che avrebbe dovuto essere individuati con un decreto del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo da emanare entro il 4 dicembre 2013, circostanza non verificatasi. Questa deregolamentazione comporta una grave perdita di competenze, servizi meno qualificati e un danno economico quantificabile intorno al 2 per cento dell'intero comparto turistico nazionale (studio TRIP-Italia 2013 del Ciset);
    prosegue da anni senza soluzione e certezze la questione legata alla durata e al rinnovo automatico delle concessioni demaniali marittime che coinvolge circa 30 mila imprese. La legge di stabilità per il 2014 è intervenuta sui pagamenti dei canoni oggetto di procedimenti giudiziari pendenti al 30 settembre 2013, prevedendo nelle more il riordino complessivo della materia da effettuare entro il 15 maggio 2014;
    costituisce un possibile strumento per finanziare la promozione turistica senza oneri per lo Stato il ricorso alla differenza tra i rimborsi tax free effettivamente versati ai turisti extracomunitari e l'iva stornata dai versamenti erariali che ammonta a circa il 5 per cento su una spesa totale stimata in circa 4 miliardi di euro all'anno;
    l'utilizzo dei buoni vacanza a disposizione di soggetti pubblici e privati per favorire il turismo sociale, quindi a sostegno delle categorie più deboli, si sta dimostrando uno strumento insufficiente, mentre alcuni Paesi europei hanno introdotto a sostegno anche della domanda interna la detrazione fiscale parziale delle spese nel ricettivo;
    lo sviluppo della cultura ricettiva si fonda necessariamente su una formazione professionale, puntuale e continua, che risponda in maniera dinamica alle esigenze del mercato. Il sostegno, in sinergia con le imprese e con gli operatori, di percorsi formativi specifici e di scuole alberghiere, rappresenta uno degli stimoli principali alla crescita qualitativa ed occupazionale del settore,

impegna il Governo:

   ad assumere in via prioritaria le seguenti iniziative, anche normative, per favorire la ripresa e il pieno sviluppo del comparto turistico nazionale:
    a) riorganizzare la struttura e le competenze in materia di promozione e commercializzazione dell'Agenzia nazionale del turismo (Enit) in modo da costituire un valido supporto operativo per il dicastero competente e per gli operatori del comparto, selezionando il personale in base a chiari criteri meritocratici, stabilendo precisi obiettivi operativi di promozione e la finalità delle risorse finanziarie impiegate;
    b) potenziare l'offerta turistica nazionale on-line del portale Italia.it, ad oggi disomogeneo e poco funzionale, rendendolo punto di riferimento promocommerciale dell’e-commerce turistico italiano, favorendo la leale collaborazione tra gli operatori coinvolti e vietando le clausole capestro contenute nella maggior parte dei contratti sottoscritti dalle strutture ricettive con le online travel agent al fine di rimuovere un grave ostacolo alla libera concorrenza;
    c) istituire un marchio distintivo e definitivo per la promozione del Paese, fortemente identitario e utilizzabile da tutti gli operatori che rispondono ai requisiti per l'esercizio della propria professione o attività che rappresenti una garanzia dei servizi offerti ai consumatori;
    d) assumere misure urgenti affinché l'intero territorio nazionale sia considerato «distretto turistico», semplificando le procedure burocratiche previste, causa principale del precedente fallimento di questo istituto, promuovendo la formazione di reti d'impresa territoriali con il riconoscimento dei relativi vantaggi fiscali e burocratici uniti a un reale sostegno economico;
    e) valutare l'adozione un sistema di detrazione fiscale, già utilizzato anche in altri Paesi europei, alternativo ai «bonus vacanze», che permetta il sostegno ed il rilancio della domanda interna;
    f) verificare con maggior rigore l'utilizzo delle risorse da parte delle regioni, soprattutto di natura comunitaria come i fondi strutturali e di coesione, da collegare in modo chiaro a tempistiche e progetti certi per evitare sprechi, ritardi e il loro mancato utilizzo;
    g) incentivare la creazione di start up che promuovano l'offerta turistica nazionale attraverso tecnologie innovative e prevedere misure di semplificazione amministrativa per le imprese turistiche che investano nel miglioramento delle strutture ricettive;
    h) estendere il fondo rotativo di Kyoto per l'occupazione giovanile a favore delle aziende turistiche che promuovano progetti di turismo ambientale;
    i) sostenere una strategia finalizzata alla destagionalizzazione delle attività ricettive basate sulle diverse potenzialità delle aree del Paese, anche con incentivi fiscali per gli operatori, stabilendo la presentazione in largo anticipo di piani triennali e annuali delle regioni;
    j) finanziare la promozione turistica adottando le misure normative necessarie per il recupero da parte dello Stato di una quota del margine di guadagno degli operatori specializzati nel tax refund;
    k) valorizzare in chiave turistica i siti limitrofi ai centri di grande attrazione al fine di realizzare percorsi integrati che puntino allo sviluppo di un turismo sempre più sostenibile e competitivo, prevedendo la realizzazione delle dorsali cicloturistiche e favorendo un approccio integrato al turismo in tema di infrastrutture e trasporti che permetta efficienti collegamenti tra hub, centri e periferie tali da garantire una miglior fruizione dell'intero territorio italiano;
    l) nell'ambito del progetto «Natura 2000», sviluppare percorsi e progetti turistici legati ai siti Unesco, alle terme e alle dimore storiche, attraverso una gestione integrata del patrimonio ambientale, culturale e storico che consenta di richiamare turisti puntando sulla qualità dell'offerta;
    m) procedere immediatamente alla riclassificazione unitaria comune a tutto il territorio nazionale delle strutture ricettive – tenendo presente le peculiarità di bed and breakfast, affittacamere, agriturismo e appartamenti vacanza, sentite le organizzazioni di settore, dei consumatori e di categoria e previa intesa in conferenza unificata – che preveda anche strumenti di defiscalizzazione o contributivi, e avviare al contempo una semplificazione burocratica, che interessi anche la gestione degli ospiti, favorendo in questo modo l'emersione dell'eventuale evasione fiscale legata all'extralbeghiero;
    n) adottare misure urgenti per il rilancio della nautica da diporto nazionale e della relativa filiera, in modo da garantire la promozione unitaria del settore nautico-turistico in ambito nazionale ed internazionale, introducendo una classificazione delle strutture che tenga conto della diffusione di best practice ed estendendo l'iva agevolata delle strutture ricettive ai marina resort;
    o) favorire il rilancio del settore termale italiano, ampiamente sottostimato per le potenzialità legate alla sua attrattività turistica e occupazionale, puntando, tra l'altro, alle possibilità del mercato ora disponibili in ambito sanitario grazie alla direttiva 24/2011/UE sulla libera circolazione dei pazienti europei;
    p) promuovere gli opportuni tavoli di confronto e programmazione a sostegno dello sviluppo del turismo accessibile, settore che costituisce non solo una parte rilevante della filiera di riferimento ma anche un diritto per le persone con disabilità e bisogni specifici;
    q) contrastare con efficacia qualsiasi forma di abusivismo in materia, relativo per lo più ad agenzie di viaggio, tour operator, settore dei trasporti, guide turistiche e museali, oltre alle stesse strutture ricettive, che mina la credibilità del Paese all'estero danneggiando l'Erario e i consumatori;
    r) avviare una revisione organica e complessiva della disciplina relativa all'esercizio della professione di guida turistica, sostenendo in sede comunitaria la tutela della professionalità degli operatori italiani con l'applicazione della direttiva corretta al posto della direttiva 2006/123/CE, emanando nel frattempo l'atteso decreto attuativo dell'articolo 3, comma 3, della legge 6 agosto 2013, n. 97, «Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea – legge europea 2013»;
    s) riformare la figura professionale del direttore tecnico d'agenzia di viaggio per normare un ruolo ad oggi gestito da regioni, province e comuni con forti differenze che impattano sul lavoro stesso degli operatori, rendendo omogenee le prove per l'esercizio della professione e valutando la possibilità di inserire un registro nazionale;
    t) colmare il vuoto normativo sulla natura giuridica di filiali, sedi secondarie o altre articolazioni delle agenzie di viaggi, ad oggi oggetto di possibili abusi, per tutelare i consumatori e la libera concorrenza;
    u) finanziare con risorse adeguate la formazione offerta dalle scuole alberghiere, fondamentali per lo sviluppo della cultura ricettiva essenziale per la crescita del comparto e per il suo grado di professionalizzazione, coinvolgendo gli operatori del settore in percorsi formativi da concordare e promuovere percorsi formativi di studio propedeutici ai servizi alberghieri e alla ristorazione con istituti di istruzione secondaria e universitaria e con altri enti di formazione italiani ed esteri.
(1-00397)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Prodani, Mucci, Da Villa, Crippa, Della Valle, Fantinati, Vallascas, Petraroli, Nuti, Rostellato, Pinna».


   La Camera,
   premesso che:
    secondo il rapporto dell'Unwto (World Tourism Organisation) «Tourism Towards 2030», che presenta le prospettive a lungo termine del settore, il numero di arrivi dei turisti internazionali nel mondo aumenterà del 3,3 per cento per anno, tra il 2010 e il 2030, per raggiungere 1,8 miliardi al termine del periodo;
    anche per il 2013, l'Istat conferma il trend negativo del turismo italiano, avviatosi nel 2009, che nel corso del quinquennio ha comportato una perdita di quasi 60 milioni di viaggi (290 milioni di notti);
    nel 2012 il turismo internazionale nel mondo ha superato, per la prima volta nella storia, quota un miliardo di arrivi; nel 2013 gli arrivi internazionali, secondo i dati provvisori dell'Organizzazione mondiale del turismo, si sono attestati a 1 miliardo e 87 milioni di euro, con un aumento del 5 per cento rispetto al 2012, un trend in continua crescita del quale l'Italia non beneficia;
    secondo la Banca d'Italia, nel periodo gennaio-dicembre 2013, il settore ha registrato, comunque, un avanzo di 12.830 milioni di euro (lo 0,8 per cento del prodotto interno lordo), a fronte di 11.543 milioni di euro nello stesso periodo dell'anno precedente;
    le spese dei viaggiatori stranieri in Italia, per 32.989 milioni di euro, sono aumentate del 2,9 per cento; quelle dei viaggiatori italiani all'estero, per 20.159 milioni di euro, si sono ridotte dell'1,7 per cento;
    secondo l'Osservatorio nazionale del turismo, tra gennaio e ottobre 2013, gli arrivi e le presenze di italiani sono calati dell'8,3 per cento, gli arrivi degli stranieri dello 0,1 per cento e le presenze dello 0,3 per cento;
    il 2013 per il turismo italiano è stato l'anno peggiore del passato quadriennio, in totale nei mesi indicati la perdita complessiva di arrivi si attesta a -4,3 per cento, quella della presenze a 4,4 per cento;
    l'incertezza economica globale non ha fermato la crescita del turismo internazionale, che ha mostrato la sua capacità di adattamento alle mutevoli condizioni del mercato e, benché a un tasso inferiore, ci si aspetta un'ulteriore espansione del settore nel 2014;
    l'Europa rimane di gran lunga il continente con il più alto numero di turisti al mondo e, nonostante le difficoltà dell'eurozona, ha registrato una crescita degli arrivi internazionali pari al 3,3 per cento, risultato da considerarsi tendenzialmente positivo per una destinazione matura;
    il report sull'impatto economico annuale del World Travel and Tourism Council (WTTC) indica ancora nel 2013 un contributo al prodotto interno lordo italiano derivante da viaggi e turismo pari al 10,3 per cento, percentuale tra le più elevate tra i Paesi membri del G20 con significative possibilità di miglioramento;
    se i flussi turistici internazionali crescono e quelli diretti verso l'Italia diminuiscono, è urgente che il turismo sia compiutamente riconosciuto come opportunità strategica di crescita per il Paese attraverso un conseguente salto di qualità delle politiche ad esso dedicate;
    la novità costituita dalla nuova collocazione del settore all'interno del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, con un ulteriore cambiamento nella gestione strategica del turismo italiano, può aprire nuove prospettive per il rilancio effettivo di immagine del turismo nazionale e per l'implementazione di nuove politiche di promozione del Paese a livello planetario;
    secondo la Banca d'Italia, infatti, il turismo culturale contribuisce in misura rilevante ai flussi di viaggiatori stranieri in Italia, pesando per circa un quarto sulla domanda estera complessiva di soggiorno e per quasi la metà su quella relativa ai soli viaggi per vacanza, poiché la spesa pro capite dei turisti interessati alle proposte culturali è più elevata della media e il loro contributo risulta anche maggiore in termini di risorse finanziarie;
    il saldo positivo tra entrate e uscite relative al turismo culturale è di circa 6 miliardi di euro l'anno, oltre la metà dell'attivo turistico complessivo;
    il confronto internazionale suggerisce l'esistenza di ampi margini di miglioramento nella valorizzazione e nella fruizione del patrimonio artistico e culturale e nel rafforzamento delle attività gestionali e promozionali, al fine di incrementare velocemente le quote di mercato nel settore del turismo culturale, nel quale l'Italia potrebbe ambire a collocarsi al primo posto nel mondo;
    l'ulteriore perdita di quote di mercato da parte del turismo italiano è un segnale molto negativo anche dentro la recessione che il Paese sta attraversando; se il turismo internazionale cresce nel mondo, non c’è alcuna ragione perché l'Italia perda in competitività internazionale, mentre il mercato nazionale affonda;
    le imprese turistiche italiane non possono vivere in solitudine questo momento difficile; a livello globale la maggior parte dei Paesi turistici e di quelli che intendono diventarlo si organizzano, investendo risorse importanti per intercettare i flussi internazionali previsti in crescita di qui al 2020;
    da molti anni non è più sufficiente il marchio «Italia» per vincere sul mercato globale, ma è necessaria una strategia nazionale forte, da realizzare d'intesa con le regioni, per il turismo internazionale, e si devono rafforzare gli strumenti a disposizione per incentivare la domanda interna, in particolare per le fasce più deboli, a cominciare da un nuovo ed efficiente sistema di buoni vacanze;
    le politiche per il turismo del dopo referendum e la riforma costituzionale sul Titolo V della Costituzione si sono caratterizzate per le continue oscillazioni tra difesa delle competenze regionali e momenti di accentramento nazionale;
    una delle poche novità positive è arrivata dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome che ha approvato nel 2010 un documento che rappresenta un valido punto di riferimento per realizzare le politiche nazionali necessarie per il rilancio del settore;
    il documento della Conferenza delle regioni e delle province autonome aveva anche lo scopo di evitare gli errori, poi commessi, nell'approvazione del codice del turismo, definito come una «riforma del settore» ma senza l'apporto delle regioni e delle organizzazioni di categoria, e successivamente bocciato ampiamente dalla Corte costituzionale;
    se il Governo intende mettere mano alla governance del turismo, non appare sufficiente il trasferimento delle competenze al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, ma appare logico pensare a forme organizzate di coordinamento costante tra i Ministeri con deleghe che interessano il turismo, per redigere ed aggiornare annualmente il piano strategico nazionale per il turismo in condivisione con tutti i Ministri interessati e con le regioni, individuando le risorse necessarie per finanziarlo;
    appare, quindi, urgente la riformare il Titolo V della Costituzione, ripensando l'attuale assetto di competenze, in modo da favorire l'emergere di una strategia nazionale per il settore e la cooperazione e il coordinamento di ogni livello istituzionale e amministrativo;
    un progetto adeguato di rilancio del turismo deve occuparsi, in primo luogo, della promozione dell'immagine del nostro Paese che non può più essere inquadrata come un'attività sganciata dalle altre iniziative promozionali e organizzative che lo Stato italiano, a vario titolo, svolge sul mercato internazionale;
    la promozione turistica è in piena evoluzione nei concetti, nei criteri e negli strumenti: il modo tradizionale di fare promozione (brochure, fiere, campagne di advertising) non è più sufficiente, il rapporto diretto, on-line, sta rivoluzionando l'intero comparto, le parole chiave del web 2.0 sono interazione e partecipazione, le strategie promozionali devono tramutarsi, velocemente, in strategie di marketing web;
    l'Enit-l'Agenzia nazionale del turismo ha innanzitutto un problema di risorse, che occorre risolvere, ma deve essere affrontata contestualmente la riforma radicale dell'ente per realizzare una struttura specializzata, che riesca a interpretare i grandi cambiamenti del settore e dare risposte innovative nei mercati internazionali con politiche di promo-commercializzazione;
    una struttura che risponda a precisi indirizzi programmatici, autonoma e giudicata sulla base dei risultati operativi conseguiti, obiettivo che potrebbe essere realizzato da una società per azioni a maggioranza pubblica che coinvolga pienamente l'insieme di soggetti, di territori e di prodotti destinati a comporre un sistema sotto il «marchio Italia»;
    la strategia del rilancio del turismo si fonda, sulla scorta di quanto fin qui analizzato, su un profondo rinnovamento ed efficientamento della governance e della promozione, così come di un sistema imprenditoriale le cui necessarie trasformazioni vanno accompagnate riprendendo l’iter del piano strategico nazionale che, migliorato nei contenuti e adattato alle esigenze delle regioni, può costituire un primo importante approccio sistemico al settore;
    tra i vari problemi del settore c’è anche la disciplina normativa, modificata con il decreto legislativo 23 maggio 2011, n. 79, «codice della normativa statale in tema di ordinamento e mercato del turismo, a norma dell'articolo 14 della legge 28 novembre 2005, n. 246, nonché attuazione della direttiva 2008/122/CE, relativa ai contratti di multiproprietà, contratti relativi ai prodotti per le vacanze di lungo termine, contratti di rivendita e di scambio», che è stato ampiamente bocciato dalla Corte costituzionale in 19 articoli per eccesso di delega del Governo;
    con il giudizio della Corte costituzionale sono state cancellate anche le norme in materia di classificazione e standard qualitativi delle strutture ricettive, la disciplina delle agenzie di viaggio e del tour operator, le norme sui sistemi turistici locali e quelle sulla gestione dei reclami da parte del dipartimento del turismo;
    quanto alle concessioni demaniali-marittime ad uso turistico-ricreativo va colto il segnale positivo arrivato dalla Commissaria europea per gli affari marittimi e le coste, Maria Damanaki, secondo la quale la Commissione europea sarebbe disponibile a modificare la direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo e del consiglio, nella parte che riguarda proprio le spiagge, in quanto i vincoli applicati alle concessioni demaniali sono troppo rigidi, e a stendere una nuova direttiva che consenta maggiore flessibilità ai singoli Stati per tener conto delle peculiarità delle proprie coste;
    è, dunque, urgente risolvere alcune delle principali problematiche del settore rimaste inevase sostenendone la crescita con iniziative normative e finanziarie adeguate;
    la sfida del turismo, perno di un possibile rilancio della crescita del Paese, si concentra in poche mosse che attengono, tutte, alla capacità del nostro Paese di fare squadra;
    migliorare il turismo significa migliorare il Paese, valorizzare le straordinarie risorse italiane e creare nuova occupazione,

impegna il Governo:

   ad identificare una governance complessiva del turismo coordinata con la nuova collocazione del settore nel Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo;
   a cooperare strettamente col Parlamento al fine di individuare, nell'ottica più generale della riforma del titolo V della Costituzione, le forme migliori per l'assetto delle competenze nel settore turistico, in modo da favorire anche la definizione ed il perseguimento di una strategia nazionale vincente in questo importante comparto;
   ad intervenire con un sistema organico di politiche economiche e fiscali che favoriscano in particolar modo la digitalizzazione del settore, sia pubblico che privato, e la competitività delle imprese turistico-ricettive;
   a favorire lo start up di imprese, in particolar modo giovanili, finalizzate alla valorizzazione e gestione del patrimonio pubblico, culturale e naturalistico;
   a prevedere un profondo rinnovamento dell'organizzazione e della missione dell'Agenzia nazionale del turismo ed una sua svolta digitale per favorire la competitività promo-commerciale internazionale dell'intero sistema culturale, turistico e della valorizzazione dei prodotti tipici e artigianali, anche contemplando in tale rinnovamento un maggiore apporto dei privati e dei vettori nazionali di trasporto alla definizione del piano di promozione nazionale;
   a valutare l'opportunità di rivedere il codice del turismo e il piano strategico nazionale;
   ad assumere iniziative per rivedere l'attuale «tassa di soggiorno» che ha prodotto scompensi sul territorio tra i comuni che l'hanno istituita e quelli che non l'hanno istituita;
   a valutare l'opportunità di riorganizzare l'attuale sistema dei buoni vacanza e delle modalità di finanziamento, alla luce delle migliori esperienze europee;
   ad ammodernare e semplificare il sistema dei visti al fine di favorire l'afflusso di turisti dai Paesi emergenti;
   ad assumere iniziative per estendere il bonus per le ristrutturazioni e la riqualificazione energetica anche agli immobili adibiti ad attività turistiche, finalizzandolo anche all'adeguamento alla sicurezza antincendio;
   ad assumere iniziative per rivedere la disciplina delle guide turistiche, inserendola nel contesto del quadro normativo europeo in materia di professioni e non di servizi;
   a verificare l'apertura della Commissione europea riguardo a una maggiore flessibilità nell'applicazione della direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo e del Consiglio alle concessioni demaniali marittime ad uso turistico-ricreativo;
   a mettere il turismo al centro del piano giovani per sviluppare occupazione qualificata;
   a considerare nell'organizzazione del sistema dei trasporti aerei, ferroviari e marittimi una maggiore integrazione di servizi orientata allo sviluppo del turismo, su tutto il territorio nazionale e con particolare attenzione al sud dell'Italia, al fine di favorire la raggiungibilità e la fruibilità dei luoghi e dell'immenso patrimonio naturalistico e culturale;
   ad intraprendere tutte le azioni per far sì che Expo 2015 possa promuovere il patrimonio nazionale, valorizzando al meglio le eccellenze del made in Italy e quelle artistiche, culturali e ambientali.
(1-00401)
(Nuova formulazione) «Benamati, Petitti, Taranto, Montroni, Bini, Bonafè, Folino, Galperti, Ginefra, Mariano, Senaldi, Basso, Martella, Fabbri, Nesi».


   La Camera,
   premesso che:
    dai dati diffusi dall'Organizzazione mondiale del turismo delle Nazioni Unite (Unwto), il mercato del turismo mondiale nel 2013 ha superato la soglia di un miliardo di clienti ed è cresciuto, rispetto all'anno precedente, del 5 per cento, pari a 52 milioni di nuovi turisti in termini assoluti. Le aree mondiali che nel 2013 hanno registrato i migliori risultati in termini di crescita sono state: il Sudest asiatico (+10 per cento), l'Europa centrale e dell'est (+7 per cento), il Nord Africa (+6 per cento) e l'Europa meridionale e mediterranea (+6 per cento);
    l'Italia nel 2013 è stato il quinto Paese più visitato nel mondo con circa 55 milioni di turisti stranieri, con un volume d'affari valutato dall'osservatorio sul turismo di Unioncamere in 73 miliardi di euro. Rispetto al 2012, si registra una contrazione sia dei flussi (-3,9 per cento), sia dei consumi (-2 per cento), dovuta alla riduzione delle spese degli italiani (-3,9 per cento), mentre quelle degli stranieri risultano in contenuto aumento (+0,7 per cento); gli italiani che hanno fatto almeno una vacanza sono stati il 12,2 per cento in meno rispetto al 2012;
    con riferimento al 2008, anno in cui il volume dei consumi turistici superava i 77 miliardi di euro, la complessiva diminuzione della spesa (-5,7 per cento) ha investito tutti i comparti economici del turismo ad esclusione di quello agroalimentare, che cresce del +65,9 per cento, per un totale di oltre 11,7 miliardi di euro spesi dai turisti in negozi tipici e supermercati nei luoghi di vacanza; peraltro, il turismo enogastronomico attiva in media più ricchezza rispetto a quello balneare. Secondo le stime 2013 del centro studi Intesa San Paolo, l'enogastronomia genera 119,6 euro per ciascun turista, il turismo culturale 105,4 euro e le spiagge 83,8 euro;
    per quel che riguarda il futuro, l'Organizzazione mondiale del turismo prevede che il mercato turistico crescerà ancora nel 2014 del 4-5 per cento, con un aumento sia del numero delle persone che si spostano in vacanza per il pianeta, sia della spesa media pro capite; per quel che riguarda l'Italia, il Centro internazionale di studi sull'economia turistica dell'università di Venezia (Ciset) ha diffuso le proprio previsioni secondo le quali l'Italia si attesterà, nel 2014, su un numero di arrivi internazionali di poco superiore ai 55 milioni, mantenendosi al terzo posto in Europa dietro la Francia (91,4 milioni) e la Spagna (63,3 milioni); il primato mondiale delle presenze turistiche, che è stato appannaggio dell'Italia fino agli anni Ottanta, è quindi, oggi, della Francia, ma, con la frenata degli arrivi degli ultimi anni, il nostro Paese rischia di retrocedere anche dopo Inghilterra e Germania;
    tale dato è confermato dai dati dell'Organizzazione mondiale del turismo riguardanti l'apporto al prodotto interno lordo del settore turistico: per l'Italia esso è stato pari al 5,4 per cento nel 2012 (10 per cento, se si considera l'indotto), inferiore al dato della Spagna (6,4 per cento) e della Francia (6,2 per cento);
    per quel che riguarda l'occupazione, i dati dell'Organizzazione mondiale del turismo sull'Italia, riferiti al 2012, quantificano il contributo diretto del turismo italiano all'occupazione in circa 1,1 milioni di operatori (4,8 per cento), che salgono a 2,7 milioni se si considera anche l'occupazione indiretta (11,7 per cento);
    per quanto riguarda i Paesi di origine dei flussi turistici stranieri verso l'Italia, le previsioni parlano di una generale stagnazione della crescita degli arrivi dai principali mercati europei. Saranno i Paesi extraeuropei a sostenere la crescita del turismo internazionale a livello globale: i flussi internazionali generati fuori dal vecchio continente dovrebbero aumentare del 4,6 per cento nel 2014, superando quota 10 milioni e portando a un recupero delle perdite subite tra il 2008 e il 2009; sono in crescita, in particolare, gli arrivi statunitensi, seguiti dai giapponesi, dai cinesi e dai russi;
    secondo le proiezioni per il 2014, Grecia (+5,3 per cento), Portogallo (+5,1 per cento) e Francia (+4,5 per cento) si distingueranno per i maggiori incrementi nel numero di arrivi da turismo internazionale; per l'Italia le proiezioni registrano aumenti più contenuti (+2,2 per cento);
    per l'anno 2014, i diversi enti specializzati concordano nel prevedere che la concorrenza sarà particolarmente aspra per le destinazioni balneari italiane, le cui performance potrebbero essere condizionate da due fattori: le politiche di prezzo aggressive attuate nei Paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo e il recupero di competitività delle destinazioni nordafricane. Un simile contesto rischia di penalizzare le regioni del Mezzogiorno, meno attrezzate a compensare eventuali perdite estive con un'offerta differenziata per stagione, prodotti e segmenti di domanda. Appare meno problematica la situazione sulla fascia adriatica, grazie anche alla maggiore organizzazione e alla vicinanza geografica rispetto ai Paesi del centro-nord Europa, nei quali la maggiore ricchezza pro capite si traduce in una maggiore spesa turistica;
    i problemi che affliggono l'industria turistica nazionale, e che ne impediscono uno sviluppo che sia comparabile con le bellezze paesaggistico-architettoniche e il patrimonio storico culturale che contraddistinguono il nostro Paese, possono esemplificarsi come segue:
     a) mancanza di un progetto nazionale sul turismo; secondo Federturismo – l'associazione di Confindustria che raccoglie le imprese di settore – tale problema è imputabile al titolo V della Costituzione che assegna alle regioni la competenza esclusiva in materia; tale frammentazione è evidenziata dal decreto legislativo n. 79 del 2011, definito come una «riforma del settore», ma successivamente dichiarato in parte incostituzionale dalla Corte costituzionale; parte del problema può imputarsi ai limitati e decrescenti finanziamenti, al sottoutilizzo ed allo scarso coordinamento degli enti turistici nazionali, regionali e locali;
     b) la scarsa resa economica del turismo nelle regioni meridionali: esaminando il valore aggiunto prodotto a livello locale dalle singole regioni, si scopre che alcuni territori producono bassi effetti moltiplicatori: Sardegna, Basilicata e Calabria attivano rispettivamente 63,8 euro, 61,3 euro e 38,6 euro per ciascun turista. Al top invece Lombardia, Piemonte e Friuli Venezia Giulia (rispettivamente 184 euro, 177,2 euro e 123,3 euro (ricerca 2013 centro studi Intesa San Paolo);
     c) le ridotte dimensioni delle imprese turistiche nazionali, che sono strutturate in maniera similare al resto del sistema produttivo nazionale, fatto per la gran parte di piccole e medie imprese; ciò comporta maggiori difficoltà sia a reperire i capitali necessari ad espandersi, sia a coordinarsi per creare sistemi turistici in grado di adeguare l'offerta turistica alla crescente competitività degli altri Paesi;
     d) il deficit infrastrutturale del Paese e il mancato coordinamento delle politiche di trasporto con le esigenze del turismo; le reti trasportistiche ed in particolare le ferrovie, il trasporto navale verso le isole e gli aeroporti, scontano sia inefficienze, sia l'adozione di politiche volte a minimizzare i costi e massimizzare le entrate; nel deficit infrastrutturale va anche considerato il digital divide e cioè il ritardo nell'estensione delle reti telematiche veloci;
     e) la fiscalità, con particolare riferimento all'iva per i servizi turistici, gli oneri burocratici e gli adempimenti amministrativi, che si risolvono in più alti costi generali a carico delle imprese turistiche ed in una minore competitività rispetto all'offerta turistica delle analoghe imprese operanti nei Paesi concorrenti;
     f) l'elevata fiscalità, in particolare la recente esplosione della fiscalità locale (ivi compresa l'imposta di soggiorno), connessa agli oneri burocratici, ha prodotto un incremento dei prezzi turistici e dei costi connessi ben al di là della crescita derivante dall'inflazione: da un recente studio di Confartigianato emerge che, tra il 2009 e il 2013, l'indice dei prezzi dei servizi per le vacanze è aumentato del 15 per cento, mentre quello dei trasporti addirittura del 21,8 per cento; ben superiori al 10 per cento i rincari nella ristorazione, mentre nel settore alberghiero si rilevano tendenze contrastanti: alla crescita in termini di trend, si contrappongono drastici tagli volti a superare con il minimo danno possibile i periodi di bassa stagione;
     g) l'elevata stagionalità dei flussi turistici, in particolare del turismo balneare: un problema particolarmente grave per un Paese, come l'Italia, con oltre 8000 chilometri di coste, un problema che concentra in periodi ristretti la creazione di ricchezza e di posti di lavoro e che finisce per risolversi in un costo nei periodi di «bassa stagione» in quanto, da un lato, occorre mantenere l'efficienza delle strutture nei periodi improduttivi, dall'altro, adottare strumenti di sostegno del reddito per gli inoccupati; giova ricordare a tal proposito che il Parlamento europeo con la risoluzione sulla crescita blu – miglioramento della crescita sostenibile nel settore marino, dei trasporti marittimi e del turismo dell'Unione (2012/2297 (INI)), approvata il 2 luglio 2013, ha sottolineato l'importanza del turismo balneare quale strumento fondamentale di crescita di alcune regioni costiere europee, in particolare di quelle mediterranee;
    con riferimento al turismo sociale quale strumento di destagionalizzazione dei flussi turistici, in relazione al quale il decreto legislativo n. 79 del 2011, pur prevedendone l'incentivazione, non contiene finanziamenti, è di primaria importanza l'adozione di misure volte ad incentivare il turismo della terza età; i cittadini dai 55 anni in su rappresentano già circa il 25 per cento della popolazione europea; nel corso dei prossimi quattro decenni la popolazione over 60 crescerà del 50 per cento nei Paesi sviluppati, dai 264 milioni di persone nel 2011 ai 418 milioni nel 2050; il turismo della terza età, nonostante la crisi economica, registra un dato del 20 per cento di crescita all'anno e deve considerarsi un'importante risorsa economica;
    nell'ambito delle priorità della politica europea del turismo, la Commissione europea si è impegnata a ridurre la dimensione stagionale del settore, riconoscendo che il contributo dato dagli anziani all'industria turistica europea è notevole e andrebbe rafforzato per far fronte al problema della stagionalità; a tal fine, dopo il successo dell'iniziativa Calypso, la Commissione europea ha avviato nel maggio 2012 la fase pilota dell'iniziativa turismo della terza età e un invito a presentare proposte è stato pubblicato nel 2013 per dare sostegno a questa iniziativa;
    in questo ambito taluni Stati dell'Unione europea hanno già da anni avviato iniziative in tal senso con risultati di assoluto rilievo; in particolare, la Spagna con un'iniziativa avviata nel 1985 con soli 16.000 posti ha ospitato, ad oggi, oltre 12 milioni di anziani. Durante la stagione 2011-2012, il Governo spagnolo ha stanziato 103 milioni di euro per un programma di vacanze, che ha offerto a turisti anziani 1.084.730 pacchetti di servizi e ospitalità turistica completi e a prezzi agevolati fuori alta stagione in località diverse; i risultati economici e lavorativi sono stati notevoli: 238 milioni di euro di maggiori entrate fiscali e oltre 53.000 occupati destagionalizzati;
    l'accordo di partenariato sulla programmazione dei fondi strutturali 2014-2020 prevede che una quota del Fondo per lo sviluppo e la coesione sia destinata allo sviluppo del turismo e al turismo di qualità; in tale quadro la legge di stabilità per il 2014 individua in 24 miliardi di euro la quota di cofinanziamento nazionale ad integrazione dei 30 miliardi di euro di fondi strutturali europei, nonché degli ulteriori 55 miliardi di euro per il Fondo per lo sviluppo e la coesione destinati per una quota dell'80 per cento al Mezzogiorno;
    ai sensi dell'articolo 34-quinquies del decreto-legge n. 179 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 221 del 2012, nei primi mesi del 2013 il Ministro degli affari regionali, dello sport e del turismo pro tempore, Piero Gnudi, ha messo a punto il piano strategico del turismo «Italia 2020»; secondo alcune stime conservative, le azioni contenute nel piano possono tradursi in circa 30 miliardi di euro di incremento del prodotto interno lordo e in 500.000 nuovi posti di lavoro entro il 2020; il piano individua le criticità del comparto e detta alcune parole d'ordine che sono coordinamento e innovazione; il piano Gnudi, che peraltro si concentra anche sui riflessi positivi derivanti dall'Expo 2015, risulta totalmente inattuato,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative normative in sede di riforma del Titolo V della Costituzione per una profonda riarticolazione delle competenze tra Stato e regioni, riportando a livello centrale le politiche a sostegno del «marchio Italia» e dei processi di ammodernamento e rilancio del sistema turistico;
   ad adottare iniziative normative urgenti di attuazione del piano strategico del turismo «Italia 2020», previsto ai sensi dell'articolo 34-quinquies del decreto-legge n. 179 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 221 del 2012, riprendendo e aggiornando quanto già elaborato in sede di redazione del decreto «valore turismo»;
   ad individuare quali risorse aggiuntive a quelle nazionali e locali per il rilancio del turismo, sia una quota significativa del Fondo per lo sviluppo e la coesione, nell'ambito della programmazione dei fondi strutturali 2014-2020, sia quote di ogni altro possibile programma comunitario di sostegno alle imprese quale, ad esempio, il programma Cosme;
   a rafforzare il ruolo degli enti turistici nazionali;
   in una strategia di più lungo periodo, ad introdurre, sull'esempio di quanto già si verifica in altri Paesi, un modello definibile «Sistema turistico integrato», nell'ambito del quale:
    a) amministratori pubblici, associazioni di categoria, manager, imprenditori ed enti turistici collaborino in maniera sinergica, in modo da offrire al cliente pacchetti integrati che comprendano il trasporto, l'accoglienza, la personalizzazione del servizio (accoglienza dedicata per minori, anziani e disabili, possibilità di turismo congressuale o sportivo) e l'organizzazione di eventi (visite ai musei e ai siti culturali, escursioni, percorsi enogastronomici o artigianali);
    b) sia prevista una cabina di regia, quale luogo di coordinamento degli operatori, di individuazione degli obiettivi qualitativi da raggiungere, di valorizzazione delle risorse umane e di selezione delle proposte turistiche innovative destinate a migliorare la competitività del cosiddetto sistema Italia;
    c) siano fortemente valorizzate le identità culturali di ciascun territorio, sia per quel che riguarda gli aspetti culturali, sia con riferimento alla gastronomia e all'artigianato;
    d) siano fissati standard elevati di servizio, ai quali gli operatori devono attenersi, con riferimento all'efficienza delle strutture e dei trasporti, alla professionalità degli operatori, alla qualità delle proposte e degli eventi;
   in attesa della definizione del modello di «Sistema turistico integrato», a rafforzare i circuiti nazionali di eccellenza di cui all'articolo 22 del decreto legislativo n. 79 del 2011 e a prevedere agevolazioni similari a quelle già previste per i distretti industriali in favore dei sistemi turistici locali, di cui al citato articolo 22, qualora gli operatori turistici e gli enti di settore ivi operanti si coordinino per avanzare offerte turistiche integrate;
   al fine di avviare i virtuosi processi di destagionalizzazione descritti in premessa, ad introdurre e a finanziare, con effetto già dalla stagione turistica 2014 e in coordinamento con le esperienze regionali già in corso, un programma volto ad offrire pacchetti turistici agevolati in favore del turismo della terza età e del turismo sociale, sul modello degli analoghi programmi previsti dalla Spagna e dalla Francia;
   in attuazione di quanto previsto sulle spiagge nella legge di stabilità per il 2014, a definire la riforma delle concessioni demaniali, per dare stabilità alle 30.000 aziende balneari e per far ripartire i necessari investimenti.
(1-00402) «Pagano, Dorina Bianchi, Pizzolante».