XVII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 224 di mercoledì 7 maggio 2014
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI
La seduta comincia alle 9,30.
DAVIDE CAPARINI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Caparini, in particolar modo per l'interpretazione oltre che per la sintesi.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amici, Bellanova, Bindi, Biondelli, Brambilla, Antimo Cesaro, Dambruoso, De Girolamo, Dellai, Di Lello, Ferranti, Fico, Fraccaro, Giancarlo Giorgetti, Antonio Martino, Giorgia Meloni, Pes, Pisicchio, Ravetto, Realacci, Ricciatti, Speranza, Schullian, Taglialatela e Venittelli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente ottantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,34).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10.
La seduta, sospesa alle 9,35, è ripresa alle 10.
Dimissioni del deputato Dario Nardella.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le dimissioni dell'onorevole Dario Nardella.
Prego i colleghi di prendere posto.
Comunico che in data 12 marzo 2014 è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera dell'onorevole Dario Nardella:
«Onorevole Presidente,
a seguito della nomina a vicesindaco della città di Firenze e della decisione di candidarmi a sindaco della mia città alle prossime elezioni amministrative di maggio, comunico la mia decisione di dimettermi dalla carica di deputato della Repubblica.
Pertanto, desidero rivolgere a lei e a tutti i colleghi il mio saluto più riconoscente, insieme ai ringraziamenti più sinceri per il proficuo lavoro svolto al servizio del Paese.
Con l'occasione, Le invio i più cordiali saluti.
Firmato: Dario Nardella».
Avverto che, ai sensi dell'articolo 49, comma 1, del Regolamento, la votazione avrà luogo a scrutinio segreto mediante procedimento elettronico.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, mi scusi, vorrei solo segnalare che, nuovamente, succede che in questo momento sia convocato l'ufficio di presidenza della Commissione giustizia. Come è stato fatto presente ieri, chiediamo che la Presidenza faccia presente ai presidenti delle Commissioni che questi fatti non possono ripetersi, grazie.
PRESIDENTE. Procediamo immediatamente alle verifiche, anche se si tratta dell'ufficio di presidenza. Ad ogni buon conto, procediamo certamente alle verifiche. Ha ragione anche l'onorevole Molteni.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.
ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, oggi siamo chiamati a votare per l'accoglimento o meno delle dimissioni del deputato Dario Nardella. Si assiste e si assisterà certamente a questa atmosfera stile festa di addio in cui tutti danno un «in bocca al lupo» a Nardella che decide di candidarsi come sindaco a Firenze e verrà lodata senz'altro la sua decisione di dimettersi prima ancora di occupare un'altra poltrona. Da questo punto di vista, voglio chiarire subito un concetto che riporti quest'Aula alla realtà. È normale, non è né lodevole né encomiabile, è semplicemente normale, che un politico in Italia decida cosa voglia fare nella vita. Non è che, siccome i partiti si sono comportati nel corso degli anni come «divoratori di poltrone», ciò che è normale diventa eccezionale. Semmai, c’è una denuncia da fare ed è una denuncia molto grave, di un malcostume che è trasversale in tutti i partiti e, cioè, quello di non rispettare il mandato che è stato dato dai cittadini. Ed è quello che sta facendo anche oggi Dario Nardella. Infatti, se in Italia un cittadino viene eletto come parlamentare della Repubblica italiana, ha il dovere, non solo giuridico, ma morale di portare avanti il suo incarico, di portare a termine i progetti che ha promesso di realizzare in campagna elettorale per tutta la durata della legislatura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non vedrete mai un cittadino eletto dal MoVimento 5 Stelle in un incarico abbandonare quell'incarico e andare a fare altro. Ciò che Nardella ha detto in una delle sue dichiarazioni è che non era obbligato a farlo: «però, per rispetto verso la città ho chiesto di dimettermi da parlamentare». Lui dice: sono uno che decide di andare a candidarsi senza il paracadute. Ma, allora, questo dovrebbe suscitare una riflessione all'interno, non delle altre forze politiche, ma prima ancora all'interno del suo partito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) perché oggi questo malcostume generale continua ad essere perpetrato ai danni dei cittadini.
Faccio un esempio molto concreto: i parlamentari Moretti, Bonafè, Picierno, Moscatt, i Ministri Lupi, Lorenzin e Giannini, che sono candidati alle elezioni europee senza un minimo di rispetto per quello che è il mandato dato dai cittadini e per quello che è l'incarico che sono chiamati ad espletare all'interno delle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
Vedete, questo malcostume non può accadere nella realtà normale, perché un cittadino nella realtà...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ALFONSO BONAFEDE. ...tende a costruirsi una credibilità: se promette di portare avanti un progetto, lo vuole portare avanti perché, altrimenti, perde di credibilità. È evidente che nella politica italiana, uno, non c’è più nessun interesse a guadagnarsi la credibilità dei cittadini, e due, è evidente che quello che sta succedendo è un malcostume che è originato dalla legge del «Porcellum», che proseguirà con l’«Italicum», perché il politico non deve più dare conto ai cittadini, ma semplicemente al segretario di partito, che è quello che accade (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !Pag. 3
E, se pur voteremo favorevolmente rispetto alla richiesta di dimissioni, perché è normale che sia così, la storia di Dario Nardella è l'esempio di quello che sto dicendo, perché eletto nel 2009, nominato da Matteo Renzi vicesindaco di Firenze, a un certo punto lascia l'incarico per andare a fare il parlamentare. Perché ? Perché Matteo Renzi aveva bisogno di un'avanguardia renziana all'interno del Parlamento. Ora so che siete diventati tutti renziani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) da quando c’è stata la promessa della legislatura con prospettiva al 2018, ma, lasciando stare questo, adesso, dopo un anno dall'inizio della legislatura, siccome è necessario mantenere un presidio renziano all'interno della città di Firenze, si decide che Nardella si dimette e lascia l'incarico. E allora, non c’è un po’ di rispetto per il voto, anche se è stato dato attraverso leggi elettorali che sono «porcate», secondo quelli che sono i giudizi di tutti ? Non c’è un poco di rispetto per i cittadini ?
E mi chiedo: perché la battaglia che adesso dite di portare avanti contro le «doppie poltrone», non la portate avanti seriamente all'interno del partito ? Perché non ho sentito alcun rimprovero di fronte ad un sindaco che, a un certo punto, ha lasciato il Governo della propria città per andare a fare prima le primarie e poi per andare a fare il Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
Concludo, dicendo che è evidente (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore.
ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente.
È evidente che il deputato Nardella ritiene di poter fare affidamento su una tradizione politica di una città e di una regione cosiddette «rosse», pensando che, in virtù di quella tradizione e non in virtù di meriti, che certamente non esistono, né per lui come vicesindaco, né tanto meno per Renzi come sindaco, visto che a Firenze non lo ha visto nessuno quando era sindaco, su cui fa affidamento, possa diventare il sindaco di Firenze. Ebbene, io al deputato Nardella – ancora per poco deputato – dico che sta sottovalutando non solo il fatto che in lui, in Renzi e in tutto il Partito Democratico non c’è esattamente nulla né di sinistra, né di centrosinistra, ma sta sottovalutando anche l'orgoglio di una città che non sopporterà in futuro di essere ancora strumentalizzata, di essere considerata il trampolino di lancio per carriere politiche che tendono solo ad arrivare a poltrone e di una città che saprà dare risposta rispetto a un malcostume che non è più tollerabile in Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
PRESIDENTE. Se non vi sono altri interventi, do ora la parola all'onorevole Nardella.
Prego, onorevole Nardella.
DARIO NARDELLA. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, questa mattina, come sapete, sarete chiamati a votare l'accoglimento delle mie dimissioni da deputato della Repubblica, poiché ho deciso, a questo punto della mia vita, di intraprendere una strada nuova, che mi riporta a Firenze, appunto, la mia città, dalla quale ho ricevuto moltissimo, tutto, e nella quale ho scoperto l'amore per la politica e sperimentato la bellezza impareggiabile dell'impegno civico, che mi ha portato, già negli anni precedenti, ad assumere con orgoglio la carica di vicesindaco, al fianco dell'allora sindaco e oggi Presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
Sono consapevole di compiere la scelta di dimettermi in anticipo rispetto all'obbligo imposto dalla legge italiana, che ritiene giustamente incompatibile il mandato parlamentare con quello di sindaco di una grande città. Pensate, colleghi – ironia del destino –, questo principio di legge fu introdotto e applicato per la prima volta nel 1952, proprio successivamente all'elezione a sindaco di Giorgio La Pira, nostro padre costituente (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Pag. 4Scelta Civica per l'Italia e Per l'Italia e di deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente), che è stato seduto qui su questi scranni, dove oggi noi siamo seduti, insieme ad altri grandi uomini, che ci hanno dato la Costituzione.
Giorgio La Pira, «sindaco santo», così amato dai fiorentini e universalmente riconosciuto come un esempio illuminante di dedizione alla politica e all'uomo; un esempio che il cardinale Piovanelli ha voluto ricordare, proprio in una recente udienza di Papa Francesco, ai sindaci delle grandi città, alla quale ho preso parte.
Era il 15 dicembre del 1952 quando l'allora Presidente della Camera, Giovanni Gronchi, scrisse a La Pira per sollecitarlo a scegliere tra le due cariche. La risposta di La Pira è contenuta in un lapidario telegramma: «Davanti alla illegittima alternativa tra Montecitorio e Firenze» – la pensava diversamente, Bonafede, La Pira – «alla quale mi ha posto la Camera, scelgo Firenze, perla del mondo». In quella frase sono racchiusi la riconoscenza e l'amore di un grande uomo per una città, che ha stupito il mondo con generazioni di artisti, intellettuali, politici e che, ancora oggi, vive da protagonista nella scena politica e culturale italiana e internazionale.
Sono cambiate molte cose da allora: è cambiata la politica in modo radicale e repentino, come testimonia questo primo anno di legislatura che ho vissuto con orgoglio e sincero entusiasmo con tutti voi. Ne siamo stati testimoni e protagonisti. Penso ai momenti difficili e, a tratti, drammatici, che ci hanno portato all'elezione del Presidente della Repubblica, all'approvazione di leggi di grande rilievo per le istituzioni e i nostri concittadini e, vorrei ricordarlo, anche per la determinazione della maggioranza, come la legge sull'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e quella contro la violenza sulle donne, solo per citarne alcune: leggi di cui dobbiamo essere orgogliosi. Penso anche alla difficile crisi del Governo Letta e alla successiva nascita del Governo Renzi, al quale ho votato la fiducia con convinzione e forti aspettative.
In questi momenti e in tutti quelli che non posso certo ricordare qui ora, ho sentito la responsabilità di ricoprire la carica di deputato della Repubblica italiana e l'onore di aver lavorato con voi tutti, colleghi, per rendere la nostra Italia migliore di come l'abbiamo trovata all'inizio di questo cammino. Ho deciso di dimettermi in anticipo rispetto alle previsioni della legge sull'incompatibilità, consapevole che, se tali dimissioni saranno da voi ratificate, non sarò più deputato e affronterò liberamente la campagna elettorale per l'elezione a sindaco della mia città e consapevole che, se non dovessi essere eletto, non avrei, dunque, la possibilità di tornare ad esercitare attivamente il mandato parlamentare.
Oggi mi troverò a lasciare una sponda del fiume certa, prestigiosa e rassicurante sotto molti aspetti, per raggiungere una sponda ancora incerta che se e quando raggiungerò per volontà dei miei concittadini si presenterà carica di difficoltà come quelle che si trovano a vivere tanti amministratori locali, eppure ricca di opportunità e di straordinarie sfide. Certo, non cerco lodi, ha ragione il collega, ma sono fortemente intenzionato, colleghe e colleghi, a rinunciare a questa salvaguardia per due motivi principali: il primo riguarda lei, signor Presidente, e più in generale l'istituzione della Camera alla quale sono onorato di appartenere, ritengo infatti che sia un atto doveroso e di rispetto, verso i propri colleghi, lasciare l'incarico parlamentare dopo aver deciso di intraprendere, comunque, un percorso diverso a prescindere dall'esito a cui questo percorso porterà concretamente.
Lego questa personale riflessione anche alla sobrietà, alla trasparenza e alla correttezza che il tempo presente ci impone, con l'obiettivo di cambiare la politica in meglio e avvicinarla ai cittadini con esempi, certo senza presunzione, ma con l'umiltà di ritenere che questi esempi siano utili ad avvicinare le nostre istituzioni e la politica ai cittadini.Pag. 5
Il secondo motivo delle mie dimissioni deriva dal legame che sento con i miei concittadini. Ho scelto di candidarmi a sindaco di Firenze perché credo profondamente nella città che mi ha dato tutto, a partire dalle più belle gratificazioni professionali, personali e politiche. Voglio poter correre questa competizione libero dai condizionamenti, per dimostrare con un gesto concreto e inequivocabile, per il quale chiedo la vostra convinta collaborazione, l'attaccamento alla comunità di cui faccio parte e la serietà con cui mi propongo di guidarla. Firenze è una città troppo grande, troppo coinvolgente per non esigere scelte chiare, prive di esitazioni, anche appena celate, autentiche. A nessuno di noi, colleghi, è dato sapere con certezza cosa accadrà a Firenze come in tante altre città dove si voterà il 25 maggio contestualmente alle elezioni europee, ma mi appello alla vostra benevolenza affinché nella segretezza del voto che vi accingete ad esprimere non respingiate, lo ripeto, non respingiate queste mie dimissioni per consentirmi così di affrontare con tutta la serenità e la concentrazione la straordinaria sfida che mi attende.
Vorrei, infine, Presidente, ringraziare con tutto il cuore il personale della Camera, dai commessi ai più alti funzionari, per la dedizione e la professionalità con cui li ho visti, seppure in così poco tempo, svolgere il proprio lavoro e tanti di voi, colleghi, a partire dal mio gruppo, il gruppo del Partito Democratico a cui rivolgo, non senza emozione, un grande e sentito ringraziamento per l'esperienza che mi avete fatto, tutti voi, vivere (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia, Sinistra Ecologia Libertà e Per l'Italia e di deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
Le vostre tante attestazioni di stima, di amicizia e di fiducia, non solo dalla maggioranza ma anche dall'opposizione, mi fanno comprendere, una volta di più, che pur di fronte alla crisi, alla malattia profonda che sta vivendo questo nostro Paese e anche le nostre istituzioni, è dentro di esse che possiamo trovare l'energia, la determinazione e l'orgoglio per ripartire. Sta a noi, prima di tutto, dare un esempio coraggioso e positivo, sta a noi, dal di dentro, dimostrare che le istituzioni, la politica per le quali donne e uomini nel nostro Paese hanno anche sacrificato la loro vita, meritano di più, sta a noi vincere una sfida difficile contro il populismo, la denigrazione, il nichilismo che anche in queste settimane pervadono il nostro Paese. Io sono convinto di questo e la mia convinzione si è proprio rafforzata in questo anno di esperienza indimenticabile, straordinaria e autentica trascorso insieme a voi tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia, Sinistra Ecologia Libertà e Per l'Italia e di deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Nardella. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bianconi. Per prassi, onorevole Bianconi, il gruppo più grande è l'ultimo ad intervenire. Io le do la parola lo stesso, però sarebbe stato meglio chiederla prima. Prego.
MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, abbia pazienza. Io volevo dare al mio concittadino Nardella – perché risiedo nella città che lui fra poco probabilmente si appresterà ad amministrare – il mio migliore in bocca al lupo ma, insieme a questo, all'amico, perché penso che Nardella mi consideri un amico, qualche rifinitura e limatura al suo discorso. Quando si guarda avanti non c’è necessariamente bisogno di cercare esempi indietro. La Pira sarà stato il sindaco santo e io l'ho conosciuto, come non molti di voi, perché ho l'età per averlo conosciuto; e l'ho conosciuto come professore universitario. E siccome ero suo avversario politico, seppure studente, mi presentai all'esame di Istituzioni e storia del diritto romano (professor Fabbrini vivente) e, dormicchiando in una merigge estiva, il professor La Pira aprì un occhio e disse: è lei, Bianconi; bene, mi dica per favore le quote di ritenzione della dote nella storia Pag. 6del diritto romano nei secoli. Era una nota fra le 600 pagine del Voci. Siccome ero un po’ «teppa» ma secchione, gliele dissi; lui mi dette il 30 e lode ma, aprendo tutte e due gli occhi, mi disse: si ricordi che deve smettere di scrivere nei giornali.
Questo era il sindaco santo; gli avversari politici, ancorché studenti, se si potevano beccare si beccavano. Era un uomo politico a tutto tondo, come ha dimostrato di esserlo Nardella, che oggi è venuto qui a farci un discorso un po’ retorico. L'onorevole Nardella, lo dico al Presidente ma lo sanno tutti, non si vede da mesi in quest'Aula perché deve fare la campagna elettorale e va a prendere il posto di Renzi. È il vice di Renzi che prende il posto di Renzi, ed è sicurissimo di essere eletto. Non deve fare il sacrificato dell'incertezza, perché è sicurissimo, e fa un affare: primo, diventa il sindaco della più bella città d'Italia – almeno si dice noi – o una delle più belle città; secondo, diventa presidente della provincia, quindi presidente dell'area metropolitana; terzo, perché vi sono tre posti dove mettersi a sedere, diventa senatore nella Camera delle autonomie. Lui dà uno e prende tre. Dà uno e prende tre (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e MoVimento 5 Stelle) ! L'affare lo fa lui, perché, per metterla in politica, è chiaro che la finalità di Renzi e dei suoi boys è di annullare il valore di questo modo di far politica e far crescere la politica dei suoi amici sindaci. Noi abbiamo un Presidente del Consiglio che è un presidente dell'ANCI messo lì per valorizzare i sindaci e annichilire il Parlamento, e Nardella è un anello di questa catena (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'accettazione delle dimissioni dell'onorevole Dario Nardella.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Di Battista, Valente, Nicchi, D'Incà, Biasotti, Chiarelli, Lombardi, Scotto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 424
Maggioranza 213
Voti favorevoli 330
Voti contrari 94).
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1387 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 marzo 2014, n. 25, recante misure urgenti per l'avvalimento dei soggetti terzi per l'esercizio dell'attività di vigilanza della Banca d'Italia (Approvato dal Senato) (A.C. 2309) (ore 10,30).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2309: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 marzo 2014, n. 25, recante misure urgenti per l'avvalimento di soggetti terzi per l'esercizio dell'attività di vigilanza della Banca d'Italia.
Ricordo che nella seduta del 5 maggio 2014 si è conclusa la discussione generale e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
(Esame dell'articolo unico – A.C. 2309)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A – A.C. 2309) e degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A – A.C. 2309).
Le Commissioni affari costituzionali e bilancio hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A – A.C. 2309), che sono distribuiti in fotocopia.Pag. 7
Avverto che l'emendamento Barbanti 2.10 è stato ritirato dal presentatore.
Proclamazione di un deputato subentrante.
PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito dell'accettazione delle dimissioni dal mandato parlamentare del deputato Dario Nardella, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato, nella seduta del 6 maggio 2014 – ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati (decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957) – che il candidato che, nell'ordine progressivo della lista n. 8 – Partito Democratico nella XII Circoscrizione Toscana, segue immediatamente l'ultimo degli eletti risulta essere Tea Albini.
Do atto alla Giunta di questa accertamento e proclamo deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la XII Circoscrizione Toscana, Tea Albini.
S'intende che da oggi decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.
Sull'ordine dei lavori (ore 10,33).
GIUSEPPE D'AMBROSIO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, siccome non vorremmo che ancora una volta accada nei confronti di quest'Aula quello che poco fa ascoltavo dal collega Bianconi, e quindi in qualche modo il bypassare quest'Aula e rendere quest'Aula secondaria quando dovrebbe essere primaria nella scena politica, apprendiamo questa mattina dalla stampa che il Ministro Alfano non sarà presente oggi all'informativa già prevista all'interno dell'ordine dei lavori. Pertanto chiediamo a lei, Presidente, di accertarsi immediatamente di questa cosa, perché vorremmo evitare la presa in giro del Parlamento da parte di un Ministro...
PRESIDENTE. La ringrazio. Al momento la circostanza non risulta alla Presidenza, quindi non so se le fonti di stampa siano fondate...
GIUSEPPE D'AMBROSIO. Prendiamo atto, Presidente. Speriamo di non essere presi in giro per l'ennesima volta.
PRESIDENTE. Ad ogni buon conto procederemo ad un'ulteriore verifica, se necessario.
GIUSEPPE D'AMBROSIO. Grazie, Presidente.
Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo unico – A.C. 2309)
PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire sugli emendamenti, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
Avverto che l'emendamento Barbanti 2.10 è stato ritirato.
MICHELE PELILLO, Relatore. Signor Presidente, il parere è contrario su tutte e quattro le proposte emendative.
PRESIDENTE. Il Governo ?
ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Villarosa 1.1, con il parere contrario di Commissione e Governo.Pag. 8
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Galperti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 400
Maggioranza 201
Hanno votato sì 105
Hanno votato no 295).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Villarosa 1.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, volevo intervenire anche prima però volevo vedere se l'Aula era attenta. A quanto pare non era attenta perché l'emendamento 1.1 diceva semplicemente che nel caso in cui la Banca d'Italia non avesse avuto personale sufficiente allora a quel punto, sì, potevano utilizzare società private per la vigilanza bancaria. Quindi, non è che con quell'emendamento si precludeva la possibilità di utilizzare soggetti terzi, ma semplicemente si diceva: visto che ci dite che Banca d'Italia non ce la farà, allora lo mettiamo nero su bianco.
La stessa cosa per l'emendamento 1.2; guardate cari colleghi non c’è niente di strano, non c’è niente di assurdo ma semplicemente si chiede che visto che la vigilanza in questo Paese è sempre stata affidata a Banca d'Italia allora, nel caso in cui ci siano soggetti terzi che debbano intervenire in queste procedure, che almeno ci sia evidenza pubblica, che almeno i cittadini lo sappiano come vengono scelte queste persone perché siamo in un sistema bancario colluso e legato con i poteri forte e con i revisori contabili che lavorano all'interno del sistema bancario. Quindi scegliere soggetti terzi, indipendenti, senza conflitto di interessi in questo mercato è veramente complicato. Con questo emendamento, quindi, chiediamo che non sia la Banca Centrale Europea a decidere chi deve fare la vigilanza in questo Paese ma che siano evidenze pubbliche a dircelo, quindi un emendamento molto facile da approvare cari colleghi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Villarosa 1.2, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Misiani, Mura, Cesellato, Manzi, Scotto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 408
Votanti 403
Astenuti 5
Maggioranza 202
Hanno votato sì 86
Hanno votato no 317).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Villarosa 1.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, effettivamente non sono riuscito a convincere la Camera prima. Però questo emendamento davvero, Presidente, credo sia impossibile da bocciare perché noi al Senato...non mi ascolta nessuno, non mi ascolta nessuno: è incredibile (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) ! Così mi ascoltate almeno...
PRESIDENTE. Per favore, per favore !
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Con questo emendamento, cari colleghi, volevo precisare alcuni casi di conflitto di interessi, che io credo che interessino anche a voi, credo che sia nell'interesse anche vostro quello di avere una procedura di Pag. 9vigilanza trasparente e senza conflitti di interesse (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Nell'emendamento che eravamo riusciti ad inserire al Senato, insieme a tanti altri che ci avete bocciato, si parla di conflitto di interessi, ma non vengono specificati i casi. Io già vi dico che in questo istante con i soggetti terzi che ha scelto Banca d'Italia ci troviamo già in conflitto di interessi. Lo ricordava il collega Boccadutri. Guardate un po’: alcune società selezionate per la stima degli asset immobiliari ci sono: Prelios (ex Pirelli Re), tra i cui azionisti c’è Intesa, Unicredit, MPS, CRIF, con DPM, Protos con Generali e Unipol. Ma di cosa stiamo parlando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
È un emendamento che lo stesso relatore ha dichiarato come buon emendamento, un emendamento che specifica che non possano esercitare l'attività di cui al comma 1 soggetti terzi che abbiano partecipazioni dirette o indirette nelle società sottoposte all'attività di vigilanza e nelle società controllate o collegate, e anche che non vi siano persone che abbiano ricoperto incarichi di qualunque genere nelle suddette società. Cosa c’è che non va in questo emendamento ? Spiegatemelo ! Siete a favore del conflitto di interessi. Votate contro, votate contro !
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Villarosa 1.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 408
Votanti 407
Astenuti 1
Maggioranza 204
Hanno votato sì 151
Hanno votato no 256).
(Il deputato Zan ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole, il deputato Cimbro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e la deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita a votare).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pesco 1.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, questo emendamento dovrebbe essere ancora più facile da approvare perché dice una cosa che veramente, oltre che di buonsenso, dovrebbe essere un obbligo e ovvero che, nelle ipotesi in cui le irregolarità costituiscono reato, i soggetti terzi e quindi le persone preposte a fare la vigilanza, nel caso in cui dovessero scoprire che c’è qualcosa che non va, hanno l'obbligo di riferire anche all'autorità giudiziaria. Se c’è un'irregolarità, lo si dice all'autorità giudiziaria. Mi sembra sia qualcosa di impossibile da bocciare ma quest'Aula so che mi sorprenderà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.
MARCO CAUSI. Signor Presidente, soltanto per informare l’ Aula che qui stiamo parlando di una norma del testo unico bancario, da sempre in vigore in Italia, che prescrive che i funzionari di Banca d'Italia, nell'esercizio delle funzioni di vigilanza bancaria, ove trovino presunte irregolarità nella gestione delle banche, ne riferiscono al Governatore e poi è il Governatore a informare, se del caso, l'autorità giudiziaria.
La previsione di questa norma del testo unico bancario, da sempre vigente, ha una motivazione evidente: fughe di notizie relativamente a singole ipotesi di irregolarità nella gestione di una banca potrebbero generare fenomeni di «panico bancario» e Pag. 10di corsa dei depositanti al ritiro dei depositi, quindi è il Governatore della Banca d'Italia che nel nostro ordinamento è preposto a gestire queste situazioni di crisi, gestendo il riequilibrio strutturale della banca e contemporaneamente informando nei modi dovuti l'autorità giudiziaria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Alberti. Ne ha facoltà.
FERDINANDO ALBERTI. Signor Presidente, ringrazio il collega Causi, però noi stavamo parlando dei soggetti terzi. È ovvio che questo si riferisce a quello che è per la Banca d'Italia, però qui l'emendamento parlava dei soggetti terzi, quindi chiediamo che sia estesa la stessa cosa anche per i soggetti terzi. Votateci contro anche questo, grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Colleghi, chiedo scusa, siccome abbiamo una necessità tecnica per adeguare il sistema di votazioni con il subentro, sospendiamo per cinque minuti la seduta (Commenti). Colleghi, per favore. Stiamo verificando se possiamo procedere alla votazione immediata. Se c’è qualcuno che chiede di intervenire gli do la parola, altrimenti fatemi verificare con gli uffici, perché altrimenti dobbiamo sospendere cinque minuti tecnicamente la seduta, che riprenderà poi con il voto. Quindi prego poi i colleghi di essere in Aula.
Colleghi, abbiamo risolto la cosa, intanto gli uffici, che ringrazio, hanno risolto l'adeguamento tecnico.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pesco 1.4, con il parere contrario della Commissione del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Revoco l'indizione della votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, confesso che la discussione mi ha confuso le idee. Vorrei capire un punto: noi stiamo chiedendo a questi soggetti terzi di applicare la stessa normativa che vale per i funzionari della Banca d'Italia che vanno in ispezione, cioè di avvisare il Governatore, o stiamo chiedendo di avvisare l'autorità giudiziaria ? Avvisare l'autorità giudiziaria è una follia, perché con il sistema che abbiamo in Italia di rapporti tra magistratura e stampa, nel momento in cui l'autorità giudiziaria è avvisata, inizia un procedimento, questo procedimento arriva sulla stampa, con nove probabilità su dieci, la notizia di reato risulterà alla fine della procedura infondata, ma nel frattempo la banca avrà fatto fallimento, travolta dall'ondata di panico di quelli che hanno i conti presso quella banca lì, che avranno ritirato i loro depositi. La Banca d'Italia è un po’ come un confessore. Prima di andare all'autorità giudiziaria il Governatore cosa fa, quando è avvisato ? Verifica che esistano seriamente dei presupposti e prima cerca di mettere al riparo la banca dalle possibili drammatiche conseguenze che ne deriverebbero. Stiamo trattando di cose delicatissime, dalle quali può dipendere la vita o la morte per migliaia e migliaia di depositanti, di artigiani, di commercianti, che lavorano con la banca. La riservatezza bancaria, non il segreto bancario, è una cosa seria. Allora, se la proposta è che sia avvertito il Governatore, io voto a favore, se è che venga avvertita l'autorità giudiziaria, voto contro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.
DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, intanto apprendiamo in quest'Aula che l'onorevole Buttiglione è esperto di tutte le casistiche e le statistiche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) di quelli che sono eventuali accertamenti di infrazioni dell'attività bancaria da parte di terzi, che stiamo ancora autorizzando e Pag. 11quindi ancora non si sono verificate, e appunto l'onorevole Buttiglione già sa che nove su dieci si risolveranno in un nulla di fatto.
Ma, a parte questo, l'onorevole Buttiglione dice anche un'altra cosa molto importante, e cioè che noi abbiamo un problema di fughe di notizie, come già ribadito dal relatore, tra la magistratura e la stampa. Questa è la motivazione, cioè la foglia di fico, che i partiti vogliono in qualche modo addurre per votare contro questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), come se questo problema fosse in qualche modo risolutivo di un altro problema.
Noi stiamo chiedendo semplicemente trasparenza. Allora, forse, sarebbe importante per le banche non incorrere in queste procedure di verifica e di accertamento, e quindi, sicuramente, non vi sarebbe il panico bancario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.
GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, noi voteremo contro questo emendamento, ma, semplicemente, non riesco a capire, anche dal dibattito, per quale ragione si vorrebbe introdurre per i soggetti terzi un regime differenziato da quello degli ispettori di Bankitalia, quando, invece, anche l'efficacia del provvedimento richiede un'omogeneizzazione massima delle procedure. Non possiamo pensare che chi viene ispezionato dai terzi, bontà loro, rischi di finire – rischi ! – davanti alla magistratura ordinaria e chi, invece, anche solo per una questione di organizzazione dei lavori, ha a che fare con i funzionari della Banca d'Italia, vada diretto al Governatore.
Questa cosa qui sta in piedi – lo dico anche a chi ha proposto l'emendamento – se le procedure collimano pienamente, cioè se vi è un'indifferenziazione massima fra il personale terzo e quello interno. Se non c’è, rischiamo di produrre danni, perché stiamo parlando di una cosa molto seria, la vigilanza sui principali gruppi italiani, e non possiamo fare parti diverse fra soggetti che dovrebbero essere trattati ugualmente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ruocco. Ne ha facoltà.
CARLA RUOCCO. Signor Presidente, si fa riferimento al fatto che «fino ad ora non è mai stato così». Ma fino ad ora la vigilanza l'ha fatta la Banca d'Italia. Noi adesso stiamo stravolgendo tutto, stiamo affidando la vigilanza a soggetti terzi, a soggetti privati. Vogliamo mettere o no dei paletti ? Questo è il punto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Se rimaneva alla Banca d'Italia tutto come era stato fino ad ora, non stavamo neanche qui a discutere di un decreto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà.
PAOLO TANCREDI. Signor Presidente, il Nuovo Centrodestra voterà contro questo emendamento. La confusione del dibattito è notevole, in particolare l'ultimo intervento. Noi stiamo mettendo dei «paletti» proprio con la norma contenuta all'interno del decreto, nel senso che quelle franchigie che il testo unico bancario dà agli ispettori della vigilanza di Banca d'Italia devono essere necessariamente e automaticamente estese ai soggetti che beneficiano di questo avvalimento esterno, altrimenti si creerebbero degli scompensi notevoli.
Credo che sia o un'incomprensione o un dibattito del tutto pretestuoso. È chiaro che nell'attività di vigilanza bisogna mantenere il segreto ed è chiaro che vi è un'autorità unica a cui devono affluire le informazioni. L'autorità unica è la stessa prevista dall'ordinamento italiano con questo ampliamento a soggetti consulenti terzi, ed è il Governatore della Banca d'Italia. Non si poteva fare in maniera diversa.
PRESIDENTE. Diamo il benvenuto in Assemblea all'onorevole Tea Albini, che ha appena preso posto nel suo banco. Benvenuta (Applausi) !
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pesco 1.4, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dell'Aringa, Marchi, Manzi, Alberto Giorgetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 426
Votanti 409
Astenuti 17
Maggioranza 205
Hanno votato sì 78
Hanno votato no 331).
(Il deputato Tripiedi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e la deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87 comma 5 del Regolamento.
(Esame degli ordini del giorno – A.C. 2309)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 2309).
Se non vi sono interventi per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere i pareri.
ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Villarosa n. 9/2309/1, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Paglia n. 9/2309/2.
Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Allasia n. 9/2309/3, a condizione che il dispositivo sia riformulato sostituendo nel dispositivo le parole: «a precisare» con le seguenti: «nell'ambito dei suoi poteri di collaborazione istituzionale con la Banca d'Italia a farsi promotore affinché la stessa precisi», altrimenti il parere è contrario.
Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Busin n. 9/2309/4 e Guidesi n. 9/2309/5.
PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno Villarosa n. 9/2309/1, su cui vi è il parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, questa è proprio la cosa più assurda che è capitata in questo decreto-legge. Questo ordine del giorno – invito tutti i miei colleghi sia del mio gruppo che degli altri gruppi ad ascoltare – è frutto di una discussione in Commissione. Avevo un emendamento che ricalcava ciò che vi è scritto in questo ordine del giorno, il relatore ha chiesto il ritiro dell'emendamento per presentare un ordine del giorno, ed oggi mi si viene a dire che questo ordine del giorno non va bene ? Quindi, il MoVimento 5 Stelle dice sempre «no», dice sempre «no». Così almeno i cittadini lo sanno: le volte in cui si dice «sì», ci si mette d'accordo, c’è qualcuno che si tira indietro all'ultimo momento. Mi avete fatto ritirare l'emendamento per presentare un ordine del giorno e oggi mi date parere contrario; voi siete questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Villarosa n. 9/2309/1 con il parere contrario del Governo.Pag. 13
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Prego i colleghi di non lasciare le borse sulle scale perché altri colleghi nello scendere e nel salire rischiano.
Speranza...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 419
Votanti 398
Astenuti 21
Maggioranza 200
Hanno votato sì 84
Hanno votato no 314).
(I deputati Gianni Farina, Nicchi e Nardi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e la deputata Pes ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario).
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Paglia n. 9/2309/2, accolto dal Governo. Prendo atto, altresì, che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Allasia n. 9/2309/3 accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto, infine, che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Busin n. 9/2309/4 e Guidesi n. 9/2309/5 sui quali il Governo aveva espresso parere favorevole.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno.
(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2309)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà. Ricordo che alle ore 12 è prevista l'informativa urgente sull'alluvione delle Marche.
Constato l'assenza dell'onorevole Di Gioia, si intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sberna. Ne ha facoltà.
MARIO SBERNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in linea con quanto già esposto in occasione della discussione della pregiudiziale di costituzionalità, il gruppo Per l'Italia voterà a favore del decreto-legge al nostro esame. Si tratta di un provvedimento che si innesta nell'attività di valutazione dei rischi, della qualità degli atti e degli stress test degli istituti di credito, che peraltro risulta già in atto, si inquadra nel meccanismo di vigilanza unico europeo finalizzato all'assunzione da parte della Banca centrale europea dei compiti ad essa assegnati in vista della realizzazione dell'Unione bancaria in Europa. La necessità della decretazione d'urgenza è motivata dal timing serrato impresso a questo processo, che dovrà concludersi entro il prossimo ottobre e riguarderà in Europa circa 130 enti creditizi, pari all'85 per cento dell'attività bancaria.
Grazie a questo provvedimento, la cui necessità era già stata segnalata fin dallo scorso ottobre dalla Banca d'Italia al Ministro dell'economia e delle finanze, si potranno impiegare, in coerenza con quanto già fatto dalla stessa BCE, strutture e professionisti esterni. Stiamo parlando di circa 65 professionisti esterni, selezionati con apposito bando, che opereranno all'interno di un pool formato anche dal personale della Banca d'Italia, senza costi aggiuntivi per lo Stato in quanto l'onere sarà a carico interamente della nostra banca centrale.
Il ricorso a parti terze non è nella prassi della Banca d'Italia, che ha sempre svolto i compiti di vigilanza attribuiti dalla legge esclusivamente con proprio qualificato personale, ma si è reso necessario per uniformarsi a quanto richiesto dalla BCE e a quanto stanno facendo tutte le autorità nazionali coinvolte, al fine di assicurare che anche i risultati sul sistema bancario italiano siano considerati robusti e credibili da tutte le parti interessate, a cominciare Pag. 14dagli investitori e dalle altre banche europee, nonché al fine di assicurare che le informazioni di cui questi soggetti entreranno in possesso nel corso dell'esercizio della valutazione approfondita siano protette da obblighi di segretezza uguali a quelli previsti per la Banca d'Italia.
Riteniamo, quindi, che la possibilità che la Banca d'Italia possa avvalersi di esperti esterni indipendenti nell'ambito delle diverse fasi di questa valutazione sia giusta e motivata, soprattutto da ragioni di omogeneizzazione e di trasparenza, in vista del raggiungimento dell'obiettivo finale dell'unione bancaria europea, che contribuirà ad accrescere la credibilità del nostro sistema creditizio agli occhi del mercato e degli investitori. Ma voteremo questo provvedimento soprattutto perché crediamo nella filosofia che lo sostiene e perché il sistema di controllo europeo che nascerà potrà garantire maggiore trasparenza, credibilità e una maggiore impermeabilità alle turbolenze e alle speculazioni che hanno colpito nel passato i sistemi creditizi europei (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Busin. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, con questo provvedimento votiamo per dare la possibilità alla Banca centrale europea di esercitare la cosiddetta valutazione approfondita e, a questo scopo, diamo la possibilità alla Banca d'Italia di affidare a soggetti terzi l'attività di vigilanza.
Questo provvedimento viene «venduto» come un passo di avvicinamento verso la costituzione di un sistema bancario unico e, in particolare, di un sistema di vigilanza unico a livello europeo. Ecco, noi critichiamo il fatto che questo è un piccolo passo che non porta assolutamente a un sistema bancario unico in Europa e oltretutto è un passo tardivo rispetto all'introduzione dell'euro. Noi pensiamo che un sistema bancario unico doveva essere, semmai, contestuale all'introduzione di una valuta unica e che questo ritardo abbia comportato i danni che stiamo vivendo attualmente nella nostra economia.
Del resto, quanto sia inadeguata quella che noi chiamiamo la Banca centrale europea – ma che banca centrale non è, perché svolge una piccola frazione di politica monetaria, che invece è molto più estesa nelle altre banche centrali che siamo abituati a vedere, come la FED o la Banca centrale giapponese, che si riduce a una difesa contro i rischi inflazionistici – lo si vede anche in questi giorni con lo scontro, neanche tanto nascosto, tra Francia e Germania: la prima chiede una svalutazione competitiva perché ha problemi di bilancia dei pagamenti, l'altra, la Germania, non ne vuol sentir parlare perché per lei, evidentemente, l'euro così com’è è, a livello di cambio, è anche troppo svalutato, vista anche la loro bilancia dei pagamenti.
Il ruolo della Banca centrale europea è completamente inadeguato se confrontato con quello delle altre banche centrali; quando abbiamo vissuto negli anni recenti una vera e propria guerra valutaria a livello mondiale, con svalutazioni competitive che si seguivano l'una all'altra e che hanno concesso, ad esempio, a una economia stagnante da vent'anni, come quella giapponese, di uscire dalla recessione e di raggiungere livelli di crescita ragguardevoli, per noi sconosciuti e inavvicinabili. Lo stesso ha fatto l'Inghilterra, lo stesso ha fatto, anche all'interno dell'Unione europea, chi, come la Repubblica ceca, ha saggiamente deciso di mantenere la sua valuta e – notizia di circa un mese fa – ha deciso di svalutare del 30 per cento la propria valuta.
Una considerazione poi sul modo che ha l'Europa di manifestarsi: l'Europa si manifesta sempre con questi regolamenti, mai con una strategia unica, mai con una voce unica, soprattutto in politica estera. Lo stiamo vivendo in questi giorni con la crisi ucraina – in cui l'Europa non si può neanche criticare, perché è semplicemente assente – o con altre crisi, come quella che stiamo vivendo, drammatica, anche per scelte sbagliate del nostro Governo, ai confini nazionali, in cui siamo soli a Pag. 15fronteggiare quello che è un vero e proprio esodo epocale, che sta aggredendo i nostri confini, che sono confini italiani, ma sono anche confini dell'Unione europea.
Fatte queste considerazioni, poi non c’è da stupirsi se l'idea d'Europa che c’è per i cittadini europei porta assolutamente disaffezione, quando non addirittura contrarietà rispetto ad un progetto unico, che sta mostrando tutti i suoi limiti e le sue contraddizioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sottanelli. Ne ha facoltà.
GIULIO CESARE SOTTANELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Scelta Civica voterà a favore della conversione di questo decreto-legge, che consente alla Banca d'Italia di avvalersi di soggetti terzi per l'esercizio delle attività di vigilanza informativa sulle banche e sui gruppi bancari, ai fini dell'esercizio di valutazione approfondita, condotta dalla Banca centrale europea, secondo i fini del regolamento europeo che è una tappa fondamentale per la creazione di un sistema di vigilanza unico europeo, in vista della progressiva realizzazione dell'unione economica, oltre che monetaria.
A decorrere dal 4 novembre 2014, infatti, è previsto l'avvio del meccanismo di vigilanza unico, con la conseguente assunzione da parte della Banca centrale europea dei compiti di vigilanza prudenziale sugli enti creditizi degli Stati membri della zona dell'euro. L'istituzione di tale meccanismo rappresenta uno dei passaggi previsti per la realizzazione dell'unione bancaria in Europa, volta a dare vita ad un quadro finanziario integrato per salvaguardare la stabilità finanziaria e ridurre al minimo i costi dei fallimenti degli istituti bancari.
È palese, quindi, l'importanza di tale provvedimento in un quadro economico e finanziario caratterizzato da una grave crisi, ben lontana ancora dall'essere superata. Il regolamento istitutivo del meccanismo di vigilanza prevede che la Banca centrale, in vista dell'estensione dei suoi compiti, conduca una valutazione approfondita sulla situazione del sistema bancario europeo e sugli enti creditizi degli Stati membri, in base alle informazioni che le autorità nazionali e le banche interessate sono tutte tenute a fornirle.
Questa valutazione, che si concluderà nell'ottobre 2014, costituisce un elemento importante per fare chiarezza sulle banche che saranno soggette alla vigilanza diretta della Banca centrale europea. La valutazione approfondita, cui saranno soggette non tutte le banche ma soltanto quelle considerate significative in base ad alcuni parametri, si sviluppa in tre fasi complementari: l'analisi dei rischi ai fini della vigilanza, l'esame della qualità degli attivi e la prova degli stress. Tale operazione coinvolgerà i 128 maggiori gruppi bancari dell'area euro e interesserà in Italia 25 gruppi di intermediari, di cui dieci unità di gruppi esteri.
La Banca centrale europea condurrà la valutazione approfondita in piena indipendenza e in cooperazione con le autorità nazionali competenti, le quali a loro volta, data la complessità delle attività, potranno rivolgersi ad esperti del settore privato, dotati di determinate caratteristiche, per ricevere assistenza, in relazione a compiti quali: reperimento dei dati, esame dei fascicoli e accertamenti; analisi del patrimonio, dei processi, delle politiche e delle prassi contabili degli istituti bancari; esame delle esposizioni creditizie e degli accantonamenti; valutazione delle garanzie delle attività immobiliari.
L'intervento legislativo si è reso necessario perché in Italia, a differenza di altri Stati europei, la normativa vigente imponeva un limite di esclusiva su questa attività, attribuendola alla Banca d'Italia. Quindi, l'avvalimento di soggetti privati non era stato ancora recepito nel nostro ordinamento nazionale come facoltà dell'autorità di vigilanza, facoltà che invece la normativa comunitaria prevede possibile.
Pertanto l'utilizzo della decretazione d'urgenza ha consentito di adempiere in tempi rapidi alle indicazioni fornite dalla Banca centrale europea e di rimuovere gli Pag. 16ostacoli legislativi che avrebbero impedito alla Banca d'Italia il ricorso ad esperti esterni.
La possibilità di avvalersi di soggetti privati nell'ambito delle diverse fasi della valutazione approfondita è motivata da una duplice ragione: da un lato la complessità e la dimensione dei compiti affidati alla Banca d'Italia, dall'altro l'esigenza che tali soggetti, a cui è affidato il compito di verifica delle caratteristiche degli istituti bancari, siano dotati della necessaria terzietà ed indipendenza, allo scopo di rafforzare la credibilità del sistema creditizio europeo, assicurare una maggiore trasparenza delle banche centrali e garantire una migliore affidabilità per i mercati e per gli investitori.
Il presente decreto-legge prevede quindi che, ai fini della valutazione approfondita, la Banca d'Italia possa avvalersi anche della consulenza di soggetti terzi di elevata professionalità, selezionati con procedure di evidenza pubblica o dalla Banca centrale europea per l'esercizio delle attività di vigilanza, informativa ed ispettiva sulle banche e sui gruppi bancari.
È altresì stabilito che tutte le notizie, le informazioni e i dati di cui tali soggetti terzi vengano a conoscenza o in possesso in ragione del loro coinvolgimento nell'esercizio di valutazione approfondita, sono coperti dal segreto d'ufficio anche nei confronti delle pubbliche amministrazioni, ad eccezione del Ministero dell'economia e delle finanze, e del presidente del Comitato interministeriale per il credito e risparmio. È prescritto obbligo, per i soggetti terzi, di riferire esclusivamente al governatore della Banca d'Italia le irregolarità, anche se integranti ipotesi di reato di cui vengano a conoscenza nell'esercizio delle loro attività di vigilanza.
Dalle disposizioni contenute nel decreto-legge non deriveranno maggiori oneri a carico della finanza pubblica, in quanto gli oneri derivanti dal provvedimento, pari a circa 25 milioni di euro, saranno interamente sopportati dalla Banca d'Italia, in virtù dell'autonomia di bilancio.
Alla luce di tali considerazioni, ribadisco il voto favorevole del gruppo di Scelta Civica per l'Italia al decreto-legge, che nasce dalla necessità di aumentare la credibilità del nostro sistema creditizio ed è utile a garantire una buona esecuzione delle procedure di vigilanza, per arrivare all'unificazione del sistema bancario europeo, rappresentando un ulteriore tassello per l'avvio del meccanismo di vigilanza unico, in un processo di rafforzamento graduale dell'unione economica e monetaria, di cui si è fortemente sentita la mancanza durante la crisi finanziaria di questi anni (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà.
PAOLO TANCREDI. Signor Presidente, non utilizzerò i dieci minuti a mia disposizione e la mia dichiarazione di voto sarà breve, perché si tratta in realtà, come è stato detto anche nel corso del dibattito, di un passaggio dovuto e tecnico, rispetto però ad un percorso epocale ed importante.
È un passaggio tecnico in vista della realizzazione della vigilanza unica, la cui partenza è prevista appunto, da parte dell'organismo di vigilanza europeo, cioè da parte della Banca centrale europea, per il novembre 2014, vigilanza unica che è il primo pilastro di quell'obiettivo, ancora più importante e storico, che è l'unione bancaria europea, che purtroppo passa nel dibattito pubblico e nel dibattito anche parlamentare come una cosa tecnica e limitata agli iniziati, ma che è invece un passaggio fondamentale anche per le economie delle imprese, delle famiglie e dei popoli europei, perché l'unione bancaria è la possibilità di unificare i sistemi bancari, i sistemi di vigilanza. Noi sappiamo che per esempio in Italia la Banca d'Italia esercita un'azione di vigilanza molto rigorosa, molto superiore ad altre economie, anche di Paesi dell'area Ue con maggiore vitalità economica della nostra e questa vigilanza rigida condiziona moltissimo Pag. 17l'erogazione al credito, quindi condiziona moltissimo l'accesso di famiglie ed imprese al credito e quindi la loro possibilità di sviluppare progetti e crescita economica.
La vigilanza bancaria unica, tra l'altro, è un passaggio fondamentale per arrivare, lentamente naturalmente, alla Banca centrale europea come garante di ultima istanza. Quindi, unificazione dei sistemi bancari, unificazione anche delle valutazioni delle situazioni bancarie e banche che sono la struttura portante ed erogano un servizio fondamentale per l'economia.
Dal punto di vista appunto del testo del decreto-legge, le novità che si introducono nell'ordinamento italiano sono questioni di adeguamenti veramente tecnici. Si dà alla Banca d'Italia la possibilità, che non era prevista dal nostro ordinamento, di avvalersi di consulenti esterni in questa attività di monitoraggio della capacità delle banche prima di arrivare agli stress test e, quindi, all'unificazione della vigilanza. Si dà a questi soggetti, che verranno investiti di questi incarichi dalla Banca d'Italia, la stessa riserva di legge che era appannaggio, nel nostro ordinamento, dell'attività di vigilanza svolta all'interno della Banca d'Italia, cioè l'obbligo alla segretezza delle informazioni raccolte perché, come è stato detto anche nel corso del dibattito, si tratta di informazioni molto sensibili, e l'obbligo, però, di riferire ad un unico responsabile che è il Governatore della Banca d'Italia.
Questi soggetti per la norma vengono selezionati attraverso un'evidenza pubblica, tenendo presente i possibili conflitti di interesse. Qui parliamo naturalmente di conflitti di interesse fra la ragione giuridica del soggetto che viene incaricato alla vigilanza e l'istituto bancario che in quel momento è sottoposto a quell'azione di vigilanza. Ad esempio, se c’è stata un'attività di consulenza o tesa a individuare un'attività di consulenza da parte di questo soggetto presso quell'istituto bancario, è chiaro che il soggetto in questione si trova in una situazione di conflitto di interessi. Così come si dice anche nel test ci si potrà avvalere dei soggetti scelti dalla Banca centrale europea. È un solo soggetto, si tratta di Wyman, ed è stato affidato con una procedura in deroga all'evidenza pubblica perché sotto soglia. Si tratta del soggetto consulente della Banca centrale europea e, quindi, a cascata consulente anche dell'autorità di vigilanza italiana.
In ultimo, le ragioni di questo avvalimento naturalmente sono note: la possibilità di uniformarsi a un lavoro e a uno standard degli altri organismi di vigilanza europei e anche una ragione di efficienza, di fretta, perché in pochi mesi si dovrà arrivare ad un monitoraggio preciso. Chi ha parlato prima di me, ha fatto un quadro dei numeri in gioco. Qui parliamo di 128 gruppi bancari europei, l'85 per cento degli attivi bancari in Europa e una ventina di grandi gruppi presenti in Italia, di gruppi bancari e di intermediazione bancaria.
Queste sono le dimensioni e naturalmente la Banca d'Italia, come ha evidenziato, avrebbe avuto problemi a perseguire questi obiettivi nel tempo dato. Ma la Banca d'Italia ci tiene a far sapere, ed è agli atti parlamentari, che è stato seguito un criterio assolutamente di risparmio e di efficienza cercando di limitare al minimo il ricorso. Infatti, la quantità di risorse esterne da coinvolgere è stata determinata sulla base di un'accurata pianificazione delle attività richieste e dei carichi di lavoro che ne derivano. Il rilevante impiego di risorse interne alla Banca d'Italia ha consentito di contenere il ricorso alle terze parti rispetto ad altre realtà europee. Per dare dei numeri, per quanto riguarda l’Asset quality review, l'apporto dei revisori esterni è di circa un terzo, 65 professionisti su 180 risorse interne impiegate dalla Banca d'Italia. Per l'intero progetto il numero di dipendenti della Banca d'Italia complessivamente mobilitato si aggira attorno alle 250 unità. Naturalmente, il monte lavoro è molto importante, soprattutto per la redazione delle perizie sugli asset e sulle garanzie immobiliari. Sono previste circa 18 mila perizie, quindi un'attività assolutamente imponente.
Per questo, il Nuovo Centrodestra voterà sicuramente a favore – tra l'altro, il Pag. 18decreto-legge ha già dato i suoi effetti in quanto, essendo vigente, Banca d'Italia ha già proceduto alle procedure di evidenza per selezionare i consulenti – perché lo ritiene un passaggio importante in vista di un obiettivo altrettanto importante e penetrante anche nella società e nell'economia dell'Europa che è quello dell'unificazione bancaria europea (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.
GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, nel parlare di questo decreto-legge io questa volta partirò dal fondo, cioè dal costo dell'operazione, che, secondo quanto è scritto nell'articolo 2, dovrebbe essere inesistente, dato che ci troviamo davanti alla consueta formula «senza oneri per la finanza pubblica», formula che sembra essere diventata ormai il mantra della politica italiana. Il problema con questa formula è che, quando si tratta di una legge buona sulla carta, spesso questo significa renderla poi inattuata nella pratica per assenza di risorse. In casi come questo, invece, rischia di significare solo nascondere l'esborso e metterlo indirettamente a carico dello Stato, addossandolo alla Banca d'Italia. Parliamo comunque di 25, forse 30 milioni di euro che saranno pagati dall'Istituto centrale ad alcune tra le maggiori società di revisione contabile e di consulenza finanziaria immobiliare, per un lavoro che durerà sei mesi.
Saremo, peraltro, curiosi anche di conoscere la cifra reale, visto che, alla Camera, non abbiamo nemmeno avuto l'occasione di un'audizione, e questo a causa di quella consueta cattiva abitudine di portare alla discussione i decreti-legge di fatto fuori dal tempo utile per discuterli realmente. Al Senato, comunque, che pure ha avuto invece la possibilità di un confronto con i responsabili dell'area vigilanza di Banca d'Italia, non sono state date informazioni esaustive, se è vero che i due bandi emessi arrivano ad un massimo di 21 milioni di euro e che l'informazione a verbale parla, invece, di una cifra sensibilmente maggiore.
Comunque sia, noi abbiamo chiesto in Commissione, con un emendamento, che si prevedesse la garanzia che l'intera somma fosse messa a carico dei percettori di dividendi, ovvero le banche private, e non delle riserve di Banca d'Italia, ovvero noi tutti. Ci sembrava una proposta ragionevole proprio perché è il sistema bancario che, in definitiva, sarà il vero beneficiario di questa attività di analisi sulla sua solidità. Peraltro, i dividendi, recentemente, come sappiamo, hanno avuto una potenziale notevole impennata. L'emendamento lo abbiamo ritirato dopo che è stato chiaro che non esistevano i termini per rinviare il provvedimento al Senato, con l'impegno del Governo ad accettare un ordine del giorno appunto impegnativo. Oggi – devo dire – quest'ordine del giorno è stato accolto e di questo approfitto per ringraziare il Governo, a cui chiedo anche, d'altra parte, che l'impegno diventi reale e che, quindi, si provveda a dargli seguito nella fase che verrà.
Ho detto che partivo dal fondo di un decreto-legge il cui fine è permettere alla Banca d'Italia di avvalersi di collaborazioni esterne nell'attività di analisi degli attivi, connessa all’asset quality review che ci condurrà all'unione bancaria europea. All'esito, cioè all'unione bancaria europea, noi siamo favorevoli; all'ipotesi che si possano utilizzare soggetti esterni, pure in una attività assai delicata come quella di cui parliamo, potremmo anche non essere contrari; però non possiamo dimenticare le premesse ideologiche da cui muove la Banca centrale europea (BCE) nel dare questo mandato. Si dice, infatti, che le banche centrali dei Paesi dell'euro zona dovrebbero individuare dei soggetti esterni a cui affidare una parte del lavoro di analisi, non perché impossibilitati a farlo in proprio dalla straordinaria concentrazione del carico di lavoro, ma per meglio garantire i mercati, che potrebbero evidentemente non fidarsi, nella visione della BCE, del giudizio autonomo dato da un soggetto pubblico. Questo principio per noi è inaccettabile e io credo dovrebbe essere Pag. 19respinto da chiunque abbia un minimo di senso della realtà, della storia e persino del pudore. Infatti, sappiamo tutti quale ruolo abbiano avuto le grandi agenzie di rating, di consulenza e di revisione contabile nell'avallare tutti i più grandi scandali finanziari vissuti in questo Paese, ma soprattutto nell'alimentare la bolla finanziaria, che è poi esplosa a livello globale scaraventandoci nella peggiore crisi economica del dopoguerra.
Io potrei chiedere a tutti in quest'Aula se si abbia mai avuto notizia di uno scandalo bancario emerso per effetto dei controlli interni, anche se di soggetti indipendenti, o se si sia sempre dovuto attendere l'intervento della Banca d'Italia o della magistratura. E lo stesso – credo di poterlo dire con certezza – vale anche tutti gli altri Paesi europei e oltre.
Quindi, mi chiedo cosa, se non un pregiudizio ideologico favorevole al privato e contrario al ruolo dei poteri pubblici, potrebbe indurre a dare sponda a mercati che, dopo aver dato pessima prova di sé e della loro capacità di autoregolamentazione, ancora vorrebbero evidentemente arrogarsi il diritto di dare giudizi. Io, lo confesso, ho invece il pregiudizio contrario: avrei delle difficoltà a fidarmi della solidità del sistema bancario europeo se la sua validazione fosse affidata, in momenti sensibili dell'iter di valutazione, a soggetti diversi dalla BCE e dalle Banche centrali nazionali.
Noi, infatti, ci preoccupiamo molto – e giustamente – di conflitti d'interesse puntuali, cercando di evitare che soggetti che intrattengono fra loro rapporti di azionariato o di affari possano finire a vigilarsi a vicenda. Però, facciamo finta di ignorare che siamo in un campo in cui il conflitto d'interessi è strutturale al punto da diventare quasi naturale, sistemico. Pensiamo solo all'Italia: tra le società selezionate per la stima degli asset immobiliari ci sarebbero, tra le altre, Prelios, cioè la ex Pirelli Real Estate, tra i cui azionisti figurano Intesa, Unicredit, Monte dei Paschi, Banca popolare di Milano; Crif, ancora Banca popolare di Milano; Protos, con Generali e Unipol; oltre a KPMG, che sarebbe naturalmente nel gruppo di società che dovrebbero valutare i bilanci, ma è anche revisore di Intesa San Paolo, di Adval Tech, che non ha azionisti fra le banche italiane, ma ha come primari clienti Unicredit, Intesa, Monte dei Paschi, Banco popolare, Banca popolare Emilia Romagna, UBI.
E si potrebbe andare avanti di questo passo però sarebbe inutile, perché non c’è bisogno di grande fantasia per capire che, in un Paese caratterizzato da un basso numero di grandi attori economici, la maggior parte dei quali, peraltro, coincidono con i protagonisti della finanza, sia molto difficile trovare soggetti strutturati nel campo dell'analisi di asset e bilanci che non abbiano rapporti con quel mondo.
E diventa, allora, ancora più stravagante – per stare alle cose di casa nostra – che, a quanto pare, ad oggi, non sia invece previsto di dare seguito alla possibilità prevista dalla BCE di avvalersi della società da essa stessa individuata per collaborare alla stesura di protocolli e, poi, messa a disposizione delle Banche centrali nazionali, appunto, per questa attività di consulenza. Sarebbe, infatti, parso naturale, nell'ottica di voler rassicurare sull'assoluta trasparenza e affidabilità della fase di valutazione, affidarsi ad un soggetto estero, avendone la possibilità, peraltro già compreso nel programma e pienamente informato sulle procedure. Si è, invece, scelta la strada di fare un bando dall'esito scontato, anche al di là delle intenzioni, proprio perché, a certi livelli, il mondo dell’audit è un mondo chiuso e deve stare, quindi, di fatto, ben chiuso nei recinti nazionali. Noi ne prendiamo atto, però non siamo certi di poter condividere l'impostazione.
Sarebbe d'altronde nel nostro interesse fugare ogni dubbio sulla solidità del nostro sistema bancario, se è vero, come credo sia vero, che si dovrà procedere a massicci aumenti di capitale, che anticiperanno o seguiranno gli stress test, ma che certamente rischieranno di produrre una contrazione del credito direttamente proporzionale alla loro onerosità. Noi sappiamo quanto in questo momento il credit crunchPag. 20pesi negativamente sulla capacità di ripresa dell'economia italiana e, quindi, ben venga la stabilizzazione del sistema finanziario, che, certo, passa anche per una maggiore integrazione europea, qual è quella introdotta dall'Unione bancaria.
Tale stabilizzazione ha, tuttavia, bisogno di attori pubblici forti, autorevoli e indipendenti Ha bisogno, in altre parole, che sia il modello Bankitalia, fondato su una struttura forte sotto ogni profilo ad imporsi, e non altri, più orientati ad un apparato leggero sempre bisognoso di affidare all'esterno pezzi di attività. Ha bisogno di una Banca centrale che possa finalmente essere messa nelle condizioni di fare fino in fondo il suo mestiere: di acquisire il ruolo di prestatore di ultima istanza per gli Stati, di poter adottare politiche espansive quando serve, perché in Europa non possiamo certo continuare ad affidare la stabilità finanziaria, che è anche la stabilità politica in ultima istanza degli Stati, all'autorevolezza del Governatore di turno o alla sua disponibilità di farsi carico con una dichiarazione di evidenti deficit istituzionali.
Noi, in questo decreto, vediamo ombre sbagliate, solo ombre, ma vediamo il prevalere del privato sul pubblico, vediamo un'idea di Banca centrale europea che continua a vedersi limitata in un ruolo debole. D'altronde, non possiamo dimenticare che la stessa Unione bancaria ad oggi è insufficiente, priva com’è di un vero fondo unico di risoluzione, che solo, e solo quello, potrebbe liberare i singoli Stati nazionali da questo legame perverso fra la propria stabilità finanziaria e quella di soggetti privati, quali sono a tutti gli effetti le grandi banche nazionali.
Facciamo, quindi, gli stress test che sono necessari, auguriamoci che siano eccessivi i timori di chi, come il presidente di Consob nella sua relazione dell'altro ieri, teme che i parametri scelti siano penalizzanti per gli istituti italiani, però non dimentichiamoci che, alla fine della storia, uno e uno solo deve essere il nostro interesse: ovvero far tornare le banche al loro mestiere originario – la raccolta e il finanziamento dell'economia reale – rendere immuni gli Stati dalle follie della speculazione finanziaria, dotarsi di soggetti di vigilanza pubblici che sappiano garantire serenamente tutto questo.
Questo decreto fa, forse, le cose necessarie, però, nel suo piccolo, va altrettanto certamente nella direzione ideologica – è il termine giusto – sbagliata. E questa è la ragione per cui noi voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, Forza Italia voterà a favore di questo provvedimento, più che altro per i principi generali che sottendono a questa operazione che riguarda, ovviamente, la realizzazione dell'unione bancaria in Europa, per completare il quadro finanziario integrato per la stabilità complessiva dell'area e ridurre al minimo il costo dei fallimenti delle banche. Parto da questa considerazione perché il vero motivo per cui aderiremo, ovviamente, ad un voto favorevole è che riteniamo ci sia un valore complessivo in questa operazione, ma diciamo anche, con grande chiarezza, che il Governo va richiamato ad una grande attenzione sulle prossime fasi, lo dico all'onorevole Sesa Amici che è attenta conoscitrice, ovviamente, di questi argomenti, perché riteniamo che, all'interno di questo provvedimento, ci siano dei rischi significativi che vanno tenuti monitorati con grande costanza.
Il primo argomento è relativo alla tenuta del sistema creditizio nazionale. Guardate, colleghi, ricordo che tutti noi abbiamo celebrato per anni, dal 2008 in avanti, dall'inizio di questa crisi, un sistema di credito nazionale che aveva specificità assoluta nel mondo e che, grazie alle sue peculiarità, non ha attraversato la crisi finanziaria che hanno avuto altri Paesi che sono stati chiamati pesantemente a dover intervenire per ricapitalizzare gli istituti di credito e quindi anche ad aumentare il debito pubblico. Dico Pag. 21all'onorevole Sesa Amici e alla Presidenza: attenzione su questo argomento; perché questo è uno dei valori che avevamo discusso all'epoca, già nel 2009, ribadendo, in sede europea, come l'Italia dovesse essere valutata non solo per il debito pubblico, ma in una logica di aggregato e, quindi, con il risparmio privato. Attenzione perché ci troviamo di fronte al rischio di una valutazione, dopo questa fase, il cosiddetto avvalimento e quindi l'avvio, nel novembre 2014, della vigilanza europea; a dover affrontare alcune questioni che sono state ricordate dal collega di SEL e presumo verranno ricordate anche dal collega del MoVimento 5 Stelle e che riguardano gli effetti a valle di questo provvedimento. Le richieste di misure correttive che riguardano la solidità patrimoniale, il fabbisogno di capitale, l'intervento nei confronti degli intermediari con il possibile intervento richiamato marginalmente, ma che per quello che abbiamo visto in esperienze precedenti nel nostro rapporto con l'Europa e nei percorsi di convergenza, in particolar modo su una questione rilevante che è stata appena rimessa in discussione dal Governo e che riguarda il pareggio di bilancio, non vorrei che poi ci trovassimo, cari colleghi, nell'autunno 2014, a scoprire che c’è la necessità di patrimonializzare le nostre banche, che c’è la necessità di rafforzare un sistema del credito che non conoscevamo così debole, ma guarda un po’, come lo stiamo conoscendo e lo conosceremo nei prossimi mesi, magari dovendo anche ricorrere a un bell'intervento pubblico che andrebbe ad appesantire ulteriormente il debito, con il rischio, ovviamente, di una botta terrificante in termini di ripresa di competitività, di capacità finanziaria.
Tuttavia, al di là degli interventi sugli 80 euro, più o meno efficaci e più o meno elettoralistici, ci rendiamo conto che c’è la necessità di avviare una fase nuova nel Paese per agganciare la ripresa connessa ad un aumento significativo delle linee di credito nei confronti delle imprese, delle famiglie, laddove deve essere ripresa la domanda, laddove bisogna investire, dove c’è la necessità di cominciare una fase nuova, rilevante che non si intravede. Il nostro timore, colleghi, Presidente, è che, nell'autunno 2014, si possa scoprire che, grazie a questo percorso cosiddetto tecnico, richiamato da tutti i colleghi come tale, perché si tratta ovviamente di un provvedimento tecnico, si rischi di trovarsi in un contesto in cui scopriamo che il nostro sistema del credito rischia di avere delle falle rilevanti, magari, dico, magari, estremamente interessanti per gruppi di credito più importanti dei nostri che hanno sede in altri Paesi e che sono interessati ad acquisire anche il sistema creditizio nazionale che rappresenta, oggi, uno dei pochi punti di riferimento ancora rilevanti per il nostro sistema Paese.
Io spero che questi nostri timori possano essere fugati dall'azione del Governo, dall'azione del Comitato interministeriale per il credito ed il risparmio, dall'azione che verrà svolta in sede europea dal nostro Presidente del Consiglio, che dovrà richiamare su questi temi una grande attenzione. Infatti, è evidente che, attorno a questo, si gioca o meno la ripresa. I primi segnali, a mio avviso, non sono granché. Vorrei solo ribadire – ma ne discuteremo poi sul provvedimento specifico – che non è solo un problema di coperture finanziarie per gli 80 euro; c’è anche un problema di scelta politica, che spesso non viene ricordata. Il fatto che si punti a tassare le rendite finanziarie è evidente che non agevola, nel medio e lungo termine, un'adeguata azione di sostegno e di crescita del sistema del credito rispetto a quelli che sono gli aspetti e gli strumenti tradizionali legati alla raccolta, a quelli che sono altri strumenti che oggi sono un elemento fondamentale di tenuta.
Onorevole Sesa Amici, onorevole Presidente, noi abbiamo vissuto anche in questi mesi alcuni anticipi di riflessione che fanno pensare che queste nostre preoccupazioni non siano poi così immotivate; basti pensare, per esempio, al dibattito che si è avviato nel Paese da alcune dichiarazioni di alcuni esponenti della Banca d'Italia, che hanno rimesso in discussione, a distanza di qualche anno, un elemento che era considerato da tutti un Pag. 22valore, quello che era ed è il nostro sistema mutualistico, che ha caratteristiche nel credito di specificità. Esiste un'altra esperienza molto importante, che è quella tedesca – fatalità ! –, in qualche modo anche competitiva sul piano internazionale con la nostra, ma proprio Banca d'Italia ha dato segnali di insofferenza nei confronti di una tenuta a medio e lungo termine del sistema delle banche popolari, del sistema complessivo delle casse di credito cooperativo, mondi che evidentemente rappresentano oggi un radicamento territoriale molto forte, un'alternativa di modello rispetto ovviamente alla banca globale che rappresenta e ha rappresentato negli anni più difficili della nostra crisi un punto di riferimento fondamentale per le piccole e medie imprese e per le famiglie per la loro tenuta e sopravvivenza, e che oggi, grazie a questo percorso di avvalimento, potrebbe essere messo in grave discussione.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 11,35).
ALBERTO GIORGETTI. Noi ve lo diciamo prima, perché il problema non è la convergenza bancaria europea, il problema è riuscire a fare delle azioni che siano mitigate dai contesti nazionali economici, dai contesti nazionali che prevedono la propria specificità dal punto di vista economico-finanziario e la nostra partecipazione ad un percorso complessivo di ripresa. Allora noi chiediamo al Governo di non avere una doppia morale per la quale, da una parte, si rimette in discussione il pareggio di bilancio, dall'altra, aderiamo con grande entusiasmo a quelle che sono le regole già scritte, perché dobbiamo ricordare a noi stessi che i processi di valutazione – qualche segno di preoccupazione arriva già dal sistema del credito – sono già stati codificati con un metodo specifico che, mi permetto di dire a chi ha più esperienza di me in quest'Aula, non credo sia stato scritto nelle stanze della Banca d'Italia ma probabilmente in altre realtà e che punta a valorizzare esclusivamente alcuni aspetti che sono già evidentemente deficitari, per poter consentire il credito che è stato consentito fino ad oggi. Infatti, qui non si pone nemmeno il problema di immaginare una riduzione di crescita della possibilità di finanziamento delle piccole imprese e delle famiglie; qui rischiamo addirittura di trovarci nel 2015 di fronte alla necessità di un'iniziativa che preveda un rientro rilevante dei percorsi di affidamento concessi nel corso del 2013 e del 2014.
Allora «no» alla doppia morale. «No» alla doppia morale dove si dice, da una parte, rinvio del pareggio di bilancio e, dall'altra, aderiamo comunque a questa operazione rilevante che dovrebbe procedere con grande trionfalismo verso l'unione bancaria. Non sarà così. Sarà un percorso difficile, sarà un percorso tortuoso che potrà portare un valore nel tempo, ma l'Italia e il Governo devono sentirsi protagonisti di questa fase, responsabilizzati. Infatti, noi ovviamente non discuteremo con la Banca centrale europea, noi discuteremo con il Ministro dell'economia e con il Presidente Renzi su quali saranno le garanzie per poter ottenere questo risultato a difesa del sistema del credito nazionale e della ripresa del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Villarosa. Ne ha facoltà.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, lei rappresenta la Camera: la Camera è composta da noi parlamentari, e noi parlamentari, secondo l'articolo 67 della nostra Costituzione, rappresentiamo la nazione, quindi i cittadini. Questa breve premessa perché sì, mi rivolgo a lei, ma principalmente questo mio discorso è rivolto a tutti i cittadini italiani: ai cittadini che io rappresento e servo ogni giorno della mia legislatura.
Vedete, cari cittadini, noi vi dobbiamo servire, non rendere servi. «La gente affamata e senza lavoro è la pasta di cui son Pag. 23fatte le dittature»: ho ricordato e ripeto oggi questo pensiero di Roosevelt. Qui noi stiamo ratificando un grande accordo in merito alla vigilanza di una competizione, di una gara, che riguarderà le 124 banche più importanti d'Europa.
Alcune delle nostre più importanti banche da poco, grazie al decreto-legge IMU-Banca d'Italia..., a due concorrenti in particolare, cari cittadini, il Governo ha deciso di regalare oltre 3 miliardi di euro: circa la metà di quei famosi 7,5 miliardi per cui, con grande fierezza, noi ci siamo opposti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Queste risorse, questi 3 miliardi, vogliamo ricordarlo, aiuteranno queste banche a superare questa competizione. Serviranno per affrontare la gara con maggiori forze ! Non veniteci a raccontare storie: questa è una delle motivazioni, e voi ne siete complici, lo sarete per sempre.
Cittadini, vi volevo mettere a conoscenza di uno studio: uno studio pubblicato dal Financial Stability Board, quindi non amici nostri, l'istituto internazionale di coordinamento dei Governi, delle Banche centrali e degli organi di controllo per la stabilità finanziaria a livello globale. Questo studio, cari cittadini, era incentrato sul «sistema bancario ombra». Mentre andiamo a cercare chi evade per 2 euro lo scontrino, esiste un sistema bancario ombra. Leggendo attentamente questo testo, si scopre che qualcosa di aberrante è all'origine della crisi finanziaria planetaria che ci ha colpito pochi anni fa, e che ancora ci colpisce. Evidenzia che a fine 2011 – fate attenzione ! – ben 67 mila miliardi di dollari erano gestiti da una «finanza parallela»: al di fuori, quindi, dei controlli e delle regole bancarie vigenti; una cifra che equivale al 111 per cento del PIL mondiale !
Ebbene, leggendo questo studio sembra di avere a che fare con un movimento sovversivo che specula ai danni degli Stati sovrani, e soprattutto dei ceti meno abbienti. In altre parole, se da una parte abbiamo i conti correnti con i risparmi dei cittadini e delle imprese, dall'altra parte abbiamo questo sistema bancario occulto, composto da tutte le transazioni finanziarie fatte fuori dalle regolari operazioni bancarie. Questo si che è un movimento sovversivo, un movimento che ha succhiato denaro dalle tasche dei cittadini per trasferirli nei forzieri delle maggiori banche internazionali ! Questi sono i sovversivi che dobbiamo combattere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
Secondo l'indagine del 2012 di Banca d'Italia sui bilanci delle famiglie, il 10 per cento delle famiglie più ricche in Italia possiede il 46,6 per cento della ricchezza totale, in crescita rispetto all'anno prima. La concentrazione della ricchezza è pari al 64 per cento in questo Paese. Avete creato 9 milioni di poveri, ve ne rendete conto ?
Allora, ora mi è tutto chiaro. È vero, siamo noi i sovversivi, ma non come i vostri amici banchieri: il nostro essere sovversivo, come mi ricordava un signore tempo fa, è diverso. Il nostro essere sovversivi è etimologico: deriva da subvertere, da «mettere sotto», perché noi vogliamo mettere sotto i poteri forti, le lobby, le multinazionali che speculano contro noi cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E naturalmente chi con loro è associato: loro li mettiamo sotto, e sopra mettiamo loro i cittadini !
I cittadini da difendere sono i pensionati, che hanno una pensione di 500 euro, non le banche, i disoccupati, gli inoccupati, quelle mostruose categorie che avete creato. Avete distrutto la vita di tantissime persone; anche voi del PD, anche voi, per i lavoratori ?
Ma non mi fate ridere, quelle categorie che si chiamano esuberati, che si chiamano esodati, cassaintegrati in deroga straordinaria, ordinaria, mobilità, Aspi, mini Aspi, avete creato migliaia di sigle che non servono a niente. La gente deve vivere con dignità e la soluzione è una sola ed è unica ed esiste in tutta Europa e si chiama reddito di cittadinanza per tutti gli italiani che vivono sotto la soglia di povertà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). A breve sarà in quest'Aula e quel giorno avrete milioni di occhi a guardarvi, provate a bocciarlo e nessuno se lo dimenticherà.Pag. 24
In questo decreto, vorrei ricordarlo, stiamo spendendo circa 30 milioni di euro per far gestire questa gara alla BCE o a soggetti selezionati dalla BCE; sembra incredibile conoscere l'esistenza di possibili conflitti d'interessi, di cui già oggi siamo a conoscenza, e contemporaneamente ho dovuto assistere stamattina alla bocciatura del mio emendamento sul conflitto d'interessi.
Come ricordava il collega di Sel l'altro giorno, il conflitto di interessi rischia di essere sistemico, soprattutto quando si agisce sui big player.
Tra le società selezionate per la stima, come ricordavo anche prima, ci sono Prelios..., non c’è conflitto di interessi ? Fra gli azionisti abbiamo Intesa, Unicredit, Monte dei Paschi di Siena, Bps; abbiamo Crif, che è Bpm; abbiamo Protos, che è Generali e Unipol; KPMG, che sarebbe un gruppo di società che dovrebbe valutare i bilanci, oltre a essere però revisore anche di Intesa San Paolo. Yard Valtech, che non ha azionisti fra le banche italiane, ha come primari clienti Unicredit, Intesa, Monte dei Paschi di Siena, Banco Popolare, Bper e Ubi.
Secondo voi non c’è conflitto d'interessi ? No, non c’è ? Ultimamente sembra che ci sia un amore incredibile verso la salvaguardia di alcune banche. La catastrofe è iniziata nel 1994: ricordate Ciampi quando tolse il divieto per le banche di possedere partecipazioni nelle industrie ? Ma non vi rendete conto che ciò vi rende ricattabili ? Anche a voi Governo, in un Paese con un tale contesto anche voi siete in continuo traballo, siete sempre a rischio, ogni Governo diventa ricattabile.
Marco Della Luna osservava che il fine dei banchieri è quello di attuare una trasformazione della società secondo un loro modello, e ciò è confermato anche dalle ricerche del professor Werner sul caso giapponese, in cui si osservava che i banchieri tornano a dare ossigeno all'economia solo dopo che ottengono dallo Stato una serie di riforme come ad esempio: l'indipendenza politica della Banca centrale, la liberalizzazione del mercato del lavoro (ce lo insegna il decreto-legge lavoro di Poletti di pochi giorni fa sui cui avete messo la fiducia due volte), la riduzione dello Stato sociale. Questo è quello che stanno facendo: gli fanno gestire il giochino della vigilanza per farli vincere, per dargli indipendenza totale, dopo che abbiamo regalato 7,5 miliardi ai maggiori gruppi italiani.
Ditemi che non è così ! Questa volta non potete dirlo perché quando le banche hanno riferito al membro del Governo, che è del vostro partito, che è del PD, una dichiarazione dell'ABI: «Hanno preso mille miliardi dalla BCE e li hanno impiegati facendo di tutto, ma non aumentando i prestiti». Chi l'ha detto ? Il sottosegretario Delrio che è del vostro Governo, e che si riferiva agli LTRO, Long term refinanciang operation. Grazie a questa operazione le banche hanno preso 1.000 miliardi e le imprese niente. È uno schifo questo modo di operare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!.
Cari cittadini, qua ci trattano come bambini stupidi, come popolo servo, con questo decreto che regala la vigilanza del sistema bancario di fatto alla banche centrali private, in capo alla BCE totalmente privata, gestita da persone che non superano concorsi pubblici, nominate da chi governa, Banche centrali che dovrebbero essere pubbliche e che invece sono private. Banche che pretendono utili, fino a 450 milioni di euro l'anno dalle nostre riserve, dalle riserve dello Stato. Utili guadagnati e poco tassati, provenienti dalla stampa di moneta che dovrebbe essere nostra e che invece dobbiamo pagare con i nostri titoli di Stato. Hanno privatizzato tutte le aziende pubbliche per avere le loro pedine nei punti focali, quello dell'unione bancaria è l'ultimo loro cruccio. Pochi gestori, amici controllori e fondi salva Stati vari gestiti anch'essi da privati che sicuramente con gentile clemenza non guadagneranno nulla da queste operazioni.
Concludo con De La Boitie e con una speranza, ricordandovi che se la natura, nel distribuire i doni, ha concesso agli uni più che agli altri qualche privilegio, nel corpo o nello spirito, non ha comunque inteso metterci qui come in un'arena e Pag. 25non ha spedito qui i più forti e i più scaltri come briganti armati in una foresta, per depredare i più deboli, piuttosto la natura ha voluto lasciare un posto, uno spazio all'affetto fraterno, dandogli un luogo in cui manifestarsi, disponendo gli uni della forza di dare aiuto e gli altri del bisogno di riceverne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Petrini. Ne ha facoltà.
PAOLO PETRINI. Signor Presidente, oggi affrontiamo e approviamo definitivamente questo decreto per consentire alla Banca d'Italia di avvalersi di soggetti terzi per svolgere l'attività di vigilanza sulle banche e sui gruppi bancari previsti nel percorso per l'istituzione del meccanismo di vigilanza unico, una tappa – questa dell'istituzione del meccanismo di vigilanza unico –, che insieme ai nuovi quadri integrati di garanzia dei depositi e di risoluzione delle crisi degli enti creditizi, porterà a conseguire l'obiettivo europeo dell'unione bancaria e quindi a cambiare strutturalmente il quadro finanziario precedente alla crisi del 2007-2008. Tutto al fine di conseguire una maggiore salvaguardia della stabilità finanziaria e di ridurre al minimo il costo dei fallimenti delle banche.
La necessità di ripensare radicalmente il sistema di regolamentazione e supervisione dell'attività bancaria dopo la crisi non è stata certo confinata ai Paesi dell'area euro, ma è stata promossa nei principali consessi internazionali: il G20, il Financial stability board, il Comitato di Basilea. Noi lo stiamo facendo in maniera appropriata ? L'Europa sta affrontando adeguatamente questo compito ? Intanto, va sottolineata, in questo contesto di cambiamento, l'attualità del nostro Testo unico bancario nell'individuare le finalità dell'attività di vigilanza: sana e prudente gestione, trasparenza e correttezza nelle relazioni con la clientela e stabilità finanziaria. Non solo esse rimangono immutate a seguito della crisi finanziaria, ma il rapporto sinergico tra loro è stato confermato dalle risposte fornite dopo la crisi anche a livello internazionale.
Le finalità che hanno ispirato il testo unico saranno le stesse che orienteranno l'attività di vigilanza nel contesto istituzionale e regolamentare europeo. Quindi, per una volta, possiamo affermare con certezza che le nostre regole vengono assorbite dagli altri e non siamo noi ad assorbire le regole degli altri.
La tutela della trasparenza e della correttezza delle relazioni con la clientela dei rapporti bancari rimane competenza esclusiva della Banca d'Italia. L'obiettivo della sana e prudente gestione delle banche dovrà essere perseguito nell'ambito del meccanismo unico di vigilanza e in prospettiva di quello di risoluzione sulla base delle regole europee.
La stabilità del sistema finanziario nel suo complesso dipenderà dall'efficacia e dal perseguimento di tale finalità e dall'azione di vigilanza macroprudenziale, il cui successo dipenderà dalla chiarezza e dalla omogeneità delle regole applicate. Mi sembra comunque di poter dire che nell'ultimo accordo raggiunto per completare l'unione bancaria, quello per la creazione di un meccanismo unico di risoluzione, l'Europa abbia ritrovato un po’ di quello spirito di solidarietà che ha ispirato nel passato la creazione dei fondi strutturali, nel tentativo di alleviare, se non di risolvere i problemi del dualismo e della aree arretrate dell'Unione.
Positivo è stato infatti il compromesso che ha permesso di centralizzare anche la gestione delle crisi bancarie, così come è stato fatto per i poteri di vigilanza della BCE. La nuova autorità, il Single Resolution Mechanism Board sarà competente per le banche significative e per quelle cross-border e comunque ogni volta che si debba utilizzare il Single Resolution Fund, mentre le autorità nazionali conserveranno la competenza per tutte le altre. Sarà dunque la BCE, nell'esercizio dei poteri di vigilanza, a segnalare quando una banca sta fallendo o è probabile che fallisca.Pag. 26
E sarà la nuova autorità, il Single resolution mechanism board, ad adottare il piano di risoluzione, dopo aver valutato se ricorrono i presupposti per l'intervento pubblico e che non vi siano possibili alternative private. La novità più importante e significativa è la struttura di questo Single resolution fund, che l'autorità potrà utilizzare per iniettare risorse nelle banche in crisi. A regime il fondo avrà in dotazione 55 miliardi di euro, mentre nel periodo di transizione ci saranno tanti comparti nazionali basati sugli apporti delle banche dei diversi Stati, comparti che saranno progressivamente mutualizzati. A testimonianza della sua funzione di intervento in seconda battuta e della priorità assegnate ai privati nel caricarsi i costi della crisi, il fondo si attiverà solo a condizione che una determinata percentuale della passività, l'8 per cento, sia stata già coperta da risorse interne alla banca e comunque potrà coprire non più del 5 per cento delle passività totali.L'accordo sulla comune gestione della crisi bancaria favorisce senza dubbio un clima di minore incertezza sui rischi di credito e di maggior fiducia nel sistema, elementi essenziali che permettono all'attività creditizia di supportare fattivamente l'economia, ma rende anche eguali i contribuenti europei nel momento in cui devono pagare per salvare le banche. Inoltre, separa il trattamento della rischiosità bancaria da quella pubblica, sciogliendo l'intreccio tra debito sovrano e debito bancario. Un buon risultato, quindi, certamente timido e perfettibile, ma incamminato nella giusta direzione di un'ulteriore integrazione tra i membri dell'Unione che dovrà riguardare anche altri ambiti, quale quello fiscale e quello politico. Ma nel frattempo bisogna far funzionare ciò che è già stato deciso e del resto già in esecuzione, visto che la prima fase della valutazione approfondita, cioè l'analisi dei rischi ai fini della vigilanza, è già stata effettuata dalla Banca d'Italia e la seconda fase relativa all'esame della qualità degli attivi è in svolgimento. Un lavoro poderoso, che ha già riguardato l'analisi di tutti i fattori di rischio fondamentali insiti nei bilanci bancari, inclusi quelli sotto il profilo della liquidità, della leva finanziaria e del finanziamento che sta riguardando l'esame delle esposizioni creditizie e le esposizioni ai mercati, le posizioni sia in bilancio sia fuori bilancio e le esposizioni nazionali e sull'estero, coprendo tutte le classi di attività, inclusi i prestiti in sofferenza, i prestiti ristrutturati e le esposizioni verso i debiti sovrani, e che in ultimo riguarderà la prova di stress, basata sull'esame della qualità degli attivi e finalizzata ad offrire una visione prospettica della capacità di assorbimento degli shock da parte delle banche in condizioni avverse.
Bene, per concludere questo enorme lavoro, entro il prossimo mese di ottobre, la Banca centrale europea e la Banca d'Italia ci dicono che le risorse interne di via Nazionale non sono numericamente sufficienti a garantire il rispetto dei tempi previsti e degli standard richiesti. Ed inoltre ci dicono che avvalersi di consulenti esterni migliora la percezione di imparzialità che attraverso questo lavoro va data al mercato, il quale dovrà ritenere assolutamente credibile il complesso di questa attività. Riguardo alla prima motivazione, credo non ci siano dubbi sulla necessità di rafforzare la squadra della Banca d'Italia. Basta pensare che, conclusa la selezione dei portafogli, va eseguita l'analisi dei processi, delle politiche e delle prassi contabili degli istituti bancari, va svolto l'esame delle esposizioni creditizie e degli accantonamenti e valutate garanzie e attività immobiliari. Vi immaginate quanti esperti immobiliari occorrano per redigere le perizie di circa 18 mila immobili ? Avvalersi di esperti indipendenti poi serve a soddisfare una funzione di tutela degli interessi degli investitori e, in ultima istanza, a vantaggio della trasparenza e della fiducia nel mercato finanziario.
Mi sembrano, poi, diradati i dubbi su possibili conflitti di interesse di cui questi soggetti potrebbero essere portatori. Le modifiche apportate in Senato e i criteri di redazione del bando di selezione fatto dalla Banca d'Italia hanno brillantemente risolto il problema. Signor Presidente, concludo dicendo che conosciamo tutti molto Pag. 27bene le difficoltà del nostro sistema economico e di quello europeo, le difficoltà delle famiglie e delle imprese di approdare serenamente a quello che è il credito per svolgere la loro vita e la loro attività, ma sappiamo anche molto bene che abbiamo bisogno di uno scenario che produca fiducia, all'interno del quale inserire tutte le nostre azioni, anche tutte quelle che il Governo ha già messo in cantiere e che sicuramente porterà in esecuzione nei prossimi mesi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2309)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2309, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Folino, Zardini, Marti, Casellato, Dellai, Zanin, Bruno, Boccia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1387 – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 marzo 2014, n. 25, recante misure urgenti per l'avvalimento dei soggetti terzi per l'esercizio dell'attività di vigilanza della Banca d'Italia» (Approvato dal Senato) (2309):
Presenti 416
Votanti 413
Astenuti 3
Maggioranza 207
Hanno votato sì 284
Hanno votato no 129.
La Camera approva (Vedi votazioni).
Sospendo a questo punto la seduta per cinque minuti, una pausa solo tecnica, per poi avviare l'informativa urgente del Governo sui recenti eventi alluvionali che hanno colpito le Marche.
La seduta, sospesa alle 12, è ripresa alle 12,05.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI
Informativa urgente del Governo sui recenti eventi alluvionali che hanno colpito le Marche.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sui recenti eventi alluvionali che hanno colpito le Marche.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
(Intervento del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Graziano Delrio.
GRAZIANO DELRIO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, Dal 2 al 4 maggio 2014 la regione Marche, in particolare i territori delle province di Ancona, Pesaro Urbino e Macerata, è stata interessata da un evento meteorologico di eccezionale intensità, con fenomeni idrogeologici e idraulici di rilevante impatto sul territorio.
La giornata più critica è stata quella del 3 maggio, soprattutto per Senigallia, in provincia di Ancona, dove, a causa dell'esondazione del fiume Misa, si sono registrate due vittime e diversi feriti. Altre Pag. 28situazioni di criticità rilevante sono state segnalate su larga parte delle altre province a causa delle piene dei fiumi Triponzio, nel territorio di Chiaravalle, Cesano, Musono, Aspio (in provincia di Ancona), Metauro e Foglia (in provincia di Pesaro-Urbino).
L'analisi dei dati pluviometrici ha evidenziato sull'intera regione valori di cumulate areali massimi di 60-70 millimetri in 3-6 ore, con valori massimi puntuali di 140-160 millimetri per l'intera durata dell'evento. Con tali precipitazioni concentrate, la risposta dei bacini, specie i piccoli e i medi, è stata molto rapida, con conseguente formazione di un'onda di piena improvvisa, che ha causato notevoli innalzamenti, diffusi sormonti e conseguente erosione dell'alveo.
Si ritiene che l'eccezionalità dell'evento sia da attribuire, non tanto ai quantitativi totali di precipitazione, quanto alla concentrazione degli stessi in poche ore ed alla estensione areale dell'evento pluviometrico. In particolare, sul fiume Misa, in 6 ore, si sono riversati 13 milioni di metri cubi di precipitazione, causando un eccezionale innalzamento di 6,2 metri (durante la grande alluvione di Senigallia del 1940 furono 62 milioni di metri cubi in 48 ore). Inoltre, lo stato di completa saturazione dei suoli per le precipitazioni pregresse, nonché la natura argillosa dei terreni hanno influito in maniera determinante sulla piena improvvisa – in linguaggio tecnico: flash flood – a partire dalle prime ore del 3 maggio, con picco registrato circa alle ore 8.
Per quanto concerne l'attività di previsione, va segnalato quante segue: la Regione Marche, come previsto dalla direttiva del Presidente del Consiglio del 27 febbraio 2004, sul sistema di allertamento nazionale per il rischio idraulico ed idrogeologico, aveva emesso, per il periodo interessato due avvisi meteo regionali – recepiti anche nei successivi avvisi emanati dal Dipartimento il 1o ed il 3 maggio – con cui erano state previste, dalle ore 12 del 2 maggio e fino alle ore 24 del 4 maggio, precipitazioni dapprima con intensità elevata areale (medie attorno a 30 millimetri) e localmente molto elevata (50 millimetri) e successivamente con intensità moderata areale (medie previste attorno a 30-40 millimetri) e temporalesca (fino a 50 millimetri) su tutta la Regione.
La Regione Marche ha poi emesso due avvisi di criticità regionali – recepiti anch'essi a livello nazionale, nei bollettini – con la previsione di criticità moderata idrogeologica localizzata e idraulica diffusa su tutta la regione dalle ore 24 del 2 maggio e per le successive 48 ore, e di criticità moderata idrogeologica localizzata ed ordinaria idraulica diffusa su tutta la regione dal 5 maggio e per ulteriori 24 ore. Si rammenta che la criticità moderata, o arancione, è la seconda sui tre livelli di criticità previsti dal sistema di allertamento nazionale e che corrisponde a scenari prevedibili di significativi innalzamenti dei livelli idrometrici dei corsi d'acqua, con fenomeni di inondazioni e diffusi danni a edifici, reti infrastrutturali ed attività antropiche, nonché a franosità diffusa sul territorio, come quelli realmente osservati, con possibile perdita di vite umane.
Per quanto riguarda l'attività di gestione dell'emergenza, va segnalato quanto segue: alle ore 7 del mattino del 3 maggio il centro funzionale regionale delle Marche ha segnalato al dipartimento della Protezione Civile alcuni allagamenti nel territorio di Osimo (Ancona), riguardanti locali cantinati e garage, nonché l'esondazione del torrente Fiumicello, con conseguente chiusura della strada provinciale adiacente. Nella stessa mattinata è stato comunicato che la diga «Le Grazie» sul fiume Chienti, nel territorio di Tolentino (Macerata), aveva raggiunto livelli di piena significativi. Alle ore 9,35 del 3 maggio, la sala situazione Italia del dipartimento della Protezione Civile ha ricevuto notizia che i torrenti Triponzio e Misa erano esondati nella zona a monte in aperta campagna e nei quartieri nell'entroterra di Senigallia, con conseguente allertamento degli abitanti per l'arrivo dell'ondata di piena.Pag. 29
Informazioni confermate dal centro funzionale regionale, che ha comunicato piccole esondazioni in campagna e l'attesa dell'onda di piena a Senigallia.
Alle ore 10,30 del 3 maggio la sala situazione Italia ha ricevuto segnalazioni di piccole frane e smottamenti senza particolari inconvenienti. Alle ore 18 il centro funzionale regionale ha comunicato che gli allagamenti a Senigallia erano dovuti principalmente a una rottura arginale di ignota entità a valle del comune di Bettolelle, all'ingresso di Senigallia, e che sul posto era intervenuto personale della Protezione civile regionale per le verifiche del caso.
In serata, a seguito di ricognizione in elicottero, è stato verificato che l'inondazione non era stata provocata da una rottura arginale, bensì da un sormonto del Misa su tutto l'argine destro, per un tratto di circa 2-3 chilometri fino alla foce, con interessamento e deflusso dell'acqua lungo l'asse cittadino del centro di Senigallia.
Sin dall'emanazione dell'avviso meteo del 2 maggio, la sala situazione Italia del dipartimento di protezione civile ha monitorato costantemente la situazione in atto. A partire dalle ore 15 del 3 maggio, tenuto conto delle segnalazioni sempre più insistenti di criticità, il dipartimento ha attivato lo stato di configurazione emergenziale S2 – presidio operativo, mantenuto fino alle ore 20 del 4 maggio, con le seguenti funzioni operative di supporto: coordinamento, tecnica di valutazione e pianificazione, volontariato, sanità, logistica e comunicazione, stampa, funzione delle strutture operative, mobilità e servizi essenziali del dipartimento.
Il presidio, attraverso la sala situazione Italia, è stato in costante contatto per aggiornamenti con la sala operativa della regione Marche, la sala operativa integrata presso la sede dei Vigili del fuoco di Chiaravalle, la prefettura di Ancona ed i COC, centri operativi comunali istituiti nell'occasione. I centri operativi comunali per le attività connesse all'assistenza alla popolazione, all'attivazione del volontariato e al ripristino della viabilità e dei servizi essenziali sono stati resi operativi nei comuni di Senigallia, Falconara, Ostra, Castel di Lama. Monsanpolo del Tronto.
Nel pomeriggio del 4 maggio il Presidente del Consiglio ha effettuato, insieme al capo del dipartimento della protezione civile, un sorvolo dell'area interessata dall'evento, per effettuare una prima stima circa l'entità dei danni ed ha successivamente presieduto un incontro operativo presso il comune di Senigallia.
Per quanto riguarda l'intervento del volontariato di protezione civile e l'attività per l'assistenza alla popolazione, a seguito dell'esondazione del fiume Misa e dell'allagamento di parte del territorio del comune di Senigallia, sono state allontanate circa 250 persone dalle abitazioni a rischio, che sono state ospitate presso il locale seminario vescovile e strutture sportive comunali. Attualmente risultano ancora 20 persone evacuate, ospitate in strutture alberghiere o ospitate presso parenti e amici.
Per quanto riguarda l'impiego dei Vigili del fuoco, sono state attivate 120 squadre e 75 tra idrovore e motopompe. Il dipartimento di protezione civile, al fine di supportare l'attività della regione Marche, ha attivato il sistema dei volontari, chiedendo alla regione Friuli Venezia Giulia di effettuare una ricognizione della disponibilità di risorse delle altre regioni e province autonome. Il Friuli Venezia Giulia ha reso operative rispettivamente 5 squadre della regione Umbria e 5 squadre della regione Emilia Romagna, che stanno operando sotto il coordinamento della direzione della Protezione civile della regione Marche.
Nella serata del 5 maggio, la regione ha richiesto il supporto di ulteriori 5 squadre alla regione Veneto, dotate delle apparecchiature necessarie per il pompaggio e la rimozione di fango e acqua, intervenute sul posto nel corso della giornata del 6 maggio.
Il volontariato organizzato di protezione civile, intervenuto per la gestione dell'emergenza, sta operando sul territorio con 393 volontari così ripartiti: regione Pag. 30Marche 320 volontari; regione Umbria 28 volontari; regione Emilia Romagna 25 volontari; regione Veneto 20 volontari.
Per quanto riguarda la mobilità e i servizi essenziali, la principale criticità strutturale riscontrata, a parte l'allagamento di vari locali al piano terreno e scantinati, è stata quella legata alla rete di telefonia mobile e fissa, che ha ostacolato per molte ore l'effettuazione delle chiamate di soccorso. Allo stato attuale si segnala ancora il malfunzionamento della rete telefonica dell'ospedale di Senigallia, il cui ripristino è previsto entro oggi o, al massimo, domani.
Relativamente alla mobilità, le maggiori criticità sono state riscontrate sulla rete stradale e sulle autostrade. Nella giornata del 3 maggio 2014, infatti, causa allagamenti, è stato chiuso lo svincolo autostradale dell'A14 di Senigallia in entrambe le direzioni, che è stato riaperto successivamente e reso percorribile nella giornata del 4 maggio.
Le altre strade statali e provinciali interessate dagli allagamenti sono state la strada statale n. 76, dove è stato impedito l'accesso allo svincolo per Jesi, e la strada provinciale n. 36, che è stata chiusa. Si è verificata inoltre una frana sulla strada statale n. 4, Salaria, al chilometro 151, nel Comune di Arquata del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno, che collega la porzione meridionale della regione con la capitale. Sul piano viabile sono precipitati almeno tre massi di dimensione superiore a 100 metri cubi cadauno, oltre a notevole quantità di detriti che hanno interessato tutto il tratto interessato e le pertinenze stradali. Con la caduta è risultato completamente danneggiato il piano viabile, poiché i massi. di notevole dimensioni e peso, sono rimasti infissi nell'infrastruttura ed è stata totalmente divelta la barriera di valle. La viabilità è stata, pertanto, chiusa al traffico con deviazione per i mezzi leggeri sulla viabilità provinciale alternativa.
Per quanto riguarda la rete ferroviaria, sulla direttrice adriatica la circolazione ha subito rallentamenti nella giornata del 3 maggio, per poi tornare regolare. Non sono stati registrati particolari criticità in merito al traffico aereo sull'aeroporto di Falconara.
Il comune maggiormente colpito è stato quello di Senigallia dove, a fronte delle 9 mila disalimentazioni elettriche iniziali, nella giornata del 3 maggio, scese già a 6.400 nel corso della mattina successiva, attualmente ne risultano ancora un centinaio in via di definitiva risoluzione. La criticità è stata principalmente determinata dall'allagamento delle cabine di distribuzione. Notevoli sono stati i disagi che hanno interessato sia la telefonia fissa che quella mobile, relativamente a tutti i gestori telefonici. Attualmente risulta ripristinata la telefonia fissa, ma permane non ancora completamente riattivata la copertura della telefonia mobile.
La regione Marche, con nota del 5 maggio 2014, per l'eccezionale condizione di maltempo che ha colpito il territorio marchigiano ha chiesto la delibera dello stato di emergenza, ai sensi dell'articolo 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225.
Al momento sono in corso i sopralluoghi tecnici previsti per valutare, nel più breve tempo possibile, i presupposti per la delibera dello stato di emergenza da sottoporre al Consiglio dei ministri. Al fine di accelerare al massimo la rilevazione dei danni, il 5 maggio la regione Marche ha anche chiesto al dipartimento il supporto dei servizi satellitari per la mappatura delle aree alluvionate. Il dipartimento ha attivato sia il servizio nazionale, in collaborazione con l'Agenzia spaziale italiana, che il servizio europeo Copernicus per il bacino del fiume Misa ed in particolare sulle aree a maggiore criticità indicate dalla regione ricadenti nei comuni di Senigallia, Ostra e Corinaldo.
In particolare, l'Agenzia spaziale italiana ha fornito un'immagine Cosmo-SkyMed, acquisita nelle prime ore del 5 maggio, che è in corso di elaborazione. Circa il servizio europeo afferente al programma Copernicus denominato «Gio Ems in rush mode», si fa presente che è stata pianificata l'acquisizione di immagini ottiche ad altissima risoluzione ai fini della mappatura dei danni.Pag. 31
La dichiarazione dello stato di emergenza, sulla base della normativa vigente, deve specificare la durata, l'estensione territoriale con specifico riferimento alla natura ed alla qualità degli eventi, individuare le risorse finanziarie destinate ai primi interventi di emergenza nelle more della ricognizione in ordine poi agli effettivi ed indispensabili fabbisogni, che verrà successivamente eseguita da parte del commissario delegato, che verrà in seguito nominato con ordinanza del capo del dipartimento della Protezione civile. Le risorse occorrenti devono, secondo la vigente normativa, trovare copertura nell'ambito del Fondo per le emergenze nazionali.
Una volta che sarà stato deliberato lo stato di emergenza e definito il primo stanziamento urgente, d'intesa con la regione Marche, il capo del dipartimento della Protezione civile potrà provvedere, con propria ordinanza, a nominare il commissario delegato, munirlo dei necessari poteri straordinari ed autorizzarlo ad operare per favorire il ritorno alle normali condizioni di vita del sistema sociale e produttivo.
(Interventi)
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi. Ha chiesto di parlare il deputato Lodolini. Ne ha facoltà.
EMANUELE LODOLINI. Signor Presidente, Ministro, ancora una volta una straordinaria ondata di maltempo ha colpito, purtroppo, le Marche.
I comuni di Osimo, Chiaravalle, Ostra Vetere e Corinaldo sono stati colpiti, ma la città di Senigallia è la più ferita, una ferita che fa male, fa molto male, perché cade alla vigilia della stagione turistica. Ma Senigallia ce la farà, ce la farà perché conosco la comunità, la sua gente e conosco il suo sindaco e dunque sono convinto che ce la farà, anzi ce la faremo. Alta la presenza delle imprese manifatturiere, commerciali, agricole e turistiche coinvolte.
Un ringraziamento doveroso va alla protezione civile, ai vigili del fuoco, alle forze dell'ordine tutte, ai sanitari, ai volontari, alla Caritas. Un ringraziamento al Presidente Renzi, che ha voluto dimostrare concretamente, con i fatti ed immediatamente, la vicinanza del Governo. Una visita utile, necessaria, che ci ha fatto sentire il Governo molto vicino. Non è questo il momento della polemica, questo è il momento della solidarietà verso le popolazioni colpite, che in queste ore, «pala alla mano», stanno cercando di gestire appunto l'emergenza. Ai familiari delle vittime, ai cittadini colpiti, alle famiglie, alle imprese in situazioni di disagio va la solidarietà del gruppo del PD. Ma la solidarietà da sola non basta. Al Governo chiediamo di mettere determinazione, quella stessa determinazione unita a dignità che ha messo la comunità senigalliese.
Quindi chiediamo al Governo di accogliere con sollecitazione la richiesta dello stato di emergenza avanzata dalla regione, di destinare risorse aggiuntive per gli ammortizzatori in deroga per i lavoratori colpiti nelle imprese operanti nelle zone alluvionate. Chiediamo una moratoria che interessi le imprese e i cittadini per quanto riguarda il pagamento delle imposte. Queste richieste saranno contenute in una mozione che il gruppo del PD, qui alla Camera, depositerà finita questa comunicazione del Governo e che chiediamo possa essere calendarizzata il prima possibile, Presidente.
Questo riguarda l'emergenza, ma occorre fare altro. Occorre ripensare tutti insieme ad una gestione del territorio più integrata, dove il tema della prevenzione sia centrale. Non è più pensabile affrontare situazioni di emergenza come se fossero situazioni spot. Agire, non reagire: questo è il segreto per far fronte alla sfida che il cambiamento climatico ci pone.
Pertanto chiedo che la strategia nazionale sull'adattamento al cambiamento climatico venga adottata e sostenuta finanziariamente dal Ministero e dalle regioni in modo organico e concertato. Penso al patto dei sindaci per l'adattamento, che va Pag. 32attuato, perché non è possibile che oggi i sindaci vengano lasciati da soli ad affrontare problematiche così complesse con mezzi non idonei.
Chiedo che la regione, le regioni sostengano gli investimenti sui loro territori, attraverso la piena attuazione degli indirizzi definiti dalla Commissione europea per l'allocazione dei fondi strutturali 2014-2020 e chiedo infine che si lavori su un adattamento leggero, sul potenziamento degli investimenti in information and communications technology, sulla sensoristica applicata al monitoraggio ed all'analisi del rischio. Tutto questo ci potrà consentire di affrontare al meglio l'emergenza, ma al tempo stesso di fare uno sforzo in più, al quale sono sicuro che il Governo presterà la massima attenzione, che è quello di prevenire, che è quello di non gestire solo l'emergenza, che è quello di aiutare le popolazioni, di spendere bene, di spendere le risorse nei tempi utili per evitare nuovi ed ulteriori drammi.
Grazie Ministro per la comunicazione di quest'oggi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Terzoni. Ne ha facoltà.
PATRIZIA TERZONI. Signora Presidentessa, l'ennesima alluvione con l'ennesimo conto delle vittime e dei danni. Ancora una volta la regione Marche coinvolta. Questa volta quattro vittime. Per le Marche si tratta del quinto evento calamitoso in quattro anni. Già a fine novembre dello scorso anno si erano registrati altri danni e quando ancora il territorio non aveva del tutto rimarginato le ferite lasciate dal ritiro delle acque dei fiumi straripati, ecco un'altra precipitazione di particolare intensità a ricordarci che il pericolo è sempre dietro l'angolo, soprattutto quando non si fa niente per evitarlo. E sono sempre i cittadini ed i volontari che si devono rimboccare le maniche.
Il 26 Marzo l'ISPRA ha presentato il rapporto «Il consumo di suolo in Italia» che permette di ricostruire l'andamento del consumo di suolo verificatosi dal dopoguerra ad oggi. I dati parlano di settanta ettari al giorno di suolo sigillato. A livello nazionale si è registrata una perdita di suolo passata dal 2,9 per cento degli anni Cinquanta al 7,3 per cento del 2012 con un incremento di 4 punti percentuali. In termini assoluti corrisponde a 22 mila chilometri quadrati di terreno impermeabilizzato. La regione Marche, in particolare, ha registrato uno dei dati più alti raggiungendo il 10,2 per cento di superficie consumata e questo nonostante le particolari caratteristiche orografiche del territorio caratterizzato perlopiù da rilievi montuosi e collinari con strisce pianeggianti localizzate lungo le valli alluvionali e la costa. Proprio sulla fascia costiera si concentra una parte delle analisi condotte dall'ISPRA che ha rilevato che nella fascia compresa entro i 10 km dalla costa il consumo di suolo assume valori nettamente superiori e continua a crescere più velocemente rispetto al resto del territorio nazionale passando dal 4 per cento degli anni Cinquanta al 10,5 per cento nel 2012. Già solo leggendo questi dati potremmo darci alcune risposte su come mai sia accaduto ciò di cui oggi stiamo parlando.
Noi viviamo il territorio e abbiamo ben presente quali sono gli interventi che vengono realizzati lungo i nostri fiumi. Sono interventi «a singhiozzo», di tipo puntuale, che non trattano i fiumi come un corpo unico e organico. Si spostano i problemi da un punto più a monte a uno più a valle e viceversa, senza mai risolvere del tutto la messa in sicurezza globale del territorio. Si entra nei letti dei fiumi con le ruspe e con il materiale asportato si fa il ripascimento delle spiagge e si costruiscono argini fragili che alla prima piena vengono spazzati via. Si interviene sulla foce dimenticandosi dei tratti in montagna e intanto si continua a costruire soprattutto lungo le coste e lungo le valli alluvionali. Alluvionali, vorrà dire qualcosa.
In questi giorni si è parlato della situazione particolare del territorio del comune di Senigallia, ma non dimentichiamoci che sono molte altre le zone che hanno subito ingenti danni e che non hanno ricevuto finora attenzioni. Le cronache Pag. 33parlano di danni nelle aree di Porto San Giorgio e Porto Sant'Elpidio, dove da poco era terminata la bonifica delle spiagge che erano state invase a novembre da detriti e rami di alberi. Ad Ascoli Piceno si è verificata una frana che ha interessato la Salaria con conseguente interruzione dell'unico collegamento con alcuni altri comuni. Altre strade sono state interrotte per frana a Fermo. Stessa situazione nel territorio intorno alla città di Urbino. Allagamenti si sono registrati anche lungo la costa a nord di Senigallia, nei comuni di Gabicce Mare e Marotta. Nell'entroterra forti disagi si stanno vivendo per la mancanza di acqua potabile a causa della rottura delle condutture idriche. Forti preoccupazioni destano le condizioni della costa che si stava preparando all'avvio della stagione estiva e delle attività agricole visto che per molte colture ci troviamo in un momento che possiamo definire del non ritorno, ossia una fase nella quale ormai è quasi impossibile ricorrere a soluzioni alternative o porre riparo a danni di grossa entità.
Sono sicura che fra qualche mese saremo di nuovo qui per parlare di altri disastri, altre alluvioni ed altri morti. Stiamo per depositare l'ennesima mozione per l'ennesimo disastro. Ora è la volta delle Marche. Ma già sono state approvate risoluzioni e mozioni all'unanimità per Veneto, Emilia e Sardegna, qui, proprio in quest'Aula, per altri disastri e tutte puntano alla prevenzione. Ma Renzi cosa sta facendo ? Oltre a farsi un giro in elicottero e fare gli «in bocca al lupo», cosa ha promesso ? Già, le promesse di Renzi. Non ci sono sfuggite, perché noi non dimentichiamo. Aveva promesso che a partire dal 1o aprile 2014 avrebbe sbloccato dal Patto di stabilità 1,5 miliardi di euro per il progetto «Terraferma», cioè prevenzione del dissesto idrogeologico. Proprio ieri, in Commissione bilancio, il sottosegretario Legnini ha ammesso che non ci sono i soldi. Renzi, dove sono finite le tue promesse ? Le tue parole sono fuffa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Renzi, signora Presidentessa, pensa che i cittadini possono aspettare e riempirsi di speranza con le sue parole, ma l'acqua, il vento, il mare non aspettano, arrivano, passano e portano via tutto ciò che trovano. Ora Renzi ed il suo Governo e la sua maggioranza sono messi alla prova dei fatti. Ieri, come ho anticipato, in Commissione bilancio si è discussa, ancora dopo mesi, senza arrivare ad una conclusione, la nostra proposta di legge presentata a giugno 2013, per far fuoriuscire dal Patto di stabilità quei soldi necessari alle opere di prevenzione e mitigazione del dissesto idrogeologico. Praticamente il suo progetto «Terraferma». Bene, ora potete trasformare le vostre promesse in fatti. Renzi, basta promesse ! Fallo, perché i cittadini non sono più sereni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, non posso che rinnovare – lo ha già fatto il presidente del gruppo di Forza Italia in sede di richiesta di questa informativa che il Governo ha puntualmente svolto – la solidarietà e la vicinanza del gruppo di Forza Italia alle famiglie delle tre vittime di questi eventi alluvionali e alle popolazioni marchigiane che sono state colpite di recente da questi eventi di gravità eccezionale.
Nella giornata di sabato, guardando il mare dall'autostrada che percorre per intero le Marche, si vedeva chiaramente uno stacco cromatico tra l'acqua fangosa portata dai corsi di acqua verso il mare e il mare propriamente detto. Si capiva che c'era una situazione di grande difficoltà. Stiamo parlando di 140 millimetri di pioggia caduti nelle ventiquattr'ore: un evento non particolarmente straordinario, se pensiamo alla Sardegna (in Sardegna caddero 450 millimetri di pioggia nelle ventiquattro ore), ma sta di fatto che andiamo ad affrontare la terza richiesta di stato di emergenza per le Marche negli ultimi sei mesi e probabilmente dovremmo porci delle domande molto serie al riguardo.
Ringrazio il Governo per la prontezza dell'intervento, anche per la presenza dello Pag. 34stesso Presidente del Consiglio sul territorio, e la presidenza della regione. Un ringraziamento davvero non retorico alla Protezione civile e in particolare ai vigili del fuoco e ai tanti volontari della Protezione civile delle Marche e a quelli accorsi da fuori le Marche per portare soccorsi nelle zone colpite: da Porto San Giorgio all'Urbinante, dall'Ascolano a Senigallia.
È evidente che ci troviamo in una situazione di saturazione idraulica del territorio, per cui ogni pioggia che supera l'ordinarietà diventa calamità, diventa alluvione, diventa smottamento idrogeologico. È una circostanza che va affrontata attraverso la prevenzione, va affrontata con grande serietà, va dato corso in maniera rapida alla catena della dichiarazione dello stato di emergenza che parte dagli enti locali, passa per la regione, passa ancora per la Protezione civile e arriva al Consiglio dei ministri. Faccio appello al sottosegretario Delrio affinché questo avvenga presto, ma intanto dobbiamo cercare di capire dove si è sbagliato e cercare di porre rimedio.
Abbiamo inoltre esigenze di natura economica che riguardano i lavoratori che hanno perso il posto di lavoro: vorremmo venire incontro alle loro esigenze in termini di ammortizzatori sociali e di esenzioni fiscali. Dovremmo valutare attentamente quanto attiene al Patto di stabilità per dare la possibilità di spendere soldi per venire incontro non soltanto alle prime emergenze di riparazione dei danni alle cose, alle infrastrutture, ai danni privati, ma anche per cercare di mettere in sicurezza il territorio. Questo, ha detto qualcuno, è il momento della solidarietà e noi la solidarietà la esprimiamo incondizionatamente alle famiglie, alle persone colpite, alle imprese colpite da queste alluvioni.
Poi però domani cominceremo anche a domandarci se vi siano responsabilità politiche. Penso al caso di Senigallia. Dovremo domandarci se i 16 miliardi di vecchie lire che furono stanziati all'inizio degli anni Ottanta potevano essere spesi e non rimpallati tra un ente e un altro; se le valutazioni che la regione aveva fatto sull'impatto ambientale sul fiume Misa potevano essere considerate più attentamente, visto che si indicavano di rischi altissimi anche per le persone; se vi sia stata una speculazione edilizia che abbia messo a repentaglio la sicurezza dei cittadini, delle famiglie e delle imprese. E poi è necessario guardare al futuro cercando di capire se non sia il caso di costruire, proprio per le Marche, una task force di monitoraggio costante e continuo, sistematico dei corsi d'acqua, delle infrastrutture che sono a rischio, per evitare che periodicamente queste situazioni si verifichino e che ogni volta ci si debba trovare di fronte a eventi drammatici di questa portata.
Venire incontro all'emergenza è un atto dovuto: c’è l'impegno degli enti locali, della regione, del Governo, di tutti noi eletti nel territorio, a sostenere questo percorso, ma impegnamoci altrettanto a fare in modo che questo non accada più, a fare dei percorsi di prevenzione seri, perché le condizioni sono cambiate, e a svolgere valutazioni in ordine alla possibilità di interventi anche assicurativi per i beni privati, che possono essere messe a rischio da questi eventi. Abbiamo il dovere di venire incontro all'emergenza, ma abbiamo anche il dovere di fare in modo che l'emergenza non si verifichi più (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lara Ricciatti. Ne ha facoltà.
LARA RICCIATTI. Signor Presidente, signor sottosegretario, ci sono delle date che marcano e restano segnate indelebilmente nella storia di una comunità. A Senigallia ieri è stato lutto cittadino. Alle 15 si sono celebrati i funerali di Aldo Cicetti, l'ottantaseienne portato via dall'alluvione del fiume Misa, il 2 di maggio. In città e in tutta l'area devastata dalle esondazioni si continua a spalare fango e a prosciugare l'acqua dalle centinaia di abitazioni allagate. Si sta ancora lavorando per tamponare le falle aperte dalla piena Pag. 35del Misa. Tre vittime e 15 mila persone colpite: queste sono le cifre della catastrofe che ha inginocchiato una città. Una città che, però, non è stata lasciata sola, soprattutto dalle cittadine e dei cittadini delle comunità limitrofe e di tutte le città della regione Marche che hanno immediatamente prestato manovalanza allo stato puro, proprio stivali in spalla, e sono andati a spalare e ad aiutare la cittadinanza. Non sono mancati nemmeno i soccorsi delle forze dell'ordine. Poi valuteremo e avremo comunque modo di capire se ci sono state delle responsabilità e di verificare se è stato fatto tutto per prevenire e soprattutto per fronteggiare al meglio l'emergenza. Ovviamente anche la visita del Premier domenica ci lascia ben sperare che a questa visita faccia seguito il riconoscimento dello stato di emergenza.
Credetemi, colleghe e colleghi, non c’è in me la volontà di fare polemica, perché disquisire su questi fatti significa speculare sulle vittime e sulle disgrazie familiari che troppe persone stanno vivendo in questi giorni. Ci sono fatti che richiedono solo un religioso silenzio. Però a noi, qui e nelle altre sedi istituzionali, chiedono fatti, non promesse, azioni, non parole. Non è la prima volta che, nel giro di breve, le Marche vengono colpite da calamità naturali e non è la prima volta che in un anno mi capita di prendere la parola in quest'Aula per commemorare le vittime del maltempo. Non credo debba essere questo il senso della politica e dell'arte di amministrare il bene pubblico e collettivo. Non possiamo rinchiuderci in un mero esercizio, intriso talvolta anche di retorica e di sola commemorazione. Ora dobbiamo dare delle risposte a tutte quelle popolazioni colpite.
Serve dare piena e immediata attuazione a quei piani per la messa in sicurezza dei territori che sicuramente troviamo in tutti i programmi elettorali che abbiamo presentato quando siamo andati dalla gente a chiedere i voti. È impensabile che oggi si possa ancora morire per un'alluvione. Certo è – ha ragione il collega Baldelli – che se l'uomo smettesse di costruire sulle sponde dei fiumi, magari avremmo forse un po’ più di sicurezza in più e forse qualche morte in meno. Ovviamente, bisogna anche però guardare la responsabilità di chi amministra nel cercare di capire anche come sono varate, ad esempio, le valutazioni di impatto ambientale.
Servono ora, in maniera immediata, dei fondi per Senigallia e per tutte le Marche, per riaprire le attività commerciali e artigianali presenti nell'area, per aiutare il mondo agricolo e soprattutto quello turistico. Ricordo che siamo alla vigilia dell'apertura della stagione turistica e le nostre coste, di fatto, vivono grazie ai proventi che arrivano dal turismo. Dobbiamo mettere in sicurezza le nostre città per far sì che quello che è accaduto nelle Marche non avvenga mai più, per far sì che quello che è avvenuto tempo fa in Sardegna non avvenga mai più. Non ci si venga a dire che non ci sono i fondi, non costringeteci a portare questa discussione anche sotto un velo di demagogia dicendo che basta tagliare qualche inutile F35. E facciamo soprattutto sì che, una volta spenti i riflettori delle telecamere e fatti rientrare gli inviati degli organi di informazione, non ci si dimentichi degli impegni assunti. Senigallia aspetta impazientemente un forte segnale – ora – dalla politica, e guardate che esimersi significherebbe umiliare nuovamente tutte le popolazioni colpite, oggi come allora (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sergio Pizzolante. Ne ha facoltà.
SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, a me è capitato di passare in treno, salendo la Dorsale adriatica – venivo dalla Puglia verso casa mia, a Riccione –, e attraversare quei luoghi delle Marche, Senigallia, proprio in quelle ore, poche ore dopo. Quindi, ho assistito ad una situazione veramente incredibile e drammatica: ho visto immediatamente l'effetto dell'esondazione o, comunque, il risultato di questo evento atmosferico straordinario; ho visto città, in particolar modo Senigallia, completamente Pag. 36allagate, con l'acqua che arrivava ai primi piani delle case, con le macchine avvolte dall'acqua, con aziende sostanzialmente travolte dall'acqua. Ho visto, cioè, una situazione davvero drammatica, uno «spettacolo» – chiedo scusa per la parola – veramente incredibile.
Quindi, io esprimo, come hanno fatto gli altri colleghi, la solidarietà alle famiglie delle vittime, a tutte le famiglie che sono state coinvolte in questo disastro, ma anche alle imprese e ai lavoratori, che devono affrontare – dovranno affrontare – giorni, settimane, mesi e anni, forse, di difficoltà; e anch'io ringrazio la Protezione civile, ringrazio i vigili del fuoco. È necessaria velocemente una prima valutazione dei danni, dell'entità dei danni subiti ed intervenire con misure concrete che possano garantire la ricostruzione delle strutture, delle infrastrutture.
E bisogna intervenire immediatamente sulla città di Senigallia – oltre che sugli altri comuni e sulle altre città –, che sappiamo essere una città che vive di turismo, uno dei centri turistici più importanti dell'asse adriatico. Senigallia – come gli altri, ma Senigallia in particolar modo – lega la sua vita al turismo: ormai, siamo all'inizio della stagione turistica e, quindi, è necessario fare in fretta, molto in fretta.
Ciò detto, è però necessario mettere in evidenza alcune criticità non per fare speculazioni di alcun tipo, ma è necessario chiedersi – questo è un ragionamento che, in qualche misura, vale per tutto il Paese, ma, in particolar modo, è necessario chiedersi – come mai nelle Marche alcuni eventi atmosferici, certo eccezionali, producano risultati di questa drammaticità. Io ricordo un evento atmosferico il «nevone», che interessò la parte alta delle Marche e la parte bassa della Romagna un paio di anni fa: un evento certo eccezionale, ma che paralizzò per settimane e mesi quel territorio in maniera drammatica, con effetti enormi sulle abitazioni, sulle aziende, sulle strutture delle aziende. E, poi, anche con riferimento a questo evento atmosferico, bisogna chiederci come mai in una regione come le Marche eventi atmosferici di questa portata, in un periodo di tempo così breve producano risultati di questa drammaticità. Bisogna porsi delle domande sulla gestione dell'alveo del fiume Misa, che mostra, anche qui, problemi e criticità, e verificare le responsabilità sulla adeguata o non adeguata manutenzione. Poi, bisogna porsi una domanda – e pongo una domanda al Governo – sul ritardo con il quale è stato dato l'allarme nella città di Senigallia, posto che già alle 6 e mezza di mattina era stata creata un'allerta per la città di Ostra e, invece, per Senigallia soltanto alcune ore dopo, soltanto per metà mattinata.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
SERGIO PIZZOLANTE. Concludo, dicendo che, viste le criticità e fatti gli interventi di chiarezza che bisogna fare, bisogna intervenire economicamente, bisogna fare in maniera diversa rispetto a come si fece con il «nevone» di due anni fa che, dopo la solidarietà iniziale, non ci fu, di fatto, nessun intervento da parte del Governo e da parte della regione. Bisogna permettere alle attività di riprendersi, bisogna sospendere la parte fiscale e contributiva, bisogna che ci sia una moratoria sulla sospensione dei mutui e interventi economici adeguati (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Valentina Vezzali. Ne ha facoltà.
MARIA VALENTINA VEZZALI. Signora Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, volevo intervenire per portare la nostra solidarietà e vicinanza alla popolazione delle Marche ed in particolare ai cittadini di Senigallia che stanno vivendo ore drammatiche a causa della disastrosa alluvione di sabato scorso.
La visita del Presidente del Consiglio nella mia terra è stata, spero e credo, un gesto di vicinanza del Paese, ma anche un segnale che il Governo saprà essere vicino e aiuterà concretamente chi sta soffrendo ed ha subito gravi danni alla sua abitazione o alla sua azienda. La prima stima Pag. 37dei danni si aggira intorno ai 70 milioni di euro e sono più di quindicimila le persone sfollate e rimaste senza una casa. Senigallia è una città a forte vocazione turistica e ci avviciniamo alla stagione estiva. Non possiamo dimenticare e sottovalutare la ripercussione economica che questa alluvione porterà alla città. Chiedo vivamente, in nome del popolo marchigiano e senigalliese, che il Governo garantisca con atti concreti la ricostruzione della città colpita, che non siano abbandonati e dimenticati dopo che le luci dei riflettori mediatici si saranno spente.
Il mio cordoglio più sincero va alle tre vittime innocenti di questa ennesima catastrofe, che qualcuno chiama ancora naturale, e ai loro familiari. Non è possibile, nel nostro Paese, abusare della natura, sperperare soldi, perdere altre vite umane ogni qualvolta assistiamo a tragedie simili, ma soprattutto far vivere milioni di persone in condizioni di insicurezza. Questi eventi drammatici e luttuosi hanno evidenziato ancora una volta in modo inequivocabile che le conseguenze dei cambiamenti climatici su un territorio reso drammaticamente vulnerabile dall'eccessiva antropizzazione e dalla mancanza di manutenzione costituiscono un elemento da cui non si può più prescindere. Serve un'azione urgente ed efficace per la mitigazione del rischio, stabilendo strumenti e priorità di interventi e risorse economiche adeguate, senza dimenticare la partecipazione alle attività di informazione e formazione dei cittadini su questi temi.
Quello che si chiede al Governo e alle pubbliche amministrazioni è di passare dall'incuria alla cura del territorio, dalla speculazione selvaggia alla pianificazione sostenibile, dall'edilizia costruttiva all'edilizia di recupero e manutenzione, dall'intervento di emergenza alla pratica della prevenzione. La messa in sicurezza e la cura del territorio si confermano un'improrogabile riforma sociale, culturale ed economica del Paese, una necessità ampiamente riconosciuta e condivisa dall'opinione pubblica italiana. La cura dell'Italia, la sua messa in sicurezza, deve essere considerata la vera, la più grande opera pubblica a garanzia del futuro del Paese. È sicuramente questo il più importante e prioritario investimento pubblico nel nostro Paese, perché con la messa in sicurezza del territorio, sia quello naturale che quello urbanizzato e produttivo, si darebbe anche la migliore risposta alla necessità di un rilancio economico e occupazionale dell'Italia.
L'intervento e l'impegno che auspichiamo da parte del Governo, delle regioni e degli enti locali dovrà essere quello di ridare equilibrio e sostenibilità al fragile assetto idrogeologico del territorio, anche impedendo altro consumo del suolo e la cementificazione in tutte le aree a rischio di dissesto, a favore di una manutenzione costante volta a salvaguardare e proteggere il territorio dai rischi di dissesto, frane e inondazioni, anche nei contesti urbani.
In ultimo, permettetemi di dissentire da un commento politico davvero di cattivo gusto e offensivo per il popolo italiano; definire Matteo Renzi uno sciacallo per la sua visita nelle zone alluvionate è una polemica di bassissimo livello che non fa onore ai morti, agli sfollati e alle attività perse (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Grimoldi. Ne ha facoltà.
PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, innanzitutto desidero esprimere, anche a nome dei colleghi del mio gruppo, sentimenti di condoglianze per i familiari delle vittime di questa ennesima calamità naturale nonché sentimenti di vicinanza e solidarietà alle popolazioni marchigiane colpite. La bomba d'acqua del 2-3 maggio ha provocato allagamenti, frane e rotture di argini; imprese e case sono state allagate. Purtroppo, la regione Marche, a distanza di meno di un anno del terremoto del luglio 2013, viene nuovamente colpita da una calamità naturale e ahimè non è l'unica regione colpita. Voglio anche ricordare, anche se non è di attinenza all'informativa del Governo di oggi, che proprio in queste ore è stata colpita nuovamente anche la regione Emilia Romagna con una Pag. 38tromba d'aria, che ha colpito in modo particolare il modenese, che a sua volta è già stato colpito negli ultimi tempi da un terremoto e da un'altra alluvione. Quindi, non è di attinenza all'informativa, ma, parlando di un altro territorio particolarmente martoriato, apro questa parentesi, invitando il Governo ad intervenire prontamente su questa realtà assolutamente poco fortunata. Esprimiamo anche noi, tra l'altro, ringraziamenti per tutti coloro che si sono prodigati in queste ore e in questi giorni, dalla Protezione civile, i vigili del fuoco, le forze dell'ordine, i tanti volontari e gli amministratori locali efficienti che hanno cercato nell'immediatezza di dare risposte.
Ministro, in quest'Aula parliamo di queste calamità quasi ogni tre settimane, perché una volta è per la Liguria, una volta per la Toscana, la Lombardia, il Veneto, la Sardegna, l'Emilia Romagna. Evidentemente, c’è un problema in questo Paese e non vogliamo ripetere la solita cantilena sui problemi di dissesto idrogeologico e quant'altro; concretamente bisogna intervenire, secondo noi, su due questioni. La prima concerne la proposta di legge, in queste Aule, sul minor consumo di suolo. Noi ci teniamo a sottolineare che solo una persona, che quanto meno dà l'idea di dormire sonni profondi, quale Romano Prodi, poteva fare una legge nella quale poter inserire gli oneri di urbanizzazione nelle spese correnti dei comuni. Questo ha fatto sì che il consumo di suolo aumentasse in modo vertiginoso in questo Paese. Dopo quella riforma voluta da Romano Prodi, tante realtà locali, per finanziare non investimenti particolari ma le spese correnti, hanno iniziato a finanziarsi con gli oneri di urbanizzazione. Piaccia o no, questo è un fatto. Piaccia o no, se vogliamo portare a casa una legge contro il consumo di suolo, dobbiamo far sì che le nostre amministrazioni locali, i nostri enti locali, non vivano più di oneri di urbanizzazione. Questa è la risposta concreta che bisogna dare, altrimenti sono tutte chiacchiere che non servono a niente. Quando c’è una sciagura, siamo tutti qui a esprimere cordoglio e a parlare di quello che sarebbe bello fare ma se poi non diamo risposte concrete per far sì che gli enti locali smettano una volta per tutte di essere obbligati – anche gli amministratori efficienti – a consumare suolo... Bisogna intervenire su questa questione perché, altrimenti, saremo sempre qui a vedere i nostri territori consumati.
L'altra questione, sulla quale voglio mettere l'accento – e anche quest'altra è stata ripetuta a noia, in tutte le salse – è il Patto di stabilità interno: non si possono vincolare i nostri enti locali che, anche quando hanno i soldi in cassa e sono davanti a sciagure di questo tipo, non possono spendere i soldi per intervenire in casi di calamità, emergenze e quant'altro per via dei vincoli troppo stretti. Io penso che, su questo, si debba intervenire una volte per tutte, dando delle risposte certe e varando dei provvedimenti in tal senso, perché vorremmo evitare, a tre settimane da oggi, mantenendo il trend statistico degli ultimi mesi che, purtroppo, ci vede coinvolti in quest'Aula su queste tematiche, di dover ripetere, per l'ennesima volta, che il problema sono gli oneri di urbanizzazione che finanziano i comuni e il Patto di stabilità interno che è troppo stretto, di modo che abbiamo i soldi ma non possiamo neppure spenderli (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gaetano Piepoli. Ne ha facoltà.
GAETANO PIEPOLI. Signor Presidente, a nome dei Popolari per l'Italia, testimonio la nostra solidarietà piena alle vittime, alle famiglie, ai territori e ai comuni interessati da questa ennesima tragedia ecologica, che naturalmente rende ancora più pesante un bilancio, perché dentro una crisi economico-sociale del Paese, questo moltiplicarsi di eventi pone ancora un altro interrogativo problematico per la fuoriuscita dai problemi strutturali di cui noi siamo protagonisti. Però credo che questa solidarietà abbia un senso se non ci limitiamo semplicemente ad indagare sulle criticità, a trovare i colpevoli, ma se ci aiuta ad Pag. 39essere migliori, se ci aiuta ad essere un Paese solidale.
In questo senso, i Popolari per l'Italia ringraziano il Governo, perché noi crediamo che la presenza del Presidente del Consiglio non sia un fatto retorico. E non è nemmeno semplicemente un fatto simbolico: è la testimonianza di un impegno, credo anche, e l'indicazione di una direzione di marcia operativa. E anche da questo punto di vista mi associo a quello che hanno detto anche gli altri colleghi, che naturalmente si richiederanno sforzi che impongono nuovi mezzi, che vanno trovati, perché appunto questo impegno non sia retorico; e personalmente mi permetterei di suggerire anche che si allarghi la consapevolezza di «mestiere culturale» su questo tema. Io credo che per esempio in particolare vadano coinvolte sempre più realtà sinora un po’ distanti, che sono per esempio non solo i centri specializzati per il monitoraggio, ma anche le università: penso alle reti dei politecnici, che sono presenti nelle stesse realtà territoriali, che molto spesso sono un po’ marginali mentre potrebbero dare un supporto importante per l'azione pubblica e per la coscienza civica nella prevenzione.
Da questo punto di vista, come Popolari per l'Italia siamo certi che questo non sarà un momento puramente retorico. Ecco perché non è un tema di confronto politico: è un tema di confronto nel merito dei problemi; ma anche su questo, è un tema di mostrare un Paese sempre più solidale e unito (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Signora Presidente, signor sottosegretario, le manifestazioni di cordoglio e di solidarietà, cui ovviamente anche il gruppo di Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale si associa nei confronti dei familiari delle vittime, e direi di tutta la popolazione marchigiana per questo ennesimo episodio, non ci possono esimere dalla valutazione di talune storture che sono alla base del pedissequo ripetersi di episodi drammatici come quelli di cui siano stati testimoni il 2 e 3 maggio scorsi.
Signor sottosegretario, nella sua relazione, che è stata – come peraltro non poteva che essere – una lettura cronologica degli accadimenti, lei non ha mancato di ripetere il riferimento alla circostanza dell'evento straordinario della calamità naturale. Ora, non vi è dubbio che la regione Marche, e non solo la regione Marche in Italia, sia spesso colpita da circostanze di manifestazioni meteorologiche caratterizzate da una particolare virulenza; ma proprio il ripetersi di queste circostanze dovrebbe cominciare a far riflettere sul fatto che forse questi episodi non hanno più una natura straordinaria, dietro la quale per troppi anni colpevolmente ci si è coperti rinunciando ad assumere le deliberazioni del caso.
Dico questo, signor sottosegretario, perché non più di un anno fa nella stessa regione eventi simili hanno colpito il territorio, perché era accaduto nei fiumi della provincia di Fermo, e precedentemente lungo il fiume Tronto nell'area di San Benedetto; perché ancora dai tempi del 1976 il territorio di Senigallia era stato colpito con tutta l'area del fiume Misa.
Ciò sta a significare che, evidentemente, un problema strutturale di carattere territoriale in quella area c’è, ma il che porta a riflettere su quello che in tutti questi anni avrebbe dovuto essere, e non è stato. Perché vede, signor sottosegretario, è di comune notorietà nella regione Marche per esempio la circostanza che un gruppo di imprenditori hanno più volte pubblicamente manifestato la loro volontà e il loro interesse a dare vita, ad esempio, ad un consorzio a loro spese – quindi senza gravare sulle risorse pubbliche – il cui obiettivo fosse quello di adottare tutti i criteri operativi per la pulizia degli alvei fluviali asportando, sotto il controllo degli enti pubblici, i materiali inerti alluvionali. Incontri, disponibilità, manifestazioni di interesse, nessuna colpevole risposta da parte delle istituzioni locali e in particolare da parte della regione Marche.Pag. 40
In questi anni più volte sono stati presentati e sono stati discussi dei progetti per la realizzazione di vasche di contenimento nel territorio, proprio per accogliere i flussi straordinari di acqua che purtroppo, per quanto abbiamo dovuto ricordare, poi tanto straordinari non sono più.
L'università di Ancona si è occupata di redigere dei piani di realizzazione delle vasche di contenimento. Anche qui mai realizzato nulla di tutto ciò.
Questo ci porta tristemente a dover considerare – lo dico con la pacatezza che la gravità degli eventi induce ma non senza rendermi conto della gravità delle responsabilità – che c’è qualcuno che ha omesso delle azioni che erano conosciute e che potevano essere realizzate nel corso di questi anni perché anche il ripetersi di fenomeni meteorologici di questo genere e di questa virulenza potessero non produrre gli effetti devastanti in termini di costi immani per la collettività e soprattutto drammaticamente di vite umane. Quindi, credo che la vera calamità naturale sia l'ignavia delle amministrazioni locali aggiunta alla necessità di rinormare, come è già stato detto negli interventi precedenti, tutto il discorso dell'urbanizzazione del nostro territorio.
Concludo, onorevole Presidente, dicendo che giustamente è stato ricordato nel corso degli interventi la visita, la presenza del Presidente del Consiglio sul territorio ma non è stato un eroe il Presidente del Consiglio, ha solo cominciato a fare il suo dovere, ma il suo dovere sarà portato a compimento solo e soltanto nel momento in cui avrà realizzato l'individuazione delle responsabilità, avrà attribuito le colpe, avrà comminato le sanzioni e avrà modificato le norme che oggi ancora sono le stesse che hanno consentito l'ennesimo ripetersi delle sciagure sul territorio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Roberto Capelli. Ne ha facoltà.
ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, il Centro Democratico, il gruppo, il partito, vuole manifestare la solidarietà per il popolo marchigiano per quanto è avvenuto e ovviamente ci stringiamo attorno a chi ha perso i familiari. Spiace ritrovarsi per l'ennesima volta in questa Aula a discutere sull'ennesimo evento calamitoso che colpisce il nostro Paese. Io credo che non dovremmo attardarci sul comprendere quali sono le cause, quali siano state, oramai le conosciamo tutti e ognuno di noi, ognuno di voi, questa Aula, il Senato, la stampa, gli esperti hanno approfondito i temi che riguardano il fatto che l'Italia – ormai l'intero Paese – è costantemente stravolto da questi eventi calamitosi che siano essi dei terremoti, delle alluvioni.
Ma in questo caso, nel caso delle alluvioni più che dei terremoti, la responsabilità della programmazione dell'uso del territorio è assolutamente in capo alla politica. Io credo che anche le soluzioni, oltre che le cause, siano a tutti conosciuti. Ognuno nel proprio intervento ha esaminato una parte delle possibili soluzioni ma il mondo scientifico, il mondo politico, l'amministrazione pubblica conosce il percorso delle soluzioni che, ahimè, ha a che fare anche con gli interventi finanziari.
Perciò, io credo che il compito di quest'Aula sia quello di rendere possibili le soluzioni e il Governo – che bene ha fatto ovviamente a portare la propria solidarietà attraverso il Presidente del Governo in quei territori – ha la responsabilità di rendere possibili le soluzioni conosciute. Ma tra le soluzioni – vedete – io credo che non ci sono e non ci debbano essere quelle delle semplici parole. È stato detto, dalla Liguria all'Emilia, dalla Campania alle Marche, dal Veneto alla Sardegna, abbiamo fatto i conti e stiamo facendo i conti – e concludo, signor Presidente – con cosa è necessario fare per chi ha subito questi eventi.
Ebbene, signor Ministro, signor sottosegretario, signora Presidente, io più volte ho portato le mie considerazioni sulla Sardegna qui. Ricordo solo una cosa, che c’è un progetto di legge in sede deliberante, nella Commissione Bilancio, che è fermo da un mese, il n. 2256 e attende Pag. 41l'approvazione per sbloccare quei fondi promessi e ancora non arrivati per gli interventi che sappiamo tutti essere urgenti. Questo possiamo fare: rendere possibili e dare gambe alle soluzioni e non ostacolare le soluzioni con i nostri tempi biblici su fatti o interventi che, quando si vuole, possono attendere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pia Elda Locatelli. Ne ha facoltà.
PIA ELDA LOCATELLI. Signora Presidente, la tragedia che ha colpito le Marche rappresenta solo l'ultimo atto di uno stillicidio di cui è responsabile non il maltempo, ma il dissesto idrogeologico e chi lo favorisce. Quando ogni anno si registrano vittime delle prime piogge e interi Paesi finiscono in ginocchio è evidente che parlare di emergenza risulta fuorviante.
Il nostro territorio è pesantemente a rischio e c’è necessità di fare azioni di prevenzione e non rincorrere tragedie che costano, in termini di vite umane, oltre che di risorse finanziarie. Ci troviamo di fronte ad una situazione grave, denunciata da tempo e che ci si ostina a non volere inquadrare per quella che è, un vero e proprio rischio per la sicurezza nazionale, che noi persone causiamo. Troppo sfruttamento disordinato del territorio, troppa devastazione e scarsa, scarsissima gestione.
Dobbiamo riprendere nelle nostre mani il governo del territorio, tenendo ben presenti i segnali di allarme che ci arrivano, ad esempio, dal Consiglio nazionale dei geologi, che ha denunciato che una buona parte, pare oltre il 60 per cento del nostro territorio, è a rischio idrogeologico e che il 50 per cento delle scuole italiane non ha il certificato di agibilità.
Sono dati quasi incredibili che mettono i brividi e chi ci inchiodano alle responsabilità e non permettono a nessuno di nascondersi dietro un dito. Di fatto, stiamo mettendo a repentaglio la sicurezza del Paese e delle future generazioni in maniera prevedibile, anzi prevista e quindi non possiamo parlare di emergenza.
È evidente che di fronte a tragedie come quella che ha colpito le Marche la solidarietà del mondo politico non basta perché il nostro dovere è quello di tradurre in norme la sicurezza degli italiani, il bisogno di sicurezza. Quindi, concludo con una proposta: il Governo escluda dai vincoli previsti dal Patto di stabilità tutte le spese volte a finanziare il contrasto al dissesto idrogeologico e poi mi verrebbe da dire che non basta, ma forse bisogna dire: «basta» ai tavoli che fanno perdere tempo, se fanno perdere tempo, e facciamo leggi per agire sulla prevenzione, la tutela del territorio e che pure prevedano pesanti sanzioni per chi il territorio lo distrugge.
PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo.
In ricordo dell'onorevole Antonino Zaniboni (ore 13,10).
PRESIDENTE. (Si leva in piedi e con lei l'intera Assemblea e i rappresentanti del Governo) Colleghi, vorrei richiamare la vostra attenzione sul ricordo di un nostro collega. Lo scorso 15 gennaio è venuto a mancare all'età di 68 anni Antonino Zaniboni, già membro della Camera dei deputati dalla VII alla X legislatura.
Nato a Suzzara, il 1o febbraio del 1945 è stato fin da giovanissimo un esponente politico di rilievo sia a livello locale nella città di Mantova sia a livello nazionale.
Eletto deputato a trentuno anni nelle liste della Democrazia Cristiana, nel corso della sua intensa attività parlamentare ha contribuito all'elaborazione e alla redazione di numerose iniziative legislative, in particolare in materia di sviluppo del settore agricolo e di tutela di alcune categorie di cittadini più vulnerabili. Vicepresidente del gruppo democristiano alla Camera a partire dal 1987, aderì successivamente al Partito Popolare Italiano e alla Margherita e fu anche tra i sostenitori della nascita del Partito Democratico. Profondo conoscitore della cultura umanistica, seppe trarre dalla passione per gli studi e dalla passione per la ricerca anche una particolare capacità di analisi, analisi Pag. 42della società contemporanea, con specifico riguardo al mondo del lavoro e ai temi sociali. Animato da una sincera passione civile e da un profondo rispetto per le istituzioni, Antonino Zaniboni è stato un uomo che con rigore, indipendenza e spirito di servizio ha dedicato la sua vita alla politica e alla crescita sociale della sua comunità e del nostro Paese. Salutando affettuosamente la famiglia presente in tribuna, invito l'Assemblea ad osservare alcuni istanti di raccoglimento (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio – Generali applausi cui si associano i rappresentanti del Governo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare in ricordo dell'onorevole Zaniboni il deputato Garofani. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SAVERIO GAROFANI. Signora Presidente, grazie anche per questa scelta di rendere un omaggio giusto e doveroso ad una figura che, come dice la nostra Costituzione, ha servito con dignità e onore questa Aula e le istituzioni parlamentari. Io voglio aggiungere a quanto detto da lei una testimonianza personale: ho conosciuto Tonino nei primi anni Novanta, quando fu nominato direttore de La discussione, che era il settimanale di approfondimento culturale della DC, ed io ero un giovane giornalista di quella redazione. Lui che aveva alle spalle un'intensa e ricca vita parlamentare che lo aveva visto impegnato in ruoli di primo piano nel gruppo alla Camera, si gettò in quell'avventura con grande passione e determinazione. Credo che quella esperienza alla guida del giornale sia stato uno dei momenti più felici e forse fecondi della sua lunga e intensa stagione politica. Gli piaceva scrivere e aveva un grande rispetto e amore per la parola, per le parole, retaggio certo degli studi classici che lo avevano portato all'insegnamento giovanissimo, tracce indelebili di quella formazione che ne segnarono il percorso culturale negli anni dell'università. Ma questa sua passione per la parola, per il linguaggio, andava molto oltre una dimensione estetica e riguardava direttamente il contenuto della politica, la forza delle idee, la capacità di fare cultura, perché questa è stata forse la cifra che lo ha caratterizzato di più e davvero la consapevolezza di dover pensare alla politica prima di farla.
L'analisi, l'osservazione della realtà, l'attenzione ai mutamenti, la ricerca, la lettura di ciò che di nuovo emerge, la percezione delle domande e dei bisogni che attraversano la comunità: era la lezione di Aldo Moro che Tonino scelse come guida e maestro. L'intelligenza degli avvenimenti, l'attenzione per i segni dei tempi nuovi. Nel 1976 Zaniboni era uno dei ragazzi di Zac che approdavano nella trincea parlamentare portando a Roma quella voglia di cambiamento e di rigenerazione che non nasceva solo da una diffusa istanza morale, ma rappresentava un'alternativa possibile, forse l'unica efficace per vivere coerentemente l'ispirazione cristiana nella politica. Gli era cara la figura di don Mazzolari, perché era della sua terra e sopratutto perché era un testimone autentico di quel cattolicesimo democratico – lui avrebbe aggiunto liberale – in cammino nella storia, capace di pagare la profezia con il prezzo della solitudine, ma restando sempre fedele alla chiesa.
Anche Tonino è stato uno di quelli che hanno camminato avanti e hanno visto, spesso, prima e più lontano. Quando Martinazzoli, al quale lo legò una forte e affettuosa amicizia, gli affidò l'incarico di preparare, insieme ad Alberto Monticone, il percorso che doveva portare dalla DC al nuovo Partito Popolare, Tonino si impegnò in un lavoro di elaborazione che mobilitò tante intelligenze e competenze, e che prefigurava una forma realmente nuova di partito, un luogo aperto alla partecipazione, a una nuova cittadinanza, strumento di una politica riformista davvero post ideologica e incentrata sul programma.
Tonino amava la democrazia anglosassone: aveva studiato approfonditamente quei modelli, in particolare guardava con ammirazione, come tutta la sua generazione, al sogno e alla stagione di Kennedy. Il Partito Democratico era il suo sogno e Pag. 43per quel sogno lavorò con passione e libertà in tutte le stagioni del suo impegno politico, nelle istituzioni, nella società civile, perché un nuovo soggetto politico fosse davvero forte e visibile in forme nuove, assieme alle altre, e fosse visibile la traccia di un'idea cristiana della democrazia.
Amava ricordare le parole che Aldo Moro, a Mantova, in un discorso storico, importante, che segnava l'inizio della stagione della politica del confronto e della solidarietà nazionale, aveva detto ai giovani democristiani. Un discorso che si chiuse evocando due parole: libertà e tolleranza; due parole che legano, non a caso, Aldo Moro a Don Primo Mazzolari, due parole che oggi, salutando con affetto la moglie Patrizia e Sara, Chiara e Selene, le figlie, voglio usare per ricordare la testimonianza limpida e coerente di un amico che non c’è più, ma che ci mancherà e non dimenticheremo (Applausi – Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI. Signor Presidente, desidero unirmi alle sue espressioni e a quelle del collega Garofani per ricordare la figura di Zaniboni, che ho avuto occasione di conoscere nel 1960, alla Casa dello studente di Mantova, assistendo allo sbocciare di una passione politica travolgente, che ci coinvolse fin da quel tempo. Erano gli anni di Kennedy, di Papa Giovanni: dal golpe cileno all'impegno nel movimento giovanile della DC il passo fu breve. Erano anni di intensa formazione, vissuta nella terra di Mazzolari, in uno scontro aperto, rispettoso e competitivo con la tradizione popolare e socialcomunista. Zaniboni apparteneva a quella ristretta e, in gran parte, ormai perduta cerchia di uomini politici convinti che non fosse possibile l'impegno nella vita pubblica senza una solida base culturale, dalla quale attingere idee, proposte e valori, ma anche senza uno stabile collegamento con il proprio territorio di provenienza, con i cittadini elettori, con le attese e le speranze di una comunità a cui doveva essere data voce, per animare un sano e costruttivo dialogo e confronto istituzionale tra organi di rappresentanza a livello locale e organi rappresentativi della sovranità nazionale.
Aveva un raffinato intuito politico, prima di tutto perché era un raffinato uomo di cultura. Una cultura frutto di studi che lo avevano visto conseguire la laurea in lettere classiche, vincere una borsa di studio come ricercatore all'Università degli studi di Padova nel dipartimento di filologia e letteratura greca e poi insegnare, già dall'età di 23 anni, nei licei di Mantova. E a Suzzara, il paese in cui era nato, capoluogo di provincia, dedicò sempre grandissima attenzione, nella convinzione, maturata proprio attraverso i suoi studi classici, che la politica nascesse dalla polis e in essa trovasse la sua prima necessaria forma di concretizzazione.
Anche per questo, mentre dirigeva il settimanale nazionale di cultura politica La Discussione o mentre era impegnato durante la settimana in Parlamento, non trascurava mai di animare il dibattito culturale, sociale, economico e politico della sua provincia con spunti e riflessioni sempre fecondi e originali, attraverso il centro studi «De Gasperi», che aveva fondato, facendone, tra l'altro, un polo di attrazione per molti giovani di area democristiana desiderosi di formarsi politicamente, al pari dell’Arel Padania, che a Mantova, in quegli stessi anni, ebbi la responsabilità e l'onore di guidare.
Con analoga passione e capacità operativa fu presidente, poi, per 12 anni, dal 1992 al 2004, della camera di commercio di Mantova, dimostrando, ancora una volta, di saper abbinare concretezza – la nuova sede moderna, inaugurata nel 2003, fu fortemente voluta e realizzata grazie a lui – a una visione strategica, nella convinzione che l'economia locale avrebbe avuto nuove opportunità di sviluppo solo se fosse riuscita ad aprirsi al confronto con altre realtà sul piano nazionale e internazionale, mentre sarebbe stata condannata ad un rapido declino se si fosse illusa di potersi chiudere in una sorta di Pag. 44nuova autarchia egoistica, e mai, fino agli ultimi giorni della sua vita, ha smesso di occuparsi della sua polis, della politica e dell'amministrazione della sua provincia, della sua città e del suo Paese, promuovendo sempre un intenso dibattito culturale, che partiva invariabilmente dall'idea dei programmi e, solo dopo la definizione della cornice progettuale, si spostava sul versante della scelta degli uomini.
Gentile Presidente, mi auguro che il prossimo Parlamento riprenda ad arricchirsi di personalità politiche con queste caratteristiche, proprio come quelle espresse dall'onorevole Zaniboni. Ora ne vediamo e ne sentiamo la grave carenza, che porta a rischio di crisi istituzionali muscolari senza anima politica (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Signora Presidente, davvero un minuto per una testimonianza di carattere personale. Mi è capitato di conoscere e frequentare l'onorevole Zaniboni negli anni in cui io ero un componente del governo regionale della Lombardia e lui alternava, da uomo fortemente rappresentativo del suo territorio, l'impegno politico con la rappresentanza istituzionale, con il mondo cooperativo ed economico, le camere di commercio. Ricordo con lui cene, incontri, che muovevano dalla necessità di realizzare degli interventi di carattere operativo sul territorio, ma che poi portavano, come spesso accade tra noi che abbiamo la malattia della politica, a lunghe discussioni, a lunghi confronti, venendo e rimanendo su posizioni antitetiche, ma non avverse. Ho avuto la possibilità di valutare e di toccare con mano la capacità di coniugare la passione per la rappresentanza del proprio territorio con la continua curiosità rispetto alle istanze dell'altro da sé, dell'avversario politico, che non è mai stato il nemico. Abbiamo compiuto, anche sotto il profilo operativo, in collaborazione una serie di interventi positivi d'impatto sul territorio, su quel territorio che ha saputo rappresentare per tutta la vita, e mi piace oggi ricordare, in una stagione in cui la politica attira su di sé solo e soltanto delle aggettivazioni negative, il fatto di aver avuto nella mia esperienza anche l'opportunità di incontrarmi con una persona squisita come l'onorevole Zaniboni (Applausi).
Informativa urgente del Governo sui gravi episodi verificatisi in occasione della finale di Coppa Italia presso lo Stadio Olimpico di Roma (ore 13,25).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sui gravi episodi verificatisi in occasione della finale di Coppa Italia presso lo Stadio Olimpico di Roma.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
(Intervento del Ministro dell'interno)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'interno, Angelino Alfano.
ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho immediatamente assicurato la mia piena disponibilità a riferire sui fatti accaduti a Roma sabato 3 maggio, in occasione della finale di Coppa Italia tra le squadre di calcio di Napoli e Fiorentina. L'evento principale che ha preceduto lo svolgimento dell'incontro, e che ha finito per determinare le criticità evidenziatesi nello Stadio Olimpico, è accaduto intorno alle 18,20 in viale Tor di Quinto, allorché un funzionario di polizia, impegnato in un servizio di scorta ad un gruppo di autobus che trasportava tifosi del Napoli, notava la presenza di tre persone ferite e nel darne segnalazione, chiedeva soccorsi. Il predetto funzionario ha anche dovuto sedare, con l'aiuto dei colleghi, la reazione di alcuni Pag. 45supporter partenopei, convinti in un primo momento che del ferimento fosse responsabile altro personale delle Forze dell'ordine. Ripristinata a fatica la calma, le persone ferite venivano trasportate presso due diversi nosocomi cittadini: Ciro Esposito, di trent'anni, il più grave dei tre, veniva sottoposto presso l'ospedale Villa San Pietro ad un lungo intervento chirurgico al torace per ferita d'arma da fuoco. Al termine dell'operazione lo stesso Esposito è stato trasferito presso il Policlinico Gemelli in prognosi riservata e ricoverato al reparto di terapia intensiva; ancora in questo momento restano delicatissime le condizioni del giovane, sottoposto ad un nuovo intervento chirurgico per sopravvenute complicazioni.
Le forze di polizia, accorse sul luogo degli scontri, ritrovavano nelle immediate adiacenze, e precisamente all'interno di un vivaio, una quarta persona ferita alla testa, identificata per Daniele De Santis, di 48 anni, romano. In quei pressi veniva altresì rinvenuta un'arma, una pistola semiautomatica con matricola abrasa, celata all'interno di un cestino, oltre a 4 bossoli e un proiettile inesploso. Il De Santis, trasportato anch'egli al Gemelli e sottoposto a intervento chirurgico, è noto agli organi di polizia per precedenti penali connessi allo svolgimento di manifestazioni sportive, ma da qualche tempo risulta lontano dalla tifoseria attiva e non è inibito da provvedimenti restrittivi. Nei suoi confronti sono comunque emersi evidenti elementi di responsabilità per il ferimento dei tre supporter napoletani.
Dalla ricostruzione dell'episodio, a cui contribuiscono sia gli elementi testimoniali acquisiti sia le immagini a disposizione delle forze di polizia, che ritraggono alcune fasi dell'evento criminoso, la concatenazione dei fatti sembra sia stata la seguente. Il De Santis avrebbe lanciato all'indirizzo di un autobus che trasportava un gruppo di tifosi del Napoli un fumogeno, inveendo ad alta voce contro gli occupanti in maniera provocatoria e colpendo il veicolo con calci e pugni. A quel punto, numerosi tifosi napoletani presenti sulla scena si indirizzavano minacciosi verso il De Santis, che tentava la fuga, ripiegando verso una stradina laterale da cui era giunto e nei cui paraggi si trova il circolo ricreativo presso il quale lavora.
È stato dichiarato da uno dei testimoni che il De Santis, nel darsi alla fuga, sia caduto a terra, rischiando di essere così raggiunto dai suoi inseguitori. Temendo il peggio, avrebbe sparato alcuni colpi di pistola verso i tifosi che lo rincorrevano. Il video, che non riprende la persona che ha sparato, riproduce tuttavia distintamente il rumore di 4 colpi esplosi in rapida successione. Il De Santis, al termine del suo tentativo di fuga, veniva raggiunto dai tifosi napoletani, che lo percuotevano violentemente, procurandogli diverse fratture. Solo il sopraggiungere delle forze dell'ordine ha impedito che l'uomo potesse riportare conseguenze ancora più gravi.
Un testimone, che ha segnalato la presenza di tre persone che indossavano caschi da motociclista, ha escluso la loro partecipazione all'azione violenta. Tuttavia, gli approfondimenti che si stanno svolgendo chiariranno se effettivamente il De Santis abbia agito da solo o in concorso con altri e in quale fase dell'azione.
Mentre riferisco a quest'Aula sono in corso ulteriori rilievi a carico del De Santis riguardanti l'uso dell'arma da fuoco, a seguito del risultato, non completamente dirimente, della prova stub. A questo riguardo, si sta valutando anche l'incidenza sull'esito di tale prova della probabile fabbricazione artigianale dei proiettili. Altre verifiche serviranno poi a chiarire se, come sembra, siano intervenute terze persone nel posizionamento dell'arma.
Desidero sottolineare che la scelta di Tor di Quinto come zona di confluenza dei tifosi napoletani appare razionale sotto il profilo della sicurezza. L'area, infatti, utilizzata peraltro già in precedenti occasioni per le stesse finalità, è quella più vicina al settore, la curva nord, riservato alla tifoseria partenopea ed è stata preferita proprio per questo preciso motivo, dovendo i tifosi percorrere un tragitto più breve per raggiungere lo stadio Olimpico. Inoltre, non corrisponde al vero la circostanza Pag. 46secondo cui le frange più accese della tifoseria romanista siano solite gravitare nelle vicinanze di Tor di Quinto.
Come pure è infondato il rilievo che il dispositivo di sicurezza, a cui sono state dedicate svariate riunioni preliminari che hanno visto la partecipazione dei vertici delle due società, abbia fatto registrare lacune. Basti pensare che sono stati impiegati complessivamente 1.486 uomini delle forze dell'ordine, a cui va aggiunto il consistente numero di steward, cioè 920, utilizzati nei servizi di prefiltraggio e nel controllo dei biglietti. Inoltre, la risonanza mediatica dei fatti ha finito con il coprire l'indubbia efficacia del dispositivo che, oltre a contenere gli effetti di episodici tafferugli, ha portato all'adozione immediata di provvedimenti di Daspo a carico di tre persone, responsabili di arrecare grave pregiudizio all'ordine pubblico.
L'impegno delle forze di polizia è stato rilevantissimo e va elogiato senza alcuna riserva. Sento doveroso ringraziare tutti e specialmente quelli che, nel corso delle attività di servizio, hanno riportato ferite, fortunatamente non gravi. Grazie a tutti quelli che, in strada e dentro lo stadio, hanno lavorato onorando la divisa che, a sua volta, rappresenta il nostro Paese (Applausi) !
Nelle ore immediatamente successive allo scontro, avvenuto nella zona di Tor di Quinto, le notizie circa quanto era accaduto sono cominciate a filtrare in maniera incontrollata all'interno della tifoseria napoletana presente allo stadio. Nel passaparola si erano diffuse le più disparate voci, tra le quali anche quella del decesso di un tifoso. Il segno evidente di un clima divenuto pesante era l'ostentato atteggiamento della curva napoletana, che si asteneva da ogni forma di incitamento nell'attesa che l'evento sportivo avesse inizio. Le autorità di polizia non hanno rilevato controindicazioni sul fatto che il capitano della squadra del Napoli, su richiesta della dirigenza della società sportiva, potesse avvicinarsi ai tifosi presenti nella curva, al solo scopo di rassicurare sulle condizioni di salute dei tre tifosi coinvolti nell'incidente e di riferire che gli stessi fatti non erano riconducibili a scontri tra opposte tifoserie. Il giocatore del Napoli è stato nella circostanza accompagnato da dirigenti del suo club e da funzionari di polizia, la cui presenza era motivata da esclusive ragioni di tutela dell'incolumità dello stesso calciatore.
La comunicazione è avvenuta tra il giocatore è ed un capo tifoso, tal Gennaro De Tommaso, destinatario nel 2008 di un Daspo, revocato poi nel 2011. Lo stesso De Tommaso, in relazione al comportamento tenuto in occasione della finale di Coppa Italia, è stato nuovamente sottoposto a Daspo, con divieto di accedere per cinque anni agli stadi ed a tutti gli impianti sportivi del territorio nazionale e di circolare nelle loro immediate adiacenze. È stato altresì deferito all'autorità giudiziaria per gli addebiti contestatigli nella stessa circostanza, quali in particolare l'incitamento alla violenza, in relazione alla scritta inneggiante alla liberazione del noto Speziale, condannato in via definitiva per l'omicidio dell'ispettore della polizia di Stato, Filippo Raciti, a cui va il nostro grato ricordo, e alla sua famiglia va la nostra sincera gratitudine (Applausi).
La sequenza dei fatti accaduti all'interno dell'Olimpico, che ha visto il De Tommaso assumere un atteggiamento tracotante, simboleggiato dalla vergognosa scritta sulla sua maglietta, e la situazione di incertezza che ne è derivata hanno fatto nascere il dubbio che l'evento calcistico fosse stato disputato a seguito di un presunto assenso di quel capo tifoso. In realtà, come ho avuto modo io stesso di spiegare e come è stato il giorno seguente affermato in modo inequivocabile dal prefetto di Roma, non vi è stata alcuna trattativa, come peraltro conferma il contenuto della relazione degli organi federali presenti in campo.
L'incontro di calcio si sarebbe svolto comunque, anche in considerazione dell'esigenza di scongiurare, in caso di rinvio, i gravissimi rischi connessi al deflusso degli spettatori. Molti ricorderanno come venne aspramente criticato il sistema di sicurezza quando il 21 marzo 2004, nella stessa cornice dell'Olimpico, il derby tra le Pag. 47due squadre capitoline venne sospeso e rinviato per le pressioni che in questo senso provenivano da un gruppo di ultrà romanisti.
Tornando ai fatti di sabato, la comunicazione del capitano del Napoli ha avuto il solo scopo di stemperare la tensione ed ha corrisposto ad una scelta di gestione dell'ordine pubblico, che non può considerarsi una forma di cedimento alle frange più oltranziste del tifo. Né possono avvalorarsi interpretazioni contrarie, accreditando oltremisura il significato di comportamenti e gesti tutti interni alle dinamiche del tifo organizzato. Sta di fatto che l'incontro di calcio si è concluso pacificamente, senza incidenti di nessun tipo e con la regolare uscita dei tifosi dallo stadio. E in questo contesto, mi sento di ringraziare le tifoserie di Napoli e Fiorentina, che hanno dimostrato ancora una volta di essere, nella loro stragrande maggioranza, tifoserie civili, che amano il calcio e che hanno passione per questo grande sport nazionale.
Sono addolorato che un evento sportivo di tale richiamo, seguito dai media nazionali e internazionali, sia stato contrassegnato da episodi che avviliscono i sani valori dello sport e sporcano gravemente l'immagine del calcio italiano. Il culmine dell'inciviltà è stato toccato quando il Canto degli italiani, l'inno di Mameli, è stato oggetto di una salva di fischi, sembrando incrinare quei sentimenti di appartenenza e di fierezza, che non vorremmo mai vedere messi in discussione, tanto meno in occasione di un evento sportivo.
Sono anche indignato per i tentativi di strumentalizzazione dei fatti accaduti, la cui gravità non è stata mai e mai potrà essere minimizzata, e che non è possibile sottovalutare. Al contrario, nella giornata seguente, ho anticipato l'intenzione di affinare gli strumenti di contrasto alla violenza sportiva, ampliando la platea dei possibili destinatari dei provvedimenti inibitori ed inasprendone nei casi più gravi la durata. La misura da approntare, anzi le misure da approntare, andranno naturalmente studiate con cura e non ubbidiranno all'emotività del momento.
Sono infatti provvedimenti a cui pensiamo da tempo e frutto di una riflessione avviata fin dal dicembre scorso tra il Ministero dell'interno e gli organismi sportivi, con la costituzione di una apposita task force, che ha già rassegnato un ampio documento, diffuso pubblicamente, sulle misure più idonee per incrementare sicurezza e partecipazione.
Mi auguro che a questo processo, che intende portare serenità al movimento calcistico italiano e consentire alle migliaia di appassionati di seguire la propria squadra senza preoccupazioni ed angosce, diano tutto il loro positivo apporto anche le società sportive, recidendo, come autorevolmente auspicato dal Capo dello Stato, i pericolosi intrecci con gli ambienti più violenti del tifo e spogliandoli così da ogni arma di pressione e di ricatto.
Dobbiamo restituire i nostri stadi ai nostri bambini, ai nostri ragazzi e alle famiglie italiane e faremo di tutto per riuscirvi. Grazie dell'ascolto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia e Nuovo Centrodestra).
(Interventi)
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare il deputato Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Signora Presidente, onorevole Ministro e onorevoli colleghi, vogliamo prima di tutto esprimere oggi con fermezza la nostra condanna più totale ad ogni forma di violenza fisica e psicologica che si è verificata sabato scorso dentro e fuori lo stadio di Roma.
La nostra vicinanza alla vedova e alla figlia dell'ispettore Raciti, il cui nome è purtroppo risuonato in queste ore per l'incivile esposizione di magliette inneggianti a colui, come lei ha ricordato, che è stato condannato per il suo omicidio.Pag. 48
Bene ha fatto in queste ore l'autorità competente, secondo noi, ad applicare la misura del Daspo anche per l'ostensione di quelle magliette.
Vogliamo anche esprimere la nostra vicinanza agli agenti feriti gravemente negli scontri di giorni fa e così anche l'augurio che Ciro Esposito abbia salva la vita.
In quegli eventi fuori dallo stadio ognuno di noi ha potuto assistere, attraverso i filmati, oltre alla terribile sparatoria – e solleviamo qualsiasi velo di ipocrisia, chiamiamo le cose con il loro nome – a vere e proprie scene di guerriglia urbana, purtroppo consuete, con agenti assaliti a colpi di spranga. Il problema non è che questo sia estraneo a qualsiasi forma di sport, ma che più semplicemente, per noi, tutto ciò è estraneo alla nostra idea di civiltà.
Noi vogliamo che si impedisca ai violenti ed ai criminali di compiere reati più o meno gravi dentro e fuori gli stadi nel corso degli eventi calcistici e, per essere chiari, serve un'azione preventiva e repressiva decisa non solo per gli atti gravissimi come quello della sparatoria, ma anche per azioni che potrebbero sembrare, ad una valutazione disattenta, di minore gravità, come lo sono l'uso delle bombe carta negli stadi o lo scavalco delle recinzioni di separazione tra i settori ed il campo, come purtroppo è avvenuto.
Noi però non vogliamo criminalizzare le intere tifoserie, anzi vogliamo, come ha detto il Presidente del Consiglio, far tornare le famiglie allo stadio, le famiglie dei tifosi allo stadio e per questo vogliamo separare le frange violente del tifo dalla stragrande maggioranza pacifica di coloro che vanno negli stadi. Per questo, Ministro, però, serve anche evitare sempre la spettacolarizzazione ed il protagonismo di taluni capi delle tifoserie violente, come purtroppo è avvenuto sabato scorso, con l'esaltazione del ruolo di Gennaro De Tommaso.
Bene ha fatto, secondo noi, l'autorità preposta, quel giorno, a non mettere mai in discussione lo svolgimento della partita, per non dare l'impressione di soggiacere a forme di ricatto più o meno esplicite e così deve essere anche, secondo noi, sempre per il futuro. Per questo, oltre all'applicazione intransigente delle norme vigenti e ad un possibile affinamento di alcuni aspetti di queste, signor Ministro – penso al Daspo, alla tessera del tifoso e anche all'arresto differito, che sono le strumentazioni di cui disponiamo – serve un ruolo obbligatorio, non rinviabile delle società calcistiche, che devono recidere i loro rapporti, ove esistano, con la tifoseria violenta, laddove si infiltrano le associazioni criminose, e con l'estremismo politico violento.
Serve ribadire che è necessario un ruolo delle società calcistiche. Occorre dare attuazione – e su questo il Governo ha già confermato la propria volontà di attuazione, rispondendo ad un'interrogazione del collega Fossati – all'obbligo previsto dall'UEFA di istituire, nelle società calcistiche, responsabilità per le relazioni con i supporter, che sostanzialmente le nostre società calcistiche hanno eluso.
Occorre fare, secondo noi, una valutazione seria, approfondita, se possa essere utilmente attuata una contribuzione economica delle società ai costi del modello di sicurezza degli eventi calcistici che costa ogni anno allo Stato diverse decine di milioni di euro. È una riflessione attenta, che va fatta, perché presenta rilievi di costituzionalità, ma è una riflessione che va fatta. Noi chiediamo, quindi, al Ministro, avendo ascoltato la ricostruzione dei fatti e condiviso la ricostruzione che lei qui ha esposto, che venga fatta, però, una riflessione complessiva sul modello di gestione della sicurezza per gli eventi calcistici perché i fatti di pochi giorni fa non è la prima volta che accadono, ma c’è la ripetizione di alcuni eventi. E, quindi, noi dobbiamo fare una riflessione complessiva che si deve svolgere con un serio confronto parlamentare, che chiediamo al Governo, sul modello complessivo di governo dei fenomeni che avvengono negli stadi. Questo confronto comprenda anche le tifoserie organizzate e i rappresentanti federali del mondo del calcio e dello sport perché l'obiettivo che abbiamo in comune è Pag. 49chiaro: riportare la serenità negli stadi, isolare i violenti, sradicare le infiltrazioni criminali, contribuire affinché le forze dell'ordine e lo Stato possano compiutamente controllare in ogni momento la tenuta dell'ordine pubblico negli stadi che devono tornare ad essere un luogo di gioia e di svago (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.
EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, Ministro, colleghi, i fatti verificatisi il 3 maggio scorso a Roma prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina sono di una gravità inaudita. Episodi di violenza e di vera e propria criminalità e la clamorosa debolezza dello Stato italiano sono immagini che tra sabato e domenica hanno fatto il giro del mondo. I fatti del 3 maggio, Ministro Alfano, sono doppiamente gravi. In primo luogo, perché rappresentano l'ultimo eclatante episodio di una lunga serie in cui il Viminale mostra la sua inefficienza. In secondo luogo, perché il sistema che si è creato attorno al calcio ancora una volta si mostra ostaggio e allo stesso tempo terreno di coltura di organizzazioni violente che prosperano perché la politica per anni non è riuscita a trovare una soluzione ragionata e definitiva.
Nelle ore precedenti la gara si sono svolti diversi disordini. Si sono registrati scontri tra tifoserie in alcuni Autogrill autostradali nei pressi di Roma. Si sono verificati scontri tra gruppi di pseudo tifosi e forze dell'ordine al Ponte Duca d'Aosta e nel quadrante del Foro Italico. Si è verificato un attentato a colpi di arma da fuoco a 2 chilometri dallo stadio e non in una sperduta periferia, ma sulla strada che portava allo stadio e sulla quale sono stati convogliati i pullman proprio dal piano del Viminale. Onorevole Ministro, tutti episodi che si sono verificati fuori dallo stadio e, dunque, dovevano essere in primo luogo materia di ordine pubblico e non certo di tornelli, tessere del tifoso e di Daspo, Daspo da dare a chi occupa i tribunali per chiedere la liberazione dei condannati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Anche perché, Ministro Alfano, la persona che dalle indagini in corso sembrerebbe aver sparato, e ancora non è chiaro se da solo o in concorso con altri, il Daspo ce l'aveva già e probabilmente, anche se avesse avuto il Daspo a vita, la vicenda non sarebbe andata diversamente: è successa fuori dallo stadio. Ma la cosa più sconcertante è quanto riportato ieri da Il Mattino di Napoli e non smentito. Che il piano del Viminale presentasse delle falle, che ci fosse il sospetto di agguati che potessero finire male era stato denunciato in anticipo dallo stesso presidente del Napoli De Laurentiis. Così come allarmi su possibili disordini erano di dominio pubblico sulla stampa nei giorni precedenti la gara. Che poi il viale di Tor di Quinto a Roma si presti in molti tratti a favorire agguati e imboscate, non ci voleva un esperto di strategia militare per rendersene conto. Evidentemente, Ministro Alfano, lei si era distratto ed il problema è che si distrae molto spesso, forse un po’ troppo. Se non ricordo male lo stesso Gastone aveva fatto interrompere un derby romano qualche anno fa.
In Italia ci sono stati Ministri dell'interno tristemente passati alle cronache come Ministri di polizia. Lei questo pericolo non lo corre, forse perché è troppo impegnato con la campagna elettorale del partito che guida. Lei è il Ministro del giorno dopo, che arriva quando il danno si è prodotto. Lei è il Ministro che coniuga sempre i verbi al futuro, «faremo», «vareremo», perché nel presente non si occupa del suo fondamentale Ministero. Lei, Alfano, è il Ministro che mente; lo aveva fatto sul caso Shalabayeva e l'ha fatto anche in questa occasione. Ha detto che non c’è stata trattativa con gli ultrà, ma è stato smentito, non solo dalle immagini che tutti hanno visto in diretta RAI, ma anche dai verbali degli ispettori della FIGC, ovvero i signori che hanno accompagnato Hamsik sotto la curva nord.
Lei, Alfano, è il Ministro che dice una cosa e, poche ore dopo, viene smentito dal Pag. 50suo Presidente del Consiglio dalle telecamere di Porta a Porta. È successo sull'immigrazione ed è successo nuovamente ora sui tempi di intervento del Governo in tema di legislazione antiviolenza. Scenette, quelle tra lei e il Presidente del Consiglio, che ricordano Gianni e Pinotto.
Ministro, mi accorgo di pronunciare parole dure nei suoi confronti, ma non mi posso astenere dal farlo. Perché sabato sera lo Stato ha abdicato ai suo compiti, ha detto a tutti i 60 milioni di italiani che la sua legge e la sua autorità vale in teoria, ma in uno stadio no. Ha mostrato che, dentro lo stadio, si può e si deve venire a patti con chi inneggia alla libertà di un assassinio perché sempre lo Stato non è riuscito ancora ad evitare che quelle persone entrino negli stadi e creino un clima che impone la trattativa. Ammetto però, Ministro, che sarebbe ingiusto da parte mia colpevolizzare solo lei di quanto accaduto. Il fatto che lo Stato abdichi ai violenti dovrebbe rivoltare le coscienze di chiunque abbia un minimo di senso civico.
Purtroppo questo atto gravissimo è stato legittimato dalla scriteriata permanenza in tribuna di onore del Presidente Renzi che si doveva semplicemente alzare e andare via, invece di rimanere a tifare per la sua squadra del cuore. Ha detto il Presidente del Consiglio che non si è accorto della maglietta indossata dal capo tifoso e nemmeno della trattativa in atto. Questo se fosse vero sarebbe di per sé gravissimo e ci domandiamo anche se il sottosegretario con delega ai servizi Minniti sia spuntato improvvisamente in tribuna solo per portargli il tabellino delle formazione delle squadre. Renzi ha fatto sapere: sono rimasto per i figli perché l'avevo promesso. L'amore per i figli è sacro e fa bene il Premier ad essere padre affettuoso, ma spiace ipotizzare che abbia usato questa scusa per giustificare l'ingiustificabile. Peccato – lo dico davvero – che sabato in ballo ci fosse la sicurezza delle persone, la credibilità non del Governo ma dello Stato che dipendeva in gran parte da lui e lui non è stato all'altezza o, peggio, se ne è fregato, perché magari sperava nella foto da campagna elettorale in cui lui consegna il trofeo alla squadra del cuore. E tutto mentre nelle Marche si stava abbattendo, ricordiamolo, l'alluvione che ha provocato due morti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, nel mondo le cose hanno sempre il loro perché. Io oggi ho avuto la conferma del perché Renzi, semplicemente laureato in legge e senza voto popolare, è Presidente del Consiglio e l'onorevole Alfano, avvocato e più volte passato alle Camere, è soltanto Ministro. Perché Renzi le bugie le sa dire, Alfano no. Alfano non è un bugiardo professionale come Renzi e sicché ha raccontato una cosa non vera. E l'ha raccontata male: che non c’è stata trattativa non è vero. Non è vero perché l'hanno visto settantamila persone che erano in quello stadio e lo hanno visto milioni di persone in televisione. Lo hanno commentato e accertato i media, costantemente in diretta: non c'era un giornalista, di regime o no, che non diceva che si stesse trattando con questa gente, così disonorando sul campo quei servitori dello Stato che, poi, qui ipocritamente si applaudono.
E purtroppo, Presidente, al Ministro Alfano non è andata benissimo perché il Presidente del Consiglio, vista la mala parata, ha dichiarato: io non avrei trattato. E il Presidente della Repubblica, per proteggere il suo sponsorizzato cioè Renzi, ha detto la stessa cosa. Era facile evitare il dubbio. Era facile evitare il ludibrio di uno Stato che va trattare con Genny ’a carogna, con la sua maglina con scritto sopra «Speziale» davanti al mondo, anche in questo caso disonorando i servitori dello Stato, e a mettere a confronto tutto questo bello show con la cresta di Hamsik. Bastava aprire un altoparlante – lì c’è – mettere lì uno schermo gigante e fare le cose trasparenti, non i «pissi pissi bau bau» davanti al mondo. E dire: guardate che il signor Esposito non è morto. Guardate che le cose stanno così e così, guardate Pag. 51che l'evento avrà inizio alle ore 21,45. Invece sono andati a dirlo in un priveé al signor Genny ’a carogna, che mi meraviglio non essere qui a dare le sue spiegazioni insieme al Ministro dell'interno perché questa era la coppia che volevamo sentire: un bel confronto ! Un bel confronto !
Dopo le bugie arriva la magra: noi daremo prova che il Ministro Alfano – che è stato mio segretario, che io conosco e al quale io voglio bene, tra parentesi, e lo aspetto come alleato – le bugie non le sa dire, perché ha detto che dopo c’è il Daspo e io lo darei a vita. Renzi fa: no, eh, aspettiamo la fine del campionato, ci sono le elezioni, aspettiamo eh, non diciamo nulla ! E quindi al povero Alfano, che non sa dire le bugie, gli vengono anche date le bacchettate sulle mani.
Dopo, non contenti di tutto questo, si dice che il Daspo risolverà tutto: non risolve niente, perché Gastone, quello che ha sparato, ha sparato a chilometri di distanza dallo stadio e tutto quello col Daspo non c'entra niente. Se il Daspo è la medicina, moriremo tutti di disordini allo stadio. Insomma, qui è successa una confusione tale, un susseguirsi di cose che Flaiano viene alla mente: l'insuccesso ha dato loro alla testa. Ma siccome questo show di dilettanti non è ancora finito, mi viene sempre in mente un altro show di dilettanti, quello di Corrado che diceva: ma non è mica finita qui ! E ricominciava La Corrida. Ed ecco il Presidente Matteo Renzi che se ne sta in tribuna d'onore senza accorgersi un minuto di niente...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MAURIZIO BIANCONI. ...completamente di niente, come se fosse, aliunde, da un'altra parte. Dopodiché, prova a canticchiare l'inno, gli viene male, sparisce e ritorna. Ma di fronte a quel ludibrio, Presidente della Camera, di fronte al ludibrio delle istituzioni, un Presidente del Consiglio deve fare una cosa sola: togliere il disturbo, andare via, non essere complice di quel ludibrio e semmai dire una parola che impedisca la trattativa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) ! Questo doveva fare, come doveva fare un più che imbarazzato Presidente del Senato, un imbarazzante Presidente del Senato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente), che dopo è andato a giustificarsi alla televisione – ma quasi quasi me ne sarei andato ! – e dopo Renzi ci ha detto la bugia: eh, sa – dice – non sono andato via perché se no lasciavo...
PRESIDENTE. Deve concludere.
MAURIZIO BIANCONI. ...un secondo... alla violenza. Alla violenza ? Veramente io avevo detto che quest'uomo era un uomo capace e capace di tutto, e in questa bugia si è dimostrato incapace, incapace di tutto. Questa bugia lo ha fatto un pochino più alfaniano – non l'ha saputa dire ! – ma come dicevano gli antichi, quandoquidem et Homerus dormitat: qualche volta anche il sommo poeta, anche Omero, dormicchia ! E questa bugia, al bugiardo nazionale, non gli è venuta bene (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Gennaro Migliore. Prego, ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE. Signora Presidente, colleghi e colleghe, signor Ministro, in primo luogo vorrei stabilire con parole molto nette e chiare che il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà avversa attivamente, con ogni suo atto e ogni suo pronunciamento, qualsiasi comportamento e azione violenta e discriminatoria, che, ahimè, ormai è usuale dentro e fuori gli stadi. Atti di violenza si sono consumati nel corso di questi anni. Riscoprire la retorica nel corso di una vicenda come questa, a mio giudizio, non fa onore al suo ufficio, perché il suo intervento è stato lacunoso, burocratico e francamente inconcludente.
Credo che, da questo punto di vista, debba essere ripristinata un minimo di Pag. 52verità storica, anche perché lei ha affermato perigliosamente che tutto è andato bene, perché il dispositivo non è stato sbagliato. Caro Ministro, visto che mi associo anch'io al ringraziamento nei confronti di quelle forze dell'ordine che pagano con la propria sicurezza personale il fatto di essere esposti a dispositivi di sicurezza sbagliati, io le voglio dire una cosa: io c'ero, io ero uno di quelli che portava i figli in quello stadio e non nella tribuna d'onore, ma nella tribuna dove si pagavano i biglietti, e ho vissuto direttamente anche la preoccupazione di un padre che deve attraversare delle tifoserie che vengono fatte avvicinare troppo allo stadio.
Le posso dire che, nel 2012, in una finale nella quale si scontravano e si confrontavano Napoli e Juventus, il dispositivo fu totalmente diverso e ci fu un servizio di navette che garantì che non ci fossero cortei lungo le strade, e Tor di Quinto – visto che lei ha mancato di dire questa cosa – era un noto covo di ultras romanisti, visto che quello che era il chiosco abusivo del cosiddetto Gastone, lo sparatore, era ben noto come un ritrovo dell'estrema destra legata alle frange ultras.
Non c’è stata alcuna azione di prevenzione. In questi casi, si chiamano quelli che possono rappresentare un pericolo per l'ordine pubblico prima in questura, e non si espone gente comune ad attraversare le strade senza alcun dispositivo di sicurezza. Quando sono uscito da quello stadio, c'erano solo le forze di interposizione, ma dallo stadio Olimpico fino a Ponte Milvio non c'era neanche un milite. E lei sa cosa voleva dire ? Che quel deflusso disordinato e un po’ impaurito poteva essere esposto ad ulteriori ritorsioni, visto quello che era già accaduto all'interno dello stadio. Lei non può assumersi questa impunità.
Lei non può dimenticare che sono state date quattro versioni, quattro versioni diverse nel giro di pochi minuti: da quella che doveva essere l'azione isolata, un regolamento di conti, l'idea che potesse essere un gruppo di facinorosi che assaltava un autobus di napoletani. Lei non ha adottato lo stesso dispositivo del 2012, non ha controllato che venisse garantito il percorso, non ha messo in sicurezza le zone pericolose come quella di Tor di Quinto, non ha fatto prevenzione, non ha contribuito a realizzare quello che è l'elementare controllo ai cancelli, visto che dalla curva del Napoli e anche dalla curva della fiorentina sono stati esplosi petardi e sono state lanciate mazze; cose che sono sotto gli occhi di tutti.
E, poi, le posso assicurare che dove eravamo noi non c'era un posto libero, ma non tra i posti a sedere: sulle scale di emergenza, di sicurezza. Come fa lei a non vedere che migliaia e migliaia di persone in più, in soprannumero, possano accedere ad uno stadio, garantendo un minimo di sicurezza a coloro i quali sono dentro quello stadio ? Dentro quello stadio, c'erano migliaia di persone in più e, se ci fosse stato qualsiasi incidente, sarebbe stata una tragedia, di cui lei sarebbe stato direttamente responsabile.
Poi, a proposito del ringraziamento alle curve, visto che io mi considero un supporter moderato, le posso dire che l'atteggiamento di silenzio di un'intera curva, forse, le dovrebbe far sorgere il sospetto che lì c’è qualcuno che le controlla ? Che ci sono dei dispositivi che voi non volete affrontare ?
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GENNARO MIGLIORE. Il calcio è malato e la sua conclusione del discorso è semplicemente un ossequio a quegli interessi economici che il calcio ha promosso nel corso di questi anni. Da «calciopoli», al doping, fino alla violenza negli stadi: bisogna responsabilizzare le società, non ringraziarle e avere il fermo controllo di quelle che sono le garanzie e i diritti dei cittadini semplici che attraversano le strade di questo Paese. Lei non lo ha fatto, non lo ha fatto in questa occasione, non lo ha fatto anche in altre occasioni dove l'ordine pubblico è stato messo in discussione.
PRESIDENTE. Deve concludere.
Pag. 53GENNARO MIGLIORE. Io penso che tutti noi dovremmo stare al fianco della famiglia Raciti e stare al fianco alle famiglie di tutti quelli che vengono colpiti dalla violenza, ma stare al fianco innanzitutto del ripristino di una leale collaborazione che, innanzitutto da parte dello Stato, deve essere realizzata nei confronti dei cittadini. Cosa che anche oggi è mancata (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cicchitto. Ne ha facoltà.
FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, in primo luogo, voglio inviare da questa tribuna un saluto alla madre di Ciro Esposito, signora Leandri (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra), che si è comportata in tutta questa vicenda con un singolare e straordinario senso della misura, malgrado abbia il figlio in condizioni gravissime.
Detto questo, però, voglio anche dire che siccome ho inteso in quest'Aula tre discorsi da campagna elettorale che non si misurano affatto con la gravità e la serietà del problema che abbiamo davanti – un discorso di campagna elettorale del rappresentante del MoVimento 5 Stelle, un discorso di campagna elettorale dell'onorevole Bianconi e un discorso di campagna elettorale dell'onorevole Migliore – allora non posso fare a meno di ricordare alcune cose.
La prima è la seguente ed è costituita dal fatto che, secondo me, il momento più basso, alle nostre spalle, che noi abbiamo avuto per quello che riguarda il calcio italiano, è stato in tre occasioni: nel 2004, partita Roma-Lazio, nel 2010, partita internazionale Italia-Serbia e, poi, recentemente, nel 2012, partita Genoa-Siena; Governi in carica: Berlusconi nei primi due casi, Governo Monti in questo terzo caso, cito i Governi unicamente perché, siccome qua è in atto una operazione sciacallesca, ricordo quali erano a quei tempi i Governi in carica. Ricordo che davvero in quelle circostanze c’è stata una resa totale, e la partita Roma-Lazio io la vidi, e i capi tifosi della Roma e della Lazio scesero nel mezzo del campo e notificarono ai capitani delle squadre che la partita doveva essere interrotta e l’input fu recepito dall'arbitro, arrivò alle forze dell'ordine e fu eseguito da tutti.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 14)
FABRIZIO CICCHITTO. Credo che quello fu il momento di maggiore, chiamiamolo così, «cedimento» dello Stato rispetto a queste situazioni.
In questa vicenda noi abbiamo avuto una scelta di segno diverso, con delle conseguenze, indubbiamente, che però comportano la necessità di avere l'onestà intellettuale di fare i conti con la situazione reale, nel senso che la prefettura e la questura di Roma, a cui va dato merito e onore di quello che hanno fatto, hanno deciso che la partita si sarebbe fatta e quindi, in questo modo, non hanno sottoposto la loro scelta a nessuna subalternità.
Certamente nel momento in cui ti prendi in carico una cosa del genere, devi fare i conti con uno stadio in cui ci sono 60 mila persone, in cui ci sono 28 mila tifosi di una squadra e circa altrettanti di un'altra squadra e, nel momento, in cui la squadra del Napoli ha chiesto di chiarificare ai suoi tifosi che non c'era un morto e specialmente, voce che era corsa, che non avevano certamente sparato le forze dell'ordine, parlare con i tifosi, secondo me, è stato un atto di intelligenza su cui gli ipocriti, che ho sentito anche in quest'Aula, si esercitano, diciamo così, non facendo i conti con quella che è la realtà (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).
Però, colleghi, e mi riferisco, consentendo, alla parte conclusiva dell'intervento fatto dal rappresentante del Partito Democratico, dobbiamo fare i conti con la situazione reale in modo assai più attento di quanto non facciamo, perché nel tifo organizzato esistono delle componenti armate, violente e organizzate, incorporate Pag. 54in tutti le principali tifoserie che stanno nel nostro Paese. Allora, o si fanno i conti, ma fino in fondo, con questo tipo di realtà e le si espellono in termini penali, giudiziari, preventivi e repressivi, oppure potete esercitare come volete la vostra demagogia; se non si interviene in questo modo allora non c’è nulla da fare, è evidente che le Digos, le questure, le prefetture dovranno sempre fare i conti con una realtà che ha una notevole capacità di violenza e di intimidazione.
Quando a Roma, per esempio, accade che viene stabilito che i tifosi della Lazio possono entrare nella loro curva al trentottesimo minuto e tutti quanti seguono questo deliberato, non è che ciò avviene per ragioni di libertà, ma per ragioni di costrizione.
PRESIDENTE. Onorevole Cicchitto, concluda.
FABRIZIO CICCHITTO. Allora, onorevole Ministro, io credo che finita questa campagna elettorale e finito il cinismo e lo sciacallaggio che ho sentite in quest'Aula sia indispensabile che il Governo, con le forze di opposizione e con le società calcistiche, si misuri con questo nodo. Se non si approfondisce il discorso, tutto viene personalizzato e ciò è banale.
Sulla base di questo criterio, anche tra i mafiosi apparentemente c’è il singolo mafioso che è un prepotente, e invece c’è una struttura organizzata che esercita un grande ruolo di intimidazione e di decisione. Se non faremo tutti quanti i conti con questo tipo di situazione, potremo, di volta in volta, rimpallarci le responsabilità e una volta essa sarà del Governo Berlusconi, un'altra volta del Governo Renzi, altra volta di qualcun altro, ma faremo semplicemente un'operazione mediocre non all'altezza del dramma che è avvenuto e che stiamo vivendo. Detto questo, come deputato di Roma devo dire che dobbiamo chiedere scusa ai tifosi del Napoli e della Fiorentina perché purtroppo è stata provocata una situazione di questa difficoltà e con questi problemi a migliaia di persone venute per assistere a una bella partita (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Molea. Ne ha facoltà.
BRUNO MOLEA. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, lo scorso 3 maggio allo stadio Olimpico di Roma, in occasione della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina, abbiamo assistito ad una trattativa a dir poco vergognosa con un capo ultrà.
Lo scontro era iniziato poche ore prima anche a causa di alcuni episodi di violenza che hanno coinvolto in maniera grave dei tifosi partenopei e terminato con un ordine perentorio arrivato dai responsabili della sicurezza: la partita si doveva giocare perché un rinvio rischiava di trasformare il deflusso dagli spalti in guerriglia.
Stiamo assistendo purtroppo ad una pericolosa mutazione genetica tra le tifoserie, un tempo divise in fazioni politiche ed attualmente oggetto invece di infiltrazioni da parte della criminalità. Si tratta di un problema culturale che va affrontato con la massima severità. In Italia la prepotenza degli ultrà nasce anche dalla tolleranza dei club, e cresce a dismisura per la mancanza di norme efficaci e severe come quelle previste in altri Paesi.
I rapporti torbidi e mai recisi con le società, dove affari e opportunismi, ricatti e sudditanze si intrecciano in modo inestricabile, sono favoriti da un sistema penale all'insegna della tolleranza, che rende praticamente impossibile finire in cella a scontare la propria pena a meno che non si ammazzi qualcuno. Questo doppio binario fa sì che l'Italia sia diventata il paradiso europeo degli ultrà, l'ultimo Paese della Comunità dove si può assistere a scene incredibili come quelle avvenute dentro e fuori dall'Olimpico sabato sera.
Dalla Gran Bretagna alla Francia, alla Germania, alla Russia, non esiste più un solo Paese, forse fatta eccezione della Serbia, dove il rimedio alle violenze che avvelenano il calcio sia affidato a «pannicelli» Pag. 55come il Daspo o la tessera del tifoso. Della sudditanza verso gli ultrà sono buoni testimoni, per esempio, le squadre di Milano, che entrambe hanno permesso nelle scorse stagioni ai caporioni delle curve di minacciare i giocatori senza reagire, come quando il 24 novembre scorso agli ultrà rossoneri fu consentito di incontrare faccia a faccia Abbiati e Kakà promettendo ritorsioni se la squadra non avesse mutato atteggiamento in campo; minacce provenienti da una curva pesantemente infiltrata sia da elementi dell'ultradestra che dalla malavita organizzata ma a cui viene comunque concesso e consentito di fare la voce grossa.
In Italia l'unico ultrà ad aver scontato per intero la sua pena probabilmente è Ivan Bogdanov, il serbo che si arrampicò sulle cancellate del Marassi. Per il resto, della scarsa severità con cui si guarda al fenomeno l'esempio più clamoroso rimane il trattamento riservato agli ultrà dell'Inter, che nel 2007 assaltarono una caserma dei carabinieri per protestare contro l'uccisione di un laziale. Vennero arrestati in dieci e la mattina dopo non c'era più nessuno in cella.
In Inghilterra, dove il fenomeno degli hooligan è stato debellato, per finire in cella per ventiquattro ore basta invece il semplice sospetto da parte della Polizia; per gli atti di violenza o per le violazioni al Daspo – che esiste anche lì – si può rimanere in carcere fino a dieci anni: scatta la condanna penale contro la quale il tifoso violento può fare appello, ma se l'appello è infondato la condanna viene raddoppiata. Persino in Russia il Daspo è più severo che in Italia, visto che può arrivare fino a sette anni ed in più, ai tifosi violenti, possono essere ordinate 160 ore di lavori socialmente utili.
L'Italia è divenuta invece una nazione in cui si può assistere a scene incredibili come quelle avvenute dentro e fuori l'Olimpico sabato sera. Un tale di nome Gennaro De Tommaso, detto «Genny ’a carogna», condannato pare per ben due volte al Daspo, ossia al divieto di frequentare gli stadi, tiene sotto scacco un intero stadio e decide sull'opportunità o meno di giocare un incontro di calcio.
L'episodio è stato reso ancora più grave e deprecabile dal fatto che il personaggio in questione si è presentato allo stadio con indosso una maglietta che inneggiava a quel tifoso che il 2 febbraio 2007 uccise durante un derby l'agente di polizia Filippo Raciti.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
BRUNO MOLEA. La sicurezza fuori e dentro gli stadi rappresenta una questione trascurata da troppo tempo e che richiede misure più severe per i soggetti violenti. Lascia interdetti il ferimento del vigile del fuoco che stava svolgendo il proprio lavoro per consentire lo svolgimento di quella che doveva essere una vera e propria celebrazione dello sport, ed invece ha rischiato di non tornare a casa. Per non parlare del deprecabile atto di coloro che hanno fischiato l'Inno d'Italia, calpestando tutto ciò che esso rappresenta per il Paese e per tutti quelli che si sentono italiani.
Ancora una volta abbiamo dato un pessimo spettacolo per colpa di alcuni facinorosi che andrebbero per sempre banditi dagli stadi, facendo dell'Italia un pietoso impasto di fumogeni, arroganza, odio, pallottole e bande dementi. Il calcio ha perso la sua dignità e lo Stato ne esce sconfitto, impotente, arreso a qualcosa che non è più controllabile: troppo violenza fronteggiata non con leggi adeguate, ma con «soluzioni tampone» che producono il risultato di rendere invivibile lo stadio anche ai tifosi normali.
Per tutte queste ragioni, signor Ministro, le chiedo, a nome del gruppo parlamentare di Scelta Civica per l'Italia, di approfondire ulteriormente la responsabilità delle società al fine di verificare l'effettivo stato di degrado della situazione, anche in relazione a quanto accaduto all'Olimpico sabato scorso (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Caparini. Ne ha facoltà.
Pag. 56 DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, la cifra politica di ciò che è accaduto in quella tragica finale della Coppa Italia è che «Genny ’a carogna» conta molto più di lei, caro Ministro; ed evidentemente lei non ha letto il rapporto della procura federale, che ha descritto minuziosamente quello che è accaduto: ovvero davanti ad una tribuna d'onore impassibile e davanti alle più alte autorità di questo Stato, un questore, quindi lei, è andato a trattare con un capo ultras, che tra l'altro inneggiava anche all'omicida di un collega, di un servitore della patria, morto proprio per i tragici fatti accaduti nel 2007.
Una scena che è stata trasmessa in mondovisione: una scena di ordinaria follia, una commedia tragicomica italiana in cui un ultras spara per uccidere; ed è una questione di ordine pubblico, quindi spetta a lei, non spetta al Daspo, non c’è nulla, non ha nulla a che fare con lo stadio: è una questione di ordine pubblico ! Dopodiché lo Stato tratta con chi di fatto lo umilia, accetta che venga fischiato il vostro tanto amato Inno, e inoltre sopporta anche i cori razzisti che ci sono stati per tutta la partita e che in altri casi hanno portato a reazioni completamente diverse, che qui sono sfumati in una situazione che purtroppo ha visto accadere cose ben peggiori dei cori razzisti.
Ma la cifra è che quando c'era al suo posto un altro Ministro, uno serio, le partite venivano sospese ! Perché quando al posto di «Genny ’a carogna» c'era Ivan il Terribile, 2010, Genova, Italia-Serbia, partita internazionale, la partita è stata sospesa, perché non si può accettare un comportamento del genere ! Lo Stato non può essere impassibile e inerme di fronte a questi tipi di comportamento.
E lei cosa ha proposto dopo questa, che è stata una vera e propria Waterloo, che ha mostrato all'intero mondo come siamo ridotti: il Daspo a vita ! Lei non sapeva che esiste già il Daspo a vita: è stato introdotto nel 2007 da Amato. Lei non sapeva nemmeno questo ! La sua misura era una misura che già è possibile fare: manca solo che proponesse, che ne so, «stadio nostrum», visto che i risultati di Mare nostrum li stiamo purtroppo vivendo sulla nostra pelle (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
Ma se non vogliamo rivedere una situazione del genere dobbiamo costruire stadi nuovi, dobbiamo affidare la sicurezza all'interno degli stadi alle società di calcio che non possono continuare a lavarsene le mani. Dobbiamo trattare il tifo in modo diverso, dobbiamo far entrare i tifosi nel board della società, farli partecipare alla vita stessa della società.
Ma voi andreste in uno di quei cinema a cui eravamo abituati trent'anni fa con i sedili di legno, dove si poteva fumare, dove ognuno faceva il cavolo che voleva ? No, scegliereste di restare a casa a guardarvi un dvd e la stessa cosa fa la gente in Italia ed, infatti, negli stadi italiani vecchi di sessant'anni ci vanno solo pochi e vengono anche trattati come delinquenti, messi nelle gabbie in posizioni assolutamente inaccettabili per chi paga quello che paga, altro che portare le famiglie allo stadio !
Allora bisogna fare quello che è stato fatto in altri Paesi, quello che è stato fatto in Inghilterra dove hanno investito 3,3 miliardi di sterline dal 1989 e dove il Manchester United con gli incassi del «match day» fa molto di più di quello che fanno Juve, Milan, Inter, Roma e Napoli messi insieme. Questo è quello che dobbiamo fare.
Concludo Ministro, dobbiamo anche fare un qualcosa che in Inghilterra, fortuna loro, non hanno: cambiare il Ministro dell'interno perché lì c’è gente seria, c’è gente che difende i poliziotti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie), che dà gli strumenti per combattere, che dà le norme, che li protegge, non li manda allo sbaraglio come lei continuamente fa ! Lei e la sua maggioranza. Ma come potete pretendere e chiedere a chi deve far rispettare l'ordine che lo faccia rispettare quando siamo al quinto «svuota-carceri», quando c’è una depenalizzazione su tutto ? In questo Paese non si va ormai in galera per nulla (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ! E voi pretendete che il poliziotto che ha di fronte «Genny ’a carogna», che poi Pag. 57voi legittimate a interlocutore per una partita che va in mondovisione, abbia gli strumenti per contrastare tutto ciò...
PRESIDENTE. Concluda onorevole Caparini, ha esaurito il suo tempo.
DAVIDE CAPARINI. Concludo, concludo. Concludo, dicendo che purtroppo il problema non è solo all'interno degli stadi, è un dato di fatto che non è solo un problema di Daspo. Guardi Ministro, il Daspo, io sono convinto, che tra pochi giorni glielo daranno i cittadini italiani buttandola fuori da questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Piepoli.
GAETANO PIEPOLI. Signor Presidente, io credo che ciascuno di noi ha provato una grande angoscia sabato, non solo per quella vicenda tragica che si era già consumata e quindi anche per quel carico – che io personalmente reputo insostenibile – legato al dolore degli altri: per la madre del tifoso napoletano così come per quanto riguarda il riaprirsi, ammesso che si fosse mai chiusa, la ferita della famiglia Raciti.
Però, al di là di quello che può essere l'aver ridimensionato i danni, perché danni, comunque, oggettivamente ci sono stati in quello spettacolo e sono innanzitutto i danni del fatto che questo Paese non è in condizioni di doversi occupare di queste assurdità di fronte anche a problemi strutturali di fuoriuscire da una crisi economica e sociale, come quelle che stiamo vivendo.
Eppure ce ne dobbiamo occupare periodicamente, come ha ricordato il collega Cicchitto, perché, da questo punto di vista, ahimè, con buona pace di chi cerca di voltarla in politica – e, quindi, il suo intervento, direbbero gli antichi: desinit in piscem – non ci sono purtroppo differenze territoriali: queste vicende sono accadute a Genova, sono accadute a Milano, sono accadute a Roma.
Allora io credo che, al di là di quello che sarà necessario ancora ulteriormente verificare, e cioè le dinamiche oggettive di questa vicenda, rimane un dato di fondo: dobbiamo oramai dare un giudizio netto sulla gravità della malattia di questo subsistema che si chiama mondo del calcio.
Certo tutti noi sappiamo che riguarda una minoranza, che le famiglie vogliono comunque continuare ad andare negli stadi tranquille e serene e con la speranza di godere di uno spettacolo, ma noi sappiamo che comunque si tratta di una materia incandescente perché è un mondo fondamentalmente malato.
È malato innanzitutto dal punto di vista morale – e abbiamo visto le vicende del calcio scommesse – è profondamente malato dal punto di vista economico – e abbiamo visto i dissesti delle società – e abbiamo visto che è profondamente malato anche dal punto di vista educativo perché qui parliamo del calcio professionistico, ma chiunque gira un po’ e sa che cosa rischia di avvenire anche su campi lasciati ai dilettanti o alle eccellenze, sa bene che questi sono fenomeni che producono una terribile capacità imitativa.
Allora, questo significa, signor Ministro, che lei lo deve considerare come un settore comunque in cui emerge in un certo qual modo una crisi dell'ordine democratico. In questo senso è un problema di ordine pubblico, perché è un settore in cui emerge, sia pure marginalmente, il rifiuto dell'autorità, il rifiuto della regola, una sorta di deformazione della libertà che non accetta né vincoli, né solidarietà e in cui emerge anche una spinta demagogica del passato che rende paradossalmente prigioniere le stesse società dei propri errori perché l'intreccio tra ultras, tifoserie e società, che magari nel passato ha significato anche poter ostentare la forza della propria esperienza calcistica, oggi si ritorce contro coloro che le hanno promosse.
Siamo sicuri che il Governo vedrà con lucidità questo mondo nelle sue criticità strutturali perché noi vogliamo imitare le Pag. 58esperienze straniere, ma non le possiamo imitare pensando di raccoglierne i frutti senza pagarne i prezzi.
In questo senso, i Popolari per l'Italia chiedono al Governo di aprire fino in fondo un confronto con tutti i soggetti interessati in cui ciascuno faccia la propria parte perché non venga scaricato sull'immagine del Paese quello che invece è il deficit di alcuni micro-settori della società italiana.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, la ringrazio di avermi dato la parola. Io ho ascoltato con attenzione il Ministro dell'interno, ma siccome sono stato tra i primi a chiedere questa audizione, non dimentico che non avevo chiesto l'audizione del Ministro dell'interno: avevo chiesto l'audizione solo in subordine dell'onorevole Alfano, ma in principalità del Presidente del Consiglio, onorevole futuro Renzi; perché Renzi era lì, non si è alzato, non se ne è andato – avrà fatto bene, avrà fatto male – ma è il Presidente di questo Consiglio e questa vicenda non attiene soltanto a uno specifico problema di ordine pubblico, ma è un problema di rapporti dello Stato con la violenza e, più in generale, dei rapporti dello Stato con il fenomeno così importante, quale è diventato in Italia, calcistico.
E, allora, Renzi non può cavarsela, ancora una volta, dicendo che lui – testuale – deve fermarsi un attimo per evitare gli sciacalli della campagna elettorale e per evitare che questi sciacalli – cioè noi, cioè noi – sfruttino i feriti. È vergognoso che, di fronte a così palesi responsabilità e incapacità di questo Governo, il Presidente del Consiglio dia degli sciacalli della campagna elettorale a chi vuole oggi, e non dopo la campagna elettorale, delle risposte.
Siccome è un'abitudine questa di Renzi – lo ha fatto per l'immigrazione, lo ha fatto per la riforma elettorale, lo ha fatto per la riforma della pubblica amministrazione, lo ha fatto per una serie di cose dicendo «ne parliamo dopo» e lo ha fatto per i famosi 80 euro, che chissà se mai ci saranno, facendo finta di dolersi che non poteva darli prima della campagna elettorale – essa nasconde una politica dell'annunzio che non si vuole confrontare con i risultati prima della campagna elettorale che, fino a prova contraria, è dalla nostra Costituzione considerata il momento di doverosa informazione verso i cittadini.
Allora, caro Ministro dell'interno, lei è una foglia di fico. Cosa ci sta a fare, se ha un briciolo di dignità, in un Governo che la manda sempre a difendere cose in cui lei dice di non credere ? Ci ha detto che non credeva alla legge sulla riforma del lavoro, ci ha detto che non crede alla riforma del Senato così come si fa, ci ha detto che non crede a metà delle cose che dice Renzi, poi la mandano qui a difendere l'indifendibile. Lei è una foglia di fico che prima si toglie meglio è per lei, per l'Italia e, se permette, per quel centrodestra che lei indebitamente continua a voler tenere nel nome del suo partito, cui dedica molto tempo in campagna elettorale, giustamente.
Vede, il commento a quello che è avvenuto lo potrei affidare a De Andrè, al compianto cantante, il quale nella canzone Don Raffaè si chiedeva, così come ce lo chiediamo noi: lo Stato che fa ? Rispondeva: si costerna, si indigna, si impegna, poi getta la spugna con grande dignità. È esattamente quello che, come nella canzone Don Raffaè, avete fatto voi nei confronti del fenomeno violenza negli stadi.
Non è credibile, caro Ministro, che lei ci dica che non c’è stata trattativa. Sarebbe stato più corretto dire che la trattativa in certi casi è indispensabile, ma se no perché quarantacinque minuti di ritardo e la partita inizia solo dopo che Gennarì – qual è il soprannome ? – ’a Carogna vi dà il permesso di iniziare la partita ?
Vede, lei vuole i rimedi ? I rimedi non sono i Daspo, i rimedi non sono le parole, il rimedio prima di tutto è quello di separare la parte violenta della curva dalla curva, perché nella curva il 90 per cento non ha niente a che fare con il 10 per Pag. 59cento dei violenti. Mentre voi, invece, con le vostre leggi, quella per esempio sulla discriminazione territoriale, avete dato l'alibi incredibile ai violenti di comandare la curva e di ricattare le società. Gli dicono: o fai come vogliamo noi o con un coro ti facciamo chiudere lo stadio.
Imparate a capire qual è la mentalità dei giovani che vanno allo stadio. Isolate i violenti, impedite che tornino negli stadi, ma soprattutto evitate di fare una facile demagogia venendo oggi ad applaudire quella polizia, quei carabinieri, quelle forze dell'ordine a cui avete rifilato il termine di cretini, a cui avete fatto ogni oltraggio, a cui avete rinfacciato qualunque presenza, anche sindacale, che oggi spudoratamente fate finta di voler difendere. Noi con loro rimaniamo solidali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Capelli. Ne ha facoltà, per due minuti.
ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, due minuti e cercherò di andare per titoli. Questo è un Paese malato, signor Ministro, colleghi, e il calcio e gli stadi non sono che lo specchio di questo Paese, così come lo specchio di questo Paese è quest'Aula.
Abbiamo assistito anche oggi a un dibattito e a uno scontro tra curva nord e curva sud. L’audience oggi è data dall'insulto, delle istituzioni soprattutto, dall'offesa, dalla denigrazione, dal portare avanti la furbizia.
In questo Paese malato – che per esempio l'altro giorno ha gratificato la Bocconi di Milano con la presenza di Briatore che riempie la sala della Bocconi, quasi fosse un premio Nobel – che dà valenza all'apparenza (è chiaro che è un Paese malato) lo stadio è lo specchio di questo Paese.
Andando per titoli, signor Ministro, io sono d'accordo, la macchina ha funzionato per quanto possibile. Certo viene da pensare se ha funzionato o dovrebbe funzionare un po’ meglio: perché i bengala, perché i fumogeni, perché determinati striscioni entrano e sono entrati anche in quell'occasione, il 3 di maggio, nello stadio ? Quindi, qualcosa probabilmente non ha funzionato.
Ma io credo che anche il linguaggio possa contribuire a sanare certe situazioni. In Inghilterra sappiamo bene cosa hanno fatto. A volte basta copiare se si ha il coraggio. Bisogna capire quale interesse noi intendiamo tutelare.
Se dobbiamo tutelare l'interesse del Paese e degli italiani, e rieducare un Paese, bene, allora questi non potranno mai andare d'accordo con gli interessi delle società di calcio o con i media o con il denaro che gira intorno al calcio stesso. Ma dobbiamo fare i conti anche con il linguaggio.
PRESIDENTE. Onorevole, concluda.
ROBERTO CAPELLI. Il linguaggio in quest'Aula, a mio avviso, a volte, giustifica il linguaggio degli stadi. Quello che viene fuori da quest'Aula è in linea con quello che noi vediamo negli stadi, con ciò che abbiamo visto ieri al Senato, dove si fanno azioni di volantinaggio sull'Aula del Senato, e non si sa come questo possa essere avvenuto. Quindi, prende la prima pagina la denigrazione, soprattutto delle istituzioni, il confronto con esse, la sfida delle istituzioni...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Capelli.
ROBERTO CAPELLI. ...che sono oggi la politica, la magistratura, le forze dell'ordine, e ognuno di noi, con populismo becero, a volte cavalca e a volte condanna (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Di Lello. Ne ha facoltà, per due minuti.
MARCO DI LELLO. Signora Presidente, onorevole Ministro, ho ascoltato la sua informativa. Non posso fare a meno di Pag. 60rimarcare un forte scostamento tra il narrato e quanto vissuto da chi allo stadio sabato sera c'era e, temo, anche da quei nove milioni di italiani che la partita l'hanno vista in TV. Ancora in queste ore emergono testimonianze di poliziotti, tifosi, dirigenti della Federcalcio, che confermano la molteplicità di errori commessi da chi doveva garantire l'ordine pubblico.
Lei ci ha parlato di 1.486 uomini: testimonianze univoche, ancora oggi riportate su quotidiani nazionali, parlano di poche decine di poliziotti lungo il percorso obbligato dei tifosi, poche unità di agenti in borghese a presidio del campo di gioco. Agguati, scontri tra pseudotifosi, tra cui feriti gravi, sfondamento dei tornelli, intromissioni di petardi nello stadio, invasione di campo sono state le conseguenze di cotanta negligenza.
Una straordinaria sottovalutazione di cui qualcuno dovrà pagare le conseguenze. Lo spettacolo del pollice su, il segnale del «si giochi» da parte di un pregiudicato che con il calcio e il tifo non ha nulla a che vedere è una delle pagine più brutte, non solo per lo sport, ma per la credibilità delle istituzioni; una pagina, ahimè, che ha fatto il giro del mondo. Certo che la partita non poteva che giocarsi. Ma, allora, cosa c'era da discutere sotto la curva ?
PRESIDENTE. Deputato, concluda.
MARCO DI LELLO. Il Presidente era lì e bene ha fatto a restare lì, per non dare il segnale dell'arretramento dello Stato, ma nessuno meglio di lei, onorevole Ministro, conosce la catena di responsabilità. Ci aspettiamo dimissioni da chi ha commesso tanti errori, perché saranno, altrimenti, gli italiani, i tifosi, i tanti poliziotti perbene mandati allo sbaraglio, a dimettersi da noi, dalla politica, dal rispetto verso le istituzioni. E ci aspettiamo una reazione che consenta a tutti gli italiani di poter tornare ad assistere a una partita di calcio come partecipando ad una festa; non a doversi vergognare dinanzi ai propri figli, come è accaduto, sabato, a troppi di noi.
Sono certo che anche lei, onorevole Ministro, condivida questa ambizione. E allora imponga alle società di recidere ogni rapporto con le frange estreme, mutui le esperienze positive degli altri Paesi e vedrà che, anche su quella pagina nera, potrà iscriversi qualcosa di buono per il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
La seduta, sospesa alle 14,35 è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, il Ministro della difesa ed il Ministro degli affari esteri.
(Iniziative in materia di gestione collettiva dei diritti d'autore, in particolare alla luce della recente approvazione da parte del Parlamento europeo della cosiddetta direttiva Barnier – n. 3-00803)
PRESIDENTE. Il deputato Andrea Romano ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-00803, concernente iniziative in materia di gestione collettiva dei diritti d'autore, in particolare alla luce della recente approvazione da parte del Parlamento europeo della cosiddetta direttiva Barnier (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).
Pag. 61 ANDREA ROMANO. Signor Presidente, la nostra interrogazione, diretta al Ministro Franceschini, appunto prende spunto dalla recentissima approvazione della direttiva comunitaria, denominata Barnier, con la quale finalmente si adotta a livello comunitario un regime nel quale le collecting society, ovvero le società che hanno la funzione di tutelare il diritto d'autore, hanno libertà d'azione su tutto il territorio europeo, così come hanno libertà di associazione i singoli autori, a qualunque filiera artistica essi appartengano.
Sulla base di questa novità, molto importante nel campo del diritto d'autore in Europa, la nostra richiesta al Ministro Franceschini è di conoscere quali siano le sue intenzioni relativamente all'innovazione legislativa da importare in Italia, tenendo conto che in Italia esiste ormai dal lontanissimo 1941 un regime di monopolio, secondo il quale appunto è soltanto la SIAE, la società italiana degli autori e degli editori, l'unica società autorizzata ad operare nel campo della tutela del diritto d'autore.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole, anche per essere stato nei tempi.
Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Franceschini, ha facoltà di rispondere.
DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Signor Presidente, l'onorevole Andrea Romano pone una questione che è particolare all'interno di un tema di grande attualità, che richiederà un notevole sforzo dei legislatori di tutti i Paesi, cioè l'incrocio tra diritto d'autore ed era digitale, in un settore continuamente in evoluzione che comporta una capacità del legislatore non facile.
Ho appena parlato di questo in un'audizione in Commissione cultura. Non è facile tenere il passo con un sistema che è continuamente in evoluzione e che comporta il dovere istituzionale di tutelare il diritto d'autore, che è quello che garantisce la libertà della creatività dei singoli autori, contemporaneamente con la libertà di accesso, la rete e l'evoluzione tecnologica.
In questo schema nel nostro Paese l'attività di intermediazione storicamente è condotta in via esclusiva dalla SIAE. Anche all'estero esistono società che gestiscono i diritti d'autore, che spesso si occupano di singole tipologie (diritti musicali, diritti di riproduzione meccanica, diritti su opere figurative e così via), in modo però che ciascuna detiene, di fatto, l'esclusiva per la gestione di quel determinato tipo di diritti.
Ora io credo – e quindi capisco e conoscevo già il problema che l'onorevole Andrea Romano ha posto anche con iniziative legislative – che la nuova direttiva, che è stata citata, comporti necessariamente una riflessione nei singoli Paesi membri su un'armonizzazione soprattutto del diritto d'autore, perché è evidente la dimensione dentro la quale dobbiamo ragionare in genere, ma in particolare in un settore nel quale le distanze e le frontiere contano sempre meno: dobbiamo sempre di più ragionare sull'introduzione di una normativa europea o quantomeno di un'armonizzazione europea.
Da questo punto di vista, io credo che la sede propria per affrontare questo tema e capire dal punto di vista legislativo in che modo è possibile correggere e migliorare il lavoro della SIAE, sia esattamente nella fase di attuazione e di recepimento della predetta direttiva, avendo noi Paese anche un termine, che è il 10 aprile 2016. In quella sede io penso che, con un lavoro che parta dalle proposte di legge depositate e che parta dal riconoscimento del ruolo storico della SIAE e dal fatto che la SIAE, al di là dell'efficienza o meno della gestione – come in tutte le cose – garantisce e ha garantito sin dalla sua fondazione il riconoscimento del diritto d'autore, credo che potremo ragionare in Parlamento sul meccanismo di correzione di questi meccanismi e io vorrei però avvenisse in un quadro di armonizzazione delle normative europee. Poiché l'Italia va Pag. 62al semestre italiano di Presidenza dell'Unione europea e nella riunione dei ministri della cultura, cui ho partecipato – la prossima sarà nel mese di giugno – il tema del diritto d'autore è assolutamente centrale in tutte le scelte nazionali, credo che in un quadro europeo, e non al di fuori di un quadro europeo, noi dovremmo affrontare il problema di una revisione della normativa del diritto d'autore in Italia.
PRESIDENTE. L'onorevole Andrea Romano ha facoltà di replicare, per due minuti.
ANDREA ROMANO. Signor Presidente, ringrazio il Ministro Franceschini per una risposta che considero pienamente soddisfacente e nella quale riconosco una positiva discontinuità con quanto avvenuto anche nel recente passato, non solo per quanto attiene all'esigenza dell'armonizzazione rispetto a un quadro normativo europeo che è appunto cambiato. In questo senso va il riferimento che il Ministro faceva ad esperienze europee nelle quali il monopolio è superato, anche con una focalizzazione tipologica che permette di tutelare molto meglio il diritto d'autore, posto che il diritto d'autore – e in questo sono molto d'accordo con il Ministro – è la base per qualunque libertà di intrapresa creativa e quindi è la base per un fondamentale settore della nostra vita economica oltre che civile, che è quella della produzione culturale.
Quindi, superare il monopolio della SIAE tutelando, come il Ministro stesso ha ricordato, il grandissimo patrimonio di competenze e professionalità accumulato dalla SIAE in questi anni – lungi da me e da noi qualunque intenzione punitiva nei confronti della SIAE, che anzi deve essere tutelata, deve proseguire quel lavoro di efficientamento economico che era già stato avviato, anche soprattutto dall'ultima gestione – ma certamente nell'interesse primario di chi produce cultura in questo Paese dobbiamo certamente dotarci di strumenti più avanzati e più efficaci. Da questo punto di vista, da una parte l'adozione finalmente di questa direttiva comunitaria, dall'altra l'intenzione del Governo, avendo anche come traguardo quello del 10 aprile 2016 entro il quale l'Italia dovrà uniformare la propria legislazione alla direttiva comunitaria, rappresenta io credo un percorso nel quale la collaborazione fra Governo e Parlamento potrà produrre finalmente un nuovo quadro legislativo a tutela di una produzione culturale che deve essere resa ancora più vitale di quanto non sia oggi.
(Chiarimenti in ordine ai costi effettivi dell'operazione Mare Nostrum e alle relative modalità di finanziamento – n. 3-00804)
PRESIDENTE. L'onorevole Marcolin ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00804, concernente chiarimenti in ordine ai costi effettivi dell'operazione Mare Nostrum e alle relative modalità di finanziamento (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.
MARCO MARCOLIN. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, la nostra interrogazione nasce dall'esigenza appunto di chiarire all'opinione pubblica italiana quanto veramente costi la missione navale Mare Nostrum con la quale si sarebbe dovuto scoraggiare l'afflusso di immigrati clandestini verso il nostro Paese e salvare dall'annegamento le eventuali vittime degli scafisti. Siccome il Governo non ha voluto sottoporre al Parlamento alcun provvedimento autorizzativo, siamo in effetti al buio, così dobbiamo accontentarci dei dati calcolati dalla stampa specializzata, dati che dicono ammontino a circa 300 mila euro al giorno, una somma importante e non sappiamo dove questa somma abbia il suo impiego, cioè nella struttura della difesa stessa o se vengano dati in più rispetto a ciò che spendiamo per la difesa.
PRESIDENTE. La Ministra della difesa, Roberta Pinotti, ha facoltà di rispondere.
ROBERTA PINOTTI, Ministro della difesa. Signor Presidente, l'operazione Mare Pag. 63Nostrum è stata avviata il 18 ottobre 2013 dal precedente Governo a seguito dell'impressionante naufragio in cui, nelle acque di Lampedusa, persero la vita ben 366 migranti, una tragedia immane che portò l'intero Paese ad una riflessione profonda e a chiedere di intervenire per scongiurare il ripetersi di tali sciagure. Fu pertanto previsto il dispiegamento di un dispositivo navale in grado di operare contestualmente sia in attività di assistenza umanitaria che di sicurezza marittima. Dall'avvio dell'operazione sono stati soccorsi dalla Marina 27.790 migranti, di cui 3.034 minori. I numeri sono impressionanti, ma pensiamo a quanto tragica avrebbe potuto essere la conta delle perdite che si sarebbe potuta verificare. È altrettanto importante sottolineare che con l'operazione Mare Nostrum sono stati arrestati e denunciati all'autorità giudiziaria ben 207 scafisti, veri e propri trafficanti di esseri umani. Peraltro, di recente è anche radicalmente cambiata la tipologia dei migranti, oggi non si tratta di persone spinte per lo più da ragioni economiche ma circa i due terzi di loro sono in possesso dei requisiti per richiedere il diritto d'asilo. La ragione più profonda del fenomeno è rappresentata dal gran numero di situazioni di conflitto che caratterizzano il Nord-Africa e le regioni limitrofe, da dove proviene un flusso apparentemente inarrestabile di profughi e richiedenti asilo, il 93 per cento di essi transitano dalla Libia, Paese ancora politicamente instabile e privo della capacità di esercitare un effettivo controllo sul proprio territorio.
Solo un'azione condotta con efficacia direttamente nei luoghi di crisi, dove si originano i flussi, e poi nei luoghi di transito può arginare questa crisi umanitaria. È un'azione che la Difesa sta supportando, addestrando le forze di sicurezza in Mali, in Libia e presto in Centro-Africa e ripristinando una loro, seppur minima, capacità operativa e di controllo delle frontiere.
Mare nostrum è senza dubbio un'operazione a tempo e il Governo ha ben chiaro che l'Europa dovrà fare la sua parte. Ho richiesto, infatti, ai Ministri della difesa dell'Unione europea a Lussemburgo un maggiore coinvolgimento e un forte impegno per sostenere questa azione di protezione e solidarietà, come peraltro sottolineato ieri dal Presidente Napolitano, il quale ha affermato che è indispensabile un maggior sforzo collettivo e solidale da parte dell'Unione europea. L'imminente tornata elettorale europea porterà a brevissimo un cambiamento degli interlocutori: avremo un nuovo Parlamento e una nuova Commissione con cui dialogare.
Come Governo pensiamo che debbano essere coinvolti di più le Nazioni Unite e i Paesi del Partenariato 5 più 5 (Mauritania, Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Portogallo, Spagna, Francia, Malta e Italia). La posizione del Governo è quella ribadita da Presidente del Consiglio: il Mare nostrum non può essere nostro e basta e se l'Europa ha un cuore deve capire che è lì che si gioca l'umanità; posizione che sarà ulteriormente rafforzata durante il semestre di Presidenza italiana dell'Unione europea.
Per quanto concerne gli oneri per il sostegno dell'operazione, poiché non sono intervenuti provvedimenti normativi di finanziamento ad hoc – come diceva l'interrogante –, gli stessi sono al momento coperti con le ordinarie disponibilità di bilancio del Ministero della difesa. In particolare, dall'inizio dell'operazione ad oggi sono state mediamente sostenute spese pari a circa 9,3 milioni di euro al mese, di cui circa 7 milioni di euro per il funzionamento e la manutenzione dei mezzi e i rimanenti per gli oneri relativi alle indennità del personale. Si tratta di cifre medie che tengono conto del maggiore o minore flusso dei migranti, legate quindi alle condizioni meteorologiche e al numero di assetti navali e aerei che conseguentemente è necessario impegnare di volta in volta.
Quanto poi alle voci del bilancio ordinario della Difesa sacrificate per permetterne lo svolgimento – cito la sua interrogazione –, si è reso necessario rimodulare Pag. 64la programmazione finanziaria ordinaria, continuando ad assicurare comunque lo svolgimento delle previste attività istituzionali, senza, fino ad oggi, ripercussioni sull'attività programmata.
PRESIDENTE. L'onorevole Marcolin ha facoltà di replicare, per due minuti.
MARCO MARCOLIN. Signor Ministro, sicuramente dopo la bella relazione abbiamo qualche dato in più, però non siamo assolutamente soddisfatti, perché ho parlato con alcuni Carabinieri che hanno accompagnato questi profughi in alberghi turistici di lusso, si lasci dire, che erano increduli dell'accoglienza che hanno avuto. Forse noi creiamo delle illusioni, perché queste persone poi hanno il telefonino. È vero, sì, che magari sono cambiati anche gli immigrati, però è altrettanto vero che questi immigrati magari mandano dei messaggi distorti, perché chiaramente quando vengono accolti in centri turistici e tutti hanno un telefonino, cercano di dire ai propri connazionali che qui è veramente un Bengodi, cosa che non è e non ce lo possiamo permettere.
Secondo noi, Mare nostrum è un fallimento. Credo che, invece, sia stata voluta proprio per far vedere l'efficienza della Marina. Ma forse più che l'efficienza della Marina, credo che sarebbe stato meglio affidarsi alla Costa Crociere, non certo con il capitano Schettino, ma se la raccolta delle persone deve essere umanitaria, beh, cerchiamo di essere umanitari. Infatti, mandare la Marina militare, con cannoni, con elicotteri, con aerei, con droni, che costano migliaia di euro l'ora – non il giorno, l'ora –, credo che sia una cosa alquanto dispendiosa e non certo giustificabile per la nostra gente, imprenditori che si ammazzano e non abbiamo aiuti alle imprese, imprenditori che non riescono a pagare a fine mese i loro operai, e noi diamo a questa missione, come dice lei, 7-8 milioni di euro il mese dai nostri conti.
(Iniziative in ambito internazionale volte a contrastare i fenomeni di intolleranza religiosa, in particolare nei confronti dei cristiani – n. 3-00805)
PRESIDENTE. L'onorevole Alli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00805, concernente iniziative in ambito internazionale volte a contrastare i fenomeni di intolleranza religiosa, in particolare nei confronti dei cristiani (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.
PAOLO ALLI. Signor Presidente, signor Ministro, le recenti immagini dei cristiani crocifissi in Siria hanno suscitato reazioni di sdegno e di commozione in tutto il mondo, a partire dagli autorevoli interventi di Papa Francesco.
Sappiamo che dentro scenari di conflitto gravi e persistenti, i fenomeni di violenza e di discriminazione diventano purtroppo quotidiani e colpiscono sempre i più deboli e sappiamo anche che tutte le vittime sono uguali, ma non possiamo ignorare che il tema della persecuzione contro i cristiani è un denominatore comune che caratterizza la gran parte dei conflitti oggi in atto nel mondo, e non solo le aree di conflitto.
Chiediamo cosa il Governo intenda fare per tenere alta l'attenzione a livello internazionale su questo fenomeno grave, consapevoli che sono in gioco valori fondamentali quali la libertà religiosa e la reciproca tolleranza fra i popoli.
PRESIDENTE. Il Ministro degli affari esteri, Federica Mogherini, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
FEDERICA MOGHERINI, Ministro degli affari esteri. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Alli per aver posto questo quesito importante, che è anche oggetto di un'interrogazione successiva, su cui poi quindi tornerò. Mi scuso quindi se non sarò completa nella prima risposta, ma c’è anche l'interrogazione dell'onorevole Binetti, che completerà il quadro.Pag. 65
L'Italia, come sapete, è da tempo impegnata per la tutela della libertà di religione e delle minoranze religiose in tutte le sedi appropriate, innanzitutto in ambito Unione europea, dove il nostro Paese è in prima linea nel continuo monitoraggio dei principali focolai di violenza interreligiosa ed in azioni di prevenzione e sensibilizzazione nei confronti dei Paesi interessati o potenzialmente interessati, seguendo le linee guida dell'Unione europea in materia di libertà di religione. Continueremo a lavorare per fare in modo che la promozione della libertà di religione e la protezione delle minoranze nel mondo continuino a restare fra le priorità dell'Unione europea in materia di tutela dei diritti umani.
L'ambito delle Nazioni Unite è anche fondamentale e su questo stiamo continuando ad adoperarci affinché possa essere preservato il patrimonio storico, vorrei dire, delle risoluzioni in materia di libertà di religione, che sono state presentate negli anni dall'Unione europea e dall'Organizzazione per la cooperazione islamica, nella convinzione che la libertà di religione sia fondamento per la stessa stabilità delle relazioni internazionali e credo che in quest'ottica vada vista, anche nella logica della gestione delle aree di conflitto, elemento che non deve mai essere strumentalizzato per rivendicazioni di parte, ma che anzi deve essere ritenuto patrimonio per ogni civiltà e di tutta l'umanità.
Sempre in ambito Nazioni Unite, sulla base di un'azione che ha promosso l'Unione europea insieme all'Italia, nel corso dell'ultima sessione del Consiglio dei diritti umani, il 16 marzo scorso, è stata adottata una risoluzione che sottolinea proprio l'obbligo degli Stati di proteggere la libertà di religione e le minoranze religiose.
Nello stesso ambito ONU, vorrei segnalare l'ottima collaborazione con l'ufficio del consigliere speciale del Segretario generale per la prevenzione del genocidio: grazie a quella collaborazione, le violenze settarie sono state definite anche recentemente come indicatori prioritari di situazioni potenzialmente a rischio di deflagrare in atrocità di massa (dobbiamo vedere le cose da lontano e ben prima che scoppino nei casi drammatici che sono stati richiamati qui). Questa collaborazione si tradurrà in diverse iniziative, tra cui anche l'organizzazione di un evento in occasione della giornata delle Nazioni Unite sulla violenza, il prossimo 2 ottobre, sul ruolo dei leader religiosi nella prevenzione dei crimini di massa. Credo che si tratti di una strategia che può rivelarsi particolarmente efficace, alla luce dell'influenza che i leader religiosi moderati possono esercitare non solo sui fedeli delle diverse confessioni, ma anche sulle autorità politiche locali, che molto spesso hanno qualche cosa da fare e da prevenire in questi contesti.
Segnalo poi un'iniziativa del tutto innovativa che stiamo realizzando con l'International development law organization, ovvero l'elaborazione di un articolato database su scala mondiale, al momento non ancora esistente, contenente le legislazioni ed una connessa analisi comparativa in materia di libertà di religione e tutela delle minoranze religiose. Questo database è destinato ad individuare i sistemi legislativi e i regolamenti esecutivi modello, che possono essere adottati in situazioni analoghe, per consentire di esercitare effettivamente una piena libertà di religione. Al momento, questo database non esiste, ci stiamo lavorando, sarà messo a disposizione non solo delle organizzazioni internazionali, ma anche dei singoli Governi. Questo progetto verrà lanciato in concomitanza proprio con il semestre italiano di Presidenza, nel corso di un evento internazionale che stiamo programmando di realizzare in Giordania, che è il nostro tradizionale partner nelle iniziative di promozione del dialogo interreligioso.
PRESIDENTE. L'onorevole Alli ha facoltà di replicare, per due minuti.
PAOLO ALLI. Signora Ministro, sono soddisfatto, molto soddisfatto della sua Pag. 66risposta, che denota una forte attenzione a questo tema, che sta a cuore non soltanto ai cristiani, perché la difesa delle libertà religiosa non è una questione ideologica o di parte, come lei stessa sottolineava: è una battaglia per i diritti di tutti, perché la libertà è un valore assoluto, o è totale o non è, o è per tutti o non è per nessuno. Quindi difendere i cristiani significa difendere i diritti di tutti. Quando il Papa, nel piangere i cristiani crocifissi, dice che i cristiani sono perseguitati oggi più che in passato, ci richiama ad una realtà terribile.
E anche se, appunto, le discriminazioni sono tante e le vittime dei soprusi sono innumerevoli, non c’è violenza più odiosa di quella perpetrata contro i valori nei quali una persona crede. Lo stesso Papa ci ricorda che i cristiani sono condannati oggi perché possiedono una Bibbia, perché hanno una Bibbia e, quindi, ci richiama a una realtà di intolleranza assolutamente inaccettabile. Un Paese come il nostro, che è sempre stato caratterizzato da una grande capacità di accoglienza nei confronti di qualsiasi diversità, compresa quella religiosa, non può esimersi da tenere alta l'attenzione a livello internazionale, e le azioni che lei ha indicato vanno certamente nella direzione giusta. Tra l'altro, sono particolarmente soddisfatto di quest'ultima iniziativa che lei ha illustrato, cioè di questo database che faccia la comparazione tra le legislazioni esistenti, perché anche questo è un elemento di grande importanza.
La reciprocità è fondamentale per un serio processo di pace e, quindi, la comunità internazionale, a partire dall'Europa e dall'Occidente, che della tolleranza hanno sempre fatto una bandiera e un simbolo, deve pretendere il rispetto di tutte le libertà senza eccezioni. Non è possibile abbassare la guardia perché non stiamo pensando, come dicevamo, alla difesa di interessi di una singola parte, ma si potrebbe prospettare un futuro, se non saremo attenti, dove quanto accade oggi ai cristiani in Siria, potrebbe accadere domani a molti altri nel mondo.
(Iniziative volte a favorire una rapida soluzione della vicenda dei due militari italiani trattenuti in India – n. 3-00806)
PRESIDENTE. L'onorevole Del Grosso ha facoltà di illustrare l'interrogazione Manlio Di Stefano n. 3-00806, concernente iniziative volte a favorire una rapida soluzione della vicenda dei due militari italiani trattenuti in India (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.
DANIELE DEL GROSSO. Signor Presidente, Ministro Mogherini, ormai è a vista di tutti che il MoVimento 5 Stelle ha presentato mozioni, risoluzioni e un disegno di legge per l'istituzione di una Commissione di inchiesta e, soprattutto, che siamo stati promotori dell'iniziativa per recarci in India, in missione in India, per vedere come stavano le cose dal vivo. Dopo la destituzione di de Mistura, oggi ci chiediamo quali iniziative questo Governo intende intraprendere per risolvere questa brutta vicenda e soprattutto quali sono oggi le coperture diplomatiche a favore dei due marò. La nostra comunque è una proposta – noi usciamo sempre fuori con una proposta – ed è quella di far tornare per il 25 maggio, per il giorno delle elezioni europee, i due marò in Italia, così come fece il Governo Monti. Adesso vediamo se siete peggio del Governo Monti.
In ultimo, Presidente, un messaggio per il Premier non eletto Renzi: forse...
PRESIDENTE. Concluda.
DANIELE DEL GROSSO. ...è meglio essere uno sciacallo nella vita che non un vigliacco.
PRESIDENTE. La Ministra degli affari esteri, Federica Mogherini, ha facoltà di rispondere.
FEDERICA MOGHERINI, Ministro degli affari esteri. Signor Presidente, vorrei innanzitutto correggere alcune inesattezze contenute nel testo dell'interrogazione, perché penso che sia nell'interesse di tutti, Pag. 67inizialmente dei due fucilieri di Marina, ma anche di tutto il Parlamento e del Governo, essere esatti sulla ricostruzione della questione. Quindi, ci tengo a sottolineare che a tutt'oggi le autorità indiane non hanno formulato alcun capo di imputazione nei confronti dei fucilieri di Marina Latorre e Girone.
In secondo luogo, ci tengo a precisare che l'inviato speciale de Mistura non è stato, come è scritto, esautorato. Il suo lavoro è stato apprezzato da questo Governo, da me personalmente, pubblicamente, in Parlamento, in Commissione, e ci tengo a farlo anche qui oggi. La fine della sua missione è dovuta unicamente all'apertura di una fase nuova, che de Mistura non solo ha condiviso, ma a cui ha dato il suo fondamentale contributo. Siamo arrivati qui anche grazie al suo lavoro.
In questa fase, che abbiamo avviato si sta costituendo già in questi giorni un gruppo di esperti, anche internazionali, che seguirà il caso dal punto di vista tecnico-giuridico. Ci tengo pure a sottolineare che anche in questi giorni, da ultimo meno di mezz'ora fa, io e il Ministro Pinotti abbiamo parlato al telefono con i due fucilieri di Marina – lo facciamo spesso, non sempre ne diamo pubblicità – per condividere con loro e con le loro famiglie passo passo tutti i passaggi che stiamo mettendo in piedi nella fase nuova che si è aperta e sulla quale tornerò tra un minuto.
Per quanto riguarda la cosiddetta copertura diplomatica a cui fate riferimento, i due fucilieri l'hanno in quanto è loro garantita, così come lo è stato e continuerà ad esserlo, dalla nostra rappresentanza diplomatica in India. Girone e Latorre hanno sempre contato e continuano a contare sull'assistenza e il sostegno della nostra ambasciata a Nuova Delhi dove, come sapete, anche perché credo che li abbiate visitati lì, sono tuttora ospitati e dove spesso ricevono la visita delle rispettive famiglie, con l'ultima che si è conclusa qualche giorno fa.
Con l'occasione voglio anche confermare che l'ambasciatore Mancini, come sapete, è stato richiamato per consultazioni nel febbraio scorso e farà rientro a Nuova Delhi sabato prossimo. Come ho già detto davanti alle Commissioni esteri e difesa di Camera e Senato qualche giorno fa, la nuova fase che abbiamo già avviato prevede una internazionalizzazione del caso. Come più volte è stato anche richiesto, da ultimo con un ordine del giorno unanime votato da quest'Aula in occasione della conversione del decreto-legge missioni sottoscritto da tutti i gruppi parlamentari, questa è la strada che il Governo ha scelto di intraprendere con il loro sostegno unanime e convinto e credo che questo sia un punto di valore aggiunto fondamentale, di cui voglio ringraziare tutto il Parlamento, mostrando che la nuova strategia di internazionalizzazione che si è aperta, è effettivamente rappresentativa della volontà di tutto il popolo italiano e delle sue istituzioni. È possibile, è probabile, che questa fase che si apre non sia una fase semplice, non sia una fase breve. È possibile: lo sappiamo noi, lo sapeva questo Parlamento nel momento in cui ce lo ha chiesto, lo sanno i fucilieri di Marina. È però la strada su cui appunto tutto il Parlamento ha impegnato il Governo a procedere ed è una fase sulla quale contiamo di procedere nel modo più condiviso, più trasparente, più convinto possibile, sperando che possa portarli in Italia il più presto possibile e nel miglior modo possibile.
PRESIDENTE. L'onorevole Manlio Di Stefano ha facoltà di replicare per due minuti.
MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, Ministro noi non siamo soddisfatti ma per un semplice motivo. Questa, come sanno tutti, è una questione che, ad esempio, la Germania, per un caso molto simile, nel marzo 2013, ha risolto sostanzialmente in due mesi e perché l'ha risolta ? Probabilmente perché c’è una questione di credibilità che il nostro Paese non riesce più ad avere a livello internazionale. Qui non è colpa probabilmente né sua né in generale di questo preciso Pag. 68istante storico, ma è una colpa probabilmente del Paese e degli ultimi tre Governi che hanno sostanzialmente ignorato il caso dei marò. Mi chiedo perché non si è più parlato, ad esempio, della questione Finmeccanica, degli accordi economici che avevamo con l'India. Non si è parlato del diritto internazionale che è l'unica certezza che abbiamo in questo momento sui marò. Il diritto internazionale prevede che loro siano processati in Italia. Poi c’è anche da dire che loro sono dei soldati, obbediscono allo Stato e quindi mi aspetterei quanto meno che lo Stato facesse davvero tutto il possibile. Invece assistiamo a due anni di totale immobilismo. Non raccontiamocela perché di fatto non è stato fatto nulla. Noi, ad esempio, avevamo chiesto con una risoluzione depositata, visto che parlate di internazionalizzazione, di proporre in ambito europeo che tutti i Paesi ritirassero gli ambasciatori dall'India come forte gesto di protesta e siamo stati totalmente ignorati perché – ribadisco – non abbiamo probabilmente credibilità verso l'India. Ora io dico, siccome io credo che non serva certo «Genny ’a carogna» per andare a parlare con il nostro equivalente al Governo indiano, ma servirebbe una forte rappresentanza diplomatica, siccome il 16 maggio finiscono le elezioni indiane – e il nostro sospetto è che siano stati coinvolti anche in modo molto pesante nelle elezioni indiane – e il 25 si vota in Italia, come abbiamo già chiesto, chiediamo che venga quanto meno garantita loro la possibilità di votare in Italia, come è stato fatto dal pessimo Governo Monti nella gestione dei marò, e credo che non possiamo fare peggio di quello. Quindi quello dovrebbe essere quanto meno il primo passaggio. Chiediamo anche che sia rispettato il diritto internazionale e se questo non dovesse essere possibile, visto che siamo stati finora rispettosi e abbiamo scelto sempre di fare le cose insieme al Parlamento, se questo non dovesse essere fatto entro il 25 maggio, vorrà dire che ne prenderemo atto e agiremo in modo autonomo come abbiamo fatto in altri casi come in quello della Shalabayeva ...
PRESIDENTE. Concluda.
MANLIO DI STEFANO. ...ponendoci già come futura forza di Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
(Iniziative volte alla soluzione della crisi ucraina, con particolare riferimento al rispetto dell'accordo di Ginevra del 17 aprile 2014 – n. 3-00807)
PRESIDENTE. Il deputato Scotto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00807 concernente iniziative volte alla soluzione della crisi ucraina, con particolare riferimento al rispetto dell'accordo di Ginevra del 17 aprile 2014 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.
ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, signora Ministra, il conflitto in Ucraina sta tenendo il mondo con il fiato sospeso. Il suo allargamento a sud-est di Kiev segnala il rischio di una guerra civile strisciante tra forze armate e milizie filorusse. Gli stessi fatti sanguinosi di Odessa hanno spinto Catherine Ashton, «Lady PESC», a chiedere addirittura un'inchiesta indipendente.
Questi fatti ci inducono a invocare un'iniziativa straordinaria del nostro Paese per garantire e implementare l'intesa di Ginevra sulla de-escalation tra Russia, Ucraina, Stati Uniti ed Unione europea e le chiediamo inoltre, signora Ministra, un chiarimento rispetto all'intervista rilasciata qualche giorno fa dalla Ministra Pinotti, che noi abbiamo giudicato piuttosto estemporanea, sull'ipotesi dell'invio di una missione internazionale di pace in Ucraina sotto l'ombrello NATO, Unione europea e ONU.
PRESIDENTE. La Ministra degli affari esteri, Federica Mogherini, ha facoltà di rispondere.
FEDERICA MOGHERINI, Ministro degli affari esteri. Signor Presidente, come Pag. 69sapete – anche perché abbiamo parlato dell'esposizione italiana sulla crisi in Ucraina tutte le settimane in Commissione o in Aula, comunque, in questo Parlamento, da quando è iniziata – l'Italia ha sempre lavorato in questi mesi per una soluzione politica e diplomatica della crisi, basata su un dialogo inclusivo tra i diversi attori coinvolti, sia dentro il Paese che fuori il Paese. Questo orientamento continua a guidare la nostra azione quotidiana, direi quasi ora per ora, anche in queste ultime fasi drammatiche della crisi sul terreno. Questi ultimi giorni hanno segnato un'involuzione della situazione estremamente drammatica.
Tutti sappiamo che non c’è alternativa al dialogo, tutti lo diciamo: tutti sappiamo che l'unica soluzione reale non può che essere una soluzione politica. Dobbiamo, quindi, tutti fare tutto quello che possiamo, direi che dobbiamo fare di tutto perché questa strada si riapra e porti brevemente a dei risultati concreti sul terreno.
Rivitalizzare gli Accordi di Ginevra: questa è la nostra stella polare, questo è il nostro fondamentale obiettivo, a cui stiamo lavorando anche in queste ore. Ieri, ero a Vienna alla riunione ministeriale del Consiglio d'Europa: ho avuto modo di parlare dei passi necessari per rivitalizzare gli Accordi di Ginevra con il Ministro degli esteri russo, Lavrov, con il Ministro degli esteri ucraino, con il Segretario generale dell'OSCE, che so essere stato in audizione da voi, in Commissione, meno di un'ora fa, con il presidente di turno dell'OSCE che, proprio oggi, in queste ore, è a Mosca per parlare con Putin di come riavviare concretamente la strada della soluzione politica. Domani, il Ministro degli esteri tedesco, Steinmeier, sarà qui a Roma e avremo una bilaterale per discutere di come realizzare concretamente questi passi.
Tornerò su questo punto dopo, perché – fatemi fare una piccola battuta – credo che oggi ci sia la dimostrazione plastica della necessità di una riforma dei Regolamenti parlamentari: abbiamo tre interrogazioni sullo stesso tema, ma devo rispondere separatamente ad ognuna delle tre, quindi, anche per questo, rimando ad una risposta successiva.
Tocco due punti, che sono principalmente indicati nella vostra interrogazione. Uno riguarda la possibilità di un'inchiesta indipendente evocata dall'Alto rappresentante Ashton. Proprio nella sede della riunione ministeriale del Consiglio d'Europa, ieri a Vienna, ho sottolineato, nel mio intervento, come sia fondamentale che proprio il Consiglio d'Europa, che ha competenza anche storica, su questo settore, metta in campo tutti gli strumenti anche di assistenza alle strutture, alla magistratura, perché sia fatta piena luce non soltanto sui fatti di Odessa, ma anche sugli altri.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FEDERICA MOGHERINI, Ministro degli affari esteri. Un ultimo passaggio rispetto alle precisazioni che mi vengono richieste: non è in discussione, al momento, alcuna ipotesi di missione di peacekeeping sotto egida ONU, tanto meno sono in discussione iniziative NATO in questo senso. L'Italia partecipa, invece, come già sapete, con sette osservatori alla missione OSCE, continuerà a parteciparvi, ma magari, tornerò su questo più avanti. Non è in discussione, al momento, nelle sedi internazionali alcun tipo di operazione di questo genere.
PRESIDENTE. L'onorevole Scotto ha facoltà di replicare, per due minuti.
ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, signora Ministra, siamo sollevati: probabilmente, la Ministra della difesa dovrebbe seguire di più una linea di maggiore prudenza, rilasciando meno interviste e lavorando di più, come lei stessa diceva, rispetto al percorso della pace, del dialogo, del confronto. È utile, molto, investire sulla missione OSCE e credo, anche di più, come Paese, come Italia, anche sul terreno del sostegno finanziario, perché quello è uno strumento che può consentire maggiormente il riavvicinamento dei diversi fronti.Pag. 70
Le elezioni del 25 maggio saranno un passaggio delicatissimo in Ucraina e crediamo che quello sia un momento attraverso il quale l'Unione europea e il nostro Paese possono svolgere un ruolo positivo per riavvicinare e non per dividere. Paghiamo – e concludo –, probabilmente, gli errori di una sovrapposizione, un po’ artata, tra Unione europea e ipotesi di allargamento dell'Alleanza euroatlantica e, quindi, anche il tentativo giusto di un accordo di vicinato tra Unione europea e Ucraina più solido e più forte, purtroppo, è stato percepito come un tentativo di immissione di quel Paese dentro il patto della NATO.
Noi siamo convinti che la descalation sia la stella polare e siamo convinti che il disarmo sia lo strumento da praticare nel corso dei prossimi mesi e dei prossimi anni, perché i rischi di uno scivolamento verso una guerra fredda è molto forte: ce lo racconta lo scudo missilistico della NATO e ce lo raccontano i missili Iskander della Russia.
(Iniziative volte a contrastare l'escalation di scontri e violenze in Ucraina – n. 3-00808)
PRESIDENTE. L'onorevole Quartapelle Procopio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Amendola n. 3-00808 concernente iniziative volte a contrastare l’escalation di scontri e violenze in Ucraina (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria, per un minuto.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Signor Presidente, come lei sa bene e come è chiaro dalla lettura delle pagine dei giornali di tutto il mondo, la situazione in Ucraina diventa ogni giorno più preoccupante; ci sono notizie quotidiane di scontri e di morti, c’è stato il rapimento di sette osservatori OSCE e nel sud-est del Paese vi sono stati episodi di vera e propria guerra civile. Una soluzione negoziale appare estremamente difficile; il Presidente ucraino ad interim ha dichiarato che la Russia è in guerra con il suo Paese, mentre dal lato russo si moltiplicano le dichiarazioni contro le elezioni del 25 maggio.
I Paesi del G7 stanno coordinando le proprie azioni, sia in termini di sanzioni che relativamente alle politiche energetiche, come è avvenuto a Roma il 5 e il 6 maggio scorsi, nel corso del «G7 energia». Merkel e Obama, nell'incontro di Washington, hanno inoltre dichiarato che se non si stabilizzasse a breve l'Ucraina, nuove sanzioni contro la Russia saranno inevitabili.
Le chiediamo, quindi, in questo scenario, quali siano i passi che il nostro Governo intende compiere per concorrere a bloccare l’escalation in Ucraina, per evitare un peggioramento sul terreno e per assicurare una piena implementazione degli accordi di Ginevra.
PRESIDENTE. Il Ministro degli affari esteri, Federica Mogherini, ha facoltà di rispondere.
FEDERICA MOGHERINI, Ministro degli affari esteri. Signor Presidente, riprendo con la seconda parte del ragionamento. Ho già fatto riferimento alle conversazioni e agli incontri che ho avuto in questi giorni e che continuerò ad avere in queste ore, sottolineando il fatto che è fondamentale che la comunità internazionale diriga i propri sforzi nella stessa direzione, perché questo li rende effettivamente fruttuosi. Il dialogo è difficilissimo, la soluzione politica è difficilissima; l'unico modo che abbiamo per provare a dargli una possibilità è che tutti lavorino e spingano nella stessa direzione.
Ci sono tre questioni che penso di poter utilmente sottolineare in modo puntuale. La prima è il sostegno al processo di riforma costituzionale nel Paese, in Ucraina. È un processo che va, e deve andare, di pari passo al processo elettorale; è un processo che sta subendo qualche ritardo, anche se le autorità di Kiev continuano a rassicurarci sulla loro volontà di procedere sia in modo inclusivo, e quindi cercando di coinvolgere le diverse Pag. 71parti della società ucraina, sia nell'esito che deve vedere riconosciuto il pieno diritto di tutti i cittadini ucraini e le autonomie locali con formule di decentramento che starà ovviamente agli ucraini stessi valutare e decidere, ma nel quale processo crediamo che possano avere un ruolo le organizzazioni internazionali. Facevo riferimento prima, per esempio, al Consiglio d'Europa. La Commissione di Venezia del Consiglio di Europa, per esempio, potrebbe svolgere un utile lavoro di accompagnamento di queste riforme istituzionali necessarie al Paese.
La seconda questione, altrettanto fondamentale, è il processo elettorale. Come sapete sono indette le elezioni presidenziali per il 25 maggio ed è chiaro che servirà un cessate il fuoco, una cessazione delle ostilità sul terreno perché queste si possano svolgere in modo sereno; capisco che sembrano tutti eufemismi, in quest'Aula stiamo ragionando di quello che dobbiamo provare a costruire e che oggi non c’è, però non abbiamo altra strada che perseguire tenacemente i nostri obiettivi. Crediamo, e ne stiamo discutendo in questi giorni, in queste ore, che alle elezioni presidenziali debbano poi seguire anche elezioni parlamentari, per dare piena legittimità anche ad un organo che è chiamato a riformare il Paese profondamente.
Come dicevo prima, in questo crediamo sia fondamentale il ruolo che l'OSCE può avere come organizzazione internazionale deputata, in quanto vede anche la partecipazione a pieno titolo della Federazione russa a svolgere un ruolo positivo sul terreno di prevenzione di un ulteriore aggravarsi della situazione sul terreno e di facilitazione del dialogo. Il dialogo è difficilissimo; è chiaro che, parallelamente, continua anche la strada, da una parte, del ragionamento sugli approvvigionamenti energetici, non soltanto dell'Unione europea ma anche dell'Ucraina stessa che è il primo Paese a dipendere interamente dal gas russo, e la strada, anche, dell'elaborazione delle sanzioni.
Come sapete, lunedì prossimo ci sarà un Consiglio affari esteri a Bruxelles che discuterà a valle – speriamo – di qualche sviluppo positivo che penso possa esserci nei prossimi giorni, in questi giorni – è molto difficile ma lavoriamo per questo –, ed eventualmente ragionerà anche su ulteriori passaggi sanzionatori rispetto a singoli individui che sono o sono stati ritenuti responsabili di azioni di destabilizzazione in territorio ucraino da parte della Federazione russa.
PRESIDENTE. Saluto studenti e insegnanti dell'Istituto paritario «La Nuova Secondaria» di Jesi, provincia di Ancona, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune.
L'onorevole Amendola ha facoltà di replicare, per due minuti.
VINCENZO AMENDOLA. Signor Presidente, signora Ministro, noi non solo siamo soddisfatti delle risposte che sta dando qui in Aula, ma anche del lavoro di confronto, di dialogo e di approfondimento con il Parlamento, con la Commissione esteri. Lei si è trovata, insieme al Governo appena eletto, erede anche di una condizione complicata: la prima grande crisi del multipolarismo lungo l'asse Europa-Russia-Stati Uniti. Si è trovata anche erede di un'Europa che ha fallito, perché durante la presidenza Yanukovych si poteva fare di più per tenere uno spiraglio di dialogo e di apertura. Quindi, siamo soddisfatti della sua risposta, ma anche dell'operato del Governo, che si basa su un criterio molto chiaro: fermezza sui principi del diritto internazionale, sui principi dell'accordo di Ginevra siglato, sui principi anche di accordi passati come quello interno ed esterno che sancì i confini dell'Ucraina e grande apertura negoziale per trovare una soluzione politica. Infatti, sappiamo bene che gli attori interni ed esterni al Paese ucraino sono parte non solo di un conflitto possibile, di un’escalation, come dicevano altri colleghi, ma parte di una soluzione.
Per questo chiediamo al Governo di andare avanti lungo questo principio, sapendo che la tregua è necessaria, ma sono necessarie le elezioni presidenziali e poi Pag. 72quelle politiche, per ricostruire anche internamente tra le forze di maggioranza e facendo rispettare un accordo che possa portare al disarmo di parti armate che non sembrano degli sprovveduti, viste anche le immagini di attacchi ai militari che queste bande stanno producendo nell'est del Paese.
Per questo, caro Ministro – e concludo –, anche il Parlamento deve fare la sua parte nel sostenere unitariamente un'azione difficile del Governo, perché ci troviamo di fronte ad una crisi complessa e con esiti ancora incerti, ma anche per portare un segnale di pace. L'abbiamo detto al segretario generale dell'OSCE, Zannier, che anche i parlamentari che siedono qui saranno protagonisti di un'operazione insieme si civili e ai militari dell'OSCE, per far sì che le elezioni si svolgano non solo regolarmente, ma che il dialogo interno ed esterno continui verso una soluzione che possa facilitare l'uscita dalla crisi.
(Iniziative di carattere politico-diplomatico volte a superare la crisi ucraina, evitando una contrapposizione frontale tra Unione europea e Russia – n. 3-00809)
PRESIDENTE. L'onorevole Picchi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00809 concernente iniziative di carattere politico-diplomatico volte a superare la crisi ucraina, evitando una contrapposizione frontale tra Unione europea e Russia, per un minuto (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).
GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, Ministro, la situazione in Ucraina sta peggiorando, sta sfuggendo di mano, non solo alle forze ministeriali ucraine; anche la capacità di influenza che la Federazione russa ha sugli insorti filorussi sembra stia diminuendo. Siamo consapevoli del ruolo che l'Italia ha svolto fino a questo momento ma, anche in vista delle elezioni presidenziali del 25 maggio, serve uno scatto, uno sforzo ulteriore, quindi riteniamo che l'Italia debba essere protagonista. Pertanto, siamo qui a chiedere al Governo e a lei Ministro che cosa abbiamo intenzione in più di fare al fine di garantire il dialogo e un maggiore coinvolgimento della Federazione russa, degli Stati Uniti e dell'Europa nel processo di stabilizzazione dell'Ucraina, anche al fine di avere elezioni presidenziali che si possano svolgere con sicurezza e con un esito accettabile.
PRESIDENTE. Il Ministro degli affari esteri, Federica Mogherini, ha facoltà di rispondere.
FEDERICA MOGHERINI, Ministro degli affari esteri. Signor Presidente, questa interrogazione è rivolta in particolare al tema dei rapporti con la Federazione russa; approfondisce quindi questo aspetto piuttosto che gli altri che ho già richiamato. Come sapete, la posizione del nostro Paese è stata fin dall'inizio della gestione della crisi, volta in particolare a sottolineare che, come ricordava l'onorevole Amendola, insieme alla fermezza del rispetto dei principi della legalità internazionale dobbiamo avere tutti la consapevolezza del punto di uscita di questa crisi e quindi agire in modo responsabile e coerente con gli obiettivi che vogliamo raggiungere.
L'obiettivo a cui vogliamo arrivare è chiaramente il rispetto della sovranità, dell'integrità territoriale, dell'autonomia della Ucraina ma anche parallelamente non passare da una logica di cooperazione con la Federazione Russa che ha caratterizzato questi ultimi decenni ad una logica di contrapposizione che ci riporterebbe indietro a tempi di cui nessuno di noi ha nostalgia.
La nostra azione è stata quindi sempre mirata a fare in modo che la Russia possa tornare ad essere partner responsabile della comunità internazionale nel rispetto dei principi della legalità internazionale e, quindi, a mantenere aperto l'orizzonte del partenariato strategico e dell'Unione europea e della NATO con la Federazione Russa; così come ci auguriamo che la Pag. 73Federazione Russa possa tornare ad essere membro effettivo a titolo pieno del G8, che noi ci ostiniamo a chiamare G8 anche se in questo momento sono in corso delle riunioni a 7 del G8. Speriamo che il comportamento della Russia nelle prossime settimane, nei prossimi mesi consenta di tornare al formato originario perché è effettivamente interesse comune, nostro e della Federazione Russa, avere dei forum di dialogo, di gestione comune delle grandi sfide globali che ci accomunano.
Manteniamo, quindi, la logica della responsabilizzazione, della chiamata alla responsabilità; chiaramente deve essere coerente l'azione della Federazione Russa con gli impegni sottoscritti: per questo ieri nel mio incontro con Lavrov ho sottolineato la necessità che la Federazione Russa faccia dei passi concreti per implementare e realizzare gli accordi di Ginevra che sono stati già di per sé un importante passo avanti, anche perché noi abbiamo bisogno di continuare a coinvolgere la Russia nella gestione di tanti altri scenari, di sfide regionali e globali che ci riguardano insieme.
Non soltanto le grandi sfide globali – penso alla questione del disarmo e della non proliferazione nucleare – ma anche gli scenari regionali, penso alla situazione di crisi in Siria, penso alla situazione di instabilità fortissima in Libia, al processo di pace in Medio Oriente, al negoziato con l'Iran sul nucleare, alla stabilità di una intera regione, quella centro-asiatica, che è estremamente importante per la Federazione Russa, per la Unione Europea e per la stessa Italia.
Per questo ho detto a Lavrov ieri, e lo ripeto in questa Aula, nel caso in cui si riesca a rivitalizzare il processo di Ginevra e, quindi, a fare dei passi concreti in queste ore, in questi giorni per arrivare ad una soluzione politica e ad un cessate il fuoco sul terreno, l'Italia sarà felice di impegnarsi durante il proprio semestre di Presidenza della Unione europea per ricostruire un atteggiamento costruttivo e di partenariato strategico tra l'Unione europea e la Federazione Russa.
PRESIDENTE. L'onorevole Picchi ha facoltà di replicare, per due minuti.
GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, signor Ministro, io apprezzo le sue parole quando afferma che dobbiamo in tutti i modi mantenere il dialogo sulla Russia al di là del problema ucraino, che non si può prescindere dalla Russia che è partner, come ha ricordato bene lei, in tutta una serie di dossier molto più ampi che vanno dalla non proliferazione nucleare a tutta la questione del centro Asia e all'energia. Tuttavia mi aspettavo qualche iniziativa specifica in più, dato che un Paese come il nostro tradizionalmente con i Governi di centrodestra, in particolare nel Governo Berlusconi, ha sempre svolto un ruolo attivo di cerniera tra Stati Uniti e Unione Europea e Federazione Russa.
Mi riferisco, in particolare, a Paesi, che sono molto più piccoli e che hanno storicamente meno tradizione di dialogo con la Federazione Russa, penso per esempio alla Svizzera che è estremamente attiva negli ultimi giorni con incontri e visite. Ricordiamo che il Presidente della Confederazione è stato recentemente a Mosca, ha incontrato Putin, si muove e cerca di trovare una chiave di lettura per arrivare ad una soluzione diplomatica che tutti auspichiamo e che deve essere l'obiettivo che dobbiamo raggiungere.
Mi aspettavo che questo ruolo potesse essere svolto dall'Italia, prendo atto che evidentemente il nostro Governo non è attualmente nella condizione di poter giocare un ruolo che invece storicamente aveva sempre svolto.
(Iniziative in sede internazionale e di Unione europea per il riconoscimento della libertà religiosa come requisito fondamentale nelle relazioni con Paesi terzi – n. 3-00810)
PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00810, concernente iniziative in sede internazionale e di Unione europea per il riconoscimento della libertà religiosa come Pag. 74requisito fondamentale nelle relazioni con Paesi terzi (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).
PAOLA BINETTI. Signor Presidente, ringrazio in anticipo il collega Alli e la risposta che già in parte ha anticipato il Ministro Mogherini su un tema che, a nostro avviso, costituisce in questo momento il più importante dei diritti umani, che è il diritto alla propria libertà di religione e che, come è già stato fatto notare, tocca sicuramente – e sarà l'oggetto del mio intervento – principalmente i cristiani, ma evidentemente non è problema che tocca soltanto i cristiani, ma tocca veramente il diritto di ognuno di poter vivere la propria fede.
Abbiamo vissuto una serie di episodi, che in questi giorni sono rimbalzati, oltretutto anche attraverso una forma quasi «virale» che i media sono in grado di esporre. Mi riferisco, per esempio, alla crocifissione che c’è stata di questi giovani in Siria; mi riferisco però anche ad altri episodi che abbiamo conosciuto: c’è ancora nelle carceri pakistane Asia Bibi e abbiamo visto anche giovani e giovanissimi accusati di blasfemia in un'età in cui era quasi impossibile, per lo meno, avere anche coscienza e consapevolezza di quello che quelle parole potevano dire.
Ecco, io mi chiedo che cosa, il Ministro, in questo momento può dire rispetto a queste iniziative.
PRESIDENTE. Il Ministro degli affari esteri, Federica Mogherini, ha facoltà di rispondere.
FEDERICA MOGHERINI, Ministro degli affari esteri. Signor Presidente, i recenti episodi di violenza, a cui l'interrogazione si riferisce non sono altro – come giustamente ricordava – che gli ultimi di una lunga serie, lunga e tristissima serie, che da vari anni colpiscono le comunità cristiane, mettendone spesso a rischio la stessa sopravvivenza.
Sono personalmente convinta che il primo strumento che abbiamo per disinnescare questa spirale, apparentemente inarrestabile, sia non solo lavorare per il riconoscimento e la tutela dei diritti umani, di cui ho parlato prima e che sono indivisibili, come giustamente anche l'onorevole Alli ricordava, ma anche affermare un modello di dialogo tra civiltà, tra cultura e tra religioni che non è sempre stato il principio ispiratore del nostro atteggiamento verso Paesi terzi e che invece penso sia alla base di un disinnescare le tensioni, che in troppe parti del mondo si stanno realizzando. Paesi terzi di cui bisogna riconoscere innanzitutto la diversità tra di loro e la complessità.
Ciò che accade in Medio Oriente è ben diverso da ciò che si verifica in Asia, piuttosto che in Africa e diversi sono i fenomeni ancora di violenza settaria che sono il risultato di attività destabilizzanti condotte da organizzazioni o da gruppi terroristici. Avere consapevolezza della diversità e della complessità dei fenomeni penso che ci possa aiutare a leggerli in modo corretto e, quindi, anche a trovare le soluzioni più adatte.
Per questo, noi lavoriamo su diversi livelli, stiamo lavorando su diversi livelli: da una parte, sul multilateralismo, in sede di Unione europea e in sede di Nazione Unite – ho fatto riferimento prima a questo – sollevando sistematicamente il tema dei diritti umani in generale e dei diritti dei cristiani, in particolare laddove il caso è rilevante, nei rapporti politici che abbiamo con i singoli Paesi interessati.
Non c’è dialogo economico o politico bilaterale nel quale non si includa da parte nostra un focus specifico sui diritti umani, in particolare sulla libertà religiosa nei contesti in cui questa risulta minacciata. Riteniamo inoltre che sia fondamentale continuare a lavorare su un terzo livello, oltre a quello multilaterale e bilaterale, ovvero quello delle organizzazioni regionali, a partire dall'Organizzazione della cooperazione islamica e l'Unione africana perché queste organizzazioni hanno un'estrema influenza sui Governi dei singoli Paesi membri e possono quindi contribuire ad andare nella direzione da noi auspicata.Pag. 75
Parallelamente – ultimo livello su cui pensiamo che sia utile agire e stiamo agendo – è importante sottolineare la sinergia con la società civile e con le comunità religiose per favorire un dialogo interreligioso che limiti l'azione di radicalizzazione degli elementi più estremi.
Un esempio concreto di questo approccio lo abbiamo avuto recentemente in occasione dell'incontro che il sottosegretario Giro ha fatto con i tre capi religiosi di Bangui impegnati a favorire il dialogo tra cristiani e musulmani in Repubblica Centrafricana. Abbiamo voluto dare in questo modo un segnale di legittimazione forte dei leader religiosi moderati, rafforzandone in questo modo il ruolo e l'operato nella gestione della grave crisi che sta attraversando il Paese.
In sintesi, quindi il Governo intende continuare a mantenere un approccio a tutto campo in materia di tutela della libertà religiosa nelle sedi multilaterali – Unione europea e Nazioni Unite in particolare – nei rapporti bilaterali con i singoli Paesi, con le organizzazioni regionali e con un'azione culturale, vorrei dire, nel modo in cui ci si relaziona con le altre realtà del mondo ed in sinergia costante con la società civile attraverso la promozione del dialogo interreligioso.
PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di replicare per due minuti.
PAOLA BINETTI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro e ringrazio anche per questa descrizione a tutto campo delle iniziative che si stanno intraprendendo.
Vorrei però sottolineare questo: che, in realtà, veramente in questo clima che viviamo la cristianofobia ha dei numeri che sono sconosciuti alle altre religioni.
Il volume che viene, come dire, indicato proprio dall'osservatorio, che è attivo da alcuni anni anche a Vienna, parla di circa 100 milioni di persone e la Comece, che riunisce i presidenti delle conferenze episcopali europee, tendenzialmente raddoppia questo numero, cioè esistono veramente e c’è una sorta di specificità che in qualche modo colpisce i cristiani, che peraltro sono sempre stati autori ed interpreti di un approccio di tipo ecumenico, come abbiamo potuto anche recentemente osservare con le due canonizzazioni, quella di Giovanni XXIII e quella di Giovanni Paolo II.
Abbiamo visto nella testimonianza operativa di questi due grandi e santi papi un approccio veramente molto aperto, molto aperto al dialogo con le religioni, molto aperto allo spirito di iniziativa, alla capacità di sentirsi in qualche modo capaci di riparare se ci sono stati in passato torti, ma soprattutto capaci di proporre soluzioni e modelli. Non ci sembra che ci sia questa sorta di reciprocità che in qualche modo protegge e tutela i cristiani. Noi assistiamo proprio in Medio Oriente, laddove peraltro è nata la Chiesa, ad una progressiva capacità di mettere in fuga i cristiani presenti fino a creare delle condizioni di riduzione quasi al lumicino delle comunità cristiane presenti.
Vorremmo che davvero in qualche modo noi ci facessimo carico di un problema a tutto campo e quindi anche di una dimensione culturale che tocca tutti quanti noi, a cominciare dal riferimento ultimo e importantissimo che faceva il Ministro alla società civile, al dialogo tra la società civile e tutte le altre realtà istituzionali, però vorremmo che alle comunità cristiane venisse prestato quel tanto di attenzione che è semplicemente proporzionale e graduato rispetto a quella che è l'intensità dell'aggressione che subiscono (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).
(Problematiche riguardanti la riorganizzazione della rete consolare italiana, con particolare riferimento all'esigenza di un adeguato coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionalmente interessati – n. 3-00811)
PRESIDENTE. L'onorevole Borghese ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00811, concernente problematiche riguardanti la riorganizzazione della rete consolare italiana, con particolare riferimento all'esigenza di un adeguato coinvolgimento Pag. 76di tutti i soggetti istituzionalmente interessati (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.
MARIO BORGHESE. Signor Presidente, signora Ministro, l'Italia oggi nel mondo è rappresentata attraverso le strutture consolari e le ambasciate, che svolgono un ruolo importante per la cooperazione politica, la promozione dell'economia, la cooperazione allo sviluppo economico, la cooperazione culturale e scientifica e per i servizi ai nostri cittadini residenti all'estero o che si recano all'estero per studio, vacanze o lavoro. Il Movimento associativo italiani all'estero (MAIE) da tempo denuncia politicamente la chiusura delle sedi istituzionali all'estero e i disagi dei nostri connazionali. Sono oltre 4 milioni gli italiani residenti all'estero. Anche se la ristrutturazione della rete consolare segue una prescrizione normativa, la sua attuazione deve esser realizzata senza recare danno ai nostri connazionali all'estero. Quindi, signora Ministro, le chiedo, a nome degli italiani residenti all'estero, se non ritenga di dover sospendere questa riorganizzazione della rete consolare, così come fu definita dal precedente Governo, al fine di avviare nelle opportune sedi un nuovo confronto con tutti quelli che istituzionalmente si occupano delle problematiche relative ai cittadini italiani all'estero, i diciotto parlamentari eletti all'estero, i Comites e anche il Consiglio generale degli italiani all'estero.
PRESIDENTE. Il Ministro degli affari esteri, Federica Mogherini, ha facoltà di rispondere.
FEDERICA MOGHERINI. Ministro degli affari esteri. Signor Presidente, la questione della riorganizzazione della rete diplomatico-consolare costituisce un argomento che ha impegnato questo Governo sin dal suo insediamento e l'amministrazione, in adempimento, come giustamente ricordato, di precisi obblighi di legge. La razionalizzazione della rete estera della Farnesina costituisce infatti innanzitutto un preciso obbligo di legge nel quadro della spending review, da ultimo previsto dal decreto-legge n. 95 del 2012, al quale il Ministero degli affari esteri, come è ovvio, non può sottrarsi. Questo esercizio impone anche specifici obiettivi numerici di riduzione delle strutture all'estero, fissando per il raggiungimento di questi obiettivi ben precise scadenze, che quindi vanno rispettate e sono state rispettate anche dal punto di vista temporale. Questo è il motivo per cui abbiamo dovuto procedere. Nella gestione di questo esercizio il Ministero degli affari esteri, in spirito di piena trasparenza e di ricorso al dialogo, ha condiviso con i diversi attori istituzionali interessati, il percorso di individuazione delle sedi da includere nel piano. È stato un processo governato dal precedente Esecutivo. Come sapete il precedente Governo aveva effettuato un lungo ed articolato esercizio di confronto, al quale io avevo partecipato da parlamentare, che ha coinvolto innanzitutto le Commissioni parlamentari competenti, ma anche le istanze rappresentative degli italiani all'estero, nonché diverse organizzazioni.
Come ho già indicato in sede di audizione programmatica nelle Commissioni affari esteri, nonostante i vincoli esistenti ed un lavoro sostanzialmente già concluso dal precedente Governo, ho comunque voluto dare un segnale di particolare attenzione alla promozione della cultura italiana all'estero, decidendo di mantenere aperti due istituti di cultura, quelli di Stoccarda e di Lione, di cui era stata prevista la chiusura.
Stiamo, poi, provando a trasformare questo obbligo di legge di chiusura e di razionalizzazione in un'opportunità, riorientando progressivamente la nostra rete diplomatica, consolare e culturale, tuttora fortemente incentrata in Europa, in quanto concepita prima del cammino dell'integrazione europea, verso quelle aree del mondo di nuova priorità strategica. È quello che stanno facendo, d'altra parte, anche i nostri principali partner europei e internazionali ed è un processo che ha anche l'obiettivo di sfruttare sinergie con il Servizio europeo per l'azione esterna.Pag. 77
Sono, infatti, avviati contatti con il SEAE per consentire, una volta chiuse alcune nostre sedi, l'invio di personale italiano presso le locali delegazioni europee. Nel portare avanti questo processo, la Farnesina conferma, comunque, nell'ottica di quanto veniva adesso sottolineato, l'impegno a garantire adeguati servizi consolari agli italiani all'estero, sia quelli della nuova generazione, anche attraverso il potenziamento e lo sviluppo delle tecnologie informatiche, sia quello tradizionale, per il quale prevediamo forme alternative di presenza consolare.
Siamo d'altra parte convinti che questa necessità rappresenti anche un'opportunità per un complessivo ripensamento dell'assetto della nostra organizzazione consolare. Come ho avuto modo di dire in Commissione, dobbiamo concentrare il più possibile le principali funzioni in pochi grandi consolati hub, competenti per macro aree, affiancati da reti di strutture periferiche più leggere, con più ampia utilizzazione di risorse e di strutture reperibili in loco.
Vorrei, in conclusione, rassicurarvi sulla mia volontà di continuare un percorso parlamentare di dialogo costante e continuato su questo così come su tutti gli altri temi di mia competenza, come testimoniato dalla frequenza, direi, settimanale della mia presenza tra Commissione e Aula, di cui vi ringrazio.
PRESIDENTE. L'onorevole Borghese ha facoltà di replicare per due minuti.
MARIO BORGHESE. Signor Ministro, noi del MAIE non siamo assolutamente soddisfatti della sua risposta, intanto perché la chiusura dei consolati in generale è una cosa inaccettabile. Ho solo pochi minuti per la replica, ma le faccio un paio di esempi. Che si risparmia con la chiusura del consolato di San Gallo ? L'immobile è di proprietà dello Stato italiano, il personale, naturalmente, sarà destinato a un'altra sede. Quindi, cosa tagliamo ? Le bollette della luce, il telefono ?
Ministro, parliamo di 42 mila cittadini italiani che vivono lì, a San Gallo, che, da un giorno all'altro, si troveranno senza i servizi elementari. Altra cosa più eclatante è Santo Domingo: viene chiusa l'ambasciata di Santo Domingo, dove è presente una numerosa comunità italiana e dove attualmente si recano più di 80 mila cittadini italiani, turisti. Se si chiude l'ambasciata, come da programma, dove dovranno recarsi i nostri connazionali ? A Caracas, a Panama City ? Sappiamo che tra Santo Domingo e Caracas vi sono circa mille chilometri, tra Santo Domingo e Panama vi sono 1.500 chilometri. Come dire, se uno ha un problema e vive qui a Roma, si deve rivolgere a Parigi.
Infine, Montevideo, la capitale dell'Uruguay. Non so se lo sa, ma basta fare un clic su Internet e si sa quanti sono i nostri cittadini residenti lì, a Montevideo: sono più di 100 mila. In questo caso, la chiusura del consolato rappresenta un caso singolare nel piano di riordino della rete consolare italiana, così come fin qui delineata dal suo predecessore. Cosa cambia, nella politica, da Letta a Renzi ? Nulla ! Ecco perché noi del MAIE siamo all'opposizione.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amici, Brunetta, Costa, D'Ambrosio, Dambruoso, Dellai, Giancarlo Giorgetti, Pes, Gianluca Pini, Portas, Ricciatti e Speranza sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente ottantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
A questo punto sospendo la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Pag. 78Conferenza dei presidenti di gruppo prevista per le ore 17 al fine di dare conto degli esiti della medesima.
La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 19,20.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI
Sul calendario dei lavori dell'Assemblea e aggiornamento del programma.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è convenuto che lunedì 12 maggio (a.m., dalle ore 9,30) avrà luogo la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2325 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2014, n. 52, recante disposizioni urgenti in materia di superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari (approvato dal Senato – scadenza: 31 maggio 2014). Seguirà, dalle ore 14 (con votazioni non prima delle ore 16), l'esame del disegno di legge n. 2208-B – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 marzo 2014, n. 34, recante disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell'occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese (approvato dalla Camera e modificato dal Senato – scadenza: 19 maggio 2014), che proseguirà nelle giornate successive fino alla data di scadenza del decreto-legge.
Il seguito dell'esame del disegno di legge n. 2325 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2014, n. 52, recante disposizioni urgenti in materia di superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari (approvato dal Senato – scadenza: 31 maggio 2014) avrà luogo dopo la conclusione del disegno di legge n. 2208-B – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 marzo 2014, n. 34, recante disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell'occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese (approvato dalla Camera e modificato dal Senato – scadenza: 19 maggio 2014).
Domani, giovedì 8 maggio, dopo lo svolgimento delle interpellanze urgenti, avrà luogo la discussione sulle linee generali della mozione Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00439 concernente iniziative in relazione all'operazione Mare Nostrum e al rafforzamento dei controlli alle frontiere, già prevista lunedì 12 maggio. Il seguito dell'esame avrà luogo dopo la conclusione dell'esame dei decreti-legge.
L'esame della mozione Oliverio ed altri n. 1-00173, Catania ed altri n. 1-00181, Gallinella ed altri n. 1-00436 e Franco Bordo ed altri n. 1-00390 in materia di politica agricola comune è rinviato ad altra data.
Nella riunione della Conferenza dei capigruppo prevista per lunedì pomeriggio sarà fissata nell'ambito della prossima settimana la data di discussione della domanda di autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Genovese (Doc. IV, n. 6).
L'esame delle proposte di legge nn. 1332 e 1334 – Ratifica ed esecuzione della Convenzione relativa all'assistenza giudiziaria in materia penale tra gli Stati membri dell'Unione europea, fatta a Bruxelles il 29 maggio 2000 e n. 1460 – Ratifica ed esecuzione della Convenzione relativa all'assistenza giudiziaria in materia penale tra gli Stati membri dell'Unione europea, fatta a Bruxelles il 29 maggio 2000, e delega al Governo per la sua attuazione è inserito (ove concluso dalla Commissione) nel programma di giugno.
Il programma si intende conseguentemente aggiornato.
Il termine per la presentazione degli emendamenti, per l'esame in Assemblea del disegno di legge n. 2208-B – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 marzo 2014, n. 34, recante disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell'occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico Pag. 79delle imprese (approvato dalla Camera e modificato dal Senato – scadenza: 19 maggio 2014) è fissato per lunedì 12 maggio, alle ore 9,30.
Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.
PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla XI Commissione (Lavoro):
S. 1464. – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 marzo 2014, n. 34, recante disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell'occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese» (approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (2208-B) – Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VII, X e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
Modifica nella costituzione di una Commissione permanente.
PRESIDENTE. Comunico che nella seduta odierna la VI Commissione permanente (Finanze) ha proceduto alla elezione del deputato Michele Pelillo a vicepresidente, in sostituzione del deputato Enrico Zanetti, chiamato a far parte del Governo.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Giovedì 8 maggio 2014, alle 9,30:
1. – Svolgimento di interpellanze urgenti.
2. – Discussione sulle linee generali della mozione Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00439 concernente iniziative in relazione all'operazione Mare Nostrum e al rafforzamento dei controlli alle frontiere.
La seduta termina alle 19,25.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 7) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Segr | Dimissioni On. Nardella | 424 | 424 | 213 | 330 | 94 | 76 | Appr. | |
2 | Nom. | Ddl 2309 – em. 1.1 | 400 | 400 | 201 | 105 | 295 | 76 | Resp. | |
3 | Nom. | em. 1.2 | 408 | 403 | 5 | 202 | 86 | 317 | 77 | Resp. |
4 | Nom. | em. 1.3 | 408 | 407 | 1 | 204 | 151 | 256 | 77 | Resp. |
5 | Nom. | em. 1.4 | 426 | 409 | 17 | 205 | 78 | 331 | 77 | Resp. |
6 | Nom. | odg 9/2309/1 | 419 | 398 | 21 | 200 | 84 | 314 | 77 | Resp. |
7 | Nom. | Ddl 2309 – voto finale | 416 | 413 | 3 | 207 | 284 | 129 | 75 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.