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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 29 maggio 2014

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TULLO, SIMONI, BASSO, CAROCCI e PASTORINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   ESAOTE è il primo produttore europeo di ultrasuoni ad uso diagnostico con stabilimenti a Genova, Firenze, Maastricht (Olanda) e Shenzhen (Cina) per il mercato interno cinese (10 per cento mercato mondiale e il 20 per cento di quello europeo);
   Esaote è leader mondiale nella tomografia a risonanza magnetica dedicata (6 per cento del totale installato nel mondo), ha una presenza diretta in Italia, USA, Germania, Francia, Cina, Olanda, Spagna, Argentina, Brasile e ha distributori, in 70 Paesi nel mondo;
   al Gruppo Esaote fanno riferimento 1350 dipendenti di cui in Italia 680, collocati a Genova, Firenze e in altre filiali. Fattura 276 milioni di euro, spende in ricerca e sviluppo l'8 per cento del fatturato, ha partecipazione a progetti di ricerca italiani, europei ed americani;
   Esaote, con solo altre aziende giapponesi, è l'unica nel brevettare tecnologie costruttive e di lavorazione dei magneti permanenti per risonanza magnetica; tecnologicamente avanzati sono i brevetti sulla Schermatura (gabbia di Faraday); nei primi anni ‘90 un modello di ecografo Esaote è stato scelto dalla NASA e portato sullo shuttle nello spazio;
   Altri brevetti sono diventati riferimento del mercato per delle alte frequenze su trasduttori settoriali. Le macchine più performanti sono state comparate negli USA da alcuni medici con altre marche di fascia alta, detta premium, ed hanno fatto riscontrare funzionamenti paragonabili e a volte anche migliori; una di queste è la modalità doppler molto importante per l'analisi del feto. Un componente, sviluppato con l'università di Genova e Genova Ricerche, ha avuto l'onorificenza del «Best Circuit Award» di Euroasic (consorzio europeo sulla componentistica dedicata) come migliore circuito sviluppato quell'anno nel mondo. Questi sono i traguardi importanti che l'azienda e i lavoratori di Esaote hanno ottenuto in questi anni. La ricerca e le innovazioni hanno trovato sbocco in una produzione di eccellenza, che ha ottenuto un posto di leadership sul mercato della sanità italiano, europeo e mondiale;
   l'azienda ha presentato un piano di riorganizzazione alle organizzazioni sindacali che prevede un forte ricorso alla cassa integrazione e ad esuberi sia per la sede di Genova, sia per quella di Firenze;
   possibili e positivi investimenti sulla ricerca contrastano con la possibilità che il trasferimento dello stabilimento di Sestri Ponente nel parco degli Erzelli possa essere messo in discussione –:
   se sia a conoscenza del piano industriale, che desta legittime preoccupazioni per i lavoratori e le loro famiglie;
   quali iniziative intenda assumere per evitare che problemi di bilancio che si sono determinati a seguito di una riduzione del fatturato, possano portare la proprietà ad un eventuale vendita totale o parziale dell'azienda, compromettendo una realtà di eccellenza per il nostro Paese. (5-02903)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   TAGLIALATELA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   continua ad essere gravissima la situazione nella quale versano i circa quattromila dipendenti dei disciolti Consorzi di Bacino, costituiti ai sensi della legge regionale della Campania 10 febbraio 1993, n. 10, per la gestione del ciclo integrato dei rifiuti, e delle società dagli stessi costituite;
   questi lavoratori non percepiscono stipendio ormai da oltre un anno e continuano ad attendere invano di conoscere il proprio futuro lavorativo;
   nonostante numerosi appelli, scioperi e proteste, infatti, ancora nulla è stato deciso circa la loro ricollocazione lavorativa, pur a fronte dell'accoglimento di un ordine del giorno a firma dell'interrogante che impegnava il Governo pro tempore al reimpiego di tali lavoratori nell'ambito del potenziamento delle attività per il contrasto alla grave situazione di emergenza ambientale nel territorio cosiddetto della «terra dei fuochi», compreso tra le province di Napoli e Caserta, interessato dal fenomeno dei roghi di rifiuti tossici;
   i lavoratori dei consorzi di bacino erano stati configurati come dipendenti comunali atipici e, in forza di tale qualifica, dovrebbero essere riassorbiti da altre strutture comunali o regionali –:
   quali urgenti iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, in relazione al ricollocamento lavorativo del personale dei disciolti consorzi, e delle società ad esso collegate, così come indicato nell'ordine del giorno di cui in premessa. (4-04974)


   TOFALO, COLONNESE e BENEDETTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   nell'agro nocerino sarnese si sta verificando un aumento esponenziale di malattie tumorali polmone, mammella, colon, stomaco, prostata;
   a seguito delle indagini eseguite dai carabinieri del NOE in merito all'operazione Chernobyl, partita nell'anno 2007, veniva accertato che tonnellate di rifiuti pericolosi sono stati smaltiti in modo illegale e che gli stessi, come da deposizione del pentito Gaetano Vassallo, sembrano essere nascosti nell'area dell'Agro Nocerino-Sarnese;
   nello specifico Gaetano Vassallo dichiarava: «il cimitero segreto delle scorie industriali è nelle campagne dell'agro nocerino-sarnese, nelle buche scavate lungo il tracciato di un metanodotto» –:
   se i Ministri interrogati intendano porre attenzione ad una precisa mappatura delle zone in questione e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare per ripristinare lo status quo del territorio con la più alta densità abitativa. (4-04976)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   FEDRIGA. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   in data 4 maggio 2012 si è insediata l'architetto Maria Giulia Picchione quale responsabile della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici del Friuli Venezia Giulia;
   come già rilevato in altri recenti atti di sindacato ispettivo indirizzati al Ministro interrogato, si è riscontrata da quel momento una rilevante difficoltà nei rapporti tra Soprintendenza e i soggetti pubblici locali: per ritardi inaccettabili nell'inoltro dei pareri, per assenza di motivazioni a giustificazione di diversa valutazione rispetto alle commissioni locali per il paesaggio;
   l'assunzione di tale comportamento rappresenta a giudizio dell'interrogante grave atto di scorrettezza istituzionale, tale da configurare una lesione dell'autonomia del Friuli Venezia Giulia e, quindi, un conflitto di attribuzione tra regione e Stato;
   a questo grave atteggiamento si aggiunge che la Soprintendente – senza una reale ed effettiva conoscenza del territorio – impone ai comuni, in difformità alla cosiddetta direttiva Ornaghi, in carenza del coordinamento del direttore regionale del Ministero, un uso dei dei dehor per i locali pubblici che incide fortemente sui costi di gestione e sull'uso del suolo pubblico: atteggiamento che reca grave danno sostanziale, ed anche di immagine, alla realtà turistica della regione, per il pesante rallentamento o addirittura, il blocco delle relative attività sul territorio regionale in un momento peraltro di crisi economica generale;
   è inoltre di questi giorni, nell'imminenza dell'avvio della stagione turistica estiva, l'invio ad enti locali e strutture ricettive di autorizzazioni contraddittorie, rese anche pubbliche da organi di informazione per tale evidenza, che recitano testualmente: «Vista la documentazione descrittiva degli interventi quali: tavoli, sedie, sgabelli, tavoli rialzati, divani, poltrone, pedane, fioriere ed elementi perimetrali di cui all'istanza sopra richiamata e ritenuto che gli stessi sono da ritenersi ammissibili in rapporto alle disposizioni del vigente D.lgs. 42/04 (...), questa Soprintendenza (...) autorizza a condizione l'esecuzione degli interventi di collocazione di tavoli, sedie, sgabelli e tavoli rialzati, di cui alla documentazione descrittiva pervenuta in allegato all'istanza a riscontro con l'esclusione dei divani, poltrone, pedane, fioriere e pannelli separatori in quanto tale allestimento impedisce la leggibilità d'insieme e la godibilità dello spazio urbano vincolato ai sensi dell'articolo 10 co. 4, lettera g del Codice n. 42/2004 e s.m.i.»;
   tali provvedimenti presentano con evidenza secondo l'interrogante una evidentissima contraddizione tra motivi e dispositivo, che deriva dall'erronea valutazione dei fatti e da una illogicità e irragionevolezza della motivazione, cosa che di norma è ricondotta all'eccesso di potere –:
   se il Ministro non ritenga opportuno predisporre una immediata attività di controllo dell'operato del Soprintendente per i beni architettonici e paesaggistici del Friuli Venezia Giulia, architetto Maria Giulia Picchione, prevedendo anche l'ipotesi della sua immediata rimozione.
(4-04982)

DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:


   BOLOGNESI. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il regio decreto 4 novembre 1932, n. 1423, recante Nuove disposizioni per la concessione delle medaglie e della croce di guerra al valor militare, e successive modificazioni, individua la tipologia delle decorazioni e degli atti che possono dare luogo ad un'onorificenza al valor militare;
   nell'articolo 3 indica quegli atti di coraggio in imprese belliche, non richiesti dal puro e semplice compimento del dovere che comportano un grave rischio personale, e costituenti esempi da imitare. Il citato regio decreto n. 1423 del 1932 contempla la concessione di analogo riconoscimento anche per atti della stessa specie compiuti in tempo di pace;
   la disciplina delle ricompense connesse a decorazioni al valor militare è stata da ultimo modificata, e i relativi assegni rivalutati, dalla legge 27 giugno 1991, n. 199, recante Riordino e rivalutazione degli assegni straordinari annessi alle decorazioni al valor militare;
   la sopracitata legge n. 199 del 1991 ha disposto che, a decorrere dal 1o luglio 1991, detti assegni straordinari, anche se conferiti in tempo di pace, siano considerati esenti da ogni imposizione fiscale e corrisposti nella misura annua indicata all'articolo 1. I suddetti assegni per l'anno 2013 risultano pari a: euro 4.810,53 per la medaglia d'oro, euro 855,19 per quella d'argento, euro 267,25 per la medaglia di bronzo, euro 160,33 per la croce di guerra;
   le misure sopra indicate rivelano una grande differenza tra l'importo attualmente previsto per gli assegni connessi alle medaglie d'oro da quelli previsti per gli assegni connessi alle medaglie d'argento, alle medaglie di bronzo e alla croce di guerra;
   i differenti comportamenti che sottintendono alla concessione delle varie onorificenze non giustificano così rilevanti differenze nei valori degli assegni corrisposti, che risultano comunque di modesta entità –:
   se il Governo intenda adoperarsi per riconoscere, con un'apposita iniziativa normativa, anche nell'ambito della prossima legge di stabilità, una rivalutazione di tutti gli assegni, a partire da quello per la medaglia d'oro, con il duplice obiettivo di ridurne le differenze tra le varie tipologie e incrementarne il valore in modo che l'assegno per la medaglia dell'argento non risulti inferiore al 50 per cento di quello previsto per la medaglia d'oro, quello per la medaglia di bronzo non inferiore al 30 per cento di quello per la medaglia d'argento e quello per la croce di guerra non inferiore alla metà di quello corrisposto per la medaglia di bronzo. (4-04968)


   DE LORENZIS e L'ABBATE. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   il poligono militare di Torre Veneri in provincia di Lecce, è collocato all'interno dell'omonima area SIC (Sito di importanza comunitaria «Torre Veneri» IT9150025) per circa 160 ettari lungo un fronte lungo circa tre chilometri, tra il parco naturale regionale di Rauccio e l'oasi naturale delle Cesine. Il poligono è nella Caserma Floriani, e fa parte della scuola Truppe Corazzate di Lecce;
   nella Relazione Definitiva del 9 gennaio 2013 della Commissione parlamentare di inchiesta del Senato sul problema del materiale bellico pericoloso, tra cui l'uranio impoverito in relazione ai poligoni di tiro, nella sezione riguardante gli «altri accertamenti condotti dalla commissione», si ribadisce «...Come già riferito nella Relazione intermedia sulla situazione dei poligoni di tiro, nella realtà di Torre Veneri è stata verificata la presenza di zone dove si sono accumulati residuati delle attività di esercitazione, che richiedono presumibilmente importanti interventi di bonifica, finora evidentemente non attuati, sia a terra sia nel mare circostante. Dai sopralluoghi tecnici svolti è emersa una scarsa osservanza del disciplinare per la tutela ambientale e la bonifica. Nell'Area Bersaglio Carri non risulta che sia asportato il materiale di risulta prodotto dall'esplosione dei colpi in arrivo, e durante le analisi è stata rinvenuta sul terreno una notevole quantità di materiale inerte affiorante. Per quanto concerne l'area marina, le immersioni subacquee effettuate hanno evidenziato la presenza di numerosi relitti inerti, di proiettili da esercitazione, di un barcone metallico e di penetratori. Dalle informazioni raccolte risulterebbe altresì che l'area sia marina sia terrestre – attualmente interdetta – sarebbe frequentata da recuperanti clandestini di metalli per scopi commerciali. Tale attività, ove confermata, risulterebbe altamente pericolosa, sia per il rischio di esplosioni sia per i danni alla salute...»;
   l'associazione «Lecce Bene Comune», ascoltata sul tema dalla citata Commissione d'inchiesta del Senato, ha effettuato tre esposti denuncia presso la procura di Lecce che ha avviato un'indagine per gestione illecita di rifiuti, come avvalorato da risultanze della perizia depositata presso la medesima procura;
   contestualmente la medesima associazione, congiuntamente al «Gruppo di Intervento Giuridico Onlus» per il poligono di Capo Teulada in Sardegna, ha inoltrato, presso la Commissione, Europea, documentazione atta a indurre una procedura di infrazione relativa alla direttiva Habitat come recepita dalla normativa nazionale, giacché i due poligoni insistenti entrambi in Siti di importanza Comunitaria, non hanno richiesto la «Valutazione di Incidenza Ambientale» per i «Disciplinari d'Uso» e i «Piani semestrali delle esercitazioni a fuoco»;
   il «Piano di Gestione» del «SIC Torre Veneri» redatto dalla provincia di Lecce, paradossalmente, non contempla l'esistenza del poligono militare;
   nella regione Veneto i poligoni insistenti in zona SIC, sono stati regolarmente sottoposti a «Valutazione di Incidenza Ambientale» i «Disciplinari d'Uso» dei poligoni interessati;
   a tutt'oggi presso il poligono di Torre Veneri proseguono le attività a fuoco per un utilizzo medio annuo del poligono di oltre 200 giorni e il fronte di tiro dei carri armati verso i bersagli, posti a poca distanza dalla battigia, porta proiettili e bossolame direttamente sui fondali marini (anch'essi zona SIC);
   la delibera del comune di Lecce n.104 del 10 dicembre 2012, votata all'unanimità, ha impegnato il sindaco a prendere tutte le iniziative possibili affinché sia realizzata la bonifica delle aree marine interessate –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative intendano assumere al fine di favorire la bonifica della zona a mare antistante il poligono;
   se i Ministri interrogati intendano attivarsi per promuovere la sospensione delle attività del poligono, almeno per consentire la valutazione di incidenza ambientale prevista dalla legge italiana e dalla direttiva Habitat anche per non incorrere nelle probabili multe dell'Unione europea;
   se i Ministri interrogati intendano promuovere un percorso di trasformazione dell'area occupata dal poligono militare in un parco naturale, vista la presenza di un sito d'importanza comunitaria protetto in ragione della biodiversità e del suo habitat naturale. (4-04977)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MUCCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   con avviso di vendita immobiliare del 23 gennaio 2013, Equitalia dichiarava di voler sottoporre ad esecuzione forzata per espropriazione la prima ed unica casa di proprietà del signor Stefano Tassinari, sita in Ravenna, in via Borromini n. 17, dove questi vi risiede anagraficamente con il suo nucleo familiare, composto dalla nonna ultracentenaria, dalla madre in precarie condizioni di salute e dalla sorella con grave disabilità psichica ed invalida al 100 per cento;
   purtroppo, tale avviso di vendita veniva consegnato in data 28 gennaio 2013 nelle mani del signor Stefano Tassinari, padre del signor Stefano Tassinari e malato terminale di cancro, deceduto poco tempo dopo;
   il suddetto avviso di vendita non è stato poi consegnato al signor Stefano Tassinari e la casa, andata all'asta nella totale insaputa dello stesso, è stata acquistata alla metà del suo valore dall'immobiliarista ravennate Giovanni Ballardini;
   nelle more del procedimento esecutivo, tuttavia, con l'articolo 52, lettera g), del decreti-legge 21 giugno 2013, n. 69, che ha modificato l'articolo 76 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, veniva promulgata la norma che sancisce l'impignorabilità della prima casa e che così dispone: «Ferma la facoltà di intervento ai sensi dell'articolo 563 del codice di procedure civile, l'agente della riscossione:
    a) non dà corso all'espropriazione se l'unico immobile di proprietà del debitore, con esclusione delle abitazioni di lusso aventi le caratteristiche individuate dal decreto del Ministro per i lavori pubblici 2 agosto 1969, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 218 del 27 agosto 1969, e comunque dei fabbricati classificati nelle categorie catastali A/8 e A/9, è adibito ad uso abitativo e lo stesso vi risiede anagraficamente»;
   dal suo tenore letterale (l'articolo 12, preleggi), è evidente che la norma si riferisca anche ai procedimenti «in corso», come stabilito dal tribunale di Rovigo con sentenza del 21 novembre 2013, con la quale, nell'interpretare la suddetta norma, ha infatti ritenuto che la stessa fosse retroattiva ai procedimenti in corso, in quanto «norma di ordine pubblico e, pertanto, in un'ottica politica di salvaguardia del diritto all'abitazione», dal momento che «il legislatore ha infatti utilizzato – in relazione all'ipotesi di cui alla lettera a) del citato articolo 76 – la locuzione «dare corso all'espropriazione», non facendo riferimento all'impulso della procedura esecutiva, quanto piuttosto alla prosecuzione. Ciò giustifica la lettura offerta: la volontà legislativa di inibire l'inizio o la prosecuzione delle procedure esecutive esattoriali promosse nei confronti della «prima abitazione» solo se si ritenga il sostantivo «espropriazione» metonimia del concetto di «esecuzione»;
   nonostante l'avvenuta pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del summenzionato decreto-legge n. 69 del 21 giugno 2013, che impone di «non dare corso all'esecuzione», il decreto di trasferimento del bene immobile, in data 10 luglio 2013, veniva trascritto presso l'Agenzia delle entrate, ufficio provinciale di Ravenna territorio il tribunale di Ravenna, ed in data 18 luglio 2013, allo stesso, la cancelleria del tribunale civile di Ravenna apponeva la formula esecutiva di rito;
   pertanto, il 23 aprile 2014, l'avvocato Luigi Piccarozzi, nell'interesse del signor Stefano Tassinari, all'udienza davanti al tribunale di Ravenna, ha presentato un ricorso in opposizione all'esecuzione, evidenziando i numerosi vizi intervenuti nell'esecuzione immobiliare, tra cui la violazione della norma sull'impignorabilità della prima casa e la grave assenza, all'interno del fascicolo, dei titoli esecutivi rappresentati dalle cartelle di pagamento, in base alle quali Equitalia ha proceduto all'esecuzione, circostanze che avrebbero dovuto bloccare il pignoramento;
   il giudice dell'esecuzione, preso atto di quanto sopra, non ha proceduto alla distribuzione delle somme ricavate dalla vendita della casa ed ha rinviato il procedimento all'udienza del 24 settembre 2014, per consentire l'esame dell'opposizione;
   inoltre, sempre il 23 aprile 2014, l'avvocato Luigi Piccarozzi ha anche presentato ricorso in opposizione allo sfratto intimato dal compratore dell'immobile Giovanni Ballardini ed il giudice ha fissato l'udienza per il giorno 4 giugno 2014;
   nel contempo, l'avvocato Luigi Piccarozzi, in presenza dei gravi motivi evidenziati nel ricorso e della vigenza della norma sull'impignorabilità della prima casa, che impone di «non dar corso all'esecuzione», ha proposto ad Equitalia di rinunciare al pignoramento sulla prima casa di Stefano Tassinari, dietro pagamento in 120 rate del debito (magari ridotto di aggio, compensi ed interessi moratori, che lo hanno notevolmente aggravato), ed al compratore Giovanni Ballardini di accettare la restituzione della somma pagata per l'acquisto dell'immobile, così da evitare lo sfratto fissato dall'ufficiale giudiziario per il 30 maggio 2014, come richiesto dall'acquirente Ballardini;
   purtroppo, Equitalia e Ballardini, pur dichiarandosi disponibili, non hanno ancora manifestato il loro formale assenso alla suddetta proposta;
   della grave e spiacevole vicenda si sono già occupati la trasmissione La Gabbia su La7 del 16 marzo 2014 e 7 maggio 2014, il Tg3 e altre testate giornalistiche nazionali e locali –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di tale vicenda e quali iniziative si intendano assumere nei confronti di Equitalia spa per evitare il pignoramento della prima casa del signor Stefano Tassinari e lo sfratto fissato per il giorno 30 maggio 2014, anche a garanzia della nonna ultracentenaria, della sorella invalida al 100 per cento e dell'anziana madre gravemente malata. (5-02904)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   MOLTENI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   da notizie di stampa si apprende che un detenuto di nazionalità marocchina, ricoverato presso il reparto detenuti dell'ospedale di Sant'Anna di San Fermo per aver ingerito in carcere alcuni oggetti, il giorno 19 maggio scorso ha sradicato le inferriate delle finestre della stanza detentiva per tentare una evasione; 
   giunto sul davanzale che costeggia lo stabile e non potendo darsi alla fuga poiché a circa 10 metri di altezza dal suolo, il detenuto ha, dunque, minacciato il suicidio restando pericolosamente sul cornicione;
   solo grazie alla tempestività e professionalità degli agenti di polizia penitenziaria intervenuti che hanno condotto una trattativa col detenuto convincendolo, dopo circa mezz'ora, a desistere dall'insano gesto, il detenuto stesso è poi rientrato in cella, evitando del tutto che l'evasione si concludesse con la fuga;
   sebbene non siano ancora chiare le modalità con cui si sono svolti i fatti sopra esposti, tuttavia da tempo gli agenti di Polizia Penitenziaria, anche per il tramite della Federazione sindacati autonomi – Coordinamento nazionale polizia penitenziaria, hanno denunciato l'assenza di sicurezza all'interno del reparto ospedaliero e l'inadeguatezza della struttura del Sant'Anna di San Fermo, e sempre senza alcun riscontro da parte delle autorità competenti, in primis del direttore e del comandante della casa circondariale di Como;
   va considerata la carenza di personale e l'inefficienza dei mezzi a disposizione della Polizia Penitenziaria di Como –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se quanto riportato dalle notizie di stampa corrisponda al vero, quali provvedimenti immediati intenda adottare al fine di provvedere alla messa in sicurezza delle strutture detentive presso l'ospedale di Sant'Anna di San Fermo, e quali investimenti intenda effettuare per rimediare alla attuale carenza di personale e all'inefficienza dei mezzi a disposizione della polizia penitenziaria di Como, nonché se ritenga lodevole il comportamento degli agenti sopra citati e opportuno un riconoscimento ufficiale da parte del Ministero della giustizia per il loro intervento. (4-04966)


   MURA. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   a Monastir (provincia di Cagliari) è attiva una delle Scuole di formazione e aggiornamento del personale di polizia penitenziaria, dipendente dal Ministero della giustizia;
   la struttura rappresenta un importante punto di riferimento per il personale di polizia penitenziaria, dirigenza e personale comparto Ministeri ed è l'unico centro di addestramento e formazione all'uso delle armi per differenti corpi militari e di polizia;
   da settimane la stampa locale e le organizzazioni sindacali riportano la notizia della chiusura della scuola e della volontà del Governo di trasformare la struttura in Centro di primo soccorso e accoglienza per rifugiati;
   se corrispondesse al vero, la scelta sarebbe doppiamente sbagliata: per il futuro del personale della scuola e della funzione che questa svolge per la formazione del personale, che sarebbe costretto ad andare altrove; per l'accoglienza ai migranti richiedenti asilo, non essendo l'edificio in alcun modo adatto – per posizione e disposizione dei locali – ad offrire ospitalità e assistenza per lungo periodo –:
   quale sia il futuro della scuola di formazione di Monastir, delle sue aule didattiche attrezzate e dell'eccellente poligono interno alla struttura, da sempre luogo di addestramento del corpo di polizia penitenziaria sarda e di altri corpi militari;
   se non ritenga che la scuola, non solo non debba essere dismessa, ma debba e possa essere potenziata, concentrandovi attività formative di diverso genere e trasferendo nei locali di Monastir uffici dell'amministrazione penitenziaria che oggi sono sparsi tra Cagliari e la provincia;
   se non consideri urgente individuare un'altra sede per il centro di primo soccorso ed accoglienza in Sardegna, sede che rappresenti davvero un punto di accoglienza e assistenza per migranti in fuga da guerre e fame e che, per favorirne l'integrazione, sia in città e non all'interno di strutture o ex strutture militari. (4-04967)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ANZALDI, MAGORNO, PIERDOMENICO MARTINO e GRASSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'imposta sui passeggeri dei voli aerotaxi è stata introdotta nell'articolo 16 del decreto-legge n. 201 del 2011, cosiddetto «salva Italia», rubricato «Disposizioni per la tassazione di auto di lusso, imbarcazioni ed aerei», in sede di conversione in legge del decreto-legge n. 16 del 2012, al fine di compensare il minor gettito dell'imposta sugli aeromobili privati per la quale è, nella medesima sede, stata ampliata la casistica di esenzione;
   l'imposta sui passeggeri risulta dovuta per ciascun passeggero e all'effettuazione di ciascuna tratta, in misura pari a euro 100 in caso di tragitto non superiore a 1.500 chilometri e a euro 200 in caso di tragitto superiore a 1.500 chilometri a carico del passeggero ma versamento a cura del vettore;
   solo successivamente, con decreto-legge n. 83 del 2012, è stata introdotta un'ulteriore fascia di imposizione per i voli con tragitto non superiore a 100 chilometri, con tassa in misura pari a euro 10;
   a tale intervento normativo è seguito un provvedimento dell'Agenzia delle entrate, del 28 giugno 2012, che ha tentato di esplicitare la portata della norma, introducendo una definizione di «voli di aerotaxi» stabilendo inoltre che per tratte si dovevano intendere sia quelle in partenza (dal) che quelle in arrivo sul territorio della Repubblica;
   la conseguenza di tale regime impositivo ha determinato innanzitutto un minore gettito fiscale, una conseguente distorsione della concorrenza a favore dei vettori europei che operano liberamente in Italia senza applicare il «sovrapprezzo» dato dalla tassa passeggeri, un danno (ben superiore al gettito fiscale) al comparto dell'aviazione d'affari nazionale aggravando la criticità del settore;
   le imposte ed i diritti aeroportuali sono tipicamente «prelievi di imbarco» che non possono incidere anche su imbarchi al di fuori del territorio della Repubblica. L'effetto di tale imposizione anche «extraterritoriale» fa sì che ad una tratta dall'estero verso l'Italia si applichino cumulativamente imposte e diritti sia nel paese di partenza che in quello di sbarco, senza che sussista un reale doppio presupposto impositivo;
   la scelta del «passeggero» quale soggetto inciso dall'imposta, farebbe propendere per la qualificazione del tributo in esame come «imposta sui redditi», ancorché forfettizzata e volta a colpire una sua particolare espressione, identificabile nella fruizione di un particolare servizio. In tale ipotesi, sarebbe allora più corretto identificare quale soggetto passivo il «committente del servizio» che ben può essere diverso dal passeggero;
   la scelta di un volo di aerotaxi spesso soddisfa solo esigenze di efficienza, tempestività e (talvolta) sicurezza del datore di lavoro, che sfruttando l'intera capienza del velivolo può arrivare ad ottenere prezzi unitari per passeggero allineati a quelli di una first class o business class di linea. Tale situazione non è certo indice di «lusso» o particolare capacità contributiva, specie in capo ai fruitori del servizio;
   il regime si rivela, pertanto, discriminatorio rispetto ai voli di linea in business class o first class, dove il passeggero non sconta alcuna maggior imposizione pur soddisfacendo le stesse esigenze di un volo di aerotaxi ma rappresentando forse più il concetto di «lusso»;
   tale situazione potrebbe essere alleviata (anche se non eliminata) dalla riduzione dell'importo dell'imposta attualmente dovuta;
   profili di discriminatorietà si evidenziano anche nei confronti dei voli privati effettuati con aeromobili non immatricolati nel Registro aeronautico nazionale tenuto dall'ENAC che, non solo non pagano imposta sui passeggeri non effettuando un servizio pubblico di aerotaxi ma, stazionando in territorio italiano per un periodo inferiore a 45 giorni, non pagano neppure l'imposta erariale sugli aeromobili privati;
   nel raffronto con tasse passeggeri introdotte in altri paesi (Germania, Francia, Regno Unito) risulta evidente che in questi paesi la tassa passeggeri si applica a tutte le categorie di passeggeri (magari con modulazioni per tipologia di traffico) e non limitatamente ad un settore (come quello dei cosiddetti aerotaxi) della navigazione aerea;
   sempre nel raffronto con gli altri Paesi UE la tassa è dovuta solo in caso di partenza dal suolo del Paese e mai in arrivo, come tutte le tasse di imbarco, evitando quindi la possibilità di doppia imposizione (in ambito estero) per un unico presupposto e con un importo molto inferiore rispetto a quella attualmente pretesa dallo Stato italiano;
   in Italia, gli effetti più evidenti di tale regime impositivo sono stati, la diminuzione del traffico dei voli executive da e per l'Italia, le distorsioni in termini concorrenziali a livello internazionale, a danno dei vettori e dei passeggeri italiani, causate dall'incerto contesto normativo in cui l'imposta si articola (specificatamente nella difficoltà di riscossione dai passeggeri esteri), avere generato un danno al comparto ed al territorio ben superiore all'incerto gettito;
   attualmente la tassa va versata entro il fine mese successivo al volo mediante F24 o, per gli aeroplani non italiani, mediante bonifico da effettuarsi per ciascuna tratta prima della partenza o entro il giorno successivo all'arrivo nel territorio nazionale;
   gli effetti causati dall'attuale modalità sono stati che inizialmente i vettori stranieri incassavano la tassa dai clienti e non la versavano al fisco, dopo qualche mese hanno smesso di richiederne il pagamento ai clienti, ponendosi di fatto, in una condizione di miglior offerta a parità di volo, rispetto agli operatori con residenza fiscale nel nostro Paese;
   il principale obiettivo è, quindi, quello di modificare, innanzitutto, le modalità di riscossione da parte dello Stato della tassa sul lusso applicata ai passeggeri dei voli aerotaxi, (IEVA);
   quale sia il dettaglio delle risorse derivanti da tale imposizione fiscale e se il Governo in considerazione delle perplessità espresse in premessa non intenda aprire un tavolo di confronto con gli operatori del settore al fine di modificare il regime impositivo vigente assumendo le necessarie iniziative normative per rimodulare la tassa in linea con tasse similari introdotte in altri Paesi dell'Unione come Regno Unito, Germania e Francia evitando le distorsioni che si sono verificate, impedendo una concorrenza sleale e a assicurando in tal modo un omogeneo e maggiore gettito fiscale. (5-02897)


   CRIVELLARI e MOGNATO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   l'attuale situazione di crisi che colpisce tutti i settori dell'economia e del comparto produttivo, compreso quello dei trasporti, e nello specifico il trasporto pubblico locale, non sembra fare eccezioni come confermato peraltro dalle crescenti situazioni di difficoltà manifestate da parte delle aziende nel far fronte ai propri impegni economici con fornitori e dipendenti;
   questa situazione, che accomuna tutte le aziende italiane operanti nel settore del trasporto pubblico locale, finisce inevitabilmente per pesare e ripercuotersi maggiormente su quelle di dimensioni medio-piccole, che hanno dunque difficoltà più grandi di avvicinarsi e accedere al sistema bancario;
   anche in Veneto non mancano le segnalazioni di casi di difficoltà (come quello che si registra ad esempio, a Rovigo, con l'azienda Garbellini, che nel mese in corso non ha potuto provvedere al pagamento degli stipendi dei propri dipendenti, scoglio aggirato soltanto grazie all'interessamento e all'intervento diretto dell'amministrazione provinciale che dovrebbe consentire all'azienda di far fronte a questa pendenza, anticipando essa stessa la somma necessaria anche se in futuro non esistono garanzie in tal senso);
   a tutt'oggi non risulta operativo il decreto ministeriale di riparto del primo sessanta per cento del fondo nazionale trasporti, situazione che – per esempio – impedisce nel caso di specie di eseguire l'accertamento in entrata da parte della ragioneria della regione Veneto e, al contempo, di effettuare le conseguenti operazioni di liquidazione delle spettanze relative ai primi mesi del 2014, ma che in molti altri casi obbliga le stesse aziende ad anticipare i finanziamenti regionali attingendo a fidi bancari –:
   se il Governo intenda intervenire per far fronte alla situazione di cui sopra adottando il decreto ministeriale per il pagamento della prima tranche di riparto del fondo nazionale trasporti. (5-02901)

Interrogazione a risposta scritta:


   TOFALO, COLONNESE e SIBILIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   dal 5 febbraio 2014, per ragioni di sicurezza, a causa di un crollo nella Villa del Principe d'Elboeuf, situata all'altezza di Portici (NA), l'intero traffico ferroviario che attraversa Portici è sospeso a tempo indeterminato;
   la linea ferroviaria in questione riveste una importanza strategica per gli interi collegamenti nazionali; infatti, oggi è funzionante solo la linea ferroviaria a Monte del Vesuvio (linea ad alta velocità) sulla quale vengono instradati praticamente tutti i treni;
   nel caso di guasto di questa linea ferroviaria, l'intero Meridione resterebbe tagliato in due, senza alcuna altra possibilità di collegamento;
   la linea ferroviaria attualmente sospesa è fondamentale per il bacino d'utenza dei comuni, con alta densità abitativa, sul Golfo di Napoli, Paesi Vesuviani e Agro Nocerino Sarnese in direzione Napoli o Salerno;
   i disagi per il popolo di pendolari che utilizzava il treno per andare a scuola o al lavoro sono di fatto enormi. La maggior parte è stata costretta a dotarsi di mezzi propri per spostarsi, con il conseguente incremento di traffico, di inquinamento, di consumo energetico e di rischio di incidenti sulle strade –:
   quali urgenti iniziative intendano assumere per risolvere questa grave crisi del trasporto pubblico ferroviario. (4-04975)

INTERNO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   nella seduta n. 67 del 7 agosto 2013 della Camera dei deputati, è stata depositata interrogazione a risposta scritta (4-01625), rivolta al Ministro dell'interno, allo stato priva di risposta;
   oggetto della interrogazione la segnalazione di una preoccupante escalation di episodi criminosi, e in particolare atti intimidatori, posti in essere con diverse modalità, che hanno riguardato in modo diffuso la provincia di Taranto;
   nell'interrogazione si sottolineava, tra l'altro, la particolare situazione di disagio sociale, dovuta ad una crisi occupazionale che registra livelli nettamente superiori alla media nazionale;
   in tale contesto, per una città ed una provincia, quella di Taranto, notoriamente gravata da una serie di emergenze, tali da essere oggetto di particolare attenzione del Governo, si registra ancora un significativo sottodimensionamento delle forze di polizia;
   a seguito di alcuni gravi episodi delittuosi, e in particolare, dopo l'efferato triplice omicidio di Palagiano che ha visto tra le vittime anche un bambino, il Ministro dell'interno, nel corso di una riunione straordinaria del Comitato nazionale per la sicurezza, svoltosi a Taranto, ha garantito un impegno straordinario per affrontare adeguatamente la particolare emergenza;
   l'invio in zona di un gruppo di intervento, finalizzato a rafforzare l'impianto investigativo e a potenziare il controllo del territorio, allo stato non risulta aver prodotto risultati apprezzabili, sia sotto l'aspetto della cattura dei responsabili del suddetto triplice omicidio, sia in relazione alla percezione di sicurezza da parte dei cittadini;
   negli ultimi giorni si sono susseguiti ulteriori atti intimidatori, con il danneggiamento, a mezzo esplosione, di diverse attività commerciali, site nella città di Taranto e in quella di Martina Franca;
   in particolare cinque attentati consecutivi sono stati perpetrati negli ultimi giorni a Martina Franca di cui 2 nella notte in cui si è svolto lo scrutinio delle elezioni europee, con l'evidente intento di sfidare le istituzioni –:
   se abbia svolto una verifica rispetto allo stato delle indagini relativamente al triplice omicidio di Palagiano, e quali siano le risultanze di tale verifica;
   se le unità aggiuntive garantite siano state effettivamente impiegate a Taranto e con quali incarichi;
   se sia al corrente delle nuove emergenze, sopra indicate, e quali provvedimenti intenda assumere;
   se ritenga opportuno considerare la eccezionalità dovuta alla particolare crisi dell'area tarantina, e alla luce delle ultime vicende sopra segnalate, intenda provvedere con urgenza all'adeguamento strutturale degli organici delle forze di polizia, assegnati alla provincia di Taranto.
(2-00560) «Chiarelli».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GIORGIS. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il comma 41 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2013, n. 147 concernente disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato, ovvero legge di stabilità 2014, prevede testualmente che: «Al fine di consentire interventi del Ministero dell'interno per la prosecuzione della rete nazionale standard Te.T.Ra., necessaria per le comunicazioni sicure delle Forze di polizia, è autorizzata la spesa di 30 milioni di euro per l'anno 2014 e di 70 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2015 al 2020»;
   il Te.T.Ra. è un sistema di comunicazione radiomobile che consente agli utenti, mediante l'utilizzo di un terminale molto simile a un normale telefono cellulare, di comunicare e trasmettere dati in quanto basato su una tecnologia digitale;
   in pratica, il Te.T.Ra. costituisce una piattaforma unificata per la comunicazione vocale e la trasmissione dati, in cui le due tipologie di servizi coesistono (come del resto accade nel GSM). In più, il Te.T.Ra. implementa sofisticate funzionalità di chiamata individuale e di gruppo, livelli di priorità multipli e temporali per assicurare una più efficiente allocazione delle risorse alle chiamate più urgenti;
   il programma interpolizie Te.T.Ra. nasce nel 2003 da un protocollo di intesa fra il Ministero dell'interno e Finmeccanica, con l'obiettivo di realizzare una rete radio unificata, basata sullo standard Te.T.Ra., per le comunicazioni sicure delle cinque forze di polizia (polizia di Stato, carabinieri, guardia di finanza, polizia penitenziaria e Corpo forestale) a copertura dell'intero territorio nazionale;
   le Olimpiadi invernali di Torino 2006 furono l'occasione per una prima sperimentazione operativa del progetto PIT (programma interforze territoriale) con la costituzione di una rete radio digitale unica (Te.T.Ra.) per tutte le forze di polizia operanti sul territorio;
   da allora, dopo la città di Torino, il programma interforze territoriale e la rete sono stati estesi alla provincia e successivamente alla Campania;
   in una ulteriore fase di avanzamento del progetto si è provveduto alla copertura dei territori di Basilicata e Calabria, addirittura in quest'ultima regione la copertura Te.T.Ra. ha raggiunto una delle zone più impervie del Paese, l'Aspromonte, privo fino ad allora di qualsiasi rete analogica e digitale;
   in considerazione della rilevanza del citato progetto, è necessario migliorare la sicurezza e la operatività delle forze dell'ordine, sull'intero territorio nazionale –:
   come saranno utilizzate le ulteriori risorse stanziate dalla legge di stabilità 2014 e, in particolare, se tali risorse saranno utilizzate, come parrebbe ragionevole, anche per completare la copertura dell'intero territorio piemontese e per estendere la suddetta rete al territorio lombardo. (5-02902)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MATTIELLO, CIVATI, GANDOLFI, GIUSEPPE GUERINI, PASTORINO e TENTORI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il dottor Germanà iniziò la sua carriera come dirigente della DIGOS presso la questura di Enna, ove prestò servizio fino al maggio 1982, per i successivi due anni diresse la squadra mobile di Agrigento, passando poi al commissariato di Mazara del Vallo, dove rimase fino al dicembre del 1987;
   dalla fine del 1987 fino al giugno del 1991 fu responsabile della squadra mobile di Trapani, venendo poi trasferito alla Criminalpol di Catania, quale dirigente della sezione distaccata con sede in Caltagirone;
   nel febbraio del 1992 fu inviato in missione al CIC di Palermo per concorrere in attività indagatorie antimafia che quell'ufficio stava esperendo su delega del giudice Paolo Borsellino di cui era stato stretto collaboratore quando il magistrato aveva diretto la procura di Marsala: i due lavorarono insieme ad indagini delicate su omicidi di mafia, massoneria, traffico internazionale di sostanze stupefacenti, scoprendo la caratura criminale di Matteo Messina Denaro nell'organigramma di Cosa nostra siciliana ed i suoi interessi nelle principali attività economiche ed imprenditoriali nella provincia di Trapani;
   subito dopo l'omicidio di Mauro Rostagno, il dottor Germanà, nell'immediatezza dei fatti, fu il primo ad indicare la pista mafiosa che, dapprincipio accantonata, è stata finalmente recuperata, con la riapertura del processo, a ventitré anni da quell'uccisione;
   nel giugno del 1992, nonostante fosse ben consapevole dell'evidente rischio personale correlato al trasferimento d'ufficio, tornò a dirigere il commissariato di Mazara del Vallo, territorio in cui regnavano molti dei più pericolosi appartenenti a «Cosa Nostra» su cui egli aveva già condotto indagini importanti;
   lo stesso Borsellino si mostrò recisamente contrario a quello spostamento, intuendo i gravissimi pericoli che ne sarebbero derivati e che ben presto si concretizzarono, poco dopo l'omicidio dell'illustre magistrato, che non fece dunque in tempo ad ottenere che il suo fidato collaboratore tornasse a Palermo;
   nel pieno dello stragismo mafioso, per eliminare il vice questore aggiunto Germanà, infatti, si mobilitò il gotha di Cosa nostra, su diretta disposizione di Totò Riina;
   il 14 settembre del 1992, mentre da soli tre mesi era tornato a dirigere il commissariato di pubblica sicurezza di Mazara del Vallo, percorrendo il lungomare di «Tonnarella» a bordo dell'auto di servizio, fu vittima di un terribile attentato, i cui autori, armati di kalashnikov, vennero successivamente identificati come Giuseppe Graviano, Leoluca Bagarella e Matteo Messina Denaro;
   Germanà, benché ferito lievemente alla testa, riuscì miracolosamente a salvarsi la vita;
   dopo circa tre anni venne nominato responsabile della Criminalpol di Bologna, dirigendo successivamente l'ufficio polizia di frontiera e il gabinetto regionale di polizia scientifica di quel centro, passando poi, nel 2001, ad assumere l'incarico di capo del II reparto della direzione investigativa antimafia, in Roma: nel corso della sua lunga e prestigiosa carriera, ha ottenuto moltissimi importanti successi, dirigendo numerose operazioni di polizia giudiziaria, una delle quali nel settembre 1994, in collaborazione con l'FBI, conclusasi con la cattura in Italia e negli USA di oltre 100 mafiosi, responsabili di traffico internazionale di stupefacenti;
   egli ha ricoperto un ruolo fondamentale nella lotta contro gli attentati perpetrati dalla banda della «Uno bianca» e nel drammatico caso del sequestro Soffiantini nel 1997: prescindendo dagli incontestabili meriti professionali, dagli innumerevoli riconoscimenti ottenuti nel corso della carriera, dal coraggio, dalla determinazione e dall'abilità dimostrata nel respingere il feroce attentato ordito ai suoi danni, il questore Germanà è un funzionario della polizia di Stato in cui continua a risplendere un'autentica ed accorata passione civile, che è di esempio ed incoraggiamento per tutti coloro che, svolgendo la medesima professione, hanno avuto la fortuna di incontrarlo;
   la legge 2 gennaio 1958, n. 13 «Norme per la concessione di ricompense al valore civile» prevede che «Le ricompense al valor civile sono istituite per premiare atti di eccezionale coraggio che manifestano preclara virtù civica e per segnalarne gli autori come degni di pubblico onore.» e che «Le ricompense al valor civile sono concesse a coloro che compirono gli atti di cui all'articolo 1, scientemente esponendo la propria vita a manifesto pericolo per salvare persone esposte ad imminente e grave pericolo; per impedire o diminuire il danno di un grave disastro pubblico o privato; per ristabilire l'ordine pubblico, ove fosse gravemente turbato, e per mantenere forza alla legge; per arrestare o partecipare all'arresto di malfattori; pel progresso della scienza od in genere pel bene dell'umanità; per tenere alti il nome ed il prestigio della Patria», e proprio in virtù di tali norme della enorme stima e considerazione per la figura e il lavoro di Germanà, già dallo scorso 14 giugno 2013 l'associazione nazionale funzionari di polizia, per mezzo del Segretario nazionale, Enzo Marco Letizia, ha scritto al Ministro dell'interno affinché si facesse promotore presso il Presidente della Repubblica perché gli venga conferita la medaglia al valore civile –:
   se il Ministro non ritenga, dunque, considerate le previsioni di cui agli articoli 1 e 3 della legge 2 gennaio 1958, n. 13 e la oggettiva riconducibilità alle categorie previste dalle medesime disposizioni del percorso professionale del dottor Calogero Germanà, indelebilmente segnato dal terribile attentato del settembre 1992, di doversi farsi portatore della proposta di conferimento della «Medaglia d'oro al Valor Civile» da parte del Presidente della Repubblica. (4-04969)


   OLIVERIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il bando di concorso per l'ammissione a frequentare il quinto corso-concorso selettivo di formazione per il conseguimento dell'abilitazione ai fini dell'iscrizione di 200 segretari comunali nella fascia iniziale dell'albo dei segretari comunali e provinciali è stato pubblicato sulla GURI n. 86 del 6 novembre 2009; le prove scritte si sono tenute in data 22, 23 e 24 marzo 2011; gli orali si sono svolti nel periodo ottobre-dicembre 2013 e la graduatoria finale è stata approvata il 23 dicembre 2013 e pubblicata sulla GURI n. 3 del 10 gennaio 2014;
   il consiglio direttivo a marzo 2013 ha approvato le direttive per le attività formative e nella medesima seduta è stata deliberata la programmazione dei corsi SPES e SEFA 2013 ed è stata ribadita la necessità di predisporre gli atti necessari per il previsto avvio del COA V da tenersi nel 2014;
   all'inizio di gennaio 2014 è stato richiesto agli ammessi di confermare, entro un ristretto termine e a mezzo fax, l'impegno formale a partecipare al quinto corso-concorso;
   numerosi candidati hanno nel frattempo rinunciato a svolgere altre attività lavorative e/o formative in vista dell'imminente avvio del corso;
   in data 14 aprile 2014 si è tenuto un incontro tra il Ministero e le organizzazioni sindacali in vista del consiglio direttivo del 15 aprile 2014 con all'ordine del giorno la programmazione dell'attività di formazione e di aggiornamento professionale relativa all'anno 2014;
   dai comunicati delle organizzazioni sindacali è emersa la volontà dell'amministrazione di procedere alla pubblicazione nel mese di maggio 2014 dei nuovi bandi per i corsi SPES e SEFA 2014, da tenersi rispettivamente nei mesi di settembre e ottobre 2014;
   in occasione del medesimo incontro è altresì emersa la volontà di posticipare l'inizio presunto del COA 5 addirittura a dicembre 2014, ovvero un anno dopo l'approvazione della graduatoria definitiva e dopo 5 anni dalla pubblicazione del bando di concorso, nonostante il consiglio direttivo avesse contezza della necessità del suo celere avvio già nelle adunanze del marzo 2013, ben prima della programmazione dei corsi SPES e SEFA 2014;
   la partecipazione al corso-concorso presuppone, per chi presta attività lavorativa dipendente, la necessità di conoscere per tempo il calendario e la strutturazione del corso, al fine di richiedere al proprio datore di lavoro eventuali aspettative, permessi o part-time, dovendo rispettare il preavviso previsto dalla legge o dai vari contratti collettivi nazionali;
   il legittimo interesse deve essere contemperato per i 260 candidati già ammessi al corso, con l'approvazione della graduatoria a dicembre 2013 e in attesa da ben 5 anni, a partecipare al corso per portare a termine un già troppo lungo e faticoso percorso concorsuale;
   la conclusione del corso-concorso, così come accaduto per i precedenti COA, non coincide con una contestuale iscrizione all'albo e conseguentemente c’è il rischio che con un inizio posticipato del corso a dicembre 2014, o oltre, l'iscrizione dei COA 5 possa essere deliberata solo nella primavera 2016, sette anni dopo l'avvio della procedura concorsuale;
   le recentissime ipotesi di riforma della pubblica amministrazione introducono ulteriori elementi di incertezza in merito al futuro professionale della categoria dei segretari comunali e provinciali;
   l'Unione nazionale segretari comunali e provinciali in considerazione della proposta di abolizione della figura del segretario contenuta nelle lettera del Governo ai dipendenti pubblici, ha proclamato lo stato di agitazione sindacale in quanto le proposte del Governo hanno «lasciato amareggiati le migliaia di Segretari che sono da anni, con dedizione e lealtà verso le Istituzioni, in servizio in tutta Italia, e privi di ogni certezza e le centinaia di giovani Segretari che attendono di entrare in servizio in questi mesi e che costituiscono una ricchezza proprio nell'ottica del ricambio generazionale tanto auspicato da tutti» –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda attivarsi con la massima sollecitazione affinché il consiglio direttivo formalizzi l'avvio del COA 5, da tenersi comunque entro il 2014, come già preventivato nelle adunanze di marzo 2013;
   se il Ministro interrogato intenda attivarsi affinché sia pubblicata, congiuntamente alla pubblicazione dei bandi SPES e SEFA 2014, prevista per maggio 2014, anche il calendario del COA 5 con la relativa strutturazione interna, scongiurando definitivamente il rischio di eventuali, ulteriori slittamenti;
   se il Ministro interrogato intenda avviare per tempo tutte le iniziative necessarie per garantire una rapida iscrizione degli ammessi al quinto corso-concorso all'albo dei segretari comunali e provinciali entro l'inizio del 2016, anche in considerazione del fatto che molti sedi di fascia C risulteranno essere vacanti, per la tornata elettorale amministrativa prevista nella primavera 2016 e per l'abilitazione di numerosi segretari alla fascia B. (4-04972)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
   ogni anno più di 10.000 studenti si iscrivono alla Facoltà di medicina e chirurgia dopo aver superato un esame di ammissione molto selettivo;
   dopo la laurea e l'abilitazione all'esercizio della professione di medico – chirurgo, per avere diritto all'accesso ai ruoli del Servizio sanitario nazionale è necessario, ai sensi del decreto legislativo n. 368 del 1999 e successive modificazioni e integrazioni, essere in possesso di un titolo di specialista in area medica, chirurgica, dei servizi clinici ovvero conseguire l'attestato di frequenza del corso di formazione specifica di medicina generale per accedere in regime di convenzionamento alla medicina generale;
   per l'anno accademico a venire sono previsti poco più di 3.500 contratti per la formazione medica specialistica e circa 800 borse dalle Regioni per i corsi di formazione di medicina generale, numero gravemente inferiore sia rispetto alle necessità del Servizio sanitario nazionale, sia rispetto al numero di nuovi medici formati dalle università italiane;
   ogni anno la conferenza Stato-regioni stabilisce il numero di specialisti necessari al Servizio sanitario nazionale e il contingente si aggira costantemente attorno alle 8.500 unità per far fronte al turnover;
   il decreto ministeriale del Ministro dell'istruzione, università e ricerca del 1o agosto 2005 ha allungato di un anno la durata delle scuole di specializzazione provocando quest'anno un ammanco di fondi rispetto al capitolo di spesa degli specializzandi per i nuovi contratti;
   il divario tra neo-laureati e contratti di formazione specialistica è destinato ad aumentare ancor più, essendo i posti per l'ammissione al corso di laurea in medicina e chirurgia andati incontro ad un costante aumento negli ultimi anni accademici;
   da recenti indagini di settore il numero di specialisti in servizio presso il Sistema sanitario nazionale è in continua diminuzione mancando l'adeguato ricambio generazionale che dovrebbe essere garantito dal numero di contratti di formazione nelle scuole di specialità;
   la diminuzione di medici specialisti, e comunque di medici, negli anni futuri potrebbe comportare un grave deterioramento dell'efficienza del Servizio sanitario nazionale, mettendo quindi a rischio la tutela della salute dei cittadini italiani;
   il 3 giugno 2014 avrà luogo una manifestazione nazionale dei giovani medici sia a Roma che, in contemporanea, in tutte le università per chiedere risposte al Governo su una tematica così importante e su quali interventi intenda mettere in atto per sostenere il futuro delle risorse umane del Servizio sanitario nazionale –:
   come intenda agire il Ministro interpellato per reperire i fondi per incrementare il contingente dei contratti di formazione per il prossimo anno accademico, portandoli ad almeno 5.000, in modo da garantire il ricambio di specialisti necessario a mantenere il SSN efficiente e tutelare il diritto alla salute della cittadinanza.
(2-00561) «Crimì, Lenzi, Coscia, Ghizzoni, Dallai, Maestri, Coppola, De Maria».

Interrogazione a risposta orale:


   GRECO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   attualmente ai laureati in scienze politiche è inibito partecipare ai pubblici concorsi a cattedre nelle scuole secondarie e in particolare l'inserimento nelle graduatorie di istituto per il reclutamento del personale, nell'ambito della terza fascia, per l'insegnamento;
   il decreto ministeriale n. 39 del 1998 prevede, ai fini dell'accesso all'insegnamento, che costituiscono titoli di ammissione le lauree in scienze politiche «purché conseguite entro l'A.A. 2000/2001»
   la laurea in scienze politiche non è più considerata idonea ai fini dell'insegnamento se conseguita successivamente all'anno accademico 2000/2001, e ai laureati in tale classe di laurea successivamente a tale anno accademico è inibito l'accesso all'insegnamento, oltre che l'inserimento nelle graduatorie di istituto terza fascia;
   la previsione del limite temporale del conseguimento della laurea entro l'anno accademico 2000/2001 non appare essere sorretta da un fondamento fattuale e/o giuridico, non si riscontrano significative modificazioni negli ordinamenti didattici universitari dei piani di studi relativi alla facoltà di scienze politiche;
   l'apposizione del limite temporale comporta una compressione del diritto di eguaglianza e una notevole disparità di trattamento tra studenti laureati in scienze politiche entro l'anno accademico 2000/2001 (che hanno accesso all'insegnamento e possono chiedere l'inserimento in terza fascia) e studenti laureati in scienze politiche successivamente a tale data che, pur avendo conseguito il medesimo titolo di studio sulla base del medesimo piano didattico, non hanno possibilità di accesso all'insegnamento e all'inserimento in terza fascia;
   tale limite temporale costituisce, inoltre, una lesione dell'affidamento degli iscritti alla facoltà di scienze politiche, che, al momento dell'iscrizione alla facoltà, hanno confidato nella possibilità di poter accedere ai concorsi per l'insegnamento, per vedersi poi negata, successivamente al conseguimento della laurea, tale possibilità, sulla base della mera circostanza che la stessa è stata conseguita successivamente all'anno accademico 2000/2001 –:
   se sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e quali iniziative intenda adottare nell'immediato per consentire a tutti gli studenti che si sono laureati in scienze politiche, indipendentemente dall'anno di conseguimento della laurea, di accedere all'insegnamento eliminando discriminazioni che facciano riferimento al solo requisito temporale. (3-00851)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   AIRAUDO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   SIRE spa, in liquidazione, è una società operante nel campo di produzione del klinker, ovvero una ceramica di particolare resistenza e durata che si ottiene da un processo produttivo di estrusione e da una cottura lenta a temperature tra le più elevate del settore;
   la società, con sede legale a Torino e unità produttive a Roreto di Cherasco (Cuneo), occupa attualmente 144 dipendenti su un organico iniziale di 174;
   la cassa integrazione guadagni straordinaria per crisi aziendale per cessazione di attività di 24 mesi è stata autorizzata per il periodo 20 agosto 2012-19 agosto 2014 con decreti ministeriali del 20 dicembre 2012, n. 70237, e del 23 settembre 2013, n. 75642;
   al 15 marzo 2013 la società ha fatto richiesta di istanza di ammissione alla procedura di concordato preventivo ai sensi dell'articolo 160 L. F. e seguenti al tribunale di Torino, per la concessione inoltre, ai sensi dell'articolo 161, sesto comma e seguenti L. F., novellato dal decreto-legge n. 83 del 2012, di un termine al fine di presentare la proposta completa di concordato preventivo;
   il 2 ottobre 2013 è avvenuta l'ammissione alla procedura di concordato preventivo con provvedimento da parte del tribunale di Torino, con effetto dalla data del 4 ottobre 2013 e con nomina del giudice delegato, dottor Enrico Astuni e del commissario giudiziale dottor Rosmino Banone;
   il 31 ottobre 2013 è stato firmato l'accordo in regione Piemonte per conversione cassa integrazione guadagni straordinaria per cessazione d'attività con cassa integrazione guadagni straordinaria per procedura concorsuale, ai sensi dell'articolo 3, comma 1, della legge 23 luglio 1991, n. 223, con decorrenza 4 ottobre 2013-3 ottobre 2014 a tutt'oggi non ancora autorizzata e quindi con i lavoratori che da ottobre non percepiscono nessuna retribuzione e con altri che hanno ottenuto un anticipo dalle banche di un importo pari a 7.000 euro che, in caso di mancata autorizzazione da parte del Ministero oltre ad essere «scoperti» per l'intero periodo dovranno restituire quanto anticipato;
   il 23 aprile 2014 è stata revocata l'ammissione al concordato preventivo di Sire spa per pagamento retribuzioni e contributi previdenziali da parte della società senza l'autorizzazione del giudice a gennaio 2013, in liquidazione con conseguente situazione di stallo rispetto alla situazione della società ad oggi né in concordato, né in fallimento e con i lavoratori che come già detto sopra rischiano a questo punto di essere completamente scoperti per il periodo pregresso e cioè dal 4 ottobre 2013 ed anche per i mesi futuri –:
   se non ritenga urgente autorizzare la cassa integrazione guadagni straordinaria per procedura concorsuale con decorrenza dal 4 ottobre 2013 per garantire una copertura ai lavoratori che da mesi attendono senza percepire retribuzione alcuna. (5-02895)


   RUBINATO e MORETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   giovedì 29 maggio 2014 alle 16.00 scatterà la seconda fase dell'operazione incentivi INAIL per l'assegnazione dei 307,3 milioni di euro a fondo perduto del bando ISI 2013, di cui oltre 22 milioni riservati al Veneto (7.2 per cento);
   tali risorse sono destinate alle imprese per investimenti in materia di potenziamento della sicurezza e finalizzate al miglioramento dei livelli di salute nei luoghi di lavoro;
   la conclusione del «click day» è fissata per le 16.30 dello stesso pomeriggio e seguirà un criterio cronologico di arrivo e non in relazione alla qualità dei progetti redatti dalle singole aziende;
   i contributi, concessi in misura pari al 65 per cento dell'investimento previsto e fino ad un massimo di 130 mila euro, saranno assegnati secondo questa modalità telematica a quelle aziende i cui progetti hanno già superato la prima fase e che sono in possesso del codice identificativo di iscrizione già loro assegnato;
   la prima fase del bando, che prevedeva l'inserimento on line delle domande si è svolta dal 21 gennaio all'8 aprile, ed ha registrato, a testimonianza dell'interesse delle imprese in materia di sicurezza, quasi 29 mila richieste, di cui 4 mila solo dal Veneto per un totale di 950 milioni per investimenti che superano complessivamente l'importo di 1,7 miliardi di euro;
   il 74 per cento dei progetti è relativo alla ristrutturazione o modifica strutturale impiantistica degli ambienti di lavoro, il 10 per cento all'inserimento di nuovi modelli di gestione della sicurezza e il 16 per cento alla sostituzione o all'adeguamento di attrezzature di lavoro adottate prime del 21 settembre del 1996;
   il 72 per cento delle attività che hanno ottenuto l'ammissibilità al finanziamento appartengono in maniera preponderante ai settori delle costruzioni, della metalmeccanica, dell'agricoltura e del commercio all'ingrosso;
   l'INAIL nel 2010 aveva stanziato 60 milioni, divenuti 205 milioni nel 2011 (per 4.316 progetti di cui 326 veneti), 155 milioni nel 2012 (per 3690 progetti di cui 247 veneti) e per il 2013 ben 307, innalzando la soglia di copertura dei costi dal 50 al 65 per cento e da 100 a 130 mila euro l'importo finanziabile per singolo progetto;
   a beneficiare degli stanziamenti sono state prevalentemente le microimprese: 54 per cento nel bando 2012 in continuo aumento rispetto ai bandi del 2011 in cui rappresentavano il 51 per cento e del 2010 in cui si attestavano al 45 per cento;
   lo scorso anno in Veneto sono stati presentati 1.008 progetti per un importo pari a circa 41 milioni, di cui 247 ammessi per complessivi oltre 11 milioni;
   le organizzazioni di categoria ritengono non più accettabile questa modalità di assegnazione in quanto diventa più simile ad una lotteria e non ad una reale selezione sulla qualità degli investimenti in materia di sicurezza;
   è stato denunciato il proliferare di consulenti che assicurano la massima velocità con il sospetto di software dedicati tant’è che, come afferma la Confartigianato della Marca Trevigiana, nel 2013 su 1.008 aziende venete «cliccanti» solo 3 sono state capaci di scendere sotto la soglia umana dei 2,59 secondi realizzando l'incredibile tempo di poco superiore al secondo, confermando così l'utilizzo di software dedicati con una procedura che si sarebbe chiusa in circa 5 secondi;
   diventa inaccettabile che possano essere premiati coloro che investono per assicurarsi un vantaggio informatico più che sul progetto di sicurezza;
   è stato chiesta l'adozione di un sistema di merito basato su parametri chiari, di facile lettura e quantificazione, parametri che consentano di generare una classifica in base a fattori oggettivi e senza il prevalere di elementi discrezionali o accidentali;
   il merito dei progetti deve corrispondere fedelmente all'obbiettivo di ridurre gli incidenti nei luoghi di lavoro e premiare i livelli di sicurezza;
   risulta inoltre da implementare la quota di risorse destinate alla sostituzione di macchinari obsoleti (ante 1996), che, per il Veneto, è pari a 817 mila euro su 22.400.000 euro, una cifra che per una regione dal forte tessuto manifatturiero è insufficiente a corrispondere alle esigenze del proprio tessuto produttivo formato da microimprese;
   con la legge n. 147 del 2013 che prevede l'abbattimento del premio per le aziende con e senza dipendenti, di circa 14 punti percentuale della polizza annuale dovuta sulla base di un indice di «gravità medio» si è giunti ad una spalmatura delle risorse più efficace per le imprese e questo consentirebbe il superamento di meccanismi appunto discriminatori;
   i dati relativi all'ultimo bilancio INAIL del 2012 attestano che la gestione artigiana incassa 1,5 miliardi di premi con un avanzo di circa 815 milioni –:
   in relazione alle considerazioni espresse in premessa, se e quali iniziative il Governo intenda attivare per venire incontro alle esigenze delle imprese, superando finalmente l'attuale modalità del «click day», per attivare invece una procedura che privilegi il merito dei progetti in materia di sicurezza e per implementare fortemente la componente di risorse destinate alla sostituzione di macchinari obsoleti (ante 1996). (5-02899)


   MARTELLA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   la Safilo, colosso mondiale dell'occhialeria, per fronteggiare la crisi ha posto in essere uno dei più significativi contratti di solidarietà del settore industriale italiano con i 240 lavoratori di Martignacco (Udine), i 1.250 di Longarone (Belluno), praticamente tutta la forza lavoro, e per i 700 di Santa Maria di Sala (Venezia);
   per i lavoratori degli stabilimenti di Longarone e Santa Maria di Sala la solidarietà scadrà il prossimo mese di agosto;
   tra i due stabilimenti rischiano di esserci circa un centinaio di esuberi;
   per le organizzazioni sindacali tra gli esuberi vi sarebbero anche lavoratori in età avanzata che non sono riusciti a superare i corsi di riqualificazione posti in essere dall'azienda cosa affatto semplice per chi ha per 20 anni svolto la stessa mansione;
   la situazione è molto delicata e necessita di un piano che riesca ad evitare la perdita di posti di lavoro –:
   se e quali iniziative il Governo intenda assumere con la massima urgenza per affrontare la situazione degli stabilimenti Safilo di Longarone e Santa Maria di Sala, con l'obiettivo di evitare, al termine del periodo di solidarietà, le criticità sopra citate e la presenza di esuberi non ricollocabili. (5-02900)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MELILLA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   le visite per l'accertamento sanitario dei requisiti di invalidità civile, disposte dall'INPS, stanno provocando disagi gravi a centinaia di migliaia di disabili gravi costretti a umilianti e illegali controlli sulla loro condizione sanitaria;
   i problemi evidenziati dall'ANFFAS e da tante Associazioni di disabili e invalidi sono stati anche oggetto di un ricorso su cui si è pronunciato il TAR del Lazio con sentenza del 9 aprile 2014;
   l'INPS non prevede per un cittadino invalido di richiedere l'esonero per tabulas dall'eventuale visita di revisione, anche laddove ricorrano i requisiti di cui al decreto ministeriale 2 agosto 2007;
   le visite di revisione ordinaria sono effettuate solo presso i Centri medico-legali INPS senza prevedere invece la visita in prima battuta presso le commissioni ASL;
   non è prevista la partecipazione dei medici rappresentanti le associazioni dei disabili e invalidi nelle commissioni istituite per verificare la persistenza dell'invalidità civile;
   si fanno rientrare le visite di revisione ordinaria in quelle 250 mila verifiche straordinarie che l'INPS deve fare nel corso del 2011 ai sensi dell'articolo 20 della legge n. 102 del 2009;
   sono evidenti nella procedura decisa dall'INPS la violazione delle leggi n. 2295 del 1990, e n. 80 del 2006, e degli articoli 2, 3 e 97 della Costituzione; 
   il TAR del Lazio ha riconosciuto la fondatezza del ricorso dell'ANFFAS condannando l'INPS –:
   quali iniziative intenda assumere nei confronti dell'INPS per modificare le sue scelte in materia di accertamento dell'invalidità civile anche in relazione alla sentenza del TAR Lazio del 9 aprile 2014. (4-04973)


   ATTAGUILE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   Bruno Strati è un invalido civile di 56 anni affetto, dal 2006, da una grave patologia oncologica (linfoma non Hodgkin) che lo costringe a camminare con le stampelle;
   l'Inps gli ha versato per anni l'assegno di accompagnamento, revocato poi per il periodo dall'aprile 2012 al febbraio 2013 ed in seguito nuovamente erogato regolarmente;
   nel maggio 2013 la stessa INPS gli ha chiesto la restituzione di 5.400 euro, cioè l'ammontare dell'accompagnamento dal 1o aprile 2012 al 28 febbraio 2013, perché ritenute somme percepite indebitamente;
   tutto ciò deriva dalla diversa valutazione, da parte di due commissioni mediche, delle sue condizioni di salute;
   in più di una occasione Bruno Strati ha chiesto all'Inps chiarimenti sulla sua mutata valutazione visto che la sua è una malattia che lo ha portato al 100 per cento di invalidità civile;
   nei giorni scorsi, come riportato dal quotidiano La Sicilia, Bruno Strati si è recato negli uffici dell'Inps per ottenere un definitivo chiarimento che gli è stato negato;
   esasperato, si è reso protagonista di un gesto estremo cospargendosi di benzina e minacciando di darsi fuoco;
   il peggio è stato evitato grazie al pronto intervento delle volanti e dei vigili del fuoco –:
   se il Ministro non ritenga doveroso chiarire i fatti esposti in premessa ed accertare, per quanto di competenza, eventuali responsabilità per i componenti le commissioni mediche di verifica ed eventuali negligenze del personale degli uffici Inps territoriali cui il signor Strati si è rivolto;
   se comunque non reputi che il gesto disperato del singolo imponga una revisione delle procedure adottate per il riconoscimento delle invalidità. (4-04978)


   TOFALO e COLONNESE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   l'AGC Flat Glass (l'ex-Pennitalia) produttore di vetri a Salerno è definitivamente chiusa;
   lo stabilimento presenta numerose criticità ambientali in quanto il forno dismesso, come riferisce una nota della stessa azienda proprietaria, costruito nel 1962, risulta superato e il rimodernamento ha costi troppo elevati per la stessa azienda;
   tutti i 200 dipendenti sono stati licenziati, una parte di essi usufruisce della cassa integrazione, un'altra parte è, ad oggi, disoccupata;
   ad avviso degli interroganti occorre assumere iniziative per tutelare la sicurezza ambientale del sito –:
   quali iniziative i Ministri intendano attuare per lo stabilimento affinché non diventi l'ennesimo capannone vuoto nella zona industriale di Salerno e per il reintegro e la tutela del lavoro dei dipendenti licenziati. (4-04980)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SPESSOTTO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   il programma europeo «Frutta nelle scuole», introdotto dal regolamento (CE) n.1234 del Consiglio del 22 ottobre 2007 e dal regolamento (CE) n. 288 della Commissione del 7 aprile 2009, realizzato dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali in collaborazione con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministero della Salute e le regioni, è un programma comunitario finalizzato ad aumentare il consumo di frutta e verdura da parte dei bambini compresi tra i sei e gli undici anni di età e ad attuare iniziative che supportino abitudini alimentari più corrette e una nutrizione maggiormente equilibrata;
   come si legge sulla pagina web dedicata al programma «Frutta nelle scuole», tra gli obiettivi della campagna sponsorizzata dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, oltre ad incentivare il consumo di frutta e verdura, rientra quello di realizzare un più stretto rapporto tra il «produttore-fornitore» e il consumatore, indirizzando i criteri di scelta e le singole azioni affinché si affermi una conoscenza e una consapevolezza nuova tra «chi produce» e «chi consuma»;
   per quanto concerne la sua distribuzione, la frutta, a differenza di quella distribuita dal servizio di mensa scolastica e normalmente trasportata in ceste, viene confezionata in singoli sacchetti di plastica, disposti a loro volta in cassette di cartone, con una produzione di circa 15 grammi di imballaggio per ciascun frutto;
   il programma comunitario, giunto alla sua sesta annualità, ha stanziato, in favore dell'Italia, 16,7 milioni di euro di fondi europei per la distribuzione di frutta durante l'anno scolastico 2014-2015, a fronte di un contributo globale a livello europeo di 150 milioni di euro;
   nonostante l'impegno finanziario complessivo dell'Unione europea, rispetto all'anno scolastico 2013–2014, abbia quindi subito un incremento di 60 milioni di euro, salendo da 90 a 150 milioni di euro, i fondi destinati all'Italia hanno subito una diminuzione pari a circa 4 milioni di euro, passando dai 20,5 milioni stanziati per il 2013-2014 ai 16,7 milioni per gli anni 2014-2015 –:
   se il Ministro interrogato possa illustrare i motivi che sottendono alla decisione della Commissione europea di diminuire le risorse comunitarie da assegnare all'Italia per l'anno scolastico 2014-2015 nell'ambito del programma «Frutta nelle scuole»; 
   se il Ministro interrogato possa altresì chiarire quale sia la percentuale di fondi comunitari assegnati all'Italia e complessivamente utilizzati per l'anno scolastico 2013-2014 di prossima conclusione e se sia stato registrata una diminuzione percentuale nell'uso dei Fondi comunitari da parte dell'Italia rispetto agli anni precedenti, nell'ambito del suddetto programma; 
   se il Ministro interrogato non ritenga che l'utilizzo di singole confezioni di plastica attualmente usate per l'imballaggio della frutta risulti incoerente con le logiche di riduzione dei rifiuti e differenziazione degli stessi e se non reputi preferibile l'uso di cassette di legno, in linea con l'obiettivo ministeriale volto alla realizzazione di un rapporto più stretto tra produttore e consumatore;
   se e quali iniziative – anche normative – il Ministro intenda infine attuare, per quanto di competenza, per preferire nella scelta della distribuzione dei prodotti frutticoli quelli cosiddetti «a km0» al fine di ridurre l'impatto dell'inquinamento atmosferico legato alla distribuzione e sostenendo parimenti l'economia locale. (5-02896)


   OLIVERIO e ANZALDI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   in base ad una ricerca promossa dalla Coldiretti la «Pizza», uno dei simboli alimentari del made in Italy, è ormai un prodotto che di italiano ha ben poco;
   il 63 per cento delle pizze servite nelle circa 50 mila pizzerie italiane secondo la Coldiretti, è ottenuto da un mix di ingredienti provenienti dall'estero all'insaputa dei milioni di consumatori;
   sempre più spesso nelle pizzerie, viene servito un prodotto preparato con mozzarelle ottenute dalle cosiddette «cagliate», provenienti prevalentemente dall'est Europa, con pomodoro cinese o americano invece di quello nostrano, e con olio di semi al posto dell'extravergine nazionale o da olio di oliva tunisino o spagnolo;
   la stessa farina proviene prevalentemente da Ucraina, Germania o Francia;
   sempre secondo il rapporto della Coldiretti, nel 2013, in Italia sono stati importati 481 milioni di chili d'olio di oliva e sansa, oltre 80 milioni di chili di cagliate per mozzarelle, 105 milioni di chili di concentrato di pomodoro dei quali 58 milioni dagli USA e 29 milioni dalla Cina e 3,6 miliardi di chili di grano tenero con una tendenza all'aumento del 20 per cento nei primi due mesi del 2014;
   in Italia le pizzerie hanno un fatturato stimato in circa 10 miliardi di euro, ma non offrono alcuna garanzia al consumatore sulla provenienza degli ingredienti utilizzati;
   nel 2012 la pizza italiana è stata in corsa per essere nominata dall'Unesco patrimonio dell'umanità –:
   se e quali iniziative il Governo intenda adottare, al più presto, per introdurre la tracciabilità dei prodotti usati nelle pizzerie italiane per incentivare l'utilizzo dei prodotti di filiera nazionale al fine di incrementare la qualità di uno dei simboli dell'eccellenza alimentare del made in Italy. (5-02898)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   NESCI, SILVIA GIORDANO, LOREFICE e PARENTELA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   per l'articolo 32 della Costituzione «la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti»;
   a decorrere dall'esercizio finanziario relativo all'anno 2014, l'articolo 81 della Costituzione dispone che «lo Stato assicura l'equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico»;
   a parere dell'interrogante vi è una palese contraddizione, logica, giuridica e pratica, tra i succitati articoli della Costituzione, ciò perché il nuovo testo dell'articolo 81 appare limitare pesantemente la tutela della salute come fondamentale diritto dell'individuo, di cui all'articolo 32, il quale configura un obbligo preciso e forte in capo alla Repubblica, non limitabile per motivi di spesa o per altre esigenze esterne all’«individuo», normativamente inquadrato dalla fonte più alta dell'ordinamento;
   a conforto di quanto testé opinato, l'articolo 2 della Costituzione, a fortiori, afferma che: «la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale», con ciò ribadendo l'esistenza a priori dei diritti inviolabili connaturati all'essere uomo, che la norma in parola non vuole abbandonato al corso delle cose o a una rassegnazione impotente od apparente dell'amministrazione pubblica, che sarebbe così deresponsabilizzata in quanto soggetta all'imprevedibilità dell'economia globale, della crisi e del mercato;
   l'emissione della moneta è connessa al signoraggio, che è l'insieme dei redditi che ne derivano;
   il premio Nobel per l'Economia Paul Robin Krugman, in un suo testo scritto con Maurice Obstfeld, definisce il signoraggio come il flusso di «risorse reali che un governo guadagna quando stampa moneta che spende in beni e servizi»;
   «il signoraggio moderno – rilevò il deputato Renato Cambursano, nella sua interrogazione a risposta immediata in commissione n. 05/05147 del 20 luglio 2011 – è eclissato nella contabilità dall'azione di dubbia legittimità della banca emittente che pone al passivo il valore nominale della banconota», cioè essa dichiara di sostenere per la produzione della carta moneta un costo pari al suo valore facciale (euro 100 per una banconota del taglio di 100 euro);
   le banche centrali sono le istituzioni che raccolgono la ricchezza e il profitto da signoraggio, che dovrebbero essere trasferiti, coperti i costi di coniatura, alla collettività rappresentata nello Stato;
   tale signoraggio, definito primario, deriva dall'abilità che possiede la singola banca centrale di emettere moneta, stampandola e immettendola nel mercato;
   il signoraggio secondario, invece, è – per come riassunto con chiarezza nel succitato atto parlamentare dal menzionato deputato Cambursano – «il guadagno che le banche commerciali ricavano dal loro potere di aumentare l'offerta di moneta estendendo i loro prestiti sui quali ricevono interessi e, negli ultimi decenni, con l'introduzione di nuovi strumenti finanziari quali, ad esempio, i derivati»;
   l'articolo 1 della Costituzione repubblicana sancisce che «la sovranità appartiene al popolo», sicché del popolo è anche la sovranità monetaria;
   poiché il popolo produce, consuma e lavora, la moneta, sin dall'emissione della singola banca centrale, dovrebbe diventare proprietà di tutti i cittadini che costituiscono lo Stato, il quale però non detiene il potere di emettere moneta;
   la distorsione alla base della sovranità monetaria è stata studiata dal procuratore generale della Repubblica Bruno Tarquini, che ha condensato le sue conclusioni nel volume La banca, la moneta e l'usura, edizione Controcorrente, Napoli, 2001;
   secondo Tarquini, lo Stato avrebbe avuto i mezzi tecnici per esercitare in concreto il potere di emettere moneta e per riappropriarsi della sovranità monetaria, che avrebbe permesso di svolgere una politica socio–economica non limitata da influenze esterne e, soprattutto, al di fuori di qualsivoglia indebitamento;
   anche il professor Giacinto Auriti, accademico fondatore della facoltà di giurisprudenza dell'università di Teramo, compì diversi studi sulla sovranità monetaria e sul signoraggio, sostenendo che l'emissione di moneta senza riserve e titoli di Stato quali garanzie per la realizzazione di opere pubbliche non produrrebbe inflazione, in quanto sarebbe compensata da eguale aumento della ricchezza reale;
   Auriti sostenne pure che le banche centrali ricaverebbero profitti indebiti dal signoraggio sulla cartamoneta, così originando il debito pubblico;
   lo stesso studioso denunciò l'assenza di una norma giuridica sulla proprietà dell'euro all'atto dell'emissione;
   il 2 marzo 2012 a Bruxelles fu redatto il cosiddetto «fiscal compact», il patto di bilancio europeo che prevede enormi sacrifici;
   con l'approvazione del relativo trattato in Italia, avvenuta nell'estate del 2012, il riferito dispositivo è entrato nella Costituzione italiana;
   il derivante «pareggio di bilancio» è ormai un obbligo, come più sopra visto, tuttavia in contrasto con i doveri della Repubblica e con i diritti dei cittadini, sempre più sottoposti a tagli e tasse che producono perdita di servizi, di lavoro, di economie, di speranza nel futuro;
   l'Italia ha dunque ceduto prerogative di giurisdizione nazionale all'Unione europea, così risultando già ipotecate le politiche economiche dei prossimi decenni;
   l'approvazione del «fiscal compact» e degli atti collegati è opera dell'attuale maggioranza e dell'attuale opposizione, ad esclusione del Movimento Cinque Stelle e di Sinistra, Ecologia e Libertà, che non erano in parlamento nella XVI legislatura;
   il 9 maggio 2010 fu costituito il Fondo europeo di stabilità finanziaria, poi sostituito dal Meccanismo europeo di stabilità (Mes), detto anche Fondo salva–Stati, finalizzato alla stabilità finanziaria della zona euro e istituito dalle modifiche al Trattato di Lisbona (articolo 136);
   le suddette modifiche furono approvate il 23 marzo 2011 dal Parlamento europeo e ratificate dal Consiglio europeo a Bruxelles, il 25 marzo 2011 ;
   il Meccanismo europeo di stabilità ha assunto la veste di organizzazione intergovernativa, col potere di imporre scelte di politica macroeconomica ai Paesi aderenti;
   l'Italia ha sottoscritto una partecipazione al Meccanismo europeo di stabilità di 125.395.900.000 di euro, capitale che, per quanto deciso nella riunione del riunione del 30 marzo 2012 dell'Eurogruppo, dovrà essere versato entro la metà del 2014;
   alle riferite misure europee non corrisponde un'informazione chiara e presto disponibile sui soggetti che le gestiscono, pur se rivolte all'intera popolazione degli Stati membri, in larga parte esclusa dalla conoscenza di trattati e dispositivi che nella pratica ne limitano in misura non più controllabile la capacità di spesa, con soppressioni continue dei servizi pubblici indispensabili, diminuzione dei trasferimenti statali agli enti del territorio, dissesti sempre più frequenti e il concreto rischio di sgretolamento della rappresentatività democratica;
   è recente, poi, la proposta di europeizzazione delle quote eccedenti il 60 per cento del rapporto fra debito del singolo Stato membro e Pil, da raggiungere entro 20 anni secondo le previsioni del «Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell'unione economica e monetaria»;
   nella formulazione corrente, la predetta europeizzazione delle quote eccedenti, denominata «Fondo di redenzione europeo», prevede, come garanzia dal singolo Stato membro, la possibilità di aggredire propri beni demaniali, opere d'arte e riserve auree; 
   la riforma delle pensioni cosiddetta «Fornero», dal nome del Ministro responsabile, emanata ai sensi dell’ articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011 n. 214, la quale – arrivata in un contesto di crisi economica su cui, a parere dell'interrogante, si registra una generale, gravissima menzogna in ordine alle sue cause – ha esteso a tutti i lavoratori il metodo di calcolo contributivo delle pensioni, di fatto condannando le nuove generazioni all'indigenza nella vecchiaia e dimenticando completamente la condizione del Mezzogiorno italiano, in cui persistono il lavoro nero e il lavoro mafioso, dei cui proventi, per l'Istat, si potrà inserire – a partire dal 2014, in coerenza con le linee Eurostat – una stima nei conti (e quindi nel Pil), con riferimento ad attività illegali come traffico di sostanze stupefacenti, servizi della prostituzione e contrabbando (di sigarette o alcol);
   a parere dell'interrogante, i diritti fondamentali e inviolabili previsti nella Costituzione repubblicana sono seriamente in pericolo, sulla base di quanto qui detto sulla sovranità monetaria, sottratta al popolo costituzionalmente sovrano, di quanto poi significato sulle cause reali del debito pubblico, di quanto accennato sulla sostanziale perdita di rappresentatività democratica – visto che i processi decisionali decisivi sono rimessi, per l'Europa, a organismi non elettivi – e infine di quanto articolato in materia di strumenti che si assumono di stabilizzazione delle finanze pubbliche;
   a seguito del recente decreto – legge, n. 66 del 2014, il Governo ha assegnato a 10 milioni di italiani – la stima è apparsa sui principali giornali nazionali – un temporaneo contributo di 80 euro mensili;
   sul sito Internet del Ministero della salute si legge della pubblicazione, nella Gazzetta ufficiale del 24 aprile 2014, del suddetto decreto legge, con norme che dispongono un bonus Irpef fino a dicembre in busta paga per tutti i contribuenti con un reddito fino a 24 mila euro e dei «tagli alla spesa, dai ministeri agli enti locali»;
   sempre sul sito Internet del Ministero della salute si legge – a proposito del richiamato provvedimento, circa il corrispondente taglio dei beni e servizi per un importo pari a 2,1 miliardi per i restanti mesi del 2014, divisi in modo paritario tra Stato, regioni ed enti locali – che «il Ministro della salute Beatrice Lorenzin ha assicurato che non saranno toccati i servizi sanitari ai cittadini, ma solo quei beni e servizi legati al funzionamento delle strutture e non direttamente all'erogazione delle prestazioni sanitarie», con aggiunta una dichiarazione del Ministro della salute, per cui la sanità è «il comparto che in questi anni ha pagato più di tutti gli altri subendo tagli per oltre 25 miliardi di euro solo negli ultimi cinque anni e non era certo in grado di sopportare altri prelievi»;
   ciononostante, il cosiddetto «Patto per la salute» per il triennio 2014–2016, la cui approvazione è prevista per giugno 2014, prevede, per quanto anticipato dalla stampa nazionale, la chiusura di 72 ospedali distribuiti su tutto il territorio italiano, tra i quali, per esempio, quelli di Tropea (Vibo Valentia), Serra San Bruno (Vibo Valentia), San Giovanni in Fiore (Cosenza) e Gioia Tauro (Reggio Calabria), che dalla sera alla mattina cesserebbero le attività senza, peraltro, la predisposizione di misure alternative efficaci;
   a tale ultimo riguardo, si rappresenta una situazione di assoluto ingolfamento degli ospedali calabresi e di altre regioni che, per effetto della chiusura di reparti e punti nascita, hanno dovuto garantire con lo stesso personale prestazioni sanitarie aumentate esponenzialmente, con serissimo pericolo per la salute dei cittadini;
   il Ministro della salute, si legge sulla stampa, ha dichiarato che il modo migliore di tagliare la spesa improduttiva nella sanità è applicare il Patto della salute come dallo stesso Ministro proposto –:
   se non ritenga di dover mantenere gli ospedali italiani con meno di 60 posti letto, concordando con le regioni una loro attenta riorganizzazione, affinché dette strutture possano garantire il diritto alla salute delle popolazioni di riferimento. (4-04971)


   LABRIOLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   nei giorni scorsi la procura della Repubblica di Taranto ha aperto una nuova inchiesta sulle malattie che potrebbero essere state provocate dall'inquinamento del siderurgico nello stabilimento dell'Ilva di Taranto;
   a finire sotto la lente della procura, che ha acquisito alcune relazioni dello Spesal, il servizio di prevenzione dell'asl, è adesso il reparto di carpenteria dello stabilimento. Qui, secondo le segnalazioni fatte dagli stessi lavoratori, si sarebbero verificati casi di malattie alla tiroide e di tumore con alcuni decessi, l'ultimo dei quali è avvenuto nei giorni scorsi: si tratta di Nicola Darcante, operaio tarantino, che si era ammalato di tumore a novembre scorso;
   per il reparto carpenteria dell'Ilva, al centro della nuova indagine, sono due le relazioni del servizio prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro (Spesal) dell'asl consegnate alla procura la prima relazione risale a gennaio 2014, la seconda, invece, è di alcuni giorni fa e conterrebbe nuovi elementi che hanno portato all'avvio di indagini della procura;
   questa nuova vicenda è stata anche citata dal commissario dell'Ilva, Enrico Bondi, nella relazione sull'andamento dell'azienda nel primo trimestre 2014 resa nota di recente. Sul punto specifico Bondi afferma che relativamente alla «mansione di carpentiere e vetroresinatore ed il carcinoma tiroideo presso l'area carpenteria, si è immediatamente provveduto ad effettuare – con gli enti sociali competenti, con il Politecnico di Torino e con ditte terze specializzate – i monitoraggi ambientali presso l'area oggetto». Bondi dice che gli «esiti negativi in tal senso sono stati divulgati, da ultimo, anche dagli organismi di controllo (Arpa e Asl) intervenuti sempre su richiesta delle organizzazioni sindacali»;
   per il commissario dell'Ilva, quindi, «l'esito delle indagini, allo stato attuale, esclude un'esposizione dei lavoratori agli agenti inquinanti»;
   l'Unione sindacale di base si è rivolta con una lettera ai responsabili dello stabilimento siderurgico Ilva, a cominciare dai commissari Enrico Bondi ed Edo Ronchi, e al direttore dell'Arpa Puglia, per chiedere l'avvio immediato di uno studio epidemiologico trasparente affidato a strutture competenti» sul reparto di carpenteria dove recentemente «un numero elevato di lavoratori» ha contratto malattie gravi, con esito anche mortale, e inoltre, «nel dubbio e fino ad esclusione del nesso di casualità» chiede «l'immediata evacuazione dei lavoratori dal reparto». Secondo quanto riferisce l'Usb «ben oltre la decina, su un totale di circa 160 unità del reparto Carpenteria ex Pla1, presenta patologie dell'apparato otorinolaringoiatra»;
   alle affermazioni del commissario dell'Ilva si sono succedute quelle del direttore di Arpa Puglia il quale ha affermato che: «Destituita di fondamento è l'affermazione contenuta nel rapporto del dottor Bondi, secondo cui Arpa avrebbe escluso ogni nesso causale tra esposizione lavorativa e incidenza di tumori nei lavoratori del reparto». E ancora: «Le conclusioni del commissario Bondi, che escludono il nesso causale tra esposizione dei lavoratori e incidenza dei tumori, essendo basate su evidenze non documentate, devono considerarsi puramente autoreferenziali» –:
   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato abbia intenzione di assumere al fine di prevedere uno studio epidemiologico sui nuovi casi di tumori riscontrati all'interno dello stabilimento siderurgico dell'Ilva di Taranto. (4-04981)

SEMPLIFICAZIONE E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


   TARICCO, FIORIO, MARTELLI, GUERRA, GANDOLFI, ANZALDI, BRAY, CARRA, PICCOLI NARDELLI, GRASSI e ROSATO. — Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   il decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, all'articolo 2, comma 11, dispone, tra l'altro, che «Per le unità di personale eventualmente risultanti in soprannumero all'esito delle riduzioni previste dal comma 1, le amministrazioni, fermo restando per la durata del soprannumero il divieto di assunzioni di personale a qualsiasi titolo, compresi i trattenimenti in servizio, avviano le procedure di cui all'articolo 33 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, adottando, ai fini di quanto previsto dal comma 5 dello stesso articolo 33, le seguenti procedure e misure in ordine di priorità:
    a) applicazione, ai lavoratori che risultino in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi i quali, ai fini del diritto all'accesso e alla decorrenza del trattamento pensionistico in base alla disciplina vigente prima dell'entrata in vigore dell'articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011 n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, avrebbero comportato la decorrenza del trattamento medesimo entro il 31 dicembre 2014, dei requisiti anagrafici e di anzianità contributiva nonché del regime delle decorrenze previsti dalla predetta disciplina pensionistica, con conseguite richiesta all'ente di appartenenza della certificazione di tale diritto. Si applica, senza necessità di motivazione, l'articolo 72, comma 11, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133. Ai fini della liquidazione del trattamento di fine rapporto comunque denominato, per il personale di cui alla presente lettera:
     1) che ha maturato i requisiti alla data del 31 dicembre 2011 il trattamento di fine rapporto medesimo sarà corrisposto al momento della maturazione del diritto alla corresponsione dello stesso sulla base di quanto stabilito dall'articolo 1, commi 22 e 23, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni dalla legge 14 settembre 2011, n. 148;
     2) che matura i requisiti indicati successivamente al 31 dicembre 2011 in ogni caso il trattamento di fine rapporto sarà corrisposto al momento in cui il soggetto avrebbe maturato il diritto alla corresponsione dello stesso secondo le disposizioni dell'articolo 24 del citato decreto-legge n. 201 del 2011 e sulla base di quanto stabilito dall'articolo 1, comma 22, del decreto-legge 13 agosto 2011 n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148»;
   dette disposizioni si applicano a tutte le amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165;
   l'articolo 2, comma 14, del citato decreto-legge 95 dispone che «Le disposizioni del presente articolo si applicano anche in caso di eccedenza dichiarata per ragioni funzionali o finanziarie dell'amministrazione»;
   il decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125, recante «Disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni», all'articolo 2, detta «Disposizioni in tema di accesso nelle pubbliche amministrazioni, di assorbimento delle eccedenze e potenziamento della revisione della spesa anche in materia di personale»;
   alcune regioni hanno avviato delle riorganizzazioni volte alla ricerca di una maggiore efficienza e alla riduzione della spesa e tra queste la regione Piemonte con D.G.R. n. 10–6035 del 02 luglio 2013 ha previsto per le aziende del servizio sanitario regionale, un tetto di spesa per il personale stabilito per gli anni 2013, 2014 e 2015;
   conseguentemente, a detti atti amministrativi le aziende sanitarie locali hanno già posto in essere una serie di azioni finalizzate alla riduzione della spesa del personale, ma in molti casi nonostante tutte le azioni intraprese, gli obiettivi del rispetto del tetto di spesa non sono raggiungibili se non attraverso una riduzione della consistenza organica per adeguarla ai tetti previsti;
   alla luce delle normative succitate, alcune ASL del Piemonte, seguito di accordi sindacali, hanno avviato le previste procedure, dovendo però registrare diversi livelli di sensibilità e di chiarezza nelle risposte da parte degli uffici INPS competenti per territorio, alcuni dei quali lamenterebbero l'assenza di chiare circolari interpretative sulla materia –:
   se non ritenga il Governo, visti gli importanti riflessi che la citata disciplina può produrre sia nei confronti dei lavoratori che per quanto concerne la possibilità di raggiungimento degli obiettivi finanziari ed organizzativi indicati da parte delle aziende, di adottare ogni iniziativa utile, anche attraverso la previsione di un'apposita circolare applicativa, volta a garantire che l'attuazione delle norme sopra riportate risulti uniforme su tutto il territorio nazionale e che siano assicurati tempi certi per il pagamento del trattamento di quiescenza agli aventi diritto collocati a riposo con i requisiti «pre-Fornero». (4-04970)


   TOFALO e COLONNESE. — Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   in base all'articolo 52, comma 57, della legge n. 448 del 2001, e fino alla legge n. 240 del 2010, articolo 19, i dipendenti delle amministrazioni pubbliche dello Stato e degli enti locali hanno investito il loro tempo per conseguire un dottorato di ricerca con l'intento, nella maggior parte dei casi, di veder riconosciuto questo titolo nel loro percorso di carriera;
   la condizione lavorativa è comune a molti dottori di ricerca che hanno conseguito tale titolo usufruendo di un'aspettativa retribuita della pubblica amministrazione di appartenenza; al rientro nella propria sede lavorativa, molti di essi, non hanno avuto alcun riscontro alla loro preparazione, vista l'assenza dal luogo di lavoro, dovuta alle esigenze accademiche;
   con due sentenze (n. 6884/2011 e n.7636/2011) il Tar Lazio ha fatto luce e chiarezza sul conferimento degli incarichi dirigenziali da parte dell'Agenzia delle entrate;
   il TAR del Lazio ha dichiarato nulla la delibera n. 55 del 2 dicembre 2009, con la quale il comitato di gestione dell'Agenzia delle entrate aveva modificato l'articolo 24 del regolamento di amministrazione dell'Agenzia, consentendo il conferimento degli incarichi dirigenziali in favore di funzionari non dirigenti fino al successivo 31 dicembre 2010;
   nel decreto fiscale convertito il 24 aprile 2012 dal Parlamento è stata inserita una norma che consentiva ai 767 funzionari dell'Agenzia delle entrate di essere promossi in posizioni dirigenziali, senza requisiti, e di restare al loro posto –:
   se sia possibile accedere ad un censimento di tutti i dottori di ricerca e i dottorandi impiegati presso le amministrazioni pubbliche, con indicazioni delle qualifiche con le quali sono impiegati e delle mansioni lavorative che svolgono;
   quali siano le prospettive dei dottori di ricerca;
   se si intendono assumere iniziative per prospettare eventualmente un percorso di carriera specifico nel pubblico impiego a chi ha conseguito un titolo quale il dottorato di ricerca, valorizzando così gli investimenti formativi già sostenuti nelle amministrazioni pubbliche. (4-04979)

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Brunetta n. 2-00537, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 maggio 2014, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Abrignani.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Giancarlo Giordano e altri n. 5-02659, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 aprile 2014, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Manzi.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Pisano e Barbanti n. 5-02794, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 maggio 2014, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Cariello, Ruocco, Cancelleri, Villarosa, Pesco, Alberti.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza urgente Taricco n. 2-00506 del 15 aprile 2014.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Crivellari e Mognato n. 4-04539 del 17 aprile 2014 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-02901.