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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 240 di giovedì 5 giugno 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 9,35.

  EDMONDO CIRIELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato Buttiglione è in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente settantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,40).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Intendimenti del Governo in ordine alle priorità da perseguire nell'ambito del semestre di Presidenza italiana dell'Unione europea, nonché in ordine alle risorse da destinare a tali finalità – n. 2-00564)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Colonnese n. 2-00564, concernente intendimenti del Governo in ordine alle priorità da perseguire nell'ambito del semestre di Presidenza italiana dell'Unione europea, nonché in ordine alle risorse da destinare a tali finalità (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Nesci se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmataria o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  DALILA NESCI. Signor Presidente, il 2014 sarà il grande anno dell'Europa in Italia. Questo aveva detto il Presidente del Consiglio Enrico Letta prima di essere silurato dal suo collega di partito Matteo Renzi. Ma la verità è che oggi ci presentiamo al semestre di Presidenza con un nuovo Governo di nominati e con dei dati di bilancio imbarazzanti.
  Solo nei giorni scorsi la Commissione europea ha ventilato l'ipotesi che nel 2014 avremo bisogno di una manovra aggiuntiva. Qualcuno ha fatto credere che Bruxelles avesse accettato lo scostamento dal pareggio di bilancio che noi del MoVimento 5 Stelle, ci teniamo a ricordarlo, abbiamo chiesto per primi, fino a quando Pag. 2l'Esecutivo non ha poi deciso di far propria la proposta ai partner europei. Ma la realtà è che la Commissione europea voleva bocciare proprio questo scostamento dal pareggio.
  Leggendo alcune agenzie di ieri sembra, infatti, che sia stato il commissario europeo in quota Forza Italia, Antonio Tajani, ad aver convinto il suo collega Olli Rehn ad essere più morbido con l'Italia. Credere che Tajani abbia agito con senso patriottico significa peccare di candore. È evidente che oggi Renzi può dargli quello che Berlusconi non può più garantirgli, quindi la sua riconferma, che sarebbe la terza alla poltrona di commissario.
  Il quadro delineato dà una prima idea di come abbiamo cominciato ad approcciarci al semestre di Presidenza. I passi falsi in realtà sono molti. Per fare un esempio, basta ricordare la recente risposta della Malmström al Ministro Alfano sul contenimento dei flussi migratori. La commissaria ha detto (parole sue): l'Italia ci dica cosa vuole. Il che lascia intendere che, per quanto riguarda gli sbarchi nel Mediterraneo, il Governo ha circoscritto le sue chiacchiere esclusivamente a livello nazionale senza mai formulare una richiesta precisa all'Unione europea. Nei giorni scorsi Renzi ha affermato che l'immigrazione sarà al centro della nuova agenda politica in Europa durante il semestre, ma dopo le parole giunte dalla Malmström, cosa dobbiamo aspettarci ? Ci ascolteranno ? Questo è solo un esempio sulle difficoltà che il semestre di Presidenza ci riserva.
  Torniamo, però, alle questioni di bilancio perché, mentre il Governo continua a ripetere che il semestre sarà per l'Italia una vetrina nel mondo, da parte nostra non sono poche le preoccupazioni che Bruxelles ci propini il conto proprio agli inizi di luglio. Diversi fattori, oltre all'imbeccata sugli sbarchi in Sicilia, ce lo fanno pensare. E speriamo che il Governo, qui oggi rappresentato dal sottosegretario Gozi, li possa smentire e che, quindi, possa smentire categoricamente che in estate l'Unione europea avanzi l'ipotesi di un commissariamento nei confronti dell'Italia, visti l'attuale livello del deficit, pericolosamente vicino al 3 per cento, e la recente contrazione del PIL dello 0,1 per cento nel primo trimestre, contro le previsioni del Governo che, invece, lo davano al più 2 per cento. Il che lascia anche supporre che a fine anno le previsioni del DEF del più 0,8 per cento dovranno essere riviste molto al ribasso, vista anche la disoccupazione al 13,6 per cento e quella giovanile al 46 per cento.
  In questo caso, ricordo anche che nel 2011 il PD chiedeva ripetutamente le dimissioni di Berlusconi quando l'allora stima della disoccupazione giovanile era al 29 per cento, quindi circa 15 punti percentuali in meno rispetto ad oggi, con Renzi. Tra l'altro, vi è il ritardo nel pagamento dei debiti della pubblica amministrazione alle imprese, per cui più volte l'Unione europea ha minacciato l'apertura di una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia. Inoltre, in una delle tante pagelle che l'Unione europea ci ha presentato a inizio marzo si legge che l'Italia è uno dei tre Paesi europei che soffrono di uno squilibrio macroeconomico eccessivo ed occorre, pertanto, un'azione urgente su debito e competitività, anche per evitare un contagio al resto dell'Eurozona.
  Ci sono poi i 351 rilievi negativi, sempre della Commissione europea, sull'impianto dell'accordo di partenariato per i fondi dell'Unione europea, redatto dall'ex Ministro Trigilia e solo parzialmente modificato dall'attuale Governo, tanto da lasciar pensare che la Commissione si esprimerà nuovamente in modo negativo sul nuovo impianto, con la possibilità che l'Italia perda gli altri miliardi di euro dei fondi europei, come già accaduto nei sei anni precedenti.
  Quindi, alla luce dei dati appena elencati, chiediamo al Governo se possa fornirci delle rassicurazioni sul fatto che il semestre di Presidenza non rischierà di trasformarsi per l'Italia in una nuova pagina buia nella quale verrà scritta la prima procedura di commissariamento nei confronti del nostro Paese. Infine, ci teniamo a ricordare che il semestre europeo Pag. 3che si verrà ad aprire per l'Italia sarà un appuntamento fondamentale anche alla luce del fallimento registrato nel 2003 sul tentativo di mediare sull'approvazione della Costituzione europea. Allora la Presidenza toccò all'ex senatore Silvio Berlusconi e ai vertici dell'Esecutivo europeo sedeva Romano Prodi. L'ennesima figuraccia in Europa, che speriamo di non ripetere quest'anno.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Sandro Gozi, ha facoltà di rispondere.

  SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Nesci e ringrazio anche l'onorevole Colonnese, che è la prima firmataria di questa interpellanza urgente, perché la tempistica è quanto mai felice. Infatti proprio ieri ho convocato, su incarico del Presidente del Consiglio, il Comitato interministeriale per gli affari europei, che presiedo, previsto dalla legge n. 234 del 2012 di iniziativa parlamentare, su cui tutti i gruppi politici nella passata legislatura hanno lavorato con successo, per discutere le priorità e i documenti del nostro semestre e affinare il programma di Presidenza in modo molto tempistico, perché siamo a più di un mese dalla presentazione ufficiale del programma che il Presidente del Consiglio dovrà fare al Parlamento europeo. Dalla riunione è emerso ovviamente un forte lavoro collegiale fatto sia a livello tecnico sia a livello politico. Per la prima volta nella storia della preparazione delle Presidenze un lavoro che è stato fatto anche coinvolgendo la Conferenza Stato-regioni e la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, quindi con un coinvolgimento di tutto quello che si può chiamare sistema politico e sistema amministrativo italiano.
  Le priorità sono già state indicate a grandi linee dal Presidente del Consiglio nel discorso sullo stato dell'Unione che si è tenuto a Firenze lo scorso 9 maggio. Su quelle priorità stiamo lavorando e anche oggi, a livello tecnico, si tiene una riunione che deve appunto affinare il documento alla luce degli orientamenti politici espressi dai vari Ministri che hanno partecipato alla riunione del Comitato di ieri. Il documento, quindi, verrà consegnato al Presidente del Consiglio, il quale è Presidente in esercizio del Consiglio dell'Unione europea in questa vece e, quindi, è tenuto formalmente da obblighi del Trattato, da obblighi europei, a fare la prima presentazione davanti al Parlamento europeo, e questo avverrà il 2 luglio.
  Ciò ovviamente non toglie la piena disponibilità del Governo a discutere dei grandi orientamenti politici del semestre e magari, anche in occasione della informativa che dovremo fare in vista del Consiglio europeo di fine giugno, davanti alle Camere. Del resto, sin dall'inizio abbiamo dimostrato una fortissima volontà di dialogo con il Parlamento nella preparazione del semestre di Presidenza italiana. Mi limito solo a citare due audizioni del sottoscritto e del Ministro Mogherini con le Commissioni riunite III e XIV in cui abbiamo avuto modo di discutere e approfondire in maniera molto ampia le grandi priorità e le grandi aree di interesse italiane ed europee attorno alle quali stiamo lavorando per il semestre europeo.
  Ci sono due aspetti molto importanti di questo semestre e poi aggiungerò anche alcune risposte alla luce della presentazione che è stata fatta prima, magari rassicurando soprattutto su tutti gli ipotetici rischi di commissariamento. Tra l'altro, non saprei neppure su quali basi giuridiche tali rischi dovrebbero fondarsi.
  Il primo aspetto del semestre è la transizione istituzionale che è già avviata. Adesso stiamo discutendo della designazione del nuovo Presidente della Commissione europea da parte del Consiglio europeo, tenendo conto dei risultati delle elezioni. Il Presidente designato dovrà poi essere eletto dal Parlamento europeo.
  Questo è solo l'avvio di un percorso di rinnovo dei vertici istituzionali, che dovrà riguardare anche l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e Vicepresidente della Commissione, i componenti della Commissione, Pag. 4il Presidente del Consiglio europeo e, quindi, questo è un processo che si protrarrà sino almeno alla fine di ottobre. Quindi, certamente, questo è uno degli aspetti che la Presidenza italiana sarà chiamata a gestire.
  Il secondo dato è un dato molto importante, di forte domanda di cambiamento delle politiche europee e di forte conferma, però, dell'idea di Europa e dell'idea di Unione europea, che è uscito maggioritario dalle elezioni europee. Le elezioni europee hanno dato chiaramente due indicazioni: la prima è che la maggioranza dei cittadini europei vuole confermare l'idea di Unione europea, non vuole uscire dall'Unione europea, non vuole uscire – per quelli che ci sono – dall'Unione monetaria, ma allo stesso tempo ha confermato la necessità di cambiare molte delle politiche che l'Unione europea ha seguito in questi anni. Ed è proprio questa forte volontà di cambiamento che, come Governo italiano e come Presidenti in esercizio del Consiglio dell'Unione europea, noi vogliamo interpretare e noi stiamo già interpretando, perché effettivamente ci troviamo di fronte ad una fase nuova, in cui riteniamo che occorre un'Europa migliore, occorre un'Europa che si concentri su grandi questioni che sono di interesse comune e, soprattutto, sono di interesse dei nostri cittadini: penso alla questione della crescita e della lotta contro la disoccupazione, nei limiti delle competenze dell'Unione europea per quanto riguarda la lotta contro la disoccupazione, ma è chiaro che occorre fare molto meglio e molto di più; penso al pacchetto energia, ambiente e lotta contro il cambiamento climatico, che credo sia – o dovrebbe essere, almeno – un tema sensibile per i proponenti di questa interpellanza; penso al passaggio da una economia che è solo basata su parametri finanziari a, finalmente, una politica europea che parli di economia reale. Ed è per questo che abbiamo indicato come priorità: una nuova politica industriale e vogliamo indicare una tabella di marcia nell'interesse, innanzitutto, delle piccole e medie imprese per sviluppare una politica industriale europea; il completamento del mercato unico, puntando innanzitutto sull'innovazione, cioè sull'agenda digitale: noi vogliamo realizzare un mercato unico digitale, che è uno strumento di cittadinanza attiva, è uno strumento di innovazione tecnologica, è uno strumento di crescita e di creazione di nuove imprese, è uno strumento di creazione anche di nuovi posti di lavoro. Vogliamo valorizzare le risorse del turismo e della cultura, attraverso un approccio più integrato a livello europeo. Vogliamo certamente lavorare sul binomio ambiente-lavoro, e su questo ci sarà un'iniziativa specifica accanto a quella, molto più ampia, dedicata alla disoccupazione giovanile, che si terrà a Torino l'11 luglio: saranno delle iniziative operative specifiche proprio per unire il tema di uno sviluppo sostenibile, la priorità ambientale che noi vogliamo dare nel nostro semestre e la creazione di posti di lavoro.
  Ma il nostro semestre non è solamente cinque mesi che passano tra luglio e l'inizio di dicembre, il nostro semestre sono i primi sei mesi e cinque anni di legislatura europea, ed è in questo modo che noi lo stiamo interpretando nei nostri contatti bilaterali a livello del Presidente del Consiglio, a livello del sottoscritto e a livello dei Ministri. Noi riteniamo che l'Italia abbia l'opportunità e abbia il dovere di riorientare l'Unione europea attorno a nuove priorità politiche usando il semestre, appunto, come i primi sei mesi dei cinque anni in cui occorra, certamente, avviare un nuovo ciclo europeo. È anche in questa ottica che noi proporremo e avvieremo una consultazione di tutti i portatori di interessi, i cosiddetti stakeholder, per quanto riguarda la strategia di Europa 2020: una strategia di cui noi vogliamo confermare gli obiettivi, ma di cui vogliamo certamente rafforzare i processi e gli strumenti, perché dal lato dei processi e dal lato degli strumenti non si è rivelata efficace per la creazione di posti di lavoro soprattutto per l'inclusione di donne e giovani nel mondo del lavoro, per Pag. 5quanto riguarda gli obiettivi di competitività, per quanto riguarda gli obiettivi di sviluppo sostenibile.
  L'onorevole Nesci ha sollevato anche due punti in maniera specifica, che ritengo di dover affrontare: con riferimento al primo, inviterei l'onorevole a guardare ai fatti, più che ai retroscena dei giornali. Può essere affascinante guardare i retroscena sui giornali, ma io le ricordo che, se la Commissione europea vuole aprire una procedura di infrazione, lo fa; se vuole aprire una procedura per deficit eccessivo, lo fa, come ha fatto in passato; se la Commissione europea, nella sua piena indipendenza e autonomia, non lo ha fatto, è perché il percorso di riforme che il Governo Renzi ha presentato è un percorso credibile, è un percorso che è stato valutato in maniera positiva, è un percorso che è stato incoraggiato dalla Commissione europea, ed è un percorso che ci ha permesso di fare quello che avevamo detto avremmo fatto e quello che vogliamo fare anche durante il nostro semestre: applicare in maniera più intelligente le regole e le politiche europee, che sono state interpretate nel passato anche recente in maniera molto restrittiva, troppo restrittiva.
  Invece, noi riteniamo che ci siano dei margini di flessibilità molto importanti, perché le riforme strutturali nazionali, quando sono serie e credibili come quelle che noi abbiamo avviato, vengano accompagnate appunto da politiche europee che le incoraggino dando più margini di flessibilità alla libera scelta dei Governi rispetto a determinate traiettorie e, per quanto riguarda l'Italia, poi, l'unico problema è relativo al debito, quindi, di una traiettoria relativa al debito pubblico. Anche sulla questione sollevata questa mattina sul Commissario Malmström, vorrei rassicurare l'onorevole Nesci perché il Commissario Malmström sa perfettamente cosa l'Italia chiede, perché le è stato chiesto da varie componenti del Governo, tra le quali il componente di Governo che le sta parlando. Ed è molto semplice quello che noi vogliamo, anche se magari sarà difficile da realizzare: noi abbiamo detto che l'assenza di una vera politica dell'immigrazione comune, l'assenza di un vero strumento ed un vero utilizzo di Frontex per la gestione delle frontiere comuni e l'assenza di una vera politica comune in diritto d'asilo stanno creando grossissimi problemi ai Paesi del sud e ai Paesi del nord. Infatti, se noi siamo lasciati totalmente isolati nei flussi migratori che arrivano a centinaia e a migliaia ogni giorno e ogni settimana, sulle nostre coste – quando si tratta di una frontiera che dovrebbe essere comune – questo indica l'assenza di quell'Europa che noi vogliamo, di quell'Europa che ci dovrebbe essere, quell'Europa che dovrebbe veramente fare una politica comune di gestione delle frontiere. Se Paesi come la Svezia hanno un numero e una percentuale di richiesta d'asilo molto più elevata della media europea è evidente che non c’è un sistema comune d'asilo europeo. Noi riteniamo che anche da questo punto di vista occorra procedere verso una maggiore integrazione. Queste sono le richieste che abbiamo indicato alla Commissaria uscente Malmström, ricordando alla Commissione anche che se la stessa certifica che gli sbarchi sono aumentati dell'813 per cento rispetto allo scorso anno in questi mesi, forse anche gli incentivi, i fondi e le iniziative della Commissione europea non dico che dovrebbero aumentare dell'813 per cento ma certamente non potrebbero rimanere in quello status quo. Questo per permettermi, Presidente, di ricordare che il tema dei diritti fondamentali è un tema centrale della nostra Presidenza. Se, e dico se, la Corte di Lussemburgo darà il proprio parere entro la fine del nostro semestre sull'adesione dell'Unione europea alla Convenzione europea dei diritti fondamentali, certamente l'Italia spingerà affinché il processo di ratifica avvenga a livello europeo e a livello di Parlamenti nazionali nei tempi più rapidi.
  Del resto, poi infine, non ci scordiamo del grande potenziale che c’è nell'Europa come attore globale. Il Mediterraneo è una nostra priorità nelle varie politiche settoriali: la riconciliazione della Libia, che versa in una situazione che noi riteniamo molto preoccupante; il dialogo e il superamento Pag. 6della crisi dell'Ucraina e i grandi rapporti commerciali che vogliamo sviluppare e vogliamo rafforzare sia con gli Stati Uniti (mi riferisco al partenariato per gli investimenti e il commercio) sia con l'Asia, con la quale avremo un grande momento ai vertici dei Capi di Stato e di Governo a Milano nel vertice ASEM.
  Priorità italiana che questo Governo conferma perché riteniamo sia nell'interesse degli italiani e degli europei è il processo di allargamento: riteniamo che occorra estendere il processo di allargamento, soprattutto in questo nostro semestre, alla Serbia e all'Albania, ma vogliamo anche utilizzare molto meglio il processo di integrazione europea dei Balcani sviluppando delle strategie che sono nell'interesse dell'Italia e in particolare nell'interesse delle regioni adriatico-ioniche. Mi riferisco alla strategia della macroregione adriatico-ionica, che è una grande opportunità per tutte le regioni italiane che si affacciano sull'Adriatico e sullo Jonio e che noi vorremmo avviare – anzi, avvieremo – durante il nostro semestre. Da ultimo, l'interpellanza chiedeva alcune informazioni relative agli aspetti finanziari È stata istituita, per quanto riguarda gli aspetti finanziari, presso il Ministero degli affari esteri, ai sensi dell'articolo 2 della legge 5 giugno 1984, n. 208, la delegazione per l'organizzazione del semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea. Il nostro obiettivo è di gestire il semestre ovviamente in modo efficace, ovviamente per sfruttare al massimo il potenziale che c’è nel semestre per l'Italia ma anche e soprattutto in modo rigoroso attraverso un rigoroso contenimento della spesa.
  Le risorse stanziate ammontano a circa 56 milioni di euro, a cui si aggiungeranno 10 milioni di euro che il Ministero dell'economia e delle finanze si appresta a ripartire tra le altre amministrazioni coinvolte per coprire le spese vive connesse con la partecipazione ai lavori dell'Unione: si tratta ad esempio di tutte le missioni, alle quali, in qualità di Presidente di turno del Consiglio dell'Unione europea, dobbiamo partecipare in Europa e nel mondo. Questo stanziamento, previsto dalla nostra legge di stabilità, è molto inferiore a quanto stanziato da altre Presidenze, anche di Paesi con minori ambizioni internazionali del nostro, per l'attività di Presidenza; siamo tuttavia convinti che, venendo ben gestito, esso ci permetterà di assicurare un eccellente esito del nostro semestre.
  Anche per questo ci siamo ispirati ad una serie di assunti iniziali virtuosi nella programmazione: tra questi una rigorosa selezione degli eventi, a partire da quello più oneroso, cioè la sede. La sede sarà unica, sarà a Milano, con Roma come centro di gravità secondario.
  In questa sede quindi vorrei anche, concludendo, rassicurare i proponenti su due punti. L'Accordo di partenariato: i 300 e passa rilievi erano riferiti al precedente Accordo di partenariato, il nuovo è già stato inviato alla Commissione europea, e c’è un proficuo dialogo in particolare tra il sottosegretario Delrio e il commissario Johannes Hahn sul punto; non mi sento, pertanto, di condividere le valutazioni che sono state fatte questa mattina. Non c’è infine neppure da preoccuparsi per quanto riguarda la relazione sulle risorse stanziate per il semestre di Presidenza, relazione che è prevista dalla legge n. 147 del 2013 e che il Governo invierà oggi stesso alle Camere.

  PRESIDENTE. L'onorevole Nesci ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta all'interpellanza Colonnese n. 2-00564, di cui è cofirmataria.

  DALILA NESCI. Signor Presidente, la risposta è insomma «state sereni», mi pare di capire, perché se il semestre europeo è un grande ed importante appuntamento, se lei parla con la forza del risultato delle elezioni europee, questa risposta per noi è deludente, soprattutto non all'altezza di quel risultato che lei stesso ha citato. E spiego perché: perché lei non ha fornito in alcun modo spiegazioni circa l'omissione in cui è incorso il suo Governo in ordine all'obbligo giuridico e dovere politico di presentare agli organi Pag. 7parlamentari il documento, prima dell'inizio del prossimo semestre di Presidenza; e la data era – lo ricordo – il 30 maggio 2014. Entro il 30 maggio 2014 doveva arrivare una Nota puntuale sul riparto delle risorse suddivise per finalità ed iniziative, perché nella legge di stabilità era stato approvato proprio questo emendamento.
  Questa gravissima inadempienza del Governo, oltre a costituire un vero e proprio svuotamento delle prerogative del Parlamento in ordine alle sue funzioni essenziali di indirizzo e di controllo sull'attività dell'Esecutivo, configura anche una mancanza di rispetto nei confronti di ogni singolo cittadino italiano, che a questo punto non sarà mai in grado di conoscere tempestivamente in che modo e secondo quali criteri il Governo spenderà i milioni di euro che lei ha citato, perché non si può dire «spenderemo in maniera efficace».
  E allora, al primo banco di prova tra l'altro del vaglio europeo, nel disomogeneo decreto-legge per il bonus Irpef, il gioco è stato già scoperto: infatti è venuto fuori definitivamente che mancano le coperture finanziarie, e che dunque tutto si risolverà in una predatoria manipolazione di bilancio; ecco le difficoltà che citavo prima, nel credere che non faremo un'ulteriore brutta figura durante questo semestre di Presidenza.
  Ma ancora: la nuova devastazione dei conti pubblici si appresterà a pesare come un macigno sulla vita dei cittadini, già segnata da un precario equilibrio economico, per colpa di questo Governo che ha deciso di fondare le nuove politiche economiche sulla vendita di illusioni. Mi riferisco proprio alla sua non risposta rispetto ai debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese, perché non ha indicato in alcun modo come l'Italia sarà chiamata a dover affrontare la procedura di infrazione, perché la direttiva di riferimento ai debiti della pubblica amministrazione è entrata in vigore il 1o gennaio 2013, quindi su questo non ha risposto.
  Ci preme poi sottolineare che non a caso lei ha anche omesso tra l'altro di riferire proprio sulla relazione programmatica 2014 della partecipazione dell'Italia all'Unione europea. Infatti, tra le priorità veniva ricompresa, e viene tuttora ricompresa, quella dell'Expo 2015 – non ne abbiamo parlato – e lei non ha fatto riferimento a tale ulteriore priorità perché è perfettamente consapevole che il Governo non è stato finora in grado di rafforzare i controlli, la sorveglianza, il monitoraggio sulla sicurezza dei cantieri il cui rischio di incidenti mortali, a causa della carenza di operatori ASL per la prevenzione, aumenta ogni giorno. Le irregolarità sono diffuse e la fretta dei lavori di Expo 2015 è destinata ad aumentare; sono destinati ad aumentare anche i pericoli per i lavoratori ed il Governo non è stato, tra l'altro, in grado di evitare costi elevatissimi. L'ulteriore spietata cementificazione del territorio milanese, l'infiltrazione della malavita organizzata, per non parlare poi dell'inquietante corruzione che ha investito tutti i partiti di destra e di sinistra sorpresi a mangiare nello stesso piatto: «mazzettari» fin dai tempi di Tangentopoli.
  Ecco allora l'immagine con la quale presenterete il nostro Paese durante il semestre europeo di Presidenza italiana in cui, in assenza di un preciso programma, a nostro avviso, navigherete a vista.

(Elementi ed iniziative di competenza in relazione alla vicenda di una giovane donna ricoverata presso l'ospedale San Camillo di Roma a seguito delle gravissime violenze subite e iniziative per la lotta contro la violenza di genere – n. 2-00563)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Giuliani ed altri n. 2-00563, concernente elementi ed iniziative di competenza in relazione alla vicenda di una giovane donna ricoverata presso l'ospedale San Camillo di Roma a seguito delle gravissime violenze subite e iniziative per la lotta contro la violenza di genere (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).Pag. 8
  Chiedo all'onorevole Giuliani se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  FABRIZIA GIULIANI. Signor Presidente, noi ci rivolgiamo al Ministro dell'interno e al Ministro della giustizia per avere chiarezza intorno a questi episodi che ricapitolo rapidamente.
  Dallo scorso 3 febbraio 2014 una giovane donna, appena maggiorenne, di 19 anni, si chiama Chiara Insidioso Monda – fu una storia che fece anche molto scalpore a livello mediatico immediato -,versa in stato di coma irreversibile all'ospedale San Camillo di Roma dopo essere stata percossa per oltre due ore e sfigurata. L'autore di queste violenze è il suo compagno con cui conviveva, si apprende da fonti stampa ma anche dirette, in un locale caldaie di una palazzina presso la casa del padre di lui. Parliamo della periferia di Roma, insomma di zone che sono anche oltre la periferia.
  I danni cerebrali subiti da Chiara, come conseguenza di questo pestaggio, sono gravissimi. Ora, perché abbiamo ritenuto di dover procedere con questa interpellanza ? Perché contro l'autore del pestaggio, che si chiama Maurizio Falcioni, che dopo aver ripetutamente colpito la ragazza – due ore di pestaggio in un palazzo silente – ha chiamato i soccorsi, erano già state presentate dal padre della ragazza due denunce-querele: una presentata in data 3 dicembre 2013, la seconda il 14 gennaio 2014. Quindi, parliamo di un paio di settimane prima del crimine.
  Nell'ultima denuncia-querela veniva ricostruita la vicenda di questa ragazza e delle precedenti denunce; veniva particolarmente posto l'accento sulla situazione di «lieve ritardo cognitivo», si descriveva una «personalità con immaturità affettiva e lieve ritardo mentale». Questo naturalmente veniva comprovato da certificati e da attestati medici, e venivano sottolineati negli stessi certificati i problemi di salute molto seri: la ragazza infatti soffriva di asma bronchiale e allergia, insomma fattori che avevano più volte costretto al ricovero.
  Da fonti giornalistiche si apprende, poi, un altro precedente che è stato ignorato: i medici hanno infatti riscontrato sul corpo della ragazza segni tali da lasciar intendere che fosse stata percossa altre volte in precedenza. Gli stessi carabinieri erano stati testimoni di un episodio di maltrattamento nei confronti della ragazza, in occasione del quale questo Falcioni era stato fermato e denunciato per resistenza a pubblico ufficiale. Insomma di elementi ce ne sono molti e, nonostante, appunto, le testimonianze dei vicini, probabilmente intimiditi anche dalla personalità di questo Falcioni, sono stati resi pubblici solo successivamente alla tragedia del 3 febbraio.
  In occasione del deposito dell'ultima denuncia, a gennaio di quest'anno, gli avvocati del padre di Chiara hanno saputo che, nonostante la segnalazione di reato effettuata dai carabinieri, nessun procedimento era ancora stato avviato contro Maurizio Falcioni.
  Il padre temeva per le conseguenze di questa relazione e ne aveva piena consapevolezza, non solo per la differenza di età tra i due, ma per la personalità del Falcioni, che era anche in condizioni di tossicodipendenza, per i problemi di salute di Chiara, per i luoghi inadatti in cui vivevano e soprattutto per la diseguaglianza profonda che segnava tale relazione, da ricondurre al ritardo affettivo e cognitivo della ragazza.
  Noi che abbiamo sottoscritto questa interpellanza, tenendo presente anche gli atti che ha compiuto questo Parlamento relativamente alla rapida approvazione della Convenzione di Istanbul che – lo ricordiamo – entrerà in vigore finalmente ad agosto di quest'anno e anche alla luce delle iniziative che sono state intraprese a livello europeo per avere finalmente contezza del fenomeno della violenza di genere nei Paesi che vanno a comporre il Consiglio d'Europa, alla luce di questo si deduce finalmente – e questa è un'acquisizione di livello politico e giuridico che noi crediamo debba essere tenuta ferma – che è lo Stato che deve avere tra i propri obblighi morali, prima ancora che costituzionali, la tutela di ogni individuo senza Pag. 9distinzione alcuna e la garanzia di una giustizia equa e sollecita a tutela delle persone offese e soprattutto capace di individuare rapidamente le responsabilità di chi compie crimini.
  Il Parlamento, appunto, con la ratifica della Convenzione di Istanbul e poi con la conversione del decreto-legge n. 93 del 2013 ha mandato un segnale forte, non solo nei confronti delle vittime della violenza ma – ripeto – soprattutto nei confronti dell'impunità di cui talvolta sono stati coperti gli autori. Lo Stato vuole dare segnali di presenza, cerca di prevenire e vuole tutelare i propri cittadini. Nella Convenzione di Istanbul e anche nel survey che è stato presentato a Bruxelles a marzo sono state definite come forme di violenza anche quelle di natura psicologica. Sono stati attribuiti strumenti importanti alle forze dell'ordine, tali da consentire interventi rapidi, come ad esempio la procedibilità d'ufficio se il maltrattante viene colto in flagrante.
  Si è più volte affermato, nella fase di discussione e di adozione delle norme sopra indicate, come la violenza contro le donne sia un fenomeno innanzitutto culturale, che riguarda la società intera – e dunque è la società che deve farsene responsabile – e necessita di una riforma profonda. Questo survey di cui abbiamo parlato prima, questa indagine che è stata condotta a livello europeo ha mostrato come in Paesi come l'Italia vi sia ancora una difficoltà forte a denunciare da parte delle vittime e soprattutto a suscitare la collaborazione di chi è a conoscenza o ipotizza fenomeni di violenza, come ad esempio l'intervento dei vicini. Oggi abbiamo provveduto, abbiamo provato a provvedere con norme che tutelano anche le denunce da parte di chi assiste alle violenze.
  Ora, di fronte a dati come questi, io chiedo se i Ministri interpellati non ritengano di dover compiere i passi necessari per quanto di competenza, al fine di fare chiarezza in merito ai fatti gravissimi che hanno riguardato Chiara, ma che, lo ricordo, riguardano molte altre donne; riteniamo importantissimo provare a verificare e ad individuare errori o ritardi negli interventi posti in essere al fine – questa è la finalità soprattutto di interpellanze come questa – di evitare simili epiloghi tragici: arrivare un minuto prima, o anche molto prima e poter proseguire con fermezza nella lotta contro la violenza di genere.
  Chiediamo ai Ministri se non ritengano, per quanto di competenza, di doversi adoperare per trovare strumenti giuridici equilibrati ed adeguati, atti a colmare il vuoto normativo creato dalla dichiarazione di incostituzionalità del reato di plagio che – come si vede in questa vicenda – ha giocato un ruolo importantissimo.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Cosimo Maria Ferri, ha facoltà di rispondere.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, buongiorno a tutti. Rispondo all'interpellanza dell'onorevole Giuliani che – lo devo dire – nell'affrontare un caso specifico, sul quale poi mi soffermerò, ha delineato in modo molto efficace e condivisibile una serie di argomentazioni che riguardano un problema che è molto sentito, non solo dai cittadini e dall'opinione pubblica ma anche dal Governo e dal Ministero della giustizia.
  Quando si parla di tutela della violenza sulle donne, violenza di genere, e tutela dei cittadini, occorre che si abbia l'idea, la certezza, più che l'idea, di una tutela effettiva e devo dire che su questa via e su questa linea si sta muovendo il Governo e diverse sono le disposizioni già in atto e anche l'idea di un rafforzamento. Per esempio, è diventato legge il provvedimento sulla messa alla prova e nel progetto, che l'imputato deve presentare per accedere, per esempio, all'istituto della messa alla prova, è essenziale il suo rapporto con la vittima e la consapevolezza di rimediare al reato posto in essere in astratto e, quindi, a un pieno recupero effettivo. Questo perché si vuole appunto tutelare con maggior forza la persona Pag. 10offesa e dare sempre di più la consapevolezza di una tutela effettiva.
  Inoltre, un altro passaggio importante è quello che riguarda la prevenzione. Anche sulla prevenzione occorre fare molto. Sia la magistratura ma, soprattutto, anche le forze dell'ordine si stanno sempre di più attrezzando per aiutare le persone indifese; quindi non solo avere il coraggio di presentare la denuncia ma, appunto, affidarsi a persone qualificate, competenti e specializzate in questo settore, come sono sempre di più le forze dell'ordine.
  Ma venendo al caso specifico, intendo preliminarmente precisare che su quanto accaduto alla giovane Chiara Insidioso Monda sono stati immediatamente attivati i competenti dipartimenti di questo Ministero ed è stata acquisita ogni utile informazione da parte della magistratura procedente. In particolare, secondo quanto riferito dal procuratore capo di Roma, l'avvocato difensore di Insidioso Monda Maurizio, padre di Chiara, ha depositato, in data 14 gennaio 2014, presso l'ufficio primi atti della procura di Roma, una denuncia-querela a carico di Falcioni Maurizio e di Falcioni Gianfranco. A tale denuncia sono stati allegati una copia del verbale di allontanamento della giovane Insidioso Monda Chiara, datato 2 settembre 2013, una copia del verbale di una denuncia-querela, datata 3 dicembre 2013, presentata in pari data alla stazione carabinieri di Vitinia, nonché documentazione attestante il ritardo mentale lieve di Chiara, nata il 30 dicembre 1994 e all'epoca dei fatti già maggiorenne.
  Su queste basi, in data 16 gennaio 2014 la procura ha iscritto un procedimento penale a carico di Falcioni Maurizio e Falcioni Gianfranco, contestando loro il delitto di circonvenzione di persona incapace in danno della vittima, Insidioso Monda Chiara, ai sensi dell'articolo 643 del codice penale, ed inoltre il delitto di minacce gravi, di cui all'articolo 612, comma 2, del codice penale, commesso nei confronti di Insidioso Monda Maurizio nella qualità di parte offesa. In entrambe le denunce, così come specificato dalla citata procura, non risultano riferiti episodi di minaccia o violenza dei quali sarebbe rimasta vittima la giovane Chiara, né risulta che la stessa ragazza abbia denunciato ovvero riferito, anche informalmente, di avere subito atti di violenza da Falcioni Maurizio. Nei verbali trasmessi dai carabinieri di Vitinia risulta, invece, che la donna aveva espressamente fatto valere il diritto di decidere, essendo maggiorenne, con chi vivere la sua vita, così scegliendo di continuare a convivere con il Falcioni.
  Nonostante la rappresentazione dei fatti sopra esposti, in data 20 gennaio 2014 la procura ha disposto un approfondimento della situazione familiare della ragazza, delegando i carabinieri della stazione di Vitinia al compimento di atti urgenti, al fine di valutare un'eventuale richiesta di misura cautelare. La gravissima aggressione compiuta dal Falcioni in danno di Chiara Insidioso Monda si è consumata il 3 febbraio 2014, prima ancora che gli atti delegati potessero essere completati.
  Attualmente, per quanto riguarda il reato di circonvenzione di persona incapace in danno di Chiara, la procura ha avanzato richiesta di archiviazione, non ricorrendo, a giudizio della predetta magistratura inquirente, tutti i presupposti per poter ritenere sussistente un simile delitto.
  Si è invece proceduto a carico di Falcioni Maurizio e Falcioni Giancarlo per il reato di minacce gravi commesso nei confronti di Insidioso Monda Maurizio, padre di Chiara.
  Per quanto riguarda poi il procedimento nel quale a Falcioni Maurizio risulta contestato il delitto di tentato omicidio aggravato e di maltrattamenti in famiglia in danno di Chiara Insidioso Monda, la procura riferisce che lo stesso è attualmente pendente nella fase del processo con rito immediato e che il Falcioni è tuttora in stato di detenzione in carcere.
  Sulla base degli atti della procura, deve, quindi, darsi atto che: nessuna denuncia-querela risulta presentata nei confronti di Falcioni Maurizio per minacce, lesioni o altri atti di violenza in danno di Chiara Pag. 11Insidioso Monda prima del 3 febbraio 2014; non risulta che la donna, prima di quella data, abbia in precedenza riferito di aver subito atti di violenza sia fisica che psicologica ad opera del Falcioni; il delitto di maltrattamenti in danno di Chiara Insidioso Monda è stato ipotizzato d'ufficio dalla procura di Roma ed è stato accertato dopo la consumazione del gravissimo atto di violenza, avvenuto il 3 febbraio 2014.
  Ciò premesso, sul caso specifico portato all'attenzione degli onorevoli interpellanti, si segnala che, per quanto riguarda, invece, la richiesta di interventi diretti a colmare il vuoto normativo creato dalla dichiarazione di incostituzionalità del reato di plagio, devo evidenziare che la compiutezza dell'attuale sistema punitivo induce a ritenere non necessario introdurre fattispecie criminose che, pur con gli opportuni correttivi, sanzionino condotte di plagio.
  Ed invero, occorre precisare che l'articolo 603 del codice penale è stato dichiarato incostituzionale in ragione del mancato rispetto del principio di tassatività della norma incriminatrice, per violazione del parametro di cui all'articolo 25 della Costituzione. Come affermato dalla Corte costituzionale – cito testualmente – «la compiuta descrizione di una fattispecie penale non è sufficiente ai fini della legittimità costituzionale di una norma che, data la sua struttura e la sua formulazione astratta, non consenta una razionale applicazione concreta».
  La Corte, infatti, ha constatato che l'esame dettagliato delle varie e contrastanti interpretazioni che nel tempo sono state date all'articolo 603 nella dottrina e nella giurisprudenza mostra chiaramente l'imprecisione e l'indeterminatezza della norma, l'impossibilità di attribuire ad essa un contenuto oggettivo, coerente e razionale e pertanto l'assoluta arbitrarietà della sua concreta applicazione.
  Si ritiene, quindi, di poter sottolineare la perdurante attualità di questo orientamento, ribadendo che deve essere scongiurata l'eventualità che, nell'applicazione delle norme penali, il libero apprezzamento del fatto giunga all'estremo dell'arbitrio.
  Posta tale premessa, si sottolinea che, oggi, le condotte di coazione psicologica e, a fortiori, quelle di vera e propria vessazione, non si pongono fuori dell'ambito dell'intervento penale, ove si prevede, peraltro, anche la particolare condizione di fragilità psicologica della vittima quale aggravante di molteplici ipotesi delittuose: così, in via generale, la norma di cui all'articolo 572 del codice penale sanziona i maltrattamenti contro i familiari conviventi (e tali sono considerati anche i comportamenti vessatori); l'articolo 612-bis del codice penale punisce gli atti persecutori consistenti in reiterate minacce o molestie (il cosiddetto stalking), peraltro con una pena che (con il recente decreto-legge 1 luglio 2013, n. 78, convertito in legge 9 agosto 2013, n. 94) è stata recentemente portata fino al massimo di cinque anni di reclusione e che è ulteriormente aumentata nei casi in cui la vittima sia una persona disabile o sia legata all'aggressore da una relazione affettiva.
  L'articolo 609-bis del codice penale, poi, equipara il trattamento sanzionatorio della violenza sessuale commessa con violenza o minaccia a quella consumata mediante induzione, abusando delle condizioni di inferiorità fisica o psichica della vittima (articolo 609-bis, comma 2, n. 1); l'articolo 643 sanziona la circonvenzione di persone incapaci; infine, quanto alle circostanze, l'articolo 61, n. 5, del codice penale, prevede specifica aggravante ove il fatto sia commesso profittando di circostanze di tempo, di luogo o di persona, anche in riferimento all'età, tali da ostacolare la pubblica o privata difesa.
  Peraltro, va ricordato che numerosi sono gli istituti, anche del diritto civile, che consentono alla persona che viva una condizione di disagio o di incapacità di provvedere ai propri bisogni o di determinarsi correttamente di avvalersi di figure di supporto quali il tutore, il curatore e l'amministratore di sostegno.Pag. 12
  Va, altresì, evidenziato che, al fine di dare attuazione all'articolo 5 del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito nella legge 15 ottobre 2013, n. 119, che prevede l'elaborazione di un Piano di azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri ha istituito una task force interministeriale contro la violenza verso le donne, con il compito di analizzare, sotto vari profili, il fenomeno della violenza di genere, in modo da predisporre efficaci linee di azione.
  La struttura si occupa di raccolta e monitoraggio dei dati, analisi metodologica del rischio di recidiva negli episodi di violenza, formazione di tutti gli operatori coinvolti, elaborazione di specifiche forme di assistenza, tutela e sostegno delle donne, reinserimento sociale delle vittime di violenza, programmi di educazione scolastica. In tal modo, sono state definite e messe in campo le linee di intervento da intraprendere per prevenire e contrastare il fenomeno della violenza di genere. Al riguardo, si deve evidenziare che, nell'arco temporale di gennaio-aprile 2014, si è registrata, rispetto all'analogo periodo di riferimento del 2013 – ci tengo a sottolinearlo – una tendenziale riduzione del numero complessivo dei delitti consumati ai danni di donne, anche in ambito familiare o affettivo.
  In definitiva, e concludo, fermo restando l'impegno e l'attenzione del Governo verso fenomeni del tipo di quello segnalato dall'interpellante e la massima disponibilità ad accogliere ogni suggerimento e contributo per migliorare la risposta dello Stato, ritengo di poter affermare che, non solo rispetto a situazioni di particolari condizioni di fragilità psicologica della vittima o, comunque, di minorata difesa della persona offesa, ma anche riguardo al fenomeno della violenza di genere, nel nostro ordinamento sussistono strumenti e previsioni normative con i quali si sono fatti notevoli passi in avanti nella tutela delle vittime. Ringrazio per l'attenzione.

  PRESIDENTE. L'onorevole Giuliani ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  FABRIZIA GIULIANI. Signor Presidente, ritengo necessario fare alcune puntualizzazioni. Il sottosegretario, nel rispondere a questa interpellanza, ha sottolineato come si dia fiducia a questo Piano nazionale contro la violenza che è stato predisposto, agli strumenti di cui si deve dotare e alle risorse a cui deve attingere.
  Ecco, francamente, su questo capitolo, ancora non riusciamo a vederci chiaro fino in fondo. Casi come quello che abbiamo portato qui in Aula, sul quale abbiamo sollecitato l'attenzione, sono quelli che, negli ambiti di studio, chiamiamo quasi case studies (mi scuso per l'improprio paragone). Mi chiedo come si possa affrontare in maniera adeguata, per esempio, in un caso come questo, il capitolo della prevenzione; come sia possibile, in altro modo, coordinare le azioni di forze di polizia, operatori sanitari, assistenti sociali, che in un caso come questo, appunto, sono stati più volte sollecitati, ma, evidentemente, è mancato il raccordo.
  Quel raccordo che è il solo elemento, come tutti gli studi hanno sottolineato, che mette in condizione le vittime, le persone offese, di sentirsi sicure e, quindi, procedere nell'azione di denuncia e di sollecitazione da parte dello Stato. È importante che questo coordinamento si realizzi e non venga a mancare, anche se naturalmente richiede un surplus di creatività, richiede attenzione, uno sforzo nuovo perché sono materie delicate certamente, ma sono soprattutto nuove perché richiedono una capacità di coordinamento tra settori diversi che in altri momenti non era richiesta. Sollecito, quindi, l'attenzione soprattutto su questa dimensione di coordinamento che è la sola che garantisce poi l'efficacia degli interventi.
  Questo è l'altro capitolo: se è certamente apprezzabile – lo abbiamo fatto e soprattutto questa stessa convinzione è quella che ci ha guidato quando abbiamo convertito il decreto sulla violenza di genere – e non c’è dubbio che occorra Pag. 13tutelare le vittime e dare sicurezza alle donne, è altrettanto importante rompere la complicità che è dietro a chi compie i crimini.
  Se personalità come quella del Falcioni hanno potuto, in qualche modo, impunemente continuare ad agire ed hanno potuto portare a compimento il crimine (ricordiamo che il pestaggio in quel palazzo è durato due ore e sarebbe bastato davvero poco per impedire la fine di Chiara Insidioso), nei confronti di questa dimensione di impunità e di questa dimensione di complicità, che anche maniera involontaria si mantiene, credo che occorra individuare delle misure ad hoc.
  Concludo sottolineando la questione del plagio che è stata riferita anche da parte del sottosegretario. Certamente, è stato considerato come la dichiarazione di incostituzionalità dell'articolo 603 del codice penale (reato di plagio) avvenuta nel 1981 abbia creato un vulnus ordinamentale. Ma io credo che, su questo, un supplemento di riflessione vada fatto, perché il reato di plagio, che presupponeva uno stato totale di soggezione ed apparteneva ai delitti contro la persona, lo abbiamo ascoltato prima (titolo XII del Libro II del codice penale, ossia i delitti contro la libertà individuale), tutelava un bene giuridico specifico che è la libertà individuale.
  Credo che davvero dobbiamo essere capaci di riconsiderare questo capitolo, soprattutto per quanto riguarda quelle zone d'ombra, cioè quelle zone nelle quali non è chiaro fino in fondo quale sia e quanto sia forte lo stato di soggezione o lo stato di minorità delle persone delle quali ci si occupa, come per esempio il caso di Chiara Insidioso e dove invece non sia necessario intervenire e occorra ascoltare quel desiderio di libertà di decidere la propria vita che era stato ricordato anche prima come un'affermazione della vittima.
  A proposito di queste zone d'ombra, io credo che dobbiamo essere capaci, anche dal punto vista giuridico, di individuare delle azioni nette perché è davvero importante far sì che episodi come questo non accadano più.

(Chiarimenti in merito alle modalità di utilizzo dei fondi stanziati per la ricostruzione delle aree dell'Emilia Romagna colpite dal sisma e dall'alluvione, nonché iniziative di natura fiscale a favore della popolazione colpita da tali eventi – n. 2-00546)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Tinagli n. 2-00546, concernente chiarimenti in merito alle modalità di utilizzo dei fondi stanziati per la ricostruzione delle aree dell'Emilia Romagna colpite dal sisma e dall'alluvione, nonché iniziative di natura fiscale a favore della popolazione colpita da tali eventi (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Tinagli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  IRENE TINAGLI. Signor Presidente, l'interpellanza si riferisce, come ha citato, agli eventi avvenuti due anni fa, precisamente tra il 20 e il 29 maggio del 2012 in Emilia Romagna, quando ci sono state delle scosse molto forti di terremoto di magnitudo quasi sei che hanno causato 7 morti, 50 feriti, quasi 5 mila sfollati ed oltre dieci miliardi di euro di danni. Questo terremoto, oltre ad aver reso inagibili centinaia di abitazioni, ha colpito in particolare il tessuto produttivo dell'area che è una delle più dinamiche dal punto di vista economico del nostro Paese e, in particolare, il distretto biomedicale, per esempio, dove il 70 per cento delle aziende ha subito danni importanti.
  Ma molte altre aziende sono state costrette a chiudere o a provare a rioperare in condizioni di estremo disagio e grandissima difficoltà, accendendo mutui ed indebitandosi per potere riacquisire i macchinari e per potersi risollevare e rimettersi in piedi.
  Ci sono comuni, come Mirandola, che sono da mesi in attesa di interventi concreti a supporto delle attività commerciali e produttive, che ad oggi versano in uno stato di seria difficoltà economica. Sono comuni che praticamente sono stati interamente sfollati. Magari si è provveduto Pag. 14alla situazione di emergenza degli individui che si sono trovati senza casa, però poi non si è provveduto alla ricostruzione e ricostituzione del tessuto sociale, commerciale ed economico del centro cittadino, che resta tuttora fortemente ferito e penalizzato da questi eventi drammatici di due anni fa.
  Nel 2012 è stato decretato lo stato d'emergenza ed il presidente della regione, Vasco Errani, è stato nominato commissario responsabile della gestione dei fondi per la ricostruzione successiva al terremoto. Con il decreto-legge n. 74 del 2012, convertito poi con la legge n. 122 del 2012, è stato istituito il Fondo per la ricostruzione delle aree colpite da sisma del 20-29 maggio 2012, con un budget di quasi 10 miliardi di euro. Tuttavia, dopo quasi due anni, molte di queste ricostruzioni e di questi interventi, che avrebbero dovuto essere realizzati con tale budget e con tale fondo, non sono stati realizzati. Ci sono varie stime, ci sono stime secondo le quali solo il 20 per cento delle risorse è stato utilizzato. Per quanto riguarda il distretto biomedicale, l'osservatorio Sfinge stima che solo l'8,5 per cento dei danni è stato risarcito.
  Per sei mesi, poi, sono stati sospesi sia il pagamento delle imposte che delle utenze. Tuttavia, una volta scaduto il semestre, le vittime del terremoto hanno dovuto ripagare comunque i debiti maturati in quell'arco di tempo e – ribadisco – si tratta di soggetti, in particolare quando si tratta di aziende, che hanno dovuto ulteriormente indebitarsi per far fronte ai danni subiti per il terremoto.
  A rendere la situazione ancora più tragica, nel mese di gennaio 2014 è stata la rottura dell'argine del fiume Secchia, che ha causato l'allagamento di migliaia di ettari di terreni agricoli, distruggendo case ed aziende, a volte in alcuni casi aziende appunto già duramente colpite dal terremoto.
  A quattro mesi dall'alluvione il Governo ha emanato il decreto-legge per le zone colpite (decreto-legge 12 maggio 2014, n. 74), essenzialmente riutilizzando il testo del decreto-legge emanato per gli interventi post-terremoto, attribuendo nuovamente ad Errani la gestione dei fondi, che ammontano a 210 milioni di euro da potere utilizzare in due anni nell'arco 2014-2015.
  L'articolo 3 del decreto-legge n. 4 del 2014 prevede la sospensione dei versamenti tributari e contributivi scadenti nel periodo compreso tra il 17 gennaio 2014 e il 31 ottobre 2014 e la possibilità di sospendere fino al 31 dicembre 2014 i pagamenti dei mutui in essere su richiesta delle vittime di danni patrimoniali.
  Quanto previsto da questo decreto-legge non implica, tuttavia, alcuna forma di reale alleggerimento fiscale nei confronti delle aziende e della popolazione vittime dell'alluvione e del terremoto, ma solo un mero rinvio, che inevitabilmente si riverserà comunque sui cittadini dell'area interessata una volta terminato il periodo di sospensione.
  Quindi, quello che noi vogliamo chiedere è davvero in relazione a quanto avvenuto in questi due anni ed alle difficoltà che si sono registrate anche nel processo di ricostruzione e di elargizione di questi fondi.
  In primo luogo, chiediamo se il Governo non intenda chiarire – vorremmo capire – le modalità di utilizzo dei fondi che sono stati stanziati, anche distinguendo dettagliatamente l'ammontare delle risorse impiegate per interventi di ricostruzione da quello delle risorse utilizzate, per esempio, per il risarcimento di danni diretti ed indiretti, quindi per avere una maggiore chiarezza e trasparenza di quello che è accaduto a questi fondi.
  In secondo luogo, chiediamo se non si ritenga opportuno valutare la possibilità di un sostanziale alleggerimento fiscale a favore delle persone e in particolare delle imprese colpite dal terremoto e dall'alluvione, inclusa l'ipotesi anche dell'esenzione totale per un determinato periodo di tempo, quindi non semplicemente di un mero rinvio, come è stato fino ad oggi previsto dal decreto-legge n. 4 del 2014.
  Infine, chiediamo anche se non sia opportuno che il Governo consideri l'opportunità di assumere iniziative affinché l'Associazione bancaria italiana faccia Pag. 15un'opera di monitoraggio sull'applicazione della disposizione di sospensione di tutte le rate dei mutui sulle abitazioni e sulle imprese rese inagibili dal terremoto e dall'alluvione da parte di tutte le banche facenti parte dell'Associazione ed operanti nell'area in questione, perché in alcuni casi ci sono state, secondo quanto dichiarato da alcune persone, delle disparità di applicazione. Quindi, forse un'opera di monitoraggio potrebbe essere opportuna.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Pier Paolo Baretta, ha facoltà di rispondere.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, in merito alla richiesta concernente le modalità di utilizzo dei fondi stanziati, è opportuno osservare preliminarmente che è all'esame dell'VIII Commissione Ambiente della Camera dei deputati il disegno di legge di conversione del decreto-legge 12 maggio 2014, n. 74, recante misure urgenti in favore delle popolazioni dell'Emilia Romagna colpite dal terremoto e dai successivi eventi alluvionali verificatisi tra il 17 ed il 19 gennaio 2014, nonché per assicurare l'operatività del Fondo per le emergenze nazionali (A.C. 2365).
  Si segnala, inoltre, che sarà a breve avviato il monitoraggio finanziario, fisico e procedurale sullo stato di attuazione degli interventi di ricostruzione privata e pubblica, finanziati a seguito degli eventi sismici del 2012 e successivi eventi alluvionali, per la verifica dello stato di impiego delle risorse ed il tiraggio della spesa. Allo scopo, nello spirito di collaborazione istituzionale tra le amministrazioni pubbliche, la regione Emilia-Romagna si è impegnata a trasmettere i predetti dati entro i prossimi mesi.
  La stessa regione ha comunicato, nelle more del predetto monitoraggio, di avere programmato tutta la quota di propria competenza del Fondo per la ricostruzione pari ad 1,5 miliardi di euro. In particolare, circa 1,1 miliardi di euro sono stati destinati alla continuità dei servizi pubblici essenziali e al programma per la ricostruzione delle opere pubbliche e 0,4 miliardi di euro sono stati riservati all'assistenza alla popolazione.
  Con riferimento alla richiesta degli interpellanti di alleggerimento fiscale a favore delle persone colpite dagli eventi calamitosi, si evidenzia che è stata disposta tutta una serie articolata di interventi normativi, anche di carattere fiscale, per la ricostruzione, l'assistenza alle popolazioni e la ripresa economica del territorio delle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo (si confrontino il decreto ministeriale 1o giugno 2012, il decreto ministeriale 24 agosto 2012, il decreto-legge 10 ottobre 2012, n. 174, convertito dalla legge 7 dicembre 2012, n. 213, il decreto-legge 6 giugno 2012, n. 74, convertito dalla legge 1o agosto 2012, n. 122).
  In particolare, sono state concesse numerose sospensioni per il pagamento dei tributi e dei contributi come di seguito specificato. I pagamenti dei tributi, dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l'assicurazione obbligatoria sono stati sospesi, in un primo momento, fino al 30 settembre 2012, con decreto ministeriale 1o giugno 2012, emanato ai sensi dell'articolo 9 della legge 27 luglio 2000, n. 212. Successivamente, la sospensione dei termini per gli adempimenti tributari e non tributari è stata prorogata fino al 30 novembre 2012 (articolo 8, comma 1, del decreto-legge n. 74 del 2012 e seguenti). Il decreto-legge, infine, ha previsto che i pagamenti suddetti fossero effettuati entro il 20 dicembre 2012, senza applicazione di sanzioni o di interessi.
  Da ultimo, l'articolo 3, comma 1, del decreto-legge 28 gennaio 2014, n. 4, convertito dalla legge 28 marzo 2014, n. 50, ha previsto la sospensione dei versamenti e degli adempimenti tributari e contributivi, i cui termini scadono nel periodo compreso tra il 17 gennaio 2014 e il 31 ottobre 2014, a favore dei soggetti con residenza o sede operativa nei comuni colpiti dall'alluvione del 17 gennaio 2014 per i comuni già coinvolti dal sisma del maggio 2012.Pag. 16
  Al fine del pagamento dei tributi, contributi e premi sono stati concessi i seguenti finanziamenti agevolati: l'articolo 11, commi da 7 a 11, del decreto-legge n. 174 del 2012 ha previsto per una serie di soggetti la possibilità di accedere a finanziamenti agevolati assistiti dalla garanzia dello Stato della durata massima di due anni per il pagamento dei tributi, contributi e premi da effettuare entro il termine del 20 dicembre, ai sensi dell'articolo 11, comma 6, del medesimo decreto-legge, nonché per gli importi dovuti dal 1 dicembre 2012 al 30 giugno 2013.
  Inoltre, il decreto-legge n. 150 del 2013, convertito dalla legge 27 febbraio 2014, n. 15, ha prorogato di un anno – rispetto alla durata massima originariamente prevista – il periodo per la restituzione del debito per quota capitale relativo ai finanziamenti concessi dall'articolo 11 del predetto decreto-legge n. 174 del 2012, per provvedere al pagamento dei tributi, dei contributi e dei premi sospesi da parte dei contribuenti interessati dal sisma e titolari di redditi di impresa (inclusi quelli di impresa commerciale), di reddito di lavoro autonomo, esercenti attività agricole, nonché titolari di reddito di lavoro dipendente proprietari di unità immobiliare adibita ad abitazione principale.
  Il decreto-legge n. 4 del 2014, nell'articolo 3-bis, ha successivamente previsto che la restituzione del debito «può essere differita, (...) per un periodo non superiore a due anni, non ulteriormente prorogabile, rispetto alla durata massima originaria».
  A quanto sopra si aggiunge che il decreto-legge n. 4 del 2014 attribuisce ai soggetti residenti o aventi sede legale e/o operativa in uno dei comuni colpiti, oltre che dal sisma del 2012, anche dall'alluvione del gennaio 2014, titolari di mutui ipotecari o chirografari relativi agli edifici distrutti o inagibili, anche parzialmente, nonché alla gestione di attività di natura commerciale ed economica svolta nei medesimi edifici, il diritto di richiedere alle banche o agli intermediari finanziari la sospensione fino al 31 dicembre 2014 delle rate dei mutui in essere, optando tra la sospensione dell'intera rata o della sola quota capitale. A tal fine, è richiesta la presentazione da parte dei soggetti interessati di una autocertificazione del danno subito.
  Con specifico riferimento alla richiesta di valutare l'ipotesi di esenzione totale per un determinato periodo di tempo, in luogo della sospensione dei versamenti tributari e contributivi scadenti tra il 17 gennaio 2014 ed il 31 ottobre 2014, prevista dall'articolo 3 del decreto-legge n. 4 del 2014, si fa presente che tale misura innanzitutto comporterebbe effetti negativi di gettito, la cui quantificazione al momento non risulta possibile in mancanza di maggiori e più dettagliate indicazioni sull'effettiva proposta richiesta, ed inoltre deve essere attentamente valutata anche in base alla normativa europea sugli aiuti di Stato.
  In proposito, si evidenzia che precedenti interventi effettuati sotto forma di riduzione dei versamenti tributari dovuti al termine del periodo di sospensione concesso in occasione di eventi di natura calamitosa, ad esempio quelli verificatisi tra il 1990 ed il 2009, hanno portato alla decisione di esecuzione della Commissione europea del 17 ottobre 2012 di avvio della procedura formale di indagine accompagnata da ingiunzione, nelle more, all'Italia di sospendere tutti gli aiuti illegali concessi.
  Infine, per l'ultimo quesito relativo all'opportunità per il Governo di assumere iniziative affinché l'Associazione bancaria italiana (ABI) monitori l'applicazione della disposizione di sospensione di tutte le rate dei mutui sulle abitazioni e sulle imprese rese inagibili dal terremoto e dall'alluvione da parte di tutte le banche facenti parte dell'Associazione ed operanti nell'area in questione, il Comitato interministeriale per il credito ed il risparmio, sentita anche la Banca d'Italia, ha riferito che l'ABI si è già impegnata, in collaborazione con la regione Emilia-Romagna e le istituzioni nazionali, a concedere una proroga, rispetto al termine inizialmente stabilito dalla legge, della moratoria sul pagamento delle rate dei mutui per le vittime degli eventi sismici in questione.Pag. 17
  Inoltre, come emerge, tra l'altro, anche dal comunicato stampa dell'ABI in data 9 maggio 2014, l'impegno del mondo bancario in tale direzione è stato recentemente confermato e ribadito attraverso la sottoscrizione, in data 1o aprile 2014, di un nuovo accordo tra ABI Emilia Romagna e Regione Emilia Romagna, per la moratoria sul pagamento delle rate dei mutui e dei finanziamenti sottoscritti.

  PRESIDENTE. L'onorevole Tinagli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  IRENE TINAGLI. Signor Presidente, grazie per la risposta. Sono parzialmente soddisfatta perché mi rallegro del fatto che sia prevista questa opera di monitoraggio per la verifica sull'impiego delle risorse, però devo anche dire, innanzitutto, che, a distanza di due anni, pensare adesso a mettere in piedi il sistema di monitoraggio, forse era un'azione che poteva essere realizzata un po’ prima, anche a scopo di sollecito degli interventi.
  Secondo: la regione Emilia-Romagna si è impegnata a trasmettere i dati entro i prossimi mesi. Sarebbe interessante avere una scadenza precisa e capire dalla regione Emilia Romagna quando può fornire questi dati, anche appunto in considerazione del fatto che sono passati due anni. Perlomeno i dati su come sono stati spesi e investiti tali soldi in questi due anni dovrebbero essere disponibili già da oggi, non ad una data non ben definita. Si dovrebbe esigere dalla regione questo tipo di informazione, per trasparenza anche nei confronti dei cittadini che hanno subito questi danni. La regione ha comunicato che ha programmato tutta la spesa. Anche queste sono informazioni che dovrebbe dare con maggiore dettaglio, sia su quali tipi di intervento, sia anche a livello di distribuzione geografica. I dati che ha dato circa un miliardo e 100 milioni di euro destinati alla continuità dei servizi pubblici e 400 milioni di euro per l'assistenza alla popolazione coprono una minima, minima parte. Sono un miliardo e mezzo di euro sui 10 miliardi di euro che erano originariamente stanziati nel fondo per il sisma. Bisogna, quindi, che ci sia un maggior dettaglio su come sono stati spesi e su come si pensa di spendere i soldi che ancora non sono stati spesi. Quindi, io mi auguro che, su questo fronte, vi siano la massima serietà e il massimo rigore e sollecito davvero nell'esigere informazioni precise, nel dare delle risposte ai cittadini, se non di intervento immediato, quantomeno di trasparenza sui dati, sugli interventi e su quanto si intende fare.
  Poi, per quanto riguarda la questione fiscale, sostanzialmente molte delle informazioni sono state date. È un maggior dettaglio di quello che già sapevamo. Quindi, informazioni sulle proroghe, sulle varie sospensioni che ci sono state. Mi sembra evidente, però, che il punto che io cercavo di sollevare era un altro, cioè valutare la possibilità di utilizzare degli strumenti più rilevanti e di maggiore supporto alla popolazione che ha subito questi danni. Io capisco le preoccupazioni in materia europea, ma io non posso credere che non si possano trovare una soluzione e uno strumento per aiutare quantomeno il tessuto produttivo e le aziende di quell'area. Siamo un Paese che, fino a un paio di anni fa e ancora oggi, stanzia ogni anno decine di miliardi di euro di aiuti alle imprese molto spesso distribuiti con criteri poco chiari, poco trasparenti, per obiettivi assolutamente a volte anche inutili, con finanziamenti a fondo perduto. Non capisco come sia possibile che non riusciamo a trovare delle risorse per delle aziende che sono state colpite così duramente da eventi che non hanno niente a che fare, né con la loro operosità, né con la loro competitività sul mercato, quindi, come noi non possiamo trovare un modo anche attraverso altri strumenti. Possiamo trovare dei modi per agevolare i pagamenti degli interessi, per esempio utilizzando altri strumenti come la Cassa depositi e prestiti che è stata utilizzata in moltissimi altri casi senza nessun problema.
  Quindi, davvero sollecito che ci sia un maggiore impegno a trovare delle soluzioni per approvare questo tipo di aziende, questo tessuto produttivo che ha sofferto Pag. 18tantissimo, che sta cercando faticosamente di risollevarsi, tenendo presente che qui non si tratta di aiutare, come è stato fatto in altre circostanze e come ancora oggi si fa, imprese decotte, imprese che non stanno in piedi da sole, che cercano aiuto dallo Stato perché non sono in grado di competere. Quelli davvero sono aiuti di Stato, quelli davvero sono interventi discutibili. Qui stiamo parlando di imprese, di aziende, di negozi che sono stati messi in ginocchio non dalla loro scarsa competitività ma dai fenomeni e dalle calamità naturali su cui non hanno alcuna forma di controllo e, quindi, aziende che non hanno alcun tipo di colpa. Quindi, se noi riusciamo a trovare gli strumenti per aiutare queste imprese, noi facciamo un'opera di competitività del nostro sistema produttivo, aiutiamo un tessuto produttivo a tornare competitivo, a rigenerare ricchezza e a rigenerare posti di lavoro. Quindi l'aiuto deve essere visto nell'ottica di un investimento che facciamo in aziende che erano sane e che hanno tutte le condizioni per tornare ad essere competitive.

(Elementi ed iniziative in ordine al periodo di formazione specialistica dei medici – n. 2-00559)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Gigli e Dellai n. 2-00559, concernente elementi ed iniziative in ordine al periodo di formazione specialistica dei medici (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Gigli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica, ringraziandolo anticipatamente anche per la sintesi.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, cercheremo di essere sintetici anche perché i dati riguardanti, direi, la triste vicenda delle scuole di specializzazione mediche, sono ormai noti e più volte ne abbiamo parlato in quest'aula. Ieri sono stati oggetto anche di una interrogazione durante il question time alla quale ha risposto il Ministro Giannini. Ma vale la pena riassumerli brevemente. Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, negli anni passati, ha sollecitato le facoltà mediche di tutto il Paese ad aumentare il numero dei posti a disposizione per gli studenti di medicina. Nell'arco di cinque, sei anni siamo arrivati, da 7.200-7.300 studenti circa, ad iscrivere circa 10.000 studenti all'anno, con punte eccezionali legate alle note vicende dei concorsi e dei test contestati e quant'altro che hanno portato anche a 11.200, se non ricordo male, nell'anno 2012-2013 il numero degli studenti in medicina iscritti all'università. Ora, i nostri studenti, grazie anche al meccanismo di selezione esistente a monte, sono studenti che si laureano quasi tutti e questo è noto: non perché l'università sia facile ma perché il meccanismo di selezione a monte fa sì che siano tutti ragazzi estremamente determinati e motivati. Quindi, è lecito attendersi, da parte del Ministero, dopo aver spinto le facoltà mediche a portare ad oltre 10.000 all'anno il numero di iscritti, è lecito attendersi che, alla fine dei sei anni, questo numero di iscritti diventerà di circa 9,000-9,200 all'anno. Questo è l’output delle facoltà mediche.
  Che cosa offriamo noi a questi ragazzi ? Nel nostro Sistema sanitario nazionale per lavorare c’è bisogno di aver completato un percorso di formazione specialistica o una formazione aggiuntiva in medicina generale. Mentre chiedevamo alle facoltà mediche di aumentare il numero degli studenti, parallelamente i cordoni della borsa sono andati restringendosi, portando questo numero di possibilità di accessi alla specializzazione – ripeto requisito indispensabile per poter lavorare in questo Paese nel Sistema sanitario nazionale – fino ad un minimo che, prima dell'ultima legge di stabilità era arrivata addirittura ad una disponibilità per solo 2.000 borse, più circa altri 800 posti finanziati dalle regioni per i medici di medicina generale.
  Grazie al lavoro fatto in occasione della legge di stabilità, questo numero è potuto lievitare a circa 3.300-3.400 posti ma Pag. 19siamo ancora ben lontani sia dal minimo storico del precedente anno, 4.500, sia dai fasti dei 5.000-5.500 che erano prima e comunque largamente lontani dal fabbisogno che abbiamo determinato in circa 8.500-9.000 laureati. Se non onoriamo tale fabbisogno rischiamo di veder provocare una marea di disoccupati di alto profilo, di disadattati da un sistema formativo che evidentemente li attrae ma non riesce poi a dare loro sbocchi e collocazioni. Eppure si tratta di studenti in gamba, che vengono reclutati poi facilmente, magari anche in università straniere, per le specializzazioni, e poi magari anche per quanto riguarda l'impiego, ma di questo parleremo dopo.
  Il motivo dell'urgenza e dell'interpellanza, quindi: siamo a giugno e ancora non sappiamo nulla, come dati certi, né del bando, né delle modalità del test nazionale, che, per fortuna, si è riusciti a introdurre, né del numero dei posti che effettivamente avremo a disposizione, e nemmeno della durata dei corsi. Ricordo a questo scopo che, nella fase di approvazione del decreto-legge n. 104 nel 2013, era stato possibile inserire un emendamento trasversale con il quale veniva, tra l'altro, prevista una rimodulazione della durata dei corsi, pur rimanendo nell'ambito della spendibilità in Europa, ma cercando di ottenere un accorciamento dei corsi di specializzazione anche al fine di ottenere un recupero di fondi da reinvestire, appunto, sul numero delle borse di specializzazione.
  Ebbene, come dicevo, se tutto va bene, noi adesso probabilmente attiveremo l'anno accademico 2013-2014 a ottobre, cioè siamo all'assurdo, al paradosso: l'anno accademico 2013-2014 comincerà per gli specializzandi quando nelle università comincerà l'anno accademico 2014-2015. Viene quasi da ridere, se non ci fosse da piangere.
  Ieri, dalla voce del Ministro, abbiamo appreso che forse il MIUR ha identificato una quota di fondi aggiuntiva – della quale peraltro non è stato quantificato l'ammontare e mi auguro che lei voglia oggi darci questa notizia, signor sottosegretario – e il Ministro stesso ha riconosciuto finalmente – ed era la prima volta che ascoltavo questo dato dalla voce del Ministro, ma peraltro lo sapevamo tutti – che gli studenti sono appunto 10 mila.
  Allora, vi è una situazione, tra l'altro, di incertezza anche dal punto di vista della conduzione degli attuali specializzandi, perché se non si affronta fino in fondo il problema della durata dei corsi, è impossibile anche rimodulare il programma formativo, che, da cinque anni, per esempio, deve essere ridefinito in un percorso di quattro anni. E tutto questo sta, in qualche modo, creando incertezza, non solo per coloro che debbono iscriversi ancora, ma anche per coloro che sono già iscritti e che non sanno se, come e quando potranno diplomarsi e specializzarsi, e sta creando problemi anche per la gestione delle scuole per quanto riguarda i consigli di scuola che gestiscono il percorso formativo di questi studenti.
  Girano, inoltre, voci e continuano a girare voci riguardanti il tentativo di far transitare gli specializzandi degli ultimi due anni nella rete ospedaliera. Questa è una brillante idea che è venuta a qualcuno e che vorrebbe trovare i fondi per le specializzazioni mandando gli specializzandi a lavorare come manovalanza a basso costo nei buchi del Servizio sanitario nazionale. In pratica, si otterrebbe in questo modo una copertura dei posti vacanti del Servizio sanitario nazionale grazie a personale ancora in formazione, ed è inutile sottolinearne la dequalificazione implicita che ne deriverebbe per quanto riguarda il Sistema sanitario nazionale, e anche la fine in qualche modo di una possibilità vera di formazione in posti qualificati per quanto riguarda questi studenti, perché si correrebbe il rischio di mandarli non dove loro hanno bisogno per essere formati, ma semplicemente dove c’è il buco da tappare. Allora capiamo bene che tutto questo sta portando il sistema, probabilmente, a risolvere il problema nel modo più sbagliato. Io vorrei e sarei lieto se anche su questo lei ci potesse tranquillizzare e dire una parola.Pag. 20
  Infine, vorrei che tenessimo tutti presente che, se queste soluzioni non ci saranno e non ci saranno subito, perché siamo – come dicevo – ormai a giugno e in fase anche avanzata, se queste rassicurazioni, se questi provvedimenti non ci saranno, il rischio – è bene che ce lo diciamo anche con estrema franchezza – quale è ? È quello di – come dicevo – non solo creare dei disadattati, non solo creare una nuova generazione di emigranti di lusso, ma è quello soprattutto di non avere poi il personale, tra cinque o sei anni, per coprire i posti del Servizio sanitario nazionale.
  Infatti, c’è un invecchiamento della popolazione medica, che era la ragione per la quale, poi, si erano ampliati i corsi di formazione in medicina (questo era stato il motivo per cui c'era stato chiesto di ampliare il numero di posti a disposizione per gli studenti in medicina), e, se non verrà completato come iter formativo fino alla specializzazione, porterà tra breve il Servizio sanitario nazionale ad avere dei grossi buchi nella sua rete di professionisti. Ma – e questa è invece una perdita secca immediata – dobbiamo tener presente che ogni studente, ogni neolaureato in medicina che se ne va all'estero trasporta con sé e disperde quindi, dal punto di vista dell'interesse nazionale, tutto l'investimento formativo che su di lui era stato fatto per sei anni, un investimento che, mi dicono, può essere quantificabile in circa 100 mila euro. Quindi, questo è un Paese che continua a buttare risorse perché non è in grado nemmeno di programmare in qualche maniera i percorsi formativi degli studenti. Ecco, la domanda che le faccio molto semplicemente – e termino – è se è in grado di dirci quando uscirà questo bando, con quanti posti a disposizione, quale sarà la durata dei corsi, alla luce di quello che era previsto dal decreto-legge n. 104 del 2013, e se abbiamo rinunciato una volta per tutte a trasformare gli specializzandi in tappabuchi favorendo, invece, la completezza della loro formazione attraverso il meccanismo che dallo stesso decreto-legge n. 104 del 2013 era previsto. La ringrazio per quanto vorrà dirci.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Gabriele Toccafondi, ha facoltà di rispondere.

  GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, non posso che condividere la manifestazione di preoccupazione anche ora ricordata dall'onorevole interpellante, anche perché vi è assolutamente perplessità per l'esiguità delle borse di studio. Il Ministero dell'istruzione, insieme al Ministero della salute e soprattutto al Ministero dell'economia e delle finanze sta lavorando, anche in questi giorni, in queste settimane, per reperire risorse aggiuntive, perché questo è assolutamente il nodo rispetto al numero residuo di borse di studio. La formazione specialistica dei medici è una delle priorità del MIUR e proprio per questo l'impegno è massimo, per reperire risorse aggiuntive e così aumentare il numero dei contratti di specializzazione che, negli ultimi anni, come ha ricordato anche l'onorevole interpellante, si è ridotto sensibilmente. In particolare, l'offerta formativa delle scuole di specializzazione di medicina, nell'ultimo biennio, si è attestata tra i 4.500 e i 5.000 contratti annui. Vi è da rilevare che nel 2014 la disponibilità complessiva di bilancio è di 600 milioni di euro, di questi, però, devono essere sottratti 513 milioni di euro circa, che sono utili per coprire i 19.442 contratti in essere, compresa la cosiddetta sospensione, la stima della cosiddetta sospensione determinata dai periodi di maternità delle specializzande. È quindi nell'ambito dei restanti 87 milioni di euro, nel 2014, che va quantificato il numero di contratti finanziabili. Considerando che il costo complessivo di un singolo contratto è di circa 25 mila euro, va da sé che il numero dei contratti che ne deriva per il prossimo anno accademico oscilla tra i 3.300 e i 3.500, e questa oscillazione è messa in collegamento alla Pag. 21quota di riserva che prudenzialmente il MEF mantiene qualora le previsioni relative alla cosiddetta sospensione si rivelassero sottostimate rispetto alla situazione a consuntivo. Come si può comprendere, le cifre dell'anno in corso sono insufficienti, malgrado – l'ha ricordato anche lei poc'anzi – abbiamo con la legge di stabilità fatto uno sforzo, come Ministero dell'istruzione insieme alla collaborazione anche del Parlamento, per reperire un finanziamento aggiuntivo di 30 milioni di euro.
  Ma per tornare ai 5 mila di due anni fa, di milioni ne occorrono 42. Il MIUR sta svolgendo il massimo impegno, insieme anche al Ministero dell'economia e delle finanze, per reperire queste risorse aggiuntive; e lo sforzo è fatto anche dal Ministero dell'istruzione stesso per reperirle al proprio interno (anche se, come tutti sappiamo, non disponiamo di risorse aggiuntive), per far sì che la cifra stimata, possibile da raggiungere in quest'anno, sia di almeno 4.500 borse.
  Per il futuro, il Ministero ha assunto l'impegno di intraprendere, d'intesa con il Ministero della salute, un'azione di Governo volta a finanziare un maggior numero di contratti di specializzazione, anche grazie alla durata dei corsi di specializzazione stessa. Ciò libererà risorse per nuovi posti, in quanto il finanziamento globale del percorso formativo per la formazione medico-specialistica sarà ridotto ad un lasso di tempo inferiore rispetto all'attuale.
  Gli interpellanti hanno poi accennato alle recenti innovazioni intervenute sul tema rispetto al decreto-legge n. 104 del 2013, il decreto-legge cosiddetto scuola, che all'articolo 21 ha previsto, al comma 2-bis, la riduzione della durata dei corsi di specializzazione; nonché, al comma 1, la modifica del sistema di accesso alle scuole di specializzazione in medicina, prevedendo la costituzione di una commissione di concorso a livello nazionale e la formazione, per ogni tipologia di scuola, della relativa graduatoria: superando quindi il sistema decentrato a livello di singole università, e fatta salva la possibilità di svolgere la prova secondo modalità telematiche. Inoltre, al comma 2-ter, è stato specificato il luogo di svolgimento dei periodi di formazione, mantenendo la necessaria conformità alla normativa vigente in materia e agli accordi fra le università e le aziende sanitarie.
  In merito alla modifica del sistema di accesso alle scuole di specializzazione, è in fase di perfezionamento il regolamento attuativo, sul quale si è espresso già il Consiglio di Stato: quindi le nuove selezioni partiranno con la nuova procedura già dal prossimo anno accademico.
  Con riguardo alla riduzione della durata dei corsi di specializzazione, i competenti uffici stanno lavorando, perché va tenuto conto della complessità dell'operazione, considerato che la riduzione della durata determina necessariamente la revisione degli ordinamenti didattici per ogni scuola di specializzazione. In definitiva, anche con riferimento alla possibilità di favorire l'attuazione del nuovo comma 2-ter dal punto di vista di un'auspicata rotazione degli specializzandi all'interno delle strutture cliniche, questa amministrazione intende dare piena attuazione a tutte le disposizioni dell'articolo 21, considerata la portata innovativa della norma e l'esigenza di dare adeguate risposte alla domanda di specialisti altamente qualificati provenienti sia dalle strutture sanitarie sia da parte degli utenti.

  PRESIDENTE. L'onorevole Gigli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, la ringrazio per quello che ha detto, e sulla correttezza delle cose che lei ha detto non ho nulla da eccepire: ne ero, e ne sono assolutamente consapevole.
  Debbo dire però che si continua a non vedere l'alba. L'unico dato positivo, che sarà certamente un elemento di moralizzazione, di trasparenza del sistema, è quello che riguarda la modalità di accesso: su questo mi pare di capire che ormai il prossimo concorso, è certo, avverrà secondo Pag. 22le nuove modalità. Questo è il registro dal suo intervento, e questo mi fa piacere: sono uno di coloro che hanno sostenuto questo tipo di urgenza, di necessità.
  Sull'altro aspetto, invece, quello che riguarda la durata dei corsi, di cui pure sono ben consapevole, perché l'emendamento a cui lei ha fatto riferimento del comma 2-ter o bis, non mi ricordo adesso che cosa fosse – fu un emendamento che trasversalmente, io ne ero il secondo firmatario, portammo in occasione del decreto-legge n. 104 del 2013.
  Quindi sono ben consapevole dell'importanza e della portata e tra i motivi per cui era stato introdotto quell'emendamento vi era proprio la speranza, come dicevo, di recuperare dei fondi. Ma qui invece registro, da quello che lei mi dice, che su questo terreno siamo abbastanza indietro ancora e io le faccio, se vuole, «il conto della serva» come si dice. Se fosse andata in porto rapidamente quella modificazione dell'ordinamento degli studi delle varie scuole di specializzazione noi avremmo potuto recuperare un quinto dell'attuale spesa. Il che voleva dire circa mille borse in più soltanto attraverso questo meccanismo ed era per questo anche che era stato pensato. Quindi resto male per il ritardo evidente nel dare soluzione a quanto previsto dall'emendamento approvato, il ritardo che si sta trascinando, che si sta determinando e credo che sicuramente questo ritardo non sarà possibile colmarlo – da quello che lei ha detto – in tempo utile per il bando dell'anno prossimo.
  E vorrei far presente che a furia di ruotare in senso orario ogni anno sfasando di due o tre mesi il termine dei concorsi, per la seconda volta noi ci troviamo nell'arco di dieci anni ad aver di fatto risucchiato un anno ai concorsi di specializzazione; il che vuol dire che ci sono state due «classi» di laureati in medicina che hanno dovuto disperdere la loro possibilità di accesso su un terreno di concorrenti molto più ampio proprio perché alla fine è come se fossero saltati due anni.
  Come dicevo prima, noi avvieremmo nel novembre di quest'anno e quindi all'inizio dell'anno accademico per tutti gli studenti universitari del 2014-2015, l'anno accademico 2013-2014 degli specializzandi. Ma questo era già avvenuto alcuni anni addietro.
  Bene, detto questo non posso che prendere atto dello sforzo che il MIUR sta facendo ma debbo, appunto, prendere atto anche del fatto che non esiste ancora al momento alcuna quantificazione di una disponibilità aggiuntiva da parte del Ministero dell'economia e delle finanze e che non esiste nemmeno una quantificazione nemmeno di quella che è la disponibilità immediata del Ministero dell'università da questo punto di vista. Il che vuol dire che evidentemente per il Ministero dell'economia e delle finanze, in particolare, questa non è una priorità nazionale. Ecco, io mi permetto di ribadire invece, e sono convinto che sia anche la sua opinione sottosegretario, che questa è una priorità nazionale ed è una priorità nazionale per i motivi che ho detto prima: per la tenuta del Sistema sanitario nazionale e per lo sperpero di risorse investite in formazione e fuga di personale qualificato con cui noi stiamo impoverendo l'Italia.
  Ma oltre che essere una priorità nazionale questa è una questione che tocca la giustizia e tocca i sacrifici di tante famiglie. La giustizia perché non è giusto avere illuso studenti tra i migliori che abbiamo in Italia dicendo loro che si apriva un percorso formativo che poi interrompiamo senza capacità di programmazione. Sarebbe stato meglio dire: riduciamo il numero degli iscritti. Dove andremo a trovare i medici ? Non lo so, li importeremo dal Terzo mondo in avvenire ma per quanto riguarda i nostri studenti noi siamo venuti meno ad un dovere di giustizia nei loro confronti.
  Abbiamo anche vanificato i sacrifici di tante famiglie perché accanto a quei 100 mila euro che costa al sistema la formazione di un nuovo laureato in medicina ci sono anche dei soldi che le famiglie hanno investito per quella formazione e che sono stati investiti a prezzo talvolta di enormi Pag. 23sacrifici. Ecco verso queste famiglie, soprattutto verso quelle più povere, noi stiamo mancando come Stato, come collettività.
  Ripeto: nessuno è obbligato ad avere il sistema sanitario che noi abbiamo se non possiamo permettercelo, ma allora è giusto dirlo a monte e dire che dobbiamo ridimensionarlo, dobbiamo ridurne la qualificazione e dobbiamo quindi non illudere dei ragazzi e delle famiglie nel momento in cui decidono quali studi perseguire quando escono dal liceo.
  Ecco io di più non so che cosa dirle se non veramente appellarmi alla sua sensibilità, alla sensibilità del Ministro Giannini, perché al più presto venga detto esattamente di che cifre possiamo disporre e perché il Ministro Giannini investa il Presidente del Consiglio di una responsabilità.
  Ripeto, una responsabilità nazionale, a questo riguardo; investa il Presidente del Consiglio di una responsabilità perché venga data una risposta che non può essere – lo capisco questo – soltanto nella disponibilità del MIUR ma deve diventare oggetto di un'attenzione ben più ampia di tutto il sistema.

(Iniziative volte a garantire la piena ed omogenea attuazione del programma «Garanzia per i giovani» – n. 2-00527)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Quartapelle Procopio n. 2-00527, concernente iniziative volte a garantire la piena ed omogenea attuazione del programma «Garanzia per i giovani» (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Quartapelle Procopio se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Signor Presidente, questo Governo, il Governo precedente e più in generale l'Unione europea hanno dato grandissima importanza al programma «Garanzia giovani», perché è un programma dell'Unione europea, declinato nei vari Paesi dell'Unione, che ha l'obiettivo da un lato di combattere la disoccupazione giovanile e dall'altro lato di facilitare l'inserimento dei giovani nel mercato del lavoro.
  Un solo dato basta per tutti: nell'ultimo anno in Italia sono stati persi 100 mila posti di lavoro di giovani. In questo progetto il ruolo delle regioni è assolutamente fondamentale, da un lato le regioni sono destinatarie della quasi totalità delle risorse che, ricordiamo a beneficio dei presenti, sono circa 1 miliardo e mezzo di euro; dall'altro lato, esse devono implementare il programma operativo nazionale. Al momento dell'interpellanza, quindi al momento della partenza del programma «Garanzia giovani», circa un mese fa, abbiamo avuto notizia a mezzo stampa che solo tre regioni avevano firmato la convenzione con il Ministero del lavoro per far partire il programma. Data l'importanza del ruolo delle regioni e dato il lavoro che tutti i deputati under 35 in questa legislatura hanno messo sul tema della disoccupazione giovanile e in particolare sul programma «Garanzia giovani», chiediamo al sottosegretario quali siano i dati a vostra disposizione. Passato un mese, ci auguriamo che alcune regioni nel frattempo abbiano firmato – abbiano ricevuto notizia anche a mezzo stampa – ma restiamo preoccupati in particolare delle regioni del Sud, che sono poi le regioni con il più alto tasso di disoccupazione giovanile. Inoltre, chiediamo quali siano le iniziative che il Governo sta prendendo per far sì che si metta un controllo su questi ritardi e il programma possa effettivamente spiegarsi nella sua utilità, che è da tutti condivisa.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Massimo Cassano, ha facoltà di rispondere.

  MASSIMO CASSANO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Quartapelle Procopio che pone l'attenzione del Governo sullo stato di attuazione Pag. 24delle iniziative assunte in relazione al piano nazionale di implementazione della «Garanzia giovani».
  A tal proposito ricordo che tale piano nasce come strumento di occupabilità e di attivazione, in attuazione della Raccomandazione del Consiglio UE del 22 aprile 2013, sull'istituzione di una garanzia giovani e si rivolge ai giovani che non studiano, non lavorano e non sono coinvolti in attività di formazione di età compresa tra i 15 ed i 29 anni, con un'attenzione particolare agli under 25, allo scopo di garantire un'offerta qualitativamente valida di lavoro, proseguimento degli studi, apprendistato o tirocinio o altra misura di formazione.
  Faccio presente che al fine di dare piena operatività a tale piano, accanto all'implementazione delle misure ordinarie nazionali (già previste nel decreto-legge n. 76 del 2013 e nel decreto-legge n. 104 del 2013), è stata convenuta l'adozione di un Programma operativo nazionale «Garanzia giovani», a titolarità del Ministero che rappresento, con le regioni e province autonome in qualità di gestori delegati, in quanto soggetti attuatori delle misure dirette di loro competenza (politiche attive del lavoro, formazione professionale, eccetera), che utilizza le risorse europee stanziate per tali finalità.
  La scelta di intervenire mediante un Programma operativo nazionale risponde all'esigenza di assicurare una serie di servizi e di opportunità il più possibile omogenei su tutto il territorio nazionale. Ferme restando, infatti, le caratteristiche socio-economiche delle singole realtà territoriali, il Programma introduce meccanismi volti ad uniformare l'offerta dei servizi mediante l'individuazione di specifiche linee di intervento in favore dei giovani: accoglienza, presa in carico e orientamento; formazione finalizzata all'inserimento lavorativo e, per i giovani di 15-18 anni, finalizzata al conseguimento di una qualifica; accompagnamento al lavoro; apprendistato; tirocini; servizio civile; sostegno all'autoimpiego e all'autoimpenditorialità; mobilità professionale transnazionale e territoriale; bonus occupazionale.
  Il tutto mediante la definizione di costi standard dei vari servizi, volti a introdurre virtuosi meccanismi di contendibilità sul piano nazionale, che non trascurano peraltro anche la possibilità di esercitare veri e propri poteri sostitutivi da parte dell'autorità nazionale nel caso in cui alcune regioni non siano in grado di rendere quei servizi che la «Garanzia giovani» richiede di attuare nei tempi previsti dalla regolamentazione comunitaria.
  Ricordo, che il Piano italiano per la Garanzia giovani, dopo la condivisione nell'ambito della struttura di missione, istituita dall'articolo 5 del decreto-legge n. 76 del 2013, è stato presentato alla Commissione europea il 23 dicembre 2013. Successivamente, nel rispetto del vigente quadro costituzionale, è stato dato avvio al processo di attuazione mediante la predisposizione di appositi tavoli di confronto tra il Ministero che rappresento, le regioni e la provincia autonoma di Trento.
  Tali incontri, attraverso la condivisione delle misure e delle modalità di attuazione univoche sul territorio nazionale, hanno condotto, fra l'altro, alla definizione del quadro di riferimento e conseguentemente all'adozione delle «schede di misura». Sono stati definiti, inoltre, gli indicatori per il monitoraggio del Piano e gli standard di costo nazionali per ciascuna misura.
  Ulteriori incontri bilaterali tenuti tra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e le regioni hanno consentito, inoltre, di valutare lo stato di avanzamento del Piano di esecuzione regionale ed hanno condotto all'elaborazione del sistema di profilazione degli utenti della Garanzia giovani, sistema che consente di individuare la distanza dei giovani dal mercato del lavoro.
  Faccio presente che lo scorso 4 aprile i competenti uffici del Ministero del lavoro e delle politiche sociali hanno inviato alle regioni ed alla provincia autonoma di Trento un'apposita convenzione per l'attuazione Pag. 25della Garanzia giovani, allegando ad essa gli esiti del lavoro di condivisione.
  Posso comunicare che ad oggi già 17 regioni hanno firmato con il Ministero che rappresento le rispettive convenzioni. Con le restanti regioni è in corso l'iter che condurrà quanto prima alla sottoscrizione dei relativi accordi.
  Ricordo, inoltre, che l'articolo 9 della Convenzione prevede che: «Qualora le istanze del monitoraggio evidenzino disallineamenti nell'implementazione del piano di attuazione regionale della Garanzia per i giovani, la regione (o provincia autonoma) e il Ministero concordano di porre in essere interventi mirati di rafforzamento, ivi inclusa la possibilità di un affiancamento da parte del Ministero del lavoro e delle sue agenzie strumentali e di eventuali condivisi interventi in sussidiarietà.
  Da ultimo, vorrei evidenziare, che alla data del 29 maggio scorso, hanno aderito a Garanzia giovani 67.751 giovani, di questi 43.127 lo hanno fatto attraverso il sito Internet nazionale www.garanziagiovani.it e 24.624 attraverso i portali regionali.

  PRESIDENTE. L'onorevole Valentina Paris ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta all'interpellanza Quartapelle Procopio n. 2-00527, di cui è cofirmataria.

  VALENTINA PARIS. Signor Presidente, devo dire che la risposta che ci arriva dal Governo non ci rassicura per le seguenti ragioni: l'ultimo dato che il sottosegretario indicava è quello che chiarisce la mole di aspettative da parte dei giovani italiani al programma «Garanzia giovani» perché sappiamo che in tutte le regioni d'Italia sono stati tantissimi i ragazzi e le ragazze che hanno utilizzato sia il portale nazionale che i portali regionali per capire quanta possibilità di avere risposte e opportunità di lavoro fossero state messe a disposizione dal programma, dal PON, «Garanzia giovani».
  Restano aperte, a nostro avviso, due perplessità su cui ci permettiamo di interloquire con il Governo. La prima è di ordine amministrativo-gestionale, potremmo dire.
  Siamo molto felici del fatto che 17 regioni oggi abbiano firmato i protocolli, però, sappiamo – è del Il Sole 24 Ore di qualche giorno fa – che le regioni hanno, in questo momento, due ordini di difficoltà: la prima, è gestire la mobilità interregionale. Ci sono tantissimi giovani del Mezzogiorno che chiedono di potere avere opportunità nel centro-nord, per ovvie ragioni, dato che c’è una speranza e un'aspettativa maggiore verso le regioni settentrionali. La seconda, è legata al fatto che abbiamo piattaforme difformi tra www.garanziagiovani.gov.it e i portali regionali. Questo mette nelle condizioni gli operatori regionali di dovere reinserire i dati dei giovani che si iscrivono. Per cui, se su questo fosse poi possibile supportare, anche perché riteniamo sia questa la fase in cui, appunto, il programma possa essere alleggerito.
  C’è una seconda perplessità, di tipo, però, più di governo e di indirizzo. Questa è una fase in cui, mentre il programma «Garanzia giovani» parte, il Governo si appresta a rimodulare il rapporto tra le materie concorrenti e le materie esclusive tra Stato e regione e a ipotizzare, nel disegno di legge delega attualmente in discussione al Senato, anche la costituzione di un'agenzia nazionale per il lavoro. Rispetto alla riorganizzazione di quello che deve essere il mercato del lavoro, di quello che complessivamente è il mondo del lavoro, noi ci permettiamo, in una interlocuzione evidentemente positiva e propositiva con questo Governo, di suggerire, per quanto attiene a «Garanzia giovani», un coinvolgimento maggiore dell'Agenzia nazionale per i giovani, che può diventare strumento non solo di affiancamento nella fase di informazione e comunicazione, ma anche strumento di riequilibrio, laddove si dovesse prendere atto che alcune regioni non sono in condizione di soddisfare gli input che il Governo ha dato.
  Ricordo che noi abbiamo alcune regioni che oggi sono in una condizione di accelerazione della spesa sui precedenti Pag. 26fondi europei, nelle quali vive il rischio, ovviamente, di non avere la capacità e la possibilità di utilizzare al meglio questo finanziamento.
  L'Agenzia, se coinvolta per tempo, potrebbe essere sicuramente un supporto, ma anche un input e uno stimolo in queste regioni.
  Ovviamente, rispetto al dato del 61 per cento di disoccupazione nel Mezzogiorno e per questo dopo il primo question time con il Ministro Poletti abbiamo ritenuto urgente giorni fa, forse un mese fa, se non ricordo male, calendarizzare questa interpellanza urgente. Il gruppo dei deputati under 35 è ovviamente a disposizione al fine di trovare le soluzioni migliori per fare in modo che il programma «Garanzia giovani», che è un investimento economico significativo ma, soprattutto, un investimento politico per il futuro di questo Paese, abbia la più rapida ed efficace applicazione nel nostro Paese.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Paris, anche per la sintesi.

(Intendimenti del Governo circa la stipula di una convenzione bilaterale con il Senegal in tema di sicurezza sociale – n. 2-00555)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Scotto n. 2-00555, concernente intendimenti del Governo circa la stipula di una convenzione bilaterale con il Senegal in tema di sicurezza sociale (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Scotto se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, l'11 e il 12 dicembre 2013, come il Governo sa, si è tenuta a Dakar una tavola rotonda. Il titolo era emblematico: «Costruire un ponte tra Italia e Senegal». Questa tavola rotonda, questo confronto, ha visto discutere insieme e confrontarsi Governi, le università, gli enti previdenziali, le associazioni, e si è convenuto che occorreva provare ad accelerare un lavoro di cooperazione tra i nostri due Stati.
  La cooperazione tra gli Stati è ovviamente una scelta importante – il nostro Paese è sempre stato impegnato in accordi bilaterali – ed essa si realizza attraverso la stipula di convenzioni.
  All'interno di queste convenzioni si ragiona innanzitutto sull'esportabilità delle prestazioni, su come i lavoratori migranti in quei contesti hanno la possibilità di totalizzare i contributi e di godere di quella pensione che hanno maturato in patria e nel lavoro che hanno fatto all'estero.
  La Commissione europea nel corso degli anni ha incentivato questa dimensione di coordinamento in materia di sicurezza sociale, una strategia comune dei vari regimi di protezione sociale e anche verso i Paesi terzi. L'obiettivo è garantire la parità tra lavoratori stranieri e lavoratori italiani, perché quei lavoratori stranieri pagano i contributi nel nostro Paese, hanno una funzione sociale e professionale importante e contribuiscono alla crescita del nostro prodotto interno lordo e della nostra ricchezza diffusa.
  Ci sono già state in passato convenzioni – penso all'ultima, quella del 1987 con la Tunisia – ma con il Senegal non c’è mai stata una stipula definitiva. Noi chiediamo, vista l'importanza degli accordi bilaterali per costruire e creare anche un contesto migratorio consapevole e sicuro, che questi accordi bilaterali vadano avanti, vadano avanti perché altrimenti si determinerebbe una condanna per tante persone che hanno lavorato regolarmente e pagato i contributi e che non potrebbero riscuotere le prestazioni che hanno maturato.
  Molti altri Paesi sono più avanti di noi e noi sappiamo, perché viviamo in Italia, che l'assenza di una certezza nella carriera professionale, come per gli italiani tanto per gli stranieri, incentiva il lavoro nero, il lavoro sottopagato, una condizione in cui la qualità del lavoro non è garantita e, lasciando il migrante senza alcun supporto materiale per ritornare nel proprio Paese in un difficile cammino che fa dopo Pag. 27una vita di lavoro qui, si rischia di determinare un corto circuito, si rischia di alimentare persino la clandestinità.
  Dunque, la domanda che noi poniamo è quale sia lo stato dei rapporti attuali tra Italia e Senegal, sapendo che la comunità senegalese in questo Paese è una comunità molto importante e molto integrata, quali siano i tempi, le modalità e i contenuti per un accordo bilaterale che noi riteniamo necessario e urgente.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Massimo Cassano, ha facoltà di rispondere.

  MASSIMO CASSANO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, l'onorevole Scotto pone all'attenzione del Governo la necessità di stipulare una convenzione di sicurezza sociale con il Senegal. Ricordo che le convenzioni bilaterali di sicurezza sociale nascono per rimuovere gli ostacoli che potrebbero precludere ai lavoratori migranti il pieno godimento dei diritti previdenziali; esse tendono perciò ad assicurare ai lavoratori l'acquisizione o il mantenimento dei diritti previdenziali nel caso in cui svolgano la loro attività professionale nel territorio dei Paesi contraenti. Tali convenzioni assicurano, inoltre, competitività alle imprese, evitando il versamento di una doppia contribuzione per i lavoratori distaccati in un Paese straniero.
  Le autorità senegalesi hanno più volte proposto la negoziazione di una convenzione bilaterale e tuttavia devo far presente che allo stato l'avvio di concrete trattative in tal senso è stato finora rinviato per i rilevanti effetti finanziari che derivano dalla adozione di tale tipologia di accordi.
  L'Italia del resto vuole intraprendere una strada diversa con nuove regole che possano definire una nuova strategia per la sicurezza sociale internazionale, basate sulla necessità di sostenere e accompagnare la crescente mobilità del lavoro e favorire gli investimenti italiani ed esteri.
  In questa prospettiva, la valutazione degli oneri finanziari risulterebbe compensata dai benefici che deriverebbero al sistema Paese nel suo complesso. Peraltro, è utile precisare che nel nostro ordinamento è già presente una disciplina in materia di tutela pensionistica dei lavoratori extracomunitari. Mi riferisco all'articolo 18 della legge n. 189 del 2002, che, in caso di rimpatrio del lavoratore extracomunitario, ne tutela i diritti previdenziali e di sicurezza sociale maturati e gli consente di beneficiarne al compimento dell'età pensionabile, anche in deroga al requisito contributivo e indipendentemente dalla vigenza di un accordo di reciprocità.
  Da ultimo, faccio presente che il Ministero degli affari esteri, espressamente interpellato sulla questione, ha comunicato di avere attivato, in favore dei migranti senegalesi che operano in Italia, alcuni programmi di protezione sociale e sviluppo del settore privato. Ricordo, in particolare, l'iniziativa «Piattaforma di appoggio al settore privato», che supporta lo sviluppo delle PMI, facilitando l'accesso al credito attraverso la microfinanza; il progetto «MIDA Italia», che sostiene gli immigrati senegalesi che intendono dare vita ad attività generatrici di reddito nei loro Paesi di origine; l'iniziativa «Fondazioni4Africa», che opera a sostegno delle popolazioni rurali al fine di valorizzare il ruolo delle associazioni dei migranti senegalesi, e l'iniziativa www.mandaisoldiacasa.it, sito informativo che ha il fine di stimolare gli operatori del mercato del trasferimento.

  PRESIDENTE. L'onorevole Scotto ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, non vi è dubbio che nella risposta del sottosegretario Cassano vi siano degli elementi positivi, di attenzione, che, ovviamente, vanno valutati per quello che sono. Tuttavia, noi pensiamo che non vada abbandonata la strada della convenzione, degli accordi bilaterali, perché è una pratica molto più diffusa; soprattutto nell'Unione europea, è «la pratica».
  Ed è chiaro che, se questa è la strada, credo che il nostro Paese debba riprendere Pag. 28a intraprenderla, perché sarebbe un errore immaginare che vi sia una disparità di trattamento. Infatti, le disparità di trattamento determinano disuguaglianza, risentimenti e, talvolta, anche nel difficile percorso di integrazione nel nostro Paese, paura. Quindi, pensiamo che si debba procedere in questa direzione.
  I progetti che sono illustrati sono fondamentali (supporto, in quel Paese, alla microfinanza, a investimenti, a facilitare un impegno della nostra cooperazione e delle nostre imprese), ma noi abbiamo tanti lavoratori e tante lavoratrici che hanno portato qui saperi, conoscenza, professionalità, proprio come tanti nostri connazionali fecero altrove, in tante parti del mondo. Questa è stata la grande forza del nostro Paese, il grande capitale umano e sociale, e credo che questo sia talmente importante che non vada abbandonata la strada dell'accordo bilaterale.
  Accanto a questo, approfitto della presenza del Governo per porre una questione. Vedo che qui vi è anche il sottosegretario per le infrastrutture e i trasporti, che so essere persona molto attenta. Noi chiediamo al Governo un'informativa urgente sulla vicenda del Mose, a fronte degli scandali che si sono moltiplicati, alla vicenda delle tangenti, che dimostrerebbero, ancora una volta, quanto le procedure per le grandi opere – lo ha detto lo stesso Raffaele Cantone –, con le deroghe alla legge sulle commesse e la discrezionalità amministrativa, determinino una situazione in cui il malaffare, le tangenti, l'opacità, la fanno da padroni.
  Noi siamo garantisti ovviamente, ma di fronte alla quantità di denaro che è girato e che avrebbe foraggiato imprese, partiti e istituzioni, e dopo che noi abbiamo presentato tante interpellanze e chiesto tante informative nel corso dell'ultimo anno, chiediamo che ci sia un'immediata presenza da parte del Governo per descrivere lo stato dell'arte di fronte a una grande opera che ovviamente oggi è su tutti i giornali per cose che noi riteniamo molto gravi.

(Elementi ed iniziative in ordine alla realizzazione del progetto della variante della Tremezzina lungo la strada statale n. 340 in provincia di Como – n. 2-00525)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Guerra n. 2-00525, concernente elementi ed iniziative in ordine alla realizzazione del progetto della variante della Tremezzina lungo la strada statale n. 340 in provincia di Como (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Guerra se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  MAURO GUERRA. Signor Presidente, sottosegretario, l'interpellanza prende le mosse da una condizione di particolare emergenza che si era determinata per la viabilità sul lago di Como nella fine di aprile, a seguito di una frana che ha provocato l'interruzione della statale n. 36 che collega Milano-Lecco con la Valtellina. A seguito di questa interruzione il traffico pesante, tutto il traffico della statale n. 36, è stato dirottato sulla statale n. 340, che è quella che percorre la sponda occidentale del Lago di Como, provocando un blocco totale per più di una giornata della circolazione e di ogni possibilità di circolazione.
  Nel 2013, un anno fa, si era già verificato un evento analogo e, anche in quell'occasione, lo spostamento del traffico sulla statale n. 340 aveva determinato il blocco e la paralisi totale del traffico. Ma queste situazioni e queste condizioni di particolare urgenza e di paralisi completa sono solo l'epifenomeno di una condizione permanente di emergenza sulla statale n. 340 «Regina» sul lato occidentale del Lago di Como. Lì c’è una condizione molto particolare: è l'unica via di collegamento per quella sponda del lago, non ci sono altre strade. Negli ultimi decenni si sono avuti ripetuti franamenti, blocchi e interruzioni. Quando si blocca la statale n. 340 «Regina» in quella parte del centro lago non c’è più possibilità di collegamento per circa 60 chilometri di strada tra Como, Sondrio, la Valtellina e la Svizzera.Pag. 29
  La statale n. 340 è una statale di collegamento internazionale, porta in Svizzera da Como. La statale n. 340, ha ancora dei tratti, essendo l'unica strada, costruiti praticamente su palafitte sulle sponde del lago in condizioni di tenuta idrogeologica precarie, che spesso danno luogo a franamenti e a situazioni d'impossibilità di continuare a servire la mobilità.
  La statale n. 340 «Regina» ha dimensioni di calibro, in alcuni tratti, nella parte della Tremezzina in particolare, assolutamente inadeguate rispetto al traffico pesante che la percorre e al traffico turistico molto intenso nella stagione estiva. C’è oggettivamente l'impossibilità, in diversi tratti, di incrociare un pullman con un camion, o un camion con un'auto. Quindi, è una condizione particolarmente grave e pesante, non solo per le popolazioni che lì risiedono e che si devono spostare all'interno di quest'area, ma per le funzioni di collegamento che la n. 340 «Regina» ha verso la Valtellina, la Valchiavenna, verso la Svizzera stessa.
  Ora, la faccio breve: data questa situazione di emergenza, da anni si sta lavorando alla progettazione di una variante nella zona più a rischio, che è quella della Tremezzina appunto, nella tratta Colonno-Griante. Questa progettazione è stata oggetto di una serie di atti convenzionali che hanno interessato il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la regione Lombardia, la provincia di Como, la camera di commercio, gli enti locali, che hanno contribuito a finanziare questa fase di progettazione. Siamo ormai in dirittura d'arrivo con la progettazione definitiva da questo punto di vista.
  L'opera è notevole come impatto economico (330 milioni di euro è la previsione e la stima dell'intervento), per le caratteristiche che ha la strada e per la necessità di un intervento, in grande parte in galleria, che tenga conto delle caratteristiche di pregio ambientale e paesistico dell'ambiente e della zona.
  Ora vi è l'esigenza di un chiarimento sulle prospettive relative alla variante della «Tremezzina» e vi è l'esigenza di fare una verifica rispetto a tre questioni. Le richiamo rapidamente e poi sono pronto ad attendere la risposta che verrà dal sottosegretario.
  I tre livelli di intervento che sono necessari in quella condizione sono i seguenti. Intanto un piano di emergenza, che consenta di evitare che, nel caso di blocchi sulla statale n. 36, dall'altra parte, si ripetano condizioni come quelle avvenute nell'aprile di quest'anno e nell'aprile e nel maggio dello scorso anno, per i quali, per uno o più giorni, un'intera via, un'intera strada ed un'intera sponda del lago viene assolutamente bloccata, anche nelle possibilità di spostamenti minimi da un paese all'altro di qualche chilometro, perché tutto resta bloccato. Si tratta quindi di piani di emergenza che prevedano di evitare lo spostamento del traffico pesante, in caso di blocco della statale n. 36, sulla «Regina».
  Poi la richiesta è quella che il Governo si faccia promotore di un'iniziativa per un tavolo permanente, che verifichi le condizioni d'intervento immediato per intervenire su alcuni punti di strettoia, sui quali, con poche risorse economiche, si possono fare interventi di fluidificazione del traffico, e per garantire interventi di vigilanza infotelematica e di informazione, che agevolino il traffico nelle zone dove ci sono le strettoie e dove, quindi, particolarmente pesante è il flusso del traffico pesante.
  Poi chiediamo al Governo di farsi promotore di una verifica con gli altri soggetti sottoscrittori delle convenzioni, alle quali ho fatto riferimento prima, per la realizzazione della variante, una verifica di quali possano essere e siano credibilmente i percorsi che possano condurre al reperimento delle risorse necessarie per avviare e dare una prospettiva di avvio ai lavori di realizzazione della variante.

  PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'Università di Napoli della facoltà di Scienze politiche, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Umberto Del Basso De Caro, ha facoltà di rispondere.

Pag. 30

  UMBERTO DEL BASSO de CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, con riferimento alle problematiche segnalate, sono state assunte dettagliate informazioni presso la società ANAS.
  Come rappresentato anche dagli onorevoli interpellanti, il tracciato della strada statale n. 340 «Regina», in particolare la parte che attraversa i centri abitati di Colonno, Sala Comacina, Ossuccio, Lenno, Mezzegra, Tremezzo e Griante, presenta caratteristiche geometriche inadeguate all'attuale flusso veicolare.
  Nel luglio 2007 il MIT, l'ANAS, la regione Lombardia, la provincia e la camera di commercio di Como hanno sottoscritto una convenzione, aggiornata ed integrata con gli atti aggiuntivi del 21 settembre 2009 e del 6 febbraio 2013, relativa alla progettazione ed al finanziamento della cosiddetta «variante di Tremezzina», esterna ai centri abitati della statale «Regina», tra Colonno e Griante. Tale intervento si sviluppa per circa 9,9 km con una sezione stradale di categoria C2, vale a dire strada extraurbana secondaria con una corsia per senso di marcia e banchine laterali.
  In base agli impegni assunti con la sopraccitata convenzione, la provincia di Como ha presentato il progetto preliminare, approvato dall'ANAS con delibera n. 182 dell'8 giugno 2012, ed ha in corso di redazione il progetto definitivo e lo studio d'impatto ambientale, da sottoporre all'iter procedurale previsto dalla normativa vigente, quindi VIA e localizzazione dell'opera ai fini urbanistici.
  L'infrastruttura, inserita nel Piano degli investimenti ANAS 2007-2011, ha un costo complessivo di 330 milioni di euro. Le risorse necessarie per la realizzazione saranno individuate nell'ambito dei futuri contratti di programma MIT-ANAS.
  Nel tratto della strada statale n. 340, compreso tra Como ed Argegno, sono presenti sei strettoie (a Colonno, Sala Comacina, Ossuccio, Lenno ed Argegno) che costringono il passaggio veicolare, a senso unico alternato, nel caso di transito contemporaneo ed in senso opposto di due mezzi pesanti.
  A seguito di numerose riunioni tecniche tenutesi presso la prefettura di Como, si è convenuto di gestire la viabilità nelle strettoie di Colonno, Sala Comacina e Ossuccio con semafori intelligenti, installati e gestiti dalla provincia di Como, che si attivano al transito di uno o più autocarri.
  Per regolamentare la circolazione stradale ed evitare blocchi e/o rallentamenti nel tratto interessato, il 9 aprile 2013, d'intesa con gli enti territoriali, le istituzioni locali e la prefettura di Como, è stata emanata l'ordinanza sperimentale compartimentale n. 32, concernente la regolamentazione del traffico pesante lungo la strada statale n. 340 da aprile ad ottobre 2013.
  Considerato l'esito soddisfacente dell'esperienza, il 16 aprile 2014 si è tenuto un tavolo tecnico presso la prefettura di Como, alla presenza degli enti locali, delle associazioni di categoria degli autotrasportatori e della camera di commercio locale, con lo scopo di valutare la possibilità di rinnovare, per il periodo aprile-ottobre del corrente anno, l'ordinanza sperimentata nel corso della passata stagione turistica. Il 18 aprile scorso, pertanto, è stata emanata l'ordinanza n. 56 in base alla quale «la circolazione dei veicoli o complessi di veicoli con lunghezza superiore a 8,60 metri, che non effettuano trasporto di persone e/o merci con origine o destinazione compresa tra Argegno e Menaggio, avvenga, in via sperimentale e per il periodo compreso tra il 22 aprile 2014 ed il 18 ottobre 2014, con le seguenti modalità: dalle ore 6,30 alle ore 14,00 circolazione consentita nel senso di marcia Colonno-Ossuccio, tra il chilometro 20+062 e il chilometro 23+470; dalle ore 14,00 alle ore 19,30 circolazione consentita nel senso di marcia Ossuccio-Colonno tra il chilometro 23+470 e il chilometro 20+062; in fascia oraria 19,30-06,30, invece, la circolazione sarà libera per tutte le categorie di veicoli».
  Nel periodo compreso tra ottobre ed aprile vigono, invece, le ordinanze n. 133 Pag. 31del 20 dicembre 2007 e n. 96 del 6 maggio 2011, che prevedono un senso unico alternato, a fasce orarie, nel tratto compreso tra gli abitati di Argegno e Lenno, con una limitazione di lunghezza per gli autocarri che percorrono il tratto compreso tra Como e Menaggio.
  Oltre ai provvedimenti di tipo amministrativo sopraccitati, nel corso del 2011, l'ANAS ha eseguito un intervento volto all'allargamento della sede viabile in località Ossuccio e ha installato 7 pannelli a messaggio variabile per dare informazioni all'utenza in caso di blocchi o rallentamenti della circolazione stradale. Tali disposizioni hanno complessivamente migliorato, nel quotidiano, la fluidità della circolazione stradale sulla strada statale n. 340.
  Per quanto riguarda la richiesta di predisporre un'ulteriore strumentazione tecnica (nel caso di specie, installazione di un sistema di video-sorveglianza), si comunica che lo scorso 9 maggio si è tenuta, presso la prefettura di Como, una riunione al fine di valutare le opportune soluzioni per migliorare la fluidità della circolazione stradale nel tratto della statale che attraversa il territorio della Tremezzina.
  Alla presenza del rappresentante del MIT, della regione Lombardia, degli enti locali, della camera di commercio, dei comandanti delle forze dell'ordine e della polizia locale comunale, si è convenuto di integrare i semafori intelligenti, posizionati a monte e a valle della strettoia, con un sistema radar in grado di bloccare l'attivazione del verde semaforico, qualora, nel senso opposto, sia fermo un mezzo pesante all'interno del restringimento, fino a che la strettoia non ritorni libera. Tale progetto, proposto dalla regione Lombardia, ha un costo di circa 160 mila euro da suddividere tra la regione Lombardia, l'ANAS e la camera di commercio di Como. Sarà, poi, compito dell'ANAS provvedere all'installazione e alla gestione dei sistemi tecnologici.
  In attesa delle opportune verifiche finanziarie per l'attuazione dell'intervento, la regione Lombardia dovrà trasmettere all'ANAS il progetto sopradescritto, onde valutare la compatibilità dello stesso con gli attuali sistemi, software e hardware, in funzione presso la sala operativa compartimentale.
  Il progetto in esame prevede il posizionamento di 4 sistemi radar, da realizzarsi a step successivi (cioè una strettoia per volta). Si è, inoltre, stabilito, nel corso dell'ultimo incontro con i rappresentanti degli enti interessati, di attuare una prima verifica entro settembre 2014, con la valutazione e la condivisione del progetto tra l'ANAS, la regione Lombardia e la provincia di Como entro il prossimo mese di giugno.
  Per quanto attiene, infine, al piano di emergenza da attuare nel caso di interruzione sulla strada statale 36, faccio presente che lo stesso viene gestito direttamente dalla prefettura di Lecco, così come si è verificato il 23 aprile scorso, con la caduta di massi dal monte San Martino sulla strada statale in argomento, con la chiusura della strada statale 36 per circa 20 ore.

  PRESIDENTE. L'onorevole Guerra ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  MAURO GUERRA. Signor Presidente, grazie. Signor sottosegretario, la ringrazio per la ricostruzione e chiedo però la sua attenzione, ribadendo una richiesta di impegno che era contenuta nell'interpellanza, rispetto alla quale chiedo che, anche al di là di questa discussione di oggi, vi sia un'assunzione di impegno e di responsabilità da parte del Governo.
  Siamo in presenza – l'ha detto lei nella risposta – di una strada, l'unica per quel territorio, l'unica (perché se ce ne fossero altre...), che ha caratteristiche inadeguate rispetto al traffico che la percorre.
  Siamo in presenza di un tratto, quello tra Colonno e Griante, nel quale la strada, con queste caratteristiche inadeguate e con un traffico sempre crescente, attraversa centri abitati, con le conseguenze in tema di sicurezza, di inquinamento ambientale e via dicendo che sono immaginabili.Pag. 32
  Siamo in presenza di una strada che è a rischio di tenuta idrogeologica in molti punti.
  Io torno, a partire da queste considerazioni, a porre la questione di fondo, cioè la richiesta al Governo di assumere un'iniziativa verso la regione Lombardia, la provincia di Como, la Camera di commercio e gli enti firmatari delle convenzioni e degli atti aggiuntivi, per una verifica delle possibilità future di finanziamento della variante della Tremezzina.
  Lei ha fatto riferimento, sottosegretario – me lo sono segnato – alla possibilità di finanziamento nei futuri contratti di programma ANAS. La mia richiesta, visto che siamo nella fase di chiusura della progettazione definitiva – così mi risulta – da parte della provincia, è che, a breve, il Governo assuma un'iniziativa per verificare – atteso anche che, attraverso organi di stampa ed alcuni incontri, dalla regione Lombardia è venuta la manifestazione di una qualche disponibilità a partecipare in qualche modo al finanziamento dell'intervento – come e quando e in quali contratti di programma possa essere ragionevolmente previsto il finanziamento dell'intervento.
  Poiché parliamo comunque di anni che abbiamo davanti, anche reperendo i finanziamenti si vive una condizione di emergenza permanente, quindi vi sono gli interventi di fluidificazione sui quali si è soffermato il sottosegretario. Anche rispetto ai medesimi, svolgo due considerazioni: accolgo con favore – naturalmente ne ero a conoscenza – la progettazione del sistema radar di videosorveglianza, che va ad implementare i semafori intelligenti. Tutto quello che tecnologicamente è possibile fare per alleviare quella condizione credo debba essere il più rapidamente possibile finanziato e messo in cantiere.
  Rispetto alle condizioni di emergenza derivanti da situazioni come quella della chiusura della statale n. 36, mi permetto di insistere perché ci sia un'iniziativa, una verifica da parte del Governo in questo senso. Si dice: «il piano di emergenza è affidato alla prefettura di Lecco». Il punto è proprio questo. La prefettura di Lecco è intervenuta, naturalmente sulla parte di Lecco, dove c'era la strada che si è chiusa e che si è bloccata. E qual è stato l'intervento ? È stato quello di dirottare tutto il traffico che transitava da quella parte sulla statale n. 340 «Regina», con ritardi – dico ritardi per non dire altro – nell'avvisare chi, sulla statale n. 340 «Regina», ha competenza civile (i sindaci, gli amministratori, la provincia di Como e via dicendo). Pertanto, sulla statale n. 340 «Regina» si è determinata una situazione di paralisi completa, cioè per 10 ore non si è mosso nessuno su quella strada, con condizioni anche di ordine pubblico e di difficoltà per le popolazioni.
  Il punto è proprio questo: occorre un piano che, nel caso in cui ci sia un nuovo blocco sulla statale n. 36, che, purtroppo, è soggetta ad interventi di questo genere, preveda qualcosa di diverso dal semplice spostamento dei flussi di traffico, soprattutto di quello pesante, che non riesce a passare nelle strettoie, sulla Tremezzina, nell'interesse, non soltanto di chi vive in quel territorio, ma nell'interesse anche di chi viene deviato. Infatti, se qualcuno, che viene deviato per un blocco su una strada, va a finire su un'altra strada bloccata per dieci ore, non abbiamo fatto un grande passo avanti. Pertanto, insisto nel sottolineare l'esigenza di un piano coordinato da questo punto di vista.
  L'ultima cosa ed ho finito: nelle more del lavoro rispetto alla progettazione e alla realizzazione della variante, mentre va avanti questo intervento sui sistemi radar e auspico un piano di emergenza che tenga conto delle cose che ho appena detto, chiedo anche la disponibilità del Governo a lavorare sulla possibilità di verificare interventi di molto minor costo su alcuni punti critici delle strettoie e delle situazioni di difficoltà esistenti, con riferimento ai quali, anche con interventi di manutenzione straordinaria nell'ambito della pianificazione ANAS degli interventi di manutenzione straordinaria, possono essere fatti alcuni piccoli interventi mirati che possono consentire di alleviare una condizione che – mi creda, signor sottosegretario, io la invito a venire da quelle Pag. 33parti – in un giorno d'estate, con il traffico turistico e pesante che passa lì, rischia anche di creare condizioni difficili per la tenuta dell'ordine pubblico. Siamo in una condizione davvero drammatica per molti aspetti e che merita una particolare attenzione. La ringrazio per questo.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sui lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Avverto che, con lettera trasmessa in data di ieri, il presidente della Commissione ambiente, Ermete Realacci, ha rappresentato l'esigenza, emersa all'unanimità dei rappresentanti dei gruppi in Commissione, di differire l'inizio in Aula dell'esame del decreto-legge recante misure urgenti in favore delle popolazioni dell'Emilia-Romagna colpite dal terremoto e dai successivi eventi alluvionali verificatisi tra il 17 e il 19 gennaio 2014, nonché per assicurare l'operatività del Fondo per le emergenze nazionali, già previsto per lunedì 9 giugno. A seguito di tale richiesta, l'esame del predetto disegno di legge di conversione sarà iscritto all'ordine del giorno della seduta di mercoledì 11 giugno, dopo il seguito dell'esame delle leggi europee.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 9 giugno 2014, alle 14:

  1. – Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
   Disposizioni concernenti partecipazione a Banche multilaterali di sviluppo per l'America latina e i Caraibi (C. 2079-A).
  — Relatore: Gentiloni Silveri.

  2. – Discussione sulle linee generali delle mozioni Migliore ed altri n. 1-00440, Bargero ed altri n. 1-00200, Grande ed altri n. 1-00286 e Dorina Bianchi e Piccone n. 1-00484 concernenti iniziative a favore delle vittime dell'amianto.

  3. – Discussione sulle linee generali della mozione Tabacci, Taricco, Palese, Lavagno, Dorina Bianchi, Monchiero ed altri n. 1-00265 in materia di semplificazione normativa e amministrativa.

  4. – Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:
   Ratifica ed esecuzione dell'Accordo interno tra i rappresentanti dei Governi degli Stati membri dell'Unione europea, riuniti in sede di Consiglio, relativo al finanziamento degli aiuti dell'Unione europea forniti nell'ambito del quadro finanziario pluriennale per il periodo 2014-2020 in applicazione dell'Accordo di partenariato ACP-UE e all'assegnazione di assistenza finanziaria ai Paesi e territori d'oltremare cui si applicano le disposizioni della parte quarta del trattato sul funzionamento dell'UE, fatto a Lussemburgo e a Bruxelles, rispettivamente il 24 giugno e il 26 giugno 2013 (C. 2083-A).
  — Relatore: Quartapelle Procopio.
   S. 1315 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla creazione del blocco funzionale dello spazio aereo Blue Med tra la Repubblica italiana, la Repubblica di Cipro, la Repubblica ellenica e la Repubblica di Malta, fatto a Limassol il 12 ottobre 2012 (Approvato dal Senato) (C. 2280).
  — Relatore: Alli.

  La seduta termina alle 12,10.