XVII LEGISLATURA
COMUNICAZIONI
Missioni valevoli nella seduta dell'8 settembre 2014.
Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Amici, Balduzzi, Bellanova, Biondelli, Bobba, Bocci, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bressa, Carinelli, Casero, Castiglione, Centemero, Cirielli, Costa, Dambruoso, Del Basso de Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Di Salvo, Manlio Di Stefano, Fedriga, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Legnini, Lorenzin, Lotti, Lupi, Mannino, Merlo, Mogherini, Nicoletti, Orlando, Pes, Pisicchio, Pistelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Domenico Rossi, Rughetti, Scalfarotto, Scotto, Sereni, Sisto, Spadoni, Tabacci, Taglialatela, Velo, Vignali, Zanetti.
Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.
A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
I Commissione (Affari costituzionali):
MANNINO ed altri: «Modifica all'articolo 1 della legge 31 ottobre 1965, n. 1261, in materia di erogazione dell'indennità parlamentare in caso di sottoposizione di un membro del Parlamento a custodia cautelare o arresti domiciliari» (2545) Parere delle Commissioni II e V.
VI Commissione (Finanze):
ALBINI ed altri: «Modifiche all'articolo 15 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, nonché al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, in materia di agevolazioni per le spese funerarie» (2547) Parere delle Commissioni I, V, XII e XIV.
Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e IV (Difesa):
CATANOSO GENOESE: «Modifica all'articolo 635 del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, e altre disposizioni in materia di parametri fisici per l'ammissione ai concorsi per il reclutamento nelle Forze armate, nelle Forze di polizia e nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco» (2564) Parere della XIII Commissione.
Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.
La Commissione europea, in data 5 settembre 2014, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Relazione sull'esecuzione della comunicazione della Commissione «Le malattie rare: una sfida per l'Europa» [COM(2008) 679 definitivo] e della raccomandazione del Consiglio dell'8 giugno 2009 su un'azione nel settore delle malattie rare (2009/C 151/02) (COM(2014) 548 final), che è assegnata in sede primaria alla XII Commissione (Affari sociali);
Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione in conformità del punto 13 dell'accordo interistituzionale del 2 dicembre 2013 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (domanda EGF/2013/002 BE/Carsid del Belgio) (COM(2014) 553 final), che è assegnata in sede primaria alla XI Commissione (Lavoro);
Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'attuazione della decisione quadro 2008/919/GAI del Consiglio, del 28 novembre 2008, che modifica la decisione quadro 202/475/GAI sulla lotta contro il terrorismo (COM(2014) 554 final), che è assegnata in sede primaria alla II Commissione (Giustizia).
Comunicazione di nomina governativa.
Il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 8 settembre 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 11 della legge 23 agosto 1988, n. 400, la comunicazione relativa alla nomina del dottor Santi Giuffrè a Commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura.
Questa comunicazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla II Commissione (Giustizia).
Atti di controllo e di indirizzo.
Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.
INTERPELLANZE URGENTI
Elementi circa l'utilizzo dei dati trasmessi dalla Rai al Governo in tema di trasparenza dei curricula e dei compensi e sullo stato di attuazione, nelle amministrazioni pubbliche e nelle società partecipate, delle disposizioni circa il limite massimo per il trattamento economico annuo onnicomprensivo per i dipendenti con particolare riferimento alla situazione della Rai e a quanto risulti essere stato disposto dagli organi costituzionali – 2-00663
A)
Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, per sapere – premesso che:
l'articolo 2, comma 11, del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125, recante «Disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni» ha integralmente sostituito, a decorrere dal 1o gennaio 2014, l'articolo 60, comma 3, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, che, nella precedente formulazione, prevedeva che gli enti pubblici economici e le aziende che producono servizi di pubblica utilità, nonché gli enti e le aziende di cui all'articolo 70, comma 4, sono tenuti a comunicare alla Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento della funzione pubblica – e al Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, il costo annuo del personale comunque utilizzato, in conformità alle procedure definite dal Ministero dell'economia e delle finanze;
il decreto-legge n. 101 del 2013 amplia, in primo luogo, l'ambito soggettivo di riferimento del sopradetto articolo 60, estendendo la platea dei soggetti tenuti al rispetto dell'obbligo di comunicazione anche alle società non quotate, partecipate direttamente o indirettamente, a qualunque titolo, dalle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, diverse da quelle emittenti strumenti finanziari quotati in mercati regolamentati e dalle società dalle stesse controllate, e dalla società concessionaria del servizio pubblico generale radiotelevisivo;
detto intervento opera, inoltre, sul contenuto informativo dell'obbligo stesso, in particolare per la Rai, società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, andando a specificare che il costo annuo del personale comunque utilizzato ed oggetto della comunicazione deve ritenersi riferito ai singoli rapporti di lavoro dipendente o autonomo; in virtù di tale disposizione, pertanto, anche la Rai è tenuta a comunicare alla Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento della funzione pubblica – e al Ministero dell'economia e delle finanze il costo annuo del personale comunque utilizzato, con riferimento ai singoli rapporti di lavoro dipendente o autonomo, in conformità a specifiche procedure definite d'intesa con i predetti dicasteri;
il sottoscritto interpellante ha già depositato, in relazione all'applicazione delle disposizioni sopra richiamate, quattro interpellanze urgenti, ricevendo risposte, da parte del Governo, assolutamente insoddisfacenti: si tratta dell'interpellanza urgente n. 2-00353 discussa il 10 gennaio 2014, dell'interpellanza urgente n. 2-00400 discussa il 13 febbraio 2014, dell'interpellanza urgente n. 2-00434 discussa il 7 marzo 2014 e, infine, dell'interpellanza urgente n. 2-00486 discussa il 4 aprile 2014;
il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri pro tempore Giovanni Legnini, nel rispondere alla prima interpellanza sul tema della trasparenza, ha dichiarato: «la disciplina normativa che è stata puntualmente richiamata sarà attuata, come è doveroso fare, entro i tempi tecnici strettamente necessari e con le procedure che sono state richiamate»;
nel rispondere all'interpellanza urgente n. 2-00400 il 13 febbraio 2014, il Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze pro tempore, Luigi Casero, ha sostenuto che «il Ministero dell'economia e delle finanze, congiuntamente al Dipartimento della funzione pubblica, in attuazione delle disposizioni citate, ha provveduto a richiedere alla RAI la trasmissione dei dati previsti nei tempi più brevi consentiti, e comunque non oltre il 31 marzo 2014»; in tal modo il Governo ha definito un termine del tutto arbitrario, non previsto per legge;
in risposta all'ultima interpellanza presentata sul tema, nel corso della seduta dell'Assemblea della Camera dei deputati del 4 aprile 2014, il Sottosegretario di Stato per la difesa, Gioacchino Alfano, ha dichiarato che «con nota del 27 marzo 2014 indirizzata al Ministero dell'economia e delle finanze e alla Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento della funzione pubblica, la RAI SpA ha trasmesso le informazioni richieste secondo le procedure già definite, delle quali si è riferito in occasione dello svolgimento dei precedenti atti di sindacato ispettivo. Pertanto, si ritiene che la RAI SpA, abbia ottemperato agli obblighi di legge prescritti dal comma 3, dell'articolo 60 del decreto legislativo n. 165 del 2001, come sostituito dall'articolo 2, comma 11, del decreto-legge n. 101 del 2013, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125, inerente il monitoraggio del costo del lavoro»;
a parere del sottoscritto interpellante, a fronte dell'invio dei dati da parte della Rai, il Governo risulta ancora oggi inadempiente, poiché non ha provveduto a chiarire l'utilizzo dei dati comunicati dalla Rai né le eventuali modalità di pubblicazione degli stessi, non avendo, in tal modo dato piena ed integrale attuazione alle disposizioni di legge contenute nel citato decreto-legge sulla razionalizzazione della pubblica amministrazione;
il 7 maggio 2014, la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei sistemi radiotelevisivi ha approvato il parere di propria competenza previsto per il Contratto di servizio 2013-2015 tra la Rai e il Ministero dello sviluppo economico. Tra le disposizioni contenute, all'articolo 18, comma 7, del Contratto di servizio si prevede che «la Rai pubblica nel rispetto (...) della legge n. 125 del 2013 (per la razionalizzazione della pubblica amministrazione) le informazioni sui curricula e i compensi lordi percepiti dai dirigenti, dal collaboratori e dai consulenti, così come definite dal Ministero dell'economia e delle finanze d'intesa con il Dipartimento della funzione pubblica, nonché informazioni, anche tramite il mezzo televisivo e radiofonico, sui costi della programmazione di servizio pubblico»;
il parere approvato dalla Commissione di vigilanza Rai in tema di total disclosure è molto puntuale e prevede non solo un riferimento al cosiddetto decreto sulla razionalizzazione della pubblica amministrazione sopra richiamato, ma anche l'obbligo per la Rai di pubblicare i curriculum vitae dei dipendenti e i loro stipendi lordi;
il 2 luglio 2014, in sede di audizione in Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei sistemi radiotelevisivi, il Sottosegretario di Stato con delega alle telecomunicazioni, Antonello Giacomelli, in risposta ad una domanda dell'onorevole Roberto Fico, circa l’iter di attuazione delle norme in materia di trasparenza dei compensi Rai, ha affermato: «credo che su questo il Governo non abbia difficoltà, nel caso, a intervenire con una sollecitazione alla Rai per ottemperare agli obblighi di legge»; la dichiarazione del Sottosegretario di Stato Giacomelli risulta in evidente contrasto con quanto affermato dal Sottosegretario di Stato Gioacchino Alfano il 4 aprile 2014, secondo il quale la Rai avrebbe già ottemperato agli obblighi previsti dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125, in tema di trasparenza dei compensi;
nell'ultimo anno gli stipendi erogati dalla Rai non sono stati solo oggetto di nuove norme in materia di trasparenza; un'ulteriore recente normativa, introdotta con il decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito, con modificazioni dalla legge n. 89 del 2014, ha posto, infatti, un nuovo limite massimo per il trattamento economico annuo onnicomprensivo per i pubblici dipendenti e per il personale della società partecipate, quantificato in 240.000 euro (al lordo dei contributi previdenziali ed assistenziali e degli oneri fiscali a carico del dipendente), a decorrere dal 1o maggio 2014;
siffatta previsione subentra a quanto già previsto dagli articoli 23-bis e 23-ter del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214;
l'articolo 23-ter del decreto-legge n. 201 del 2011 prescriveva, infatti, un parametro massimo retributivo, individuato nel trattamento economico del primo presidente della Corte di cassazione. Esso diveniva, secondo la disposizione del 2011, indice di riferimento per la definizione del trattamento economico di chiunque ricevesse, a carico delle finanze pubbliche, emolumenti o retribuzioni nell'ambito di rapporti di lavoro dipendente o autonomo con pubbliche amministrazioni statali, compreso il cosiddetto personale non contrattualizzato. Successivamente, la legge n. 147 del 2013 (legge di stabilità 2014) aveva esteso l'applicazione dell'articolo 23-ter a tutte le amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001 (inclusi i componenti degli organi di amministrazione, direzione e controllo);
si tratta, quindi, di una «riduzione» a 240.000 euro, perché il tetto commisurato al trattamento del primo presidente della Corte di cassazione (che non è, di per sé, un indice fisso, perché la retribuzione del singolo magistrato che rivesta la carica è determinata da fattori individuali di anzianità di carriera e vi è insito l'automatico adeguamento alla retribuzione percepita nel corso degli anni; talché la determinazione puntuale spetta a decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, secondo la norma del 2011) era stato quantificato in 293.658,95 euro dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 marzo 2013, mentre, secondo comunicazione della funzione pubblica del 3 febbraio 2014, la retribuzione-soglia per il 2014 ammonterebbe a 311.658,53 euro;
l'articolo 13 del decreto-legge n. 66 del 2014 prevede, inoltre, che il nuovo «tetto» di 240.000 si applichi, altresì, ai compensi per gli amministratori e per i dipendenti delle società controllate dalle pubbliche amministrazioni, e, quindi, alla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze;
per tali soggetti, l'articolo 23-bis del citato decreto-legge n. 201 del 2011 prevedeva invero un «tetto» differenziato per fasce (sulla base di indicatori dimensionali quantitativi e qualitativi) delle società (non quotate). Il successivo decreto ministeriale 23 dicembre 2013, n. 166 («Regolamento relativo ai compensi per gli amministratori con deleghe delle società controllate dal Ministero dell'economia e delle finanze») aveva individuato tre fasce (sulla scorta di un triplice criterio: valore della produzione; investimenti; numero dei dipendenti), modulando il «tetto» come pari al 100 per cento del trattamento economico del primo presidente della Corte di cassazione vigente, per le società non quotate di prima fascia, all'80 per cento, per le società di seconda fascia, al 50 per cento, per le società di terza fascia;
le previsioni di cui all'articolo 13 del decreto-legge n. 66 del 2014 non incidono invece direttamente sulle retribuzioni percepite dai dipendenti degli organi costituzionali, per i quali si applica il regime di autodichia. La giurisdizione sui dipendenti viene, quindi, esercitata da tali organi in via esclusiva e sulla base di un regolamento interno;
il medesimo decreto-legge n. 66 del 2014, all'articolo 17, ha comunque disposto un taglio per il 2014 di 50 milioni di euro complessivi per il Quirinale, il Senato della Repubblica, la Camera dei deputati e la Corte costituzionale, di 5,3 milioni per la Corte dei conti, il Consiglio di Stato, Tar e Consiglio superiore della magistratura (ripartite tra i vari soggetti in misura proporzionale al rispettivo onere a carico della finanza pubblica per l'anno 2013) e di ulteriori 18,24 milioni di euro al Cnel;
lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri, in diverse dichiarazioni, ha più volte auspicato che «gli organi costituzionali accettino il taglio al tetto degli stipendi con la comparazione al salario del Presidente della Repubblica» –:
quali misure di propria competenza intendano assumere i Ministri interpellati al fine di rendere integralmente esecutive le disposizioni di cui all'articolo 2, comma 11, del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125, recante «Disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni», al fine di chiarire l'utilizzo dei dati che sarebbero stati trasmessi dalla Rai e sarebbero in possesso del Governo, anche in considerazione delle disposizioni contenute, in tema di trasparenza dei curricula e dei compensi, nel contratto di servizio 2013-2015, il cui parere è stato approvato dalla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei sistemi radiotelevisivi;
quale sia lo stato di attuazione, nelle amministrazioni pubbliche e nelle società partecipate, delle disposizioni di cui all'articolo 13 del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 89 del 2014, che ha posto un nuovo limite massimo per il trattamento economico annuo onnicomprensivo per i pubblici dipendenti e per il personale della società partecipate;
in particolare, se la società Rai abbia provveduto all'adeguamento delle retribuzioni sulla base del nuovo limite dei 240.000 euro annui e se risulti come gli organi costituzionali, pur nel rispetto della propria autonomia, abbiano rivisto le loro retribuzioni, come del resto lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri aveva più volte auspicato.
(2-00663) «Brunetta».
Elementi in merito alla decisione della GTECH spa (ex Lottomatica Group spa) di quotarsi esclusivamente nel mercato statunitense – 2-00655
B)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze per sapere – premesso che:
Lottomatica group spa, nell'ottica di sviluppare il business su scala mondiale, cambiava la sua denominazione, a partire dal giugno 2013, in Gtech spa;
controllata direttamente dal gruppo De Agostini spa al 53,7 per cento, Gtech spa è oggi leader mondiale, sia come operatore commerciale che come fornitore di tecnologia, nei seguenti settori: lotterie on-line, istantanee e tradizionali, concorsi a pronostici, scommesse a totalizzatore e a quota fissa, gaming machine, terminali di gioco, sistemi centrali di controllo, software e servizi associati attraverso canali multigaming, giochi interattivi e servizi commerciali;
in Italia opera sia in qualità di concessionario esclusivo – per determinati giochi come lotterie istantanee e tradizionali – sia in quanto concessionario non esclusivo per giochi come le scommesse sportive e gli apparecchi da intrattenimento, nonché nel settore dei servizi alle imprese e ai cittadini tramite la controllata Lottomatica Italia Servizi;
inoltre, è l'operatore leader a livello mondiale nel campo dei sistemi di processing ad alta sicurezza per le lotterie on-line, con attività in circa 60 Paesi in tutto il mondo, oltre a progettare, vendere e gestire una gamma completa di terminali per punti vendita abilitati alla gestione delle lotterie e sistemi centrali, terminali e servizi;
dopo essersi aggiudicato negli Stati Uniti, in Illinois, la gestione di una lotteria statale, nei giorni scorsi Gtech Azzardo ha effettuato la più grande acquisizione commerciale da quando è iniziata l'attuale crisi economica. Le ultime acquisizioni che si ricordano da parte di una società italiana risalgono ai tempi di Enel ed Endesa nel 2007-2009 (13,5 miliardi di dollari) e di Drs Technologies da parte di Finmeccanica nel 2008 (oltre 5 miliardi di dollari). Questa operazione supera quella appena compiuta dalla Fiat, che per 4,35 miliardi di dollari ha recentemente acquisito il 41,5 per cento di Chrysler non ancora in suo possesso;
per 6,4 miliardi di dollari la ex Lottomatica comprerà la società di Las Vegas, International game technologies, diventando il primo gruppo al mondo nell'intera gamma dei giochi, aggiungendo alla leadership nel settore delle lotterie anche quella delle lotterie delle slot machine, con sede in Gran Bretagna;
in questo modo, una delle storiche famiglie industriali italiane, detentori del marchio De Agostini, porta a compimento una scalata cominciata nel 2002 con l'acquisizione di Lottomatica e proseguita nel 2006 con l'acquisizione da 4,7 miliardi di dollari dell'americana Gtech attraverso cui si compirà questa nuova acquisizione. Al termine dell'operazione, attesa entro la prima metà del 2015, il gruppo De Agostini resterà proprietario del 47 per cento della nuova compagnia, che sarà di diritto inglese e sarà quotata solo a New York;
si tratta dell'ultima operazione compiuta dai «big» dell'azzardo; i mercati hanno reagito bene, anche perché, a differenza del caso Fiat, pone molti meno problemi di personale e di stabilimenti. La nuova società abbandonerà la borsa di Milano per essere quotata a Wall Street, dove la Igt ha fatto registrare un balzo dell'8 per cento;
l'accordo è l'ultimo di una serie nel processo di consolidamento del settore del gioco alle prese con la rapida crescita dei giochi on-line;
l'obiettivo del gruppo, che finora ha potuto fondare il suo successo sulle cospicue giocate degli italiani, sembrerebbe quello di ridurre l'esposizione al mercato italiano, considerato ormai «maturo». Un modo come un altro per dire che in Italia l'azzardo ha raggiunto un punto di espansione difficilmente superabile. Secondo gli analisti, infatti, come ha recentemente ribadito uno studio del Politecnico di Milano, non ci sono molti altri margini di crescita in un settore che vede circolare più di 80 miliardi di euro all'anno;
questa situazione potrebbe aver spinto la Sisal a rinviare la decisione di quotarsi in Piazza Affari a causa dello scarso interesse degli investitori e forse per questo la multinazionale piemontese ha deciso di rinunciare a quotarsi in Italia;
«l'operazione», secondo Gtech, «creerà un'azienda leader a livello mondiale nell'intera catena del valore nel settore dei giochi, con un posizionamento unico per capitalizzare le opportunità nei diversi settori del mercato globale»;
il passaggio di Gtech negli USA potrebbe consentirgli di rifinanziare il suo indebitamento a tassi più convenienti e acquisire la leadership nel mercato dei giochi in Usa, Paese che, a differenza dell'Italia, ha ancora grandi potenzialità di crescita –:
se corrisponda al vero il fatto che la nuova holding inglese avrà sedi operative a Roma, Las Vegas e Providence, ma sarà quotata solamente a Wall Street, per cui le azioni di Igt verranno ritirate dal Nyse e lo stesso accadrà per quelle di Gtech, che non scambieranno più a Piazza Affari;
se non si ritenga che questa vicenda possa determinare conseguenze sul gettito fiscale atteso dal Ministero dell'economia e delle finanze.
(2-00655) «Binetti, Dellai».
Iniziative volte a garantire la realizzazione del penitenziario di Forlì – 2-00653
C)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
è una storia infinita quella del penitenziario di Forlì, costruzione tanto più urgente perché la vecchia casa circondariale di via della Rocca versa in uno stato fatiscente, indegno di un Paese civile;
nel 2009 una parte fu investita da un crollo che portò alla chiusura della sezione a custodia attenuata, tuttora ancora indisponibile: per riaprirla occorre una manutenzione dell'impianto di riscaldamento e delle docce, la tinteggiatura dei locali e un'accurata pulizia di tutti gli ambienti;
la struttura ospita circa 150 carcerati (contro una ridotta capienza ricettiva), mentre la polizia penitenziaria risulta essere pari a 90 agenti non totalmente operativi, a causa di limitazioni di vario genere, nei diversi ruoli (10 sono impiegati in piantonamenti e solo 50 lavorano direttamente nei reparti, con una popolazione per il 70 per cento extracomunitaria);
tre anni fa i detenuti (che lamentano lunghi tempi di attesa per le risposte dei magistrati di sorveglianza, anche in relazione alle richieste di misure alternative e ai permessi) scrissero una lettera al Presidente della Repubblica Napolitano, minacciando lo sciopero della fame, a causa delle pesantissime condizioni di vita dietro le sbarre;
sorto a fine Ottocento, il complesso della Rocca mostra l'usura del tempo; il trasferimento sembrava a portata di mano appena cinque anni fa, poi nel terreno di via Celletta dei Passeri è successo di tutto, fra impasto di burocrazia, imprevisti, soprintendenze varie, questioni legate agli appalti e ritrovamento di ordigni bellici;
sono stati eseguiti lavori solo sul primo dei due lotti in cui è divisa l'opera, quello della palazzina che ospiterà gli uffici. Non c’è invece il muro esterno e il corpo vero della struttura è ancora da realizzare: le palazzine dei detenuti, l'edificio del personale e i servizi;
eppure, a fine 2009, il Ministro della giustizia pro tempore Alfano assicurò che il carcere sarebbe stato aperto nel dicembre 2012. Non solo: a quanto consta agli interpellanti appena cinque mesi fa, su richiesta del comune, dal Ministero della giustizia hanno garantito la fine dei lavori nel 2015, al massimo all'inizio del 2016. Ora si parla già del 2017;
c’è poi un altro punto oscuro, quello dei costi a carico dello Stato: inizialmente si era parlato di un progetto di 59 milioni di euro, ma l'allungamento dei tempi è destinato a far lievitare le cifre –:
quali urgenti ed efficaci iniziative il Ministro interpellato intenda adottare, ai fini di una ripresa e conseguente accelerazione dei lavori.
(2-00653) «Molea, Mazziotti Di Celso».
Iniziative a tutela dei militari affetti da malattie connesse alla propria attività professionale, anche alla luce di una recente sentenza del Tar del Lazio – 2-00649
D)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
con sentenza n. 07777 del 2014 sul ricorso n. 04763/2012, il Tar del LAZIO riconosce di fatto la possibilità di ammalarsi nei poligoni esattamente come in teatro operativo e riconosce l'amministrazione militare responsabile, condannandola a risarcire il militare ricorrente, e riconoscendo allo stesso la condizione di vittima del servizio svolto;
la sentenza rappresenta un precedente storico di grande rilevanza, che consegna l'onere della prova all'amministrazione militare, invertendo l'orientamento fin qui acquisito che attribuiva alla persona colpita da malattia l'onere di dover dimostrare la correlazione con la causa di servizio e l'ambiente di lavoro;
la documentazione prodotta dall'avvocato Angelo Fiore Tartaglia, legale del centro studi dell'osservatorio militare, difensore del ricorrente G.T., oltre a dimostrare la diretta connessione tra malattia ed esposizione alle polveri sottili prodotte dalle esplosioni, rileva che le altre teorie addotte in sede processuale non trovano riscontro nella letteratura medica;
la sentenza rappresenta un caposaldo giuridico con il quale si dovranno confrontare i vertici della difesa al fine di dare giustizia agli oltre 3600 malati ed alle 308 famiglie che hanno perso un loro congiunto a causa dell'inquinamento bellico;
la medesima indica una serie di problematiche di primaria rilevanza circa la salubrità dell'ambiente di lavoro dei militari e dei dipendenti civili della difesa, l'impatto sanitario ed ambientale delle attività militari e i rischi per la salute delle popolazioni locali;
in Sardegna insiste la quota parte più ampia di servitù militari, tra cui i 3 poligoni più grandi d'Europa, spesso oggetto di polemiche e indagini relative all'impatto ambientale causato dalla presenza militare;
i poligoni di Capo Teulada e Quirra sono oggi oggetto di indagini e inchieste della magistratura, in particolar modo relativamente all'ipotesi di reato di disastro ambientale a danno dei territori e delle popolazioni locali;
numerosi militari e civili che hanno prestato servizio nelle aree militari hanno contratto malattie, fra le quali alcune forme tumorali, ma esse non sono mai state riconosciute come malattie correlate al lavoro svolto –:
quali azioni si intendano intraprendere alla luce di quanto esposto in premessa;
se non si ritenga, alla luce della sentenza sopra citata, di dover procedere ad una seria analisi del tema che abbia come obiettivo l'accertamento dei casi in cui è evidente la correlazione tra malattia e lavoro.
(2-00649) «Piras, Scotto».
Iniziative per la celere definizione del Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere – 2-00648
E)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della difesa, per sapere – premesso che:
la violenza sulle donne è e deve essere una priorità del Governo e del Parlamento;
il 1o agosto 2014 è entrata in vigore la «Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica», meglio nota come Convenzione di Istanbul;
il Governo ha adottato il 14 agosto 2013 il decreto-legge n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119, recante «Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province», dove all'articolo 5 si prevede l'adozione da parte del Ministro delegato alle pari opportunità, previa intesa in sede di Conferenza unificata, di un Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, che deve essere elaborato con il contributo delle amministrazioni interessate, delle associazioni di donne impegnate nella lotta contro la violenza e dei centri antiviolenza, in sinergia con la nuova programmazione dell'Unione europea per il periodo 2014-2020;
il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Ivan Scalfarotto, rispondendo in aula all'interpellanza n. 2-00544, in data 30 maggio 2014, ha affermato che il Governo conta di poter adottare il Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere entro il mese di ottobre 2014;
tenuto conto della complessità degli interventi da porre in essere per l'adozione del sopradetto Piano, il compito di elaborarlo è stato affidato ad una serie di tavoli tematici di lavoro, sette per l'esattezza, che compongono una task force interistituzionale, costituita il 22 luglio 2013, che riunisce tutti i Ministeri interessati (giustizia, interno, salute, istruzione, università e ricerca, affari esteri, difesa, economia e finanze, lavoro e politiche sociali, sviluppo economico) e i rappresentanti delle autonomie territoriali e del mondo dell'associazionismo, coordinata dal Dipartimento per le pari opportunità;
non si hanno notizie certe sulle modalità e sui tempi dei lavori –:
quale sia allo stato attuale il lavoro dei sopradetti tavoli tematici e, di conseguenza, l'elaborazione del Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere e se non si ritenga necessario intervenire per accelerare i lavori e monitorare il reale coinvolgimento di tutte le forze interessate al fine di arrivare nei tempi stabiliti alla presentazione del nuovo Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere.
(2-00648) «Roberta Agostini, Albanella, Amato, Ascani, Bargero, Bini, Blazina, Boccia, Bossa, Bruno Bossio, Carocci, Carrozza, Cenni, Cimbro, Cominelli, De Maria, D'Ottavio, Fabbri, Famiglietti, Folino, Cinzia Maria Fontana, Gadda, Gasparini, Ghizzoni, Giacobbe, Iacono, Incerti, Iori, La Marca, Lattuca, Lauricella, Locatelli, Malisani, Maestri, Manzi, Marzano, Mongiello, Murer, Narduolo, Stumpo, Valeria Valente, Venittelli, Ventricelli, Villecco Calipari, Zampa».
Elementi circa l'adozione del Piano d'azione contro la tratta e il grave sfruttamento degli esseri umani e del programma unico di emersione, assistenza e di protezione sociale previsti dal decreto legislativo n. 24 del 2014 – 2-00662
F)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della difesa, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
il 28 marzo 2014 entrava in vigore il decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 24, di recepimento della direttiva 2011/36/UE relativa alla prevenzione e alla repressione della tratta di esseri umani e alla protezione delle vittime;
la direttiva europea andava così a sostituire la precedente decisione quadro del Consiglio europeo 2002/629/GAI, andando a stabilire norme minime relative alla definizione dei reati e delle sanzioni nell'ambito della tratta di esseri umani, e a introdurre disposizioni comuni per i vari Stati membri dell'Unione europea con il chiaro obiettivo di rafforzare la prevenzione e la repressione di tale reato nonché la tutela delle vittime;
il tema della tratta degli esseri umani è andato acquisendo, nel corso dei decenni, un sempre più ampio e complessivo significato non più limitato esclusivamente al mero traffico di esseri umani ma ora più ampiamente comprensivo di concetti quali la schiavitù, quindi lo sfruttamento e l'uso di mezzi coercitivi, in un sistema internazionale e transnazionale di vero e proprio sodalizio criminale. In quest'ottica va, quindi, letto e interpretato lo sforzo dell'Unione europea e l'impegno al quale ciascuno Stato membro è chiamato;
nel percorso di esame e discussione in Parlamento per l'espressione del parere sullo schema di decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 24, si sono registrate numerose critiche – per lo più costruttive e propositive – da parte di diverse realtà associative e di organizzazioni del settore che hanno rivolto al Governo importanti rilievi e proposte di miglioramento, in particolare da parte dell'Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione), soprattutto in coerenza con il dettato europeo, del provvedimento. Nonostante ciò, il testo licenziato continua a presentare lacune e debolezze che la medesima Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione ha invitato a colmare attraverso precisi riferimenti nel previsto Piano nazionale d'azione contro la tratta e il grave sfruttamento degli esseri umani e nel programma unico di emersione, assistenza e di protezione sociale;
come previsto dall'articolo 9 del decreto legislativo n. 24 del 2014, il Piano nazionale d'azione contro la tratta e il grave sfruttamento degli esseri umani viene adottato con «delibera del Consiglio dei ministri e del Ministro dell'interno (...) sentiti gli altri Ministri interessati. (...) Il Piano è adottato entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente disposizione» ovvero a partire dal 28 marzo 2014 entro il 28 giugno 2014;
al pari, sulla scorta delle linee individuate nel predetto Piano nazionale d'azione contro la tratta e il grave sfruttamento degli esseri umani, il provvedimento prevede all'articolo 8 l'applicazione di «un programma unico di emersione, assistenza e integrazione sociale che garantisce, in via transitoria, adeguate condizioni di alloggio, di vitto e di assistenza sanitaria, [...] e, successivamente, la prosecuzione dell'assistenza e dell'integrazione sociale [...]. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dell'interno, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro della salute, da adottarsi entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente disposizione (...)» ovvero entro il prossimo 28 settembre 2014 –:
se il Piano d'azione contro la tratta e il grave sfruttamento degli esseri umani, di cui al citato articolo 9, comma 1, del decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 24, sia stato adottato e con quali previsioni, anche alla luce delle particolari condizioni emergenziali e drammatiche, delle quali si è testimoni da mesi nel bacino Mediterraneo e nelle rotte dalle coste africane a quelle italiane;
se, in vista dell'imminente scadenza dei termini per l'adozione del programma unico di emersione, assistenza e di protezione sociale, di cui al citato articolo 8, comma 1 del medesimo decreto legislativo, il Governo stia provvedendo alla stesura e alla programmazione del documento, anche in considerazione della necessità di far fronte alle crescenti esigenze, determinate anche dalle crisi internazionali in atto nei Paesi del bacino mediterraneo.
(2-00662) «Dadone, Di Vita, Cozzolino, Silvia Giordano, Toninelli, Baroni, Dieni, Cecconi, Fraccaro, Dall'Osso, Lombardi, Grillo, Nuti, Lorefice, D'Ambrosio, Mantero, Manlio Di Stefano, Di Battista, Sibilia, Del Grosso, Grande, Spadoni, Scagliusi, Rizzo, Artini, Paolo Bernini, Basilio, Corda, Frusone, Tofalo, Colonnese».
Chiarimenti in merito all'applicazione della disciplina relativa alle assunzioni nella pubblica amministrazione per le quali non è richiesto un titolo di studio superiore a quello della scuola dell'obbligo – 2-00654
G)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
la funzione istituzionale dell'attività di garanzia del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, tendente a favorire la conoscenza delle norme di settore, al fine di facilitarne l'applicazione della normativa, viene spesso interpretata nelle province, diversamente, a seconda del territorio e del momento;
l'articolo 8, del decreto legislativo n. 297 del 2002 mantiene esplicitamente in vigore l'articolo 16 della legge n. 56 del 1987, ove si configura uno speciale regime giuridico riguardo l'assunzione presso le pubbliche amministrazioni di personale da adibire a «qualifiche e profili per i quali è richiesto il solo requisito della scuola dell'obbligo, facendo salvi gli eventuali ulteriori requisiti per specifiche professionalità». La vigenza di tale particolare modalità di reclutamento del personale presso gli enti pubblici, accanto alle «procedure selettive», è confermata dall'articolo 35, del decreto legislativo n. 165 del 2001;
per le assunzioni a tempo indeterminato, prima di ricorrere all'avviamento a selezione ai sensi dell'articolo 16 della legge n. 56 del 1987, la pubblica amministrazione esperisce gli adempimenti previsti dagli articoli 34 e 34-bis, del decreto legislativo n. 165 del 2001, verificando la presenza di eventuale personale collocato in disponibilità ai sensi dell'articolo 33 del medesimo decreto legislativo ed in possesso della stessa qualifica professionale;
le province e le altre pubbliche amministrazioni, pertanto, si raccordano con il servizio politiche attive del lavoro delle regioni per una verifica relativa alla presenza di personale eventualmente collocato in disponibilità;
sulla base delle informazioni assunte, le richieste di personale presso gli enti pubblici pubblicate dal centro per l'impiego di Perugia evidenziano requisiti superiori alla scuola dell'obbligo, contrariamente a quanto previsto dalla normativa nazionale a cui fa riferimento l'articolo 16 della legge n. 56 del 1987;
risulta che l'accesso agli atti, avanzato da diversi utenti al centro per l'impiego della provincia di Perugia, è stato spesso oggetto di conflitto e di tensione con gli utenti stessi –:
quali criteri interpretativi siano stati forniti dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali sull'applicazione dell'articolo 16 della legge n. 56 del 1987 e dell'articolo 8 del decreto legislativo n. 297 del 2002.
(2-00654) «Galgano, Mazziotti Di Celso».
Iniziative di competenza volte a garantire un'omogenea presenza di asili nido su tutto il territorio nazionale – 2-00657
H)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
l'ultimo report Istat sull'offerta comunale di asili nido e altri servizi socio-educativi per la prima infanzia dice che la percentuale di comuni che offre il servizio di asilo nido, sia sotto forma di strutture che di trasferimenti alle famiglie per la fruizione di servizi privati, negli ultimi anni, è aumentata, passando dal 32,8 per cento del 2003/2004 al 50,7 per cento del 2012/2013;
lo stesso report, però, segnala un fortissimo divario territoriale nell'offerta pubblica di asili nido da una regione all'altra: la percentuale, infatti, dei comuni che offrono tale servizio varia dal 22,5 per cento al Sud al 76,3 per cento al Nord-est;
più precisamente, nell'anno scolastico 2012/2013, sono 152.849 i bambini di età tra zero e due anni iscritti agli asili nido comunali; altri 45.856 usufruiscono di asili nido privati convenzionati o con contributi da parte dei comuni, per un totale di 198.705 utenti dell'offerta pubblica complessiva;
nel 2012 la spesa impegnata per gli asili nido è stata di circa 1 miliardo e 559 milioni di euro: il 19,2 per cento di tale spesa è rappresentato dalle quote pagate dalle famiglie, che ammontano a circa 300 milioni di euro; la restante, a carico dei comuni, è stata di circa 1 miliardo e 259 milioni di euro. La percentuale di compartecipazione degli utenti sul totale della spesa è aumentata negli anni, passando dal 18 per cento del 2009 al 19,2 per cento del 2012 e con forti differenze regionali; fra il 2004, anno base di riferimento, e il 2012 la spesa corrente per asili nido, al netto della compartecipazione pagata dagli utenti, ha subito un incremento complessivo del 48 per cento, nello stesso periodo è aumentato del 36 per cento (oltre 52 mila unità) il numero di bambini iscritti agli asili nido comunali o sovvenzionati dai comuni;
la percentuale di comuni che offrono il servizio di asilo nido, sia sotto forma di strutture che di trasferimenti alle famiglie per la fruizione di servizi privati, è passata dal 32,8 per cento del 2003/2004 al 50,7 per cento del 2012/2013;
permangono, però, come detto, enormi e insopportabili differenze territoriali: i bambini che vanno in asili nido comunali o finanziati dai comuni variano dal 3,6 per cento dei residenti fra 0 e 2 anni al Sud al 17,5 per cento al Centro; la percentuale dei comuni che garantisce la presenza del servizio varia dal 22,5 per cento al Sud al 76,3 per cento al Nord-est;
il report Istat conferma, quindi, un'enorme carenza di strutture nelle regioni del Mezzogiorno senza apprezzabili segnali di cambiamento, mentre aumenta, al contrario, la distanza fra le regioni in cui il sistema di servizi per la prima infanzia è più consolidato e le regioni in cui l'offerta pubblica è tradizionalmente più carente;
la gravissima sperequazione tra Nord e Sud non viene aiutata dalle regole del cosiddetto federalismo fiscale, in modo particolare dal criterio della spesa storica adottato per il calcolo del fabbisogno dei comuni per servizi fondamentali come, appunto, gli asili nido e le manutenzioni scolastiche;
secondo tale criterio, le zone rimaste indietro sono condannate a restarlo sempre di più dal momento che eventuali tagli alla distribuzione delle risorse si faranno non guardando al bisogno effettivo ma alla spesa consolidata, per cui laddove si è speso poco, si ritiene si abbia poco bisogno e quindi si faranno tagli maggiori, mentre, in realtà, il bisogno è esattamente contrario;
con un puntuale lavoro di inchiesta, il quotidiano napoletano Il Mattino ha documentato, a più riprese, tale sperequazione, chiedendo – e ottenendo – pubblicamente dal Presidente del consiglio dei ministri Renzi un impegno a cambiare le regole del federalismo fiscale;
ciò nonostante, alcuni giorni fa il Governo ha approvato in via preliminare le cosiddette note metodologiche e dei fabbisogni standard per ciascun comune delle regioni a statuto ordinario relativi alle funzioni di istruzione pubblica e altro; il testo ora dovrà passare alla Conferenza Stato-regioni e alle commissioni parlamentari competenti per i pareri; non risulta, però, che sia stato adottato alcun cambiamento rispetto al criterio del fabbisogno storico e della spesa consolidata, rischiando, così, di penalizzare in una fase successiva, ancora una volta, il Sud nella ripartizione dei fondi e nella distribuzione di servizi fondamentali come gli asili nido sul territorio –:
se il Ministro interpellato sia a conoscenza di quanto sopra esposto, se non ritenga grave la sperequazione tra Nord e Sud nella presenza di asili nido sul territorio e se non ritenga, per quanto di competenza, indicando gli strumenti utili in tal senso, di dover intervenire per aumentare l'offerta di asili nido al Sud e ridurre tale divario;
se non ritenga e se non sia intenzione del Governo di intervenire su criteri, come quelli sulla spesa storica e consolidata, per cambiarli al fine di evitare che le zone del Paese svantaggiate lo siano sempre e ancora di più.
(2-00657) «Bossa, Di Lello, Sgambato, Roberta Agostini, Manfredi, Valeria Valente, Carloni, Salvatore Piccolo, Giorgio Piccolo, Tartaglione, Valiante, Palma».
Elementi ed iniziative di competenza in merito alla riorganizzazione della rete tecnica di Enel distribuzione spa, con particolare riferimento alla situazione della Campania – 2-00647
I)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
la società Enel distribuzione spa, concessionaria in esclusiva del servizio di distribuzione dell'energia elettrica fino al 2030, a breve intenderebbe procedere all'ennesima riorganizzazione della propria rete tecnica;
il progetto rialloca gli attuali presidi di coordinamento e progettazione tecnica, denominati zone, e presidi tecnico operativi, denominati unità operative, sopprimendone oltre la metà;
la qualità del servizio elettrico italiano, a identità di tariffa, è diversificata sul territorio nazionale in termini di durata e frequenza delle interruzioni di energia ed è fortemente penalizzata, in particolare nelle regioni meridionali;
le innovazioni tecnologiche apportate alla rete e le dotazioni individuali non possono garantire idonea qualità, come da concessione, considerata l'insufficienza di personale operativo, falcidiato dal parziale reintegro delle copiose fuoriuscite generate dagli esodi ex articolo 4 della legge n. 92 del 2012 (cosiddetta legge Fornero), che influenza il ripristino del servizio in caso di guasto attraverso la riduzione del personale in reperibilità;
l'impiego dei fondi comunitari – piano di coesione 2014-2020 – abbisogna di infrastrutture elettriche tali da consentire la realizzazione delle diverse opere sia infrastrutturali che produttive e la riorganizzazione in itinere rallenta la capacità progettuale, di coordinamento e operativa necessaria allo sviluppo economico e la capacità di attrarre investitori specie esteri;
il documento di cosiddetto allineamento organizzativo territoriale della rete elettrica attesta che le innovazioni tecnologiche e le nuove apparecchiature hanno consentito di ottenere notevoli recuperi di efficienza organizzativa ed il raggiungimento e il mantenimento di risultati economici positivi;
il documento stesso definisce la riorganizzazione come finalizzata a ulteriori possibili spazi di miglioramento ed ottimizzazione, procedendo ad aggregazioni di strutture tecnico-operative, tenuto conto delle caratteristiche impiantistiche e territoriali specifiche: clienti, media tensione più bassa tensione, stato ed estensione della rete, orografia del territorio;
contrariamente a quanto contemplato nel documento stesso, nelle regioni meridionali ed in particolare per alcune aree della Puglia, della Calabria, della Basilicata, della Campania (per Salerno-Sala Consilina e Napoli-Pozzuoli), così come nel settentrione per Verona-Rovigo, si registra la notevole estensione delle linee e l'enorme numero di clienti serviti: confrontato con la media delle riaggregazioni italiane, è il doppio o il triplo, vanificando l'elementare principio che a maggiore criticità deve corrispondere maggiore presidio;
in particolare, l'aggregazione del territorio metropolitano di Napoli a quello puteolano non consente la valutazione corretta dei parametri della qualità del servizio, essendo essi diversi per centri urbani ed extra urbani; si include il territorio dell'isola di Ischia e vi sono (e saranno ampliate) criticità legate alla complessità ed obsolescenza delle linee e alle caratteristiche della clientela, oltre alla gestione del servizio elettrico ad Ischia già noto per il notevole disservizio dell'agosto 2009;
in particolare, la sede di zona Sala Consilina, in provincia di Salerno, è destinata a scomparire penalizzando la programmazione e la gestione della rete elettrica e le potenzialità di sviluppo del Vallo di Diano, del Golfo di Policastro, della Valle del Tanagro e del Cilento costituendosi, a dispetto dei parametri da documento, a fronte delle due attualmente esistenti (Sala Consilina e Salerno), un'unica zona provinciale con sede a Salerno che con 100 comuni serviti coprirebbe un'area pari al 36 per cento della superficie della regione Campania, con oltre 22.000 chilometri di linee da gestire, pari al doppio ed in alcuni casi al triplo degli altri accorpamenti nazionali;
molte delle nuove zone che andranno a realizzarsi in Italia, ed in particolare Belluno, Pordenone, Sondrio, La Spezia, hanno dimensioni inferiori per lunghezza e stato delle linee, numero dei clienti, caratteristiche e orografia del territorio rispetto all'attuale zona di Sala Consilina e non vengono soppresse, così come Arezzo e Rimini, leggermente superiori, non vengono soppresse;
sarà contemporaneamente soppressa la sede tecnico operativa di Sapri in provincia di Salerno, accorpando il territorio di riferimento in parte alla sede tecnico operativa di Sala Consilina ed in parte a quella di Agropoli, penalizzando realtà territoriali contigue quali il Vallo di Diano, il Golfo di Policastro e la Valle del Tanagro, territorio immenso da gestire con qualche decina di operai;
nell'ottica di scongiurare la soppressione della struttura, tessuto portante del sistema economico locale, di Sala Consilina e della correlativa struttura di Sapri, e di tener conto della peculiarità del territorio metropolitano di Napoli che, unito a quello di competenza di Pozzuoli, determina serie difficoltà di gestione del servizio elettrico e al fine di scongiurare la soppressione della stessa zona di Pozzuoli, sarebbe opportuno evidenziare ai vertici della società in questione la situazione di particolare criticità considerate:
a) le enormi e atipiche dimensioni, a livello nazionale, con serie ripercussioni sulla qualità del servizio dell'intera provincia, della struttura unificata con Salerno, della zona di Sala Consilina, ricomprendente le aree industriali a forte espansione di Polla e Buccino e le aree ad alta densità turistica del Golfo di Policastro e della costiera cilentana che vedrebbero penalizzate e seriamente compromesse le prospettive di sviluppo;
b) il discutibile miglioramento organizzativo che si otterrebbe con il ritiro dei presidi territoriali –:
se il Ministro dell'economia e delle finanze, in qualità di azionista di riferimento, ritenga utile richiedere una revisione del progetto per razionalizzare la proposta al fine di renderla funzionale ed efficace allo sviluppo del territorio, conformemente a quanto indicato in premessa;
se il Ministro dello sviluppo economico intenda valutare attentamente l'impatto sulle future potenzialità di sviluppo della rete, prodromica all'utilizzo dei fondi comunitari e all'attrazione di investitori sull'economia del Paese;
se i Ministri interpellati intendano promuovere meccanismi di controllo periodici della qualità del servizio, dello stato e delle estensioni delle reti, considerato che la riorganizzazione, così come proposta, penalizza lo sviluppo meridionale, in particolare con aggregazioni territoriali ed impiantistiche doppie a dispetto di altre aree, quando logica vorrebbe il contrario.
(2-00647) «Palma, Nicoletti, Parrini, Petitti, Petrini, Ginefra, Mariani, Ermini, Dell'Aringa, Beni, Arlotti, Amendola, Manciulli, Taricco, Scanu, Carra, Zardini, Luciano Agostini, Miccoli, De Mita, Richetti, Fabrizio Di Stefano, Riccardo Gallo, Ginato, Pastorino, D'Agostino, Monchiero, Vezzali, Rabino, Covello».
Chiarimenti in ordine alla stipula di contratti di somministrazione a tempo determinato da parte del gruppo Poste italiane – 2-00656
L)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
Poste italiane, al momento società per azioni pubblica il cui capitale è al 100 per cento dello Stato italiano, agli inizi del 2014 ha diramato un avviso pubblico, attraverso il proprio sito web, con la notizia di «assunzione per 1070 unità (di cui 835 portalettere, 235 addetti allo smistamento) per la primavera-estate 2014»;
nello stesso avviso erano state riportate le sedi di lavoro, dislocate in tutta Italia, nonché le procedure e modalità come far pervenire le candidature, prevedendo altresì che i candidati inviassero un proprio curriculum vitae, al sito web aziendale del gruppo poste nella sezione «lavora con noi»;
da notizie apprese per via informale, risulta che Poste italiane in questi mesi ha proceduto alla stipula di contratti di somministrazione attraverso agenzie di lavoro interinale eludendo, nei fatti, l'avviso pubblico, lasciando nella disillusione migliaia di giovani che avevano avanzato la candidatura attraverso il portale;
la notizia più grave che lascia, ancora una volta, più indignati è che le assunzioni ancora oggi, nell'era del cambiamento guidata dal Presidente del consiglio dei ministri Renzi, si fanno con vecchi metodi ad avviso degli interpellanti assai discutibili;
andrebbe chiarito perché il gruppo Poste italiane ha preferito stipulare dei contratti di somministrazione a tempo determinato con agenzie interinali, così è avvenuto nell'anno 2012 e 2013, in cui le assunzioni per somministrazione ammontano rispettivamente ad un totale di 157 unità per l'anno 2012 ed un totale di 182 unità per l'anno 2013 –:
se i Ministri interpellati siano a conoscenza che, solo per l'anno 2014, nella sola Sicilia, risultano una settantina di contratti di somministrazione a tempo determinato, parte dei quali sono stati trasformati a tempo indeterminato;
quale sia il numero complessivo di assunzioni fatte nel primo semestre 2014 e in quali regioni siano state effettuate le assunzioni in questione;
quali siano le ragioni tecnico-organizzative che hanno previsto la stipula di questi contratti, e quali siano le qualifiche professionali richieste per l'attivazione di tali contratti;
quale sia il numero di contratti trasformati a tempo indeterminato;
quali iniziative i Ministri interpellati intendano assumere per porre fine a quella che gli interpellanti ritengono una procedura che elude le normali selezioni concorsuali e denota una gestione della risorsa personale e delle assunzioni con metodi che mortificano le aspettative di tanti giovani preparati che non trovano lavoro.
(2-00656) «Ribaudo, Culotta, Crivellari, Ventricelli, Albanella, Romanini, Cardinale, Capodicasa, Scuvera, Pellegrino, Moscatt, D'Arienzo, Mura, Mognato, Iacono, Tino Iannuzzi, Chaouki, Lauricella, Lodolini, Vecchio, Rabino, Rampi, Porta, Giuditta Pini, Rocchi, Quartapelle Procopio, Rigoni, Verini, Coccia, Albini, Melilla, Amoddio, Schirò, Villecco Calipari, La Marca, Bonomo».