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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Giovedì 30 ottobre 2014

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 30 ottobre 2014.

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Baldelli, Baretta, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Boccia, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Caparini, Capezzone, Casero, Castiglione, Catania, Cecconi, Cicchitto, Cirielli, Colonnese, Costa, Dambruoso, De Girolamo, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Di Salvo, Epifani, Fedriga, Ferranti, Ferrara, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Fraccaro, Franceschini, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Mannino, Marazziti, Antonio Martino, Merlo, Mogherini, Orlando, Pannarale, Pes, Pisicchio, Pistelli, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scotto, Sereni, Sisto, Speranza, Tabacci, Taglialatela, Tofalo, Vargiu, Velo, Vignali, Villecco Calipari, Vitelli, Vito, Zanetti.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Baldelli, Baretta, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Caparini, Capezzone, Casero, Castiglione, Catania, Cecconi, Cicchitto, Cirielli, Colonnese, Costa, D'Incà, Dambruoso, De Girolamo, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Di Salvo, Epifani, Fedriga, Ferranti, Ferrara, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Fraccaro, Franceschini, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Mannino, Marantelli, Marazziti, Antonio Martino, Merlo, Orlando, Pannarale, Pes, Piepoli, Pisicchio, Pistelli, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Domenico Rossi, Rubinato, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scotto, Sereni, Sisto, Speranza, Spessotto, Tabacci, Taglialatela, Tofalo, Vargiu, Velo, Vignali, Villecco Calipari, Vitelli, Vito, Zanetti.

Annunzio di una proposta di legge.

  In data 29 ottobre 2014 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge d'iniziativa del deputato:
   GIACHETTI: «Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, in materia di elezione della Camera dei deputati, e al testo unico di cui al decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, in materia di elezione del Senato della Repubblica, nonché delega al Governo per la determinazione dei collegi elettorali uninominali» (2690).

  Sarà stampata e distribuita.

Adesione di un deputato a una proposta di legge.

  La proposta di legge VALERIA VALENTE ed altri: «Disposizioni in materia di indennizzo alle vittime di reati intenzionali violenti e istituzione di un fondo di solidarietà» (2306) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Piazzoni.

Trasmissioni dal Presidente del Senato.

  Il Presidente del Senato, con lettere in data 28 ottobre 2014, ha comunicato che sono state approvate, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento del Senato, le seguenti risoluzioni:
   risoluzione della 8a Commissione (Lavori pubblici) sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che abroga il regolamento (CEE) n. 1192/69 del Consiglio relativo alle norme comuni per la normalizzazione dei conti delle aziende ferroviarie (COM(2013) 26 final); sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'Agenzia dell'Unione europea per le ferrovie e che abroga il regolamento (CE) n. 881/2004 (COM(2013) 27 final); sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1370/2007 per quanto riguarda l'apertura del mercato dei servizi di trasporto nazionale di passeggeri per ferrovia (COM(2013) 28 final); sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2012/34/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 novembre 2012, che istituisce uno spazio ferroviario europeo unico, per quanto riguarda l'apertura del mercato dei servizi di trasporto nazionale di passeggeri per ferrovia e la governance dell'infrastruttura ferroviaria (COM(2013) 29 final); sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all'interoperabilità del sistema ferroviario dell'Unione europea (rifusione) (COM(2013) 30 final) e sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla sicurezza delle ferrovie (rifusione) (COM(2013) 31 final) (atto Senato Doc. XVIII, n. 75), che è trasmessa alla IX Commissione (Trasporti) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
   risoluzione della 1a Commissione (Affari costituzionali) sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce l'Agenzia dell'Unione europea per la formazione delle autorità di contrasto (CEPOL) e abroga e sostituisce la decisione 2005/681/GAI del Consiglio (COM(2014) 465 final) (atto Senato Doc. XVIII, n. 76), che è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
   risoluzione della 13a Commissione (Territorio) sulla comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – La dimensione urbana delle politiche dell'Unione europea – Elementi fondanti di una agenda urbana UE (COM(2014) 490 final) (atto Senato Doc. XVIII, n. 77), che è trasmessa alla V Commissione (Bilancio) e alla VIII Commissione (Ambiente).

Trasmissioni dalla Corte dei conti.

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 28 ottobre 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'ENI Spa, per l'esercizio 2013. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 190).
  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla X Commissione (Attività produttive).

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 28 ottobre 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Unione italiana ciechi e degli ipovedenti ONLUS, per gli esercizi dal 2010 al 2012. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 191).
  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla XII Commissione (Affari sociali).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 29 ottobre 2014, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'applicazione del regolamento (UE) n. 1007/2011 relativo alle denominazioni delle fibre tessili e all'etichettatura e al contrassegno della composizione fibrosa dei prodotti tessili (COM(2014) 633 final), che è assegnata in sede primaria alla X Commissione (Attività produttive);
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio concernente l'osservanza, da parte del Perù, dei criteri pertinenti per la negoziazione di un accordo di esenzione dal visto fra l'Unione europea e il Perù (COM(2014) 663 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   Proposta di decisione del Consiglio che definisce la posizione che l'Unione europea deve adottare in seno al Consiglio generale dell'Organizzazione mondiale del commercio in merito all'adesione della Repubblica delle Seychelles all'OMC (COM(2014) 664 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio concernente l'osservanza, da parte della Colombia, dei criteri pertinenti per la negoziazione di un accordo di esenzione dal visto tra l'Unione europea e la Colombia (COM(2014) 665 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   Proposta di decisione del Consiglio relativa al regime dei «dazi di mare» nelle regioni ultraperiferiche francesi (COM(2014) 666 final), corredata dal relativo allegato (COM(2014) 666 final – Annex 1), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze). Tale proposta è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 30 ottobre 2014;
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sulle spese del FEAGA – Sistema di allarme n. 9-10/2014 (COM(2014) 671 final), corredata dal relativo allegato (COM(2014) 671 final – Annex 1), che è assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura);
   Proposta di decisione di esecuzione del Consiglio che autorizza la Croazia ad applicare un'esenzione fiscale al gasolio usato nei macchinari per lo sminamento umanitario a norma dell'articolo 19 della direttiva 2003/96/CE (COM(2014) 673 final), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
   Proposta di decisione del Consiglio relativa al rinnovo dell'accordo di cooperazione scientifica e tecnologica tra la Comunità europea e il governo della Repubblica dell'India (COM(2014) 677 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri).

Comunicazione di nomine ministeriali.

  Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con lettera in data 23 ottobre 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 11, comma 5, del decreto legislativo 31 dicembre 2009, n. 213, il decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca di nomina del dottor Alessandro Aresu e del professor Sergio Marchisio a componenti del consiglio di amministrazione dell'Agenzia spaziale italiana (ASI).
  Questo decreto è trasmesso alla X Commissione (Attività produttive).

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 28 ottobre 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le seguenti comunicazioni concernenti il conferimento, ai sensi dei commi 4 e 5-bis del medesimo articolo 19, di incarichi di livello dirigenziale generale, che sono trasmesse alla I Commissione (Affari costituzionali), nonché alle Commissioni sottoindicate:
   alla IV Commissione (Difesa) la comunicazione concernente il seguente incarico nell'ambito del Ministero della difesa:
  all'ingegner Tommaso Guastamacchia, l'incarico di direttore del V Reparto del Segretariato generale;
   alla XIII Commissione (Agricoltura) la comunicazione concernente il seguente incarico nell'ambito del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali:
  alla dottoressa Ilaria Antonini, l'incarico di direttore della Direzione generale degli affari generali, delle risorse umane e per i rapporti con le regioni e gli enti territoriali, nell'ambito del Dipartimento delle politiche competitive, della qualità agroalimentare, ippiche e della pesca.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

ERRATA CORRIGE

  Nell’Allegato A al resoconto della seduta del 29 ottobre 2014, a pagina 6, prima colonna, venticinquesima riga, dopo le parole: «dal relativo allegato» si intendono inserite le seguenti: «(COM(2014) 669 final – Annex 1)».

RELAZIONE RECANTE VARIAZIONE ALLA NOTA DI AGGIORNAMENTO DEL DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA 2014 (DOC. LVII, N. 2-TER)

Risoluzioni

   La Camera,
   esaminata la Relazione al Parlamento recante la variazione alla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2014 trasmessa ai sensi dell'articolo 10-bis della legge 31 dicembre 2009, n. 196;
   premesso che:
    la suddetta relazione aggiorna gli obiettivi programmatici di finanza pubblica indicati nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2014 approvata con risoluzioni lo scorso 14 ottobre;
    tale aggiornamento si è reso necessario a fronte delle osservazioni formulate dalla Commissione europea nell'ambito del processo di valutazione dei documenti programmatici di bilancio per il 2015;
   ritenuto che:
    sia necessario procedere, in linea con quanto richiesto dalle istituzioni europee, a un miglioramento complessivo del deficit programmato per il 2015 pari a circa 4,5 miliardi rispetto a quello già indicato nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza per il 2014, determinando un livello dell'indebitamento netto nominale pari al 2,6 per cento del PIL e un miglioramento dell'indebitamento netto strutturale di poco superiore a 0,3 punti percentuali di PIL nel 2015;
    coerentemente con la suddetta revisione dell'indebitamento netto sono aggiornati gli obiettivi del saldo di cassa e del debito pubblico indicati nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2014 ed è rideterminato in 54 miliardi di euro nel 2015 il livello del saldo netto da finanziare programmatico del bilancio dello Stato al netto delle regolazioni contabili, debitorie e dei rimborsi IVA;
    la Relazione illustra le misure aggiuntive attraverso le quali realizzare il previsto miglioramento;
    gli effetti macroeconomici derivanti dalle suddette misure non alterano sostanzialmente le previsioni programmatiche già contenute nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2014,

impegna il Governo

a perseguire gli obiettivi programmatici di finanza pubblica definiti dalla Nota di aggiornamento nell'ambito del periodo di riferimento, come aggiornati dalla Relazione, e a dare attuazione alle misure aggiuntive indicate nella Relazione medesima.
(6-00094) «Speranza, De Girolamo, Mazziotti Di Celso, Dellai, Pisicchio, Formisano, Alfreider, Di Lello, Di Salvo».


   La Camera,
   premesso che:
    a giustificazione dello scostamento dall'obiettivo programmatico di medio termine il Governo si appella al comma 2, lettera a) dell'articolo 6 della legge 243 del 2012: «periodi di grave recessione economica». Fatto noto da tempo, quello della recessione, e non evento improvviso, che avrebbe giustificato invece il riferimento alla successiva lettera b);
    al tempo stesso queste intenzioni erano state già annunciate agli inizi dell'anno, allorquando l'Italia aveva proposto di posticipare di un anno il perseguimento dell'obiettivo a medio termine, dal 2015 al 2016. E la risposta della Commissione non era stata certo positiva. Visto che insieme alla sola Croazia ed alla Slovenia, il nostro Paese era stato inserito nella lista dei Paesi sottoposti a «vigilanza speciale»;
    nonostante questi ripetuti avvenimenti, quel traguardo è stato addirittura rinviato di un altro anno. Ottenendo come risposta la lettera che il Vice presidente della Commissione europea, Jyrky Katainen ha inviato, in data 22 ottobre, al Ministro dell'economia;
    nelle more della conclusione di questa complessa vicenda, il Parlamento italiano era chiamato a votare, congiuntamente, il 14 ottobre scorso, sia la risoluzione che approvava la Nota di aggiornamento al DEF sia il piano di rientro. Confondendo i due diversi piani;
    nella logica della legge precedentemente richiamata, infatti, la Nota di aggiornamento al DEF doveva assicurare «almeno il conseguimento dell'obiettivo di medio termine ovvero il rispetto del percorso di avvicinamento a tale obiettivo» (articolo 3, comma 3). Mentre l'impossibilità di perseguire un simile obiettivo doveva dar luogo alla redazione di uno specifico «piano di rientro» da sottoporre a votazione con maggioranza assoluta;
    il Parlamento si sarebbe così trovato di fronte ad una duplice opzione e due distinte manovre: la prima tesa semplicemente al rispetto dei vincoli imposti dalla disciplina europea; la seconda postulante un diverso intervento da far decorrere dall'esercizio successivo;
    nessuna di queste regole è stata rispettata. La Nota al DEF incorporava già un «piano di rientro», con una manovra espansiva che era cifrata in circa 25 miliardi. Subito dopo la sua presentazione, il Governo ipotizzava una manovra ben più ampia – circa 36 miliardi – che diveniva il presupposto per la redazione della successiva Legge di stabilità;
    veniva pertanto reciso il nesso che, fin dal 1978, lega l'analisi preventiva della situazione economica e finanziaria ai risultati che si intende perseguire con la successiva Legge di stabilità. Va da sé che questa discrasia impedisce al Parlamento di poter valutare la congruenza del successivo intervento legislativo con gli obiettivi che sono posti a fondamento della Nota al DEF;
    siamo pertanto in presenza di una manovra al «buio» sulla quale si sono appuntati – una forte aggravante – gli strali della Commissione europea. Alla quale il Ministro dell'economia ha risposto, proponendo un'ulteriore modifica del precedente impianto legislativo, con scelte discutibili rappresentate da un dimezzamento dei fondi per la coesione, a danno di un Mezzogiorno già stremato, ed un ulteriore appesantimento di clausole di salvaguardia, che lasciano presuppone la grande labilità delle coperture finanziarie ipotizzate;
    alla luce di quanto esposto, si rischia di creare un pericoloso precedente destinato a render ancor più caotica la legislazione in tema di bilancio. In una fase in cui una situazione internazionale quanto mai incerta rischia di fare del nostro Paese una vittima sacrificale;
    sarebbe stato pertanto necessario ristabilire il rispetto dei precetti legislativi e regolamentari. Procedere, in altri termini, ad un grande reset. Fornire al Parlamento i necessari elementi di giudizio, in base ai quali poter valutare il rischio implicito nelle diverse opzioni, prima di giungere alla discussione sulla Legge di stabilità;
    un iter rispettoso delle prassi e delle relative disposizioni di legge era l'unica soluzione possibile al caos che potrebbe derivare da un loro uso disinvolto;
    il piano di rientro, che deve contenere sia le indicazioni programmatiche di contenimento del deficit, nominale e strutturale, sia le indispensabili coperture finanziarie, deve essere esteso all'intero triennio, e non solo al 2015, come ha fatto il governo;
    se si considera anche il trascinamento sul 2016, infatti, emerge che, a seguito delle correzioni intervenute in termini di deficit strutturale sul 2015 (da -0,9 per cento a -0,6 per cento), tra il 2015 e il 2016 è prevista una riduzione inferiore rispetto allo 0,5 per cento richiesto dai Trattati;
    il deficit strutturale, infatti, nel 2016 non passa più da -0,9 per cento a -0,4 per cento, come previsto dal vecchio Def, ma da -0,6 per cento (vale a dire il deficit strutturale del 2015 rivisto dopo le misure correttive richieste dall'Ue) a -0,4 per cento (nel 2016): una correzione pari a soli due punti decimali invece che ai 5 necessari. Questo non potrà che sollevare ulteriori obiezioni da parte della Commissione;
    attualmente la previsione del governo è quella di un aumento della pressione fiscale di 3,3 miliardi (per il solo 2015) mentre altri 700 milioni (strutturali) verranno da nuove misure di lotta all'evasione dell'Iva. Misure talmente poco credibili da richiedere, sotto forma di clausola di salvaguardia, un corrispondente aumento strutturale delle accise;
    inoltre, con le correzioni introdotte dal governo si riduce da 1 miliardo a 500 milioni (per il solo 2015) l'utilizzo dei Fondi strutturali europei destinati alle regioni del Sud, proprio nel momento in cui il rapporto Svimez parla di rischio di desertificazione;
    la diversità temporale delle 3 misure, limitate a un anno la prima e la terza, permanente la seconda, la dice lunga sulla labilità del piano di rientro del governo;
    il governo, temendo l'esito del voto, oggi fugge, nascondendosi dietro al miglioramento dei saldi. Ma non basta dire che si riduce il deficit, strutturale e nominale: il Parlamento deve potersi esprimere sugli strumenti attraverso i quali si intende perseguire questo obiettivo;
    cosa che, impedendo il voto a maggioranza assoluta, l'esecutivo non ci consente di fare, incurante delle prerogative del Parlamento e del dettato della norma di rango costituzionale che prevede tale votazione. Un vulnus istituzionale gravissimo, un pessimo segnale all'Europa e ai mercati, che ci guardano,

impegna il Governo

ad operare in coerenza con le premesse indicate, quale precondizione per sviluppare un più intenso dialogo intereuropeo, al fine di dare a quel semestre di presidenza italiano – fin troppo scialbo – l'occasione di un rilancio. Dobbiamo sgomberare il campo dall'ipotesi che l'accento riposto sulla necessità dello sviluppo sia un alibi per continuare nelle vecchie abitudini di sempre. L'impegno proposto mira, appunto, a rafforzare la posizione negoziale dell'Italia e a costringere anche gli altri – soprattutto la Germania – a fare la propria parte.
(6-00095) «Brunetta».


   La Camera,
   esaminata la Relazione recante variazione alla Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2-ter);
   premesso che:
    dopo le richieste di chiarimento da parte della Commissione dell'Unione europea, il Governo ha ulteriormente accentuato il carattere recessivo della manovra di finanza pubblica accettando nei fatti una correzione del deficit di «poco superiore allo 0,3 per cento», anche se da altri documenti risulterebbe essere pari a circa lo 0,4 per cento (0,38 per cento = 1,6 miliardi (0,1 per cento) + 4,5 miliardi (0,28 per cento);
    la diminuzione del deficit atteso per il 2015, rispetto a quanto indicato nella Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza 2014 e dunque pari a circa 4,5 miliardi;
    l'indebitamento netto diminuisce dal 2,9 per cento del PIL al 2,6 per cento (forse sarebbe meglio dire al 2,5 per cento), mentre il debito salirebbe per il 2015 dal 131,6 per cento del PIL al 133,4 per cento. L'indebitamento netto strutturale nel 2015 diverrebbe di poco superiore a 0,3 punti percentuali del PIL;
    dopo i fuochi d'artificio del Premier contro l'Europa dei burocrati al Consiglio Europeo della scorsa settimana la verità alla fine emersa; il Governo italiano ha scelto di seguire i diktat dell'Europa modificando sensibilmente la legge di Stabilità. Dopo la lettera alla Unione europea, il Documento di Economia e Finanza è ulteriormente cambiato e gli obiettivi sono altri;
    si tratta di una sconfitta del Governo Renzi che aveva provato a trattare con l'Europa i dati del deficit. Trattativa respinta dall'Unione europea ed ora il Governo ha scelto la strada del rispetto delle politiche di austerità e di quei parametri in altre occasioni definiti «stupidi»;
    lo slittamento al 2017 del pareggio di bilancio non rappresentava, in realtà una vera sfida alla Commissione europea come lo è la decisione francese di mantenere il deficit sopra il 4 per cento per i prossimi anni;
    la Francia ha infatti dichiarato che non rientrerà nei limiti del deficit del 3 per cento fino al 2017, l'Italia è vicina a sforarlo anche se continua ad affermare che lo rispetterà. La Banca centrale europea è da tempo ben sotto all'obiettivo dell'inflazione al 2 per cento a cui è vincolata dal suo mandato. La Germania è in surplus commerciale eccessivo. Tutte le parti coinvolte sono in evidente difetto rispetto alle regole che si sono collettivamente e consensualmente date;
    la decisione francese, se assecondata da una analoga presa di posizione del Governo italiano, poteva rappresentare una grande opportunità per rimettere in discussione la parte fiscale dei trattati europei. Il Governo italiano ha preferito adattarsi alle indicazioni, forse sarebbe meglio chiamarle diktat, di alcuni funzionari europei. L'unico risultato ottenuto, in tempi di deflazione e recessione, è che il deficit calerà in misura minima ma continueranno a crescere lo stock del nostro debito. È stata persa una occasione storica forse irrepetibile;
    si pone, inoltre, con drammaticità ed urgenza in Europa il terna dell'elezione democratica degli organismi europei, ad iniziare dalla stessa Commissione, da parte del Parlamento;
    sono previste le seguenti modifiche al disegno di legge di Stabilità 2015:
     l'utilizzo dei 3,3 miliardi assegnati per il 2015 al Fondo per la riduzione della pressione fiscale;
     l'estensione del meccanismo dell'inversione contabile per l'IVA al settore della grande distribuzione, subordinata al rilascio di una deroga da parte dell'Unione europea, e di conseguenza, una ulteriore clausola di salvaguardia in materia di aliquote Iva e di accise pari a circa 730 milioni a decorrere dal 2015;
     l'ulteriore riduzione delle risorse per il cofinanziamento dei fondi strutturali europei di circa 500 milioni;
    di fatto, stante l'incertezza sui risultati dei tagli previsti alle spese e sull'entità effettiva del recupero di risorse provenienti dalle misure di contrasto all'evasione, la manovra finirà per contenere una clausola di salvaguardia «monstre» che scatterà dal 2016 e che si aggiunge a quella già prevista dal Governo Letta in termini di aumenti di imposte (la quale prevede, al netto dei 3 miliardi inglobati nei saldi dell'attuale legge di stabilità, 4 miliardi per il 2016 e 7 miliardi a decorrere dal 2017);
    in pratica, si tratterà di ottenere con aumenti dell'Iva e delle accise e con tagli alle detrazioni d'imposta, risorse per 730 milioni nel 2015, 17.130 milioni nel 2016, 25.530 milioni nel 2017 e 29.130 milioni nel 2018. La clausola se esercitata avrebbe un forte effetto recessivo di diversi punti di PIL nel triennio 2016-2018 dovuta ad una contrazione complessiva di consumi ed investimenti per alcuni miliardi;
    in pratica, la manovra, non volendo affrontare una vera discussione sulla revisione dei parametri di bilancio stabiliti dalla Unione europea, rinvia ai prossimi anni le scelte più dolorose ed impegnative;
    l'ulteriore riduzione delle risorse per il cofinanziamento dei fondi strutturali europei di circa 500 milioni penalizza ancora una volta il Mezzogiorno, mentre, come certifica l'ultimo Rapporto dello SVIMEZ, in 5 anni le famiglie del Sud in stato di povertà assoluta sono più che raddoppiate, le imprese chiudono e l'emigrazione continua a ritmi spaventosi. Nel nostro Mezzogiorno siamo al settimo anno di recessione, il PIL è in caduta libera, solo una giovane donna su cinque lavora, sono crollati gli investimenti e la discesa dell'occupazione non conosce fine;
    la variazione alla Nota di aggiornamento del DEF 2014 poteva essere, inoltre, l'occasione per correggere quanto contenuto nella tabella n. 1 della Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza 2014 Doc. LVII n. 2-bis allegato III (programma delle infrastrutture strategiche) ovvero la tabella delle revoche e delle riassegnazioni della legge obiettivo ove compare come reimpiego di legge, l'assegnazione alla Società Stretto di Messina SpA (decreto-legge n. 78 del 2009 convertito dalla legge n. 102 del 3 agosto 2009) di una quota pari a 1 miliardo e 287 milioni di euro (segnatamente 1.287.324.000 euro), chiarendo in via definitiva che l'attuale Esecutivo non intende in alcun modo riaprire il dossier «Ponte sullo Stretto di Messina».
    per avviare a soluzione una crisi economico finanziaria dai disastrosi effetti sociali che dura ormai da più di Otto anni, un periodo talmente lungo che il sistema capitalistico non ha mai affrontato prima, è necessario adottare misure shock sul piano economico che mal si conciliano con un misero allentamento della stretta di bilancio e con il solo slittamento al 2017 del pareggio di bilancio. Ben altre sarebbero le soluzioni che però trovano ostacoli insormontabili nelle troppo rigide regole europee non più al passo con la situazione profondamente cambiata e che richiederebbero una forte e reale flessibilità temporanea concordata, almeno sul rispetto del rapporto deficit/Pil, per un reale rilancio economico e produttivo salvaguardando nel contempo l'occupazione e i diritti fondamentali del lavoro;
    il Documento di Economia e Finanza, dunque, dopo la Nota di aggiornamento e dopo la variazione della Nota di aggiornamento, rimane sempre di più dentro la cornice delle politiche di austerità caratterizzate in modo significativo dalla precarizzazione del lavoro, dalle privatizzazioni e dai tagli alla spesa pubblica;
   non approva la Relazione recante variazione alla Nota di aggiornamento del DEF 2014 (Doc. LVII, n. 2-ter) ed impegna il Governo a riaprire una vera trattativa con la Commissione europea nei termini illustrati in premessa.
(6-00096) «Scotto, Marcon, Melilla, Airaudo, Franco Bordo, Costantino, Duranti, Daniele Farina, Ferrara, Giancarlo Giordano, Fratoianni, Kronbichler, Matarrelli, Nicchi, Paglia, Palazzotto, Pannarale, Pellegrino, Piras, Placido, Quaranta, Ricciatti, Sannicandro, Zaccagnini, Zaratti».


   La Camera,
   premesso che:
    la variazione alla nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza 2014 è stata adottata in risposta alle osservazioni della Commissione Europea rispetto al testo del disegno di legge «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015);
    la Commissione europea deve pronunciarsi entro 15 giorni dalla trasmissione dei documenti di Bilancio, a sua volta fissata per il 15 ottobre di ogni anno, salvo svolgere una analisi più approfondita entro la fine del mese di novembre, che potrebbe richiedere ulteriori correzioni all'Italia come già lasciato intendere dal Commissario Katainen;
    nell'anno in corso tali scadenze si accavallano con quelle della permanenza in carico della Commissione europea stessa, in carica fino al 31 ottobre e destinata ad essere sostituita quasi interamente dal 1o novembre;
    saranno due quindi le Commissioni che si esprimeranno sulla manovra dell'Italia, in pendenza dell'esame parlamentare sul documento, creando una situazione di incertezza e di costante senso di inadeguatezza della gestione del bilancio del Paese;
    benché la legge di stabilità predisposta dal Governo avesse un impianto restrittivo che manteneva il deficit sotto il 3 per cento del PIL imposto dal Patto Europeo di stabilità e crescita, e nonostante la congiuntura economica fortemente negativa richiedesse misure di crescita più forti anche alla luce dei margini di flessibilità previsti a livello comunitario, la Commissione ha preteso una ulteriore stretta fino a portare il deficit al 2,6 per cento del Pil. La riduzione percentuale si tramuta in 4,5 miliardi di ulteriori tagli o minori investimenti da parte del Governo, senza alcun margine di manovra finalizzato alla ripresa economica;
    il Governo italiano ha assecondato le richieste comunitarie, a nostro avviso eccessivamente rigide e non giustificate sul piano fiscale, senza opporre eccezioni, anche a prezzo di rinunciare ai fondi previsti per manovre di riduzione della pressione fiscale e a fondi necessari alle regioni per potere utilizzare appieno i finanziamenti per lo sviluppo e la coesione;
    a fronte dell'ulteriore stretta di 4,5 miliardi, non è stato toccato lo stanziamento permanente previsto dalla legge di stabilità e pari a 187,5 milioni di euro all'anno per la gestione degli immigrati affluiti dopo l'avvio dell'operazione Mare Nostrum, ci sono stanziamenti permanenti per gli LSU di Napoli e Palermo e altri 110 milioni all'anno per Roma Capitale,

impegna il Governo:

   ad utilizzare pienamente i limiti di indebitamento ed i saldi previsti nella nota di aggiornamento del DEF approvata dal Parlamento;
   a non recepire eventuali ulteriori misure restrittive richieste dalla Commissione europea all'esito degli approfondimenti previsti nel mese di novembre;
   ad intervenire urgentemente, anche in qualità di presidente di turno dell'Unione europea, per una completa revisione dell'impianto economico dell'Unione europea e dell'area Euro, abolendo il Patto di stabilità, compreso il Patto di stabilità interno, al fine di potere attuare misure straordinarie per la ripresa economica, per gli investimenti infrastrutturali in particolare per quelli ad impatto positivo contro il rischio idrogeologico e sismico del territorio, che genererebbero inoltre nuovo gettito e posti di lavoro;
   a pianificare i trasferimenti agli enti locali e territoriali, nonché in ambito sanitario, superando definitivamente il criterio della spesa storica a favore del sistema dei costi e dei fabbisogni standard, applicando in ogni dimensione del Paese il federalismo fiscale quale unica possibile spending review efficace per la ripresa economica.
(6-00097) «Fedriga, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Matteo Bragantini, Busin, Caon, Caparini, Giancarlo Giorgetti, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Marcolin, Molteni, Gianluca Pini, Prataviera, Rondini, Simonetti».


   La Camera,
   premesso che:
    la Commissione europea ha formulato dei rilievi critici sui documenti programmatici di bilancio per il 2015, adottati dal Governo, in merito al miglioramento strutturale del saldo per il 2015, che risulta essere solo dello 0,1 per cento, mentre il percorso di convergenza richiederebbe almeno un miglioramento di circa 0,5 punti percentuali del PIL nel 2015;
    alla lettera del 22 ottobre, inviata dal vice-presidente della Commissione europea al Governo, il Ministro dell'economia e finanze ha risposto il 27 ottobre rassicurando la Commissione europea e comunicando l'impegno di migliorare il saldo strutturale per il 2015;
    con la presente relazione di variazione alla Nota di aggiornamento del DEF 2014, il Governo modifica il deficit atteso per il 2015, previsto nella Nota al DEF 2014, apportando un miglioramento rispetto al 2014 di 0,3 punti percentuali di PIL, quindi l'indebitamento netto nominale per il 2015 dal 2,9 per cento, di cui alla Nota citata, si assesterà al 2,6 per cento del PIL;
    tale aggiustamento ha un costo pari a 4,5 miliardi di euro, risorse che non possono essere utilizzate per interventi di rilancio dell'economia;
   considerato che:
    la correzione di bilancio, prevista nella relazione in esame, è in contraddizione con la scelta del Governo, assunta in sede di presentazione della Nota al DEF 2014, di rallentare il percorso di risanamento dei conti pubblici per fare ripartire il Paese, onde evitare per il quarto anno consecutivo crescita zero del Pil ovvero crescita negativa;
    la correzione per 4,5 miliardi non è a «costo zero», anzi inciderà negativamente sulle misure che i cittadini attendono da tempo, stretti dalla morsa di una pressione fiscale troppo elevata e sproporzionata rispetto alle ridotte risorse a disposizione;
    nonostante la riduzione della pressione fiscale sia una misura fondamentale per sostenere la domanda di beni e servizi ed, inoltre, è una delle raccomandazioni della stessa Commissione dell'Unione europea in materia di riforme strutturali, che l'Italia sarebbe opportuno adottasse, il Governo corregge il deficit attingendo alle risorse del Fondo per la riduzione della pressione fiscale, nella misura di ben 3,3 miliardi di euro;
    un'altra misura di aggiustamento prevede l'utilizzo dei 500 milioni, già stanziati nella legge di stabilità, destinati ad escludere dal patto di stabilità delle regioni le risorse destinate al cofinanziamento dei Fondi strutturali;
    si destinano 730 milioni dall'estensione dell'inversione contabile per l'IVA, cosiddetto «reverse charge» ad ulteriori soggetti oltre quelli già indicati nell'articolo 44, commi 7-10, del testo della legge di stabilità 2015 presentato; trattasi dei soggetti che operano nel settore della grande distribuzione;
    in merito, preoccupa che la suddetta misura potrà essere effettivamente adottata, a condizione del rilascio della deroga da parte del Consiglio dell'Unione europea, ed, in caso di mancata applicazione, il Governo ha ben pensato di attivare l'inflazionata «clausola di salvaguardia» dell'aumento delle accise, dunque, un probabile inasprimento della pressione fiscale, che si aggiunge alla sottrazione di risorse per procedere alla riduzione del prelievo fiscale;
   ritenuto che:
    già in sede di discussione della Nota al DEF 2014, il Gruppo M5S nella risoluzione presentata ha evidenziato e circostanziato la necessità di discostarsi dagli obiettivi del percorso di convergenza verso il saldo strutturale di pareggio, espressione di una politica di rigore, che ha aggravato la crisi economica di molti paesi della area euro, e non consente di uscire dalla recessione;
    nella medesima sede sono stati evidenziati gli aspetti critici degli interventi che il Governo intende realizzare nel prossimo triennio per riformare l'Italia e rilanciare l'economia;
    si ribadisce che le risorse messe a disposizione non sono sufficienti, e, peraltro, in parte destinate ad interventi costosi, come il bonus Irpef, che non ha prodotto gli effetti attesi;
    si ribadisce che è necessario e improcrastinabile ridiscutere gli obblighi derivanti dal «fiscal compact» in concomitanza con la Presidenza UE dell'Italia, invece il Governo, pur riconoscendo che la politica di rigore a cui è stata sottoposta l'Italia dal 2011 è stata una delle cause dell'inasprimento e del prolungarsi della recessione, fa «marcia indietro» e non difende la posizione assunta nella Nota al DEF 2014, di scostarsi dall'obiettivo di aggiustamento strutturale, per rendere disponibili maggiori risorse per rilanciare l'economia del Paese;
    l'impegno che si assume con la relazione in esame è «un passo indietro» pericoloso nel processo di uscita dalla crisi economica, a maggior ragione per il fatto che la correzione non avviene tramite proposte di «spending review», ma compromettendo la tanto attesa riduzione del prelievo fiscale;
    in merito alle politiche fiscali si rileva che il Governo, in sede di adozione della Nota di aggiornamento, ha peggiorato il deficit per 11 miliardi e adottato misure, quali il contestato bonus fiscale;
    sarebbe più coerente, in ottemperanza ai rilievi della Commissione europea, non procedere alla riduzione delle risorse destinate per legge alla riduzione della tassazione per tutti i contribuenti, ma rinunciare ad interventi costosi e poco efficaci, anche se ben spendibili in campagna elettorale;
    la decisione di revocare le risorse destinate alla deroga al patto di stabilità a carico delle regioni per spese di cofinanziamento degli investimenti con i fondi strutturali europei, denota mancanza di lungimiranza politica sull'opportunità di sviluppare ed incentivare gli investimenti per creare occupazione,

impegna il Governo:

   a ritirare la relazione in esame e non ritenere in nessun caso come vincolante l'obiettivo di medio termine, in tal modo compromettendo il percorso di riduzione della pressione fiscale, a cui può conseguire il sostegno alla domanda aggregata;
   ad introdurre il reddito di cittadinanza a sostegno dei cittadini disoccupati, delle fasce più colpite dalla recessione e dei giovani in cerca di prima occupazione, misura sempre più urgente a causa degli effetti di maggiore precariato, che le riforme in materia di flessibilità del lavoro, contenute nel programma del Governo, produrranno.
(6-00098) «D'Incà, Castelli, Brugnerotto, Cariello, Caso, Colonnese, Currò, Sorial».