XVII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 360 di lunedì 12 gennaio 2015
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI
La seduta comincia alle 15,35.
DAVIDE CAPARINI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 21 dicembre 2014.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Baretta, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Boccia, Bonifazi, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Casero, Castiglione, Catania, Cicchitto, Costa, D'Alia, D'Ambrosio, Dambruoso, Damiano, De Girolamo, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Lorenzin, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Mannino, Merlo, Orlando, Pisicchio, Pistelli, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Domenico Rossi, Rossomando, Rughetti, Sanga, Scalfarotto, Schullian, Scotto, Sisto, Speranza, Tabacci, Valeria Valente, Vargiu, Velo, Vignali, Villarosa, Vito e Zanetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Rinnovo della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito di quanto convenuto nella Conferenza dei presidenti di gruppo, la delegazione della Camera dei deputati presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa sarà formata, nella sessione annuale del 2015, dai componenti attualmente in carica.
Ricordo che la delegazione è composta dai seguenti deputati:
Membri effettivi: Deborah Bergamini, Alessandro Bratti, Elena Centemero, Celeste Costantino, Manlio Di Stefano, Sandro Gozi, Michele Nicoletti, Andrea Rigoni, Milena Santerini;
Membri supplenti: Ferdinando Aiello, Anna Ascani, Khalid Chaouki, Eleonora Cimbro, Luca D'Alessandro, Giuseppe Galati, Adriana Galgano, Lia Quartapelle Procopio, Maria Edera Spadoni.
Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 31 dicembre 2014, n. 192, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (A.C. 2803) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali) (ore 15,40).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudizialiPag. 2Invernizzi ed altri n. 1, Palese ed altri n. 2 e Cozzolino ed altri n. 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 2803), presentate al disegno di legge n. 2803: Conversione in legge del decreto-legge 31 dicembre 2014, n. 192, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative.
Avverto che, a norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno solo dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
L'onorevole Invernizzi ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.
CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie, signor Presidente. Ci troviamo per l'ennesima volta ad illustrare una questione pregiudiziale inerente un decreto-legge che, a nostro avviso, non incarna, non ha in sé i previsti e necessari canoni di costituzionalità necessari per procedere alla sua discussione e alla sua approvazione. Ci troviamo di fronte ad un decreto-legge che si compone di 14 articoli ove vengono prorogati i termini in materia di assunzione, organizzazione e funzionamento delle pubbliche amministrazioni, oltre che proroghe concernenti alcune procedure di competenza del Ministero dell'interno, in materia di infrastrutture e trasporti, beni culturali, nel settore dell'istruzione, edilizia scolastica, in materia sanitaria, in materia ambientale, affidamento dei servizi e federazioni sportive nazionali.
Il presente decreto-legge, denominato «milleproroghe», è solitamente adottato dal Governo con periodicità annuale, adducendo quale unica giustificazione la necessità di assicurare l'efficienza e l'efficacia dell'azione delle diverse amministrazioni interessate, ma che, in verità, lo sappiamo e lo sapete perfettamente, è uno strumento con il quale il Governo corregge errori, compensa ritardi e mancate decisioni. Per esempio – valga a titolo esemplificativo –, è chiaramente incostituzionale utilizzare tale normativa d'urgenza per prorogare la gestione commissariale per l'attuazione degli interventi dell'Agenzia per lo svolgimento dei Giochi Olimpici di Torino 2006. Inoltre, il decreto manca di omogeneità di contenuto, così come sarebbe richiesto dall'articolo 15 della legge 23 agosto 1988, n. 400, di diretta attuazione costituzionale dell'articolo 77 della Costituzione.
Vi è, inoltre, tutta un'altra serie di previsioni che contrastano con il dettato costituzionale.
Ad esempio ci sono articoli che riguardano questioni rientranti nell'ambito della economia e del lavoro per i quali è competente ad esprimere un parere il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro, così come previsto dall'articolo 99 della Costituzione, che lo definisce organo di consulenza delle Camere e del Governo per le materie e secondo le funzioni che gli sono attribuite dalla legge. Procedere all'esame del presente disegno di legge senza aver recepito il parere del CNEL presenta aspetti che possono far ravvisare profili di incostituzionalità manifesti.
Oggi ci troviamo ad affrontare, quindi, per l'ennesima volta una prevaricazione da parte del Governo nei confronti di quelle che sarebbero le competenze costituzionalmente previste delle Camere. Lo affrontiamo, pertanto, presentando una pregiudiziale di costituzionalità pur nella consapevolezza che sarà, insieme alle altre presentate, quasi sicuramente bocciata perché ormai il clima che vige in questo Paese e che in qualche modo siamo abituati a dover affrontare quasi settimanalmente, è proprio quello di assistere, in un modo direi quasi sfacciato, alla protervia del Governo che si disinteressa di quello che dovrebbero fare le Camere e persegue, con pervicacia e con ostinazione, l'abitudine di adottare decreti-legge che vengono Pag. 3presentati come urgenti, ma che poi gratta gratta, sotto sotto non lo sono assolutamente.
Noi purtroppo vediamo che questo modo di agire si ripercuote anche nella previsione di una futura Costituzione nella quale il Governo avrà un ruolo di supremazia nei confronti delle Camere; vediamo come ormai il ruolo dei parlamentari, soprattutto di opposizione, viene continuamente frustrato dal modo di comportarsi del Governo e sappiamo, soprattutto guardando con preoccupazione anche al combinato disposto fra riforme costituzionali e legge elettorale – la cosiddetta Italicum – che questo sarà probabilmente il clima in cui, qualora appunto sia le riforme costituzionali che la nuova legge elettorale dovessero completare il loro iter e quindi diventare vigenti all'interno della Repubblica italiana, si troverà ad essere appunto la condizione del parlamentare, cioè una condizione nella quale non vi è la possibilità effettivamente di svolgere in modo chiaro ed efficace il proprio lavoro. Se vedete infatti un altro tema proprio di adesso, all'interno di questa Aula, il discorso sulle riforme costituzionali, ci sarà, per quanto riguarda la possibilità del Governo di presentare decreti che ritiene urgenti, chiaramente una smisurata possibilità per il Governo stesso di abusare di questa opzione. L’Italicum garantirà sostanzialmente una Camera, appunto la Camera dei deputati, che sarà costituita nella stragrande maggioranza da nominati, visto che avanza in modo sempre più impetuoso la previsione di avere dei capilista blindati e che quindi vedranno possibilità di far sì che i cittadini eleggano i propri eletti solamente nel caso in cui diano il voto al partito che poi prenderà il voto di maggioranza e quindi sarà chiamato a fare il Governo. In tutti gli altri casi gli elettori non potranno, peggio di oggi, decidere quale sarà il proprio eletto alla Camera dei deputati, considerato che a differenza di oggi, in cui i collegi quanto meno sono poco più che provinciali e comunque hanno un chiaro riferimento, ci troveremo di fronte ad un collegio nazionale nel quale verranno eletti non coloro che prendono più voti ma coloro che a seguito di tutta una serie di algoritmi risulteranno, appunto, come i capilista con maggiore scarto e con la possibilità di essere eletti.
Noi guardiamo con preoccupazione, signor Presidente, a questo modo di agire, guardiamo con preoccupazione all'atteggiamento del Governo che malgrado i continui richiami sia del Capo dello Stato al quale si dice sempre di volersi inchinare, sia della Corte costituzionale per quanto riguarda appunto la produzione della decretazione di urgenza, invece insiste a comportarsi come se richiami di questo tipo non vi siano.
Riteniamo pertanto fondamentale dare un segnale, cominciando magari proprio dal decreto-legge che viene presentato oggi che, ripetiamo, non ha la funzione di rendere più efficienti o di sistemare alcune cose che nell'anno passato non si è avuta la possibilità di portare al loro iter di conclusione ma che sostanzialmente dà soltanto la possibilità a quegli organi dello Stato e dell'amministrazione pubblica che, anche in questo caso, lamentano tutta la loro inefficienza, di sistemare le cose almeno dal punto di vista legale e legislativo. Ecco perché, signor Presidente, onorevoli colleghi, noi chiediamo il voto favorevole dell'Aula a questa questione pregiudiziale e annunciamo fin da ora il voto favorevole anche alle altre due questioni pregiudiziali presentate (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. L'onorevole Palese ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 2.
ROCCO PALESE. Signor Presidente, Forza Italia ha presentato la pregiudiziale di costituzionalità in riferimento al decreto-legge n. 192, decreto che si compone di quindici articoli. Non solo, come al solito, viola l'articolo 77 della Costituzione. In particolare, con la sentenza n. 22 del 2012, la Corte costituzionale ritiene tout court illegittimo il decreto-legge qualora il suo contenuto non rispetti il vincolo della omogeneità, vincolo che la Corte ritiene Pag. 4implicitamente previsto dall'articolo 77 della Costituzione, ed esplicitato dall'articolo 15, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400. Quest'ultima disposizione, infatti, là dove prescrive che il contenuto del decreto-legge deve essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo, pur non avendo in sé e per sé rango costituzionale e non potendo quindi assurgere a parametro di legittimità in un giudizio davanti a questa Corte, costituisce esplicitazione della ratio implicita nel secondo comma dell'articolo 77 della Costituzione, il quale impone il collegamento dell'intero decreto-legge al caso straordinario di necessità e urgenza, che ha indotto il Governo ad avvalersi dell'eccezionale potere di esercitare la funzione legislativa senza previa delegazione da parte del Parlamento. Nella sentenza n. 220 del 2013, la Corte costituzionale rimane coerente con la sentenza del 2012 sopra menzionata, tornando ad evocare la previsione generale di cui all’ articolo 15, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, per la quale il decreto-legge deve contenere misure di immediata applicazione, che, pur non avendo, sul piano formale, rango costituzionale, esprime ed esplicita ciò che deve ritenersi intrinseco alla natura stessa del decreto-legge, che pertanto, come evidenziato, presenterebbe un vizio causale. Il vizio di disomogeneità pone dunque in evidenza come il Governo abbia utilizzato lo strumento del decreto-legge violando sia l'articolo 77 della Costituzione sia l'articolo 15, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, laddove è previsto che il contenuto del decreto-legge sia specifico, omogeneo e corrispondente al titolo. La questione della sostanziale omogeneità delle norme contenute nei decreti legge e della conseguente legge di conversione è stata inoltre affrontata in interventi ripetuti dalla Presidenza della Repubblica. Fra gli interventi più recenti del Presidente Napolitano possono richiamarsi le lettere inviate il 9 aprile 2009, il 15 luglio 2009, il 22 maggio 2010, il 22 febbraio 2011, il 23 febbraio 2012 e, da ultimo, la lettera del 27 dicembre 2013, inviata ai Presidenti delle Camere, relativa all'iter parlamentare di conversione del cosiddetto decreto-legge «salva Roma», nel corso del quale erano stati aggiunti al testo originario del decreto 10 articoli, per complessivi 90 commi; a seguito di quest'ultima lettera, ricordiamo che il Governo aveva rinunciato alla conversione del decreto.
Entrando poi nel merito delle disposizioni, si tratta chiaramente di proroghe di termini relativi a un ampio e disomogeneo ventaglio di materie.
Quindici sono gli articoli, quindici sono i temi e le discipline che sono state già affrontate in questo decreto-legge e già il numero stesso che è contenuto all'interno dell'articolazione di questo decreto-legge la dice lunga sulla disomogeneità in riferimento alla circostanza che non tutte le norme riguardano proroghe di termini o differimento di termini, che dir si voglia, perché invece ci sono anche altre materie che vengono assolutamente trattate in materia illegittima all'interno di questo decreto-legge.
Ci tengo pure a precisare e a tranquillizzare l'onorevole Scotto che noi, come Forza Italia, abbiamo presentato la questione pregiudiziale per tutto il decreto-legge, non abbiamo presentato pregiudiziali in riferimento all'articolo 3, che riguarda i sintonizzatori digitali, o ad eventuali altre situazioni. Io penso che anche tutte le altre questioni pregiudiziali che sono state presentate sono complessivamente relative a tutto il decreto-legge e quindi ritengo che questa sia la proposta più efficiente ed efficace anche per il Paese e cioè quella di accogliere questa questione pregiudiziale e di non procedere, da parte della Camera e da parte delle Commissioni, all'esame di questo provvedimento.
PRESIDENTE. L'onorevole Cozzolino ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 3.
EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, colleghi, se ottantadue proroghe vi sembrano poche, potrebbe essere il titolo efficace non solo per il dibattito odierno, ma per l'intero esame del decreto-legge Pag. 5n. 192. Ottantadue infatti sono le disposizioni di proroga dei termini che questo decreto contiene, ottantadue norme di legge regolarmente approvate dal Parlamento, promulgate dal Capo dello Stato, pubblicate in Gazzetta Ufficiale, ma che non sono in vigore e non lo saranno neppure questa volta.
Queste norme rimangono sospese, galleggiando in una sorta di limbo paragiuridico per diverso tempo e vedono il termine della loro applicazione spostarsi ogni volta che sembra finalmente arrivato quel momento, riproponendo una sorta di fatica di Sisifo.
Signor rappresentante del Governo, ottantadue disposizioni di legge che rimangono sospese, alcune da molti anni, a noi non sembrano affatto poche ed è per questo che abbiamo ritenuto di presentare una questione pregiudiziale nei confronti di questo decreto-legge, proponendone la preclusione dell'esame e rinviandola al mittente.
Il «milleproroghe» non l'ha inventato questo Governo, che anzi si cimenta per la prima volta in questa materia, ma è purtroppo una pessima prassi alla quale sono ricorsi molti Governi – e quindi, la novità di Renzi non si vede neanche in questo caso – di centro-destra, centro-sinistra, tecnici di larga coalizione. Ormai da anni, la tempistica è sempre la stessa. Nell'ultimo Consiglio dei ministri dell'anno il Governo approva il decreto che viene pubblicato nella «Gazzetta Ufficiale» del 31 dicembre; quindi i primi mesi dell'anno successivo il Parlamento lo converte in legge, solitamente aggiungendo un proprio contributo di ulteriori proroghe.
Questo meccanismo è la negazione del diritto e soprattutto della certezza del diritto stesso perché esistono delle norme regolarmente approvate che dettano disposizioni, adempimenti o scadenze, ma queste norme non sono effettive, ma sono appunto sospese, sterilizzate, rinviate di volta in volta, lasciando in vita la normativa che teoricamente dovrebbe essere stata modificata da quelle norme stesse.
La proroga relativa all'applicazione di disposizioni di legge dovrebbe costituire un caso del tutto eccezionale riservato a casi di vera necessità e urgenza e dovrebbe riguardare soprattutto emergenze di natura sociale, che si verrebbero a produrre se un termine non fosse posticipato di qualche mese. Nel nostro ordinamento, al contrario, il provvedimento di proroga termini è diventato una legge a scadenza fissa, come la legge di stabilità, la legge europea e la legge di delegazione europea; è una sorta di refugium peccatorum che serve a rinviare in alcuni casi sempre le stesse norme, in altri disposizioni che il Governo o la pubblica amministrazione non è stata capace di adottare. Proprio la sicurezza del suo varo continua a produrre l'inattuazione di molte disposizioni legislative come in un serpente che si morde la coda.
In questa sede non ci appelleremo al criterio della disomogeneità del provvedimento, visto che un simile provvedimento viene fatto rientrare nella categoria della cosiddetta omogeneità teleologica, cioè a dire che, poiché il fine di tutte le disposizioni è lo stesso, ovvero il rinvio di termini di applicazione della norma, anche se le disposizioni intervengono su materie tra loro molto diverse sono considerate omogenee. Una tesi che non ci ha convinto e non ci convince soprattutto in tema di «milleproroghe», ma che accettiamo anche perché, per perorare la causa a favore di una pregiudiziale, su questo provvedimento gli argomenti bastano e avanzano, come si dice.
Il primo e, a nostro avviso, più rilevante riguarda l'assoluta assenza dei requisiti di cui all'articolo 77 della Costituzione, che state stravolgendo, che campeggiano nelle premesse di tutti i decreti-legge. Non si può sostenere che un provvedimento sia necessario e urgente quando serve a prorogare l'applicazione di norme approvate addirittura decenni fa.
In questo senso l'esempio più eclatante è il comma 2 dell'articolo 4, che riguarda l'adeguamento alle norme antincendio delle strutture turistico-alberghiere con più di 25 posti (un evergreen direi, perché c'era anche l'anno scorso). Questa disposizione, che tra l'altro è molto importante Pag. 6perché attiene alla sicurezza delle persone, è come l'abbonato Rai di qualche anno fa: ha sempre un posto in prima fila, da quando esiste il milleproroghe. Colleghi, se qualcuno del Governo o degli altri gruppi si alza e mi spiega dove sta la necessità e l'urgenza, come la impone la Costituzione, vince una settimana di colazioni pagate. In questa norma c’è di tutto, ad iniziare dalla cattiva volontà politica, ma non ci sono i criteri di necessità e di urgenza previsti per un decreto-legge. È poi la stessa relazione introduttiva del presente decreto a sottolineare che l'ulteriore proroga di questo termine è disposta a seguito della mancata adozione di un decreto del Ministro dell'interno, previsto da ultimo dal decreto-legge n. 150 del 2013. Colleghi, questa non è necessità e urgenza, ma semplicemente inadempienza da parte degli uffici del Viminale, che non possono certamente giustificare l'adozione di un decreto-legge.
Altro argomento a sostegno della nostra pregiudiziale sta nel fatto che è sempre più evidente che l'annuale decreto di proroga termini svolga, allo stesso tempo, una doppia funzione: quella di sanare le inefficienze e le inadempienze amministrative del Governo e quella di essere la principale giustificazione del varo di norme mal scritte, mal pensate o che hanno semplicemente una funzione di natura propagandistica. Lo stiamo vedendo in questi giorni con quello che è successo con la «legge Delrio», che potremmo richiamare «delirio», in cui non c’è una certezza normativa. Adesso stiamo affrontando la riforma della Costituzione, che creerà sicuramente peggiori danni.
In questo senso basta leggere, ancora una volta, la relazione al decreto per avvalorare quanto testé detto. Giustificando la proroga disposta con l'articolo 3, comma 2, si sostiene che il motivo della stessa sia il lasso di tempo troppo breve tra l'entrata in vigore della legge di conversione dello «sblocca Italia» e uno dei termini recati dallo stesso decreto. Viva l'urgenza ! Non so se è chiara l'operazione. Il Governo vara un decreto che detta determinate disposizioni. La maggioranza glielo approva ed è sempre la maggioranza a decidere una serie di modifiche. Si inseriscono dei termini temporali stretti, per fare vedere che il decreto è davvero «sblocca Italia», salvo poi, alla fine dell'anno, dire: «Signori, ci siamo sbagliati, abbiamo previsto termini troppo stretti, non siamo in grado di governare. Sono buoni per la propaganda ma inattuabili e, dunque, proroghiamo, proroghiamo, proroghiamo».
Altro profilo di estrema criticità, che rivela ai fini della pregiudiziale nei confronti di questo provvedimento, è l'assoluta oscurità del suo contenuto, che è composto esclusivamente di rinvii e di disposizioni mute, dalle quali è materialmente impossibile, non solo per il cittadino che legge la Gazzetta Ufficiale ma per chiunque, anche intuire il contenuto della disposizione che si sta rinviando. Alla faccia della trasparenza normativa e della certezza del diritto, aggiungerei.
C’è poi da aggiungere che il decreto-legge è privo della relazione sull'analisi di impatto della regolazione. Si tratta, purtroppo, di una prassi molto comune nei decreti-legge, ma riteniamo di sottolineare il tema in questo caso, perché si tratta di un decreto che, nella sua predisposizione, sta in capo alla Presidenza del Consiglio, anche se con il concerto del Ministero dell'economia e delle finanze. Poiché spetta al Dipartimento per gli affari giuridici e legislativi di Palazzo Chigi controllare che le altre amministrazioni adempiano agli obblighi di relazione dell'AIR, è ancora più rimarchevole che anche lo stesso DAGL si trinceri dietro la giustificazione della necessità e urgenza per non adempiervi in prima persona. Cambiano i direttori di dipartimento, ma anche con quelli molto cari al Presidente del Consiglio è evidente che la musica che si suona è sempre la stessa. Quindi, mettendo gli amici propri non si migliorano le cose.
Colleghi, per concludere mi rifaccio ad una battuta efficace del collega La Russa, che la scorsa settimana ci ha illustrato in che cosa consista la «mezz'ora alla napoletana». Il milleproroghe è il prototipo di legislazione all'italiana, ovvero un provvedimento Pag. 7che nega uno dei cardini del diritto e, cioè, quello della sua certezza. Quindi, l'Italia è ferma perché non c’è certezza del diritto. Non servono tante leggi, ne basterebbero pochissime all'anno. Io mi rivolgo ai colleghi che ovviamente non hanno molto interesse.
Al di là del contenuto specifico del provvedimento, il MoVimento 5 Stelle contesta la natura di un siffatto decreto e la sua istituzionalizzazione ormai pluriennale. È per questo che chiediamo di non procedere al suo esame.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,03).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Si riprende la discussione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Garofalo. Ne ha facoltà. Chiedo scusa, colleghi. Se permettiamo all'onorevole Garofalo di intervenire in un clima anche di un certo silenzio sarebbe gradito. Chiedo anche se i colleghi possono anche liberare l'emiciclo, nel frattempo; è gradito anche questo. Prego, onorevole Garofalo.
VINCENZO GAROFALO. Presidente, il gruppo parlamentare di Area Popolare voterà contro le pregiudiziali di costituzionalità presentate al decreto-legge cosiddetto milleproroghe. Il decreto-legge all'esame dell'Assemblea reca diversi interventi relativi alla proroga dei termini previsti da disposizioni legislative. Senza entrare nel merito specifico delle disposizioni contenute nel decreto-legge, che sarà compito delle Commissioni di merito e dell'Aula affrontare, mi limiterò a fare alcune considerazioni sui presupposti di necessità e di urgenza che sono propri di questo provvedimento.
Esso contiene – è bene ricordarlo – misure diversificate, ma riconducibili allo scopo unico di prevedere norme che consentano di intervenire con tempestività, al fine di fronteggiare situazioni straordinarie. Ciò determina il pieno riconoscimento dei presupposti di necessità e di urgenza previsti dall'articolo 77 della Costituzione. In tale senso si è espressa anche la Corte costituzionale, che ha ribadito come l'urgenza e la necessità di provvedere possa riguardare situazioni straordinarie, complesse e variegate che richiedano interventi oggettivamente eterogenei, nel caso in cui tali interventi debbano essere indirizzati all'unico scopo di approntare rimedi urgenti a situazioni straordinarie venutesi a creare. Nel caso, ad esempio, delle disposizioni contenute in questo provvedimento all'articolo 1, che riguarda la proroga di termini in materia di pubblica amministrazione, queste norme hanno lo scopo di poter disporre, anche per l'anno 2015, delle risorse per le assunzioni riferite agli anni precedenti, risorse che non sono state utilizzate nei tempi previsti e che, quindi, consentono di poter contare sulla disponibilità dei budget già accantonati da leggi precedenti senza mandarli in economia. È un esempio che conferma la costituzionalità del decreto-legge anche, come detto, in riferimento a quanto stabilito dalla Corte costituzionale.
Desidero a tal proposito ribadire che la Corte costituzionale, infatti, pur intervenendo in termini critici rispetto all'eterogeneità delle norme inserite nel decreto-legge, ha ribadito che le misure contenute nei provvedimenti medesimi possono essere diverse, purché accomunate da uno scopo unitario, quindi l'illegittimità costituzionale delle norme sussiste esclusivamente quando si tratta di norme del tutto estranee allo scopo e alla finalità del provvedimento necessario ed urgente, e non è questo il caso. Pertanto, il decreto-legge va valutato costituzionalmente rispetto al fine ultimo che intende raggiungere, ovvero al suo aspetto teleologico e Pag. 8finalistico, che in questo caso risulta essere quello di prorogare dei termini previsti da disposizioni legislative il cui differimento risulta essenziale, perché riguarda direttamente cittadini e imprese.
Anche le altre norme contenute nel decreto-legge prevedono differimenti di termini considerati importanti e fondamentali, al fine di risolvere problemi urgenti e indifferibili, ad esempio l'articolo 2, che riguarda la proroga dei termini in materia di giustizia amministrativa, tale proroga di due mesi è necessaria per presentare la relazione alle Camere dell'assetto organizzativo dei tribunali amministrativi regionali; l'articolo 3, che prevede una proroga di termini in materia di sviluppo economico; l'articolo 4, che contiene una proroga di termini di competenza del Ministero dell'interno e anche le altre disposizioni contenute nel provvedimento, senza entrare nel dettaglio, sono da considerarsi rispondenti ai principi di necessità e urgenza.
È comunque ormai costante la prassi di adottare, come hanno anche scritto coloro i quali hanno presentato le pregiudiziali, a fine anno un decreto-legge che consenta di intervenire per superare situazioni concernenti il differimento dei termini previsti da disposizioni legislative che non è possibile attuare attraverso il ricorso alla legislazione ordinaria, ancora troppo lenta e farraginosa. È in definitiva il motivo per il quale si utilizza lo strumento del provvedimento di urgenza, il quale ha proprio la finalità di superare difficoltà proprie delle amministrazioni competenti nell'attuare norme legislative, difficoltà che inevitabilmente vanno superate attraverso l'emanazione di norme urgenti, per evitare che si abbiano conseguenze negative sia per l'amministrazione che per la collettività.
Pertanto, per il gruppo parlamentare di Area popolare esistono i presupposti di necessità e di urgenza del provvedimento, proprio in ragione – lo ribadisco – del criterio finalistico e teleologico che la stessa Corte costituzionale ha indicato come parametro per evidenziare la costituzionalità dei decreti-legge.
Il provvedimento, peraltro, contiene un insieme calibrato di misure urgenti che rispondono all'esigenza indifferibile di fornire risposte immediate ed efficaci ai cittadini ed alle imprese, evitando conseguenze negative nel caso in cui il decreto-legge non fosse convertito nei termini previsti dalla Costituzione.
Da ultimo, possiamo fare alcune considerazioni generali sulle norme regolamentari e le riforme costituzionali, queste ultime proprio in questa settimana all'esame dell'Assemblea.
Ebbene, senza una riforma sostanziale delle norme regolamentari e delle riforme costituzionali che dovrebbero superare il bicameralismo paritario, così da dare tempi certi all'esame dei provvedimenti ordinari del Governo, non si riuscirebbero mai a risolvere le varie problematiche che l'Esecutivo deve affrontare. Finché non si emaneranno tali riforme, il Governo dovrà utilizzare gli strumenti che la legge offre per risolvere i problemi che si presentano; sarebbe grave se non lo facesse. Non possiamo, quindi, che ribadire la costituzionalità di questo decreto alla luce di quanto previsto dall'articolo 77 della Costituzione e votare convintamente contro le pregiudiziali presentate.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.
Invito i colleghi a prendere posto e a rimanere in silenzio. Prego, onorevole Sannicandro.
ARCANGELO SANNICANDRO. Egregio Presidente, egregi colleghi, io credo che questo decreto-legge sia la certificazione della inadempienza, della incapacità, della inadeguatezza di questo Governo, in linea con i Governi precedenti, sia chiaro.
Lo dice la stessa espressione giornalistica: «milleproroghe». Sono state contate 82 proroghe contenute in questo decreto-legge, 82 inadempienze, 82 ritardi, 82 inadeguatezze. Cioè, noi abbiamo un elenco di settori, che sono tranquillamente, seraficamente elencati in questo decreto-legge, in cui non è stato fatto ciò che il legislatore ha stabilito.Pag. 9
Quindi, adesso è inutile ripetere quanto è stato già detto così bene dai miei colleghi circa la insussistenza dei requisiti previsti dalla Costituzione per poter emanare un decreto-legge. La materia è stata sviscerata abbondantemente. Mi preme, invece, mettere in risalto come non ci sia nulla di nuovo sotto il sole. Questo Governo, che vuole presentarsi innovatore, non riesce a innovare se non in peggio, non riesce a innovare se non mettendo le lancette dell'orologio indietro.
Badate, ci sono adempimenti che attendono di essere eseguiti dal 2003 in questa legge, dal 2003 ! Ci sono carenze di personale; in materia di personale, soprattutto, qui è certificato che, mentre la gente langue nella ricerca di un posto di lavoro e nella disoccupazione, il Governo, anziché intervenire su quei settori amministrativi inadempienti, concede loro addirittura un condono delle proprie inadempienze, cioè concede una proroga. Io vorrei sapere quale provvedimento è stato assunto dai ministeri nei confronti di coloro i quali non hanno dato attuazione a queste disposizioni di legge, questa è la questione che mi preme di più.
Badate, è stato citato poc'anzi un caso: c’è una proroga niente po’ po’ di meno che relativa al termine posto per fare una relazione al Parlamento. Cioè, c’è qualcuno in un qualche Ministero, in questo caso della giustizia, che non ha saputo fare in tempo utile, nei mesi messi a disposizione dal legislatore, una relazione al Parlamento e noi gli diamo una proroga. E questa persona non subisce alcuna sanzione. Ora, è materia evidente di carattere organizzativo, di carattere regolamentare, di carattere disciplinare, che purtroppo viene riversata in provvedimenti legislativi.
Ormai siamo in balia del Governo: in quasi due anni io non ricordo uno spazio che sia stato dedicato all'attività legislativa di iniziativa parlamentare. Siamo ormai nelle mani del Governo – lo ripeto – in un sovvertimento del rapporto, dell'equilibrio tra poteri, così come sancito dalla Costituzione, e che, come è stato ricordato poc'anzi da chi mi ha preceduto, vuole prefigurare quale dovrà essere l'assetto costituzionale futuro che si vuole raggiungere con la riforma di cui cominceremo a discutere fra qualche minuto.
Ma c’è ancora qualcosa di peggio. Noi non dobbiamo soltanto denunziare che è stata sovvertita la intelaiatura, l'architettura costituzionale; dobbiamo anche cominciare a denunciare che noi siamo governati da un patto segreto tra due persone che dall'esterno guidano l'attività legislativa. Questo avviene, purtroppo, nel silenzio generale del Parlamento in primo luogo che di questa faccenda, di questo aspetto, di questa situazione dovrebbe vergognarsi, ma anche di tutta la stampa italiana.
Fior fiore di editorialisti che non hanno neanche un brivido di scompostezza di fronte al fatto che si dichiara esplicitamente che esiste un patto tra due persone che ci governa, un patto segreto. Io non è che sostengo che le forze politiche non si debbano mettere d'accordo, anche forze distanti tra di loro, ma lo debbono fare alla luce del sole, lo debbono fare alla luce del sole. Se c’è un accordo di larghe intese, che si faccia alla luce del sole. Ma non si può tollerare che questo patto che ci governa non sia conosciuto e che di tanto in tanto produca effetti nefasti, salvo le smentite dell'uno o dell'altro a seconda delle proprie convenienze.
È mai possibile che il Parlamento italiano si sia ridotto in queste condizioni ? Io ricordo che soltanto un giornalista in Italia, in un editoriale del Corriere della Sera, annunciò, o meglio disse in modo sfumato che sentiva olezzo di massoneria, solo quel giornalista. Poi l'argomento è stato tranquillamente abbandonato.
Noi dobbiamo pretendere che questo patto venga conosciuto e illustrato al Parlamento, che il Presidente Renzi venga in quest'Aula a rendere rispettosa informativa a questo Parlamento italiano, altrimenti noi veramente possiamo chiudere quest'Aula. Altro che Aula sorda e grigia...
PRESIDENTE. Concluda.
ARCANGELO SANNICANDRO. ...questa è un'Aula ormai imbelle, un'Aula ormai Pag. 10incapace di avere di una dignità e di esercitare un ruolo, ma in modo consapevole. È un'Aula suicida (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marchi. Ne ha facoltà. Prego i colleghi di liberare l'emiciclo, così le permettono anche di parlare, onorevole Marchi. Invito i colleghi anche a prendere posto.
MAINO MARCHI. Presidente, vedo che le questioni pregiudiziali vengono ormai utilizzate per parlare di tutto. Cerco di stare al merito. L'insieme delle questioni pregiudiziali al nostro esame pone rilievi in ordine a cinque aspetti: il primo è la mancanza di straordinaria necessità e urgenza; il secondo è l'eterogeneità dei contenuti, ovvero il fatto che il contenuto non sia specifico, omogeneo e corrispondente al titolo (si fa riferimento anche alla necessità di misure di immediata applicazione); il terzo riguarda una normativa a volte indecifrabile, senza adeguata motivazione; il quarto è la mancanza di buona amministrazione; il quinto è l'eccesso di decretazione da parte del Governo.
In primo luogo vorrei sottolineare che l'accusa di eccesso di decretazione da parte di questo Governo è infondata. Quanto meno è infondata quando viene posta da forze politiche, da gruppi parlamentari che sono stati al Governo negli anni scorsi. I decreti-legge approvati nei primi dieci mesi dal Governo Renzi sono stati 25, così come quelli approvati dal Governo Letta. Sempre nei primi dieci mesi di Governo sono stati 27 i decreti-legge approvati dal Governo Monti, mentre sono stati ben 34 quelli approvati da parte del quarto Governo Berlusconi. Quindi, non possono eccepire più di tanto su questo aspetto i gruppi della Lega Nord e di Forza Italia.
Né c'entra con questo decreto-legge la legge elettorale. È un collegamento fuorviante quello che è stato posto in quest'Aula dal gruppo della Lega Nord.
Il gruppo del MoVimento 5 Stelle pone la questione che è più importante limitare la decretazione d'urgenza e far funzionare bene la pubblica amministrazione, piuttosto che intervenire sulla Costituzione superando il bicameralismo paritario. Vorrei ricordare che la riforma costituzionale che stiamo esaminando interviene anche sulla limitazione della decretazione d'urgenza, che risulta più fattibile nel contesto proposto di modifica dell'iter legislativo e che il Governo sta affrontando con diversi provvedimenti la questione della riforma della pubblica amministrazione.
Sulla questione dell'eterogeneità e dell'immediata applicazione, su cui si richiamano sia le previsioni della legge n. 400 del 1988 che la recente giurisprudenza della Corte costituzionale, non può in alcun modo dirsi che il decreto-legge in esame sia eterogeneo. Esiste una corrispondenza tra il titolo e il contenuto dell'atto normativo, come dimostra lo stesso testo della questione pregiudiziale presentata da Forza Italia, in cui si elencano tutte le misure contenute nel provvedimento e in cui si evidenzia che tutte riguardano la proroga di termini di scadenza.
Non solo esiste questa corrispondenza tra titolo e contenuto dell'atto normativo, ma tra le previsioni del decreto-legge è rinvenibile un obiettivo comune, coincidente con la proroga di termini stabiliti da leggi.
La stessa Corte costituzionale, infatti, ha affermato che il requisito dell'omogeneità può essere rinvenuto quando più norme disciplinano la stessa fattispecie oppure quando sia comune l'obiettivo che intendono raggiungere; questo ultimo è il caso in cui si colloca il decreto-legge all'esame della Camera. Si tratta di misure immediatamente applicabili, trattandosi sempre di proroga di termini. L'insieme delle pregiudiziali presentate dimostra poi come sia inconsistente la questione della normativa indecifrabile posta dal MoVimento 5 Stelle, lo dimostra la stessa questione pregiudiziale di Forza Italia. Le motivazioni di ogni misura sono ampiamente esposte nella relazione di accompagnamento del decreto-legge e, comunque, l'esame potrà approfondire ciascuna Pag. 11di esse. Se c’è qualche problema di motivazione, non si risolve impedendo l'esame, ma procedendo allo stesso.
Questo decreto-legge presenta, inoltre, i caratteri di necessità e urgenza previsti dall'articolo 77 della Costituzione. L'intervento urgente è dovuto proprio perché, per lo più, sono prorogati i termini che sarebbero andati in scadenza alla fine del 2014. Per esempio, la proroga dei termini in materia di pubblica amministrazione consente di disporre anche per il 2015 delle risorse per le assunzioni riferite ad anni precedenti, e già accantonate, ma che non sono state utilizzate nei tempi previsti. L'efficienza e l'efficacia dell'azione amministrativa, nonché la sua continuità, sono garantite dalle proroghe dei termini in materia di giustizia amministrativa, di beni culturali, di istruzione, infrastrutture e trasporti, in materia sanitaria e ambientale. Le proroghe dei termini relative ad importanti interventi emergenziali, conseguenti a recenti eventi calamitosi, risultano necessari per il finanziamento del fabbisogno economico, per il ripristino delle strutture e delle infrastrutture danneggiate, e così via. Quindi, sono infondate le questioni poste sulla mancanza di buona amministrazione. Aggiungo anche che, rispetto ad altri anni, le proroghe sono complessivamente inferiori.
Concludo con due note finali. Non mi pare che, quando la Lega era al Governo, si aspettasse sempre il parere del CNEL, prima di adottare decreti-legge o di procedere all'esame degli stessi in Parlamento, questione che è stata posta al termine della pregiudiziale presentata dalla Lega. Anche nelle proroghe definite evergreen dal MoVimento 5 Stelle, come quella sull'adeguamento delle norme di sicurezza delle strutture turistico-alberghiere, non è più, come in passato, fino al 31 dicembre, per poi essere ulteriormente prorogata, ma fino al 30 aprile 2015 e motivata tecnicamente, quindi diversa dalla proroghe precedenti. Per questi motivi, il gruppo del Partito Democratico voterà contro le pregiudiziali di costituzionalità presentate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti dell'Istituto Comprensivo Centro Storico di Rimini, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
Non essendo ancora decorso il termine di preavviso previsto dal Regolamento per lo svolgimento di votazioni con procedimento elettronico, sospendo brevemente la seduta che riprenderà alle ore 16,25.
La seduta, sospesa alle 16,20, è ripresa alle 16,30.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI
Annunzio della nomina del Segretario generale della Camera dei deputati.
PRESIDENTE. Vorrei innanzitutto informare l'Assemblea che nella giornata del 9 gennaio scorso l'Ufficio di Presidenza ha nominato la dottoressa Lucia Pagano Segretaria generale della Camera dei deputati. A lei formuliamo i nostri migliori auguri (Applausi).
Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 2803.
PRESIDENTE. Ricordo che, prima della sospensione della seduta, si sono esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
Passiamo, quindi, al voto.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Invernizzi ed altri n. 1, Palese n. 2 e Cozzolino ed altri n. 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Latronico, Totaro, Chiarelli, Tidei, Cassano, Corsaro, Molea, Biasotti, Bonafede...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 443
Astenuti 2
Maggioranza 222
Hanno votato sì 162
Hanno votato no 281).
(Il deputato Oliaro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e il deputato Matarrelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).
Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale: S. 1429 – Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 2613-A); e degli abbinati progetti di legge costituzionale: D'iniziativa popolare; D'iniziativa popolare; Vignali; Cirielli; Cirielli; Cirielli; Causi; Pisicchio; Pisicchio; Pisicchio; Pisicchio; Giachetti; Scotto; Francesco Sanna; Peluffo ed altri; Lenzi; Lauricella ed altri; Bressa e De Menech; Caparini ed altri; Caparini ed altri; Vaccaro; Laffranco e Bianconi; Palmizio; Palmizio; Palmizio; Palmizio; Giancarlo Giorgetti ed altri; Giancarlo Giorgetti ed altri; La Russa ed altri; Abrignani ed altri; Toninelli ed altri; Gianluca Pini; Laffranco e Bianconi; Ginefra ed altri; Giorgia Meloni ed altri; Migliore ed altri; D'iniziativa del Governo; Bonafede e Villarosa; Pierdomenico Martino; Brambilla; Giancarlo Giorgetti ed altri; Cirielli e Giorgia Meloni; Valiante; Quaranta ed altri; Lacquaniti ed altri; Civati ed altri; Bossi; Lauricella e Simoni; Dadone ed altri; Giorgis ed altri; La Russa ed altri; Rubinato ed altri; D'iniziativa del consiglio regionale dell'Emilia-Romagna; Matteo Bragantini ed altri; Civati; Francesco Sanna ed altri (A.C. 8, 14, 21, 32, 33, 34, 148, 177, 178, 179, 180, 243, 247, 284, 329, 355, 357, 379, 398, 399, 466, 568, 579, 580, 581, 582, 757, 758, 839, 861, 939, 1002, 1259, 1273, 1319, 1439, 1543, 1660, 1706, 1748, 1925, 1953, 2051, 2147, 2221, 2227, 2293, 2329, 2338, 2378, 2402, 2423, 2441, 2458, 2462, 2499) (ore 16,37).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge costituzionale, già approvato, in prima deliberazione, dal Senato, n. 2613-A: Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione; e degli abbinati progetti di legge costituzionale nn. 8, 14, 21, 32, 33, 34, 148, 177, 178, 179, 180, 243, 247, 284, 329, 355, 357, 379, 398, 399, 466, 568, 579, 580, 581, 582, 757, 758, 839, 861, 939, 1002, 1259, 1273, 1319, 1439, 1543, 1660, 1706, 1748, 1925, 1953, 2051, 2147, 2221, 2227, 2293, 2329, 2338, 2378, 2402, 2423, 2441, 2458, 2462, 2499.
Ricordo che nella seduta dell'8 gennaio 2015 è stato da ultimo respinto l'emendamento Quaranta 1.17 e successivamente si era proceduto all'accantonamento dell'emendamento Toninelli 1.22. Unitamente ad esso sono state considerate accantonate anche le altre proposte emendative aventi ad oggetto la medesima questione e, quindi, gli articoli aggiuntivi Lombardi 1.015 e Colletti 1.0208, unitamente a quelle comunque connesse alla parte consequenziale dell'emendamento Toninelli 1.22.
Ricordo, infine, che, nella seduta di giovedì 8 gennaio, era stato ritirato dal presentatore l'emendamento De Mita 1.48.
Come sapete, l'accantonamento dell'emendamento Toninelli 1.22 era motivato anche dall'esigenza di definire i criteri da Pag. 13seguire in ordine alle richieste di scrutinio segreto che sono state avanzate dai gruppi MoVimento 5 Stelle, Sinistra Ecologia Libertà e Lega Nord e Autonomie. A tal fine, ho appositamente convocato, alle ore 15 di oggi, una riunione della Giunta per il Regolamento nell'ambito della quale si è svolto un approfondito dibattito. Riepilogo dunque quali sono le conclusioni alle quali la Giunta è pervenuta sulla base di un orientamento largamente prevalente ed alle quali la Presidenza intende attenersi. Conformemente alla prassi parlamentare, è ammissibile il voto segreto sugli emendamenti che recano una disciplina di carattere sostanziale innovativa sui principi e i diritti di libertà indicati dall'articolo 49 del Regolamento. È invece escluso il voto segreto sugli emendamenti che si limitano a definire la procedura di approvazione delle leggi, in particolare il riparto di competenza tra Camera e Senato nelle materie di cui all'articolo 49.
Il voto segreto è altresì escluso sugli emendamenti che modificano l'articolo 68 della Costituzione e le immunità dei parlamentari e su quelli in materia di reati ministeriali in quanto incidono su articoli della Costituzione non richiamati dall'articolo 49 del Regolamento, il quale reca una elencazione da considerarsi tassativa. Per quanto riguarda infine gli emendamenti in materia elettorale, è emerso un orientamento anch'esso prevalente della Giunta secondo il quale non è ammissibile lo scrutinio segreto su disposizioni volte ad introdurre in Costituzione principi in materia elettorale in quanto, sulla base di quanto affermato dalla Presidenza della Camera nella riunione della Giunta per il Regolamento del 4 giugno 1997, si tratta di norme che non stabiliscono una disciplina elettorale ma costituiscono il presupposto per una successiva revisione delle leggi elettorali, enunziandone i principi. Non è altresì ammesso lo scrutinio segreto sulle disposizioni in materia di elezioni di secondo grado.
Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il presidente della Commissione affari costituzionali, Francesco Paolo Sisto.
FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente, solo per segnalare all'Aula la necessità, visto il protrarsi della Giunta per il Regolamento, di tenere un breve Comitato dei nove, che era fissato per le 14,30, poiché non è stato possibile tenerlo per le note ragioni. Quindi, per rivalutare la situazione alla luce di quanto il Presidente ha appena letto, chiederei dieci-quindici minuti per poter effettuare con tutti i gruppi le valutazioni conseguenti.
PRESIDENTE. D'accordo, presidente Sisto, rimaniamo nei quindici minuti. Dunque, sospenderemo la seduta e riprenderemo i nostri lavori alle 16,55.
FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la maggioranza. Solo per segnalare che il Comitato dei nove si terrà al piano aula nell'aula del Governo.
PRESIDENTE. Al piano aula, d'accordo, grazie.
Sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 16,40, è ripresa alle 17,10.
(Ripresa esame dell'articolo 1 – A.C. 2613-A)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2613-A).
Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 1.900, che è in distribuzione e in relazione al quale il termine per la presentazione dei subemendamenti è fissato alle ore 17,15.
Adesso chiederei al presidente Sisto quali siano gli ulteriori esiti del Comitato dei nove.
MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, se è stato presentato adesso un emendamento dei relatori per la maggioranza, chiedo che il termine per la presentazione dei subemendamenti sia congruo: almeno di un'ora, un'ora e mezza.
PRESIDENTE. Va bene. Facciamo alle 18.
Presidente Sisto, prego, mi scusi.
FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, molto rapidamente, il Comitato dei nove ha, ovviamente, recepito il contenuto della decisione come è stata letta da lei all'Aula e, quindi, conseguentemente, ha confermato tutti i pareri delle proposte emendative accantonate per la ragione della definizione della tipologia di voto, che erano stati parimenti accantonati insieme all'emendamento Toninelli 1.22. Quindi, i pareri sono confermati come letti in Aula.
Come lei ha detto, come Commissione, abbiamo presentato l'emendamento 1.900: con riferimento alle proposte emendative già accantonate – mi riferisco, Presidente, agli identici emendamenti Michele Bordo 1.207 e Galgano 1.208, alle pagine 59, 60 e 61, all'emendamento Bianconi 1.204, a pagina 61 e all'emendamento Toninelli 1.100, alle pagine 61 e 62 –, per questi quattro emendamenti originariamente accantonati, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Ciò di seguito alla presentazione dell'emendamento 1.900 della Commissione.
PRESIDENTE. Aspetti un attimo presidente, così chiudiamo questo argomento. L'emendamento Toninelli 1.103...
FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la maggioranza. No, Presidente, chiedo scusa. In seguito alla presentazione dell'emendamento 1.900 della Commissione, sugli emendamenti originariamente accantonati – cioè, sugli identici emendamenti Michele Bordo 1.207 e Galgano 1.208, alle pagine 59, 60 e 61, sull'emendamento Bianconi 1.204, a pagina 61 e sull'emendamento Toninelli 1.100, alle pagine 61 e 62 – la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
PRESIDENTE. D'accordo. Adesso io le sottopongo un'altra questione, invece: gli emendamenti Toninelli 1.103, Dadone 1.101 e 1.104, Toninelli 1.102, Bianconi 1.114 e 1.205, Dorina Bianchi 1.113 e gli articoli aggiuntivi Parisi 1.0205, 1.0206 e 1.0207 rimangono ?
FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la maggioranza. Certo, Presidente, perché non sono connessi all'emendamento 1.900 della Commissione e rimangono accantonati.
PRESIDENTE. Rimangono accantonati, d'accordo.
FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la maggioranza. Gli altri sono stati «sciolti», perché connessi all'emendamento 1.900 della Commissione.
GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANNI MELILLA. Signor Presidente, lei ha citato all'inizio della seduta la riunione della Giunta per il Regolamento in cui ci ha comunicato che vi è stata una prevalenza di opinioni sul diniego della segretabilità del voto su norme elettorali. Si tratta di una scelta grave, perché noi non stiamo discutendo una legge ordinaria, tanto meno stiamo convertendo in legge un decreto, come ci capita di fare frequentemente.
Siamo in presenza di una modifica radicale della Costituzione, nel suo cuore vitale, il Parlamento, e su altri aspetti Pag. 15fondamentali, come la formazione delle leggi. Per questo, eravamo in ogni caso d'accordo, laddove c'era un ragionevole dubbio interpretativo sull'articolo 49 del nostro Regolamento, a garantire la massima espressione della libertà di ogni singolo deputato.
Non c’è da stabilire un primato del voto segreto o del voto palese, ma c’è da riconoscere che in materia elettorale c’è una prassi consolidata confermata nella Giunta per il Regolamento del 7 marzo 2002: ai fini del voto segreto, per leggi elettorali devono intendersi le norme che riguardano i meccanismi della trasformazione dei voti in seggi. In sintesi, secondo la Giunta per il Regolamento, risultano segretabili le norme che riguardano i meccanismi di trasformazione dei voti in seggi e che concorrono a definire le caratteristiche essenziali del sistema elettorale. Ed è proprio questa la fattispecie che noi abbiamo dinanzi. Infatti, ci troviamo di fronte a un gruppo di emendamenti volti a introdurre nella Costituzione norme che incidono sul sistema elettorale.
In particolare, ci sono tre gruppi di emendamenti, ma ognuno di questi gruppi di emendamenti ha come incidenza la trasformazione dei voti in seggi e, quindi, siamo in presenza di leggi elettorali. Tali disposizioni possono, quindi, riferirsi a quanto prevede l'articolo 49 del nostro Regolamento.
È molto grave, signora Presidente, che la maggioranza, insieme a Forza Italia, abbia voluto impedire il voto segreto su tutti gli emendamenti che insistono su materia elettorale. È un atto di prepotenza istituzionale – Tocqueville parlerebbe di dittatura della maggioranza –, ma è anche un segno di debolezza politica, perché non si ha fiducia evidentemente nei propri deputati, quasi che solo con il voto segreto questi deputati potrebbero trovare il coraggio di votare alcuni emendamenti che condividono. Io naturalmente non la penso così, perché ho piena fiducia che in quest'Aula, dinanzi, ripeto, ad una modifica radicale della Costituzione, valga l'articolo 67 della Costituzione: noi siamo responsabili solo ed esclusivamente dinanzi alla nazione del nostro voto e non agli interessi di un partito o peggio di un patto segreto stipulato al Nazareno.
Le chiedo, infine, signora Presidente, di comunicarci, anche per regolarci sul futuro dei nostri lavori, quali siano gli emendamenti per i quali lei ha disposto il voto segreto, perché è essenziale saperlo all'inizio della seduta (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Deputato Melilla, lei sa che era la prima volta che trattavamo emendamenti in cui la materia elettorale andava in Costituzione. Io ho ritenuto giusto condividere un orientamento con la Giunta. Lei era presente in Giunta e, come ha avuto modo di sottolineare nel suo intervento, in Giunta l'orientamento è stato largamente quello di non concedere. Dunque, la Presidenza, poiché aveva convocato la Giunta per avere un parere, non poteva certo poi disattendere l'orientamento che dalla Giunta proveniva, che dalla Giunta le arrivava, e dunque ha fatto suo quell'orientamento.
DANILO TONINELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI. La ringrazio, Presidente. intervengo sul medesimo argomento in quanto io ero presente alla riunione della Giunta di poco fa. Quello che è necessario affermare è che quello che è andato in scena oggi, all'interno della Giunta per il Regolamento, non è tanto la valutazione della segretabilità o meno di alcuni emendamenti, e specifico che politicamente il MoVimento 5 Stelle è per l'abolizione del voto segreto.
Ma laddove il voto segreto esiste, e laddove c’è un Regolamento che lo disciplina, è giusto far rispettare le regole.
Di conseguenza, noi abbiamo partecipato interpretando quel Regolamento, interpretando quell'articolo 49 dove si richiamava, e parlo nello specifico solo della legge elettorale.Pag. 16
Bene, queste richieste, nonostante il Regolamento fosse chiaro e nonostante non fosse necessario andare a vedere, leggere ed ascoltare i precedenti di Violante e di Casini, non sono state concesse. E il motivo non è di natura tecnica ma è esclusivamente di natura politica; e non glielo dico io ma glielo dice ciò che ho ascoltato all'interno di quell'Aula, all'interno di quel consesso, da parte di un deputato di Forza Italia nei confronti di un deputato del Partito Democratico, e l'affermazione è stata: «Abbiamo salvato il patto del Nazareno, ho salvato il patto del Nazareno». Questo è quanto è stato detto, e io ho ascoltato, da parte di un membro di Forza Italia ad un membro della Giunta per il Regolamento del Partito Democratico.
Ciò che è stato salvato oggi nella Giunta, signora Presidente, è il Patto del Nazareno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che è un patto segreto che svilisce e continua a svilire questo Parlamento. E lei, ahimè, Presidente, non ha avuto il coraggio – perché è il coraggio di cui ha bisogno questo Paese per essere cambiato – di prendere una decisione non politica, non indotta da chi con una legge incostituzionale tiene in mano questo Paese e questo Parlamento, di decidere a norma di legge e di Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Deputato Toninelli, evidentemente questa è una sua valutazione (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Io non ho assolutamente ceduto a nessuna pressione politica, ho fatto una valutazione tecnica, non ho preso una posizione nell'esporre le due diverse interpretazioni, le ho sottoposte alla Giunta per il Regolamento; dopo che la Giunta e i suoi membri si sono espressi, ho tirato le conclusioni. E se lei è onesto – e lei lo è – deve poter ammettere che la maggioranza della Giunta propendeva per quella interpretazione.
Allora non aveva senso non prendere atto di quello che emergeva in Giunta, avrei ignorato l'organo preposto e sarebbe stato totalmente incoerente e anche dissacrante rispetto alla Giunta se io non avessi tenuto conto dell'esito della Giunta stessa.
Comunque di questo noi abbiamo già parlato. Adesso qui non apriamo un dibattito perché questa non è la sede, la sede era la Giunta. Abbiamo fatto il dibattito ed abbiamo preso una decisione.
RICCARDO FRACCARO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo ?
RICCARDO FRACCARO. Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RICCARDO FRACCARO. Presidente, noi vogliamo essere onesti e riconoscerle il lavoro svolto. Lei ha preso atto effettivamente di una maggioranza, però anche lei, Presidente, dovrebbe essere onesta con noi e con gli italiani. Lei sa benissimo che la maggioranza in quella Giunta è una maggioranza incostituzionale per sentenza della Corte costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), la sentenza n. 1 del 2014. E lei non si può nascondere dietro questa maggioranza senza prendersi la responsabilità, perché è lì per garantire soprattutto le minoranze, soprattutto le opposizioni e per far rispettare il Regolamento e non usarlo quando le piace (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non innovare, nonostante vuole far vedere che è una persona diversa dalla politica del passato, mentre, quando le fa comodo, accetta qualsiasi decisione di questa maggioranza incostituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Questo mi meraviglia in quanto siete sempre voi del gruppo MoVimento 5 Stelle che chiedete di ricorrere sempre in Giunta. Dunque, dovreste aver fiducia di quell'organo a cui vi appellate costantemente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E io, proprio Pag. 17perché ci sia chiarezza e trasparenza, ho chiesto la riunione della Giunta, proprio perché quell'organo è importante e centrale in questo ordinamento.
CINZIA MARIA FONTANA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CINZIA MARIA FONTANA. Grazie Presidente, intervengo per sottolineare innanzitutto la correttezza del comportamento suo in quanto Presidente e dei lavori della Giunta per il Regolamento.
Lei, correttamente, ha convocato la Giunta perché nel nostro caso ci trovavamo per la prima volta di fronte ad un gruppo di emendamenti volti ad introdurre nella Costituzione norme che incidono sul sistema elettorale. Era giusto, ed è stato corretto, il fatto – come lei ha detto – di voler condividere l'orientamento. Così come è corretto il fatto che, dopo una discussione fuori dalle polemiche che in Aula ogni volta vengono riproposte e che non c'entrano nulla con la discussione che invece vi è stata all'interno della Giunta per il Regolamento – peraltro una discussione molto corretta perché tutti gli interventi hanno cercato di stare nel merito dell'interpretazione che doveva essere data rispetto anche a questa, come dire, novità che per la prima volta si presentava –, lei ha riportato l'orientamento prevalente.
Quello è l'orientamento. Si tratta anche di rispettare gli orientamenti che i gruppi hanno e quello è stato l'orientamento uscito in maniera preponderante. Però, è chiaro che è inaccettabile come prima cosa continuare su qualsiasi argomento la speculazione di richiamare ogni volta il «patto del Nazareno». Siamo un po’ stanchini di continuare a sentire ogni volta questi riferimenti quando non si hanno argomenti di merito per entrare nelle questioni che noi stiamo affrontando.
Ma c’è un punto soprattutto, il fatto di voler rivendicare il voto segreto per quanto riguarda il disegno di legge costituzionale. Noi crediamo invece, proprio per l'esigenza di trasparenza, per l'esigenza di assunzione di responsabilità rispetto alle scelte che noi parlamentari dobbiamo fare, che le stesse interpretazioni che sono state date sul Regolamento in passato e sulle leggi elettorali ordinarie sono state interpretazioni particolarmente restrittive, proprio perché noi non ci possiamo nascondere dietro il voto segreto.
E al collega Melilla volevo dire che la debolezza non sta nell'aver paura del voto segreto; la debolezza sta appunto nel continuare a rivendicare la richiesta di un voto segreto per nascondere invece la forza delle proprie convinzioni e delle proprie idee attraverso il voto palese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
MAURIZIO BIANCONI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BIANCONI. Presidente, vorrei far notare che lei, in perfetta buona fede, ha sempre detto che nelle sue valutazioni ha tenuto presente la maggioranza dei pareri espressi in quella Giunta e, tenuto conto della maggioranza dei pareri espressi in quella Giunta, ha conseguentemente aderito a un certo orientamento. Io ho capito questo.
Presidente, i presidenti di assemblee non stanno lì a ratificare le maggioranze quando si tratta di diritti e di regolamenti, ma stanno lì a vedere qual è la giustezza dei regolamenti e la tutela dei diritti anche se portati da amplissime minoranze, perché la Presidenza è un organo di garanzia. Quindi, lei ci deve dire che lei è personalmente convinta, nell'ambito dell'esercizio della sua funzione, sentita anche la Giunta per il Regolamento, che non ci vuole il voto segreto, ma non ci può dire che si è attenuta alla maggioranza della Giunta per il Regolamento. Questo lo dico non per mettere in dubbio la sua buona fede, che è totale, ma per chiarire le questioni una volta per tutte, perché questo è un Parlamento schiacciato, al di là dei numeri popolari e della cosa che non Pag. 18condivido riguardo alla sentenza n. 1, da una maggioranza totalmente preponderante e da una minoranza che non fa il suo dovere in larga parte, dai numeri. Quindi, noi non possiamo che appellarci, per la difesa dei diritti, alla sua figura indipendente dai numeri, lo dico oggi per dopo.
Alla collega del PD – e chiudo – vorrà essere così cortese da dire che «ccà nisciuno è fesso»: è inutile che si metta a nascondersi dietro un dito, esiste il «patto del Nazareno», hanno salvato il «patto del Nazareno» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 1.22, sul quale è stato richiesto lo scrutinio segreto dal presidente del gruppo MoVimento 5 Stelle.
DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Grazie Presidente, mi riferisco all'articolo 8 del Regolamento. Appena rientrati in Aula, lei ha dato annuncio dell'emendamento 1.900 della Commissione, stabilendo alle ore 17,15 la scadenza per la presentazione dei subemendamenti. Se non fosse stato per il collega Bragantini che sollevava la questione dell'inopportunità dei tempi così ristretti – perché le ricordo che si trattava di tre minuti, da quando lei lo ha annunciato a quando sarebbe stata la scadenza per la presentazione dei subemendamenti – vorrei comprendere da lei quale sia stata la ratio che l'ha spinta a stabilire l'orario delle 17,15 e poi adesso a farlo slittare solo dopo una richiesta della minoranza.
Non dovrebbe avvenire di default che ci sia una tutela della minoranza per la quale sia opportuno dare dei tempi congrui per far sì che sia possibile emendare un emendamento della Commissione, oltretutto su un tema così delicato come le riforme costituzionali ? Credo che sia stato un errore il suo, quello di leggere le 17,15, perché a mio avviso in tre minuti non si ha neanche il tempo di provare a prendere in mano una penna. Chiederei delle spiegazioni.
PRESIDENTE. Ha ragione, deputato Crippa. Ha ragione, è stato un errore aver detto 17,15: evidentemente c’è stato un errore quando mi hanno passato la trascrizione, quindi ho subito rettificato perché era evidente che non fosse realistico.
Allora, colleghi, direi a questo punto di procedere con l'esame dell'emendamento Toninelli 1.22, sul quale è stato richiesto lo scrutinio segreto dal presidente del MoVimento 5 Stelle. Sulla base della conclusione della Giunta, da me appena richiamata, la richiesta di votazione a scrutinio segreto su tale proposta emendativa non può essere accolta.
CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLO SIBILIA. Grazie Presidente, siccome lei di fatto ha ammesso che c’è stata questa problematica con la tempistica e, quindi, giustamente si è resa conto perfettamente del fatto che abbiamo bisogno di più tempo per poter presentare un subemendamento, mi viene però a questo punto da rivolgerle una richiesta; nel momento in cui abbiamo tutti riconosciuto l'importanza di avere un tempo congruo per subemendare, io proporrei a quest'Aula, a un certo punto, di prevedere una sospensione della seduta quanto meno per il tempo di organizzarci per valutare l'emendamento, per il semplice motivo che, essendo qui in Aula, non possiamo metterci a scrivere un subemendamento.
Stiamo pur sempre parlando della Costituzione italiana e ci vorrebbe effettivamente un po’ più di attenzione nel fare qualsiasi tipo di lavoro anche come opposizione. Quindi, la richiesta è di sospendere la seduta fino alla riproposizione degli emendamenti.
PRESIDENTE. Deputato Sibilia, lei sa che non si sospende mai la seduta per un Pag. 19subemendamento e questo oramai ci è chiaro dopo quasi due anni.
Andiamo avanti. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Toninelli 1.22 formulato dalla Commissione e dal Governo.
DANILO TONINELLI. In questo emendamento chiedo le due cose fondamentali per cui la Costituzione nell'impianto di riforma del Governo è stata maltrattata, e uso un termine molto sobrio: l'elezione diretta, a suffragio universale diretto, con sistema proporzionale aggiungo, da parte dei senatori – cosa che sappiamo non avvenire – e aggiungo quello che, a nostro parere, sarebbe andato in una interpretazione corretta del Regolamento, con un voto a scrutinio segreto con sistema proporzionale.
Perché abbiamo deciso di inserire, oltre all'elezione diretta dei deputati e anche dei senatori, il sistema proporzionale ? Perché fu un ampio dibattito degli stessi padri costituenti quello di inserire questo passaggio, cioè il sistema elettorale di natura proporzionale. Venne poi deciso di non inserirlo, ma l'impianto della Costituzione è evidente che poggia su una struttura di natura proporzionale. Lo provano i quorum molto ampi nell'elezione di organi di garanzia, a mero titolo di esempio.
Il secondo passaggio di questo emendamento indica un dimezzamento del numero dei parlamentari, riducendo i senatori a 150 e i deputati a 315 e mi permetto di dire, Presidente, che non si tratta di una norma di natura populistica, semplicemente indirizzata al voler affermare al popolo che servono meno parlamentari, ma innanzitutto si tratta di una richiesta di riduzione dei parlamentari fatta per due motivi principali.
Il primo è per riequilibrare la Camera e il Senato, perché nella attività in cui il Senato, nell'impianto della riforma del Governo, ha un ruolo bicamerale, ad esempio le leggi costituzionali, la legge elettorale o i referendum, i senatori sono enormemente in numero inferiore rispetto ai deputati (100 contro 630). Significa che il loro peso specifico ponderale è infinitamente inferiore nell'incidenza dell'esito della loro posizione politica rispetto alla Camera, che diventa il dominus totale dell'attività parlamentare, soggiogata, evidentemente, a quanto indica alla Camera il Governo. Quindi, indicare 150 e 315 significa dire che la proporzione dei senatori, 150, è più ampia rispetto a quella dei deputati e ciò incide nei momenti in cui hanno una competenza bicamerale.
Ma mi lasci anche dire, Presidente, che i tempi politici e ambientali sono cambiati e oggi non è più necessario che quest'Aula sia composta da 630 deputati. Molti, ma molti, compreso l'attuale Primo Ministro e leader politici, hanno portato avanti, in campagna elettorale, una propaganda sulla riduzione del numero dei parlamentari. Oggi cosa viene fatto ? Viene cancellato il potere dei senatori, riducendone sì il numero ma rendendo il Senato inutile. Sono consiglieri regionali che si trasformano in senatori, cioè politici eletti dai politici. È un organo che non serve più a nulla, ma la cui struttura e il cui costo economico rimane in piedi. Ecco, questo è un emendamento che segna la posizione politica del MoVimento 5 Stelle in contrasto netto con la riforma del Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Invernizzi. Ne ha facoltà.
CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie Presidente. A nome della Lega Nord preannunzio il voto favorevole su questo emendamento, sostanzialmente perché condividiamo quanto espresso appena adesso dal collega Toninelli. Nel momento in cui si mette mano alla Costituzione, noi riteniamo che sarebbe anche opportuno mettere mano, appunto, alla composizione di entrambe le Camere e, soprattutto, alla composizione della Camera dei deputati. Effettivamente anche secondo noi dal disegno presentato dal Governo e dalla maggioranza o, meglio, dal Patto del Nazareno, da quello che è uscito dal Patto del Nazareno – e chiedo scusa se qualcuno della maggioranza o di Forza Italia si stanca un po’ a sentirlo ripetere ma continueremo Pag. 20ovviamente a ripeterlo per tutta la durata della discussione, perché noi sappiamo, e lo sapete anche voi, che questo è un progetto che nasce dall'incontro avvenuto, appunto a gennaio dell'anno scorso, all'interno della sede del Partito Democratico e non da un dibattito parlamentare, per cui questo lo ribadiremo – riteniamo, appunto, anche noi che da questo progetto di legge risulta una Camera dei deputati sproporzionata, con 630 membri, ed un Senato della Repubblica che, purtroppo, non è il Bundesrat e, purtroppo, è figlio di un'elezione di secondo livello, quindi di quello che sarà sostanzialmente un accordo tra i vari partiti che andranno a comporre i consigli regionali.
Anche noi riteniamo, quindi, che intervenendo sulla Costituzione ci sia adesso la possibilità di dare una risposta a una esigenza forte della pubblica opinione che vuole comunque anche una dimostrazione, da parte degli stessi componenti delle Aule parlamentari, di una spending review, della volontà di effettuare un fortissimo taglio dei costi della politica, ed il passo principale – non l'unico ma sicuramente importante – sarebbe quello di dimezzare i componenti di entrambe le Camere e ribadire, anche con forza, comunque la necessità che coloro che sono chiamati a rappresentare i cittadini italiani, coloro che hanno la sovranità, siano eletti direttamente dal popolo, perché in tutto ciò, cari colleghi sia del Partito Democratico sia di Forza Italia, quello che non è stato spiegato è come mai insistete a volere che una delle due Camere, vale a dire il Senato della Repubblica, sia sottratto al voto diretto dei cittadini. È qualcosa di sostanzialmente incomprensibile.
Avete già effettuato una riforma di tale tipo e faccio riferimento, ovviamente, alla «riforma Delrio» sulle province, che ha sottratto ai cittadini il diritto di eleggere i propri rappresentati negli organi provinciali.
Ma per quanto riguarda Delrio c’è quanto meno, se vogliamo, una possibile scusante. Diciamo che si trattava del primo passo verso l'abolizione vera delle province, perché – lo ribadiamo con forza – oggi le province esistono, costano, hanno competenze, ma non hanno soldi, quindi vorrò vedere cosa succederà fra sei-sette mesi e soprattutto per quanto riguarda i presidenti, che fanno parte nel 90 per cento dei casi del partito di maggioranza relativa, il Partito Democratico, che risposte riusciranno a dare. Ma ripeto: se in quel caso un motivo, una scusante, c’è, visto che comunque l'elezione di secondo livello era finalizzata ad una progressiva chiusura effettiva delle province, con l'eliminazione delle stesse dalla Costituzione, quello che ancora non si riesce a capire, e che nessuno sia del Governo che della maggioranza vuole spiegare, è perché si insiste a volere che i senatori non siano eletti direttamente dal popolo.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
CRISTIAN INVERNIZZI. Vedete, se voi aveste fatto o aveste pensato ad un'architettura costituzionale – e concludo – che in qualche modo ricalcasse il Bundesrat tedesco, ebbene probabilmente allora sì ci sarebbe stato un precedente e ci sarebbe stata già una spiegazione in re, quindi all'interno del progetto stesso, ma così – e lo sapete meglio di me – la questione non regge, così pare ed è anzi, ad ogni evidenza, semplicemente una volontà di gettare in pasto all'opinione pubblica una pseudo riforma dicendo: vedete che bravi che siamo stati noi del nuovo corso renziano che eliminiamo una Camera, eliminiamo addirittura un costo come quello del Senato ? E sapete perfettamente, invece, che ciò condurrà la nostra Costituzione e i futuri legislatori a dovere affrontare tanti di quei problemi che non so sinceramente che esito troveranno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Quaranta. Ne ha facoltà.
STEFANO QUARANTA. Grazie Presidente, intervengo per dire che voteremo a favore di questo emendamento, sia perché condividiamo l'elezione a suffragio diretto Pag. 21sia perché condividiamo anche l'esigenza di diminuire il numero dei parlamentari, ovviamente fatto in modo sensato ed equilibrato tra Camera e Senato e non con quello che si annuncia, a nostro giudizio, un pasticcio, cioè con la Camera che rimane esattamente così com’è ed il Senato che diventa il dopolavoro dei consiglieri regionali. Ma approfitto di questa occasione anche per interloquire con la deputata Fontana, che gentilmente ha pensato di darci lezioni sull'utilizzo del voto segreto. Vede, Presidente, io penso questo, che tutto questo nostro dibattito sia viziato, abbia un vizio di fondo, perché io sono d'accordo che in quest'Aula bisognerebbe poter essere liberi di dire ciò che si pensa fino in fondo quando si parla della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Perché, vede, mentre sulle leggi che riguardano la maggioranza e un Governo ci deve essere un vincolo – io lo capisco – e si deve anche richiedere che i propri deputati rispettino questo vincolo, quando si parla della Costituzione io sono d'accordo sul fatto che il Governo possa fare una sua proposta, ma non sono d'accordo sul fatto che debba esigere un vincolo di maggioranza, perché le istituzioni, cara deputata Fontana, sono di tutti e i parlamentari devono potersi esprimere liberamente, soprattutto se gli elettori non gli hanno dato alcun mandato (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Grazie Presidente, vorrei entrare nel merito, perché già il collega Invernizzi ha discusso sull'effettiva positività di questo emendamento, che è figlia anche di discussioni che arrivano dal referendum sulla devolution del 2006, che voi della sinistra, con Forza Italia, avete bocciato non facendo partecipare a quel referendum e facendo decadere la riforma costituzionale. Già allora, in quegli anni, nel 2006, si era ridotto in Costituzione il numero dei deputati e senatori, sempre però con un Senato federale con elezione diretta. Allora si discuteva di 500 deputati e 250 senatori, oggi l'emendamento Toninelli chiede una riduzione ancora più drastica, perché la politica ha necessità di riformarsi e di andare oltre riducendo enormemente, però con elezione diretta. Perciò chiediamo il voto favorevole a tutta l'Aula.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.
EMANUELE COZZOLINO. Grazie, Presidente. Con questo emendamento introduciamo la trasparenza nelle elezioni, e questo perché le elezioni di secondo livello sono semplicemente una spartizione di poltrone. Lo abbiamo visto con le province e i risultati sono sotto gli occhi di tutti: un inciucio permanente in cui liste di destra e di sinistra si sono unite per poter eleggere i consiglieri provinciali di questa che potremmo definire una «riforma delirio». In questo caso, noi proponiamo di riformare il Senato riducendo anche i parlamentari alla Camera, in modo che i poteri tra le due Camere risultino più equilibrati. Se questa maggioranza avesse avuto un po’ di coraggio avrebbe potuto semplicemente abolire il Senato e non creare un dopolavoro per i consiglieri regionali o i sindaci dei comuni italiani. Quindi, votate secondo coscienza, non create un'altra schifezza come avete fatto con la legge Delrio per la finta abolizione delle province, grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Presidente, io sono convinto di dedicare e prestare alle vicende della politica e alle comunicazioni di vario genere che alle vicende della politica sono connesse un'attenzione – come dire – superiore alla media del cittadino italiano. Tra le mie sensibilità non c’è quella di voler mantenere Pag. 22pervicacemente l'esistenza letterale di una Costituzione rispetto alla quale nella mia formazione personale non esiste una virgola che non possa – vorrei quasi dire che non debba – essere radicalmente cambiata. Quindi, approccio questa discussione in modo assolutamente laico, disponibile a verificare ed a trattare ogni potenziale modifica alla lettera costituzionale. Trovo però assolutamente spiazzante quello che leggiamo e quello che, con la proposizione di questo emendamento, si cerca dal mio punto di vista correttamente di correggere. Vede, Presidente, io che come dicevo prima sono più che mediamente attento alle cose della politica ho più volte ascoltato in questi ultimi dieci, undici mesi – segnatamente, nel particolare, dall'avvio della campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo – le prolusioni del Presidente del Consiglio, ho letto i resoconti di stampa, ho seguito i reportage specializzati di tutti i canali televisivi e da tutte queste informazioni avevo tratto un'unica certezza, convinto di condividerla con la stragrande maggioranza degli italiani che, in buona fede, avevano ascoltato la comunicazione del loro Capo del Governo. La certezza stava nel fatto, così ci diceva il Capo del Governo, che il solo fatto di aver assunto egli stesso le redini del potere esecutivo aveva, di fatto, portato l'Italia al monocameralismo. Una delle principali azioni per rivendicare il consenso elettorale, che poi è riuscito – fortunatamente per lui – a conseguire nel corso delle ultime elezioni europee cui ha fatto riferimento il Presidente del Consiglio, è stato affermare «Io ho abolito il Senato, votatemi perché ho dimezzato la politica». Capirà, onorevole Presidente, la mia costernazione nel prendere atto leggendo questa proposta di modifica della Costituzione come invece, non solo non era vero che il Presidente del Consiglio aveva abolito il Senato – perché siamo qui ora, non undici mesi fa, a discutere del se e come modificarlo –, ma che addirittura nemmeno in questo provvedimento si parla di abolizione del Senato. Si dice soltanto che viene ridotto il numero dei senatori e che, soprattutto, i senatori residui non potranno più essere scelti dagli italiani come è stato fino alle ultime consultazioni per il rinnovo del Parlamento. Capirà, onorevole Presidente, che stiamo parlando di uno scenario tutto affatto diverso, non stiamo parlando di un Senato che secondo Renzi era già stato abolito 10 mesi fa. Stiamo parlando della finta modifica di uno dei rami del Parlamento in cui l'unica cosa che viene cambiata è la privazione del sacrosanto diritto dell'elettore di indicare egli stesso chi lo dovrà rappresentare al Parlamento, esattamente come è stato fatto per le province.
Già, onorevole Presidente, le province. Infatti, insieme all'abolizione del Senato, l'altro argomento di cui si è fatto bello il Presidente del Consiglio è stato il fatto di avere abolito le province. Ma come me, anche lei, onorevole Presidente, si sarà resa conto che anche le province non solo non sono state abolite, ma sono diventate un istituto di secondo grado. Il che significa che, anche per l'istituto delle province, l'unica cosa che è stata modificata è stata la possibilità di concedere agli italiani la libera espressione del loro voto democratico.
Allora, onorevole Presidente, io non so se questo emendamento sia davvero qualche cosa di insostituibile, dico che, però, certamente la circostanza di richiamare il diritto sacrosanto dell'elettore a individuare il proprio rappresentante in Parlamento è comunque certamente meglio dell'ennesima presa in giro del patto del Nazareno. Onorevole Fontana, non se ne abbia a male: è evidente che qui stiamo parlando del tentativo di Forza Italia e del Partito Democratico di mettere insieme un accordo che è stato fatto da due persone che non sono parlamentari, né l'uno né l'altro – uno che oggi è Presidente del Consiglio e uno che lo è stato in passato –, il cui contenuto può anche non essere completamente di natura politica, ma certamente non verrà mai messo a conoscenza degli italiani. E questo è l'unico motivo per il quale siete abbarbicati oggi a cercare di sostenere un testo che non ha oggettivamente né capo né coda.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.
ALFONSO BONAFEDE. Grazie Presidente. In questo emendamento, che stabilisce che entrambe le Camere sono elette a suffragio universale e diretto, colgo l'essenza della Costituzione, non solo quell'essenza che è data dall'articolo 1, che dice che la sovranità appartiene al popolo – cosa che evidentemente avete dimenticato da un pezzo –, ma anche l'essenza di una democrazia tutta in cui i parlamentari devono essere costretti a rendere conto della loro attività ai cittadini, non ai segretari di partito che si riuniscono e decidono per tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Infatti, il problema è che – e lo dico alla collega del PD che prima diceva addirittura (questo è il colmo) che sono «stanchini» del patto del Nazareno – se voi siete «stanchini» noi siamo stanchissimi del patto del Nazareno. E se siamo tutti d'accordo, allora, perché non strappiamo questo scempio di pseudo riforma e non torniamo a fare i parlamentari, al posto di dar vita al teatro di burattini che ogni giorno mettete su quando entrate qui dentro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fraccaro. Ne ha facoltà.
RICCARDO FRACCARO. Presidente, prima di tutto, in via incidentale, le faccio notare che io dovrei essere a subemendare un emendamento della Commissione e contemporaneamente a discutere con voi sulla opportunità o meno di votare questo emendamento. Io, Presidente, non ho il dono dell'ubiquità, non so fare due cose contemporaneamente – forse perché non sono una donna –, quindi le chiedo per la prossima volta di valutare almeno questa circostanza.
Dopodiché, se leggo l'emendamento presentato dal mio collega Toninelli, che è molto semplice e composto da 4 righe, noto che in sole 4 righe Toninelli riesce a sbugiardare il Governo con una semplicità disarmante. Infatti, prima di tutto, parla della... Ho già finito, Presidente ?
PRESIDENTE. Sì, concluda.
RICCARDO FRACCARO. Parlerò successivamente, tanto l'emendamento successivo – già ho guardato – è simile. Quindi, interverrò anche dopo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Dadone. Ne ha facoltà.
FABIANA DADONE. Grazie Presidente. Vorrei leggere questo emendamento non tanto per chi è in Aula, ma per chi semmai vuole seguirci da casa. «Entrambe le Camere sono elette a suffragio universale e diretto, con sistema proporzionale. Il numero dei senatori è centocinquanta e il numero dei deputati è trecentoquindici». Chiunque al di fuori di quest'Aula voterebbe a favore di questo emendamento, prima di tutto, perché rispetta il dettato dell'articolo 1 della Costituzione, per cui la sovranità appartiene al popolo, lo ha ricordato prima il mio collega Bonafede.
Quindi, chiedo ai colleghi del PD, tramite lei ovviamente: che cosa pensano i vostri elettori della non possibilità che gli fornite di eleggere direttamente i senatori ? Ma che modo è di rappresentare ? Qual è il legame che si dovrebbe creare tra l'elettore e l'eletto ? Zero, niente. Significa che, allora, veramente i cittadini e gli elettori hanno rilevanza nulla.
Poi si chiede di ridurre il numero dei parlamentari. Il Presidente Renzi dice con questa riforma di voler far risparmiare una valanga di soldi, ma la soluzione è semplicissima: si conserva il bicameralismo perfetto, mantenendo quel bilanciamento che c’è tra le due Camere e si permette un risparmio, perché diventeremmo meno della metà. Per cui questo è il modo semplice per risparmiare denaro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO DI BATTISTA. Lo sa, Presidente, che oggi tre regioni su quattro sono coinvolte in inchieste da parte o della magistratura o della Corte dei conti, per spese folli o peculato ? Lo sa, Presidente, che significa peculato ? Che hanno rubato i nostri soldi, questi rappresentanti del popolo nelle regioni. E a queste persone noi chiediamo di eleggere, senza consultare il popolo italiano, il Senato della Repubblica ? Ma le sembra una cosa normale ? Ma se va, Presidente, in un mercato qui fuori a Roma e chiede ai cittadini: primo, se vogliono votare loro per il Senato, secondo, se vogliono che il numero dei parlamentari venga dimezzato sia in Senato, che alla Camera, secondo lei che risponde il «popoluccio» che lei si vanta sempre di ascoltare ? Che cosa risponderebbe il popoluccio come viene sempre trattato ? Come risponderebbe (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà) ? Vi scaldate ? Vi scaldate perché sapete che tanti cittadini il Senato lo vorrebbero abolire, ma con tutti voi là dentro, grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà) !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Businarolo. Ne ha facoltà.
FRANCESCA BUSINAROLO. Presidente, grazie, volevo intervenire su questo emendamento e attirare l'attenzione dei miei colleghi, perché mi rendo conto che il lunedì pomeriggio di solito l'Aula non è riunita e magari sono ancora con la testa nel week-end precedente. L'emendamento è veramente importante, soprattutto perché se questa maggioranza e questo Governo vogliono tagliare gli sprechi, in questa maniera qua si taglia il numero dei senatori. Quindi cosa vuol dire ? Meno stipendi, meno soldi che lo Stato deve versare a dei rappresentanti della Repubblica, ma soprattutto un'altra cosa, che è ancora più importante, è che finalmente i cittadini possono ritornare ad indicare, votando, quelli che vogliono siano i loro rappresentanti in Parlamento. Rendiamo al popolo, ai cittadini, questo loro diritto che queste Camere gli hanno tolto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Crippa. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente, questo emendamento forse rappresenta quello che, a parole, avete sempre detto, cioè la necessità di ridurre i costi di una macchina parlamentare. Le modalità con cui il MoVimento 5 Stelle intende ridurre i costi sono quelli di ridurre i numeri dei rappresentanti, quindi abbassare portando a centocinquanta i senatori e a trecentoquindici i deputati. Non far finta di far sparire il Senato, lasciandolo ad un meccanismo elettivo di tipo clientelare tipicamente nello stile, ormai noto, delle spese pazze delle regioni (provengo dal Piemonte, dove siamo stati dei precursori di questo tipo di moda). Io credo che sia importante lasciare cittadini la necessità di esprimersi sul Senato con un voto chiaro e non lasciare in mano ai partiti, e alle mani sporche legate agli interessi economici privati, questa possibilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Dell'Orco. Ne ha facoltà.
MICHELE DELL'ORCO. Grazie, Presidente, ripetiamo un'altra volta a che cosa serve questo emendamento. Serve per permettere ai cittadini italiani di scegliere i senatori e aiuta a dimezzare i parlamentari, dimezzare i deputati, dimezzare i senatori. Ora stavo facendo la solita ricerca Pag. 25in Internet, adesso faccio un giochino «indovina chi l'ha detto»: dimezzare il numero dei parlamentari e le indennità, non è antipolitica, ma è l'unico modo per ridare dignità alla politica, adesso andiamo in Parlamento con la proposta e vediamo chi si oppone. L'ha detto Matteo Renzi il 22 giugno 2011 su Facebook (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Toninelli 1.22, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Capezzone, Gregori, Nizzi, Iacono...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 471
Votanti 467
Astenuti 4
Maggioranza 234
Hanno votato sì 140
Hanno votato no 327.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo all'emendamento Toninelli 1.20, sul quale vi è il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI. Grazie Presidente, anche quest'emendamento va a toccare innanzitutto l'elezione a suffragio universale e diretto, quindi con i cittadini che eleggono i propri rappresentanti in Parlamento. E, in secondo luogo, il numero dei senatori, ridotto a 150, e quello dei deputati, ridotto a 315. Non ho, ahimè, udito alcun intervento, nel dibattito che si è appena concluso sull'emendamento precedente di uguale o similare materia, delle forze di maggioranza, i cui leader politici hanno speso ampie parole in campagna elettorale sulle riduzioni dei costi della politica e direttamente ed indirettamente sul numero dei parlamentari. Mi piacerebbe avere una loro valutazione in merito quando il Presidente del Consiglio pochi mesi fa in diretta televisiva affermava che le riforme avrebbero fatto risparmiare un miliardo di euro e, invece, la Ragioneria generale dello Stato ci dice che il totale in termini assoluti ammonta a 42 milioni di euro. Mi piacerebbe avere qualche giustificazione da questo punto di vista sulle falsità propagandistiche che sono state portate avanti.
Ma mi permetto anche di riprendere quanto è stato affermato poco fa dalla deputata Fontana sulla necessità del metterci la faccia, noi rappresentanti del popolo, sulle decisioni che riguardano la modifica del patto sociale per antonomasia, cioè della Costituzione. E io mi domando con che faccia sta votando un partito che non ha inciso per nulla a livello parlamentare, ma che sta votando solo quello che fuori dal Parlamento il loro capo ha stabilito dopo un patto losco e segreto qual è il patto del Nazareno. Quindi, voi state pigiando i pulsanti senza nemmeno sapere quello che pigiate. Voi non sapete quello che state facendo, ma dite che il voto palese vi giustifica. Ma di che cosa state parlando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! ?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fraccaro. Ne ha facoltà.
RICCARDO FRACCARO. Grazie Presidente, dicevo, quindi, che il deputato Toninelli ha smentito il Governo. E a tal proposito ringrazio il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento Boschi della sua presenza che mancava la settimana scorsa. Penso che sia fondamentale la sua presenza quando si parla appunto di Costituzione in quest'Aula. Comunque dicevo, Presidente e Pag. 26Ministro, che se Renzi avesse avuto ragione, fosse stato onesto nei suoi vari dibattiti e nei suoi vari talk-show, non avrebbe parlato di eliminare il Senato perché, altrimenti, il deputato Toninelli avrebbe dovuto scrivere diversamente l'emendamento e avrebbe dovuto dire che il Parlamento è composto da Camera e Senato – perché voi l'avevate abrogato – e che Camera e Senato sono eletti a suffragio universale. Non l'ha fatto perché in realtà quello che è stato detto in questi mesi lo è stato per mero consenso elettorale, che è una delle cose più brutte in politica dire le bugie per consenso elettorale. È bello esporre le proprie proposte e lottare per ottenerle. Voi avete semplicemente detto delle bugie per ottenere il consenso.
PRESIDENTE. Concluda.
RICCARDO FRACCARO. E ringrazio il mio collega Toninelli perché in quest'Aula vi ha smentito categoricamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.
DIEGO DE LORENZIS. Grazie Presidente, anch'io per denunciare il fatto che fondamentalmente chi è stato eletto in campagna elettorale nel Partito Democratico sta disattendendo paradossalmente il proprio programma elettorale. Ricordo ancora che tra gli otto punti, all'epoca del fu candidato presidente Bersani, il quinto punto riguardava proprio la riforma del Senato ed era previsto il dimezzamento dei parlamentari sia della Camera sia del Senato. Quindi state banalmente votando contro quello che voi stessi avete promesso in campagna elettorale al vostro elettorato. Bravi, bravissimi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Cozzolino. Ne ha facoltà.
EMANUELE COZZOLINO. Deputato ! Abbiamo fatto appello alle coscienze ma, a quanto pare, non ci sono in questo Parlamento, almeno non da parte di tutti. Visto che c’è il Ministro, chiedo a questo Governo se vuole rendere edotta la Camera del cosiddetto patto del Nazareno che il mio collega Toninelli ha detto essere enunciato durante la Giunta per il Regolamento, così come è stato conservato. Quindi per poter proseguire e ragionare, discutere apertamente alla luce del sole, senza voti segreti, vorremmo avere copia di questo patto del Nazareno ma, se non è scritto, quanto meno trascrivetelo e fornitecelo perché così possiamo anche noi votare secondo coscienza. Io mi appello ancora alla vostra coscienza ma vedo che è inutile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Incà. Ne ha facoltà.
FEDERICO D'INCÀ. Grazie Presidente, solo per questa mia affermazione nel senso che questo nostro emendamento pone le basi finalmente per il dimezzamento del numero dei deputati alla Camera. Effettivamente è importante: potremmo partire dai 307 deputati del PD che non servono assolutamente a nulla, perché di fatto le decisioni prese da Renzi non vengono prese in quest'Aula parlamentare, ma esclusivamente al Nazareno secondo un patto tra due persone. Quindi i 307 del PD possiamo tranquillamente mandarli tutti a casa, perché non servite a niente in quest'Aula parlamentare. Andatevene a casa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Dadone. Ne ha facoltà.
FABIANA DADONE. Grazie Presidente, mi sembra incredibile dover intervenire su un emendamento di questo genere e, anzi, motivarlo per chiederne la votazione, perché prevede il suffragio universale e diretto Pag. 27delle Camere. Ma non so che caspita vi passi in mente di votare contro e dare parere contrario a questo tipo di emendamento ! Noi tutti dovremmo essere qui per rappresentare i cittadini al di fuori e pertanto almeno dare loro il diritto di eleggere i rappresentanti sarebbe proprio il minimo della decenza. Se si vuole fare la riforma di tipo federale, la si fa – ne abbiamo già parlato con il Ministro più volte in Commissione – la si fa, ma non si fa un pasticcio di questo genere in cui si finge che il Senato sia una roba federale e poi, dall'altro lato, con la modifica del Titolo V, si rispostano tutte le competenze in mano allo Stato perché, a quel punto, di federalismo proprio non si parla. Veramente vi chiedo di pensare che cosa voterebbero i vostri elettori sia sul suffragio universale che sul dimezzamento dei parlamentari, perché siamo e siete veramente troppi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Dieni. Ne ha facoltà.
FEDERICA DIENI. Grazie Presidente. Mi associo alle considerazioni della mia collega Dadone. Infatti è assurdo motivare la richiesta dell'elezione dei senatori da parte dei cittadini. Abbiamo già visto che cosa è successo con le province dove abbiamo demandato ai vari consiglieri comunali la scelta di coloro che sarebbero andati a rappresentarci all'interno di questo ente che non è stato abolito e ciò ha generato soltanto caos e confusione, soltanto la privazione di quel diritto a scapito dei cittadini. Non vogliamo che lo stesso accada nuovamente in questo tipo di riforma costituzionale al Senato ed è corretto garantire a tutti noi cittadini la possibilità di scegliere direttamente i propri rappresentati. Ricordiamo, inoltre, che la sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato illegittimo il «porcellum» ne prevedeva proprio l'incostituzionalità per l'impossibilità dei cittadini di conoscere i propri rappresentanti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Melilla. Ne ha facoltà.
GIANNI MELILLA. Nel condividere questo emendamento ne vorremmo mettere in evidenza soprattutto l'aspetto emblematico.
Qualcuno dirà: questo emendamento serve solo a ridurre le spese per i parlamentari. Già questo sarebbe un fatto importante, perché c’è una riduzione del numero dei parlamentari, ma non si mette in discussione, come invece prevede questa riforma della Costituzione, la centralità del Parlamento. Quindi, è un emendamento conservatore ? Sì. Qualcuno deve dire che questa Costituzione per noi va bene così com’è.
La Costituzione italiana è la più bella del mondo anche perché è basata sulla centralità del Parlamento. Tra l'altro, è una Costituzione giovane, perché ha poco più di sessant'anni di vita, anche se, già da venticinque-trent'anni qualcuno la voleva stravolgere: pensiamo a Gelli nelle punte più esasperate dal punto di vista negativo, ma ci sono state tantissime proposte di modifica radicale della Costituzione. Noi riteniamo, invece, che il tempo di una Costituzione dovrebbe appartenere alla lunga durata e non dovrebbe mai essere immiserita da ansiosi bilanci contingenti.
Per questo, la nostra Costituzione, a differenza di altre Costituzioni secolari, come quella americana, come quella inglese, come quella francese, ha un'età relativamente giovane e ci sembra assurdo che la si voglia annegare, come si fa con un bambino nell'acqua sporca. Ci sono modi diversi per intervenire nella Costituzione e determinare anche una manutenzione ordinaria. In questo senso, questo emendamento ha questo valore: quello di dire che si può intervenire su un aspetto – quello della riduzione dei parlamentari –, ma non si deve assolutamente intervenire sulla centralità del Parlamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.
Pag. 28ALFONSO BONAFEDE. Presidente, è noto a tutti quanto sia importante per i parlamentari dei partiti andare in televisione, perché è importante informare, informare i cittadini. Ma io mi chiedo: quale valore ha quell'informazione se, poi, si può fare esattamente il contrario quando si entra qui dentro ? Perché se andiamo a guardare tutti i talk show degli ultimi sei anni, notiamo che tutti i parlamentari dei partiti si sono spesi contro il «Porcellum», dicendo che era una porcata perché non permetteva ai cittadini di eleggere i parlamentari. Allora, adesso cosa siamo venuti a fare qui ? Cosa stiamo votando ? Quale è la ragione di tale incoerenza ? Io non riesco ad immaginarla e qui non troviamo nemmeno una risposta, perché non c’è un solo parlamentare della maggioranza o un solo parlamentare del Governo che si alzi in piedi a difendere quella che è veramente una porcata.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ALFONSO BONAFEDE. Allora, io mi chiedo: a parte l'aumento della disoccupazione, perché è chiaro che col dimezzamento dei parlamentari non avreste più cosa andare a fare, a parte questo, quale è l'altra ragione che vi spinge a votare una simile indecenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Simonetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO SIMONETTI. Presidente, l'esito di questa riforma costituzionale che state proponendo porta, di fatto, ad avere una Repubblica che si può dire dittatoriale: può sembrare un ossimoro, ma è, poi, la sintesi di ciò che avverrà facendo la somma della riforma e facendo la somma delle proposte della legge elettorale.
Infatti, se quello che questo Parlamento aveva già approvato, che era la soluzione ottimale – con quattro passaggi alla Camera e al Senato sommati nella legislatura del 2001-2006, che produsse la devolution con una modifica costituzionale che portava alla vera riduzione del numero dei deputati e dei senatori, con un bicameralismo migliore rispetto a quello che voi andate a proporre –, la sintesi è che il Senato sarà, ovviamente, eletto da parte dei consiglieri regionali, dei sindaci, sarà, appunto, una Camera che non deciderà nulla e non avrà alcun tipo di responsabilità.
Ci sarà la Camera dei deputati, quest'Aula, sempre in numero pari a quello attuale, che andrà a dare, a colpi di maggioranza, la fiducia al nuovo Premier, che ovviamente potrà essere anche il segretario del partito che andrà a candidare quei deputati che si vedranno dare un premio di maggioranza alla propria lista. Quindi, ci sarà un Presidente del Consiglio che potrà scegliersi i candidati. Almeno cento saranno scelti, perché con il listino bloccato al primo candidato in lista questi li sceglie tutti. Gli altri li sceglierà in funzione delle correnti interne, eletti probabilmente con le presenze, e saranno gli stessi a dargli una maggioranza all'interno di una Camera che avrà il singolo compito di concedere la fiducia.
Da un bicameralismo molto pesante, da una situazione di pesi e contrappesi molto pesanti che questa Costituzione ha, si andrà ad una Costituzione dittatoriale, nel senso che il singolo avrà la possibilità di determinare le sorti del Paese e avrà la possibilità di determinare anche le sue sorti personali. Infatti, se è vero come è vero che l'amnistia e l'indulto vengono dati a maggioranza, il Governo potrà autoassolversi, perché avrà una maggioranza fatta esclusivamente dal suo partito, che potrà votargli un'autoassoluzione dei reati che potrà commettere con l'attività di Governo. È un paradosso, ma questo la Costituzione e la legge elettorale lo permetteranno.
Noi, quindi, peroriamo nuovamente ciò che abbiamo perorato negli anni, che è il dimezzamento del numero dei deputati e dei senatori. Questo lo dico a fronte, appunto, di una storicità, che è palesata attraverso il voto di questa Camera e del Senato, per ben quattro volte consecutive, di un testo uguale.Pag. 29
Adesso stiamo lavorando su un testo prodotto dal Senato, che è stato modificato dalla Camera, che verrà nuovamente modificato dal Senato e che ritornerà alla Camera. Quindi, ci sarà un «palleggio» di testi che non produrrà, a mio avviso, un risultato positivo.
Quindi, noi siamo favorevoli all'emendamento Toninelli 1.20, che porta a ciò che avevamo già proposto e che uscì da questo Parlamento come testo che fu poi portato in votazione attraverso il referendum confermativo, per il quale proprio la parte politica che oggi vuole cancellare una Camera fece una campagna elettorale sbagliata, una campagna elettorale ideologica, una campagna elettorale di partito per non far approvare ciò che effettivamente era il toccasana per questo Paese. Infatti, oltre al dimezzamento dei parlamentari, vi era la devoluzione in tema di polizia locale, di istruzione, di sanità; tutti temi che erano il preludio del federalismo, federalismo fiscale che poi venne avanti nella scorsa legislatura e che voi, invece, avete ammazzato, avete distrutto. Quindi, ricentralizzate tutto con la modifica costituzionale, e ricentralizzate al punto di costruire una Repubblica dittatoriale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pravatiera...Prataviera, sbaglio sempre il suo nome, è un classico. Prego, ne ha facoltà.
EMANUELE PRATAVIERA. Presidente, la comprendo benissimo.
Intervengo per associarmi a quanto testé detto dal mio collega Simonetti, che ci ha assolutamente convinti con il suo intervento. Intervengo per rivendicare l'importanza di questo emendamento, al quale mi associo anch'io, perché è estremamente attuale. È estremamente attuale per due ragioni: la prima, perché vuole scrivere nero su bianco l'eleggibilità a suffragio universale e soprattutto diretto dei senatori e dei deputati. E soprattutto, per quanto riguarda il nostro ramo del Parlamento, prevede che ci dimezziamo, come numero. Questa è la modernità, in un momento in cui è facilissimo entrare in contatto con ciascuno di noi attraverso moderni sistemi di comunicazione, i social, la multimedialità.
PRESIDENTE. Concluda.
EMANUELE PRATAVIERA. Era un richiamo Presidente ?
PRESIDENTE. Il tempo è già scaduto.
EMANUELE PRATAVIERA. La ringrazio. Quindi, per questi motivi, per apporre anche la mia firma a questo emendamento di piena condivisione, anche perché era nella stessa linea degli emendamenti che noi, come gruppo, avevamo già presentato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.
STEFANO BORGHESI. Grazie, signora Presidente, anch'io mi unisco agli interventi dei miei colleghi e vorrei sottolineare alcuni aspetti come quello della coerenza da parte del nostro movimento che già aveva proposto una riforma, purtroppo bocciata, che prevedeva il dimezzamento dei parlamentari. Quindi noi siamo più che favorevoli ad una riduzione anche dei parlamentari della Camera oltre che a quelli del Senato. Inoltre, vorrei sottolineare come questa riforma prevede un risparmio, sì, ma un risparmio assolutamente minimale, in quanto il Senato della Repubblica all'incirca costa qualcosa come 500 milioni di euro, e tramite questa riforma ne verrebbero risparmiati poco più di 49. Quindi, crediamo che si possa fare assolutamente di più. Alla luce di questo, quindi, noi siamo favorevoli alla riduzione, soprattutto anche dei deputati, e sottolineiamo come questa sia una riforma che assolutamente non vada bene.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.
Pag. 30 MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie, signora Presidente. Alcuni amici considerano che io sia una persona cinica, confondendo quello che io ritengo pervicacemente un solido attaccamento al realismo, perché alcune cose pregiudizialmente mi inducono ad una attenzione negativa. Fra queste, nelle vicende della politica, vi è il ricorso continuo ad alcune definizioni e ad alcuni vocaboli.
Io nutro, aprioristicamente, un motivato e argomentato sospetto, ad esempio, per tutti quelli che, con una frequenza superiore di una volta l'anno, usano difendersi e coprirsi dietro la cosiddetta sacralità del testo da Costituzione; diffido da quelli che usano l'aggettivo «democratico» con una frequenza superiore a una volta al mese; disistimo quelli che per raccogliere un facile applauso si rivolgono al popolo con una frequenza superiore ad una volta la settimana. Siccome storicamente la sinistra in Italia ci ha abituato, questi tre riferimenti lessicali, ad utilizzarli circa una volta al minuto, potete capire come anche solo per questo fatto la mia collocazione geografica politica non potesse che essere questa.
Però, è un fatto che sia bastato il semplice avvento del «putto fiorentino» per fare strame di tutte queste assolute certezze del popolo della sinistra e, in un colpo solo, cambiare la Costituzione, cosa che, ripeto, non mi turba di un attimo, atteso che secondo me questa Costituzione da parecchi anni dovrebbe essere rivisitata dalla prima parola all'ultima, toglie il riferimento alla democrazia se la democrazia, in senso occidentalmente inteso, è la manifestazione della volontà popolare per effetto dell'espressione del voto dei cittadini; nega il credito al popolo nel momento in cui si stabilisce che uno dei due rami del Parlamento verrà scelto dalle segreterie dei partiti.
Siccome questo avviene una volta di più per dare fede ad un accordo che è fuori dalle parti politiche, fuori dalle Aule istituzionali, senza il minimo coinvolgimento del Parlamento, due persone che non sono parlamentari, uno facente funzioni di Presidente del Consiglio, l'altro avendo fatto il Presidente del Consiglio, per il solo fatto di aver definito un accordo che neanche voi che siete qui oggi obbligati a tutelarlo e a difenderlo conoscete nei contenuti, state totalmente rinnegando tutte le palle che ci avete propinato dal 1946 ad oggi, ovvero che voi foste i difensori del popolo, che voi foste gli interpreti della democrazia e che voi foste i custodi della Costituzione.
Il risultato è che per difendere un'intesa il cui contenuto, lo ripeto, certamente non è in maggioranza di natura politica, sottoscritto tra il signor Renzi e il signor Berlusconi – sì, il noto evasore totale, quello che volevate mandare al gabbio, quello che poi quando vi è capitata l'occasione, avete provato a scrivere una norma per dargli una salvifica interpretazione delle mancate corrispondenze in termini di pagamento delle imposte – per salvare quella tipologia di accordo voi ve ne fregate totalmente, e state scrivendo un articolo della Costituzione in cui stabilite che un paio di persone esterne a questo Parlamento decideranno d'ora in poi quali e quanti saranno i senatori.
Ma la cosa che mi fa più impressione è l'aver buttato all'ammasso ogni residua forma di sensibilità soggettiva e di intelligenza personale prima ancora che politica, facendo la fine dei tacchini che chiedono l'anticipo del Natale, perché è chiaro che esattamente voi che oggi, delegando anche il regolamentato e regolamentare ricorso all'utilizzo del voto segreto, siete costretti a votare ciò in cui non credete, sarete i primi a pagarne il dazio nel momento in cui i due signori sopracitati evidentemente non terranno conto dei vostri nomi e dei vostri cognomi nella formulazione delle prossime liste elettorali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.
CARLO SIBILIA. Presidente, insomma mi sembra di capire che, alla luce delle notizie di cronaca di questi giorni, che la ratio che muove le riforme costituzionali del Governo sia tesa ad abolire il diritto di Pag. 31voto per il Senato ai cittadini italiani, ma invece, di concederlo a quelli cinesi e marocchini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) perché così almeno il Presidente Renzi è sicuro di vincere le elezioni, anche perché poi chi mastica un minimo di italiano capisce subito che dice delle bugie inaudite questo Presidente e quindi è invitabile. Però, da questo punto di vista, io applaudo il PD perché è bipartisan, fa affari con la mafia italiana e fa affari con la mafia cinese, quindi complimenti, veramente complimenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Grillo. Ne ha facoltà.
GIULIA GRILLO. Presidente, chiedo conferma se stiamo votando l'emendamento Toninelli 1.20.
PRESIDENTE. Sì.
GIULIA GRILLO. Allora, l'emendamento dice: «Entrambe le Camere sono elette a suffragio universale e diretto. Il numero dei senatori è centocinquanta e il numero dei deputati trecentoquindici». È un emendamento semplicissimo, in cui viene riconfermato quello che già è adesso, cioè l'elezione diretta dei senatori, ma viene dimezzato il numero dei parlamentari.
Adesso io voglio far notare a quest'Aula che noi stiamo seduti qui perché praticamente saremmo rappresentanti dei cittadini e invece questa legge, questa riforma costituzionale – voi la chiamate riforma, io la chiamo il gioco «sfascia la Costituzione», poi magari ci dite anche chi sono i geni che vi hanno ispirato per questa riforma, ovvero «sfascia la Costituzione» – ecco noi stiamo votando questo sfasciamento, questa distruzione della Costituzione senza che abbia subito alcuna modifica praticamente in Commissione e adesso in Aula, un'Aula asservita al diktat di una sola persona, che vota quello che quella persona gli dice. Allora io dico che potremmo tranquillamente lasciare l'Aula, uscire, non stare qui a premere un pulsante inutilmente e far passare direttamente questa dittatura.
PRESIDENTE. Concluda.
GIULIA GRILLO. Allora, legalizziamo la dittatura, perché questa presa in giro, questa presa per i fondelli – nostra, prima di tutti, e di tutto il resto di cittadini italiani – sinceramente è solo tristissima. Guardate, vi posso consigliare...
PRESIDENTE. No, no, deve concludere, deve concludere. La ringrazio.
GIULIA GRILLO. Concludo. Vi consiglio il libro che ho comprato oggi, è bellissimo...
PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Frusone. Ne ha facoltà.
LUCA FRUSONE. Grazie Presidente, ormai tanto è stato detto su questo emendamento e sulle riforme costituzionali in generale, che veramente stendere un velo pietoso su queste riforme non basta.
Alla fine, se guardiamo, questo emendamento semplicemente va a far risparmiare, porta avanti quello che era stato detto in campagna elettorale da tutti qui dentro – perché non ho mai sentito nessuno dire che non andavano ridotti i parlamentari – e mantiene persino una Camera elettiva, quindi non vedo assolutamente perché non si potrebbe votare a favore di questo emendamento.
Effettivamente, l'unica risposta che mi posso dare è che già il Parlamento è morto, ossia le persone che sono qui dentro sono semplici schiaccia bottoni, che devono rispettare tutto quello che viene detto dai vertici. Purtroppo, questo non fa bene all'Italia perché il declino dell'Italia coincide proprio con l'assenza – come già è stato detto – della centralità del Parlamento. Purtroppo, nessuno, nessuno dice questo...
PRESIDENTE. Concluda.
LUCA FRUSONE. ...dice che i problemi sono altri, ma l'Italia è bloccata perché il Parlamento è bloccato e purtroppo chi è qui dentro non vuole sbloccarlo e nemmeno chi è al Governo oggi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Deve concludere. Ha terminato il tempo. La ringrazio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.
MANLIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. Ho ascoltato con un briciolo di compassione la collega Fontana poc'anzi che diceva di essere un po’ stanchina del Patto del Nazareno e di sentirne parlare; pensi un po’ quanto possono essere stanchi gli italiani, pensando che questo patto li ha costretti a veder rimettere in gioco Silvio Berlusconi da parte di Matteo Renzi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); li ha costretti a vedere una legge bloccata dalla nostra azione mediatica che avrebbe tolto il reato di Silvio Berlusconi nella delega fiscale; li ha costretti a vedere un Parlamento schiavo di una logica berlusconiana, che è poi la stessa del PD degli ultimi vent'anni, che non ha fatto ancora nulla per la piccola e media impresa, per la disoccupazione giovanile, per la disoccupazione italiana che è ai record storici. Questo è il patto del Nazareno e noi, insieme agli italiani, lo subiamo molto più di quanto voi lo subiate perché vi garantisce la poltrona (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Daga. Ne ha facoltà.
FEDERICA DAGA. La ringrazio, Presidente. Io credo che sia buona democrazia poter scegliere i propri rappresentanti in Parlamento, però mi rendo conto che la democrazia rappresentativa ha fallito, ha fallito il suo mandato non essendo più il Parlamento rappresentativo delle istanze cittadine, ma ormai mero esecutore di esigenze lobbiste e di quella che chiamiamo troika.
Il Parlamento, sì, ha perso completamente la sua centralità e purtroppo, se i cittadini si sono disamorati della politica, è un po’ tanto responsabilità del comportamento degli ultimi venti o trent'anni da parte delle istituzioni. Non vi stupite se la cittadinanza chiede a questo Parlamento di andarsene a casa; la Costituzione non andrebbe toccata, se non nell'aggiunta di diritti. Ma prendetevi la responsabilità del disamoramento nei confronti della politica e del comportamento vostro, che ormai porta solamente noia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Rosa. Ne ha facoltà.
MASSIMO FELICE DE ROSA. Grazie Presidente. Noi facciamo fatica ad accettare questo Parlamento che è stato eletto con una legge incostituzionale. Come potranno i cittadini sopportare di donarsi allo Stato che li deve accudire, che li deve proteggere e che li deve aiutare nella loro vita di tutti giorni, quando questo Stato non rappresenterà più nessuno ? Questo è quello che stiamo dibattendo oggi.
Poi possiamo provare a parlare di buffonate come quella delle province e anche a quel proposito abbiamo previsto un'elezione che non è più diretta. Abbiamo visto le conseguenze: la conseguenza è che il cittadino non è più rappresentato e si vede sempre più lontano dallo Stato. Questi sono veri e propri attentati alla democrazia; questi sono attentati alla democrazia e dobbiamo renderci conto che non stiamo più parlando di piccole leggi che incidono su pochi aspetti della nostra vita. Qui ne va del nostro futuro, ne va dell'Italia e di quello che abbiamo ottenuto in questi anni, con la sofferenza dei nostri genitori e le guerre.
Allora, qui dobbiamo pensarci molto bene a quello che stiamo facendo perché poi non risponderemo più di quello che Pag. 33decideranno i cittadini che non saranno più rappresentati da nessuno qui dentro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato L'Abbate. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE L'ABBATE. Grazie, Presidente, è una vergogna che la sinistra, quella che si reputa ancora essere rappresentante della sinistra voglia togliere il diritto di voto ai cittadini per un ramo del Parlamento. Allora, c'era qualcuno che diceva che libertà è partecipazione.
Ora, se si toglie la possibilità di partecipare ai cittadini, allora si sta togliendo la libertà dei cittadini e voi, che dite di essere di sinistra, volete prendervi questa responsabilità, volete trasformare la democrazia in un'oligarchia dove poche persone, scelte tra l'altro da chissà chi e non dai cittadini, decideranno la sorte e il destino di 60 milioni di persone.
Siete vergognosi ! Allora, è il momento: dovete andare a casa ! Basta distruggere questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Sarti. Ne ha facoltà.
GIULIA SARTI. Grazie Presidente. Io approfitto di questo emendamento per esprimere il mio sconcerto. Prima di entrare qui pensavo, ero convinta, che non ci fosse niente di peggio dei Governi Berlusconi che si sono succeduti. Lavorando qui, invece, mi sto rendendo conto che purtroppo sì c’è di peggio: il peggio si chiama Governo Renzi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
Signori, noi siamo qui e saremo qui nei prossimi giorni a votare riforme, anzi a votare lo smantellamento della Costituzione, che voi vi ostinate a chiamare riforme. Ma una delle vere riforme – ne cito solo una –, che sarebbe stata veramente una rivoluzione per questo Paese, sarebbe stata la riforma della giustizia, cosa che invece voi non avete nemmeno concepito di volere fare, una riforma della giustizia seria.
Invece no ! Abbiamo visto disegni di legge e proposte di legge che sono state bloccate, norme anticorruzione che sono state bloccate al Senato della Repubblica, norme, qui alla Camera, che non vanno avanti perché deve arrivare un disegno di legge che poi non arriva perché manca il bollino...
PRESIDENTE. Concluda !
GIULIA SARTI. ...e contemporaneamente date la priorità a questo, a questo smantellamento...
PRESIDENTE. Concluda deputata !
GIULIA SARTI. ...a queste riforme che voi chiamate così (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...
PRESIDENTE. È terminato il suo tempo. La ringrazio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zolezzi. Ne ha facoltà.
ALBERTO ZOLEZZI. Grazie Presidente. Noi, con questo emendamento, vogliamo evitare, appunto, la scelta, da parte della politica, dei loro esponenti peggiori, così come è successo in questi giorni. Si è visto con le primarie in Liguria, dove ci sono stati gli esponenti peggiori. Penso a Paita, che, quando si è occupata di rifiuti, si è riempita di rifiuti la Liguria e, quando si è occupata di dissesto idrogeologico, la Liguria è andata sott'acqua. Adesso è stata promossa candidata alla primarie, perché è questo che si fa.
Quando verranno scelti i migliori per venire in Senato si sceglieranno questi. Quelli che hanno fatto danni verranno trasferiti al Senato e non si può. Ma anche Cofferati – poniamo che vinca il ricorso – si è occupato di rifiuti e Liguria ed Emilia hanno un costo più alto per la gestione dei rifiuti.Pag. 34
Per cui i rifiuti politici scelgono altri rifiuti. Basta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Brescia. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE BRESCIA. Grazie Presidente. Io mi chiedo se, in un Paese con tre milioni e mezzo di disoccupati, con un tasso di disoccupazione giovanile del 44 per cento, record storico, con 6 milioni di persone, cittadini italiani, che vivono sotto la soglia di povertà, mi chiedo se è questo ciò di cui ha bisogno il nostro Paese, se è questa la priorità. Dovrebbe essere questa la priorità di un Governo che tiene agli interessi dei propri cittadini ? Secondo me no. Secondo me voi non potreste mai votare favorevolmente su un emendamento come questo, perché prevede – ed è molto semplice la ragione – il taglio delle vostre stesse poltrone. Quindi, voi non potreste mai votare contro.
Allora, vi suggerisco di considerare almeno quello seguente, perché qui si prevedono 315 deputati mentre in quello seguente ce ne sono 350. Almeno qualche poltrona in più potreste salvarla.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Scotto. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO. Grazie Presidente. Io non mi appassiono alla contabilità dei deputati, per quanto le mie orecchie, le nostre orecchie, abbiano dovuto ascoltare, nel corso degli ultimi mesi, da quando questo disegno di riforma costituzionale è stato varato, hashtag del tipo «Senato gratis» o posizioni, direttamente prese dal Presidente del Consiglio e dalla sua maggioranza, secondo cui questa riforma avrebbe prodotto un risparmio.
Siccome io credo che non si possa agire la democrazia per sottrazione né si possa costruire una propaganda sulla base del taglio dei costi, non capisco quei colleghi che, di fronte a questa propaganda così forte e di fronte al fatto di aver sostenuto questo disegno di riforma, non possono votare questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gallinella. Ne ha facoltà.
FILIPPO GALLINELLA. Grazie Presidente, io sono un po’ rattristato nell'intervenire perché, con l'idea delle riforme, si sta distruggendo la democrazia. Io mi domando se l'avesse fatto Berlusconi chissà la stampa e voi che rumore avreste fatto. Poi mi sono dato la risposta: forse gli schizzi di sangue su chi ha il grembiule rosso, il vostro, si vedono meno. Io mi sono dato questa risposta. Io non so come fate voi, che professate la libertà e la democrazia, a tacere. Quindi, sono veramente rattristato, perché voi state obbedendo a un capo – e questo è un dato di fatto – e non dite niente, non avete il coraggio di dire niente. Che cosa dirvi ? Vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Nesci. Ne ha facoltà.
DALILA NESCI. Presidente, con questi emendamenti, ma anche con altri passati e con quelli che verranno, chiediamo la riduzione dei parlamentari, ma chiediamo anche di smetterla di ingolfare i lavori del Parlamento con queste pseudo riforme di cui il Paese non ha bisogno. Infatti, oltre alla riduzione dei parlamentari, dobbiamo guardare questi emendamenti nell'ottica anche di tutta l'attività portata avanti dal MoVimento 5 Stelle: la riduzione delle indennità parlamentari, che noi già ci dimezziamo, l'eliminazione degli enti inutili, il taglio agli affitti della pubblica amministrazione, i tagli alle auto blu e alle pensioni d'oro, il taglio alle spese e alle consulenze della PA, tutti questi elementi, che fanno anche da copertura al reddito di cittadinanza e alla riforma di cui il Paese ha davvero bisogno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Pag. 35PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sanna. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SANNA. Grazie Presidente, abbiamo sentito motivazioni di una non eccelsa, per così dire, consistenza ripetute molte volte, ma possiamo dire che ripetere le stesse inconsistenze molte volte fa, alla fine, non una addizione, ma una noia. Lo voglio dire ai colleghi che dicono che ci sarebbero più cose interessanti da discutere in questo Paese, ma, se loro ci ripetono sempre lo stesso inconsistente argomento per ore, ore e ore, invece di risparmiare il tempo del Parlamento e i soldi dei contribuenti per i problemi del Paese, loro aggravano un problema che tutto il Paese, invece, in questo momento, ci contesta. E noi dobbiamo essere in grado di rispondere con la concretezza dei nostri fatti, dei nostri fatti politici, piuttosto che con il filibustering parlamentare. Sul tema, bisogna dire due cose. In primo luogo, è da accettare, perché è ormai un orientamento prevalente, perché è presente negli ordinamenti costituzionali occidentali, in tantissimi ordinamenti costituzionali occidentali, un sistema di bicameralismo non paritario, in cui una seconda Camera non è elettiva. Molti di noi qui volevano fare, se ci fossero state le condizioni politiche, una seconda Camera come il Bundesrat tedesco. Il Bundesrat tedesco non è elettivo, ma anzi è la rappresentanza degli esecutivi dei Länder tedeschi.
La seconda cosa riguarda i numeri: noi staremmo facendo un'operazione non soddisfacente sotto il profilo dei numeri complessivi dei Parlamenti. Non è così. Lo voglio dire ai colleghi che, tra poco, voteranno questi emendamenti: non c’è nulla di cui vergognarsi. Infatti, quando il costituente nel 1947 aveva stabilito che i parlamentari italiani fossero 945, esistevano nel Paese 46 milioni di persone, di italiani; oggi ce ne sono 15 milioni in più e noi ci apprestiamo a fare un Parlamento di 730 deputati e senatori.
Quando si stabilisce un numero, bisogna farlo in relazione ad un territorio, che non è cambiato, al pluralismo politico, che si è esaltato in questi settanta anni di democrazia, e garantendo che le competenze – quelle che, talvolta, nei vostri interventi sinceramente non è dato di riscontrare – ci siano nel lavoro parlamentare, nelle Commissioni e nell'Aula.
Allora, noi faremo un Parlamento che, complessivamente, avrà, per rapporto tra popolazione e numero di rappresentanti, numeri ridotti, e sarà secondo solamente alla Germania: un deputato e un senatore ogni 83.500 abitanti. In Spagna, il rapporto sarà rispetto a 75 mila e continuerà ad essere tale, in Francia sarà un deputato e un senatore ogni 70 mila, ma potremmo anche dire che in Austria sono uno ogni 34 mila, in Belgio uno ogni 50 mila. Questo equilibrio è ritrovato nei numeri che noi stiamo proponendo. Poi il Parlamento può lavorare meglio, può costare di meno, può produrre di più ed essere adeguato alla frontiera sempre nuova della democrazia. Ma non stiamo facendo la cosa vergognosa che voi raccontate: la vergogna ve la inventate e ve la cantate da soli, cari colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pesco. Ne ha facoltà.
DANIELE PESCO. Grazie Presidente, stiamo assistendo praticamente alla morte della democrazia, ma non è una morte che avviene in un momento discreto, unico, è una morte lunga, una agonia. E questa è opera vostra, grazie colleghi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). La state ammazzando perché i cittadini non saranno più liberi di scegliere i propri rappresentanti al Senato, e questa è una grandissima vergogna.
Siete una casta così chiusa che quasi puzza di muffa, siete una casta chiusissima e volete rimanere tale. È una vergogna, una vergogna ! Approfittate del fatto che i cittadini quasi non si stanno più occupando della riforma della Costituzione, perché ormai si sta trascinando alle lunghe logicamente, e per fortuna vorrei Pag. 36anche dire, perché quanto meno vi renderemo questa cosa più difficile. Interveniamo adesso, come diceva prima il deputato Sanna a cui vorrei rispondere, e continuiamo ad intervenire, perché è l'unico modo che abbiamo per opporci a queste scandalose modifiche della Carta costituzionale. Vi dovete assolutamente vergognare, dovete rendere conto a tutti i cittadini di ciò che state facendo. Grazie Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Tofalo. Ne ha facoltà.
ANGELO TOFALO. Grazie Presidente, noi stiamo offrendo in questo momento la possibilità di dimezzare il numero dei parlamentari e magari trovare un gruzzoletto di soldi da spendere immediatamente nell'ambito della sicurezza per il nostro Paese contro il terrorismo. Invece, a tutti dispiace molto per il gravissimo attentato di Parigi, facciamo le solite chiacchiere, facciamo le solite camminate finte, con tanto di foto e telecamere per farci vedere con tutti i Capi di Governo, compreso il nostro Renzi, e poi continuiamo a tagliare i fondi alla sicurezza. Questi soldi potrebbero andare là.
Quando ha chiesto la parola il deputato Sanna del PD che mi ha preceduto, mi è venuto quasi un brivido: pensavo fosse un Felice Casson o un Mucchetti, il capolista al Senato in Lombardia. Qualcuno con gli attributi al Senato c’è, qui purtroppo avete questi cuor di leone, complimenti. Siete trecento, almeno uno con gli attributi, almeno uno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Paolo Bernini. Ne ha facoltà.
PAOLO BERNINI. Grazie Presidente, «per fare le riforme ci vuole il PIN, questo pin è l'autorevolezza della classe politica che deve dimezzare i parlamentari, che deve dimezzare le indennità e gli stipendi anche dei grandi manager di Stato. Se queste cose le dicesse il PD, Grillo scenderebbe al 2 per cento e potrebbe dedicarsi al nuoto, che è il suo hobby». Sapete quando sono state dette queste parole ? Due anni fa. E da chi ? Da Renzi.
Ora avete la possibilità di mettere in atto le sue parole. O preferite continuare nell'accordo con quello che era il vostro nemico numero uno, Berlusconi ? Cambiano le facce, ma la sostanza rimane la stessa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Intervengo brevemente per dire ai colleghi del MoVimento 5 Stelle che quella a cui stiamo assistendo non è una manifestazione di immoralità da parte della maggioranza, come sembrerebbe che voi crediate abusando della parola «vergogna». Ci dobbiamo convincere che quelle della maggioranza sono tutte persone oneste, ma non sono quelle che si ispirano alla Costituzione italiana.
Come ce lo deve spiegare Renzi, al di là della sua ambivalenza, della sua ambiguità, il fatto che ha una lingua biforcuta ? Al di là di questo, come ve lo deve spiegare ? Sul piano del lavoro ? Sul piano delle riforme costituzionali ? Ormai sta fuori dalla Costituzione. D'altra parte, l'incontro con Berlusconi è chiarificatore. Lasciamo stare l'oscenità della segretezza del patto, ma c’è una linea continua. I nemici della Costituzione alla fine si sono ritrovati. Purtroppo hanno scavato – lo dico con rammarico – all'interno del PD e alla fine si sono abbracciati con Berlusconi.
Quindi, il fatto è più grave di quanto sarebbe se fosse soltanto un qualcosa di moralmente inaccettabile, perché è un fatto politicamente inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, io forse ho perso un poco la concretezza del dibattito sull'emendamento di cui stiamo parlando. L'emendamento di cui stiamo parlando propone di eleggere il Senato a suffragio universale. Ora, tutto il dibattito politico che c’è stato in Italia negli ultimi dieci anni è stato centrato sulla necessità di superare il bicameralismo cosiddetto perfetto: due Camere, elette con lo stesso metodo fondamentalmente, con pari legittimazione politica, le quali, quindi, hanno pari diritto di esprimersi su tutti i provvedimenti.
L'opinione dominante fra i costituzionalisti, fra i giornalisti, fra i parlamentari, fra tutti, anche nel MoVimento 5 Stelle prima che emergesse questa riforma, era che bisognasse finirla con il bicameralismo. Qualcuno non è d'accordo. Io, per esempio, – non come deputato che deve fare i conti con la realtà politica – come studioso ho molti dubbi che il bicameralismo italiano fosse ingestibile. Forse una giusta riforma regolamentare poteva bastare per rendere gestibile il bicameralismo italiano, ma è una mia opinione personale di studioso. Ma è un dato incontrovertibile che tutti quanti dicevano: «Basta con il bicameralismo perfetto». Come fate a venire a proporci adesso di restaurare esattamente il bicameralismo perfetto ? Questa riforma è una riforma la quale tenta di superare il bicameralismo perfetto.
È una riforma ben riuscita ? Non mi sembra che sia tanto ben riuscita. Molte resistenze che sono state manifestate da parte di tutti per molti motivi nobili, un po’ meno nobili e per nulla nobili, hanno fatto in modo che la riforma rimanesse un po’ a metà, perché in effetti questo Senato che veniamo adesso a delineare non è un Senato entusiasmante.
Comunque si poteva anche abolire semplicemente il Senato: è giusto, si poteva fare. Si è scelta un'altra via. La si è scelta per le resistenze incontrate, la si è scelta anche per un altro motivo. Non è una via vergognosa. La Germania è un Paese democraticamente rispettabile, ma ha un Bundesrat che non è eletto dai cittadini, o meglio che è eletto dai cittadini per via mediata, cioè è indicato dalle regioni, dai Länder, che a loro volta hanno un Parlamento eletto dai cittadini. È il metodo delle elezioni in seconda battuta.
Ma, guardate, è una cosa normale nelle democrazie. La prima Costituzione americana vedeva un Senato che si eleggeva in seconda battuta. Sono passati cento anni dalla Costituzione per arrivare al Senato eletto direttamente dai cittadini. Anche la formulazione originaria della Costituzione della V Repubblica francese, quella fatta da De Gaulle, prevedeva un Senato il quale era eletto in seconda battuta. Anche in quel caso all'elezione diretta del Senato si arrivò dopo. Si può discutere se sia opportuno, però se si eccitano eccessivamente i toni diventa difficile fare una disamina adeguata della natura del problema.
Arriviamo al superamento del bicameralismo perfetto. Come si fa a votare un emendamento il quale restituisce immediatamente il bicameralismo perfetto ?
Io capisco il punto di vista dei colleghi di SEL, i quali affermano quasi una sacralità della Costituzione, però li metto sull'avviso: il nostro sistema non funziona, perché non produce decisioni. Non le produce nei tempi giusti, non produce decisioni che siano capaci di incidere rapidamente e adeguatamente nella realtà. Se non tocchiamo la Costituzione, rischiamo di vederla crollare. Quando c’è una malattia, bisogna curarla, anche con un'operazione.
Infine, il famoso patto del Nazzareno. Abbiamo provato in tutti i modi a riformare la Costituzione, ma finché nessuno parlava con Berlusconi non ci riuscivamo, adesso forse ci riusciamo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.
Pag. 38 MAURIZIO BIANCONI. Grazie, Presidente, volevo ricordare al collega Sanna, che ha giudicato di basso livello questo dibattito che, prima di tutto, non si giudica mai il dibattito e le opinioni degli altri – sono tutte degne – ma che il sistema di ripetere bugie, calunnie, e cose abbastanza elementari, per farle diventare vere, è un sistema che nella dialettica politica e nella propaganda viene da quella parte là, per gli insegnamenti che Lenin ha fatto a tutto il mondo nei suoi validissimi libri, quindi semmai hanno copiato. Questo è il punto primo.
Il punto secondo, Presidente lo vorrà dire lei al collega Sanna, che mischia le mele con le pere e poi dice che il dibattito non è di altissimo livello. Guardi che il Bundesrat non è – non è ! – una Camera di secondo livello assimilabile al Senato che qua si va a creare, perché il Bundesrat è esattamente la copia conforme della Conferenza Stato-regioni. Nel Bundesrat ci sono gli esecutivi, i governi delle regioni, che senza elezioni, ma per designazione, fanno parte di una Camera nella quale si confrontano con il Governo nazionale, in uno Stato che nasce federale, e lì vanno a fare le leggi e le intese istituzionali. Cosa c'incastra questa visione, che si chiama per l'appunto federalismo esecutivo, collega ? C’è proprio una scuola che si chiama federalismo esecutivo, ignota a questo Paese, che semmai si orienta verso il federalismo solidale, che è tutta un'altra scuola di federalismo, perché se vogliamo parlare alti, si parla anche alti. Cosa c'entra il Bundesrat con questo ircocervo, con questo schifo io ho da capirlo. Voglio essere ancora più preciso, siccome lo voglio proprio finire il ragionamento. Il Senato che andiamo a fare è un Senato nel quale la rappresentatività è dei consigli. Quindi, abbiamo un Parlamento di secondo livello che ha soltanto consiglieri e deputati, non c'entra niente l'esecutivo, e quando il Senato di secondo livello deciderà sulle cose regionali, deciderà, quasi sempre, in opposizione a quello che decide la Conferenza Stato-regioni, perché il conflitto consiglio-governo regionale è nella storia del nostro federalismo e della nostra autonomia. Quindi, daremo forma alle confusioni, non alla speditezza.
Un altro punto è: come fa a dire lei che abbiamo un rappresentante, un senatore, o un deputato, ogni ottantamila cittadini ? Non è vero, molto meno, perché lei i cittadini li deve contare con questi 630 che siamo qui. Faccia lei il conto di quanto viene. Forse 100 mila, perché quegli altri cento sono da record mondiale, perché non si è mai visto al mondo che ogni dieci se ne elegga uno al Senato, cioè il senatore qui ha dieci elettori, 750 consiglieri regionali e 75 senatori.
Questo sì è un record mondiale perché non esiste al mondo che con dieci voti si vada al Senato. Dopo, nel prossimo intervento, vorrei rispondere anche al collega Buttiglione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI. Grazie Presidente, quello che mi ha sollecitato l'intervento è stato il collega Sanna, perché prima ha fatto un ragionamento dicendo che si voleva fare un sistema alla tedesca, dunque con una Camera e con un Senato che rappresentasse i governi dei territori. Va bene, facciamolo in quel modo. Poi, ha detto che in ogni caso abbiamo ridotto un po’ il numero tra deputati e senatori. Ma, intanto, voi avete fatto una riforma dove non avete mica preso il sistema tedesco. Infatti, se si faceva un sistema tedesco ci stavamo, perché era un sistema logico: c'era il Senato che rappresentava gli enti territoriali con magari grandi poteri sulla Costituzione, su alcune tematiche e su quelle parti che riguardavano la legislazione nazionale su quelle regioni, e ci sta. Voi avete fatto, invece, un mescolamento tra il sistema tedesco e il sistema politico. Dunque, noi riteniamo che nel sistema politico deve essere sentita direttamente la voce dei cittadini con la votazione diretta. E poi noi siamo i primi a dire che non bisogna guardare semplicemente il numero Pag. 39dei deputati e senatori, anche se dobbiamo ridurli, perché il costo della democrazia...
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
MATTEO BRAGANTINI. ...non è un costo, ma è un valore aggiunto, altrimenti facciamo dieci deputati e cinque senatori e costerebbero di sicuro meno, ma non ci sarebbe democrazia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Terzoni. Ne ha facoltà.
PATRIZIA TERZONI. Grazie Presidente, «ho dimezzato le spese di Palazzo Chigi e vogliamo ridurre il numero dei parlamentari per tagliare, non per un mese, ma per sempre il costo degli stipendi. Bisogna mettere tetti agli stipendi. Quelli scandalosi dei consiglieri regionali saranno ridotti all'indennità del sindaco. C’è chi urla e le annuncia e basta e c’è chi le fa», Matteo Renzi, Roma, 30 aprile 2014. Questo solo per ricordare alla maggioranza, al Ministro qui presente e ai sottosegretari che forse devono rispettare la promessa fatta dal loro Premier, dal loro segretario di partito, e cioè di dimezzare il numero dei parlamentari. Giusto perché magari se votate il contrario di quello che Renzi ha promesso, forse vi espelle tutti quanti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Marzana. Ne ha facoltà.
MARIA MARZANA. Grazie Presidente, io volevo rivolgermi non alla maggioranza, quanto invece ai miei colleghi perché secondo me c’è proprio un fraintendimento. Infatti, se l'obiettivo che stiamo perseguendo noi è quello della difesa della democrazia, della difesa del diritto dei cittadini di scegliere i propri rappresentanti, quello che, invece, si sta ponendo il Governo come problema è l'astensionismo, il forte astensionismo, la distanza che aumenta sempre più tra politica e cittadini. Bene, come risolve il problema sempre più accentuato dell'astensionismo questo Governo ? Togliendo direttamente il diritto di voto ai cittadini. Vergogna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fraccaro. Ne ha facoltà.
RICCARDO FRACCARO. Grazie Presidente, con questo intervento vorrei rispondere al collega Buttiglione. Infatti, lei, collega, ha fatto un intervento sostenendo che chi votasse questo emendamento farebbe venir meno il superamento del bicameralismo perfetto. Non è assolutamente così, perché questo non incide sulla natura del Senato come rappresentativo degli enti territoriali, ma semplicemente stabilisce che chi debba rappresentare gli enti territoriali sia deciso dal popolo e non dai partiti all'interno del consiglio regionale tra i consiglieri che devono fare i senatori come secondo lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, c’è la possibilità, ad esempio, di fare due liste congiuntamente e di votare una lista per il consiglio regionale e una lista per i senatori. Altrimenti, l'alternativa è che lo votino i consigli regionali, ma con vincolo di mandato, come il Bundesrat che lei ha citato. Quindi, adesso sarò molto attento a come voterà sul nostro emendamento, presidente Buttiglione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zaccagnini. Ne ha facoltà.
ADRIANO ZACCAGNINI. Grazie, Presidente, qui non solo si elimina l'elezione diretta al Senato ma questo fa parte di un piano più largo di svuotamento della democrazia a tutti i livelli: province, Senato, legge elettorale, Trattati segreti TTIP e TISA. Nessun passo in avanti con nuovi strumenti di democrazia partecipata. Il Bundesrat, inoltre, non è assimilabile al Senato di Renzi. Il resto, quello che si dice Pag. 40qui, è propaganda, un lento e pilotato fallimento che configura un disegno di svuotamento della democrazia per darle un'impostazione privatistica rispondente agli interessi di pochi. Emerge la volontà da parte della maggioranza di gestire il consenso in modo più agevole: governabilità con sacrificio della rappresentatività. Non c’è in questa riforma la volontà di responsabilizzare la cittadinanza attiva, di attivarsi per recuperare l'astensionismo crescente. Tutto il contrario.
PRESIDENTE. Deve concludere.
ADRIANO ZACCAGNINI. Va bene così: meno persone si occupano di politica e meglio è. Sarà la politica, questa debole e malconcia politica, a occuparsi di loro e la politica sarà sempre più finanziata dai privati: un ritorno alla lex mercatoria e alla disarticolazione del bilanciamento tra i poteri costituzionali come obiettivi. Questa è la riforma in campo a cui ognuno si dovrebbe opporre.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Liuzzi. Ne ha facoltà.
MIRELLA LIUZZI. Grazie Presidente, per arricchire ulteriormente il dibattito, e anche per capire da dov’è che viene questa riforma che ci sta propinando il Governo Renzi, è bene ricordare il rapporto della JP Morgan di maggio 2013, che riassumendo diceva: liberatevi delle vostre Costituzioni antifasciste. Perché ? Quando la crisi è iniziata, era diffusa l'idea che questi limiti avessero natura prettamente economica, ma con il tempo è diventato chiaro che esistono anche limiti di natura politica. I sistemi politici dei Paesi del sud dell'euro – ovviamente ci siamo anche noi – e in particolare le loro Costituzioni adottate in seguito al regime fascista, presentano una serie di caratteristiche, ovvero: governi centrali deboli nei confronti del Parlamento – e stiamo vedendo con i decreti-legge come questo è cambiato –; governi centrali deboli nei confronti delle regioni – e per questo andiamo a modificare il Titolo V della Costituzione e, infine, tutele per i lavoratori, e per questo abbiamo emanato i decreti del jobs act. A questo punto Renzi era partito che voleva rottamare i dirigenti del Partito Democratico, ma sta rottamando la Costituzione italiana e non se ne sta nemmeno rendendo conto.
PRESIDENTE. Concluda.
MIRELLA LIUZZI. Ho finito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, un piccolo appunto di «memocrazia», Presidente. Infatti il Partito Democratico nel 2013 al quinto punto del programma aveva esattamente la riduzione del numero dei deputati da 630 a 300. Questo emendamento dice che i deputati devono diventare 315 per cui, in effetti, c’è un lieve spostamento di 15. Forse è possibile magari prendere in considerazione che non vi ricordate assolutamente niente di quello che avete promesso ai vostri elettori, compreso il dimezzamento dei 315 senatori a 150 ? Su questo mi pare che abbiamo preso i vostri numeri che erano le vostre promesse agli elettori. Tralasciamo anche il fatto che avete promesso che lo stipendio dei parlamentari dovesse essere equiparato a un sindaco di capoluogo di provincia, ma lo farete nella XVIII Legislatura con lo stesso programma con cui vi siete candidati e avete vinto questa elezione.
PRESIDENTE. Concluda.
MASSIMO ENRICO BARONI. Mi pare che siate leggermente sfasati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Simone Valente. Ne ha facoltà.
Pag. 41 SIMONE VALENTE. Grazie Presidente, con questa riforma i consigli regionali eleggeranno con metodo proporzionale i senatori. Se penso al consiglio regionale della mia regione, la Liguria, provo un forte imbarazzo perché penso che, se questi consiglieri si eleggeranno tra di loro, si verificherà un grosso problema. Queste persone, tralasciando le scelte politiche che hanno compiuto, fatte di cemento, devastazione e grandi opere, hanno ricevuto molti avvisi di garanzia, ci sono trentasette i consiglieri regionali indagati, due i consiglieri regionali arrestati, il capogruppo del Partito Democratico indagato per peculato. Queste persone dovranno dunque eleggersi tra di loro.
È una vergogna (Applausi dei deputati del gruppoM5S) ! È una vergogna perché i cittadini vengono sempre messi da parte, non viene data mai loro la possibilità di scegliere ed è per questo che il MoVimento 5 Stelle porta avanti questo emendamento che tutti i parlamentari dovrebbero votare. Grazie. (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale il deputato Alberti Ne ha facoltà.
FERDINANDO ALBERTI. Grazie signora Presidente. Brevemente, solo per capire e per avere delle risposte, magari da parte sua, perché non riesco a capire... signora Presidente, se mi ascolta, grazie, così mi risponde anche, signora Presidente... grazie.
PRESIDENTE. Prego, continui.
FERDINANDO ALBERTI. Intervenivo proprio perché vorrei avere delle risposte, che magari lei potrebbe darmi. Perché non riesco proprio a capire questo astio nei confronti del suffragio universale. È un risultato che abbiamo raggiunto parecchi anni fa e con diverse lotte anche, ed è stato – ovviamente lei non c'era ma lo ricorderà sicuramente – utilizzato per la prima volta il 2 giugno del 1946. Oggi con questa riforma stiamo venendo meno a quell'importante risultato che abbiamo ottenuto, ripeto, attraverso davvero tante lotte. Appunto, non riesco a capire perché dopo sessantasette anni dobbiamo venir meno a questo principio, signora Presidente. Prendo ancora qualche altro secondo, signora Presidente, perché non mi stava ascoltando prima...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FERDINANDO ALBERTI. Con questa riforma stiamo creando elettori «di serie A» ed elettori «di serie B». Peggio ancora: stiamo creando degli eletti «di serie A» e degli eletti «di serie B». Ed è proprio per questo motivo che siamo qua a rompervi le balle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cominardi. Ne ha facoltà.
CLAUDIO COMINARDI. Grazie, Presidente. Oltre al merito rispetto a questo emendamento – per cui il dimezzamento dei parlamentari sarebbe una cosa più che ovvia, visto che se ne è parlato in ogni dove di tagliare i costi della politica e abbiamo visto come effettivamente non si taglieranno in questo modo – sappiamo bene che non possiamo immaginarci nulla di buono da questa riforma costituzionale. Per quale ragione ? Perché c’è lo zampino di massoni, di amici dei mafiosi, di piduisti, che abbiamo anche in Parlamento. Piduisti: gente che attentava all'equilibrio dello Stato democratico, del Paese; gente che in qualche modo era legata alle stragi. Quindi come possiamo immaginare che con questi personaggi si possa cambiare veramente, in una maniera corretta, verso i bisogni dei cittadini, la Costituzione ? Io ho seri dubbi. Soprattutto se sappiamo che dietro c’è forse anche il mandato di certi potentati, di certi sistemi finanziari, quali la J.P. Morgan, che è stata citata precedentemente dalla collega.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
Pag. 42CLAUDIO COMINARDI. Quindi non vi è alcuna questione di merito. (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Parentela. Ne ha facoltà.
PAOLO PARENTELA. Grazie, Presidente. Tra i vari interventi, ho sentito dire che questa riforma costituzionale permetterà di fare le riforme in maniera più incisiva e più veloce. Ma questa è una balla colossale ! Vorrei ricordare quante leggi siano state approvate da questo Parlamento. Infatti in questo Paese esistono le famose «leggi lepre» e le «leggi lumaca». Cito qualcuna delle «leggi lepre»: la «salva-liste elezioni regionali del 2010», la manovra economica del 2011 di Berlusconi, il famoso «lodo Alfano», che il Parlamento ha impiegato 20 giorni ad approvare ! Quindi quando si vuole, la macchina funziona benissimo, e funziona pure velocemente. (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Quindi è veramente una balla, quello che state dicendo. In merito al progetto di questa riforma, non posso che essere d'accordo con il mio collega quando dice che questo era un progetto della P2. È vero: il progetto della P2 era proprio quello di trasformare il Senato in rappresentanza di secondo grado. Ed è proprio quello che state facendo. In più state anche cancellando il voto di fiducia del Senato al Governo, ed era esattamente quello che voleva la P2.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PAOLO PARENTELA. Quindi, cara maggioranza, caro Governo, i veri eversori siete voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Castelli. Ne ha facoltà.
LAURA CASTELLI. Signora Presidente, era solo perché chiudere così una discussione su questo tema è un po’ triste. Credo si debba andare avanti per continuare a spiegare qual è il significato di questa lotta.
E, a proposito di libri, per riprendere la mia collega Giulia Grillo: io ne ho ricevuto uno, qualche tempo fa, dal titolo Una vita difficile. Autobiografia di un sindacalista controcorrente. Noi ci auguriamo che la vostra diventi una vita difficile, affinché possiate capire che non potete comportarvi in questa maniera nei confronti di uno Stato che, per tanti anni, ha lottato per dei diritti sacrosanti che voi calpestate. Allora, io vi auguro una vita difficile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Ruocco. Ne ha facoltà.
CARLA RUOCCO. Grazie, Presidente. Quando ero fuori di qui non riuscivo a capire fino a fondo, come cittadina fuori dalle istituzioni. Raccontavano che toglievano l'ICI – ne toglievano sempre un altro pezzettino – e non dicevano che poi si sarebbe chiamata Tasi. Quindi ti trovavi a pagare, pagare, pagare, pagare per le menzogne che ti venivano dette e i conti non tornavano mai ! Così anche con questa riforma costituzionale: si dice che si abbattono i costi. Bugia ! Non si dice, per esempio, che si sta parlando di un concorso per nuove assunzioni alla Camera dei deputati. Quindi, alla fine, i conti non tornano mai. Comunque dico una cosa: state molto attenti, perché veramente il tempo è finito ! Siamo arrivati veramente a toccare il fondo ! O vi ravvedete ora oppure l'Italia non ce la fa più (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Busto. Ne ha facoltà.
MIRKO BUSTO. Presidente, quanto è noiosa la memoria storica, allora facciamo Pag. 43un piccolo quiz. Quale di queste tre frasi non è stata detta da Matteo Renzi: proporremmo di dimezzare subito il numero e le indennità dei parlamentari, e vogliamo sceglierli noi con i voti, non farli scegliere a Roma con gli inchini al potente di turno; oppure, il Porcellum è la peggiore legge elettorale possibile, in cui i parlamentari sono nominati; oppure, la democrazia funziona quando a decidere sono in due e uno è malato ? Era la terza: Winston Churchill (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Toninelli 1.20, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Cassano, Luciano Agostini, Lotti, Rizzetto, Pellegrino.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 485
Votanti 478
Astenuti 7
Maggioranza 240
Hanno votato sì 136
Hanno votato no 342.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo all'emendamento Toninelli 1.21, sul quale vi è il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fraccaro. Ne ha facoltà.
RICCARDO FRACCARO. Grazie, Presidente. Per questo primo mio intervento ho cinque minuti, quindi vorrei approfittarne, perché la settimana scorsa, quando abbiamo iniziato a trattare il testo del Governo sulle riforme costituzionali, ero seduto alla sua sinistra e non potei intervenire.
Ora che sono, qui vorrei svolgere, invece, il mio dovere di parlamentare e iniziare a fare alcune considerazioni. Ci aspettano giorni intensi da qui in avanti, dovremmo votare le riforme costituzionali tutta la settimana e quindi vorrei con lei fare un po’ il punto della situazione per poter, con piena coscienza, affrontare questo emendamento come tutti i successivi. Quale è il contesto allora con cui ci apprestiamo oggi ad affrontare una riforma, una riscrittura di quasi 40 articoli della seconda parte della Costituzione ?
Noi oggi, Presidente, siamo di fronte ad un Parlamento che, oggettivamente, è il frutto di tre elezioni, non una, non due, tre elezioni, con una legge elettorale, scritta dallo stesso Parlamento, incostituzionale. Quindi, questo Parlamento è frutto di una legge che, tra l'altro, ha un premio di maggioranza incostituzionale. E dopo che è stato così composto, questa istituzione è stata così formata, ha avuto il coraggio di rieleggere un Presidente della Repubblica, lo stesso che aveva detto al popolo italiano di non essere disponibile ad una rielezione perché sarebbe stato contrario allo spirito della Costituzione. Subito dopo, questo Parlamento così composto, che ha nominato in questo modo il Presidente della Repubblica, ha dato vita ad un Governo, il Governo delle larghe intese, Forza Italia con il PD, quando, per tutta la campagna elettorale, il Partito Democratico aveva promesso ai propri elettori che non avrebbe mai fatto una alleanza al Governo con Forza Italia e con Silvio Berlusconi e così fu.
Dopo un anno di questo Governo, quando l'allora Presidente del Consiglio Letta – mi ricordo benissimo – andò in una trasmissione, strana coincidenza, a parlare di possibile legge sul conflitto di interesse, cadde quel Governo, immediatamente. E due giorni dopo, Presidente, questo Parlamento così composto, che fece quelle cose, diede la fiducia ad un nuovo Presidente del Consiglio che promise agli Pag. 44italiani che non sarebbe mai diventato Presidente del Consiglio senza passare per un voto popolare.
Questa è la situazione nella quale noi stiamo affrontando le riforme costituzionali: un Parlamento che si trova di fronte al record storico di disoccupazione giovanile, 43,9 per cento. Un Parlamento che è responsabile di 10 milioni di poveri; un Parlamento, così fatto, che ha portato avanti questi comportamenti, oggi, Presidente, ci tiene seduti qui in Aula per giorni e giorni per stravolgere 40 articoli della Costituzione anziché affrontare i veri problemi di questo Paese. E sa, io penso, ho fatto questo excursus perché vorrei far capire agli italiani e a questa Aula, a chi vorrà ascoltarmi, che è un Parlamento fuori dalla Costituzione, la follia, un Parlamento che vive fuori dalla Costituzione, che vuole modificare la Costituzione per cui i nostri avi sono morti per la libertà. Questa è follia, questa è pazzia, Presidente, ed ecco perché stiamo qui cercando di intervenire su ogni singolo emendamento.
Ora, Presidente, io spero che questi giorni, questa notte porti consiglio, spero che magari domani il capogruppo del Partito Democratico venga da noi ci dica: forse dovremmo fare insieme una cosa sensata, abbandonare questo testo, questa follia e magari fare insieme un reddito di cittadinanza per dare dignità al popolo italiano. Questa è la mia speranza, la speranza di oggi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Quaranta. Ne ha facoltà.
STEFANO QUARANTA. Grazie Presidente, io vorrei ricordare a tutti noi, a me stesso innanzitutto, che stiamo parlando della riforma della Costituzione. Io, lo dico sinceramente, mi trovo a disagio in questo momento in questa Aula. Non riesco a capire come un tema così importante lo si possa trattare in questo modo. Lo dico perché, da un lato, mi pare che ci sia una maggioranza che propone la riforma di 40 articoli ma quasi mai sta motivando in Aula perché porta avanti questa riforma nel merito. Dall'altra parte c’è un'opposizione che, in maniera del tutto evidente, sentendosi esclusa da questa discussione e dalla possibilità di incidere nelle scelte sulla Costituzione che, ripeto, è di tutti, inizia a manifestare una evidente insofferenza.
Io penso che, in quest'Aula, non ci possiamo abituare a questo clima come se fosse normale, visto che stiamo parlando della nostra Costituzione, che è la Costituzione di tutti. Io vorrei rivolgere un appello alla responsabilità, a tutti; davvero, forse è un disagio solo mio, perché forse ho una visione della politica diversa, romantica, sbagliata, forse inattuale, ma non credo che questo possa essere il clima in cui si può svolgere una discussione sulla Costituzione. Mi limito solo ad osservare nel merito due cose. Noi abbiamo avuto due deputati di maggioranza che sono intervenuti e li ringrazio sinceramente, senza nessuna ironia, perché trovo veramente incredibile che si ponga la riforma di 40 articoli della Costituzione e i membri della maggioranza non sentano il bisogno in quest'Aula di spiegare cosa stanno facendo, vista la discussione sulle linee generali che non è stata assolutamente partecipata e visto appunto questo atteggiamento oggi sugli emendamenti. Dopodiché, devo anche però registrare un merito: Sanna, nel suo intervento, ci dice che non ci sono state le condizioni per fare la riforma che avremmo voluto, il Senato alla tedesca. Buttiglione addirittura ci dice che è un Senato non entusiasmante. Cioè parliamo di due che voteranno questa riforma, figuriamoci quelli che non sono d'accordo ! Allora, io mi chiedo, ma chi ci sta obbligando a riformare 40 articoli della Costituzione se neanche quelli che propongono questa riforma ne sono convinti ? Ma chi ci sta obbligando (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) ? E in secondo luogo, come è noto, noi non siamo contro il superamento del bicameralismo paritario, siamo a favore, lo abbiamo detto in tutte le sedi. Vorremmo poter discutere del merito per il bene del Pag. 45nostro Paese. Allora, anche qui mi limito ad un'osservazione: è vero, ha ragione l'onorevole Sanna, ci sono Paesi in cui l'elezione del Senato è di secondo grado. Non è questo il problema, basta mettersi d'accordo con sé stessi però, perché laddove c’è un'elezione di secondo grado, il Senato rappresenta le istituzioni territoriali. Se il Senato rappresenta invece il sistema politico locale, non si capisce perché non debba essere eletto dai cittadini, è un fatto banalmente di coerenza. Perché di queste cose non possiamo parlare tutti insieme nel merito e rendere un buon servizio ai nostri cittadini e invece dobbiamo stare gli uni silenti e gli altri insofferenti perché qualcuno fuori di qui ha deciso per noi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) ?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, avevo detto che avrei risposto alle osservazioni del collega Buttiglione e così farò. Quando il collega Buttiglione parla di bicameralismo perfetto e dice che lo si supera in un certo modo, omette il fatto che il bicameralismo perfetto si supera anche in quello stesso modo soltanto se si seguisse il principio di simmetria istituzionale che ora l'onorevole Quaranta ha ricordato, cioè il Senato di secondo grado rappresenta le istituzioni. Se rappresenta i consigli, cioè i territori, deve essere eletto direttamente. Quindi, non si contesta la tipologia ma si contesta il tipo di elezione e le modalità di accesso. Ma la verità di tutta questa storia è che, quando ha dimostrato o ha cercato di dimostrare che il Senato di secondo grado è stato un patrimonio di altri Paesi, ha finito con il dimostrare esattamente il contrario, perché ha portato l'esempio degli Stati Uniti d'America e ci ha detto che dapprima il Senato è nato di secondo grado e poi è diventato elettivo. Ricordo al professor Buttiglione – anzi, non glie lo ricordo, perché lo sa da sé – che la differenza fra le democrazie europee e la democrazia americana è che la democrazia americana nasce subito con l'esigenza dell'esecutivo funzionante, non c’è un sovrano da scacciare, non ci sono i conti e i duchi ai quali sottrarre potere, c’è soltanto una comunità abbastanza primitiva, nel senso abbastanza ruvida, abbastanza ancora non ben definita, da governare e quindi si elegge subito il capo. La decisione e il bisogno di discutere viene dopo. I council vengono dopo.
Si elegge tutto, ma si elegge per governare. In Europa no, in Europa tradizione assembleare è uguale a democrazia perché in Europa è con le Camere e con le Assemblee che il popolo riscatta il suo diritto di esserci e di contare sottraendo al sovrano porzioni di potere. Le Assemblee diventano la sede dove il popolo si riconosce. Ecco perché gli Esecutivi in Europa sono abbastanza sottoposti alle Assemblee perché le Assemblee sono la conquista democratica nel confronto del potere assoluto e l'Esecutivo, bene o male, è il rappresentante del vecchio potere assoluto. Quindi, il fatto che una nazione come gli Stati Uniti d'America, che sottovaluta l'elemento delle Camere, faccia sì che il Senato sia prima di secondo grado e poi di primo grado, significa che all'inizio sottovaluta il valore assembleare perché è nella sua tradizione, poi lo capisce e fa votare la gente.
Secondo esempio: quando De Gaulle dette la stretta nel 1958, volle un Senato di secondo grado perché stava combattendo la Repubblica democratica, era un mezzo colpo di Stato quello di De Gaulle, anzi un colpo di Stato tutto intero, per dirla come sta, diventato democratico subito dopo, ma aveva bisogno di controllare e allora subito si fece un Senato su misura, cioè un Senato di secondo grado che potesse controllare. Dopo, sistemata la situazione, il Senato diventò elettivo. Cosa dice tutto questo ? Che le Camere di secondo grado sono patrimonio dei poteri più totalitari e dei poteri che ignorano il valore della democrazia assembleare, quindi se si prevedono oggi si compie un grande passo indietro, o meglio si va verso quel potere finanziario e bancario internazionale, Pag. 46che chiede a gran voce la fine della democrazia parlamentare per fare meglio quello che egli ritiene essere lo sviluppo democratico dei Paesi occidentali, quindi si fa un danno incommensurabile contro la tradizione della democrazia e contro la libertà dei popoli (Applausi di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie, signora Presidente. Con la proprietà invidiabile di linguaggio che lo contraddistingue, il collega Buttiglione ha, qualche minuto fa, provato intelligentemente a farci fessi; quando ha voluto sostenere che l'avversione a questi emendamenti fosse figlia della volontà di superare il bicameralismo perfetto ha colto quasi tutti impreparati perché forse siamo talmente appassionati di quanto stiamo provando a discutere che abbiamo perso di vista la necessità di leggere gli emendamenti di cui si tratta perché nessuno di quelli che hanno preso parola ha messo in discussione la circostanza che il bicameralismo perfetto, come lo conosciamo, sia oggettivamente uno dei maggiori vincoli alla snellezza operativa del procedimento legislativo ed esecutivo.
Ciò che qui è in discussione non è la ripetizione, pari pari, del percorso legislativo in un ramo e successivamente nell'altro del Parlamento; ciò che è in discussione in questi emendamenti è la circostanza che, nella proposta di riforma della Costituzione che voi ci sottoponete, uno dei rami del Parlamento, differentemente da quell'altro, vedrà i propri componenti non più eletti sulla scorta dell'espressione della volontà popolare, cioè non si discute ancora in questo caso di quello che poi i due rami del Parlamento saranno chiamati a fare. Ciò che contestiamo è la modalità di scelta della rappresentanza popolare che voi individuate in questa proposta di riforma della Costituzione.
E io, come tutti peraltro, sono nato e cresciuto nel convincimento che il suffragio popolare sia una manifestazione di successo dell'intelligenza comune delle società anche se, invero, qualche momento di riflessione mi è capitato.
Qualche mese fa una popolare trasmissione televisiva, L'Eredità, che ha un seguito di diversi milioni di spettatori ogni giorno, ha rappresentato una spaccato che, devo dire, ha rotto qualche certezza, almeno in me, quando in una di queste puntate il conduttore, Carlo Conti, chiese ai tre partecipanti alla trasmissione in quale anno fosse diventato Cancelliere della Germania Adolf Hitler e propose, quali risposte possibili, il 1933, il 1948, il 1964 e il 1979. Il primo a rispondere, tronfio e sicuro, ricordando che Adolf Hitler era persona di un lontano passato, disse, con certezza e sicumera: «Il 1948», ma il conduttore gli rispose: «No, è sbagliato». Il secondo interrogato, pensando che il 1948 evidentemente fosse troppo lontano e che forse nel 1948 si fossero combattute le guerre puniche, rispose il 1964. Carlo Conti quasi impallidito, se non fosse un ossimoro pensare a Carlo Conti impallidito, si rivolse al terzo protagonista della battaglia televisiva, il quale a quel punto, giocando sul velluto, disse: «Beh, nel 1979».
Io in quel momento mi sono chiesto se il suffragio universale fosse un obiettivo da mantenere e da conseguire. Quindi, mi sono posto di fronte a un dilemma e mi sono detto che, di fronte a una situazione di questo genere, le strade possibili sono due: la prima, che forse piacerebbe più a me, ma mi rendo conto che non incontrerebbe la sensibilità dei più, sarebbe quella di decidere di passare per le armi tutti quelli che hanno svolto qualunque ruolo, da ministro a usciere, nel Ministero della pubblica istruzione negli ultimi cento anni. La seconda è quella di dire che può partecipare al voto solo chi risponde, prima di entrare nella cabina elettorale, a qualche domanda di elementare conoscenza, per la quale si suppone che poi quello possa essere investito della responsabilità, con il proprio voto, di decidere chi deve andare a governare.Pag. 47
Ma certamente – e concludo, onorevole Presidente – quello che non può essere è che nell'uno o nell'altro caso si decida di avocare semplicemente a chi si è divertito ieri ad andare a fare il Charlie sui Campi Elisi, perché fa molto «figo», ma che oggi, purtroppo, deve rassegnarsi a tornare a Piazza Colonna a fare il Matteo, di scegliere in solitaria chi dovrà rappresentare tutti gli italiani in questo o in quel ramo del Parlamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Cancelleri. Ne ha facoltà.
AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. Grazie Presidente. Io ho fatto una sorta di esperimento: ha cercato su Google o, comunque, su un motore di ricerca: «se vince Renzi» ed è uscita un'immagine che lo ritrae con la scritta: «Dimezziamo i parlamentari» e che sotto dice anche: «Condividi se sei d'accordo». Stavo quasi per farlo, signora Presidente, quando sono ritornata alla realtà di quest'Aula, che vede un Governo che ci ha abituato, evidentemente, a delle bolle mediatiche e a una maggioranza che si adegua a questo andamento del Governo votando contro un nostro emendamento che in realtà andrebbe...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. Sì, concludo. Che sarebbe in linea, dicevo, con quello che è il loro programma, con quello che loro si erano prefissati e per cui sono stati mandati qui in Parlamento.
Quindi, chiedo ai colleghi della maggioranza di avere un attimo di coerenza e di valutare bene questo emendamento che riuscirebbe a portare veramente un risparmio di cui in questo momento...
PRESIDENTE. Concluda.
AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. ...il nostro Paese ha reale necessità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gallinella. Ne ha facoltà.
FILIPPO GALLINELLA. Grazie Presidente. Questo emendamento differisce per poco dal precedente e solo per la questione dell'elezione proporzionale.
Ora in questo dibattito che qualcuno magari, soprattutto della maggioranza, ritiene forse noioso o fastidioso, perché lo mette di fronte alla realtà, si è dimostrato come il loro capo, che non si sa a questo punto se è Renzi o Berlusconi, ha preso un po’ in giro tutti quanti, tutti noi, perché avevamo letto un programma che non è stato neanche più rispettato.
Poi ho sentito il deputato Buttiglione dire che bisogna fare per forza le riforme con l'ex Cavaliere perché se no non si fanno. Noi invece siamo sempre stati a disposizione per un percorso di partecipazione per cambiare. Ci sono da cambiare sicuramente molte cose sul Titolo V, soprattutto sull'intreccio che c’è sulle competenze con le regioni. Noi siamo a disposizione, lo ribadiamo. Le cose si fanno con decenza e in questo caso, purtroppo, non la vediamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie Presidente, mi ricollego all'emendamento che parla di elezione delle Camere in questa riforma costituzionale per ricordare all'Aula, ma soprattutto per fare una domanda a lei, Presidente, in quanto da questa Camera e dal Senato manca proprio di eleggere l'ultimo componente mancante della Corte costituzionale. Le ricordo che a breve, in pochi giorni, la Corte sarà chiamata a pronunciarsi sull'ammissibilità del referendum per l'abrogazione della riforma delle pensioni Fornero. Quindi, le chiediamo ufficialmente quando intende convocare la seduta comune per Pag. 48ridare il plenum a quella Corte costituzionale, oltretutto prevista dalla Costituzione che è ancora vigente.
PRESIDENTE. La ringrazio. Su questo magari poi approfondiremo in un altro momento, deputato Fedriga. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Signora Presidente, volevo prendere spunto dall'intervento del collega Quaranta, di cui ho grande stima, innanzitutto per condividere con lui – mi pare che l'abbia detto anche il collega Fraccaro, riferendosi ai nostri avi – che effettivamente anche io percepisco la sensazione che in questa Aula non si colga la solennità del momento che stiamo attraversando, forse anche con un'attenzione maggiore. Noi stiamo cambiando la legge fondamentale per tutti gli italiani, non solo per quelli che sono qui in questo momento, non solo per questa generazione, magari. Però, in pochissimi istanti vorrei dire, collega Quaranta, ma mi rivolgo anche al collega Bianconi e al collega Fraccaro, che io capisco che si possa criticare e a fondo il disegno che qui è stato presentato dal Governo e dalla maggioranza che lo sostiene, ma non accetto, come ha poc'anzi fatto il collega Bianconi, che si dica che il modello che noi portiamo avanti è la fine della democrazia parlamentare, perché questo non è vero per noi oggi, non è vero per gli esempi storici che ci sono di Parlamenti non bicamerali e non con un bicameralismo paritario, non è vero per gli esempi che ci sono di Parlamenti eletti in seconda istanza e non è vero per la sostanza dei meccanismi legislativi che produrrà questo tipo di riforma.
Noi avremo in questo Paese una Camera dei deputati eletta in prima istanza dal popolo con una legge elettorale che sta scegliendo un Parlamento che ha due Camere funzionanti. Abbiamo, collega Fraccaro – lei fa sempre quella battuta perché vuole che così glielo ripetiamo – una sentenza della Corte costituzionale dell'anno scorso che ci dà piena legittimità di fare quello che stiamo facendo. Io vorrei solo, Presidente, e parlo a lei per interloquire con il collega Quaranta, che fossimo messi qui dentro tutti sullo stesso piano, cioè ci sono opzioni diverse che si confrontano e laddove è possibile bisogna cogliere le critiche di chi porta dei contributi costruttivi, ma qui non è uno scontro tra un modello che rimane nella democrazia, quello che propongono le opposizioni, e un modello che vuole uscire dalla democrazia. Non è vero per i rapporti che si creano – lo hanno detto altri, non il collega Quaranta – non è vero per il sistema di funzionamento del rapporto tra Governo e Parlamento, non è vero per la questione, che viene posta in questo emendamento di cui stiamo parlando, della differenza tra elezione diretta e elezione indiretta, perché non è vero né per l'esperienza italiana né per le funzioni di grande controllo che, per esempio, eleggeremo in seconda istanza e continueremo a eleggere in seconda istanza nelle Aule parlamentari, penso al Presidente della Repubblica. Non è vero per altre esperienze storiche. Noi stiamo proponendo una modifica per la quale, Presidente, peraltro il collega Quaranta ha detto addirittura che è d'accordo, cioè la fuoriuscita da un sistema bicamerale paritario perfetto.
Vogliamo entrare in un altro sistema; si dice però che la sintesi raggiunta con la composizione del Senato delle autonomie e le funzioni assegnate a quel Senato con quelle modalità di elezione non sono tra loro coerenti. Al riguardo, aggiungo un ultimo punto, Presidente: la coerenza, la completa coerenza può alle volte discostarsi dalla necessità di una sintesi in un Parlamento al quale la Costituzione vigente richiede, nelle riforme costituzionali, di ricercare la sintesi più ampia possibile. Qui non è la sintesi di un solo partito; è la ricerca di unità la più larga possibile, tra l'altro tra molte forze che convenivano sulla necessità di uscita dal bicameralismo paritario.
PRESIDENTE. Concluda, deputato.
Pag. 49EMANUELE FIANO. Per questo, Presidente, rispetto molto le opinioni che ascolto in questa Aula, credo sia giusto ogni volta rispondere sui punti di merito: non accetto – non mi riferisco a qualcuno in particolare ma in generale a molti interventi – che si ponga su un piano di volontà di fuoriuscita dalla democrazia chi come noi chiede un cambiamento della struttura della democrazia istituzionale in questo Paese, non una fuoriuscita dalla democrazia ma un suo rafforzamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale la deputata Dadone. Ne ha facoltà.
FABIANA DADONE. Grazie Presidente. Io provo lo stesso disagio del collega Quaranta di fronte ad un'Aula che, di fatto, lo ha sottolineato anche il collega Fiano, forse non si sta rendendo conto dell'importanza di questo provvedimento come, peraltro, anche il Governo; il ministro se ne è andato, i sottosegretari guardano il cellulare: non è forse proprio questo il tipo di atteggiamento che credo si debba avere per una riforma che riguarda 49 articoli e che di fatto richiederebbe una fase costituente. Il relatore Fiano dice che non è la fine della democrazia parlamentare: questo lo pensa lei, onorevole, però in realtà il combinato disposto di questa riforma con l'Italicum fa pensare a tutt'altro salvo che al fatto che il Parlamento sarà al centro della vita politica italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Un'ultima considerazione: si sostiene che la citata sentenza n. 1 del 2014 ci dà piena legittimità, ma la legittimità morale di andare a modificare una Carta costituzionale quando di fatto il premio di maggioranza vi avvantaggia nelle votazioni, dove la mettiamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giancarlo Giorgetti. Ne ha facoltà.
GIANCARLO GIORGETTI. Presidente, io intervengo sulla questione della legittimità della Camera dei deputati che ho sentito più volte richiamare e ho sentito anche difendere dal relatore, onorevole Fiano, che ha sostenuto la nostra piena capacità di deliberare. Vorrei dire quello che penso. La Corte costituzionale ha sicuramente scritto in quella sentenza che il Parlamento e la Camera sono pienamente capaci di deliberare; però io penso che prudenza avrebbe dovuto consigliare le forze politiche di deliberare sicuramente una nuova legge elettorale ma forse di non avventurarsi nel cambiamento della Costituzione. Dico questo perché c’è una circostanza, onorevole Fiano – l'altro giorno io l'ho interrotta e me ne scuso –, che bisognerebbe in qualche modo approfondire. La Corte costituzionale dice che si è perfezionata la costituzione della Camera nel momento della proclamazione degli eletti: questo non è pacifico, e lo sa perfettamente anche l'onorevole Fiano. Da che mondo è mondo, o meglio dalla rivoluzione francese in avanti, sono le Assemblee che validano le elezioni dei rispettivi membri, e lo dice anche la Costituzione della Repubblica italiana. Voi sapete altrettanto bene che il Regolamento della Camera, all'articolo 17, prescrive che la proclamazione degli eletti entro diciotto mesi dalle elezioni dovrebbe in qualche modo comportare la convalida ossia la valutazione della legittimità della elezione. Questo non è ancora avvenuto; sono decorsi evidentemente molto più di diciotto mesi, o meglio quattro mesi in più rispetto al termine prescritto. La Camera, ovvero la Giunta delle elezioni, non ha ancora formulato una proposta con riferimento alla convalida.
Io ritengo che questo non avvenga per non incidentarsi incidentalmente con quella che è la sentenza della Corte costituzionale, che ha dei profili giuridici e anche dei profili politici, oltre ai profili giuridici.
Allora, questo è un problema, è un problema serio. Io non voglio dire che questo Parlamento è illegittimo. Sicuramente è un Parlamento che dovrebbe in Pag. 50qualche modo autoconsigliarsi e autolimitarsi nelle deliberazioni che prende. In particolare, sicuramente dovrebbe approvare una nuova legge elettorale, perché quella che abbiamo attualmente è illegittima, ma altrettanto sicuramente dovrebbe ispirarsi a criteri di prudenza nel momento in cui interviene e modifica la Costituzione della Repubblica italiana.
Concludo questo mio intervento dicendo al Presidente della Camera, dicendo a tutti i colleghi di questa Camera rileggiamo serenamente la sentenza della Corte costituzionale, valutiamo e diamo una risposta anche a questo problema, che illustri costituzionalisti hanno sollevato: ricordo un articolo di Zagrebelsky su il Fatto Quotidiano di qualche giorno fa. Io credo che il problema delle convalide sia un problema serio. Il Senato lo ha risolto convalidando prima della sentenza della Corte costituzionale, noi non lo abbiamo fatto. Noi siamo in pendenza di una situazione legittima o illegittima. Sta a noi deciderlo, ma deciderlo con una decisione che la Costituzione rimette a noi e non ad altri, non a uffici elettorali o qualcun altro che ha fatto le proclamazioni.
Conclusivamente, questo è un aspetto di forma e di dettaglio, l'aspetto di sostanza è che in qualche modo tutti quanti noi dovremmo riflettere se in questa situazione ci sentiamo effettivamente legittimati non tanto a decidere per leggi ordinarie, ma per cambiare la Costituzione della Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.
ALFONSO BONAFEDE. Grazie Presidente. Riguardo a quello che ha detto il collega Fiano, secondo cui noi con questa riforma non staremmo uccidendo la democrazia, ci sarebbe ancora una democrazia, io mi chiedo se intendiamo la democrazia allo stesso modo. Infatti, se la intendiamo allo stesso modo, io penso che la più alta forma di democrazia sia quella per cui si rappresenta qui dentro quella che è la volontà degli elettori e gli elettori si sono espressi in base a quello che le forze politiche avevano promesso.
Ed è vero: qui non ci sono due modelli. C’è un unico modello, perché in campagna elettorale tutte le forze politiche proponevano lo stesso modello, che è quello rispetto al quale noi oggi siamo coerenti, quello del dimezzamento dei parlamentari.
Allora, non è che siccome ora avete un nuovo leader potete cambiare le promesse, perché allora quello è un vostro problema. Infatti, se l'avvento di un nuovo leader all'interno del PD doveva portare al cambiamento delle promesse elettorali, allora dovevate assumervi le vostre responsabilità e andare immediatamente al voto, non venire qui, cambiare faccia, cambiare promessa...
PRESIDENTE. Concluda.
ALFONSO BONAFEDE. ... e poi dire che eravate coerenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà.
DANIELE CAPEZZONE. Grazie signora Presidente, intervengo a titolo personale, molto brevemente, per raccogliere l'importante intervento del collega Fiano, che con grande serietà, come è giusto, e con grande dignità ha difeso il suo lavoro, il lavoro della maggioranza e, quindi, merita grande rispetto.
Dirò, però, perché il suo intervento non mi ha convinto. Vede, collega Fiano, tanti di noi hanno presentato emendamenti per arrivare davvero all'obiettivo che la maggioranza ha dichiarato e che, a parole, è un obiettivo, così come viene espresso nella comunicazione, totalmente condivisibile da tanti di noi, cioè il superamento del bicameralismo perfetto e l'abolizione secca del Senato. È stato presentato un emendamento a mia firma su questo ed è stato bocciato giovedì. Nel momento in cui questo emendamento viene bocciato è naturale Pag. 51che tanti colleghi sentano l'esigenza, visto che il Senato resta in piedi e per noi è un grave errore, di prevedere meccanismi di elezione diretta.
Aggiungo due telegrammi, onorevole Fiano. Il primo è questo...
PRESIDENTE. Concluda.
DANIELE CAPEZZONE. Chiudo davvero in due secondi, signora Presidente. Il primo – occhio ! – è che voi appaltate il Senato a quelle regioni che sono l'ente principale responsabile dell'esplosione della spesa pubblica e gli affidate poteri rilevanti sulle leggi di bilancio e di spesa. Figuratevi i negoziati che si innescheranno tra le maggioranze politiche alla Camera...
PRESIDENTE. Onorevole Capezzone, concluda.
DANIELE CAPEZZONE. Chiudo. ... e le delegazioni regionali su questo.
Il secondo e ultimo, occhio alla delusione dei cittadini quando comprenderanno che avete promesso la soppressione del Senato e la soppressione...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Capezzone. Vi prego di attenervi ai tempi, colleghi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, intervengo semplicemente per invitare, serenamente, il collega Fiano a leggersi la sentenza n.1 del 2014 della Corte costituzionale, ove è chiaramente scritto al punto 7, lo dico in soldoni, che il Parlamento intanto si salva perché le sentenze della Corte costituzionale sono retroattive, soltanto in relazione ai rapporti ancora pendenti. Poiché la Corte scrive testualmente che cosa fatta, capo ha, lo dico così per farmi capire in modo non tecnico, allora bisogna prenderne atto e, comunque, c’è un altro principio da salvaguardare, che è quello della continuità dello Stato. Questo non ha nulla a che vedere con il fatto che questo Parlamento è stato eletto con una legge dichiarata incostituzionale, non si può sfuggire a questo, ma le conseguenze di questa questione e di questo argomento le svilupperò nell'intervento successivo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, stiamo all'emendamento. L'emendamento ci propone di nuovo di eleggere il Senato con il voto popolare. Vorrei dire all'onorevole Capezzone di fare attenzione ad una cosa: dare una legittimazione politica molto forte ad un ente che ha delle competenze molto deboli è creare, evidentemente, le condizioni per il malfunzionamento del sistema, perché un Senato eletto con il voto popolare chiederà di avere poi un ruolo, una funzione, delle competenze adeguate al livello di legittimazione politica che ha ricevuto. Questo mi sembra che renda molto sconsigliabile il votare a favore di questo emendamento.
Quanto al tema della legittimità della Camera dei deputati, il collega ha esposto poco fa, in modo succinto, ma eccellente, le motivazioni della Corte costituzionale. Io lo dirò in un altro modo: i rapporti giuridici già instaurati vengono salvati. Il rapporto giuridico sulla base del quale questa Camera dei deputati esiste è un rapporto giuridico antecedente, che quindi è salvato. Dal punto di vista giuridico, non c’è il minimo dubbio sulla piena legittimazione di questa Camera. Inviterei a stare attenti all'uso delle parole, perché se qualcuno ascolta alcune cose che sono state dette oggi qui, gli verrebbe voglia di prendere il mitra e di andare in montagna. Ora se qualcuno mi dice, come ha detto il collega della Lega molto garbatamente, che ci sono dei dubbi sulla legittimità politica, non giuridica, di questa Camera a fare le riforme costituzionali, io non sono lontano dal dirgli parliamone, perché forse del vero c’è. Ma una cosa è il tema politico, su cui ognuno ha il diritto di avere le sue idee, della legittimazione politica di questa Pag. 52Camera dei deputati, altro è gettare un'ombra sulla legittimazione giuridica e dire che questa non è nell'ordinamento giuridico italiano un'autentica rappresentanza del popolo italiano. Lo è e deve prendersi le sue responsabilità.
Poi c’è il problema politico: una volta avuta questa sentenza della Corte costituzionale, cosa bisognava fare ? Andare immediatamente a nuove elezioni in un contesto internazionale con una situazione economica interna la quale rendeva probabile che nuove elezioni portassero a gravi danni per l'occupazione, per la vita delle famiglie, per l'economia del Paese ? Era quella la soluzione giusta ? Forse si poteva fare una nuova legge elettorale, ma una volta fatta la nuova legge elettorale sarebbe stato, ovviamente, opportuno andare immediatamente a nuove elezioni, se si fosse scelto di riconoscere una propria carente legittimazione politica, non giuridica. Si è scelto un altro cammino, liberi tutti di criticare questo cammino, però attenti all'eccesso di enfasi. Talleyrand che era un briccone, ma di politica ne capiva, raccomandava sempre «pas de zèle», cerchiamo di non eccedere con l'entusiasmo e Federico Nietzsche diceva che dove c’è dell'indignazione io subito fiuto il briccone. Non voglio andare così lontano, però l'indignazione è un sentimento molto nobile, ma un pessimo mestiere, fare l'indignato di mestiere non è una bella cosa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Colletti. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI. Grazie Presidente, mi premeva intervenire sul significato della sentenza della Corte costituzionale giacché si sono dette cose errate. Il punto in cui la sentenza salva l'attuale Parlamento in realtà è un punto che in termini giuridici viene chiamato obiter dictum, che differisce da quella che viene chiamata ratio decidendi. Il primo è un ragionamento, è un'implicazione non necessaria, che non ha effetto sulla sentenza, che non esplica pertanto i suoi effetti. Il secondo, il dispositivo, invece, esplica pienamente i suoi effetti, tant’è vero che alla Corte costituzionale spetta solo dichiarare l'incostituzionalità della norma, non spetta far discendere gli effetti necessari di quella incostituzionalità. Infatti, c’è stato un successivo giudizio, una sentenza, la n. 8874 del 2014 della Corte di Cassazione. Questo per chiarire, Presidente, che il punto sulla salvezza dell'attuale Parlamento è un punto che in realtà non ha nessun pregio giuridico, almeno da un punto di vista di analisi della sentenza della Corte costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Toninelli 1.21, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
De Rosa, Grillo, Amendola, Capezzone, Fanucci, Misuraca, Bratti, Cancelleri, Vaccaro, Migliore...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 482
Votanti 475
Astenuti 7
Maggioranza 238
Hanno votato sì 130
Hanno votato no 345.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 1.19.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, colleghi, io vorrei fare alcune considerazioni che certamente saranno definite ardite, ma che ritengo comunque necessario fare. Noi ci arroghiamo il ruolo Pag. 53di Assemblea costituente, ma noi non lo diciamo. Dimentichiamo di essere semplicemente un potere costituito e non costituente. È evidente che noi stiamo modificando la forma di governo della Repubblica italiana, almeno questo.
Noi eliminiamo il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro, noi modifichiamo il procedimento legislativo, noi modifichiamo la struttura del potere legislativo. È inutile che facciamo adesso l'illustrazione della misura in cui modifichiamo la Carta costituzionale. Certo è, onestamente parlando, che la Carta costituzionale che noi avremo dopo l'approvazione di questo provvedimento sarà un'altra cosa. Domanda: abbiamo noi il diritto, il potere di fare questo ? Noi stiamo procedendo tranquillamente come se avessimo questo potere e riteniamo di poterlo esercitare attraverso una norma, l'articolo 138, che non è adeguato a questo scopo perché l'articolo 138 della Costituzione è stato stabilito, è stato sancito e deliberato all'epoca per puntuali revisioni della Carta costituzionale, non per fare una nuova Carta costituzionale – mi limito adesso alla discussione semplicemente formale – non per fare una nuova Carta costituzionale. D'altra parte, pur parlando empiricamente, una cosa è modificare, come è stato modificato, l'elenco delle regioni che, ad un certo punto, da 19 diventarono 20 perché si scrisse che il Molise non faceva parte della regione Abruzzo nel 1963; una cosa è modificare qualche altra parte puntuale e precisa della Costituzione perché soltanto se le modifiche sono tali si spiega tale possibilità, ed è logico che si possa svolgere correttamente e consapevolmente un referendum popolare qualora non si raggiungesse la maggioranza dei due terzi. Quindi, possiamo dire che, per quanto riguarda l'articolo 138, agli albori della nostra Carta costituzionale, nei primi anni, non c’è stato mai dubbio che avesse questo significato. La degenerazione si ebbe ben presto quando delle ragioni che nulla avevano a che vedere con l'originaria ispirazione della Carta costituzionale cominciarono a fare capolino fino a tracimare per arrivare a quella famosa modifica del 2001 ed all'altra del 2006, e oggi siamo qui a trattare tale questione nel disinteresse generale, si diceva e si lamentava da parte di alcuni colleghi poc'anzi. Ma lo facciamo nel disinteresse generale perché l'abbiamo impostata come una parte di un programma politico governativo e di una maggioranza che si è blindata attorno a questo programma. Questa è la questione ! Con tutte le conseguenze nefaste anche in termini di dibattito.
Volevo fare un intervento a norma di Regolamento. Volevo fare un richiamo al Regolamento e chiedere qual è la norma che stiamo applicando in materia di discussione, ad esempio, e fare appello alla norma che non c’è, alla norma che non c’è perché il Regolamento, così come lo teniamo strutturato, è un Regolamento che è stato scritto per la funzione fisiologica di queste Camere. Ovviamente tralascio quanto detto nel precedente intervento a proposito della sentenza della Corte costituzionale, la quale – ripeto – ha salvato questo Parlamento e ha salvato anche gli atti che il Parlamento può produrre ma questo non può farci dimenticare che siamo stati eletti in modo costituzionalmente illegittimo e che ci sono forze politiche ampiamente rappresentative di una parte del popolo italiano quasi uguali a quelle che hanno la maggioranza ma hanno un'enorme presenza in Parlamento che non è corrispondente alla volontà popolare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Longo. Ne ha facoltà.
PIERO LONGO. Grazie, signor Presidente, signore e signori della Camera, sono andato a rivedere l'articolo 138 della Costituzione dopo l'intervento del collega appassionato ma non convincente. L'articolo 138, com’è noto, recita: «Le leggi di revisione della Costituzione...» eccetera, eccetera. Non dice le leggi di revisione delle norme o di norme della Costituzione e allora avrebbe un senso quello che ha detto il collega ma c’è di più. Noi siamo qui legittimamente costituenti: ai sensi Pag. 54dell'articolo 138 quello che facciamo è legittimo e legale. Sarà sbagliato, ma nessuno può mettere in dubbio che sia legittimo e legale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.
ALFONSO BONAFEDE. Presidente, noto che nel frattempo è arrivato anche il Ministro della giustizia, Orlando. Mi auguro che non abbia una riforma con sé, perché, considerando che le riforme di questo Governo, sulla giustizia, sono a favore di delinquenti, corruttori ed evasori, oggi sarebbe veramente troppo (Commenti – Applausi polemici dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quindi, almeno per oggi, rimaniamo sulla pseudo-riforma al tratto-massacro della Costituzione.
Per quanto riguarda l'emendamento in questione, confermiamo quanto abbiamo detto rispetto agli emendamenti precedenti. Noto semplicemente che in questo non si entra nella questione della elezione diretta o meno del Senato, si parla semplicemente del numero dei parlamentari. Ribadisco che è un argomento su cui tutte le forze politiche erano d'accordo. Mi rivolgo in particolare al collega Bersani, che adesso non vedo seduto qui dentro, e a tutti coloro che lo hanno sostenuto, perché se è vero che il parlamentare deve mantenere le proprie promesse, allo stesso modo deve essere vero che se il collega Bersani ha messo la propria faccia su un programma che prevedeva il dimezzamento dei parlamentari, allora oggi è obbligato, e vincolato dalla democrazia e dalle dinamiche che devono sorreggere la democrazia, a votare a favore di questo emendamento, non può permettersi di votare contro, perché vedete, io concordo sul fatto che la disciplina di partito o di un movimento può essere importante, ma non può mai superare quello che è il voto dei cittadini, non può esserci voto all'interno di un partito, né tantomeno accordo in una stanza tra due soggetti, che possa superare quel rapporto che, con le elezioni, si deve instaurare tra i cittadini e il politico che entra dentro le istituzioni.
Per cui mi aspetto – me lo aspetterei, purtroppo il condizionale è d'obbligo – un voto favorevole a questo emendamento da almeno alcune persone che fanno parte del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.
DANIELE CAPEZZONE. Grazie, signora Presidente. In questo l'onorevole Bonafede ha ragione, nel senso che tante forze politiche si sono presentate alle elezioni del 2013 proponendo una drastica riduzione del numero dei parlamentari.
Io intervengo a titolo personale ricordando che anche il programma col quale sono stato eletto, insieme a tanti miei colleghi, prevedeva quell'obiettivo. Naturalmente, se fosse per me, raggiungerei quell'obiettivo per altra via, con una sola Camera legislativa, con l'abolizione secca del Senato, e non è detto che la soluzione di questo preciso emendamento sia la preferibile, ma sarebbe un atto di faziosità votare contro avendo sostenuto questa stessa tesi solo perché viene presentata da un altro gruppo politico. Quindi, annuncio, a titolo personale, il voto favorevole a questo emendamento. Grazie.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Toninelli 1.19, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole dei relatori di minoranza
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Lotti, Alberti, Ascani, Sberna, Fanucci.
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 55
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 472
Votanti 470
Astenuti 2
Maggioranza 236
Hanno votato sì 130
Hanno votato no 340
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo all'emendamento Dadone 1.24.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dadone. Ne ha facoltà.
FABIANA DADONE. Grazie, Presidente. Il sistema democratico, così come l'avevano concepito i padri costituenti, era contraddistinto da pesi e contrappesi, da combinazioni tra rappresentanza, pluralismo e governabilità, che devono avere una loro coerenza interna per evitare che si creino degli sbilanciamenti.
L'intento della serie di emendamenti che partirà d'ora in avanti, ma anche, in realtà, di quelli precedenti, era proprio di aprire un punto di riflessione, più seria, sull'effettivo ruolo di contrappeso e di riequilibrio del nuovo Senato rispetto alla Camera dei deputati. E, al riguardo, ci sentiamo davvero di dover appoggiare i giudizi espressi da moltissimi autorevoli costituzionalisti secondo i quali un Senato come quello previsto da questa riforma non potrà in alcun modo bilanciare i poteri della Camera, soprattutto se si considera, come dicevo prima, il combinato disposto con la legge elettorale, l'Italicum, e quindi con i suoi abnormi sbarramenti e con le liste bloccate, che determineranno la formazione di quest'ultima, la Camera, ossia, basterà semplicemente una maggioranza assoluta dei deputati per annullare le deliberazioni che sono state prese da questo nuovo Senato su quelle pochissime competenze legislative che ad esso verranno assegnate.
Quindi, che cosa si propone di fare questo emendamento ? Di modificare le competenze che vengono assegnate al Senato, ampliandole. Altresì, si intende riconoscere la rappresentanza della nazione ad entrambe le Camere, e non soltanto alla Camera dei deputati, così come previsto dal disegno di legge a prima firma del Ministro Boschi. Perché ? Perché non riteniamo che ciascun singolo parlamentare debba rappresentare la nazione, ma che la collettività delle due Assemblee debba rappresentare la nazione. Questo emendamento viene fuori da un concetto organico del Paese, in modo da interpretare il Parlamento come un organo di legittimità nel suo complesso. Quindi, questo è il senso di quest'emendamento, che spero la maggioranza voglia votare, visto che non va assolutamente a stravolgere il senso del bicameralismo differenziato come l'hanno voluto creare, e non stravolgerebbe affatto il modello nel complesso, ma stabilirebbe che tutti gli eletti di Camera e Senato rappresentano complessivamente la nazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Longo. Ne ha facoltà.
PIERO LONGO. Grazie, signora Presidente. Signore e signori della Camera, io voterò volentieri questo emendamento, perché è assolutamente innovativo. Guardate, la Camera dei deputati esercita la funzione legislativa nelle materie riservate alla competenza esclusiva dello Stato. Il Senato esercita la funzione legislativa in tutte le altre materie. Il che significa che il Senato – il solo Senato – esercita la funzione legislativa sulle competenze regionali e concorrenti. Allora, forse, penserà qualcuno che i promotori di questo emendamento, i firmatari, abbiano pensato a due punti concorrenti. No, i concorrenti, secondo quanto si legge nella proposta di modifica all'articolo 117 della Costituzione, sarebbero questi, su cui deve deliberare solo il Senato. Attenzione, commercio con l'estero, turismo, tutela e sicurezza del lavoro, professioni, ricerca scientifica e tecnologica, ordinamento sportivo, protezione civile, governo del territorio, eccetera, eccetera, eccetera. Complimenti, lo voto volentieri !
Pag. 56PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BIANCONI. Grazie, Presidente. Come ero favorevole ad altri emendamenti, devo dichiarare la mia perplessità su questo, perché, colleghi, questo è un emendamento che lascia intonsa la Camera di secondo grado e in più la riempie di competenze; e non mi pare che questo sia un obiettivo perseguibile. In più, c’è anche questa strana valutazione sul vincolo di mandato, dicendo che sono complessivamente gli organi che operano nell'interesse della collettività.
A questo proposito, Presidente, abbiamo visto che qui si è riuscito anche a pensare che siccome il Senato...
PRESIDENTE. Concluda.
MAURIZIO BIANCONI. Ah già, perché io ho un minuto. Grazie, è vero ha ragione, scusi.
PRESIDENTE. Va bene, a dopo allora. Ci riaggiorniamo. Chi altro intende intervenire ? Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Egregi colleghi, ho definito le mie considerazioni ardite, ma faccio professione di umiltà dicendo che non sono frutto del mio studio, ma semplicemente della lettura di testi di costituzionalisti. D'altra parte, se si parla di revisione della Costituzione, è evidente che quando io porto la macchina alla revisione, porto quella macchina e mi restituiscono quella macchina dopo gli opportuni adeguamenti.
Ma, a prescindere da tutto questo, voglio ricordare, ne abbiamo già parlato quando abbiamo sollevato la eccezione di incostituzionalità di questa legge, che vi sono dei limiti anche intrinseci alla riformabilità della Costituzione, è giusto ? Ora, tra questi, sono molto sintetico, vi è per esempio il principio – dal mio punto di vista – del bicameralismo paritario e che noi stiamo, con questa riforma, annullando.
Ora, perché si vuole un Senato che non sia più elettivo, tanto per rispondere ai colleghi ? Il Senato elettivo e il bicameralismo paritario hanno rappresentato, nel percorso di affermazione della democrazia, il punto più alto, dal mio punto di vista, perché le Assemblee elettive, i Parlamenti sono nate come Camere, diciamo così, come Camera bassa. Facciamo l'esempio dello Statuto Albertino: il Senato fu inventato come espressione del potere regio, tanto è vero che i senatori erano di nomina regia e potevano essere scelti soltanto attraverso 20 categorie particolari dei ceti moderati. Il Senato fu inventato per moderare le pulsioni democratiche che potevano emergere all'interno della società, soprattutto in occasione dell'avvento dei partiti di massa. Quello che è venuto fuori poi con il suffragio elettorale, anche esso serviva a limitare l'avvento della democrazia, l'espandersi della democrazia. Quindi, Senato dei moderati e democrazia e suffragio ristretto, quando, con la Carta costituzionale, con il bicameralismo paritario non si è fatto altro che realizzare il massimo di espressione della sovranità popolare. Qualcuno dice: andiamo a vedere cosa accade altrove. Da noi esiste il bicameralismo paritario, e soltanto da noi in questa maniera, perché soltanto da noi è scritto nella Costituzione, all'articolo 1, che la sovranità appartiene al popolo, non mi risulta che sta scritto altrove. E se la sovranità appartiene al popolo – che la esercita nelle forme, eccetera – è evidente che bisognava avere una sola Camera, come volevano prima i comunisti, ma che comunque si addivenne ad un bicameralismo quale espressione sempre di due formazioni del solo unico Parlamento. Ciò perché infatti la Carta dice che il Parlamento è diviso in Camera e Senato.
Ora, con il Senato che noi stiamo scrivendo, sia esso espressione delle professionalità, della meritocrazia, come s’è detto talvolta, al Senato della Repubblica italiana quando si è discusso di questa legge, sia esso espressione dei territori, sia Pag. 57esso espressione di quello che volete, ma comunque non elettivo, noi stiamo riportando le lancette della storia all'indietro, perché è chiaro, il disegno è noto, non è che qui c’è un qualcosa che non conosciamo. È stato spiegato che si tratta di ridurre gli spazi di democrazia. Fiano si risentirà di questa espressione, ma è indubitabile che con questa riforma costituzionale avremo meno democrazia. Si dice che è bene che sia così perché così si può legiferare più velocemente in nome dell'efficienza, ma non si può negare che alla democrazia o ad una maggiore democrazia si sta sovrapponendo una efficienza che è tutt'altra cosa, di cui parleremo nei prossimi interventi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone 1.24, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Bossa, Lo Monte, Malisani, Saltamartini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 470
Votanti 468
Astenuti 2
Maggioranza 235
Hanno votato sì 114
Hanno votato no 354.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Dobbiamo ora passare all'emendamento Costantino 1.800.
Avverto che, su tale proposta emendativa, è stata avanzata, ai sensi dell'articolo 87, comma 4, del Regolamento, richiesta di votazione per parti separate, nonché, ai sensi dell'articolo 51, comma 2, del Regolamento, di votazione a scrutinio segreto.
L'emendamento in questione si compone di due periodi: il primo stabilisce che le Camere sono elette a suffragio universale e diretto, disposizione in relazione alla quale non è ammesso lo scrutinio segreto. Il secondo periodo reca due proposizioni, che hanno in comune la locuzione, cito, «le leggi che stabiliscono le modalità di elezione delle Camere assicurano». La prima relativa al rispetto dell'equilibrio di genere, materia non segretabile in quanto relativa all'articolo 51 della Costituzione, la seconda concernente il rispetto della rappresentanza delle minoranze linguistiche. Tale ultima disposizione è invece segretabile in quanto incide, nel senso chiarito dalla Giunta per il Regolamento nelle sedute del 7 febbraio e 7 marzo 2002, sull'articolo 6 della Costituzione, in materia di tutela delle minoranze linguistiche, richiamato, com’è noto, dall'articolo 49 del Regolamento. Si tratta di disposizioni aventi ciascuna una propria autonomia normativa. La Presidenza ammette pertanto la richiesta di votazione per parti separate, nei termini che seguono: sarà prima posta in votazione, a scrutinio palese, la parte dell'emendamento relativa all'elezione a suffragio universale e diretto delle Camere e quella relativa al rispetto da parte delle leggi elettorali dell'equilibrio di genere. Voto palese quindi su questa parte. Successivamente sarà posta in votazione, a scrutinio segreto, la seconda parte dell'emendamento, relativa al rispetto da parte delle leggi elettorali della rappresentanza delle minoranze linguistiche.
DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, visto che secondo le tempistiche d'Aula mancherebbe un quarto d'ora alla successiva votazione di un tema di natura prettamente diversa, chiediamo che, su un tema del genere, venga differita la votazione a domani perché mi sembra di capire che non sia possibile votare soltanto una prima parte e poi rinviare la seconda a domani. Quindi, nell'insieme e visto che Pag. 58il tema, sia delle minoranze linguistiche che della parità di genere, è un tema credo abbastanza sentito e caldo per quest'Aula, chiediamo che questa votazione venga spostata a domani e passare subito alla ratifica successiva che abbiamo da portare in votazione.
Credo che, altrimenti, ci ritroveremmo ad avere tempi non congrui rispetto al nostro programma dei lavori.
CELESTE COSTANTINO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CELESTE COSTANTINO. Grazie Presidente, in realtà l'onorevole Crippa ha anticipato una nostra richiesta. Poiché è un tema molto sensibile e, per di più, abbiamo appena saputo dello spacchettamento dell'emendamento, le chiediamo se fosse possibile riuscire a procedere domani alla votazione, visto i temi che abbiamo di fronte.
ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Presidente, colgo l'occasione per svolgere una brevissima riflessione di un minuto su un altro tema che riguarda l'utilizzo dei nostri tempi in quest'aula e lo faccio con assoluta pacatezza e rivolgendomi a lei perché provi a verificare se vi è al riguardo una soluzione. Abbiamo di fronte un percorso molto complicato e siamo per favorire tutte le strade che portano a far sì che questo percorso sia privo di ostacoli. Tuttavia, a proposito dell'utilizzo dei tempi a titolo personale, io vorrei ricordare che fanno parte del bagaglio di tutti i gruppi e devono servire, a nostra valutazione, per consentire ai colleghi di esprimersi in dissenso su una o sull'altra materia; dissenso, non solo e non tanto, quello del voto, ma anche un dissenso di argomentazione, che, quindi, viene consentito a tutti i gruppi (mi sembra sia palese che sia così); quindi, questo bagaglio dei tempi di intervento a titolo personale credo vada distribuito in modo utilmente intelligente e collegiale, così come ogni gruppo amministra il suo tempo in maniera intelligente. Su questo mi appello a lei perché trovi una certa articolazione anche per coinvolgere i gruppi in questo lavoro.
La seconda questione riguarda il prosieguo dei lavori di questa sera. Sono le 20,30. Abbiamo cominciato con impegno e credo che abbiamo esaminato due o tre articoli, forse quattro oggi.
EMANUELE FIANO. Emendamenti.
ETTORE ROSATO. Emendamenti. Io penso che noi, oggi, possiamo continuare questo dibattito ma non vorrei che, dopo il mio intervento, vi fosse un'altra fase di interventi sul rinvio che è poco intelligente e poco utile. Non trovo una motivazione per non svolgere il dibattito su questo punto, anche perché i colleghi, che hanno partecipato al dibattito in Commissione ed io sono uno di quelli che ha ascoltato con grande attenzione gli interventi del gruppo sia del MoVimento 5 Stelle che di SEL, sanno che questo tema si riproduce in molte altre parti del testo e quindi questo dibattito non è esaustivo in relazione a questo punto. Oggi si affronta un pezzo di dibattito che troveremo in altre parti del testo della Costituzione. Quindi, penso che noi utilmente, pensando all'interesse generale e collettivo, possiamo affrontare questo emendamento per i prossimi venti minuti per poi procedere e concludere indicativamente verso le 21, così come abbiamo concordato.
PRESIDENTE. Onorevole Rosato, questa sera vi è un altro punto, da votare, riguardante le dimissioni di un deputato; dunque, dobbiamo prendere in considerazione tutto quello che dobbiamo fare per chiudere alle ore 21. Quindi, a questo punto, penso di accogliere tale richiesta, continuando domani su questo argomento, e procedere adesso con l'altro punto.
Pag. 59Sulle dimissioni del deputato Cristian Iannuzzi (ore 20.35).
PRESIDENTE. Comunico che, in data 22 dicembre 2014, è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera del deputato Cristian Iannuzzi:
«Gentile Presidente Boldrini, con questa lettera Le presento le mie dimissioni irrevocabili dalla Camera dei Deputati.
Dal momento che sono stato eletto Deputato della Repubblica, il mio impegno – iniziato già come cittadino attivo nei meetup “amici di Beppe Grillo” nel 2006 – è continuato con maggiore responsabilità dal marzo del 2013, con l'elezione a portavoce parlamentare dei cittadini italiani, con l'obiettivo di attuare il programma politico, realizzare il progetto di democrazia diretta e partecipativa e la rivoluzione culturale del MoVimento 5 Stelle.
Un progetto questo, ancorato a principi di onestà, trasparenza e democrazia diretta, in cui non si riconoscevano strutture, gerarchie e ruoli di intermediazione, invece presenti nelle associazioni e nei partiti politici tradizionali. Un concetto ben espresso nel secondo paragrafo dell'articolo 4 del non statuto del MoVimento 5 Stelle, che recita: “Il MoVimento 5 Stelle non è un partito politico né si intende che lo diventi in futuro. Esso vuole essere testimone della possibilità di realizzare un efficiente ed efficace scambio di opinioni e confronto democratico al di fuori di legami associativi e partitici e senza la mediazione di organismi direttivi o rappresentativi, riconoscendo alla totalità degli utenti della rete un ruolo di governo e di indirizzo normalmente attribuito a pochi”.
Le ultime votazioni, pubblicate sulla piattaforma ufficiale del MoVimento 5 Stelle, il blog Beppegrillo.it, che hanno portato all'espulsione dal MoVimento 5 Stelle di due deputati, senza un passaggio assembleare, e all'elezione di un nuovo organismo direttivo composto da 5 portavoce parlamentari, hanno di fatto violato i principi suddetti contenuti nel non statuto del MoVimento 5 Stelle in Parlamento e lo statuto del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle, depositato alla Camera dei Deputati.
Ritengo, dunque, che il progetto originario, al quale avevo aderito, nel quale ho fermamente creduto e per il quale ho dedicato diversi anni della mia vita, abbia preso una direzione che non voglio in alcun modo legittimare.
Presidente, è stato per me un grande onore poter fare parte dell'istituzione parlamentare della Repubblica Italiana. Mi sono candidato alle parlamentarie del MoVimento 5 Stelle, e dunque alle elezioni politiche del 2013, con una dichiarazione di intenti che, tra le altre cose, recitava: “La mia decisione di accettare questa candidatura, e dunque avere l'opportunità di rappresentare il MoVimento 5 Stelle in Parlamento, non è frutto di un'ambizione politica personale, bensì la continuazione di un percorso, iniziato col gruppo di attivi del MoVimento 5 Stelle Latina qualche anno fa. Dunque, se venissi eletto, entrerebbe con me tutto il gruppo, perché è l'impegno che ci siamo presi fin dall'inizio, che il portavoce eletto dovesse essere solo il terminale di una rete, che lo sostiene e lo indirizza nell'attività politica. Mi impegnerò a rispettare i principi ed il programma nazionale del MoVimento 5 Stelle e a portare ogni tematica e questione, non affrontata nel programma, al vaglio della rete, attraverso gli strumenti più consoni, come il portale nazionale, meetup, liquid feedback ed assemblee pubbliche”.
Impossibilitato ormai a portare avanti il mio ruolo di portavoce parlamentare, ritengo un atto dovuto dimettermi da deputato. Le chiedo, dunque, di calendarizzare la votazione delle mie dimissioni nel più breve tempo possibile.
La saluto con cordialità. Firmato: Cristian Iannuzzi».
Avverto che, ai sensi dell'articolo 49, comma 1, del Regolamento, la votazione sulle dimissioni del deputato Cristian Iannuzzi avrà luogo a scrutinio segreto mediante procedimento elettronico.
Ha chiesto di parlare il deputato Cristian Iannuzzi. Ne ha facoltà.
CRISTIAN IANNUZZI. Grazie Presidente, colleghi, non sono un grande oratore e non mi trovo molto a mio agio a parlare in pubblico, come sapete, ma in questo anno e mezzo, o poco più, mi è capitato varie volte di dovere parlare in incontri pubblici, per raccontare cosa succede in Parlamento e gli obiettivi del MoVimento 5 Stelle. In ogni occasione, ho spiegato, con passione e convinzione, la rivoluzione culturale che intendevamo attuare nel Paese con il MoVimento 5 Stelle, attraverso il coinvolgimento di ogni cittadino alla vita politica. Ho raccontato lo straordinario lavoro dei meetup locali della mia provincia, l'energia e la passione che possono esprimere le persone che collaborano assieme a costruire il bene della propria comunità. Ho parlato della comunità di cui facevo parte e ho anche risposto, a chi mi chiedeva maggiore partecipazione alle scelte politiche nazionali, che presto sarebbe stata disponibile una piattaforma di e-democracy, come ormai si prometteva da anni agli attivisti del MoVimento 5 Stelle.
Man mano che passavano i mesi e che l'aria interna al Movimento diventava irrespirabile e il dialogo e il confronto interno diventavano fuori legge, io ho perso la voglia di uscire, di andare tra la gente nelle piazze a raccontare la nostra rivoluzione. Mi sarei sentito un ipocrita a farlo. Ho cominciato a non crederci più io, e sarebbe stato difficile per me trasmettere alle persone qualcosa di diverso. Per questo più di ogni altra cosa, ho deciso di dimettermi dal Parlamento e lasciare la dimensione nazionale e tornare alla mia piccola comunità a Latina, dove le persone in gran parte conservano ancora nel cuore il Movimento come era nato, con gli stessi principi e gli stessi valori. Vi prego, dunque, di votare favorevolmente le mie dimissioni e lasciarmi libero di tornare cittadino attivista, e non più portavoce, grazie (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cariello. Ne ha facoltà.
FRANCESCO CARIELLO. Presidente, io vorrei esprimere il mio parere riguardo a queste dimissioni. A mio avviso, noi come gruppo stiamo dimostrando diverse volte di difendere questa Costituzione, quindi io ritengo che, nel caso specifico del collega Iannuzzi, noi possiamo dimostrare tanta coerenza in tutte le battaglie che abbiamo fatto. Mi sono battuto con questo gruppo su diverse questioni quando la maggioranza, quando altri hanno toccato questa Costituzione. Ebbene, io dico al collega Iannuzzi che questa Costituzione non prevede nessun vincolo di mandato e, quindi, se vogliamo essere coerenti almeno con le nostre difese di questa Costituzione, noi dovremmo permettere a tutti coloro che non si ritrovano più comunque nel percorso che li ha portati qui dentro di esprimere le loro opinioni liberamente qui dentro, anche se non più parte dello stesso gruppo parlamentare. Quindi, ritengo che Iannuzzi debba rivedere il suo gesto.
Io voterò contro le sue dimissioni per questo motivo, perché voglio essere coerente con questo testo della Costituzione, che è quello che io continuerò a difendere, come in tutte le altre battaglie che sto facendo insieme a questo gruppo parlamentare (Applausi).
PRESIDENTE. Non essendoci altri interventi sulle dimissioni del collega Iannuzzi, passiamo ai voti.
Ricordo che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'accettazione delle dimissioni del deputato Cristian Iannuzzi.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Latronico, Pastorelli, Alli...
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 61
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 451
Votanti 449
Astenuti 2
Maggioranza 225
Voti favorevoli 98
Voti contrari 351
(La Camera respinge – Applausi – Vedi votazioni).
Cessazione dal mandato parlamentare della deputata Emma Petitti.
PRESIDENTE. Comunico che in data 30 dicembre 2014 è pervenuta alla Presidenza la lettera con la quale la deputata Emma Petitti annunzia le proprie dimissioni dal mandato parlamentare, a seguito della decisione di accettare la carica di assessore nella giunta della regione Emilia-Romagna.
Trattandosi di un caso di incompatibilità ai sensi dell'articolo 122, secondo comma, della Costituzione, la Camera prende atto, a norma dell'articolo 17-bis, comma 2, del Regolamento, di questa comunicazione e della conseguente cessazione della deputata Emma Petitti dal mandato parlamentare.
Proclamazione di un deputato subentrante.
PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito delle dimissioni dal mandato parlamentare della deputata Emma Petitti, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato – ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati – che il candidato che, nell'ordine progressivo della lista n. 15-Partito Democratico nella XI Circoscrizione Emilia-Romagna, segue immediatamente l'ultimo degli eletti risulta essere Paola Boldrini. (Commenti). Non credo che sia mia parente, ve lo dico subito.
Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la XI Circoscrizione Emilia-Romagna, Paola Boldrini.
S'intende che da oggi decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.
Su un lutto del deputato Pierpaolo Vargiu.
PRESIDENTE. Comunico che il collega Pierpaolo Vargiu è stato colpito da un grave lutto: la perdita del fratello.
La Presidenza della Camera ha fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 20,47).
Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo e sull'ordine dei lavori (ore 20,48).
TIZIANO ARLOTTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TIZIANO ARLOTTI. Signor Presidente, tra le prerogative che noi abbiamo come deputati, rientra anche quella di fare attività di sindacato ispettivo. È regolamentata, questa attività, e gli uffici e i Ministeri devono rispondere con tempi abbastanza celeri, ma questo non sta avvenendo.
Voglio evidenziare che ho presentato delle interrogazioni a risposta in Commissione addirittura oltre un anno fa, e altrettante anche a risposta scritta.
In particolare voglio evidenziare le interrogazioni a risposta in Commissione Pag. 62n. 5-00902 dell'8 agosto 2013, la n. 5-01831 del 9 gennaio 2014, la n. 5-03133 del 2 luglio del 2014 e la 5-03279 del 22 luglio. Tra le altre cose, di interrogazioni a risposta scritta ne ho presentate altre tre, le nn. 4-00266, 4-03207 e 4-04316.
Sarei contento di poter avere quanto meno alcune di queste risposte, perché credo che sia anche avvilente, dopo oltre un anno, non aver ricevuto una risposta (Applausi dei deputati del gruppo del Partito Democratico).
PRESIDENTE. Onorevole Arlotti, la Presidenza si farà carico di sottolineare al Governo la sua richiesta. Colleghi, vi prego, visto che le votazioni sono terminate, chi vuole uscire dall'Aula lo faccia in silenzio.
ROBERTO RAMPI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO RAMPI. Presidente, volevo ricordare in quest'Aula la figura di Francesco Rosi, che è scomparso due giorni fa e di cui oggi si sono tenuti il funerale e la camera ardente. Francesco Rosi è un regista che credo non abbia bisogno di essere spiegato, basta citare solo alcuni dei titoli delle sue opere principali, da «I magliari» a «Salvatore Giuliano», a «Le mani sulla città», film straordinari come «Il caso Mattei», «Cronaca di una morte annunciata», «La tregua» e tanti altri.
Quello di Rosi è stato un cinema straordinario. Allievo di Luchino Visconti, ha portato alla ribalta un grande nome del cinema italiano, come quello di Gian Maria Volontè. E a Rosi sono associate parole come «inchiesta» e «denuncia»: due parole di cui oggi sentiamo molto spesso abusare, anche in quest'Aula. Infatti, all'inchiesta e alla denuncia va collegata la profondità. E la grandezza dell'arte è questa: quella realtà che riesce – e il cinema forse su tutte – a raccontare, come diceva Rosi, la storia e a farla diventare qualcosa che va al di là del suo tempo.
I film di Rosi saranno film che parleranno ancora alle generazioni future e che hanno saputo parlare in maniera profetica dell'Italia che doveva ancora venire. Ecco, in giornate tristi, drammatiche come quelle di questi giorni, in cui in altre parti del mondo proprio l'arte è stata colpita – e credo non per caso –, la grandezza della cultura, l'importanza della cultura ci deve far ricordare, anche in quest'Aula, un uomo straordinario, un artista straordinario, un maestro straordinario come Francesco Rosi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Onorevole Rampi, la Presidenza si associa.
PAOLO PARENTELA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLO PARENTELA. Signor Presidente, intervengo per sollecitare il Ministro Franceschini alla risposta ad una mia interrogazione, la n. 5-04408, e a un rapido interessamento su quanto sta accadendo nel parco archeologico di Capo Colonna, a Crotone.
Il parco è interessato da alcuni lavori sulla base del progetto definito per l'intervento denominato «SPA 2.4 Capocolonna». Nella fattispecie si segnalano due interventi, uno di pavimentazione di un'area che coprirebbe integralmente un recente ritrovamento importantissimo per ottenere qualche parcheggio in più. Un ulteriore intervento, invece, dovrebbe essere di messa in sicurezza delle vecchie terme romane, al cui interno vi sono importanti mosaici. Il problema è che per coprire l'area si è proceduto con alcune trivellazioni che stanno mettendo a rischio la struttura. Per fare cosa ? Una tettoia che deturperà il paesaggio e da subito l'edificio termale.Pag. 63
Questo intervento, Presidente, ci costerà la bellezza di 2 milioni e mezzo di euro. Poteva andare bene a un centro commerciale, ma non di certo ad un parco archeologico. Quei soldi si potrebbero utilizzare in un altro modo per rivoltare tutta l'area, che ad oggi sembra abbandonata a se stessa.
La Calabria, signor Presidente, potrebbe vivere di solo turismo, come abbiamo visto ieri durante la puntata di «Presa diretta», ma serve un aiuto concreto da parte della politica, che sembra avallare scelte capaci di far perdere appeal alle zone di maggiore interesse storico-culturale.
Per questo motivo invito il Ministro Franceschini a venire in Calabria, così potrà vedere con i suoi occhi quello che sta accadendo a Capo Colonna, terra che una volta era considerata sacra dalle popolazioni autoctone ed ora evidentemente è considerata, come tutta la Calabria, luogo su cui poter continuare a speculare.
VITTORIO FERRARESI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VITTORIO FERRARESI. Presidente, oggi è il giorno delle motivazioni della sentenza che, nell'ottobre scorso, ha assolto agenti di polizia penitenziaria e medici e infermieri imputati per la morte del giovane Stefano Cucchi.
È un giorno importante perché una vicenda, per lo più tetra, soprattutto per la giustizia italiana e per questo Paese, ha visto uno spiraglio di luce. Infatti, oggi in quelle motivazioni emergono dei punti fondamentali. Il primo sicuramente è che Stefano non è morto di fame e di sete, come più volte è stato detto, ma che ha subito percosse. Questo è il fatto forse più importante per tutti quelli che dicevano, si era in qualche modo paventata l'ipotesi, che queste non fossero mai state inflitte.
Per questi motivi, nelle motivazioni c’è scritto, si è restituito alla Procura il fascicolo, per ulteriori indagini che possano, in qualche modo, valutare ulteriori persone che sono state in contatto con Stefano in quei giorni e valutare anche un approfondimento sulle cause della morte dello stesso, perché, come sappiamo, i giudici, a nostro avviso, non hanno valutato e non hanno sciolto i dubbi probatori sulla morte di Stefano Cucchi.
Questa, che è una pagina nera per lo Stato italiano, in quanto un ragazzo è morto nelle mani dello Stato, lascia una speranza, una speranza a tutti noi di giustizia, una speranza che un processo che finora è arrivato ad un nulla di fatto, possa accertare la morte di un ragazzo, morto ingiustamente – lo ripeto – nelle mani dello Stato, porti la speranza a tutti noi di arrivare alla verità, la verità che è stata in qualche modo oscurata, osteggiata. Tutto ciò anche per la posizione di tutti quelli che sono stati definiti visionari, ovvero i familiari della vittima, gli avvocati, tutte le persone che hanno sostenuto che non ci poteva essere una verità che non andasse ad accertare la morte di Stefano Cucchi così per com’è stata. Noi, quindi, del MoVimento 5 Stelle ricercheremo sempre questa verità e saremmo sempre favorevoli a questo spiraglio di luce che possa portare veramente giustizia in questa Paese, giustizia a Stefano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Martedì 13 gennaio 2015, alle 9,30:
Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale:
S. 1429 – Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II Pag. 64della Costituzione (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato). (C. 2613-A)
e degli abbinati progetti di legge costituzionale: D'INIZIATIVA POPOLARE; D'INIZIATIVA POPOLARE; VIGNALI; CIRIELLI; CIRIELLI; CIRIELLI; CAUSI; PISICCHIO; PISICCHIO; PISICCHIO; PISICCHIO; GIACHETTI; SCOTTO; FRANCESCO SANNA; PELUFFO ed altri; LENZI; LAURICELLA ed altri; BRESSA e DE MENECH; CAPARINI ed altri; CAPARINI ed altri; VACCARO; LAFFRANCO e BIANCONI; PALMIZIO; PALMIZIO; PALMIZIO; PALMIZIO; GIANCARLO GIORGETTI ed altri; GIANCARLO GIORGETTI ed altri; LA RUSSA ed altri; ABRIGNANI ed altri; TONINELLI ed altri; GIANLUCA PINI; LAFFRANCO e BIANCONI; GINEFRA ed altri; GIORGIA MELONI ed altri; MIGLIORE ed altri; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO; BONAFEDE e VILLAROSA; PIERDOMENICO MARTINO; BRAMBILLA; GIANCARLO GIORGETTI ed altri; CIRIELLI e GIORGIA MELONI; VALIANTE; QUARANTA ed altri; LACQUANITI ed altri; CIVATI ed altri; BOSSI; LAURICELLA e SIMONI; DADONE ed altri; GIORGIS ed altri; LA RUSSA ed altri; RUBINATO ed altri; D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DELL'EMILIA-ROMAGNA; MATTEO BRAGANTINI ed altri; CIVATI; FRANCESCO SANNA ed altri. (C. 8-14-21-32-33-34-148-177-178-179-180-243-247-284-329-355-357-379-398-399-466-568-579-580-581-582-757-758-839-861-939-1002-1259-1273-1319-1439-1543-1660-1706-1748-19-25-1953-2051-2147-2221-2227-2293-2329-2338-2378-2402-2423-2441-2458-2462-2499)
– Relatori: Fiano e Sisto, per la maggioranza; Toninelli, Matteo Bragantini e Quaranta, di minoranza.
La seduta termina alle 20,55.
ERRATA CORRIGE
Nel resoconto stenografico della seduta del 9 gennaio 2015:
a pagina 43, seconda colonna, ultima riga, le parole «vicepresidente vicario» si intendono sostitute dalla seguente «presidente».
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 7) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | Ddl 2803 – Quest. preg. 1, 2, 3 | 445 | 443 | 2 | 222 | 162 | 281 | 61 | Resp. |
2 | Nom. | Ddl cost. 2613-A e abb. – em. 1.22 | 471 | 467 | 4 | 234 | 140 | 327 | 52 | Resp. |
3 | Nom. | em. 1.20 | 485 | 478 | 7 | 240 | 136 | 342 | 47 | Resp. |
4 | Nom. | em. 1.21 | 482 | 475 | 7 | 238 | 130 | 345 | 46 | Resp. |
5 | Nom. | em. 1.19 | 472 | 470 | 2 | 236 | 130 | 340 | 44 | Resp. |
6 | Nom. | em. 1.24 | 470 | 468 | 2 | 235 | 114 | 354 | 44 | Resp. |
7 | Segr | accettaz. dimissioni dep. Iannuzzi | 451 | 449 | 2 | 225 | 98 | 351 | 44 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.