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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Martedì 31 marzo 2015

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 31 marzo 2015.

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Alli, Amici, Artini, Baldelli, Baretta, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Boccia, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Bruno Bossio, Caparini, Capezzone, Casero, Castiglione, Causin, Censore, Cicchitto, Cirielli, Costa, D'Alia, D'Uva, Dadone, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Epifani, Faraone, Gianni Farina, Fava, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Lorenzin, Lotti, Lupo, Madia, Manciulli, Merlo, Meta, Morassut, Naccarato, Nicoletti, Orlando, Pes, Pisicchio, Pistelli, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Schullian, Scopelliti, Scotto, Sereni, Sisto, Speranza, Tabacci, Vargiu, Velo, Vignali, Vito, Zanetti.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Adornato, Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Alli, Amici, Artini, Baldelli, Baretta, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Boccia, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Caparini, Capezzone, Casero, Castiglione, Causin, Censore, Cicchitto, Cirielli, Costa, D'Alia, D'Uva, Dadone, Dambruoso, Damiano, De Girolamo, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Epifani, Faraone, Gianni Farina, Fava, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Lorenzin, Lotti, Lupo, Madia, Manciulli, Merlo, Meta, Morassut, Naccarato, Nicoletti, Orlando, Pes, Pisicchio, Pistelli, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Domenico Rossi, Rossomando, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Schullian, Scopelliti, Scotto, Sereni, Sisto, Speranza, Tabacci, Vargiu, Velo, Vignali, Vito, Zanetti.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 30 marzo 2015 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   DORINA BIANCHI: «Disciplina dell'unione civile tra persone dello stesso sesso e delega al Governo per la regolazione dei diritti successorii e dei trattamenti di reversibilità» (2995);
   BINETTI ed altri: «Disposizioni relative all'alleanza terapeutica, in materia di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento» (2996);
   GALLINELLA ed altri: «Disposizioni per l'esenzione dei terreni agricoli dall'imposta municipale propria a decorrere dall'anno 2015» (2997);
   TURCO ed altri: «Modifiche al decreto legislativo 28 agosto 2000, n. 274, e al codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di competenza penale del giudice di pace» (2998).

  Saranno stampate e distribuite.

Annunzio di un disegno di legge.

  In data 27 marzo 2015 è stato presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge:
  dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca:
   «Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti» (2994).

  Sarà stampato e distribuito.

Modifica del titolo di una proposta di legge.

  La proposta di legge n. 2924, d'iniziativa del deputato MARAZZITI, ha assunto il seguente titolo: «Disposizioni in materia di organizzazione della società concessionaria del servizio pubblico generale radiotelevisivo, abolizione del canone di abbonamento alle radioaudizioni e alla televisione e istituzione del contributo per la pubblica editoria e il sistema nazionale delle radio-telecomunicazioni, nonché delega al Governo per il coordinamento normativo».

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

  I Commissione (Affari costituzionali):
  DE MENECH: «Modifiche alla legge 14 giugno 2011, n. 101, recante istituzione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall'incuria dell'uomo» (1679) Parere della VIII Commissione.

   VI Commissione (Finanze):
  CIRIELLI e TOTARO: «Istituzione di una zona franca produttiva nel territorio dell'Isola d'Elba» (2909) Parere delle Commissioni I, V, IX, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale) e XIV.

   VII Commissione (Cultura):
  «Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti» (2994) Parere delle Commissioni I, II, III, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), IX, X, XI, XII, XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e XIII (Agricoltura):
  DE MENECH: «Delega al Governo per la riorganizzazione e il coordinamento delle funzioni di tutela ambientale svolte dal Corpo forestale dello Stato e dai corpi di polizia provinciale» (1634) Parere delle Commissioni II, V, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   Commissioni riunite VII (Cultura) e IX (Trasporti):
  MARAZZITI: «Disposizioni in materia di organizzazione della società concessionaria del servizio pubblico generale radiotelevisivo, abolizione del canone di abbonamento alle radioaudizioni e alla televisione e istituzione del contributo per la pubblica editoria e il sistema nazionale delle radio-telecomunicazioni, nonché delega al Governo per il coordinamento normativo» (2924) Parere delle Commissioni I, II, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), XI, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   Commissioni riunite XI (Lavoro) e XII (Affari sociali):
  BOCCUZZI ed altri: «Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, e al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, in materia di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, nonché istituzione dell'Agenzia nazionale per la salute e la sicurezza sul lavoro» (462) Parere delle Commissioni I, II, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, X, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Assegnazione della relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, ai sensi dell'articolo 126-ter del Regolamento.

  A norma dell'articolo 126-ter, comma 1, del Regolamento, la relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, relativa all'anno 2013 (Doc. LXXXVII, n. 2), è assegnata alla XIV Commissione, con il parere di tutte le altre Commissioni permanenti e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dalla Presidenza del Consiglio dei ministri.

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera del 24 marzo 2015, ha trasmesso una nota relativa all'attuazione data all'ordine del giorno Giancarlo GIORGETTI n. 9/2629-AR/40, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 29 ottobre 2014, concernente la dichiarazione dello stato di emergenza per il territorio lombardo colpito nell'estate 2014 da ripetuti eventi alluvionali e lo stanziamento delle necessarie risorse per i danni subìti nel territorio.

  La suddetta nota è a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare ed è trasmessa alla VIII Commissione (Ambiente) competente per materia.

Trasmissione dal Ministero della salute.

  Il Ministero della salute ha trasmesso decreti ministeriali recanti variazioni di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del medesimo Ministero, autorizzate, nel periodo dal 10 aprile al 9 dicembre 2014, ai sensi dell'articolo 3, comma 5, del decreto legislativo 7 agosto 1997, n. 279, e dell'articolo 6, comma 14, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135.

  Questi decreti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla XII Commissione (Affari sociali).

Trasmissione dal Ministero dell'economia e delle finanze.

  Il Ministero dell'economia e delle finanze ha trasmesso un decreto ministeriale recante variazioni di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del medesimo Ministero, di pertinenza del centro di responsabilità «Dipartimento del Tesoro», autorizzate, in data 5 marzo 2015, ai sensi dell'articolo 3, comma 5, del decreto legislativo 7 agosto 1997, n. 279.

  Questo decreto è trasmesso alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali.

  Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, con lettera del 17 marzo 2015, ha trasmesso una nota relativa all'attuazione data all'ordine del giorno GRANDE n. 9/2598-AR/37, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 17 settembre 2014, sull'istituzione del contingente dei corpi civili di pace.

  La suddetta nota è a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare ed è trasmessa alle Commissioni III (Affari esteri) e XII (Affari sociali) competenti per materia.

Trasmissioni dal Ministro dell'interno.

  Il Ministro dell'interno, con lettera del 18 marzo 2015, ha trasmesso una nota relativa all'attuazione data all'ordine del giorno CATALANO n. 9/2629-AR/5, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 29 ottobre 2014, concernente l'iscrizione dei titolari delle imprese di autotrasporto nelle cosiddette white list delle Prefetture, a conferma del requisito dell'onorabilità.

  La suddetta nota è a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare ed è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) competente per materia.

  Il Ministro dell'interno, con lettera in data 30 marzo 2015, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 15, comma 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, la relazione relativa alla procedura d'infrazione n. 2014/4253, avviata per violazione del diritto dell'Unione europea in relazione al contributo per il rilascio del permesso di soggiorno UE di lunga durata – Direttiva 2003/109/CE.

  Questa relazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

  Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con lettera del 20 marzo 2015, ha trasmesso una nota relativa all'attuazione data all'ordine del giorno FRUSONE n. 9/2598-AR/33, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 17 settembre 2014, concernente il ruolo del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per le iniziative della coalizione anti-Isis sul territorio siriano.

  La suddetta nota è a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare ed è trasmessa alla III Commissione (Affari esteri) competente per materia.

Trasmissione dal Ministro dello sviluppo economico.

  Il Ministro dello sviluppo economico, con lettera del 20 marzo 2015, ha trasmesso una nota relativa all'attuazione data all'ordine del giorno SARTI n. 9/2629-AR/171, accolto come raccomandazione dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 29 ottobre 2014, concernente il coordinamento per la condivisione delle esperienze tra produttori, forze dell'ordine e consumatori finalizzato al contrasto del fenomeno della contraffazione.

  La suddetta nota è a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare ed è trasmessa alla X Commissione (Attività produttive) competente per materia.

Trasmissione dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri per le politiche e gli affari europei.

  Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri per le politiche e gli affari europei, con lettera in data 27 marzo 2015, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 13, comma 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, la relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, relativa all'anno 2013 (Doc. LXXXVII, n. 2).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 27 e 30 marzo 2015, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Comunicazione congiunta della Commissione europea e dell'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Attuazione della politica europea di vicinato nel 2014 (JOIN(2015) 9 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'esercizio della delega conferita alla Commissione conformemente alla direttiva 2001/83/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 novembre 2001, recante un codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano e conformemente al regolamento (CE) n. 726/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 31 marzo 2004, che istituisce procedure comunitarie per l'autorizzazione e la sorveglianza dei medicinali per uso umano e veterinario e che istituisce l'agenzia europea per i medicinali (COM(2015) 138 final), che è assegnata in sede primaria alla XII Commissione (Affari sociali).

  La proposta di direttiva del Consiglio recante modifica della direttiva 2011/16/UE per quanto riguarda lo scambio automatico obbligatorio di informazioni nel settore fiscale (COM(2015) 135 final), già trasmessa dalla Commissione europea e assegnata, in data 20 marzo 2015, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alla VI Commissione (Finanze), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), è altresì assegnata alla medesima XIV Commissione ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 30 marzo 2015.

Richiesta di parere parlamentare su atti del Governo.

  Il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 31 marzo 2015, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1 della legge 6 agosto 2013, n. 96, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2012/18/UE relativa al controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose (154).

  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive) nonché, ai sensi del comma 2 dell'articolo 126 del Regolamento, alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), che dovranno esprimere i prescritti pareri entro il 10 maggio 2015. È altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del Regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 20 aprile 2015.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

TESTO AGGIORNATO ALL'8 APRILE 2015

DISEGNO DI LEGGE: CONVERSIONE IN LEGGE DEL DECRETO-LEGGE 18 FEBBRAIO 2015, N. 7, RECANTE MISURE URGENTI PER IL CONTRASTO DEL TERRORISMO, ANCHE DI MATRICE INTERNAZIONALE, NONCHÉ PROROGA DELLE MISSIONI INTERNAZIONALI DELLE FORZE ARMATE E DI POLIZIA, INIZIATIVE DI COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO E SOSTEGNO AI PROCESSI DI RICOSTRUZIONE E PARTECIPAZIONE ALLE INIZIATIVE DELLE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI PER IL CONSOLIDAMENTO DEI PROCESSI DI PACE E DI STABILIZZAZIONE (A.C. 2893-A/R)

A.C. 2893-A/R – Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

   La Camera,
   premesso che:
    il punto 6 della risoluzione del Parlamento europeo sulle relazioni fra l'Unione europea e la Lega degli Stati arabi e la cooperazione nella lotta al terrorismo approvata il 12 marzo 2015, ribadisce l'estrema importanza di affrontare non soltanto le conseguenze ma anche i fattori alla base della radicalizzazione e del terrorismo, mantenendo un approccio globale e trasversale che garantisca il coinvolgimento di tutte le politiche interessate e che promuova una cultura d'inclusione, tolleranza e integrazione grazie a politiche educative, sociali e regionali;
    la risoluzione n. 2031 sul tema «Gli attacchi terroristici a Parigi: insieme per una risposta democratica», approvata dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa il 28 gennaio 2015 richiama opportunamente il ruolo della scuola e degli insegnanti nel promuovere l'educazione alla cittadinanza democratica ed ai diritti dell'uomo, rafforzando soprattutto le strategie nei riguardi dei contesti più marginali e sfavoriti;
    espresso apprezzamento per le disposizioni di cui all'articolo 17, comma 1-bis, che per la prima volta delineano una strategia di coinvolgimento delle organizzazioni non governative, di comprovata affidabilità e operatività, operanti in loco nella realizzazione degli interventi straordinari di cooperazione;
    ribadita parimenti la consapevolezza, puntualmente emersa nel corso del dibattito su questo provvedimento, che il drammatico fenomeno dei foreigner fighters vada affrontato con un'ottica tutt'altro che emergenziale, ma mediante la costruzione di processi di pace anche nei Paesi sotto attacco e non sono nei Paesi in cui il fenomeno terroristico nasce e prospera,

impegna il Governo

a definire, contestualmente all'attuazione di questo provvedimento, un programma articolato di iniziative per promuovere una cultura dell'inclusione, della tolleranza e dell'integrazione, rivolto alle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, con il coinvolgimento delle realtà dell'associazionismo giovanile e delle comunità di immigrati maggiormente presenti nel nostro Paese.
9/2893-AR/1Cimbro.


   La Camera,
   premesso che:
    sempre più spesso, nel corso degli eventi bellici che devastano popoli e nazioni, si verificano attacchi al patrimonio storico ed artistico;
    nel corso di questi attacchi siti archeologici e musei vengono distrutti in maniera sistematica o, depredati di pezzi importanti, vengono destinati al traffico illecito del mercato clandestino di opere d'arte, nei cui proventi, il terrorismo di matrice internazionale, trova un'importante fonte di autofinanziamento;
    l'UNESCO ha ripetutamente rivolto i propri appelli alla Corte penale internazionale (Cpi) dell'Aia dopo la distruzione da parte dell'Isis di reperti archeologici di inestimabile valore, gli ultimi dei quali, nella zona di Mosul in Iraq, hanno suscitato un'ondata di indignazione nel mondo intero, denunciando come queste devastazioni siano una forma di pulizia culturale e una distruzione illecita del patrimonio che colpisce le identità delle diverse comunità, nonché una strategia del terrore per destabilizzare e manipolare le popolazioni;
    anche il Segretario generale delle Nazioni Unite, Unite Ban Ki-moon, che ha definito le azioni dei jihadisti contro il patrimonio storico-artistico come un «crimine di guerra», ha esortato la comunità internazionale ad intervenire per mettere fine alle azioni mirate a distruggere il patrimonio artistico e archeologico;
    negli ultimi giorni i miliziani dell'Isis hanno dato alle fiamme circa diecimila libri antichi della città di Mosul, distrutto le statue conservate nel museo di Mosul e le città archeologiche di Nimrud e Hatra, senza che nessuno abbia reagito ed altri episodi analoghi si segnalano in Iraq, Siria, con rischi anche per la Libia;
    le nostre Forze armate hanno maturato, nel corso dell'ultradecennale esperienza nelle missioni internazionali di pace e di stabilizzazione, un'indiscussa esperienza e una non comune capacità di interoperabilità nelle strutture sociali e organizzative dei paesi in conflitto;
    il Multinational Civil Military Cooperation Group (CIMIC), reparto multinazionale della NATO a guida italiana, è specializzato nella proiezione di unità di specialisti nel soccorso e nella ricostruzione di aree sconvolte da conflitti e presiede all'interazione tra le forze militari e le componenti civili presenti nelle aree di crisi;
    numerose sono le missioni archeologiche italiane che sono intervenute e intervengono in aree colpite dalle guerre, che stanno formando le strutture di quei Paesi nella tutela dei beni culturali e che sono in grado di dare supporto ad interventi mirati di messa in sicurezza, tutela e lotta al traffico illecito di reperti e beni artistici;
    le Forze armate italiane e l'Arma dei Carabinieri in particolare, annoverano tra le proprie file, Unità altamente specializzate nella tutela dei beni artistici e culturali e nel contrasto al traffico illecito di opere arte;
    il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, ha fatto propria l'idea di mettere in campo una forza, posta sotto la guida delle Nazioni Unite, dedicata alla tutela dei siti del patrimonio culturale dell'umanità, per rispondere ai gravi attacchi del terrorismo ed in grado di intervenire a difesa delle antichità e dei beni patrimonio dell'umanità;
    la direttrice generale dell'UNESCO, Irina Bokova, e la Ministra della Cultura tedesca, Monika Grütters, hanno espresso il proprio sostegno alla proposta del Ministro Franceschini di istituire una forza delle Nazioni Unite dedicata alla tutela dei siti del patrimonio culturale dell'umanità per rispondere ai gravi attacchi terroristici,

impegna il Governo:

   a prevedere, già nel prossimo provvedimento di proroga delle missioni internazionali di pace, la presenza, nell'ambito del contingente italiano e del Multinational Civil Military Cooperation in particolare, di operatori dei reparti specializzati per la tutela dei beni artistici e culturali, anche appartenenti alle Forze di polizia ad ordinamento civile, al fine di porre in essere ogni utile azione – in stretta cooperazione con le autorità civili dei Paesi di intervento – per garantire, come chiesto dall'ONU e dall'UNESCO, la messa in sicurezza dei beni storici, culturali, artistici ed archeologici, messi a repentaglio dalla furia distruttrice dell'Isis e per contrastare il consistente traffico illecito di opere d'arte diretto a finanziarie le attività terroristiche di matrice internazionale;
   a favorire, nell'ambito dei decreti legislativi correttivi discendenti dalla legge 31 dicembre 2012, n. 244, recante la revisione dello strumento militare nazionale, la costituzione, all'interno delle Brigate dell'Esercito italiano, di complessi minori specializzati nella protezione e messa in sicurezza dei beni culturali, storici, artistici ed archeologici presenti nei territori di intervento del Forze armate nelle missioni internazionali di pace e di stabilizzazione.
9/2893-AR/2Rampi, Scanu, Manzi, Malisani, Ascani, Raciti, Quartapelle Procopio, Mauri.


   La Camera,
   premesso che:
    sempre più spesso, nel corso degli eventi bellici che devastano popoli e nazioni, si verificano attacchi al patrimonio storico ed artistico;
    nel corso di questi attacchi siti archeologici e musei vengono distrutti in maniera sistematica o, depredati di pezzi importanti, vengono destinati al traffico illecito del mercato clandestino di opere d'arte, nei cui proventi, il terrorismo di matrice internazionale, trova un'importante fonte di autofinanziamento;
    l'UNESCO ha ripetutamente rivolto i propri appelli alla Corte penale internazionale (Cpi) dell'Aia dopo la distruzione da parte dell'Isis di reperti archeologici di inestimabile valore, gli ultimi dei quali, nella zona di Mosul in Iraq, hanno suscitato un'ondata di indignazione nel mondo intero, denunciando come queste devastazioni siano una forma di pulizia culturale e una distruzione illecita del patrimonio che colpisce le identità delle diverse comunità, nonché una strategia del terrore per destabilizzare e manipolare le popolazioni;
    anche il Segretario generale delle Nazioni Unite, Unite Ban Ki-moon, che ha definito le azioni dei jihadisti contro il patrimonio storico-artistico come un «crimine di guerra», ha esortato la comunità internazionale ad intervenire per mettere fine alle azioni mirate a distruggere il patrimonio artistico e archeologico;
    negli ultimi giorni i miliziani dell'Isis hanno dato alle fiamme circa diecimila libri antichi della città di Mosul, distrutto le statue conservate nel museo di Mosul e le città archeologiche di Nimrud e Hatra, senza che nessuno abbia reagito ed altri episodi analoghi si segnalano in Iraq, Siria, con rischi anche per la Libia;
    le nostre Forze armate hanno maturato, nel corso dell'ultradecennale esperienza nelle missioni internazionali di pace e di stabilizzazione, un'indiscussa esperienza e una non comune capacità di interoperabilità nelle strutture sociali e organizzative dei paesi in conflitto;
    il Multinational Civil Military Cooperation Group (CIMIC), reparto multinazionale della NATO a guida italiana, è specializzato nella proiezione di unità di specialisti nel soccorso e nella ricostruzione di aree sconvolte da conflitti e presiede all'interazione tra le forze militari e le componenti civili presenti nelle aree di crisi;
    numerose sono le missioni archeologiche italiane che sono intervenute e intervengono in aree colpite dalle guerre, che stanno formando le strutture di quei Paesi nella tutela dei beni culturali e che sono in grado di dare supporto ad interventi mirati di messa in sicurezza, tutela e lotta al traffico illecito di reperti e beni artistici;
    l'Arma dei Carabinieri annovera tra le proprie file, Unità altamente specializzate nella tutela dei beni artistici e culturali e nel contrasto al traffico illecito di opere arte;
    il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, ha fatto propria l'idea di mettere in campo una forza, posta sotto la guida delle Nazioni Unite, dedicata alla tutela dei siti del patrimonio culturale dell'umanità, per rispondere ai gravi attacchi del terrorismo ed in grado di intervenire a difesa delle antichità e dei beni patrimonio dell'umanità;
    la direttrice generale dell'UNESCO, Irina Bokova, e la Ministra della Cultura tedesca, Monika Grütters, hanno espresso il proprio sostegno alla proposta del Ministro Franceschini di istituire una forza delle Nazioni Unite dedicata alla tutela dei siti del patrimonio culturale dell'umanità per rispondere ai gravi attacchi terroristici,

impegna il Governo

considerati i primi promettenti esiti conseguiti alla proposta del Ministro Franceschini, a promuovere, negli opportuni consessi internazionali, ogni ulteriore ed ancora più immediata sinergia volta a determinare la costituzione e l'impiego di appositi contingenti multinazionali di personale, operanti sotto l'egida delle Organizzazioni Internazionali per la Sicurezza, da impiegare nei teatri operativi, a raggiunte condizioni di stabilizzazione del Paese interessato e ad esplicita richiesta di quest'ultimo, in attività di tutela del patrimonio artistico e culturale, nonché nel contrasto del traffico di opere d'arte finalizzato al finanziamento delle azioni di matrice terroristica internazionale, affidando al personale dell'Arma dei carabinieri, in virtù dell'altissima specializzazione dei propri reparti di settore, la responsabilità dei relativi «nuclei», che dovranno agire in stretta simbiosi con i complessi minori delle brigate dell'Esercito dedicati alla protezione e messa in sicurezza dei beni culturali storici, artistici ed archeologici presenti nei territori di intervento delle Forze armate nelle missioni internazionali di pace e di stabilizzazione.
9/2893-AR/2. (Testo modificato nel corso della seduta) Rampi, Scanu, Manzi, Malisani, Ascani, Raciti, Quartapelle Procopio, Mauri.


   La Camera,
   premesso che:
    il popolo Saharawi in esilio è composto da oltre 160 mila persone rifugiate da 40anni al di fuori della propria terra, il Sahara Occidentale, per lo più donne e bambini che vivono in una striscia di deserto algerino – la Repubblica Araba saharawi democratica (Rasd) – dove vivono in condizioni di estrema precarietà. Nei campi profughi spesso manca l'acqua e l'elettricità, farmaci e generi alimentari, oltre che i normali supporti per la gestione quotidianità;
    la loro è una lotta pacifica, per il riconoscimento alla propria autodeterminazione e ad abitare la propria terra occupata militarmente dal 1975 dal Marocco e dalla Mauritania, ritiratasi dal Sahara Occidentale quattro anni più tardi. Sugli esuli grava una particolarissima segregazione: un muro di oltre 2700 chilometri costruito dal Marocco durante gli anni degli scontri ancora presidiato da soldati marocchini. Oltre questa barriera, nel Sahara occidentale, vive l'altra parte del popolo saharawi, circa 400 mila persone;
    dopo anni di scontri con l'esercito marocchino, nel 1990, con la mediazione delle Nazioni Unite, si arriva ad un cessate il fuoco ma l'intesa non è mai stata raggiunta e le condizioni di vita dei rifugiati si sono fatte via via più dure. Il nodo rimane il referendum di autodeterminazione (indipendenza o integrazione) punto di incontro tra Marocco e Fronte Polisario;
    il popolo Saharawi è stato negli anni destinatario di molte iniziative di solidarietà della società civile e degli Enti Locali solidali con questa regione del Mediterraneo. Sono stati realizzati tavoli istituzionali, di cooperazione internazionale e anche iniziative parlamentari come l'Intergruppo al quale aderiscono un centinaio fra deputati e senatori; uno strumento utile per stimolare il Parlamento italiano ad assumere una posizione coerente con le numerose risoluzioni delle Nazioni Unite;
    una rappresentanza dell'Intergruppo ha a dicembre 2014 visitato i campi profughi dove si è potuto constatare le difficili condizioni di vita del popolo Saharawi la continua e sistematica violazione dei diritti umani nei territori occupati, ma anche la volontà di arrivare ad una soluzione pacifica del conflitto decennale con il Marocco;
    il popolo Saharawi in esilio è stato oggetto di diverse misure di sostegno da parte del Governo italiano ed in particolare dalla partecipazione alla missione internazionale istituita per accompagnare la soluzione del conflitto con referendum di autodeterminazione;
    interrompere o ridurre la nostra attività di sostegno, come proposto dal provvedimento in esame, potrebbe essere interpretato come una presa distanza dell'Italia dalla causa del popolo Saharawi allontanandola dall'impegno sempre fino ad oggi perseguito per una soluzione giusta, equa e negoziata del problema del Sahara occidentale, con concreti rischi, in questo particolare momento di tensione nell'area, di lasciare quel popolo alla mercé dell'integralismo jihadista e dell'attività terroristica dell'Isis,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di dare continuità, con ogni possibile sollecitudine alle missioni di sostegno al popolo Saharawi, e comunque a proseguire l'attività diplomatica mirata all'ottenimento di una giusta ed equa soluzione al problema del Sahara occidentale.
9/2893-AR/3Romanini, Maestri, Zanin, Paolo Rossi, Albanella, Incerti, Patriarca, Manfredi, Prina, Mariani, Baruffi, De Mita, Fabbri, Quartapelle Procopio.


   La Camera,
   premesso che:
    il popolo Saharawi in esilio è composto da circa 160 mila persone rifugiate da 40 anni al di fuori della regione del Sahara Occidentale, di cui il Fronte Polisario (movimento rappresentante l'etnia Saharawi) rivendica l'indipendenza in una striscia di deserto dove vivono in condizioni di estrema precarietà. Nei campi profughi spesso manca l'acqua e l'elettricità, farmaci e generi alimentari;
     nel 1991, con la mediazione delle Nazioni Unite, si è pervenuti ad un cessate il fuoco ma l'intesa non è mai stata raggiunta e le condizioni di vita dei rifugiati non sono migliorate. Il nodo rimane il referendum con cui far scegliere al popolo Saharawi tra l'indipendenza o l'autonomia all'interno dello stato marocchino;
    il popolo Saharawi è stato negli anni destinatario di molte iniziative di solidarietà della società civile e degli Enti Locali solidali con questa regione contesa. Sono stati realizzati tavoli istituzionali, di cooperazione internazionale e anche iniziative parlamentari come l'Intergruppo al quale aderiscono un centinaio fra deputati e senatori; uno strumento utile per stimolare il Parlamento italiano ad assumere una posizione coerente con le numerose risoluzioni delle Nazioni Unite;
    una rappresentanza dell'Intergruppo ha a dicembre 2014 visitato i campi profughi dove si è potuto constatare le difficili condizioni di vita del popolo Saharawi, completamente dipendente dagli aiuti umanitari, la violazione dei diritti umani, ma anche la volontà di arrivare ad una soluzione pacifica del conflitto decennale con il Marocco;
    il popolo Saharawi in esilio è stato oggetto di diverse misure di sostegno da parte del Governo italiano ed in particolare dalla partecipazione alla missione internazionale di pace (MINURSO), il cui mandato viene rinnovato annualmente, istituita per accompagnare la soluzione del conflitto con referendum di autodeterminazione;
    interrompere o ridurre la nostra attività di sostegno, come proposto dal provvedimento in esame, potrebbe essere interpretato come una presa distanza dell'Italia dalla causa del popolo Saharawi allontanandola dall'impegno sempre fino ad oggi perseguito per una soluzione giusta, equa e negoziata del problema del Sahara occidentale, con concreti rischi di ripresa dello scontro, saldandosi il peggioramento della situazione socio-economica con una situazione di malessere e di frustrazione che sta aumentando soprattutto tra la componente giovanile dei campi profughi,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di dare continuità, con ogni possibile sollecitudine, alla partecipazione italiana alla missione MINURSO e alle iniziative di sostegno al popolo Saharawi, e comunque a proseguire l'attività diplomatica mirata all'ottenimento di una giusta ed equa soluzione al problema del Sahara occidentale.
9/2893-AR/3. (Testo modificato nel corso della seduta) Romanini, Maestri, Zanin, Paolo Rossi, Albanella, Incerti, Patriarca, Manfredi, Prina, Mariani, Baruffi, De Mita, Fabbri, Quartapelle Procopio.


   La Camera,
   premesso che:
    il Ministero della difesa ha visto ridurre gli stanziamenti del Bilancio 2015, in particolare quelli di parte corrente di 335,5 milioni di euro, cioè di quei fondi del settore esercizio che sono utilizzati per la formazione e l'operatività del personale, per la manutenzione dei mazzi, materiali ed equipaggiamenti e quindi, direttamente collegati alle condizioni di sicurezza in cui sono chiamati ad operare i militari, rispetto al 2014, che, per il settore esercizio, implicano una diminuzione delle disponibilità di ben l'11 per cento;
    il decreto-legge 19 febbraio 2015 n. 7, concernente «Misure urgenti per il contrasto del terrorismo, anche di matrice internazionale, nonché proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle Organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione», all'articolo 5, comma 2, prevede per l'attuazione del comma 1 dello stesso articolo 5 riguardante il maggiore impiego di personale delle forze di polizia per il contrasto alla criminalità, la prosecuzione degli interventi nell'operazione «Terra dei fuochi» e le straordinarie esigenze di sicurezza connesse con l'EXPO 2015, l'autorizzazione di spesa di 29.661.258;
    quota parte di dette somme, pari a 14.830.629 euro, graverà sulle spese rimodulabili del Ministero della difesa, con particolare riferimento al fondo delle riassegnazioni e al fondo per il pagamento delle accise, accentuando ulteriormente le criticità del settore esercizio. Peraltro le riduzioni delle disponibilità del fondo per il pagamento delle accise hanno importanti ricadute sulla funzionalità ed operatività delle Forze armate e dell'arma dei Carabinieri;
    ulteriormente, la legge del 27 febbraio 2015, n. 11 concernente la «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 dicembre 2014, n. 192, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative», all'articolo 10, comma 12-septies, per il finanziamento delle Disposizioni attinenti all'assegno sostitutivo dell'accompagnatore militare (articolo 1, comma 1, della legge 3 dicembre 2009, n. 184), ha determinato una riduzione della dotazione finanziaria del fondo di cui all'articolo 2, comma 616, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (fondo delle riassegnazioni) di 1 milione di euro per il 2015 e 1 milione di euro per il 2016;
    l'attuale quadro finanziario, già pregiudicato dai numerosi e reiterati interventi di contenimento finanziario degli ultimi anni, rende sempre più arduo il pagamento di spese a carattere obbligatorio ma anche il mantenimento di adeguati livelli di addestramento del personale, la disponibilità di mezzi e materiali operativi, efficienti e sicuri,

impegna il Governo:

   a reintegrare, in sede di assestamento di bilancio 2015, le disponibilità della Difesa sulle voci di bilancio ridotte con i provvedimenti richiamati in premessa;
   attuare un'azione sinergica tesa ad accelerare e sostenere, nell'immediato, il reintegro nelle disponibilità della Difesa di tutte le somme accantonate e riferite al settore dell'esercizio;
   a porre in essere le opportune azioni di carattere strutturale finalizzate ad assicurare le risorse finanziarie necessarie per ripianare le pregresse situazioni debitorie, relativamente agli oneri ineludibili e le spese aventi carattere di obbligatorietà.
9/2893-AR/4Manciulli.


   La Camera,
   premesso che:
    la Procura di Brescia ha coordinato le indagini che hanno portato ad arresti di presunti fiancheggiatori dell'Isis in Italia;
    il risultato dell'operazione a Brescia, che ha portato all'arresto di estremisti islamici operanti in Italia, è il primo effetto dell'applicazione di norme da tempo auspicate e più volte discusse anche in Copasir riguardanti nuovi poteri conferiti sia all'Intelligence, che alle forze dell'ordine, contenute nel decreto-legge Antiterrorismo;
    i dati raccolti dall'autorità giudiziaria e l'esperienza maturata sul campo da quella inquirente elevano Brescia tra la Procura di Brescia tra le più importanti e meglio attrezzate al contrasto del terrorismo internazionale di matrice islamica;
    gli obiettivi raggiunti con gli interventi a Brescia consigliamo un passo in avanti conferendole ulteriori nuovi strumenti per valorizzare quella che già oggi si è contraddistinta come una sorta di super-procura nazionale per il contrasto al terrorismo internazionale di matrice islamica,

impegna il Governo

nell'ambito delle proprie competenze e fermi restando i poteri che il provvedimento conferisce alla DNA e al Procuratore nazionale antimafia, in considerazione del ruolo di riferimento svolto dalla Procura di Brescia nel campo delle azioni di contrasto con il terrorismo internazionale di matrice islamica, ad adottare ogni opportuna iniziativa volta a potenziarne l'attività.
9/2893-AR/5Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    la Procura di Brescia ha coordinato le indagini che hanno portato ad arresti di presunti fiancheggiatori dell'Isis in Italia;
    il risultato dell'operazione a Brescia, che ha portato all'arresto di estremisti islamici operanti in Italia, è il primo effetto dell'applicazione di norme da tempo auspicate e più volte discusse anche in Copasir riguardanti nuovi poteri conferiti sia all'Intelligence, che alle forze dell'ordine, contenute nel decreto-legge Antiterrorismo;
    i dati raccolti dall'autorità giudiziaria e l'esperienza maturata sul campo da quella inquirente elevano Brescia tra la Procura di Brescia tra le più importanti e meglio attrezzate al contrasto del terrorismo internazionale di matrice islamica;
    gli obiettivi raggiunti con gli interventi a Brescia consigliamo un passo in avanti conferendole ulteriori nuovi strumenti per valorizzare quella che già oggi si è contraddistinta come una sorta di super-procura nazionale per il contrasto al terrorismo internazionale di matrice islamica,

impegna il Governo

nell'ambito delle proprie competenze e fermi restando i poteri che il provvedimento conferisce alla DNA e al Procuratore nazionale antimafia, in considerazione del ruolo di riferimento svolto dalla Procura di Brescia nel campo delle azioni di contrasto con il terrorismo internazionale di matrice islamica, a valutare l'opportunità di adottare ogni opportuna iniziativa volta a potenziarne l'attività.
9/2893-AR/5. (Testo modificato nel corso della seduta) Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    con la conclusione della missione militare ISAF, posta sotto il comando della NATO, autorizzata dall'ONU, è arrivata al termine una lunga fase dell'intervento internazionale in Afghanistan iniziato in risposta all'attacco dell'11 settembre 2011;
    dal 2003 al 2014 l'Italia ha sostanzialmente contribuito al successo della missione ISAF; dal 1 gennaio 2015 l'Italia partecipa come «framework nation» alla nuova missione NATO Resolute Support, missione di breve durata che ha meri compiti di addestramento e non di combattimento, mentre continua a partecipare alla missione di Polizia EUPOL Afghanistan, sviluppata dall'Unione europea nell'ambito della Politica di sicurezza e difesa comune;
    a queste missioni si aggiunge un preziosissimo contributo in termini di cooperazione, sia dal punto di vista della quantità di risorse destinate che della qualità delle iniziative, fornito attraverso il Ministero degli esteri e della cooperazione internazionale e con la partecipazione di organizzazioni non governative e associazioni della società civile italiana capaci di intessere un fecondo tessuto di relazioni di scambio culturale e crescita reciproca tra i due popoli;
    i risultati di stabilizzazione delle province assegnate all'Italia sono stati evidenti e riconosciuti così come apprezzati sono stati gli sforzi relativi al rafforzamento dello Stato di diritto nella fase di formazione e organizzazione della democrazia afghana, delle sue istituzioni e della amministrazione del Governo;
    l'impegno e il sacrificio delle decine di migliaia di militari italiani che si sono avvicendati in questi anni in Afghanistan hanno permesso alla regione sotto responsabilità italiana di essere tra le prime ad avviare il processo di transizione del potere alle autorità locali in linea con il processo che affida alle forze di sicurezza afghane la responsabilità del controllo dell'intero territorio nazionale;
    il numero di militari italiani in Afghanistan è di conseguenza destinato a diminuire ulteriormente nel corso del 2015 col completamento della nostra presenza nella regione di Herat e il ripiegamento del contingente residuo su Kabul;
    in parallelo l'Italia sta assicurando un consistente contributo finanziario alla sostenibilità delle Forze di sicurezza afghane nell'ambito degli impegni assunti al Vertice NATO di Chicago, confermati al Vertice in Galles;
    mentre lo sforzo militare si va sostanzialmente riducendo, l'Italia non intende quindi trascurare l'Afghanistan e continua a fornire un contributo importante per il sostentamento delle Forze di sicurezza locali;
    con l'elezione del Presidente Ghani e la successiva formazione del nuovo Governo, l'Afghanistan è entrato in una nuova fase della sua transizione; le forze afghane hanno assunto ormai la responsabilità diretta della sicurezza, che continua tuttavia ad essere messa a dura prova dall'azione destabilizzante dell'insorgenza talebana e degli altri gruppi antigovernativi si sono nel frattempo moltiplicate nella regione mediterranea, più prossima all'Italia, situazioni di instabilità politica, di conflitto e di crisi che mettono direttamente in pericolo la sicurezza dell'Europa e del nostro Paese;
    la minaccia jihadista si ripropone in Medio Oriente e in Nord Africa dopo i colpi subiti in Afghanistan;
    in particolare la situazione in Libia suscita forte allarme e richiede la massima attenzione per la vicinanza geografica, la minaccia terroristica, gli interessi economici coinvolti di natura strategica per l'Italia, il riflesso sulla gestione dei flussi migratori, il pericolo di diffusione dell'instabilità nei paesi vicini e l'oggettiva pericolosità della presenza di uno «stato fallito» a poca distanza dalle coste europee;
    anche la situazione in Iraq, dove l'Italia è già fortemente impegnata nel quadro della Coalizione internazionale e nel sostegno alle forze armate irachene e ai Peshmerga curdi, che stanno svolgendo un ruolo essenziale nel contrastare l'offensiva di Isis/Daesh, esige la massima attenzione,

impegna il Governo

a tradurre la sostanziale riduzione quantitativa e qualitativa della presenza militare italiana, nel quadro della riduzione in atto della presenza internazionale in Afghanistan sotto il comando della NATO, la cui collaborazione con le autorità locali rimane essenziale per contrastare la minaccia dell'insorgenza così come quella di natura terroristica, in una rimodulazione della partecipazione italiana alle missioni internazionali nel loro complesso, non in un'ottica di riduzione del nostro impegno internazionale, ma al fine di ridefinire le priorità derivanti dalle nuove crisi aperte nella regione del Mediterraneo, a cominciare dalla Libia e dal contributo al contrasto al terrorismo, contribuendo alla sicurezza e alla stabilità di regioni a noi prossime, in coerenza con gli interessi nazionali in gioco, con le decisioni e i mandati approvati dalle Nazioni Unite, con le linee di politica estera e di difesa comune decise dall'Unione europea e in stretto coordinamento con le scelte dei nostri partner NATO e alleati internazionali.
9/2893-AR/6Amendola, Scanu, Marazziti, Di Lello, Rabino, Causin, Picchi.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento legislativo in parola, anche indirettamente, tende a porre norme che vanno ad incidere sull'attuale politica dell'immigrazione;
    come da consolidata giurisprudenza, il potere di disciplinare l'immigrazione rappresenta una prerogativa essenziale dello Stato in quanto espressione del controllo del territorio, difatti la regolamentazione dell'ingresso e del soggiorno degli stranieri nel territorio dello Stato è «collegata alla ponderazione di svariati interessi pubblici, quali, ad esempio, la sicurezza e la sanità pubblica, l'ordine pubblico» (sentenze della Corte costituzionale n. 148 del 2008, n. 206 del 2006 e n. 62 del 1994);
    il «reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato» è stato introdotto nel 2009 dall'articolo 1, comma 16, lettera a), della legge 15 luglio 2009, n. 94, (cosiddetto pacchetto sicurezza) che ha modificato il testo unico delle disposizioni circa la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero (decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286) introducendovi l'articolo 10-bis, in linea con quanto previsto dalla Direttiva c.d. Rimpatri;
    successivamente alla sua introduzione, nell'ordinamento italiano il reato di immigrazione clandestina è stato dichiarato legittimo anche dalla Corte costituzionale (sentenza n. 250 del 2010);
    il reato di immigrazione clandestina vige anche in numerosi altri Stati europei, ad esempio in Francia, Germania e Gran Bretagna, talvolta con pene molto più severe e, pertanto, anche in sede europea, non vi è alcuna pronuncia che abbia dichiarato l'articolo 10-bis contrario a disposizioni comunitarie o internazionali;
    secondo quanto riportato dal rappresentante del Governo pro-tempore (seduta della I Commissione del 5 luglio 2011 – Camera dei deputati), le denunce per il reato di ingresso e soggiorno clandestino da agosto 2009 ad aprile 2011 «sono state oltre 43 mila. Nello stesso periodo risultano denunciati per il reato di violazione e reiterata violazione dell'ordine di allontanamento del questore oltre 56 mila stranieri; quanto alle espulsioni, queste sono state, dal 2008 al 2010, circa 60 mila»;
    successivamente alla legge delega n. 67 del 2014 che ha previsto tra i principi e criteri direttivi, all'articolo 2, comma 3, lettera b) l'abrogazione del reato di clandestinità, gli sbarchi sulle nostre coste sono aumentati fino a raggiungere la cifra di 125.000 solo da gennaio 2014, come attestato dal capo Dipartimento per le Libertà Civili e l'Immigrazione del Ministero dell'Interno, in audizione presso le Commissioni riunite I e II il 15 settembre 2014;
    la prevista abrogazione del reato di immigrazione clandestina ha inviato messaggi errati e incoraggiato tutte quelle organizzazioni che prosperano sulla tratta degli esseri umani, particolarmente grave quando si tratta di minori e donne in stato di gravidanza,

impegna il Governo

ad adottare tutte le più opportune iniziative, anche con provvedimenti di natura emergenziale, al fine di ripristinare il reato di immigrazione clandestina, così come previsto dall'articolo 10-bis del Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, e rendere efficaci ed effettive le modalità di espulsione di tutti i clandestini presenti sul territorio del nostro Stato, nonché ripristinare, al fine di rendere efficaci, le azioni di respingimento in accordo con i paesi di partenza.
9/2893-AR/7Grimoldi.


   La Camera,
   premesso che:
    come è emerso in queste ore la Procura di Brescia ha applicato le nuove norme introdotte dal presente decreto-legge nei confronti di cittadini stranieri alcuni dei quali con cittadinanza italiana per i nuovi reati per punire i c.d. foreign fighters, ovvero coloro che si fanno arruolare per il compimento di atti di violenza, con finalità di terrorismo;
    il proselitismo e l'arruolamento spesso avvengono all'interno delle Moschee o di centri culturali trasformati in luoghi di culto;
    fin dagli anni ’90 alcune comunità islamiche hanno avanzato istanze per arrivare a stipulare intese con lo Stato italiano. Le proposte avanzate non hanno però mai rivestito carattere omogeneo, dal momento che le organizzazioni non avevano raggiunto un accordo preventivo;
    nel 2000, le organizzazioni islamiche più rappresentative sono pervenute alla costituzione dell'associazione del Consiglio islamico d'Italia, quale organismo di rappresentanza dell'Islam. Il Consiglio però non è mai divenuto operativo e l'incapacità di raggiungere una posizione comune rappresentativa dell'universo islamico in Italia, ha sin qui determinato l'impossibilità di stipulare un'intesa con lo Stato italiano, oltre alla contrarietà di precetti di quella religione ad alcuni diritti fondamentali e all'ordine pubblico;
    a livello amministrativo, si ricorda che nel settembre 2005 è stata istituita, presso il Ministero dell'interno, la Consulta per l'islam italiano, organo consultivo dove siedono membri delle più rappresentative istituzioni islamiche presenti nel nostro Paese, che si pone l'obiettivo di avviare un dialogo istituzionale con le componenti musulmane presenti in Italia e di agevolare la costruzione di un Islam italiano, fondato sui propri valori religiosi e culturali, ma anche sulla piena accettazione degli ordinamenti politici e delle leggi italiane;
    questa Camera si è interessata a più riprese della questione. In materia vanno certamente ricordati gli atti di sindacato ispettivo presentati nel corso dell'attuale legislatura e riferiti ai progetti di costruzione di moschee o all'attività di Centri di cultura islamici;
    nella seduta del 16 settembre 2008 dell'Assemblea della Camera, il Sottosegretario per l'Interno, on. Mantovano, rispondendo all'interpellanza sulle problematiche inerenti al finanziamento e al progetto di realizzazione della moschea di Bologna, ha ricordato come la vicenda sia riferibile al più ampio problema di controllo e monitoraggio delle realtà associative islamiche presenti in Italia;
    un dibattito e una deliberazione in Assemblea, contenente una specifica direttiva al Governo, sono stati sollecitati dalle mozioni Cota ed altri n. 1-00076, approvata nella seduta 98 del 4 dicembre 2008, concernente una moratoria per la costruzione di nuove moschee e centri culturali islamici, che invitava il Governo a bloccare la costruzione di nuove moschee fino a quando non verrà approvata una legge che regolamenti l'edificazione di luoghi di culto delle confessioni che non abbiano stipulato intese con lo Stato italiano,
    è stato presentato in questa legislatura, da parte del deputato Molteni, l'A.C. 1570 in materia di costruzione delle nuove moschee e centri islamici,

impegna il Governo

ad attivarsi, anche attraverso iniziative legislative urgenti per introdurre misure straordinarie di contrasto al terrorismo di matrice islamica che prevedano una moratoria per la costruzione di nuove moschee e centri culturali islamici fino a quando non sarà approvata una legge, le cui linee guida si rifacciano all'AC 1570 Molteni, per regolamentare l'edificazione di luoghi di culto per le confessioni che non abbiano stipulato intese con lo Stato italiano e predisponendo l'immediata chiusura di tutte le moschee e centri islamici o associazioni culturali similari al cui interno si riscontrino presenze eversive.
9/2893-AR/8Marcolin.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento legislativo in parola, anche indirettamente, tende a porre norme che vanno ad incidere sull'attuale politica in materia di immigrazione e protezione internazionale;
    la protezione umanitaria è una forma di protezione (non internazionale) diversa rispetto allo status di rifugiato e allo status di protezione sussidiaria, e infatti è disciplinata dal Testo Unico sull'immigrazione e dal decreto legislativo 28 gennaio 2008, n. 25;
    detta forma di protezione è riconosciuta al richiedente protezione internazionale quando la Commissione Territoriale, pur non accertando la sussistenza di esigenze di protezione internazionale, ritiene che esistano seri motivi di carattere umanitario che giustificano la permanenza del richiedente sul territorio nazionale;
    la disposizione normativa non enuncia in via esemplificativa quali debbano essere considerati i seri motivi, pertanto, è suscettibile di ampia interpretazione e pertanto si presti a maggior utilizzo, costituendo la forma di protezione più riconosciuta ai richiedenti asilo;
    la normativa italiana non definisce in termini univoci quali siano le esigenze di protezione umanitaria di un individuo: l'articolo 5, comma 6 del decreto legislativo n. 286 del 1998 adotta una previsione di carattere generale che consente la tutela di una vasta categoria di fattispecie soggettive, non riconducibili alla protezione internazionale;
    la mancanza assoluta di una disciplina normativa che definisca il contenuto del titolo di soggiorno per motivi umanitari, i diritti a esso connessi e le modalità di rilascio e rinnovo del titolo stesso, ha causato l'adozione di prassi del tutto difformi da territorio a territorio;
    valutato che la protezione umanitaria non rientra nella nozione di protezione internazionale ed altresì va ad aggiungersi ad altre forme di protezione già previste dal nostro ordinamento;
     alla luce di tale contesto normativo non compiutamente definito potrebbe verificarsi il pericolo di consentire attraverso tale istituto ad esponenti di cellule terroristiche l'ingresso nel territorio nazionale,

impegna il Governo

ad assumere, anche in considerazione di quanto esposto nell'ultimo capoverso delle premesse, i più opportuni provvedimenti, anche di natura emergenziale, al fine di razionalizzare i sistemi di protezione già disposti dal nostro ordinamento, mediante l'abrogazione dell'articolo 5, comma 6, del Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286.
9/2893-AR/9Invernizzi.


   La Camera,
   apprezzando l'ampiezza degli interventi internazionali delle Forze armate e della Cooperazione allo sviluppo sui maggiori teatri di crisi in Africa, Asia ed Europa;
   rilevando come la scelta di operare con le Forze Armate di altri Paesi evidenzi sempre una significativa solidarietà politica, tanto in circostanze ordinarie, quando ci si addestra sulla base di programmi preconcordati, quanto in quelle straordinarie in cui si opera congiuntamente sui teatri di crisi;
   sottolineando, in particolare, il precedente della cooperazione militare bilaterale italo-brasiliana nell'ambito dell'attività di soccorso prestata ad Haiti;
   stigmatizzando, tuttavia, l'atteggiamento non collaborativo dimostrato dal Brasile nella gestione della vicenda collegata alla mancata estradizione in Italia di Cesare Battisti, condannato all'ergastolo in contumacia dalla magistratura del nostro Paese per reati di terrorismo – quattro omicidi in concorso – e non certo vittima di una presunta negazione del diritto alla libertà di opinione ed espressione del pensiero;
   ritenendo che la protezione di fatto accordata dalle autorità brasiliane a quello che per la giustizia del nostro Paese è un terrorista conclamato rappresenti un gesto incompatibile con relazioni di autentica solidarietà politica ed amicizia;
   il comma 3 dell'articolo 13 prevede la possibilità che la prosecuzione della partecipazione ad alcune operazioni internazionali sia subordinata alla soluzione di questioni pendenti che riguardano cittadini italiani,

impegna il Governo

a sospendere ogni forma di cooperazione e collaborazione in campo politico-militare con il Brasile, a partire da quelle che regolano l'accesso di ufficiali brasiliani ai centri ed agli istituti di formazione militare del nostro Paese, fino al perfezionamento dell'estradizione in Italia di Cesare Battisti.
9/2893-AR/10Gianluca Pini.


   La Camera,
   apprezzando l'ampiezza degli interventi internazionali delle Forze armate e della Cooperazione allo sviluppo sui maggiori teatri di crisi in Africa, Asia ed Europa;
   rilevando come la scelta di operare con le Forze Armate di altri Paesi evidenzi sempre una significativa solidarietà politica, tanto in circostanze ordinarie, quando ci si addestra sulla base di programmi preconcordati, quanto in quelle straordinarie in cui si opera congiuntamente sui teatri di crisi;
   sottolineando, in particolare, il precedente della cooperazione militare bilaterale italo-brasiliana nell'ambito dell'attività di soccorso prestata ad Haiti;
   stigmatizzando, tuttavia, l'atteggiamento non collaborativo dimostrato dal Brasile nella gestione della vicenda collegata alla mancata estradizione in Italia di Cesare Battisti, condannato all'ergastolo in contumacia dalla magistratura del nostro Paese per reati di terrorismo – quattro omicidi in concorso – e non certo vittima di una presunta negazione del diritto alla libertà di opinione ed espressione del pensiero;
   ritenendo che la protezione di fatto accordata dalle autorità brasiliane a quello che per la giustizia del nostro Paese è un terrorista conclamato rappresenti un gesto incompatibile con relazioni di autentica solidarietà politica ed amicizia,
   il comma 3 dell'articolo 13 prevede la possibilità che la prosecuzione della partecipazione ad alcune operazioni internazionali sia subordinata alla soluzione di questioni pendenti che riguardano cittadini italiani,

impegna il Governo

ad intraprendere, tenendo conto della collaborazione esistente con il Brasile, tutte le iniziative politiche necessarie a consentire l'estradizione in Italia di Cesare Battisti.
9/2893-AR/10. (Testo modificato nel corso della seduta) Gianluca Pini.


   La Camera
   rilevando come il terrorismo internazionale di matrice jihadista tragga linfa vitale dal flusso di immigrati provenienti da Paesi maggioritariamente musulmani ed in particolare da alcuni nei quali infuria la guerra civile;
   constatando con preoccupazione la magnitudine dei flussi migratori in uscita da Africa ed Asia, che interessano il nostro Paese e rendono oltremodo difficile il controllo delle identità di chi arriva;
   osservando l'alto numero di coloro che richiedono l'asilo politico e, di contro, la bassa percentuale di coloro la cui domanda viene accolta;
   stigmatizzando l'assenza di cooperazione da parte dei nostri partner europei, insufficiente ai fini della dissuasione e gestione dei flussi e del tutto inadeguata nelle modalità anche nell'ambito dell'operazione Triton;
   ritenendo, invece, interessante il progetto di aprire almeno tre grandi campi profughi in Africa, nei quali convogliare coloro che intendono recarsi in Europa, allo scopo di vagliare sul posto le domande di concessione dello status di rifugiato e dividerle tra i Paesi membri dell'Unione Europea, impedendo a coloro che risultino privi dei necessari requisiti di raggiungere le coste nordafricane,

impegna il Governo

a perseguire in tutte le sedi competenti la realizzazione del progetto, coinvolgendo i Paesi partner dell'Unione Europea nell'allestimento e nella gestione dei grandi campi profughi in terra d'Africa, allo scopo di gestirvi congiuntamente le pratiche per la concessione o negazione dell'asilo politico nonché di provvedere alla successiva assegnazione dei rifugiati ai singoli Stati membri dell'Ue.
9/2893-AR/11Rondini.


   La Camera
   rilevando come il terrorismo internazionale di matrice jihadista tragga linfa vitale dal flusso di immigrati provenienti da Paesi maggioritariamente musulmani ed in particolare da alcuni nei quali infuria la guerra civile;
   constatando con preoccupazione la magnitudine dei flussi migratori in uscita da Africa ed Asia, che interessano il nostro Paese e rendono oltremodo difficile il controllo delle identità di chi arriva;
   osservando l'alto numero di coloro che richiedono l'asilo politico e, di contro, la bassa percentuale di coloro la cui domanda viene accolta;
   ritenendo, invece, interessante il progetto di aprire almeno tre grandi campi profughi in Africa, nei quali convogliare coloro che intendono recarsi in Europa, allo scopo di vagliare sul posto le domande di concessione dello status di rifugiato e dividerle tra i Paesi membri dell'Unione Europea, impedendo a coloro che risultino privi dei necessari requisiti di raggiungere le coste nordafricane,

impegna il Governo

a perseguire in tutte le sedi competenti la realizzazione del progetto, coinvolgendo i Paesi partner dell'Unione Europea nell'allestimento e nella gestione dei grandi campi profughi in terra d'Africa, allo scopo di gestirvi congiuntamente le pratiche per la concessione o negazione dell'asilo politico nonché di provvedere alla successiva assegnazione dei rifugiati ai singoli Stati membri dell'Ue.
9/2893-AR/11. (Testo modificato nel corso della seduta) Rondini.


   La Camera,
   esprimendo il proprio apprezzamento per lo stabilimento del principio secondo il quale chi si reca in un Paese classificato ufficialmente dal Ministero degli affari esteri come altamente rischioso lo fa sotto la propria responsabilità;
   rilevando come il decreto-legge in esame contenga, tra le altre, disposizioni che stanziano denaro pubblico per l'assistenza ai cittadini italiani che si trovino in situazione di pericolo all'estero;
   ritenendo che le norme sopracitate vadano riferite a persone che vengano a trovarsi in situazioni d'emergenza impreviste ed imprevedibili, verificatesi in Paesi giudicati non rischiosi dal Ministero degli affari esteri,

impegna il Governo:

   a non corrispondere alcun riscatto a chiunque si renda responsabile del sequestro di cittadini italiani all'estero, in teatri di crisi o comunque definiti ad alto rischio dal Ministero degli affari esteri;
   ad adoperarsi per ridurre al minimo il rischio che il nostro Paese venga condizionato politicamente attraverso lo strumento della presa d'ostaggi, anche vincolando al rilascio di un apposito nulla osta l'autorizzazione al personale cooperante volontario dipendente dalle Ong italiane o straniere a recarsi nei teatri di crisi ove queste ultime siano presenti.
9/2893-AR/12Allasia.


   La Camera,
   esprimendo il proprio apprezzamento per lo stabilimento del principio secondo il quale chi si reca in un Paese segnalato dal Ministero degli affari esteri come altamente rischioso lo fa sotto la propria responsabilità;
   rilevando come il decreto-legge in esame contenga, tra le altre, disposizioni che stanziano denaro pubblico per l'assistenza ai cittadini italiani che si trovino in situazione di pericolo all'estero;
   ritenendo che le norme sopracitate vadano riferite a persone che vengano a trovarsi in situazioni d'emergenza impreviste ed imprevedibili, verificatesi in Paesi non segnalati come rischiosi dal Ministero degli affari esteri,

impegna il Governo

ad adoperarsi per ridurre al minimo il rischio che il nostro Paese venga condizionato politicamente attraverso lo strumento della presa d'ostaggi, anche invitando il personale cooperante volontario dipendente dalle Ong italiane o straniere a recarsi nei teatri di crisi ove queste ultime siano presenti solo dopo apposita consultazione con il MAECI sulle condizioni di sicurezza e segnalazione sul suo sito istituzionale.
9/2893-AR/12. (Testo modificato nel corso della seduta) Allasia.


   La Camera,
   apprezzando gli sforzi della diplomazia internazionale volti a favorire la riconciliazione tra le autorità libiche dei due governi rivali di Tobruk e Tripoli, anche al fine di ottenere la successiva collaborazione di un esecutivo autenticamente unitario nella repressione delle infiltrazioni del sedicente Stato Islamico a Derna e nella Sirte;
   rilevando, tuttavia, come il governo di Tobruk ed il suo braccio armato, l'Esercito guidato dal generale Haftar, preferiscano continuare le ostilità contro Tripoli, malgrado la Brigata di Misurata stia affrontando i miliziani che hanno aderito al sedicente Stato Islamico;
   esprimendo quindi dubbi circa l'effettiva capacità della comunità internazionale di pervenire ad una ricomposizione della guerra civile in corso in Libia dal 2011;
   ritenendo comunque pericoloso rimuovere l'embargo sulle forniture di materiali d'armamento che grava su tutte le fazioni in lotta in Libia;
   sussistendo peraltro una sempre più forte minaccia collegata al radicamento di seguaci del sedicente Califfato in Libia che, tra l'altro, starebbero anche assumendo il controllo della tratta di essere umani nel Canale di Sicilia;
   ricordando come operi nel Canale di Sicilia un potente dispositivo aeronavale nazionale, nel quadro dell'Operazione «Mare Sicuro»,

impegna il Governo:

   a non utilizzare «Mare Sicuro» come un dispositivo per il soccorso dei migranti clandestini in mare;
   a considerare l'opportunità di impiegare le navi schierate nel Canale di Sicilia dalla Marina Militare per sottoporre a blocco navale la Libia, in modo tale da impedire l'arrivo in Europa di miliziani fedeli allo Stato Islamico e comunque privare i simpatizzanti del Califfato di un importante cespite di entrate.
9/2893-AR/13Guidesi.


   La Camera,
   premesso che:
    risulta evidente la necessità, in questo momento storico, di dotare lo Stato di una legge che colpisca in maniera adeguata chi compia reati di particolare gravità e che attengono la sicurezza nazionale e dei cittadini;
    risulta altresì evidente che sempre con maggior frequenza gli strumenti atti a comunicare ed organizzare attività illecite siano per lo più riconducibili a strumenti informatici;
    tuttavia una legge che regoli tali norme deve garantire innanzitutto la sicurezza dei cittadini a cui fa riferimento, facendo attenzione a non limitarne le libertà individuali sancite anche e soprattutto dagli articoli 13 e 15 della Costituzione;
    l'uso di captatori informatici (Trojan, Keylogger, snìffer, ed altri) quale mezzo di ricerca delle prove da parte delle Autorità statali, giudiziarie o di sicurezza, è controverso se riferito ai dati di un sistema informatico in possesso di un privato cittadino in quanto risulta essere contestualmente un'ispezione (articolo 244 del codice di procedura penale), una perquisizione (articolo 247 del codice di procedura penale), un'intercettazione di comunicazioni (266 del codice di procedura penale), un'acquisizione occulta di documenti e dati anche personali; tutte attività compiute in un luogo, i sistemi informatici privati, che equivalgono al domicilio;
    nel 2008 la Corte Costituzionale tedesca, con sentenza del 27 febbraio 2008, si era espressa negativamente sull'uso generalizzato del cosiddetto Bundestrojan (Trojan di Stato) rilevando come tale attività comportasse rischi di un controllo pervasivo dei sistemi, il superamento dei sistemi di cifratura, la profilazione di comportamenti estranei ai reati perseguiti, un'invasione della sfera privata e della riservatezza, nonché rischi di danni ai sistemi informatici ed il coinvolgimento di dati di terzi estranei;
    è comprensibile la necessità di adeguare all'attuale situazione di sviluppo tecnologico l'articolo 266-bis del codice, che, prevedendo la sola intercettazione del flusso di comunicazione anche quando il flusso sia cifrato, come accade quando si usano le più diffuse applicazioni voice over IP, non permette di ottenere alcuna informazione della comunicazione in atto, risultando in questo modo non efficace;
    è ragionevole permettere l'installazione di software sui dispositivi degli utenti per controllare in modo remoto la comunicazione prima che il flusso venga cifrato;
    l'installazione di software per raccogliere i dati di un sistema informatico in possesso di un privato cittadino equivale a eseguire anche un'ispezione (articolo 244 del codice di procedura penale) e una perquisizione (articolo 247 del codice di procedura penale) e quindi vanno assicurati i diritti del cittadino coerentemente agli articoli 246 del codice di procedura penale e 250 del codice di procedura penale;
    i captatori sono comunque uno strumento di indubbia utilità per combattere il terrorismo ed altri gravi reati che riguardino la sicurezza dei cittadini e quindi il loro uso può essere previsto se regolato in modo stringente, come avviene per le intercettazioni telefoniche, coerentemente con i principi costituzionali,

impegna il Governo

a modificare, nel primo provvedimento utile, il codice di procedura penale, in particolar modo in riferimento all'articolo 266-bis, inserendo adeguate soluzioni attraverso l'impiego di programmi informatici atti a conoscere i contenuti delle comunicazioni realizzate tramite applicazioni VoIP o assimilabili.
9/2893-AR/14Coppola, Basso, Quintarelli, Tentori, Boccadutri, Mucci, Bruno Bossio, Dallai, Barbanti, D'Alia, Vargiu, Ascani, Bargero, Tinagli, Tofalo, Catalano, Galgano, Molea, Buttiglione, Binetti, Capua.


   La Camera,
   premesso che:
    risulta evidente la necessità, in questo momento storico, di dotare lo Stato di una legge che colpisca in maniera adeguata chi compia reati di particolare gravità e che attengono la sicurezza nazionale e dei cittadini;
    risulta altresì evidente che sempre con maggior frequenza gli strumenti atti a comunicare ed organizzare attività illecite siano per lo più riconducibili a strumenti informatici;
    tuttavia una legge che regoli tali norme deve garantire innanzitutto la sicurezza dei cittadini a cui fa riferimento, facendo attenzione a non limitarne le libertà individuali sancite anche e soprattutto dagli articoli 13 e 15 della Costituzione;
    è comprensibile la necessità di adeguare all'attuale situazione di sviluppo tecnologico l'articolo 266-bis del codice, che, prevedendo la sola intercettazione del flusso di comunicazione anche quando il flusso sia cifrato, come accade quando si usano le più diffuse applicazioni voice over IP, non permette di ottenere alcuna informazione della comunicazione in atto, risultando in questo modo non efficace;
    è ragionevole permettere l'installazione di software sui dispositivi degli utenti per controllare in modo remoto la comunicazione prima che il flusso venga cifrato;
    l'installazione di software per raccogliere i dati di un sistema informatico in possesso di un privato cittadino equivale a eseguire anche un'ispezione (articolo 244 del codice di procedura penale) e una perquisizione (articolo 247 del codice di procedura penale) e quindi vanno assicurati i diritti del cittadino coerentemente agli articoli 246 del codice di procedura penale e 250 del codice di procedura penale;
    i captatori sono comunque uno strumento di indubbia utilità per combattere il terrorismo ed altri gravi reati che riguardino la sicurezza dei cittadini e quindi il loro uso può essere previsto se regolato in modo stringente, come avviene per le intercettazioni telefoniche, coerentemente con i principi costituzionali,

impegna il Governo

a modificare, nel primo provvedimento utile, il codice di procedura penale, in particolar modo in riferimento all'articolo 266-bis, inserendo adeguate soluzioni attraverso l'impiego di programmi informatici atti a conoscere i contenuti delle comunicazioni realizzate tramite applicazioni VoIP o assimilabili.
9/2893-AR/14. (Testo modificato nel corso della seduta) Coppola, Basso, Quintarelli, Tentori, Boccadutri, Mucci, Bruno Bossio, Dallai, Barbanti, D'Alia, Vargiu, Ascani, Bargero, Tinagli, Tofalo, Catalano, Galgano, Molea, Buttiglione, Binetti, Capua.


   La Camera,
   premesso che:
    nell'ambito delle misure contenute nel provvedimento in esame emanato a seguito dei recenti episodi verificatisi sia in Europa, sia in Paesi dello scacchiere mediorientale, che hanno evidenziato l'innalzamento della minaccia terroristica di matrice jihadista, il medesimo provvedimento, interviene in materia di sicurezza interna attraverso una serie di disposizioni, concernenti l'impiego del personale delle Forze armate in attività di controllo del territorio, di vigilanza di siti e obiettivi sensibili e di prevenzione dei fenomeni di criminalità organizzata;
    al riguardo, nell'ambito delle attività legate a fenomeni delittuosi, quelle connesse all'elevato aumento dei furti nelle abitazioni private, evidenziano un quadro a livello nazionale, estremamente grave e preoccupante in tema di sicurezza interna, come dimostrato dal recente rapporto del Censis, che rileva l'aumento record dei furti più che raddoppiati negli ultimi dieci anni ed in particolare quelli commessi nell'ultimo anno, che risultano essere 689 ogni giorno (uno ogni due minuti);
    l'utilizzo del personale militare delle Forze armate da affiancare all'operato delle forze di polizia, per il contrasto dei fenomeni criminali, come evidenziato dall'articolo 5 del suddetto decreto-legge, che reca una serie di disposizioni per il controllo del territorio, costituisce a tal fine una misura condivisibile e necessaria, finalizzata a fronteggiare il suesposto fenomeno, la cui dimensione di gravità a livello nazionale ha assunto livelli emergenziali;

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere nei prossimi interventi legislativi, misure finalizzate all'impiego delle Forze armate, per il contrasto al fenomeno dei furti nelle abitazioni private, da affiancare all'operato delle Forze di polizia, le cui difficoltà legate all'insufficienza del numero del personale a livello nazionale, nonché alle gravi falle del sistema giudiziario, legate alle pene detentive per gli arrestati processati per direttissima, (moltissimi dei quali anche recidivi) indubbiamente limitate, accrescono i livelli emergenziali del fenomeno esposto in premessa, la cui recrudescenza determina spesso contraccolpi non solo a livello economico, ma anche psicologico.
9/2893-AR/15Faenzi.


   La Camera,
   premesso che:
   nel rispetto delle disposizione del codice della navigazione, recato dal regio decreto 30 marzo 1942, n. 327, nonché della normativa comunitaria, entro 120 giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge del 18 febbraio 2015, n. 7, in esame, sentito l'Ente Nazionale per l'Aviazione Civile, dovrà essere emanato un provvedimento interministeriale Interno, Difesa e Infrastrutture e trasporti, recante la disciplina delle modalità di impiego da parte delle Forze di Polizia di Aeromobili a pilotaggio remoto (APR) per il monitoraggio del territorio finalizzato alla pubblica sicurezza, al contrasto al terrorismo e alla criminalità organizzata, nonché per finalità di tutela ambientale;
   a seguito dell'emanazione del citato provvedimento interministeriale interverrà l'effettivo e concreto nuovo impiego dei citati Aeromobili a pilotaggio remoto per le finalità delineate, con conseguenti nuovi oneri connessi ad eventuali adeguamenti infrastrutturali, manutenzione ordinaria e straordinaria, adeguamento delle centrali operative e di controllo, addestramento del personale, anche presso gli appositi centri di formazione delle Forze Armate,

impegna il Governo

a verificare l'eventuale esigenza, coerentemente con le effettive previsioni di impiego dei citati APR, di nuovi e maggiori oneri per la finanza pubblica, individuando nel caso, anche all'interno del prossimo decreto-legge di proroga delle Missioni internazionali, le adeguate coperture finanziarie.
9/2893-AR/16Fauttilli.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 5, comma 3-ter, del provvedimento in esame ha introdotto la possibilità di assumere 150 allievi carabinieri da trarre dai vincitori del concorso bandito nell'anno 2010 per il reclutamento di allievi carabinieri effettivi in ferma quadriennale, che abbiano concluso la ferma di quattro anni quale volontario nelle Forze Armate (VFP 4);
    il comma 264 dell'articolo 1 della legge di Stabilità 2015 prevede il rinvio delle assunzioni nelle Forze di Polizia, previste per il 2015, al 1o dicembre 2015, fatta eccezione per quelle disposte nel 2014 per le esigenze di EXPO 2015;
    sono state autorizzate le assunzioni del personale nel corpo della Polizia di Stato, relativamente alla categoria agenti e assistenti, di cui all'articolo 3, commi 3-quater e 3-sexies, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, n. 114, a decorrere dal 1o gennaio 2015, in via straordinaria, per fronteggiare la palese necessità di incrementare i servizi di prevenzione e di controllo del territorio, anche connessi allo svolgimento di Expo Milano 2015;
    l'Amministrazione è autorizzata ad assumere tutti i vincitori e idonei, facendo scorrere la graduatoria fino a completo esaurimento, del concorso, per titoli ed esami, per il reclutamento di 650 allievi agenti della Polizia di Stato indetto con decreto ministeriale del 7 marzo 2014 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 14 marzo 2014 e la cui graduatoria di merito è stata pubblicata nel Bollettino Ufficiale del personale del Ministero dell'interno – supplemento straordinario n. 1/48 del 22 dicembre 2014, con avviso di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana – 4 serie speciale «Concorsi ed esami» del 19 dicembre 2014;
    a seguito dei drammatici atti terroristici di matrice islamica compiuti in Francia e delle minacce di cui il nostro Paese è continuamente oggetto da parte del Califfato islamico – Daesh, tutti i Prefetti d'Italia sono stati chiamati, tramite la diramazione di direttive circostanziate del Ministro dell'Interno e dal Capo della Polizia di Stato ad alzare il livello di sicurezza nel nostro Paese;
    il recente piano di soppressione di presidi di polizia interessa numerosi commissariati cittadini di pubblica sicurezza, nell'ottica di una spending review che non riesce a ridurre sprechi e inefficienze, né tiene conto della grave carenza di organico, che ammonta ormai a circa 21.000 unità;
    il taglio di risorse da investire nella sicurezza pubblica fa ricadere sui cittadini le conseguenze estremamente pericolose che comporta una minor presenza di Forze di polizia sul territorio, e questo nonostante la proroga dell'impiego di militari sulle strade con funzioni di ordine pubblico, la cosiddetta «operazione strade sicure», fortemente voluta e varata dal Governo Berlusconi nel 2008;
    il numero di 650 unità di polizia da arruolare, inizialmente stabilito, non è più sufficiente a fronteggiare i servizi di prevenzione e di controllo del territorio, soprattutto in connessione allo svolgimento di ben due eventi internazionali, come quelli di EXPO Milano 2015 e del Giubileo Straordinario che avrà inizio a dicembre a Roma,

impegna il Governo

ad assumere iniziative al fine di reclutare, oltre ai 650 vincitori, tutti gli idonei del concorso per 650 Allievi Agenti della Polizia di Stato, di cui in premessa, per un totale di 900 unità.
9/2893-AR/17Giammanco, Santelli, Biancofiore, Molteni, La Russa.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 5, comma 1, del provvedimento in esame fa riferimento all'articolo 7-bis del decreto-legge n. 92 del 2008, convertito con modificazioni, dalla legge 125 del 2008 recante «Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica», che ha introdotto la possibilità di impiegare un contingente di personale militare appartenente alle Forze armate per servizi di vigilanza a siti e obiettivi sensibili, nonché di perlustrazione e pattuglia in concorso e congiuntamente alle Forze di Polizia;
    tale decreto prevede che il piano di impiego del personale delle Forze armate sia adottato con decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro della difesa, sentito il Comitato nazionale dell'ordine e della sicurezza pubblica integrato dal Capo di Stato Maggiore della difesa e previa informazione al Presidente del Consiglio dei ministri;
    il Decreto interministeriale del 27 febbraio 2015 reca la proroga del piano di impiego del contingente militare fino al 30 giugno 2015 e, nella Tabella 2, allegata al piano stesso, definisce le unità operative assegnate alle singole province per servizi di vigilanza a siti ed obiettivi sensibili, per straordinarie esigenze di prevenzione e contrasto del terrorismo;
    la realtà del pericolo del terrorismo di matrice islamica e dell'intreccio con la criminalità organizzata è stata confermata, tra l'altro, dagli arresti eseguiti il 25 marzo 2015 a Bergamo e Brescia, dove il materiale sequestrato agli arrestati – pubblicistica e filmati video diffusi sul web, erano «destinati a italiani di seconda generazione che, al compimento del diciottesimo anno d'età sarebbero diventati cittadini italiani», con un documento in italiano chiaramente «diretto a ragazzi italiani, un target ben definito», come hanno affermato il sostituto procuratore, Leonardo Lesti, e il dirigente della Digos di Brescia, Giovanni De Stavola;
    le province di Bergamo e di Brescia hanno visto raddoppiare l'afflusso di stranieri dal 2005 ad oggi fino ad arrivare ad una percentuale che si attesta al 13 per cento rispetto alla popolazione italiana con una tendenza in costante aumento dovuta anche al trasferimento dei migranti soccorsi dalla Marina Militare nel Mediterraneo ma, nonostante questo, il piano di impiego richiamato non prevede il dispiegamento di contingenti di militari sul territorio di tali province,

impegna il Governo

a modificare, ex articolo 2, comma 2, del decreto interministeriale del 27 febbraio 2015, il piano di impiego del contingente militare, al fine di inserire le province di Bergamo e di Brescia nella Tabella 2, allegata al piano stesso, che definisce le unità operative assegnate alle singole province per servizi di vigilanza a siti ed obiettivi sensibili, per straordinarie esigenze di prevenzione e contrasto del terrorismo.
9/2893-AR/18Gregorio Fontana, Gelmini.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 5, comma 1, del provvedimento in esame fa riferimento all'articolo 7-bis del decreto-legge n. 92 del 2008, convertito con modificazioni, dalla legge 125 del 2008 recante «Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica», che ha introdotto la possibilità di impiegare un contingente di personale militare appartenente alle Forze armate per servizi di vigilanza a siti e obiettivi sensibili, nonché di perlustrazione e pattuglia in concorso e congiuntamente alle Forze di Polizia;
    tale decreto prevede che il piano di impiego del personale delle Forze armate sia adottato con decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro della difesa, sentito il Comitato nazionale dell'ordine e della sicurezza pubblica integrato dal Capo di Stato Maggiore della difesa e previa informazione al Presidente del Consiglio dei ministri;
    il Decreto interministeriale del 27 febbraio 2015 reca la proroga del piano di impiego del contingente militare fino al 30 giugno 2015 e, nella Tabella 2, allegata al piano stesso, definisce le unità operative assegnate alle singole province per servizi di vigilanza a siti ed obiettivi sensibili, per straordinarie esigenze di prevenzione e contrasto del terrorismo;
    la realtà del pericolo del terrorismo di matrice islamica e dell'intreccio con la criminalità organizzata è stata confermata, tra l'altro, dagli arresti eseguiti il 25 marzo 2015 a Bergamo e Brescia, dove il materiale sequestrato agli arrestati – pubblicistica e filmati video diffusi sul web, erano «destinati a italiani di seconda generazione che, al compimento del diciottesimo anno d'età sarebbero diventati cittadini italiani», con un documento in italiano chiaramente «diretto a ragazzi italiani, un target ben definito», come hanno affermato il sostituto procuratore, Leonardo Lesti, e il dirigente della Digos di Brescia, Giovanni De Stavola;
    le province di Bergamo e di Brescia hanno visto raddoppiare l'afflusso di stranieri dal 2005 ad oggi fino ad arrivare ad una percentuale che si attesta al 13 per cento rispetto alla popolazione italiana con una tendenza in costante aumento dovuta anche al trasferimento dei migranti soccorsi dalla Marina Militare nel Mediterraneo ma, nonostante questo, il piano di impiego richiamato non prevede il dispiegamento di contingenti di militari sul territorio di tali province,

impegna il Governo

a modificare, ex articolo 2, comma 2, del decreto interministeriale del 27 febbraio 2015, il piano di impiego del contingente militare, al fine di valutare l'opportunità di inserire le province di Bergamo e di Brescia nella Tabella 2, allegata al piano stesso, che definisce le unità operative assegnate alle singole province per servizi di vigilanza a siti ed obiettivi sensibili, per straordinarie esigenze di prevenzione e contrasto del terrorismo.
9/2893-AR/18. (Testo modificato nel corso della seduta) Gregorio Fontana, Gelmini.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 1, comma 1, del decreto-legge in titolo interviene sul delitto di arruolamento con finalità di terrorismo, per punire anche colui che si arruola, non presupponendo, dunque, il compimento di specifici atti;
    la predetta formulazione, oltre ad anticipare la soglia di punibilità, solleva dubbi circa la determinatezza della fattispecie penale, da una parte, e il necessario rispetto del principio di offensività, dall'altra;
    la Corte costituzionale ha sin qui fondamentalmente riservato alla discrezionalità del legislatore il livello e il modulo di anticipazione della tutela, rinunciando, in sostanza, a sindacare le stesse scelte tecniche di costruzione dell'illecito penale secondo lo schema del reato di danno ovvero di pericolo, ovvero secondo una particolare forma di tipizzazione del pericolo. Anche di recente la Consulta ha ribadito che «l'ampia discrezionalità» che va riconosciuta al legislatore penale «si estende anche alla scelta delle modalità di protezione penale dei singoli beni e o interessi» e che «rientra (...) in detta sfera di discrezionalità l'opzione per le forme di tutela avanzata, che colpiscano l'aggressione ai valori protetti nello stadio della semplice esposizione a pericolo (...) nonché, correlativamente, l'individuazione della soglia di pericolosità alla quale riconnettere la risposta punitiva» (sentenza n. 225 del 2008),

impegna il Governo

a valutare gli effetti applicativi della norma citata in premessa al fine di adottare, in tempi rapidi, ulteriori iniziative normative volte alla modifica della disposizione che, intervenendo sul delitto di arruolamento con finalità di terrorismo per punire anche colui che si arruola, senza presupporre il compimento di specifici atti, stabilisca nella nuova normativa la determinatezza della fattispecie penale e il necessario rispetto del principio di offensività.
9/2893-AR/19Sarti.


   La Camera,
   premesso che:
    nella nuova formulazione dell'articolo 270-quinquies si aggrava la pena prevista per il delitto di addestramento ad attività con finalità di terrorismo, quando le condotte di chi addestra o istruisce siano commesse attraverso strumenti telematici o informatici;
    nel testo infatti si parla anche di «persona che avendo acquisito, anche autonomamente, le istruzioni per il compimento degli atti di cui al primo periodo, pone in essere comportamenti univocamente finalizzati alla commissione delle condotte di cui all'articolo 270-sexies»;
    è necessaria l'emanazione di una norma che preveda la sostituzione della parola «comportamenti» con la locuzione «atti idonei diretti in modo non equivoco» mutuata dall'articolo 56 del codice penale per conferire sia maggiore materialità che maggior determinatezza alla fattispecie, richiamando le parole e la loro consolidata interpretazione usate dal legislatore per il delitto tentato;
    infatti, sempre in ossequio a materialità e determinatezza, dopo l'addestramento, subìto o autonomo, la punibilità dovrà scattare non quando vi sarà la prova di voler perseguire le finalità di cui all'articolo 270-sexies (Condotte con finalità di terrorismo), ma quando vi sarà la prova che l'imputato ha tentato la commissione di reati precisi (quali che siano, ma vanno individuati) animato da quelle finalità terroristiche,

impegna il Governo

a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni di cui in premessa al fine di adottare ulteriori iniziative normative volte a specificare, in maniera maggiormente determinata, i comportamenti sanzionabili quali «atti idonei diretti in modo non equivoco» così come previsto dall'articolo 56 del codice penale al fine di conferire sia maggiore materialità che maggior determinatezza alla fattispecie, richiamando le parole e la loro consolidata interpretazione usate dal legislatore per il delitto tentato.
9/2893-AR/20Ferraresi.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge in esame si prefigge di adeguare le disposizioni normative interne ad esigenze legate alla c.d. «emergenza terrorismo» nonché alla necessità di dare attuazione alla risoluzione n. 2178 del 2014, adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, vincolante per gli Stati;
    all'articolo 4 il decreto contiene disposizioni che consentono la comminazione di misure personali nei confronti dei così detti foreign fighters;
    anche qui la disciplina dettata dal decreto appare non sufficientemente definita in quanto rischia di ricomprendere all'interno della fattispecie astratta casi diversi da quelli che hanno ispirato la norma in esame,

impegna il Governo

a valutare con particolare attenzione gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate in premessa, al fine di considerare l'opportunità che l'applicazione della norma possa limitarsi ai soli casi in cui il contravventore rientri nel territorio dello Stato e che la prescrizione per il reato resti sospesa fino al giorno in cui si verifichi il reingresso nel territorio italiano.
9/2893-AR/21(Versione corretta)Bonafede.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto legge in esame si prefigge di adeguare le disposizioni normative interne ad esigenze legate alla c.d. «emergenza terrorismo» nonché alla necessità di dare attuazione alla risoluzione n. 2178 del 2014, adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, vincolante per gli Stati;
    all'articolo 10 interviene in materia di coordinamento delle competenze della magistratura per la lotta al terrorismo ma lo fa in maniera incompleta;
    l'articolo 9 conferisce nuove attribuzioni al Procuratore Nazionale Antimafia riproponendo, ma solo in parte, il dettato di una proposta di legge da un anno all'esame della commissione giustizia e ivi giunta in uno stato avanzato dell'iter parlamentare;
    il lavoro innanzi indicato prevedeva anche l'istituzione delle direzioni distrettuali antiterrorismo e il loro coordinamento, norme che sono state accantonate allorché il Governo, il 15 gennaio scorso, ha chiesto alla Commissione giustizia di sospenderne i lavori per poter presentare il testo che è giunto in Aula;
    la parte relativa ai Distretti, che non è stata riproposta nel decreto del Governo in conversione, appare, tuttavia, importante per la corretta gestione degli uffici e il loro coordinamento,

impegna il Governo

a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate in premessa, al fine di adottare ulteriori iniziative volte a rivedere la disciplina istitutiva della procura nazionale antimafia e antiterrorismo in modo da prevedere anche l'istituzione delle relative procure distrettuali.
9/2893-AR/22Colletti.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge in esame si prefigge di adeguare le disposizioni normative interne ad esigenze legate alla c.d. «emergenza terrorismo» nonché alla necessità di dare attuazione alla risoluzione n. 2178 del 2014, adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, vincolante per gli Stati;
    all'articolo 6 il decreto intervenire in maniera molto pesante sulla legge n. 155 del 2005, che reca misure urgenti per il contrasto al terrorismo internazionale e sulla legge n. 124 del 2007, che disciplina i servizi informativi per la sicurezza della Repubblica, oggi DIS, AISI e AISE;
    il comma 1, lettera b) introduce una norma temporanea volta a consentire, fino al 31 gennaio 2016, ai servizi di informazione di effettuare colloqui personali con qualsiasi soggetto detenuto o internato, al fine di acquisire informazioni per la prevenzione dei delitti con finalità terroristica di matrice internazionale;
    la norma precisa che tali colloqui sono effettuati su richiesta del Presidente del Consiglio dei ministri, formulata anche a mezzo del Direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS) e previa autorizzazione del procuratore generale presso la corte d'appello di Roma, concessa quando sussistono specifici e concreti elementi informativi che rendano assolutamente indispensabile l'attività di prevenzione;
    vi è la preoccupazione che l'autorizzazione data dal procuratore generale della corte d'appello di Roma non sia sufficiente per garantire il necessario coinvolgimento e controllo dell'autorità giudiziaria,

impegna il Governo

a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate in premessa, al fine di integrare la disciplina in maniera da prevedere che l'autorizzazione spetti al Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo.
9/2893-AR/23Agostinelli, Manlio Di Stefano.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge in esame si prefigge di adeguare le disposizioni normative interne ad esigenze legate alla c.d. «emergenza terrorismo» nonché alla necessità di dare attuazione alla risoluzione n. 2178 del 2014, adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, vincolante per gli stati;
    all'articolo 6 il decreto intervenire in maniera molto pesante sulla legge n. 155 del 2005, che reca misure urgenti per il contrasto al terrorismo internazionale e sulla legge n. 124 del 2007, che disciplina i servizi informativi per la sicurezza della Repubblica, oggi DIS, AISI e AISE;
    il comma 1, lettera b) introduce una norma temporanea volta a consentire, fino al 31 gennaio 2016, ai servizi di informazione di effettuare colloqui personali con qualsiasi soggetto detenuto o internato, al fine di acquisire informazioni per la prevenzione dei delitti con finalità terroristica di matrice internazionale;
    la norma precisa che tali colloqui sono effettuati su richiesta del Presidente del Consiglio dei ministri, formulata anche a mezzo del Direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS) e previa autorizzazione del procuratore generale presso la corte d'appello di Roma, concessa quando sussistono specifici e concreti elementi informativi che rendano assolutamente indispensabile l'attività di prevenzione;
    vi è la preoccupazione che l'autorizzazione data dal procuratore generale della corte d'appello di Roma non sia sufficiente per garantire il necessario coinvolgimento e controllo dell'autorità giudiziaria,

impegna il Governo

a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate in premessa, al fine di adottare ulteriori iniziative volte a rivedere la disciplina in maniera da prevedere che le autorizzazioni e le successive comunicazioni siano annotate in un apposito registro riservato tenuto presso la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo.
9/2893-AR/24Businarolo.


   La Camera,
   premesso che:
    fino al 2012 le acque maggiormente battute dai pirati del Terzo Millennio erano quelle che circondano il c.d. Corno d'Africa; il problema interessava maggiormente la Somalia ma anche il Kenya, Gibuti e l'Eritrea. Dalla conclusione della «guerra fredda» la minaccia piratesca, nelle acque prospicienti il Corno d'Africa, è andata sempre crescendo, con un grande incremento di episodi a partire dal 2005, fino a investire un'area d'azione che oggi si estende a Est fino a 500 miglia e a Sud fino a 1.500 miglia dalla Somalia penetrando, addirittura, nel cuore dell'Oceano indiano, nei pressi dello stretto di Hormuz e delle coste meridionali dell'India;
    attraverso il Canale di Suez – dove operavano in gran parte i pirati somali – passano ogni anno tra 22.000 e 25.000 imbarcazioni, circa il 75 per cento del flusso totale dei mercantili portacontainers, e 3,3 milioni di barili di petrolio greggio al giorno, equivalenti al 30 per cento del fabbisogno energetico mondiale;
    circa il 60 per cento del commercio estero italiano viaggia sul mare; oltre 2.000 navi controllate da interessi italiani – 900 delle quali battenti bandiera tricolore – viaggiano ogni anno in acque con alto rischio di attacchi pirateschi;
    le statistiche dell'IMB, l'Ufficio Marittimo Internazionale, indicano che gli attacchi dei pirati sono diminuiti nel 2013 dell'11 per cento, scendendo a 264 incidenti registrati: 106 di questi si sono verificati nelle acque indonesiane, zona che registra un incremento del 700 per cento rispetto al 2009. La maggior parte degli attacchi continua a essere semplici furti opportunistici di basso livello eseguiti da piccole bande, ma in assenza di adeguate iniziative di contrasto vi è la possibilità di un'evoluzione verso forme di pirateria maggiormente organizzate;
    forme più organizzate di pirateria sono già rinvenibili nel nuovo punto caldo emergente del Golfo di Guinea con 48 incidenti nel 2013, equivalenti al 18 per cento di tutti gli attacchi mondiali. Gli attacchi dei pirati sono invece positivamente diminuiti in Somalia, con solo sette casi segnalati nel 2013 rispetto ai 160 del 2011. Il rapporto suggerisce che in Somalia la pirateria organizzata potrebbe essere debellata in pochi d'anni, a patto che le operazioni di pattugliamento navale in essere non siano interrotte;
    il numero di basi militari delle potenze occidentali nella Repubblica del Gibuti cresciuto in questi anni ha avuto l'effetto di contribuire all'allontanamento dalle rotte del Corno d'Africa del fenomeno della pirateria. Se questo è un successo da un punto di vista militare esso pone però diversi rilievi critici da un punto di vista politico, della sovranità nazionale dei Paesi del Corno d'Africa e sotto il profilo del diritto internazionale;
    appare evidente che non può essere una soluzione il fatto che ogni Paese si faccia la propria base militare e si impone la necessità di superare l'attuale fase di «polizia privata» dentro un più condiviso quadro della comunità internazionale, anche attraverso la sostituzione delle attuali basi militari nazionali con una base controllata e gestita dall'Organizzazione delle Nazioni Unite;
    in particolare si sottolinea come il coinvolgimento dei Paesi africani interessati e dell'Organizzazione per l'Unità Africana siano determinanti nell'accompagnare il processo di pacificazione dell'area. In questa direzione va anche la positiva riapertura di una sede diplomatica dell'Italia a Mogadiscio,

impegna il Governo

ad assumere una iniziativa presso le Nazioni Unite, anche con il coinvolgimento dei Paesi che oggi dispiegano militari nella Repubblica del Gibuti e i Paesi del Corno d'Africa, per arrivare al superamento dell'attuale situazione di basi militari nazionali distinte tra loro e per rendere ancora più efficace e includente la lotta alla pirateria internazionale.
9/2893-AR/25Basilio.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge in esame prevede alla lettera b) dell'articolo 14 la concessione di materiale di armamento alla Repubblica d'Iraq pari a 220.000 euro;
    tale disposizione non chiarisce affatto se tale materiale sarà destinato al governo della regione autonoma del Kurdistan iracheno sia pur tramite quello della Repubblica d'Iraq,

impegna il Governo

a verificare e monitorare che queste armi arrivino effettivamente ai curdi e non restino, come è quasi certo, nella sola disponibilità del Governo della Repubblica d'Iraq; in tal senso si potrebbero far transitare le armi per Bagdad ma inviandole direttamente all'aeroporto internazionale di Erbil.
9/2893-AR/26L'Abbate, Frusone, Spadoni.


   La Camera
   premesso che:
    la questione delle componenti vaccini somministrati e la modalità di somministrazione al personale militare, nonché il monitoraggio delle condizioni immunitarie dei soggetti osservati, è stata nella scorsa legislatura materia di indagine della Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale militare impiegato nelle missioni operative, non solo in territorio internazionale;
    nell'ambito dei lavori della Commissione succitata si è ipotizzato che determinate patologie invalidanti, contratte dal personale militare, potessero essere riferite ad una errata somministrazione dei vaccini;
    recentemente una sentenza del Tribunale di Ferrara – Sezione Lavoro, ha riconosciuto il diritto al ricorrente alla corresponsione dell'assegno una tantum di cui all'articolo 2, comma 3, della legge 25 febbraio 1992, n. 210, condannando il Ministero della salute al pagamento in suo favore del relativo trattamento economico,

impegna il Governo

a verificare la corretta applicazione delle norme vigenti e di attivarsi per la proposta di una loro eventuale modificazione, soprattutto in riferimento ai soggetti, qualunque sia il loro status (militare o civili) ed il loro inquadramento gerarchico, che abbiano contratto patologie invalidanti nel corso di missioni, con particolare riferimento a quelle internazionali, operative ovunque esse siano state svolte.
9/2893-AR/27Corda.


   La Camera,
   premesso che:
    il 15 febbraio scorso l'ambasciata d'Italia a Tripoli ha sospeso le sue attività in relazione al peggioramento delle condizioni di sicurezza e che il personale è stato rimpatriato via mare;
    nel mondo esistono 319 rappresentanze diplomatiche dislocate in tutti i continenti, alcune di esse in Paesi con costanti situazioni di precaria sicurezza, dove l'eventuale trasferimento con carattere d'urgenza del personale non sempre può essere garantito, come avvenuto in Libia,

impegna il Governo

a disporre un protocollo di evacuazione per le sedi delle rappresentanze diplomatiche che permettano agevolmente l'intervento delle Forze Speciali italiane e l'immediato trasferimento con mezzi aerei del personale dislocato.
9/2893-AR/28Rizzo, Dall'Osso.


   La Camera,
   premesso che:
    il 15 febbraio scorso l'ambasciata d'Italia a Tripoli ha sospeso le sue attività in relazione al peggioramento delle condizioni di sicurezza e che il personale è stato rimpatriato via mare;
    nel mondo esistono 319 rappresentanze diplomatiche dislocate in tutti i continenti, alcune di esse in Paesi con costanti situazioni di precaria sicurezza,

impegna il Governo

a mantenere un adeguato livello di risorse in favore dell'unità di crisi della Farnesina e delle altre articolazioni dello Stato coinvolte, per la pronta applicazione dei piani di evacuazione esistenti, in coerenza con il ricorso anche alle forze speciali, ove necessario.
9/2893-AR/28. (Testo modificato nel corso della seduta) Rizzo, Dall'Osso.


   La Camera,
    nelle more dell'approvazione del comma 3-quinquies dell'articolo 5, relativo al potenziamento e proroga dell'impiego del personale militare appartenente alle Forze armate, con il quale si intende prevenire e contrastare il terrorismo al fine di assicurare la tutela degli interessi nazionali,

impegna il Governo

a relazionare al Parlamento entro trenta giorni dalla scadenza del 30 settembre 2015 sulle reali attività di prevenzione e contrasto del terrorismo, elencando quali siti di interesse nazionale si sia provveduto a difendere fuori dal territorio nazionale.
9/2893-AR/29Tofalo.


   La Camera,
   premesso che:
    il comma 2 dell'articolo 12 del decreto-legge in esame autorizza a decorrere dal 1o gennaio 2015 e fino al 30 settembre 2015, la spesa di 14.384.195 euro per la proroga di personale militare in diversi paesi tra i quali il Qatar;
    il Qatar, nel cui Paese dovrebbero tenersi i mondiali di calcio del 2022, è nel mirino di diverse organizzazioni per i diritti umani. Prima le denunce di Amnesty International, di Human Rights Watch, dell’International Trade Union Confederation (ITUC), poi gli ispettori della Building and Wood Workers’ International (BWI) e infine l'inviato speciale delle Nazioni Unite per i diritti dei migranti hanno documentato situazioni di palese violazione di alcuni diritti fondamentali della persona e del lavoratore; nel tentativo di salvarsi la faccia, l'emirato cerca di manipolare le missioni di ispettori venuti a Doha da tutto il mondo per verificare le condizioni dei lavoratori stranieri in Qatar, ma i risultati rimangono raccapriccianti;
    le autorità del Qatar hanno impedito che le organizzazioni per i diritti umani svolgessero la loro opera di monitoraggio ed ispettiva, consentendo loro solo visite «blindate», in cantieri e zone preventivamente ripulite e messe a norma;
    Atle Høie, segretario internazionale del sindacato norvegese Fellesforbundet, anche lui membro della missione della BWI a Doha, ha riassunto in poche parole la condizione dei dormitori dei lavoratori stranieri in Qatar: bagni allagati, cucine devastate, condivisione di letti e persone che dormivano per terra;
    anche l'inviato speciale delle Nazioni Unite per i diritti dei migranti, François Crépeau, durante la sua missione a Doha ha deciso di visitare dei dormitori per lavoratori stranieri senza essere accompagnato da ufficiali governativi. Nel suo rapporto si legge di dormitori ridotti a discarica, problematiche nell'accesso all'acqua e stanze sovraffollate all'inverosimile;
    l'inviato speciale ONU ha potuto ispezionare anche dei campi detentivi, in particolare quelli in cui vengono detenute le donne che hanno avuto un figlio al di fuori del matrimonio o senza essere sposate. L'adulterio in Qatar è un reato e viene punito con la reclusione fino a un anno in carcere. «Queste donne vivono in prigione con i loro bambini in condizioni che sono una chiara violazione dei principi a tutela dell'infanzia» ha scritto Crépeau nel suo rapporto a conclusione della missione, richiedendo alle autorità modifiche radicale della legislazione in materia;
    il Qatar è uno dei paesi più ricchi del mondo a cui è stata riconosciuta la capacità di ospitare uno degli eventi sportivi internazionali più importanti, i Mondiali di calcio del 2022; tuttavia, la politica qatarina di sostegno a forze fondamentaliste (tra le quali l'ISIS, ora autoproclamatosi IS) è incompatibile con gli sforzi di pace che sono impliciti in un grande evento sportivo,

impegna il Governo:

   a condizionare la presenza del contingente militare in Qatar all'evolversi della situazione relativa ai diritti umani e democratici in quel Paese e all'interruzione del sostegno del governo qatarino alle forze jihadiste e integraliste;
   a intervenire sulle autorità del Qatar al fine di ottenere seri impegni per il rispetto dei diritti dei lavoratori impiegati nei cantieri del Mondiale 2022 e per una revisione della attuale legislazione che colpevolizza le donne.
9/2893-AR/30Cozzolino, Crippa.


   La Camera,

  considerato che:
    il decreto-legge in esame prevede, tra le altre, disposizioni per la partecipazione di personale militare alle attività della coalizione internazionale contrasto alla minaccia terroristica del Daesh; per sostenere tale impegno il comma 9 dell'articolo 12 prevede la spesa di 132.782.371 euro;
    tra le popolazioni notoriamente perseguitate dal Daesh vi sono certamente quelle della regione del Kurdistan,

impegna il Governo

a destinare una parte del citato impegno di spesa al fine di assicurare un concreto sostegno per interventi di cooperazione volte a migliorare le condizioni di vita della popolazione, per la ricostruzione, il rafforzamento della sicurezza e il consolidamento dei processi di stabilizzazione nella regione del Kurdistan occidentale in Siria.
9/2893-AR/31Dadone.


   La Camera,

  valutata la difficoltà economico-sociale che attraversa il nostro Paese e l'eccessiva pressione fiscale a danno di cittadini e imprese,

impegna il Governo

a prevedere, nel corso del graduale disimpegno internazionale dell'Italia da tutte le missioni che la vedono impegnata militarmente, di alimentare, con il risparmio che ne deriverebbe, il Fondo per la riduzione strutturale della pressione fiscale di cui al comma 36 dell'articolo 2 del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148 e in particolare per interventi di riduzione dell'Irap che spesso viene pagata dalle imprese anche in presenza di una perdita di esercizio andando ulteriormente ad aggravarla.
9/2893-AR/32Sibilia.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge in esame prevede al comma 1 dell'articolo 18 l'impegno di spesa di 120 milioni di euro per il sostegno delle forze di sicurezza afghane, comprese le forze di polizia,

impegna il Governo

a stabilire che parte del citato impegno di spesa venga principalmente destinato alle operazioni di sminamento, alla bonifica delle bombe e missili inesplosi e anche alla preparazione e all'addestramento di sminatori professionali.
9/2893-AR/33Caso, Colonnese.


   La Camera,
   premesso che:
    il PKK e YPG sono tra le principali organizzazioni che da subito e nel silenzio della comunità internazionale si sono contrapposte al Daesh in Iraq e in Siria difendendo le minoranze etniche e religiose dai progetti reazionari e assassini dell'autoproclamato califfato;
    appare una contraddizione mantenere il PKK, una forza che si autodefinisce laica e femminista, nella lista delle organizzazioni terroristiche proprio nel momento in cui anche i governi occidentali, dopo averne sostenuto la crescita e la diffusione in Siria e Iraq, si sono accorti della pericolosità del Daesh e hanno deciso di inviare aiuti militari e armi ai curdi;
    la risoluzione della questione kurda è del resto strategica per l'assetto dell'intero Medio Oriente e per una pace duratura in questa zona. Proprio dal PKK, sotto la leadership di Abdullah Ocalan, sono emerse disponibilità a risolvere la questione curda con la via del dialogo e del confronto. Tra le proposte avanzate quelle del confederalismo democratico che potrebbe costituire la base per la soluzione dei problemi della Turchia, della Siria, dell'Iraq e dello stesso Iran, superando i confini nazionali, non su base settaria, come pretendono i fondamentalisti dell'Isis, ma in modo democratico, nel rispetto delle varie etnie e fedi religiose praticando l'autodeterminazione su base territoriale;
    il tribunale di Roma ha riconosciuto ad Abdullah Ocalan (attualmente detenuto in stato di isolamento in Turchia), in base all'articolo 10 della Costituzione, l'asilo e lo status di rifugiato politico;
    l'Italia, mentre è stata solerte a inviare armi ai curdi, non è stata altrettanto sensibile nel sostenere, nei consessi internazionali, il ricorso alla via pacifica e al negoziato per trovare una soluzione alla vicenda curda nel rispetto del diritto internazionale e quello dei diritti umani,

impegna il Governo

a proporre la cancellazione o – in subordine – la sospensione del PKK dalla lista delle organizzazioni terroristiche al fine di rafforzare sia il fronte anti Daesh sia l'avvio di un dialogo e un negoziato tra le parti teso a determinare una soluzione giusta, duratura e includente della vicenda curda.
9/2893-AR/34Brugnerotto.


   La Camera,
   premesso che:
    il PKK e YPG sono tra le varie organizzazioni che si sono contrapposte al Daesh in Iraq e in Siria difendendo le minoranze etniche e religiose dai progetti reazionari e assassini dell'autoproclamato califfato;
    appare una contraddizione mantenere il PKK, una forza che si autodefinisce laica e femminista, ancorché non abbia ad oggi rinnegato il proprio passato di militanza armata, nella lista delle organizzazioni terroristiche proprio nel momento in cui anche i governi occidentali, dopo averne sostenuto la crescita e la diffusione in Siria e Iraq, si sono accorti della pericolosità del Daesh e hanno deciso di inviare aiuti militari e armi ai curdi;
    la risoluzione della questione kurda, ancora in fase di dibattito all'interno del PKK stesso, è del resto strategica per l'assetto dell'intero Medio Oriente e per una pace duratura in questa zona. Proprio dal PKK, sotto la leadership di Abdullah Ocalan, sono emerse disponibilità a risolvere la questione curda con la via del dialogo e del confronto. Tra le proposte del leader, ancora da approvare da parte del congresso del PKK quelle del confederalismo democratico che potrebbe costituire la base per la soluzione dei problemi della Turchia, della Siria, dell'Iraq e dello stesso Iran, superando i confini nazionali, non su base settaria, come pretendono i fondamentalisti dell'Isis, ma in modo democratico, nel rispetto delle varie etnie e fedi religiose praticando l'autodeterminazione su base territoriale;
    il tribunale di Roma ha riconosciuto ad Abdullah Ocalan (attualmente detenuto in stato di isolamento in Turchia), in base all'articolo 10 della Costituzione, l'asilo e lo status di rifugiato politico,

impegna il Governo

qualora il rinnovato processo di dialogo tra il Governo turco e i vertici del PKK desse esiti positivi, il PKK rinunciasse all'uso delle armi a scopo politico e rinnegasse il proprio passato di militanza armata, a proporre la cancellazione o – in subordine – la sospensione del PKK dalla lista delle organizzazioni terroristiche al fine di rafforzare sia il fronte anti Daesh sia l'avvio di un dialogo e un negoziato tra le parti teso a determinare una soluzione giusta, duratura e includente della vicenda curda.
9/2893-AR/34. (Testo modificato nel corso della seduta) Brugnerotto.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 5, comma 3-ter, del provvedimento in esame ha introdotto la possibilità di assumere 150 allievi carabinieri da trarre dai vincitori del concorso bandito nell'anno 2010 per il reclutamento di allievi carabinieri effettivi in ferma quadriennale, che abbiamo concluso la ferma di quattro anni quale volontario nelle Forze Armate (VFP 4);
    il comma 264 dell'articolo 1 della legge di Stabilità 2015 prevede il rinvio delle assunzioni nelle Forze di Polizia e dei vigili del fuoco, previste per il 2015, al 1o dicembre 2015, fatta eccezione per quelle disposte nel 2014 per le esigenze di EXPO 2015;
    sono state autorizzate le assunzioni del personale nel corpo della Polizia di Stato, relativamente alla categoria agenti e assistenti, di cui all'articolo 3, commi 3-quater e 3-sexies, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, n. 114, a decorrere dal 1o gennaio 2015, in via straordinaria, per fronteggiare la palese necessità di incrementare i servizi di prevenzione e di controllo del territorio, anche connessi allo svolgimento di Expo Milano 2015;
    la Direzione Centrale per gli Affari Generali ha comunicato che, ai sensi dell'articolo 3 del decreto legge 24 giugno 2014, n. 90, darà corso allo scorrimento, in parti uguali, delle graduatorie, la cui validità era già stata prorogata al 31 dicembre 2016, per la procedura di stabilizzazione del personale volontario del C.N.VV.F. e del concorso pubblico per esami a 814 posti di Vigile del Fuoco;
    l'articolo 3, comma 3-octies, del citato decreto-legge ha infatti disposto un incremento della dotazione organica relativa alla qualifica di vigile del fuoco del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, di 1.030 unità, di cui 1.000 verranno assunte mediante lo scorrimento delle sopradescritte graduatorie;
    le predette 1.000 assunzioni, in base agli stanziamenti previsti dal decreto legge, si effettueranno nella misura di 400 unità nell'anno 2014 e 600 unità nell'anno 2015;
    tale numero potrebbe non essere sufficiente a coprire l'organico in connessione allo svolgimento di ben due eventi internazionali, come quelli di EXPO Milano 2015 e del Giubileo Straordinario che avrà inizio a dicembre 2015 a Roma,

impegna il Governo

ad assumere iniziative al fine di reclutare tutti gli idonei dei concorsi per il reclutamento dei Vigili del Fuoco di cui in premessa.
9/2893-AR/35Santelli, Giammanco.


   La Camera,
   premesso che:
    nella relazione introduttiva al provvedimento in esame si annuncia, in una «prospettiva di razionalizzazione del settore», l'intenzione di ritirare a breve il contingente da anni integrato nella missione MINURSO (United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara);
    la missione è stata istituita il 29 aprile 1991, dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, con la Risoluzione n. 690;
    alla missione «MINURSO» sono stati assegnati i seguenti compiti: controllare il rispetto del cessate il fuoco tra le parti in lotta; verificare la riduzione delle truppe marocchine presenti sul territorio; controllare il dislocamento delle truppe marocchine e di quelle del Fronte POLISARIO nelle località assegnate; accordarsi con le parti in conflitto per assicurare il rilascio di tutti i prigionieri o detenuti politici del Sahara Occidentale; supervisionare il rilascio di tutti i prigionieri di guerra (Comitato Internazionale della Croce Rossa); implementare il programma di rimpatrio (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati); identificare e registrare gli aventi diritto al voto; organizzare ed assicurare lo svolgimento di un libero referendum, rendendo noti i risultati, per l'autodeterminazione della popolazione residente nella regione del Sahara occidentale;
    tra i compiti di mandato della missione MINURSO non rientra la protezione dei diritti umani. Tale estensione di mandato è stata chiesta all'ONU da diversi Paesi a partire dalla Norvegia,

impegna il Governo:

   a non interrompere la partecipazione italiana alla missione delle Nazioni Unite MINURSO;
   ad attivarsi nelle sedi internazionali affinché il mandato della missione MINURSO venga esteso, prevedendo anche compiti in materia di rispetto dei diritti umani.
9/2893-AR/36Palazzotto, Scotto, Duranti, Piras, Fratoianni, Airaudo, Franco Bordo, Costantino, Daniele Farina, Ferrara, Giancarlo Giordano, Kronbichler, Marcon, Matarrelli, Melilla, Nicchi, Paglia, Pannarale, Pellegrino, Placido, Quaranta, Ricciatti, Sannicandro, Zaccagnini, Zaratti.


   La Camera,
   premesso che:
    nella relazione introduttiva al provvedimento in esame si annuncia, in una «prospettiva di razionalizzazione del settore», l'intenzione di ritirare a breve il contingente da anni integrato nella missione MINURSO (United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara);
    la missione è stata istituita il 29 aprile 1991, dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, con la Risoluzione n. 690;
    alla missione «MINURSO» sono stati assegnati i seguenti compiti: controllare il rispetto del cessate il fuoco tra le parti in lotta; verificare la riduzione delle truppe marocchine presenti sul territorio; controllare il dislocamento delle truppe marocchine e di quelle del Fronte POLISARIO nelle località assegnate; accordarsi con le parti in conflitto per assicurare il rilascio di tutti i prigionieri o detenuti politici del Sahara Occidentale; supervisionare il rilascio di tutti i prigionieri di guerra (Comitato Internazionale della Croce Rossa); implementare il programma di rimpatrio (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati); identificare e registrare gli aventi diritto al voto; organizzare ed assicurare lo svolgimento di un libero referendum, rendendo noti i risultati, per l'autodeterminazione della popolazione residente nella regione del Sahara occidentale;
    tra i compiti di mandato della missione MINURSO non rientra la protezione dei diritti umani. Tale estensione di mandato è stata chiesta all'ONU da diversi Paesi a partire dalla Norvegia,

impegna il Governo:

   a verificare l'opportunità di non interrompere la partecipazione italiana alla missione delle Nazioni Unite MINURSO;
   ad attivarsi nelle sedi internazionali affinché il mandato della missione MINURSO venga esteso, prevedendo anche compiti in materia di rispetto dei diritti umani.
9/2893-AR/36. (Testo modificato nel corso della seduta) Palazzotto, Scotto, Duranti, Piras, Fratoianni, Airaudo, Franco Bordo, Costantino, Daniele Farina, Ferrara, Giancarlo Giordano, Kronbichler, Marcon, Matarrelli, Melilla, Nicchi, Paglia, Pannarale, Pellegrino, Placido, Quaranta, Ricciatti, Sannicandro, Zaccagnini, Zaratti.