XVII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 413 di mercoledì 22 aprile 2015
Pag. 1PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI
La seduta comincia alle 9.
DAVIDE CAPARINI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 17 aprile 2015.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi, Capezzone, Catania, Antimo Cesaro, De Menech, Epifani, Faraone, Formisano, Gentiloni Silveri, Losacco, Meta, Pes, Rossomando, Sanga e Vargiu sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente novantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
In ricordo delle vittime della tragedia verificatasi nelle acque del Mediterraneo.
PRESIDENTE. Colleghi, prima di entrare nell'ordine del giorno e prima di dare la parola al Presidente del Consiglio, ritengo doveroso, a nome di tutta l'Assemblea, esprimere il più profondo cordoglio per le vittime della tragedia avvenuta nelle acque del Mediterraneo, nella quale, secondo le testimonianze dei sopravvissuti, avrebbero perso la vita oltre 800 persone. Quindi, invito tutti voi ad osservare un minuto di silenzio per commemorare le vittime di questa immane sciagura (Si leva in piedi e con lei l'intera Assemblea e i membri del Governo – si osserva un minuto di silenzio).
Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo straordinario del 23 aprile 2015 (ore 9,05).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo straordinario del 23 aprile 2015.
Come stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo del 21 aprile, per la discussione delle comunicazioni è attribuito un tempo pari a cinque minuti per ciascun gruppo ed un tempo aggiuntivo, pari ad otto minuti, al gruppo Misto. Per le dichiarazioni di voto sono, inoltre, attribuiti dieci minuti a ciascun gruppo ed un tempo aggiuntivo, pari a dodici minuti, al gruppo Misto.
(Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi.
MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, onorevoli Pag. 2deputate, onorevoli deputati, vi sono vari modi per affrontare una riflessione su ciò che è accaduto nei giorni scorsi nel nostro Mare Mediterraneo: vi è un aspetto emozionale, emotivo, molto forte; vi è un aspetto tecnico, di provvedimenti da prendere, di decisioni da eseguire; vi è un aspetto diplomatico, di relazioni: le iniziative, gli incontri, dal Segretario generale delle Nazioni Unite al più piccolo dei Paesi dell'Unione europea, che è quello che si è mostrato con il cuore più grande, Malta.
Ma credo che sia rispettoso del vostro ruolo e della consapevolezza dell'importanza del Parlamento, della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, partire da un approccio totalmente, integralmente, radicalmente politico. Mi spiego: non voglio minimamente mettere da parte l'importanza di riconoscere, anche in quest'Aula, innanzitutto, il tributo alle vittime; lo ha fatto la Presidente e tutti noi abbiamo unito il nostro cordoglio al suo e il pensiero alle famiglie.
Talvolta, abbiamo l'approccio di pensare, di fronte a queste stragi, che, volando un numero di qua e un numero di là, si stia parlando quasi di oggetti astratti: sono persone, sono storie, sono donne, sono uomini, sono famiglie che piangono e che, magari, neanche sanno cosa è accaduto.
Ma non è soltanto l'aspetto del cordoglio umano quello al quale siamo chiamati oggi. E non voglio negare in quest'Aula la gratitudine del Governo della Repubblica alle donne e agli uomini della Marina, della guardia costiera, della guardia di finanza, delle forze di polizia, dei carabinieri, di tutti coloro i quali con una divisa stanno onorando l'Italia, accogliendo le persone superstiti, salvando vite umane in mare e cercando di adempiere a quel principio morale, che nel Vangelo è sintetizzato come «Ero forestiero e mi avete accolto», ma che per ciascuno, qualunque sia la fede religiosa o il coinvolgimento culturale da cui parte, costituisce un principio irrinunciabile.
No, non voglio negare né l'aspetto di cordoglio né l'aspetto di gratitudine. Da qui vorrei che arrivasse un grazie, non soltanto alle donne e agli uomini che si stanno impegnando per salvare vite umane, ma anche a chi le sta accogliendo all'interno dei comuni e delle amministrazioni locali, ai sindaci, che spesso, in questo, sono accusati anche da una parte dell'opinione pubblica del proprio territorio e che riescono, con la schiena dritta, a darci una mano decisiva e – lasciatemi dire – anche alle volontarie e ai volontari o anche ai professionisti di quei centri che magari lavorano per soggetti legati alla cooperazione, che, per colpa di chi, con responsabilità alla guida di alcune di queste realtà, si trova oggi costretto a sentirsi tirare addosso tutta una serie di accuse, ma che fa quel lavoro o quel servizio perché ci crede, perché è appassionato e perché vuole bene all'uomo e alla donna del nostro tempo. Fatemi dire grazie a tutti costoro (Applausi). Ma non è questo il punto su cui noi siamo chiamati a discutere.
Noi oggi siamo chiamati ad un approccio totalmente politico, perché è di politica che ha bisogno l'Unione europea, perché è politica la scelta dell'Unione europea di svolgere giovedì un summit straordinario, perché è politica la necessità che noi abbiamo di non dare una risposta che sia soltanto una reazione. Non è una reazione immediata, emotiva quella che può seguire ad una strage di queste proporzioni. O c’è la politica, intesa come capacità, complessa, di dare risposte ad un mondo articolato, oppure non andiamo da nessuna parte.
Vorrei su questo essere chiaro su un punto. In tanti dicono che nel nostro tempo la comunicazione è l'opposto della politica. Permettetemi di tornare a domenica. Domenica si sono verificate in Libia o, partendo dalla Libia, due fatti. Uno, quello drammatico del naufragio di cui tutti noi abbiamo parlato e di cui stiamo parlando, un secondo fatto, che è stato praticamente ignorato dal dibattito pubblico, la decapitazione di 28 persone, di 28 cristiani. Probabilmente erano dei potenziali migranti, erano delle persone che probabilmente avrebbero voluto salire su quelle navi. Non erano libici, erano etiopi, erano persone che cercavano di scappare Pag. 3dal luogo in cui si trovavano. Eppure la comunicazione ha dato importanza, a differenza del passato, soltanto all'aspetto del naufragio. Ecco che quelli che dicono che la comunicazione non conta niente, che la comunicazione non c'entra niente dovrebbero fare i conti con una realtà. Non è vero che la comunicazione non c'entra niente: la comunicazione è decisiva per affermare la possibilità di azione delle istituzioni e della politica.
Ma siccome stavolta il mondo non si è girato dall'altra parte sulla vicenda del naufragio, siccome per una volta non è rimasta soltanto la guardia costiera o la Marina militare o la guardia di finanza o le forze italiane ad occuparsi di ciò che stava avvenendo in quel luogo, siccome, per la prima volta dopo tanto tempo, questa vicenda, drammatica e tragica, ha provocato finalmente una consapevolezza più ampia da parte delle istituzioni internazionali, ecco che viene il tempo della politica. E la politica non significa fare a meno degli aspetti legati alla comunicazione. La politica significa prendere atto che bisogna spiegarla in modo semplice, ma non si può affrontarla in modo semplicistico. È semplicistico immaginare di poter dire «tutti a casa loro» o «accogliamo tutti». È semplicistico poter dire oggi, sulla base del professionismo da talk show, che la soluzione è a portata di mano.
Io credo, penso e spero che il Parlamento della Repubblica abbia la consapevolezza che di fronte a quello che stiamo vivendo si impone una strategia di respiro un pochino più ampio rispetto alla reazione immediata, rispetto all'idea di cercare di affrontare anche con nobiltà, con coraggio il bisogno di dare una immediata soluzione.
La questione è molto più ampia. La questione oggi riguarda innanzitutto che cosa noi pensiamo dell'Africa. E se non partiamo di lì, non saremo mai in condizione di dire niente di sensato su ciò che sta avvenendo. Non sono libici, nella stragrande maggioranza, i nostri fratelli e le nostre sorelle che muoiono in mare. Vengono da altri Paesi, da Paesi in cui la fame, la guerra, le divisioni la fanno da padrone.
Allora, il primo tema è cercare di capire se l'Africa diventa un elemento chiave nel dibattito della politica mondiale, europea e italiana oppure no. Noi abbiamo iniziato su questo tema: siamo partiti da Tunisi nella prima missione internazionale fatta da questo Governo. È il primo Governo che ha scelto di andare con il Presidente del Consiglio sotto il Sahara. Lo ha fatto con una serie di missioni, che – certo – per le ragioni della comunicazione occupano i trafiletti, ma che sono cruciali nel tentare di raccontare che lì sta un pezzo del nostro futuro e anche – permettetemi di dirlo – del nostro passato. Infatti, quando penso a ciò che ha fatto la cooperazione italiana in Mozambico, la Comunità di Sant'Egidio e che in questi venti anni – ormai venticinque anni – ha portato quel Paese ad avere un percorso difficile, ancora travagliato, ancora in questi giorni, anzi negli ultimi mesi in discussione, penso che non c’è soltanto il futuro, ma anche un pezzo del nostro passato.
Ma non può bastare semplicemente l'indicazione del problema. Capite che ha una linearità l'idea di chiedere l'Alto rappresentante per la politica estera ? Non perché c'era una casellina da mettere, come qualcuno ha sostenuto, ma perché c'era un'idea da affermare. E va in questa direzione l'idea di dire che come primo gesto del semestre europeo – anche se anche questo finisce in un trafiletto – si va in Sudan a prendere Meriam, che ha partorito con una catena alla caviglia in ragione della sua fede, e le si chiede e le si consente di poter tornare a vivere da donna libera negli Stati Uniti in questo caso, visto che il marito è americano (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Per l'Italia - Centro Democratico).
È un'idea di fondo quella che noi stiamo cercando di affermare, e cioè che non si affronta la questione degli sbarchi dalla Libia semplicemente parlando alla pancia delle persone. Qualcuno dice che questo è il modo per vincere le elezioni. Pag. 4Noi abbiamo avuto un risultato alle europee che è inedito negli ultimi cinquant'anni, nel momento di massimo sbarco, con Mare Nostrum pienamente attiva e con una polemica costante su questi temi. L'idea che gli italiani votino sulla base della pancia, come pensa qualcuno, è profondamente offensiva nei confronti degli italiani. Gli italiani sono persone razionali, ragionevoli e capaci di decidere.
E comunque non è oggi un problema di voti. Quando c’è da andare alle elezioni noi non abbiamo mai paura e siamo in condizione di raccontare le nostre idee. È un problema che va oltre le elezioni e il voto. È un problema di dignità dell'uomo. E quando si parla di dignità dell'uomo, bisogna avere il coraggio di dire che la priorità italiana in questo momento è far sì che l'Europa torni ad avere un ruolo politico con la «P» maiuscola.
Considero la convocazione del vertice un fatto molto importante. Ovviamente non basta, ce la giochiamo sul documento di conclusioni. Noi abbiamo proposto essenzialmente quattro strategie di direzione. La prima è quella di rafforzare le operazioni europee. Parliamo spesso di Tritone, c’è anche Poseidon, che è l'operazione che riguarda più la Grecia e che è gestita, guidata e operata dalla Grecia. Non sottovalutiamo, mentre diciamo della rilevanza e dell'importanza dell'Africa, ciò che sta avvenendo in queste ore in Siria e in Iraq. C’è un aumento degli sbarchi che arrivano anche da quell'area del mondo e la vicenda di Rodi, la vicenda che abbiamo visto in modo plastico con le immagini delle persone sbarcate in mare nell'ultimo tratto della costa, va esattamente in questa direzione.
Ma, accanto a questo, noi pensiamo che sia arrivato il momento di dire, con ancora più determinazione di quanto l'Unione europea abbia fatto sino ad oggi, che combattere i trafficanti di uomini significa combattere gli schiavisti del XXI secolo.
Non significa, questo, sottovalutare che la forza, la pressione che si esercita e arriva fino ai confini libici non è fermabile semplicemente bloccando gli scafisti, ma significa dire che, in presenza di un traffico di uomini, questa non è innanzitutto una questione di sicurezza o di antiterrorismo, è una questione di giustizia e di dignità della persona umana. Infatti, la storia ha già conosciuto momenti in cui si prendevano le vite umane, si vendevano o compravano e si infilavano in delle stive e in dei barconi. Era l'epoca dello schiavismo. E io ritengo che non sia un'esagerazione o un azzardo sostenere che ciò che sta avvenendo nell'area del Mediterraneo con la compravendita di uomini è esattamente una forma di moderno schiavismo. E il fatto che 1.002 persone siano state in questo momento assicurate dalla forza del nostro Paese alle patrie galere per traffico di uomini non può significare che l'Europa può lasciare soltanto a noi questa battaglia, che è una battaglia di assoluta civiltà.
Il terzo punto che noi vogliamo sottolineare nel dibattito di giovedì è tentare di scoraggiare alla radice la partenza di queste donne e di questi uomini dalla loro terra. Su questo permettetemi un sorriso amaro quando sento dire, nei dibattiti televisivi: dobbiamo scoraggiarli. Non è che li scoraggiamo perché loro guardano Ballarò o Agorà e vedono qualche autorevole parlamentare europeo o italiano che minaccia fuoco e fiamme (Commenti del deputato Fedriga). Il punto centrale è che quando una persona è in grado di rischiare la propria vita; quando una persona mette la propria vita a rischio perché deve uscire da una situazione in cui tagliano le teste a quelli che gli stanno accanto, scoraggiare la partenza non si fa con una generica dichiarazione, si fa mettendo l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati in Niger, in Sudan (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Area Popolare (NCD-UDC), Scelta Civica per l'Italia e Per l'Italia - Centro Democratico e di deputati del gruppo Misto – Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini); si fa intervenendo nelle terre e si fa una volta di più mantenendosi umani, evitando di inseguire la demagogia, anche a fronte di un dibattito parlamentare, come sta facendo larga Pag. 5parte delle opposizioni. C’è un limite al tentativo di sciacallaggio di queste ore. C’è un limite a questo tentativo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Area Popolare (NCD-UDC), Scelta Civica per l'Italia, Per l'Italia - Centro Democratico e di deputati del gruppo Misto – Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini) ! E credo che sia arrivato il momento di dire con grande forza che ci sono secoli di civiltà giuridica e di valori umani a cui non rinuncia questo Paese in nome di un principio demagogico ! Noi non ci rinunciamo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Area Popolare (NCD-UDC), Scelta Civica per l'Italia, Per l'Italia - Centro Democratico e di deputati del gruppo Misto – Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini) !
Infine, scoraggiare la partenza da questi Paesi significa avere forte una presenza delle organizzazioni internazionali nell'area del sud della Libia. In questo senso, il lavoro che noi abbiamo svolto con il Niger è un primo passo, importante, ma credo che sia fondamentale che sia l'Unione europea, nel suo complesso, a tentare di andare in quelle zone grazie in particolar modo al coinvolgimento delle Nazioni Unite. E sono grato al Segretario generale Ban Ki-moon per il pieno sostegno e la profonda condivisione che ha espresso, così come sono grato davvero a tutti i leader dei Paesi con cui ho parlato in questo momento, dagli Stati Uniti a Malta. Vorrei veramente inserire un ampio spettro di collaborazioni, offerte e richieste. Ma credo sia anche importante contemporaneamente cercare di far sì che le procedure per l'asilo siano procedure gestite con un team europeo e, naturalmente, come prevede il punto 6 del lavoro svolto dai Ministri degli esteri e dal Commissario Avramopoulos, che esso possa essere patrimonio, non soltanto di un Paese, ma di tutti i ventotto Stati membri.
Infine, quarto e ultimo punto che noi proponiamo, è quello di far sì che nella discussione di queste ore vi sia un atteggiamento di particolare urgenza verso le vicende più emergenziali perché la retorica del «mai più» funziona per uno spot televisivo, ma non è così, sta continuando anche adesso, sta continuando in queste ore, continuerà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane e chi vi dice il contrario pensa di svuotare il mare con un cucchiaino. La retorica del «mai più» lascia il tempo che trova. Abbiamo bisogno di far sì che non accada di nuovo mettendoci del nostro anche in sede emergenziale, ma questo tipo di priorità è quella che noi chiediamo ad un'Unione europea che voglia essere qualcosa di diverso da un'assemblea di Paesi membri di un club economico, che voglia essere qualcosa di diverso da un dotto club di specialisti tecnici che conoscono tutte le principali dinamiche geopolitiche, ma che si dimenticano di dare una risposta di fronte al dolore del nostro tempo. Io sono molto ottimista sul fatto che l'Unione europea possa finalmente cambiare passo, perché ho visto la reazione di queste ore, perché credo che la convocazione di un Consiglio europeo straordinario sia un passo straordinario nelle procedure dell'Unione, ma anche perché penso che, di fronte a ciò che sta avvenendo in queste ore e in questi giorni, noi dobbiamo passare dal tentativo di salvare le persone in mare – che continueremo a fare naturalmente, ma il mare è il posto più difficile dove salvare le persone – al desiderio profondo di affermare il principio che, intervenendo in Africa con una strategia a lungo periodo e con una strategia più significativa di quello che è stato fatto sino ad oggi, l'Unione europea di fatto restituisca a se stessa il bisogno di richiamare la propria vocazione.
Termino su questo: negli ultimi giorni noi abbiamo assistito ad un progressivo spostamento della discussione. Fino ad una settimana fa era soltanto una discussione sull'antiterrorismo, sulla sicurezza interna, vorrei dire una discussione sacrosanta, una discussione importante ed è una discussione alla quale noi dobbiamo partecipare inserendo non soltanto gli strumenti di difesa, non soltanto gli strumenti di sicurezza nazionale tradizionalmente Pag. 6intesi, ma anche raccontando qual è l'idea dell'Italia nel mondo che cambia. Quando i terroristi attaccano l'università di Garissa in Kenya, quando i terroristi attaccano il museo a Tunisi, quando i terroristi attaccano la redazione di un giornale a Parigi, i terroristi dimostrano di capire quali sono gli obiettivi in modo molto più attento di tanti commentatori. È l'idea stessa della cultura che viene messa in discussione. Quando tu vai ad uccidere un bambino a Peshawar in Pakistan perché va a scuola, mentre va a scuola, tu stai dicendo che è lì che vuoi vincere la battaglia non soltanto uccidendo quella persona ma rovinando un'idea di mondo basata sul capitale umano, sulla cultura. Ecco perché c’è tanto bisogno dell'Italia nel dibattito politico europeo e mondiale. Ecco perché c’è tanto bisogno della forza culturale, valoriale, educativa del nostro Paese. Ecco perché c’è bisogno per noi di non limitarsi a vivere questa fase come la necessità di dare una risposta tecnica: quali barconi andiamo a prendere, quali interventi facciamo con la guardia costiera, come interveniamo nei campi profughi, se riusciamo a dare qualche altro profugo ad altri Paesi, tutte cose comprensibili e doverose su cui stiamo lavorando. Ma questo è il Parlamento della Repubblica e il Parlamento della Repubblica ha il dovere di affermare un'idea dell'Italia per i prossimi vent'anni in cui il nostro ruolo come ponte tra Europa ed Africa abbia una strategia meno angusta di quella che la nostra riduzione della politica a dibattito da talk show sta portando. È su questo che vorrei chiedervi un aiuto per andare giovedì al Consiglio europeo. Lo chiedo a tutte le forze politiche perché di fronte a queste tematiche non c’è divisione di parte, c’è l'Italia che è molto più grande delle nostre divisioni. Lo chiedo nella consapevolezza che, con il poeta spagnolo, potremmo immaginare gli ultimi attimi di vita di quelle persone che hanno perduto ogni speranza e anche la loro esistenza dentro una stiva, chiusi a chiave.
È un canto di amore quello che dice: «l'aria ormai è quasi irrespirabile, perché non mi rispondi: tu sai bene che quello che respiro sono le tue risposte e ora io soffoco». È uno scambio di amore tra due persone che si amano, eppure, se ci pensate, la mancanza di risposte da parte della comunità internazionale fa letteralmente soffocare un'intera generazione che non sta scappando perché vuole andare a vedere posti nuovi, sta scappando perché sta rischiando quotidianamente la vita.
Noi siamo l'Italia, come tale abbiamo il dovere di reagire e stiamo reagendo da mesi, vorrei dire da anni, ma la reazione da sola, nobile e generosa, non basta. Il passaggio successivo della reazione è la strategia politica e la strategia politica significa chiedere all'Europa di fare l'Europa, non soltanto quando c’è da fare il budget, ma mettere quindi l'Europa in condizione di avere una strategia complessiva. Mi pare che stiamo andando in quella direzione. Chiedere alle forze politiche di dividere tra semplicità e semplicismo, tra demagogia e visione e orizzonte ed essere in condizione noi di dire grazie a chi salvando la vita salva il mondo intero, ma anche di dire a noi stessi che il nostro compito non è di fare i commentatori, è di provare a immaginare quello che accadrà da qui ai prossimi venti anni: io sono certo che saremo all'altezza di questa sfida (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Area Popolare (NCD-UDC), Scelta Civica per l'Italia e Per l'Italia – Centro Democratico e di deputati del gruppo Misto).
(Discussione)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.
È iscritto a parlare il deputato Renato Brunetta. Ne ha facoltà.
RENATO BRUNETTA. Signora Presidente della Camera, colleghi, signor Presidente del Consiglio, abbiamo chiesto con forza che lei venisse in Parlamento, in vista del Consiglio europeo straordinario di domani, non solo per riferire, ma soprattutto per ascoltare, soprattutto per Pag. 7ricevere un mandato, il più ampio possibile, dai rappresentanti del popolo italiano.
Questo è il momento in cui deve prevalere l'unità e le polemiche devono lasciare il posto ad un'azione politica concorde per affrontare un'emergenza assoluta, senza retorica, signor Presidente del Consiglio, da qualunque parte essa provenga – ripeto – da qualunque parte essa provenga. Sono necessarie unità e coesione nazionale nell'emergenza per impegnarci come Paese a determinare un cambiamento di rotta dell'Europa, di quell'Europa che noi amiamo, ma di quell'Europa che per troppo tempo è stata sorda, miope, insensibile, egoista.
Signor Presidente del Consiglio, il Parlamento, come espressione della volontà popolare, abbia l'autorevolezza di assumere un ruolo di coesione morale e politica in questi momenti tragici e difficili. Dinanzi alla paura, allo sgomento, al dolore dei nostri cittadini – ma direi non solo dei nostri cittadini, ma dei cittadini del mondo – il Governo, il suo Governo, è chiamato ad interpretare una posizione politica e umana fondanti della nazione ed insieme un metodo che ne sia diretta conseguenza. Per questo ho chiesto che lei venisse qui ad ascoltare i valori fondanti della nostra nazione.
L'unità deve comunque basarsi sulla verità, signor Presidente del Consiglio, sui tanti errori fatti a livello europeo, a livello italiano, ma su questo non voglio dilungarmi, sarà la storia a individuare questi errori. In ogni caso, signor Presidente del Consiglio, per onorare il nostro mestiere, lo ha detto anche lei, non ci sono risposte facili a problemi difficili.
Quello dell'immigrazione è un fenomeno epocale, incontrollabile e ingestibile senza una chiara e precisa strategia. Ci sono gli effetti che gli economisti chiamano push e pull, gli effetti attrazione, gli effetti espulsione, non si può prescindere dagli uni e dagli altri. Certo, noi attraiamo immigrati, ma molto spesso questi vengono cacciati, espulsi dalle loro condizioni socioeconomiche dei Paesi di origine. Non si può prescindere dalla distinzione netta delle due ragioni, dei due fatti causali. Noi abbiamo avuto con Mare Nostrum la dimostrazione della professionalità delle nostre Forze di marina, della nostra Guardia costiera, della nostra Guardia di finanza, ma, se è possibile senza ingenerosità assolutamente, questa esperienza nostra è stata velleitaria e presuntuosa e fin troppo esibita, signor Presidente del Consiglio, dando il pretesto all'Europa di lavarsene le mani. Noi abbiamo presentato una risoluzione in cui diciamo con chiarezza le nostre idee di intervento umanitario forte, responsabile, all'origine dei flussi. Noi abbiamo individuato le necessità di intelligence per valutare i percorsi, per valutare gli agenti criminali che sono all'origine di questi flussi migratori. Noi siamo disponibili a una coesione nazionale, purché questa avvenga nella verità e nella forza del nostro Paese. Lei domani in Europa deve poter parlare a nome di tutto il Paese, rappresentando i valori, le sensibilità e le esperienze di tutto il Paese.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Brunetta.
RENATO BRUNETTA. Se sarà così, signor Presidente del Consiglio – ho finito – lei sarà forte e sarà rappresentante di tutti gli italiani in un momento drammatico e difficile come questo. Io questo me lo auguro, io questo glielo auguro. Per parte nostra, la massima disponibilità a che lei non sia più, in questa occasione, il Presidente del Consiglio di una parte politica ma sia il Presidente del Consiglio di tutti gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Maurizio Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI. Grazie, signora Presidente. Signor Presidente del Consiglio, mi permetto di collegarmi subito alle parole del collega Brunetta, che hanno un filo sottile ma molto forte e molto razionale rispetto all'intervento del Presidente del Consiglio. Di fronte alla tragedia, al Pag. 8dramma umano cui abbiamo assistito ancora una volta, ci sono due parole che sono emerse in quest'Aula in maniera molto chiara: il forte, fortissimo appello alla politica, alla politica con la «P» maiuscola, che il Presidente del Consiglio, nel suo intervento, declinandolo poi nei diversi aspetti, ha fatto, e la conseguenza dell'intervento del collega Brunetta, di cui colgo l'assoluta positività, cioè che, di fronte a quanto è accaduto e continua ad accadere, che è un dramma di proporzioni inaspettate, non possa che esserci la politica, la politica delle istituzioni e l'unità della politica, l'unità delle istituzioni, che possano dare un mandato forte all'Italia in Europa e all'Europa nel mondo. Per far questo, però – il presidente Cicchitto spiegherà poi in maniera più articolata, nel suo intervento, la posizione del nostro gruppo – occorre, come ha detto il Presidente del Consiglio, ma in maniera molto più chiara, giudicare razionalmente e in maniera molto chiara quello che è accaduto ed evitare alcuni equivoci, perché l'unità e la politica si ritrovano se non ci sono equivoci e pregiudizi.
Il primo lo hanno sottolineato sia l'intervento del collega Brunetta che quello del Presidente del Consiglio: è evidente ed è chiaro che siamo di fronte ad un esodo di massa di intere popolazioni in fuga da guerre civili, da massacri, da miserie, senza una prospettiva per il futuro. C’è una sintesi molto chiara di quello che sta accadendo nella sua drammaticità, l'ha fatta Papa Francesco quando ha detto che questi uomini e queste donne stanno cercando una cosa, il diritto alla felicità, e il più grande Paese dell'Occidente e del mondo moderno ha messo nella sua Costituzione il diritto alla felicità.
Confrontiamoci insieme su come la politica e le istituzioni, anche le diverse soluzioni a cui in questi giorni, in questi mesi noi stiamo assistendo, possano essere indifferenti rispetto al diritto alla felicità di queste popolazioni o se devono dare una risposta insieme.
Secondo aspetto, molto chiaro per noi: certamente occorre, in maniera molto dura e molto netta, molto forte, colpire chi sta sfruttando questa disperazione. Bisogna contrastare con forza le organizzazioni criminali che stanno sfruttando questa organizzazione e i dati del Ministero dell'interno, oltre 1002 gli arresti che vanno proprio in questa direzione, sono forti, ma non serve solo questo, non basta solo questo. Prima ancora che individuare – diceva il Presidente del Consiglio – gli aspetti tecnici, quelli diplomatici, eccetera, occorre essere molto chiari e molto netti fra di noi. Speculare sui morti è quanto di più basso un uomo politico possa fare; farlo per una manciata di voti è quanto di più ignobile. Dobbiamo essere molto chiari, dobbiamo essere molto forti su questo e allora, se partiamo da questo, troviamo insieme tutte le soluzioni, individuiamo le strade, facciamolo anche con un confronto serio, perché le soluzioni possono essere tante e possono essere anche diverse.
È evidente che occorre, in maniera molto chiara, evitare che accadano nuove tragedie e per fare questo ci sono delle soluzioni che sono sul tappeto, non solo l'intervento dell'Italia o dell'Europa, ma l'intervento complessivo della comunità internazionale. Oggi anche il Ministro dell'interno e il Presidente del Consiglio hanno detto con molta chiarezza – e si sta apprendendo – che bisogna prevenire che questo accada. Vado verso la conclusione. Allora il tema della distruzione dei barconi, quello delle basi da colpire, ovviamente sotto l'egida di un intervento dell'ONU e internazionale, è certamente un tema che va affrontato, così come non va sottovalutato, proprio per quella responsabilità che abbiamo all'accoglienza e a combattere quanto drammaticamente sta accadendo, che un'accoglienza senza limiti nel nostro Paese non è più accettabile.
L'esasperazione dei nostri sindaci e delle nostre comunità sono un campanello d'allarme proprio perché la cultura di questo Paese è sempre stata la cultura dell'accoglienza. Allora, abbiamo il dovere – concludo – di intervenire anche sotto questo aspetto, di coinvolgere con forza le istituzioni internazionali sotto questo aspetto, dimostrando che l'Italia è in Pag. 9prima fila, ma l'Europa e le organizzazioni internazionali devono fare la stessa cosa. Ma l'unica condizione è una sola: confrontiamoci, signora Presidente, su tutte le soluzioni, ma evitiamo ancora una volta di assistere a quello spettacolo ignobile che, di fronte ad una tragedia che vede 800 vite umane morte nella ricerca disperata della felicità, si specula ignobilmente per una manciata di voti (Applausi dei deputati dei gruppi Area Popolare (NCD-UDC), Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia, Per l'Italia-Centro Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.
ERASMO PALAZZOTTO. Grazie, signora Presidente. Signor Presidente del Consiglio, io capisco la scarsa considerazione che lei ha spesso del Parlamento, ma spero che in un'occasione di questo tipo lei, al contrario delle altre volte, voglia rimanere fino alla fine e dare una risposta alle cose che le vorremmo chiedere rispetto alla situazione drammatica che stiamo vivendo.
Tra le sue qualità riconosciute c’è sicuramente quella dell'intelligenza e vorremmo che lei oggi non offendesse la nostra, perché, in un momento molto delicato per la storia dell'umanità, noi dobbiamo affrontare i problemi reali sul campo. Lei oggi ha fatto un bellissimo discorso sulla politica, però non era un discorso politico, cioè non è entrato nel merito delle questioni che ha semplicemente enunciato.
Allora, noi vorremmo provare invece a entrare nel merito di quello che sta accadendo in questo momento e le cronache di questi giorni finiranno nei libri di storia e noi saremo giudicati dalla storia – lei sarà giudicato – per le nostre scelte. E, allora, parlare di politica oggi significa dire che il problema sono i profughi prima degli scafisti, perché dobbiamo affrontare il problema di chi scappa da una guerra e che continuerà a scappare. Anche se noi decidiamo di affondare tutti i barconi, anche se noi decidiamo di sparare a tutti gli scafisti, anche se noi occupiamo militarmente la Libia, quelle persone dall'Africa subsahariana, dalla Siria, dall'Iraq, dall'Afghanistan continueranno a scappare e continueranno a scappare perché là si combattono delle guerre su cui noi abbiamo grandi responsabilità.
Vede, l'altro giorno un profugo sbarcato nella mia terra, in Sicilia, davanti alla discussione che stavamo facendo mi ha detto: se tu bruci la mia casa di giorno, è ovvio che di notte vengo a dormire a casa tua. Questo è quello davanti a cui ci troviamo. Abbiamo per anni infiammato il Medio Oriente, abbiamo bombardato quelle terre, abbiamo contribuito ai processi di destabilizzazione di Paesi in tutto il continente africano e oggi ci stupiamo se ci troviamo davanti ad una situazione di questo tipo.
Vede, oggi, davanti al disastro che la politica estera del nostro Paese insieme a quella dei Paesi occidentali ha prodotto, noi dobbiamo affrontare un fenomeno che non è più un'emergenza, ma è un fenomeno strutturale del nostro tempo e per affrontarlo servono delle politiche strutturali, mentre noi da anni continuiamo a muoverci di emergenza in emergenza. Allora, vorrei provare a mettere sul campo delle proposte e, come dice lei, ad aiutarla in vista del Consiglio europeo di giovedì.
Corridoi umanitari: in questo momento parliamo di 300-400 mila persone che sono in fuga da zone di conflitto che hanno diritto, secondo la Convenzione di Ginevra, a godere dello status di rifugiato e che sono costretti ad attraversare in questo modo il Mediterraneo e non solo, spesso anche l'intero continente. Allora, dare a queste persone la possibilità di avere dei corridoi umanitari, delle vie di accesso legali ai Paesi europei in questo momento è qualcosa che toglierebbe il mercato dalle mani degli scafisti e garantirebbe a queste persone la sopravvivenza. Aggiungo: 300-400 mila persone per un continente come l'Europa, per 28 Paesi che si fregiano di essere la culla della civiltà sono un'inezia.
Mare Nostrum: lei ha detto in conferenza stampa che non sarebbe cambiato nulla. Lei crede veramente che il soccorso Pag. 10prestato da un mercantile con uomini non addestrati sia la stessa identica cosa delle operazioni messe in campo dagli uomini della nostra Marina militare con competenze e professionalità per salvare i migranti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) ? Lei ha mai visto come venivano effettuate le operazioni, con gli interpreti che prima avvicinavano il barcone sui gommoni dicendo nella loro lingua quello che dovevano fare ?
Stabilizzazione dei conflitti: la politica estera è la prima chiave per affrontare il fenomeno dell'immigrazione. Noi abbiamo bisogno di stabilizzare i conflitti, abbiamo bisogno di fare politica estera di pace e su questo non abbiamo ancora capito qual è la nostra posizione sulla Libia. Un giorno siamo pronti ad intervenire con 5 mila soldati, un altro giorno non sappiamo se dobbiamo occupare i porti, un altro giorno ancora, invece, aspettiamo che le fazioni in conflitto si mettano d'accordo tra di loro. Noi abbiamo bisogno di chiedere all'Europa un piano europeo per i profughi. Abbiamo bisogno di garantire i corridoi umanitari, ma anche di stabilire che i Paesi dell'Unione europea accolgano tutti i profughi che oggi scappano da quei conflitti. Non possiamo ritenerli eroi quando vengono massacrati dall'ISIS e considerarli un problema quando arrivano nel nostro Paese, nei nostri Paesi, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) !
Abbiamo bisogno per questo di mettere in campo – e chiudo – la revisione degli Accordi di Dublino e delle politiche sull'immigrazione comuni in Europa, a partire da un diritto d'asilo europeo, che è qualcosa che manca e che sta determinando la fine della civiltà europea, lasciando ogni Paese ad affrontare da solo la più grande emergenza umanitaria del nostro secolo.
Infine, signor Presidente, mi permetta di dirle che noi – dicevo – saremo giudicati dalla storia per le nostre scelte. Finora tantissimi cittadini italiani, cittadini di Lampedusa hanno portato sulle loro spalle il peso della civiltà europea. È ora che i Governi europei, che il suo Governo e che l'Unione europea si facciano carico del peso della nostra civiltà e non la disperdano facendola annegare in questo mare insieme ai tanti profughi che sono morti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Raciti. Ne ha facoltà.
FAUSTO RACITI. Grazie, signora Presidente. Signor Presidente del Consiglio, io vorrei partire dalle parole che lei ha utilizzato pochi minuti dopo che le agenzie hanno battuto la notizia del barcone che si è ribaltato portando via più di 800 vite. Lei ha usato una parola importante e impegnativa, ha usato la parola «strage». Io mi vorrei permettere nel mio intervento di partire da questo, perché ogni strage ha dei mandanti, dei colpevoli. Uno lo sappiamo per certo e sono i trafficanti di vite. L'altro – diciamocelo con onestà – è l'indifferenza un po’ micragnosa di un'Europa che non sempre si è dimostrata all'altezza della propria civiltà e della propria storia. Il nostro Paese, i nostri sindaci dell'accoglienza, i nostri pescatori in mare, i nostri volontari rischiano di trovarsi da soli a fronteggiare una delle più grandi emergenze umanitarie cui il Mare Mediterraneo abbia mai assistito. Basta chiedere ai sindaci siciliani quante lapidi abbiano dovuto far scolpire per seppellire i morti negli ultimi anni e quanti volontari hanno dovuto convocare per gestire le emergenze con generosità e indifferenza – questa volta sì – nei confronti dei tanti fomentatori dell'odio nella campagna elettorale.
C’è stata un'Italia minore, lontana dal business dell'accoglienza e dai colori politici spesso variegati, che si è spesa e che non può più restare sola. L'Africa e il Medio Oriente in frantumi, le violenze dell'islamismo radicale, la disgregazione di interi Stati portano il nostro Paese, che si è sempre sentito sud dell'Europa, ad essere per una volta frontiera a nord per centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini in fuga dalla disperazione. L'Italia Pag. 11e la Sicilia sono diventate per loro il nord di una speranza possibile.
Di fronte al terrore delle persecuzioni spesso contro le minoranze cristiane, ai tagliagole e alle tragedie della miseria è in gioco la nostra reputazione e non saremmo credibili nel condannare le persecuzioni contro le minoranze cristiane, come giustamente qui tutte le forze politiche hanno fatto, se contemporaneamente non riuscissimo a fare il nostro dovere quando si tratta di salvare quegli stessi cristiani e molti altri nel mare davanti a casa nostra.
Il moltiplicarsi per trenta delle vittime in mare rispetto all'inizio dell'anno scorso, toccando la cifra record di 1.750 decessi da inizio anno, è una ferita che dobbiamo cauterizzare prima che sia troppo tardi e, purtroppo, non saremo in grado di farlo da soli. Di più: non è giusto – e in questo è molto sensato il suo appello all'Unione europea – che questa grande sfida della speranza sia caricata solo sulle spalle del nostro Paese.
Mi sembra che il Parlamento dall'inizio di questa discussione cominci a cogliere questo elemento. La solidarietà europea non può essere una formula da utilizzare in qualche celebrazione. La solidarietà europea ora ha bisogno come non mai di fatti.
Ed è di fronte a questa capacità di richiamare una responsabilità comune che si dimostra se un Paese e – mi permetta – questo Parlamento sono davvero capaci di unità nazionale. Con le sue parole ha scosso i Governi dell'Unione europea, un'Unione che sembra per la prima volta pronta ad uno scatto di dignità, come è testimoniato dalle parole del Commissario per gli affari interni e l'immigrazione negli ultimi giorni.
Più forte e unitario sarà il mandato che lei riceverà, signor Presidente del Consiglio, nella giornata di oggi e più forte e credibile sarà il nostro Paese nel far sentire forte la propria voce al prossimo Consiglio europeo, che proprio noi – va detto e riconosciuto – abbiamo chiesto e ottenuto con straordinaria rapidità e con straordinario senso dell'urgenza.
Rafforzare in maniera decisa l'operazione Triton, impegnando più mezzi e risorse economiche allo scopo di rendere possibile la ricerca e il salvataggio in mare, coinvolgere gli altri Paesi europei nello sforzo di accoglienza davanti a un'emergenza sempre più grande, rafforzare la cooperazione con i Paesi di origine e di transito dei grandi flussi migratori per governarli insieme sono obiettivi possibili di un lavoro comune tra le forze politiche che compongono questo Parlamento.
Ma soprattutto deve e può tenerci insieme l'obiettivo di colpire, con tutti i crismi di una operazione di polizia internazionale, piccoli e grandi trafficanti di vite umane.
Gli stessi che abbiamo sentito nelle disgustose intercettazioni che la stampa ha reso note negli ultimi giorni. Raccontare di come trattano e utilizzano gli uomini alla stregua di merce. I richiedenti asilo – lo dico per tutta l'Assemblea – che scappano dagli Shabaab, da Boko Haram, dalle milizie libiche, dalla morte per violenza o per fame, non si spaventeranno di certo davanti ai toni sgrammaticati della campagna elettorale delle regionali italiane.
Ci consegnerà, invece, questa nostra capacità, se davvero ce l'avremo, di parlare forte e chiaro e di riportare l'Europa sul terreno della politica...
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
FAUSTO RACITI. ... la possibilità di ritornare, per una volta, orgogliosi di essere europei e di avere riportato l'Europa al ruolo a cui la sua civiltà, in questo caso, davvero, la chiama senza appello (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO DI BATTISTA. Presidente Renzi, buongiorno. È la prima volta che ho il piacere di parlarle e guardala negli occhi e dirle che, anche oggi, lei ha sciorinato un maremoto di luoghi comuni. Ha parlato di fame e di guerra in Africa. Pag. 12Ma chi porta la fame ? La portano quelle multinazionali con le quali lei sta conducendo accordi segreti – il TTIP – per fare in modo che prendano anche il mercato italiano. Lo fanno quelle multinazionali di armi, che continuano ad arricchirsi su quella povera gente e alle quali lei, probabilmente, è andato a chiedere l'elemosina qualche giorno fa negli Stati Uniti d'America, quando è andato a parlare con Obama. Lei ha parlato di guerra, ma chi fa questa guerra ? Siete tutti responsabili. È responsabile il Presidente che l'ha nominata, Presidente Renzi: il Presidente Napolitano che più di ogni altro ha spinto per quell'intervento militare osceno e contro il diritto internazionale che ha provocato morti in Libia e la destabilizzazione di un territorio ed oggi le conseguenze le vive il popolo italiano.
Lei ha parlato di lotta senza quartiere agli scafisti, perché gli scafisti sono in combriccola con la mafia. La stessa mafia, Presidente Renzi, che si è mangiata mezzo partito suo, qui a Roma, e che ci lucra, sugli immigrati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
La stessa mafia che va a braccetto con la mafia nigeriana, che anch'essa dipende dall'immigrazione clandestina dalla Nigeria; Nigeria dove multinazionali come l'ENI al cui ex amministratore delegato, condannato, Scaroni, lei ha dato una buonuscita di 8 milioni di euro. E poi ci dite che non ci sono i soldi ! È andato in Nigeria a corrompere le classi politiche locali per rubare quel petrolio, risorsa dei nigeriani. Ed oggi l'ENI è ancora sotto inchiesta per corruzione internazionale in Nigeria. Questa è la verità !
Oggi qui in Aula c’è stato l'ennesimo teatrino di tutti quanti: vi scontrate sulle parole razzismo, xenofobia, sciacallaggio. Lei sa perfettamente, ahimè, Presidente Renzi, che per evitare tensioni sociali occorre approvare una manovra – il reddito di cittadinanza – che aiuta ad evitarle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Razzismo e povertà sono sempre direttamente proporzionali. È facile oggi attaccare soltanto coloro che speculano, soltanto coloro che dicono parole vergognose su quei morti, su quei disgraziati. Lei deve sapere che fino a quando crescerà il numero dei poveri – e crescono per le vostre misure economiche scellerate – aumenterà anche il razzismo e la xenofobia. È molto facile, Presidente Renzi: si occupi di quei 9 milioni di italiani che soffrono e vedrà che diminuirà anche lo sciacallaggio e diminuiranno il razzismo e la xenofobia in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Siete tutti responsabili. La camorra: ieri, Presidente, è stato sciolto un ospedale; in Italia è stato sciolto un ospedale per camorra. Si rende conto ? Lo ha fatto lei, sì. Lo ha fatto lei. E in questo Parlamento grazie alla camorra e grazie alla ’ndrangheta, che vi portano a tutti quanti pacchetti di voti, entrano vostri rappresentanti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
C’è l'autista di Raffaele Cutolo, seduto là, Presidente Renzi, il fondatore della nuova camorra organizzata. Più in alto lì, c'era Francantonio Genovese, uno immischiato in affari loschi: è del vostro partito. Lo stesso vostro partito che condanna – vede il lapsus freudiano – che candida uno come De Luca in Campania condannato in primo grado (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
E ci venite a dire che non ci sono i soldi, che serve più Europa, sempre le solite balle ! Sempre le solite balle, Presidente Renzi ! La verità – e concludo, mi ascolti bene – è che: se gli italiani che si impiccano, o gli africani che fuggono, se i pensionati che rovistano nella mondezza, se i campani che si ammalano di cancro, se gli studenti che lasciano l'Italia, se i liguri che sprofondano nel fango, e voi candidate una indagata per il disastro in Liguria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), se gli operai della Indesit, Presidente Renzi, dell'Ilva, se i lavoratori di Meridiana o di Alitalia, se gli imprenditori del Veneto strozzati dalle tasse, se i bambini del quartiere Tamburi a Taranto, se le vittime dell'amianto o i giudici condannati a morte dalla mafia, se gli esodati, i professori precari, gli agricoltori Pag. 13pugliesi o i pescatori siciliani, se chi vive in una macchina perché lo Stato gli ha portato via la casa, o chi si imbarca su barconi della morte perché non ha più uno Stato a casa sua, se tutti costoro non fossero uomini e donne, ma istituti finanziari, se tutti costoro non fossero carne e sangue, ma gruppi petroliferi che la sostengono, se tutti costoro non si chiamassero persone ma banche, li avreste già salvati da un pezzo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! È tempo che ve ne andiate, Presidente Renzi, è tempo che se ne vada ! Lasci fare a chi ha onestà e coraggio e che non ha nessun delinquente in casa propria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Nicola Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Presidente, io non so se lei è un grande comunicatore, probabilmente sì. Sicuramente, però, lei è un grande mentitore, Presidente Renzi, lei non può continuare a raccontare balle e bugie al popolo italiano. Lei non può dire al popolo italiano che sono stati arrestati mille scafisti, perché non è vero, Presidente Renzi ! Arrestare mille scafisti vuol dire prendere mille scafisti, o schiavisti, e metterli in galera, e togliere a queste mille persone la possibilità di poter lucrare ancora sui viaggi della speranza. Oggi i numeri dicono che meno del 10 per cento di quelli che vengono fermati sono arrestati e viene loro impedito di continuare a perpetrare quei crimini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini), Presidente !
Presidente, uno degli ultimi scafisti aveva il permesso di soggiorno, era un richiedente asilo, era ospitato e accolto coi soldi del Governo italiano e del popolo italiano nel CARA di Mineo, Presidente ! Quindi, voi avete la complicità di quel tipo di azione. Presidente, CARA di Mineo ! Venga a spiegare al popolo italiano il motivo per cui, nel CARA di Mineo, 4 mila immigrati clandestini, un appalto da 100 milioni di euro, tre inchieste da parte della procura, undici indagati, tra cui alcuni esponenti del suo Governo: Presidente, faccia pulizia di questo schifo, Presidente ! Presidente, vuole ridare dignità e umanità alle 600 morti nel Mediterraneo ? Incominci a ridare umanità e dignità, bloccando e impedendo che qualcuno possa speculare e possa mangiare sulla gestione dell'immigrazione clandestina (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini) !
Ci sono cooperative rosse e bianche, che speculano sull'immigrazione clandestina, Presidente, lei specula ! Lei ha fatto la conta dei morti, lei ha fatto un discorso da campagna elettorale, lei ha paura di perdere i voti in questa campagna elettorale: Presidente, lei non è uno statista, lei è un contabile delle sciagure, lei è un contabile sulla pelle dei morti nel Mediterraneo ! Presidente, lei, il Ministro Alfano, che ovviamente si sottrae costantemente al confronto, padre, anzi padrino, di Mare Nostrum, la Presidente della Camera o la Presidentessa della Camera Boldrini, il Commissario europeo Federica Mogherini, l'Europa – la vostra Europa, non la nostra Europa, la vostra ! – e tutte le forze politiche che sostengono il suo Governo, siete voi i veri responsabili, avete voi la responsabilità politica – visto che lei ha parlato di politica – voi, che guidate il Paese, lei che è stato Presidente del semestre europeo, avete la responsabilità politica di quello che accade ed è accaduto nel Mediterraneo ! Voi siete complici, siete tragicamente complici di quello che accade nel Mediterraneo.
Presidente, questo è razzismo di Stato. Ci sono dieci milioni di cittadini italiani che vivono sotto la soglia di povertà, che non riescono a mettere assieme il pranzo con la cena, che non riescono ad arrivare alla terza settimana, e cosa abbiamo ? Abbiamo gli immigrati clandestini che vengono alloggiati in alberghi a quattro stelle, a cui garantite vitto, alloggio, il pagamento delle ricariche telefoniche, garantite tutti quei servizi, gratuiti ovviamente, con i soldi dei cittadini italiani, a cui i cittadini Pag. 14italiani non possono accedere, rispetto ai quali ai cittadini italiani viene preclusa la possibilità di goderne.
Sono due anni, Presidente del Consiglio, che continuate a negare l'evidenza. La Lega da due anni sostiene un'equazione semplice e banale: meno partenze, meno morti nel Mediterraneo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini), meno partenze, meno morti nel Mediterraneo. Presidente Renzi, non siamo noi della Lega ad essere...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
NICOLA MOLTENI. Presidente, mi avvio alla conclusione. Non siamo noi della Lega ad essere razzisti, non siamo noi quelli che speculano sulle morti nel Mediterraneo, non siamo gli sciacalli, Presidente Renzi. Presidente, noi siamo gli unici, siamo gli unici che avevano ragione, siamo gli unici che da due anni danno le soluzioni, le proposte per risolvere il problema nel Mediterraneo, per impedire l'accoglienza buonista, pelosa e falsa, che voi continuate a fare.
PRESIDENTE. Concluda, deputato Molteni.
NICOLA MOLTENI. Siamo gli unici che vogliono impedire questa invasione incontrollata. Presidente Renzi, lei non è la soluzione del problema, lei non ha la soluzione del problema, lei è il problema (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini) !
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Rabino. Ne ha facoltà.
MARIANO RABINO. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, spiace davvero che, di fronte a drammi così grandi, a problemi che davvero incrociano il senso del passaggio di epoca, a problemi che dovrebbero portarci a riflettere, come veniva ricordato, secondo i canoni della cultura, i più alti valori occidentali, queste occasioni diventino, invece, teatro per comizi elettorali di bassissima lega e, soprattutto, di emersione di un'idea pari a zero sulle politiche di immigrazione e su questi fenomeni così importanti che attraversano il nostro tempo.
Ha detto bene il Presidente del Consiglio: occorre rispondere con la cultura. Ebbene, rispondere con la cultura significa non guardare dall'altra parte, significa non avere atteggiamenti buonisti, semplicemente buonisti o semplicemente ispirati alla drammatizzazione e alla traumatizzazione. E allora dobbiamo dire, come Italia, come Paese contributore netto dell'Europa – noi di Scelta Civica lo vogliamo sottolineare, noi che per definizione siamo una forza politica europeista – che l'Europa fino ad ora ha mancato al suo compito, ha mancato al suo ruolo fondamentale, che è quello di mettere in campo una grande iniziativa unitaria di accoglienza e di difesa comune.
Io credo che il Consiglio europeo, signor Presidente del Consiglio, possa essere anche l'occasione davvero per pensare in grande finalmente e, quindi, per dare concretezza alla recente proposta del Presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, per un esercito europeo. Abbiamo bisogno che si attivino al più presto due istituzioni dell'Unione europea create nel 2003, il Quartier generale europeo e l'Agenzia europea per gli armamenti. Abbiamo l'Alto rappresentante per la politica estera e di difesa comune, Federica Mogherini, non perdiamo questa opportunità. Abbiamo in Europa centocinquanta sistemi d'arma, in confronto ai ventisette sistemi d'arma degli Stati Uniti. Sarebbe sufficiente ridurli per ottenere enormi risparmi e per aumentare l'efficacia dei nostri eserciti.
È vero, in Libia forse l'intervento militare è prematuro, ma le alternative appaiono nebulose. Occorre non dare risposte emotive, ma risposte razionali, risposte faticose, risposte di lungo respiro, ma allora abbiamo bisogno di chiamare a Pag. 15raccolta una coalizione di Stati, di nazioni, di popoli volenterosi, dell'Occidente come del mondo islamico.
Abbiamo bisogno di stabilizzare l'Africa. Abbiamo bisogno, come Europa, come Italia, di un progetto africano, di un progetto per il Medio Oriente, perché diversamente la risposta sarà solo emotiva.
Avremo un Consiglio europeo che raddoppierà i fondi per Triton, per Poseidon, avremo un Consiglio europeo che genericamente farà mediaticamente presenza e attenzione mediatica sulla vicenda degli ultimi giorni, ma il rischio è che il fenomeno epocale che affrontiamo, profondo e di sostanza, non venga affrontato alla radice. Abbiamo bisogno di guardare a questo fenomeno con gli occhi della prevenzione, non della semplice reazione e della repressione. Dire «ammazziamo gli scafisti», «spariamo ai barconi», non credo che sia una soluzione, se non per raccogliere qualche consenso, qualche dozzina di voti poco prima di una campagna elettorale.
Abbiamo bisogno di mettere in campo una grande operazione di ricostruzione degli equilibri politici, economici e sociali. Le persone che si allontanano dall'Africa, lo fanno perché vedono la differenza del benessere, del reddito medio pro capite tra l'Africa, il Medio Oriente e l'Europa, che oggi è trenta volte superiore. Abbiamo bisogno, davvero, che l'Europa passi dall'indifferenza del cinismo, della crudeltà, della tolleranza della crudeltà, al pragmatismo della solidarietà e dell'intervento concreto. Noi abbiamo bisogno di superare la paura dell'invasione e abbiamo il dovere di non abbandonare i disperati. Conciliare questi due sentimenti, fare scelte politiche e trovare strumenti adeguati che ne tengano conto non è certo facile; provarci è un dovere. Grazie. (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il Deputato Mario Marazziti. Ne ha facoltà.
MARIO MARAZZITI. Signora Presidente, Signor Presidente del Consiglio, la ringrazio per il suo coraggio, la sua scelta per la politica, la richiesta di un Consiglio europeo urgente per la scelta di EurAfrica. Tanti oggi si improvvisano, come quando si parla di calcio, apprendisti stregoni: tutti esperti del contrasto al jihadismo fondamentalista, tutti strateghi. Blocco navale, bombardamenti a casaccio delle coste libiche, rimandare indietro i profughi, intervento militare su territori che non hanno più forma statuale, magari d'impulso e senza mandato internazionale. Queste le ricette che si agitano. È una corruzione della mente e del linguaggio; perché non c’è solo la corruzione dei soldi, c’è forse, ed è peggiore, la corruzione dell’ethos nazionale, di un linguaggio che arriva a dire – come si è ripetuto poco fa – che chi salva i profughi in mare è un assassino e complice dei terroristi. Ma è il tempo della politica e sarebbe il tempo della unità nazionale profonda.
Blocco navale ? Già fu fatto ai tempi dei flussi dall'Albania, quando la Lega gridava «ributtiamoli a mare»; ricordiamo ancora come si speronano e si fanno morire nell'Adriatico le barche dei disperati. Irrealistico e fallimentare verso i trafficanti umani. Nel Mediterraneo sta morendo, o rischia di morire, anche l'Europa, l'anima dell'Europa, la sua credibilità. Lei lo ha detto, quello che lei porterà al Consiglio europeo sarà il ruolo e il contributo dell'Italia perché l'Europa torni ad essere «Europa» e non «non più Europa».
Da molte parti si sono levate voci che dicono: «l'Italia non può essere lasciata sola nella risposta a questa catastrofe umanitaria». Per questo noi Democratici Solidali, dal nostro gruppo Per l'Italia – Centro Democratico, abbiamo fatto nascere l'appello all'Europa di parlamentari tedeschi e italiani che da oggi è aperto alle sottoscrizioni dei parlamentari di tutti i ventotto Paesi membri a sostegno di una nuova politica europea per l'immigrazione. Dovrebbe darle forza domani e nelle prossime settimane.
Due perni: una grande operazione europea di search and rescue di scala almeno simile a Mare Nostrum e con standard di Pag. 16efficienza analoghi. Sono state salvate 170 mila vite umane, la più grande operazione umanitaria nel Mediterraneo.
Dieci milioni al mese, 600 euro per ogni essere umano. Sono due caffè al giorno: non si può ? Non vale questo una vita umana ? Alle bugie di chi dice «più si salvano, più arrivano» rispondono i numeri. Gli arrivi erano prima di Mare Nostrum molti di più, così come lo erano le vittime. Dopo la fine di Mare Nostrum sono aumentati arrivi e vittime e chi arriva spesso impiega due anni per arrivare. Lei lo ha detto: migliaia di dollari per chi fugge dalle guerre e non sta a sentire le favole populiste dei talk-show italiani. Basta parlare con i sopravvissuti di Lampedusa, ma alla Lega Nord non interessa.
La seconda direttrice è quella di costruire canali sicuri per viaggi sicuri, per svuotare il traffico di vite umane, che gonfia anche le casse delle bande criminali fino al cosiddetto califfato. Lo deve e lo può fare l'Europa, ma anche nel caso, terribile per l'Europa, in cui fosse lenta a farlo, l'Italia può iniziare e coinvolgere Paesi amici e volenterosi in un processo più lungo.
Come ? Concludo, signor Presidente, con alcune proposte. In primo luogo, servono quote realistiche per i rifugiati di guerra. Oggi in Libano, Giordania, Iraq e Turchia sono oltre tre milioni i profughi siriani e iracheni. Un milione in Libano è come 15 milioni di profughi in Italia. In Europa siamo a meno di 100 mila. Quote ampie, viaggi sicuri, non in mano ai trafficanti. In secondo luogo, una task force operativa immediata, embrione iniziale di un'agenzia europea dell'immigrazione da costituire, con le branche consolari con status di ambasciate europee per i rifugiati, con Paesi di partenza e di transito.
Questo si può fare, lei lo ha detto, si possono intercettare i flussi prima che arrivino in Libia e in altri Paesi e, quindi, il Niger e Khartoum diventano luoghi importanti. Può iniziare anche l'Italia da sola, con Paesi amici all'interno dell'Europa. Può creare un effetto imitazione, come è accaduto per Schengen. Viaggi legali, viaggi sicuri, corridoi umanitari che diventano possibili.
Insomma – e concludo davvero – occorre aumentare la possibilità di ingresso protetto. Dentro la Convenzione di Dublino occorre affermare il riconoscimento positivo reciproco. Oggi Dublino applica il principio di solidarietà solo al negativo. Se non includerà anche il riconoscimento positivo reciproco andrà denunciato come trattato contrario al Trattato di Lisbona.
L'accompagniamo con queste proposte, con stima e amicizia, con speranza, signor Presidente. L'Italia può aiutare l'Europa, come lei ha detto, come noi crediamo, a tornare credibile. Con una leadership morale e d'intervento...
PRESIDENTE. Concluda !
MARIO MARAZZITI. ... l'Italia può essere per prima questa Europa di cui c’è bisogno, di cui il nostro mondo ha bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia - Centro Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pino Pisicchio. Ne ha facoltà.
PINO PISICCHIO. Grazie, onorevole Presidente Boldrini. Presidente Renzi, l'esiguità del tempo e la condivisione di molti interventi che ho ascoltato mi spingono all'essenziale. Vivo in una regione del sud che conosce il dramma delle migrazioni e l'impegno solidale dell'accoglienza, che è un gesto gratuito e umano. In Puglia, però, abbiamo avuto la fortuna di non conoscere il raccapriccio senza fine che è toccato ai siciliani in queste ore. Ma condividiamo il mare, condividiamo il piccolo Mare Mediterraneo, che oggi si richiude sui tanti, troppi esseri umani in fuga dagli inferni dei teatri di guerra e di miseria per entrare nell'inferno allestito da qualche scafista assassino.
Noi non possiamo voltare lo sguardo da un'altra parte e non l'abbiamo fatto. Non l'hanno fatto i nostri militari e la nostra gente di Sicilia, ma non può farlo neanche l'Europa, signor Presidente, che deve volgere, Pag. 17essa sì, il suo sguardo verso quell'orrore e verso la nostra azione, compiuta in nome dell'umanità e del nostro essere europei. Contiamo sul fatto che lei, Presidente, riuscirà a farlo comprendere.
In attesa, però, di atti concludenti, le propongo una cosa, signor Presidente: defalchiamo – sto concludendo – dal nostro contributo annuale all'Unione europea, che ammonta a 16 miliardi, quell'impegno di spesa che stiamo assumendo per l'azione umanitaria. Sono sicuro che così saremo capiti (Applausi di deputati del gruppo Misto).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Marco Di Lello. Ne ha facoltà.
MARCO DI LELLO. Grazie, signora Presidente. Signor Presidente del Consiglio, membri del Governo, queste nostre discussioni, come le commemorazioni che si susseguono, rischiano di divenire parte di un rituale cui noi socialisti non ci vogliamo abituare, così come non ci vogliamo rassegnare dinanzi a queste continue tragedie del mare, quasi fossero ineluttabili. E non ci rassegniamo alla vittoria dell'egoismo e dell'indifferenza che, negli ultimi anni, hanno consegnato all'Unione europea un ruolo di spettatrice anziché di portatrice di pace e di solidarietà.
Lo avevamo denunciato in quest'Aula: il passaggio da Mare Nostrum a Triton, se, da un lato, segnava una prima timida partecipazione dell'Unione europea al tema, dall'altro, pareva evidente la differenza delle due operazioni sul versante umanitario. Al costo di meno di due euro l'anno per ogni italiano, con Mare Nostrum abbiamo salvato decine di migliaia di vite umane.
Per qualcuno era un prezzo troppo alto, non per noi. Ora vi sono non 850, ma almeno 1.400 morti in più solo in questo inizio 2015, e il silenzio assordante di quelle morti forse riuscirà a scuotere dal torpore i palazzi di Bruxelles. Ma occorreranno, signor Presidente, tutta la sua energia e determinazione, che le riconosciamo, perché finalmente l'Europa si assuma le proprie responsabilità e, soprattutto, il proprio ruolo di costruttore di un futuro di speranza.
Assistenza, salvataggio, accoglienza, cooperazione, quindi lotta a scafisti e schiavisti; azione politica prima ancora che militare. In questi giorni, molti di noi si sono vergognati dinanzi alla disumanità di alcuni commenti, frutto di una sorta di mutazione genetica di uomini e donne che, evidentemente, non ritrovano più nel proprio animo l'istinto naturale di porgere una mano a chi sta affogando, ma anche di un'Europa che ha la coscienza tutt'altro che limpida.
Siamo tra i fondatori dell'Europa: l'Europa ci faccia tornare ad essere orgogliosi di esserne cittadini. Siamo certi, signor Presidente, che lei lo chiederà con forza a nome di tutti quanti noi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).
PRESIDENTE. È così conclusa la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.
(Annunzio di risoluzioni)
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Rosato, Lupi, Mazziotti Di Celso, Dellai, Pisicchio, Alfreider e Di Lello n. 6-00125, Molteni ed altri n. 6-00126, Brunetta n. 6-00127, Fratoianni ed altri n. 6-00128, Dadone ed altri n. 6-00129 e Artini ed altri n. 6-00130. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A – Risoluzioni).
Immagino che il Presidente Renzi non replichi.
MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. No, devo andare al Senato.
PRESIDENTE. Va bene, grazie.
(Parere del Governo)
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il Ministro degli affari esteri e della cooperazione Pag. 18internazionale, Paolo Gentiloni Silveri, per l'espressione dei pareri sulle risoluzioni presentate.
PAOLO GENTILONI SILVERI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Mi limito, colleghi, a dare il parere sulle risoluzioni. Il Governo esprime parere favorevole sulla risoluzione Rosato, Lupi, Mazziotti Di Celso, Dellai, Pisicchio, Alfreider e Di Lello n. 6-00125, mentre il parere è contrario sulla risoluzione Molteni ed altri n. 6-00126. Sulla risoluzione Brunetta n. 6-00127 il Governo propone una votazione per parti separate, con parere contrario sulle premesse e parere favorevole, con riformulazione, sul dispositivo. La riformulazione riguarda il terzultimo capoverso ed è nel senso di sostituire le parole: «un impegno politico-militare in Libia e l'attuazione di blocchi navali selettivi», con le seguenti: «interventi mirati in Libia». Con questa riformulazione, il Governo esprime parere favorevole sul dispositivo.
Il Governo esprime parere contrario sulla risoluzione Fratoianni ed altri n. 6-00128.
La risoluzione Dadone ed altri n. 6-00129 affronta un argomento specifico rispetto all'ordine del giorno del Consiglio europeo di domani, quindi, su essa, il Governo si rimette all'Aula.
Il Governo propone una votazione per parti separate anche per la risoluzione Artini ed altri n. 6-00130: il parere è favorevole sul dispositivo e contrario sulle premesse.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Bueno. Ne ha facoltà.
RENATA BUENO. Grazie Presidente, vorrei esprimere anche la triste opinione di chi vede dall'estero – e quando parlo di «estero» parlo dei Paesi fuori dalla Comunità europea – queste stragi, soprattutto di noi, italiani all'estero, che siamo parte di una storia simile, degli italiani che, fine 1800 inizio 1900, hanno lasciato l'Italia. Quasi un terzo degli italiani hanno lasciato l'Italia in quel momento, solo perché erano disperati, con la speranza di trovare una vita migliore. Hanno avuto certamente imbarcazioni migliori e condizioni più regolari, anche in accordo con i Paesi di destinazione, però erano comunque viaggi senza minime condizioni di vita, viaggi tristi, impegnativi. Tanta gente moriva in mezzo al tragitto. Erano cittadini che lasciavano le montagne del Veneto e del Trentino per andare verso Genova, prendere le imbarcazioni e attraversare l'Oceano per arrivare alla loro destinazione. Lì abbiamo creato adesso anche noi un parere importante su queste stragi. Infatti siamo solidali per tutto questo che succede in Europa. Questi nordafricani e anche mediorientali, che vengono qui, cercano l'Italia certamente perché è il territorio più vicino che possa dare un minimo di qualità di vita a questi disperati, che cercano soprattutto di dare condizioni migliori ai loro figli e ai loro familiari.
Però non è una risposta esclusiva dei Paesi europei. Noi vogliamo dire che noi italiani e europei all'estero, anche noi che siamo cittadini di Paesi sudamericani e di altri Paesi, siamo consolidali e dobbiamo dire che la responsabilità è di tutti noi. È un fenomeno universale quello che succede qui in Europa in questo momento, non è un fenomeno esclusivo degli europei, dei nordafricani, dei mediorientali. Quindi, dico che questa è una responsabilità delle Nazioni Unite, che devono creare un piano di interventi organizzati, cercando di operare con azioni di diritti umani in questi territori, in loco, e non pensare soltanto di riceverli qui in Sicilia, nel sud Italia, nel sud della Spagna o in Grecia, ma anche di fare soprattutto operazioni in loco, in questi Paesi che per adesso sono Paesi abbandonati.
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
RENATA BUENO. Quindi, lascio queste opinioni importanti, a nome di chi ha già Pag. 19vissuto una brutta esperienza in passato nella storia della famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.
PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signora Presidente, tante parole e tante emozioni in questi giorni. C’è però bisogno di fatti e, prima ancora, di riconoscere i fatti per quello che sono. In primis, dobbiamo dirci che i flussi migratori attraverso il Mediterraneo non possono più essere gestiti come un'emergenza, perché da mesi non lo sono più. Sono un fenomeno strutturale, determinato da cause demografiche e socio-economiche – e queste da anni – a cui si sono aggiunti i conflitti del Corno d'Africa, la guerra civile siriana, la crisi irachena e il terrorismo Daesh, più recenti.
Si tratta di popoli interi che si muovono, un vero e proprio esodo, per il quale non bastano le risposte umanitarie né quelle securitarie, che pure ci vogliono. Ci vuole una sorta di piano Marshall per tutta la regione coinvolta, come quello che aiutò noi, a partire dopo la seconda guerra mondiale, e per questo ci vuole tutta l'Europa e, forse, l'Europa da sola non basta. In parallelo servono le risposte securitarie e quelle umanitarie.
Dobbiamo essere più decisi ed efficaci contro gli scafisti, i neoschiavisti, e dobbiamo essere più decisi e più generosi nei soccorsi. Che errore, per non dire orrore, aver abbandonato Mare Nostrum perché ci costava troppo, poco più dello 0,09 per cento non del PIL intero, ma della spesa sociale, meno di due caffè per ciascuno di noi l'anno. L'abbiamo sostituito con Triton: 65 agenti, 12 imbarcazioni, un terzo del costo di Mare Nostrum per l'intera UE. E qualcuno ha sbandierato questa operazione come grande vittoria: che infingimento.
Ci vogliono, certo, corridoi umanitari e zone di sicurezza nei Paesi di origine e di transito per verificare le richieste di asilo. Sì, certo. Ma ci vuole soprattutto una messa in sicurezza, una messa in stabilità della Libia, che è la cinghia di trasmissione di tutti i fattori di instabilità dell'Africa e del Mediterraneo verso l'Europa, una cinghia di trasmissione.
Ci vuole tutto questo nella consapevolezza che sono azioni difficilissime, ma sono necessarie. Alcune di queste proposte sono comprese nella risoluzione presentata dalla maggioranza e, quindi, la componente socialista la voterà, nella consapevolezza della sua incompletezza. Speriamo che il Consiglio europeo sappia fare di meglio (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Massimo Artini. Ne ha facoltà.
MASSIMO ARTINI. Grazie, Presidente. Una piccola considerazione su quelle che erano le comunicazioni precedenti. Io penso che ci ritroviamo qui oggi, comunque, in affanno, in affanno rispetto a quelle che erano tutte le cose che il Governo e i precedenti Governi sapevano in merito alla situazione dei rifugiati e del possibile afflusso e dell'incremento di migranti e richiedenti asilo verso l'Europa.
Lo sapevamo perché abbiamo presente la nostra situazione in Libano. Abbiamo una base in Gibuti che è a conoscenza di quella che è la situazione dei flussi migratori che provengono dal Corno d'Africa. Lo conosciamo perché già con Mare Nostrum piangemmo alla stessa maniera i 300 morti a Lampedusa. Nella stessa situazione, provammo a curare dei sintomi, ma non a curare la malattia.
Anche oggi ci ritroviamo con un incremento dei morti di circa 30 volte in quella zona e proviamo purtroppo a curare questi sintomi, ma cerchiamo soltanto di curare i sintomi e non anche la malattia. Infatti, in emergenza dobbiamo pensare a sistemi che tendano a ridurre drasticamente il numero di persone che dai Paesi da cui si scappa per guerre, per carestie o Pag. 20per motivi che comunque sono più che comprensibili, arrivano direttamente in Libia, dove la situazione è indubbiamente critica. Questa è la situazione al momento. Oggi noi consideriamo di avere più di 1.750 morti, numero che – come dicevo – è aumentato di 30 volte rispetto al 2014.
Tutto questo perché Mare Nostrum è stata sostituita anche da un dispositivo, che è Triton, che è indubbiamente inadeguato, anche a prescindere da quello che l'anno scorso, durante la fase di sostituzione, veniva garantito sia dal Ministro della difesa Pinotti sia dal Ministro dell'interno Alfano.
Chi ha sottolineato i limiti di questa operazione umanitaria è la portavoce di Frontex Ewa Moncure, che ha risposto che cercano di fare quello che possono con i mezzi a disposizione e che ha aggiunto che nulla è prevedibile circa la possibilità di eventuali ampliamenti della missione. Quindi, anche su questo chiederemo successivamente un impegno. Prima l'impegno era tutto italiano, secondo la Moncure, e ora ci sono le operazioni di Frontex a cui l'Europa partecipa, operando e partecipando ai soccorsi. La partecipazione ai soccorsi è stata un impegno forte della nostra Guardia costiera, che ha richiesto espressamente il rispetto di quelle che sono le Convenzioni esistenti (la Convenzione di Amburgo sul soccorso in mare).
Purtroppo non sono incoraggianti le previsioni dell'Organizzazione internazionale per migrazioni, che prevede il rischio che prima della fine dell'anno si raggiunga la cifra esorbitante di 30 mila morti, non essendoci, peraltro, nessuno che censisca questa situazione in maniera compiuta, come fu fatto l'anno scorso con Mare Nostrum.
Questa è una cosa che abbiamo denunciato da tempo. In questa situazione siamo stati gli unici anche a visitare Lampedusa direttamente e a provare qual è la situazione. Un cospicuo e immediato rafforzamento del dispositivo navale è plausibile e necessario, al fine di fronteggiare questa situazione attuale di emergenza.
Cercare di organizzare il lavoro della Guardia costiera e della Marina militare in modo che sia non a discapito di quella che è la parte civile, che, ovviamente, è chiamata al supporto, è opportuno. Occorre un'iniziativa coraggiosa ed innovativa da parte dell'Unione europea, la cui Carta dei diritti fondamentali prevede il diritto d'asilo e il divieto di respingimento dei profughi che fuggono da guerre o da regimi efferati, disperati e disposti a correre qualsiasi rischio pur di arrivare in Europa. Ad oggi, l'Unione europea non prevede alcuna modalità per agevolare l'arrivo dei richiedenti asilo. Infatti, nel diritto UE non è attualmente prevista la possibilità di concedere visti a migranti che non possono raggiungere il territorio di un Paese europeo e l'unico visto di tipo umanitario previsto è quello a validità territoriale limitata.
Oltre all'aspetto umanitario, bisogna tenere in considerazione il fatto che, secondo varie stime, le tariffe imposte ai trafficanti per la sola traversata del Mediterraneo variano da mille a 7 mila dollari a testa, con una media di 2 mila 600 dollari per la tratta dalla Libia a Lampedusa. Questi traffici generano un flusso di centinaia di milioni di dollari l'anno che vanno ad alimentare le organizzazioni criminali. Quello che richiediamo nella nostra risoluzione è di spingere l'Europa a introdurre dei visti umanitari europei, che vengano emessi da uffici situati in luoghi dove i flussi vengono originati, ovvero nel Ciad, nel Niger, in Sudan, in Gibuti, in Libano, cioè in zone dove effettivamente esiste uno Stato e dove eventualmente abbiamo già anche una presenza. Questa parte dovrebbe effettivamente sopperire – e concludo, Presidente – a questo tipo di situazione nel medio periodo. Noi, però, dobbiamo ragionare anche su quella che è la malattia, sul perché nascono queste situazioni e come mai è così destabilizzata la situazione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.
Pag. 21 FABIO RAMPELLI. Grazie Presidente, colleghi, Presidente del Consiglio, membri del Governo, stando sulle parole del Presidente Renzi di questa mattina, io penso che ci sia, più che un limite allo sciacallaggio, un limite all'impudicizia, che andrebbe rispettato da chi rappresenta il Governo e da chi sostiene il Governo. Infatti, non si può arrivare qui candidamente, dopo una tragedia di questa portata, e non abbassare il capo, non battersi il petto, non avere almeno un atteggiamento di disponibilità, non essere capaci di fare un briciolo di autocritica, come se in questi anni il fenomeno dell'immigrazione clandestina, il fenomeno dell'immigrazione in quanto tale, sia stato gestito da altre persone, da altri membri del Governo, secondo altre dinamiche e altri approcci. È un dato di fatto che siete stati voi, colleghi della sinistra, voi, Presidente Renzi, a decidere che per tutelare la vita – per quello che ci riguarda, nel codice di ciò che rappresento, della destra italiana, di un bel pezzo della cultura italiana, la vita è sacra – fosse più efficace varare l'operazione Mare nostrum e provare ad andare incontro agli immigrati, ai barconi della morte e salvarne il più possibile, invece che fare ciò che sarebbe stato necessario, che oggi diventa persino per voi necessario. E non lo dite soltanto nelle dichiarazioni sommesse di questi giorni rilasciate ai mass media, ma lo dice anche l'Europa: c’è un solo modo, ossia trattare gli scafisti, cioè gli schiavisti, per quel che sono, ovvero degli assassini, e dichiarargli guerra, esattamente come abbiamo fatto nei confronti dei terroristi di Al Qaeda o dei terroristi dell'ISIS. Infatti, non c’è differenza tra chi fa annegare bambini e donne, cioè persone innocenti, rispetto a chi dichiara una condanna a morte per gli infedeli. Non c’è differenza. Bisogna fermarli prima, e voi non l'avete capito. E, siccome non l'avete capito, portate sulla coscienza buona parte di questi morti ! È un dato di fatto, non è un'accusa strumentale, non è propaganda ! Possiamo anche abbassare il tono della voce per dirlo condividendo, se dall'altra parte del campo ci fossero forze politiche responsabili e persone appunto capaci di manifestare un vago senso di autocritica rispetto agli errori e agli orrori che fin qui sono stati propinati.
Impedire agli scafisti di esercitare il proprio nefasto mestiere e di farlo in collaborazione con la grande criminalità organizzata, con la mafia internazionale italiana, significa impedire che i barconi della morte prendano il largo dalle coste libiche. Non ci vuole una scienza per comprenderlo: è così difficile visto che vi nascondete dietro al più classico dito ? È così difficile ? Voi volete dire che è più facile andare a prendere Osama Bin Laden, è più facile fare la missione Antica Babilonia, è più facile dichiarare guerra a Saddam Hussein, è più facile andare in Afghanistan, in Libano e Kossovo piuttosto che fermare quattro straccioni e impedire loro di fare questa azione, vergognosa e sanguinosa, che li vede ormai protagonisti da qualche anno ?
No, non è più facile. Avete sbagliato tutto, avete raccontato una quantità di bischerate, altro che il senso di soffocamento. Voi con questa quantità di bugie avreste fatto soffocare anche un maratoneta ! Non avete voluto. Non c'entra la comunicazione: ci mancherebbe altro che la comunicazione potesse mettere la testa sotto la sabbia di fronte a 850 morti annegati che si aggiungono alle migliaia di morti accertate e alle decine di migliaia di morti non dichiarate, non accertate ma vere, reali ! Di fronte a questo barbaro fenomeno, non c'entra la comunicazione perché, se c'entrasse, questo sarebbe un altro atto di accusa formidabile nei confronti del Governo Renzi. Voi volete dire che in questi anni non avete avuto la capacità di svegliare l'Europa di fronte a questo dramma ?
E poi, secondo aspetto che vi sfugge, anche questo nonostante le nostre mozioni, le mozioni dell'opposizione a volte bocciate, a volte accolte in parte, anni fa, mesi fa, settimane fa, secondo una linea di coerenza che è intelligibile, subito appresso abbiamo chiesto di provvedere a promuovere una missione internazionale, anche una missione militare, se necessario, Pag. 22in accordo con i Paesi del Nord Africa, che non aspettano altro, come dimostrano le dichiarazioni del Governo dei ribelli di Tripoli e come tra breve accadrà per il Governo legittimo di Tobruk. Non aspettano altro che la nostra collaborazione per interrompere questo fenomeno.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 10,40)
FABIO RAMPELLI. Mettere dei centri di raccolta delle domande di asilo politico nel Nord Africa, esaminarle in maniera chiara, con regole certe, che sono peraltro stabilite dalle convenzioni internazionali di cui l'Italia è Paese sottoscrittore insieme a molti altri Paesi europei ed occidentali e poi trasferire gli aventi diritto alla sola protezione internazionale nelle varie nazioni europee, in maniera ordinata e soprattutto nel rispetto della vita e della dignità umana ! È così difficile ? No, non è difficile, ma voi non lo volete fare perché non siete nelle condizioni di stroncare il mercato, la microeconomia – micro lo metto tra virgolette – che si è sviluppata intorno al circuito della cosiddetta accoglienza.
Allora, se non siete capaci voi o se avete un conflitto di interessi con le cooperative rosse e bianche o almeno certa parte di cooperative rosse e bianche che lucrano su questo fenomeno, che intervenga la magistratura, che lo faccia qualcuno questo sporco mestiere e vada a capire la ragione per la quale spendiamo centinaia di milioni di euro e non riusciamo a dare accoglienza in maniera ordinata e decorosa a chi di accoglienza ha bisogno. C’è un limite all'impudicizia, caro Ministro Gentiloni, caro Presidente Renzi, altro che il limite allo sciacallaggio.
Abbiamo sempre parlato con grande sobrietà di questi temi, ma ora basta, basta ! Avete delle responsabilità evidenti e ce le avete al cospetto del mondo e avete il dovere di fare autocritica !
Se le cose che abbiamo argomentato in questi mesi hanno un senso, io vorrei ricordare, facendo una similitudine, che esistono delle leggi per contrastare i fenomeni degli incendi boschivi, che impediscono per definizione – per definizione – alle associazioni di volontariato che operano nel campo dell'antincendio di avere dei contributi. Come si fa, da un lato, a dichiarare di voler controllare o contrastare i flussi migratori selvaggi e, dall'altro, alimentare questo circuito economico, che ormai è esploso e ha cifre da capogiro ? Parliamo ormai di oltre 100 mila persone che arrivano in Italia ogni anno, 150 mila nel 2014.
I servizi segreti di diversi Paesi ci hanno annunciato quello che si sta manifestando e che voi avete tentato di minimizzare o di negare, cioè che alle porte dell'Italia, nel Mediterraneo, si stanno assemblando oltre 150 mila persone. Abbiamo, quindi, chiesto di stroncare gli scafisti e dichiarargli guerra; abbiano chiesto di realizzare in Nord Africa dei centri di raccolta delle domande di protezione internazionale; abbiamo chiesto la cooperazione internazionale e di risolvere certamente in Somalia, piuttosto che in Etiopia, in Eritrea, piuttosto che in tutti gli scenari di crisi, in Siria e nei Paesi delle ex primavere arabe quei conflitti regionali che sono causa anche delle fughe o almeno di quota parte di queste fughe.
Ma i provvedimenti non possono che essere sintonizzati in un orizzonte chiaro e con una prospettiva altrettanto chiara. Voi avete depenalizzato il reato di immigrazione clandestina, la vostra è un'altra prospettiva. Voi avete varato Mare Nostrum, avete messo a disposizione le navi della Marina militare, della Guardia costiera e tutti gli uomini che anch'io ringrazio, insieme a quelli del volontariato, al personale che ha fatto assistenza sanitaria – ci mancherebbe altro ! – persone di fronte alle quali bisogna soltanto chinare la testa; ma li avete messi nelle condizioni e nella prospettiva, invece che di stroncare un fenomeno, di andare a provare a soccorrere parte di quelle persone, sapendo che altrettanta parte sarebbe morta e sarebbe finita nella ormai triste fossa comune del Mare Mediterraneo. Voi avete varato Mare Nostrum, è un altro approccio; Pag. 23voi avete chiesto all'Europa non di aiutarci ad arginarlo, questo fenomeno, o a tenerlo sotto controllo o a gestirlo e a governando, voi avete chiesto soldi attraverso Triton per poter nuovamente e ancor più – se possibile – alimentare questo circuito perverso.
Ecco perché non siete credibili, ecco perché anche l'Europa – non lo ha detto fin qui ancora nessuno, ma è la realtà, e vado a concludere, Presidente – vi sta sbugiardando, vi sta sconfessando, perché la Commissione europea, nel suo pacchetto già individuato fin qui e di cui sono trapelate le prime indiscrezioni, sta andando nella direzione delle raccomandazioni, degli indirizzi e dei consigli che noi vi abbiamo dato da almeno tre anni a questa parte. Invece, vi sconfessa, dice che avete torto...
PRESIDENTE. Concluda.
FABIO RAMPELLI. ... che le vostre ricette sono inefficaci e che si può andare solo lì, verso un'azione di guerra nei confronti degli scafisti, verso un'azione di protezione degli aventi diritto all'asilo politico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, le immagini che arrivano nelle nostre case attraverso i mezzi di comunicazione, la consapevolezza politica di essere di fronte a una situazione eccezionale, che si inserisce in un ampio quadro di immigrazioni globali, ci impone il dovere di agire.
Sì, agire sia per salvare i profughi che per garantire la sicurezza del nostro sistema democratico.
La notizia del barcone con circa 800 migranti, che si è rovesciato nella notte tra il 18 e il 19 aprile, ha scosso le coscienze di tutti noi: una ecatombe nel Mediterraneo. Tuttavia, questo esodo di gente in cerca di Europa o, meglio, in cerca di sopravvivenza era pure prevedibile; allora, bisogna fare qualcosa di più, capire che è doveroso e necessario elaborare politiche efficaci sul tema delle migrazioni, sia a livello nazionale che dell'Unione europea, anche attivando fruttuose forme di cooperazione con i Paesi dell'altra sponda del Mediterraneo e senza aspettare che la Libia si stabilizzi da sola.
La vastità del fenomeno impone un'ulteriore considerazione politica che sappia tradursi in un'azione diplomatica in grado di coinvolgere la comunità internazionale in una sorta di nuovo Piano Marshall per l'Africa e il Medio Oriente. Come ricorda il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si tratta di una tragedia immane, che deve scuotere la comunità internazionale e che richiama all'impegno i Paesi dell'Unione europea.
Di conseguenza, l'impegno solitario del nostro Paese, il suo grande sforzo, grazie anche all'abnegazione e alla profonda solidarietà della popolazione delle isole meridionali, della Marina militare e delle Capitanerie di porto, è poca cosa, se non vi è una straordinaria iniziativa umanitaria che coinvolga le Nazioni Unite e le sue Agenzie specializzate, a cominciare dai luoghi di partenze delle migrazioni forzate.
A livello europeo è necessario lavorare per la realizzazione di una politica comune in materia di asilo e di immigrazione, che si inserisca nella costruzione progressiva di uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia dell'Unione europea. Il problema più complesso e di difficile soluzione riguarda la lotta all'immigrazione clandestina e alla tratta di esseri umani, quella stessa tratta che ormai ogni giorno la TV pone di fronte agli occhi di tutti, quelle nuove forme di schiavismo che siamo chiamati a eliminare dalla faccia della terra il prima possibile.
Le tragedie del mare, che si stanno ripetendo ormai con una certa frequenza nel Mediterraneo, mettono in evidenza l'importanza di politiche di cooperazione con i Paesi terzi per rendere i controlli più efficaci e promuovere politiche di sviluppo. Come è ormai evidente, i controlli Pag. 24alle frontiere esterne dell'Unione, affidati all'Agenzia europea per la gestione delle frontiere esterne (Frontex), e il programma Triton si sono rivelati inefficaci a contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina ed è per questa ragione che bisogna potenziarlo e renderlo più simile a Mare Nostrum. Infatti, secondo il programma Triton, le navi di Frontex si mantengono in un'area entro 30 miglia dalle coste italiane, senza spingersi a sud, verso le coste libiche, come accadeva con i pattugliamenti di Mare Nostrum, poiché l'obiettivo è il controllo delle frontiere e non salvare le vite in mare. Da qui deriva allora la necessità, come si afferma nella risoluzione n. 6-00125, di ampliare Triton per consentirgli di fronteggiare adeguatamente l'emergenza in atto anche attraverso azioni di search and rescue in alto mare.
Triton va rafforzato e modificato, con maggiori investimenti, poiché così com’è non è sufficiente nella prospettiva di una vision più cooperativa e meno difensiva nei confronti dei flussi migratori. Lo ha detto in maniera chiara, prima, in quest'Aula, anche il collega Marazziti. L'azione umanitaria inquadrata in un contesto di sostenibilità del Mediterraneo, che ponga al centro la dignità dell'essere umano, è per noi prioritaria. Vogliamo un Mediterraneo come era nella visione di Fernand Braudel, un mare che unisce, crocevia di popoli; vogliamo un mare che sappia accogliere le differenze e non un mare come appare oggi, cioè di divisione e di sangue.
Il diritto d'asilo è un diritto fondamentale e il soccorso in mare un obbligo giuridico, oltre che morale, da parte degli Stati costieri. Al di là dell'impegno solidale di tutti gli Stati membri dell'Unione europea, che pure è necessario e imprescindibile, si discute in questi giorni sull'auspicata revisione del regolamento Dublino III per quanto riguarda la previsione, ritenuta non più adeguata, che il Paese che deve provvedere all'esame della domanda di asilo ed eventualmente alla tutela è il Paese di prima accoglienza. Questo è un problema che l'Unione europea deve affrontare urgentemente e che deve servire anche come strumento per mostrare in modo effettivo la capacità dell'Europa di porsi al mondo come entità unica e solidale.
Oggi, di fronte a quella che qualcuno ha chiamato l'apocalisse nel Mediterraneo, dobbiamo avere la sapienza politica di rifiutare ogni atteggiamento demagogico ed egoistico, memori delle tragedie dell'emigrazione italiana nel mondo, per contribuire a costruire uno spazio mediterraneo sostenibile. È una scelta obbligata per il futuro, oltre che di buon senso e di umanità.
Credo che questa risoluzione voglia impegnare il Governo in questa direzione, la stessa verso cui noi guardiamo, ed è per tale ragione che annuncio il sostegno e il voto favorevole del mio gruppo parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia - Centro Democratico).
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto salesiano Sant'Ambrogio di Milano, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna, insieme ai docenti e agli studenti dell'Istituto comprensivo Bolzano VI della scuola secondaria di primo grado Ugo Foscolo (Applausi).
Ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.
PAOLO GRIMOLDI. Grazie, Presidente. Abbiamo sempre saputo che eravate un Governo di bugiardi, sappiamo da qualche settimana che siete anche un Governo di assassini ! Un dato incontrovertibile: quando la Lega era al Governo...
PRESIDENTE. Onorevole Grimoldi, la invito ad utilizzare un linguaggio più consono.
PAOLO GRIMOLDI. Presidente, io esprimo la mia idea politica !
PRESIDENTE. Lei non può accusare di un reato il Governo, lei può esprimere la sua opinione...
Pag. 25 PAOLO GRIMOLDI. Esprimo la mia idea politica e sono convinto che è un Governo di assassini e le spiego perché ! Quando la Lega era al Governo vi sono stati 4.400 sbarchi in un anno; da quando governa il Partito Democratico vi sono stati 170 mila sbarchi in un anno. Da 4.400 siamo passati a 170 mila e – attenzione – non lo dice la Lega o Matteo Salvini, ma lo dice la vostra Agenzia per l'immigrazione. Nel 2014 in tutti i Paesi dell'Unione europea aderenti a Schengen sono arrivati 250 mila clandestini; di questi 250 mila clandestini arrivati in tutti i Paesi dell'Unione europea e di Schengen, 170 mila sono arrivati in Italia ! Tutti i clandestini d'Europa scelgono come meta l'Italia ! Non i profughi, ma i clandestini ! Ad ovest, prima di noi si trova il Portogallo, a sud c’è la Spagna, a est c’è la Grecia, ci sono la Romania, Cipro e Malta. Scelgono tutti l'Italia ! Per quale motivo ? Perché da noi c’è un Governo che ha una linea politica ben chiara, ha fatto una scelta: li vogliamo portare qua tutti ! E come i fatti di Roma Capitale da intercettazioni dimostrano: per finanziare le cooperative rosse ! Perché qualcuno sull'immigrazione clandestina ci mangia !
Giusto per citare l'ultimo fatto di cronaca: al CARA di Mineo su 4 mila immigrati ci sono 400 operatori, con un appalto di 100 milioni di euro e con il sindaco di Mineo e il sottosegretario Castiglione indagati. Di conseguenza, lei capisce che con queste intercettazioni qualche sospetto poi ci viene.
Adesso, per risolvere il problema, voi ci dite: raddoppiamo Mare Nostrum, raddoppiamo Frontex, raddoppiamo i soldi spesi per utilizzare la nostra Marina ad andare a recuperare gli immigrati. Questo vuol dire raddoppiare i morti ! Perché si raddoppiano le partenze (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini) ! Raddoppiare i soldi spesi, raddoppiare gli sbarchi, raddoppiare i clandestini, raddoppiare i soldi di finanziamento alle cooperative rosse e a me viene anche il sospetto che il Presidente abbia abolito il finanziamento pubblico ai partiti perché finanzia il Partito Democratico attraverso gli sbarchi dei clandestini.
Non solo, come dice il procuratore Nordio, non i cattivoni della Lega: più clandestini uguale più reati ! Quindi, abbiamo anche deciso di raddoppiare la criminalità e i reati sul nostro territorio. Complimenti al Presidente Renzi e a questo Governo !
Vedete, voi siete colpevoli e collaborazionisti degli scafisti. Non lo diciamo soltanto noi. Nel mese di settembre il Governo inglese e il Governo tedesco hanno esplicitamente ribadito che non vogliono contribuire alle missioni di Mare Nostrum, Frontex e Triton. Due autorevoli Governi europei si sono sfilati dicendo: queste missioni di soccorso, da un lato, fanno aumentare le partenze, dall'altro, fanno aumentare i morti.
Lo dicono i Governi d'Europa che queste missioni sono sbagliate e voi cosa fate invece ? Dite di incentivarle, volete raddoppiare gli investimenti su questo fronte.
E non diteci che sono profughi: tutte le statistiche ci dicono che meno uno su dieci è un profugo, il 90 e passa per cento ha lo status di immigrato clandestino. Le cito un caso eclatante, un Paese dal quale provengono numerosi di questi clandestini, il Bangladesh. Il Bangladesh, signor Presidente – invito i colleghi del PD ad andare su Wikipedia a vedere dov’è il Bangladesh –, è dall'altra parte del pianeta. Fanno prima ad emigrare in Australia o in Giappone, piuttosto che in Italia. Dal Bangladesh gli arrivi sono aumentati del 2.000 per cento, signor Presidente, e in Bangladesh non c’è la guerra (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini), non ci sono i mostri Aniba, non ci sono epidemie ! Semplicemente quelli che arrivano qua telefonano a casa e dicono: è vero, esiste veramente un Paese di rimbambiti che ti paga la casa, che ti paga da mangiare, che ti paga la ricarica telefonica, che ti paga le sigarette. Quindi, partono tutti per venire in Italia, signor Presidente, è questo che sta succedendo, vengono tutti qua dal Pakistan, dalla Nigeria, anche da Pag. 26numerosi Paesi dove non c’è assolutamente alcun problema e non c’è nessun motivo per lo status di profugo, tant’è vero che poi lo status di profugo non lo ottengono, come i numeri ci dicono.
Fino ad arrivare alle comiche, signor Presidente, quando nel mese di dicembre una nave di clandestini – secondo voi, profughi – è stata fermata dalla Marina militare greca vicino alle coste greche e non si è mai vista una nave di disperati che, una volta trovata una nave di soccorso, abbiano chiesto: chi siete voi ? Greci. No, noi vogliamo andare in Italia, perché solo lì ci pagano vitto e alloggio ! Sembra Fantozzi, signor Presidente, dove noi cerchiamo di incentivare l'arrivo da ogni angolo del pianeta qua da noi, con immigrati che si rifiutano di essere soccorsi da altri Paesi, perché solo qua ottengono quello che questo Governo ha deciso di dare loro.
È una situazione paradossale, nella quale voi siete complici di questi scafisti, ma di più – lo ripeto –, siete diventati assassini, perché non è tollerabile che questa situazione...
PRESIDENTE. Onorevole Grimoldi, per favore...
PAOLO GRIMOLDI. ... di sciagure nel Mediterraneo si reiteri...
PRESIDENTE. Onorevole Grimoldi, per favore, mi ascolti (Proteste del deputato Caparini) ! Onorevole Caparini, per favore ! Onorevole Caparini, la richiamo all'ordine ! Onorevole Caparini, non mi costringa a richiamarla all'ordine per la seconda volta ! Onorevole Caparini ! Onorevole Grimoldi, capiamoci, io non l'ho interrotta, lei ha tutte le facoltà di argomentare...
PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, io capisco che il suo capo, la «sacerdotessa» Boldrini, sia un fautore dell'immigrazione clandestina...
PRESIDENTE. Onorevole Grimoldi, lei mi deve ascoltare, altrimenti le tolgo la parola ! Onorevole Grimoldi, lei ha la facoltà di argomentare come vuole, ma in quest'Aula io non posso permetterle di dare degli assassini ai componenti del Governo. Lei può argomentare quello che crede e dare le responsabilità al Governo di quello che vuole, ma io non posso permetterle (Proteste del deputato Bianconi)...
PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, io le faccio notare...
PRESIDENTE. Onorevole Bianconi, la richiamo all'ordine !
PAOLO GRIMOLDI. ... che il suo è un giudizio politico ! Lei non può vietarmi di giudicare il Governo un Governo di assassini !
PRESIDENTE. Onorevole Grimoldi !
PAOLO GRIMOLDI. È un Governo che fa partire gli immigrati e causa queste sciagure !
PRESIDENTE. Onorevole Grimoldi, lei può avere le sue opinioni... Onorevole Bianconi, la richiamo all'ordine !
PAOLO GRIMOLDI. Il suo è un giudizio politico, signor Presidente...
PRESIDENTE. Non è un giudizio politico !
PAOLO GRIMOLDI. ... a cui lei non sarebbe tenuto ! Lei non è tenuto, lei deve fare il Presidente.
PRESIDENTE. Io ho il dovere di tutelare l'onorabilità del Governo in quest'Aula (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini), lei può argomentare come crede, ma non può dare degli assassini a dei componenti del Governo, che stanno ascoltando il suo intervento (Proteste del deputato Bianconi). Onorevole Pag. 27Bianconi, non mi costringa a espellerla dall'Aula. Prego, onorevole Grimoldi, vada avanti.
PAOLO GRIMOLDI. Avete le mani sporche di sangue...
PRESIDENTE. Onorevole Bianconi, l'ho richiamata già per la seconda volta, alla prossima la devo allontanare dall'Aula. Per favore !
PAOLO GRIMOLDI. Avete le mani sporche di sangue, siete colpevoli (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini), siete coloro che incentivano queste partenze e causano le stragi del Mediterraneo e mentite, mentite schifosamente, perché il Presidente del Consiglio Renzi va in televisione e dice: tranquilli, arrivano qua, poi vanno nel nord Europa.
Dall'Europa l'anno scorso ce ne hanno riportati indietro, in quanto clandestini, 17 mila, dalle frontiere francesi, dalle frontiere austriache, persino ovviamente dalla Svizzera, e anche coi voli aerei, perché tutti gli altri Paesi d'Europa, a differenza del nostro Governo, non hanno messo a zero il Fondo espulsioni: gli altri Paesi d'Europa le espulsioni le fanno e i clandestini li riportano in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini), mentre voi avete messo a zero il Fondo espulsioni, e il paradosso – visto che c’è il Ministro Gentiloni – è che, anche quando dovessimo trovare un terrorista su queste navi, non avremmo i soldi per rimandarlo a casa, perché abbiamo azzerato il Fondo espulsioni ! E lei, Ministro Gentiloni, due mesi fa, dopo i fatti di Charlie Hebdo, sempre in stile fantozziano ha avuto un leggerissimo dubbio e ha detto: sì, effettivamente, con queste missioni starebbero arrivando anche dei terroristi. Peccato che non ci siano stati provvedimenti per arginare l'arrivo di clandestini, molti dei quali sono anche dei potenziali terroristi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini), come ci dicono tutti gli istituti di sicurezza europei e ci dicono anche le procure di Palermo e Milano, che hanno aperto dei fascicoli sul fatto che queste missioni di recupero di immigrati nel Mediterraneo incentivino, perorino, supportino, aiutino anche l'arrivo di terroristi sul territorio europeo. Questo è quello che denunciano queste strutture e per le quali voi continuate a dormire oppure dormite consapevoli che il business dell'immigrazione per voi è un business importante: prima finanziare le cooperative rosse, prima finanziare il PD e poi risolvere i problemi della gente ! Noi diciamo: prima la nostra gente ! I soldi che voi spendete per i clandestini, prima di causare le sciagure nel Mediterraneo, andrebbero per i nostri giovani, per i nostri sfrattati, per quel pensionato a Lecco, che ha perso la casa e si è ucciso, e dei quali non vi frega assolutamente niente, perché questo Governo, col Presidente Boldrini in testa, pensa solo ed esclusivamente ai diritti di chiunque provenga nel nostro Paese dall'altra parte del mondo, ma mai agli italiani, mai alla gente che paga le tasse, tira avanti la carretta e, in un momento di crisi economica, è in seria difficoltà. Lo ripeto: voi siete collaborazionisti, e dopo i fatti delle ultime settimane, anche assassini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini) !
PRESIDENTE. Onorevole Grimoldi, vedo che noi non ci siamo capiti.
È iscritto a parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dambruoso. Ne ha facoltà (Commenti del deputato Bianconi). Onorevole Bianconi, siamo in dichiarazione di voto, lei se vuole intervenire, alla fine delle dichiarazioni di voto, a titolo personale può intervenire, altrimenti, dopo le votazioni, potrà prendere la parola. Prego, Onorevole Dambruoso.
STEFANO DAMBRUOSO. Grazie Presidente, devo prendere la parola a nome di Scelta Civica per l'Italia, che chiaramente – anticipo – sostiene in una maniera convinta la posizione governativa...
Pag. 28PAOLO GRIMOLDI. Ma se avete lo 0,1 per cento !
MARIANO RABINO. ... e voi avete lo 0,1 per cento di cervello (Commenti di deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini) !
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, non è un dibattito tra gruppi, sta intervenendo l'onorevole Dambruoso, non ha disturbato nessuno quando intervenivano altri e vi chiedo di rispettare l'onorevole Dambruoso, che sta intervenendo in questo momento, grazie.
STEFANO DAMBRUOSO. Presidente, avevo preparato un intervento, che evidentemente varrà soltanto per chi avrà il piacere di leggerlo. Riconosco di non avere metabolizzato negli anni, quelle cosiddette technicalties della democrazia. Speravo di venire in quest'Aula, facendo tutt'altro nella vita, per assorbire quel sapore della democrazia che – sto apprendendo – invece viene declinata anche per i nostri cittadini elettori, qualunque elettore, nel modo che si è appena concluso. Per cui io, davvero, non riesco ad avere quella energia – che non serve, evidentemente – per poter leggere il mio intervento e per poterlo illustrare. Lo depositerò e davvero andrò a riflettere su che cosa, oggi, chi ha appena smesso di parlare e che non vorrò neanche citare, rappresenti, e spero che davvero rappresenti sempre di meno quella che io ho inteso essere l'Aula della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Dambruoso, ovviamente questa è una sua scelta, lei ha facoltà di consegnare, il testo per la pubblicazione in calce al resoconto ma è compito della Presidenza permetterle di avere una condizione tale per poter intervenire con grande tranquillità e liberamente.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI. Signor Presidente, signori e signore del Governo, onorevoli deputati, siamo molto preoccupati oggi. Le comunicazioni del Presidente del Consiglio ci hanno lasciato esterrefatti. Aveva per la verità cominciato bene, annunciando a quest'Aula che, oltre all'inevitabile naturale e indiscutibile cordoglio per le vittime, oltre al ringraziamento, al quale ci associamo, per chi ogni giorno con fatica e abnegazione presta soccorso in quel grande luogo di morte, che è diventato il Mediterraneo, quando ci aveva detto che la discussione che oggi avrebbe proposto al Parlamento sarebbe stata innanzitutto una discussione politica, perché è di politica che abbiamo bisogno per rispondere a quella che oggi si configura sempre più come una gigantesca ecatombe umanitaria. Ma, ascoltando il Presidente del Consiglio, abbiamo fatto molta fatica – io in particolare ne ho fatta moltissima – a rintracciare che cosa intendesse per politica. Vedete, signore e signori del Governo, il punto non è quello di rintracciare, in un gioco demagogico, il filo della responsabilità. Il punto è cercare di capire perché succede quello che succede da troppo tempo e che cosa non funziona nel modo con cui abbiamo tentato di organizzare una risposta.
Ricordo in quest'Aula una discussione, il 4 ottobre del 2013, all'indomani di quella che allora ritenevamo la più grande tragedia del mare. Ci siamo abituati, purtroppo, ad una contabilità che non si ferma. E ricordo che allora avemmo modo di porre al Governo italiano, ad un altro Governo, alcune proposte che oggi rilanciamo. Dicevamo allora: servono canali umanitari. Questa è una politica. Dicevamo allora: serve una strategia che metta in campo un'ipotesi di diritto d'asilo europeo. Questa è una politica. Dicevamo: serve dire all'Europa, a partire dallo sforzo del nostro Paese, che, di fronte ad un fenomeno strutturale come quello dell'immigrazione, immaginare di rispondere con la cultura del respingimento o immaginare di chiudere, come si fa con un rubinetto, un flusso che è – ripeto – un fenomeno strutturale, era una risposta Pag. 29semplicemente miope. Proponevamo allora di riscrivere la nostra legislazione in materia di immigrazione, sulla cultura del respingimento, della difesa da un nemico, che è fatto spesso e volentieri di disperazione, di paura, di povertà, che riscrive quella legislazione da un pezzo di questa politica. Dicevamo allora che intervenire con una politica di stabilizzazione delle aree di conflitto era una necessità per ridurre, se non per eliminare, alcune delle cause che fanno dell'immigrazione quel fenomeno strutturale sempre più drammatico, con il quale siamo costretti a misurarci tutti i giorni.
Dopo quel dibattito, quasi niente di tutto questo è stato fatto, ma qualcosa fu fatto e lo riconoscemmo a quel Governo. L'operazione Mare Nostrum, che pure indicavamo come insufficiente senza l'insieme di queste politiche, consentì, da un lato, di salvare decine, centinaia di migliaia di vite umane e, dall'altro, di fare del nostro Paese un Paese capace, su quel punto, di presentarsi all'Europa con una voce più autorevole e più credibile. Infatti, vedete, anche in questo continuo ricorso all'Europa, certamente necessario, siamo qui oggi a dire che va ripristinata oggi Mare Nostrum e che va fatta di Mare Nostrum una iniziativa europea.
Ma anche questo continuo ricorso all'Europa rischia di essere un disco rotto, in assenza di una capacità del nostro Paese di assumersi fino in fondo le proprie responsabilità. Rischia di essere un disco rotto di fronte ad un panorama europeo che vede la stragrande maggioranza dei Paesi accogliere numeri di profughi decisamente superiori ai nostri. Rischia di essere un disco rotto il ricorso all'Europa di fronte ad un panorama che ci vede condannati quasi quotidianamente per la gestione dell'immigrazione, per le nostre scarse o inesistenti politiche di inclusione, per il trattamento disumano – lo dicono tribunali dell'Europa, a cui oggi giustamente ci rivolgiamo – nei confronti di chi, con diritto, chiede asilo nel nostro territorio. Allora, vedete, ci vuole una politica, sì. Ci vuole innanzitutto un'assunzione di responsabilità. Ci vuole che diciate perché abbiamo sospeso Mare Nostrum.
Ci vuole che qualcuno si assuma la responsabilità di dire perché abbiamo fatto del soccorso e della ricerca in mare, del salvataggio di vite umane, di storie di famiglie, una questione di mera contabilità. E allora, guardate, ci vuole meno retorica. La retorica ormai non solo non basta più, ma è diventata, insieme allo sciacallaggio, un discorso davvero insopportabile.
Ci vuole una politica, ci vuole un'idea d'Europa. È l'Europa che non ha una politica sull'immigrazione; è l'Europa che non ha una politica estera; è l'Europa che non ha una politica di difesa comune; è l'Europa che questi Governi hanno contribuito a costruire e a consolidare; è l'Europa delle politiche di austerità; è l'Europa che investe su Frontex, su Triton, immaginando che il tema delle frontiere sia il tema del controllo e della difesa, invece che il tema della costruzione di una politica di cooperazione, di una politica che investa sulle criticità dei Paesi di origine delle migrazioni, e che invece è stata in tutti i Governi che si sono succeduti in questi anni oggetto di tagli e di scarsa considerazione.
Ho finito signor Presidente, voglio dire una cosa concludendo, la voglio dire agli impresari della paura, a quelli che speculano, che fanno sciacallaggio sulla disperazione, sul dolore, sulle morti; a quelli che sostengono, tutti i giorni, con imbarazzante sfacciataggine, che la colpa delle morti sia il buonismo. Vedete, ha fatto bene il Presidente Renzi a dire che lo sciacallaggio non è tollerabile. E a chi fa sciacallaggio vorrei dire che la legge che in Italia regola le politiche di immigrazione non si chiama legge buonista, si chiama legge Bossi-Fini (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
E però a voi signori del Governo vorrei dire che quella legge è ancora li perché voi e la vostra maggioranza non avete avuto ancora il coraggio, la forza e la volontà di cambiarla. Cominciamo da qui. Cominciamo a cambiare le nostre leggi ingiuste Pag. 30e inefficaci e questo darà più forza al nostro Paese in Europa per costruire una politica capace non di annullare le morti, non di risolvere il problema – lo dico al Presidente Renzi, non siamo amanti del semplicismo, nessuno di noi immagina che il problema possa essere risolto da un giorno all'altro – ma chiediamo che di fronte a un'ecatombe ci sia una risposta capace di ridurne significativamente la dimensione, capace di mettere in campo tutti gli sforzi, capace di indicare una strada. È tutto quello che noi, in tutti questi anni, non siamo stati capaci o non abbiamo voluto fare. Questo sì oggi non è più tollerabile (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11.17).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorre da questo momento il termine di preavviso di cinque e venti minuti previsto dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Si riprende la discussione.
(Ripresa dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire, per un richiamo al Regolamento, il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BIANCONI. Presidente, sull'articolo 8 e seguenti. Vorrei farle notare – meno concitato di prima avendo un microfono a disposizione...
PRESIDENTE. Questo aiuta !
MAURIZIO BIANCONI. ... che noi abbiamo assistito a cinque minuti di offese del Governo nei confronti dei deputati della Lega, i quali esprimono concetti non consimili ai miei ma, per giustizia e doverosità della regolarità del dibattito parlamentare – se qualcosa ne rimane – non può il Presidente del Consiglio dare degli sciacalli, e non essere ripreso da chicchessia, anzi venendo applaudito (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini) mentre i deputati della Lega che dicono «assassini» sono ripresi da lei, perché si sa che il Governo è onnipotente, si sa che Renzi si avvicina a un futuro ducesco, ma ancora qui non ci sono bivacchi per manipoli, ci sono deputati che vorrebbero fare il loro dovere.
PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Bianconi. Io ovviamente devo salvaguardare...
GUIDO GUIDESI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Guidesi, su cosa intende parlare ?
GUIDO GUIDESI. Sullo stesso argomento Presidente.
PRESIDENTE. Prego.
GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, l'invito che le faccio è quello di valutare, all'interno dell'Ufficio di Presidenza, l'atteggiamento tenuto da lei, in qualità di Presidente, nei nostri confronti rispetto all'atteggiamento tenuto dalla Presidente Boldrini nel mentre il Presidente del Consiglio ci insultava.
La invito a fare questa valutazione all'interno dell'Ufficio di Presidenza, in maniera tale che anche il limite e l'interpretazione della libertà di espressione, dal punto di vista politico dei singoli gruppi e del Presidente del Consiglio, siano equiparati e giudicati allo stesso identico modo da chi presiede l'Aula.
Non è accettabile che al Presidente del Consiglio venga lasciata libertà di insulto e di azione e che a un singolo gruppo non venga data la libertà di espressione politica rispetto agli argomenti portati in quest'Aula dal Presidente del Consiglio (Applausi Pag. 31dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).
PRESIDENTE. Onorevole Guidesi, io non so se il Presidente del Consiglio ha insultato qualcuno. Io so che il parere della Giunta per il Regolamento del 1996 precisa che «è dovere della Presidenza assicurare che la libera manifestazione del pensiero e della critica non vada mai disgiunta dall'impiego dei modi corretti e delle forme appropriate al linguaggio parlamentare e non abbia, quindi, a trascendere nella diffamazione personale o nel vilipendio di organi dello Stato» e a questo credo di essermi ispirato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il presidente Cicchitto. Ne ha facoltà.
FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nell'esprimere il mio apprezzamento per l'intervento del Presidente del Consiglio e anche per gli interventi susseguitisi dell'onorevole Lupi e dell'onorevole Brunetta, voglio fare una riflessione che attiene anche al tipo di discussione che abbiamo avuto. A mio avviso sulla discussione su questo dramma, che non è semplicemente quello dell'immigrazione ma è qualcosa di più profondo, perché nel Medio Oriente sta avvenendo una sorta di esodo biblico, di spostamenti di popolazione, di collasso degli Stati noi abbiamo avuto finora due posizioni anguste, limitate e asfittiche: una è di una parte dell'Europa e l'altra è quella che ha trovato espressione anche poco fa nella posizione della Lega Nord.
È una posizione di una parte dell'Europa, del nord dell'Europa, che ha ritenuto fino ad oggi, e onorevole Rampelli, quel testo dei dieci punti è il frutto di un lavoro politico fatto dal nostro Governo e dall'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Mogherini, non è una smentita a noi, è un'acquisizione, un punto positivo che abbiamo ottenuto rispetto a quello che finora è stata una sordità dell'Europa. Un pezzo dell'Europa, dicevo, ha sempre ritenuto che in effetti il dramma che si sta vivendo è un problema dei Paesi limitrofi al Medio Oriente e al Mediterraneo, un problema di cui ognuno di essi deve occuparsi singolarmente.
Per altro verso – e l'abbiamo sentito poco fa – secondo la Lega Nord il problema è quello di un respingimento nei confronti di una realtà che è sempre uguale. Non è così ! Io ricordo un buon Ministro dell'interno, l'onorevole Maroni. Ebbene, durante il periodo in cui Maroni fu Ministro dell'interno ci fu comunque uno spostamento di 61 mila soggetti, e c'era una situazione internazionale, onorevoli della Lega Nord, ben diversa da quella attuale. Ancora c'era la Libia, c'era un contesto che non è quello con il quale ci stiamo misurando oggi.
E devo dire che rispetto a tante interpretazioni riduttive, c’è stata finora solo una grande autorità morale e anche politica che ci ha spiegato qual è il nodo di fondo, ed è Papa Francesco. Non condivido molte delle sue osservazioni ma quando egli ci ha detto che ci troviamo di fronte ad una sorta di Terza guerra mondiale atipica ha posto il problema di fondo.
È paradossale che noi, in questo Parlamento, ci dilaniamo e reciprocamente ci mettiamo sul conto una situazione nella quale tutto il Medio Oriente è in fiamme, nella quale esistono Paesi, come la Siria, come l'Iraq, che sono Paesi che vedono saltare la loro identità nazionale, Paesi come la Libia nella quale oggi non c’è un solo Governo.
E attenzione, perché sul terreno dei rifugiati, se noi ci lamentiamo e sentiamo il peso dei 100 mila - 140 mila rifugiati e così via, ebbene, la Giordania, il Libano, la stessa Turchia, che ha una maggiore solidità, la Tunisia, sono realtà che hanno almeno due milioni di rifugiati a testa.
Quindi, noi ci troviamo a fare i conti con una realtà drammatica, che nessuno può pensare di esorcizzare in termini manichei. Vedete, anche in merito alla distinzione tradizionale tra immigrazione clandestina, rifugiati, profughi e così via, tutto questo è saltato, tutte queste distinzioni Pag. 32sono tragicamente saltate, e noi ci troviamo a fare i conti con una realtà che è stata caratterizzata certamente da una catena anche di errori, di errori politico-militari, di errori più profondi.
Errori politico-militari che sono stati fatti, innanzitutto, in Libia, ma anche in Iraq, ma anche in Siria ci sono stati errori di un intervento militare unilaterale oppure di un'assenza di intervento. E vi è anche un altro dato: evochiamo le primavere arabe, ma io ricordo – lo ricordiamo tutti – che, dopo il 1945, gli Stati Uniti d'America fecero un Piano Marshall per l'Europa occidentale, e quello salvò, per certi aspetti, l'Europa e consentì di rimettere in moto un meccanismo produttivo.
Vi sono state le primavere arabe, da alcuni mitizzate, che avevano comunque sbocchi diversi. Ma che cosa ha fatto il mondo occidentale nel suo complesso ? Che cosa abbiamo fatto noi ? Che cosa hanno fatto gli Stati Uniti d'America ? Che cosa ha fatto l'Europa ? Sono tematiche che vanno al di là della tecnica della cooperazione internazionale, sono tematiche che richiedevano, richiederebbero, un salto di qualità.
Questa è la situazione nella quale noi ci troviamo e, francamente, sentire gli interventi di chi dice che il Governo è assassino, che quello che avviene nel Mediterraneo è fatto dal Governo, dal Presidente del Consiglio, in primo luogo e specialmente dal Ministro dell'interno e così via, è semplicemente grottesco; una manifestazione di «trogloditismo» politico, con il quale dobbiamo fare certamente i conti.
Non uso il termine «sciacallaggio», non uso il termine «assassini», ma non vi è dubbio che vi è una componente politica che è fatta di trogloditi rispetto all'entità e alla qualità dei problemi che abbiamo in campo (Applausi della deputata Schirò). Dopodiché, questi problemi sono difficilissimi da affrontare e da risolvere, e richiedono anche una capacità congiunta politico-diplomatica di interventi specifici e anche di cambiamento di alcune cose che sono in campo.
Credo che sia giusto partire dalla distruzione dei barconi, e quindi dall'intervento politico-militare che questo, eventualmente, richiede. Credo anche che noi dovremmo lavorare per costruire in Libia un'area di rifugio che sia presidiata sia dalle milizie libiche sia anche da realtà militari di altri Paesi arabi e dell'Europa, in modo tale da consentire che lì vi sia, diciamo così, un primo blocco.
Infatti, o riusciamo a introdurre un filtro e un blocco al punto di partenza oppure, quando le barche sono partite, le alternative sono molto semplici. Le alternative sono o che fai il blocco e poi spari ai barconi – e non credo che nessuno sia così folle da proporre cose simili – oppure inevitabilmente devi misurarti con il problema dell'accoglienza, avendo filtrato tutto quello che è possibile. Questo implica però altre due conseguenze. Quella di ampliare di molto il piano Triton – perché così com’è è troppo limitato – e, onorevole Ministro degli affari esteri, quella di rivedere «Dublino», nel senso che in «Dublino» c’è una concezione ragionieristica e asfittica, tipica di un pezzo del mondo dell'Europa settentrionale con cui abbiamo fatto i conti.
Infine, credo che bisogna riflettere su un grande intervento economico, perché se non si combinano tutti gli aspetti cioè una politica militare, una politica diplomatica, per fare sì che in Libia sorga finalmente un Governo di coalizioni, e una politica per così dire di intervento economico, se non si sommano delle risposti globali, noi abbiamo a che fare con un fenomeno così gigantesco, che nessuno può pensare di esorcizzarlo con le formule o con le condanne ad uso interno (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti del Liceo scientifico «Ancina» di Fossano, in provincia di Cuneo, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ravetto. Ne ha facoltà.
Onorevole Buttiglione per favore ! Prego, onorevole Ravetto.
LAURA RAVETTO. Grazie Presidente...
Pag. 33PRESIDENTE. Onorevoli Buttiglione, Di Battista, c’è l'onorevole Ravetto che avrebbe l'intenzione di fare un intervento.
LAURA RAVETTO. Grazie ancora, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi l'Italia è la frontiera morale e politica di un'Unione europea troppo monetaria e poco umanitaria. Qui verrebbe da dire, Ministro Gentiloni: o si fa l'Europa o si muore. E anche se a morire non sono i nostri connazionali o gli europei, nel Mediterraneo giorno dopo giorno, morto dopo morto, affonda l'identità comune che abbiamo costruito dopo un feroce inizio secolo di morte e devastazione.
Oggi la Sicilia e il mar Mediterraneo sono i luoghi in cui si scrive il futuro. Al di là dei distinguo politici e del tono del dibattito pubblico, credo che come italiani ci unisca l'orgoglio per ogni singola vita umana salvata nel Mediterraneo. Ma se possiamo e dobbiamo dirci orgogliosi per ogni singola creatura salvata dai veri alti rappresentanti della politica umanitaria dell'Unione – e sto parlando degli uomini della Guardia costiera, della Marina, della Guardia di finanza e di tutte quelle splendide persone che intervengono in mare – dobbiamo anche avere il coraggio e l'onestà di dire chiaramente che solidarietà non può essere sinonimo di ipocrisia.
Il nostro ruolo dai banchi dell'opposizione può sembrare più facile di quello del Governo, ma non lo è. E non lo è, perché come opposizione siamo costretti a fare i conti con una responsabilità morale immensa, con un numero che scuote profondamente le nostre coscienze di cittadini e di rappresentanti politici. Sto parlando del fatto che sappiamo che per ogni cento migranti che l'inerzia europea lascia salire sui balconi, cinque è come se fossero condannati a morte. Infatti, se è giusto essere consapevoli ed orgogliosi di ciò che fanno i nostri uomini in mare, con altrettanta onestà e serietà dobbiamo dire le cose come stanno: farli partire vuol dire troppo spesso farli morire.
Se la responsabilità morale è immensa, quella politica non è da meno. Ovviamente non mi riferisco solo al Governo, ma a un'Europa ed a una comunità internazionale, che troppo spesso rimane indifferente di fronte al traffico di essere umani, che finge di non sapere che l'indifferenza vale parecchi miliardi di dollari, che il nostro buonismo può finanziare il terrorismo.
Monetizzare una vicenda del genere, tuttavia, non è la chiave di volta. Bene l'apertura, per ora a parole, dell'Unione, ma la vera questione non è che assegno chiedere per difendere i confini della civiltà europea, ma per quali valori batterci in nome della civiltà che vorremmo rappresentare come Europa.
Tutte le volte in cui il rigore dei numeri ha prevalso sul rigore dei valori, l'Europa ha indebolito la propria identità. Tutte le volte in cui la stretta osservanza del diritto ha prevalso sull'idea di giustizia e di libertà, l'Europa ha posto i pilastri di odio, sofferenza e distruzione che ne sono seguiti. E allora storia e memoria, non solo nel senso comunemente inteso di ricordo, ma nel senso che la consapevolezza storica è la premessa per scrivere storie nuove.
Ma dobbiamo fare i conti anche con la storia presente, con gli errori che sono stati fatti nel non attuare politiche di programmazione e azione condivisa. È notizia recente che sono già esauriti i nuovi posti per migranti e che il Viminale chiede ai sindaci di individuare collocazioni per almeno altri 5 mila migranti. Eppure si sapeva con chiarezza, Ministro, che si sarebbe arrivati a questo punto. Infatti, se è vero, come detto dal collega Cicchitto, che siamo dinanzi a una sorta di terza guerra mondiale atipica, è altrettanto vero che i dati pubblicati sul sito del Ministero dell'interno sono molto chiari. Sapevamo che tra aprile e maggio sarebbero arrivati almeno 3 mila migranti a settimana. Sapevamo che questa media a giugno toccherà quota 5.200, che salirà a 6 mila, ad 8 mila fino a superare queste quote a settembre. Puntualmente tra aprile e settembre gli sbarchi si ripetono in maniera sistematica e ignorare questi dati, non aver preparato il terreno affinché Pag. 34l'urgenza non degenerasse in emergenza è, di fatto, una responsabilità che il Governo si deve assumere.
Sempre i dati – scusi, Ministro, se siamo così franchi da soffermarci ancora una volta su questo punto – ci dicono che se, a politiche invariate, sbarcassero davvero le 200 mila persone previste, dovremmo attenderci ancora tra le 3 mila e le 7 mila vittime innocenti nel nostro mare. Quelle che per noi sono vittime per i trafficanti di vite sono soldi, tanti soldi: stando alle stime della Caritas, circa 2.600 dollari a migrante. Il che vuol dire che quelli che per noi sono mille morti, mille vittime innocenti, per loro sono quasi 3 milioni di dollari.
Allora, non nascondiamo la verità. L'Europa ha delegato a senso unico all'Italia un onere che andava condiviso. Ed è parzialmente inutile fare una battaglia su regolamenti e direttive finché i singoli Stati membri non palesano, attraverso i fatti, una volontà di iniziare un nuovo corso.
E non soltanto l'Europa dev'essere individuata come unico centro di responsabilità. Infatti, se è vero che il 91 per cento delle persone migranti parte dalla Libia, non è vero che il 91 per cento di queste persone proviene dalla Libia. Molti di loro attraversano deserti per giungere sulle coste verso una terra promessa di nome Italia e passano attraverso Stati «amici» senza che nessuno li noti veramente, senza che nessuno di loro – che so, l'Egitto, la Turchia, l'ONU – impongano l'applicazione di tutte quelle Convenzioni e Dichiarazioni dei diritti fondamentali che quegli stessi Stati hanno firmato. Perché, ad esempio, nessun organismo internazionale vigila sull'attuazione dell'articolo 14 della Dichiarazione dei diritti universali dell'uomo da parte di tutti gli Stati attraverso cui passano i migranti ? Perché il diritto internazionale è diventato un diritto dei forti che ignora del tutto i deboli, gli ultimi ?
Ha detto bene il capogruppo Brunetta: l'Italia oggi è lasciata sola a far fronte ad un fenomeno che è impossibile gestire e il fatto che ci abbiano lasciati soli poi deve essere uno stimolo a non isolarci, a nostra volta, al nostro interno. Infatti, è evidente che se di fronte a un fenomeno più grande di noi ci richiudiamo in piccoli egoismi e particolarismi, non andiamo da nessuna parte e soprattutto non portiamo l'Europa da nessuna parte.
È il momento di capire che, di fronte a un'Europa debole, caratterizzata da opportunismi talvolta, serve un'Italia forte, anche in grado di gesti forti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente), di andare oltre la retorica del «mai più», come ha ricordato lo stesso Presidente del Consiglio, ma anche oltre il particolarismo di chi vuole fare tutto da solo, senza avvalersi della collaborazione di forze politiche che, per esperienza di Governo e buona volontà, hanno le conoscenze avanzate per fronteggiare insieme, anche con visioni diverse, questa crisi.
Forza Italia, in tal senso, ha lanciato una proposta molto chiara: un tavolo unitario per andare in Europa con una voce forte e unitaria.
Adesso spetta al Governo, oggi, in quest'Aula, scegliere tra l'arroganza e la condivisione, tra la responsabilità e l'individualismo. Per troppo tempo il «ce lo chiede l'Europa» è stato un refrain a cui spesso, magari a denti stretti, abbiamo dovuto dire «sì». Oggi proviamo ad alzare la testa; proviamo, visto che siamo nella posizione di farlo, a fare in modo che l'Europa si senta moralmente vincolata a dire «sì» a una richiesta dell'Italia. Mi ha fatto piacere sentire il Presidente del Consiglio ottimista circa la possibilità che si possano fare dei passi avanti in Europa. Siamo ottimisti anche noi, ma Bruxelles è lontana e ci auguriamo che fare qualche passo avanti qui, in quest'Aula, sia la premessa per andare in Europa con passo spedito.
Su queste basi, anche considerato che il Governo ha accolto il dispositivo della risoluzione da noi depositata, che fa particolare riferimento alla costituzione di un tavolo unitario tra le forze politiche e anche ad azioni mirate in Libia, e in uno spirito di reale coesione nazionale, anche Pag. 35Forza Italia, nel perorare la causa portata dalla propria risoluzione, voterà a favore del dispositivo della risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente – Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frusone. Ne ha facoltà.
LUCA FRUSONE. Grazie Presidente, io ringrazio anche il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, che è ancora qui. Mi dispiace che il Presidente del Consiglio sia andato via perché volevo ringraziarlo – sembrerà un po’ strano – perché è venuto qui oggi a dirci che domani andrà in Europa a portare le soluzioni che noi avevamo già dato a dicembre (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Io ricordo che a dicembre fu votata una mozione del MoVimento 5 Stelle, a prima firma Di Stefano, che dava degli impegni precisi a questo Governo. E non erano impegni campati in aria, ma erano le cose che oggi io sento dire da tutti i rappresentanti del PD, anche in televisione. Parlo con i deputati e anche con gli eurodeputati del PD e mi dicono che le soluzioni sono quelle che noi avevamo dato già a dicembre (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ora, o li sostituite tutti, perché magari stanno dicendo che noi avevamo ragione già a dicembre, oppure iniziate a fare qualcosa, perché allora, a dicembre, le soluzioni già c'erano. Purtroppo, questo vediamo noi oggi.
In quella mozione, che non riassumo tutta, c'erano quattro punti fondamentali. Il primo è il superamento del Regolamento di Dublino. Ora tutti lo dicono. Non vogliamo prenderci il diritto di prelazione su una cosa del genere, ma noi l'abbiamo inserito in una mozione. Poi, c'era anche il discorso di agenzie europee, come ha detto Renzi oggi qui, in Paesi di transito...
PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole Frusone. Chiedo ai colleghi intorno all'onorevole Frusone se possono prendere posto, grazie. Prego, continui.
LUCA FRUSONE. ... per aiutare chi ha diritto effettivamente all'accoglienza. Le quote: una quota di divisione fra i vari Paesi europei. Infatti, noi questo appunto chiediamo da sempre: un'Europa più solidale con noi. Lo chiediamo, sia in ambito economico, che in ambito umanitario, in questa tragedia dell'immigrazione. Ma, purtroppo, quello che accade è che l'Europa deve essere convinta di fare determinate cose. E chi deve convincerla ? Il Governo, il nostro Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il nostro Presidente del Consiglio. Se da dicembre ad oggi nulla è cambiato, vuol dire che assolutamente questo Governo non conta nulla in Europa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), al di là dei teatrini che vediamo, con Obama e con quell'altro. Non abbiamo ancora ricevuto risposte e c’è bisogno dell'ennesima tragedia in mare per mobilitare un pochino l'Europa. Noi ci ritroviamo in una situazione pressoché nulla di politica estera in questo Paese. Lo vogliamo capire che tutto quello che sta succedendo oggi è proprio la conseguenza dell'assenza di politica estera, non solo di questo Governo, ma anche di quelli precedenti ? Quello che sta accadendo oggi in Libia è la diretta conseguenza del baciamano di Berlusconi a Gheddafi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
È la diretta conseguenza delle genuflessioni fatte alla Francia e agli Stati Uniti nel 2011, quando si decise di bombardare la Libia. Questa ne è la conseguenza. Tutto quello che noi vediamo oggi è la conseguenza di scelte drammatiche fatte con una superficialità pazzesca a livello di politica estera italiana. L'atto di indirizzo poi prevede anche un altro impegno perché, ci tengo a precisare, la nostra risoluzione di oggi – lo spiego anche a chi oggi è in tribuna – è molto semplice: impegna a rispettare una mozione che già è stata votata da questo Parlamento. Ci rendiamo conto del corto circuito procedurale e legislativo che si sta attuando oggi in quest'Aula ? Noi dobbiamo approvare un nuovo atto per impegnare di nuovo il Governo a rispettare un impegno che si Pag. 36era già preso. Questo sta accadendo oggi. Quindi, sono rimasto basito quando il Ministro ha detto che si rimette all'Assemblea per la nostra risoluzione, perché è troppo specifica. No, la risoluzione impegna il Governo a fare il Governo. Fa semplicemente questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Quindi, la nostra risoluzione non chiede chissà che. Anzi, mi meraviglierò se qualcuno, per partito preso, voterà contro una risoluzione che impegna a fare delle cose per cui a dicembre avevano votato a favore. Quindi, badate a questo, perché chi oggi vota contro la nostra risoluzione sta dicendo che a dicembre o si è sbagliato, e quindi si rimangia questi impegni e in poche parole mette in discussione tutto quello che ha detto oggi Renzi perché Renzi ha detto oggi quello che prevedeva la nostra mozione e quindi in un certo senso, votando contro la nostra risoluzione, sfiducia anche Renzi, oppure prende coraggio e vota a favore di questa cosa perché, ripeto, stiamo impegnando il Governo a fare il Governo, stiamo impegnando il Governo a rispettare gli impegni precedenti. Siamo arrivati a questo.
Poi c’è un altro punto della nostra mozione che ci tengo a precisare e quindi anche della nostra risoluzione, un punto che riguarda anche gli italiani perché noi ci siamo trovati ad un punto in cui senza dubbio c’è bisogno di parlare di immigrazione ma chiedevamo anche un sostegno a quegli italiani che oggi si trovano in situazioni drammatiche, in situazioni di disagio e quindi chiedevamo un intervento da parte del Governo per aiutare queste persone perché forse voi non ve ne siete resi conto ma con questo scontro, con il discorso dell'immigrazione, state creando negli italiani un latente razzismo complice la vostra inattività, il vostro immobilismo, che non sono assolutamente razzisti e state dando spazio, invece, a movimenti e a partiti che da anni galoppano su questi temi. Ma vi rendete conto di questo, vi rendete conto di quello che state facendo ? Per questo noi non vogliamo lasciare a margine gli italiani in questo discorso, ma vogliamo inserirli in questo discorso ed evitare che quelli che si trovano in condizioni di disagio e... prego di liberare i banchi del Governo...
PRESIDENTE. Questo lo fa la Presidenza, onorevole Frusone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
LUCA FRUSONE. Quindi, al Governo chiedo anche di muoversi per questi italiani e c’è una risposta: il reddito di cittadinanza. Infatti, a questo punto, se anche gli italiani iniziano ad avere una condizione migliore, a loro volta non si preoccuperanno di chi sta peggio di loro ma, forse, inizieranno a pensare a chi sta molto meglio di loro e inizieranno a capire chi veramente ha le colpe, e non si scaglieranno invece contro gli ultimi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Questo bisogna far capire agli italiani e per questo il Governo si deve muovere veramente. Purtroppo oggi vedo alcune risoluzioni che secondo me, secondo noi del MoVimento 5 Stelle, sono proprio inapplicabili ed altre che purtroppo non prendono coraggio. Partiamo dalla risoluzione Rosato. Ci sono vari impegni che riprendono anche la nostra mozione, però purtroppo si parla di Triton in maniera superficiale. Si chiede un aumento delle navi, si chiede tutto quanto, ma se Triton rimane confinato nei limiti territoriali, nelle 30 miglia, non si risolve nulla. Quindi, c’è bisogno di un intervento molto più forte che deve essere un intervento che parte dall'Europa. Noi dobbiamo andare in Europa e sbattere i pugni. L'Italia comanda perché siamo nel Mediterraneo ma l'Europa si deve muovere, la dobbiamo svegliare noi e purtroppo in questo ha peccato tantissimo il Governo in tutti questi mesi e soprattutto la Presidenza italiana nel semestre europeo. Era il primo punto all'ordine del giorno: l'immigrazione.
Guardate come ci siamo ritrovati con dei cadaveri ancora nel canale di Sicilia e altri ce ne saranno. Ci vuole così tanta coerenza a dire che avete fallito nel semestre europeo a presidenza italiana, perché Pag. 37l'immigrazione non è stata minimamente toccata. Io vi dico un'altra cosa: io mi ritrovo nella delegazione parlamentare della NATO – quando si parla anche degli alleati americani – e ogni volta è una battaglia, perché il Mediterraneo anche in quelle agende è completamente dimenticato, si parla solo dei Balcani e della crisi Ucraina. Questo perché non c’è minimamente un peso dell'Italia all'estero, lo volete capire tutto questo ?
Poi dobbiamo anche iniziare a dire una cosa. L'Europa (premio Nobel per la pace) e Obama (premio Nobel per la pace) per fermare questi viaggi della speranza dovrebbero iniziare a fare una cosa: smettere di fare le guerre, perché – e ve lo metto ai numeri – chi dice che non c’è una diretta correlazione tra conflitti e immigrazione sbaglia, e vi faccio un numero: dal 2013 al 2014, per esempio, le persone ucraine che hanno richiesto asilo in Italia – quindi non nei Paesi limitrofi, ma in Italia, pensate quanto sono disperati per venire qui – è aumentato del 6.221 per cento, è un numero agghiacciante.
Passo subito alle altre risoluzioni e mi preme precisare una cosa su quella della Lega che parla di blocchi navali...
PRESIDENTE. Onorevole Frusone, lei ha esaurito il suo tempo, quindi la invito a stringere.
LUCA FRUSONE. Do i pareri sulle varie risoluzioni e concludo.
PRESIDENTE. Diciamo la dichiarazione di voto.
LUCA FRUSONE. Esatto. Naturalmente è contrario. Si chiede un blocco navale al limite delle acque territoriali libiche: ma volete smetterla di dire queste panzane, un blocco navale del genere non risolve nulla, perché appena superano le acque internazionali rovesciano i barconi e noi siamo obbligati comunque a soccorrerli per le leggi del mare, quindi semplicemente gli facciamo un favore.
Per quanto riguarda la risoluzione di SEL (Fratoianni ed altri n. 6-00128), ci asteniamo per il motivo succitato, cioè che deve essere l'Europa a partire con una missione. Domani Renzi deve uscire dal Consiglio dicendo che l'Europa si prende la responsabilità di fare una missione europea all'interno del Mediterraneo, seria, non come Triton. Naturalmente siamo contrari anche alla risoluzione Brunetta n. 6-00127, per la stessa questione dei blocchi navali e infine siamo favorevoli alla risoluzione Artini ed altri n. 6-00130, perché riprende anche dei punti della nostra.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campana. Ne ha facoltà.
MICAELA CAMPANA. Gentile Presidente, Ministro, Sottosegretario, onorevoli colleghi, quando appena una settimana fa questa Camera ha approvato il disegno di legge Beni per istituire la giornata delle vittime dell'immigrazione, ricordando la strage di Lampedusa, mai potevamo immaginare che altro orrore, che altre vite interrotte, che altre vite spezzate, che altre generazioni interrotte ci saremmo trovati di fronte: 850, forse 900 morti, se confermate le dichiarazioni delle poche decine di superstiti che da quando sbarcati ieri sera, raccontano i dettagli raccapriccianti di una tragedia che è difficile da spiegare. Difficile da spiegare non perché annunciata, io penso che la morte cruenta non è mai annunciata, perché non ci si può mai preparare alla morte e perché il peggio è una cosa che non si spera mai che accada. Chi ha subito pronte le dichiarazioni, chi ha subito chiaro di chi è la colpa, senza fermarsi un secondo a pensare, a riportare il silenzio della coscienza, il riguardo della vita, farà i conti non solo con noi, con l'opinione pubblica, ma più propriamente con la storia, oltre che con la propria coscienza.
Come se fosse chi scappa dalla guerra il vero problema e non gli scafisti, le organizzazioni di morte, gli schiavisti del nuovo secolo, boia travestiti da Caronte che dopo aver intascato i soldi della tratta lasciano i barconi stracolmi con la prua Pag. 38puntata verso l'Italia e gli altri Paesi del confine sud dell'Europa, abbandonati al destino del mare e la cosa più assurda è che chi è morto sabato notte pensava di essere finalmente salvo. Ma la cronaca ci ha restituito un altro racconto.
In queste ore sui social sta girando un dialogo tratto dalla clip «Perché saliamo su una barca», prodotto dal Centro Astalli, che racconta la storia di un rifugiato somalo e da la risposta a tante domande che i nostri cittadini si porgono sgomenti di fronte alla conta interminabile di morti e sbarchi che ogni giorno la cronaca ci impone.
Racconta il rifugiato che, a chi chiede se non era meglio rimanere a casa, piuttosto che morire in mare, rispondono: «non siamo stupidi, né pazzi, siamo disperati e perseguitati; restare vuol dire morte certa, partire vuol dire morte probabile. Tu che sceglieresti ? O meglio, cosa sceglieresti per i tuoi figli ?». «Cosa speravate di trovare in Europa ? Non c’è lavoro per noi, figurarsi per gli altri». Rispondono: «cerchiamo salvezza, futuro; cerchiamo di sopravvivere. Non abbiamo colpe se siamo nati dalla parte sbagliata; e soprattutto, voi non avete alcun merito di essere nati dalla parte giusta». A chi chiede come si possano evitare altre morti nel Mediterraneo, rispondono: «venite a vedere come viviamo, dove abitiamo; guardate le nostre scuole, informatevi dai nostri giornali, camminate per le nostre strade. Cambiate prospettiva, mettetevi nei nostri panni e provate a vivere una nostra giornata, capirete che i criminali che ci fanno salire su un gommone, il deserto, il mare, l'odio e l'indifferenza che molti di noi incontrano qui non sono il male peggiore». Oltre alla testimonianza c’è di più, c’è l'esortazione di un continente intero che spesso giudica senza conoscere che bisogna agire sui Paesi di origine, stabilizzare tutte quelle situazioni che stanno spingendo milioni di persone a scappare. Tra la notte di sabato e domenica sono morti 350 eritrei su 900 migranti, che avrebbero avuto tutti diritto all'asilo politico, se solo avessero potuto chiederlo. Gli italiani, che nei decenni passati hanno vissuto la guerra sulla propria pelle, sanno bene cosa vuol dire la fame, la carestia, il pensiero fisso di non farcela. Nel 1927, il naufragio della Principessa Mafalda al largo del Brasile è stata la peggiore sciagura che abbia mai colpito i migranti italiani. Secondo i dati ufficiali forniti dalle autorità italiane, i morti furono 314, ma i sudamericani all'epoca diedero un numero di morti più del doppio, ben 657.
L'Europa ribolle nei suoi confini orientali, il continente africano ribolle, non solo le primavere arabe, ma gli errori dell'Occidente ci consegnano un quadro che segnerà la storia del nostro continente e del tempo futuro. Chi non si rende conto della portata storica che milioni di persone vivono in condizioni in cui è a rischio la vita e premono per arrivare in tutti i modi in Europa e che la forza della disperazione è da sempre la forza più grande che non si ferma, non si blocca ? Non si blocca ! Nessuno è buonista. Il Partito Democratico, per la sua storia, per le storie nobili di democrazia da cui è nato, vuole governare la modernità, non inseguirla, vuole avere i pensieri lunghi che distinguono chi amministra l'oggi da chi si assume la responsabilità del domani, chi fa delle prossime elezioni locali la battaglia campale da chi ha la consapevolezza della portata mondiale e il peso di quello che significa tutto questo, chi fa della violenza verbale sempre la propria missione. Dovevano aprire questo Parlamento come una scatoletta e in due anni sull'immigrazione hanno avuto solo parole violente contro tutti; contro i colleghi, contro il Presidente della Repubblica, contro il Presidente della Camera. Non accettiamo lezioni di morale da chi non può permetterselo. Vergogna ! Vergogna a chi parla, urla, mistifica sulla pelle della maggior parte dei rifugiati, perché i numeri questo ci consegnano sui corpi morti in fondo al mare.
Sì, gli italiani hanno paura, non dei rifugiati, ma della storia che sta entrando in noi, che avrà un carico di conseguenze e di trasformazioni straordinarie nell'impatto. Il Governo italiano e il Partito Democratico da subito hanno indicato la Pag. 39strada, l'hanno indicata all'Europa con forza ed energia, quando abbiamo detto che i morti nel Mediterraneo erano uguali ai morti in Ucraina. Abbiamo con forza riportato gli Stati europei a fermarsi, a cambiare le priorità dell'agenda politica. Lotta senza quartiere, con tutti i mezzi a disposizione, alle organizzazioni di morte, dei trafficanti di morte, degli schiavisti, operazione congiunta degli Stati, che subito possono agire colpendo le imbarcazioni e consegnando alla giustizia, come ha fatto l'Italia, gli scafisti. Lavorare nei Paesi di partenza e di transito e soprattutto sui secondi; tanto si può fare attraverso la collaborazione di questi Paesi, e l'Italia lo sta già facendo attraverso i suoi rappresentanti di Governo. L'ha fatto assumendosi la responsabilità dell'azione ancora una volta. Rafforzare le operazioni di pattugliamento e salvataggio.
Ministro, lo abbiamo detto, lo ripetiamo, Triton è un'operazione importante europea, che grazie al semestre italiano ha portato l'Europa ad intervenire direttamente, ma non basta, non basta la sua mission, lo diciamo chiaramente il salvataggio non può essere solo quello contemplato dal diritto del mare, non bastano i mezzi umani ed economici messi a disposizione. Serve capovolgere il sistema di accoglienza, chi guarda al sistema di accoglienza italiano, che pure va migliorato – e permettetemi di ringraziare a nome del Partito Democratico la Marina militare, le capitanerie di porto, le forze di polizia, gli operatori del diritto che indagano e stanno indagando, i volontari, i cittadini siciliani, i sindaci, gli assessori comunali e regionali, i consiglieri comunali delle città, che sono i nuovi eroi civici del nostro tempo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) – senza accorgersi che va capovolto il sistema di asilo europeo così com’è, che va equilibrato in Europa il peso dell'accoglienza, come anche le Nazioni Unite hanno detto attraverso il suo rappresentante, che ha fatto un plauso all'Italia e a Malta e si è impegnata come ONU, grazie all'intervento fondamentale dell'Alto Commissario Mogherini, ecco chi non ha consapevolezza che questa è la strada, è come colui che guarda la pagliuzza invece della trave. Mai, nella storia recente l'Europa e il mondo avevano risposto così velocemente, si sono scrollati di dosso questa atavica inconsapevolezza che si trasforma in immobilismo. Il Governo ha cercato, voluto, ha ottenuto con la forza della storia di questo Paese, con il coraggio e l'orgoglio di essere italiani e la forza sta nell'unità delle forze politiche, che danno forza non al PD ma all'Italia. L'Europa, nella sua storia recente, sa che insieme si vince, sa che quando tutti i partiti democratici hanno unito le forze hanno costruito le migliore pagine della sua storia: tre generazioni di pace.
Il mare è racconto, e del racconto fa parte anche una vita interrotta, quella di Samia Yusuf Omar. Oggi avrebbe 24 anni, ma la sua vita si è interrotta a vent'anni, a largo di Lampedusa, su di un barcone che non ce l'ha fatta a raggiungere la speranza del futuro. Samia correva, ha passato una vita a correre, scappando dai militari, da chi le diceva che per una ragazza somala non era opportuno sognare e correre, ma Samia era testarda e correva, ha corso tanto forte che nel 2008 per le Olimpiadi di Pechino alla fine, corse per il suo Paese.
Samia correva, la sua corsa si è interrotta nelle fredde acque del Mediterraneo, su un barcone, il mezzo per il suo sogno. Samia non corre più, non corre più per rendere orgogliosi i somali ed il suo paese. Samia giace in fondo al Mediterraneo, ferma, immobile, avvolta dalle scure acque che le hanno donato quel riposo che la corsa non le permetteva. Ciao Samia.
L'Europa è nata con l'intento di unire sotto la stessa bandiera e ambizioni paesi che fino a poco prima si erano combattuti. A fronte di chi muore come Samia c’è chi invece vive come Titti, che oggi è riuscita a sbarcare sulle coste di Lampedusa e che oggi dice che non le piace sentirsi dire che è una rifugiata perché sente che la sua non è un'anima divisa, ma integrata.
Il PD voterà a favore di questa risoluzione perché ha scelto da che parte stare: dalla parte del futuro. Abbiamo ben Pag. 40chiaro chi dobbiamo combattere e chi dobbiamo difendere. Abbiamo chiaro che l'Italia è un paese che difende i diritti fondamentali dell'uomo e ha tra i suoi principi fondanti la solidarietà. Il PD è un grande partito e tra i suoi valori fondamentali vi sono i valori e i sogni. Noi condividiamo i sogni e lasciamo a voi la paura.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Librandi. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO LIBRANDI. Grazie, Presidente. Vorrei fare alcune precisazioni sull'intervento del collega della Lega. Egli ha detto che quando loro erano al governo i migranti che sono arrivati in Italia erano circa 4 mila. Vorrei precisare che durante il loro governo ne sono arrivati 60 mila.
Ha detto poi che lo scorso anno i clandestini arrivati in Italia erano 170 mila su 250 mila giunti in Europa. Quelli che sono arrivati in Italia erano circa 70 mila profughi e circa 100 mila migranti economici. In effetti su questo ha ragione, perché ve ne sono molti di più: i migranti che giungono ogni anno in Italia da quattro flussi migratori sono un milione !
Arrivano perché non c’è stata in Europa, anche grazie alla Lega e ai Governi precedenti, una politica internazionale...
PRESIDENTE. Grazie...
GIANFRANCO LIBRANDI. Ho già finito ?
PRESIDENTE. Ha un minuto.
GIANFRANCO LIBRANDI. Va bene, scusi, volevo precisare tutte le cose che ha detto su di noi; volevo solo dire anche che quindi, per risolvere il problema dell'Africa, ci vuole un piano strategico per cercare di tenere gli africani in Africa, farli lavorare in Africa.
Poi volevo dire che lui ha detto che noi abbiamo lo 0,5 per cento e io credo che è meglio avere lo 0,5 per cento con onestà, invece che ricordarsi di quello che hanno fatto loro all'Italia, hanno dato 6 miliardi di debiti di quote latte e hanno...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Librandi. Solo per ricordare che queste sono dichiarazioni di voto a titolo personale che servono per permettere a un deputato che non convenga sul voto del proprio gruppo di manifestare la propria opinione. Se cominciamo a fare dichiarazioni a titolo personale per replicare ciascuno a quelli di altri gruppi, non finiscono mai le dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il presidente La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, la ringrazio. Intervengo a titolo personale ma per integrare l'intervento del presidente del gruppo, per spiegare perché Fratelli d'Italia non ha inteso presentare una risoluzione.
Ho visto che i colleghi del MoVimento 5 Stelle l'hanno fatto sostanzialmente ripresentando la loro; noi, nel solco in qualche modo simile, abbiamo ritenuto che fosse del tutto inutile oggi questo dibattito e queste risoluzioni.
Ho qui la risoluzione che abbiamo presentato l'ultima volta che abbiamo parlato di questa cosa e, testualmente, Presidente, chiedevamo che ci fosse l'occupazione dei porti; il blocco navale da solo è giusto ma non serve a niente, bisogna controllare i porti, bisogna far sì che i migranti siano lì accolti con il massimo del rispetto e da lì mandati nei Paesi europei coloro che hanno diritto all'asilo. Non abbiamo presentato la risoluzione, la scorsa è rimasta lettera morta e questo lavoro di oggi è una presa in giro e un affronto ai morti e agli italiani. Non parteciperemo a nessun voto su queste risoluzioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà. Colleghi, vi invito a prendere posto.
MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, è stato fatto appello a un senso di vergogna presupposto, per quanti hanno protestato e hanno chiamato agli scandali. Ecco questo sinceramente mette un po’ in discussione anche il mio voto nel MoVimento 5 Stelle, perché, nel momento in cui la deputata Campana, che parla in questo momento a nome del PD, ringrazia tutti, dimentica di ringraziare il proprio grande capo, ovvero Buzzi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ovvero colui che ha dichiarato che guadagna di più con l'immigrazione e con gli immigrati che con lo spaccio di stupefacenti. Per cui chiedo alla deputata Campana anche di ringraziare il Buzzi, perché se lo è dimenticato, da parte del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Avverto che è stata richiesta la votazione per parti separate della risoluzione Rosato, Lupi, Mazziotti Di Celso, Dellai, Pisicchio, Alfreider e Di Lello n. 6-00125, nel senso di votare la premessa distintamente dal dispositivo.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Rosato, Lupi, Mazziotti Di Celso, Dellai, Pisicchio, Alfreider e Di Lello n. 6-00125, limitatamente alla premessa, su cui c’è il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Cicchitto, Zardini, Carnevali, Nuti, Ruocco, Stella Bianchi, Ferranti, Marzana, Colonnese, Simone Valente, Vacca, Calabria, Pizzolante...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 474
Maggioranza 238
Hanno votato sì 311
Hanno votato no 163).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rosato, Lupi, Mazziotti Di Celso, Dellai, Pisicchio, Alfreider e Di Lello 6-00125, limitatamente al dispositivo, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Tidei, Mazziotti Di Celso, Stella Bianchi, Tullo, Nesci...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 477
Votanti 466
Astenuti 11
Maggioranza 234
Hanno votato sì 350
Hanno votato no 116).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Molteni ed altri 6-00126, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Saluto i docenti e gli studenti dell'Istituto comprensivo «Sandro Pertini» di Pag. 42Martinsicuro, in provincia di Teramo, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ravetto, Sgambato, Marco Turco, Nardi, Stella Bianchi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 472
Votanti 426
Astenuti 46
Maggioranza 214
Hanno votato sì 27
Hanno votato no 399).
(Il deputato Di Lello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione della risoluzione Brunetta n. 6-00127. Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare la premessa distintamente dal dispositivo, rispetto al quale il presentatore accetta la riformulazione proposta dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Brunetta n. 6-00127, limitatamente alla premessa, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Arlotti, Taricco, D'Incà, Gigli, Gelmini, Marroni, Invernizzi, D'Attorre, Giampaolo Galli, Turco, Taricco, Stella Bianchi, Giuliani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 476
Votanti 474
Astenuti 2
Maggioranza 238
Hanno votato sì 52
Hanno votato no 422).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Brunetta n. 6-00127, limitatamente al dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Brunetta, Greco, Morani, Cenni, Tullo, Gigli, Epifani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 477
Votanti 476
Astenuti 1
Maggioranza 239
Hanno votato sì 348
Hanno votato no 128).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Fratoianni ed altri n. 6-00128, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Tidei, Pili...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 476
Votanti 397
Astenuti 79
Maggioranza 199
Hanno votato sì 30
Hanno votato no 367).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Dadone ed altri n. 6-00129, sulla quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Cariello, Carrozza, Invernizzi, Vitelli, Ventricelli...Pag. 43
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 476
Votanti 449
Astenuti 27
Maggioranza 225
Hanno votato sì 82
Hanno votato no 367).
Passiamo alla votazione della risoluzione Artini ed altri n. 6-00130. Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare la premessa distintamente dal dispositivo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Artini ed altri n. 6-00130, limitatamente alla premessa, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dall'Osso, Bonaccorsi, Greco, Grillo, Lo Monte, Chimienti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 478
Votanti 456
Astenuti 22
Maggioranza 229
Hanno votato sì 83
Hanno votato no 373).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Artini ed altri n. 6-00130, limitatamente al dispositivo, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Villecco Calipari, Tullo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 476
Votanti 452
Astenuti 24
Maggioranza 227
Hanno votato sì 424
Hanno votato no 28).
Sono così esaurite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo straordinario del 23 aprile 2015.
Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 1533.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposta di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la VII Commissione (Cultura) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:
Mariani ed altri: «Interventi per il sostegno della formazione e della ricerca nelle scienze geologiche» (1533) (La Commissione ha elaborato un nuovo testo).
Se non vi sono obiezioni, così rimane stabilito.
(Così rimane stabilito).
Sull'ordine dei lavori (ore 12,20).
GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANNI MELILLA. Grazie, Presidente. Voglio segnalare una grave lesione dei diritti costituzionali di alcuni deputati, sostituiti di imperio dal proprio gruppo nella Commissione affari costituzionali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).Pag. 44
L'articolo 67 della Costituzione parla chiaro e non può essere aggirato con una interpretazione forzata dell'articolo 19, comma 4, del Regolamento della Camera. L'articolo 67 dice che «Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita la sua funzione senza vincolo di mandato». La sostituzione dei membri designati dai gruppi nelle Commissioni ha avuto sinora una ragione funzionale e non disciplinare; si è trattato di sostituzioni volte generalmente a garantire la continuità dei lavori di una Commissione quando alcuni membri erano impossibilitati a partecipare, ovvero ad arricchire il dibattito quando su una questione all'esame vi era una conoscenza più approfondita da parte di parlamentari di altre Commissioni. La libertà di mandato non è mai stata in discussione.
Qui siamo, invece, al richiamo alla disciplina di partito, alla norma inconcepibile per un parlamentare dell'obbedir tacendo, tant’è che la Ministra Boschi ieri in Commissione affari costituzionali, in relazione alla sostituzione di alcuni deputati, ha segnalato che i componenti delle Commissioni devono rappresentare il gruppo al quale appartengono ed è quindi necessario che intervengano nella discussione solo i deputati che sono effettivamente rappresentativi della volontà del gruppo. La Ministra Maria Elena Boschi evidenzia che la sostituzione di deputati effettuata dal gruppo Partito Democratico costituisce un'applicazione delle regole democratiche in base alle quali la maggioranza decide la linea politica che deve essere seguita sui singoli provvedimenti e le relative mobilità. Si sostiene che l'articolo 67 non si applica alle Commissioni, ma solo all'Aula.
Questa scelta non regge, né sul piano delle fonti del diritto parlamentare, né sul piano del diritto costituzionale, essendo abbastanza incomprensibile distinguere le funzioni del parlamentare tra Aula e Commissioni. L'articolo 67 riguarda tutta l'attività parlamentare.
Altra circostanza sarebbe se il deputato chiedesse volontariamente di farsi sostituire; l'articolo 19 del Regolamento della Camera, al comma 4, parla chiaro: «Un deputato che non possa intervenire ad una seduta della propria Commissione può essere sostituito per l'intero corso della seduta». Noi non ci troviamo in questa circostanza.
Per questo, anche in qualità di componente della Giunta per il Regolamento, sono a chiedere una riunione urgente della Giunta per impedire che una prepotenza produca i suoi effetti illegittimi sul lavoro della Commissione affari costituzionali, in corso proprio in questi giorni, su una proposta di legge, peraltro delicata e importante, di rango costituzionale, come quella elettorale.
PRESIDENTE. La ringrazio. Onorevole Melilla, ovviamente questa è questione diversa dall'ordine dei lavori che stiamo seguendo. In relazione a questo, preciso che il Regolamento prevede che ogni gruppo può, per un determinato progetto di legge, sostituire un commissario con un altro di diversa Commissione, previa comunicazione al presidente della Commissione. Questa ovviamente è una questione di natura formale, però tutto quanto attiene a questioni non previste dall'ordine del giorno è trattato a fine seduta.
Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Trattato tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica popolare cinese, in materia di reciproca assistenza giudiziaria penale, fatto a Roma il 7 ottobre 2010 (Approvato dal Senato) (A.C. 2511) (ore 12,23).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2511, già approvato dal Senato, Ratifica ed esecuzione del Trattato tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica popolare cinese, in materia di reciproca assistenza giudiziaria penale, fatto a Roma il 7 ottobre 2010.
Ricordo che nella seduta del 21 aprile 2015 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
(Esame degli articoli – A.C. 2511)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 2511), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Ci siamo ? Russo, Terzoni, Bueno, Giacomoni, Sorial, Civati, Gelli, Cominardi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 432
Votanti 418
Astenuti 14
Maggioranza 210
Hanno votato sì 417
Hanno votato no 1).
(La deputata Gnecchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 2511), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dambruoso, Latronico, Piccoli Nardelli, Incerti, Coccia, Casellato, Invernizzi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 446
Votanti 428
Astenuti 18
Maggioranza 215
Hanno votato sì 428).
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 2511), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Totaro. Altri che non riescono a votare ? Costantino, Capelli, Tullo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 436
Votanti 419
Astenuti 17
Maggioranza 210
Hanno votato sì 419).
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 2511), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Murer, Simoni, Capua, Colonnese. Provi a votare, onorevole Colonnese. Perfetto.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 446
Votanti 427
Astenuti 19
Maggioranza 214
Hanno votato sì 427).
(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2511)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente. Il nostro gruppo voterà a favore. Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stefano Borghesi. Ne ha facoltà.
STEFANO BORGHESI. Grazie, Presidente. Intervengo per preannunziare il voto di astensione da parte del nostro gruppo, in quanto ci riserviamo di monitorare attentamente in quali atti concreti si tradurrà questo provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Tancredi. Chiedo scusa, onorevole Tancredi, ho anche la richiesta dell'onorevole Buttiglione. Sareste in due ad intervenire dello stesso gruppo, però se sono due interventi quelli previsti...
PAOLO TANCREDI. No, prego, lascio la parola al collega.
PRESIDENTE. Perfetto. Prego, presidente Buttiglione.
ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. Ovviamente, noi voteremo a favore di questo provvedimento. Vogliamo, però, ricordare che la Cina è una grande cultura, un grande Paese, una grande economia, un grande mercato, con cui vogliamo incrementare i rapporti, ma è anche un Paese in cui i diritti umani fondamentali non vengono rispettati, un Paese in cui non vi è libertà di religione e molte altre libertà sono compresse.
Nel momento in cui approviamo un accordo, per di più un accordo di cooperazione penale, dobbiamo richiamare l'attenzione del Governo su questo fatto e invitarlo ad esercitare vigilanza perché l'accordo non possa essere usato contro i diritti umani, oltre che invitarlo a non perdere alcuna occasione per ricordare ai cinesi che noi vogliamo essere loro amici, ma che siamo amici anche e ancora di più di quelli fra di loro che soffrono per l'impossibilità di esercitare con piena libertà i loro diritti fondamentali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marta Grande. Ne ha facoltà.
MARTA GRANDE. Presidente, preannunzio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianni Farina. Ne ha facoltà.
GIANNI FARINA. Grazie, Presidente. Noi siamo naturalmente d'accordo con l'approvazione immediata, è già troppo tardi. L'Accordo con la Cina su una serie di questioni che sono vitali per ristabilire un rapporto normale con questo grande Paese, oltretutto, ci permetterà di attirare l'attenzione su una serie di questioni su cui noi, naturalmente, esprimiamo preoccupazione, come la questione della libertà religiosa e delle libertà civili; questo Accordo servirà all'Italia anche per attirare l'attenzione presso i governanti cinesi su una serie di problematiche su cui noi non siamo d'accordo.
È solo attraverso il contatto, la stima e il rispetto reciproco che si possono ottenere dei risultati. Per questo motivo, noi siamo totalmente d'accordo con l'approvazione immediata del provvedimento.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
Pag. 47(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2511)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2511, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Colonnese, Saltamartini, Lainati, Abrignani, Di Battista, Brunetta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1332 – «Ratifica ed esecuzione del Trattato tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica popolare cinese, in materia di reciproca assistenza giudiziaria penale, fatto a Roma il 7 ottobre 2010» (Approvato dal Senato) (2511):
Presenti 461
Votanti 439
Astenuti 22
Maggioranza 220
Hanno votato sì 439.
La Camera approva (Vedi votazioni).
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1314 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di collaborazione strategica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Montenegro, fatto a Roma il 6 febbraio 2010 (Approvato dal Senato) (A.C. 2752) (ore 12,35).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2752, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di collaborazione strategica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Montenegro, fatto a Roma il 6 febbraio 2010.
Ricordo che nella seduta del 13 aprile 2015 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il rappresentante del Governo ha rinunziato ad intervenire in sede di replica.
(Esame degli articoli – A.C. 2752)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 2752), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Rabino, Albanella... onorevole Rabino voti con le dita, è sbloccata la postazione...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 456
Astenuti 8
Maggioranza 229
Hanno votato sì 386
Hanno votato no 70).
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 2752), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Crippa...
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 48
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 457
Votanti 449
Astenuti 8
Maggioranza 225
Hanno votato sì 380
Hanno votato no 69).
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 2752), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Nizzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 454
Astenuti 8
Maggioranza 228
Hanno votato sì 382
Hanno votato no 72).
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 2752), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Abbiamo votato tutti ? Savino, Gandolfi... provi a votare, con le dita... Lo Monte, Cecconi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 456
Astenuti 8
Maggioranza 229
Hanno votato sì 385
Hanno votato no 71).
(I deputati Molea e Galgano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole. Il deputato Segoni ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi dal voto).
(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2752)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente. Intervengo per preannunziare il voto favorevole del mio partito e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
STEFANO BORGHESI. Grazie, Presidente, intervengo per preannunziare il voto favorevole del nostro gruppo e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rabino. Ne ha facoltà.
MARIANO RABINO. Grazie Presidente, anch'io chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della Pag. 49mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà.
PAOLO TANCREDI. Grazie, Presidente, intervengo per preannunziare il voto favorevole del gruppo di Area Popolare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Picchi. Ne ha facoltà.
GUGLIELMO PICCHI. Grazie, Presidente, preannunzio il voto favorevole di Forza Italia, ricordando come questo trattato sia molto importante per la collaborazione tra Italia e Montenegro, per far sì che l'impegno italiano nei Balcani continui per sostenere le nostre imprese, per rafforzare la lotta al crimine organizzato, per continuare il percorso di avvicinamento del Montenegro – che ricordiamo è uno Stato indipendente da pochissimi anni – e per fare sì che l'Italia sostenga l'ingresso nella Nato e l'adesione all'Unione europea.
Per questo diamo il nostro voto favorevole e convinto a questo Trattato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Grosso. Ne ha facoltà.
DANIELE DEL GROSSO. Grazie, Presidente. Noi qualche parola per questa ratifica la spendiamo e vi spiego per quale motivo. Dietro questa ratifica, rispetto alla quale noi abbiamo dato parere contrario, si nasconde un qualcosa di molto particolare. Su queste ratifiche vengono inserite delle grandi opere, che spesso sono le grandi opere di Terna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Terna che oggi sta facendo un elettrodotto che va dal Montenegro e arriva in Italia, in Abruzzo, dove devasterà parte del territorio abruzzese.
Purtroppo, Presidente, quando si realizzano queste grandi opere non ci si rende conto di quello che in realtà si va a fare, di quello che si distrugge, dei terreni che si vanno a disintegrare. Infatti, noi ci ritroviamo con terreni agricoli su cui oggi si paga l'IMU, grazie a Renzi, e su questi terreni abbiamo autostrade, elettrodotti, gasdotti, chi più ne ha ne metta. E nessuno tutela il vero prodotto agricolo italiano. Questa è la verità di quello che sta accadendo.
Oltretutto, Presidente, nessuno si è accorto – noi ce ne siamo accorti tramite le pubblicazioni che sono state realizzate sul Ministero dell'ambiente – che, in realtà, la Terna ha iniziato i lavori senza alcuna autorizzazione, prima ancora delle autorizzazioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sono andati sui terreni di persone private, sono andati su quei terreni e già hanno fatto i carotaggi, ancor prima delle autorizzazioni. Questa, Presidente, è semplicemente una violazione della proprietà privata. È qualcosa di incredibile che il Governo possa permettere questo in Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). La Terna è la prima a violare la legge. È qualcosa di incredibile.
Oltretutto, Presidente, purtroppo questa – faccio una breve previsione – non sarà nemmeno l'ultima di queste vicende. Infatti, già oggi si parla di un nuovo elettrodotto, dell'elettrodotto che ci sarà tra la Tunisia e l'Italia, un elettrodotto che non servirà a nulla, come questo del Montenegro. Infatti, sappiamo benissimo che i tunisini non possono acquistare energia elettrica dall'Italia e che l'Italia non acquisterà mai energia elettrica dalla Tunisia, perché i tunisini non producono energia elettrica.
Quindi, voi dovete spiegarmi a che cosa servono questi elettrodotti. Sono completamente inutili. Basta pensare che solo a dicembre scorso è sceso del 4 per cento il consumo dell'energia elettrica. È qualcosa di incredibile: in Italia le fabbriche stanno chiudendo, le imprese chiudono, vengono costruite sempre meno case e si assorbe sempre meno energia elettrica. Ma queste opere vengono realizzate per un semplice motivo: perché bisogna dare lavoro a Pag. 50Terna. Si fanno semplicemente per mantenere relazioni internazionali con altri Paesi, non servono al cittadino italiano. Il cittadino italiano paga le spese di queste opere e le paga attraverso le bollette ENEL, le paga realmente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non sono finte, esistono davvero quelle spese. Le paghiamo attraverso l'IMU sui terreni agricoli, le paghiamo attraverso la bolletta dell'ENEL e le paghiamo per opere che non servono assolutamente a nulla.
E vede, Presidente, sui territori si sono formati vari comitati di cittadini. Non siamo solo noi che ci opponiamo alle opere inutili, perché a quelle importanti ci teniamo, ma su quelle inutili non diciamo che devono andare avanti, bisogna bloccarle. Oltre a noi, ci sono comitati di cittadini che continuamente sui territori portano avanti delle lotte, hanno acceso dei piccoli focolai che diventano sempre più pericolosi. Sono sempre più pericolosi. Voi siete fortunati oggi ad avere qui dentro noi, che siamo diventati una sorta di cuscinetto per il Parlamento italiano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma lì fuori oggi succede di tutto.
E vi posso garantire una cosa. Succedono cose particolari, come è successo nella regione Abruzzo, dove un migliaio di persone hanno circondato il palazzo della regione e lì dentro è rimasta rinchiusa soltanto la maggioranza; noi siamo usciti tra i cittadini, perché ce lo possiamo permettere. Ma voi oggi non ve lo potete permettere più (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.
ALBERTO ZOLEZZI. Grazie, Presidente. I voti di ratifica a volte non vengono analizzati, ma teniamo conto che abbiamo un tesoro enorme nascosto in questa ratifica, un tesoro di cui ci vogliamo privare.
E parto, innanzitutto, dal tesoro economico, perché per la sola realizzazione di questo elettrodotto è previsto un esborso di un miliardo e 100 milioni di euro. Ben venga che si trovino, per esempio, i 205 milioni di euro promessi per i terremotati della provincia di Mantova; ben venga, se li troveranno, ma facciamo il confronto: adesso buttiamo via un miliardo e 100 milioni di euro per un elettrodotto assolutamente inutile, dal Montenegro all'Italia. Si tratta di un elettrodotto pensato nel 1992 e pensato per trasportare addirittura fonti rinnovabili. Adesso ci ritroviamo che gli obiettivi sulle rinnovabili sono stati pienamente raggiunti in termini di percentuali e ci ritroviamo che, in realtà, dal Montenegro non arriverà nessuna quota di energia rinnovabile, ma arriverà addirittura energia prodotta da una centrale che brucia lignite, che è peggio di una normale centrale a carbone italiana. Quindi, noi regaliamo un miliardo e 100 milioni di euro a chi produrrà questa schifezza, per produrre energia in maniera molto peggiore rispetto all'Italia. Noi abbiamo un'emissione di circa 395 milligrammi di anidride carbonica per ogni kilowatt di energia prodotta, mentre il mix del Montenegro è di oltre 600. Quindi, qualsiasi sia il mix che il Montenegro metterà nell'energia che eventualmente ci potrà dare, comunque aumenteremo l'inquinamento, sia dell'Italia, che di quella nazione, che sarà costretta a produrre energia eventualmente per darcela a noi. Oltretutto, il Montenegro importa energia in questo momento. In altre parole, è davvero folle pensare di votare favorevolmente a questa ratifica, che non è una ratifica di amicizia con il Montenegro, ma è una ratifica di richiesta di inquinamento e di richiesta di speculazione. Il Montenegro, probabilmente, importerà energia, a sua volta, da altri Stati che producono energia in maniera altrettanto sporca.
Allora, forse sarebbe da andare a capire chi c’è dietro questo Accordo. Forse colui che è stato promosso addirittura a sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. L'attuale sottosegretario De Vincenti, infatti, aveva seguito questa faccenda in passato. Bisogna capire le varie società che si erano occupate del tema in passato. Ma in questo momento chi voterà a favore Pag. 51della ratifica in ogni caso butterà via un miliardo e 100 milioni di euro. Abbiamo parlato prima di emigrati: sono stati spesi più di 3 miliardi di euro negli ultimi quattro anni. Si dice che non si sa come risolvere. Una partenza sarà proprio non buttare nel gabinetto un miliardo e 100 milioni di euro degli italiani e utilizzarli per fini migliori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.
ERASMO PALAZZOTTO. Grazie Presidente, per dichiarare il voto favorevole di Sinistra Ecologia Libertà alla ratifica di questo Accordo e per specificare, leggendo anche punti dell'Accordo stesso, che, pur condividendo alcune delle osservazioni dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, rispetto alla realizzazione dell'elettrodotto, non posso non far notare che la realizzazione di quell'elettrodotto non passa da questo Accordo. L'elettrodotto, come è stato detto dagli stessi colleghi del MoVimento 5 Stelle, è già in corso e in fase di avanzata realizzazione, mentre l'Accordo prevede lo sviluppo del settore energetico relativamente alla produzione dell'energia da fonti rinnovabili e l'aumento dell'efficienza energetica. Adesso, ritenere che quell'elettrodotto, che, appunto, si faceva a prescindere da questo Accordo, dipenda da questo Accordo, è un po’ strumentale, anche perché, leggendo i punti di questa ratifica, si vede come, rispetto a un Paese come il Montenegro, ci sono dei punti essenziali che a noi portano a votare favorevolmente: la cooperazione per la tutela e la conservazione del patrimonio culturale, la promozione della cooperazione nel campo della formazione e della specializzazione professionale e lo sviluppo nel campo della sanità e della scienza medica.
Sono tutte questioni centrali rispetto alla possibilità di includere il Montenegro dentro un processo di integrazione europeo. Io penso che, proprio per quello che si respira in quell'area del continente europeo, sia importante oggi dare esecuzione a questo Accordo ed è il motivo per cui noi voteremo favorevolmente, ritenendo che le questioni che riguardano l'elettrodotto non fanno parte di questo Accordo, ma riguardano, invece, la politica energetica di Terna e del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Grazie Presidente, mi dispiace che il collega Palazzotto probabilmente si sia perso, all'interno della Commissione attività produttive, un approfondimento su questo tema riferito proprio e appunto all'elettrodotto.
Pertanto, in merito a questa faccenda, la Commissione attività produttive ha chiesto e ottenuto l'audizione del Viceministro dell'epoca De Vincenti e abbiamo parlato di questo elettrodotto perché, di fatto, questo elettrodotto oggi rappresenta la prosecuzione della politica messa in atto dal Ministero dello sviluppo economico Scajola nel 2007 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, oggi voi, anche se è compresa, approvate questa visione messa in atto da Scajola nel 2007. Oggi questo Accordo, anche secondo quanto è riportato anche dal Viceministro dell'epoca De Vincenti in Commissione, non ha più quella necessità ed urgenza che aveva nel 2007 per portare il nostro Paese ad avere la quota di produzione da energia rinnovabile perché ce la siamo autoprodotta, ed oggi l'Italia ha già raggiunto quel target senza quell'elettrodotto.
Il principio per il quale viene realizzato ugualmente è stato quello di mettere in comunicazione due Paesi e parlare di energia ad un prezzo economicamente più vantaggioso che vuol dire, di fatto, prendersi l'energia qualsiasi essa sia. Quello che noi vogliamo sottolineare è che questo elettrodotto costerà ai cittadini italiani la bellezza di un miliardo di euro, come già anticipato precedentemente.
Questo vuol dire che è caricato sulle singole bollette dei consumatori. Questo Pag. 52tipo di interconnessione oggi non si rivela più necessario allo sviluppo del nostro Paese. Ricordiamo che, tra l'altro, questo tipo di elettrodotto fu pensato dal «genio» di allora, Scajola, per portare l'energia idroelettrica prodotta dalla Serbia, incentivata in regime italiano – diciamola ai cittadini questa ruberia che viene nascosta –, in Italia. Quindi, oggi il sistema italiano prevede l'incentivazione in Serbia di energia idroelettrica prodotta là e poi ci lamentiamo che la componente A3 oggi è costosa per i cittadini italiani. Voi state vivendo in un mondo di ipocrisia totale. Dovete finirla: le questioni energetiche devono essere chiare e nette (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo tipo di interconnessione, tra le altre cose, di per sé non farà altro. De Vincenti auspicava in futuro la possibilità di cedere la nostra energia al Montenegro, il nostro surplus di energie rinnovabili. Ma di cosa stiamo parlando ? Il prezzo dell'energia in Montenegro sarà mai minore rispetto al prezzo dell'energia oggi in Italia ? La risposta è: no. Quindi, questo tipo di interconnessione servirà unicamente per portare energia non rinnovabile dall'estero in Italia e basta. Questo tipo di interconnessione insieme a tutti gli altri interconnector, anche quelli privati finanziati, peccato, per sei anni – una bellezza di tre miliardi di euro sempre sulle bollette dei cittadini – quindi, interconnector privati ma, in realtà, sulle spalle dei cittadini italiani; ancora una volta si sta facendo dell'energia un mercato privato per qualcuno. Seguite la politica di Scajola ? Questo l'abbiamo capito e questo mette in relazione ancora una volta le politiche del Governo Berlusconi e quelle del Governo Renzi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimbro. Ne ha facoltà.
ELEONORA CIMBRO. Signor Presidente, intanto con questa dichiarazione di voto proverò a recuperare il senso del contenuto di questa ratifica rispetto a quanto erroneamente dichiarato finora dai colleghi del MoVimento 5 Stelle. Il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica dell'Accordo di collaborazione strategica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Montenegro, che il Senato ha approvato il 26 novembre scorso, si inserisce nell'ambito di rapporti bilaterali volti al rafforzamento delle relazioni italo-montenegrine, in particolare in settori quali le infrastrutture, gli investimenti, l'energia, il turismo, la tutela dell'ambiente, la lotta alla criminalità organizzata, la cooperazione scientifica e tecnologica, l'istruzione, la sanità, nonché la cooperazione regionale. Nel contesto della collaborazione strategica credo sia importante sottolineare che l'Italia continuerà a sostenere l'impegno del Montenegro nel percorso di adesione all'Unione europea e alla NATO.
A questo proposito, ricordiamo quanto dichiarato il 21 novembre 2014 dal Commissario per la politica di vicinato e i negoziati per l'allargamento Johannes Hahn, in visita al Parlamento montenegrino, che ha sottolineato la necessità di politiche di sostegno allo sviluppo economico attraverso riforme appropriate e dell'allineamento della legislazione del Montenegro agli standard comunitari, obiettivo, quest'ultimo, indubbiamente agevolato dal forte sostegno bipartisan all'integrazione europea presente nel Paese.
Richiamata dunque l'importanza di questo Accordo che sancisce da un lato una collaborazione nei settori più specifici e al tempo stesso prefigura l'obiettivo di più ampio respiro che è appunto quello dell'integrazione europea, annuncio il voto favorevole del Partito democratico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Abrignani. Ne ha facoltà, a titolo personale.
IGNAZIO ABRIGNANI. Presidente, solo per chiarire due aspetti. Sono state dette Pag. 53dall'onorevole Crippa alcune inesattezze e le volevo precisare. A parte che gli ricordo che nel 2007 l'onorevole Scajola era un semplice deputato di opposizione, per cui difficilmente avrebbe potuto fare quelle cose, il fatto è avvenuto nel 2009 quando un'azienda italiana, la A2A di Milano e Brescia, comprò un'azienda montenegrina di energia. Ricordo che il Montenegro è il più grosso fornitore e produttore di energia idroelettrica, per cui energia pulita. In quell'occasione con il Governo si decise come, a seguito di questo acquisto, trasportare questa energia in Italia. Terna fece uno studio proprio per portare energia pulita idroelettrica in Italia che, lo ricordo, oggi meno, ma nel 2009 soffriva ancora un gap sia sulla energia elettrica, sia sul costo dell'energia, per cui era un'operazione che sicuramente aveva lungimiranza in questo senso.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2752)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2752, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Ci sono colleghi che non riescono a votare ? Onorevole Calipari...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1314 – «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di collaborazione strategica fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Montenegro, fatto a Roma il 6 febbraio 2010» (Approvato dal Senato) (2752):
Presenti 450
Votanti 440
Astenuti 10
Maggioranza 221
Hanno votato sì 369
Hanno votato no 71
(Il deputato Dallai ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto favorevole).
La Camera approva (Vedi votazioni).
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Mi pare che vi sia un accordo tra i gruppi nel senso di passare immediatamente al punto n. 6 dell'ordine del giorno, che reca la discussione del disegno di legge n. 2124-B di ratifica sulla protezione fisica dei materiali nucleari e di rinviare alla parte pomeridiana della seduta, a partire dalle 16,30, dopo il question time, lo svolgimento di ulteriori punti all'ordine del giorno. Se non vi sono obiezioni, così rimane stabilito.
(Così rimane stabilito).
Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione degli Emendamenti alla Convenzione sulla protezione fisica dei materiali nucleari del 3 marzo 1980, adottati a Vienna l'8 luglio 2005, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 2124-B) (ore 12,58).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di ratifica, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato, n. 2124-B: Ratifica ed esecuzione degli Emendamenti alla Convenzione sulla protezione fisica dei materiali nucleari del 3 marzo 1980, adottati a Vienna l'8 luglio 2005, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 21 aprile 2015.Pag. 54
Avverto che la Commissione giustizia e la Commissione affari esteri si intendono autorizzate a riferire oralmente.
(Discussione sulle linee generali – A.C. 2124-B)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione giustizia, onorevole Giuseppe Guerini.
GIUSEPPE GUERINI, Relatore per la II Commissione. Grazie Presidente, molto brevemente, questo provvedimento torna all'esame della Camera dopo essere stato lievissimamente modificato dal Senato, che nell'ambito del provvedimento sui reati ambientali ha ricompreso nell'articolo 452-sexies del codice penale le fattispecie che in sede di prima ratifica della Camera erano state inserite all'articolo 437-bis del codice penale; quindi, sono stati espunti dal testo approvato dal Senato i riferimenti all'articolo che era stato inserito da noi e torna qui semplicemente per una doppia lettura conforme con espunto ogni riferimento all'articolo 437, perché è stato riformulato e ricompreso nell'articolo 452-sexies.
PRESIDENTE. Prendo atto che la relatrice per la III Commissione, onorevole Carrozza, rinuncia ad intervenire, mentre il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
A questo punto, non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
(Esame degli articoli – A.C. 2124-B)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge modificati dal Senato, avvertendo che non saranno posti in votazione gli articoli non modificati dal Senato.
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 2124-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Baruffi, Baroni.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 419
Votanti 418
Astenuti 1
Maggioranza 210
Hanno votato sì 418).
(I deputati Borghese, Cassano, e Capodicasa hanno segnalato che non sono riusciti a esprimere voto favorevole).
Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A – A.C. 2124-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Schirò, Maria Stella Bianchi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 431
Maggioranza 216
Hanno votato sì 431).
(La deputata Zampa e il deputato Borghese hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e il deputato Bonavitacola ha segnalato che non è riuscito a votare).
Passiamo all'esame dell'articolo 10 (Vedi l'allegato A – A.C. 2124-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.Pag. 55
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.
ERASMO PALAZZOTTO. Presidente, intervengo solo per sottolineare che la soppressione di questo articolo, che introduceva nel codice penale l'inasprimento delle pene rispetto ai reati legati al traffico e l'abbandono di materiali nucleari, motivata con l'idea che questa parte andrà inclusa nel disegno di legge sugli eco-reati, noi la troviamo alquanto discutibile, perché ovviamente avremmo preferito che, per quanto riguarda le questioni relative al traffico e all'abbandono di materiali nucleari, si fosse stabilito in questo provvedimento l'introduzione dell'articolo 437-bis del codice penale, invece di rimandare ad un altro provvedimento più eterogeneo, dove probabilmente questa parte verrà annacquata, a maggior ragione quando quel provvedimento è ancora in fase di approvazione e dovrà concludere il proprio iter. Quindi, rischiamo che, davanti alla possibilità di inserire un reato certo in un provvedimento che avremmo approvato oggi senza alcun problema, invece rimandiamo ancora una volta questa vicenda per un Trattato che, vorrei dirlo, è stato adottato nel 1980 e rispetto al quale oggi ratifichiamo gli emendamenti del 2005. Nasceva dopo i fatti dell'11 settembre del 2001, perché si temeva che ci potessero essere degli interessi terroristici rispetto ai materiali nucleari; siamo arrivati al 2015, con estremo ritardo, quando già la sfida terroristica non è più con Al Qaeda, che era all'origine di questo trattato, ma è già su un fronte molto più grave e accentuato, e noi continuiamo a prendere tempo.
Questo ritardo ci preoccupa. Per questo motivo simbolicamente ci asterremo dal voto sull'articolo 10, sottolineando che questo è un grave errore.
GIUSEPPE GUERINI, Relatore per la II Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE GUERINI, Relatore per la II Commissione. Presidente, intervengo per tranquillizzare l'onorevole Palazzotto visto che il provvedimento sugli eco-reati sarà in Assemblea lunedì, non vi è alcun intento dilatorio, basta attendere la prossima settimana per vedere anche l'approvazione del provvedimento sugli eco-reati.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Marchi, Sani, Borghese.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 431
Votanti 413
Astenuti 18
Maggioranza 207
Hanno votato sì 413).
(La deputata Zampa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e il deputato Bonavitacola ha segnalato che non è riuscito a votare).
(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2124-B)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Presidente, mi riservo eventualmente di consegnare il testo della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Picchi. Ne ha facoltà.
GUGLIELMO PICCHI. Grazie, Presidente. Il gruppo di Forza Italia voterà a favore della ratifica di questa Convenzione, ricordando come il nostro Paese troppo spesso è in estremo ritardo nel Pag. 56ratificare i trattati internazionali e ciò non aiuta la nostra credibilità nelle sedi internazionali. Bene ha fatto il collega del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà a rilevare come questo Trattato fosse nato come risposta all'11 settembre 2001. Oggi ci troviamo ad affrontare un nuovo scenario internazionale. Da poco è stato raggiunto un accordo sul nucleare civile iraniano e il nostro Paese doveva farsi trovare con questo Trattato ratificato già da tempo.
È vero che il testo sui reati ambientali arriverà in Assemblea lunedì prossimo, ma rimane il rammarico che noi impieghiamo dieci anni per ratificare questi emendamenti e poi lo facciamo senza una parte che poteva essere già in vigore. Ricordando come tutta la discussione sul jihadismo internazionale fa sì che la sicurezza degli impianti nucleari e di tutto ciò che ha a che fare con materiale nucleare sia fondamentale per la sicurezza del nostro paese e dell'Europa intera.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marazziti. Ne ha facoltà.
MARIO MARAZZITI. Grazie, Presidente. Intervengo semplicemente per annunciare il nostro voto favorevole e chiedo che la pubblicazione in calce del testo integrale della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scagliusi. Ne ha facoltà.
EMANUELE SCAGLIUSI. Grazie, Presidente. Annuncio il voto favorevole del Movimento 5 stelle e consegno il testo della mia dichiarazione di voto, pertanto chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimbro. Ne ha facoltà.
ELEONORA CIMBRO. Grazie, Presidente. Intervengo per sottolineare l'urgenza e l'importanza di questa ratifica prima dell'avvio della Conferenza di riesame del Trattato di non proliferazione nucleare che appunto si aprirà il 27 aprile a New York. Infatti, l'Italia è l'unico Stato dell'Unione europea a non aver ancora ratificato gli emendamenti alla Convenzione ed un invito in tal senso è contenuto nella dichiarazione sulla non proliferazione nucleare e sul disarmo approvata dal G-7 dei ministri degli esteri svoltosi a Lubecca il 15 aprile scorso. Pertanto, anche per queste ragioni, annuncio il voto favorevole del Partito democratico (Applausi dei deputati del gruppo del Partito Democratico).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2124-B)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale. Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2124-B, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Adornato, Colonnese, Capua, Gebhard, Ferraresi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Ratifica ed esecuzione degli Emendamenti alla Convenzione sulla protezione fisica dei materiali nucleari del 3 marzo 1980, adottati a Vienna l'8 luglio 2005, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno» (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (2124-B):
Presenti e votanti 425
Maggioranza 213
Hanno votato sì 425.
La Camera approva (Vedi votazioni).
Pag. 57(Il deputato Giancarlo Giorgetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e il deputato Bonavitacola ha segnalato che non è riuscito a votare).
A questo punto, sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 15, con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, e, a partire dalle ore 16,30, per l'esame degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno.
La seduta, sospesa alle 13,10 è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della giustizia, il Ministro dell'interno e il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento.
(Iniziative per conferire al procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo il ruolo di corrispondente nazionale per la Rete giudiziaria europea per le problematiche inerenti al terrorismo – n. 3-01449)
PRESIDENTE. Il deputato Rabino ha facoltà di illustrare l'interrogazione Dambruoso e Mazziotti Di Celso n. 3-01449, concernente iniziative per conferire al procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo il ruolo di corrispondente nazionale per la Rete giudiziaria europea per le problematiche inerenti al terrorismo, che ha sottoscritto in data odierna (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).
MARIANO RABINO. Grazie Presidente, signor Ministro, l'Italia con l'approvazione del decreto-legge 18 febbraio 2015, n. 7, ha da poco adottato importanti misure di prevenzione e contrasto delle attività terroristiche, anche con riferimento al fenomeno dei foreign fighters, questo fenomeno dei militanti islamici che dai Paesi dell'Unione europea raggiungono le aree di guerra per partecipare alle ostilità. Questi «viaggi del jihad», compiuti da cittadini europei per combattere all'estero tra le fila di organizzazioni terroristiche, sono un fenomeno in costante aumento, come è noto.
Ebbene, è necessario un ulteriore passo in avanti nella lotta a questo fenomeno e nella lotta al terrorismo internazionale e questo passo si potrebbe fare con il rapido recepimento della decisione del Consiglio dell'Unione europea del dicembre 2008 relativa alla Rete giudiziaria europea, in particolare laddove prevede la richiesta di individuazione, per ciascuno Stato membro, di un punto di contatto per la cooperazione giudiziaria e, con l'istituzione della procura nazionale antimafia e antiterrorismo, sarebbe quanto mai opportuno individuare nel procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo l'organo competente all'intermediazione giudiziaria sui temi del terrorismo.
PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.
ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Grazie Presidente, come è noto l'aggravarsi delle minacce terroristiche di impronta jihadistica è stata alla base della decisione del Governo di intervenire con decretazione d'urgenza, appunto per innalzare l'efficacia degli strumenti di prevenzione e repressione dei fenomeni terroristici.
Il 17 aprile 2015 è stata quindi approvata definitivamente la legge di conversione del decreto che ha introdotto importanti quanto necessarie innovazioni nella normativa penale, processuale e di prevenzione, ma anche di regolazione delle funzioni di intelligence. Si è trattato di un intervento tanto più necessario avendo consapevolezza da un lato delle difficoltà Pag. 58di definire a livello europeo una normativa omogenea e, dall'altro, dell'urgenza di dare maggiore efficacia alla cooperazione fra gli Stati.
A livello sopranazionale, in particolare, ricordo che già nello scorso semestre, quello presieduto dall'Italia, l'Italia ha assunto tutte le iniziative più opportune per potenziare gli strumenti essenziali alla costruzione di uno spazio di giustizia europeo. A questa cruciale dimensione è direttamente collegata la scelta – preceduta da un intenso lavoro di analisi dell'impatto organizzativo – delle nuove misure per potenziare le funzioni di coordinamento e di indagine e per definire ordinariamente la materia, raccogliendo le istanze in precedenza lasciate prive di traduzione normativa.
Segnatamente all'iniziativa del Governo si deve la scelta, che ha poi trovato larga condivisione nel successivo confronto parlamentare, di estendere le funzioni di impulso e coordinamento investigativo del procuratore nazionale al campo delle indagini in materia di terrorismo. Si tratta di un'importante evoluzione del quadro legislativo che introduce nuove e importanti garanzie di efficienza ed effettività delle indagini in questo delicato settore.
L'affidamento al procuratore nazionale antimafia di competenze e di coordinamento investigativo in materia di terrorismo consentirà una più efficace presenza dell'Italia nelle sedi proprie della cooperazione internazionale. Già per effetto del decreto-legge alla Procura nazionale antimafia e antiterrorismo spetta un ruolo di punto di contatto in ambito di Eurojust. In proposito l'articolo 9 della legge n. 41 del 2005 di recepimento della decisione quadro n. 187 del 2002, quella appunto istitutiva di Eurojust, prevede quali corrispondenti nazionali l'ufficio II della Direzione generale della giustizia penale del Dipartimento per gli affari di giustizia del Ministero della giustizia, la Direzione nazionale antimafia e le procure generali della Repubblica presso le corti di appello, ciascuno rispetto alle proprie attribuzioni.
Il procuratore nazionale antimafia, essendo già punto di contatto di Eurojust, estende in via automatica le proprie competenze per chiaro effetto diretto delle nuove attribuzioni, come tali riflesse anche nella nuova denominazione dell'organo di coordinamento investigativo nazionale. In tal senso provvederò a dare specifiche indicazioni al membro nazionale di Eurojust attraverso il competente Dipartimento per gli affari di giustizia del Ministero.
Anche con riguardo alla rete giudiziaria europea, la Procura nazionale antimafia e antiterrorismo è stata da tempo individuata come punto di contatto.
È di tutta evidenza che i nuovi compiti attribuiti dalla legge di recente approvazione troveranno coerente riflesso nelle scelte del Ministero necessarie al costante aggiornamento delle funzioni di facilitazione della cooperazione giudiziaria proprie della Rete.
PRESIDENTE. Il deputato Rabino, ha facoltà di replicare.
MARIANO RABINO. Signor Ministro, grazie, a nome anche dei colleghi Dambruoso e Mazziotti Di Celso, dichiaro la soddisfazione da parte del gruppo parlamentare di Scelta Civica.
Evidentemente, già negli anni Ottanta e Novanta, poi ancora nello scorso decennio, i servizi antiterrorismo di mezza Europa documentarono con le loro indagini l'esistenza di una vasta attività di reclutamento, spesso effettuata all'ombra delle moschee più radicali stanziate nel vecchio continente, finalizzata a istradare giovani mujaheddin verso zone caratterizzate da conflitti interetnici e religiosi.
In chiave di prevenzione il fenomeno dell'afflusso, in particolare in questi ultimi mesi, verso la Siria di questa tipologia di militanti islamici ha destato forti preoccupazioni a livello internazionale, ed è stato denunciato sia nel rapporto sul terrorismo dell'Europol che dal coordinatore antiterrorismo dell'Unione europea. Ebbene, secondo cifre recenti della Presidenza del Consiglio dell'Unione europea, il numero dei foreign fighters che hanno lasciato l'Europa alla volta della Siria Pag. 59ammonterebbe a circa 2.000, 2.500 militanti. Sempre il rapporto di Europol sul terrorismo evidenzia come importanti operazioni di Polizia connesse alla partenza o al ritorno di militanti islamisti dal quadrante siriano siano state condotte, soprattutto, in Belgio, Francia, Olanda e Regno Unito. Grazie, signor Ministro.
(Intendimenti in ordine all'invio di una commissione d'accesso nel comune di Brescello (Reggio Emilia) – n. 3-01450)
PRESIDENTE. Il deputato Fava ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01450, concernente intendimenti in ordine all'invio di una commissione d'accesso nel comune di Brescello (Reggio Emilia) (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).
CLAUDIO FAVA. La ringrazio, signora Presidente, buongiorno signor Ministro, come sa, il sindaco di Brescello, Marcello Coffrini, è notoriamente per sua stessa pubblica e ripetuta ammissione persona che ha rapporti di cortesia, di cordialità e di frequentazione con Francesco Grande Aracri, che è un esponente di una famiglia considerata, da più inchieste giudiziarie, punto di riferimento della penetrazione mafiosa in Emilia Romagna, e non soltanto in Emilia Romagna.
Numerose prese di posizione non sono servite ad indurre il sindaco alle dimissioni. Le chiediamo se non ritenga di impartire al prefetto una direttiva per inviare una commissione d'accesso, ai sensi dell'articolo 143 del Testo unico sugli enti locali per verificare se ci siano condizionamenti all'amministrazione o collegamenti anche indiretti con la criminalità organizzata.
La commissione d'accesso non è una sentenza, è un dubbio che si manifesta e che ha bisogno di essere verificato e pensiamo che questo dubbio oggi sia più che legittimo.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.
ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, in effetti il primo cittadino del comune emiliano aveva recentemente rilasciato alcune positive dichiarazioni sul conto di uno stretto congiunto del boss calabrese Nicolino Grande Aracri, dichiarazioni di cui lo stesso sindaco ha successivamente riconosciuto l'inopportunità. Sulla vicenda, peraltro, ha anche pesato la concomitanza dell'inchiesta giudiziaria «Aemilia», che ha riguardato le infiltrazioni della criminalità calabrese in quel territorio e anche in regioni limitrofe, evidenziando il ruolo di primo piano proprio del boss calabrese Grande Aracri.
In particolare, è stata confermata, anche da questa inchiesta, la capacità di penetrazione della ’ndrangheta nel tessuto socio-economico emiliano anche se non sono emersi finora elementi che evidenzino la compromissione di istituzioni locali.
In ogni caso, il prefetto di Reggio Emilia ha avviato una complessa ricognizione che ha riguardato buona parte dei comuni della provincia reggiana, Brescello compreso, per individuare in prevenzione possibili elementi che richiedano approfondimenti specifici anche mediante l'attivazione dell'accesso.
Questi approfondimenti, che vedono coinvolte attivamente le forze di Polizia, sono tuttora in corso e si valuterà al loro esito se sarà necessario ricorrere all'istituzione di una commissione d'accesso. Il livello di attenzione rimane dunque alto, come peraltro dimostrano le iniziative già assunte dalla stessa prefettura di Reggio Emilia per il controllo antimafia degli appalti pubblici che hanno condotto all'adozione di un consistente numero di provvedimenti interdettivi.
PRESIDENTE. Il deputato Fava ha facoltà di replicare.
CLAUDIO FAVA. Grazie Presidente, grazie signor Ministro, sono parzialmente soddisfatto, nel senso che noi pensiamo che questa commissione d'accesso sia uno strumento utile e anche urgente per andare Pag. 60alla verifica di cui lei parlava e vorrei anche ricordare che non stiamo parlando del fratello di un boss. Francesco Grande Aracri è un condannato in via definitiva per associazione a delinquere di stampo mafioso.
Ha subito un sequestro di 3 milioni di euro di beni. Fa parte di una famiglia che l'ultima inchiesta della DDA di Catanzaro considera il punto di riferimento organico e consolidato da trent'anni della presenza mafiosa in quella regione, per cui la commissione d'accesso ci sembrerebbe un fatto più che dovuto, anche per le dichiarazioni imbarazzanti e – ripeto – ripetute più volte del sindaco di Brescello, che vorrei qui ricordare. Dice il sindaco di Brescello: «Uno o più Grande Aracri ce l'hanno tutti i comuni. Vive qui da trent'anni. Non so quel che ha fatto e non mi compete», che è un'affermazione straordinariamente preoccupante da parte di un sindaco, «saluta, non spara in aria, non ha comportamenti mafiosi». Infine, conclude spiegando: «Parlando con Francesco Grande Aracri uno ha la sensazione di tutto meno che sia quello che è». Per il sindaco di Brescello un signore condannato per mafia, che vive da trent'anni nel suo comune, sembra tutto tranne quello che è. Questa ci sembra una ragione più che sufficiente per sollecitare una commissione d'accesso in quel comune.
(Iniziative volte a posticipare il termine di approvazione dei bilanci consuntivi 2014 degli enti locali – n. 3-01451)
PRESIDENTE. La deputata Grillo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Villarosa ed altri n. 3-01451, concernente iniziative volte a posticipare il termine di approvazione dei bilanci consuntivi 2014 degli enti locali (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.
GIULIA GRILLO. Ministro, portiamo in Aula la voce e la richiesta di tutti gli enti locali, oggi con questo question time, richiesta che vi è arrivata anche tramite l'ANCI e l'Anutel. I sindaci sono in grandissima difficoltà nel compilare i consuntivi con la scadenza da voi indicata e vi chiediamo, come hanno già fatto loro, semplicemente una proroga di questa scadenza, che dovrebbe essere al 30 aprile 2014. Vi chiediamo una proroga di almeno due mesi, minimo due mesi, per potere dare la possibilità ai sindaci di non subire, invece, un ulteriore onere, eventualmente economico, appunto per non avere ottemperato a un obbligo.
Ricordo, tra l'altro, che questo Governo è un Governo che sulle scadenze non è che sia proprio così preciso e puntuale. Non per ultimo, ricordo il «patto della salute», visto che è quello di cui mi occupo. Quindi, vi chiediamo semplicemente di usare la stessa indulgenza che usate verso voi stessi e di usarla anche per i comuni che rappresentano la base di questo Paese.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.
ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Grazie, Presidente. Effettivamente i comuni, anche a seguito di alcune novità introdotte in materia di contabilità, stanno incontrando difficoltà nel rispettare gli adempimenti, talora anche complessi, che ad essi vengono richiesti come, tra gli altri, quello relativo al riaccertamento straordinario dei residui, che ha connessione proprio con la formazione del rendiconto.
Tuttavia, queste difficoltà non sono da sole sufficienti a giustificare un rinvio del termine relativo all'approvazione del rendiconto per l'esercizio finanziario 2014 che, peraltro, è un adempimento non strettamente collegato all'approvazione del bilancio preventivo del 2015, stante l'obbligo di utilizzare a tal fine il rendiconto del penultimo esercizio finanziario e, quindi, quello relativo al 2013.
L'ipotesi di un nuovo differimento per l'anno in corso richiederebbe, comunque, un ulteriore intervento legislativo, attesa l'assenza nell'ordinamento vigente di disposizioni Pag. 61che attribuiscano al Ministro dell'interno, come invece è previsto per il termine di approvazione del bilancio di previsione degli enti locali, il potere di intervenire con un proprio decreto.
Peraltro, debbo evidenziare in proposito che il rinvio, il prospettato rinvio del termine, non è coerente con l'esigenza di rispettare il calendario Eurostat per la raccolta dei dati di finanza pubblica dei diversi Paesi dell'Unione europea, alla base delle programmate scadenze temporali dei mesi di aprile, maggio e giugno, rispettivamente fissati per l'approvazione dei rendiconti consuntivi, l'invio delle certificazioni e la loro elaborazione a livello centrale.
Analoghe perplessità in merito alla ipotesi di rinvio, motivate proprio dal ritardo dei tempi di conoscenza dei dati ufficiali della finanza locale, sono state anche espresse dalla Ragioneria generale dello Stato.
PRESIDENTE. Il deputato Villarosa ha facoltà di replicare.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, sono assolutamente non soddisfatto. Quando si vuole in questo Parlamento questo Governo riesce a fare qualsiasi cosa: progetti di legge e provvedimenti in un paio di giorni, in dodici ore o in ventiquattro ore. Qui no ! Voi state facendo gli stessi errori che fecero gli enti locali prima del 2003: incasso subito e metto in difficoltà chi verrà dopo. Sarà un errore ? Dopo due anni non ci credo proprio più.
I comuni stipulavano scommesse con le banche mediante contratti derivati – questo ormai è assodato – e perché lo facevano ? Per un semplice motivo: incasso subito e pago dopo. Su 160 miliardi lo Stato ne ha persi ben 40. Quaranta miliardi, caro Presidente, corrispondono a tre anni di reddito di cittadinanza. Ma voi oggi cosa fate ? Fate la stessa identica cosa. Né il federalismo né la legge sulle province riescono ancora a decollare e voi cosa fate ? Avete già utilizzato quei soldi !
E li avete utilizzati per fare che cosa ? Per vincere la campagna elettorale. Guarda caso, la promessa fu fatta poco prima delle elezioni, la promessa degli 80 euro, e quegli 80 euro costarono circa 8 miliardi di tagli. A chi ? Agli enti locali, a questi enti a cui voi non volete dare neanche un mese – ripeto: un mese – di speranza. Le misure di quel provvedimento, però, costeranno ai cittadini molto di più di quegli 80 euro. Questo dobbiamo dirlo. La sola IVA costerà circa 840 euro in più l'anno.
Colpite gli sprechi per favore. La pubblica amministrazione, caro Ministro, caro Presidente, ha 48 mila dirigenti, che incassano 800 milioni di euro l'anno solo per il premio di risultato. Vogliamo iniziare a lavorarci su o preferiamo dormire ? L'abolizione dei consigli provinciali, di cui stiamo parlando, ha fatto risparmiare solo 110 milioni di euro rispetto a quegli 800. I dirigenti, però, probabilmente servono a qualcuno e, se questo qualcuno ha anche la possibilità di nominarli e garantirgli dei premi facilmente raggiungibili – documentazione entro cinque giorni, fate ridere – allora capite bene che mettere in piedi il sistema Incalza poi diventa un gioco da ragazzi.
Delrio a Report rideva mentre gli facevano notare che, nonostante le parti sul federalismo fiscale e che si parli di federalismo fiscale, i soldi dei territori continuano ad arrivare allo Stato, perché vorrei ricordare che quei soldi arrivano ancora allo Stato. Delrio faceva finta di non saperlo. Nel 2011 dichiarava: questo è il contrario del federalismo. E voi cosa state facendo ? State facendo la stessa cosa. Concludo Presidente, dicendo che è ora di finirla, che la gente è stanca, ed è ora di smettere di dire determinate scemenze, come è stato affermato. Questo è il ragionamento dei mediocri, caro Ministro. Se c’è mediocrità, ci si sposta e si dà spazio a chi ha la competenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
(Intendimenti del Governo circa l'eventuale rafforzamento della missione Triton, con particolare riferimento all'ipotesi che la medesima diventi una missione di ricerca e soccorso in mare – n. 3-01452)
PRESIDENTE. La deputata Costantino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01452 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), concernente intendimenti del Governo circa l'eventuale rafforzamento della missione Triton, con particolare riferimento all'ipotesi che la medesima diventi una missione di ricerca e soccorso in mare, per un minuto.
CELESTE COSTANTINO. Grazie, signora Presidente, signor Ministro, raccontare una tragedia in un minuto proprio non si può. Stiamo parlando del Mediterraneo e parliamo di cifre enormi, tra i 700 e i 900 morti. Avevamo appena fatto in tempo ad istituire la giornata della memoria del 3 ottobre del 2013 e adesso siamo qui ad interrogarci su una strage ancora più grande. Eppure, proprio in occasione di quel 3 ottobre 2013, il Governo italiano decise di avviare l'operazione Mare Nostrum. L'operazione si svolse dal 18 ottobre 2013 al 31 ottobre 2014, con l'obiettivo di garantire la salvaguardia della vita in mare e di arrestare gli scafisti. L'operazione aveva un raggio di azione fino a ridosso alle coste libiche e furono soccorse oltre 160 mila persone. I dati ci dicono che Mare Nostrum ha avuto un'efficacia e che, invece, Triton, no. Non solo a detta nostra, ma anche del procuratore di Catania, che sta seguendo il caso del naufragio: è inefficace.
Le chiediamo, signor Ministro, vista e considerata la sua insistenza sulla missione Triton, in che modo il Governo intenda rafforzarla e se, in particolare, non intenda avviare con urgenza, anche alla luce delle nuove indiscrezioni che emergono sulla dinamica del naufragio e indipendentemente dalle decisioni del Consiglio europeo, un'operazione nel Mar Mediterraneo simile all'operazione Mare Nostrum.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.
ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Presidente, il Governo e tutti noi rivendichiamo con orgoglio le tante vite salvate attraverso l'operazione Mare Nostrum. Si è trattato del gesto eroico di donne e uomini in divisa, di nostre donne e uomini che hanno dato il meglio di ciò che l'Italia può dare per salvare vite umane. Non è vero affermare, invece, che attraverso Mare Nostrum si siano salvate tutte le vite umane. Secondo le dichiarazioni non nostre, ma delle organizzazioni umanitarie internazionali, a cominciare dall'UNHCR, si tratta di 3.500 persone, che sono morte durante l'operazione Mare Nostrum.
L'operazione Mare Nostrum nacque nell'emergenza post Lampedusa; oggi c’è un'operazione, chiamata Tritone, che è la più grande operazione che sia mai stata realizzata da Frontex, mai un'operazione così grande. Il primo punto, dei dieci che sono stati proposti l'altro ieri a Lussemburgo, durante il vertice dei Ministri dell'interno e degli esteri, riguarda proprio la possibilità di estendere il raggio di azione dell'operazione Tritone, con la partecipazione dei Paesi europei e anche di allargare il mandato con la possibilità di operazioni di ricerca e di soccorso. Va però detto che l'ultimo naufragio non si è verificato in assenza di soccorso; si è verificato in presenza di un soccorso.
Si trattava di un mercantile. Va detto, per amore della verità, che, durante l'operazione Mare Nostrum, tantissimi sono stati gli interventi dei mercantili. Non solo le Forze armate, non solo le donne e gli uomini in divisa hanno salvato persone, ma anche tanti mercantili, esattamente come si è verificato durante l'operazione di soccorso dell'altro giorno al largo delle coste libiche.
Aggiungo che questa operazione, ossia l'operazione Tritone, è un'operazione che vede impiegate le risorse di tanti Paesi europei. Credo che dobbiamo lavorare nella direzione di un rafforzamento di questo intervento di Frontex, sapendo ed Pag. 63essendo consapevoli che, proprio grazie al fatto che l'Europa è scesa in mare, per la prima volta, insieme a noi, oggi si è potuto fare ciò che abbiamo fatto a Lussemburgo, ossia dire: raddoppiamo gli sforzi, raddoppiamo i mezzi. Penso che su un tema come questo, oggi, questo Parlamento possa anche trovare un'unità.
PRESIDENTE. La deputata Costantino ha facoltà di replicare.
CELESTE COSTANTINO. Grazie, signora Presidente. Mi ritengo assolutamente insoddisfatta, perché alla domanda su che cosa intenda fare il nostro Governo, se ripristinare il meccanismo e il sistema di Mare Nostrum, la risposta è «no». Bastava dire semplicemente «no». La Fondazione Migrantes – si tratta di un'agenzia che è stata battuta qualche minuto fa – rispetto a questo piano dell'Unione europea – quindi, non lo dice Sinistra Ecologia Libertà, lo dice la CEI – si esprime così: «Sugli immigrati il piano dell'Unione europea è debole e vergognoso, ignora il salvataggio in mare», cioè ignora esattamente le richieste che stiamo facendo noi, in questo momento, al Ministro Alfano.
Quindi, ignora il fatto che Mare Nostrum è stata un'operazione che, chiaramente, non ha salvato, signor Ministro, come ha tenuto a sottolineare, tutti gli immigrati che sono partiti da posti di miseria e di guerra per arrivare nel nostro Paese, però ha avuto un'efficacia. Triton, invece, ed è anche il bilancio che questo Governo dovrebbe fare, non è stato assolutamente all'altezza di quello che è stato detto.
Allora mi viene da dire che perseverare è veramente diabolico. Non esiste una sensibilità umanitaria rispetto a Triton e mi sembra di capire che non vi sia nemmeno una sensibilità umanitaria da parte di questo Governo, se oggi ci appelliamo in maniera astratta all'Europa e non diciamo, invece, chiaramente, qual è l'opera che vogliamo mettere in campo.
Sono state dette tante cose in questi giorni: noi abbiamo circoscritto e perimetrato una richiesta, ma potremmo parlare del diritto all'asilo europeo, potremmo parlare della modifica di Dublino III. Signor Ministro, lei annuisce, però questi sono temi che, forse, nel semestre europeo, sarebbe stato il caso di affrontare; cosa che, invece, non è stata fatta da questo Governo.
Quindi, voi, in questo momento, vi state portando appresso una grande responsabilità. Avete accusato l'opposizione di fare sciacallaggio: so bene che non era riferito alla nostra forza politica, però non basta...
PRESIDENTE. Deve concludere.
CELESTE COSTANTINO. ... accusare gli altri nel momento in cui non si è capaci di proporre un piano di azione serio nei confronti delle vittime che ci sono in questo momento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
(Problematiche relative alla capacità di accoglienza dei migranti da parte di regioni ed enti locali – n. 3-01453)
PRESIDENTE. Il deputato Busin ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01453, concernente problematiche relative alla capacità di accoglienza dei migranti da parte di regioni ed enti locali (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).
FILIPPO BUSIN. Grazie, Presidente. Ministro, in Veneto l'11 per cento della popolazione è costituito da immigrati stranieri, in grandissima parte extracomunitari, e credo di poter dire che la mia regione rappresenti un esempio virtuoso per l'intero Paese di integrazione armoniosa di questi immigrati, perché basata sulla prospettiva che abbiamo saputo offrire, grazie al lavoro, a loro e alle loro famiglie.
Poiché non vogliamo che questo modello sia definitivamente compromesso da politiche che riteniamo assolutamente sbagliate da parte del Governo, chiediamo a lei, Ministro, fino a quando ritenga opportuno Pag. 64agire in questo modo e prendere decisioni unilaterali, che, semplicemente, scaricano sulle spalle delle regioni, delle province e dei comuni il problema su basi banalmente aritmetiche, senza prevedere i necessari e adeguati presidi di polizia, le risorse e le strutture necessarie per l'accoglienza.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.
ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Grazie Presidente, il nostro Paese ha pagato per intero il conto, prima, dell'azione della comunità internazionale, con la propria presenza in Libia alcuni anni fa e, oggi, dell'inerzia della comunità internazionale.
Quello che si verifica dall'altra parte del Mediterraneo è sempre causa di questioni che hanno un effetto in Italia. Quando il mio predecessore, il collega Roberto Maroni, assunse l'incarico di Ministro dell'interno, i migranti in Italia erano poco più di 20 mila. Quando lasciò l'incarico, furono più di 60 mila. Quindi si triplicarono durante il periodo di reggenza Maroni. Io ho l'onestà di dire che derivava tutto questo dalla vicenda della Tunisia. La stessa cosa si sta verificando esattamente in questo momento per quello che succede dall'altra parte del Mediterraneo.
Il nostro Governo non ha lavorato in modo unilaterale, tant’è che il 10 luglio 2014, durante una seduta della Conferenza unificata, con la piena partecipazione decisionale degli altri livelli di governo, sì è decisa una ripartizione equa tra tutte le regioni italiane. Oggi nel nostro sistema di accoglienza, nei CARA, nelle strutture temporanee e nel sistema di protezione dei richiedenti asilo e dei rifugiati stanno, alla data del 20 aprile, 70.507 persone. È beni che gli italiani sappiano come sono distribuite: 21 per cento in Sicilia, 12 per cento in Lazio, 8 per cento in Puglia, 9 per cento in Lombardia, 7 per cento in Campania, 6 per cento in Calabria, 6 per cento in Emilia, 6 per cento in Piemonte, 4 per cento in Toscana, 4 per cento in Veneto, 3 per cento nelle Marche, 2 per cento in Friuli Venezia Giulia, 2 per cento in Sardegna, 2 per cento in Liguria, 2 per cento in Molise, 2 per cento in Umbria, 1 per cento in Abruzzo, 1 per cento in Basilicata, 1 per cento in Trentino Alto Adige e 0 per cento in Val d'Aosta (0,... qualcosa, ovviamente, perché qualcuno c’è).
Ho qui il grafico che descrive la distribuzione, che allego agli atti di questo ramo del Parlamento. Per cui, non vi è stato nessun approccio unilaterale. Ciascuna regione ha codeciso di partecipare a questo sforzo grande di accoglienza. I risultati sono quelli che vi ho appena descritto.
PRESIDENTE. Grazie Ministro, come sa, non si possono allegare agli atti del question time, ma questo materiale resterà a disposizione dei parlamentari che vorranno consultarlo.
Il deputato Busin ha facoltà di replicare.
FILIPPO BUSIN. Grazie Presidente. Ministro la risposta gliela hanno data gli amministratori veneti dei comuni veneti, che hanno rifiutato un invito rivolto loro il 20 aprile scorso dal prefetto di Venezia, Domenico Cuttaia, il quale appunto li invitava ad un tavolo regionale di coordinamento per proporre loro – ribadisco unilateralmente – l'accoglimento di nuovi 700 immigrati sul territorio veneto.
Hanno protestato non solo i sindaci della Lega Nord o quelli che vengono definiti beceramente razzisti, ma anche sindaci del Partito Democratico e sindaci esponenti del suo stesso partito, perché hanno manifestato la loro incapacità di potere accogliere nuovi immigrati. Questo sistema non funziona, non ha niente di razionale. Se fosse razionale, potrebbe essere spiegato, argomentato e anche compreso, credo, dagli amministratori locali veneti. Questo non è, perché evidentemente, quando si dice che non c’è più capacità di accoglienza, significa che non c’è più capacità di accoglienza, se non mettendo a rischio non solo quel modello che ho descritto prima di accoglienza e di integrazione degli extracomunitari, ma addirittura la convivenza civile delle comunità venete nel loro intero.Pag. 65
Esprimiamo, quindi, non solo il nostro totale dissenso, ma anche la nostra grave preoccupazione per il Governo, che non decide di cambiare radicalmente direzione, come sarebbe invece auspicabile. Temiamo che questa politica possa avere dei risvolti gravi sulla sicurezza e sulla tenuta sociale. Infatti ricordiamoci che, al di là della vulgata secondo cui questi sono dei poveri clandestini e dei poveri profughi, noi diciamo che in origine intanto sono tutti, prima di essere identificati, dei clandestini. All'interno ci sono dei profughi e delle povere persone, ma ci sono anche dei brutali assassini, come abbiamo avuto prova nella settimana scorsa, quando dodici cristiani sono stati brutalmente ammazzati e buttati a mare solo per il loro credo religioso e nel momento della loro massima vulnerabilità.
(Iniziative e proposte del Governo in vista del Consiglio europeo straordinario del 23 aprile 2015 sull'emergenza immigrazione – n. 3-01454)
PRESIDENTE. La deputata Carnevali ha facoltà di illustrare, per un minuto, l'interrogazione Fiano ed altri n. 3-01454, concernente iniziative e proposte del Governo in vista del Consiglio europeo straordinario del 23 aprile 2015 sull'emergenza immigrazione (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria, che ha sottoscritto in data odierna.
ELENA CARNEVALI. Grazie, signora Presidente. Ministro, sgomento e cordoglio sono i sentimenti che continuiamo ancora a provare per questa disumana, atroce tragedia che si è consumata nel canale di Sicilia tra sabato e domenica: uomini, donne e bambini dietro una contabilità crudele, 900 vittime inermi di un nuovo schiavismo, nel tentativo di fuggire da miseria, conflitti, fame e morte. Il nostro ringraziamento va agli uomini e alle donne in divisa che, con abnegazione, sono subito intervenuti con tempestività per il recupero dei pochi superstiti.
L'Italia, per voce ed azione del Presidente del Consiglio, già durante la Presidenza di turno europea, ha chiesto e ottenuto che la questione mediterranea non fosse lasciata solo sulle spalle del nostro Paese. Oggi si impone, come chiesto dai più alti livelli istituzionali, che l'Unione europea rafforzi il suo ruolo nella gestione del problema migratorio: una richiesta determinata e forte, a partire dal Premier Renzi, sostenuta dal segretario Ban Ki-moon, da molti leader dell'Unione europea e dagli Stati Uniti.
L'interrogazione è posta a chiedere quali proposte d'iniziativa il Governo italiano intende avanzare, oltre alle strategie spiegate oggi dal Premier Renzi, in questo vertice straordinario, la cui convocazione è un fatto decisamente rilevante.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.
ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Ringrazio per la domanda. Il Presidente del Consiglio, proprio questa mattina, ha riferito in Aula riguardo le strategie in vista del Consiglio europeo straordinario. Quello che è importante ribadire è che per la prima volta sembra emergere un salto di qualità nella presa di coscienza e nell'assunzione di responsabilità europee.
L'Europa era già scesa in mare con l'operazione Tritone, che ha già salvato, dallo scorso novembre ad oggi, migliaia di persone nel Mar Mediterraneo. Ha già salvato persone nel Mar Mediterraneo. Quello che è successo ieri, quello che è successo a Lussemburgo ha determinato la prova concreta di un salto di qualità, che consiste nella coscienza che un'Europa incapace di rispondere al bisogno di vita e di soccorso nel Mediterraneo è un'Europa che non è più comprensibile dagli stessi europei.
Al tempo stesso, occorrono una strategia e una visione globale per agire lì. Io e il Ministro degli affari esteri Gentiloni, prima ancora di andare a Lussemburgo, avevamo chiesto alcune misure come il rafforzamento dell'operazione Tritone, il Pag. 66rafforzamento del dispositivo economico a sostegno di questa missione e anche un fatto molto importante, cioè avevamo chiesto alla Commissione di avviare la procedura prevista dalla direttiva sulla protezione temporanea. Questo è un passaggio molto nuovo, dal punto di vista del dibattito pubblico di questi giorni, che voglio sottolineare.
Faccio anche presente che una strategia organica prevede un sistema di asilo europeo per fare sì che in Europa possano realizzarsi i principi di equa distribuzione tra tutti e 28 i Paesi europei. Infatti, non è possibile che il peso dell'accoglienza gravi esclusivamente su quattro, cinque, sei Paesi europei. Questo sarà un pezzo importante della strategia per il futuro.
Al tempo stesso, occorrerà agire nei Paesi dell'altra parte della riva sud del Mediterraneo per fare sì che già lì si possa verificare uno screening per stabilire lì chi ha diritto all'asilo, all'accoglienza e chi non ha diritto all'asilo. Questo è un pezzo essenziale della strategia generale.
Così come occorrerà che l'Europa investa risorse vere, reali di collaborazione per la collaborazione con quei Paesi africani che rappresentano Paesi di origine o di transito dei migranti. Questa collaborazione è già stata avviata. Si tratta di parlare con i Paesi dell'Africa subsahariana e si tratta anche di parlare con i Paesi stabili di quella regione africana che circondano la Libia.
Un punto che a noi sembra di straordinaria importanza è quello del contrasto ai trafficanti di uomini, ai nuovi schiavisti, che sono gli scafisti e i loro agit-prop dall'altra parte del Mediterraneo. Contro di loro, noi siamo dell'idea che occorra fare di più. Ecco perché a Lussemburgo è emersa l'idea di una operazione di polizia internazionale sul modello dell'operazione Atalanta, sviluppatasi in Somalia contro la pirateria.
Crediamo che questo dia l'idea di una strategia veramente globale.
PRESIDENTE. Il deputato Fiano ha facoltà di replicare.
EMANUELE FIANO. Grazie Presidente, grazie signor Ministro, sì, noi siamo soddisfatti della spinta decisiva che lei, il nostro Governo e il Presidente Renzi state dando all'Europa in questo frangente. Una nuova spinta. Siamo soddisfatti dell'idea di rafforzare le misure già intraprese nei mesi scorsi. Siamo soddisfatti dell'idea dell'estendere queste misure, anche territorialmente, come lei ha appena detto. Siamo soddisfatti della scelta di intraprendere nuove azioni per bloccare l'odioso mercato di esseri umani e l'azione criminale e inumana dei nuovi schiavisti. Siamo soddisfatti dello sforzo di coinvolgere l'intero consesso mondiale sulla necessità di risolvere in profondità i conflitti e le disuguaglianze che nel continente africano e nel Medio Oriente sono all'origine dello straordinario e drammatico movimento di popoli verso il nord del Paese. Siamo soddisfatti della scelta di chiedere con forza e di pretendere dall'Europa un'equa distribuzione del peso dell'accoglienza di queste centinaia di migliaia di persone. Siamo soddisfatti dell'idea decisiva, di cui ha parlato questa mattina il Presidente del Consiglio, di mettere in campo direttamente nel territorio africano l'azione, lì, concreta, dell'Alto commissariato dell'ONU nei territori oggi già attraversati dai conflitti. Il Presidente del Consiglio ha citato il Niger e il Sudan.
Tutto questo insieme di misure, anche l'ultima che lei ha citato, ossia la scelta di misure di polizia sul modello dell'azione già intrapresa anti-pirateria nel mare della Somalia, è il segno nuovo del messaggio e delle idee che il Governo italiano vuole portare con forza al Consiglio europeo straordinario che l'Italia stessa ha chiesto all'Europa. Consiglio europeo straordinario come è straordinaria la drammaticità degli eventi che ci vedono oggi a commentare troppe centinaia di morti. In onore di questi morti, l'azione politica dell'Italia che qui oggi lei e il Presidente del Consiglio avete rappresentato, ci soddisfa e speriamo che porti a soluzione nel tempo di questo dramma.
(Misure nei confronti dei cosiddetti scafisti e iniziative per garantire la sicurezza del personale della Guardia costiera impegnato nei soccorsi alle imbarcazioni di migranti – n. 3-01455)
PRESIDENTE. La deputata Ravetto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01455, concernente misure nei confronti dei cosiddetti scafisti e iniziative per garantire la sicurezza del personale della Guardia costiera impegnato nei soccorsi alle imbarcazioni di migranti (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).
LAURA RAVETTO. Grazie Presidente, Ministro, ho appena appreso dalle sue parole – e sono lieta di questo – che si avvierà un'operazione internazionale di polizia volta alla battaglia al traffico dei migranti. Crediamo, però, che, oltre alla battaglia sul fronte europeo e internazionale, sia di fondamentale importanza affiancare una solida politica interna, volta anche ad assicurare a coloro che difendono e pattugliano le coste e salvano vite umane i mezzi e le strutture idonei per il delicato compito che sono chiamati a svolgere. Abbiamo assistito nei giorni scorsi a episodi di attacco da parte di uomini armati presenti sui barconi che trasportano i migranti, che hanno minacciato le motovedette della Guardia costiera italiana impegnate, appunto, nei soccorsi delle imbarcazioni.
Quindi, le chiediamo se stia valutando la possibilità di affiancare ai mezzi impegnati quotidianamente nelle operazioni di pattugliamento e di salvataggio nel Mediterraneo dei corpi di polizia dotati di armi da difesa.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.
ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Grazie Presidente, come lei sa, la nostra Guardia costiera è dotata di armamento leggero di auto-protezione e abbiamo anche la Guardia di finanza e la nostra Marina militare in mare. Quindi, noi siamo un grande Paese attrezzato a salvare le vite e a difendere gli uomini che salvano le vite, ossia le nostre donne e i nostri uomini in divisa. Noi abbiamo svolto una grande azione umanitaria e riteniamo di essere i campioni del mondo, i detentori del titolo iridato di accoglienza e di umanità. Nessuno può dire, in questo scorcio di nostra storia, di avere fatto più di noi per salvare vite umane. Questo lo abbiamo abbinato ad una grande strategia di aggressione agli scafisti che sono i moderni schiavisti. Ne abbiamo arrestati più di mille; sono stati nelle nostre carceri; le pene sono severe; siamo disponibili ad accentuare il profilo sanzionatorio nei confronti degli schiavisti. Consapevole che al question time non si possono allegare gli atti, comunque lascio a disposizione dei parlamentari la tabella delle operazioni realizzate contro gli scafisti dalle nostre forze di polizia. È di ieri mattina la notizia che sono stati fermati i due scafisti che sarebbero il comandante dell'imbarcazione affondata e il suo principale collaboratore.
Questo a testimonianza di un grande sforzo investigativo.
Vorrei ringraziare non solo le forze che operano in mare ma anche la magistratura italiana e, con specifico riferimento, mi riferisco alla procura di Catania che ha avviato un'azione molto importante che è quella del sequestro, della requisizione delle imbarcazioni. Noi abbiamo utilizzato la più avanzata normativa riguardante sequestri e confische esattamente contro gli scafisti. Questo ci ha già dato importanti risultati nei confronti delle navi madri che sono quelle che contengono altre imbarcazioni e che hanno solcato in modo macabro e tragico il nostro Mediterraneo.
Andremo avanti su questa strada e pensiamo anche che l'iniziativa europea che prevede l'affondamento dei battelli dopo la loro requisizione sia una strada giusta. È uno dei dieci punti venuti fuori da Lussemburgo.
Questo si sposa anche ad un altro pezzo della strategia che è quello di contrastare i nuovi schiavisti direttamente lì Pag. 68dove operano le reti criminali che rappresentano davvero un network pericolosissimo che va contrastato seguendo il flusso finanziario. Questo è un altro elemento essenziale della strategia di contrasto nei confronti degli scafisti, cioè seguire esattamente il flusso dei soldi che illecitamente loro guadagnano per capire come poi vengono reimpiegati.
PRESIDENTE. L'onorevole Ravetto ha facoltà di replicare.
LAURA RAVETTO. Grazie, Ministro. Grazie anche per le precisazioni sulle dotazioni. Tuttavia, Ministro, più volte da parte di organismi di rappresentanza delle capitanerie di porto è stato chiesto lo status di forza di polizia per la Guardia costiera e, quindi, la testuale e conseguente dotazione dell'arma individuale per la piena tutela fisica e giuridica del personale.
Siamo d'accordo e ci associamo al suo ringraziamento e, anzi, ci diciamo orgogliosi per ogni singola creatura salvata dai veri alti rappresentanti della politica umanitaria dell'Unione e stiamo parlando appunto degli uomini della Guardia costiera, della Marina, della Guardia di finanza e di tutte quelle splendide persone che intervengono in mare.
Ci permettiamo un suggerimento: lei ha parlato anche di azioni mirate sul territorio libico. Ci chiediamo se sia possibile se non una forma di collaborazione con un Governo che di fatto c’è, nel presidio delle loro coste per la lotta ai trafficanti di esseri umani, magari un coinvolgimento anche dell'ONU, anche al fine di responsabilizzare questo organo che, attraverso il suo Consiglio di sicurezza, di fatto aveva anche autorizzato le missioni in quei Paesi con le conseguenze cui oggi assistiamo.
(Iniziative per un maggiore coinvolgimento nella gestione dei flussi migratori delle istituzioni europee e degli Stati membri, nonché dei Paesi di origine e di transito dei migranti – n. 3-01456)
PRESIDENTE. La deputata Binetti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Buttiglione n. 3-01456, concernente iniziative per un maggiore coinvolgimento nella gestione dei flussi migratori delle istituzioni europee e degli Stati membri, nonché dei Paesi di origine e di transito dei migranti (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria, per un minuto.
PAOLA BINETTI. Presidente, signor Ministro, colleghi, oggi è la giornata dell'immigrazione nei fatti. Negli interventi è cominciata questa mattina con le parole del Premier e adesso tutte le interrogazioni tendono a girare intorno a questo tema così importante. Il cuore della nostra interrogazione, tuttavia, vuole essere molto concreto e vuole essere questo: il problema dell'immigrazione oggi non appare più un fatto di pura emergenza. In qualche modo noi sappiamo – ce lo dicono le voci che arrivano, ce lo dicono le informazioni dei cosiddetti testimoni oculari – che sono in arrivo molti altri immigrati. Sappiamo che questo flusso non si fermerà ed è per questo che il problema che noi vogliamo porre alla sua attenzione è quello di una strategia globale.
Riteniamo che non possa nemmeno essere soltanto un problema dell'Italia o delle nostre navi o il problema di Triton. Riteniamo che vi sia necessità di creare una sorta di «Stati Uniti» del Mediterraneo che guardino davvero a questi problemi con una visione di insieme chiara e forte.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.
ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Binetti per una visione generale che ha offerto al tema della immigrazione che non è solo una questione di accoglienza, una volta che i migranti sono arrivati in Italia, ma è un tema di politica estera. Sprovincializzare questo dibattito significa capire le ragioni di fondo che producono la partenza e quello che si può fare Pag. 69dall'altra parte del Mediterraneo e quello che l'Europa, in quanto istituzione politica, può fare per darsi il rango e la dignità di una grande potenza che si esprime anche attraverso la dimensione umanitaria.
Quello che noi abbiamo suggerito è di cambiare la prospettiva. La sorveglianza delle frontiere non può e non deve appartenere solo allo Stato che in quella frontiera è collocato dalla storia e dalla geografia: deve essere l'Europa. La scelta di realizzare Triton – la più grande operazione mai fatta da Frontex – è stata la scelta dell'Europa come prima scelta della discesa in mare di un'Europa che si rende conto di tutto questo.
Il secondo elemento che noi riteniamo importantissimo è quello del superamento di «Dublino». «Dublino» è nato nel 1990, quando il problema era quello dell’asylum shopping e, cioè, l'idea che i migranti scegliessero in base alla propria convenienza dove andare. Allora, più di vent'anni fa, si scelse di fare una mossa: quella di caricare sul Paese di primo ingresso il dovere dell'accoglienza.
«Dublino II» e «Dublino III» hanno reso più flessibile quel principio: oggi bisogna prendere atto che tutto questo è superato dalla storia e arrivare all'obiettivo di un sistema europeo comune di asilo per fare gravare, in modo equo, su tutti i Paesi dell'Europa, questo dovere dell'accoglienza, perché l'Europa è stato un grande onore per coloro i quali ci sono entrati, ma deve essere anche un onere e non è possibile che solo cinque o sei Paesi paghino il conto per tutti.
Dall'altra parte del Mediterraneo, occorre che, attraverso l'intervento delle organizzazioni multilaterali umanitarie, si facciano dei campi di accoglienza dai quali si possa già capire come effettuare uno screening tra chi ha diritto allo status di rifugiato e chi non lo ha. Nel frattempo, occorre rafforzare – e fa parte dei punti del decalogo venuto fuori a Lussemburgo –, mentre realizziamo tutto questo, l'idea che coloro i quali arrivano in Europa, ma non hanno lo status di rifugiato, possano essere rimpatriati con poteri rafforzati da parte delle autorità nazionali. Rafforzare i poteri di rimpatrio, in modo tale che coloro i quali arrivano adesso in Europa, non avendo il diritto di restarci, possano essere rimpatriati.
D'altro canto, occorre una cooperazione forte con tutti quei Paesi dell'Africa subsahariana che hanno lo status geografico di Paesi di transito o di origine dei migranti, in modo tale che anche lì, si possano attivare delle forme di cooperazione che possano impedire la partenza di chi non fugge da guerre o da persecuzioni.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. È difficile creare una strategia globale, ma i primi passi verso quella strategia globale si stanno facendo. Noi siamo ottimisti che il Consiglio di domani, che è frutto dell'intraprendenza del Governo italiano, possa dare veramente i primi risultati in direzione di questa strategia globale.
PRESIDENTE. La deputata Binetti ha facoltà di replicare.
PAOLA BINETTI. Signora Presidente, signor Ministro, la ringrazio anche per aver colto come la logica che a noi sembrerebbe giusta per affrontare questo problema sia una logica di tipo circolare, che comincia nei Paesi da cui provengono queste persone, comincia ragionando, riflettendo sulle opportunità che potrebbero avere lì oppure sulle situazioni drammatiche da cui fuggono.
È una logica che prende in considerazione tutti i Paesi attraverso cui essi devono passare per poter raggiungere quella che, nei loro desideri, è una stazione intermedia: perché l'Italia per loro è, ancora una volta, una stazione intermedia, per, poi, raggiungere soluzioni definitive, tra cui si aspettano, sostanzialmente, un inserimento che riguarda tutte le loro famiglie e, quindi, riguarda anche, strutturalmente, la loro possibilità di inserirsi in modo professionale e garantire ai propri figli condizioni di sviluppo migliori.Pag. 70
Soltanto in questa prospettiva circolare, in cui, poi, sia anche possibile immaginare un ritorno nelle terre di origine – che, peraltro, è un'esperienza che abbiamo vissuto con gli immigrati italiani, che sono partiti, che sono andati nei Paesi dell'America Latina e sono anche tornati o, per lo meno, sono tornati i loro figli, in uno scambio costante e continuo di esperienze, uno scambio anche costante e continuo di quelle che sono state le rimesse degli immigrati e degli emigrati a seconda dei flussi –, noi abbiamo bisogno di credere che c’è uno sguardo nuovo con cui si guarda all'uomo; all'uomo che fugge dalla difficoltà, che fugge dalla persecuzione, che fugge dal rischio per la propria vita, ma anche all'uomo che guarda con molta più positività alla possibilità di offrire ai propri figli condizioni migliori.
Queste sono le più umane delle dinamiche relazionali che ci possano essere. Prima ancora di essere dinamiche politiche, sono proprio dinamiche umane e personali: fuggire il male e cercare il bene. Cercare il bene nella misura in cui questo significhi anche benessere.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PAOLA BINETTI. Quindi, io immagino che questa situazione non possa che essere una situazione che passa attraverso le mediazioni diplomatiche, che passa attraverso la costruzione di accordi internazionali forti, che cominciano dalla diagnosi del problema, ma che hanno, come fondo di orizzonte, la soluzione di un problema non occasionale, non emergenziale, ma, piuttosto, una soluzione di tipo strutturale.
(Iniziative urgenti volte al contrasto dell'immigrazione clandestina, con particolare riferimento alla lotta ai trafficanti di esseri umani – n. 3-01457)
PRESIDENTE. Il deputato Rampelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01457, concernente iniziative urgenti volte al contrasto dell'immigrazione clandestina, con particolare riferimento alla lotta ai trafficanti di esseri umani (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.
FABIO RAMPELLI. Presidente, Ministro Alfano, l'ultima tragedia in mare ha dimostrato che lei e Renzi avete fallito. Dovreste fare autocritica ma sentiamo paradossali accuse contro di noi. Andare a prendere gli immigrati con le navi italiane non ha fermato l'ecatombe. Come avevamo previsto, i morti sono purtroppo cresciuti esponenzialmente e il miraggio di soccorsi sicuri ha moltiplicato il traffico di uomini, ingrassando gli incassi delle organizzazioni criminali.
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale ha chiesto di trattare gli scafisti per quel che sono, degli assassini, da subito, di dichiarargli guerra, di impedire che le barche, quei barconi della morte potessero anche soltanto salpare con a bordo una sola persona dalle coste libiche, ma di tutto questo non v’è traccia.
Oggi c’è qualche timido segnale, senza autocritica, che va nella direzione auspicata, ma senza tempi e senza soprattutto impegni precisi da parte del suo Governo.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere. Prego, Ministro.
ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Presidente, credo che il fallimento culturale, quello vero, sia di chi non si renda conto di come non si possa essere davvero così provinciali rispetto a un tema così epocale. Noi stiamo affrontando quello che il destino consegna al nostro Paese come proprio ruolo nel Mediterraneo. Noi siamo una potenza del Mediterraneo, non possiamo sottrarci all'accoglienza e dobbiamo contrastare gli scafisti.
Il nostro SCO, il sistema centrale operativo della polizia, le nostre squadre mobili sono in costante contatto con le procure distrettuali di Palermo e di Catania. La nostra azione di intelligence, la cooperazione Pag. 71con le polizie degli altri Paesi ci mettono nelle condizioni di avere un flusso aggiornato di informazioni sugli scafisti. Ne abbiamo arrestati più di mille, abbiamo sequestrato le loro navi e stiamo andando avanti in una strategia che prevede, da parte nostra, azioni mirate in Libia per impedire le partenze e fare sì non che chi è sottoposto al rischio di una persecuzione perché lì c’è la guerra rimanga bloccato lì, ma che venga ospitato equamente nei Paesi europei.
Questo è il vero modo per contrastare i mercanti di morte. I mercanti di morte si contrastano se azzeri la loro capacità di traffico, e l'azzeramento della capacità di traffico non si fa attraverso un vago e generico presidio della frontiera ma si fa attraverso azioni mirate lì. Ma non si può mai trascurare che chi parte da lì parte perché è accanto a qualcuno che spesso lo vuole uccidere. A quello lì non si può dire che in Italia c’è qualche parlamentare che dice «no, resta lì perché noi veniamo a soccorrerti». No, lì c’è la guerra, lì c’è la persecuzione. Noi dobbiamo salvare coloro i quali scappano da guerre o persecuzioni e dobbiamo rimandare indietro, rafforzando i poteri di rimpatrio, coloro i quali, non scappando da guerre e persecuzioni, non hanno il diritto di stare in Italia.
Dietro tutto questo c’è un traffico sporco della più macabra e tragica agenzia di viaggi del mondo, della storia del mondo, che è quella dei trafficanti di esseri umani. Noi dobbiamo far chiudere bottega a questa tragica agenzia di viaggi e lo possiamo fare solo con la strategia globale che stiamo mettendo in campo come Europa.
PRESIDENTE. Il deputato Rampelli ha facoltà di replicare. Prego, onorevole.
FABIO RAMPELLI. Presidente, Ministro, intanto le comunico che se c’è qualcuno qui che è provinciale è esattamente lei, intanto perché ci racconta cose non vere. Questi arresti non sappiamo quanti siano nella realtà, perché ad ogni arresto dovrebbe corrispondere un nome e un cognome, che lei fin qui non ci ha potuto e saputo fornire.
Secondariamente, le vorrei anche ricordare che, a proposito di domande di asilo presentate, nel 2014 ce ne sono state in Italia 64.886, su circa 140-150 mila immigrati che sono arrivati sulle coste della Sicilia. Di queste 64 mila ne sono state esaminate soltanto 36 mila, e di queste 36 mila soltanto il 10 per cento, 3.649, hanno avuto lo status di rifugiato politico.
Le fonti sono della Commissione nazionale per il diritto di asilo. Ciò significa che in Italia abbiamo un numero spropositato di persone che hanno avuto un giudizio negativo rispetto alla loro domanda di essere considerati dei profughi asilanti.
Vorrei anche ricordare che soltanto in Italia esiste la categoria «protezione umanitaria», che rappresenta il 28 per cento – 10.091 persone nel 2014 – dell'intero numero di immigrati che arrivano in Italia. Una cifra notevolissima, totalmente arbitraria nelle sue fonti di giudizio, perché la «protezione umanitaria», esistente soltanto in Italia, in buona sostanza viene rilasciata dai questori, senza commissioni, senza vigilanza, senza accertamento delle fonti, senza verifica dei dati. Questo fenomeno, a nostro giudizio, è legato a doppio filo con il business della cooperazione e dell'accoglienza ed è per questo che voi, non paghi di aver consumato centinaia di milioni di euro delle casse dello Stato italiano, chiedete altri soldi all'Europa, che fortunatamente non ve li concede, per fare altrettanto. Ossia non per fare ciò che l'Europa vi sta chiedendo: contrastare gli scafisti, costituire una barriera e agevolare i rimpatri. Voi avete invece azzerato il fondo per i rimpatri, avete abolito il reato di immigrazione clandestina e non avete alcuna intenzione di procedere sulla strada della tutela della sicurezza degli italiani, ma anche del diritto alla vita e alla dignità umana dei migranti, perché i percorsi che avete sin qui seguito vanno nella direzione diametralmente opposta e perché siete solo e soltanto degli incapaci.
(Iniziative di carattere normativo volte ad agevolare l'iter delle adozioni, in particolare di quelle internazionali – n. 3-01458)
PRESIDENTE. Il deputato Gigli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01458, concernente iniziative di carattere normativo volte ad agevolare l'iter delle adozioni, in particolare di quelle internazionali (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).
GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. Signora ministro, dal 2010 al 2013 le adozioni in Italia sono diminuite di oltre il 29 per cento, passando da 4130 a 2825. I dati relativi al 2014 sorprendentemente non sono ancora disponibili. Per le adozioni internazionali le associazioni lamentano anche che la Commissione per le adozioni non effettuerebbe riunioni con gli Stati per facilitare i percorsi adottivi. Le famiglie adottanti lamentano anche i costi eccessivi cui debbono sottoporsi stimati, secondo una recente inchiesta del giornale La Repubblica, fino a 40 mila euro e lamentano altresì la mancanza di un efficace sistema di agevolazioni.
I costi, a nostro parere, sono verosimilmente elevati anche per la mancanza di un sistema calmierato di tariffe e di un efficace controllo sui contributi di spesa richiesti dagli enti autorizzati.
Chiediamo al Governo quali iniziative di tipo normativo intenda adottare per agevolare l'iter delle adozioni, in particolare di quelle internazionali.
PRESIDENTE. La Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, ha facoltà di rispondere.
MARIA ELENA BOSCHI, Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Ringrazio anche gli onorevoli Gigli e Sberna per aver posto questo quesito, dandoci quindi l'occasione per affrontare un tema così sensibile come è quello delle adozioni, in particolare delle adozioni internazionali.
Sicuramente, a partire dal 2010 vi è stato un calo delle adozioni internazionali dovuto a vari fattori. Innanzitutto dovuto a scenari, a volte anche di conflitti, in alcuni Paesi con cui l'Italia ha dei rapporti bilaterali per le adozioni internazionali, di instabilità dei Governi stranieri con cui l'Italia deve confrontarsi per le adozioni internazionali.
Un altro tema purtroppo è rappresentato dalla crisi economica nel nostro Paese, che negli ultimi anni ha disincentivato non soltanto le adozioni, perché sappiamo che si tratta di un percorso lungo e costoso, ma anche le nascite, perché purtroppo è diminuito anche il dato della natalità nel nostro Paese. Al riguardo il Governo è intervenuto istituendo, attraverso la legge di stabilità, un fondo di 500 milioni proprio per il sostegno alla natalità, con il bonus degli 80 euro che diventa di 160 per le famiglie meno abbienti e che si estende anche ai figli adottati e non soltanto a quelli naturali. Al tempo stesso, sempre attraverso la legge di stabilità, è stato esteso di ulteriori 5 milioni di euro il fondo per i rimborsi delle adozioni.
Abbiamo cercato di equiparare completamente il percorso dell'adozione con quello delle famiglie che decidono di avere dei bambini, anche con un'attenzione nell'attuazione della delega lavoro, nel decreto che oggi è all'esame delle Commissioni di Camera e Senato, prevedendo che lo stesso tipo di diritti – congedi parentali in caso di maternità, malattia dei bambini – valgano sia per i figli naturali che per i figli adottivi, proprio per garantire la massima equiparazione. Ovviamente c’è, a mio avviso, da rivedere soprattutto le norme che riguardano i rimborsi, come accennato anche nell'interrogazione, perché sappiamo che oggi il 50 per cento delle spese è deducibile e il 50 per cento viene rimborsato, con criteri che, in qualche modo, si basano sulle spese che vengono indicate dagli enti e dalle associazioni che si occupano di adozioni e probabilmente è possibile un intervento che porti sulle Pag. 73famiglie, sulle spese indicate dalle famiglie ovviamente la possibilità dei rimborsi in modo però trasparente, corretto e regolare per evitare che ci possano essere sprechi o irregolarità anche per quanto riguarda questo profilo. Per quanto attiene in generale al procedimento delle adozioni, e delle adozioni internazionali in particolare, bisogna evidenziare che eventuali interventi normativi dovrebbero tenere ben presente non soltanto l'elemento di semplificazione del procedimento ma soprattutto di garanzia e tutela del minore, che è il bene primario. Dobbiamo infatti sottolineare che il nostro Paese, oltre ad essere, dopo gli Stati Uniti, il Paese al mondo che ha più adozioni internazionali, è anche però il Paese al mondo in cui le adozioni internazionali e non hanno il risultato positivo maggiore, cioè non ci sono famiglie se non in casi molti limitati che in qualche modo restituiscono agli enti o alle associazioni i bambini che hanno adottato. Questo vuol dire che il percorso garantisce non soltanto la tutela della legalità ma anche un approfondimento sulla compatibilità tra famiglia e bambini adottivi che poi porta ad avere successo nel caso delle adozioni.
PRESIDENTE. Grazie ministra. Il deputato Gigli ha facoltà di replicare.
GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, la ringrazio molto, signora Ministro. Condivido totalmente ciò che lei ci ha detto; tuttavia, mi permetto di insistere su alcuni suggerimenti che, forse, potrebbero aiutare a migliorare ulteriormente quello che lei giustamente ci ha proposto. Le chiediamo una reintroduzione di un sistema tariffario calmierato, controlli sui contributi e le spese richiesti dagli enti autorizzati, la pubblicazione immediata dei dati relativi al 2014 e le chiediamo anche, proprio come Ministro, l'identificazione per la CAI di un interlocutore politico con delega del Presidente del Consiglio al quale le associazioni possano utilmente riferirsi continuativamente. Chiediamo anche che la CAI si attivi con urgenza per convocare le riunioni con gli Stati proprio per i motivi che lei ha detto; vi sono difficoltà da tante parti e dobbiamo cercare di superarle. Chiediamo anche un monitoraggio sul medio e lungo periodo riguardante l'esito delle adozioni. Lei ci ha dato qualche indicazione, vorrei avere anche qualche dato in più, per evitare che ci siano appunto delle ricadute dannose in alcuni casi. In fondo si tratta solo di mettere i bambini, come lei ha detto, al primo posto. Si tratta anche di evitare ogni sospetto di speculazioni e compravendite con alcuni probabilmente di questi enti autorizzati e si tratta infine di introdurre un valido sistema di agevolazioni alle famiglie per un importo di spesa che sia almeno pari alla somma ingente che l'Italia spende nel campo della procreazione medicalmente assistita. Lei ha voluto citare puntigliosamente – e noi ne siamo stati sostenitori – gli interventi fatti a favore della natalità e in parallelo anche per l'adozione; chiediamo anche che quel fondo di 5 milioni ad hoc destinato possa lievitare per diventare almeno pari, ripeto, alla spesa che l'Italia investe nella procreazione medicalmente assistita, che crea poi tutta una serie di altri problemi, mentre le adozioni certamente soddisfanno il bisogno di genitorialità delle famiglie senza porre né problemi di ordine etico né tantomeno ricadute negative per quanto riguarda la tutela dell'embrione.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,30, con il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge recante disposizioni in materia di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio nonché di comunione tra i coniugi.
La seduta, sospesa alle 16,10, è ripresa alle 16,30.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, Pag. 74i deputati Abrignani, Adornato, Alfreider, Artini, Bratti, Brunetta, Cicchitto, Costa, D'Alia, Dambruoso, Di Lello, Epifani, Fedriga, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fraccaro, Giancarlo Giorgetti, Guerra, Losacco, Lupi, Manciulli, Migliore, Pisicchio, Rampelli, Ravetto, Realacci, Sani, Schullian e Tabacci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente centodue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Su un lutto del deputato Valentino Valentini.
PRESIDENTE. Comunico che il collega Valentino Valentini è stato colpito da un grave lutto: la perdita del padre.
Al collega la Presidenza della Camera ha già fatto pervenire le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.
Discussione del testo unificato delle proposte di legge: Amici ed altri; Centemero ed altri; Moretti ed altri; Bonafede ed altri; Di Lello ed altri; Di Salvo ed altri: Disposizioni in materia di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio nonché di comunione tra i coniugi (Approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato) (A.C. 831-892-1053-1288-1938-2200-B) (ore 16,35).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato delle proposte di legge, già approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato, nn. 831-892-1053-1288-1938-2200-B: Amici ed altri; Centemero ed altri; Moretti ed altri; Bonafede ed altri; Di Lello ed altri; Di Salvo ed altri: Disposizioni in materia di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio nonché di comunione tra i coniugi.
Ricordo che nella seduta del 21 aprile 2015, si è conclusa la discussione sulle linee generali e i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.
(Esame degli articoli – A.C. 831-B ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato delle proposte di legge, modificati dal Senato.
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A – A.C. 831-B ed abbinate), che sono in distribuzione.
Avverto che non sono pubblicati nel fascicolo, a norma dell'articolo 70, comma 2, del Regolamento, gli emendamenti non riferiti a parti modificate dal Senato, già dichiarati irricevibili in sede referente.
(Esame dell'articolo 1 – A.C. 831-B ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 831-B ed abbinate).
ROCCO PALESE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Grazie, Presidente, intervengo per sensibilizzarla e sensibilizzare la Presidenza a proposito delle sedute di Commissione in corso fino a poco fa. I colleghi stanno scendendo adesso, come sono sceso io; quelli del mio gruppo in Commissione Bilancio sono scesi con me; per quello che mi risulta le sedute delle Commissioni sono state sconvocate ma veramente da qualche istante ed i colleghi devono poter rientrare in Aula. Vorrei segnalarle questo: i colleghi stanno scendendo, ma gli ascensori purtroppo non contengono tutti. La ringrazio molto Presidente.
Pag. 75PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Palese, poiché vi è un intervento sul complesso degli emendamenti spero che, durante l'intervento della collega che ha chiesto di parlare, i colleghi siano potuti rientrare. Ovviamente, le Commissioni sono state sconvocate, ma questo è inutile che ve lo dica.
GIRGIS GIORGIO SORIAL. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIRGIS GIORGIO SORIAL. Intervengo sull'ordine dei lavori. Noi, a prescindere dalla questione delle Commissioni, abbiamo appena avuto un ufficio di presidenza della Commissione bilancio che ha evidenziato un iter abbastanza noioso e soprattutto scorretto per tutto quello che riguarda il collegamento al DEF di alcune riforme e di alcuni disegni di legge.
Parlo in particolare del disegno di legge di riforma del comparto dell'istruzione, in relazione al quale abbiamo già denunciato e inviato una lettera alla Presidenza in merito a un comportamento scorretto che è stato adottato dalla vicepresidente della Commissione cultura in merito alla segnalazione del collegamento al DEF della riforma dell'istruzione antecedentemente poi a un ragionamento che deve fare direttamente l'Assemblea proprio sul collegamento al DEF.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Sorial.
GIRGIS GIORGIO SORIAL. Questo ha comportato... mi lasci concludere, per cortesia.
PRESIDENTE. No, guardi, la interrompo perché gli interventi incidentali dovrebbero riguardare – come è stato nel caso dell'onorevole Palese – esattamente la fase di svolgimento dei lavori dell'Aula, però ho colto la sua segnalazione e, nel frattempo, siccome stiamo trattando un'altra...
GIRGIS GIORGIO SORIAL. Presidente, concludo in dieci secondi, tanto i colleghi stanno rientrando e non cambierebbe niente.
PRESIDENTE. Sì, concluda rapidamente.
GIRGIS GIORGIO SORIAL. La questione è soprattutto il fatto che ciò ha comportato un iter sbagliato in Commissione Cultura su quella che veniva riferita essere la riforma più condivisa, che doveva essere condivisa con il Parlamento, facendola diventare a tutti gli effetti un altro decreto-legge e facendo diventare a tutti gli effetti i criteri di ammissibilità criteri di ammissibilità legati alla legge di stabilità.
Io le chiedo, Presidente, in qualità appunto di Presidente, che, secondo l'articolo 8 del Regolamento, deve garantire lo svolgimento corretto sia delle riunioni delle Commissioni sia del lavoro dell'Aula, innanzitutto, di darci risposta in merito e di prendere provvedimenti al riguardo, perché non è possibile che, in una Commissione, che tra le altre cose è in assenza di un presidente, perché, come sappiamo, il presidente Galan ha altre questioni da risolvere, il vicepresidente di questa Commissione si prenda queste responsabilità, cambiando completamente l'iter di quella che doveva essere una riforma, tra virgolette, condivisa con il Parlamento.
PRESIDENTE. Onorevole Sorial, la Presidenza verificherà con l'ufficio di presidenza della Commissione interessata quanto da lei sottoposto alla nostra attenzione.
ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Su cosa, onorevole Palese ? Lei ha appena parlato...
ROCCO PALESE. Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 76ROCCO PALESE. Grazie, signora Presidente. Il problema che ha posto l'onorevole Sorial...
PRESIDENTE. Ho capito ! Ho già detto all'onorevole Sorial che non era oggetto di questa fase...
ROCCO PALESE. Non è una questione procedurale. Era una sollecitazione nei confronti del Governo...
PRESIDENTE. Perfetto ! Comunque, l'ho già detto all'onorevole Sorial, che ha concluso il suo intervento.
ROCCO PALESE. ... perché, dal punto di vista procedurale, se domani nel dispositivo, nel rispetto delle disposizioni del DEF, il Governo mette...
PRESIDENTE. D'accordo ! Comunque, non è oggetto dei lavori di questa fase. La ringrazio, onorevole Palese.
Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 1 l'onorevole Giuliani. Ne ha facoltà.
FABRIZIA GIULIANI. Grazie, signora Presidente. Io voglio solo sottolineare la ragione per cui noi, come Partito Democratico, riteniamo davvero prioritario mettere questo provvedimento su un binario che ne veda il compimento rapido, perché si tratta di un provvedimento che questo Paese aspetta davvero da troppo tempo. Andiamo ad innovare, infatti, una legge che è stata promulgata nel 1970 e che, dunque, da molto tempo, l'opinione pubblica chiede di rivedere.
I tempi del divorzio breve rappresentano una questione sentita nel Paese, una questione che ha portato moltissimi nostri concittadini a doversi recare all'estero per poter chiudere il loro matrimonio, per poter dare una conclusione formale a una decisione che già avevano maturato. La lunghezza dei nostri tempi era un tratto che io non ho alcuna esitazione a definire incivile e, invece di rappresentare un periodo di opportuni ripensamenti, finisce per ottenere l'effetto opposto. Andiamo, invece, ad approvare un provvedimento che ha una tempistica quanto mai opportuna: dodici mesi in caso di contenzioso, sei in caso di accordo.
Dobbiamo ricordare che una dimensione punitiva e repressiva è quanto di più lontano si debba auspicare su questi temi, soprattutto temi che ci portano a contrastare quella teoria del piano inclinato che noi riteniamo davvero dannosissima. Velocizzare il divorzio non vuol dire, in alcun modo, segnarne l'aumento. Questa velocizzazione non sarà negativa, non aumenterà i divorzi.
Del resto, la teoria del piano inclinato, qui variamente evocata anche nella discussione che ha accompagnato questo provvedimento nella sua prima lettura e in questa lettura, si inaugurò esattamente quando venne introdotta la legge sul divorzio e il referendum e si ripropose ancora durante la discussione che accompagnò l'interruzione volontaria di gravidanza. Si diceva che la depenalizzazione avrebbe aumentato i casi di interruzione di gravidanza e di recidiva, mentre è successo esattamente il contrario: abbiamo visto più che dimezzarsi il numero, e così è per la legge sul divorzio, di cui si diceva che avrebbe portato alla fine della famiglia e alla maggiore oppressione delle donne, mentre è accaduto esattamente il contrario; è accaduto esattamente il contrario.
Per questa ragione noi riteniamo che si risponde alle aspettative di chi è fuori di qui e di chi ha sollecitato molte volte l'approvazione di questo provvedimento, se riusciamo a metterlo su binari rapidi e certi e se rispondiamo, dunque, ad un'esigenza di velocizzazione, che non è rappresentata solo dalla discussione che si svolge qui dentro, ma che è rappresentata da una larga comunità fuori. Per questa ragione, abbiamo ritenuto, quindi, di respingere gli emendamenti e di approvare le conclusioni che ha raggiunto la discussione del Senato e sancire qui la sua approvazione definitiva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito i relatori e il rappresentante Pag. 77del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1.
LUCA D'ALESSANDRO, Relatore. Signora Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Gianluca Pini 1.10, Saltamartini 1.11 e Daniele Farina 1.3.
PRESIDENTE. Il Governo ?
ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Gianluca Pini 1.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente, questo emendamento va a correggere una norma e parlo a titolo personale perché, oltretutto, il gruppo della Lega ha dato libertà di coscienza nei confronti di una norma che, comunque, reputo dannosa nel suo complesso. Ma almeno questo emendamento va a fare una differenziazione nel caso ci sia la presenza di figli minori e, dunque, si mette davanti l'interesse del minore, un interesse che deve essere superiore a qualsiasi altra circostanza che si viene a verificare. Le modifiche introdotte, invece, dal Senato se ne fregano assolutamente dei minori, si disinteressano dei diritti, che devono essere quelli principali, dei bambini, andando ad eliminare qualsiasi tipo di differenziazione sui tempi. Mi sorprende anche che il rappresentante del Governo intervenuto e facente parte di un gruppo, NCD, che vuole mettere la famiglia al centro della propria azione politica, esprima parere contrario su un emendamento di questo tipo, che non va a stravolgere la norma, ma va a rimettere il principio della differenziazione, che oltretutto era presente nel testo originario. Invece, per la fretta di voler approvare a tutti i costi la norma – e quindi gli ideologizzati del divorzio a tutti i costi potranno avere la loro bandiera da spendere al di fuori di quest'Aula – non si va correggere una stortura fatta nell'Aula del Senato.
Ripeto: io sono uno che è profondamente contrario al testo, però perlomeno questa mediazione, che è scritta in questo emendamento, poteva essere uno spunto di riflessione e anche di modifica del testo, che andava a migliorare e a tenere in considerazione i diritti sacrosanti dei bambini. Purtroppo, stiamo vedendo che, in tutte le norme che vengono affrontate in quest'Aula, soprattutto le norme a carattere etico, i figli, i minori, i bambini, coloro i quali non possono difendersi, sono assolutamente bistrattati e non si tengono in considerazione i loro diritti e la loro necessità di avere un padre e una madre, magari vicini. Capisco che ormai è diventato un eversivo chi dice che un bambino deve avere un padre e una madre, però penso che stia nella natura delle cose. Allora, invito i colleghi a fare una riflessione, anche quelli per cui il divorzio bisognerebbe farlo in mezza giornata, anzi meglio abolire totalmente il matrimonio, anzi meglio chiunque o qualsiasi cosa si possa sposare: noi stiamo parlando di persone che non hanno la forza e la facoltà di difendersi, di motivare e magari di fare le proteste in piazza per i loro diritti, i bambini. Allora, se non siamo noi qui in questo Parlamento a difenderli, nessuno li difenderà e sarà semplicemente la lotta della sopraffazione, la lotta del più forte. Noi invece vogliamo stare dalla parte dei più deboli e dalla parte dei bambini, quindi mi auguro che i colleghi su questo, in modo assolutamente responsabile, possano fare una riflessione, anche se vedo il totale disinteresse dell'Aula. Purtroppo per loro – e parlo dei bambini – in questo Parlamento mi sembra che l'interesse verso di loro sia assolutamente inesistente. Fortunatamente, anche nella prima lettura di questo provvedimento, ci sono stati trenta valorosi che hanno avuto il coraggio di uscire dalla strada tracciata dal Partito Democratico, assolutamente pericolosa. Mi auguro che aumentino, anche se, purtroppo, la fiducia viene meno, Pag. 78perché in questo caso le impostazioni ideologiche vengono prima – e parlo ovviamente dal punto di vista della maggioranza – rispetto alle necessità dei più deboli.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Presidente, intervengo per esprimere il voto contrario su questo emendamento da parte di Forza Italia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Grazie, Presidente. Esprimo l'intenzione di sottoscrivere l'emendamento dei colleghi della Lega, quindi in dissenso dal mio gruppo. Preannunzio che voterò in dissenso dal mio gruppo sull'intero provvedimento, come ho già fatto nel primo passaggio in quest'Aula. Una breve motivazione: questo è un emendamento di riduzione del danno, ma ci consente di cominciare a ragionare sulla legge, cioè a dire che cosa conviene alla società.
Conviene alla società che le famiglie siano forti e robuste. Le leggi e le norme possono aiutare ad andare in questa direzione oppure negare questo percorso. Lo dico soprattutto con riferimento al messaggio che arriva alle nuove famiglie; non tanto a coloro, verso i quali ho il massimo rispetto, dentro e fuori quest'Aula, che stanno vivendo situazioni di difficoltà familiare, e quindi sono in attesa di sciogliere il patto patrimoniale.
Lo dico perché, a mio avviso – lo dirò successivamente meglio – il punto di fondo del messaggio culturale che passa da queste norme è quello che arriva alle famiglie che stanno per formarsi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vazio. Ne ha facoltà.
FRANCO VAZIO. Presidente, capisco la sensibilità con la quale è stato proposto questo emendamento, ma credo che sul punto vada fatta un minimo di chiarezza. È appena il caso di ricordare che sono veramente rarissimi i casi in cui vi sia...
PRESIDENTE. Onorevole Vazio, può cambiare il microfono, perché fa uno strano rumore ? Cambi la postazione, perché, in questo momento, il suo microfono fa le bizze.
FRANCO VAZIO. Dicevo che capisco la sensibilità con la quale è stato proposto questo emendamento, ma è appena il caso di ricordare all'Aula, signor Presidente, che sono rarissimi i casi di riconciliazione.
Dobbiamo tenere presente che questa legge riguarda il divorzio dei coniugi: la tutela dei figli è un qualcosa che è più legato ad un aspetto ideologico che non ad un aspetto giuridico, perché la tutela dei figli viene, ovviamente, riguardata, controllata e preservata dal giudicante, dal giudice, e non certo dal fatto che i coniugi debbano attendere sei mesi in più o sei mesi in meno.
Il problema è la differenziazione, e, sotto questo profilo, il testo è stato migliorato nel passaggio al Senato. È stato agganciato al fatto che, in un caso, si tratta di un divorzio consensuale, e quindi senza alcuna resistenza; che vi siano i figli o che non vi siano i figli, in questo caso è assolutamente irrilevante allungare il termine.
E, nel caso di separazione giudiziale, e quindi nel caso dei 12 mesi, anche qui, la tutela dei figli viene preordinata con un provvedimento ad hoc da parte del presidente. Quindi, secondo me, è assolutamente forzosa e anche forzata la presentazione di un emendamento che, tendenzialmente, vuole andare a tutelare i figli, e invece, in realtà, vuole solo allungare i termini di un processo che, nella stragrande maggioranza dei casi, è un processo ormai irreversibile di scioglimento del matrimonio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Roccella. Ne ha facoltà.
EUGENIA ROCCELLA. Grazie, Presidente. Anche io voglio sottoscrivere questo emendamento, perché, tra l'altro, come è stato già ricordato, la differenziazione relativa alla presenza di figli era già nel testo che era stato votato dalla Camera. Al Senato il testo è stato notevolmente peggiorato, anzi, do atto al mio gruppo di avere lavorato e di avere ottenuto anche un miglioramento nel peggioramento, perché si voleva abolire completamente il periodo di separazione.
Tra l'altro, ricordo che la Corte costituzionale, di fronte alla richiesta di equiparare il regime della famiglia alle convivenze, ha risposto negativamente, sempre facendo leva sulla stabilità del nucleo familiare, sui caratteri di stabilità o certezza e della reciprocità e corrispettività dei diritti e doveri che sono propri della famiglia legittima, mentre le caratteristiche di certezza e stabilità non vi sono nella convivenza, ricordando, sempre la Corte costituzionale, che la coabitazione può venire a cessare unilateralmente, in qualsivoglia momento, nel caso della convivenza. Quindi, la caratteristica del matrimonio e della famiglia è proprio la stabilità.
E mi sembra tanto più doveroso sottolineare quest'elemento, quando ci sono dei figli. Se noi non vogliamo fare una differenza, neanche a livello di principio, tra una famiglia con figli e una famiglia senza figli, di che cosa abbiamo parlato anche semplicemente l'altro giorno, quando abbiamo votato le mozioni sulla natalità ? È evidente che non facciamo almeno questa differenza e non introduciamo nessun principio di tutela a livello – insisto – di principio per i figli. Quindi, pur dando atto al mio gruppo del lavoro svolto al Senato, io voglio sottoscrivere quest'emendamento e voterò contro il progetto di legge.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fabrizio Di Stefano. Ne ha facoltà.
FABRIZIO DI STEFANO. Grazie, signor Presidente.
PRESIDENTE. «Signora» Presidente.
FABRIZIO DI STEFANO. Signora Presidente ! Grazie, signora Presidente.
PRESIDENTE. Piano piano, ci facciamo tutti l'abitudine.
FABRIZIO DI STEFANO. Grazie, signora Presidente. Il rispetto che lei chiede, giustamente, nella mia terminologia è lo stesso rispetto, la stessa tutela – anzi ancor maggiore – che quest'emendamento chiede per chi è più debole. Infatti lei, dal suo scranno, giustamente mi può riprendere, mentre il minore che, invece, in questo provvedimento non viene tutelato, non può richiamare nessuno di noi dicendo che questa legge non lo tutela.
Allora è per questo che chiedo di sottoscrivere quest'emendamento e i successivi che sono in discussione, in dissenso dal mio gruppo, ancora di più dopo avere sentito l'intervento precedente, che diceva che saranno pochissimi i casi che possono interessare qualche minore. Fosse anche un solo caso di un minore interessato da un provvedimento del genere, proprio perché minore, proprio perché indifeso, proprio perché non c’è chi lo tutela, è necessario che innanzitutto la prima istituzione, ovvero il Parlamento, si batta e si impegni per tutelarlo. Questo provvedimento, così com’è, non lo tutela. Per questo non lo voterò nella sua interezza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Signora Presidente, mi sembra che molte volte qui in Aula noi prendiamo in considerazione il tema della famiglia e la crisi della famiglia e, d'altra parte, il divorzio breve non è che l'esemplificazione Pag. 80più chiara ed evidente di un sistema familiare che, in qualche modo, deve dichiarare il proprio fallimento.
Credo che, in questo caso, dimenticare di tutelare la parte più debole, che sono i bambini, proprio in quei contesti familiari che si sciolgono nel momento in cui i bambini sono ancora minori e, quindi, hanno meno capacità e meno risorse personali, contribuirà inevitabilmente ad aumentare il disagio, non solo dei bambini, ma anche dei genitori. Peraltro, conosciamo tutti quella situazione drammatica per cui, nel momento della separazione tra i genitori, la tensione tra i due si scarica sui bambini e, scaricandosi sui bambini, dà luogo a quelle soluzioni ancora peggiori del male, che sono quelle dell'allontanamento dei bambini dalla famiglia, in virtù di una presunta sindrome di alienazione parentale, che è semplicemente quella per cui padre e madre scaricano l'uno sull'altra colpe e responsabilità del disagio familiare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BIANCONI. Grazie Presidente. Vorrei rappresentare che queste motivazioni dei sostenitori dell'emendamento partono da un concetto errato e cioè che la permanenza di una situazione instabile favorisca i figli. I figli sono favoriti quando la situazione è definita ! Se i due genitori, purtroppo, non vanno più d'accordo e una famiglia, purtroppo, finisce di essere un nucleo, è bene dare ai bambini, ai ragazzi, ai minori, la stabilità di altre situazioni e non mesi e anni di separazioni, di ricorsi, di litigi, di pendenze, di speranze e via dicendo. È un errore ontologico. Questo lo sanno tutti e vorrei che, di fronte a convinzioni religiose, sia pur legittime, non si mettessero, per giustificarle, cose sociologiche che non hanno né capo né coda.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 1.10, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Vico, Folino, Locatelli, Stella Bianchi, Carloni, Greco, Gebhard, Rabino, Vitelli, Latronico, Sgambato, Gelmini, Ferraresi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 402
Votanti 401
Astenuti 1
Maggioranza 201
Hanno votato sì 33
Hanno votato no 368).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Saltamartini 1.11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Ho sentito le motivazioni dei colleghi, in cui specificano che bisogna ridurre al massimo i tempi del divorzio perché così si riduce la conflittualità e, quindi, ci guadagnerebbero i bambini. Ebbene, la cosa assurda è che in questa norma il divorzio consensuale deve essere concesso in sei mesi, dove c’è conflittualità è previsto un anno, cioè dura di più. Dicono che dove c’è conflittualità i tempi sono maggiori, dove non c’è i tempi sono minori.
Quindi, vorrei capire la logica. È palese che, quindi, si tratta di un provvedimento prettamente ideologico, altrimenti dovrebbe essere esattamente il contrario. Se c’è un divorzio conflittuale garantiamo un giudizio nel più breve tempo possibile, affinché si chiarisca la situazione nel più breve tempo possibile, dove, invece, non c’è non c’è questa emergenza. Invece, si fa l'esatto opposto.
Non nascondiamoci dietro a un dito, dicendo che questo serve per i figli perché non ci sia conflittualità. Il problema vero sta alla base. Dalla sentenza di separazione Pag. 81alla sentenza di divorzio, lo Stato, il pubblico, gli assistenti sociali hanno abbandonato la famiglia. Per questo non si va a risolvere una situazione magari conflittuale. È stata abbandonata e quel tempo è stato tradotto solamente in un'attesa della sentenza di divorzio e non in un tentativo di soluzione anche delle situazioni difficili.
Così ci laviamo la coscienza. In qualità di Stato diciamo: «Fate quello che volete, non c’è nessun problema» e non diciamo: «Vi garantiamo un aiuto». Poi in caso di irrisolvibilità ovviamente ci sarà il divorzio, ma manca quel passaggio. E qui ci laviamo la coscienza. Diciamo: «Fate tutto velocemente, ce ne freghiamo di voi. Ce ne freghiamo di dare un sussidio, di dare un aiuto alla famiglia». Oggi vi state lavando la coscienza. Io personalmente la coscienza non me la voglio lavare.
Bisogna investire nella famiglia, non adottare questi provvedimenti che non danno un euro per affrontare anche le situazioni difficili dal punto di vista economico, che delle volte sono motivo anche di crisi familiare. Invece, diciamo: «Divorziate velocemente e siamo tutti a posto». Non ci sto a questa logica della società.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Grazie, Presidente. Credo che sia una grossa ipocrisia parlare di figli minori in relazione della durata o meno della separazione in relazione al divorzio. Ipocrisia perché significa che noi riteniamo che due persone maggiorenni, adulte, che hanno la volontà e la decisione di coniugarsi, di avere dei figli, di avere una famiglia, poi non abbiano, a loro volta, la maturità per decidere di porre fine alla loro unione, non all'unione con i figli, alla loro unione, all'unione fra un uomo e una donna, che non c'entra niente con il vincolo della genitorialità, è un'altra cosa. Questo stanno dicendo i colleghi.
I colleghi stanno dicendo: voi, uomo e donna, lo Stato vi deve costringere a rimanere separati per tre anni; costringere a pensare per tre anni prima che possiate divorziare, perché voi non siete capaci di decidere. Io non so, collega Fedriga, a quali assistenti sociali lei stia pensando; io non so quali giudici e quali tribunali e cosa sta vedendo. Non succede questo in Italia; in Italia, durante le separazioni, c’è semplicemente un lungo logoramento da causa in causa, da avvocato in avvocato e, purtroppo, da consulenza in consulenza. In questa materia credo che semplicemente è necessario riportarci ad un minimo di modernità, ma nel senso più nobile del termine e, cioè, di abbandono del velo dell'ipocrisia per ritornare ad un vero Stato liberale, che riconosce la volontà dei cittadini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BIANCONI. Grazie Presidente, vorrei, per suo tramite, rammentare all'onorevole Fedriga che il problema non è sei mesi e un anno, ma il problema sono i tre anni della separazione. E i sei mesi e un anno sono dipendenti da un fatto meramente tecnico, ossia che un divorzio consensuale non richiede alcuna istruttoria e, quindi, sei mesi possono bastare; un divorzio conflittuale può richiedere una qualche istruttoria e, quindi, si allunga la procedura di sei mesi. Tutto qui, niente di più e niente di meno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Roccella. Ne ha facoltà.
EUGENIA ROCCELLA. Grazie Presidente, prima di tutto l'onorevole Santelli ha parlato di costrizione dello Stato nei confronti della coppia. Ma la coppia ha preso liberamente degli impegni; il matrimonio vuol dire prendere degli impegni di stabilità e di durata, come ho detto prima sottolineando la sentenza della Corte costituzionale a proposito, appunto, della differenza tra convivenza e matrimonio. Quindi, abbiamo preso liberamente degli impegni sposandoci e non c’è nessuna costrizione dello Stato.Pag. 82
Il punto è un altro: io vorrei capire perché qui si fanno valutazioni sociologiche sul bene dei bambini, ma questa Camera ha votato per una differenza, nel caso ci siano figli, in prima lettura. Allora, perché lì, in quella sede, non sono state fatte le stesse valutazioni sociologiche ? Perché, improvvisamente, in terza lettura, visto che il Senato ha modificato la legge, si cambiano le valutazioni sociologiche ? Evidentemente, c’è stata da qualche parte una mancanza di serietà o una mancanza di documentazione adeguata rispetto agli studi proprio sul benessere dei bambini e dell'infanzia. Io insisto nel pensare che un bambino non vuole una separazione, ed è sempre colpito dalla separazione dei genitori e che qualche tempo è necessario. Qui non si tratta di tre anni, ma si tratta semplicemente di un emendamento che fa una differenza di poco tempo. Quindi, qualche tempo di riflessione maggiore, nel caso ci siano bambini nella famiglia, è necessario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Saltamartini 1.11, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Scalfarotto, Taricco, Dell'Aringa, Costantino, Bratti, Rubinato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 412
Votanti 411
Astenuti 1
Maggioranza 206
Hanno votato sì 32
Hanno votato no 379).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Daniele Farina 1.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Grazie Presidente, l'emendamento del collega Daniele Farina pone in realtà un problema tecnico abbastanza delicato che è quello della sovrapposizione dei due giudizi di separazione e di divorzio, cercando di far sì che, nel momento in cui pende il giudizio di separazione, è dinanzi al medesimo giudice della separazione che viene instaurato il giudizio di divorzio. Il tema diventa però estremamente delicato, vorrei sottolinearlo al collega Farina e agli altri colleghi che hanno presentato l'emendamento. Comprendo che apparentemente potrebbe sembrare un'abbreviazione di tempi, in realtà essendo le domande completamente diverse e i presupposti della separazione e del divorzio completamente diversi non è possibile, non è praticabile una completa riconversione delle domande. Pertanto è assolutamente necessario pervenire comunque ad una sentenza di separazione ed innestare una diversa richiesta di divorzio. Le ricordo oltretutto che comunque il divorzio in ogni caso avverrebbe alla prima udienza utile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Grazie Presidente, per confermare il mio voto contrario anche a questo emendamento, che dal mio punto di vista è un peggioramento della situazione, e per sottoporre alla riflessione dell'Aula il fatto che non è che la difesa della famiglia sia una questione che riguarda i cattolici, forse può aiutare a essere cattolici, ma il punto è che la famiglia non l'ha inventata la Chiesa. Aristotele (adesso qui rubo la parte al collega Buttiglione) nel primo libro de La Politica parla appunto della famiglia formata dall'uomo e dalla donna e con i figli come cellula primordiale della comunità. Allora questo punto di vista, ripeto, pur nel rispetto di tutte le situazioni personali, il legislatore è chiamato a guardare all'interesse generale. L'interesse generale della società è avere famiglie forti, corroborate da leggi che non sviliscano il patto che Pag. 83liberamente le coppie contraggono. Da questo punto di vista confermo – visto che lei mi richiama delicatamente a chiudere il mio intervento – il voto contrario a questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Daniele Farina 1.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Carfagna... Vitelli... Stella Bianchi... Fanucci...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 416
Votanti 346
Astenuti 70
Maggioranza 174
Hanno votato sì 20
Hanno votato no 326).
Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Grazie Signora Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole del gruppo di Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Grazie Presidente, per confermare il mio voto in dissenso dal mio gruppo e ancora una volta cercare di richiamare l'attenzione dei colleghi sull'impatto culturale che questa norma ha sulle famiglie che si stanno per formare.
Se il tema è semplificare le dolorose questioni e vicende che sono già in atto occorreva intervenire lì, e lo diremo sull'articolo 3.
Il messaggio, però, che passa a coloro i quali si mettono insieme per formare una nuova famiglia è che, anziché proporgli, con salvezza, per il bene della società, di costruire un «noi», noi gli proponiamo di restare due «tu», di mettere insieme due «tu» che restano insieme fino a quando le cose vanno bene. Il messaggio che passa sostanzialmente è quello di dire che non vale la pena: non vale la pena di resistere alla fatica che ogni rapporto, ogni relazione porta con sé, tanto c’è una comoda, rapida via d'uscita.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Nizzi. L'onorevole Carrozza ha votato, vero ? Stella Bianchi. Ci siamo ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 417
Votanti 413
Astenuti 4
Maggioranza 207
Hanno votato sì 387
Hanno votato no 26).
(Il deputato Sibilia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).
(Esame dell'articolo 2 – A.C. 831-B ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 831-B ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti. Pag. 84
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Fedriga, Sibilia, Costantino, Greco.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 422
Votanti 418
Astenuti 4
Maggioranza 210
Hanno votato sì 390
Hanno votato no 28).
(La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).
(Esame dell'articolo 3 – A.C. 831-B ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 831-B ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Signora Presidente, per dichiarare il voto a favore del gruppo di Forza Italia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Grazie, Presidente, sono consapevole che la norma è una norma transitoria, ma, a mio avviso, come ho cercato di dire negli interventi precedenti, tutto questo provvedimento avrebbe dovuto essere una grande norma transitoria.
Sappiamo che le difficoltà delle famiglie che intendono divorziare sono amplificate dalla lentezza e dal fatto che i tempi non vengono rispettati. Allora, da questo punto di vista, se volevate realmente fare un'azione in questa direzione e non andare ad attaccare ed intaccare la concezione di famiglia, dovevate fare, appunto, una sanatoria, cioè rendere unicamente questo articolo transitorio il cuore del provvedimento ed applicarlo alle situazioni in essere.
Viceversa, non è stato così e pertanto si conferma quel passaggio per cui si è andati dal matrimonio indissolubile, inesorabilmente, verso un matrimonio solubile. Da questo punto di vista, come ho cercato di ribadire sia l'altra volta che in questa occasione, io credo che si faccia un danno per la società, soprattutto, per le nuove famiglie che vengono a formarsi, perché l'impianto culturale di questa norma è un pessimo viatico per tutti loro.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3. Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Greco, Costantino, Ferro, Pastorino.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 418
Votanti 414
Astenuti 4
Maggioranza 208
Hanno votato sì 388
Hanno votato no 26).
(Esame di un ordine del giorno – A.C. 831-B ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A – A.C. 831-B ed abbinate).
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare l'ordine del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'unico ordine del giorno a firma Garavini, n. 9/831-B/1.
ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Presidente, il parere è favorevole. È accolto.
Pag. 85PRESIDENTE. Sta bene. È così concluso l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.
(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 831-B ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pia Locatelli. Ne ha facoltà.
PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signora Presidente. Finalmente ci siamo: dopo molti anni – siamo alla terza legislatura – che la legge sulla riduzione dei tempi per il divorzio vaga senza esito in Parlamento, ora sembra che sia la volta buona. Oggi, dopo le modifiche apportate dal Senato, sulle quali i socialisti hanno sollevato critiche, andiamo a modificare una legge di quarantacinque anni fa, promossa dal socialista Loris Fortuna e dal liberale Antonio Baslini e approvata nel dicembre del 1970, quarantacinque anni fa. Una legge sofferta, osteggiata a lungo dall'allora DC ma non dall'elettorato cattolico, che infatti bocciò il referendum abrogativo del 1974, dimostrando che il Paese reale è spesso diverso, più avanti di quanto la politica immagini. Le legge in vigore, quasi identica a quella di allora se non per gli anni di attesa tra separazione e divorzio, inizialmente cinque poi ridotti a tre, prevede due fasi, prima di arrivare allo scioglimento o alla cessazione degli effetti civili del matrimonio. Nella prima, quella della separazione, la coppia deve rivolgersi al tribunale e, trascorsi tre anni dalla sentenza di separazione, deve essere promosso un secondo giudizio per il divorzio. Solo quando la sentenza di divorzio è passata in giudicato – alle volte avviene dopo molti anni – il matrimonio è sciolto. Questa complessa procedura comporta due giudizi, due sentenze, due difensori più due da pagare (due per ciascun coniuge) e, per i casi in cui la separazione sia consensuale, una media di almeno cinque anni di attesa. Considerato che in genere difficilmente si registra il consenso da parte di ambedue gli ex coniugi, per la sentenza occorrono a volte anche 10-12 anni. Obiettivamente, la legge in vigore appare disconnessa, lontana dalle esigenze delle coppie che decidono di non continuare un percorso di vita insieme e vogliono garantirsi la possibilità di costruire nuovi percorsi affettivi. Il Parlamento non può che prenderne atto e trovare nuove soluzioni sul piano legislativo. Il doppio percorso e i tempi lunghi voluti nel 1970 dal legislatore come deterrente allo scioglimento del vincolo oggi appaiono un anacronistico ostacolo alla formalizzazione delle scelte di vita che nel frattempo sono maturate, e per questo i socialisti al Senato si sono opposti con fermezza allo stralcio dell'emendamento che avrebbe consentito, in assenza di figlie e figli minori o non indipendenti, la dissoluzione rapida del matrimonio. Si è voluto, invece, come spesso accade nel nostro Paese, ascoltare chi si oppone ai cambiamenti, a partire dalla Chiesa. Ci si è appellati alla dissoluzione delle famiglie dimostrando di essere ancora una volta distanti dalla vita reale del Paese e si è ascoltato il presidente della CEI, cardinale Angelo Bagnasco, che ha definito utile e necessario questo doppio iter procedurale sostenendo che serve a far decantare l'emotività e le situazioni di conflitto. Io non sono un'anticlericale, sono una laica attenta ai fatti per quelli che sono. Voglio dire al cardinale che la sua è un'affermazione ideologica smentita dai numeri, visto che solo il 2 per cento delle coppie che si separa poi si riconcilia e torna a vivere insieme. Chi si rivolge ad un tribunale ha già maturato una scelta con convinzione, quindi non possiamo che prenderne atto. Gli ultimi dati dell'Istituto nazionale di statistica, relativi al 2011, ci dicono che, a fronte di 88.191 separazioni, i divorzi assommano a 54.160: numeri in costante crescita che contribuiscono ad appesantire i tempi della giustizia proprio in ragione di iter procedurali troppo lunghi.
La cancellazione della separazione, del passaggio della separazione, aveva, avrebbe, ha l'obiettivo di snellire le procedure Pag. 86burocratiche, ridurre l'ingolfamento degli uffici giudiziari e incentivare le separazioni consensuali e ridurre i litigi in tribunale garantendo anche il benessere dei figli e delle figlie, e si proponeva nel nostro Paese quello che è già una realtà in altri Paesi europei ed extraeuropei.
Evidenziate queste criticità il gruppo socialista però non può che valutare favorevolmente il provvedimento, in particolare la riduzione dei tempi di attesa da 12 a 6 mesi in caso di separazione consensuale, d'altronde l'avevamo presentato noi questo emendamento nel primo passaggio in Commissione proprio qui in questa Camera: era quello il nostro testo, ma il Senato ne ha prolungato l'iter. Certo, si poteva fare di meglio, si poteva fare di più, ma come ho detto altre volte, il meglio spesso è nemico del bene, pertanto il gruppo socialista ha rinunciato a presentare emendamenti per evitare un ulteriore passaggio in Senato che avrebbe allungato i tempi, e quindi il gruppo socialista voterà questo provvedimento augurandosi che faccia da apri pista per le altre leggi sui diritti civili, dalla legge sulle coppie di fatto – omo ed etero – a quella per il fine vita sulle quali siamo ancora in spaventoso ritardo. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Locatelli. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, il deputato Turco. Ne ha facoltà.
TANCREDI TURCO. Grazie Presidente, gli italiani attendono da molti anni una modifica alla legge approvata nel 1970 sul divorzio. La normativa attuale, già modificata con la legge n. 74 del 1987, che abbreviò da 5 a 3 anni il tempo intercorrente dalla separazione dei coniugi alla cessazione degli effetti civili del matrimonio, impone alla coppia che intende divorziare un doppio passaggio. Dapprima la separazione e poi, trascorsi tre anni dal momento nel quale i coniugi in sede di udienza presidenziale vengono autorizzati a vivere separatamente, il divorzio.
Tale procedura dai tempi dilatati risulta essere costosa dal punto di vista economico, ma anche, e soprattutto, impegnativa sotto l'aspetto psicologico ed emozionale.
Nella fine di un matrimonio ci sono forti implicazioni emotive che portano a perdere ragionevolezza e che troppo spesso coinvolgono anche i figli facendoli oggetto di scambio rispetto a rivalse economiche o relazionali tra gli ex coniugi. Nel corso dei lunghi procedimenti di separazione e divorzio interviene spesso una forte conflittualità tra genitori che si riverbera anche sui figli minori, sul sereno contatto con i figli che dovrebbe essere garantito ad entrambi i genitori.
Il protrarsi per anni dei procedimenti di separazione e divorzio, complice una normativa in tema non adeguata alla realtà sociale odierna e la lacunosità di alcune norme del diritto di famiglia, impegna il procedimento su aspetti quali il tipo di vita dei figli del genitore non convivente che costano moltissimo in termini emozionali e di sofferenza psicologica, senza peraltro garantire strumenti rapidi ed efficaci in caso di mancato rispetto delle condizioni poste a tutela di uno degli ex coniugi.
Complessivamente i procedimenti di separazione e divorzio, quando non consensuali, si assomma che i tre anni che devono intercorrere tra i due procedimenti portano a processi che durano anche dieci anni. Anni nei quali il continuo riproporsi di situazioni, sicuramente spiacevoli, che hanno determinato il venir meno del progetto di vita in comune, vengono continuamente richiamate e ripercorse anche nei minimi dettagli lasciando le persone che devono affrontare queste situazioni in una condizione di prostrazione psicologica allarmante.
Si apprezza quindi questa proposta di modifica che dovrebbe costituire un segnale concreto verso la riduzione dei tempi per lo scioglimento degli effetti civili del matrimonio.
L'idea sottesa a questa riforma è di consentire a marito e moglie, che non trovano più la forza per andare avanti insieme, di potersi lasciare nel modo più rapido ed indolore possibile, evitando dolorose Pag. 87lungaggini processuali per entrambi, ed anche soprattutto per i figli minori, se presenti.
Riteniamo infatti che attraverso la riduzione del termine di tre anni, ormai eccessivo per conseguire il divorzio, si ridurrebbero di molto i tempi per la conclusione dell'esperienza coniugale ormai naufragata e gli effetti collaterali negativi che questa decisione porta con se. Le famiglie spenderebbero meno in termini di costi per l'assistenza legale, consulenze e perizie e tale contenimento dei tempi alleggerirebbe il carico di lavoro degli uffici giudiziari.
Il doppio iter procedurale di separazione e divorzio viene percepito da parte di molti cittadini come una forma di coercizione della libertà degli individui e poco o nulla serve a far decantare la sofferenza emotiva e le situazioni di conflitto dei coniugi, tanto più che, anche se si eliminasse il dualismo separazione-divorzio, secondo le vigenti norme italiane è sempre possibile rinnovare il procedimento per rideterminare o aggiornare le condizioni definite in sede dei procedimenti di separazione e divorzio.
L'ISTAT nel 2011 registra il dato che le separazioni sono state oltre 88 mila ed i divorzi oltre 53 mila, sostanzialmente stabili rispetto all'anno precedente. Di queste coppie che hanno deciso di separarsi, solo il 2 per cento – e lo ribadisco e lo sottolineo, solo il 2 per cento – poi si riconcilia e torna a vivere sotto lo stesso tetto. Ciò rappresenta in modo inequivocabile che in genere chi sceglie, purtroppo, di mettere fine alla propria vita matrimoniale abbia già maturato una scelta irreversibile.
Al di là della considerazione che sarebbe perciò più semplice addivenire ad un unico procedimento, sembra del tutto inutile imporre ai coniugi questa pausa di riflessione tra separazione e divorzio.
Tale notevole lasso temporale fra separazione e divorzio è un altro tema laico che fonda un drammatico distacco, tra l'altro, dagli altri Paesi europei. Ricordiamo che la coesistenza nello stesso ordinamento dell'istituto della separazione quale presupposto per la cessazione degli effetti civili del matrimonio – il divorzio – costituisce un'eccezione nello scenario normativo europeo. Questo dualismo è presente solo in Italia, in Irlanda del Nord e a Malta. La gran parte degli Stati esteri non prevede questa duplicazione dei procedimenti ma solo il divorzio. In Finlandia, in Svezia, in Austria il dualismo separazione-divorzio non esiste proprio. In altri Stati, quali la Francia, la Germania, la Spagna la separazione, pur sopravvivendo quale istituto giuridico, non costituisce condizione essenziale per richiedere lo scioglimento definitivo del vincolo matrimoniale. La separazione si sostanzia, infatti, in una mera enunciazione della volontà di addivenire al divorzio.
La necessità di una rivisitazione complessiva dell'istituto del divorzio in Italia, reso farraginoso soprattutto dalle sue preclusioni temporali e i suoi vincoli procedurali, in primis l'avvenuta dichiarazione della separazione, è manifestata inequivocabilmente dal gran numero di coniugi italiani che sempre più spesso si recano all'estero per ottenere in tempi brevi lo scioglimento del matrimonio, applicando la normativa più favorevole di alcuni Stati dell'Unione europea. Tale fenomeno di «forum shopping» o viaggio della speranza per un divorzio breve viene legittimato in forza della facoltà garantita dal regolamento della comunità europea n. 44 del 2001 del Consiglio, in applicazione del quale si assiste ad un flusso di coniugi che intendono dividere il proprio cammino di vita scegliendo di recarsi all'estero, in Spagna, in Bulgaria, in Romania, per ottenere, in un massimo di sei mesi, un più rapido e meno traumatico scioglimento del matrimonio.
In alcuni altri ordinamenti, quali ad esempio la Francia, il Portogallo, la Svezia, in caso di divorzio consensuale e in assenza di figli minori si ottiene lo scioglimento del vincolo coniugale senza nemmeno la presenza del giudice.
Sebbene anche nell'ordinamento italiano da qualche mese sia consentito ad alcune condizioni separarsi o divorziare consensualmente dinnanzi al sindaco e al Pag. 88segretario comunale del proprio comune di residenza, anche senza l'assistenza di un legale e senza l'intervento del giudice, resta il requisito temporale dei tre anni per la definitiva cessazione degli effetti civili del matrimonio.
La proposta oggi in esame costituisce, quindi, una legge da lungo tempo attesa e offre un concreto adeguamento all'attuale realtà sociale italiana, avvicinandoci al contesto divorzile del panorama europeo.
La norma ha sicuramente più pregi che difetti. Tale proposta incide solo sui tempi della separazione, abbreviandoli, senza modificare in alcun modo la competenza del giudice, che rimane invariata.
Nel corso dell'iter legislativo della proposta, è stata raggiunta un'ampia intesa per la formulazione del testo base, che è stata sorretta per la sua approvazione da una maggioranza trasversale. Vengono, infatti, ridotti i termini per chiedere il divorzio da tre anni a 12 mesi in caso di disaccordo delle parti e di sei mesi in caso di consenso di entrambi i coniugi.
Il dimezzamento dei termini da dodici a sei mesi in caso di consenso delle parti rappresenta un notevole incentivo alla composizione transattiva delle rispettive richieste, con gli immaginabili connessi vantaggi sul piano emozionale, affettivo e quello relativo ai rapporti con i figli minori.
Poiché le riconciliazioni dei coniugi separati – come ricordato poc'anzi – sono statisticamente rarissime, i cittadini avranno modo di separarsi consensualmente in un termine molto più breve di quello attualmente previsto. Siamo sicuri che la previsione premiale dei sei mesi, prevista per i procedimenti consensuali, otterrà anche come effetto tecnico-pratico, una significativa deflazione processuale; risparmiamo altresì considerevoli risorse destinate alla giustizia e strascichi emozionali ai coniugi ormai decisi a divorziare.
In conclusione, Presidente, la formulazione del testo base attuale vede Alternativa libera del tutto favorevole ad una rapida approvazione. Invitiamo pertanto tutte le forze politiche ad esprimere pubblicamente il proprio voto favorevole in quest'Aula, approvando con la più ampia maggioranza possibile questa proposta di modifica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rabino, ma al momento non è presente in Aula, quindi andiamo avanti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, il gruppo di SEL voterà a favore di questo provvedimento, che praticamente si limita semplicemente ad abbreviare i tempi per arrivare allo scioglimento del matrimonio e allo scioglimento della comunione dei beni tra i coniugi.
Non è un provvedimento – come ha accennato qualche collega – che snatura il concetto di matrimonio, non lo è affatto. Il contrasto ed il dibattito ideologico sulla natura del matrimonio pensavo che l'avessimo chiuso già nel 1970.
Nel 1970 – io ho vissuto quell'epoca – ci fu un dibattito serrato e forte nelle piazze, nel Parlamento e sui giornali; gerarchie ecclesiastiche agguerrite, comitati costituiti in tutte le parrocchie per cercare di imporre, ancora una volta, che il matrimonio fosse indissolubile così come una regione stabilisce, dimenticando che, già all'epoca, non tutti credevano nel matrimonio come principio di indissolubilità.
Questo è il punto: il collega, che si è espresso in dissenso dal gruppo di Forza Italia, ha detto che noi rendiamo il matrimonio dissolubile, ma non lo rendiamo dissolubile con questo testo unificato di proposte di legge: la dissolubilità del matrimonio è stata già sancita nel 1970 ed è stata consacrata dal popolo italiano con il referendum del 1974. È chiusa così la partita ed è inutile ritornarci sopra.
È evidente, perché nella storia dell'umanità il matrimonio non è sempre concepito come lei diceva. Gli antichi romani come lo concepivano ? Lo concepivano come una comunione di affetti e di beni, comunione del desco e del letto; Pag. 89quando questa comunione viene meno, quando questa comunione non è continuamente alimentata, quando il matrimonio deperisce e poi alla fine si dissolve è inutile mantenere un cadavere in casa. Il cadavere va seppellito e nel più breve tempo possibile (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
Non ci facciamo schermo – come è stato detto da parecchi colleghi – dell'interesse dei figli perché è stato detto dalla collega che la genitorialità è sempre salvaguardata e abbiamo anche una legge a questo proposito. Due cittadini maggiorenni hanno deciso di stare insieme e di sposarsi e, altrettanto razionalmente, possono decidere di vivere separati quando le condizioni del matrimonio non sussistono più. Non c’è da fare un grande dibattito su questo punto.
D'altra parte, non abbiamo fatto neanche un grande dibattito quando ne abbiamo discusso nella prima occasione qui alla Camera e, d'altra parte, ho letto che anche al Senato non ci sono stati grandi dibattiti perché la società italiana ha recepito questo concetto dello Stato laico per cui tutte le confessioni religiose e tutte le culture hanno diritto di vivere pacificamente e nessuna può prevalere sull'altra.
Non si può imporre un credo per legge ! Non si può: non lo si poteva imporre ieri e non lo si può imporre ai sensi della nostra Costituzione. Quindi, il dibattito si può tranquillamente esaurire. Non prevarichiamo nessuno, non c’è alcuna arroganza ideologica in questo provvedimento e, d'altra parte, lo schieramento che lo sostiene è abbastanza ampio per renderci tranquilli da questo punto di vista.
Vi dico soltanto che io personalmente non riesco ancora a concepire – o, meglio, lo capisco – perché ancora noi in Italia abbiamo il doppio passaggio della separazione e poi del divorzio. Fu un compromesso che all'epoca si rese necessario indubitabilmente, perché non eravamo preparati ancora, avevamo paura di buttarci nel vuoto, nel buio. Ma oggi dovremmo anche affrontare quell'argomento perché, lo ripeto, è stato ricordato da un collega che soltanto in Irlanda del Nord, a Malta e in Italia esiste questo doppio passaggio. Altrove esiste l'istituto della separazione e l'istituto del divorzio, ma autonomi e non l'uno presupposto dell'altro. Cioè, uno può decidere di separarsi e non divorziare, ma se vuole divorziare accede all'istituto del divorzio direttamente e una riforma di tal genere sarebbe, io ritengo, anche matura per il popolo italiano.
D'altra parte le statistiche lo dicono: è stato già ricordato che questo prolungare i tempi legali per potere accedere al divorzio, aggravati dalla prassi giudiziaria che li allunga ulteriormente, non ha salvato nessun matrimonio. I coniugi che si riconciliano sono appena il 2 per cento. Quindi, se la statistica ha un senso, ma se comunque ha un senso l'esperienza, dobbiamo prenderne atto e io ritengo che dovremmo ulteriormente procedere su questa strada.
Poi, ci sono altre questioni connesse sui diritti civili, ma qui non voglio aprire il fronte su altre questioni che pure sono pendenti e che sono state già affrontate in qualche altra legislatura ma stranamente in questa non le vedo ancora vive, non le vedo, come dire, all'attenzione della Camera o, comunque, del dibattito politico. Ma almeno prendiamo quello che stiamo facendo, cioè rendere la vita dei separandi o, se volete, dei divorziandi il meno drammatica e il meno dispendiosa possibile. Certo non sta scritto da nessuna parte, sebbene vi sia qualcuno che lo dica, che su questa terra bisogna soffrire, perché la felicità è nell'altro mondo. Io preferisco vivere felice in questo mondo, però sperando di vivere felice anche in quell'altro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà – Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rabino. Ne ha facoltà.
MARIANO RABINO. Signora Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, da molti anni la questione del cosiddetto divorzio breve ha interessato il Parlamento, senza mai trovare, seppure in Pag. 90presenza di avanzati punti di sintesi tra i diversi progetti di legge nel tempo discussi, una maggioranza che se ne facesse responsabilmente carico, nella consapevolezza che le relazioni matrimoniali possono proseguire solo con il costante impegno di entrambi i coniugi e che la scelta, nel senso della separazione prima e dello scioglimento poi, non possa essere contrastata e penalizzata.
In un periodo di gravi crisi economiche e di sofferenza sociale, come quello che stiamo attraversando, è un preciso dovere del legislatore facilitare ulteriormente le procedure di divorzio, abbreviando i tempi della separazione che, nei termini attuali, rischiano soltanto di causare ulteriori problemi alla coppia.
Da un'indagine sul costo economico e sociale dei divorzi, delle separazioni e della volontaria giurisdizione, condotta nel 2009 dall'istituto Eurispes, emerge che il budget che lo Stato spende per cause relative ai matrimoni che finiscono in tribunale rappresenta ben il 16,5 per cento del costo totale che ha per i cittadini la giustizia civile.
Un ulteriore gravame è rappresentato dal costo opportunità che deriva dalla impossibilità, per entrambe le parti, di svolgere la propria attività lavorativa per tutto il tempo necessario allo svolgimento di ciascuna udienza in sede dibattimentale.
Il voto positivo, espresso dagli elettori sulla legge che consentiva il divorzio, ha costituito una sorta di pietra miliare per la nostra democrazia, con il referendum che ha mutato anche l'immobilismo da cui era stata caratterizzata la politica per trenta lunghi anni.
La norma, approvata nel lontano 1970, prevedeva due fasi prima di arrivare all'annullamento legale del matrimonio: la separazione, per la quale è prevista una durata non inferiore a tre anni dalla comparsa dei coniugi davanti al presidente del tribunale, seguita da una seconda fase che avvia l'iter per il divorzio.
Il legislatore aveva individuato un sistema molto rigido, perché all'epoca la discussione sulla indissolubilità del matrimonio aveva comportato un controllo ferreo da parte dello Stato sulla volontà delle parti; nel frattempo, la situazione è cambiata, sono cambiati i tempi, i matrimoni e le famiglie. Questa complessa procedura comporta due sentenze, due giudizi, due difensori da pagare e, per i casi in cui la separazione sia consensuale, una media di almeno cinque anni di attesa; considerato che in genere difficilmente si registra il consenso da parte di ambedue gli ex coniugi, per la sentenza occorrono almeno dieci o dodici anni.
Obiettivamente la legge in vigore si è rivelata non più adeguata per una società come quella italiana, interessata da profonde mutazioni sociali e culturali, pur con le sue contraddizioni, moderna e in continua evoluzione che chiede l'adozione di norme che favoriscano, da parte del magistrato, decisioni rapide e incisive che vanno a incidere profondamente nella vita delle persone.
Bisogna prendere atto della nuova realtà (in base agli ultimi dati del rapporto ISTAT sulla «instabilità sentimentale», i divorziati sono stati oltre 53 mila e il numero dei separati ha raggiunto quota 89 mila) e porsi questa semplice domanda: i tempi lunghi per giungere dalla separazione al divorzio servono a favorire la riconciliazione e a ricomporre il conflitto ?
Su circa 94 mila separazioni proposte nel 2012, solo 5500 si sono chiuse con una riconciliazione: questi dati ci confermano che periodi prolungati non aiutano la famiglia. Nel nostro Paese la disciplina del divorzio appare disconnessa e lontana dalle esigenze delle coppie che decidono di non voler più continuare un percorso di vita insieme e vogliono garantirsi la possibilità, ove lo decidano, di ricostruire nuovi percorsi affettivi: è compito del Parlamento prenderne coscienza e trovare nuove soluzioni sul piano legislativo.
Oggi in Italia occorre troppo tempo, dall'inizio della separazione, per lo scioglimento del matrimonio: un termine estremamente lungo che il legislatore decenni fa aveva posto proprio come deterrente allo scioglimento del vincolo di coppie ormai logorate, ma che risulta di Pag. 91ostacolo anche alla formalizzazione delle scelte di vita che nel frattempo sono maturate, oltre ad esasperare il conflitto ed accentuare i sentimenti di rivalsa.
In Europa, altri Paesi hanno già recentemente affrontato il problema con l'obiettivo di facilitare le procedure burocratiche, incentivare le separazioni consensuali e ridurre i litigi in tribunale, garantendo anche, in tal modo, il benessere dei figli. Come già avuto modo di ricordare in quest'Aula, il contenimento dei tempi per l'ottenimento dello scioglimento del matrimonio risulta ancora più necessario laddove in Italia, come in pochi altri Stati – Irlanda del Nord, Polonia e Malta – il divorzio è preceduto da una fase obbligatoria di separazione; si tenga infatti presente che in Finlandia, in Svezia e in Austria questo passaggio non è contemplato, mentre, in Francia, Germania e Spagna (dove è stato introdotto nel 2005 il «divorzio espresso», attraverso cui è possibile uno scioglimento del matrimonio unilaterale ed immediato) la separazione esiste ma non costituisce condizione essenziale per chiedere il divorzio, per cui è sufficiente la separazione di fatto per un determinato periodo di tempo. In Svezia, la richiesta di scioglimento del matrimonio è automaticamente e immediatamente accettata se a presentarla sono entrambi i coniugi, mentre se uno dei due si oppone sono necessari al massimo sei mesi.
Non meno importante è il tema dei tempi e dei costi che in Italia sono assai più gravosi di quelli contenuti e sostenuti in quasi tutti i Paesi europei, tanto che da qualche anno si è andato affermando il «turismo da divorzio». A quarant'anni dal referendum che, come già precedentemente rilevato, nel 1974 confermò a pieni voti la citata legge Fortuna-Baslini, si è giunti finalmente all'approvazione di un testo, un passo avanti di civiltà giuridica e sociale, che anticipa il momento della possibile proposizione della domanda di divorzio, nonché il momento dell'effettivo scioglimento della comunione dei beni tra i coniugi.
Nello specifico, il provvedimento, per quanto riguarda le separazioni giudiziali: conferma la riduzione da tre anni a dodici mesi della durata minima del periodo di separazione ininterrotta dei coniugi che legittima la domanda di divorzio; fa decorrere tale termine, come attualmente previsto, dalla comparsa dei coniugi davanti al presidente del tribunale nella procedura di separazione personale.
In riferimento alle separazioni consensuali: riduce a sei mesi la durata del periodo di separazione ininterrotta dei coniugi che permette la proposizione della domanda di divorzio; riferisce il termine più breve anche alle separazioni che, inizialmente contenziose, si trasformano in consensuali; fa decorrere tale termine, infine, dalla comparsa dei coniugi davanti al presidente del tribunale nella procedura di separazione personale.
Inoltre, viene anticipato lo scioglimento della comunione legale al momento in cui il presidente del tribunale, in sede di udienza di comparizione, autorizza i coniugi a vivere separati (nella separazione giudiziale) e alla data di sottoscrizione del relativo verbale di separazione, purché omologato (nella separazione consensuale).
Ricordo che, di recente, sono state adottate alcune misure acceleratorie proprio con riguardo al procedimento in materia di divorzio e di separazione (negoziazione assistita e accordi di separazione e divorzio davanti al sindaco), introdotte dal decreto-legge n. 132 del 2014, recante misure urgenti di degiurisdizionalizzazione ed altri interventi per la definizione dell'arretrato in materia di processo civile.
Sarebbe opportuno, altresì, considerare l'influenza di due importanti riforme che il legislatore ha varato negli ultimi anni e che valgono a mutare il contesto del diritto di famiglia nel quale si pongono la disciplina della separazione e del divorzio: da una parte, la legge n. 54 del 2006 sull'affido condiviso, che ha messo in discussione il doppio binario tra la disciplina della separazione e la disciplina del divorzio, dettandone una identica circa la sorte dei figli nella crisi familiare; dall'altra, la legge n. 219 del 2012 e il successivo decreto Pag. 92legislativo n. 154 del 2013, che recano una storica riforma della filiazione, attraverso la parificazione a tutti gli effetti della condizione dei figli nati dentro e fuori il matrimonio. Trattano in via unitaria la crisi della coppia.
Vado a concludere, Presidente. Nell'ottica di un contesto di semplificazione e sburocratizzazione, Scelta Civica per l'Italia, nel cogliere con estremo favore questa occasione imperdibile, dichiara il proprio voto favorevole sul provvedimento in esame. Un modo per dare una risposta su misura alle crisi e ai tanti e diversi casi umani e personali che necessitano di strumenti vari, finalizzati a favorire il loro controllo e la loro gestione (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dorina Bianchi. Ne ha facoltà.
DORINA BIANCHI. Grazie, Presidente. Oggi si conclude un iter necessario, ma anche pieno di questioni delicate, che hanno imposto una seria e approfondita riflessione e discussione. I temi eticamente sensibili sottesi al provvedimento che stiamo votando riguardano il nostro Stato, ma, soprattutto, la visione della famiglia e della libertà di ogni cittadino a poter autodeterminarsi, con responsabilità, nelle scelte fondamentali.
A questo riguardo, vorrei porre in evidenza alcuni temi e questioni per evitare fraintendimenti e cattive interpretazioni. In primo luogo, la scelta di introdurre il cosiddetto divorzio breve non prescinde dal ruolo dello Stato nel sostegno alle situazioni di criticità che la coppia e le famiglie possono attraversare e che deve sempre essere alla nostra attenzione per trovare modalità valide ed effettive. Questo impegno non è diverso da quello di assicurare un'adeguata tutela nel momento in cui la crisi è avvenuta ed è irrecuperabile. La scelta di oggi è in tal senso rispettosa dell'impianto della nostra Costituzione inerente il matrimonio e la famiglia, che, infatti, non si scardina o riduce nella sua rilevanza.
Siamo tutti consapevoli del ruolo che il nostro ordinamento assegna al matrimonio, non solo come atto privato, ma anche come atto di rilievo pubblico, il cui valore per l'individuo e per la società è e rimane fondamentale. La possibilità di ridurre i tempi minimi per lo scioglimento del matrimonio è strettamente connessa ad una valutazione in merito alla necessità di rispondere in modo adeguato e appropriato ad una situazione sociale profondamente mutata e a criticità serie come quelle relative allo scioglimento del matrimonio. Spesso tutti siamo consapevoli che i tempi lunghi per arrivare al divorzio incidono negativamente sulla certezza dei rapporti, aumentando le conflittualità.
Hanno inoltre un impatto sul profilo patrimoniale e, anche in questo caso e più in generale, di certezza dal punto di vista giuridico ed economico.
Un secondo elemento appare importante sottolineare, che mette in luce la nostra responsabilità di legislatore attento. Con il provvedimento in votazione si sceglie un modello che si sostanzia in un rimedio giurisdizionale e non concede nulla a ipotesi di divorzio lampo. Richiede cioè che vi sia condivisione da parte dei coniugi circa la crisi del loro matrimonio, che vi sia condivisione dei coniugi sugli accordi e sulle condizioni attraverso i quali il loro matrimonio può essere risolto, che quest'accordo venga formalizzato in un ricorso, che il ricorso sia sottoscritto, che il ricorso sia depositato in tribunale, che il tribunale fissi l'udienza di comparizione dei coniugi, che i coniugi compaiano davanti al presidente del tribunale, che il presidente del tribunale li interroghi e faccia un tentativo di conciliazione e che il divorzio sia pronunciato con una sentenza.
Si tratta, quindi, di un procedimento giurisdizionale con tutte le garanzie che lo contraddistinguono. Ciò consentirà un percorso di responsabilizzazione dei soggetti coinvolti, imporrà un'adeguata informazione e consapevolezza a favore del soggetto debole della coppia e garantirà i figli. In sintesi, permetterà di avere accordi rispettosi di tutte le parti. Inoltre il periodo Pag. 93precedente servirà ad attenuare la conflittualità e a decidere responsabilmente.
I dati e le ricerche svolte in questo ambito confermano che i tempi lunghi non proteggono automaticamente i soggetti deboli o l'istituzione matrimoniale. Anzi, può succedere che i tempi aumentino il rischio di rendere più traumatica la condizione della coppia e dei figli, considerando anche l'invasività dell'iter giudiziario, sia sotto il profilo dei costi sia per l'impatto sulla dimensione esistenziale. I sei mesi in caso di consensuale e i dodici mesi in caso di giudiziale possono consentire alle persone di scegliere se e come cambiare vita e di aprirsi a un nuovo progetto affettivo stabile. In questo modo si mette al centro la libertà e la responsabilità dei coniugi.
Infine, consentimi di dire che quanto si va a modificare in quest'impianto già esistente è molto ridotto. Il legislatore aveva già previsto alcune ipotesi di divorzio diretto in casi di violenza, di trascrizione della sentenza di divorzio ottenuto all'estero, di matrimonio non consumato o a seguito di rettificazione del sesso.
È opportuno inoltre ricordare che misure acceleratorie in materia di divorzio e di separazioni – come la negoziazione assistita e gli accordi di separazione e divorzio davanti al sindaco – sono state recentemente introdotte dalla legge del 10 novembre 2014. Oggi noi stiamo parlando solo di favorire la fine di conflitti e disagi non utili alla salvaguardia della vita delle persone coinvolte.
Ribadisco la mia personale convinzione che si tratti di una norma utile e necessaria, che completa la riforma della legislazione sul divorzio. Sono convinta che quantomeno la maggioranza di quest'Aula sia su questa linea, in considerazione della responsabilità che abbiamo come legislatori, attenti alle istanze sociali e ai principi costituzionali sottesi al nostro vivere civile.
Ciò nonostante, conscia del fatto che questo voto giunge alla fine di un percorso, che ha visto sostanziali modifiche del testo iniziale nel suo passaggio anche al Senato, e consapevole anche della delicatezza di queste tematiche e delle diverse sensibilità esistenti in merito, dico che su questi argomenti è naturale e dovuto il richiamo alla libertà di coscienza.
Con questo dichiaro il voto favorevole del gruppo di Area Popolare (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Alessandro. Ne ha facoltà.
LUCA D'ALESSANDRO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, è la volta buona, finalmente ci siamo: oggi arriva a compimento un percorso lungo quasi trent'anni. Tanto, infatti, è passato da quando il Parlamento approvò l'ultimo intervento degno di nota in tema di divorzio, riducendo da cinque a tre gli anni di separazione necessari per poter ottenere lo scioglimento degli effetti civili del matrimonio.
Se poi andiamo ancora più a fondo e partiamo da quando questo tortuoso cammino ha avuto inizio, vediamo che c’è voluto quasi mezzo secolo per trasformare l'Italia da Paese arretrato sotto il profilo dei temi etici a Paese che si sta pian piano risvegliando: oggi con il divorzio (primo straordinario e necessario passo), domani con le unioni civili e con altre questioni che sono care ai nostri cittadini molto più di quei temi che, invece, riempiono le pagine dei giornali, i talk show e ogni genere di trasmissione televisiva.
Come detto, l'istituto del divorzio vede la luce nel nostro ordinamento il 1o dicembre 1970, con la legge n. 898. Pochi anni dopo, nel 1974, gli italiani, per mezzo di un referendum, hanno deciso di mantenere in vigore questa norma. Non può essere sottovalutato, specialmente in questa sede, il fatto che si trattò del primo referendum abrogativo della storia repubblicana, che tra l'altro ha raggiunto il quorum più alto dei votanti. Il risultato ottenuto nel referendum del 1974, considerata l'ampia partecipazione popolare, sancì la vittoria di una grande battaglia di civiltà che mostrò senza ombra di dubbio la volontà da parte dei cittadini italiani di Pag. 94vedere riconosciuto il divorzio come un vero e proprio diritto.
Successivamente, nel 1987, è stata modificata non solo la parte della legge che regola la solidarietà coniugale, ma anche quella relativa al periodo di separazione, riducendo da cinque a tre anni il tempo previsto per poter introdurre, dopo la pronuncia di separazione, la domanda di divorzio. Già nel 2003 questa Camera aveva affrontato, senza successo, la tematica di una ulteriore contrazione di tale termine. Anche nella scorsa legislatura la Commissione giustizia aveva approvato un testo per ridurre tale termine, senza però giungere ad un'approvazione da parte dell'Aula. In queste occasioni, abbiamo assistito non ad un dibattito parlamentare chiaro, franco e aperto, stante l'ampia maggioranza che avrebbe sostenuto la riforma in sede di votazione, ma a mezzi e mezzucci che hanno avuto come solo scopo, purtroppo andato a segno, quello di insabbiare la legge nei meandri del Parlamento, facendola sparire dall'ordine del giorno, senza possibilità di vederla approdare in Aula.
Oggi, finalmente, la Camera dei deputati è chiamata a mettere la parola fine a questo percorso ad ostacoli. Non senza qualche difficoltà e isolato tentativo di ostracismo, frutto dei soliti metodi di un passato fortunatamente in via di dissoluzione, siamo qui ad esaminare in terza e definitiva lettura un testo unificato che prevede, attraverso un intervento mediatorio, sul quale si sono spesi in molti, di ridurre la durata del periodo di separazione ininterrotta dei coniugi che legittima la domanda di cessazione degli effetti civili del matrimonio, ormai noto come «divorzio breve».
Questa normativa s'inserisce in un quadro statistico che è profondamente cambiato nel panorama nazionale e in un contesto europeo in cui il notevole lasso temporale previsto tra separazione e divorzio ci divide dagli altri Paesi. Infatti, in Paesi come Finlandia, Svezia e Austria, il dualismo separazione-divorzio è inesistente; in altri, quali Francia, Germania e Spagna, la separazione non costituisce condizione essenziale per richiedere lo scioglimento definitivo del vincolo matrimoniale. In questi Stati, infatti, per poter ottenere il divorzio è sufficiente una separazione di fatto protratta per un periodo breve di tempo.
La necessità di un riesame dell'istituto del divorzio in Italia, si è manifestata in particolar modo dal gran numero di coniugi italiani che sempre più spesso hanno fatto ricorso al cosiddetto «turismo divorzile», recandosi all'estero per ottenere in tempi brevi lo scioglimento del matrimonio, applicando la normativa più favorevole di alcuni Stati dell'Unione europea. Va, inoltre, ricordato che il cosiddetto fenomeno del forum shopping o viaggio della speranza al fine di ottenere in un massimo di sei mesi, un più rapido e meno drammatico scioglimento del matrimonio, è a tutti gli effetti legittimo. È stato, dunque, necessario offrire risposte alle numerose esigenze di chi chiede da anni di poter rendere l'istituto del divorzio meno farraginoso e che soprattutto ci permetta di avvicinare il nostro ordinamento al contesto divorzile del panorama europeo.
Il testo unificato che siamo chiamati ad esaminare in quest'Aula sancisce la possibilità di poter ridurre a dodici mesi la durata di separazione ininterrotta dei coniugi e di ridurre a sei mesi il periodo di separazione che permette la proposizione della domanda di divorzio nel caso in cui la separazione sia consensuale. Sull'elaborazione del presente testo ha influito non poco anche la constatazione che negli ultimi dieci, quindici anni vi è stato un aggravamento molto consistente dei tempi giudiziari per il conseguimento della pronuncia di divorzio. Oggi la media nazionale è di 508 giorni, che si aggiungono ai tre anni previsti dal quadro normativo.
Tale normativa, inoltre, si inserisce in quadro sociale che dal 1970 ad oggi è notevolmente cambiato e che, senza dare giudizi di merito, non possiamo non tenere in considerazione.
Obiettivamente, il provvedimento che ci accingiamo a modificare appariva disconnesso e lontano dalle esigenze di tutte quelle coppie che decidono di non continuare Pag. 95un percorso di vita insieme. Quello che, allora, fu voluto dal legislatore come un doppio percorso e i tempi lunghi come deterrente allo scioglimento del vincolo, oggi appare un inopportuno ostacolo anche alla formalizzazione delle scelte di vita che nel frattempo sono maturate. Chi si rivolge al tribunale ha, infatti, già maturato...
PRESIDENTE. Colleghi, scusate, un po’ di silenzio, perché si sente troppo rumore. Prego, onorevole.
LUCA D'ALESSANDRO. Grazie. Dicevo che chi si rivolge al tribunale ha, infatti, già maturato una scelta con convinzione, di cui non si può che prendere atto. È, quindi, un esame di realtà che ci impone di cambiare la normativa vigente. L'obiettivo principale, infatti, deve essere quello di dover ridurre le ferite della separazione, che rappresenta il momento più critico di tutta la situazione. I tempi lunghi dello scioglimento del matrimonio alimentano il conflitto più che la riscoperta della solidarietà, e sono, nella maggior parte dei casi, un carico psicologico di dolore e sofferenza, sia per i coniugi, che per i figli. Non è, dunque, tenendo lunghi i tempi della separazione che si favorisce il possibile ripensamento e riavvicinamento, né si offrono tutele e speranze ai figli. Tentare di tutelare l'unità e la stabilità della famiglia utilizzando strumenti normativi e legislativi che creino ostacoli allo scioglimento del vincolo matrimoniale è un approccio che paradossalmente discredita e lacera la stabilità familiare. Rimane, dunque, fermo il valore della difesa della famiglia, intesa come luogo di relazioni ed affetti, soprattutto in presenza di minori, anche quando due persone decidono di non poter più condividere lo stesso percorso di vita. La famiglia resta quell'ambiente in cui i figli hanno diritto di restare e in cui i genitori devono continuare ad assumere nei confronti dei loro figli le loro responsabilità e i loro doveri.
Di fatto, la normativa vigente sul divorzio ha generato, non solo dei costi giudiziali notevoli, di cui devono farsi carico lo Stato e le famiglie, ma, soprattutto, dei costi sociali alla luce delle tensioni che possono scaturire nelle famiglie che sono costrette a convivere lunghi periodi prima di giungere al divorzio. Tali tensioni si riversano necessariamente sull'armonia familiare e ancor più sui componenti più deboli, come i bambini. Senza parlare del fatto che le violenze domestiche il più delle volte nascono molto spesso da questi contesti.
Il testo che oggi ci apprestiamo a votare è un provvedimento di mediazione tra diversi punti di vista. Nel nostro panorama nazionale esiste, ed è legittimo che esista, il convincimento di coloro che pensano che il divorzio rappresenti un'opportunità da non favorire. È assolutamente fisiologico che esistano convincimenti di tipo confessionale, religioso, cattolico, per i quali il matrimonio è indissolubile. Ma, nel nostro ordinamento, il divorzio è ormai una realtà indiscutibile, e pare di tutta evidenza che il passaggio da tre anni a un anno o a sei mesi in caso di separazione consensuale, non determini un aumento delle separazioni o dei divorzi e non impedisca, in alcun modo, le riconciliazioni. Il verificarsi di eventuali riconciliazioni è, infatti, dovuto per effetto di un convincimento personale dei protagonisti della vicenda e non per effetto di un intervento legislativo che imponga scelte di un certo genere o scelte di un altro genere. È importante che il Parlamento abbia affrontato un tema così sentito dai cittadini, che tocca le vite quotidiane di migliaia e migliaia di persone, portando fino in fondo le suddette disposizioni di modifica della normativa vigente, per modernizzare e rendere la legislazione del nostro Paese sicuramente più vicina a quella della maggior parte dei Paesi europei. Quello che ora questo Parlamento si appresta ad approvare è un provvedimento in grado di fornire gli strumenti idonei a tutte quelle famiglie che vivono situazioni difficili e tormentate. Non dobbiamo correre il rischio di rinchiudere la famiglia all'interno di un modello vecchio e tradizionale, mettendola in crisi, rendendola marginale e privandola della possibilità di essere accolta Pag. 96dalle nuove generazioni. Al contrario, il valore della famiglia deve essere colto nelle sue più ampie trasformazioni e le caratteristiche che la famiglia italiana ha oggi acquisito devono diventare un valore, una risorsa per la legislazione di questo Paese.
Signora Presidente, onorevoli colleghi, come detto, ci accingiamo a varare definitivamente una legge storica, che segna il passaggio definitivo dell'Italia da Paese arretrato e paralizzato sui temi etici, a Paese finalmente maturo, in grado di affrontare senza infingimenti e ipocrisie questioni che gli italiani vivono sulla loro pelle più di quanto pensiamo o siamo in grado di immaginare. Per questi motivi, il gruppo di Forza Italia voterà a favore di questo provvedimento, pur lasciando libertà di coscienza ai parlamentari per rispetto alle diverse sensibilità presenti nel nostro gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente – Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.
ALFONSO BONAFEDE. Grazie Presidente, a distanza di quasi un anno da quando la proposta sul cosiddetto divorzio breve è arrivata alla Camera per la prima lettura, oggi arriva per la terza lettura e dico subito che siamo soddisfatti perché quella che oggi diventerà la legge sul divorzio breve conserva i tratti salienti e più importanti che erano nella proposta del MoVimento 5 Stelle. Faccio riferimento, in particolare, alla durata di sei mesi dalla separazione al divorzio in caso di consensuale, termine che non era previsto in nessuna delle proposte della maggioranza.
Tuttavia approfitterò dell'analisi dell'iter di questo testo unificato per sollevare qualche spunto di riflessione che, secondo me, va sottolineato su quello che dovrebbe e potrebbe fare questo Parlamento. Sono orgoglioso di aver lavorato ad un testo unificato che oggi diventerà probabilmente legge. Questa è l'ambizione più alta che dovrebbe avere qualsiasi parlamentare seduto qui: fare una proposta, di seguirla durante tutto l'iter parlamentare, di valutare le critiche in un confronto con le altre forze politiche e cercare di migliorare quella legge che poi diventerà nel suo esito finale finalmente legge. Se così fosse, se fossimo tutti più concentrati nella realizzazione di quell'ambizioso percorso, il Parlamento funzionerebbe meglio e sicuramente acquisterebbe maggiore dignità. Purtroppo però quell'ambizione non è condivisa dai partiti e spesso dai singoli parlamentari. Non è condivisa certamente da una delle firmatarie della proposta di legge originaria la ex deputata Alessandra Moretti, che, dopo essere stata addirittura relatrice in prima lettura della proposta di legge, ha trovato il tempo e il modo di allontanarsi, abbandonare il lavoro che aveva iniziato e darsi a mirabolanti promesse su quello che avrebbe fatto in Europa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), salvo poi, una volta eletta in Europa, abbandonare anche quel lavoro, ammesso che abbia avuto il tempo di iniziarlo, e darsi a mirabolanti promesse su quello che vorrebbe fare in Veneto. Tra queste ovviamente, di fronte alla proposta del nostro candidato Jacopo Berti di tagliarsi lo stipendio, la ex collega Alessandra Moretti invece ha immediatamente chiarito che non rientra nelle mirabilanti promesse e che non intende tagliarsi lo stipendio, anzi ha dato ai colleghi del MoVimento 5 Stelle dei pagliacci. Sono orgoglioso di essere uno di quei pagliacci che si taglia però lo stipendio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Tornando al contenuto della proposta di legge e abbandonando la figura nuova che non è più del saltimbanco ma è del saltapoltrona, parliamo della proposta di legge che oggi diviene legge e che certamente nella lettura al Senato ha avuto qualche miglioramento come la disposizione transitoria che la rende applicabile immediatamente anche ai procedimenti in corso. Devo dire che in qualche punto è stata peggiorata. Oggi i sei mesi o l'anno di tempo tra la separazione e il divorzio Pag. 97decorrono dalla prima comparizione davanti al presidente. Questo rischia di allungare un po’ i tempi ma, nonostante questo, considerando che la proposta stava per arenarsi al Senato, possiamo ritenerci soddisfatti e certamente non ostacola il voto positivo ad un testo che, ribadisco, conserva i tratti salienti della proposta di legge del MoVimento 5 Stelle.
C’è un fatto che vorrei sottolineare: questo testo unificato di proposte di legge migliora senza dubbio la situazione che fino ad oggi è vigente perché abbrevia i termini, quindi migliora la situazione processuale in cui i coniugi si trovano una volta preso atto del fallimento del loro progetto di coppia. Si trovano finalmente lì ma, una volta che sono riusciti a trovare una soluzione anche consensuale, sono comunque davanti ad un giudice. Questo è un atteggiamento serio dello Stato che si prende cura dei propri cittadini anche in un momento di crisi importante e garantisce anche mediante la presenza di un giudice che nessuno dei due coniugi possa prevaricare sull'altro in assenza, ad esempio, di avvocati. È quello che purtroppo non è stato fatto dal Governo in occasione del cosiddetto divorzio dal sindaco, quello che prevede che lo Stato abbandoni totalmente i coniugi dandogli la possibilità di andare senza avvocato da un soggetto totalmente incompetente in materia quale è il sindaco e quindi dando spazio all'ipotesi in cui, ad esempio, un marito violento può anche prevaricare sulla moglie in un momento molto delicato quale quello della definizione dei termini della separazione o del divorzio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Questo è importante, perché quando c’è una proposta di legge che seriamente percorre tutto l'iter parlamentare, spesso, diventa una buona proposta di legge; quando, invece, c’è il solito decreto del Governo finalizzato a qualche slide, quasi sempre esce fuori un pasticcio che è destinato soltanto ad andare in pasto, per due serate al massimo, in qualche talk show.
Aggiungo una cosa importante: qui dentro, chiunque abbia fatto riferimento ai figli e al nocumento che ne potrebbero trarre per il fatto che è abbreviato il termine, sta soltanto subdolamente strumentalizzando la figura e l'immagine dei figli per portare avanti un'argomentazione politica che è priva di qualsiasi fondamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Abbreviare i termini tra la separazione e il divorzio non incide in alcun modo sui figli né, tanto meno, sulle garanzie che, grazie alla presenza del giudice, vengono ancora assicurate alla tutela dei figli.
Io ho rivendicato l'importanza che ha avuto il MoVimento 5 Stelle, e qui sollevo, ancora una volta, una riflessione di carattere più generale: ho rivendicato l'importanza che ha avuto il MoVimento 5 Stelle nell'approvazione di questo provvedimento, ma non mi sognerei mai di dire che questo è un provvedimento del MoVimento 5 Stelle e nessuno dovrebbe dire che è di qualche altro partito. Questo oggi è un provvedimento, uno dei pochi, peraltro, che è approvato dal Parlamento italiano e non possiamo che andarne orgogliosi.
In occasione di questo provvedimento, il Parlamento italiano ha dimostrato che le forze politiche che lo compongono possono confrontarsi serenamente ed arrivare anche ad un buon risultato. Io l'anno scorso – quasi un anno fa, in occasione della prima lettura –, in sede di dichiarazione di voto, dissi che, forse, questo Parlamento avrebbe potuto lavorare meglio, se solo il PD avesse smesso di dire di «no» a tutte le proposte del MoVimento 5 Stelle, a prescindere dal contenuto, soltanto perché erano proposte del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Avevo detto che il Parlamento avrebbe funzionato meglio se il PD avesse smesso di congelare non i voti – che non vuol dire esattamente nulla –, ma se avesse smesso di congelare quel meraviglioso dibattito parlamentare che è fondamentale per la sopravvivenza della democrazia di questo Paese.
A distanza di quasi un anno, non posso che fare un bilancio negativo in tal senso, perché il Parlamento si è mosso in senso Pag. 98contrario, verso una sua costante mortificazione ad opera di un personaggio che è Presidente del Consiglio non eletto da nessuno, che ha ritenuto di poter addirittura cambiare o proporre di cambiare la Costituzione o la legge elettorale, quando non da solo, con l'aiuto di condannati per frode fiscale. Un Parlamento che, ad oggi, vede uno dei suoi momenti più bassi nel fatto che addirittura la maggioranza non tollera più nemmeno la propria minoranza interna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ALFONSO BONAFEDE. E vi dico che nel momento in cui un Presidente del Consiglio ritiene che dieci – ben dieci – elementi di una Commissione siano da spostare per poter approvare la sua linea, vuol dire che sta smettendo di ritenere che i parlamentari siano soggetti pensanti e li ritiene soltanto pedine di un suo disegno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Deve concludere.
ALFONSO BONAFEDE. Allora, nella speranza che la proposta di legge sul divorzio breve che oggi, finalmente e probabilmente, diventerà legge sia da lezione a tutto il Parlamento su cosa dovrebbe e potrebbe fare questo Parlamento, io dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e le studentesse del Liceo scuola superiore di Silandro, in provincia di Bolzano, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Marzano. Ne ha facoltà.
MICHELA MARZANO. Grazie, signora Presidente. Colleghe, colleghi, rappresentanti del Governo, finalmente ci siamo: oggi anche in Italia i tempi per ottenere il divorzio si accorciano notevolmente, e votiamo oggi una norma per la quale sono stati necessari ben dodici anni, visto che è nel 2003 che fu presentato per la prima volta un progetto di legge per arrivare al divorzio breve. Certo, le cose si sarebbero potute fare meglio e adeguare, ad esempio, la legislazione italiana a quella di tanti altri Paesi europei in cui per chiedere il divorzio non è necessario passare per la fase della separazione. Difficile però fare meglio in un contesto ideologico e culturale come il nostro, in un contesto nel quale ancora esistono troppi pregiudizi, troppe arretratezze, troppe chiusure, al punto da presentare queste modifiche, le modifiche che stiamo per votare oggi, come una prova del fatto che saremmo ormai in una società priva di valori, che saremmo ormai in una società in cui si sarebbe perso il senso della responsabilità, che saremmo ormai in una società ludica, una società in cui tutto si fa e in cui tutto si disfa senza problemi, come se si trattasse di un gioco. Ecco allora che questa norma è stata definita come la norma del divorzio brevissimo, del divorzio lampo, del divorzio istantaneo. Ecco che è stata presentata come la norma che avrebbe trasformato il matrimonio in un matrimonio usa e getta. Ma è di questo che si tratta ? Ovviamente no, signora Presidente. Ovviamente non si tratta né di una norma immorale né di una norma nemmeno rivoluzionaria. Si tratta semplicemente di una norma di senso comune, e quando dico norma di senso comune faccio riferimento alla tradizione filosofica anglosassone, quella che affonda le radici nel XVII e nel XVIII secolo: una norma di common sense. In che senso ? Perché si tratta semplicemente di una norma di common sense ? Perché si tratta di adeguare la legislazione non ai cambiamenti della società contemporanea – e questo ci tengo a ripeterlo –, si tratta semplicemente di adeguare la legislazione alla realtà, alla complessità della realtà, alla realtà nel senso antologico del termine. Ovviamente nessuno ha intenzione di picconare la famiglia, di distruggerla, di metterla in discussione, si tratta semplicemente di non Pag. 99illudersi e di non immaginare che la famiglia possa tenere, cioè possa durare, possa trascinarsi semplicemente perché la legge imponga di temporeggiare a chi, dopo aver già preso atto della fine di una relazione, decide semplicemente di mettere un punto e di andare a capo. Naturalmente sul «semplicemente» vorrei anche tornare, perché le cose non sono mai così semplici, data appunto la complessità della realtà. Dicevo: una norma di common sense per adeguarsi alla realtà e alla complessità della realtà. E cos’è che ci dice la realtà ? Ci dice che una storia, una storia d'amore può finire, finisce talvolta, è così. È triste ma è la vita. Quando dico che è la vita non mi riferisco alla vita oggi, mi riferisco alla vita sempre, perché la vita, che lo si voglia o no è caratterizzata dal movimento, dall'incessante movimento, a meno che non ci si illuda di paralizzarsi in un immobilismo mortifero. Una storia, signora Presidente, può finire, talvolta finisce. È triste, ma è così, perché la realtà è sempre e comunque più complessa della semplice teoria. La realtà è impastata di sfumature, la realtà è fatta di contraddizioni, la realtà è fatta di una parola che balbetta. Ce lo ricorda un grande psicanalista, Jacques Lacan, quando dice che la verità dell'uomo emerge proprio laddove il discorso comincia a balbettare. È lì che emerge, è lì che si incarna, è lì che si manifesta in tutta la sua difficoltà e in tutta la sua intrinseca contraddizione. Ma ritorno. Una storia, dicevo, può finire, finisce. È triste, certo, ma non è un dramma. Non è un dramma, come hanno tendenza a dire alcuni catastrofisti. Perché non è un dramma ? Perché il vero dramma non sarebbe la fine, il vero dramma sarebbe il tradimento, il tradimento dell'amore. Ma cos’è il tradimento, signora Presidente ? Ebbene, mi vorrei riferire ad alcune righe che sono state scritte da un filosofo, Søren Kierkegaard, nel XVIII secolo, in un libro: Aut-Aut.
Søren Kierkegaard cosa ci dice ? I traditori si trovano ovunque, anche all'interno del matrimonio. Bisogna stare attenti, però, a non sbagliare il bersaglio, sottolinea il filosofo, e cito: «i veri traditori non sono quelli che decidono al momento opportuno di mettere fine al proprio matrimonio, ma quegli sposi miserabili che, lamentandosi dell'amore ormai da tempo svanito, restano come stolti nel proprio recinto coniugale». Ebbene, sì, Søren Kierkegaard parla di «recinto coniugale», e qual è la verità profonda che ci sta dicendo Søren Kierkegaard ? Ci sta dicendo, in fondo, che il vero tradimento consiste nel confondere l'eternità dell'amore – perché ebbene, sì, signora Presidente, l'amore, quando accade, dura per sempre, ma stiamo parlando del sentimento, dell'eternità del sentimento – con le contingenze dei fatti, con le contingenze delle storie, con le contingenze che talvolta con l'amore non c'entrano nulla perché quante sono quelle famiglie che si costituiscono e, all'interno delle quali, di amore non ce n’è. Come dicono alcuni filosofi, alcuni psichiatri, alcuni psicologi, alcuni psicanalisti...
PRESIDENTE. Colleghi, un po’ di silenzio per favore !
MICHELA MARZANO. ... l'unico vero tradimento consiste nel far credere ad una persona che niente è cambiato, mentre tutto, in realtà, è diverso. Ecco perché bisogna stare attenti a non confondere e ad immaginare che il tradimento consista nel metter fine ad una relazione che, di fatto, è già finita da tanto tempo. Perché in realtà significherebbe soltanto voler sostituire l'apparire con l'essere. Ebbene con questa legge non si sta picconando la famiglia, chi crede che lo si stia facendo in realtà non ha capito la profondità del messaggio di Kierkegaard, chi, quindi, continua a credere che le apparenze possano rimpiazzare l'autenticità e la verità delle relazioni.
Strano, tra l'altro, che queste accuse, cioè coloro che insistono che attraverso questi provvedimenti si vuole andare contro la famiglia, sono proprio le stesse persone che, in realtà, non vogliono poi permettere a tutti di potersi sposare, a tutti di costituire una famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Pag. 100Va bene, dicono in Francia, comprend qui peut, comprenda chi può la coerenza di questi discorsi, ma andiamo avanti e torniamo a questo provvedimento che stiamo per votare.
Come stavo dicendo non si tratta di una norma che stravolge la morale, anzi si tratta semplicemente di una norma che ci spinge ad adeguare il diritto alla complessità del reale.
Non votare questa norma oggi significa allora semplicemente illudersi che la legge possa impedire la fine di una storia, oppure significa non capire che talvolta sono proprio le lentezze e le attese imposte che poi, di fatto, non fanno altro che degenerare e far degenerare la situazione impedendo così a chi è coinvolto direttamente in queste storie spesso tristi di poter fare il lutto della fine, il lutto della perdita e poter ricominciare.
In fondo, cosa c’è dietro questi argomenti ? Dietro questi argomenti c’è una premessa profondamente sbagliata, ossia c’è la convinzione che il tempo possa sempre e solo ricucire. Ora, signora Presidente, il tempo non ha un valore univoco. Talvolta il tempo ricuce, ma talvolta il tempo logora e talvolta, forse la maggior parte delle volte, il tempo non basta mai per fare il lutto di quello che si è perso e per darci la forza di ricominciare daccapo. Ci sono ferite, signora Presidente, che non si rimarginano mai, ci sono sofferenze nella vita con cui l'unica cosa che si può fare è di cercare di imparare a convivere, vivere con quelle sofferenze, vivere con quel vuoto che talvolta si spalanca, restare accanto ad un pezzo della propria storia e cercare di dare un senso. Certo, un divorzio è sempre uno strappo. Non mi potrei mai permettere di dire il contrario, ma a chi spetta decidere come gestire la temporalità dello strappo ? A chi è dall'esterno e, quindi non sa, perché dall'esterno, signora Presidente, non si sa mai come si vivono determinate situazioni, oppure chi è stato dentro una storia, chi c’è ancora, chi sa, chi vive, chi soffre, chi spera, e che è forse l'unico in grado di sapere come gestire il tempo e come fare per ricucire le ferite ?
Allora, signora Presidente, e concludo, non si tratta affatto attraverso questa norma di andare nel senso di una forma di relativismo, non si tratta affatto di affermare una forma di pensiero debole, non si tratta affatto di entrare nella liquidità dei valori. Attraverso questa norma, signora Presidente, si tratta semplicemente di dare di nuovo luce e lustro all'umanità; e quando dico «umanità» intendo la vulnerabilità della condizione umana.
Signora Presidente, saranno le ultime parole: quando un principio, che si tratti di un principio giuridico o di un principio morale, vale più di quello che una persona vive, diventa totalitario e indifferente all'umana condizione, che ci chiede sempre e comunque di rispettare l'irriducibile alterità di ognuno di noi. È per questo che, signora Presidente, annuncio con gioia e con orgoglio il voto favorevole del Partito Democratico a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Signora Presidente, devo tre chiarimenti al simpatico collega Sannicandro, che attualmente è impegnato in una comunicazione telefonica, però glieli devo lo stesso. La prima questione è questa, cioè difendere la famiglia non è una questione di fede ma di semplice convenienza per la comunità. La fede riguarda chi crede, la comunità riguarda chi fa le leggi. Allora una famiglia forte genera una società forte, questo è il primo punto.
Il secondo punto: ogni legge ha una ricaduta fattuale per quello che determina nel presente e ha un impatto nel futuro perché contribuisce a costruire una mentalità. Allora, la mia preoccupazione è che questa norma vada contro le coppie che non sono ancora sposate e stanno per sposarsi perché, come ho detto prima, mette davanti a loro un patto indebolito in origine.Pag. 101
Il terzo e ultimo punto, caro collega Sannicandro e care colleghe e colleghi tutti evidentemente, è questo: se veramente volevate rimediare alle difficoltà delle famiglie che stanno affrontando il divorzio ora e alle quali – a loro e ai loro figli – va tutta la mia e la nostra solidarietà, allora dovevate fare questa norma come una sanatoria, cioè tagliando i tempi di attesa di coloro i quali sono in questa situazione di difficoltà e non, invece, approvando una norma di carattere generale.
Questa norma, in realtà, conferma un orientamento culturale di fondo per il quale ogni rapporto è un rapporto precario, è un rapporto flessibile, è un rapporto reversibile. Allora, da questo punto di vista, come ho detto prima, anziché generare tentativamente, con fatica e con gioia, un «noi», mette assieme temporaneamente due «tu», destinati a non incontrarsi forse mai in modo definitivo.
Quindi, chiudo, l'avete detto in molti: questo è l'ennesimo tassello di un processo culturale e legislativo che vuole cambiare la nostra società, in qualche modo a prescindere dalla famiglia naturale. Allora a me, da legislatore, con Aristotele come ho detto prima, non piace questo perché indebolisce la cellula originaria della nostra società e un organismo con le cellule malate è evidente che non può avere una vita sana e vitale. Per questo confermo il mio personale voto contro questo provvedimento e vi ringrazio per l'attenzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie Presidente, ribadisco che questo è un intervento ovviamente, come motiverò, a titolo personale perché le Lega ha lasciato libertà di voto per quanto riguarda questo provvedimento, però sono voluto intervenire anche sentendo l'intervento della collega Marzana che rende palese l'impostazione ideologica del Partito Democratico in particolar modo in questo provvedimento.
Quando si riesce a definire un matrimonio duraturo come «immobilismo mortifico» è chiaro che è un'impostazione ideologica che vuole colpire il matrimonio e non dare soluzione a dei problemi.
Quando si dice che una legge non può aiutare a risolvere dei problemi all'interno di una coppia e di una famiglia, è chiaro che si tratta di una impostazione ideologica; ovvio, sicuramente questa legge non concorre ad aiutare in tal senso ma per esempio se oggi avessimo votato una legge recante risposte soprattutto a quei drammi economici che stanno vivendo le famiglie, magari quelle con più figli, sì che saremmo andati nel senso di aiutare le famiglie e magari anche di evitare crisi familiari. Invece, purtroppo, come ho potuto dire nei precedenti interventi, oggi qualcuno si lava la conoscenza, altri cercano di portare avanti la loro impostazione di società assolutamente individualista, che vuole distruggere il nucleo fondamentale che ha retto nel nostro Paese, quello della famiglia. Non a caso, Presidente, esistono due modi per uccidere la famiglia: o attaccarla direttamente o annacquarla. Non a caso, la collega Marzano ha detto: qualsiasi cosa è famiglia, perché volete impedire il riconoscimento di altre famiglie ? Molto facile ! Annacquando la famiglia e dicendo che qualunque cosa è famiglia si distrugge la famiglia. Ed è questa la seconda impostazione ideologica che porta avanti il Partito Democratico; guardate, non stiamo parlando di diritti individuali in questo caso, perché ogni individuo in qualità di persona deve avere tutti i diritti garantiti, ma stiamo parlando di famiglia e di matrimonio. E purtroppo oggi non affrontiamo il problema alla radice. Sono veri i dati che ho sentito dire da alcuni colleghi e cioè che soltanto il 2 per cento delle separazioni poi termina con la ricongiunzione della coppia ma è altrettanto vero che ciò avviene perché non vi è mai stata una risposta da parte del servizio pubblico dello Stato, degli enti pubblici, per affrontare e risolvere quei problemi. Noi oggi non stiamo dicendo che qualcosa non ha funzionato nel nostro Paese per aiutare la famiglia ma stiamo dicendo: perfetto, fate quello che volete, basta che non date un problema a noi ! È questa della società Pag. 102individualista dove si scaricano i problemi, anche la poca attenzione non del sottosegretario Scotto che ringrazio per l'attenzione ma del suo collega di NCD che evidentemente di queste cose poco gli interessa malgrado le dichiarazioni pubbliche del partito al quale appartiene. E ringrazio anche il sottosegretario Scotto perché...
PRESIDENTE. Scalfarotto. Prego, una volta passiamo sopra, ma la seconda...
MASSIMILIANO FEDRIGA. ... Scalfarotto, perdoni. Pur avendo una visione chiaramente e palesemente diversa dalla mia, ha la cortesia di ascoltare. È quello che contestiamo oggi ! E mi sorprendono anche le posizioni del Movimento 5 Stelle che rispetto nel merito ma ovviamente non condivido e che attaccano in modo frontale e molto duro chi la pensa in modo diverso: credo che nessuno, soprattutto per quanto riguarda i temi etici, possa dire in questa Aula la verità assoluta; però cerca di fare il meglio per la propria società e comunità. Ed oggi, dal mio punto di vista personale, non stiamo facendo il meglio, siamo semplicemente scaricando un problema non volendolo affrontare, non volendo investire risorse nella famiglia. Purtroppo, da troppo tempo sento parlare di quoziente familiare, di aiuto soprattutto per quanto riguarda la tassazione per aiutare le famiglie in difficoltà ma pochi atti ho visto in tal senso in questo Parlamento, se non nessuno ! Invece, oggi approviamo un atto che non va in questa direzione ma va in direzione totalmente opposta, non aiutare la famiglia ma semplicemente procedere a scardinare la famiglia. Io ritengo che la famiglia sia la base della società e cercherò sempre di difenderla perché penso che nella famiglia sia il futuro delle nostre genti e dei nostri territori grazie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).
PRESIDENTE. Grazie. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare la presidente nella seconda Commissione, onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.
DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Intervengo esclusivamente per rivolgere un ringraziamento ai relatori per il lavoro di particolare costruzione che hanno svolto, e a tutti componenti della Commissione, sia di maggioranza sia di opposizione, perché proprio il loro lavoro ci ha consentito di completare il percorso di approvazione di questa legge; una legge come ella sa, Presidente, più volte giunta in aula anche nelle scorse legislature senza vedere la luce. Vorrei dare un dato, a mio avviso importante per il Parlamento: questa è la sesta legge materia di giustizia di iniziativa parlamentare che vede proprio la conclusione dell'iter di approvazione in aula, dopo appena due anni di lavoro parlamentare. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
(Votazione finale ed approvazione – A.C. 831-B ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge, già approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato, nn. 831-892-1053-1288-1938-2200-B, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Di Salvo, Di Benedetto. Forza colleghi; prendete posto, quelli che sono fuori. Ci siamo ? Non vedo mani alzate...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Disposizioni in materia di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio nonché di comunione tra i Pag. 103coniugi» (Approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato) (831-B):
Presenti 432
Votanti 426
Astenuti 6
Maggioranza 214
Hanno votato sì 398
Hanno votato no 28.
La Camera approva (Applausi – vedi votazioni).
(Il deputato Molea ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).
Seguito della discussione della Relazione sul sistema di protezione dei testimoni di giustizia, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere (Doc. XXIII, n. 4) (ore 18,35).
PRESIDENTE. Colleghi, non è finita la seduta, come avete capito.
L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della Relazione sul sistema di protezione dei testimoni di giustizia, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.
Ricordo che nella seduta del 21 aprile 2015 si è conclusa la discussione ed è stata presentata la risoluzione Bindi, Mattiello, D'Uva, Naccarato e Sarti n. 6-00124, sulla quale il rappresentante del Governo ha espresso parere favorevole.
Avverto che la risoluzione Bindi, Mattiello, D'Uva, Naccarato e Sarti n. 6-00124 è stata sottoscritta dalla deputata Garavini.
(Dichiarazioni di voto – Doc. XXIII, n. 4)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fava. Ne ha facoltà per due minuti.
CLAUDIO FAVA. Signora Presidente, sarò anche più breve. Intervengo per esprimere il mio sostegno pieno a una proposta di intervento che pone fine a una contraddizione che si è protratta per molto tempo, per molti anni. Noi abbiamo provato ad estendere la legislazione sui testimoni di giustizia ai collaboratori di giustizia, creando una sovrapposizione e una simmetria che nella realtà, nel contributo, nella qualità specifica di questo contributo, è totalmente inesistente.
I testimoni di giustizia non sono un modello di eroismo, sono una risorsa di collaborazione civile formidabile, di cui questo Paese ha bisogno. Pensiamo ai risultati straordinari nella lotta contro il racket grazie al contributo civile e non eroico che è stato dato, attraverso associazioni antiracket, da migliaia di cittadini in Italia.
Serve uno sguardo, uno sguardo normativo e legislativo, che di questi testimoni di giustizia si prenda finalmente cura. Ecco la ragione di una Relazione che il collega Mattiello ha curato, che è stata approvata all'unanimità dalla Commissione antimafia e che vuole che finalmente su questi testimoni di giustizia vi sia un punto fermo sul piano normativo, una legge ad hoc che restituisca loro anche la certezza dei tempi di restituzione ad una normalità ed una libertà alla quale hanno pieno diritto, soprattutto per la qualità del contributo che hanno offerto alla giustizia del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nastri. Ne ha facoltà per sei minuti.
GAETANO NASTRI. Grazie, Presidente. I testimoni di giustizia sono persone che hanno assistito o addirittura sono state vittime di crimini e che scelgono di denunciarli e di sostenere le autorità nelle Pag. 104indagini. Spesso la loro testimonianza risulta decisiva, consentendo l'individuazione dei colpevoli e la successiva condanna penale. Queste persone, che non vanno confuse in alcun modo con i cosiddetti pentiti, rendono un importante servizio alla comunità, promuovendo la sicurezza della società e dei singoli.
Il loro status giuridico nel nostro ordinamento è regolato dalla legge 13 febbraio 2001, n. 45, che ha introdotto nel nostro ordinamento la figura del testimone di giustizia, stabilendo una formale e netta distinzione tra collaboratori e testimoni di giustizia, e ha indicato i requisiti per il conseguimento di tale status.
Ai sensi della legge, lo status di testimone di giustizia è riconosciuto a «coloro che assumono rispetto al fatto o ai fatti delittuosi in ordine ai quali rendono le dichiarazioni esclusivamente la qualità di persona offesa dal reato, ovvero di persona informata dei fatti o di testimone, purché nei loro confronti non sia stata disposta una misura di prevenzione, ovvero non sia in corso un procedimento di applicazione della stessa, ai sensi della legge 31 maggio 1965, n. 575».
Ai testimoni di giustizia si applicano le speciali misure di protezione già previste in favore dei collaboratori di giustizia dal decreto-legge n. 8 del 1991, ma l'applicazione di queste norme nel tempo ha evidenziato diverse problematiche, che fanno sì che, oggi, i testimoni di giustizia versino in una condizione di profondo disagio.
Sradicati dalle loro città, professioni, abitudini, e dal proprio contesto sociale, spesso faticano a rifarsi una vita nelle nuove condizioni. Inoltre, sin dal riconoscimento della figura del testimone, con la conseguente applicazione delle misure previste in loro favore, sono emerse molteplici criticità nella gestione degli stessi da parte dei servizi preposti, evidenziate a più riprese dagli stessi testimoni e cui fa riferimento anche la Relazione redatta nel 2008 dalla Commissione antimafia, a seguito di un approfondito esame delle loro condizioni.
Già in quella Relazione era stato evidenziato come «ad oggi permangono quelle condizioni che dopo un momento di assistenza iniziale, il teste viene abbandonato in balìa di se stesso e delle sue esigenze familiari, lavorative e sociali che non solo non vengono prese in esame e soddisfatte, ma incontrano ostacoli per lo più di natura burocratico-amministrativa frapposti proprio da chi è, per legge, preposto a superarli e risolverli».
Di fatto in Italia c’è una buona normativa sui testimoni di giustizia, e che ha fatto da precursore in ambito europeo, ma essa non viene applicata bene e spesso addirittura disattesa, determinando forti disagi e vuoti di sicurezza alle vite dei settanta testimoni di giustizia che hanno denunciato un crimine e si trovano ora a vivere sotto la protezione dello Stato, in condizioni difficili e penalizzanti anche da un punto di vista umano.
Nonostante gli impegni assunti dal Parlamento con l'approvazione della citata Relazione, che solo in parte sono stati trasposti in efficaci azioni normative e/o amministrative, la situazione dei testimoni di giustizia è rimasta tanto critica da dare luogo ad una ulteriore indagine da parte della Commissione antimafia, al termine della quale è stata depositata la Relazione conclusiva che oggi stiamo esaminando.
Anche di recente i testimoni di giustizia hanno dato luogo a proteste, riportate dalle cronache giornalistiche, al fine di evidenziare all'opinione pubblica la condizione di disagio in cui spesso si trovano a vivere, e questi elementi trovano conferma in questa Relazione, laddove evidenzia che «il sistema di protezione, giusto o sbagliato che fosse, è comunque inesorabilmente invecchiato. Ma soprattutto, il malcontento dei testimoni di giustizia, lungi dal placarsi con le migliorie, ha continuato ad accrescersi parimenti al tempo che scorre. Per molti di loro, altri anni si sono aggiunti alla già lunga durata del programma speciale di protezione. Altri anni durante i quali è diventato più difficile cogliere le ragioni di un recinto asociale che ostacola il passo e dell'immutabilità di un pericolo che rimane grave nonostante i decenni trascorsi».Pag. 105
L'indagine parlamentare della quale ci stiamo occupando si è svolta in un contesto di profonda crisi della struttura di protezione, e si era prefissa l'obiettivo di «individuare le cause recondite del fallimento di un sistema che deve ritrovare la sua strada».
Ecco, noi ci auguriamo che le criticità individuate e, soprattutto, le soluzioni prospettate siano in grado di restituire davvero fiducia a queste persone, che hanno sacrificato moltissimo per aiutare uno Stato che deve ora dimostrare loro la giusta attenzione e tutela.
È stato detto che i testimoni di giustizia sono i piccoli mattoni delle fondamenta della lotta alle mafie. La gente, i loro colleghi ed amici parlano di loro, li osservano. Se resteranno vittime e non eroi contro la mafia, essa risulterà sempre vincitrice. Occorre agire in fretta. Occorre potenziare i mezzi, occorre migliorare i metodi, per restituire a queste persone la speranza, per non farli sentire soli nel cammino che, con coraggio, hanno intrapreso.
I testimoni di giustizia adempiono ad un dovere civico, ma, al contempo, rendono un servizio enorme allo Stato e alla collettività, per i quali essi devono rappresentare un esempio. È per questi motivi che, con l'auspicio che attraverso questa Relazione si possa davvero dare avvio ad un percorso di positiva riforma, il nostro voto sarà favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Piepoli. Ne ha facoltà.
GAETANO PIEPOLI. Grazie, Presidente. A nome del gruppo Per l'Italia-Centro Democratico, confermo il nostro voto favorevole a questa scelta fatta nella Relazione, in ordine a questa figura dei testimoni di giustizia e ad un diverso governo della figura medesima. Perché non solo in questa scelta c’è un lavoro che si è condensato all'unanimità nella Commissione antimafia, e quindi su una solidarietà istituzionale necessaria, ma anche perché il rapporto di lealtà, che con questa figura lo Stato deve ulteriormente consolidare, e quindi affinare, è nient'altro che un pezzo di una lotta più generale che lo Stato conduce.
Qual è questa lotta ? È la lotta alla rassegnazione che pezzi del territorio dello Stato siano sottratti al principio della maestà della legge, per essere, invece, assoggettati al governo e al potere di organizzazioni criminali, capaci, poi, di inquinare la vita ordinata dell'economia, della società e dello Stato. Ecco perché la materia che oggi stiamo qui discutendo, che ha alle spalle questa profonda istruttoria che in Commissione antimafia, con il consenso e anche con la collaborazione e con l'apporto intelligente di tutti, è stata condotta, è un punto di riferimento che non solo permette di fare il punto dei successi sinora realizzati, ma che ci permette anche di guardare le criticità e le debolezze della disciplina, per consolidare uno strumento efficace per una società che sino in fondo viva una democrazia senza inquinamenti (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Attaguile. Ne ha facoltà.
ANGELO ATTAGUILE. Signor Presidente, vorrei, prima di entrare in argomentazione, dichiarare il voto favorevole anche della Lega Nord, che ha contribuito a questo lavoro contro la mafia, per abbattere la mafia, questo cancro che, purtroppo, il nostro Paese ancora ha. Una mafia che non combatte lo Stato, anzi, vuole sostituirsi allo Stato, infiltrarsi, per fare i propri comodi economici e per potere economico.
Per i collaboratori di giustizia occorre porre una necessaria attenzione; è da attenzionare il collaboratore di giustizia che vuole testimoniare, non soltanto il pentito, che può anche utilizzare la dichiarazione a proprio favore, ma, per combattere la mafia, bisogna abbattere l'omertà, e quindi proteggere chi vuole Pag. 106denunziare, chi si mette in prima fila per combattere la mafia, questo cancro del nostro Paese.
Però, lo Stato, purtroppo, ancora non dà la dovuta assistenza e attenzione a questi professionisti, che rischiano in prima persona, e non soltanto loro, ma anche le loro famiglie e i loro parenti. Quindi, sono anche da attenzionare questi testimoni di giustizia, che vogliono collaborare e che vogliono stare in prima fila per avere uno Stato sano, pulito, democratico e forte (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Costantino. Ne ha facoltà.
CELESTE COSTANTINO. Grazie, signora Presidente. La relazione sul sistema di protezione dei testimoni di giustizia, prodotta dalla Commissione di inchiesta sul fenomeno delle mafie, sottolinea le criticità dell'attuale sistema, che, purtroppo, emergono in maniera evidente in tante storie di persone che hanno deciso di fare questa scelta. Un coraggio che spesso non viene riconosciuto a sufficienza dallo Stato, che rischia di essere sullo stesso piano delle persone da cui si fugge, creando frizioni tra testimoni e istituzioni, esplicitate attraverso i media, le manifestazioni e anche in sede giudiziaria.
Tanti i problemi di un sistema che oggi deve essere aggiornato. Tra questi, il deficit informativo su diritti e doveri connessi con lo status di testimone di giustizia, le sistemazioni logistiche, l'inadeguatezza delle misure di protezione, le condizioni di isolamento. Non vi è corrispondenza tra le condizioni di vita prospettate e quelle realizzate.
Abitazioni in località protetta degradate e prive delle elementari condizioni igieniche o collocazioni in strutture alberghiere fatiscenti; ridotta disponibilità di mezzi e uomini; saltuarietà della vigilanza; utilizzazione di immobili già impiegati per collaboratori di giustizia e la cui pregressa destinazione era nota.
Tra le difficoltà del sistema di protezione vi sono anche: il reinserimento socio-lavorativo, specie per imprenditori e commercianti; la disparità di trattamento economico da parte della legge tra testimoni sottoposti alle speciali misure e quelli sottoposti al programma speciale di protezione; l'eccessiva burocratizzazione per rispondere alle più svariate esigenze, dall'assistenza sanitaria alle posizioni previdenziali.
La vita dei testimoni che risiedono in località protette si fa ancora più difficile con documenti di copertura senza alcun valore legale e con una serie di conseguenze burocratiche e amministrative, che aggravano il ripristino di una vita apparentemente normale. Le procedure esigerebbero garanzia di riservatezza del trattamento dei dati dei testimoni di giustizia, ma la situazione vigente, denunciata da molti di loro, li espone a vendette e ritorsioni.
È il tempo, come spiega bene la relazione della Commissione antimafia, di approfondire le cause del fallimento di un sistema e ritrovare una nuova strada, soprattutto per i testimoni borderline, categoria complessa che tiene dentro anche persone legate da vincoli di parentela con soggetti mafiosi o contigui a gruppi malavitosi, testimoni provenienti da nuclei composti da persone vicine alle famiglie mafiose, che dissociandosi rivelano le conoscenze acquisite in ambito parentale. Ne sono un esempio le donne della mia regione, la Calabria, che in questi anni hanno messo in scacco le ’ndrine con le loro testimonianze. Penso su tutte a Giuseppina Multari, a Maria Stefanelli e a Maria Concetta Cacciola, quest'ultima spinta a suicidarsi ingerendo acido muriatico. Storie di donne di mezzo, che sono state raccontate in due preziosi dossier dal titolo «Sdisonorate», scritti dall'associazione antimafie daSud, a cui ha collaborato anche la presidente Rosy Bindi, che ringrazio per questo.
Crediamo che ai testimoni borderline non possa essere negato, come purtroppo avviene, lo status di testimone di giustizia in base a criteri discrezionali, come quello Pag. 107dell'estraneità ai contesti criminali o quello del rapporto di parentela del dichiarante con soggetti legati ad ambienti mafiosi. La differenziazione tra collaboratori e testimoni, prevista dalla legge n. 45 del 2001, è ovviamente la causa scatenante di tante ingiustizie, segnalate anche dalla relazione in esame. Una legge che, sebbene sia stata un passo avanti nel nostro ordinamento, ha evidenziato ancora di più delle carenze, a cui oggi bisogna a tutti i costi sopperire.
Voteremo «sì», voteremo in maniera favorevole a questa relazione, perché questo buon lavoro preparatorio porti a cambiare leggi ormai superate sul sistema di protezione dei testimoni di giustizia. La legge deve aggiornarsi con la rapidità con cui si evolvono le mafie. Se questo Stato vuole davvero combattere i clan, deve proteggere le persone che con le loro scelte di vita mettono in crisi il potere globalizzato delle mafie.
I segnali dal Governo, però, dobbiamo dire che non sono del tutto coerenti con la strada segnata dalla relazione: al servizio centrale di protezione del Ministero dell'interno sono state diminuite le risorse a fronte di un servizio che segue circa 6 mila persone tra testimoni di giustizia e loro congiunti; tagli per circa 25 milioni di euro, come da variazione di bilancio collegata alla legge di stabilità 2015, varata dal Governo Renzi; ancor peggio l'immobilismo dell'Esecutivo sulla possibilità di sostegno economico ai testimoni di giustizia con l'assunzione presso la pubblica amministrazione. Tutto ciò mentre tanti testimoni di giustizia, non ultimo l'imprenditore Francesco Di Palo, su cui abbiamo presentato nelle settimane scorse un'interpellanza, non sono nelle condizioni di potersi ricostruire una vita.
Insomma la normativa attuale non è più adeguata. Non solo mette in pericolo chi decide di collaborare, ma disincentiva coloro che vorrebbero farlo, come sottolinea la relazione stessa. Ed è per questo che il Parlamento oggi deve impegnarsi, introducendo forme di tutela destinata alla protezione, forme di reinserimento lavorativo, termini specifici per consentire al testimone di giustizia, che non deve scontare pene detentive, di tornare ad essere una persona libera. Chiediamo una norma organica e strutturata. Non ci sono più alibi per non dotare l'Italia di leggi che sappiano individuare, accogliere e rimettere in libertà le persone che hanno scelto di collaborare.
In conclusione, signora Presidente, serve un maggiore impegno e una maggiore attenzione delle istituzioni alla qualità della vita dei testimoni, attraverso misure tutorie territoriali.
Bisogna aprire un'ulteriore riflessione sul ricorso a strumenti eccezionali di tutela, che si sono rivelati mortificanti di libertà e dignità, come più volte denunciato dagli stessi interessati in audizione. Occorre delineare un sistema che possa garantire a chi denuncia sia l'incolumità che la immutata conservazione dei diritti.
Come la relazione, d'altronde, chiediamo, quindi, una legge ex novo dedicata ai soli testimoni di giustizia, che riscriva i principi ispiratori. A distanza di quasi quindici anni non possiamo né perpetrare né riproporre gli errori del passato (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Scopelliti. Ne ha facoltà.
ROSANNA SCOPELLITI. Presidente, il gruppo parlamentare Area Popolare voterà a favore della relazione della Commissione bicamerale di inchiesta relativa al sistema di protezione dei testimoni di giustizia.
Con decreto-legge n. 8 del 1991 è stato, infatti, introdotto nel nostro ordinamento un sistema premiale per i collaboratori di giustizia per i delitti di stampo mafioso, in analogia con la disciplina adottata in precedenza per i reati di terrorismo. Nel 2001, infatti, le misure a favore dei pentiti sono state sostanzialmente estese ai testimoni di giustizia. I testimoni sono identificati come coloro che assumono, rispetto al fatto o ai fatti delittuosi in ordine ai quali rendono le dichiarazioni, esclusivamente Pag. 108la qualità di persona offesa dal reato, ovvero di persona informata sui fatti o di testimone, a condizione che non siano oggetto di misure di prevenzione.
Dalla documentazione che ha acquisito la Commissione emerge che i testimoni di giustizia sono attualmente 80 (oltre a 267 i familiari), mentre i collaboratori ammontano a 1.144 (con 4.617 familiari). La Commissione ha anche sottolineato la necessità di una revisione complessiva del sistema che, nonostante gli aggiustamenti apportati con i regolamenti di attuazione e l'impegno profuso sia in termini di personale che di risorse finanziarie, ha finito per determinare anche un notevole e giusto malcontento da parte degli stessi testimoni, evidenziato anche dal contenzioso amministrativo.
Tra i limiti evidenziati nei primi dieci anni di attuazione si sottolineano, in particolare, il massiccio ricorso ai programmi di protezione in località protette, in situazioni spesso degradate e di completo isolamento dalla realtà sociale, l'insufficienza delle risorse economiche per assicurare il pregresso tenore di vita ai testimoni di giustizia e alle loro famiglie, la disparità di trattamento economico tra gli stessi testimoni di giustizia e l'eccessiva farraginosità e rigidità delle procedure; cose che onestamente ritengo che non siano mai state e che non debbano essere più tollerabili.
In base alla legge, il testimone di giustizia dovrebbe configurarsi come «terzo» o «vittima» rispetto al delitto su cui riferisce. L'esperienza concreta evidenzia, però, che, nella gran parte dei casi, il testimone con il suo apporto mette in crisi il modello mafioso e, di conseguenza, si trova in una situazione di gravissimo pericolo. Vi è, quindi, l'esigenza di arrivare ad una normativa ad hoc per i testimoni di giustizia, proprio per rimarcare la netta differenza del loro status rispetto a quello dei collaboratori e garantire la loro sicurezza e l'assenza di danni economici e lavorativi, anche al fine di incoraggiare sempre più cittadini alla denuncia.
L'avvicinamento delle figure dei testimoni e dei collaboratori di giustizia (comunemente noti come «pentiti») sullo stesso livello normativo, ha purtroppo causato la paradossale contaminazione che ha esteso ai testimoni le procedure e le misure costruite per i collaboratori. L'obiettivo, perseguito dal legislatore del 2001, di dare finalmente dignità legislativa alla figura del testimone di giustizia è stato conseguito con l'inserimento di due sole disposizioni di legge nel testo dedicato ai collaboratori, confidando in tal modo nella creazione di un sistema autonomo di tutela. Tuttavia, ovviamente tale modalità di normazione si è rivelata nei fatti insufficiente a creare effettivamente un binario separato tra i modelli di gestione dei collaboratori e quelli dei testimoni di giustizia.
La legge n. 45 del 2001, per quanto abbia rappresentato un notevole passo in avanti per i testimoni, non ha la struttura di una normativa organica sulla materia e presenta oggettivamente una lunga serie di carenze. Ci si è dimenticati, ad esempio, nel disciplinare il trattamento dei testimoni di giustizia, di chiarire in cosa mai potesse consistere la forma di tutela, cioè le speciali misure di protezione, destinate in via preferenziale alla protezione dei non pentiti.
Tra le modifiche da apportare, in particolare quindi, notiamo che è necessario garantire una puntuale informazione dei diritti e dei doveri connessi con l'assunzione dello status di testimone, da realizzare sia attraverso campagne di informazione generale e preventiva sia nella fase in cui si avvia il processo di testimonianza che nel periodo successivo. Si propone l'istituzione di un comitato multidisciplinare di assistenza, formato da esperti, che si faccia carico delle problematiche connesse alla testimonianza e che collabori con gli apparati amministrativi per quanto riguarda il puntuale rispetto dei diritti dei testimoni; l'individuazione delle misure più adatte al caso concreto, al riavvio dell'attività economica ed al reinserimento lavorativo.
E per i testimoni di giustizia occorre privilegiare, salvo casi di eccezionale pericolo, l'applicazione delle misure nelle località di origine, perché è là che i Pag. 109testimoni di giustizia possono essere simbolo e presidio di legalità e possono rappresentare la vittoria dello Stato sulle mafie. Un luogo del programma speciale in località protetta. Di ciò, purtroppo, beneficiano soltanto diciassette testimoni di giustizia su ottanta e questo rappresenta un problema, anche e soprattutto per i familiari. Chi rimane nel luogo di origine è, infatti, soggetto quasi inevitabilmente a danni economici rilevanti, come, ad esempio, la perdita di commesse, la riduzione della clientela, l'interruzione di rapporti di fornitura, rispetto ai quali i benefici economici previsti dalla normativa vigente non sono una forma di compensazione adeguata. E per queste ragioni e anche per evitare la ridicola gogna dell'ambiente, in molti casi sono gli stessi testimoni a scegliere il programma di protezione in località protetta. Perciò appare opportuno individuare nuove modalità di sostegno e agevolazione per gli imprenditori che decidano di rimanere nella località di origine, come periodi di tassazione ridotta o sospesa, ad esempio, o convenzioni con enti pubblici e privati per forniture di beni e servizi o svariate forme di assistenza. Solo in tal modo potrebbero anche avere il sostegno delle strutture associative che operano nel territorio. E si deve favorire l'occupazione presso le amministrazioni pubbliche ed associazioni di volontariato dei testimoni che incontrano difficoltà nel reinserimento lavorativo e sociale.
Per tutti questi motivi, quindi, ribadisco con convinzione il voto favorevole alla Relazione della Commissione antimafia relativa al sistema di tutela dei testimoni di giustizia da parte del gruppo parlamentare Area Popolare (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marotta. Ne ha facoltà.
ANTONIO MAROTTA. Grazie Presidente, l'ampia Relazione della Commissione antimafia sui testimoni di giustizia rappresenta un elemento illuminante delle metodologie di contrasto alla malavita organizzata che costituisce, purtroppo, ancora un grave problema in vaste aree del Paese. La presenza invasiva di mafia, camorra, ’ndrangheta e sacra corona unita, non solo nelle regioni di origine, ma anche in molte aree del centro-nord, rappresenta, prima di tutto, un problema di sicurezza per i cittadini onesti, ma anche un handicap grave per lo sviluppo economico del nostro Paese ed in particolare del Mezzogiorno. Le azioni portate avanti dallo Stato per il contrasto di questo grave fenomeno, che ha radici antiche e profonde, sono state forti e determinate e i risultati sono stati importanti e significativi, anche se sono costati la vita a tanti, troppi membri delle forze dell'ordine e della magistratura. Tuttavia, tali risultati ottenuti a così caro prezzo non sono stati ancora sufficienti a debellare definitivamente il fenomeno.
Anche il Parlamento ha dato il suo contributo approvando provvedimenti incisivi per fornire alla magistratura e alle forze dell'ordine strumenti più efficaci per contrastare la mafia e le organizzazioni similari. Tra questi voglio ricordare la normativa per il sequestro e soprattutto la confisca dei beni delle organizzazioni criminali e, in particolare, le disposizioni sui collaboratori di giustizia e quella sui testimoni di giustizia introdotte con la legge 13 febbraio 2001, n. 45. Quest'ultima figura, che è oggetto della pregevole Relazione della Commissione antimafia sottoposta al nostro esame, è ora apparentemente secondaria rispetto ai collaboratori di giustizia. È vero che i collaboratori di giustizia sono molti di più (1.144 a fine 2013), rispetto ai testimoni di giustizia, che, alla stessa data, erano solo 80, ma è anche vero che rappresentano un grande e apprezzato progresso culturale in quanto costituiscono l'abbandono, purtroppo ancora molto minoritario, della deleteria pratica dell'omertà, che ha consentito e favorito l'attività criminosa della malavita organizzata nelle sue vari espressioni locali. Ricordiamo, infatti, che mentre i collaboratori di giustizia sono stati partecipi delle attività criminose delle organizzazioni malavitose, o quantomeno ne sono Pag. 110stati complici, i testimoni di giustizia sono in genere vittime del crimine associato o solo testimoni casuali di gravi delitti. È, pertanto, di grande rilievo civile e sociale che cittadini onesti si ribellino ai crimini della mafia e delle organizzazioni criminali similari di cui sono vittime o semplici testimoni.
Questi nostri concittadini assumono per puro senso civico il ruolo scomodo di testimoni di giustizia, con grave rischio personale proprio e dei propri familiari, data la conclamata ferocia delle varie mafie e tutto questo senza avere nessun vantaggio processuale od in termini di riduzione della pena, in quanto non hanno nessun conto aperto con la giustizia.
I testimoni di giustizia rompono la cappa dell'omertà che grava su vaste aree del Paese che rappresenta il terreno di coltura ideale per la malavita organizzata. Per tali ragioni le misure a favore ed a tutela dei testimoni di giustizia vanno affinate e potenziate in quanto la rottura dell'omertà rappresenta un elemento decisivo per sradicare la mala pianta di tutte le mafie che tormentano vaste aree del nostro Paese.
È vero che i testimoni di giustizia sono solo 80 ma ci auguriamo che con il passare del tento diventino molti di più. Questa è una ragione in più per migliorare le norme legislative ed amministrative che li riguardano.
Invero migliorati devono essere i comportamenti delle amministrazioni che di loro si occupano e, compatibilmente con i mezzi a disposizione, devono essere potenziate le misure di sicurezza a loro favore al fine di rendere la loro scelta meno pericolosa e meno dolorosa per sé e per la propria famiglia che, nella maggior parte dei casi, ne è pesantemente coinvolta.
Innanzitutto è necessario differenziare nettamente la figura del testimone di giustizia da quella del pentito di mafia e differenziate devono essere di conseguenza le misure di tutela e di garanzia.
Cosa infatti lamentano i testimoni di giustizia ? L'inadeguatezza delle sistemazioni logistiche; l'insufficienza delle misure di sicurezza sia nella località protetta che in quella di origine; la mancata attuazione della norma che prevede che venga assicurato il tenore di vita pregresso: la condizione di isolamento sia nella località protetta sia in quella di origine; l'insufficienza del sistema di reinserimento lavorativo specie per imprenditori e commercianti; la disparità di trattamento tra testimoni di giustizia nelle medesime condizioni; la difficoltà di ottenere documenti di copertura con cambiamento delle generalità.
Come si vede i problemi da affrontare sono molti, ma tenuto conto dell'esiguità del numero dei soggetti interessati non dovrebbe essere difficile per lo Stato o impossibile rispondere, sia sul piano legislativo che amministrativo, a queste esigenze che appaiono nella massima parte ragionevoli.
Da sottolineare negativamente che solo 18 degli 80 testimoni di giustizia beneficiano delle speciali misure di protezione nelle località di origine. Questo significa che tutti gli altri con le relative famiglie devono subire lo sradicamento dalla loro casa e dal loro ambiente anche lavorativo.
Questo significa che lo Stato non riesce a tutelare adeguatamente quei cittadini incensurati che per alto senso civico compiono la difficile scelta di rendere importanti testimonianze contro la criminalità organizzata.
Lo Stato deve fare molto di più ed evitare che i testimoni di giustizia scontino le conseguenze negative dell'abbandono della propria casa e spesso del proprio lavoro.
Se si vuole sradicare la pratica dell'omertà, lo Stato deve riappropriarsi del pieno controllo del territorio anche in quelle aree in cui tale controllo è tutt'ora problematico e solo operando in questo modo i testimoni di giustizia diverranno più numerosi e potranno dare un grande contributo al superamento della mala pratica dell'omertà dando così un forte impulso al contrasto alle organizzazioni criminale.
Sulla base di queste considerazioni il gruppo di Forza Italia voterà a favore Pag. 111della risoluzione Bindi n. 6-00124 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Uva. Ne ha facoltà.
FRANCESCO D'UVA. Grazie Presidente, per prima cosa è bene chiarire a tutti la differenza tra testimoni e collaboratori di giustizia perché non è chiara a tutti quanti. I testimoni sono le persone che hanno subito la mafia. I collaboratori sono quelli che sono definiti, magari in maniera volgare, pentiti.
I testimoni in Italia sono veramente pochi: quelli che sono nel programma speciale di protezione, quindi quelli in località protetta, sono circa novanta; i collaboratori, invece sono circa 3 mila. Questo per capire quali sono le differenze dei numeri e a cosa sono dovute. Perché così pochi testimoni di giustizia ? I fattori sono molteplici: sicuramente, la normativa attuale non incentiva assolutamente il cittadino a diventare testimone, e lo dimostrano proprio questi numeri.
Ora, un cittadino, se decide di testimoniare, cosa fa ? A cosa va incontro ? Di fatto può essere protetto in loco o in località protetta: nel caso di protezione in loco si parla di speciali misure di protezione, altrimenti si parla di programma speciale di protezione se è protetto in località segreta, protetta appunto.
Ad oggi, ci sono varie difficoltà per i testimoni di giustizia. Essenzialmente sono difficoltà psicofisiche ed emotive, dovute al fatto che questi vengono spostati in un'altra località, che non è il proprio territorio, un'altra cultura, non conoscono nessuno e vanno incontro a grandissime difficoltà, fermo restando che molto spesso vengono loro assegnati degli appartamenti che sono stati previamente occupati da collaboratori di giustizia. Quindi – diciamo – nelle località stesse sanno esattamente che quella persona ha un nome diverso, è un'altra persona, e molto spesso si pensa addirittura che sia una persona che viene dal carcere, e che quindi sia un collaboratore, mentre in realtà non è così. Infatti, il collaboratore di giustizia è una persona che decide di dichiarare delle cose e di collaborare con la giustizia e viene, in qualche modo, premiato con misure di libertà maggiori; un testimone di giustizia è l'esatto contrario: per andare incontro al suo dovere di cittadino decide di testimoniare e, in qualche modo, è protetto, ma anche prigioniero di una vita diversa.
Come dicevo, le difficoltà sono sia psicologiche, che, a volte, anche economiche, perché, è vero che al testimone è garantito lo stesso reddito che aveva prima, però, alla fine del programma, viene capitalizzato, cioè viene data a lui una certa somma per ricominciare una sua attività. Questi soldi non sempre vengono gestiti nella maniera più opportuna. È usuale, insomma, che i testimoni di giustizia, una volta fuoriusciti dal programma, si trovino in grandi difficoltà.
Con questa relazione noi abbiamo cercato di superare la attuale normativa. Prevedere la collaborazione con altri Paesi europei per diversificare le località protette; inserire le aziende dei testimoni di giustizia nella rete delle aziende sequestrate e confiscate, di cui questo Parlamento ha già auspicato la creazione con un'altra relazione, quella sui beni confiscati, vi ricorderete; creare la figura del tutor, che accompagni il testimone durante tutta la fase di protezione: queste sono soltanto alcune delle proposte che noi mettiamo in questa relazione. Potenziare il servizio centrale di protezione; cercare di creare delle persone che siano competenti in materia e che sappiano anche loro la differenza tra testimone e collaboratore.
Ecco, la relazione è molto completa, signora Presidente. Invito tutti i colleghi a leggerla perlomeno nelle parti conclusive, se non riuscite a leggerla tutta, perché è la base su cui redigere un testo, una proposta di legge dedicata per intero ai testimoni di giustizia. Oggi, infatti, la normativa sui testimoni di giustizia è soltanto una piccola parte di un più ampio testo che riguarda i collaboratori di giustizia. Questa categoria dei testimoni di giustizia, invece, Pag. 112merita un testo ad hoc, soltanto suo. Va detto, infatti, che questa relazione è stata frutto di un lavoro...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FRANCESCO D'UVA. Concludo, Presidente. È stata frutto di un lavoro che è stato portato avanti dal Comitato per i testimoni di giustizia, coordinato dal collega Mattiello, che ringrazio del lavoro che ha svolto, ma devo dire anche che il lavoro è stato fatto molto anche dal sottoscritto e non solo, perché, insomma, l'orario era quello del venerdì mattina ed eravamo pochi gli eroi che stavano qui a Montecitorio, anzi a Palazzo San Macuto, a lavorare. Io, infatti, voglio ringraziare tutti i documentaristi e i consulenti che hanno lavorato a questa relazione e voglio invitare tutti i colleghi della Commissione antimafia, soprattutto quelli che sono iscritti a quel Comitato, a lavorare in questo comitato per il lavoro futuro che verrà fatto sui collaboratori di giustizia, perché è un'altra tematica molto importante.
Con queste parole, Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Laura Garavini. Ne ha facoltà.
LAURA GARAVINI. Grazie, Presidente. Con la risoluzione all'ordine del giorno, il Governo quest'oggi si impegna a legiferare in tempi celeri in materia di testimoni di giustizia con una legge apposta, ad hoc, una legge organica in materia. È sicuramente cosa buona e giusta, perché fino ad oggi si è legiferato poco, si è legiferato male e si è legiferato per interposta persona. In che senso ? Nel senso che nel lontano 1991 si legiferò in materia di collaboratori di giustizia e solo nel 2001 poi si arrivò, invece, a fare delle aggiunte proprio per cercare di colmare questa lacuna normativa e si andò a pensare anche ad un aggiustamento che riguardasse i testimoni di giustizia. Ma proprio questa natura disorganica è stata probabilmente la ragione per la quale le norme messe in campo non sono di certo servite a tutelare la figura del testimone di giustizia. Lo hanno già detto diversi colleghi negli interventi che mi hanno preceduto: si tratta di due tipologie di soggetti estremamente diverse, completamente diverse. Noi abbiamo, da un lato, collaboratori di giustizia che vengono da un mondo criminale e poi decidono in qualche modo di dissociarsi, scelte del tutto legittime, del tutto condivisibili, ma vengono da un retroterra criminale; d'altro lato, invece, i testimoni di giustizia vengono da un retroterra completamente diverso, di legalità, e solo per il fatto di essere stati testimoni di fatti legati alla criminalità organizzata decidono, proprio per il loro retroterra di legalità, di denunciare.
Allora non è ammissibile che, a seguito di questa stortura normativa, si sia giunti quasi ad una equiparazione delle due figure. Si è creato un vero e proprio corto circuito, un paradosso, per cui spesso e volentieri i testimoni di giustizia sono stati visti loro stessi come criminali, come delinquenti, e noi, lo Stato, questo non se lo può certo permettere. È assolutamente necessario predisporre un apparato normativo che premi la legalità, che premi coloro che hanno il coraggio di denunciare. Allora, se da un lato è comprensibile che il legislatore a suo tempo partì da un assunto, cioè il fatto che comunque, anche il testimone di giustizia, pur testimoniando, non è che debba essere considerato l'eroe, anzi adempie semplicemente ad un dovere lui stesso, ad un dovere civico, lo stesso non è tollerabile che si giunga a pensare che lo Stato premi gli ex delinquenti e invece lasci da solo o tratti male coloro che per una forte credenza nella legalità hanno il coraggio di denunciare. Allora è quanto mai necessario che si arrivi appunto ad una nuova norma, una norma organica, una norma che miri a tutelare, a definire chiaramente nei suoi contenuti e a ridefinire i diritti e le modalità di tutela dei testimoni di giustizia. È estremamente positivo e salutiamo Pag. 113con grande piacere il fatto che il Viceministro Bubbico, già ieri, nella sua replica alla presentazione della relazione e agli interventi in discussione sulle linee generali, abbia già fatto suoi diversi dei punti emersi dalla relazione stilata in Commissione antimafia, votata all'unanimità e curata dal relatore Mattiello, che anch'io ringrazio per il prezioso lavoro. È estremamente positivo che il Governo individui nella figura del Viceministro delegato esattamente le stesse priorità, gli stessi contenuti, anche questi già enunciati. In particolare: una definizione stringente degli status di testimone di giustizia, il fatto che le dichiarazioni non possano essere generiche informazioni ma che acquisiscano la formula precisa della denuncia, il fatto che si privilegi una protezione in loco piuttosto che in località protette, anche perché ha un grande valore simbolico anche il fatto che chi ha avuto il coraggio di denunciare poi rimanga come esempio di legalità, come esempio di chi ha la schiena dritta, di chi viene tutelato dallo Stato proprio lì dove si sono ad adempiuti quegli atti criminali che lui stesso ha avuto il coraggio di denunciare.
Così come un altro elemento prioritario è il fatto che si tutelino anche le condizioni economiche di quei testimoni che, ad esempio, in qualità di imprenditori economici possano avere, invece, tratto danneggiamenti dal fatto della denuncia.
Così come, l'altro aspetto molto positivo – che, tra l'altro, conosce anche già concretezza nella misura in cui una delle modifiche normative apportate in passato e, dunque, che indicano una strada giusta, una strada da perseguire anche nel nuovo approccio normativo – è il fatto che si favorisca anche l'inserimento lavorativo per i testimoni di giustizia. Le modifiche apportate strada facendo nel 2013 trovano proprio in questi ultimi mesi applicazione: i primi dieci testimoni di giustizia hanno già trovato collocazione presso la regione Sicilia. Ciò indica appunto una soluzione e una prospettiva da seguire e da ripensare, da riformulare anche nel nuovo approccio normativo.
Dunque, nell'apprezzare la disponibilità del Governo, non posso che esprimere, a nome del Partito Democratico, un voto favorevole sulla risoluzione che ci apprestiamo a votare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Garavini.
Si sono così concluse le dichiarazioni di voto.
(Votazione – Doc. XXIII, n. 4)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Bindi, Mattiello, D'Uva, Naccarato, Sarti e Garavini n. 6-00124, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Patriarca, Tartaglione, Cassano, Zardini, Ottobre, Fusilli, Gigli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 380
Maggioranza 191
Hanno votato sì 380.
La Camera approva (Vedi votazioni).
Gli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno sono rinviati alla seduta di domani.
Sugli effetti della modificazione della consistenza di un gruppo parlamentare.
PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza, nella riunione odierna, ha preso atto che la modificazione intervenuta nella consistenza numerica del gruppo parlamentare «Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini» al di sotto della soglia di venti deputati non comporta il venir meno del Pag. 114gruppo stesso, determinandone così, in presenza dei requisiti di cui all'articolo 14, comma 2, del Regolamento, la continuità a tutti gli effetti giuridici.
Approvazione in Commissione.
PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta di oggi mercoledì 22 aprile 2015, la VII Commissione permanente (Cultura) ha approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge: Mariani ed altri: «Interventi per il sostegno della formazione e della ricerca nelle scienze geologiche» (1533).
Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo.
GIUSEPPE ROMANINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE ROMANINI. Grazie, signora Presidente. Solo qualche giorno fa in quest'Aula noi abbiamo solennemente celebrato il settantesimo anniversario della Liberazione dell'Italia dal nazifascismo e lo abbiamo fatto alla presenza delle alte cariche dello Stato e degli uomini e delle donne e dei partigiani che qui hanno rappresentato tutti coloro che si sono battuti per la libertà e la democrazia.
Intervengo, allora, alla vigilia della festa del 25 aprile, per sollecitare il Governo a rispondere a un'interrogazione firmata dalla collega Patrizia Maestri, dal sottoscritto e da altri 43 deputati, la n. 5-05055 del 18 marzo 2015, affinché si faccia chiarezza su un fatto molto grave.
Lo scorso 10 febbraio, giorno nel quale l'Italia celebra il giorno del ricordo e commemora le vittime dei massacri delle foibe e dell'esodo giuliano dalmata, è stato consegnato un riconoscimento durante la cerimonia di Montecitorio ai figli di Paride Mori, militare in un reparto fascista dei bersaglieri della RSI, ucciso in un combattimento contro i partigiani in Val Baccia, nella zona di Gorizia, nel febbraio del 1944. Come attesta anche la documentazione dell'Istituto storico della Resistenza di Parma, il capitano Mori apparteneva al battaglione Mussolini, reparto dei volontari, sotto il comando delle SS, in territori di fatto annessi al Reich. Non si tratta in questo caso di un giovane diciottenne finito inconsapevolmente tra le fila fasciste, ma di un uomo di 42 anni ben consapevole della scelta fatta. Difficile quindi comprendere dove stanno le ragioni che lo hanno reso meritevole dell'intitolazione mentre in quegli stessi mesi gran parte dei militari italiani erano rinchiusi in campi d'internamento in Germania per aver rifiutato l'arruolamento nei reparti della neonata Repubblica sociale. Il rispetto per i defunti è una cosa, la verità storica è un'altra. Invitiamo il Governo a porre rapidamente rimedio a questo errore grossolano e se la Commissione che ha valutato le domande ha sbagliato o è stata indotta in errore da errata o carente documentazione, a procedere con il ritiro delle onorificenze e a vigilare in futuro affinché casi simili non debbano più accadere.
GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANNI MELILLA. Signor Presidente, vorrei sollecitare la risposta ad una mia interpellanza rivolta al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale per i gravi ritardi nell'attuazione della legge n. 125 approvata nell'agosto del 2014 che riordina le attività di cooperazione internazionale. Entro centottanta giorni dall'entrata in vigore della legge, doveva essere varata l'Agenzia nazionale per la cooperazione internazionale e approvato il regolamento che disciplina l'attività e le funzioni della direzione generale della cooperazione allo sviluppo presso il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale; purtroppo siamo in presenza di un grave ritardo, di qui Pag. 115l'esigenza che il Ministero degli affari esteri venga in Aula a rispondere e a motivare questi ritardi.
LARA RICCIATTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LARA RICCIATTI. Signora Presidente, prendo la parola per chiedere un'informativa urgente da parte della Ministra Guidi, Ministra assente che sappiamo che c’è perché non ci sono giunte, tramite mezzo stampa, le sue dimissioni ma che di fatto è assolutamente inconsistente. Dopo le dichiarazioni dell'amministratore delegato di Whirlpool, la società americana che ha acquisito Indesit e che ha annunciato 1.300 esuberi in tutta Italia, abbiamo ascoltato con piacere in questo caso la forte disapprovazione del Premier Renzi e non una parola dalla Ministra dello sviluppo economico, la signora Guidi. Sappiamo che ha convocato un tavolo al Ministero dello sviluppo economico per il 27 aprile ma io penso che un segnale forte, chiaro, senza titubanza vada dato a 1.300 persone che, di fatto, rischiano di vedere fortemente messo in discussione il loro diritto al lavoro e il loro posto di lavoro.
ANDREA VALLASCAS. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA VALLASCAS. Signora Presidente, vorrei sollecitare la risposta ai seguenti atti di sindacato ispettivo: mi riferisco all'interpellanza n. 2-00729, presentata il 24 ottobre 2014, concernente gli accordi commerciali in Cina; all'interrogazione a risposta scritta n. 4-00221 del 16 aprile 2013 sul parco geominerario; all'interrogazione a risposta scritta n. 4-05224 del 23 giugno 2014, già sollecitata il 18 settembre 2014, sulla Maddalena e il G8, nonché all'interrogazione a risposta scritta n. 4-07029 del 26 novembre 2014 sulla polizia di Stato.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Vallascas.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Giovedì 23 aprile 2015, alle 9:
1. – Discussione del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3).
— Relatori: Tancredi, per la maggioranza; D'Incà e Melilla, di minoranza.
2. – Seguito della discussione delle mozioni Speranza, Dellai, Gelmini, De Girolamo, Scotto, Guidesi, Catania, Rostellato, Schullian, Pastorelli ed altri n. 1-00769 e Benedetti ed altri n. 1-00778 concernenti iniziative in merito alla cosiddetta Carta di Milano, in relazione ad Expo 2015.
3. – Seguito della discussione delle mozioni Luigi Di Maio ed altri n. 1-00741, Melilla ed altri n. 1-00822, Palese e Occhiuto n. 1-00824, Marchi ed altri n. 1-00825, Rizzetto ed altri n. 1-00826 e Guidesi ed altri n. 1-00830 concernenti iniziative volte a garantire agli enti locali adeguati trasferimenti di risorse, con particolare riferimento a quelli necessari per l'espletamento dei servizi sociali essenziali, anche in relazione alle disposizioni della legge di stabilità per il 2015.
La seduta termina alle 19,30.
TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO STEFANO DAMBRUOSO SULLE COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO IN VISTA DEL CONSIGLIO EUROPEO SUL TEMA DELL'IMMIGRAZIONE.
STEFANO DAMBRUOSO. Signor Presidente, onorevoli Colleghi, quanto accaduto Pag. 116nei giorni scorsi non può essere archiviato come l'ennesima tragedia del mare ma deve essere un monito per l'intera comunità internazionale affinché adotti nel più breve tempo possibile delle misure idonee ad impedire che tutto questo possa ripetersi. L'abbiamo detto più volte anche in quest'Aula e lo ripetiamo oggi a gran voce: non possiamo affrontare da soli un fenomeno umanitario di queste dimensioni. Siamo di fronte a centinaia di migliaia di profughi in movimento, in Africa, in Medio Oriente, che sfuggono alla morte, ai conflitti, alle persecuzioni, alla fame. L'Europa non può continuare ad ignorarlo perché, come lei stesso ha detto, è una questione «di dignità dell'uomo oltre che di sicurezza delle nazioni» e per questo deve essere considerata una priorità nell'agenda comunitaria. Bene ha fatto a richiamare tutti i paesi europei alle loro responsabilità su questi temi e ancor meglio farà nel corso del Consiglio europeo puntualizzando gli impegni concreti che ha pocanzi illustrato.
Abbiamo fatto tutto il possibile in termini di solidarietà, accoglienza, impegno, ma non è bastato: dall'inizio del 2015 circa 31.500 persone hanno intrapreso traversate marittime per raggiungere Italia e Grecia – rispettivamente il primo e il secondo principale paese di arrivo – e i numeri stanno crescendo ulteriormente. Al riguardo ancora una volta voglio rinnovare a nome di tutto il gruppo di Scelta Civica il nostro sincero grazie a tutte le donne e gli uomini delle Forze dell'ordine e delle Capitanerie di porto che solo dal 10 aprile hanno contribuito a salvare più di 8.500 persone in viaggio su decine di barche e gommoni.
Abbiamo introdotto nel nostro ordinamento, con la recente approvazione del decreto Antiterrorismo, norme più severe che consentono l'arresto obbligatorio in flagranza dei cosiddetti scafisti e l'utilizzo da parte delle Forze di polizia, degli aeromobili a pilotaggio remoto, comunemente denominati «droni», per il controllo del territorio con finalità di pubblica sicurezza ivi comprese anche le operazioni di pattugliamento delle frontiere. Sappiamo bene, però, che il record di sbarchi registrati nelle ultime settimane non è che l'inizio dell'ennesima ondata migratoria che coinvolgerà cittadini perlopiù provenienti da territori di guerra e dai paesi arabi in crisi dopo il fallimento delle cosiddette «primavere»: aumenteranno i richiedenti asilo e protezione umanitaria rispetto ai migranti economici e questa evoluzione del fenomeno non può rappresentare l'ennesima emergenza, ma deve essere affrontata come una nuova sfida per l'Italia e per l'Europa intera.
Se, infatti, il nostro Paese rappresenta geograficamente la porta verso l'Africa dell'Unione Europea è giusto che sia quest'ultima ad assumersi la responsabilità di fronteggiare un fenomeno epocale che coinvolge non solo l'Italia ma tutto il Continente. D'altronde, solo l'Europa può affrontare per via diplomatica i problemi di politica internazionale che sottendono il boom dei flussi migratori; da un lato, stipulando accordi più incisivi con i Paesi da cui i profughi provengono, e dall'altro, adottando tutte le misure necessarie a predisporre una strategia comune di difesa delle frontiere marittime, di soccorso in acque internazionali e di accoglienza dei richiedenti asilo in tutti i Paesi europei.
Occorre, quindi, nell'immediato rafforzare le operazioni Triton e Poseidon nel Mediterraneo, aumentandone le risorse finanziarie ed estendendo la loro area d'intervento, e predisporre uno sforzo sistematico per catturare e distruggere le imbarcazioni usate dai trafficanti. Si dovrà incentivare un maggior coordinamento tra Europol (l'ufficio di polizia europeo), Frontex (l'agenzia europea per la gestione delle frontiere esterne), Easo (l'ufficio europeo di sostegno per l'asilo) ed Eurojust (l'Unità di cooperazione giuridica europea) per raccogliere informazioni sul modus operandi e i fondi di cui dispongono i trafficanti di esseri umani e impiegare le squadre operative dell'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo, in Italia e Grecia, per processare congiuntamente le richieste di asilo.Pag. 117
Sul piano programmatico è necessario rivedere l'intero sistema di ingressi e di riconoscimento del diritto di asilo e di protezione internazionale, partendo da una revisione del trattato di Dublino del 2003 che in questi anni ha fortemente penalizzato gli Stati più esposti agli sbarchi, i quali, oltre a dover far fronte a misure di soccorso e prima accoglienza, devono procedere all'esame di tutte le domande presentate al momento dell'arrivo sul territorio nazionale con un notevole aggravio di adempimenti e di impiego di risorse in attesa di definizione delle pratiche attivate. Per una più equa redistribuzione anche del carico di procedure basterebbe una interpretazione più elastica del trattato che permetta, già dal momento dell'avvio della richiesta di protezione, la possibilità di inserire accanto al Paese di arrivo anche il Paese dell'Unione dove già vivono membri dello stesso nucleo familiare e nel quale il richiedente vorrebbe ottenere asilo. Sul punto quindi, occorrerà un piano di ridistribuzione delle persone bisognose di protezione umanitaria che coinvolga tutti i Paesi membri in modo vincolante e non solo su base volontaria, come proposto dal vertice congiunto dei ministri degli Esteri e dell'Interno dell'Unione europea nei giorni scorsi a Lussemburgo.
Ed ancora: occorre accelerare a livello europeo la procedura di rimpatrio degli immigrati irregolari e avviare accordi con i Governi degli stati Nord Africani per creare sui loro territori dei luoghi di soccorso e di raccolta dei profughi provenienti dalle aree di guerra, agevolando canali umanitari di transito che consentano loro di raggiungere in sicurezza i Paesi dell'Unione in cui intendono recarsi e chiedere protezione. Sul punto si potrebbe creare un Ufficio europeo dell'immigrazione con sede stabile in territorio nordafricano – analogamente a quanto altri Paesi, come gli Stati Uniti, hanno predisposto – allo scopo di rendere possibile la richiesta di protezione internazionale senza la necessità di attraversare in condizioni di irregolarità e di pericolo il Mediterraneo.
Le soluzione possono essere diverse, ma ciò che occorre è l'unità di intenti a livello comunitario. Sul punto l'immediata convocazione del Consiglio d'Europa rappresenta un importante segnale e occorre portare avanti questa battaglia per il bene del nostro Paese e dell'Europa intera, che su questi temi non ha ancora elaborato, forse non ha voluto elaborare, una visione politica comune e un progetto di difesa delle frontiere e di accoglienza dei richiedenti asilo degna di una grande potenza mondiale.
TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DELLE DEPUTATE FUCSIA FITZGERALD NISSOLI E MARTA GRANDE SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2511.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Signor Presidente, Onorevoli Colleghi, il ddl in esame, approvato dal Senato lo scorso 2 luglio, reca la ratifica del Trattato con il Governo della Repubblica popolare cinese in materia di reciproca assistenza giudiziaria penale, firmato il 7 ottobre 2010. Il Trattato in esame risponde all'esigenza di inquadrare sul piano giuridico, in maniera sistematica e cogente, le relazioni italo-cinesi già in essere in ambito giudiziario, fino ad ora regolate da un accordo generico di cooperazione strategica, in un contesto caratterizzato da crescenti rapporti economici e commerciali tra i due Paesi e dalla necessità di rafforzare la lotta alle forme di criminalità che si insinuano anche nei processi economici internazionali.
Il suddetto Accordo si compone di 22 articoli: in particolare rileva l'articolo 1 concernente l'ambito di applicazione, ovvero la notifica di documenti, l'interrogatorio di indagati, l'assunzione e la trasmissione di perizie, la ricerca ed identificazione di persone, il trasferimento di persone detenute al fine di consentirne la comparizione in un procedimento giudiziario nel territorio della parte richiedente, l'esecuzione di indagini, perquisizioni e sequestri di beni, la confisca di proventi e di oggetti pertinenti a reati, Pag. 118l'informazione sui precedenti penali. Ricordo altresì che sono escluse dal campo di applicazione dell'accordo in esame l'estradizione, l'esecuzione di sentenze o decisioni penali pronunciate nel territorio della Parte richiedente, il trasferimento di persone condannate ai fini dell'esecuzione della pena e il trasferimento dei procedimenti penali.
Il Trattato definisce una autorità centrale individuata nei due ministeri della giustizia dell'Italia e della Cina, autorità preposta, per ciascuno Stato, alla trasmissione delle richieste di assistenza giudiziaria (articolo 2), in seguito, all'articolo 3, vengono definiti i casi in cui possa essere negata o rinviata l'assistenza giudiziaria, ivi inclusi i casi di reati considerati politici o per quelli dove si possano ravvisare intendi persecutori ad eccezione dei reati di terrorismo.
I successivi articoli dell'accordo bilaterale disciplinano forme e contenuto delle richieste di assistenza (articolo 4), la modalità per la loro esecuzione (articolo 5) ed il carattere di riservatezza che esse assumono (articolo 6). Gli articoli da 7 a 18 specificano quindi le modalità delle diverse forme di assistenza giudiziaria previste nel Trattato in esame. Infine gli articoli 19-22 concernono la ripartizione delle spese sostenute nella prestazione di assistenza giudiziaria, la possibilità di applicare tra le Parti altri accordi internazionali o leggi regionali nella materia dell'assistenza giudiziaria, la soluzione di eventuali controversie ed infine le modalità di entrata in vigore del Trattato.
Ricordo che in Commissione non sono emerse criticità di ordine costituzionale, né contrasti con la normativa dell'UE ed internazionale cui l'Italia è vincolata: questo accordo infatti ha un contenuto analogo ad accordi in materia firmati da altri Stati dell'Unione Europea, in modo coerente con la Convenzione del Consiglio d'Europa sull'assistenza giudiziaria del 1959.
Come ha già ben evidenziato il relatore, esaminando la compatibilità del Trattato con la nostra Costituzione, esso risulta conforme ai principi sanciti dagli articoli 26 e 27 in materia di divieto di estradizione per reati politici e la pena di morte, e ribaditi dall'articolo 19 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea che, accanto al divieto di espulsioni collettive, vieta di allontanare, espellere o estradare una persona verso uno Stato in cui esista un serio rischio di essere sottoposto alla pena di morte o – in questo caso con un significativo ampliamento rispetto al campo di tutela rispetto alla nostra Costituzione – alla tortura, pene e trattamenti inumani e degradanti.
Considerando, con grave disappunto, che l'ordinamento cinese prevede la pena di morte come sanzione di alcuni reati finanziari, il nostro Paese deve essere particolarmente vigile.
È a tutti noto il ruolo della Cina sullo scenario geopolitico ed economico globale e le prospettive che esso va assumendo per il futuro, tuttavia devo richiamare al ruolo di vigilanza che dobbiamo esercitare per assicurare un effettivo rispetto dei diritti umani in Cina affinché possa inscriversi nella prospettiva delle riforme che la Cina ha già avviato, per esempio nel settore della proprietà intellettuale, e che sono processi importanti per un futuro di cooperazione come già il presente Accordo è viva espressione. Pertanto, invito a procedere alla ratifica di questo Accordo, di cui annuncio il voto favorevole del Gruppo Per l'Italia Centro Democratico, nella consapevolezza del valore crescente dell'interscambio commerciale e nel numero di cittadini cinesi residenti sul nostro territorio nazionale.
MARTA GRANDE. La ratifica del trattato di cooperazione giudiziaria che ci accingiamo a votare è un atto particolarmente importante non solo perché viene stabilita una prassi tra i due paesi in materia di cooperazione giudiziaria ma anche perché si creano degli standard ed una base comune di cooperazione con un paese che ancora a livello internazionale viene spesso visto come critico rispetto a questo tipo di procedure.
Inoltre, Il trattato si inserisce nel quadro di provvedimenti analoghi che l'Italia Pag. 119sta assumendo con gli Stati estranei all'Unione Europea, finalizzati al miglioramento dei rapporti di cooperazione. La ratifica rappresenta quindi un passo in avanti nella cooperazione tra i due Paesi nella lotta congiunta alla criminalità e con i diversi articoli del trattato si opererà affinché i rispettivi ministeri vengano messi in comunicazione costante, al fine di porre in atto tutte le azioni necessarie per lo svolgimento delle azioni di contrasto e repressione della criminalità con la massima collaborazione.
Il Trattato si compone di un breve Preambolo e di 22 articoli.
L'articolo 1 sancisce l'obbligo dell'assistenza reciproca in materia penale tra le Parti. Nella mutua assistenza oggetto dell'Accordo in esame sono ricomprese la notifica di documenti, l'interrogatorio di indagati, l'assunzione e la trasmissione di perizie, la ricerca e l'identificazione di persone, il trasferimento di persone in stato di detenzione al fine di consentirne la comparizione in qualità di testimoni o in altra qualità in un procedimento giudiziario nel territorio della Parte richiedente, l'esecuzione di indagini, perquisizioni e sequestri di beni, la confisca di proventi e di oggetti pertinenti a reati, l'informazione sui precedenti penali. Sono invece escluse dal campo di applicazione dell'accordo in esame l'estradizione, l'esecuzione di sentenze o decisioni penali pronunciate nel territorio della Parte richiedente, il trasferimento di persone condannate ai fini dell'esecuzione della pena, nonché il trasferimento dei procedimenti penali.
L'articolo 2 concerne le Autorità centrali che nei due Paesi si incaricano dei collegamenti per le richieste di assistenza giudiziaria e per ogni altra questione connessa: tanto per l'Italia quanto per la Cina tali Autorità centrali sono identificate nei rispettivi Ministeri della giustizia.
Con L'articolo 3 si elencano i casi in cui viene senz'altro negata o rinviata l'assistenza giudiziaria, mentre con l'articolo 8 si decreta l'assunzione di prove. Per quanto concerne documenti e atti, essi sono di norma trasmessi in copia, di cui viene tuttavia certificata la conformità.
L'articolo 9 riguarda la possibilità di rifiuto di una persona chiamata a rendere testimonianza in base al Trattato in esame, tanto in rapporto alla legislazione della Parte richiesta che a quella della Parte richiedente.
L'articolo 10, invece, riguarda invece la comparizione di testimoni o periti nel territorio della Parte richiedente, subordinata alla loro disponibilità, anche in relazione alle indennità e rimborsi spese che la Parte richiedente è disposta a corrispondere.
TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DELLA DEPUTATA FUCSIA FITZGERALD NISSOLI E DEI DEPUTATI STEFANO BORGHESI E MARIANO RABINO SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2752.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Signor Presidente, Onorevoli Colleghi, il ddl di autorizzazione alla ratifica dell'accordo di collaborazione strategica tra l'Italia e il Montenegro, firmato a Roma il 6 febbraio 2010, è stato approvato dal Senato il 26 novembre scorso. Tale accordo si inserisce nell'ambito di intensi rapporti bilaterali in settori quali infrastrutture, investimenti, energia, turismo, tutela dell'ambiente, lotta alla criminalità organizzata, cooperazione scientifica e tecnologica, istruzione, sanità e cooperazione regionale.
Il suddetto accordo, pienamente compatibile con l'ordinamento UE e con gli obblighi internazionali di cui è titolare il nostro Paese, contribuisce in modo significativo a rafforzare settori decisivi per l'economia italiana.
In sintesi il contenuto dell'accordo, che consta di otto articoli, evidenzia le linee di sviluppo della collaborazione strategica bilaterale, da realizzare anche attraverso l'istituzione di un Comitato congiunto con il compito di coordinare, proporre e seguire la realizzazione dei singoli programmi, di promuovere le attività dei gruppi di lavoro e di esperti interessati nei Pag. 120progetti, di formulare proposte migliorative dello stesso accordo e di risolvere eventuali controversie legate all'interpretazione del trattato.
La rilevanza dei rapporti bilaterali con il Montenegro è evidenziata anche dai dati ISTAT 2013: in relazione al primo semestre infatti l'interscambio commerciale si è attestato a 92 milioni di euro con un saldo a favore dell'Italia di 54 milioni. Anche l'export italiano ha segnato, nello stesso periodo di riferimento, un aumento pari al 24,9 per cento rispetto all'anno precedente.
Ricordiamo che il Montenegro ha già provveduto a ratificare il suddetto accordo, dimostrando in questo modo la propria determinazione nell'allineamento e nell'integrazione con l'Unione Europea e con la NATO, auspicando la pronta ratifica italiana, annuncio il voto favorevole del Gruppo Per l'Italia Centro Democratico.
STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, Onorevoli Colleghi, Signori Rappresentanti del Governo ! L'Accordo bilaterale che viene oggi sottoposto all'attenzione dell'Aula di Montecitorio è stato firmato dal Presidente del Consiglio pro-tempore del nostro Paese, fatto che attesta di per sé l'importanza che gli era annessa.
La portata dell'intesa è intenzionalmente definita «strategica», cioè ad ampio spettro, e finalizzata a preparare il Montenegro all'ingresso nell'Unione Europea e nell'Alleanza Atlantica, oltre che alla gestione degli interessi comuni: una prospettiva che ci convince soltanto a metà.
Come Lega Nord, infatti, siamo piuttosto contrari ad ulteriori allargamenti dell'UE e riteniamo che la politica delle porte aperte debba essere in qualche modo rivista. Del Montenegro preoccupano specialmente le importanti infiltrazioni criminali nel tessuto economico.
Non siamo invece affatto ostili all'idea di un Montenegro che entri nella Nato, rafforzando questa misura la difesa militare dell'Adriatico e delle nostre coste che vi si affacciano.
Gli oneri di gestione dell'Accordo sono bassi e non pongono speciali problemi. Diremmo quindi sì a questa intesa, come abbiamo del resto già fatto al Senato, a patto che il nostro sì di oggi non venga confuso con una delega in bianco a sostenere l'integrazione del Montenegro dell'Unione Europea.
MARIANO RABINO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento in esame si inserisce nel processo di adesione del Montenegro all'Unione europea e alla NATO, attraverso un accordo finalizzato a rafforzare le già significative relazioni fra l'Italia e questo strategico Paese dell'area balcanica, al fine di coordinare programmi e progetti in importanti settori di collaborazione nel campo della lotta alla criminalità, della protezione del patrimonio culturale e dello sviluppo degli investimenti.
Tale collaborazione non potrà che favorire i processi di integrazione economica dei due Paesi, determinando importanti ricadute positive sia per ciò che concerne l'interscambio commerciale sia per quello che riguarda la stessa occupazione.
L'Accordo si inserisce in un quadro caratterizzato da altre due importanti azioni di collaborazione in atto nel cuore dell'Europa, l'Iniziativa centroeuropea e l'Iniziativa adriatico-ionica, ora in fase di formalizzazione.
Da tempo, infatti, l'Italia, il Montenegro e altri Paesi dell'area balcanica e dell'Unione europea sono impegnati a sviluppare le relazioni nei settori istituzionale, culturale, economico e sociale.
Inoltre, la ratifica dell'Accordo è un ulteriore tassello nella costruzione dei rapporti positivi fra i due Paesi, anche nel quadro di un fattivo intervento per la stabilizzazione di tutta l'area balcanica.
Come è stato evidenziato nel corso della discussione generale dai colleghi, il Montenegro è molto motivato nel suo cammino verso le riforme e proiettato a livello internazionale alla realizzazione di una strategia di allargamento ai Balcani occidentali.Pag. 121
L'integrazione tra i vari Paesi, si sviluppa in condizioni e con velocità differenti, in questo il Montenegro è il Paese che più degli altri è stato motivato nel processo di riforme verso l'Europa.
Come è stato evidenziato in Commissione dalla relatrice, i Balcani occidentali costituiscono per l'Italia una regione di forte e radicata presenza economica, sia in termini di interscambio commerciale che di investimenti. In questo contesto il Montenegro gioca un ruolo privilegiato sia sotto il profilo economico-commerciale che sotto quello politico-diplomatico, anche perché il Paese adriatico presenta un significativo potenziale per gli investimenti italiani, che sono al primo posto in assoluto tra gli investimenti esteri, pur esistendo margini per incrementare la nostra presenza.
Esempi dell'apertura negoziale e delle riforme proiettate in chiave europeista, espressa dal Montenegro sono i due capitoli negoziali aperti nelle trattative di adesione all'Unione europea: quello sulla proprietà intellettuale e quello sulla società delle informazioni e media. A giugno 2014 ne sono stati aperti altri tre: rispettivamente su libera circolazione dei capitali, politica estera, sicurezza e difesa e, infine, controlli finanziari. Quanto alla NATO, di recente il Segretario Generale dell'Alleanza atlantica ha definito il Montenegro come partner importante e un forte candidato all'adesione.
L'Accordo in esame impegna le Parti, nel solco tracciato dal Memorandum di collaborazione, firmato a Roma il 25 luglio 2007, a sviluppare la cooperazione bilaterale, in special modo nei settori delle infrastrutture, degli investimenti, dell'energia, del turismo, della tutela dell'ambiente, della lotta alla criminalità organizzata, della cooperazione scientifica e tecnologica, dell'istruzione, della sanità e della cooperazione regionale.
Il Montenegro, pur essendo di dimensioni contenute è comunque un Paese importante all'interno dello scenario, ed il contesto è un'area delicata. E comunque è una prospettiva interessante per sviluppare delle attività imprenditoriali che spesso sono gestite anche da nostri connazionali.
L'Accordo valorizza, dunque, l'intensa attività di collaborazione bilaterale in diversi settori strategici.
Per questi motivi, dichiaro il voto favorevole del Gruppo di Scelta Civica al disegno di legge di ratifica dell'Accordo di collaborazione strategica fra Italia e Montenegro, auspicando una rapida approvazione dell'Accordo in titolo, già approvato dal Senato il 26 novembre scorso e già ratificato da Podgorica, che rappresenterà un ulteriore tassello al mosaico di rapporti politici, economici e culturali che lega l'Italia al Paese adriatico.
TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI MARIO MARAZZITI E EMANUELE SCAGLIUSI SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2124-B.
MARIO MARAZZITI. Onorevoli Colleghi, ci sono momenti, fatti, accadimenti che cambiano la vita delle persone e delle società in cui vivono e obiettivo principale delle istituzioni, di chi governa è di adeguarsi prontamente a questi cambiamenti. Nel caso in specie questo spartiacque è rappresentato dall'11 settembre 2011, una data che ha modificato molte delle nostre abitudini e delle nostre certezze.
Oggi noi andiamo ad autorizzazione la ratifica degli Emendamenti, adottati l'8 luglio 2005, alla Convenzione sulla protezione fisica dei materiali nucleari del 1980, ratificata con la legge 704 del 1982, la cui necessità e opportunità è emersa proprio a seguito degli attentati terroristici dell'11 settembre 2011 che convinsero gli aderenti alla Convenzioni a rafforzare il regime internazionale della protezione fisica prevedendo altresì fattispecie criminose riferite alla rimozione non autorizzata e al sabotaggio delle installazioni e del materiale nucleare.
La Convenzione del 1980 ha rappresentato il primo strumento normativo predisposto in sede internazionale per definire Pag. 122e attuare adeguate misure di protezione per le materie nucleari dal rischio di prelievo non autorizzato e particolare obblighi per gli Stati contraenti in tema di protezione fisica delle materie nucleari in fase di trasporti internazionali.
Con questi Emendamenti si amplia l'ambito applicativo dell'accordo ponendo particolare attenzione al concetto di sabotaggio, sia in fase di trasporto delle materie sia riguardo alle installazioni.
Oltre a questi aspetti dobbiamo sottolinearne altri, fortemente voluti dal nostro Paese e riguardanti il danno ambientale e la sicurezza delle informazioni classificate.
Dobbiamo segnalare che analogo provvedimento di ratifica era stato discusso ed approvato al Senato nel corso della passata Legislatura senza che potesse concludersi l'iter qui alla Camera solamente per motivi di tempo.
Oltre ai nuovi princìpi ed obblighi generali previsti dai 14 Emendamenti aventi lo scopo di estendere l'ambito della Convenzione prevedendo la protezione fisica del materiale nucleare usato per scopi pacifici, durante l'utilizzo, l'immagazzinamento o il trasporto, sono inseriti nuove norme concernenti la prevenzione e la punizione dei reati riguardanti detto materiale nonché le installazioni nucleari, ed è stata introdotta la definizione di «sabotaggio».
In particolare cito l'inserimento nel nostro codice penale di una nuova fattispecie: il delitto di «attentato alla sicurezza delle installazioni nucleari» punito con la reclusione da 2 a 6 anni aumentata da 4 a 12 anni se dalla condotta di pericolo deriva un disastro.
Oltre a questa nuova fattispecie di reato, è stata introdotta una sanzione amministrativa (nella prima versione era previsto anche la sanzione penale cancellata dal Senato) per l'uso non autorizzato di materiale nucleare, per chiunque, cioè, che adotti una condotta volta all'acquisto, alla ricezione, alla detenzione, alla cessione a terzi, all'utilizzazione, al trasporto, all'importazione, all'esportazione, alla trasformazione, all'alienazione e alla dispersione nell'ambiente di materie nucleari di qualsiasi tipo senza autorizzazione dell'autorità competente.
Onorevoli Colleghi, l'importanza di questa ratifica è sotto gli occhi di tutti ed per questi motivi, confidando in un rapido esame anche da parte dell'altro ramo del Parlamento, annuncio il voto favorevole del Gruppo «per l'Italia-Centro Democratico».
EMANUELE SCAGLIUSI. Le commissioni riunite della Camera, Giustizia ed Esteri, hanno riesaminato il disegno di legge governativo di ratifica degli emendamenti adottati l'8 luglio 2005, apportati alla Convenzione sulla protezione fisica dei materiali nucleari del 1980.
Il ddl detta altresì rilevanti norme di adeguamento dell'ordinamento nazionale necessarie per dare attuazione nel nostro paese al contenuto degli emendamenti medesimi. Premesso che il M5S ritiene vi siano sicuramente alternative all'utilizzo del nucleare più sostenibili e meno impattanti, siamo ora ad esaminare una convenzione che ha almeno negli intenti l'obiettivo di assicurare una efficace protezione fisica durante l'utilizzo lo stoccaggio il trasporto di materie nucleari utilizzate a fini pacifici oltre che di prevenire e contrastare i crimini relativi a dette materie ed agli impianti. Ha inoltre l'obiettivo di garantire la sanzione adeguata delle infrazioni in questo ambito e la cooperazione degli stati parti della convenzione.
La convenzione è in vigore per l'Italia, che ne ha autorizzato la ratifica con la legge 704 del 1982, dal 6 ottobre 1991.
Ora, soprattutto a seguito degli eventi dell'11 settembre del 2001, negli anni successivi è cresciuta tra gli Stati, la necessità di rafforzare il regime internazionale della protezione fisica attraverso la definizione di emendamenti che sono oggi oggetto di ratifica prevedendo altresì fattispecie criminose con riferimento alla rimozione non autorizzata e al sabotaggio della istallazioni e del materiale nucleare. Occorre considerare che la citata Convenzione e i relativi Emendamenti sono l'unico strumento internazionale che vincola i Paesi Pag. 123aderenti alla protezione fisica del materiale nucleare, che ad oggi l'Italia è l'unico Stato dell'Unione europea a non aver ancora ratificato gli emendamenti ed ancora, che in una nota trasmessa alla Camera, secondo il Ministro degli affari esteri e della cooperazione sarebbe opportuno concludere l'iter legislativo prima del trattato di non proliferazione nucleare in programma a New York per l'Aprile del 2015.
In merito al contenuto, dunque, si possono segnalare in particolare, all'articolo 3, la definizione di protezione fisica attiva e passiva dei materiali nucleari: la prima spetta alle forze dell'ordine per evitare sottrazioni o sabotaggi, la seconda implica procedure e sistemi di sorveglianza; all'articolo 4 l'individuazione delle autorità competenti per l'attuazione della Convenzione come emendata e all'articolo 5 la definizione dei piani di protezione fisica. L'articolo 6 concerne la protezione fisica delle materie e delle installazioni nucleari da parte degli esercenti e dei vettori nel caso di trasporto mentre l'articolo 7 riguarda il recupero e la messa in sicurezza delle materie nucleari; l'articolo 8 modifica il codice penale in relazione agli attentati alla sicurezza anche delle installazioni nucleari e, infine, l'articolo 10 concerne il regime sanzionatorio di condotte concernenti materiale nucleare da cui siano derivati effetti pregiudizievoli per le persone o per le cose o per l'ambiente.
In particolare l'articolo 8 del disegno di legge introduce una nuova fattispecie penale e attribuisce la relativa competenza al tribunale in composizione collegiale.
Il comma 1, inserisce infatti nel codice penale il nuovo delitto di «attentato alla sicurezza delle installazioni nucleari» e lo punisce con pene più severe per le modifiche apportate dalle Commissioni in sede referente in prima lettura alla Camera con interventi emendativi del Movimento 5 stelle.
Tuttavia non si possono sottacere alcune criticità emerse durante i lavori delle Commissioni, in particolare espresse alla VIII e X in sede consultiva.
Si rileva che la modifica all'articolo 10 avvenuta in Commissione giustizia al Senato suscita qualche perplessità ma stante la maggiore severità delle sanzioni predisposte all'articolo 8 e il complesso del contenuto, il Movimento dichiara il proprio voto favorevole al provvedimento.
ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA PROPOSTA DI LEGGE N. 3-BIS-B
Pdl n. 3-bis-B – Legge elettorale
Discussione generale: 7 ore e 30 minuti.
Relatori di maggioranza
(complessivamente) |
20 minuti |
Relatori di minoranza (complessivamente) | 20 minuti |
Governo | 20 minuti |
Richiami al Regolamento | 10 minuti |
Interventi a titolo personale | 1 ora e 10 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) |
Gruppi | 5 ore e 10 minuti |
Partito Democratico | 36 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 32 minuti |
Forza Italia – Popolo della Libertà –
Berlusconi Presidente |
31 minuti |
Area Popolare (NCD-UDC) | 31 minuti |
Sinistra Ecologia Libertà | 30 minuti |
Scelta civica per l'Italia | 30 minuti |
Lega Nord e Autonomie | 30 minuti |
Per l'Italia – Centro Democratico | 30 minuti |
Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale | 30 minuti |
Misto: | 30 minuti |
Alternativa Libera | 12 minuti |
Minoranze Linguistiche | 7 minuti |
Partito Socialista Italiano (PSI) –
Liberali per l'Italia (PLI) |
6 minuti |
MAIE – Movimento Associativo italiani
all'estero – Alleanza per l'Italia (API) |
5 minuti |
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | Ris. Rosato e a. n. 6-125 p.I | 474 | 474 | 238 | 311 | 163 | 71 | Appr. | |
2 | Nom. | Ris. Rosato e a. n. 6-125 p.II | 477 | 466 | 11 | 234 | 350 | 116 | 71 | Appr. |
3 | Nom. | Ris. Molteni e a. n. 6-126 | 472 | 426 | 46 | 214 | 27 | 399 | 69 | Resp. |
4 | Nom. | Ris. Brunetta n. 6-127 p.I | 476 | 474 | 2 | 238 | 52 | 422 | 69 | Resp. |
5 | Nom. | Ris. Brunetta n. 6-127 p.II | 477 | 476 | 1 | 239 | 348 | 128 | 69 | Appr. |
6 | Nom. | Ris. Fratoianni e a. n. 6-128 | 476 | 397 | 79 | 199 | 30 | 367 | 69 | Resp. |
7 | Nom. | Ris. Dadone e a. n. 6-129 | 476 | 449 | 27 | 225 | 82 | 367 | 69 | Resp. |
8 | Nom. | Ris. Artini e a. n. 6-130 p.I | 478 | 456 | 22 | 229 | 83 | 373 | 69 | Resp. |
9 | Nom. | Ris. Artini e a. n. 6-130 p.II | 476 | 452 | 24 | 227 | 424 | 28 | 69 | Appr. |
10 | Nom. | Ddl 2511 – articolo 1 | 432 | 418 | 14 | 210 | 417 | 1 | 69 | Appr. |
11 | Nom. | articolo 2 | 446 | 428 | 18 | 215 | 428 | 69 | Appr. | |
12 | Nom. | articolo 3 | 436 | 419 | 17 | 210 | 419 | 70 | Appr. | |
13 | Nom. | articolo 4 | 446 | 427 | 19 | 214 | 427 | 69 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | Ddl 2511 – voto finale | 461 | 439 | 22 | 220 | 439 | 69 | Appr. | |
15 | Nom. | Ddl 2752 – articolo 1 | 464 | 456 | 8 | 229 | 386 | 70 | 69 | Appr. |
16 | Nom. | articolo 2 | 457 | 449 | 8 | 225 | 380 | 69 | 70 | Appr. |
17 | Nom. | articolo 3 | 462 | 454 | 8 | 228 | 382 | 72 | 69 | Appr. |
18 | Nom. | articolo 4 | 464 | 456 | 8 | 229 | 385 | 71 | 69 | Appr. |
19 | Nom. | Ddl 2752 – voto finale | 450 | 440 | 10 | 221 | 369 | 71 | 69 | Appr. |
20 | Nom. | Ddl 2124-B – articolo 4 | 419 | 418 | 1 | 210 | 418 | 69 | Appr. | |
21 | Nom. | articolo 9 | 431 | 431 | 216 | 431 | 69 | Appr. | ||
22 | Nom. | articolo 10 | 431 | 413 | 18 | 207 | 413 | 69 | Appr. | |
23 | Nom. | Ddl 2124-B – voto finale | 425 | 425 | 213 | 425 | 69 | Appr. | ||
24 | Nom. | T.U. pdl 831 e abb.-B – em. 1.10 | 402 | 401 | 1 | 201 | 33 | 368 | 86 | Resp. |
25 | Nom. | em. 1.11 | 412 | 411 | 1 | 206 | 32 | 379 | 86 | Resp. |
26 | Nom. | em. 1.3 | 416 | 346 | 70 | 174 | 20 | 326 | 86 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 31) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nom. | articolo 1 | 417 | 413 | 4 | 207 | 387 | 26 | 86 | Appr. |
28 | Nom. | articolo 2 | 422 | 418 | 4 | 210 | 390 | 28 | 86 | Appr. |
29 | Nom. | articolo 3 | 418 | 414 | 4 | 208 | 388 | 26 | 86 | Appr. |
30 | Nom. | T.U. pdl 831 e abb.-B -voto finale | 432 | 426 | 6 | 214 | 398 | 28 | 82 | Appr. |
31 | Nom. | Doc. XXIII, n. 4 – risoluz. 6-124 | 380 | 380 | 191 | 380 | 82 | Appr. |