Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 422 di mercoledì 6 maggio 2015

Pag. 1

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

  La seduta comincia alle 9,40.

  GIANNI MELILLA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alli, Artini, Bratti, Caparini, De Menech, Di Lello, Fedriga, Ferranti, Fico, Losacco, Antonio Martino, Pes, Pisicchio, Portas, Realacci, Sani, Tabacci, Valeria Valente, Vargiu e Velo sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione del disegno di legge: S. 1818 Conversione in legge del decreto-legge 17 marzo 2015, n. 27, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento contemporaneo delle elezioni regionali ed amministrative (Approvato dal Senato) (A.C. 3059) (ore 9,45).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3059: Conversione in legge del decreto-legge 17 marzo 2015, n. 27, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento contemporaneo delle elezioni regionali ed amministrative.
  Ricordo che nella seduta del 28 aprile 2015 sono state respinte le questioni pregiudiziali Invernizzi ed altri n. 1 e Palese n. 2.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3059)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto, altresì, che la I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Dorina Bianchi.

  DORINA BIANCHI, Relatrice. Grazie, Presidente. Il decreto-legge n. 27 del 2015, quello che oggi è al nostro esame, si compone di un solo articolo che, a parte l'articolo che contiene la consueta formula dell'immediata entrata in vigore, reca i principi fondamentali per le elezioni regionali, al fine di prevedere che le elezioni dei nuovi consigli abbiano luogo non oltre i 60 giorni successivi al termine del quinquennio o nella domenica compresa nei sei giorni ulteriori.
  Il provvedimento in oggetto introduce, dunque, a regime la possibilità di indire le Pag. 2elezioni regionali anche oltre il termine di 60 giorni dalla scadenza dei consigli regionali, termine che noi avevamo introdotto con la legge di stabilità del 2015, prevedendo che se tale termine coincide con un giorno infrasettimanale è possibile convocare i comizi elettorali anche nella domenica compresa nei sei giorni successivi.
  Faccio presente che il decreto-legge è già stato approvato, senza modificazioni, dal Senato. La I Commissione ha svolto l'esame in sede referente del provvedimento nelle sedute del 28 e del 30 aprile e del 5 maggio senza apportare modifiche al testo del decreto-legge. Il Comitato per la legislazione, la Commissione bilancio e la Commissione parlamentare per le questioni regionali hanno espresso i prescritti pareri.
  La disposizione di cui all'articolo 1 esplicherà i suoi effetti già dalle prossime consultazioni elettorali, consentendo lo svolgimento delle elezioni regionali nella giornata del 31 maggio con abbinamento alle elezioni amministrative.
  Al riguardo, ricordo che nella prossima primavera si svolgeranno sia le elezioni per rinnovo dei presidenti dei consigli di sette regioni a statuto ordinario, che sono il Veneto, la Liguria, la Toscana, le Marche, l'Umbria, la Campania e la Puglia, sia il turno annuale di elezioni amministrative, che nelle regioni a statuto ordinario interesserà 515 comuni.
  Le elezioni amministrative, ai sensi dell'articolo 1 della legge n. 182 del 1991, devono tenersi in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno. Al fine di consentire lo svolgimento di tutte le consultazioni elettorali in un'unica data, il cosiddetto, appunto, «election day», ai sensi dell'articolo 7 del decreto-legge n. 98 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 111 del 2011, l'articolo 1, comma 501, della legge n. 190 del 2014 ha disposto che le elezioni dei nuovi organi elettivi regionali abbiano luogo non oltre i 60 giorni successivi al termine del quinquennio, integrando l'articolo 5, comma 1, della legge n. 165 del 2004.
  Considerato che le elezioni degli organi elettivi regionali si sono svolte domenica 28 marzo 2010, con scadenza del mandato il 27 marzo 2015, la suddetta norma ne consente il rinnovo elettivo entro il 27 maggio 2015. Tuttavia, come riportato anche nella relazione illustrativa del disegno di legge presentato dal Governo al Senato, nel periodo considerato non risulta possibile individuare una data di votazione idonea, in considerazione della coincidenza del primo o secondo turno con festività religiose, cristiane o ebraiche (Pasqua, Pentecoste), con le festività civili (Anniversario della liberazione, Festa del lavoro) o con altre ricorrenze rilevanti ai fini dell'influenza al voto (Adunata annuale degli alpini).
  La prima domenica utile, ossia non interessata da tali concomitanze, coincide con il 31 maggio 2015; data che, tuttavia, si colloca oltre il termine dei 60 giorni cui al citato articolo 5. L'intervento in esame, pertanto, si rende necessario e urgente al fine di rendere effettiva la possibilità di celebrare in un solo giorno le elezioni regionali e amministrative del 2015. Esso, pertanto, è suscettibile di produrre una riduzione complessiva delle spese elettorali, in coerenza con le finalità di risparmio delle disposizioni di questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinunzia ad intervenire.
  È iscritta a parlare la deputata Gasparini. Ne ha facoltà.

  DANIELA MATILDE MARIA GASPARINI. Grazie, Presidente. Il decreto-legge in esame potrebbe essere rubricato come «decreto-legge della coerenza e del rispetto». Coerenza perché è in attuazione dell'articolo 7 della legge n. 98 del 2011, che prevedeva l’election day a decorrere dall'anno 2012. Già allora si era previsto che le consultazioni elettorali per le elezioni dei sindaci, dei presidenti delle province e delle regioni, dei consigli comunali, provinciali e regionali, del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati si Pag. 3svolgessero, compatibilmente con quanto previsto dai rispettivi ordinamenti, in un'unica data nell'arco dell'anno.
  Per attuare questo dettato anche per le elezioni regionali e comunali del 2015, con l'ultima legge di stabilità si è stabilita la possibilità di indire le elezioni regionali anche oltre il termine di 60 giorni dalla scadenza dei consigli regionali, per farle coincidere con le elezioni comunali. Questo perché le ultime elezioni amministrative si erano svolte il 28 e 29 marzo e già allora era stato fatto un decreto-legge per anticipare le elezioni comunali in quella stessa data. Quindi, occorreva, in questa fase, coerentemente con il dettato legislativo, produrre un decreto-legge che permettesse l’election day.
  Con questo decreto stiamo discutendo, sostanzialmente, di un allungamento di sei giorni del termine dei 60 giorni che avevamo precedentemente individuato per porre attenzione alle tradizioni del nostre Paese. Sì, perché, così come riportato nella relazione di accompagnamento, il fatto che la «finestra elettorale», senza questa correzione, sarebbe stata dal 15 aprile al 27 maggio, coincidente con festività religiose cristiane ed ebraiche e festività civili, avrebbe sovrapposto un importante momento civile e partecipativo, come sono le elezioni, a ricorrenze così importanti nella storia e nella cultura degli italiani e a tradizionali periodi di vacanza, con il rischio che non vi fosse una partecipazione corretta e coerente degli italiani a questa tornata elettorale.
  Inoltre, devo evidenziare che l'avere spostato al 31 maggio le elezioni e al 14 giugno il ballottaggio è anche positivo, perché il secondo turno, il 14 giugno, a scuole terminate, creerà minore disagio nell'allestire i seggi, che, purtroppo, vengono tenuti principalmente nelle scuole. Se, come io credo, questo è un provvedimento coerente e di buon senso, non capisco perché ci sia chi ritenga che debba essere contrastato o modificato.
  Il Senato lo ha approvato senza emendamenti e ha evidenziato che non ci sono dubbi di compatibilità, così come il Comitato per la legislazione della Camera ha evidenziato che è circostanza non infrequente, in prossimità di scadenze elettorali, che, con provvedimenti d'urgenza, siano dettate disposizioni in materia elettorale finalizzate a regolare limitati aspetti di carattere organizzativo, e questo decreto-legge non è altro che questo: aggiungere sei giorni ad una scadenza programmata per permettere coerentemente di far votare gli italiani.
  Infine, credo che sia positivo il far svolgere le elezioni per le sette regioni a statuto ordinario in contemporanea con i 515 comuni che vanno al voto, perché ci potrà essere più partecipazione e perché i cittadini potranno meglio mettere a confronto i programmi dei candidati sindaci con quelli dei candidati a presidenti di regioni. Troppo spesso i comuni si trovano a fronteggiare tutti i problemi che i cittadini pongono loro a prescindere dalle competenze istituzionali.
  Si sa che il sindaco o la sindaca sono punti di riferimento per tutti i cittadini, sono i più accessibili e conosciuti, ma molti dei servizi che i cittadini usano ogni giorno sono di competenza regionale. Le elezioni in un unico giorno potrebbero permettere e possono permettere di rendere più consapevoli i cittadini sulle responsabilità delle diverse istituzioni. Ad esempio, bisognerebbe dire loro, con più chiarezza, che trasporti, casa e sanità sono competenze regionali e che non basta votare un buon sindaco: bisogna votare anche un buon presidente di regione per avere una risposta chiara e coerente alle domande e ai bisogni posti.
  Quelle che avremo il 31 maggio saranno elezioni importanti perché si svolgono in un momento di grandi cambiamenti per il Paese e le sue istituzioni.
  Per questo, mi auguro che ci possa essere una grande partecipazione e che possa essere una grande occasione per spiegare ai cittadini le riforme che abbiamo approvato per rendere più efficiente la pubblica amministrazione.
  Penso alla necessità di chiarire le diverse competenze delle istituzioni, a partire dalle province, che sono in una fase di passaggio in attesa della riforma costituzionale Pag. 4(ma che hanno, comunque, cambiato le competenze ed è giusto che i cittadini le conoscano per individuare le responsabilità degli amministratori), così come ha importanza l'istituzione delle città metropolitane, per quei comuni che ne fanno parte, come cambiano i riferimenti, specialmente nelle città metropolitane, e le responsabilità di alcuni servizi di scala sovracomunale, penso soprattutto al ruolo che le regioni dovrebbero avere nel ridisegnare il sistema amministrativo delle aree vaste e delle province e nel sostegno alla semplificazione del sistema degli enti locali, sostenendo le unioni e le fusioni dei comuni. Oltre tutto, sarebbe la grande occasione, questa delle elezioni, per dire ai cittadini della riforma della Pubblica Amministrazione già approvata dal Senato, perché quello che più chiedono loro, e le imprese, è di avere un sistema istituzionale più responsabile e meno burocratico.
  Cosa voglio dire Presidente ? Voglio dire che le elezioni sono una grande occasione di partecipazione dei cittadini e sono sempre più convinta che il cambiamento non avviene soltanto per la legge che noi approviamo qui in Parlamento, ma per la capacità che uomini e donne hanno di percepire la volontà del cambiamento che le leggi propongono e di mettersi in gioco, senza paura, specialmente in una fase così interessante, ma anche complicata, che il nostro Paese sta vivendo. Queste elezioni coinvolgono tante persone, potrebbero essere l'occasione, me lo auguro, di una ripresa di una stagione di partecipazione e di consapevolezza del valore di essere italiani.
  Quanto è successo a Milano va ben valutato, 20 mila persone che reagiscono a una violenza al proprio bene comune, la città, sono il segnale dell'avvio di una grande nuova stagione di crescita e partecipazione civile. In Italia, la partecipazione e la crescita civile è sempre partita dai territori e dai comuni, che sono stati, e sono, il cuore dell'autonomia e della rappresentanza dei cittadini. Io mi auguro, quindi, che questa giornata di elezioni sia una giornata che serva a noi tutti e per risvegliare quella fiducia e quella voglia di cambiamento necessarie al Paese.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, in questi giorni, abbiamo assistito a come l'ambizione mal gestita si trasformi in arroganza. Siete riusciti a porre la questione di fiducia anche sulla legge elettorale e, cosa ben più grave, senza neanche che ve ne fosse una reale necessità politica e di tenuta dell'Esecutivo. L'arroganza matura si è ammantata di esibizionismo. Avete mostrato i muscoli per mettere a tacere quei poveri diavoli che rinnegando il «padre padrone» si sono premessi di criticarne l'operato. Gli analisti politici si sono divertiti con astruse tesi a motivare la decisione del Governo di porre la fiducia sulla legge elettorale, ma la verità è più semplice: siete drogati di potere e vi esalta dimostrare di poter fare tutto ciò che credete.
  Ci troviamo oggi nuovamente in quest'Aula dinanzi a un provvedimento che dovrebbe essere cerchiato con la matita blu almeno tre volte. La prima, si tratta di un decreto-legge che fissa la data delle prossime elezioni amministrative al 31 maggio, ossia due giorni prima della festa della Repubblica del 2 giugno. Una scelta obbligata, così dite, perché era impossibile optare per qualsiasi altra data, vista la concomitanza con festività ed eventi che avrebbero potuto discriminare l'affluenza al voto. Ci rendiamo conto della follia che avete avuto il coraggio di scrivere nella relazione che accompagna questo decreto ? Il paradosso lampante: si sceglie la data del 31 maggio, data per la quale molti cittadini hanno già da tempo programmato le proprie ferie, considerato che il martedì è festivo, perché nelle altre domeniche disponibili ricorrono festività coma la Pentecoste ebraica o il raduno degli alpini. Se si voleva una data per non favorire l'afflusso alle urne, di peggio, c'era forse solo il ferragosto, tutto il resto sarebbe stato assolutamente meglio.Pag. 5
  La seconda, come si può fare un decreto-legge che, non una tantum e quindi transitoriamente per questa occasione, ma a regime aggiunge sei giorni ai sessanta previsti per potere svolgere delle elezioni, facendo espresso riferimento alla domenica compresa nei sei giorni ulteriori ? È una cosa orrenda sotto il profilo dell'estetica legislativa ed è una vergogna nel merito.
  L’election day, fortemente voluto dalla Lega Nord quando aveva la corresponsabilità di Governo, stabiliva, in un'ottica di razionalizzazione dei costi, che tutte le elezioni si svolgessero in un'unica giornata, da fissare tra il 15 aprile e il 15 giugno.
  È intervenuta poi la legge di stabilità 2015, che aggiungeva ulteriori due mesi rispetto al termine delle consiliature regionali. Con questo decreto-legge andiamo ad aggiungere altri sei giorni. Tutto ciò significa che dal giorno 27 marzo giunte e consigli regionali non si sono più potuti riunire e, quindi, non hanno più potuto lavorare, ma lo stipendio lo prenderanno fino al 31 maggio, annullando, in questi termini, anche i risparmi auspicati.
  Terzo errore blu: questo decreto-legge contravviene completamente all'articolo 15 della legge n. 400 del 1988, che non è una legge qualunque, ma è quella che dà attuazione all'articolo 72, quarto comma, della Costituzione e dice cosa può fare e non fare il Governo. Non si può intervenire con decretazione d'urgenza in materia elettorale. È vero che nella relazione viene citata una sentenza della Corte costituzionale, che consente di intervenire sulla materia elettorale di contorno, ed è vero che ci sono anche dei precedenti, ma tutte queste cose in passato sono state fatte dopo avere sentito tutte le forze politiche e dopo avere avuto l'unanimità di tutto il Parlamento.
  Questo decreto-legge che, essendo un provvedimento da approvare nel giro di un'ora o un'ora e mezza, è estremamente pericoloso. È il cavallo di Troia con cui si sta creando un precedente per intervenire con un decreto-legge sulla data di attuabilità della legge Italicum e sulla sua eventuale estensione anche al Senato. Qualcuno forse dirà che, se si dovesse mal pensare, un decreto-legge che consenta di modificare l'espressione «luglio 2016» e di estendere anche al Senato quella legge sarebbe un colpo di Stato. Io non mi spingo fino a dire questo, però diciamo che ormai da questa maggioranza e da questo Governo siamo abituati a vedere di tutto, siamo abituati a vedere stravolgere consuetudini e a vedere stravolgere prassi che sono state sempre state utilizzate all'interno di quest'Aula e, purtroppo, – duole dirlo –, in questa legislatura, anche con l'assenso quasi compiaciuto di colei che dovrebbe garantire la parità di diritti tra tutte le forze. Mi riferisco ovviamente alla Presidente della Camera, Boldrini, però, cari amici ed esponenti della maggioranza, di voi non ci fidiamo più, per cui siamo più che sicuri che con questo decreto-legge voi vi create un precedente per consentire a colui che ormai tira le fila di qualunque istituzione all'interno dello Stato italiano, cioè il Presidente Renzi, di potere andare al voto quando meglio ritiene e di modificare tranquillamente, quindi, la legge appena approvata, con decretazione d'urgenza, eliminando quindi il limite temporale del 2016 e estendendo anche l'Italicum al Senato. Per carità, magari noi saremo malpensanti, ma tutto quello che avete fatto in quest'anno di Governo ci impone di pensare sempre negativamente e di vedere sempre dietro il foglio che ci presentate, perché sappiamo che è proprio lì che è nascosta la fregatura.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie Presidente, colleghi, signor rappresentante del Governo, di decreti legge in tema di procedure elettorali o per accorpare lo svolgimento di diverse elezioni ve ne sono stati tanti in passato e continueranno ad esservene anche in futuro. Non si tratta di uno scandalo, né tanto meno di un attentato alla democrazia. Non è questo il punto e soprattutto non è la motivazione del dissenso Pag. 6espresso dal Movimento 5 Stelle anche al Senato e che riconfermiamo qui alla Camera su questo provvedimento.
  Questo decreto-legge non ci piace e per questo gli voteremo contro con convinzione, in primo luogo perché si tratta di una pasticcio o, per essere più precisi, si tratta di un ulteriore errore, nel tentativo di riparare ad un errore marchiano compiuto qualche mese fa. Merita, dunque, ripercorrere la strada che il 17 Marzo scorso ha portato il Governo a varare questo decreto-legge, che a sua volta ci ha condotto ad oggi.
  Dobbiamo ritornare a dicembre 2014, quando si esaminava la legge di stabilità. In quella legge viene inserita dal Governo una norma che aveva la finalità di accorpare il voto delle prossime elezioni regionali a quello delle elezioni amministrative, che come noto si svolge canonicamente nella finestra tra aprile e giugno. L'estensore della norma, probabilmente un funzionario del Viminale, dunque si mette al pc e butta giù qualche riga per modificare l'articolo 5 della legge n. 165 del 2004. La modifica, in sostanza, dispone che ogni regione può procedere all'elezione del proprio governatore e del proprio consiglio regionale entro i due mesi successivi alla scadenza della legislatura. Ovviamente si era calcolato che la possibilità di fare slittare di sessanta giorni il voto regionale avrebbe consentito alle sette regioni che vanno a votare nel 2015 di votare insieme alle elezioni amministrative. Compito tanto banale che l'estensore della norma – che probabilmente segue da anni le procedure elettorali dal suo ufficio del Vicinale – lo fa in totale relax, senza andare a svolgere quegli accertamenti che in questo caso sembrano superflui, come quello di andare a sfogliare il calendario.
  Pensate colleghi, il paradosso che si è creato. A dicembre, se capita di andare a fare la spesa dal macellaio, dal panettiere, o anche dal ferramenta a comprare qualche chiodo per attaccare una cornice, ti regalano un calendario. Il tuo assicuratore il calendario te lo spedisce direttamente a casa con gli auguri. A dicembre affoghiamo nei calendari dell'anno che sta per arrivare. È così dappertutto tranne che in un posto, in una stanza, quella del Viminale, dove sotto una lampada al neon, quando fuori è buio, il nostro ormai amico funzionario ha scritto la «normetta», che magari gli ha chiesto il gabinetto del Ministro.
  Lui, il nostro amico funzionario, il calendario non l'ha guardato perché non ce n'era bisogno. Così si festeggia il Natale, si spara qualche botto a Capodanno, ultima tombolata alla Befana e poi si torna in ufficio.
  Ci si mette a pianificare l’election day del 2015 per risparmiare un po’ di soldini e si incominciano a valutare le date. La prima non va bene, neppure la seconda, poi c’è il ponte del 1o maggio, quando apre pure l'Expo. No, no non va bene. Poi c’è la Pasqua ebraica. Ahia ! La Pasqua ebraica era sfuggita al nostro amico funzionario. Ma sì, ci sarebbe quel fine settimana che sembra ottimo. No, no, in quello c’è il raduno degli alpini. Ops ! Una gocciolina di sudore inizia a scendere lungo la schiena, la salivazione si azzera: vuoi vedere che abbiamo sbagliato i calcoli ?
  Ed in effetti è proprio così: sessanta giorni non bastano, ne servono altri sei. Cosa fatta capo ha. A questo punto non c’è altra via che il decreto-legge. Così al Viminale scrivono il decreto-legge che è oggi al nostro esame. Serviva ad allungare di sei giorni il termine del voto regionale. Peccato che il decreto-legge fosse come un diamante De Beers: lo fa per oggi e per sempre. E il capolavoro è compiuto.
  Al di là delle battute, colleghi, con questo decreto-legge abbiamo prodotto l'ultimo tassello di una legislazione assolutamente schizoide in tema di rinnovo di consigli regionali, dove sono vigenti ben tre termini tra loro diversi, più una norma indiretta, che è quella dell'articolo 7 del decreto-legge n. 98 del 2011, che impone l’election day ove possibile. Così una regione, in base alla legge vigente, può andare al voto prima della scadenza della legislatura, a partire dalla quarta settimana precedente la scadenza del quinquennio, come previsto dalla legge del Pag. 71968. Poi c’è la norma di cui tanto abbiamo parlato, scritta dal nostro amico funzionario, che consente di andare al voto nei sessanta giorni successivi alla scadenza della legislatura. Infine, ecco l'altra opzione che andiamo ad introdurre ora con questo decreto-legge, introducendo stabilmente un ulteriore termine temporale entro il quale svolgere le elezioni regionali.
  Passando poi alla disposizione del 2011 che impone l’election day, nessuna delle due novelle apportate all'articolo 5 della legge n. 165 del 2004 viene legata a quella norma, stabilendo che si può votare dopo il termine della legislatura se, e solo se, ciò sia indispensabile a dar vita ad un election day. Così il risultato ottenuto è che quando un governatore o una maggioranza dovrà decidere quando andare al voto potrà scegliere a piacimento in un arco temporale di ben tre mesi, uno prima e due dopo la scadenza, la data più politicamente conveniente, magari per consentire a qualche alleato di costituire un gruppo last minute in consiglio per non raccogliere le firme.
  C’è poi un ulteriore elemento da valutare. Votando due mesi dopo la scadenza della consiliatura tutti i consiglieri regionali guadagnano due mesi di stipendio in più. Vogliamo scommettere che proprio questa sarà la soluzione più gettonata, anche in tutti quei casi di elezioni regionali in cui non sarà mai possibile accorpare tali elezioni alle elezioni amministrative o di altro tipo ?
  Colleghi, parliamoci chiaro, la data del 31 maggio scelta per le elezioni regionali ha avuto una finalità ben precisa ed anche un nome e un cognome. Mi riferisco alle elezioni della regione Veneto, l'unica regione che poteva far saltare il cappotto elettorale che si va profilando. In quella regione c'era la possibilità di indebolire un partito che guida la giunta regionale con una scissione e, dunque, serviva qualche giorno in più per fare in modo che tale frattura si potesse realizzare e far sì che colui che la realizzava potesse avere il tempo di presentarsi alle elezioni, tra l'altro alleato con il partito del Ministro dell'interno. L'operazioncina si commenta da sola. Il problema è che, come ho detto in precedenza, non è che l'aperitivo di altre che in futuro seguiranno, grazie alla normativa caotica che è stata approvata in tema di elezioni regionali.
  Signor rappresentante del Governo, io non voglio fare polemica, ma davanti ad un decreto-legge come questo mi domando dov'era il capo del DAGL, la dottoressa Manzione, che dovrebbe svolgere un'opera di supervisione tecnica sui decreti-legge che il Governo si appresta a varare. Visti i risultati, forse è opportuno che torni da dove è venuta, dai vigili urbani di Firenze.
  Il MoVimento 5 Stelle, in Commissione, ha presentato quattro emendamenti, nessuno dei quali andava a modificare la finalità del decreto-legge, ovvero la data delle elezioni del 31 maggio. Abbiamo semplicemente proposto quattro soluzioni per ridurre il danno apportato alla normativa. Non abbiamo guardato a questo decreto-legge, ma al futuro cercando di razionalizzare un minimo le scadenze possibili per il voto regionale. Abbiamo anche proposto al Governo la nostra astensione su questo provvedimento in caso di accoglimento di uno dei nostri emendamenti, ma ci è stato risposto «no»: il decreto-legge rimane insulso così com’è.
  Signor rappresentante del Governo, già so che non avrò risposta, ma la domanda gliela pongo comunque. Perché non modificare le conseguenze prodotte sull'ordinamento legislativo, pur lasciando ferma la data del 31 maggio ? I tempi per una terza lettura al Senato ci sono tutti, visto che il decreto-legge scade il 17 maggio, e, considerato che i nostri emendamenti erano oggettivamente migliorativi ai fini della razionalizzazione della normativa, domandare è lecito, rispondere è cortesia, ma almeno in questo caso una spiegazione, anche minima, sarebbe doverosa.
  Concludendo, colleghi, questo decreto-legge, come ho avuto modo già di dire in Commissione, pur nella ristrettezza del suo ambito, è una fotografia, un caso emblematico di un modo sciatto di fare le leggi, è un esempio di come, norma dopo norma, si renda irrazionale e caotica una Pag. 8legislazione. È, dunque, soprattutto per questa motivazione tecnica, è per questo modo assolutamente irrazionale e inefficiente di operare che abbiamo detto «no» in Commissione e, se non vi saranno modifiche, che – ribadisco ancora una volta – sono tecniche e non mutano la finalità del provvedimento, quel «no» lo ribadiremo anche in quest'Aula.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Grazie signora Presidente, voteremo contro questo provvedimento, come abbiamo fatto al Senato, innanzitutto perché è paradossale che oggi, 6 maggio, stiamo discutendo la conversione di un decreto-legge che ha stabilito che le elezioni si faranno a fine mese e la campagna elettorale è in corso e sono stati presentati candidati dappertutto. Quindi, è evidente che il Parlamento non può che ratificare questa scelta. E arriviamo a un punto: per quale motivo il Governo ha perso tanto tempo per arrivare a fissare la data delle elezioni ? Si doveva fare per tempo, prima, in modo tale da consentire una gestione assolutamente fisiologica di un procedimento complesso e vitale per la democrazia come le elezioni regionali e comunali.
  Riteniamo discutibile l'uso del decreto-legge in una materia così delicata. Tuttavia, ci troviamo in presenza di una legislazione elettorale di contorno, quindi non elettorale in senso stretto, anche ai sensi della sentenza della Corte costituzionale n. 161 del 1995. Il provvedimento, quindi, anche alla luce dei tanti precedenti che ci sono, non appare ingenerare dubbi di compatibilità con l'articolo 15, comma 2, lettera b), della legge n. 400 del 1988, legge importantissima, secondo cui, appunto, il Governo non può, mediante decreto-legge, provvedere nelle materie indicate nell'articolo 72, quarto comma, della Costituzione, tra cui è compresa anche la materia elettorale. Certo, consentitemi questa battuta: dopo quello che è successo con l'Italicum, non è che siamo molto tranquilli da questo punto di vista. Questo provvedimento, però, sicuramente non rientra in questa fattispecie.
  Noi, quindi, con il nostro voto contrario vogliamo riaffermare la nostra posizione di grande preoccupazione circa la possibilità che il Governo possa pensare minimamente di intervenire per decreto-legge sulle materie relative all'articolo 72, quarto comma, della Costituzione. E, nello stesso tempo, manifestare la nostra critica a questa dilatazione dei tempi.
  Siamo preoccupati perché il Governo ha colpevolmente ritardato le sue decisioni, né ci paiono sostenibili le giustificazioni adottate. La data è stata scelta peraltro senza consultare i partiti e i gruppi parlamentari, com'era consuetudine nella vita repubblicana del nostro Paese.
  La data scelta di fine maggio e del ballottaggio a metà giugno inciderà sulla partecipazione dei cittadini. Mi rendo conto che gli alpini sono una componente importante, a cui va tutto il nostro rispetto, nella vita nazionale e rappresentano qualcosa che va molto al di là delle Forze armate. Pensiamo al loro ruolo nella protezione civile e nel volontariato. Quindi, il rispetto è fuor di dubbio. Riteniamo, però, che sul piano della prevalenza degli interessi nazionali, prevedere le elezioni a metà maggio e il ballottaggio a fine maggio nei comuni sarebbe stato molto meglio che, invece, prevedere le elezioni a fine maggio e il ballottaggio a metà giugno, in un Paese con 6 mila chilometri di coste, in cui la stagione balneare è in pieno svolgimento, le scuole sono chiuse, le famiglie hanno la testa altrove. E noi sappiamo benissimo che in questo momento la partecipazione democratica andrebbe non demotivata, non disincentivata, ma, al contrario, favorita.
  E, quindi, anche nella scelta della data delle elezioni si dovrebbe evitare di stabilirla in prossimità di ponti, come succede con la festa della Repubblica e le elezioni il 31 maggio, e con una data troppo inoltrata verso l'estate. Per questi motivi, quindi, noi voteremo contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

Pag. 9

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie signora Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, Forza Italia voterà contro questo decreto-legge per un motivo molto semplice: da sempre noi, come partito e come gruppo, condividiamo rispetto alla consultazione elettorale, non solo per motivi di natura economica e di risparmi della spesa pubblica ma anche per chiamare il corpo elettorale in un unico turno, di fissare l’election day. Ma, signora Presidente, l’election day ha delle date già predefinite nell'ordinamento del nostro Paese: dal 15 aprile al 15 giugno.
  Per quello che riguarda la tornata elettorale del 2015 abbiamo una tornata elettorale che riguarda diverse amministrazioni comunali e una tornata elettorale importante che riguarda 23 milioni di italiani e di elettori per il rinnovo dei consigli regionali e l'elezione dei presidenti di quelle regioni, che sono sette. Tali sette regioni per responsabilità politiche di una scelta scellerata da ogni punto di vista, perché fatta in maniera intempestiva e fatta male, hanno ognuna una legge regionale elettorale. Queste leggi regionali elettorali avevano definito la scadenza normale dei consigli regionali che scadevano entro e non oltre i primi dieci giorni nella prima decade di marzo 2015. Mi sarei aspettato che il Governo facesse un provvedimento di election day uniformandolo alla scadenza naturale delle sette regioni che sarebbe stata non solo una scelta logica ma sarebbe stata una scelta che avrebbe evitato tutto il caos e i danni che sono stati inferti in particolare al sistema delle regioni e in via generale alla finanza pubblica.
  Perché i danni ? Il Governo ha fatto la scelta in maniera improvvida, imprudente, non con questo decreto, con questo decreto-legge l'ha aggravata. La scelta l'ha fatta con la legge di stabilità, quando il Parlamento non ha avuto possibilità di intervenire e di correggerla neanche in Commissione, dove è stato dato mandato nottetempo al relatore, e sulla quale poi è stata posta la fiducia in Aula. Quindi, una responsabilità primaria ed unica da parte del Presidente del Consiglio e da parte del Governo con cui in maniera incredibile per la prima volta nella storia repubblicana – tutto ciò è anticostituzionale – ha prorogato le assemblee legislative per un periodo di 60 giorni rispetto alla scadenza naturale dei consigli regionali di sette regioni. Come se non bastasse, poi c’è stata questa ulteriore proroga al 31 maggio con questo decreto-legge.
  È veramente incredibile e si dice pure che questa scelta sia stata fatta per l’election day. No, io ignoro i motivi per cui è stata fatta questa scelta, ma come Forza Italia e come opposizione non possiamo evitare di evidenziare i danni che sono stati provocati.
  Ma il Governo sa cosa è successo nelle sette regioni che hanno avuto di punto in bianco questa proroga ? Danni dal punto di vista della gestione sia legislativa sia, soprattutto, amministrativa, perché non c’è stato alcun tipo di raccordo, e tutte le regioni alla scadenza naturale si sono trovate davanti ad una situazione veramente imbarazzante. Quale ? Quella per cui ogni regione ha dovuto prendere atto delle disposizioni nazionali – compreso questo decreto-legge che è arrivato in ritardo e che non ha consentito alle regioni di intervenire prima della scadenza naturale dell'attività ordinaria delle loro assemblee legislative, e, quindi, hanno proceduto addirittura in via d'urgenza e in via straordinaria – per andare ad approvare una norma transitoria con cui si autoprorogavano le loro assemblee legislative rispetto alle leggi regionali di scadenza che avevano. Una cosa incredibile, oltre che essere anticostituzionale.
  Quindi, sostanzialmente, nelle sette regioni – sette regioni importanti –, nel contesto della competizione elettorale, tra sospensione per la celebrazione delle elezioni e delle campagne elettorali, tra verifica e nomina a seguito dell'elezione del nuovo presidente del nuovo consiglio regionale, l'insediamento e quant'altro, si perdono cinque-sei mesi di tempo di attività ordinaria, sia legislativa sia amministrativa, Pag. 10che è già un danno, soprattutto, per le regioni dell'Obiettivo 1, dove ci sono i fondi strutturali, i fondi comunitari che non spendiamo e perdiamo.
  Con questa scelta del Governo, questa sospensione, questa attività ordinaria viene sospesa non per cinque mesi, ma per quasi un anno. Per quale motivo ? Nessuno ci spiega il motivo. Ognuno ha detto che è perché c’è l’election day e c’è un risparmio. Ma veramente scherziamo ?
  Il Governo ha provocato un danno, con questa proroga, di cui, probabilmente, non si rende conto, perché, a seguito di norme restrittive approvate a suo tempo dal Governo Berlusconi, i consigli regionali sono stati tutti ridotti di numero per motivi di coordinamento di finanza pubblica e spending review. Quindi, regioni come la Campania sono passate da 70 a 50 consiglieri, la Puglia da 70 a 50, la Toscana ha avuto altre riduzioni, e quant'altro: voi avete prorogato indennità, oneri riflessi, compensi e quant'altro a persone elette per quattro mesi. E le regioni – e ce ne sono – che non hanno fatto la norma transitoria di proroga del consiglio regionale esistente saranno costrette a pagare i nuovi eletti dal momento della scadenza naturale e a pagare lo stesso per due volte, praticamente, la stessa funzione, per i consiglieri regionali che, comunque, sono in carica fino all'insediamento del nuovo consiglio. Una cosa incredibile, altro che spending review !
  E si viene a dire che tutto questo è in armonia con le riforme ordinarie, come ha detto la collega del PD che ci ha preceduti rispetto alle province, rispetto alle riforme costituzionali del Titolo V: ma veramente vuol dire che non si ha la minima percezione o cognizione di quello che sta accadendo.
  La riforma delle province che è stata fatta e disegnata – e, poi, le province sono state abbandonate a se stesse – sta provocando un danno di credibilità nei confronti della politica, perché si è detto che le province sono state soppresse e, poi, la gente ha visto che ci sono le elezioni, che continuano, e tutte le cose che ci sono, ma, peggio ancora, dal punto di vista della finanza pubblica.
  Il rappresentante del Governo – signora Presidente, mi rivolgo a lei – è a conoscenza del fatto che quando le ex province, attuali aree vaste o, peggio ancora, le città metropolitane, dovranno per legge approvare il loro rendiconto, cioè il consuntivo del 2015, saranno tutte costrette a dichiarare il dissesto finanziario ? Oppure pensano che questi nodi non arriveranno mai al pettine ?
  Ma sono a conoscenza che all'interno di questa gestione, che andava separata tra la gestione delle ex province e quelle nuove – perché altrimenti non partiranno mai – dovevano fare esattamente tutte queste riforme in maniera ordinata, anche dal punto di vista contabile, con le gestioni liquidatorie e che, nel frattempo, se non si fermano giudizi, contenziosi, e quant'altro, il danno sulla spesa pubblica aumenta giorno dopo giorno e non sono in grado neanche di assicurare il carburante per le scuole e tutte le cose che si sanno ?
  Davanti ad una situazione del genere si dice che tutto è in armonia con le riforme che il Governo sta ponendo in essere, prendendo come esempio, addirittura, quello che dovrebbe essere lo specchio di obiettivi mancati, cioè di obiettivi addirittura opposti a quelli prefissati, se c'erano degli obiettivi. Per non parlare del personale, per non parlare delle riforme costituzionali del Titolo V e, come poi vedremo, anche della pubblica amministrazione. Quindi, contestiamo questo tipo di impostazione e contestiamo tutti questi aspetti che il Governo intende portare avanti senza alcuna ratio, perché anche rispetto a questa riforma – un po’ perché i consigli regionali stanno andando al voto e quindi non si capisce perché siano ancora prorogati e quant'altro senza far niente – solo tre regioni hanno definito l'intesa con i comuni del territorio di loro appartenenza su come andranno ripartite tutte le nuove funzioni in riferimento alla «riforma Delrio». Solo tre ! Il Governo ha assunto iniziative in merito, rispetto a quello ? Cioè, che cosa intende fare rispetto a tutta Pag. 11una serie di situazioni che vanno determinate ? Forza Italia, all'epoca, motivò perché non votò la riforma Delrio; abbiamo spiegato tutte le motivazioni, una dietro l'altra. Sono come un libro stampato, sono accadute tutte, e per brevità non continuo, non le elenco. Ritengo che questa sia una scelta sbagliata, una scelta con la quale il Governo non può imbrogliare il popolo italiano, dicendo che questo provvedimento è stato necessario per fare l’election day e per poter risparmiare, perché l’election day poteva essere fatta nei tempi giusti, non il 31 maggio. Andava fatto prima, per non provocare quel «macello» che è stato provocato ai consigli regionali e alle regioni, per non provocare danni alla finanza pubblica e per fare veramente risparmio, non in questa maniera, con questa scelta sbagliata, attraverso la quale non si realizza neanche il risparmio auspicato per l’election day, con riferimento al quale Forza Italia ha dato sempre battaglia, ma non possiamo condividerlo se l’election day viene bandita, invece, per ottenere, anche dal punto di vista della finanza pubblica, risultati esattamente opposti. Mi esimo dall'esprimere valutazioni, poi, che riguardano una discussione esclusivamente di natura politica, rispetto alla data scelta, che si incastra con una serie enorme di feste, come quella della Repubblica del 2 giugno, e con giochi e giochetti che riguardano in questo caso sia il Governo sia la maggioranza stessa. Per questo dichiaro sin d'ora, come abbiamo fatto sulle questioni pregiudiziali, la nostra ferma contrarietà alla conversione di questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche della relatrice e del Governo – A.C. 3059)

  PRESIDENTE. Prendo atto che la relatrice rinunzia alla replica.
  Ha facoltà di replicare la rappresentante del Governo. Prego, sottosegretaria Amici.

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente, intervengo dopo aver ascoltato gli interventi sia della relatrice che dei colleghi di tutti i gruppi politici. Mi pare del tutto evidente, non entrando nel merito delle affermazioni che attengono alle valutazioni politiche che ogni gruppo ha sentito il bisogno di esternare, che vadano rimessi in ordine un po’ di punti. Credo sia doveroso da parte del Governo, anche soprattutto per dare contezza di un provvedimento, tale decreto-legge, che, come è stato giustamente rilevato anche dal Comitato per la legislazione – per correttezza il collega Melilla l'ha riportato – non attiene ad una materia strettamente elettorale, ma è un provvedimento di contorno che dà la possibilità di una flessibilizzazione circa il metodo organizzativo per lo svolgimento delle elezioni. Stiamo parlando di questo ed il dato politico è che, nella legge finanziaria, abbiamo stabilito una modalità per le regioni circa lo svolgimento delle elezioni, che non era mai stato definito. Si diceva «alla fine del quinquennio». In merito a questo elemento di incertezza temporale, visto che possiamo intervenire non tanto sulle modalità con cui le regioni determinano le loro leggi elettorali ma solo attraverso l'articolo 122 della Costituzione, con la possibilità di dare, dentro questo contesto, un elemento organizzativo, si è stabilita con la legge finanziaria la possibilità per le regioni di prevedere un tempo di 60 giorni dalla fine del mandato.
  Il decreto-legge non è arrivato in ritardo perché stiamo nella fase della conversione del decreto-legge (è stato emanato il 17 marzo). Quindi, prevedeva, all'interno della norma primaria già stabilita dalla legge finanziaria, il termine di 60 giorni entro i quali le regioni avevano la possibilità di andare a proprie elezioni. La questione dell’election day viene posta – lo dico al collega Palese, che non c’è – soprattutto perché è la finestra stabilita Pag. 12per il rinnovo degli enti locali dei comuni che va da aprile e quindi non poteva coincidere con le sette regioni a statuto ordinario; ciò è diventato l'elemento sul quale il Governo ha costruito l'ipotesi e, quindi, la scelta della data, così come motivata nella relazione che accompagna la conversione del decreto-legge. All'interno di quella finestra, dopo i 60 giorni, sarebbe stato possibile individuare la scadenza, che era del 28 e del 29 marzo, quindi prorogata dopo i 60 giorni.
  Anche la questione dei 6 giorni non è tassativa, perché, se si legge attentamente l'articolo 5, si dice: entro i 60 giorni o, come dire, i 6 giorni successivi, nella determinazione dei calendari. Lo dico con molto rispetto dell'intervento del collega Cozzolino: non è che non si conoscano i calendari, ma non tutti i mesi hanno 31 giorni, qualcuno ne può avere anche 30 e può accadere che, in quel conteggio, capiti un giorno infrasettimanale. Avendo stabilito che si deve svolgere tutto in una sola data – dalla mattina alle 8, i seggi si chiudono alle 23 – è del tutto evidente che l'impegno da parte di chi legifera è quello di consentire la maggior affluenza al voto che si determina in un giorno, non lavorativo, non infrasettimanale, della domenica.
  Credo onestamente che queste siano le ragioni per le quali il Senato non ha nemmeno apportato modifiche, fermo mantenendo le posizioni legittimamente espresse, e proprio per questo credo sia doveroso da parte della Camera convertirlo il più velocemente possibile, perché la conversione è data dai tempi del decreto-legge e nel frattempo la campagna elettorale credo sia in stato molto avanzato.

  PRESIDENTE. Dovremmo ora passare al seguito dell'esame del provvedimento. Tuttavia, poiché l'ordine del giorno prevede che le votazioni abbiano inizio alle ore 11,30, sospendo la seduta fino a tale ora. Nel frattempo, avranno la possibilità di riunirsi il Comitato dei nove e la Commissione bilancio per esaminare gli emendamenti presentati.

  La seduta, sospesa alle 10,30, è ripresa alle 11,30.

  PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3059: Conversione in legge del decreto-legge 17 marzo 2015, n. 27, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento contemporaneo delle elezioni regionali ed amministrative.
  Ricordo che, prima della sospensione della seduta, si è conclusa la discussione sulle linee generali e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico – A.C. 3059)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione, approvato dal Senato (Vedi l'allegato A – A.C. 3059).
  Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A – A.C. 3059)
  La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A – A.C. 3059), che è in distribuzione.
  Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, l'articolo aggiuntivo Invernizzi 1.01, già dichiarato inammissibile in sede referente, che estende ai referendum di cui all'articolo 123 della Costituzione la possibilità di accorpamento con le elezioni amministrative e regionali.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,34).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento. Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 11,55.

Pag. 13

  La seduta, sospesa alle 11,35, è ripresa alle 11,55.

Sull'ordine dei lavori.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie Presidente, mi scusi se intervengo sull'ordine dei lavori, ma soltanto per ricordare che oggi, 6 maggio 2015, è il trentanovesimo anniversario del terremoto del Friuli, un terremoto che ha sconvolto il territorio della regione dalla quale provengo, che ha coinvolto 600 mila persone, ha distrutto centinaia di comuni, mille morti, centomila sfollati. Ricordo brevemente soltanto per dire...

  PRESIDENTE. Non sarebbe proprio sull'ordine dei lavori, la prego di chiudere.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiudo, Presidente, ma soltanto per ricordare che è stato non soltanto un avvenimento drammatico, con i numeri che ho ricordato, ma anche un avvenimento che ha risvegliato e ha fatto vedere come le popolazioni friulane, non soltanto hanno vissuto il dramma, ma sono state capaci di uscirne con quella dignità e forza di volontà che caratterizzano quelle popolazioni e in un anno soltanto sono riuscite a ricostruire i territori e a far ritornare 100 mila sfollati nelle loro terre. Penso sia utile ricordarlo per l'Aula perché è un elemento virtuoso delle nostre genti e anche di quella solidarietà che ha dimostrato il Paese in quell'occasione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fedriga, naturalmente l'Aula non può che associarsi a questo ricordo.

  GIANNA MALISANI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. La prego di essere sintetica perché siamo esattamente in un momento in cui non avrebbe senso. Prego.

  GIANNA MALISANI. Grazie Presidente, sinteticissima. Credo sia veramente doveroso ricordare il terremoto del Friuli del 1976, sia per quanto ha significato per le genti friulane, ma, soprattutto, per l'esempio che ha costituito a livello nazionale per quanto riguarda la ricostruzione del Friuli. Il Friuli è stato ricostruito in velocità, con la partecipazione di tutta la popolazione, e soprattutto costituisce un esempio di come si può ricostruire una terra senza distruggere l'identità della terra stessa. È un esempio che ancora vale per quanto riguarda questo territorio che a livello nazionale subisce continuamente dei terremoti. Esempio che può essere di stimolo anche per quanto riguarda quello che si sta discutendo adesso per esempio per il terremoto de L'Aquila.

  GIAN LUIGI GIGLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Onorevole Gigli, due minuti a gruppo, per chi chiede di intervenire. Ormai è successo. Prego.

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie. Presidente, non posso che associarmi ai colleghi che mi hanno preceduto. Quanto accadde in Friuli 39 anni fa ha profondamente segnato nel bene e nel male questa terra e costituisce per tutta l'Italia un esempio di collaborazione, di partecipazione agli eventi luttuosi che hanno segnato il Paese. Ci fu una mobilitazione corale di cui ancora le genti friulane sono grate; genti friulane che a loro volta poi hanno portato in giro per l'Italia la solidarietà in occasione di analoghe tragedie, soprattutto attraverso lo strumento della Protezione civile. Ma, come è stato detto, ci fu anche un positivo raccordo fra le istituzioni, fra lo Stato, la regione autonoma e i sindaci che furono in prima linea. Tutti insieme, senza scandali, come vorrei sottolineare, e senza furti, come purtroppo altre volte è Pag. 14avvenuto, fu possibile ricostruire quasi dalle fondamenta alcune importanti cittadine come Gemona, Artegna e Tarcento, riuscendo al tempo stesso a dare loro solidità, modernità e mantenendo, tuttavia, il carattere della comunità che le abitava e il rispetto della loro storia.

  WALTER RIZZETTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Grazie Presidente, è piuttosto emozionante per me, da friulano, ricordare questo tragico avvenimento. Ricordiamo 989 morti e 45 comuni interamente rasi al suolo. Il 6 maggio del 1976 il Friuli è stato colpito duramente. Una terra che comunque ha saputo negli anni e nei mesi seguenti ricostruire ciò che effettivamente quello che i friulani chiamano l’orcolat, il terremoto, ha distrutto in pochi secondi.
  Una terra che ha rialzato la testa, Presidente, dopo quasi mille morti ed una terra che, dopo qualche minuto da questa tragica calamità, si è alzata le maniche della cosiddetta camicia e ha ricominciato di fatto, senza particolari aiuti da parte di nessuno, a ricostruire e a riprendere effettivamente tutto quello che era stato raso al suolo.
  Negli anni, Presidente – e concludo –, voglio ricordare che il popolo friulano, attraverso gli alpini, attraverso le associazioni, che ricordano bene quanto nel 1976 è accaduto, si è sempre dimostrato, tra l'altro anche in occasione di altre calamità, in Abruzzo e da qualche altra parte, pronto in prima linea ad aiutare coloro che effettivamente avevano subito e stanno subendo lo stesso tipo di tragedia.
  Quindi, il nostro è un ricordo emozionato.

  SERENA PELLEGRINO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SERENA PELLEGRINO. Grazie, Presidente. Io ringrazio anche l'onorevole Fedriga che ha posto a quest'Aula questo ricordo del terremoto che 39 anni fa ha colpito il Friuli Venezia-Giulia anzi, per la precisione, proprio la comunità friulana. Trentanove anni fa, sì, tantissimi e ancora ci ricordiamo che all'epoca il popolo friulano si è rialzato immediatamente.
  Ma non possiamo dimenticare, però, un fatto: che all'epoca il Parlamento, lo Stato, la Camera, nel giro di brevissimo tempo ha destinato del denaro per il popolo friulano, ha chiamato un commissario, che era il commissario Zamberletti, che è riuscito a mettere insieme tutta la popolazione e a coadiuvarla perché si potesse ripristinare immediatamente il nostro Paese, il nostro Friuli.
  Tutto questo, purtroppo, non è accaduto nei terremoti successivi. Ma vogliamo proprio dire questo ? Sicuramente il popolo friulano è stato meraviglioso, è stato bravissimo a mettersi insieme. Però, dobbiamo anche capire che destinare del denaro alle popolazioni brevemente, nel giro di poco tempo, con dei decreti d'urgenza immediati, cambia radicalmente le prospettive per rialzare qualsiasi popolo che viene colpito dalle calamità naturali.
  Ciò è da esempio e lo deve essere anche per tutti i successivi.

  SANDRA SAVINO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SANDRA SAVINO. Grazie, Presidente. Anche io intendo ricordare quella che per noi, per tutta la comunità friulana, fu una giornata tragica ed indimenticabile. Da questa giornata, però, sono emerse le peculiarità ed il valore del popolo friulano, il popolo friulano che è stato in grado di rialzarsi e di ricostruire, in maniera puntuale e trasparente, tutto ciò che la natura aveva distrutto. Da qui abbiamo degli esempi importanti e uno per tutti è la costituzione della Protezione civile, la Protezione civile sempre in prima linea nella difesa della gente e dei territori.Pag. 15
  Il Friuli – voglio dire inoltre e poi concludo – è una comunità che porta in sé dei valori importanti e da questa esperienza possiamo sicuramente rilevare come questa popolazione è stata in grado di portare innanzitutto questo sentimento di solidarietà che poi nelle disgrazie, nelle tragedie successive, è stata in grado di porre in essere un aiuto e un supporto a chi ha passato la stessa vicenda.

  ANDREA CAUSIN. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA CAUSIN. Signor Presidente, colleghi deputati, mi associo al ricordo di questo evento del terremoto del Friuli, che è un ricordo ancora vivo anche per chi, come me, era un bambino di quattro anni. Ma ricordo molto bene che, pur abitando a 200 chilometri di distanza, fu, per noi, la prima esperienza di cosa vuol dire una grande calamità naturale.
  La vicenda del terremoto del Friuli è la vicenda di un popolo che ha saputo reagire con grandissima prontezza ad una tragedia immane, la prima grande tragedia che aveva colpito quel popolo dopo la linea del fronte della Prima guerra mondiale. È un esempio ancora sotto gli occhi per tutto quanto il Paese, un esempio di un popolo che ha saputo, con orgoglio, ricostruire le città, le case, nel posto dove erano prima, che ha saputo ricostruire le fabbriche, l'esempio di un gruppo dirigente, anche di un gruppo politico dirigente, che ha saputo gestire il meccanismo del primo soccorso e della ricostruzione con grande efficienza, efficacia e anche con grande pulizia. È anche l'esempio di un popolo, il popolo italiano, che si è mobilitato, dal Veneto, dalle regioni vicine ma anche da tutta Italia, per prestare soccorso al popolo friulano.
  Credo che questa grande tragedia, che è ancora viva nel ricordo di molti di noi, sia un grandissimo esempio, un esempio che ci fa sentire orgogliosi di essere italiani e di essere vicini e compagni del popolo friulano (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  FEDERICO D'INCÀ. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FEDERICO D'INCÀ. Grazie, Presidente. Anche il MoVimento 5 Stelle si associa in questo momento di ricordo nei confronti di questo terremoto che ha colpito le terre friulane. Io sono bellunese, non friulano, ma ho vivo il ricordo, anche se appena nato, di questo terremoto e della capacità dell'intero popolo friulano di rialzarsi e di ricostruire tutto quello che aveva perso. Un qualcosa che ancora oggi viviamo come un esempio di buona pratica, di coscienza collettiva e di capacità di essere comunità.
  Allo Stato va dato il merito, in quell'occasione, di avere saputo reagire come mai prima e come mai dopo, soprattutto, e di questo deve restare l'esempio e deve restare il ricordo per tutti i possibili terremoti che potranno avvenire ancora in questo Paese, così come anche nei confronti dei terremoti successivi, come l'Irpinia o come l'ultimo de L'Aquila, dove la politica non ha fatto la sua parte, una politica anche e tuttora presente in queste Aule parlamentari, e dove vi sono state persone che, in mezzo a quelle criticità, hanno saputo svegliarsi nella notte e ridere sulle disgrazie altrui. Questo deve farci ricordare sempre quanto maligno possa essere l'uomo in queste occasioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Si è così concluso questo giro di interventi, che non era stato programmato; per cui, mi scuso con i gruppi, ma è stata una presa a tradimento del collega Fedriga, che ha consentito questo giro improvvisato di interventi.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 3059.

(Ripresa esame dell'articolo unico – A.C. 3059)

  PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

Pag. 16

  DORINA BIANCHI, Relatrice. Grazie, Presidente. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Invernizzi 1.5, Cozzolino 1.1, 1.2, 1.4 e 1.3 e sull'articolo aggiuntivo Invernizzi 1.01.

  PRESIDENTE. L'ultimo è inammissibile.

  DORINA BIANCHI, Relatrice. Infatti, anche in Commissione era inammissibile.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice.

  PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Invernizzi 1.5. Chiedo ai colleghi di prendere posto.
  Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Invernizzi 1.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Forza, colleghi, andate ai posti. Catania, Colonnese, Agostinelli, Kronbichler, Mauri, Marzano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  434   
   Votanti  408   
   Astenuti   26   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato
  86    
    Hanno votato
no  322).    

  (I deputati Busto e Tripiedi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole)

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Cozzolino 1.1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie, Presidente. Solo pochissime parole per questo emendamento che si spiega da solo, basta leggerlo. A nostro avviso, se il Governo doveva, come ha fatto, prevedere un'ulteriore deroga di sei giorni al termine previsto per il rinnovo dei consigli regionali, per consentire il voto il 31 maggio, ci domandiamo perché non abbia previsto una formula come quella che proponiamo con questo emendamento.
  Prevedere, cioè, una soluzione che valesse solo per l'anno in corso, invece di modificare in maniera definitiva, e dunque per sempre, finché non sarà modificata, la normativa vigente. Francamente, non riesco a capire il perché del parere contrario a questo emendamento, che non ha altra spiegazione se non la pigrizia di non volere procedere a un'ulteriore lettura al Senato, che sarebbe velocissima e per la quale vi sarebbero i tempi disponibili, visto che oggi è il 6 maggio e il decreto scade il 17.
  Colleghi, questa è la pigrizia e la sciatteria da parte del Governo e, a questo punto, della maggioranza di scrivere norme pessime. Poi, colleghi, non lamentiamoci della pessima qualità delle leggi, non lamentiamoci del fatto che il nostro ordinamento è oscuro e farraginoso.
  Concludo anche con una considerazione che riguarda questa Camera e alcuni dei suoi organi: ma noi che ci stiamo a fare qui se, almeno nei casi come questo, quando è possibile, non ci limitiamo ad aggiustare una disposizione scritta con i piedi, anche solo formalmente ? E solo in questo caso, a mio avviso, un piccolo appunto va rivolto anche al nostro Comitato per la legislazione che pur un giudizio sulla qualità dei testi normativi dovrebbe esprimerlo e questa volta si è distratto.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 1.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo.Pag. 17
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Il collega Di Lello è un po’ invalido, sta salendo, aspettiamo..., Tripiedi, Caso, Bonafede, Piepoli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  446   
   Votanti  445   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato
 114    
    Hanno votato
no  331).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Cozzolino 1.2.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie, Presidente. Questo emendamento, come tutti gli altri, non modifica la finalità del decreto, ci tengo a ribadirlo, ovvero il voto del 31 maggio. Cerca, invece, di razionalizzare le varie disposizioni che ora vigono in tema di voto regionale, provando a metterle a sistema. Qui non si fa altro che ribadire che la strada maestra sono le elezioni da svolgere il mese precedente alla scadenza della legislatura regionale. Si prevede, ovviamente, che il voto possa avvenire anche dopo tale scadenza, fino a 66 giorni successivi, ma questo slittamento si potrà verificare solo quando è indispensabile ovvero quando sarà indispensabile per procedere giustamente a un accorpamento con altre elezioni, come ad esempio quelle amministrative.
  Anche in questo caso, signor rappresentante del Governo e colleghi, c’è qualcuno che mi dà una motivazione sul perché vi debba essere un parere negativo e perché questa maggioranza e quest'Aula voteranno contro ?

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 1.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sbrollini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  444   
   Votanti  442   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato
 112    
    Hanno votato
no  330).    

  (La deputata Di Salvo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario)

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Cozzolino 1.4.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie, Presidente. Colleghi, questo emendamento stabilisce soltanto che si possa andare a votare nei 60 giorni successivi alla scadenza della legislatura oppure negli ulteriori sei previsti nel decreto, solo quando questo sia indispensabile per dar vita ad un election day. Perché proponiamo questa modifica normativa ? Perché se non ricordo male ultimamente le regioni Emilia Romagna e Calabria hanno votato a novembre, la Basilicata pure ha votato il 17 novembre del 2011. Avendo votato a novembre, anche altre elezioni nei due mesi successivi (il che significa a fine gennaio), un election day in particolare con le amministrative che si votano, per legge, tra aprile e giugno, sarà impossibile. Allo stesso tempo però la legge consentirà alle regioni, se lo vorranno, di procrastinare il voto di due mesi. Sarà perfettamente legale, ma avrà senso e costerà di più ai contribuenti in stipendi dei consiglieri. Se Pag. 18noi, come propone l'emendamento, introduciamo una sorta di clausola di salvaguardia andremo automaticamente ad impedire che ciò si verifichi.
  Ovviamente anche di questo non frega niente a nessuno, perché dobbiamo chiudere il prima possibile. Quindi, procedete pure a bocciare l'emendamento, visto che parlate sempre di spending review.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 1.4, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Salvo... ci sono altri che non riescono a votare ? Paola Bragantini, Covello...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  448   
   Votanti  447   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato
 114    
    Hanno votato
no  333).    

  (Il deputato Realacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Cozzolino 1.3.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie Presidente. Ecco, questo mio ultimo emendamento non solo non modifica la sostanza del decreto-legge, ma non va a modificare neppure la giungla di scadenze previste per il voto regionale, che sono ben tre. Propone un'altra cosa, che è quella di trasformare un affare per i consiglieri regionali, andare a votare dopo la scadenza della legislatura. Così, visto che l'articolo 5 della legge n. 165 del 2004, come modificato dal comma inserito nell'ultima legge di stabilità, ribadisce che il quinquennio della legislatura scade a cinque anni dal voto precedente, proponiamo che, se per necessità tecniche si debba andare a votare dopo – e dunque i consiglieri rimangono ulteriormente in carica – per quel periodo aggiuntivo non sia corrisposto alcun emolumento, perché la legislatura è finita. Visto che si parla tanto di risparmi e che l’election day serve appunto a risparmiare, facciamo risparmiare anche qualche centinaia di migliaia di euro alle casse dei consigli regionali. Ovviamente tutto questo non lo proponiamo per queste elezioni, perché ormai è tardi, ma per quelle che fanno data dal 1o gennaio 2016.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 1.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mazzoli, Palese, Adornato, Colletti, Dell'Aringa, Fossati... Marzana però... è come fare l'equilibrista...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  449   
   Votanti  440   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato
 107    
    Hanno votato
no  333).    

  Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

Pag. 19

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 3059)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 3059).
  Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

  GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Mucci n. 9/3059/1.
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/3059/2 e Invernizzi n. 9/3059/3.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mucci n. 9/3059/1, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/3059/2, non accettato dal Governo.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/3059/2, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Catania, Patriarca... Malpezzi si affretti... Daniele Farina ha votato ? No, sta salendo ora...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  450   
   Votanti  425   
   Astenuti   25   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato
 124    
    Hanno votato
no  301).    

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Invernizzi n. 9/3059/3, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Invernizzi n. 9/3059/3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dell'Aringa, Mazzoli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: La Camera respinge (Vedi votazioni).

   Presenti  439   
   Votanti  415   
   Astenuti   24   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato
 120    
    Hanno votato
no  295.    

  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3059)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mara Mucci. Ne ha facoltà.

  MARA MUCCI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, sono anni che si discute dei modi con i quali garantire elezioni democratiche senza sprechi di risorse economiche. Il cosiddetto election day è stato istituzionalizzato, e la legge dispone che le elezioni dei nuovi organi elettivi abbiano luogo non oltre i sessanta giorni successivi al termine del quinquennio. Nel caso delle prossime elezioni regionali e comunali, si dovrebbe votare entro il 27 maggio 2015. A causa di festività religiose cristiane o ebraiche (Pasqua, Pentecoste), civili (anniversario della Liberazione, festa del lavoro) o altre ricorrenze rilevanti ai fini dell'affluenza al voto, come l'adunata annuale Pag. 20degli alpini, la prima domenica utile per il voto coincide con il 31 maggio 2015, data che, però, si colloca oltre il termine di sessanta giorni ricordato. Anche questa data si presta a inconvenienti poiché troppo vicina al 2 giugno, festa della Repubblica e potenziale periodo di assenza dal luogo di residenza per molti elettori.
  Poiché la Costituzione afferma solennemente che la sovranità appartiene al popolo, avremmo preferito che si individuasse una data più opportuna per lo svolgimento della competizione elettorale, prossima al termine previsto dalla legge ma comunque atta a favorire la massima partecipazione alla consultazione elettorale e confermare l'intento di celebrare in un solo giorno le elezioni regionali e amministrative del 2015, al fine comunque di ridurre le spese elettorali ma in coerenza con le finalità di risparmio delle disposizioni sull’election day. Quindi, la soluzione che è stata trovata non ci trova favorevoli.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, questo provvedimento mira a rendere più flessibile la data per poter arrivare ad uno unico giorno di elezioni, per le elezioni regionali e quelle amministrative, in vista del rispetto di quello che, in un'ottica anche di contenimento della spesa e di salvaguardia delle giornate di impegno scolastico per gli alunni, è stato da tutti salutato positivamente come l’election day. Riteniamo che, considerate le circostanze che si sono determinate quest'anno, questo provvedimento vada in questa direzione e permetta appunto di non sprecare inutilmente risorse. È per questo che il nostro gruppo lo valuta positivamente e dichiara il suo voto favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie, Presidente. Non possiamo non sottolineare come in tema elettorale il Partito Democratico e i partiti di maggioranza facciano sempre il contrario di quello dicono. Dicevano di voler abolire il cosiddetto Porcellum, perché impediva agli elettori di scegliersi il proprio parlamentare con un'indicazione chiara, e invece hanno approvato l'Italicum, che ricalca comunque il Porcellum. Dicevano, come tutti, in campagna elettorale, che il problema dell'astensione è uno dei problemi principali che tutti avrebbero dovuto affrontare nella propria attività politica e invece le elezioni le pongono in una domenica nella quale si invita la gente a non andare a votare, cioè proprio durante il ponte del 2 giugno. È il consueto modo di agire del Partito Democratico e del Governo Renzi. Teniamo a sottolineare, come ultimo contributo a questa discussione, che per l'ennesima volta create un pericoloso precedente – pericoloso per noi, sicuramente vantaggioso per voi –, cioè l'utilizzo della decretazione d'urgenza in tema elettorale, avendo bocciato anche emendamenti ragionevoli che comunque ponevano un limite a interventi di questo tipo, cioè solo per queste elezioni.
  Vi state chiaramente creando, con un precedente, la possibilità per intervenire sull'Italicum con il decreto-legge, cioè per evitare, per superare la soglia temporale del 2016, quando a Renzi questo converrà, e ovviamente per estendere, sempre tramite decreto-legge, l'Italicum anche al Senato. Ormai sono intendimenti chiari. A dimostrazione, comunque, della nostra assoluta contrarietà all'attività del Governo in tutto il tema elettorale, voteremo «no».

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rabino. Ne ha facoltà.

  MARIANO RABINO. Grazie, Presidente. Anche il gruppo di Scelta Civica esprime parere favorevole alla conversione di questo decreto-legge. Credo che questo decreto-legge dovrebbe ispirare in tutti noi una riflessione più generale sul fatto che Pag. 21in Italia si vota troppo, si vota tutti gli anni, si vota quasi ogni mese e questo non aiuta l'azione amministrativa degli enti locali e l'azione legislativa delle Aule parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Grazie, signora Presidente. Noi voteremo contro la conversione di questo decreto-legge, innanzitutto per motivi logici. Noi stiamo discutendo di una elezione che teoricamente si dovrebbe tenere il 31 maggio, ma che nei fatti si terrà il 31 maggio essendo iniziata la campagna elettorale da molto tempo. Noi pensiamo che si sia intervenuti con questo decreto-legge tardi, perché si doveva fare prima essendo una materia delicata.
  Soprattutto pensiamo che svolgere le elezioni alla fine del mese di maggio e il ballottaggio alla fine di giugno sicuramente non incentiverà la partecipazione dei cittadini, in un momento in cui, invece, noi abbiamo un problema serio, che è quello di contrastare l'astensionismo degli elettori con una politica buona, seria e anche con l'opportunità di evitare di andare a votare durante un ponte. Infatti, il 31 maggio è domenica, il 2 giugno è la festa della Repubblica e soprattutto ci rendiamo conto che, avendo l'Italia 6 mila chilometri di costa, a metà del mese di giugno la stagione balneare sarà in pieno sviluppo, le scuole saranno chiuse e le famiglie magari avranno altre cose per la testa.
  Tuttavia, ci troviamo in presenza di una legislazione elettorale di contorno, quindi non elettorale in senso stretto, ai sensi della sentenza n. 161 del 1995 della Corte costituzionale. Mai e poi mai sarebbe consentito al Governo di intervenire per decreto-legge su materie relative all'articolo 72, quarto comma, della Costituzione, che appunto prevede anche la materia elettorale, anche se – mi si consenta questa battuta –, dopo l'approvazione dell'Italicum, tutto ci possiamo aspettare da questo Governo.
  Quindi, noi voteremo contro perché siamo preoccupati per questo ritardo colpevole del Governo nella indizione delle elezioni. Non ci paiono sostenibili le giustificazioni addotte: la festa ebraica – certamente – e l'adunata degli alpini, con tutto il rispetto per gli alpini, che svolgono una funzione importantissima non solo come grande forza armata di tradizione del nostro Paese, ma soprattutto nel volontariato e nella protezione civile.
  Quindi, la data scelta, soprattutto per il ballottaggio, ci sembra che inciderà negativamente sulla partecipazione democratica a queste elezioni. Quindi, voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Area Popolare voterà a favore di questo provvedimento per due ragioni. La prima è perché razionalizzare e unificare in una sola giornata il voto delle sette regioni e degli oltre mille comuni ci permetterà di avere una visione di insieme di come sta l'orientamento all'interno del Paese in tempi abbastanza reali e, quindi, anche di capire esattamente quali sono – potremmo dire – gli stati d'animo e anche le aspettative che, in questo momento, il Paese ha nei confronti della politica.
  Ma la seconda ragione è che, contrariamente ad alcune delle affermazioni che ho sentito, riteniamo che questa data possa essere una data facilitante rispetto alla partecipazione dei cittadini al voto. E ci sembra che in questo momento tutto ciò che rende possibile un'approssimazione maggiore tra la vita politica e la vita civile possa influire positivamente in una sorta di riconciliazione che riduca i margini dell'astensionismo con cui abbiamo dovuto fare i conti nelle ultime votazioni. Per questi due motivi il gruppo di Area Popolare voterà positivamente (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare – (NCD – UCD)).

Pag. 22

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, signora Presidente. Forza Italia voterà contro questo decreto del Governo. Voterà contro per un motivo molto semplice: pur essendo d'accordo sull’election day e sugli accorpamenti e pur essendo d'accordo a limitare il giorno della consultazione elettorale ad una sola giornata, questo provvedimento purtroppo, contrariamente a quanto ho sentito affermare da alcuni colleghi, non va nella direzione del risparmio di risorse pubbliche. Le norme nell'ordinamento della legislazione italiana, per poter votare in un giorno solo e per poter accorpare le elezioni e le consultazioni regionali tra il 15 aprile e il 15 giugno, c'erano già. Questo provvedimento è figlio di un'altra norma che il Parlamento è stato costretto a subire con il voto di fiducia sulla legge di stabilità che per la prima volta ha prorogato le assemblee legislative di sette regioni. Sette consigli regionali sono stati prorogati, provocando un enorme esborso finanziario in danno alle risorse pubbliche, perché i consiglieri regionali in carica di sette regioni, che nel frattempo sono stati ridotti da 70 a 50, da 60 a 40 e quant'altro, sono stati prorogati e giustamente fino all'insediamento dei nuovi consigli debbono essere retribuiti, e questo è il primo aspetto.
  Il secondo aspetto si riferisce al danno che è stato perpetrato nei confronti soprattutto delle regioni dell'Obiettivo 1: il Governo, non avendo attuato e attivato nessuna norma di indirizzo e di coordinamento, ha determinato un aspetto di confusione tale che i consigli regionali... quanto mi piacerebbe non avere... signora Presidente, è impossibile esprimersi in quest'Aula...

  PRESIDENTE. Colleghi, abbassate il tono della voce.

  ROCCO PALESE. Ma non è solo quello, anche dietro di me... è impossibile...

  PRESIDENTE. Anche dietro di lei, non ci posso fare niente. Se lei si gira...

  ROCCO PALESE. Neanche posso prendere un bastone, perché se potessi lo farei.

  PRESIDENTE. Onorevole Laffranco, onorevole Bianconi, lasciate stare il deputato Palese.

  ROCCO PALESE. Non si riesce ad avere la possibilità di concentrarsi. Le dicevo, per quanto riguarda i sette consigli regionali, che ogni consiglio regionale ha una propria legge regionale elettorale e questo ha determinato un aspetto di profonda confusione perché, mentre la norma nazionale prorogava le assemblee legislative, le norme regionali, non avendo fatto il Governo alcun intervento di coordinamento e di indirizzo e peraltro avendo stabilito questa data di elezioni, election day, il 31 maggio, data eccessivamente tarda rispetto alle scadenze naturali di quei consigli regionali, è accaduto che i consigli regionali in carica di sette regioni non sono stati nelle condizioni di recepire e prendere atto delle decisioni nazionali ed emanare una norma per autoprorogarsi. Quindi, c’è una confusione enorme che determinerà anche un'attività amministrativa e legislativa ridotta nelle regioni, con gravissimo danno soprattutto per le regioni dell'Obiettivo 1, perché l'attività non si ferma per tre o quattro mesi per le elezioni così com’è in via naturale, ma per almeno sette mesi, e così i fondi europei non saranno spesi e così altri danni su danni e in più la chicca – altro che risparmio ! – che ci sono norme regionali in tre regioni su sette, con cui si è già stabilito, per disposizione legislativa regionale, che i consiglieri in carica chiaramente verranno pagati fino alla data dell'insediamento del nuovo consiglio regionale e che i nuovi verranno lo stesso retribuiti ugualmente dalla data di proclamazione. Quindi avremo un grande esborso di denaro pubblico.
  Per questi motivi, noi condividiamo che le elezioni debbano svolgersi – sia quelle amministrative sia quelle di altra natura (referendaria, politiche, regionali, e quant'altro) – in un'unica tornata elettorale, in un unico giorno per motivi di risparmio di Pag. 23risorse pubbliche e in un giorno solo, perché queste sono anche delle norme approvate dal Governo Berlusconi a suo tempo, che hanno determinato – queste sì – un risparmio di spesa pubblica. Ma questo intervento, questa decisione, è solo di natura politica: il Governo se ne è assunto la responsabilità e tutto fa tranne che risparmiare; anzi, si spende molto di più, oltre che aver danneggiato sette regioni, che, invece di stare ferme con attività per le elezioni regionali per tre-quattro mesi, saranno ferme sette-otto mesi, facendo perdere un anno di attività.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie, Presidente. Su questo piccolo decreto, di poco più di un paio di righe, ritengo che il MoVimento 5 Stelle, prima in Commissione e, poi, questa mattina in Aula, sia in discussione sulle linee generali che durante l'esame degli emendamenti, abbia già detto tutto quello che c’è da dire e che, a nostro avviso, andava detto. La nostra posizione è, dunque, chiara, come sono chiare le motivazioni per le quali ci apprestiamo ad esprimere il nostro voto negativo. Certamente condividiamo...

  PRESIDENTE. Collega Palese, adesso lasciamo parlare, perché, altrimenti, c’è il secondo tempo e non riusciamo a far parlare il collega Cozzolino. Prego.

  EMANUELE COZZOLINO. Certamente, condividiamo la tesi di chi, come i colleghi della Lega, sostengono che votare il 31 maggio, ovvero il secondo giorno di un lungo ponte festivo che arriva alla festa della Repubblica del 2 giugno, sia una scelta sbagliata, che solo un Ministero dell'interno guidato dal Ministro Alfano poteva avallare, perché è una scelta che disincentiva la partecipazione al voto invece di aumentarla, come, invece, si dovrebbe fare.
  Il MoVimento 5 Stelle, poi, non è solito nascondersi dietro un dito né, tanto meno, ci piace praticare l'ipocrisia: quindi, personalmente, qualche ora fa, durante la discussione sulle linee generali, non ho avuto alcuna remora ad aggiungere un pizzico di pepe a questo dibattito, dichiarando che questo decreto, al di là delle chiacchiere, aveva come obiettivo una regione ben precisa e anche un nome e un cognome.
  Sulla carta dei sondaggi, il 31 maggio si profila come un cappotto elettorale, tranne che – sempre a stare ai sondaggi – in un'unica regione. Poiché in quella regione – che, non per fare i nomi, è il Veneto – si era venuta a creare una situazione di particolare sofferenza in un partito che governa l'attuale giunta, c'era la necessità di guadagnare qualche giorno per consentire che si consumasse la rottura e, soprattutto, per dare tempo a colui che rompeva di presentarsi alle elezioni in posizione di disturbo. Potremmo anche aggiungere che quel candidato governatore last minute si è andato ad alleare – guarda caso – con il partito del Ministro dell'interno. Ma su questo sorvoliamo. Quello che voglio dire è che l'operazione politica c’è stata, è stata evidente e si commenta da sola.
  Ma il MoVimento 5 Stelle non si è voluto fossilizzare solo su questo aspetto di polemica politica: qui, alla Camera, abbiamo provato a modificare il punto di vista per giudicare questo provvedimento. Abbiamo detto, anche con molta concretezza – e credo che ce ne darete atto –, che, essendo ormai materialmente impossibile modificare la data del 31 maggio, teniamola pure ferma, ma apportiamo qualche modifica tecnica al testo di questo provvedimento e alle conseguenze che il decreto produce oggi e per il futuro sull'ordinamento in materia di voto elettorale.
  Tornando al decreto, non ci siamo limitati a dirlo, ma abbiamo proposto quattro modifiche tra cui sceglierne una. Abbiamo fatto anche un ulteriore passo, dichiarandoci pronti a non votare contro questo decreto, se fosse stata accolta almeno Pag. 24una delle modifiche proposte, anche a nome del relatore: non ci mettiamo a fare questioni di copyright.
  I tempi per una terza lettura al Senato c'erano, visto che oggi è 6 maggio e questo decreto scade il 17. Se non fosse bastato, ci eravamo fatti garanti, almeno per quanto riguarda il MoVimento 5 Stelle, per assicurare un cammino rapidissimo in Senato. Non c’è stato verso: il Governo ci ha già detto «no» e, come si fa con i bambini, la sua motivazione è stata: «perché no».
  Sottosegretaria Amici, che al momento non è in Aula, mi permetta: qui non si trattava di mettere in discussione la sostanza di ciò che, come ha dichiarato lei, il Senato ha approvato senza modifiche, bensì aspetti formali. E, poi, sottosegretaria, che vuol dire che gli ulteriori sei giorni non sono dispositivi, ma introducono una possibilità in più oltre i sessanta ? Lo abbiamo visto bene, ed è proprio questo il problema. Sottosegretaria, lei sa che io apprezzo la sua competenza, ma non è che ci potete dare risposte così o, almeno, non le potete dare a me; risposta che fa il paio con quella che non tutti i mesi hanno trenta giorni e che, magari, il 29 febbraio cade una volta ogni quattro anni. Pure nel volerci prendere in giro, facciamolo con un po’ di raffinatezza intellettuale.
  Io ho sentito, in discussione sulle linee generali, la collega Gasparini e colleghi della Commissione che apprezzo, dire: non capisco chi si oppone al decreto; aggiungo che di decreti in materia elettorale ce ne sono stati tanti. È così vero che di questi decreti ce ne sono stati tanti, che lo ha scritto anche il Comitato per la legislazione nel suo microparere.
  L'ho riconosciuto pure io, ma collega, il punto oggi non è questo. Il punto è che questo decreto-legge, al netto delle considerazioni politiche, è scritto con i piedi perché dà vita a una disposizione che dice che le regioni possono votare 60 giorni dopo la fine della legislatura, oppure 6 giorni dopo. Ma neppure a casa di Pulcinella potevano scrivere una norma così.
  Per quanto riguarda il Comitato della legislazione, ho già avuto modo di dirlo prima e lo ribadisco ! in questo caso, considerata la minima ampiezza del decreto, si è distratto oppure è stato posto nelle condizioni di distrarsi, visto che non ha minimamente detto nulla sulla qualità del testo, che pure gli compete, e sulla semplificazione normativa, che il decreto non produce ma aggrava.
  Prima di concludere, consentitemi un'ultima domanda, più che una battuta. La scorsa settimana abbiamo approvato la legge elettorale e il dossier è stato gestito dal Dipartimento delle riforme. Su questo decreto-legge l'unica cosa per il Governo è stata detta dalla sottosegretaria Amici. Ciò detto, la domanda che pongo è se il Ministero dell'interno, il Ministro Alfano, i suoi sottosegretari siano i primi nella storia dei governi italiani che in tutto quanto riguarda le elezioni, ma anche agli aspetti meramente procedurali, sono stati commissariati completamente, visto che fanno le comparse nel Dipartimento delle riforme.
  Colleghi, concludendo, il MoVimento 5 Stelle voterà contro questo decreto-legge e nel farlo almeno per quanto ci riguarda, respingiamo tranquillamente al mittente l'accusa di non voler fare l’election day, perché lo abbiamo dimostrato con i fatti – è tutto agli atti di quest'Aula e della Commissione – e noi eravamo disponibili ad astenerci. Il Governo ha ritenuto che il decreto-legge non potesse essere modificato di una virgola – cosa che non è successo con il provvedimento sui reati ambientali – e dunque noi voteremo convintamente contro, consapevoli che quello che dovevamo fare l'abbiamo fatto fino in fondo ed anche di più (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Naccarato. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO NACCARATO. Signor Presidente, il decreto-legge in esame è un provvedimento semplice e puntuale ed è volto a flessibilizzare l'arco temporale entro il quale possono realizzarsi le condizioni per procedere allo svolgimento abbinato Pag. 25delle consultazioni elettorali e amministrative fin dalle prossime elezioni del 2015. Alla luce delle contestazioni infondate delle opposizioni, è opportuno mettere in ordine, in breve, quattro aspetti tecnico-normativi. Le elezioni amministrative hanno una data fissata tra il 15 aprile e il 15 giugno in base alla legge n. 182 del 1991. Le elezioni regionali si svolgono entro 60 giorni dalla scadenza del mandato in base alla legge n. 165 del 2004 che è una legge di attuazione dell'articolo 122 della Costituzione. Il decreto-legge n. 98 del 2011 ha introdotto la norma che prevede lo svolgimento di tutte le consultazioni elettorali in un'unica data per risparmiare risorse e per favorire la partecipazione al voto. Ricordo a chi se l’è dimenticato che questo decreto-legge venne approvato dal Governo Berlusconi per ragioni di finanza pubblica, quindi appare davvero incredibile che oggi Forza Italia sostenga che non è opportuno avere l’election day.
  Le elezioni regionali nelle sette regioni in scadenza si sono tenute il 27 marzo 2010. Sulla base di questi elementi il Governo ha cercato di individuare una data unica per svolgere le elezioni regionali e amministrative entro il 27 maggio di quest'anno. Il Governo non ha ritenuto possibile individuare una data di votazione idonea ad assicurare la più ampia partecipazione al voto prima di tale data, in considerazione della coincidenza del primo o del secondo turno con festività civili o religiose o con altre ricorrenze. Si tratta di ragioni assolutamente obiettive, fondate sul calendario e non su calcoli di convenienza politica. Ho l'impressione che se il Governo non avesse tenuto conto di queste date oggi le opposizioni starebbero contestando il Governo per la concomitanza delle elezioni con festività e ricorrenze importanti. Ho presente, per esempio, la polemica che già era partita sull'eventualità di votare domenica 17 maggio, in concomitanza con l'adunata nazionale degli alpini. Diversi sindaci di orientamento politico di centrodestra erano già partiti sostenendo che quella data avrebbe leso il diritto alla partecipazione al voto. Credo quindi che su questo punto il Governo abbia fatto un lavoro ovvio e cioè quello di cercare di trovare una data che consentisse di non sovrapporsi a tali ricorrenze. Il 24 maggio, facendo una rapidissima disamina a ritroso, ricorre la Pentecoste ebraica, che è un festività tutelata da accordi che impegnano lo Stato italiano. Domenica 17 maggio, come dicevo, si svolgerà l'adunata nazionale degli alpini. Peraltro, quest'anno l'adunata degli alpini sarà a l'Aquila, che è un luogo che ricopre un'importanza particolare e simbolica per la situazione drammatica provocata dal terremoto del 2009 e quindi ha un'importanza particolare quella di consentire che questo avvenimento possa svolgersi con la massima partecipazione degli alpini che vogliono prendere parte all'appuntamento. Molti sindaci, ricordavo in precedenza, hanno chiesto formalmente di non svolgere le elezioni in concomitanza con questa adunata nazionale.
  Credo che questo avrebbe effettivamente penalizzato la partecipazione al voto.
  Per queste ragioni mi pare curioso oggi sentire critiche su questo punto quando proprio dall'opposizione erano sorte sollecitazioni in questa direzione.
  In mattinata la sottosegretaria Sesa Amici ha spiegato, in maniera molto precisa e puntuale, le ragioni che sono alla base del provvedimento e credo che, in maniera semplice e concreta, il decreto sia motivato da ragioni oggettive che fanno apparire incomprensibili molte delle considerazioni critiche sollevate.
  Si è sostenuto che il provvedimento arriva in ritardo, grave addirittura. Anche qui si dice una cosa inesatta, non vera. Il decreto è stato approvato il 17 marzo in Consiglio dei ministri, il Senato l'ha approvato senza modifiche il 20 aprile e, da allora, è all'esame della Camera. Invito chi non è convinto a vedere il dibattito che c’è stato al Senato, dove non ci sono state né pregiudiziali di costituzionalità né opposizioni di nessuna natura. Questo indica che, evidentemente, le ragioni che hanno spinto l'opposizione a esprimere critiche Pag. 26nella discussione in Commissione e in Aula alla Camera non sono legate al contenuto del decreto, ma sono invece di natura più politica e, quindi, strumentali rispetto al contenuto stesso del decreto.
  Si è addirittura messa in discussione la costituzionalità del decreto presentando due questioni pregiudiziali completamente infondate. Su questo ricordo che il decreto non attiene al sistema elettorale in senso stretto e, nel pieno rispetto della Costituzione, incide solo sulla legislazione elettorale cosiddetta di contorno per regolare limitati aspetti di carattere organizzativo.
  In conclusione, il decreto è necessario e urgente per tenere in un solo giorno le elezioni regionali e amministrative del 2015. Ci sono due ragioni che motivano la scelta del Governo e il voto favorevole del Partito Democratico. La prima è quella di ridurre le spese elettorali, in coerenza con le finalità di risparmio della finanza pubblica, la seconda è favorire la massima partecipazione al voto. Per queste ragioni il Partito Democratico voterà a favore del decreto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3059)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 3059, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carinelli, Tripiedi, Rampelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

  S. 1818 – «Conversione in legge del decreto-legge 17 marzo 2015, n. 27, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento contemporaneo delle elezioni regionali ed amministrative» (Approvato dal Senato) (3059):

   (Presenti  432   
   Votanti  431   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato
 281    
    Hanno votato
no  150).    

Seguito della discussione delle mozioni Iori, Sberna, Binetti, Daniele Farina, Locatelli, Pinna ed altri n. 1-00785, Manlio Di Stefano ed altri n. 1-00792, Gianluca Pini ed altri n. 1-00799 e Artini ed altri n. 1-00840 concernenti iniziative in merito all'emergenza umanitaria relativa al campo profughi di Yarmouk, in Siria, con particolare riferimento alla situazione dei minori (ore 12,50).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Iori, Sberna, Binetti, Daniele Farina, Locatelli, Pinna ed altri n. 1-00785 (Nuova formulazione), Manlio Di Stefano ed altri n. 1-00792, Gianluca Pini ed altri n. 1-00799 e Artini ed altri n. 1-00840, concernenti iniziative in merito all'emergenza umanitaria relativa al campo profughi di Yarmouk, in Siria, con particolare riferimento alla situazione dei minori (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta del 13 aprile 2015 e nella quale è intervenuto il rappresentante del Governo, sono state presentate le mozioni Gianluca Pini ed altri n. 1-00799, Artini ed altri n. 1-00840 e una nuova formulazione della mozione n. 1-00785, che è stata sottoscritta anche dalla deputata Binetti la quale, contestualmente, ha ritirato la mozione n. 1-00796. Le mozioni Gianluca Pini ed altri n. 1-00799, Artini ed altri n. 1-00840 e la nuova formulazione della mozione n. 1-00785 sono state già iscritte all'ordine del giorno.Pag. 27
  Avverto infine che, in data odierna, è stata presentata la mozione Rampelli ed altri n. 1-00846. Il relativo testo è in distribuzione.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni presentate.
  Prego, sottosegretaria Amici.

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. La ringrazio, Presidente. Sulla mozione Iori, Sberna, Binetti, Daniele Farina, Locatelli, Pinna ed altri n. 1-00785 (Nuova formulazione) il Governo esprime parere favorevole con questa precisazione: c’è un apprezzamento ovviamente da parte del Governo per lo spirito della proposta di promuovere permanenze temporanee in Italia...

  PRESIDENTE. Mi scusi, sottosegretaria. I colleghi dovrebbero fare veramente silenzio perché non riusciamo a sentire da qui i pareri che sta esprimendo il Governo. Per favore.
  Prego, sottosegretaria.

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Presidente, dicevo che il Governo esprime un parere favorevole con un'avvertenza nei confronti di questa mozione: il Governo accoglie con un apprezzamento molto positivo lo spirito della proposta di promuovere permanenze temporanee in Italia di bambini profughi; pur tuttavia, l'attuazione di tale proposta non può prescindere dalla peculiarità del caso di Yarmouk, che non è del tutto assimilabile al caso bielorusso. Credo che sia importante precisare questo elemento proprio per una questione di correttezza, nel senso che la permanenza dei bambini bielorussi era già stata oggetto di un accordo con il Governo di Minsk, cosa questa non ipotizzabile nel caso siriano, visto che noi non riconosciamo il Governo di Damasco.
  Sulla mozione Manlio Di Stefano ed altri n. 1-00792 il parere è favorevole purché riformulata nel senso di eliminare, al quarto punto del dispositivo, le parole finali: «in funzione del superamento dell'ormai obsoleta Unrwa».
  Il Governo esprime parere contrario sulla mozione Gianluca Pini ed altri n. 1-00799, mentre esprime parere favorevole sulla mozione Artini ed altri n. 1-00840.
  Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-00846 appena presentata, purché riformulata nel senso di sostituire al terzo capoverso del dispositivo la parola «evacuare» con la parola «assistere».

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pia Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signora Presidente, 18 mila persone, per lo più donne ed anziani, di cui 3 mila 500 bambini e bambine, intrappolate nel campo profughi di Yarmouk dalle milizie del Daesh – e sono quelli che rimangono dei 160 mila residenti originari del campo – rischiano di essere sterminate. Abbiamo visto immagini terribili di distruzione, violenza e morte e abbiamo ascoltato testimonianze di chi è riuscito a sfuggire e ha raccontato di maltrattamenti disumani: teste mozzate, esecuzioni sommarie, violenze sulle donne e sulle bambine, violenze gravissime.
  Ci troviamo di fronte ad un vero e proprio eccidio che, a differenza di quanto avveniva in passato, stiamo vivendo in diretta. Questa volta vediamo e sappiamo tutto in tempo reale e non possiamo restare a guardare.
  Sappiamo bene – come ci ha ricordato il Viceministro Pistelli in occasione della discussione generale, Viceministro che ringraziamo Pag. 28per aver ribadito l'impegno del Governo a trovare una soluzione – che attualmente non ci sono le condizioni di sicurezza per aprire un corridoio umanitario perché le strade per accedere al campo sono controllate da Daesh con il quale non è possibile alcuna trattativa.
  Sappiamo che le truppe del califfato non hanno alcuna pietà nemmeno per le persone più indifese, i bambini e le bambine. È di alcuni giorni fa la notizia di una bambina yazida di nove anni regalata come premio ai miliziani, stuprata da almeno dieci jihadisti ed ora incinta, una bambina di nove anni. È stata salvata grazie all'intervento di una ONG curda e ora, mentalmente e fisicamente traumatizzata, è in cura in Germania, ma si teme non possa sopravvivere.
  Sappiamo che altri bambini e bambine di Yarmouk rischiano una sorte analoga e di certo già patiscono fame, sete e carenza di medicinali e assistono quotidianamente a terribili atrocità.
  Come avvenne per l'eccidio di Srebrenica, dal quale sembra non abbiamo imparato molto, forse nulla...

  PRESIDENTE. Colleghi, potete abbassare il tono della voce per favore ?

  PIA ELDA LOCATELLI. ...sono prigionieri dei campi avversi, intrappolati tra i bombardamenti siriani e le milizie del Daesh e non hanno vie di scampo. Abbiamo apprezzato l'intervento immediato del Governo e del Ministro Gentiloni che hanno prontamente stanziato un milione e mezzo di euro per far fronte alla situazione, per garantire protezione, assistenza psicologica e sostegno umanitario ai minori del campo e per provvedere alla distribuzione di cibo, acqua, servizi sanitari alla popolazione. Con questa mozione, che abbiamo presentato a più mani, intendiamo manifestare il nostro impegno e rafforzare quello di cui ci ha parlato il Governo. Sarebbe stato bello accogliere l'invito di una mozione unitaria lanciato dal Viceministro Pistelli e, invece, vi è una pluralità di mozioni. Comunque, prevedere aiuti economici, sanitari e psicologici e possibilità di iniziative di accoglienza di questi minori, con tutte le procedure rispettose delle regole del caso, è giustissimo. Il problema è che prima, però, bisogna liberarli questi minori, ricercando relazioni e collaborazioni con gli organismi internazionali e le associazioni che già operano in questo territorio, per l'attivazione, vorremmo poter dire immediata, ma non possiamo che poter dire appena possibile, di un corridoio umanitario ONU a Yarmouk che consenta di salvare almeno i bambini e le bambine, perché non possiamo restare fermi e assistere senza muovere un dito ad un altro eccidio (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sberna. Ne ha facoltà.

  MARIO SBERNA. Grazie signora Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, la mozione all'esame dell'Aula ci invita ad una riflessione quanto mai urgente e importante. A quattro anni dall'inizio della guerra civile, la Siria continua ad essere una polveriera. Si contano circa 220 mila morti, 12 milioni di sfollati e quasi 4 milioni di rifugiati. La crisi siriana è stata definita da molte associazioni che vi operano come una delle peggiori crisi dalla Seconda guerra mondiale. La situazione di Yarmouk, campo di profughi palestinesi a pochi chilometri dalla periferia di Damasco, assediato, da un lato dalle milizie dello Stato islamico e dal gruppo radicale Al-Nusra, e, dall'altro, dai bombardamenti dell'aviazione siriana, ci rievoca l'incubo di Srebrenica. Oggi come allora si presenta lo spettro di persone intrappolate in uno spazio ristretto e condannate a sopravvivere in condizioni disumane. A Yarmouk vi sono circa 18 mila profughi, dei quali 3.500 bambine e bambini, senza possibilità di uscire. La privazione di acqua, cibo e medicinali rende la loro sopravvivenza sempre più difficile. In questi giorni molti organismi internazionali hanno levato appelli per riuscire ad Pag. 29entrare nel campo di Yarmouk, al momento sembra senza alcun esito. Per non cadere nell'indifferenza, complice silenziosa di questo genocidio annunciato, ritengo necessario intervenire quanto prima, attraverso la creazione di un corridoio umanitario, per liberare i profughi, per liberare al più presto almeno i bambini. I bambini sono, infatti, i soggetti più colpiti da questa tragica situazione. La sofferenza prolungata, quale quella della permanenza in uno stato di guerra e lo stress psicologico che ne deriva, comporteranno conseguenze indelebili nelle loro giovani vite. Le esperienze precedenti dei bambini di Chernobyl ospitati da famiglie italiane hanno dimostrato che l'affidamento temporaneo può costituire una via d'uscita, sebbene a termine. Accanto alla creazione di un corridoio umanitario e alla soluzione dell'affidamento temporaneo di questi 3.500 bambini, si potrebbe invocare l'applicazione della direttiva n. 2001/55/CE, riconoscendo una forma di protezione temporanea europea a tutti i palestinesi del campo di Yarmouk, affinché possano essere accolti nei Paesi dell'Unione europea. In tale contesto, la decisione del Ministro Gentiloni di stanziare 1,5 milioni di euro, destinandone un milione all'UNICEF e 500 mila euro all'Agenzia ONU per i rifugiati palestinesi, risponde in qualche modo alla gravità della situazione attuale.
  Per evitare che la lontananza dalla realtà ci renda ciechi testimoni della tragedia che si sta consumando a Yarmouk, a nome del gruppo Per l'Italia-Centro Democratico esprimo il voto favorevole su tutte quelle mozioni che intendono impegnare il Governo al risanamento della tragica situazione del campo di Yarmouk, a tutela dei minori e dei soggetti maggiormente vulnerabili (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia - Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Grazie, Presidente. Io innanzitutto sono rimasto un po’ sconcertato dal netto parere contrario rispetto al testo presentato dal mio gruppo, perché, comunque sia, non aggira assolutamente quella che è la drammaticità dell'emergenza umanitaria che si è evidenziata nel momento in cui, dal 1o aprile scorso, le televisioni internazionali hanno appunto dato notizia dell'aggressione, dell'assalto, della presa del campo profughi alle porte di Damasco, che è un campo profughi istituito nel lontano 1948 proprio per la protezione internazionale e del quale, fra l'altro, il Governo siriano, proprio Assad, in qualche modo, ha sempre cercato di essere il primo della classe – diciamo così – nel dare questa sorta di protezione proprio per mettersi a capo della resistenza anti-israeliana.
  Può esserci qualcosa, evidentemente come capita spesso in un testo proposto da un gruppo di minoranza, che nelle premesse non vada nella direzione auspicata o che dia, in qualche modo, fastidio al Governo, perché ci sono critiche, più o meno velate, ma quello che proprio non si riesce a capire onestamente è come non possa essere condiviso perlomeno il dispositivo della mozione.
  Sì, è vero che chiediamo di assumere le iniziative affinché i Governi dell'Arabia Saudita, del Qatar e della Turchia, che sono, appunto, delle potenze regionali in Medio Oriente, possano agire su un piano internazionale, dato che potrebbero in modo evidente incidere, senza muoversi manu militari ma per via diplomatica, in qualche modo, attraverso o sullo Stato islamico per ritirare le truppe da questo campo profughi. Questo contempla, per forza di cose, anche una rivisitazione complessiva – ma non un'inversione di tendenza – o comunque abbastanza ampia del nostro atteggiamento nei confronti della Siria. Si poteva tranquillamente espungere quella parte lì, che non è dirimente rispetto a quello che è l'obiettivo specifico di ciò che stiamo trattando in questo punto dell'ordine del giorno oggi qui alla Camera.
  Però, obiettivamente non si capisce perché, quando una proposta di corridoio umanitario viene avanzata dalla sinistra, il Governo esprime parere favorevole, mentre Pag. 30diversamente accade se viene presentata dalla Lega Nord, pur contenendo delle prescrizioni che sono obbligatorie, anche a tutela di chi deve salvaguardare questi bambini e questi profughi in generale – ma non solo i bambini, anche gli adulti – sul campo, in situazioni di rischio, in scenari di scontri, in scenari di guerra, in scenari in cui abbiamo visto benissimo cosa può accadere se vengono catturati, soprattutto se sono operatori occidentali, perché abbiamo visto, purtroppo, troppe volte giornalisti e operatori occidentali, appartenenti non solo ad organizzazioni governative ma anche ad organizzazioni non governative, essere presi ed essere decapitati sul posto.
  Quindi, cos’è che chiedevamo noi sostanzialmente ? Sì, facciamo di tutto per poter tutelare queste persone, che sono profughi veri, non come i clandestini che arrivano sulle coste italiane. Questi sono profughi veri, queste sono persone che scappano veramente da scenari di guerra, ma facciamolo ponendo in condizioni di sicurezza loro e chi svolge questo tipo di salvaguardia. Invece, avete detto di no.
  Dunque, come dobbiamo interpretarla ? Della serie: noi, comunque sia, la protezione internazionale dobbiamo darla, mettendo a rischio anche il personale, non solo militare ma anche civile, che mandiamo a svolgere questo tipo di operazioni ? Non lo so. So che siamo in dichiarazioni di voto, ma chiedo molto sommessamente, alla collega e amica che rappresenta il Governo, di rivedere potenzialmente il parere su questo testo, perché obiettivamente non si è riusciti, è vero, ad arrivare ad una formulazione comune fra tutti i gruppi, perché ognuno ha le sue sensibilità.
  C’è chi è più sensibile su un tema, chi è più sensibile su un altro, però questo è un tema che non è solo riconducibile al caso specifico del campo profughi di Yarmouk, ma, in generale, è il tema della protezione dei profughi, quelli veri – protezione a casa loro, possibilmente, come si sta chiedendo anche per altri scenari, tipo quelli libici –, che deve essere visto nel suo complesso, e, per poterlo vedere nel suo complesso, bisogna affrontarlo senza alcun tipo di ipocrisia, senza nascondere quella che è la verità.
  E la verità vera è data dal fatto che chi attacca e chi mette in condizione di rischio della vita queste persone sono gli stessi che poi vanno a fare, sulla pelle di queste persone, proselitismo in termini di fanatismo islamico. Dicono: vedete, questi sono i profughi creati dallo scontro che c’è con il mondo occidentale, che c’è con lo Stato di Israele, e quindi noi, in qualche modo, dobbiamo difenderli. Poi, paradossalmente, quasi per un'eterogenesi dei fini, li vanno ad attaccare.
  Quindi, occorre dire chiaramente che è lo stesso mondo arabo, nello scontro che vi è fra sunniti e sciiti – che sappiamo essere alla base di tantissime altre tensioni che vi sono non solo nel Medio Oriente, ma, purtroppo, in maniera più diffusa, anche nel mondo occidentale –, che è il primo ad affamare gli stessi profughi e che vi è una soluzione che potrebbe essere anche non armata.
  Non a caso, vi è un'incongruenza pesante tra le dichiarazioni rese dopo poche ore rispetto alle notizie rese il 1o aprile da Abu Mazen e la retromarcia fatta dall'OLP. Abu Mazen diceva: noi andiamo lì e militarmente andiamo a proteggerli, andiamo a riprenderci quel campo, togliamo la bandiera dello Stato Islamico da quel campo profughi. L'OLP ha detto: forse no.
  Tant’è che, addirittura, un generale aveva detto: abbiamo 14 armate pronte per andarli a prendere. Quindi, vi era anche un qualcosa di ben chiaro, di ben specifico, probabilmente già di pronto, in termini di intervento militare; però l'intervento militare non è stato fatto. Perché non è stato fatto ? Chiediamocelo ! Anche noi siamo sempre e comunque per un tentativo di intervento diplomatico e non militare, ma l'intervento diplomatico può essere fatto da parte nostra, facendo pressione su quegli operatori e su quegli attori pesanti nello scenario del Medio Oriente che sono l'Arabia Saudita, il Qatar e la Turchia, che hanno rapporti stretti anche con lo Stato Islamico – stretti anche con Pag. 31lo Stato Islamico – per fare pressione politica affinché questo campo profughi venga lasciato.
  Noi, ripeto, a questo punto, dovesse permanere questo tipo di parere sulla nostra mozione, chiaramente voteremo a favore della nostra e contro le altre, perché non accettiamo assolutamente che un tema così delicato come quello della protezione di veri profughi – veri profughi –, soprattutto se sono dei minori, possa essere trattato con l'ipocrisia e con il tentativo di celare le vere responsabilità di quell'attacco (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Grazie, Presidente. Come è noto, l'ONU si occupa, tramite una propria specifica agenzia, la United Nations Relief and Works Agency, di 59 campi profughi palestinesi dispersi tra Giordania, Libano, Cisgiordania, Striscia di Gaza e, appunto, Siria. I rifugiati palestinesi sono circa 5 milioni: sono numeri che ci ricordano la storia delle guerre, delle risoluzioni ONU e della loro non applicazione, che ci ricordano che il diritto palestinese ad una propria entità statale è un risultato ancora non conseguito e che l'idea che a due popoli corrispondano due Stati è un'opzione politica non realizzata.
  A questi antichi torti si è sommato il fallimento della strategia di guerra che ha impegnato mezzo mondo negli ultimi decenni, in Iraq come in Afghanistan, comprendendo anche l'Italia in questo mezzo mondo. Dovevamo esportare la democrazia e rischiamo di importare califfati. Abbiamo scoperto Yarmouk, questo campo a sud di Damasco, ufficioso oltretutto, non ufficiale, ai primi di aprile, quando l'ISIS, con furibonde battaglie, ne ha assunto in gran parte il controllo. Testimoni riferivano e riferiscono di centinaia e centinaia di morti, di esecuzioni sommarie e di migliaia di civili ostaggio della battaglia.
  Testimonianze raccontano anche di un'area dove non fruiscono più cibo, energia e medicinali. Tra questi, tra coloro che sono bloccati in questo inferno, ci sono 3.500 bambini. Per l'ONU è una situazione oltre il disumano.
  Ringrazio la collega Vanna Iori per questa mozione che ci fa tornare la memoria, ma questo accadeva un mese fa ed è visibile in questo, si rende visibile, il nostro drammatico ritardo. Sappiamo che né questa mozione, né il milione e mezzo di euro messo a disposizione dal nostro Ministro degli esteri, saneranno i nostri tanti errori, le ipocrisie, i silenzi, ma rappresentano quantomeno un tentativo di gesto concreto. In queste poche parole stanno le ragioni del voto favorevole di Sinistra Ecologia Libertà.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rabino. Ne ha facoltà.

  MARIANO RABINO. Grazie, Presidente. Sono stati affrontati in modo anche un po’ generico, a volta anche un po’ demagogico, temi di politica internazionale che riguardano la Siria, il problema siriano. Credo che non sia questa l'occasione di attribuire responsabilità all'Occidente, agli Stati Uniti, all'Europa, che spesso manca al suo dovere di essere forza continentale di stabilizzazione di tante crisi nel mondo, soprattutto nel Mediterraneo, soprattutto nel Medio Oriente e nel Corno d'Africa, così come le responsabilità e le contraddizioni profonde anche dell'Autorità palestinese nelle scontro continuo tra Hamas e al-Fath. Oggi con questa mozione, che dobbiamo innanzitutto all'iniziativa della collega Iori, noi affrontiamo un'emergenza che non può distoglierci dall'urgenza di un'attenzione e di un intervento concreto. Come è stato ricordato dal 1o di aprile, le milizie del Daesh sono entrate nel campo profughi di Yarmouk, causando distruzioni, violenze, morti, atrocità; una situazione drammatica, che rischia di assumere i connotati di un vero e proprio, autentico, genocidio.
  Secondo una stima dell'organizzazione Human Right Watch, che aveva confrontato Pag. 32fotografie acquisite da satelliti di sorveglianza, il numero dei morti nelle fosse comuni oscillerebbe tra i 600 e gli 800. Il rapporto che l'ONU ci ha consegnato su quanto il Daesh sta compiendo a danno dell'infanzia ci consegna un quadro di elementi che supera l'orrore: si tratta di bambini decapitati, crocifissi, sepolti ancora vivi.
  Nel campo di Yarmouk, tra case e strade ridotte in macerie, dopo oltre due anni di guerra tra le fazioni anti-Assad e pro-Assad, tra esercito del Daesh e l'esercito regolare, che si trova a pochi chilometri a sud di Damasco, come è stato prima di me ricordato, si trovano imprigionate, intrappolate, circa 20 mila persone e, tra queste, 3.500 bambini, condannati a patire la fame, la sete, privi di medicinali, non raggiungibili dagli aiuti umanitari, perché le strade per accedere a questo campo profughi vengono occupate dai miliziani.
  La zona è assediata, da una parte, dall'ISIS, dal Daesh, dal gruppo radicale al-Nusra e, dall'altra, dagli incessanti bombardamenti dell'aviazione siriana di Assad, impegnata a contrastare lo Stato islamico. Al momento, meno di 2 mila occupanti del campo sono riusciti fortunosamente a trovare una via di fuga e ad abbandonarlo.
  L'8 aprile 2015, un mese fa, il Ministro Gentiloni, ha previsto di mettere in campo un intervento urgente in favore dell'Unicef e dell'Agenzia dell'ONU per i rifugiati palestinesi, pari a 1,5 milioni di euro, contribuendo così all'attività di protezione umanitaria e assistenza psicologica ai bambini palestinesi, che sono tuttora nel campo, oltre che alle famiglie che sono riuscite a evadere dalla spaventosa trappola di guerra, fame e deprivazioni.
  Se riusciremo a creare canali di comunicazione opportuni, se sapremo prenderci carico di ognuno di loro, uno ad uno, gestendo al meglio le risorse messe a disposizione, l'Italia giocherà una sua leadership, riappropriandosi del suo storico ruolo di punto di riferimento della civiltà mediterranea.
  L'ONU ed altri organismi, come l'UNICEF, hanno definito questa situazione oltre il disumano, lanciando un allarme inquietante, nella consapevolezza che siamo di fronte a una nuova Srebrenica. Lo ricordiamo: la strage di oltre 8 mila musulmani bosniaci per mano delle truppe serbo-bosniache nel luglio 1995. Rischiamo cioè, ancora una volta, di avere un eccidio che tiene intrappolati questi bambini e le loro famiglie.
  L'intera Siria, come è stato ricordato, è ancora oggi un'autentica polveriera. Dall'inizio della guerra, ormai quattro anni fa, si contano circa 230 mila morti, quasi 4 milioni di rifugiati e 12 milioni di sfollati, di cui la metà sono bambini. Già dal novembre 2013 si manifestava un'enorme difficoltà per far entrare aiuti umanitari nel campo di Yarmouk, ma ora la situazione è davvero precipitata: sia le forze siriane che lo Stato islamico impediscono l'accesso agli aiuti medici e umanitari, privando così decine di feriti delle cure mediche e dell'assistenza necessarie per salvare le loro vite.
  Come ha giustamente e ripetutamente sottolineato la collega Iori, non dimentichiamo che dei circa 20 milioni di rifugiati in tutto il mondo, la metà sono minorenni e il 13 per cento ha un'età inferiore ai cinque anni. Per questi bambini la sopravvivenza delle madri è l'unica garanzia della loro sopravvivenza. Ora, come molte ricerche confermano, i minori sono particolarmente vulnerabili in situazioni di guerra, non solo perché spesso sono il bersaglio privilegiato – nel senso che il nemico spesso colpisce i minori per indebolire la comunità di appartenenza –, ma anche perché i minori sono reclutati come bambini soldato e diventano, quindi, spesso, non solo vittime, ma autori loro stessi di violenza. Nel pensare e nel predisporre interventi umanitari in emergenza nei campi profughi si continui a prestare particolare attenzione a questa fascia di popolazione, considerando che il loro trauma può avere effetti devastanti dopo.
  È necessario agire prontamente non solo con gli aiuti economici, ma con azioni finalizzate ad allontanare i bambini del campo profughi di Yarmouk, dalle zone di Pag. 33guerra e da condizioni precarie al limite della sopravvivenza, favorendo programmi solidaristici di accoglienza e affidamenti temporanei. La permanenza in Italia di breve durata potrà avvalersi dell'esperienza positiva, realizzata nel 1993, tramite l'accoglienza dei bambini vittime delle conseguenze della nube tossica di Chernobyl e residenti nelle zone contaminate. Bambini ucraini e bielorussi hanno ricevuto cure ed ospitalità in Italia, da noi hanno trovato l'affetto di una seconda famiglia, hanno conosciuto la nostra cultura ed imparato la nostra lingua e molti hanno migliorato le loro condizioni di salute. Ci fu, all'epoca dei fatti, una vera e propria gara di solidarietà che coinvolse pubbliche amministrazioni, fondazioni, associazioni, famiglie e singoli cittadini. Dobbiamo replicare tutto ciò, affidando i bambini di Yarmouk a nuclei familiari italiani. Facendo così, faremmo un gesto di grande umanità, una pratica di cui andare fieri di fronte al mondo intero.
  In Italia sono note e in forte aumento le segnalazioni di casi di disagio, anche mentale, proprio nei richiedenti asilo e nei rifugiati provenienti dai territori. Sono quindi molto importanti i programmi di assistenza che si occupino dei traumi psichici dei bambini rifugiati e dei bambini profughi e delle gravi difficoltà che incontrano al momento di inserimento loro stessi nelle famiglie o nelle comunità.
  Questo obiettivo può essere perseguito tramite l'attivazione immediata – è stato ricordato più volte prima – di un corridoio umanitario ONU (UNICEF), a Yarmouk, per liberare almeno i minori e mettendo in atto nel più breve tempo possibile tutte le azioni che rendono possibili gli immediati contatti con gli organismi internazionali e le associazioni che già operano in questo territorio.
  È necessario impegnare il Governo italiano a mettere in atto a livello internazionale, nel più breve tempo possibile, tutte le azioni necessarie per arginare questa tragedia, ad attivare programmi di accoglienza, destinati ai bambini di Yarmouk e alle centinaia di minori che sono profughi in Libano, nonché a promuovere permanenze temporanee degli stessi in Italia.
  Per tutte queste ragioni, dichiariamo il nostro voto favorevole sulla mozione a prima firma Iori n. 1-00785, sottoscritta anche da Scelta Civica per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Presidente, colleghi, da sempre la guerra è nemica giurata dell'infanzia, perché con il suo carico di lutti e distruzioni interrompe tragicamente l'età in cui un essere umano ha un bisogno assoluto dell'affetto e della protezione da parte del mondo adulto a cominciare da quella dei suoi genitori. Ma se per secoli le guerre avevano la forma di scontri fra soldati, con i civili nel ruolo di spettatori e vittime occasionali, quelle della nostra epoca sono quasi esclusivamente stragi di persone inermi. Dal secondo conflitto mondiale in poi, oltre il 90 per cento dei caduti nelle guerre sono civili, in metà dei casi bambini. Questi sono gli effetti dei conflitti moderni, i cui teatri non sono più trincee o campi di battaglia, bensì città, villaggi, scuole e ospedali. E ciò non a caso, poiché l'obiettivo non è quasi mai quello di conquistare un territorio, ma di distruggere un nemico: i ribelli che cercano l'indipendenza, i seguaci di un'altra fede, la minoranza che impedisce la purezza etnica della nazione. Accade così che le donne e i bambini non siano più soggetti neutrali, degni della massima tutela, ma obiettivi bellici in piena regola, obiettivi facili perché disarmati, obiettivi ancora più facili perché è possibile farne quello che se ne vuole. Lo stupro etnico è una nuova arma di guerra, escogitata per punire e umiliare l'avversario, impedendo la riproduzione del nemico, mentre lo sterminio di bambini e ragazzi è un freddo calcolo militare, l'eliminazione dei nemici di domani. Anche arruolare ragazzini per combattere ed eventualmente fare strage Pag. 34di altri bambini non è che la coerente conseguenza di questo folle ragionamento.
  In questi giorni molte fonti giornalistiche hanno riferito che il quartiere di Ali Alkharboush è diventato un campo di battaglia particolarmente violento e le persone stanno cercando di mettere in salvo soprattutto donne e bambini, che però, per una serie di ragioni logistiche, confluiscono in un campo che si trova a soli 5 chilometri a sud del centro di Damasco. Il campo costituisce una via obbligata di accesso alla capitale siriana. È il campo, per l'appunto, di Yarmouk, dove fino a pochissimi anni fa vivevano 150 mila persone. Si tratta di una vera e propria città, ora semidistrutta, nelle cui vie giacciono i corpi delle vittime e dei feriti che non possono essere soccorsi a causa dei combattimenti che continuano a infuriare.
  Ci giunge notizia che ad Aleppo, ma anche a Damasco, in queste che sono le grandi città siriane, ormai si sta sviluppando una vera e propria città sotterranea; gli ospedali sono ormai spostati nel sottosuolo; le abitazioni degli abitanti sono ormai spostate nel sottosuolo. Non c’è più possibilità di vivere alla luce del sole perché come ci si assomma alla luce del sole immediatamente si diventa oggetto di attacchi distruttivi. La situazione è talmente drammatica che L'UNICEF, Agenzia dell'ONU che si occupa all'infanzia, ricorda come nel 1995 i serbo-bosniaci trucidarono circa 8 mila musulmani, e parla delle atrocità compiute dagli jihadisti come di qualcosa – come è stato già detto dai colleghi che mi hanno preceduto – che va oltre il disumano, con le esecuzioni sommarie, le decapitazioni e i rapimenti, che sono ormai orientati, però, ad una drammatizzazione pubblica, quasi a una messa in scena di morti che hanno soltanto l'obiettivo di stupire l'Occidente, di scandalizzare l'Occidente, di toccare in qualche modo il segno di un potere che non conosce più limiti perché non riconosce più il senso della dignità umana.
  Oltre quindici anni fa, alla Convenzione sui diritti dell'infanzia, si sono affiancati tre Protocolli facoltativi, due dei quali sono stati approvati dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, uno nel 2000 e l'altro successivamente nel 2011.
  I due primi Protocolli riguardano proprio il coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati. Il coinvolgimento e l'utilizzo di bambini rappresenta una barbara evoluzione delle guerre moderne, che tradisce in questo modo quello jus in bellum, con le relative norme del diritto internazionale umanitario, che l'esperienza umana, prima ancora che militare, aveva prima elaborato e poi sempre tutelato.
  Noi abbiamo bisogno di riscrivere in qualche modo la Convenzione sui diritti dell'infanzia. Noi assistiamo oggi in qualche modo a un disfacimento di norme acquisite, regolamentate, in base alle quali avevamo inteso poter tutelare i bambini e le donne, comunque le persone che rimanevano in qualche modo in una posizione che non era di aggressione e non era di guerra. Ora, la guerra ci sta chiedendo nuovi documenti, un nuovo modo di impostare il rispetto per la vita, un nuovo modo di reimpostare la dignità della vita umana.
  Con questa mozione, la maggioranza – e tutti coloro che hanno voluto unirsi a noi – intende sostanzialmente richiamare la responsabilità internazionale, in modo particolare, facendo riferimento al nostro Ministro degli esteri Gentiloni, che quasi immediatamente ha proceduto a uno stanziamento specifico a favore di questi bambini, non solo sul piano economico, pure indispensabile per far arrivare vitto, per far arrivare medicine, per far arrivare generi di prima necessità, ma soprattutto per reimpostare le regole del diritto dei più deboli e dei più fragili, altrimenti, ciò che potrà essere distrutto è l'intera dignità di un Paese e, in epoca di globalizzazione, l'intera dignità di tutti i Paesi.

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Cogliendo un po’ lo Pag. 35spirito anche dell'intervento del collega Pini e soprattutto dell'intervento del Viceministro Lapo Pistelli durante la discussione sulle linee generali, il quale auspicava da parte del Governo la possibilità che il Parlamento si ritrovasse attorno ad un tema così sensibile in modo del tutto unitario, io formulo un'eventuale proposta di cambio di parere sulla mozione Gianluca Pini ed altri n. 1-00799, sperando che il collega Pini possa accettarla.
  Ovviamente le premesse fanno parte di un giudizio politico e su queste c’è un parere contrario, mentre sugli impegni potrebbe essere possibile mantenere solo il terzo impegno, nel quale, dopo le parole: «consegna agli interessati», vengano inserite le seguenti parole: «non essendo al momento possibile l'apertura di eventuali corridoi umanitari».

  PRESIDENTE. Sta bene. Il collega Gianluca Pini valuterà la proposta di riformulazione. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Laura Ravetto. Ne ha facoltà.

  LAURA RAVETTO. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, dopo quattro anni di guerra civile, dopo 200 mila morti, oggi siamo qui a discutere sul «se» e sul «come» intervenire in soccorso dei bambini di Yarmouk. Dopo centinaia di migliaia di vittime e atrocità, il Governo italiano si è finalmente sentito in dovere di aiutare quei bambini di cui solo qualche mese fa si ignorava l'esistenza.
  All'inizio di aprile il campo è stato invaso da militanti dello Stato islamico, che hanno trasformato il dramma di quei profughi in quello che il Segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon ha descritto come il più profondo girone dell'inferno. Come però ricordato dal giornalista Mehdi Hasan sul quotidiano inglese The Guardian i palestinesi di Yarmouk sono bombardati e assediati dalle forze di Assad sin dal 2012. Acqua ed elettricità sono state tagliate da molto tempo e dei 160 mila palestinesi che una volta vivevano nel campo oggi ne rimangono solo 18 mila. Per tutto il 2014, quindi l'anno scorso, prima della presa del campo da parte dello Stato islamico, i residenti di Yarmouk sono stati costretti a vivere con 400 calorie di aiuti alimentari al giorno, costringendo, secondo quanto riportato da Amnesty Internetional, i civili a mangiare cani e gatti.
  Di fronte a questa tragedia umanitaria, di fronte all'assenza di acqua, riscaldamento, cibo ed energia elettrica non possiamo voltarci altrove. E non possiamo farlo non tanto per un presunto e generico dovere di solidarietà, quanto per una cultura della sussidiarietà, in mancanza della quale si riduce tutto ai singoli egoismi degli Stati nazionali. Dell'assenza di questa cultura della sussidiarietà a livello internazionale ed europeo ne sappiamo qualcosa noi italiani. E proprio perché ne sappiamo qualcosa, non possiamo né voltarci altrove, ma nemmeno illuderci di pulirci la coscienza staccando un assegno da mezzo milione di euro all'UNICEF e di un milione di euro all'UNRWA.
  E non possiamo farlo non perché sia sbagliato aiutare chi aiuta le vittime di Yarmouk ma perché anzitutto come Europa e poi come Italia abbiamo un dovere umanitario prima che monetario. L'Italia e gli italiani di fronte alle necessità dei bambini hanno sempre fatto la loro parte. L'hanno fatta in patria, l'hanno fatta nel mondo e, come testimonia la nascita della bellissima Francesca Marina, l'hanno fatto anche in mare. L'Italia e gli italiani per i bambini hanno sempre una porta aperta, basti pensare per fare un esempio a quanto sia stato fatto negli ultimi anni per dare un tetto ed affetto ai centomila bambini provenienti dai Paesi come Ucraina e Federazione Russa che hanno trovato nelle nostre famiglie, negli enti locali e nelle parrocchie italiane uno spiraglio di speranza per un futuro. Nel solo 2013, nell'ambito di programmi solidaristici di accoglienza, sono stati accolti nel nostro Paese 13 mila minori. Se l'Italia, in continuità con una tradizione di solidarietà, sussidiarietà e umanità, ha dimostrato ampia disponibilità a fare la propria parte, non sembra che altrettanto si possa Pag. 36dire dell'Unione europea. Al di là delle parole di circostanza e degli appelli lanciati dall'Alto Rappresentante Mogherini non possiamo non notare che una parte del mondo arabo resta immobile e tace davanti al fratricidio dei propri fratelli. Prendiamo l'organizzazione per la liberazione della Palestina guidata dal moderato Abu Mazen: è di qualche settimana fa la notizia che l'OLP non ha alcuna intenzione di intervenire nel campo palestinese di Yarmouk per evitare l'ennesimo massacro di palestinesi perpetrato da arabi. I rifugiati palestinesi di Yarmouk, come ha scritto Carlo Panella su Libero, sono rinchiusi da sessant'anni in un ghetto, vivono dei sussidi dell'ONU e delle rimesse dei parenti. Yarmouk, usando una definizione dell’ex leader egiziano Nasser, è una delle bombe atomiche arabe scientificamente organizzate dai vari rais che hanno tenuto per decenni i palestinesi nei campi profughi in condizioni di semischiavitù rifiutandosi di integrarli per usarli come carne da cannone disperata contro Israele. Ma Yarmouk è molto di più come ricorda sempre Panella, la capitale del gruppo palestinese SPLPCG di Ahmed Jibril, da sempre alleato con il regime paranazista di Damasco e ferocemente in armi contro la stessa OLP. Quella stessa SPLPCG che partecipò al massacro arabo del campo palestinese di Tel al-Zaatar di Beirut, nell'agosto del 1976, e che da sempre si batte al fianco del regime di Damasco. Oggi tuttavia non siamo qui per fare un processo alla storia ma compiremmo un grave errore se non avessimo ben chiaro qual è lo scenario internazionale in cui questi palestinesi vengono abbandonati a loro stessi e se non avessimo ben chiaro che questi uomini, queste donne e questi bambini sono stati abbandonati da tutti fuorché da noi. Anche se con una responsabilità del tutto diversa, non certo paragonabile a chi negli anni ha usato i profughi di Yarmouk come carne da macello, pesa sulla coscienza dell'Europa e dell'ONU la sostanziale indifferenza di fronte alle troppe carneficine che ogni giorno mietono vittime in ogni parte del globo. Per questo di fronte a tutto ciò non possiamo accontentarci di compatire e di essere solidali ma dobbiamo dimostrare che all'aiuto economico coincide quello politico: capire che un assegno in situazioni di particolare gravità è una dichiarazione di intenti politici prima che un aiuto immediato a chi ha bisogno. E allora, se vogliamo essere pienamente coerenti con i nostri intenti politici, alziamo la voce anche per i cristiani che ogni giorno muoiono in Nigeria, alziamo la voce per gli yazidi in Iraq, alziamo la voce di fronte a quei 5 milioni e 600 mila bambini che vivono ancora in condizioni disperate all'interno della Siria. Non sentiamoci più buoni con un bonifico bancario, sentiamoci più buoni se saremo in grado di imporre il metodo della sussidiarietà in politica estera, se saremo in grado di sentirci responsabili uno per l'altro. Versare milioni di euro all'ONU non serve a nulla se poi la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo non si trasforma in lettera viva. Da sempre riteniamo occorra una riflessione sulla mancata attuazione della direttiva 2001/55/CE sulle norme minime per la concessione della protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati e ringrazio i colleghi che ho sentito prima finalmente pronunciarla in quest'aula.
  Eppure siamo qui a discutere giustamente di come accoglierli solo noi anziché fare un ragionamento di lungo respiro europeo. Del resto in Europa abbiamo imparato che troppo spesso ciò che vale su carta non vale nella realtà, almeno quando è l'Italia a voler i propri diritti. E allora è evidente che ciò su cui dovremmo trovarci a votare oggi non è tanto il sacrosanto aiuto ai bambini di Yarmouk ma un approccio organico alla nostra politica estera e a quella europea. Un approccio che abbia la pretesa, l'ambizione di non lasciare che le direttive europee in materia rimangano lettera morta. Dovremmo avere l'ambizione di credere che anteporre i valori politici a quelli economici deve essere il metodo di una politica estera comune che ambisca a qualcosa di più che apparire nella top ten della generosità ad orologeria.Pag. 37
  Pur non condividendo l'approccio di corto respiro della maggioranza in tal senso, non saremo noi a negare l'aiuto a quei bambini che davvero rischiano di morire da un minuto all'altro. Pur ritenendo estemporaneo un approccio volto ad approvare programmi di accoglienza temporanea sull'esperienza di accoglienza dei bambini vittime di Chernobyl, faremo la nostra parte, ma non senza ribadire che, se vogliamo davvero essere onesti con questi bambini, dobbiamo prendere atto della cruda realtà: la loro tragedia, purtroppo, non è e non sarà temporanea; hanno bisogno di un interessamento collettivo, continuativo e coordinato, anche in un'ottica nazionale. Al momento, infatti, risulta dimenticata la proposta legislativa, già varata da noi commissari degli affari costituzionali di tutti gli schieramenti, relativa all'accoglienza mirata dei minori migranti non accompagnati che arrivano nel nostro Paese.
  Per questo, pur non condividendo l'approccio metodologico contenuto nella mozione di maggioranza, voteremo a favore. Voteremo a favore, perché siamo convinti che, in casi come questo, la sostanza debba prevalere sulla forma; voteremo a favore, perché la vita dei bambini viene prima di tutto; voteremo a favore, anche se voi del Partito Democratico spesso non l'avete fatto su nostre mozioni assolutamente condivisibili e necessarie alla collettività; voteremo a favore per i bambini, non certo per voi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. Partiamo da una triste considerazione: siamo in clamoroso ritardo su quello che stiamo approvando oggi e, in generale, su come si sta muovendo la comunità internazionale. Perché dico questo ? Perché, ad oggi, il 90 per cento dei residenti nel campo profughi di Yarmouk, che erano 180 mila, è già scappato; sono rimaste 18 mila persone e, tra l'altro, il Governo di Damasco, che aveva assicurato che non avrebbe bombardato finché ci fosse stata la presenza di civili, ha sganciato, nelle ultime notti, venticinque barili bomba sul campo, dove erano presenti ancora non solo civili, ma anche i bambini di cui stiamo parlando; ci sono ancora scontri tra il Daesh e l'altra sponda, che è una costola di Hamas, che si chiama Aknaf Bait al-Maqdes, e le organizzazioni umanitarie non sono assolutamente in grado di intervenire nel campo proprio per questi scontri, perché nulla ha fatto la comunità internazionale per permettergli di intervenire.
  Ma ciò che mi fa più rabbia, in realtà, è che l'attenzione che si riserva a questo campo profughi sembra quasi una novità, è resa interessante dal fatto che c’è l'ISIS oggi, che, dovunque va, ha un merito, paradossalmente: di far parlare della zona dove arriva. Ma il campo di Yarmouk non è nato ieri; non è, certamente, in condizioni disastrate oggi soltanto per colpa dell'ISIS, ma è un campo che esiste da tanti e tanti anni.
  Allora, chiariamoci un attimo su cos’è il campo di Yarmouk. È un campo profughi che si trova circa a 8 chilometri a sud di Damasco, in Siria, quindi, ed oggi è abitato da circa 18 mila palestinesi. Il campo è stato costruito dopo la guerra tra arabi e israeliani del 1948 – quindi, anch'esso è figlio del peccato originale, del conflitto israelo-palestinese – ed è considerato la capitale di fatto dei profughi palestinesi. Questi profughi sono, tra l'altro, come sapete bene, al centro della diatriba nella soluzione dei due Stati in Israele e Palestina, anche se, poi, non ne parlate mai, non se ne parla mai, come se questo non fosse il problema: in realtà, è proprio il centro e se non si capisce questo, non si risolverà mai nessun problema.
  Nel corso dell'ultimo anno, è stato il simbolo della miseria causato dalla guerra in Siria e, di conseguenza, dell'inerzia e dell'incapacità della comunità internazionale di porre fine ad una guerra civile che dura, ormai, da oltre quattro anni – per Pag. 38questo dico che l'ISIS è soltanto quello che ha dato risalto alla questione, ma la guerra civile dentro al campo di Yarmouk ha ormai quattro anni d'età –, oltre che al troppo a lungo rimandato riconoscimento dello Stato palestinese. Sono passati quattro anni dall'inizio del conflitto in Siria, due anni dal momento in cui sono iniziate a circolare le immagini di palestinesi che morivano di stenti all'interno di Yarmouk e ben cinquantotto anni dalla nascita del campo stesso.
  E qui aggiungo una cosa: stiamo parlando di qualcosa che oggi fa clamore, appunto, per la presenza dell'ISIS, ma che, mentre parliamo, si sta ripetendo esattamente allo stesso modo a Gaza. Perché dico questo ? Perché dopo i 2 mila morti di questa estate, dopo l'operazione a margine di protezione portata avanti da Israele con i 2 mila morti, a Gaza, sono ancora chiusi il valico con l'Egitto e il valico con Israele. Quindi, in una situazione di bombardamento a tappeto con 2 mila morti, le comunità internazionali non riescono ad entrare a Gaza: mi arrivano notizie di persone che muoiono letteralmente di stenti – bambini inclusi –, perché non c’è alcun tipo di assistenza, né igienico-sanitaria né alimentare a Gaza, però, tanto per cambiare, quell'area è tornata nel dimenticatoio; magari, se ne parlerà di nuovo tra un anno e mezzo, quando – posso scommetterci già oggi – Israele deciderà di fare un nuovo bombardamento per eliminarne altri 2 mila, come fa periodicamente.
  Yarmouk è una sorta di microcosmo della guerra siriana. Le fazioni che competono per il controllo di questo territorio sono il riflesso delle dispute che esistono nel Medio Oriente. L'ISIS, il fronte Al Nusra, ramo di Al Qaeda in Siria, Hamas e diverse fazioni di ribelli siriani. Ma la storia del campo è la storia di un popolo alla ricerca di una patria, di resistenza di diritto al ritorno, di un popolo in continuo stato di privazione dei diritti di libertà fondamentali. Qui, sinceramente, mi viene da ridere a sentire la dichiarazione della collega Ravetto di poc'anzi, che mi parla del campo di Yarmouk attaccando l'OLP che non farebbe nulla per intervenire a Yarmouk. Collega, l'OLP non ha una presenza militare nemmeno in Palestina, figuriamoci se può andare a intervenire in Siria in un campo come quello di Yarmouk. Non ha potere, né economico, né militare, né nelle organizzazioni internazionali. Quindi, è proprio fuori dal mondo la sua dichiarazione. Piuttosto dovrebbe essere Israele a farsi carico, una volta tanto, anche a livello umanitario, del dramma che anch'egli ha causato e dire «intervengo anche io, mi faccio carico anche io» dei bambini che oggi muoiono di stenti, a Yarmouk come a Gaza, e «creo anche io» un corridoio umanitario verso questi bambini e questa miseria che oggi è lì presente.
  Il ministro italiano degli affari esteri, Gentiloni, si è impegnato a stanziare 1,5 milioni di euro per i bambini di Yarmouk e l'Unione Europea ha assicurato che aumenterà gli aiuti per l'emergenza in questo territorio. Un esponente del Partito democratico ha avuto l'idea dell'affidamento dei bambini siriani, in questa spinta di estrema solidarietà, proveniente da diverse parti, nemmeno una parola però – ed è qui il dubbio che mi viene, se stiamo parlando della stessa cosa o meno – è stata spesa a garanzia del diritto di autodeterminazione e di ritorno. Infatti, come dicevo prima, questo campo nasce nel 1948, non nasce ieri, e nasce dall'espulsione dei palestinesi dal loro territorio, ovvero dalla Cisgiordania e dalla Striscia di Gaza. Se non garantiamo a questo popolo il diritto di ritorno al loro territorio, avremo sempre questo problema e la condizione di un campo profughi, perché di questo si tratta, non cambierà mai (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Allora io credo che i proclami arrivano troppo tardi e sicuramente dopo che i massacri sono stati fatti, come nella striscia di Gaza, e non troveranno mai fine se non si risolve il problema all'origine.
  Più di 2.000 palestinesi uccisi, come dicevo, sono quelli della Striscia di Gaza, lo stato di assedio, la mancanza di elettricità, assenza di un corridoio umanitario Pag. 39per salvare i civili, sono tutte condizioni di cui noi, purtroppo, siamo anche colpevoli, e con queste mozioni speriamo che la comunità internazionale – e sarebbe ora –, spinta dal Governo italiano che magari potrebbe farsi carico quanto meno delle questioni che hanno un eco a livello di diritto umano e internazionale, possano aprire questi corridoi umanitari.
  Il parallelismo tra le due condizioni, quelle di Gaza e quello di Yarmouk, non è così complicato come sembra e ve l'ho già dimostrato a parole. A Gaza la ricostruzione non è mai partita e lo stesso è di fatto a Yarmouk dove c’è una situazione di immobilismo che va avanti da 60 anni. Lo stato d'assedio non è mai finito, i diritti umani continuano a non essere rispettati e per il popolo palestinese quello che viene definito carattere d'urgenza sembra rimanere incastrato tra i meccanismi di un diritto internazionale che è ancora lettera morta. Ripeto, non si può parlare di urgenza – lo dissi anche quando abbiamo discusso in quest'aula la mozione per il riconoscimento dello Stato di Palestina –, non si può parlare di emergenza per una condizione che va avanti dal 1948: è fuori dal mondo questa cosa. Allora, riconosciamo lo Stato di Palestina, riconosciamo il diritto di ritorno del popolo palestinese, riconosciamo il diritto di autodeterminazione di tutti i popoli, perché hanno fatto bene altri colleghi a parlare di altri casi, come quello palestinese, ma il diritto di autodeterminazione andrebbe inquadrato in una situazione di più ampio respiro ogni qualvolta decidete di portare una missione internazionale, che poi diventa sempre di guerra, per portare la democrazia all'estero. La democrazia non si esporta, sicuramente, ma va sempre rispettato il diritto di autodeterminazione, altrimenti poi piangiamo le vittime del mare, come succede oggi, nel Mediterraneo, ma ci dimentichiamo sempre che abbiamo noi leso il diritto di autodeterminazione del popolo libico, come provate a fare per quello siriano oggi.
  La nostra mozione, tra le altre cose, impegna il Governo a farsi promotore di una forte iniziativa tesa alla protezione dei rifugiati palestinesi e lo fa in modo serio, puntando all'intervento della Croce rossa – non vi venga in mente di fare altre azioni, come a volte accade –, per agire con tutti gli attori regionali in campo, compresi i paesi confinanti.
  Iniziamo a parlare anche con la Lega Araba, che viene sempre dimenticata nei processi di pacificazione, quando andiamo a farli nel loro territorio. Questa è la follia, per cui io parlo di autodeterminazione. Coinvolgiamo la Lega Araba, coinvolgiamo gli altri attori regionali quindi i Paesi confinanti, sosteniamo anche l'iniziativa di accogliere i bambini negli ospedali italiani perché come dicevate anche voi prima si parla di bambini e quando si parla di bambini non si dovrebbe neanche avere lontanamente l'idea di distinguere fra bambino afgano, siriano, palestinese o italiano, apriamo i corridoi umanitari e valorizziamo questa attenzione prestata al campo di Yarmouk per metterlo al centro di prossime riflessioni sullo stato di ritorno di questi profughi palestinesi e sull'autodeterminazione dei popoli. Questa è la nostra mozione, ringrazio il Governo per averla approvata ma spero che da oggi, come dissi anche dopo la mozione sul riconoscimento dello Stato di Palestina, si possa avviare un vero dialogo sulle cause di queste problematiche e non sempre sullo stato di emergenza perché emergenza dal 1948 non può certamente essere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Iori. Ne ha facoltà.

  VANNA IORI. Signora Presidente, innanzitutto voglio esprimere una parola di apprezzamento per i gruppi che si sono espressi favorevolmente alla nostra mozione, perché ci sono 3.500 bambini che sono intrappolati, bambini palestinesi intrappolati nell'inferno del campo profughi di Yarmouk, vicino a Damasco. Quei bambini sono esposti a una situazione prolungata di errori, di atrocità della violenza jihadista. Rischiano di essere uccisi o feriti, Pag. 40alcuni di loro sono già morti, e la situazione peggiora di ora in ora, siamo davvero in una situazione di emergenza assoluta, mancano cibo, acqua potabile, mancano medicinali, manca protezione, non ci sono più strutture sanitarie e anzi i medici sono stati i primi ad essere uccisi e ad essere rapiti. Questo è quanto ci dice Save the children. Chi è riuscito a fuggire ci racconta di esecuzioni sommarie per le strade, di decapitazioni, di bambini che vengono uccisi davanti ai loro genitori, di mamme che si prostituiscono per procurare ai loro figli un po’ di pane o un po’ latte, una situazione davvero oltre il disumano, come ha definito il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. Impossibile fare entrare gli aiuti umanitari e nemmeno la Croce rossa internazionale e L'UNRWA, che è l'agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati palestinesi, sono riuscite a far passare i loro convogli per garantire una stentata sopravvivenza. Il campo è stato invaso, come è già stato detto dagli interventi precedenti, il 1o di aprile dalle truppe dell'ISIS che sono determinate ad arrivare in fretta a Damasco e proprio per questo l'orrore fondamentalista non si interromperà. Nello stesso tempo si intensificano i bombardamenti dell'aeronautica siriana per fermare l'ISIS. Una trappola dunque che imprigiona fra due fuochi una popolazione civile, gli abitanti del campo e rischia di trasformare questo campo in una nuova Srebrenica. Questo è quanto ci viene detto e questo è l'allarme che viene lanciato proprio dall'Unicef. Ebbene, fra le misere case sventrate, c’è un episodio, un video diffuso da Youtube che ha fatto il giro del mondo in queste settimane ed è il video che mostra un pianista che tra le macerie, con il suo pianoforte sgangherato, suona accompagnando una canzone disperata il cui titolo dice: non so più il mio nome. Ecco, questa canzone credo che esprima proprio il dramma profondo, la perdita di identità. Non sanno più chi sono queste persone. Non so più il mio nome è la perdita di sé, la perdita della deprivazione totale. Ecco in questi giorni la furia devastatrice dell'ISIS gli ha bruciato anche il pianoforte e questo pianista ha cercato sui tetti di continuare a suonare.
  Ora, se conosciamo queste atrocità – e le conosciamo e le vediamo passare nei TG – se vediamo queste immagini angosciose, non possiamo non assumerci la responsabilità di ciò che abbiamo visto. La parola responsabilità la uso proprio nel senso profondo del termine perché responsabilità deriva da respondeo e vuol dire «cercare una risposta», una risposta attiva, una risposta vera di fronte a tutto il dolore e la violenza che abbiamo visto, che vediamo.
  Chi non vuole vedere, chi getta uno sguardo frettoloso, chi si volta dall'altra parte, getta uno sguardo indifferente e incurante davanti al dolore di questi bambini, ma il vedere è proprio quello sguardo e quel vedere che ci rende responsabili davanti al mondo e davanti alla storia poiché la diffusa omissione – e ce lo scrive Hannah Arendt – si traduce in una deresponsabilizzazione che ci rende complici del male.
  Se davvero non vogliamo allora essere complici di una nuova Srebrenica, non possiamo restare indifferenti o limitarci all'indignazione o alla commozione, ma dobbiamo sentirci chiamati in causa e farci carico di una risposta concreta che vada oltre l'indignazione generica, le condanne e gli appelli umanitari che non si traducono in risposte concrete, reali ed efficaci.
  Questo è il senso di questa mozione che risiede proprio nella responsabilità etica e politica per cercare di alleviare un dramma che sta avvenendo a pochi passi da noi, anche se ci sembra così lontano. La responsabilità deve tradursi in una risposta politica concreta per un contesto di guerra dove i piccoli profughi non sono solo vittime accidentali, ma vivono una reale violazione di quasi tutti i diritti dell'infanzia: il diritto alla vita, il diritto alla salute, il diritto allo sviluppo, ad essere nutriti e protetti, il diritto a una famiglia, il diritto anche all'istruzione, all'identità Pag. 41e a una nazionalità e, soprattutto, il diritto ad avere ancora progetti per il futuro.
  Esprimiamo quindi apprezzamento per la tempestività e la concretezza con cui il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Paolo Gentiloni, ha subito predisposto un sostegno coraggioso e urgente di un milione e mezzo di euro, destinando 500 mila euro all'UNICEF e un milione all'UNRWA affinché sia salvata in primis proprio la popolazione infantile.
  Avere individuato la popolazione infantile e l'infanzia come destinataria privilegiata di questi interventi e degli aiuti è una scelta che va incoraggiata, oltre che apprezzata, e sostenuta con conseguenti azioni.
  Accanto agli indispensabili aiuti economici, alimentari e sanitari, occorre promuovere infatti iniziative che possano mettere in campo tutte le forze che intendono allontanare i bambini dalle zone di guerra, proprio per limitare le sofferenze fisiche e psicologiche che derivano dall'esposizione prolungata a quelle esperienze traumatiche che ne pregiudicano lo sviluppo.
   Guardate, colleghi, si ritiene erroneamente, erroneamente – lo ripeto – che i bambini dimentichino, che siano capaci di trasformare anche la guerra in un gioco. È grave minimizzare la loro vulnerabilità. Il del dolore del bambino, che è spesso invisibile, diventa due volte invisibile nelle situazioni di guerra, dove abbiamo bambini vittime e bambini soldato.
  Credo che diverse ricerche – e lo sappiamo tutti – confermano che convivere a lungo con la violenza, con la morte, vedere morire i propri genitori, familiari e fratelli produce tracce indelebili per tutta la vita, perché le ferite emotive sono molto più gravi e durature di quelle fisiche. Il ricordo traumatico delle tragedie e degli orrori vissuti impedirà di costruire processi di speranza e di fiducia nel domani e anche nell'umanità tutta.
  Questa mozione, dunque, chiede, in primo luogo, che il Governo prosegua urgentemente nella linea intrapresa, con azioni finalizzate all'attivazione immediata di un corridoio umanitario, come lo stesso Ministro Gentiloni ha indicato, per intervenire rapidamente a liberare almeno i bambini, mettendo in atto nel più breve tempo tutte le possibili azioni politiche, prendendo immediati contatti con gli organismi internazionali e le associazioni che già operano in quel territorio.
  Chiediamo, inoltre, al Governo di valutare le possibili modalità per impegnarsi attivamente nel prevedere programmi solidaristici immediati. Il nostro Paese ha dimostrato in diverse occasioni la sua generosità e anche in questi giorni tante famiglie ci stanno scrivendo e stanno scrivendo anche a me per offrire la loro disponibilità ad ospitare i profughi di Yarmouk.
  Davanti a questo incombente dramma umanitario, che coinvolge civili inermi e soprattutto la popolazione infantile, il nostro aiuto deve concretizzarsi in modo efficace per il recupero della loro piena dignità umana e sociale. Per questo, esprimo il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
  Il Governo ha fatto una proposta di riformulazione per poter accogliere almeno parzialmente la mozione Gianluca Pini ed altri n. 1-00799. L'onorevole Gianluca Pini ha fatto sapere alla Presidenza di rifiutare la riformulazione, però ha chiesto qualche secondo per poter motivare. Prego, onorevole Gianluca Pini, trenta secondi.

  GIANLUCA PINI. Grazie Presidente, ringrazio lo sforzo della collega del Governo per cercare di trovare anche per il testo della nostra mozione una parte con un parere favorevole, però non è sufficiente. Chiaramente, il focus era, appunto, sulla protezione internazionale, soprattutto dei minori, di quel campo profughi. Negare la via diplomatica che si era indicata, soprattutto facendo una sorta di moral suasion nei confronti di quei tre Paesi, cioè Arabia Saudita, Qatar e Turchia, Pag. 42che hanno contatti, se non addirittura continuità, con lo Stato Islamico, per noi non è accettabile. Non è accettabile che quella parte lì venga tolta, al netto del fatto che, comunque, c'erano valutazioni anche nelle premesse che hanno un loro peso politico. Quindi, noi manteniamo la richiesta di voto.

  PRESIDENTE. Sta bene, grazie, mantenete la richiesta di voto sul testo originario.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Iori, Sberna, Binetti, Daniele Farina, Locatelli, Pinna ed altri n. 1-00785 (Nuova formulazione), con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capelli, Fregolent, Romele...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  430   
   Votanti  429   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato
 405    
    Hanno votato
no   24).    

  (Il deputato Zaccagnini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole)

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Manlio Di Stefano ed altri n. 1-00792, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalla precedente votazione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lodolini, Tidei, Lainati, Carrozza, Luigi Gallo, Zaccagnini, Vazio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  428   
   Votanti  402   
   Astenuti   26   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
 374    
    Hanno votato
no   28).    

  Passiamo alla votazione della mozione Gianluca Pini ed altri n. 1-00799.
  Poiché il presentatore non ha accettato la riformulazione proposta dal Governo, il parere deve intendersi contrario sull'intera mozione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gianluca Pini ed altri n. 1-00799, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci siamo ? Massa, Carinelli, Caruso, Ruocco. Ci siamo ? direi di sì...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  430   
   Votanti  349   
   Astenuti   81   
   Maggioranza  175   
    Hanno votato
  57    
    Hanno votato
no  292).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Artini ed altri n. 1-00840, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.Pag. 43
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vico. Ci siamo ? Bombassei, Grillo. Grillo adesso ha votato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  425   
   Votanti  340   
   Astenuti   85   
   Maggioranza  171   
    Hanno votato
 317    
    Hanno votato
no   23).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-00846, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colleghi...ci siamo ? Locatelli, Matteo Bragantini, D'Arienzo, Pilozzi. Ci siamo ora mi pare... De Girolamo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  430   
   Votanti  322   
   Astenuti  108   
   Maggioranza  162   
    Hanno votato
 321    
    Hanno votato
no    1).    

  (Le deputate Dorina Bianchi e De Girolamo hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole)

  Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata e, a partire dalle ore 16, per lo svolgimento degli ulteriori punti all'ordine del giorno.

  La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare, il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro dell'interno.

(Iniziative di competenza per la diffusione dell'utilizzo della posta elettronica certificata da parte della pubblica amministrazione, con particolare riferimento alla comunicazione tra quest'ultima e gli operatori economici – n. 3-01469)

  PRESIDENTE. L'onorevole Gigli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01469, concernente iniziative di competenza per la diffusione dell'utilizzo della posta elettronica certificata da parte della pubblica amministrazione, con particolare riferimento alla comunicazione tra quest'ultima e gli operatori economici (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, signora Ministro, la posta elettronica certificata consente di certificare appunto l'invio, l'integrità, la consegna di documenti alla stregua della raccomandata con avviso di ricevimento, avendone il medesimo valore legale. Ora, a cinque anni dalla data per la quale si sarebbe dovuto imporre ai professionisti di dotarsene e a Pag. 44quattro da quella prevista per le imprese, il decreto-legge n. 185 del 2008 risulta certamente ancora sotto utilizzato da parte della pubblica amministrazione. Soltanto alcune amministrazioni come l'INPS, l'INAIL e le Camere di commercio, sembrano, infatti, usarla regolarmente, mentre le altre amministrazioni sembrerebbero preferire ancora i canali di comunicazione ordinari. Questo comporta, come conseguenza, che solo la metà dei professionisti se ne sono dotati e ancor meno la usano. Io le chiedo, di fronte a questo che costituisce un ritardo enorme e che, tra l'altro, presenta ritardi ancora maggiori, se lo esaminiamo dal punto di vista territoriale, quali iniziative di sua competenza la pubblica amministrazione intenda adottare al fine di agevolare questo importante canale di comunicazione, sopratutto nei rapporti tra pubblica amministrazione e operatori economici, anche al fine di modernizzare la pubblica amministrazione.

  PRESIDENTE. La Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione, Maria Anna Madia, ha facoltà di rispondere.

  MARIA ANNA MADIA, Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole interrogante perché la posta certificata è indubbiamente uno strumento importantissimo e i problemi del suo utilizzo dipendono anche, come pure è stato segnalato dall'onorevole interrogante, dai difetti della legislazione, in particolare – io credo – dall'assenza di sanzioni efficaci per chi non la utilizza. Credo, peraltro, che si debba essere consapevoli delle nuove potenzialità delle tecnologie. Il Governo sta puntando in particolare sulla diffusione del Sistema pubblico di identità digitale (SPID); è un sistema che, assegnando un codice identificativo unico al cittadino, consentirà a regime di accedere a tutti i servizi dell'amministrazione e di essere identificati con certezza nelle comunicazioni via Internet.
  Come si vede, quindi, la tecnologia si evolve rapidamente e le norme e le prassi amministrative – io credo che questo sia un punto importante – devono tenere il passo con le tecnologie. È per questa ragione che l'articolo 1 del disegno di legge di riforma della pubblica amministrazione, che sta per approdare in questa Camera, prevede, tra l'altro, la delegificazione di alcuni contenuti del codice dell'amministrazione digitale, in modo da poter adeguare per tempo e più rapidamente all'evoluzione tecnologica e l'attribuzione a ciascuna amministrazione, impresa o professionista, di un domicilio digitale non necessariamente coincidente con la PEC. Io credo che, in sede di esercizio di questa delega, si potrà affrontare anche il problema delle sanzioni per la violazione delle previsioni relative all'uso degli strumenti tecnologici e credo che questo intervento legislativo consentirà, quindi, sicuramente di valorizzare la PEC, sicuramente di correggere i difetti della disciplina, ma anche di utilizzare pienamente gli ulteriori strumenti offerti dalla tecnologia e, quindi, finalmente di abbattere le barriere che ancora separano la digitalizzazione nella pubblica amministrazione dalle migliori pratiche che, invece, possiamo ogni giorno vedere nel privato.

  PRESIDENTE. L'onorevole Gigli ha facoltà di replicare, per due minuti.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, ringrazio la signora Ministro per la risposta, che mi lascia soddisfatto, anche come prospettiva che la pubblica amministrazione intende perseguire. Nello specifico, però, mi chiedo se non sarebbe possibile, nell'attesa che queste previsioni, che riguardano alcune deleghe, vengano ad attuarsi, incrementare l'uso da parte della pubblica amministrazione della posta certificata nella corrispondenza con imprese e con professionisti, perché credo che questa sarebbe la chiave di volta maggiore per incoraggiare i professionisti stessi ad utilizzarla.
  Il resto è sviluppo e va tutto bene, ma su questo, forse, uno sforzo in più per incrementarne l'uso dovremmo farlo, anche Pag. 45perché, purtroppo, il discorso è sempre il solito: noi facciamo meravigliose leggi, meravigliose cornici, dopodiché, se però l'uso non viene implementato e anche perseguito, eventualmente, laddove non fosse corrispondente alla legge il sottouso che viene fatto da parte di alcuni, alla fine, certamente, creiamo bei modelli, che non vengono, poi, ad essere utilizzati.
  Quindi, il mio invito è, mentre il suo Ministero si appresta a fare tutto quello che ha detto, che condivido totalmente, magari facciamo anche uno sforzo in più per aumentare l'uso da parte della pubblica amministrazione, nella sua corrispondenza con le imprese e con i professionisti, di questo strumento; ne va anche dello sviluppo economico del Paese, forse.

(Iniziative per il reclutamento di dirigenti presso l'Agenzia delle entrate tramite l'utilizzo delle graduatorie in vigore relative ai concorsi per la qualifica di dirigente – n. 3-01470)

  PRESIDENTE. L'onorevole Rizzetto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01470, concernente iniziative per il reclutamento di dirigenti presso l'Agenzia delle entrate tramite l'utilizzo delle graduatorie in vigore relative ai concorsi per la qualifica di dirigente (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Ministro, in quasi 15 anni l'Agenzia delle entrate e quella delle dogane, come sa, hanno bandito concorsi quasi tutti annullati per vizi nei bandi. È recente la sentenza della Corte costituzionale del 25 febbraio che, addirittura, ha indicato illegittimi 800 posti da dirigente nominati senza concorso. Quindi, Ministro, è paradossale che, da un lato, non si interviene per far scorrere le graduatorie di persone che hanno superato le prove di regolari concorsi pubblici e, dall'altro, ci sono enti pubblici che negli anni hanno assegnato posizioni vacanti attraverso procedure discrezionali a persone che non possedevano i requisiti – aggiungerei, i minimi requisiti – curriculari richiesti.
  Si chiede, quindi, di assegnare i posti vacanti da dirigente presso l'Agenzia delle entrate senza bandire nuovi concorsi, ma facendo, come detto da mesi in quest'Aula, scorrere le graduatorie degli idonei ancora in vigore, con la stipula di convenzioni tra le amministrazioni interessate, come previsto, tra l'altro, dalla legge 24 dicembre 2003, n. 350. Concludo Presidente: ciò, oltre a dare il giusto merito agli idonei, consentirebbe, in un periodo di spending review, il risparmio di risorse pubbliche per l'espletamento di nuovi bandi e di concorsi pubblici.

  PRESIDENTE. La Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione, Maria Anna Madia, ha facoltà di rispondere.

  MARIA ANNA MADIA, Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Grazie, Presidente. La recente sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato l'illegittimità di norme relative alla selezione dei dirigenti delle agenzie fiscali credo debba attirare la nostra attenzione su alcune delle disfunzioni che negli ultimi anni hanno caratterizzato il reclutamento del personale pubblico e, in particolare, della dirigenza. Di queste disfunzioni si deve tenere conto anche nell'affrontare la situazione di difficoltà delle agenzie fiscali, che in questo momento è all'attenzione del Governo.
  In primo luogo, i concorsi oggi affidati alle singole amministrazioni si svolgono spesso con modalità antiquate. Dobbiamo renderci conto che reclutare il personale è un'attività complessa, un'attività delicata, che deve essere continuamente aggiornata, e soprattutto guardare alle migliori esperienze nazionali e internazionali.
  Per questa ragione, il disegno di legge di riforma della pubblica amministrazione, che sta per approdare in questa Camera, prevede, tra l'altro, la centralizzazione dei concorsi e, con particolare riguardo ai dirigenti, la costituzione di Pag. 46ruoli unici ai quali si accederà con concorsi unici. Quindi, risolviamo, in questo modo, alla radice il problema dell'unità dei canali di accesso.
  Per quanto riguarda i vincitori di concorso, il Governo si sta facendo carico delle loro aspettative. Tra l'altro, lo abbiamo anche dimostrato dalle previsioni della legge di stabilità che hanno preservato la possibilità di assumerli nonostante il blocco connesso al trasferimento del personale delle province.
  Ricordo anche che, nel decreto-legge n. 90 del 2014, è stato superato il principio della doppia autorizzazione, quella a bandire e quella ad assumere; questo affinché in futuro non si possano ricreare condizioni di vincitori di concorso non assunti. D'altra parte, come ho già ricordato in quest'Aula, sempre rispondendo a un'interrogazione dell'onorevole Rizzetto, i vincitori di concorso si trovano in una situazione diversa rispetto agli idonei, hanno un maggior diritto.
  Gli idonei, che meritano tutta la nostra considerazione, non possono avere una certezza di assunzione; tanto più che – e questa è un'altra disfunzione che noi andiamo a correggere nel disegno di legge sulla pubblica amministrazione – il loro numero, il numero di idonei, nelle graduatorie è spesso esagerato rispetto al numero di vincitori di concorso.
  Concludo con uno specifico riferimento al caso dei dirigenti delle Agenzie fiscali che, voglio osservare in questa sede, sono in fase di svolgimento di concorsi pubblici, per i quali sono già state presentate migliaia di domande di candidati, le cui aspettative meritano, a loro volta, di essere considerate. Io credo, onorevole Rizzetto, Presidente, che anche circostanze, come questa, debbano essere valutate nella scelta che la legge vigente rimette, comunque, alle singole amministrazioni, relativa al ricorso a graduatorie già vigenti di altre amministrazioni.

  PRESIDENTE. L'onorevole Rizzetto ha facoltà di replicare, per due minuti.

  WALTER RIZZETTO. La ringrazio, Presidente. Ministro, grazie per la risposta. Non mi ritengo soddisfatto se non entro due parentesi. Mi spiego, una parentesi che tiene conto di un nuovo disegno di legge per quanto riguarda i concorsi. Spero che avremo modo di colloquiare rispetto a questo nuovo disegno di legge, perché evidentemente, come da lei ricordato anche tra le pieghe della sua risposta, ci sono delle cose effettivamente da mettere a posto. Lei ha detto: terremo conto sicuramente, ma c’è una modalità antiquata. Va bene, noi siamo per cercare di parlarci e di discutere, però, rispetto alle posizioni che sono a monte nei confronti del disegno di legge che sta per essere emanato.
  Quindi, non ci riteniamo soddisfatti di questa risposta, perché se è vero che ci sono, sì, i vincitori di concorso e ci sono, sì, gli idonei di concorso, lei sa meglio di me che né gli uni, né gli altri, molto spesso, riescono ad entrare legittimamente, secondo me, nel circuito lavorativo. Non esistono soltanto gli idonei, però la risposta che mi ha dato non lascia molte speranze. Sicuramente nei confronti di queste persone delle agenzie delle entrate non è una risposta fondamentalmente. Stiamo ancora galleggiando in quella che non può essere una risposta definitiva ad una domanda precisa dalla mia interrogazione.
  Ricordiamo, infine, Ministro, lei lo sa meglio di me, che ci sono e continuano ad esserci, più di 80 mila idonei di concorsi, ad oggi, in Italia, che non verranno di fatto, una volta scadute le graduatorie, introdotte nel modo del lavoro. Ricordiamo, Ministro, che ci sono idonei, ad esempio, anche per quanto riguarda le forze dell'ordine. Ci sono poliziotti, appartenenti alle forze dell'ordine, che dalle regioni vengono delocalizzati verso l'Expo, verranno delocalizzati verso il Giubileo, quando ci sono gli idonei in questo settore, ed è solo un esempio, che sono forze pronte e fresche assolutamente per l'impiego. Non ci riteniamo soddisfatti della risposta, probabilmente ci risentiremo su queste interrogazioni.

Pag. 47

(Iniziative relative al regolare collaudo delle opere e degli impianti realizzati per Expo Milano 2015 – n. 3-01471)

  PRESIDENTE. L'onorevole Carinelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Vallascas ed altri n. 3-01471 concernente iniziative relative al regolare collaudo delle opere e degli impianti realizzati per Expo Milano 2015 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria, per un minuto.

  PAOLA CARINELLI. Grazie, Presidente. La storia di Expo sembra un libro degli orrori a cui ogni settimana si aggiungono dei nuovi capitoli. Il primo capitolo è stato l'acquisto dei terreni. Terreni acquistati con i soldi dei cittadini ad un prezzo di dieci volte più alto del loro valore. Il secondo capitolo sono state le infiltrazioni della criminalità organizzata, segno che i controlli antimafia non hanno funzionato. Il terzo e – ahimè – più succoso capitolo, è quello degli appalti truccati, della corruzione e della tangente. Capitolo purtroppo non ancora concluso, visto che giusto l'altro ieri la Guardia di finanza ha perquisito la sede della Pedemontana, una delle opere collegate ad Expo. Per motivi di tempo devo saltare il capitolo quattro, lavoro gratis, alias sfruttamento degli stagisti. Il capitolo cinque, sostenibilità ed ipocrisia, vedasi sul dizionario il significato della parola greenwashing e il capitolo sei, black bloc, lasciati agire indisturbati dalle autorità.
  Arriviamo, quindi, all'ultimo capitolo di questo libero degli orrori, cioè l'assenza del collaudo delle strutture di Expo. È stato detto che, mancando il tempo sufficiente per collaudare le opere, si procederà con il sistema delle autocertificazioni da parte degli stessi progettisti. Siamo a chiedere se questo sia vero, perché questa cosa ci preoccupa molto, dato che dopo aver sacrificato i risparmi dei cittadini e la legalità, ora volete sacrificare anche la sicurezza dei cittadini ?

  PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, onorevole Graziano Delrio, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  GRAZIANO DELRIO, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Grazie, Presidente. In merito ai quesiti posti, riporto quanto rappresentato dal commissario unico del Governo per Expo 2015. Il commissario ha evidenziato che esistono due tipi di manufatti, quelli di cui Expo è stazione appaltante, e i cui progetti sono stati vagliati e approvati dalla conferenza dei servizi, e quelli, invece, che non sono appaltati da Expo, ma sono self-build, progettati e realizzati dai Paesi partecipanti.
  Per quanto riguarda la prima categoria, il commissario garantisce che si procederà ai collaudi tecnico-amministrativi secondo le previsioni e i tempi previsti dal Codice dei contratti pubblici, tramite commissioni di collaudo specificamente incaricate. Per consentire l'apertura al pubblico, la società Expo sta procedendo, secondo quanto previsto dall'articolo 230 del decreto del Presidente della Repubblica n. 207 del 2010, alla presa in consegna anticipata dei manufatti di competenza della stessa. Il citato articolo prevede, infatti, che la stazione appaltante, se ha necessità di occupare l'area, possa utilizzarla appunto, prima che venga l'emissione dell'apposito certificato di collaudo provvisorio.
  Per quanto riguarda, invece, i manufatti costruiti e progettati dai Paesi partecipanti, i progetti sono passati al vaglio della conferenza di vigilanza integrata, costituita ad hoc, che ne ha esaminato i profili architettonici e strutturali. Per poi consentire l'apertura al pubblico dei padiglioni self-built, il commissario unico precisa di avere disposto una procedura con ordinanza, che prevede, in sostituzione del sopralluogo di verifica dei singoli padiglioni – fatto comunque salvo il potere ispettivo della stessa CVI-Expo –, una prestazione da parte del direttore dei lavori ovvero di un professionista abilitato.
  Per tali ragioni il direttore dei lavori produce la comunicazione di fine lavori e l'attestazione di agibilità in cui, oltre alle Pag. 48dichiarazioni pre-indicate, attesta anche, sotto la propria responsabilità civile e penale, che eventuali e sopravvenute modifiche progettuali in fase di esecuzione dell'opera non alterano l'integrità, la volumetria e la destinazione funzionale dei padiglioni, delle strutture e dei rispettivi locali interni. Tra le comunicazioni richieste, unitamente alle attestazioni di cui sopra, è sempre presente il certificato di collaudo statico e la certificazione di conformità alla normativa vigente degli impianti, che non vengono pertanto sostituiti da alcuna autocertificazione.

  PRESIDENTE. L'onorevole Vallascas ha facoltà di replicare.

  ANDREA VALLASCAS. Grazie Presidente, signor Ministro, non sono soddisfatto della risposta. Diciamo che è evidente il forte imbarazzo del Governo ad affrontare il pasticcio di Expo, che solo per il Presidente del Consiglio continua ad essere un grande risultato, talmente grande che si è reso necessario coprire le numerose incompiute con quinte di camouflage.
  Dal sito Internet dell'evento apprendiamo che sarebbe stato portato a termine poco più del 25 per cento dei lavori, ad eccezione dei padiglioni stranieri. Lo stesso crono-programma delle opere colloca la conclusione di diversi interventi ben oltre l'inaugurazione dell'evento, in un contesto in cui il Paese ha dato il peggio di sé e la corruzione è così fuori controllo. Tralasciamo poi le recenti questioni di ordine pubblico. L'Expo sarà ricordato anche come la fiera dei ritardi e della sicurezza auto-certificata.
  Lo Stato, signor Ministro, abdica alle sue responsabilità a danno della sicurezza delle strutture e dell'incolumità di operatori e visitatori. Intanto all'Expo, come sa, si sono già verificati alcuni incidenti. Nel padiglione della Turchia c’è stata la caduta di una placca di metallo, attaccata con del nastro adesivo e non saldata, che ha colpito una ragazza, mentre un altro visitatore è inciampato su un faretto fuoriuscito dal suo alloggiamento. Quindi, ancora una volta si contraggono la vigilanza ed i controlli pubblici e vengono scaricati su tecnici e progettisti responsabilità che non competono loro.
  Vorrei citare, visto che comunque ha detto che non viene usata l'autocertificazione, che comunque l'autocertificazione in realtà esiste in Italia ed è una prassi comunque pericolosissima e diffusa tra le amministrazioni pubbliche in funzione di una presunta e falsa celerità e efficienza dei processi autorizzativi. Nella realtà, l'esperienza dimostra che questo modo aumenta scartoffie, tempi e costi e permane sempre l'incertezza sugli esiti finali dei controlli. Quindi, la sicurezza, infine, non può essere subordinata alla faziosità del nostro Premier, concentrato sull'unico obiettivo di pubblicizzare un evento che per noi tutti ha un costo inaccettabile.

(Iniziative per il completamento della stazione alta velocità-alta capacità di Afragola e dei necessari interventi di collegamento con i sistemi metropolitani – n. 3-01472)

  PRESIDENTE. L'onorevole Castiello ha facoltà di illustrare l'interrogazione Castiello e Palese n. 3-01472, concernente iniziative per il completamento della stazione alta velocità-alta capacità di Afragola e dei necessari interventi di collegamento con i sistemi metropolitani (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata) per un minuto.

  GIUSEPPINA CASTIELLO. Grazie Presidente. Signor Ministro, durante la fase di attuazione dello «sblocca Italia», è stato approvato un ordine del giorno a mia firma, nel quale il Governo si impegnava ad adottare i necessari interventi legislativi per estendere la competenza del commissario di Governo anche sulle opere di completamento del nodo di Napoli, in modo da dare certezza di tempi per quanto riguarda la conclusione e il completamento dei lavori della stazione alta velocità-alta capacità nel comune di Afragola, Pag. 49nonché i necessari interventi di collegamento della stessa con i sistemi metropolitani.
  Inoltre, da notizie apparse sulla stampa locale risulta che l'attuale sindaco di Afragola sia palesemente interessato, attraverso il coinvolgimento diretto da parte di aziende di famiglia, al conferimento di una parte dei lavori in subappalto, assegnati da RFI al raggruppamento di imprese risultato vincitore della procedura di gara.
  Noi chiediamo a lei, signor Ministro, se non conviene sulla necessità di impedire, anche sollecitando un opportuno intervento da parte dell'Autorità nazionale anticorruzione, quindi la stazione appaltante, l'inopportuna concessione, in subappalto, di lavori ad aziende riconducibili alla famiglia del sindaco in carica di Afragola, sul cui territorio è in atto la costruzione della già citata opera.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, ha facoltà di rispondere.

  GRAZIANO DELRIO, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Grazie, Presidente. Intanto garantisco che tutta la parte di affidamenti in subappalto che verranno avanzati saranno esaminati dalla Direzione lavori in ossequio alla previsione dei contratti e saranno vigilati sia dal MIT sia dall'Autorità nazionale anticorruzione. Quindi, le voglio garantire che faremo di tutto per verificare la correttezza e la trasparenza delle procedure poste in essere.
  Per quanto riguarda i problemi che lei pone, segnalo che i collegamenti metropolitani da e per la nuova stazione di Napoli Afragola saranno realizzati con l'attivazione della variante Napoli-Cancello, come lei sa, che consentirà, quindi, l'interscambio tra l'alta velocità Roma-Napoli e la linea interregionale, garantendo così i collegamenti su ferro sia su Napoli che per l'intera area metropolitana delle province di Napoli e Caserta per il lato orientale.
  Il progetto di realizzazione della variante ferroviaria Napoli-Cancello finanziato renderà possibile anche l'eventuale prolungamento della linea Circumvesuviana fino alla stazione alta velocità Napoli-Afragola, a cura e spese degli enti territoriali preposti.
  Nelle more della realizzazione dei suddetti collegamenti su ferro, gli accordi sottoscritti prevedono l'effettuazione di adeguati collegamenti su gomma, per cui sono state previste negli appalti in corso zone di sosta dedicate (kiss & ride eccetera) e di sosta per i taxi. Sono già stati appaltati, sempre a cura di RFI, i lavori della prima fase di adeguamento dell'agibilità stradale esistente per favorire l'accessibilità anche stradale alla stazione di Napoli-Afragola.
  Quanto ai lavori di realizzazione della stessa stazione, che consistono essenzialmente nel completamento della costruzione del fabbricato in essere di stazione alta velocità, comprensivo di tutti gli impianti civili e ferroviari nonché di tutte le tecnologie che lo rendono funzionale, questi sono stati appaltati e consegnati il 20 marzo scorso all'ATI composta da Astaldi e NBI. È in corso la fase di cantierizzazione. Quindi, considerata l'avanzata fase delle procedure e anche abbracciata l'idea di superare il più possibile le nomine di commissari, non si è reso necessario estendere la competenza del commissario di Governo agli interventi in argomento. In ogni caso, l'ultimazione dei lavori è prevista entro il 2016, con attivazione del servizio commerciale, del servizio di alta velocità nel primo trimestre del 2017.

  PRESIDENTE. L'onorevole Castiello ha facoltà di replicare per due minuti.

  GIUSEPPINA CASTIELLO. Noi non siamo soddisfatti, signor Ministro, perché, rispetto al coinvolgimento delle aziende che fanno capo al sindaco di Afragola, noi ci aspettavamo che lei in quest'Aula potesse escludere in maniera categorica che il sindaco potesse in qualche modo ricevere subappalti. Noi ci rendiamo conto che purtroppo il riferimento locale è un riferimento del suo partito e, quindi, credo che lei non abbia voluto mettere in imbarazzo e danneggiare il PD locale, visto Pag. 50che l'attuale sindaco si vanta di essere il riferimento del Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Ci accorgiamo purtroppo che si tratta sempre della doppia morale che viene utilizzata in ogni occasione.
  Ci spiace fortemente il fatto che il Governo smentisca se stesso circa la volontà, così come, invece, era avvenuto con l'ordine del giorno che ho presentato, di assicurare l'estensione al commissario di Governo per gli adempimenti che riguardano i collegamenti, perché questo porta sicuramente ad un ulteriore ritardo. Quindi, ad oggi voi, come Ministero, non siete in grado di scongiurare quello che è il pericolo, che noi purtroppo sul territorio avvertiamo da anni e che sollecitiamo più volte in quest'Aula. Lo abbiamo fatto anche in diverse interrogazioni parlamentari con i Ministri precedenti. Il pericolo è che la stazione alta velocità di Afragola diventi di fatto una cattedrale nel deserto, non essendo collegata al sistema ferroviario regionale.
  Infatti, riteniamo che risulta fondamentale il completamento del nodo ferroviario alta velocità di Napoli, indispensabile per l'ammagliamento dei tracciati ferroviari nord-sud, quindi Milano-Napoli, ed est-ovest Napoli Bari. È indispensabile, quindi, il completamento e la costruzione della stazione di Afragola-porta della Campania nella dinamica di prosecuzione dei flussi ferroviari verso il sud attraverso la linea al nord del Vesuvio e attraverso Bari. Registriamo, quindi, comunque un ritardo inaccettabile per quanto riguarda i collegamenti metropolitani della stazione di Afragola con la città capoluogo e con il sistema regionale dei trasporti. Ad oggi, il tracciato della Cancello-Napoli e l'arretramento della Circumvesuviana, che devono permettere i collegamenti, non risultano ancora attivati. Quindi, noi ci vedremo ancora qui, signor Ministro, con la speranza che lei ci possa dire che ci sarà un'anticipazione e un sollecito anche rispetto ai lavori della stazione che vanno fortemente a rilento, visto che ad oggi sono stati soltanto appaltati con la gara d'appalto.

(Iniziative per la deliberazione dello stato di emergenza per i territori del basso Piemonte colpiti da intensi eventi meteorologici tra novembre 2014 e marzo 2015 e misure per la messa in sicurezza del territorio – n. 3-01473)

  PRESIDENTE. L'onorevole Rabino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01473, concernente iniziative per la deliberazione dello stato di emergenza per i territori del basso Piemonte colpiti da intensi eventi meteorologici tra novembre 2014 e marzo 2015 e misure per la messa in sicurezza del territorio (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  MARIANO RABINO. Grazie Presidente, signor Ministro, premesso che a partire dal mese di novembre 2014 il territorio della provincia di Cuneo è stato interessato da prolungate precipitazioni piovose, alle quali hanno fatto seguito, nel mese di febbraio 2015, abbondanti nevicate anche a quote collinari; premesso, inoltre, che tale situazione ha determinato un rapido sviluppo di numerosi fenomeni franosi che hanno provocato gravi danni alle infrastrutture pubbliche ed hanno richiesto interventi urgenti per garantire la sicurezza di esercizio della viabilità; premesso che nel periodo dal 15 al 26 marzo 2015 diffuse precipitazioni hanno coinvolto, in particolare, la fascia alpina e prealpina sud-occidentale della regione, le pianure meridionali e i rilievi collinari a sud del Po, accentuate dal contesto idrogeologico già compromesso dalle prolungate precipitazioni dei mesi precedenti; e premesso che gli effetti al suolo hanno interessato una vasta porzione del territorio cuneese, risultando particolarmente significativi nei settori delle Langhe, del Roero e del Monregalese, chiedo, signor Ministro, quali iniziative intenda adottare il suo Ministero e, in particolare, se il Consiglio dei ministri promuoverà la definizione e deliberazione dello stato di emergenza per i territori interessati.

Pag. 51

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie signor Presidente, ringrazio anche l'onorevole interrogante. La regione Piemonte ha in corso, come ricordava lei, due situazioni emergenziali che hanno richiesto l'utilizzo di poteri straordinari in deroga alla vigente normativa. La prima si è verificata in conseguenza degli eccezionali eventi meteorologici che hanno colpito il territorio delle province di Torino, Alessandria, Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli nei mesi di ottobre e novembre 2014. Il 12 dicembre scorso il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di emergenza, cui è seguita l'ordinanza del capo del Dipartimento della protezione civile, nonché la nomina del commissario delegato nella persona del direttore della direzione opere pubbliche della regione Piemonte. Il piano degli interventi urgenti è stato approvato dal Dipartimento due giorni dopo.
  Sulla più recente ondata di maltempo nelle province di Asti e Cuneo, a febbraio e marzo 2015, la regione ha chiesto la delibera dello stato di emergenza inviando, il 29 aprile successivo, un rapporto-evento con il quale sono stati descritti i fenomeni, le criticità e gli effetti al suolo, con riserva di inviare un rapporto definitivo essendo ancora in corso la stima dei danni, attività propedeutica per dichiarare lo stato di emergenza. Su quest'ultima richiesta, i funzionari del Dipartimento della protezione civile da oggi e fino al giorno 8 effettueranno i sopralluoghi nei territori interessati per valutare la sussistenza dei requisiti per la delibera dello stato di emergenza.
  Ricordo, poi, che il mio Ministero ha sottoscritto con le regioni specifici accordi di programma che individuano e finanziano gli interventi prioritari. Quello del 17 novembre 2010 con la regione Piemonte prevede oltre 112 milioni di euro per la realizzazione di 238 interventi, 231 a valere sulle risorse statali e 7 sul cofinanziamento regionale. Il finanziamento statale è stato quantificato in 65 milioni e 670 mila euro, riducendo i relativi interventi a 217, il cui stato di avanzamento è verificabile sul sistema ReNDiS-web di ISPRA. I restanti 14 sono stati posti poi in fase di programmazione. Per la provincia di Cuneo, sono stati previsti 59 interventi per 19 milioni e 900 mila euro, di cui 52 finanziati per 17 milioni e 780 mila euro. L'impegno contro il dissesto idrogeologico continua e mi pare che già i primi risultati iniziano a vedersi.

  PRESIDENTE. L'onorevole Rabino ha facoltà di replicare per due minuti.

  MARIANO RABINO. Signor Ministro, la ringrazio. Prendo le sue dichiarazioni per davvero come una dichiarazione di intenti e un impegno anche a venire nei territori in particolare di Langhe-Roero. Ringrazio anche la collega Gribaudo che, insieme a me, come parlamentare espressione della provincia di Cuneo, oggi è qui a presidiare questo importante tema. Gran parte dei dissesti conseguenti agli eventi citati costituisce un aggravamento di analoghi fenomeni registrati in occasione di calamità precedenti ed è vero – lo ha ricordato lei – che nel mese di aprile 2009 il Consiglio dei ministri deliberò lo stato di emergenza. In riferimento a quegli eventi però sono stati eseguiti allo stato i soli ripristini urgenti di prima fase ma non gli interventi definitivi di mitigazione del rischio e messa in sicurezza per mancanza di specifiche risorse economiche. Le avverse condizioni climatiche, sempre più frequenti, stanno mettendo a dura prova la tenuta idrogeologica di diverse aree della provincia cuneese e rendono necessari nell'immediato interventi per la messa in sicurezza del territorio e il ripristino delle infrastrutture, con priorità per le zone più gravemente colpite, prevedendo stanziamenti adeguati per il contrasto al dissesto idrogeologico. Signor Ministro – mi ero permesso di segnalarlo già anche in sede di Parlamento al Presidente del Consiglio dei ministri in vista di un Consiglio Pag. 52europeo – il tema del riassetto idrogeologico del Paese dovrebbe entrare in una richiesta in deroga al Patto di stabilità. Noi dovremmo pretendere dall'Europa che lo Stato italiano promuova un grandissimo piano di riassetto, di messa in sicurezza dei nostri territori, delle nostre frane, delle nostre colline, delle nostre strade, dei nostri fiumi e che su questo tipo di investimenti si possa avere una deroga alla rigidità del Patto di stabilità.

(Chiarimenti in ordine al trasferimento nel porto di Augusta (Siracusa) di rifiuti speciali provenienti dallo stabilimento ILVA di Taranto – n. 3-01474)

  PRESIDENTE. L'onorevole Amoddio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01474 concernente chiarimenti in ordine al trasferimento nel porto di Augusta (Siracusa) di rifiuti speciali provenienti dallo stabilimento Ilva di Taranto (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata) per un minuto.

  SOFIA AMODDIO. Ministro, lo scorso 21 aprile è attraccata nel porto di Augusta una nave con circa diecimila tonnellate di rifiuti speciali provenienti dall'Ilva di Taranto. Si tratta di polverino residuo dei fiumi dell'altoforno che verrà smaltito in una discarica Cisma che è a pochissimi passi tra Augusta e Melilli nel sito di interesse nazionale di Priolo che è un'area chiamata triangolo della morte per la presenza del petrolchimico più grande d'Europa e dove come a Taranto c’è un altissimo livello di mortalità. Nel provvedimento di sequestro dell'Ilva di Taranto si metteva alla luce una gestione dissennata e criminale: questo si leggeva nel provvedimento di sequestro delle polveri contenenti diossina. Con questa interrogazione facciamo presente che non ci sono chiare le modalità che hanno determinato l'autorizzazione del trasferimento di questi rifiuti dalla Puglia alla Sicilia: perché spartirli proprio in una zona ad altissimo rischio ambientale, che ha estrema necessità di bonificare e di eliminare i propri rifiuti piuttosto che acquisirli da altra parte d'Italia ? Vorremmo quindi capire i criteri della scelta in un'area che è fortemente, ripeto, necessitata ad avere le bonifiche al più presto.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere.

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie agli onorevoli interroganti. Relativamente al trasferimento dei materiali provenienti dall'Ilva in una discarica presso Augusta, sulla base delle informazioni che abbiamo acquisito per rispondere all'interrogazione dal commissario Ilva Corrado Carruba i rifiuti in questione sono stati classificati e caratterizzati dal produttore come rifiuti non pericolosi, prodotti dal trattamento dei fiumi. Ad oggi non risulta al mio Dicastero alcuna segnalazione in merito da parte delle competenti autorità di controllo locali, provincia e ARPA. Inoltre la discarica in cui i rifiuti sono stati conferiti è esterna al perimetro del SIN sulla base della cartografia disponibile. Secondo le informazioni fornite dall'Ilva, il materiale per l'esattezza 9.142 tonnellate è stato inviato in Sicilia in via transitoria. È infatti previsto che i rifiuti saranno smaltiti presso il sito Ilva una volta attuato il piano di gestione dei rifiuti aziendali e l'avvio dei nuovi impianti autorizzati in discarica, così com’è stato previsto peraltro nel decreto Ilva del gennaio scorso. Per quanto attiene allo stato delle bonifiche del SIN di Priolo sintetizzo brevemente quanto già riferito recentemente in una risposta ad un'altra interrogazione.
  Con l'Accordo di programma sottoscritto nel 2008 è stato previsto un fabbisogno finanziario di 774,5 milioni di euro. Tuttavia, solo una parte, pari a 106 milioni di euro, era coperta con risorse disponibili. La rimanente quota di 667,7 milioni di euro era previsto venisse coperta con fondi di successiva individuazione e reperimento. Tra le risorse a Pag. 53carico del Ministero sono stati trasferiti, a suo tempo, 50 milioni di euro sulla contabilità speciale aperta a favore del commissario delegato per l'emergenza bonifica, la cui titolarità è stata poi trasferita alla regione siciliana. Oggi le risorse residue attualmente nella piena disponibilità della regione ammontano a circa 46 milioni. Altri 6 milioni 800 mila euro saranno trasferiti alla regione una volta completate le procedure per la loro reiscrizione nel bilancio del Ministero dell'ambiente. Va detto che 50 milioni di euro di programmazione unitaria 2007-2013 della regione Sicilia, assegnate con delibera CIPE n. 87 non sono più disponibili, in quanto non sono stati assunti impegni giuridicamente vincolanti entro i termini previsti. Inoltre, il Ministero ha trasferito alla regione Sicilia risorse aggiuntive per 4 milioni di euro, e poi altri 5 milioni, derivati dall'atto transattivo sottoscritto con la società ISAB Srl. Quindi, le risorse attualmente disponibili ammontano a 62 milioni di euro e sono state inserite nella bozza di Accordo di programma per il SIN di Priolo, in fase di perfezionamento da parte del Ministero dello sviluppo economico e dell'Agenzia per la coesione territoriale prima della sottoscrizione prevista entro questo mese.

  PRESIDENTE. L'onorevole Bratti, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare per due minuti.

  ALESSANDRO BRATTI. Presidente, ringrazio il signor Ministro, anche a nome dei colleghi della regione Sicilia, che, come vede, sono molto numerosi perché sono molto interessati soprattutto alle problematiche legate alla bonifica, oltre a quel chiarimento che ha chiesto la collega Amoddio. In parte abbiamo avuto una risposta soddisfacente. Intanto, quello che le chiediamo, attraverso la collaborazione con gli organi di controlli, in questo caso ISPRA ed ARPA, è di verificare attentamente che quel materiale sia assoggettabile ai rifiuti non pericolosi e non a rifiuti pericolosi, e anche di verificare se tutte le autorizzazioni della discarica, sebbene fuori dal sito di interesse nazionale, siano congrue per quel tipo di trattamento. Certo è che un'informazione forse più rapida, migliore e più larga nei confronti dei cittadini avrebbe evitato tutta una serie di discussioni e di preoccupazioni che oggi invece sono presenti in quei territori. Ripeto, territori che attengono bonifiche da anni. Oggi parliamo di Priolo, ma potremmo dire Milazzo, potremmo dire Gela; insomma, tutta una serie di SIN, di siti di interesse nazionale, che spettano non solo, Ministro, dei fondi. Lei ne citava tanti e anche importanti, ma le chiediamo anche di vigilare attentamente su mancanze di altre situazioni che non svolgono il loro ruolo, fino ad arrivare – mi permetto di dire – ad azioni fortemente coercitive, perché non ci si può permettere, di fronte a tutta una serie di problemi legati al tema delle bonifiche e quindi della salute e della reindustrializzazione di quei siti, per creare nuova occupazione, che ci siano istituzioni che possono permettersi di perdere dei quattrini. Quindi, le chiediamo davvero uno sforzo come Ministero, non solo – ripeto – per verificare e di mettere a disposizione le risorse necessarie ma anche di svolgere un ruolo attivo nel coordinare quegli accordi di programma così importanti per davvero risolvere e risanare definitivamente quei territori così martoriati da una industrializzazione selvaggia che si è sviluppata in un certo periodo storico del nostro Paese.

(Iniziative per garantire la continuità produttiva dello stabilimento Prysmian di Ascoli Piceno – n. 3-01475)

  PRESIDENTE. L'onorevole Ricciatti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01475 concernente iniziative per garantire la continuità produttiva dello stabilimento Prysmian di Ascoli Piceno (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  LARA RICCIATTI. Grazie, signor Presidente. Il 27 febbraio la società multinazionale Pag. 54Prysmian ha annunciato la propria volontà di chiudere lo stabilimento di Ascoli Piceno, che conta 120 dipendenti e dal quale dipendono numerosissime società dell'indotto Piceno. Il 29 aprile, qualche giorno fa, al tavolo tenutosi presso il Ministero dello sviluppo economico tra azienda, organizzazioni sindacali ed istituzioni, Prysmian ha ribadito la volontà di chiudere lo stabilimento, affermando di essere pure disposta a restituire i soldi dei fondi europei ricevuti per gli altri stabilimenti. Per inciso, voglio precisare e chiarire che quello di Ascoli è lo stabilimento più efficiente del gruppo e da quindici anni registra il raggiungimento di tutti gli obiettivi di produzione che si era e che si è prefissato.
  Quindi, il senso di questa interrogazione è quello di conoscere quali iniziative il Governo intende assumere per scongiurare la chiusura dello stabilimento di Ascoli Piceno e per evitare la conseguente desertificazione industriale ed occupazionale che ne deriverebbe per l'intero territorio marchigiano.

  PRESIDENTE. La Ministra dello sviluppo economico, Federica Guidi, ha facoltà di rispondere.

  FEDERICA GUIDI, Ministra dello sviluppo economico. Grazie, Presidente. Parto dall'ultima domanda dell'onorevole Ricciatti per rispondere: quali iniziative ?
  Le rispondo sinteticamente, poi cercherò di articolare le risposte: tutte.
  Come ricordava l'onorevole la decisione della chiusura dello stabilimento di Ascoli è stata annunciata dal gruppo e ha suscitato sin dal primo momento forti preoccupazioni anche nel Governo per le ricadute occupazionali sia dirette sia indirette: parliamo di 115 persone. Si è aperto immediatamente un tavolo di confronto presso il Ministero, dove i vertici aziendali hanno evidenziato le ragioni di questa loro scelta per quello che riguarda il segmento produttivo presente ad Ascoli, che produce per il settore oil & gas, colpito da una grave contrazione di mercato.
  Detto questo, l'azienda ha giustificato questa sua decisione con il fatto che vi sarebbe una insostenibilità economica nella gestione di questo stabilimento. Cosa stiamo cercando di fare ? È una situazione in progress, pertanto la stiamo monitorando quotidianamente. Il Ministero ha immediatamente prima di tutto chiesto all'azienda una riflessione circa la somministrazione di questo contratto di sviluppo. Richiesta alla quale l'azienda ha aderito senza mettere a rischio gli altri piani di investimento che il gruppo Prysmian aveva annunciato in Italia su altri stabilimenti. Dopodiché il Ministero, insieme alle altre istituzioni locali, ha ribadito la propria contrarietà alla decisione di chiusura chiedendo all'azienda una ulteriore riflessione. Personalmente, nel corso di quel tavolo, ho proposto una doppia sede di confronto, una propria aziendale-sindacale ed una continuativamente aperta presso il Ministero. Naturalmente, per quanto riguarda il territorio, il Governo ha intenzione di mettere in campo tutte le possibili soluzioni. La prima, quella di cercare di evitare il rischio della chiusura facendo cambiare in qualche modo il piano industriale a Prysmian. Certamente è intenzione del Governo procedere anche alla definizione di un accordo di programma a favore della reindustrializzazione dell'area, naturalmente, senza escludere di mantenere comunque attivo, almeno per un periodo ragionevole di tempo, lo stabilimento di Ascoli Piceno. Stiamo quindi monitorando la situazione, che naturalmente ha una sua dinamica sia sulla trattativa aziendale-sindacale, con alcune proposte che nel frattempo l'azienda sta avanzando, sia con un tavolo ministeriale che permanentemente confronta in maniera attiva, cerca di guidare le strategie del gruppo rispetto alla priorità che ha il Governo: preservare i 115 lavoratori, preservare il livello occupazionale e garantire comunque al massimo la possibilità di mantenere un sito industriale e produttivo nell'area di Ascoli Piceno.

  PRESIDENTE. L'onorevole Ricciatti ha facoltà di replicare.

  LARA RICCIATTI. Grazie signora Ministra. Apprezzo che lei consideri le gravi Pag. 55ripercussioni economiche su un territorio che è già stato fortemente colpito da una crisi industriale, anche se noi pensiamo che quando si arriva a convocare un tavolo presso il Ministero delle sviluppo economico vuol dire che siamo alle battute finali di una attività produttiva, qualsiasi essa sia. In questo momento vale per Prysmian, potrei però pensare a Whirlpool e a tante altre. Apprezzo comunque che lei consideri le ripercussioni economiche su un territorio già colpito.
  Vede, signora Ministra, io so che può sentirsi disturbata quando qualcuno le parla di uno dei cancri della politica industriale di questo paese quale è quello delle delocalizzazioni, che non credo stia attuando lei ed il suo Governo. È bene però sapere che nel territorio Piceno negli ultimi sei anni questo fenomeno, che ha visto la chiusura di importanti stabilimenti industriali è stato perpetrato in maniera indiscriminata, generando una considerevole perdita di posti di lavoro e un grandissimo incremento della disoccupazione.
  Vede, signora Ministra, ci sono realtà che non ce la fanno più, in cui come una bomba ad orologeria sta per scoppiare la tenuta sociale delle comunità.
  Lei ed il suo Governo avete il dovere di dare delle risposte concrete, non solo di convocare dei tavoli. Lei ed il suo Governo dovete avere il coraggio, sempre che ne abbiate l'autorevolezza, però, di far cessare immediatamente lo shopping che le imprese estere vengono a fare nelle imprese italiane. Dimostri di saper programmare, qualora sempre ne abbiate le capacità, la politica industriale di questo paese, la grande assente nelle vostre politiche. Nel frattempo, però, sappiate che la gente si suicida, che la gente perde il lavoro e che la gente perde anche la dignità.

(Iniziative in relazione alla crisi dell'azienda motociclistica Aprilia – n. 3-01476)

  PRESIDENTE. Il deputato Causin ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-01476, concernente le iniziative in relazione alla crisi dell'azienda motociclistica Aprilia (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  ANDREA CAUSIN. Signor Presidente, devo dirle la verità, è cambiata l'interrogazione, perché noi abbiamo interrogato sulla riduzione della produzione di energia elettrica delle centrali idroelettriche. Forse c’è stato un problema di comunicazione degli uffici. Però, se il Ministro è preparato su questo, io posso anche intervenire su Aprilia, non c’è nessun problema. Come preferisce il Ministro. L'interrogazione noi l'avevamo depositata sulla riduzione del quantitativo di produzione dell'energia idroelettrica, però se il Ministro ha la risposta su Aprilia...

  PRESIDENTE. Alla Presidenza risulta depositata questa su Aprilia: è questa quella che viene svolta. Prego, ha un minuto a disposizione.

  ANDREA CAUSIN. Signor Presidente, intervengo per chiedere lo stato della situazione riguardo l'azienda Aprilia di Noale e Scorzé, che un'azienda leader nel settore sportivo e anche nel settore industriale nella produzione di cicli e motocicli. Versa in una crisi e utilizza i contratti di solidarietà da molti anni. Volevamo capire quali erano gli aggiornamenti e anche quale tipo di situazioni si stanno configurando per questa azienda che rappresenta un patrimonio di carattere tecnologico, industriale e anche di grande prestigio sportivo per l'Italia.

  PRESIDENTE. La Ministra dello sviluppo economico, Federica Guidi, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  FEDERICA GUIDI, Ministra dello sviluppo economico. Signor Presidente, rispondo che certamente queste unità produttive che afferiscono oggi al gruppo Piaggio, che sono presenti nel territorio veneto e a cui faceva riferimento l'onorevole interrogante, come noto, svolgono un'attività di assemblaggio di motoveicoli, Pag. 56ciclomotori e scooter. Certamente negli ultimi anni questo è un settore che ha subito delle pesanti ripercussioni in termini di diminuzione dei volumi e quindi c’è stato, soprattutto a partire dagli anni 2008 e 2009, un ricorso massivo a strumenti di integrazione salariale.
  Certamente, negli ultimi anni l'azienda, proprio per far fronte a questa perdurante crisi di questo settore e anche allo scopo di contenere i costi, ha condiviso con le organizzazioni sindacali, con le RSU, per quello che riguarda gli stabilimenti di Scorzé e di Noale, la fruizione di un contratto di solidarietà fino a gennaio 2014. Dopo di che concordo con lei sul fatto che ci sia la necessità di individuare delle ulteriori soluzioni adeguate al fine di scongiurare alcune ipotesi probabili – ma speriamo di no, naturalmente – perdite occupazionali di professionalità in un settore che in realtà oggi sta mostrando alcuni segni di ripresa. Quindi, è chiaro è massivamente importante cercare di contenere quel tipo di know-how e di competenze produttive, cercando di cogliere i segnali favorevoli che nel mercato stanno arrivando.
  Ad oggi non esiste una situazione, chiamala così, che può essere definita di un vero e proprio tavolo di crisi. Certamente seguiamo il settore e tutte le esigenze che le aziende o che le organizzazioni sindacali ci dovessero rappresentare. Evidentemente, sono disponibile fin da subito anche a convocare presso il Ministero, su richiesta delle parti, naturalmente, un tavolo che possa consentire di avere un confronto su quelle che potrebbero essere delle ulteriori iniziative per cercare non tanto di superare un momento di crisi, ma accompagnare un momento transitorio, in attesa di avere l'opportunità di cogliere un mercato che forse sta dando segni di ripresa, mantenendo e salvaguardando al massimo, naturalmente, i livelli occupazionali sul nostro territorio.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare l'onorevole Causin a cui confermo che questa è l'interrogazione che è stata depositata e, peraltro, è quella pubblicata sul bollettino.

  ANDREA CAUSIN. Ringrazio il signor Ministro ed anche la Presidenza per l'improvvisazione che abbiamo fatto, il che dimostra che siamo sempre preparati in tutti quanti gli ambiti.
  Ringrazio soprattutto il ministro per la disponibilità della convocazione di un tavolo perché l'Aprilia è un po’ l'emblema delle piccole e medie imprese italiane e delle piccole e medie imprese venete che riescono a raggiungere dei livelli di competizione, sia nel mondo sportivo, sia nel mondo della produzione di serie, capaci di vincere e di stare davanti addirittura alla grandi case motociclistiche giapponesi.
  A Scorzè e Noale – Noale è proprio il luogo dove è nata e dove c’è anche il centro di engineering e di produzione – in questo momento permangono molti lavoratori, permane una parte di engineering molto importante, c’è un reparto corse che sta dando anche delle grandi soddisfazioni: l'anno scorso è stato vinta la MotoGP; quindi, ci sono assolutamente le condizioni perché questa azienda possa ritornare ad essere una azienda leader sia nelle competizioni sportive sia nella produzione di serie.
  È chiaro che il tavolo, giustamente come diceva il Ministro, non deve essere un tavolo per andare a riprorogare ammortizzatori sociali ma deve essere un tavolo per capire le prospettive dell'azienda. In questo senso mi dichiaro soddisfatto del tipo di azione che vuole intraprendere ed ha deciso di intraprendere il Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

(Iniziative in relazione alla vertenza Whirlpool e orientamenti con riguardo alle altre vertenze in corso – n. 3-01477)

  PRESIDENTE. L'onorevole Taglialatela ha facoltà di illustrare per un minuto l'interrogazione Giorgia Meloni ed altri n. 3-01477, concernente iniziative in relazione Pag. 57alla vertenza Whirlpool e orientamenti con riguardo alle altre vertenze in corso (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Signor Presidente, Ministro, le vicende della crisi industriale sono riecheggiate in quest'Aula e riguardano molte aziende. In modo particolare, la Whirlpool nelle settimane che hanno preceduto questo giorno è arrivata agli onori della cronaca in negativo per una questione legata alla decisione di una chiusura nonostante che, esattamente un anno fa, si era raggiunto un accordo con i sindacati. Poco più di un anno fa c'era stato un accordo per un finanziamento di Invitalia a favore della Whirlpool e la vicenda compare come un ulteriore danno occupazionale al Mezzogiorno e alla Campania; ma è tutto il settore industriale italiano in crisi. Le chiediamo un intervento specifico tenendo conto che, la regione Campania per la vicenda Whirlpool, ha anche dichiarato la sua disponibilità ad un accordo di programma con 50 milioni di euro per venire incontro alle esigenze industriali dello stabilimento.

  PRESIDENTE. La Ministra dello sviluppo economico, Federica Guidi, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  FEDERICA GUIDI, Ministra dello sviluppo economico. Signor Presidente, cerco di rispondere velocemente sia sulla vicenda Whirlpool che sulle altre che sono state in qualche modo richiamate dall'interrogazione. Sulla vicenda Whirlpool, lei ha richiamato un po’ la storia che abbiamo, nelle ultime settimane, alle spalle; vorrei fare una premessa: il piano Indesit, che lei citava del 2013, aveva un punto qualificante che era quello di non procedere a nessun tipo di licenziamento fino a tutto il 2018. Questo è stato il primo punto che il Governo ha chiesto a Whirlpool che venisse rispettato ed è la risposta che la Whirlpool ha dato da subito rispetto al mantenimento di quell'accordo. Quindi, nessun licenziamento fino al 2018.
  Questa è stata la precondizione che il Governo ha posto a Whirlpool, direi nei primi minuti del piano industriale. Dopodiché, il piano Indesit veniva da un piano industriale che aveva delle fragilità, che purtroppo contava già un certo numero di esuberi. Detto questo, il piano Whirlpool – vado velocemente perché nei tre minuti altrimenti non riesco probabilmente a darle una risposta compiuta – ha dei punti di forza che il Governo ha cercato di ribadire fin dall'inizio. Rientrano produzioni in Italia, ci sono 500 milioni di euro di investimento, il 70 per cento della ricerca e sviluppo del gruppo Whirlpool dall'Europa viene localizzato in Italia.
  Poi ci sono i punti critici, che sono 1.350 esuberi concentrati, purtroppo, in un sito specifico, che è quello di Carinaro. Il Governo ha detto fin dal primo secondo che questo piano industriale va modificato e questo è quello che il Governo sta facendo. Naturalmente, esiste un tavolo sindacale che si è attivato – e qui c’è anche il sottosegretario Bellanova, che ringrazio, perché anche il Ministero del lavoro naturalmente è coinvolto insieme a noi in questa vicenda – che, per richiesta espressa delle parti, e soprattutto delle organizzazioni sindacali, ha sede al Ministero dello sviluppo economico. Naturalmente, il Ministero sta non solo monitorando, non solo assistendo ma sta avendo una parte attiva perché la richiesta che stiamo facendo, dalle ultime settimane fino a mezz'ora fa, è un cambio del piano industriale che possa mantenere gli aspetti positivi che in quel piano ci sono e possa modificare gli aspetti negativi: garantire, quindi, l'occupazione e minimizzare gli impatti occupazionali. Questa è la prima priorità che il Governo si è assunto. Quindi, noi vogliamo riuscire a modificare, a cercare di modificare quel piano industriale in modo tale da garantire un'occupazione vera e stabile, non so dirle ancora in quale modo perché naturalmente è un processo che è ancora in corso, ma certamente quello che noi vogliamo fare è garantire l'occupazione e preservare i 1.350 posti di lavoro.Pag. 58
  Come dicevo, la trattativa è iniziata, è monitorata quotidianamente, c’è una piattaforma sindacale aziendale, che è presso il Ministero, e ci sono incontri costanti con tutte e due le parti per cercare di trovare una soluzione. Il Governo ha la massima attenzione in questo e dal primo giorno il Governo ha detto che dobbiamo scongiurare l'impatto negativo che questo piano ha sull'aspetto occupazionale. Sulle altre vertenze, vado molto velocemente...

  PRESIDENTE. Concluda, Ministro.

  FEDERICA GUIDI, Ministra dello sviluppo economico. Cerco di concludere velocemente. Siccome avete voi citato Meridiana e Acciai Speciali Terni, ricordo che la vicenda Meridiana è stata chiusa la settimana scorsa, venerdì, con un accordo quadro che scongiura la mobilità per 1.350 persone e ci consente di avere 12 mesi per trovare una soluzione seria industriale, ma non ci sarà mobilità per le 1.350 persone; la vicenda riguardante Acciai Speciali Terni è stata chiusa senza nessun licenziamento, alcune delle altre situazioni che voi citavate, che lei citava in questa interrogazione, come, ad esempio, Mercatone Uno, sono state messe purtroppo in una situazione di amministrazione straordinaria ma, comunque, col tentativo di salvaguardare l'azienda. La filosofia, il fil rouge che il Governo sta attivando è di attivare tutti i possibili strumenti di supporto al fine di salvaguardare l'occupazione e le produzioni del nostro Paese, in situazioni che sono complesse.

  PRESIDENTE. L'onorevole Giorgia Meloni ha facoltà di replicare.

  GIORGIA MELONI. Signor Presidente, Ministro, la ringrazio della risposta, mi rendo conto della quantità di questioni sulla quale l'abbiamo interrogata però, se posso permettermi, temo che ci voglia un po’ più di piglio, mettiamola così, perché tono dimesso, risultato scarso o nullo.
  Vede, noi rischiamo la chiusura dello stabilimento Indesit Whirlpool di Carinaro perché il Governo non è in grado, se questo dovesse avvenire, di mantenere dei patti che la Whirlpool ha stipulato con il Governo italiano. Cosa che non si dice, ma che è, all'atto dell'acquisizione di Indesit da parte di Whirlpool, più o meno contestualmente o poco prima, il Governo italiano, per il tramite di Invitalia, ha partecipato a un contratto di sviluppo con il quale Invitalia investiva 10 milioni di euro per far crescere la Whirlpool in Italia; Whirlpool multinazionale americana che prende i soldi del Governo italiano, ovvero degli italiani, per poi chiudere stabilimenti italiani in Italia. C’è qualcosa che non funziona in questo ?
  Allora sa che cosa bisognerebbe fare secondo me ? Una cosa banale, spiegare alla multinazionale americana che o rispetta i patti stipulati con il Governo italiano oppure deve restituire i soldi degli italiani che si è presa per crescere.
  Questo bisognerebbe fare e noi non vogliamo solamente che 800, 1.300 operai non vengano messi in discussione – cosa che non prendiamo proprio in considerazione – ma vorremmo che rimanesse in piedi lo stabilimento di Carinaro, perché parliamo di un territorio difficile dove non è esattamente facile mantenere il lavoro per gli operai, così come va valutato tutto quello che afferisce all'indotto. Quindi, noi chiediamo che quello stabilimento rimanga in piedi con gli strumenti che abbiamo per discutere con questa azienda, perché, vede, se ne citano delle altre, ma è un caso abbastanza generalizzato che il Governo italiano – e concludo – stia chiudendo un occhio rispetto a quello che aziende private o aziende straniere vengono a fare in Italia.
  Abbiamo svenduto Ansaldo Breda ai giapponesi dicendo che i giapponesi manterranno i siti produttivi aperti, ma non sfugge che i giapponesi, dopo essersi fregati i nostri brevetti e il nostro know-how, avranno la possibilità di andare ad aprire le proprie sedi produttive da altre parti, eccetera. Potrei citare – chiudo davvero, Presidente – decine di altri casi e vale la pena citarli, voi avete parlato di Prysmian, la Alenia Aermacchi, la vogliamo svendere a un privato che ha 180 operai in cassa Pag. 59integrazione. Io non lo so come fate la politica industriale, ma c’è francamente qualcosa che non funziona. Temo che quello che non funziona sia il fatto...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Meloni.

(Chiarimenti in merito ad una presunta trattativa tra il Governo e i cosiddetti black bloc, ipotizzata da fonti di stampa in relazione ai gravi incidenti verificatisi a Milano il 1o maggio 2015 – n. 3-01478)

  PRESIDENTE. L'onorevole Gianluca Pini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01478, concernente chiarimenti in merito ad una presunta trattativa tra il Governo e i cosiddetti black bloc, ipotizzata da fonti di stampa in relazione ai gravi incidenti verificatisi a Milano il 1o maggio 2015 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, signor Ministro, non andremo oggi qui a chiederle nuovamente le dimissioni come abbiamo fatto ieri ma chiederle di un aspetto specifico, appunto citato in premessa del Presidente Baldelli, riguardo ai fatti accaduti il 1o di maggio in occasione dell'inaugurazione dell'Expo.
  Si tratta dei fatti riportati dal direttore Sallusti, che parlano di una possibile e plausibile trattativa tra lo Stato e i black bloc per evitare ulteriori incidenti.
  Ora, poteva essere una ricostruzione giornalistica, però, ed essere finita lì, ma in realtà ci sono degli elementi che ci fanno pensare che effettivamente qualcosa possa essere andato in questa direzione, quindi chiediamo ufficialmente se lo Stato, non il Ministro dell'interno, ma qualsiasi parte dello Stato, abbia effettivamente svolto una trattativa con gli antagonisti, i black bloc o quant'altro, perché ci sono – e poi li citerò dopo nel caso di risposta negativa – degli elementi che sono, a nostro modo di vedere, assolutamente incontrovertibili del fatto che qualcosa possa essere accaduto, però lasciamo a lei la risposta.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Grazie, Presidente. Nella sua interrogazione, l'onorevole Pini dice: «Avendo il direttore Sallusti sostenuto questa tesi, io sono qui in Parlamento a farle questa domanda». Ma quello che mi viene da dire, caro onorevole Pini, è che, proprio perché l'ha sostenuto Sallusti, lei doveva chiedere a se stesso: Può essere mai che ci sia stata, avendolo detto Sallusti, una trattativa tra lo Stato e i black bloc ? Ma un po’ di serietà ! Stiamo parlando di una persona condannata con sentenza passata in giudicato per diffamazione. Questa è la sua credibilità.
  Cosa si è verificato invece ? Si è verificato che nel nostro Paese è stato ospitato un grande evento e, come accade nelle grandi democrazie che ospitano i grandi eventi, vi è stato un movimento antagonista e violento che ha preteso di rovinare quel grande evento. Noi glielo abbiamo impedito. La stessa cosa era successa a Roma il 15 ottobre del 2011 con decine e decine di feriti ricoverati in ospedale. L'altro giorno invece in ospedale non ci è finito nessuno. Quando il Ministro era Roberto Maroni, vostro leader e collega di partito, e noi insieme a lui in questo Parlamento, abbiamo sostenuto una tesi a sostegno delle forze di polizia, abbiamo detto: lo Stato stia unito, lo Stato stia unito ! Abbiamo impedito che ci scappasse il morto, abbiamo detto allora, e ripetiamo ora che abbiamo evitato il peggio. Siamo in Parlamento e l'onestà intellettuale deve portarci a dire, di fronte al Parlamento, che l'altro giorno c’è stato chi ha vinto e c’è stato chi ha perso: ha vinto lo Stato, impedendo loro di saccheggiare l'Expo gate, di avvicinarsi al duomo, di fare danno al Palazzo delle stelline, sede della rappresentanza dell'Unione europea e hanno vinto i cittadini milanesi che, l'indomani, Pag. 60con grande spirito laborioso e ambrosiano, hanno ripulito tutto e hanno perso i violenti, i contestatori e quelli che ritenevano di sconfiggere lo Stato. La resa sta anche in quell'essersi disabbigliati, avere buttato le maschere antigas e aver buttato tutto per terra, nel momento in cui si sentivano braccati dai nostri poliziotti, che ringrazio ancora una volta (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Area Popolare (NCD-UDC)). Quel loro disabbigliarsi è stato esattamente il segno della resa.
   Ebbene, oggi noi siamo pronti per un duro, molto duro disegno di legge che inasprirà le pene nei confronti degli incappucciati, che darà più poteri ai prefetti per impedire i cortei a rischio violenza e per realizzare una serie di cose che non sono state fatte fin qui.
  Noi siamo un grande Paese, l'Expo è un grande evento; siamo riusciti a non farlo rovinare grazie alla forza delle forze dell'ordine e alla grandezza di una comunità come quella ambrosiana (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. L'onorevole Gianluca Pini ha facoltà di replicare per due minuti.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, Ministro, io devo dire che è imbarazzante la sua risposta, soprattutto nei modi che non le sono soliti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini) perché ad una domanda specifica quale: C’è stata, o meno una trattativa tra lo Stato e questi delinquenti ? Lei replica: «Beh, lo ha detto Sallusti» (che ha una condanna per altre cose e non per questa affermazione) e quindi chissà che cosa. Io l'ho detto prima. No, ci sono altri elementi. Gli elementi che parlano di lei, che dice: «Eh, ma abbiamo sei mesi davanti; non avevamo solo quel giorno», quindi qualcuno può anche pensare che effettivamente li abbiate lasciati sfogare il primo giorno, così non ci avrebbero rotto le scatole per altri sei mesi. Queste sono sue parole.
  Ci sono gli elementi della presenza – perché ci sono le foto, che sono state pubblicate sui giornali e sui media – dei direttori dell'AISI e dell'AISE, Esposito e Manenti, alla riunione in prefettura a Milano sull'ordine pubblico e la sicurezza. Cosa ci facevano, se non occuparsi di operazioni di intelligence, che magari si acquisiscono proprio direttamente in quegli ambienti ? Cosa ci facevano ?
  Ci sono anche, però, le parole gravissime di un funzionario di polizia, chiaramente rimasto anonimo perché se uno viene punito per un post su Facebook figuriamoci se dice la verità sulla stampa cosa gli succede, che dice che loro potevano eseguire centinaia di arresti, ma sono stati fermati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini). Questo è quello che è successo !
  Ministro, qui non è un problema di scontro politico: è un problema di serietà nella gestione dell'ordine pubblico, perché i poliziotti si tutelano prima, non li si ringraziano dopo quando hanno la testa spaccata (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).
  Lei dice che non è andato nessuno in ospedale, ma non mi sembra dalle foto che ci fossero tanti poliziotti che sono andati a casa con le loro gambe. Ne ho visti, anzi, tanti che avevano la testa insanguinata proprio da quei «bravi ragazzi» sui quali lei non ci ha detto se lo Stato – se lo Stato – abbia avuto o meno una trattativa con loro e continueremo a chiederglielo fintanto che non ci risponderà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16,10 con il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative volte a garantire agli enti locali adeguati trasferimenti di risorse, con particolare riferimento a quelli necessari Pag. 61per l'espletamento dei servizi sociali essenziali, anche in relazione alle disposizioni della legge di stabilità per il 2015.

  La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,20.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Artini, Bocci, Bratti, Caparini, Di Lello, Epifani, Fedriga, Gregorio Fontana, Giancarlo Giorgetti, Manciulli, Molea, Pes, Pisicchio, Rampelli, Ravetto, Realacci, Speranza, Tabacci, Valeria Valente, Vargiu e Vignali sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centouno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione delle mozioni Luigi Di Maio ed altri n. 1-00741, Melilla ed altri n. 1-00822, Palese e Occhiuto n. 1-00824, Marchi ed altri n. 1-00825, Rizzetto ed altri n. 1-00826 e Guidesi ed altri n. 1-00830, concernenti iniziative volte a garantire agli enti locali adeguati trasferimenti di risorse, con particolare riferimento a quelli necessari per l'espletamento dei servizi sociali essenziali, anche in relazione alle disposizioni della legge di stabilità per il 2015.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Luigi Di Maio ed altri n. 1-00741 (Nuova formulazione), Melilla ed altri n. 1-00822, Palese e Occhiuto n. 1-00824, Marchi ed altri n. 1-00825 (Nuova formulazione), Rizzetto ed altri n. 1-00826 e Guidesi ed altri n. 1-00830, concernenti iniziative volte a garantire agli enti locali adeguati trasferimenti di risorse, con particolare riferimento a quelli necessari per l'espletamento dei servizi sociali essenziali, anche in relazione alle disposizioni della legge di stabilità per il 2015 (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di martedì 21 aprile 2015, sono state presentate le mozioni Rizzetto ed altri n. 1-00826, Guidesi ed altri n. 1-00830 e la nuova formulazione della mozione Marchi ed altri n. 1-00825, già iscritte all'ordine del giorno (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto, infine, che in data odierna è stata presentata la mozione Matarrese ed altri n. 1-00847 e il relativo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A – Mozioni).

(Intervento e parere del Governo)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Viceministro dell'economia e delle finanze, Enrico Morando, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  ENRICO MORANDO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, nella prima parte di questo intervento, che, se lei è d'accordo, io consegnerei come intervento scritto, io mi occupo dei dati relativi alla situazione finanziaria degli enti locali, alle dimensioni e al carattere della manovra sulla finanza locale contenuta nella legge di stabilità, sia al lordo degli interventi che nella stessa legge di stabilità, invece, aprono spazi finanziari per gli enti locali, sia al netto, così come fisso delle cifre – naturalmente quelle che il Governo ritiene siano descrittive delle scelte compiute nella legge di stabilità – a proposito del peso finanziario, definito nella stessa legge di stabilità, del concorso delle amministrazioni centrali al risanamento della finanza pubblica. Naturalmente una precisazione che voglio fare...

  PRESIDENTE. Viceministro Morando, mi perdoni se la interrompo. Ovviamente, lei in questo momento rappresenta il Governo e il modo di trasporre all'Assemblea Pag. 62la posizione del Governo è quello orale, quindi è irrituale che il Governo consegni l'intervento, salvo che non vi siano prospetti, tabelle o cose particolari. Quindi, io la invito, magari approfittando del dono della sintesi, a esplicitare la posizione del Governo nella misura in cui lei ritiene e poi a esprimere i pareri. Sarebbe assolutamente irrituale se lei consegnasse un testo. Diversamente, può limitarsi a dare i pareri, visto che la replica sulle mozioni normalmente avviene al termine della discussione sulle linee generali. Questa, però, è una valutazione che chiaramente lei è libero di fare.

  ENRICO MORANDO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Allora, molto schematicamente, in questo intervento si conferma da parte del Governo che il concorso alla finanza pubblica a carico degli enti territoriali per il 2015 è previsto in 8,1 miliardi. Questo è un dato che coincide con quelli presenti nelle mozioni che sono state presentate. Non sto ora a rielaborare, ma i deputati le conoscono, le voci che compongono questa somma. Naturalmente, a fronte di questo concorso, ci sono nella stessa legge di stabilità – è giusto evidenziarlo – anche misure che aprono spazi finanziari per gli enti locali, in particolare si tratta: di 2 miliardi 889 milioni quale riduzione degli obiettivi del patto di stabilità interno, all'articolo 1, comma 489; di 50 milioni quali esclusione della spesa di edilizia scolastica dal patto di stabilità interno, all'articolo 1, comma 467; di 100 milioni quali non rilevanza, ai fini del saldo di bilancio delle regioni, dei pagamenti dei debiti in conto capitale.
  Al netto di tali interventi, la correzione netta a carico degli enti locali ammonterebbe, quindi, a circa 5 miliardi. La legge di stabilità per il 2015 dispone, poi, interventi – lo dico perché in tutte le mozioni viene fatto questo riferimento: confermo, grosso modo, le cifre che sono state indicate nelle mozioni – correttivi a carico delle amministrazioni centrali per un importo di circa 3,1 miliardi; in particolare – cito solo questa cifra, perché è la più rilevante – due miliardi e 287 milioni quali interventi di razionalizzazione delle risorse gestite dal Ministero.
  Va, altresì, evidenziato che una valutazione più completa della distribuzione degli interventi correttivi sui sottosettori della pubblica amministrazione deve, ad avviso del Governo, necessariamente prendere in considerazione un orizzonte temporale molto più ampio di quello a cui fanno riferimento quasi tutte le mozioni. In questo orizzonte temporale più ampio, bisogna riconoscere, per esempio, l'enorme contributo in termini quantitativi fornito dal complesso degli interventi in tema di pensioni erogate dal sistema pubblico nel corso di questi anni. Nell'apposita sezione, che molti deputati avranno letto, del Documento di economia e finanza a ciò dedicata, si attesta che, dal 2004 ad oggi, sono state approvate norme correttive del sistema previdenziale pubblico che al 2050 riducono la spesa per 60 punti di prodotto, che sono 960 miliardi di euro. Soltanto l'ultimo intervento, quello realizzato su questo tema dal Governo Monti, contribuisce a questi 60 punti di prodotto con un risparmio pari a un terzo. Questo per rimettere un po’ in ordine, dal punto di vista del Governo, i numeri che sono messi a base delle mozioni che sono state presentate.
  A proposito di finanza pubblica, nel presente e nel futuro, come denunciano le mozioni, emergono forti criticità. Inizio dalle questioni più complesse: in particolare, come tutte le mozioni mettono in evidenza, vi è la questione dei cosiddetti 625 milioni accordati nel 2014, ma non nel 2015, per compensare il blocco della manovrabilità IMU e Tasi anche per il 2015.
  Un secondo rilevante tema è quello rappresentato dal divario che sembra emergere, e che ormai possiamo dire emergerà alla fine, tra gettito effettivo e stime dell'IMU sui terreni agricoli. Su questi due problemi, che sono tutti e due affrontati...

  PRESIDENTE. Mi perdoni, Viceministro Morando. Colleghi, per favore, sta intervenendo il Governo in Aula. Lo dico non solo ai deputati di maggioranza, che, Pag. 63forse, avrebbero più motivi di altri per ascoltare, ma anche agli altri. Per cortesia, colleghi, se liberiamo l'emiciclo, se abbassiamo il tono della voce. Onorevole Melilla, per favore.

  ENRICO MORANDO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Su queste due questioni, a cui ho appena finito di far cenno, abbiamo costruito, in un confronto con gli enti locali, una base tecnica da mettere a disposizione di un'intesa politica che non è, tuttavia, ancora perfezionata, e che, tuttavia, abbiamo intenzione di perfezionare nel rapporto con gli enti locali in tempo utile per la determinazione degli interventi relativi.
  Vi sono, poi, numerose questioni aperte – e qui inviterei gli interroganti ad un attimo di attenzione, perché questa è la risposta fondamentale alle questioni che hanno sollevato –, che potremmo definire di significativa correzione della legislazione vigente, in particolare della legge di stabilità, su questioni sulle quali si è lavorato con il sistema delle autonomie, nel corso di queste settimane e di questi mesi che ci stanno alle spalle, per la predisposizione di una bozza di provvedimento di urgenza, ormai imminente. In estrema sintesi, questi temi che saranno affrontati sono i seguenti (ora, naturalmente, li cito per titoli).
  Primo, ed è richiesto da tutte le mozioni, la rideterminazione degli obiettivi del Patto di stabilità interno 2015-2018, secondo l'intesa sancita in Conferenza Stato-città del 19 febbraio 2015 (il riferimento a questa intesa è comune a tutte le mozioni presentate); secondo, nuove regole per rendere più sostenibile l'avvio a regime dell'armonizzazione contabile; terzo, norme in materia di sanzioni per il mancato rispetto del Patto; quarto, norme per il personale, a partire da quello delle province, in relazione all'azione dei comuni e delle regioni in proposito; quinto, norme per la rinegoziazione dei mutui e per l'utilizzo dei relativi risparmi. Questi sono i temi fondamentali. Naturalmente non sono solo questi, ma quelli fondamentali li ho indicati e saranno affrontati in un provvedimento che è predisposto dal Governo, sulla base dell'intesa raggiunta nella Conferenza Stato-città a febbraio.
  C’è però, colleghi, un problema più rilevante e di prospettiva. La questione è questa: a distanza di 15 anni, perché tanti sono, dalla sua introduzione, il Patto di stabilità interno è ancora lo strumento giusto, così come noi lo conosciamo, per assicurare la cooperazione tra finanza regionale e locale e Stato centrale, al conseguimento degli obiettivi del Patto di stabilità e di crescita europeo ? La risposta che non il Governo, ma il Parlamento ha già dato a questa domanda è «no», non è più lo strumento adatto. È stata, infatti, approvata la legge cosiddetta «rafforzata» attuativa dell'articolo 81 della Costituzione. Essa prevede un nuovo sistema di regole incentrato sul pareggio di bilancio di competenza e di cassa, di previsione e consuntivo. Naturalmente, consegue che il 2015 deve essere l'anno in cui dobbiamo scrivere le regole essenziali di un nuovo sistema di relazione tra bilancio dello Stato centrale e finanza locale. Le linee lungo le quali operare sono per la verità fissate nella risoluzione del Documento di economia e finanza che è stata approvata qualche settimana fa dal Parlamento.
  Le mozioni, poi, contengono tutte una forte sollecitazione per favorire la rinegoziazione dei mutui; anche in questo senso sono stati compiuti atti amministrativi funzionali al conseguimento di questo scopo, e per la parte che necessita di interventi legislativi, essa sarà contenuta nel provvedimento di urgenza a cui ho già fatto riferimento. Ora per quello che riguarda il parere – e termino – sulle singole mozioni, voglio fare una osservazione preliminare. Le mozioni Luigi Di Maio ed altri n. 1-00741 (Nuova formulazione) e Palese e Occhiuto n. 1-00824 sembrano sottovalutare, sia nella parte espositiva, sia nella loro componente impegnativa, l'esigenza di un vero e proprio mutamento di regime nel rapporto tra finanza centrale e finanza locale. Quasi tutte le richieste d'impegno contenute in queste due mozioni, spesso ben motivate e almeno in parte dal Governo condivise, si Pag. 64muovono però nel contesto del vigente Patto di stabilità: trasferimenti, tetti di spesa e così via. Certo, per allentare questi vincoli, ma stando all'interno di quel regime. Noi pensiamo che sia necessario e realistico lavorare al superamento pieno del Patto di stabilità, con una significativa fase di transizione nei termini che ho già illustrato.
  In conclusione, le mozioni Luigi Di Maio ed altri n. 1-00741 (Nuova formulazione), Palese e Occhiuto n. 1-00824, Melilla ed altri n. 1-00822, Rizzetto ed altri n. 1-00826 sostengono molte ipotesi di interventi immediati simili a quelli che il Governo intende mettere in atto nel provvedimento di cui ho già detto, ma tutte queste mozioni, più o meno esplicitamente, si muovono nella direzione – legittimamente è ovvio – di far regredire il contesto regolatorio a prima della legge di stabilità attualmente in vigore. Ciò è legittimo (infatti i gruppi di cui sto parlando questo orientamento hanno assunto) per coloro che quella legge di stabilità hanno duramente e legittimamente contrastato.
  Ovviamente non è condivisibile questo indirizzo da parte di chi quella legge di stabilità ha proposto, il Governo, e da parte di chi – spero – ha approvato la legge di stabilità e mi riferisco alla maggioranza.
  La mozione Marchi ed altri n. 1-00825 (Nuova formulazione), invece, si muove nel contesto della legge di stabilità in vigore e punta ad una sua correzione, molto significativa in verità e anche capace di recare oneri, ma si tratta pur sempre di correzioni. Il Governo condivide la linea di intervento sottesa alle singole proposte e per questo esprime un parere favorevole.
  La stessa valutazione il Governo – che pure ha visto questa mozione soltanto poco minuti fa – come ha potuto prendere atto è contenuta nella parte dispositiva della mozione Matarrese ed altri n. 1-00847, che il Governo di conseguenza condivide.
  La mozione Guidesi ed altri n. 1-00830, infine, non può essere condivisa dal Governo, non per la regione che ho già detto, ma non può essere condivisa, sia per la parte in premessa sia per la parte relativa agli impegni, laddove in particolare essa ritiene che siano «immediatamente» – è scritto proprio così – applicabili costi e fabbisogni standard, quale unica base del rapporto tra finanza centrale e finanza locale.

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, Viceministro, solo per un chiarimento. Mi pare di capire che sulla mozione Marchi ed altri n. 1-00825 (Nuova formulazione) il parere sia favorevole mentre il parere è contrario su tutte le altre, ad eccezione della mozione Matarrese ed altri n. 1-00847, su cui il parere è favorevole con riferimento al dispositivo; ma, sulle sue premesse, quale parere la Presidenza deve intendere si sia espresso ?

  ENRICO MORANDO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Le premesse le ho lette frettolosamente, tuttavia il mio parere, anche sulla mozione Matarrese ed altri n. 1-00847, è favorevole.

  PRESIDENTE. Quindi, nel suo complesso.

  ENRICO MORANDO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Anche se devo manifestare la difficoltà, Presidente – e spero di avere anche la sua solidarietà – di una persona che ha preso in esame questa mozione su temi di particolarissima delicatezza soltanto qualche minuto fa.

  PRESIDENTE. Non c’è dubbio, Ovviamente questo è un problema che la Presidenza comprende bene; però, è all'attenzione e allo scrupolo dei gruppi quello di potere depositare queste mozioni in un tempo congruo per acquisire un parere consapevole e definitivo del Governo.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

Pag. 65

  WALTER RIZZETTO. Grazie Presidente, con queste mozioni si chiedono evidentemente degli interventi incisivi rispetto ad una, secondo noi, assurda politica di tagli generalizzati alla spesa e alle risorse, attuata nei confronti delle regioni e degli enti locali.
  Parliamo di distorte manovre di bilancio che, con l'obiettivo di risanare i conti pubblici, hanno imposto oneri eccessivi e sproporzionati, impedendo agli enti territoriali di svolgere le proprie funzioni, con il concreto rischio di violare quelle esigenze di autonomia e decentramento che la Costituzione assicura all'articolo 5, proprio per l'esercizio delle rispettive funzioni.
  L'ultima legge di stabilità è un palese esempio di questa politica distorta di bilancio, considerando che ha previsto tagli a carico degli enti locali per circa 8,1 miliardi, somma quattro volte superiore al taglio disposto per i Ministeri, su un importo totale di 16 miliardi. Chiedete i soldi alle regioni e agli enti locali e ai Ministeri molto, molto meno.
  Inoltre i giudici contabili mettono in evidenza che lo sforzo di risanamento chiesto agli enti ha avuto – e cito – ripercussioni dirette a danno dei cittadini, a causa della drastica riduzione delle risorse destinate ai servizi assistenziali. Significa che, con questi tagli, i cittadini potranno usufruire meno e peggio di asili nido, di scuole materne, di assistenza domiciliare, di sostegno alla non autosufficienza, di politiche abitative, di tutela ambientale, di trasporto pubblico locale e di politiche educative e culturali. Mi sembra che stiate facendo, anzi, che peggio di così, non possiate fare.
  Dunque è di tutta evidenza che il peso delle manovre di bilancio applicate dallo Stato con i tagli a regioni, comuni e province è ricaduto direttamente sui cittadini, determinando una consistente riduzione delle risorse previste per fornire quei servizi indispensabili per garantire ai cittadini stessi il godimento dei diritti della persona costituzionalmente tutelati.
  È chiaro, come ha anche confermato autorevole giurisprudenza, che è vero che il Governo, con una disciplina di principio, ma solo di principio, può imporre alle regione e agli enti locali, per ragioni di coordinamento finanziario, vincoli alle politiche di bilancio, ma è ugualmente vero che questa funzione di coordinamento della finanza pubblica deve essere svolta in conformità a criteri che consentano il rispetto dell'autonomia delle regioni e degli enti locali: generali principi di ragionevolezza, proporzionalità di intervento rispetto all'obiettivo prefissato che è, per l'appunto, il risanamento dei conti pubblici.
  Non si può continuare a sottovalutare, Presidente, gli effetti di questo drastico taglio delle risorse agli enti territoriali, attraverso il quale non soltanto viene gravemente compromessa l'autonomia delle realtà locali, ma si va a pregiudicare l'intero assetto ordinamentale che si regge sul principio di sussidiarietà. Non è possibile che il Governo perseveri in una politica di bilancio che compromette seriamente la programmazione di bilancio degli enti territoriali, che sono stati svuotati della loro autonomia.
  Quindi, sono necessari... Ma abbiamo visto che, a questo punto non lo sono più, considerata l'indicazione sulle mozioni, praticamente al 90 per cento, negativa da parte del Governo...quindi, sarebbero stati – cambio il tempo verbale – necessari interventi correttivi del Governo in ordine a questa politica di bilancio, affinché i contributi richiesti con le manovre finanziarie non vadano a pregiudicare il regolare e corretto adempimento dei livelli essenziali delle prestazioni e le funzioni fondamentali inerenti i diritti civili e sociali. Inoltre, l'Esecutivo deve prendere provvedimenti per assicurare una proporzione tra il concorso finanziario delle amministrazioni centrali e di quelle locali, anche correggendo gli squilibri economico-sociali che emergono tra le diverse aree del Paese.
  La necessità di un intervento correttivo al meccanismo dei tagli a carico degli enti è di tutta evidenza anche per escludere la proposizione di ulteriori ricorsi da parte di regioni ed enti locali, per recepire Pag. 66profili di incostituzionalità delle manovre applicate dall'Esecutivo stesso. Ricordiamo che la regione Veneto lo scorso 24 febbraio ha, infatti, depositato un ricorso alla Corte costituzionale contro la legge di stabilità 2015, nella parte in cui impone alle regioni ordinarie un taglio di 5,7 miliardi di euro, che si aggiunge a quelli disposti per oltre 15 miliardi di euro.
  Inoltre, non va sottovalutato quello che può essere definito un effetto a cascata di queste distorte manovre finanziarie che penalizzano le autonomie locali. Infatti, considerando che le regioni risultano maggiormente penalizzate dalle misure restrittive, con tagli alla spesa primaria che hanno raggiunto il 16 per cento nel triennio 2010-2012 – 16 per cento è tanta roba –, non si può escludere che gli enti regionali possano a loro volta essere indotti ad adottare provvedimenti troppo onerosi nei confronti dei comuni.
  Su questo aspetto e soltanto a titolo di esempio, faccio presente cosa è successo e cosa sta accadendo in Friuli Venezia Giulia, dove è stata presentata una class action di ben 55 comuni che lamentano la violazione della loro autonomia finanziaria di entrata e di spesa e per questo hanno proposto un ricorso contro la regione, contro la presidente Serracchiani, attraverso provvedimenti che impongono misure che pregiudicano i comuni, come il taglio del 30 per cento dei trasferimenti qualora non decidono di aderire ad una unione. I comuni, quindi, resteranno dei meri uffici a questo punto.
  È chiaro che si esprime un voto favorevole sulle altre mozioni, che chiedono provvedimenti urgenti per rispondere alla giusta protesta di amministratori locali. Non ce lo siamo inventato noi; basta leggere qualche giornale per capire quanto gli amministratori locali, quanto i sindaci, quanto le regioni abbiano protestato nei confronti di un Governo che va di fatto a tagliare loro tutto quello su cui riuscivano a basarsi in termini di tenuta finanziaria e di bilancio delle regioni e degli enti locali.
  Chiedono inoltre al Governo di non restare più immobile dinnanzi all'allarme lanciato rispetto ad assurde manovre finanziarie che provocano gravissime ricadute negative sui territori e – lo ricordo e chiudo – sui cittadini stessi in termini di servizi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sberna. Ne ha facoltà.

  MARIO SBERNA. Grazie Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, le audizioni svolte nel corso dell'esame del DEF da parte delle associazioni degli enti locali hanno ribadito un quadro preoccupante della situazione economico-finanziaria in cui versano gli enti locali. Le province hanno visto, da una parte, innovata profondamente la loro struttura amministrativa con la legge Delrio, che ha superato il vecchio ordinamento provinciale e assegnato contestualmente funzioni tipiche di area vasta, sempre, però, vocata agli investimenti territoriali, e di supporto ai comuni nell'esecuzione delle loro funzioni fondamentali, e dall'altra parte, hanno subito, con la legge di stabilità, un taglio del 50 per cento della spesa per le dotazioni organiche. Ma il contestuale ritardo del percorso di ricollocamento del personale, unito a quello del riordino delle funzioni, ha comportato una riduzione delle risorse sui bilanci del 2015 a svantaggio dei servizi ai cittadini.
  Tale situazione, peraltro, se mette già oggi le province in una situazione difficile, risulterebbe insostenibile con il carico finanziario previsto dalla manovra per il 2016 e il 2017. Il tutto non potrà, quindi, che riflettersi negativamente sull'erogazione di servizi inerenti le funzioni fondamentali delle stesse, in primis su gestione degli edifici scolastici e gestione della rete viaria di competenza. Non è, pertanto, pensabile di prelevare ulteriori risorse nel prossimo biennio, a meno che non si vogliano intaccare i servizi essenziali ai cittadini. Analogo discorso vale per i comuni che rappresentano il 7,2 per cento della spesa pubblica totale e ai quali è stato richiesto uno sforzo di risanamento non proporzionato all'entità delle risorse Pag. 67gestibili dagli stessi, il che ha prodotto, come sottolineato dalla Corte dei conti, un drastico ridimensionamento delle funzioni di spesa dei comuni stessi. La Corte dei conti, inoltre, rimarca il fatto che questo ha inciso sul grado di autonomia finanziaria e sul corretto adempimento dei livelli essenziali delle prestazioni, nonché delle funzioni fondamentali inerenti ai diritti civili e sociali dei cittadini.
  La stima sulla spesa efficientata per le funzioni fondamentali e la capacità fiscale standard di province e città metropolitane, dimostrano che, a fronte di un taglio assorbibile, senza intaccare l'esercizio delle funzioni fondamentali stabilite dalla legge Delrio, pari a 684 milioni di euro per province, città metropolitane e regioni a statuto ordinario, vi è un taglio effettivamente richiesto dalla legge di stabilità a questi enti locali di 900 milioni di euro per il 2015, che salgono a un miliardo 800 milioni di euro nel 2016 e 2 miliardi 700 milioni di euro nel 2017. Con questi numeri, le funzioni fondamentali che la legge Delrio attribuisce agli enti locali semplicemente non saranno possibili. Ecco perché un'iniziativa è necessaria e direi a partire già da una rivisitazione del reale apporto al risanamento dei conti pubblici dei singoli comparti, anche e soprattutto in rapporto ai servizi e alle prestazioni da erogare e alla luce delle molte vicende che si sono intrecciate a complicare il quadro.
  Presidente, può dire al MoVimento 5 Stelle se abbassa la voce, per favore ?

  PRESIDENTE. Lei ha ragione. Colleghi, per favore.

  MARIO SBERNA. La ringrazio.

  PRESIDENTE. È che c’è una specie di riunione di gruppo in corso. Chiedo, però, ai responsabili...

  MARIO SBERNA. Possono farla anche fuori se sono così disinteressati.

  PRESIDENTE. Colleghi, se riuscite a prendere posto è meglio per tutti. Prego.

  MARIO SBERNA. Sto parlando, anche per il MoVimento 5 Stelle, del mancato reintegro dei fondi relativi al passaggio IMU-Tasi, non confermato nel 2015, nonostante il congelamento della disciplina fiscale vigente nel 2014, della revisione del gettito dell'IMU agricola, della sostenibilità della gestione finanziaria delle città metropolitane e delle province, nelle more della completa attuazione del processo di riforma del loro assetto tuttora in corso; della necessità non più rinviabile di una riforma completa della finanza locale in generale e della fiscalità comunale in particolare, con l'ipotesi della cosiddetta local tax, anch'essa necessaria, sia per semplificare la vita dei contribuenti, strapazzati dal tormentone Tasi e dalle sue possibili combinazioni tra aliquote e detrazioni mancate per le famiglie con figli, che per redistribuire il carico fiscale sugli immobili, sia quelli strumentali all'attività delle imprese, che quelli adibiti a prima casa anche grazie alla futura riforma del catasto.
  Non scendiamo oggi dalla Luna e sappiamo lo stato di salute dei nostri conti e lo sforzo che ha coinvolto tutti noi nel risanamento dei medesimi. Noi voteremo dunque a favore delle mozioni sulle quali il Governo ha già espresso parere favorevole, non senza, però, ribadire la necessità che il Governo si adoperi per intervenire nel medio termine su una situazione degli enti locali di evidente sofferenza e per tutelare i servizi sociali essenziali che vengono quotidianamente forniti ai cittadini, sui quali graverebbe il peso di questa situazione, se invariata, in particolare sulle famiglie, soprattutto le famiglie numerose e quelle più povere (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia - Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Grazie Presidente, cercherò di essere breve e di non sviscerare tanti dati.
  Infatti la genesi di questa discussione nasce dall'impossibilità che oggi hanno gli Pag. 68enti locali di servire i propri cittadini anche dal punto di vista ordinario, un'impossibilità dettata da due anni di promesse di questo Governo relative al Patto di stabilità e relative alla rivoluzione della fiscalità locale. Le mozioni nascono per questo, nascono perché oggi i sindaci non sono in grado di rispondere ai servizi sociali, all'assistenza sociale ma anche addirittura alle asfaltature delle loro piccole strade o addirittura – questo è abbastanza evidente – alla sicurezza dei propri cittadini.
  Tutto questo non solo è dovuto ai tagli ma anche ad operazioni di centralismo che sono iniziate con il Governo Monti. Vorrei ricordarlo a qualcuno qui presente in aula. Tale Governo è arrivato perché altrimenti sarebbe arrivata la trojka. Ma Monti è la trojka e le operazioni di centralismo sono iniziate lì e sono continuate con questa maggioranza e questo Governo. Cito la riforma costituzionale che riporta poteri e competenze allo Stato centrale e le toglie alle regioni, cito il disegno di legge Delrio rispetto alle province e le tanti innumerevoli scelte rispetto ai tagli indifferenziati che sono stati fatti. E tutte queste scelte sono state fatte da un Governo che ha come componenti principali ex amministratori locali che ben dovrebbero conoscere le situazioni territoriali e l'importanza delle autonomie nella gestione delle comunità e dei singoli territori anche per le differenze identitarie e culturali che i singoli territori hanno tra loro. Ci sono diversi problemi rispetto al vostro metodo e al vostro atteggiamento. Io ne cito due. Il fatto che voi non differenziate mai tra virtuosità e dissesto degli enti locali è per noi un gravissimo problema. Noi siamo estremamente convinti che le virtuosità debbano essere da esempio e vadano soprattutto premiate e che i dissesti devono essere penalizzati se causati da qualche amministratore irresponsabile che tutte le volte viene ripianato e salvato da un intervento statale. E l'altro motivo, che per noi però è il principale, è la mancanza dell'applicazione dei costi standard e la messa in un cassetto del federalismo fiscale, l'unico modo – e non lo dice solo la Lega ma anche un'ultima ricerca della Fondazione per la sussidiarietà – per far ripartire l'economia di questo Paese. Indi per cui noi ci asterremo sulle mozioni presentate dal resto delle opposizioni perché non mettono mai in risalto la differenziazione tra premialità dei virtuosi e penalizzazione di coloro i quali hanno causato il dissesto e bocceremo le mozioni delle maggioranze perché ci risultano una presa in giro. Voi avete trasformato i sindaci in esattori per lo Stato. A loro mancano non solo i soldi ma addirittura una doverosa e razionale capacità di programmazione che voi gli avete tolto. Non sanno quando approvare i bilanci, non sanno quale sarà e come provvederanno ad avere il loro gettito fiscale, non riescono a provvedere all'ordinaria amministrazione e badate che questo oggi può esser un problema finanziario ed economico ma domani può essere un problema sociale di cui qualcuno dovrà assumersi la responsabilità. Questo Paese e queste comunità si salvano solo con il federalismo fiscale e qualcuno che tra di voi sosteneva la stessa identica tesi oggi dovrebbe alzare la voce (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Melilla. Ne ha facoltà. Chiedo ai colleghi intorno di stare in silenzio, grazie.

  GIANNI MELILLA. Grazie Presidente. Con la nostra mozione Melilla ed altri n. 1-00822 abbiamo voluto mettere in evidenza come i comuni da una parte e le province e le città metropolitane dall'altra sono diventate nei fatti finanziatori dello Stato. Nel 2015 i comuni daranno allo Stato 600 milioni di euro più di quanti ne riceveranno, per gli enti di area vasta il saldo negativo è ancora più grande, 1 miliardo e 600 milioni.
  Tutto ciò rientra naturalmente nella spasmodica ricerca, da parte dello Stato e del Governo, di realizzare quei risparmi necessari per affrontare i gravi problemi della crisi finanziaria dello Stato e anche Pag. 69del debito pubblico che abbiamo, quindi ci rendiamo conto di come siamo in presenza di una vera e propria emergenza. Ciò nonostante, però, noi siamo molto preoccupati, perché ai comuni e alle città metropolitane fanno capo servizi importanti per il benessere dei cittadini; il welfare locale, soprattutto in tante aree del nostro Paese rappresenta un punto di eccellenza per la qualità della vita dei cittadini. È chiaro che se questi tagli dei trasferimenti dello Stato agli enti locali continuassero, determinerebbero non solo un'inevitabile caduta del welfare locale ma provocherebbero anche un aumento – come purtroppo sta succedendo – della pressione fiscale, delle tariffe di tutti i servizi pubblici, perché naturalmente il bilancio dello Stato allargato è un sistema di vasi comunicanti e se si toglie acqua da una parte bisognerà farla entrare da un'altra parte. Del Viceministro apprezziamo naturalmente non solo la competenza su questi temi ma la storica sensibilità sociale nei confronti dell'autonomia degli enti locali e della loro capacità, in tanti decenni, di aver garantito – ripeto –, non in tutto il Paese ma in molte parti del Paese, servizi rilevanti per l'infanzia, per il trasporto pubblico locale e per tanti altri aspetti decisivi della vita dei cittadini.
  La nostra mozione, così come altre mozioni che condividiamo – anche quella a prima firma Marchi, per molti versi, presenta degli aspetti condivisibili –, è molto realistica. Noi chiediamo un impegno del Governo lungo assi molto razionali. Lasciamo da parte l'analisi che noi facciamo, che naturalmente non può essere condivisa dal Governo, perché è chiaro che, se il Governo fa una legge di stabilità per il 2015 che noi abbiamo criticato pesantemente, non è che possiamo chiedere al Governo di condividere con noi un giudizio negativo sulla legge di stabilità, però, nel dispositivo, se prescindiamo dalla premessa, sono contenuti impegni che forse potrebbero essere condivisi, come, per esempio: dare conferma all'Accordo quadro siglato nella Conferenza Stato-città del 31 marzo scorso; dare risposte positive a quanto richiesto dai comuni in merito all'applicazione della legge di stabilità del 2015, perché l'ANCI ha chiesto e il Governo in sede di incontri ha dato una risposta positiva; a sopprimere i tagli ai trasferimenti ai comuni, eventualmente compensandoli con riduzioni delle spese delle amministrazioni centrali, perché è evidente che se chiediamo degli aumenti per i trasferimenti ai comuni dobbiamo anche dire dove andiamo a compensare queste maggiori entrate; ad accelerare – questo è importante – la rinegoziazione dei mutui con Cassa depositi e prestiti e più in generale a rivedere le condizioni alle quali vengono erogati i mutui ai comuni (c’è attualmente all'esame del Governo proprio un provvedimento in questo senso e ci auguriamo che si agisca con lungimiranza nei confronti delle richieste che l'ANCI ha avanzato proprio in queste ore); a ricostituire per il 2015 il Fondo compensativo di 625 milioni di euro già riconosciuto nel 2014; a stanziare maggiori e adeguate risorse finanziarie da parte del Governo da destinare all'eventuale scostamento tra il gettito effettivamente riscosso dai comuni e le stime ministeriali del gettito atteso in relazione al nuovo regime di imponibilità dei territori montani di cui al decreto-legge n. 4 del 2015 con le successive modificazioni.
  A rimodulare, inoltre, in maniera consistente verso il basso le sanzioni per le città metropolitane per lo sforamento del patto di stabilità, non per colpa loro in quanto ereditato con la manovra di scioglimento delle province. A garantire ai comuni i tempi indispensabili per la redazione dei bilanci, definendo ogni anno entro una data precisa le risorse a loro disposizione, dando poi loro almeno due o tre mesi, viceministro, per poter determinare una predisposizione delle manovre di bilancio anche con un grado di approssimazione definita e anche con un livello di consenso e di partecipazione nella costruzione dei bilanci dei comuni. Sappiamo che molti comuni hanno fatto del bilancio partecipativo anche una modalità della loro azione di buon governo.Pag. 70
  Infine, a non modificare nell'esercizio in corso le disposizioni in corso, le disposizioni relative alla fiscalità locale e a non ridurre per il medesimo esercizio, perché spesso accade anche questo, i trasferimenti a loro favore.
  Abbiamo cercato di evitare toni demagogici, abbiamo scelto una linea di governo per una problematica che noi sappiamo molto complessa, non semplice, che necessita di una capacità di selezione da parte soprattutto di chi come noi, forza di sinistra, intende rappresentare istanze sociali particolarmente sensibili ai ceti medio-bassi del nostro paese.
  Ci aspettiamo, quindi, che il Governo riconsideri anche la qualità e la ragionevolezza delle nostre proposte (Applausi dei deputati del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matarrese. Ne ha facoltà.

  SALVATORE MATARRESE. Grazie, Presidente. Signor viceministro, onorevoli colleghi, la mozione predisposta da Scelta Civica è nel solco della rivisitazione del rapporto tra la finanza degli enti locali e le finanze dello Stato. Nella considerazione della necessità di questo momento di riportare sugli enti locali la capacità di spesa, di investimento, di venire incontro alle esigenze sociali sempre più drammatiche, soprattutto al sud.
  Gli effetti del patto di stabilità, dei tagli lineari sui comuni, hanno portato di fatto questi ultimi ad una situazione di grave crisi che ha bloccato un sistema che gira intorno agli enti locali molto vicino ai cittadini. Nell'indirizzo stabilito dalla Comunità europea la spesa deve essere vicina ai cittadini per dare loro i servizi indispensabili. Orbene, noi siamo arrivati alla situazione nella quale i comuni non riescono più ad assolvere a questo compito. Non riescono più ad assolvere a questo compito anche per colpa degli stessi comuni, noi nella nostra mozione chiediamo quindi che nella ridefinizione delle regole, come lei ci ha detto nell'apertura di seduta, nell'abolizione delle regole del patto di stabilità e l'avvio di un nuovo percorso di meccanismi tra le finanze locali e le finanze dello Stato vi siano delle condizioni che vadano a premiare quei comuni attenti ai propri bilanci, quei comuni virtuosi sui quali gli effetti negativi dei tagli lineari hanno inciso e hanno reso vano questo sforzo e questo impegno a vantaggio di coloro che invece hanno operato in maniera del tutto contrario.
  Questo significa anche intervenire nelle linee di indirizzo nel merito delle partecipazioni che gli enti locali hanno nelle tante società che costituiscono la galassia delle società partecipate cercando di evitare sprechi in questo senso e limitandole a quelle strettamente necessarie all'attività del servizio pubblico che deve essere sviluppato dall'ente locale. Sono interventi di razionalizzazione della spesa, interventi di attenzione da parte del Governo che sono meritevoli ed importanti, soprattutto quando vanno a ristabilirsi nuove regole nel rapporto tra il bilancio dello Stato e il bilancio dei comuni. Lascia riflettere un dato che ricaviamo dall'ANCI secondo il quale sull'ammontare della spesa pubblica i comuni incidono solo per il 2,3 per cento, ma è pur vero che hanno contribuito pesantemente negli ultimi cinque anni a risolvere i problemi del debito pubblico in generale. Quindi, sicuramente – come evidenziato anche dalla Corte dei conti –, sui comuni c’è stata un'azione molto più pesante rispetto a quella che invece è la contrazione della spesa a livello delle amministrazioni centrali, quindi un riequilibrio anche da questo punto di vista credo sia auspicabile, oltreché indispensabile. Nella nostra mozione noi chiediamo impegni in parte già dichiarati dal Viceministro e che vadano nella direzione suddetta.
  Razionalizzare e intervenire sui criteri di valutazione degli interventi degli enti locali negli investimenti e nella spesa e quindi abbiamo chiesto che abbia un senso e una continuità, una finalizzazione l'accordo della Conferenza Stato-città, nel quale vengono fissati obiettivi di rivisitazione dei vincoli del patto di Stabilità e Pag. 71nuove regole anche per armonizzare la contabilità dello Stato e quella degli enti locali. Si tratta di una situazione resa ancor più complicata dalle variazioni istituzionali che sono intervenute con la creazione delle città metropolitane e l'abolizione delle province, una situazione di difficoltà anche per l'elaborazione dei bilanci dei comuni e per l'attribuzione delle risorse. Nella nostra mozione chiediamo anche un impegno di chiarezza da questo punto di vista e come ci è stato preannunciato nella dichiarazione di apertura, su questo accogliamo con grande favore l'impegno e lo sforzo dichiarato a porre rimedio rapidamente a queste nuove regole, a dare certezza a questi impegni, proprio per consentire ai comuni di svolgere con grande attenzione e con grande importanza le chiusure di bilancio in termini congrui e soprattutto in contezza di risorse delle quali possono disporre.
  Abbiamo trovato nella dichiarazione del vice ministro già risposte ad impegni che abbiamo chiesto anche in materia di definizione della problematica della stima dell'IMU sui terreni agricoli e del gettito effettivo e i famosi 625 milioni sui quali c’è in atto una riconsiderazione per la disponibilità nel 2015. Quindi, una risposta già data a un impegno che noi avevamo già precedentemente chiesto.
  Scelta Civica dichiara il voto favorevole sulla propria mozione e su tutte le altre che hanno questa finalità di rivedere in termini nuovi e soprattutto premianti, ma nello stesso tempo sanzionatori per i comuni inadempienti, questo fondamentale rapporto tra le finanze locali e le finanze dello Stato, nell'ottica comune di rimettere in equilibrio questo paese, di garantire i servizi ai cittadini, di garantire gli investimenti dei comuni e degli enti locali, che sono fondamentali per le piccole e medie imprese, per i cittadini e per le manutenzioni locali, che danno qualità e senso della vita e senso e presenza dello Stato vicino ai cittadini. Sono sforzi che noi apprezziamo da parte del Governo, soprattutto allorquando si mette da parte il patto di stabilità e i tagli lineari dei precedenti governi che hanno affossato i comuni e le finanze della parte più debole di questo paese, soprattutto al sud. Quindi, ribadiamo il parere favorevole a tutte le mozioni che hanno questa finalità e soprattutto alle mozioni della coalizione di Governo (Applausi dei deputati del gruppo di Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Causin. Ne ha facoltà.

  ANDREA CAUSIN. La mozione presentata dalla maggioranza e sottoscritta dal gruppo di Area popolare sottopone all'attenzione del Governo questioni di cruciale importanza che a noi stanno particolarmente a cuore, richiamando l'attenzione pubblica ad adottare, con la massima sollecitudine, ogni iniziativa utile volta a dare soluzione alle principali criticità normative relative agli enti territoriali, nell'ambito della complessa azione di riforma istituzionale dello Stato e del più ampio progetto di risanamento economico e finanziario del Paese. Vorrei ribadire il gravoso impegno che la Legge di Stabilità impone dal punto di vista finanziario e del risanamento agli enti locali e che, com’è noto, concorreranno complessivamente al contenimento di tale spesa per circa 6,2 miliardi di euro nel 2015, 7,2 nel 2016 e 8,2 nel 2017.
  I numeri parlano chiaro. In particolare, il comma 435 dell'articolo 1 della legge di stabilità per il 2015 ha stabilito la riduzione della dotazione del Fondo di solidarietà comunale di 1,2 miliardi di euro a decorrere dall'anno 2015. Il comma 418 ha operato una riduzione della spesa corrente per province e città metropolitane di 1 miliardo di euro per l'anno 2015, di 2 miliardi di euro per l'anno 2016 e di ben 3 miliardi di euro a decorrere dall'anno 2017. Infine, il comma 398 ha disciplinato un contributo aggiuntivo alla finanza pubblica delle regioni a statuto ordinario, per ciascuno degli anni dal 2015 al 2018, pari a 3 miliardi e mezzo di euro, e il comma 400 ha stabilito entità e modalità al contributo aggiuntivo pari a quasi 500 milioni di euro da parte delle regioni a statuto speciale.Pag. 72
  Ricordiamo che nel documento di economia e finanza il Governo si è impegnato a definire indirizzi e incentivi volti, tra l'altro, a favorire il progressivo passaggio da un sistema basato sulla spesa storica ad uno che, invece, utilizza costi e fabbisogni standard, più razionale ed efficiente, in cui vengano premiati con maggiori spazi finanziari e, quindi, maggiori possibilità di investimento gli enti che virtuosamente hanno ridotto la spesa corrente e che hanno, invece, una maggiore capacità di riscossione delle proprie entrate.
  Si tratta di un impegno ribadito nel corso della seduta, tra l'altro, del 19 febbraio 2015 della Conferenza Stato-città e autonomie locali, in cui si è raggiunta l'intesa sulla revisione dei criteri e della definizione degli obiettivi relativi al Patto di stabilità 2015 per i comuni. Sotto questo profilo chiediamo di dare piena attuazione all'intesa, risolvendo le situazioni di criticità che tuttora permangono, favorendo concretamente un adeguamento della manovra finanziaria alle mutate condizioni generali della finanza comunale, nel segno di una più elevata sostenibilità e razionalità della stessa.
  Riduzioni così significative per gli enti territoriali, d'altra parte, non si possono più continuare ad effettuare attraverso tagli lineari indiscriminati, ma è sempre più essenziale procedere invece ad interventi di tipo strutturale, che prevedano l'individuazione di parametri per valutare la virtuosità degli enti locali e l'adozione di sistemi premianti che favoriscano invece le realtà più meritevoli, che abbiano raggiunto gli obiettivi programmati ovvero che abbiano conseguito riscontri concreti di efficienza nella gestione finanziaria e nei conti pubblici. È perciò assolutamente necessario definire, entro il 2015, un assetto stabile della finanza locale in grado di consentire reale autonomia ed effettive e virtuose possibilità di programmazione da parte degli enti locali.
  In questi anni, infatti, la crisi economica e l'urgenza di arginare l'elevato debito pubblico del nostro Paese hanno spinto il Governo a riappropriarsi delle risorse economiche precedentemente delegate agli enti locali, aumentando così i controlli finanziari e legislativi su questi enti e riprendendo le responsabilità di alcune funzioni, in alcuni casi anche spingendosi al limite di quanto previsto e negoziato all'interno della nostra Carta costituzionale.
  Riflettere ancora sul decentramento, ossia sul grado di sussidiarietà verticale nel nostro Paese è, dunque, importante, proprio perché sta prevalendo una tendenza opposta che rischia di vanificare anche quanto di buono è stato fatto in passato. Resta essenziale perciò dare valore all'autonomia degli enti locali, incentivando una forma di libertà di governo e di sperimentazione di modelli organizzativi efficaci a livello locale.
  Il vantaggio del decentramento è la differenziazione, cioè la capacità di distinguere il livello e l'offerta di servizi sul territorio per tener conto delle differenze nelle preferenze dei cittadini e nelle condizioni locali. La maggior vicinanza dei governi locali, in modo particolare dei comuni, ai cittadini e l'esigenza degli amministratori locali di essere attenti ai bisogni del territorio garantisce che ciò sia fatto in modo migliore di quanto possa fare un Governo centrale o una strutturazione amministrativa locale dei servizi da parte di un Ministero centrale.
  Desidero porre, infine, l'accento sul modello di spesa pubblica adottato nel nostro Paese, ancora molto centralizzato, sicuramente suscettibile di miglioramenti e correttivi a favore di un'allocazione di risorse pubbliche più efficiente e più vicina agli effettivi bisogni della collettività. L'obiettivo non può e non deve essere quello di vincere una competizione tra istituzioni locali e nazionali o di stabilire una supremazia tra gli uni e gli altri, argomento che tra l'altro sta impegnando i lavori della riforma costituzionale. L'obiettivo invece è mettere al centro il cittadino che ha diritto a ricevere servizi efficienti e ad essere sottoposto a un'imposizione fiscale equa, in linea con la media europea, evitando sovrapposizioni e cumuli tra tasse locali e tasse nazionali.Pag. 73
  Per questa ragione dichiaro il voto favorevole alla mozione della maggioranza da parte del gruppo di Area Popolare (NCD-UDC) e il voto contrario sulle mozioni presentate dagli altri gruppi (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.
  Chiedo ai colleghi di abbassare il tono della voce.

  ROCCO PALESE. Grazie Presidente, rappresentanti del Governo e onorevoli colleghi, Forza Italia ha presentato questa mozione per un motivo molto semplice, perché in ogni provvedimento di legge di stabilità o comunque di finanza pubblica, da qualche anno a questa parte non c’è dubbio che vengono toccate, in termini di riduzione di trasferimento di risorse, le risorse agli enti locali e in particolare ai comuni, sia per il rientro dalla procedura per deficit eccessivo da parte dell'Europa ma anche e soprattutto poi in riferimento al contenimento della spesa pubblica.
  Io penso che dopo che il Viceministro Morando poco fa, con l'espressione del parere, ha reso noto che il Governo sta per intervenire di nuovo su una serie di misure che riguardano il Patto di stabilità, i trasferimenti, la finanza territoriale e la finanza locale in particolare, sia arrivato, forse, il momento di fermarsi un attimo sul problema della finanza territoriale e della finanza locale e cercare di fare un provvedimento unico, che metta un po’ d'ordine.
  Ricordo, al riguardo, la legge delega, la legge n. 421 del 1992 del Governo Amato: una delle quattro deleghe, una delle quattro riforme importanti che furono fatte all'epoca fu proprio il riordino della finanza territoriale; da lì poi partì una serie enorme di misure che sono state fatte negli anni e che hanno avuto un punto fondamentale: l'introduzione del Patto di stabilità con l'articolo 28 della legge m. 448 del 1998. Per dieci anni nel nostro Paese c’è stata una specie di facoltà, chi lo faceva, chi non lo faceva; fintanto che nel 2008, per motivi di finanza pubblica, finalmente tutti poi scoprirono che bisognava osservare il Patto di stabilità e furono introdotte le sanzioni.
  Oggi il Governo annuncia la volontà di un decreto; nell'annunciare questo decreto, la riforma più importante che viene annunciata qui, da parte del Governo, è quella della revisione di questa impostazione, del rispetto del Patto di stabilità, in applicazione del nuovo articolo 81 della Costituzione rispetto a quello che deve poi essere, successivamente, il riordino della finanza locale all'interno stesso dei comuni. Io non credo che questo provvedimento possa essere sufficiente a soddisfare gli impegni che vengono chiesti dalle varie mozioni. Le mozioni chiedono – sì, è vero – anche questo, rispetto ai vincoli del Patto di stabilità, ma soprattutto chiedono che il Governo abbia più attenzione in riferimento ai tagli che ci sono stati in questi anni, soprattutto al Fondo sociale unico. Il Fondo sociale unico è stato azzerato da parte del Governo con le varie leggi di finanza pubblica e, quindi, i comuni non sono più nelle condizioni di espletare i servizi minimi, le prestazioni sociali che competono ai comuni con la legge n. 328 del 2000.
  Detto questo, c’è l'esigenza anche di fare una riflessione rispetto ai tagli che ci sono stati; tagli consistenti che, negli ultimi anni, hanno visto protagonisti vari Governi, compreso anche il Governo Renzi con le ultime leggi di stabilità, con tagli vistosi di risorse per miliardi e miliardi di euro ai comuni.
  Non solo, ma anche altre distorsioni e innovazioni: i comuni sono stati costretti ad assumere il ruolo di esattori per nome e per conto del Governo, con integrazioni di tassazioni locali incredibili come IMU, Tasi, Tari e quant'altro, per poi restituire anche una parte di queste risorse allo Stato centrale.
  Ora, davanti a una situazione di questo genere, io penso che il Governo abbia, sì, necessità, probabilmente per affrontare l'emergenza, di varare il decreto che è stato annunciato da due mesi e non si Pag. 74capisce dove è andato a finire. Io mi auguro che il prossimo Consiglio dei ministri lo faccia.
  Soprattutto, mi auguro che ci sia un riordino anche delle disposizioni sulla situazione dei bilanci dei comuni perché quello che è successo negli ultimi anni, con proroghe continue, tagli e proroghe continue e impossibilità dei comuni di approvare poi i bilanci è inaccettabile; è successo un anno che addirittura i comuni erano autorizzati ad approvare i bilanci preventivi, che di fatto erano veri e propri bilanci consuntivi, fino al 30 novembre di quell'anno. È successa una volta sola, ma è successa questa stranezza all'interno di tutte le cose che abbiamo visto.
  Pertanto, io ritengo che, a maggior ragione nella parte degli impegni, la mozione che abbiamo presentato, come gruppo di Forza Italia, dovrebbe avere il parere favorevole del Governo perché, se grosso modo nella relazione che è stata a base delle motivazioni dell'espressione dei pareri del Viceministro, è stato esplicitato in maniera più o meno completa che quanto viene chiesto negli impegni nella nostra mozione sarà sicuramente affrontato e varato dal prossimo decreto, io mi aspetto che possa esserci anche un parere favorevole in riferimento a quello che è stato espletato.
  Le altre mozioni dicono la stessa cosa, cioè vanno nel senso di avere più attenzione nei confronti degli enti locali in ordine alle risorse. Queste sicuramente avranno anche l'appoggio e il voto favorevole di Forza Italia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Grazie, Presidente. Questa mozione vuole mettere l'accento su un aspetto di iniquità, che si riassume in poche parole: lo Stato centrale fa debiti, gli enti locali devono pagare, tagliando spese e anche servizi essenziali.
  Riprendiamo un momento i numeri che ci avete regalato: l'onere della legge di stabilità è finanziato con maggiori entrate (11,6 miliardi), deficit aggiuntivi (5,8 miliardi) e tagli di spesa (16,6 miliardi); di questi ultimi, ben 8 miliardi sono a carico di comuni, province e regioni. È una quota decisamente superiore al peso delle amministrazioni locali sul totale della spesa pubblica (il 29 per cento). Le riduzioni di spesa caricate sulle amministrazioni locali, fra l'altro, sono quattro volte il taglio a carico dei Ministeri (solo 2 miliardi). Questi numeri ci dicono che siamo lontani dal rispetto del principio di equità: non c’è un'equa ripartizione della responsabilità e degli oneri.
  Questa mozione ha come riferimento la salvaguardia dei servizi locali perché negli ultimi cinque anni i comuni hanno visto ridursi le proprie risorse disponibili per la spesa di oltre il 20 per cento, ma, dopo aver fatto tagli sulla spesa corrente, ormai non più comprimibili, ora l'emergenza riguarda i servizi sociali ed educativi che ormai i comuni non sono più in grado di garantire.
  I servizi sociali locali, infatti, assorbono la maggior parte delle risorse di cui dispongono i comuni e le regioni: minori senza famiglia, anziani, disabili, donne in difficoltà, emergenza casa, sicurezza; sono queste alcune delle realtà alle quali gli enti locali cercano di dare una risposta; sono questi i settori che rischiano di subire ancora tagli sui finanziamenti ormai ridotti al minimo essenziale.
  Mi permetto di citare la Corte dei conti, secondo la quale «I tagli riducono gravemente le possibilità di intervento e di gestione degli enti territoriali, hanno inciso profondamente sul grado di autonomia finanziaria e funzionale garantito dal Titolo V della Costituzione, costringendo così gli enti ad individuare mezzi di copertura finanziaria in grado di salvaguardare il corretto adempimento dei livelli essenziali delle prestazioni nonché delle funzioni fondamentali inerenti ai diritti civili e sociali». Parliamo di diritti essenziali.
  Numerosissime sono le segnalazioni di criticità che arrivano anche dai sindaci di tutta Italia, anche dei vostri colori politici. Il sindaco di Carbonia (Sassari) denuncia: «Non va sottovalutato il fatto che i tagli Pag. 75siano applicati, in uguale percentuale, su tutti i comuni, senza tener conto di chi, nel corso degli anni, ha tenuto i conti in ordine, come il comune di Carbonia, comportandosi quindi in maniera virtuosa. Anzi, sono proprio i comuni virtuosi ad aver spesso subito la maggior parte dei tagli, mentre alcuni comuni meno virtuosi hanno beneficiato di interventi di salvataggio».
  Il comune di Sciacca, insieme a tanti altri comuni della Calabria hanno protestato contro i tagli agli enti locali con lo spegnimento dell'illuminazione pubblica per cinque minuti.
  Il sindaco di Ascoli ha detto: «Avremo un'Italia meno giusta, perché oggi chi fa il welfare in Italia sono proprio i comuni, e a pagare le conseguenze saranno i disoccupati, gli anziani, gli indigenti. La mia anticamera – dice il sindaco – ogni giorno è piena di persone che cercano aiuto: saranno loro, purtroppo, a soffrirne di più». Sembra che ci sia – ma sembra – una mancanza di dialogo, d'intesa, di condivisione di scelte tra il Governo e gli amministratori locali della stessa area addirittura, data anche la bagarre che abbiamo visto con questo Governo.
  Mi arriva una lettera, sulla posta elettronica, di una mamma e vorrei leggervela, perché non so quanti di voi leggano le proprie mail personali: «Buongiorno, vivo a Roma. Sono una mamma di 37 anni con 18 anni di contributi versati a questo assurdo Stato. Ho dovuto lasciare il lavoro, visto che la mia primogenita non è stata inserita nella graduatoria dell'asilo: ci sono troppi pochi posti. Adesso che sono disoccupata la piccola ha ancora meno diritti. Allora, mi dite io che faccio e come faccio a cercare lavoro ? I miei genitori sono disabili, i miei suoceri vivono in un'altra città e il mio compagno lavora a 80 chilometri da casa. Io adesso dico basta. Da cittadina onesta non ho diritto a nulla. Vado a rubare ?», mi chiede la signora. E mi dice: «Trovami una soluzione degna di un cittadino italiano».
  Cosa rispondiamo a questa signora ? Che dobbiamo ricoprire i debiti delle banche, che dobbiamo liquidare le pensioni d'oro, i vitalizi e assecondare i vostri privilegi ? Che lei non potrà avere assistenza perché l'Europa ce lo chiede ? Dobbiamo fare sacrifici, perché i sacrifici li devono fare sempre i soliti.
  Quanti sprechi, quanta spesa improduttiva c’è nei bilanci dello Stato e perché, se la causa viene per la maggior parte dalla spesa pubblica, non si inizia da lì a tagliare e a ridurre per chi deve risparmiare ? Gli enti locali non soffrono solo di un carico iniquo di aiuto alla riduzione del debito, ma hanno subito negli anni, a causa della crisi, anche significative riduzioni dei finanziamenti alla spesa sociale. E, quindi, ci domandiamo: è giusto che la crisi economica sia stata affrontata riducendo la spesa sociale a favore, piuttosto, del vostro solito corrotto sistema della finanza ?
  E, poi, che dire del cosiddetto «ballettio delle leggi» ? Appena varata una legge già si parla della sua riforma. Una schizofrenia, una bulimia legislativa: oggi si fa la legge, domani si fa la riforma. Già si parla di cambiare la fiscalità locale, si parla di local tax. Ma è possibile ? Ma come fanno i sindaci italiani a fare una programmazione seria ? È inevitabile che tutto questo causi instabilità. Lo stile frettoloso e decisionista di questo Governo non aiuta un serio lavoro delle amministrazioni, schiacciate da un'insostenibilità, da una mancanza di certezza di una visione del futuro per colpa di scelte frettolose fatte da voi. Vorrei ricordare a quest'Aula che c’è un detto popolare che mi pare aderisca bene a questo stile che vi ho appena riassunto. Dice: «Presto e bene non sta mai insieme». Questo è quello che voi fate.
  State marginalizzando, come se non fossero importanti, le politiche socio-assistenziali. Dov’è la tutela pubblica ? Siete colpevoli e subdoli. Non rispondete a un bisogno reale del Paese, spesso quello sociale, e poi spingete la gente ad abbracciare la soluzione privata che, ovviamente, non tutti si possono permettere, creando così milioni di poveri che non hanno più speranza.

Pag. 76

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 17,30)

  LAURA CASTELLI. La verità è che lo stravolgimento della crisi economica ha ridotto la spesa sociale e gli investimenti delle politiche di coesione, a favore di sostegni economici al sistema finanziario. Voi scommettete sui derivati, creando buchi neri di oltre 35 miliardi. Voi scommettete su derivati come se la vita della gente fosse una roulette russa. Ma che Paese è quello che scommette sui disastri della crisi invece di fare investimenti a sostegno della spesa sociale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Ve lo dico io: è un Paese governato da criminali !
  I sindaci d'Italia di ogni colore politico se ne sono accorti e tutti vi chiedono di sostenere oggi questa mozione. Se non volete essere portavoce dei cittadini, come abbiamo visto soprattutto in questi giorni, siate almeno portavoce di quei sindaci che ogni giorno devono sporcarsi la faccia per le vostre malefatte e che, sebbene non ve lo dicano, perché hanno paura, spesso si vergognano di voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luigi Di Maio. Ne ha facoltà.

  LUIGI DI MAIO. Signor Presidente, prima di tutto, mi duole constatare che in quest'Aula non c’è in questo momento il sindaco d'Italia, quello che aveva detto di voler andare al Governo del Paese proprio perché sindaco, colui che si è sempre vantato delle capacità che aveva acquisito mentre faceva il sindaco di Firenze per andare al Governo di questo Paese e amministrare l'Italia come un comune. In verità, la sua assenza qui, ma anche gli atti dell'ultima legge di stabilità che citava prima il Governo in Aula, sono proprio contrari ai sindaci e ai comuni. La morale di questa storia la raccontiamo oggi con il voto che darete voi, come PD, alla nostra mozione, voto contrario perché il Governo si è espresso in maniera contraria, cioè il sindaco d'Italia, che è arrivato a Palazzo Chigi dicendo di voler fare il sindaco, ha fregato tutti gli altri sindaci d'Italia, tagliandogli un mucchio di soldi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Vede, Presidente, ogni giorno ci sono milioni di cittadini italiani che si svegliano e iniziano ad utilizzare i servizi pubblici, mandano i figli a scuola, essi stessi vanno al lavoro con un servizio pubblico, pagano la bolletta dell'acqua, che dovrebbe essere un servizio pubblico, anche se l'avete regalato alle Spa dell'acqua, e tutti si chiedono: ma perché in questo Paese non funziona mai niente, perché la metro è in ritardo, perché ci sono giorni in cui l'acqua funziona e altri giorni in cui non mi arriva in casa, perché l'elettricità è a singhiozzo, perché le strade sono rotte, perché le strade sono sporche ? Ci sono due ordini di ragioni. Il primo è il fatto che i vostri sindaci – perché noi ne abbiamo da due anni – nel periodo di vacche grasse di questo Paese, anni fa, hanno utilizzato i comuni come dei bancomat: andavano lì, facevano soldi per fatti loro e tornavano a farsi i fatti loro; la cosa pubblica non esisteva. Solo che voi non è che avete cambiato la qualità delle persone che eleggevate a sindaci dei vostri comuni, voi avete deciso di fare tagli lineari per utilizzare anche voi i comuni come bancomat, per prendervi i soldi che vi servivano per gli accidenti dei vitalizi, delle auto blu, dei voli di Stato e di tutto quello che avete mangiato in questi venti anni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E poi avete penalizzato anche i vostri sindaci bravi, quelli che amministravano la spesa in maniera corretta, perché avete fatto tagli lineari. E l'apoteosi di questo comportamento l'abbiamo avuta nell'ultima legge di stabilità, dove il sindaco d'Italia a Palazzo Chigi ha tagliato 8 miliardi di euro agli enti locali e anche i vostri sindaci più virtuosi, quelli che si sono sempre comportati bene, non riescono più ad amministrare neanche i servizi sociali per i disabili o le scuole. Non si tiene in piedi più niente nei comuni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento Pag. 775 Stelle) ! E non mi potete venire a dire qui che il problema è che noi in questa mozione facciamo delle proposte che vanno oltre il Patto di stabilità. Siete voi, con il vostro sindaco d'Italia, segretario del PD, che avete sempre lanciato strali contro il Patto di stabilità, salvo poi venire qui e non fare un bel niente per superare il Patto di stabilità e dare più soldi ai servizi pubblici dei comuni e, quindi, alle famiglie italiane.
  E allora dov’è il punto in tutta questa storia ? Il punto è che questo tema degli enti locali, dei comuni, dei servizi che ogni cittadino utilizza ogni giorno, qui si discute solo grazie a noi, perché questa mozione – lo voglio dire ai cittadini italiani – è stata calendarizzata solo perché lo ha chiesto il MoVimento 5 Stelle in quota opposizione. Io sono consapevole del fatto che molti vostri sindaci del PD hanno approvato questa mozione nei loro consigli comunali; nei consigli comunali a maggioranza PD i vostri colleghi del PD hanno votato a maggioranza il testo della nostra mozione e voi la state bocciando. È una follia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Non voglio dilungarmi molto, ma prima ho sentito parole come: approvare questa mozione significa regredire rispetto alla legge di stabilità 2015. Andate a spiegare ai vostri sindaci che ridargli gli 8 miliardi di euro che gli avete tolto significa regredire. Abbiate il coraggio di andare dai vostri sindaci a dirgli che ridargli 8 miliardi di euro significa regredire e toglierglieli significa evidentemente progredire.
  Vedrete che cosa vi diranno i vostri sindaci, sempre se vi apriranno la porta, dopo quello che gli avete fatto.
  Ma noi abbiamo scritto questa mozione, non come gruppo parlamentare, l'abbiamo fatto insieme ai dieci sindaci che abbiamo, che non sono certo persone che si nascondono dietro la scusa «non ci sono soldi», come hanno fatto molti di voi qui, in passato, molti di voi che oggi sono parlamentari sono stati sindaci sul territorio e quando i gruppi del movimento venivano da voi a dirvi: «facciamo questa cosa», rispondevate «non ci sono i soldi». Noi abbiamo sindaci che, nonostante voi gli tagliate ogni anno miliardi di euro, provano a realizzare il programma elettorale ed è per questo che nei nostri comuni Equitalia l'abbiamo cacciata via a calci e ci facciamo noi la riscossione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È per questo che nei nostri comuni, come Ragusa, tagliando gli enti inutili, diamo il reddito di cittadinanza ai cittadini. Ed è per questo che in alcuni nostri comuni i cittadini non pagano più la Tasi. E nonostante voi tagliate, tagliate, tagliate, noi troviamo sempre i soldi e ci proviamo in ogni modo. Il nostro sindaco di Bagheria per sei mesi non ha preso neanche lo stipendio per tappare le buche, perché gli avevate lasciato un comune in dissesto finanziario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). O il sindaco di Pomezia che si è ritrovato con 200 milioni di euro di debito, in due anni ha chiuso il bilancio con un utile di 4 milioni di euro.
  Allora, rispetto a questo, noi non stiamo qui a perorare la causa di quei sindaci che si nascondono dietro la scusa che non ci sono soldi o non ci sono strumenti nei comuni, però sappiamo che anche tra i vostri esponenti politici c’è tanto malcontento e sia l'ANCI, sia i rappresentanti delle regioni, non stanno svolgendo il loro ruolo di rappresentanti dei comuni e delle regioni nei confronti dei tagli del Governo. Allora, saremo noi a rappresentare tutti i sindaci, anche quelli dei vostri partiti che state massacrando, perché aiutare i comuni significa dare più servizi alle famiglie italiane che ogni giorno mandano i figli a scuola, utilizzano l'acqua, utilizzano la rete pubblica elettrica, utilizzano le strade, i trasporti e vanno al comune e vogliono dei servizi perché pagano le tasse.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 17,40)

  LUIGI DI MAIO. Chiederemo la votazione della mozione – lo formalizzo adesso, Presidente – per parti separate, Pag. 78perché per ogni punto di questa mozione vi chiederemmo di esprimervi. Vi chiediamo di assumervi le vostre responsabilità sul ripristino dei fondi, ma anche sullo sblocco dei fondi per formare il personale dei comuni. Abbiamo un personale che si deve formare in efficientamento energetico, in informatica. Dobbiamo convertire i nostri comuni, altrimenti non riusciremo mai a far decollare la pubblica amministrazione. Ma con quali soldi dobbiamo formare il nostro personale se tra Patto di stabilità e tagli, ormai non ci sono più i soldi neanche per le matite nei comuni ? È questa la sfida che vogliamo lanciare a tutti i sindaci d'Italia: fate pressione sul vostro partito, soprattutto il PD, fate pressione su una classe politica che se ne infischia di voi e cerchiamo di riprenderci i soldi che non sono dei sindaci, ma dei cittadini e dei servizi che utilizzano ogni giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle-Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà.

  MAURO GUERRA. Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, rappresentanti del Governo, io non parteciperò all'apertura della campagna elettorale, avviata qui, in quest'Aula in questo momento, dal collega Di Maio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), mi atterrò all'oggetto di questo nostro dibattito, cercando di usare le mozioni parlamentari (Commenti del deputato Di Battista)...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, allora. Onorevole Di Battista, per favore.

  MAURO GUERRA. ...cercando di usare le mozioni parlamentari per quello che servono e cioè a dare indirizzi al Governo rispetto ad una situazione complessa, una situazione non facile, rispetto alla quale noi e i nostri amministratori ci prendiamo tutti giorni la responsabilità di fare i conti. Quindi, cercherò di utilizzare questi minuti, per richiamare cosa noi chiediamo al Governo, quali sono gli impegni che noi, insieme ai nostri amministratori, chiediamo al Governo di assumere e sui quali già, peraltro, ha cominciato a pronunciarsi il Viceministro Morando. E se dovessi indicare l'obiettivo prioritario di questo atto di indirizzo lo sintetizzerei così: uscire dall'emergenza, dall'incertezza e dal proliferare dei provvedimenti normativi, per approdare ad una fase di medio-lungo, periodo della vita finanziaria e organizzativa delle autonomie locali, fondata su principi di autonomia, responsabilità, trasparenza ed equità.
  Con una considerazione aggiuntiva: la ripresa, ma anche la trasformazione del Paese, hanno uno dei loro passaggi indispensabili e ineludibili nella riforma e nella modernizzazione del sistema delle autonomie locali. Su questo versante si regge l'altro fronte del cambiamento dell'assetto istituzionale dell'Italia, necessariamente legato e intrecciato al versante delle riforme costituzionali. Sul fronte delle autonomie si è giocata e si gioca tanta parte della capacità di tenuta e coesione economica e sociale dentro i colpi inferti dalla crisi di questi anni e, insieme, si gioca oggi tanta parte della possibilità di ripresa. Non cresce l'Italia se non si consolida, se non si rinnova, se non si ritrova la possibilità e capacità piena di azione e di programmazione da parte del sistema delle autonomie territoriali.
  Le necessità politiche di fondo, che chiediamo al Governo di assumere pienamente, organizzando in modo conseguente la propria azione, sono esattamente queste: il carattere strategico per il futuro dell'Italia del tema delle autonomie locali e la necessità di un approdo riformatore, che superi la stagione delle emergenze. Noi abbiamo alle spalle almeno due fasi, che si sono in parte succedute nel tempo e in parte si sono intrecciate e non sempre, purtroppo, in modo virtuoso. C’è stata una stagione cosiddetta federalista, o comunque della valorizzazione delle autonomie, che ha spostato verso i territori competenze e responsabilità, dalla legge n. 142 del 1990 alle norme sul decentramento Pag. 79amministrativo, passando per la riforma del Titolo V della Costituzione fino alla legge n. 42 del 2009 sul federalismo fiscale ed ora alla legge n. 56 del 2014, una linea normativa che nel bene e nel male, pur con errori, incertezze e anche contraddizioni, ha lavorato comunque sull'idea della Repubblica delle autonomie, coerente con l'impianto costituzionale.
  Su questo percorso normativo si è innestata, con un pesante impatto, una stagione segnata dalla crisi della finanza pubblica, con un'emergenza che è stata declinata anche sottoponendo gli enti locali ad una pesante riduzione della spesa e dei margini di autonomia finanziaria. Vorrei sommessamente ricordare all'onorevole Palese e all'onorevole Castelli che noi abbiamo cominciato a rifinanziare quel fondo per le politiche sociali che altri avevano azzerato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Si tratta di una stagione difficile, che ha coinciso con la pesante crisi economica e sociale che ha investito il Paese e che, mentre le risorse diminuivano, ha chiamato direttamente gli enti locali ad assumere nuove competenze e responsabilità per fronteggiare nuove domande, nuovi e crescenti e a volte drammatici bisogni sociali. Abbiamo così vissuto e siamo ancora dentro una fase segnata da difficoltà serie per le amministrazioni locali (convulsioni normative, interventi occasionali e parziali), soprattutto segnata da una ormai insostenibile incertezza di fondo.
  Con la legge n. 56 del 2014, con gli interventi di alleggerimento dei vincoli del Patto di stabilità, con la ripresa, a partire dall'edilizia scolastica, onorevole Di Maio – ma non solo da questa –, del sostegno agli investimenti locali, con l'introduzione di nuovi principi contabili, con l'avanzamento dei lavori sulla determinazione, onorevole Guidesi, dei costi e dei fabbisogni e delle capacità fiscali standard, con l'impegno per la local tax, Governo e Parlamento hanno messo in campo alcuni strumenti che possono contribuire ad un cambio di fase.
  Con questa mozione chiediamo al Governo di fare, insieme al Parlamento, del 2015, da qui alla legge di stabilità, l'anno della svolta e dell'approdo del sistema della finanza locale e chiediamo di farlo sulla base di alcune impellenti necessità di intervento, cui rispondere con misure di urgenza, e di alcuni indirizzi di fondo.
  Da subito – e su questo rilevo con soddisfazione l'affermazione del Viceministro Morando – occorre dare attuazione alle intese raggiunte a febbraio-marzo in seno alle Conferenze Stato-città e Stato-regioni sulla rideterminazione degli obiettivi di patto, sul sistema delle sanzioni per il loro mancato raggiungimento. Ma bisogna anche trovare un'intesa con il sistema delle autonomie su altre correzioni, a partire dalla questione dei 625 milioni dell'IMU agricola e altre questioni particolari. Occorre intervenire su termini e procedure per dare gradualità e flessibilità alla fase di avvio a regime dell'armonizzazione contabile, uno sforzo importante richiesto quest'anno ai comuni, che ci consegnerà un quadro più trasparente e solido dei bilanci comunali e che non verrà meno se si rivedranno ad esempio i termini per i rendiconti.
  Occorrono poi uno sforzo e interventi per garantire effettiva sostenibilità al concorso al raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica per le province e per le città metropolitane, anche ragionando su modalità di redazione e di approvazione dei bilanci straordinari per l'esercizio 2015.
  Ma poi vi sono almeno quattro questioni di fondo che quest'anno devono trovare un approdo. Innanzitutto, la fiscalità comunale – local tax, ma non solo –: il riordino complessivo nel senso della semplificazione per i cittadini innanzitutto, ma anche per gli amministratori, del sistema dei tributi locali, qualificandolo e dotandolo di stabilità nel tempo, basato su un rapporto chiaro e trasparente tra autonomia tributaria e strumenti di solidarietà e di perequazione.
  E qui c’è un secondo nodo di fondo: il rapporto tra autonomia e solidarietà. Quest'anno il comparto dei comuni alimenterà Pag. 80totalmente il fondo di solidarietà comunale con più risorse di quante ne ritrarrà. Siamo non solo al contributo al risanamento finanziario, alla perequazione tutta orizzontale, ma al finanziamento dello Stato da parte di molti comuni. Gli oneri della perequazione e della solidarietà tra territori non possono a regime essere solo a carico di una parte dei comuni, non solo perché lo dice l'articolo 119 della Costituzione, ma anche per evitare che in una stagione difficile per tutti venga alimentata una linea di frattura troppo ampia tra comuni che contribuiscono e comuni che ricevono. Ed anche a questo fine è comunque indispensabile che i criteri di alimentazione e riparto delle risorse del Fondo di solidarietà comunale siano i più trasparenti ed equi possibile e consentano, con un uso appropriato di fabbisogni e capacità fiscali standard, di superare davvero, anche gradualmente, ma con decisione, il sostanziale mantenimento della spesa storica come riferimento, con il risultato paradossale, in alcuni casi, di penalizzare gli enti più virtuosi e garantire e premiare chi virtuoso non è.
  La terza questione riguarda l'autonomia e i vincoli organizzativi di spesa. Non solo autonomia finanziaria, occorre un'opera di semplificazione e disboscamento di una miriade di vincoli minuti, specifici, pervasivi delle scelte organizzative degli enti, ormai fonte di diffuse incertezze, di errori, di inefficienze e di diseconomicità. Per risparmiare strutturalmente bisogna poter programmare e bisogna poter manovrare, in relazione alle proprie realtà, le leve dell'organizzazione dell'attività amministrativa. Occorre anche qui una svolta: bene i limiti, i tetti, gli obiettivi generali di saldo sulla spesa, ma è necessario uno sforzo di autonomia nella scelta degli strumenti e dei modi con cui perseguirli. Infatti, misure centralizzate su singole voci spesso non distinguono i vizi dalle virtù.
  Infine, vi sono gli investimenti. Negli anni in cui in Italia gli investimenti pubblici locali, che rappresentano il 60 per cento degli investimenti pubblici, si dimezzavano, in altri Paesi europei, che più hanno retto di fronte alla crisi, questi venivano incrementati. Gli investimenti locali si fanno rapidamente, sono utili davvero, fanno migliore questo Paese e sostengono in modo diffuso l'economia, l'occupazione e la ripresa. Occorre proseguire con determinazione – apprezzo l'intervento del Viceministro – sulla via del superamento del patto di stabilità e occorre al contempo una riflessione su modalità più semplici di applicazione agli enti locali del principio di equilibrio di bilancio.
  Concludo, Presidente. È uno scenario di impegni non facili, non da spendere semplicemente in una campagna elettorale, ma indispensabili per rispondere insieme alle urgenze con provvedimenti immediati, che chiediamo, e alla necessità di un riassetto del sistema delle autonomie e della finanza locale capace di contribuire a cambiare in meglio questo nostro Paese. È uno scenario non facile da gestire per il legislatore, per chi amministra e per il Governo e non si può neppure liquidare con qualche slogan, ma è uno scenario nel quale il Governo, sulle linee della mozione Marchi ed altri, potrà contare, oltre che sul voto, sul contributo e l'impegno del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Chiedo ai colleghi intorno all'onorevole Crippa di prendere posto e comunque di evitare di parlare mentre parla lui.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Vorrei segnalarle, visto che presumibilmente non se ne è accorto, che, all'inizio dell'intervento di poc'anzi del collega del PD, il deputato Miccoli, rivolgendosi verso il collega Di Battista, ha mimato un gesto alla testa e labialmente dice: «Ti taglio la testa» (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questo è un comportamento che può essere permesso all'interno di un'Aula parlamentare ? Chiedo a lui eventualmente di smentire.Pag. 81
  Visto che qua si inventano le peggio scuse all'interno dell'Ufficio di Presidenza quando si parla di sanzioni, vorremmo capire se anche questo è contemplato perché è fatto dal Partito Democratico oppure no. (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  MARCO MICCOLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARCO MICCOLI. Presidente, è ora di finirla, in quest'Aula, di fare in modo che l'onorevole Di Battista decida ogni volta chi può parlare serenamente e chi no e decida ogni volta chi può esser ascoltato e chi no. Io non ho minacciato nessuno. Ho solo invitato i colleghi a stare zitti e ad ascoltare l'intervento del mio collega Guerra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Le rispondo con una battuta, che è attribuibile a Mastro Titta: «Nun se po’ ghigliottinà chi nun c'ha testa» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo dicevo...

  PRESIDENTE. Onorevole Miccoli, evitiamo, per favore.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti. Passiamo alla votazione della mozione Luigi Di Maio ed altri n. 1-00741 (Nuova formulazione). Ricordo che è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente la premessa e i singoli capoversi del dispositivo.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Luigi Di Maio ed altri n. 1-00741 (Nuova formulazione), limitatamente alla premessa, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Colonnese, Abrignani, Busto, Mannino, Gelmini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  429   
   Votanti  413   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
 140    
    Hanno votato
no  273).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Luigi Di Maio ed altri n. 1-00741 (Nuova formulazione), limitatamente al primo capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giachetti, Colonnese, Di Battista, Giuliani, Carnevali...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  426   
   Votanti  411   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato
 139    
    Hanno votato
no  272).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Luigi Di Maio ed altri n. 1-00741 (Nuova formulazione), limitatamente al secondo capoverso, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colonnese, Ventricelli, Carinelli, Palma, Fantinati...Pag. 82
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  430   
   Votanti  414   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato
 139    
    Hanno votato
no  275).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Luigi Di Maio ed altri n. 1-00741 (Nuova formulazione), limitatamente al terzo capoverso.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli... Calabria, a cui approfitto per fare gli auguri di buon compleanno... Giuliani... Tidei...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  425   
   Votanti  408   
   Astenuti   17   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato
 138    
    Hanno votato
no  270).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Luigi Di Maio ed altri n.  1-00741 (Nuova formulazione), limitatamente al quarto capoverso, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pilozzi... Manzi... Ventricelli... Fanucci...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  429   
   Votanti  413   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
 138    
    Hanno votato
no  275).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Luigi Di Maio ed altri n. 1-00741 (Nuova formulazione), limitatamente al quinto capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fregolent...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  425   
   Votanti  408   
   Astenuti   17   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato
 135    
    Hanno votato
no  273).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Luigi Di Maio ed altri n. 1-00741 (Nuova formulazione), limitatamente al sesto capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marzana... Taricco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  425   
   Votanti  410   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato
 137    
    Hanno votato
no  273).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Luigi Di Maio ed altri n. 1-00741 (Nuova formulazione), limitatamente al settimo capoverso del dispositivo.Pag. 83
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Albanella... Alberti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  428   
   Votanti  413   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
 137    
    Hanno votato
no  276).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Luigi Di Maio ed altri n. 1-00741 (Nuova formulazione), limitatamente sull'ottavo capoverso, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lainati, anche se non è il suo compleanno ha diritto a votare lo stesso.... Albanella... Paola Bragantini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  426   
   Votanti  411   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato
 136    
    Hanno votato
no  275).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione, Luigi Di Maio ed altri n. 1-00741 (Nuova formulazione), limitatamente al nono capoverso sul quale il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grillo....
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  427   
   Votanti  410   
   Astenuti   17   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato
 137    
    Hanno votato
no  273).    

  (La deputata Spessotto ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

   Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul decimo capoverso della mozione Luigi Di Maio ed altri n. 1-00741 (Nuova formulazione), sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Catania, Scuvera, Matarrese.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  425   
   Votanti  409   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato
 137    
    Hanno votato
no  272).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Melilla ed altri n. 1-00822, sulla quale vi è il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Arlotti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  423   
   Votanti  408   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato
 138    
    Hanno votato
no  270).    

Pag. 84

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palese e Occhiuto n. 1-00824, sulla quale vi è il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci, provi a votare.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  426   
   Votanti  411   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato
 137    
    Hanno votato
no  274).    

  (I deputati Borghese e Zaccagnini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Marchi ed altri n. 1-00825 (Nuova formulazione), sulla quale vi è il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marzano. Provi a votare, onorevole Marzano.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  429   
   Votanti  382   
   Astenuti   47   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato
 288    
    Hanno votato
no   94).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rizzetto ed altri n. 1-00826, sulla quale vi è il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevole Nizzi, provi a votare. Garavini, Sorial, Saltamartini, Ghizzoni. Onorevole Garavini, provi a votare.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  426   
   Votanti  324   
   Astenuti  102   
   Maggioranza  163   
    Hanno votato
  54    
    Hanno votato
no  270).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Guidesi ed altri n. 1-00830, sulla quale vi è il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Toninelli, Gregori, Vico.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  419   
   Votanti  343   
   Astenuti   76   
   Maggioranza  172   
    Hanno votato
  62    
    Hanno votato
no  281).    

  (Il deputato Fossati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e la deputata Rubinato ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Matarrese ed altri n. 1-00847, accettata dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 85
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  425   
   Votanti  303   
   Astenuti  122   
   Maggioranza  152   
    Hanno votato
 283    
    Hanno votato
no   20).    

Discussione delle mozioni Faenzi ed altri n. 1-00784, Franco Bordo ed altri n. 1-00790, Massimiliano Bernini ed altri n. 1-00793, Mucci ed altri n. 1-00795, De Girolamo ed altri n. 1-00797, Guidesi ed altri n. 1-00808, Rampelli ed altri n. 1-00811 e Oliverio ed altri n. 1-00817 concernenti iniziative in materia di esenzione dall'IMU per i terreni agricoli. (ore 18,05).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Faenzi ed altri n. 1-00784, Franco Bordo ed altri n. 1-00790, Massimiliano Bernini ed altri n. 1-00793, Mucci ed altri n. 1-00795, Guidesi ed altri n. 1-00808, Rampelli ed altri n. 1-00811 e Oliverio ed altri n. 1-00817 concernenti iniziative in materia di esenzione dall'IMU per i terreni agricoli. (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 13 aprile 2015, sono state presentate le mozioni Guidesi ed altri n. 1-00808, Rampelli ed altri n. 1-00811 e Oliverio ed altri n. 1-00817, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
  Avverto altresì che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, la prima firmataria della mozione n. 1-00795 è diventata la deputata Mucci. Avverto infine che, in data odierna, è stata presentata una nuova formulazione della mozione Oliverio ed altri n. 1-00817. Il relativo testo è in distribuzione.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Intervento e parere del Governo)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, onorevole Zanetti, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Grazie, Presidente. Sulla mozione Faenzi ed altri n. 1-00784 il parere è contrario. Sulla mozione Bordo ed altri n. 1-00790 si propone la riformulazione del primo impegno mediante eliminazione delle parole «totale abolizione» e sostituzione con le parole «progressiva riduzione». Si propone anche la riformulazione del secondo impegno mediante eliminazione delle parole da «improntati» fino a «gettito erariale» e sostituzione delle parole «che conduca» con le parole «valutando anche». Si propone inoltre la riformulazione del terzo impegno ponendo all'inizio la formula «a valutare l'opportunità di». Si chiede poi l'espunzione integrale del quarto impegno. Con queste modifiche il parere del Governo è favorevole, altrimenti è contrario.
  Sulla mozione Bernini ed altri n. 1-00793 il parere è contrario sulle premesse, per quanto riguarda gli impegni, sul primo impegno si chiede di espungere le parole da «e in particolare» fino alla fine del periodo, cioè «a decorrere dall'anno 2015». Sul terzo impegno si propone di eliminare le parole «a decorrere dall'anno 2015» e poi le parole «verificatesi a partire dall'anno 2014». Con queste riformulazioni il parere sugli impegni è favorevole, fermo restando il parere contrario sulle premesse. Senza queste modifiche il parere è contrario anche sugli impegni.
  Sulla mozione Mucci ed altri n. 1-00795 il parere è favorevole con una riformulazione al secondo impegno. Cancellare le parole «entro e non oltre il 31 dicembre 2015». Favorevole con questa sola riformulazione, altrimenti contrario.
  Sulla mozione De Girolamo ed altri n. 1-00797 si chiede, sul primo impegno, Pag. 86di sostituire le parole: «abrogare, a decorrere dal 2015» con le parole: «superare al più tardi, nell'ambito del riordino della fiscalità locale, mediante la local tax». Con questa riformulazione il parere è favorevole, altrimenti contrario.
  Sulla mozione Guidesi ed altri n. 1-00808, sulle premesse il parere è contrario. Per quanto riguarda gli impegni si propone la riformulazione integrale del primo impegno con lo stesso primo punto, come da noi riformulato, presente nella mozione De Girolamo ed altri n. 1-00797. Quindi, il primo punto diverrebbe: «ad assumere iniziative normative per superare, al più tardi, nell'ambito del riordino della fiscalità locale, mediante la local tax, la previsione dell'articolo 22, comma 2, del decreto-legge n. 66 del 2014, così come modificata dal decreto-legge n. 4 del 2015, concernente l'applicazione dell'imposta municipale propria (IMU) sui terreni agricoli, individuando, nell'ambito dei risparmi di bilancio o mediante nuove diverse entrate, le necessarie misure di compensazione».
  Nulla da eccepire sul secondo impegno, nulla sul terzo, nulla sul quarto, si chiede, inoltre, l'espunzione integrale del quinto e del sesto impegno. Con queste modifiche il parere è favorevole sugli impegni, fermo restando il parere contrario sulle premesse, altrimenti il parere è contrario anche sugli impegni.
  Sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-00811, il parere è contrario sulle premesse, mentre il parere è favorevole sugli impegni. Infine, sulla mozione Oliverio ed altri n. 1-00817 il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. La ringrazio, sottosegretario Zanetti. Preciso che, per completezza, all'elenco delle mozioni di cui è stata data lettura deve essere aggiunta, tra la mozione Mucci ed altri 1-00795 e la mozione Guidesi ed altri n. 1-00808, la mozione De Girolamo ed altri n. 1-00797, così come risulta dall'ordine del giorno.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastorelli. Ne ha facoltà.

  ORESTE PASTORELLI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo onorevoli colleghi, dal dibattito parlamentare che si è sviluppato appare chiaro che il tema dei criteri per l'esenzione dell'IMU è ben lontano dal ricevere una disciplina stabile e condivisa. Il tema della tassazione dei terreni agricoli è centrale per lo sviluppo del settore primario in Italia e deve, dunque, essere nuovamente affrontato.
  In questo senso le misure contenute nel decreto-legge n. 4 del 2015 hanno ampliato la platea dei soggetti esenti dal pagamento dell'IMU agricola e vanno sicuramente accolte con favore, ma occorre fare di più e cambiare questa prospettiva. L'impatto non solo economico, ma propriamente ambientale, che la disciplina delle esenzioni dall'IMU agricola può avere sull'ambiente, sulla integrità del territorio, è enorme. Un sistema impositivo che esoneri dal pagamento dell'IMU un piccolo agricoltore che coltiva il proprio fondo incentiva quest'ultimo a proseguire quelle piccole attività quotidiane per mezzo delle quali il territorio è presidiato e protetto dal rischio idrogeologico.
  È chiaro che l'attuale sistema basato prevalentemente sul criterio altimetrico non può garantire adeguate condizioni di equità fiscale; occorre un sistema che esenti dal pagamento i terreni coltivati e, al tempo stesso, faccia pagare chi invece tiene in stato di abbandono il proprio fondo. La mozione della maggioranza, che ci accingiamo a votare, impegna il Governo nella elaborazione di un sistema di tassazione dei terreni agricoli che faccia perno sulle reali condizioni agro-economiche ed orografiche in cui questi ultimi versano.
  Ciò ci trova d'accordo ma occorre, altresì, differenziare tra terreni incolti, i quali devono pagare, e quelli produttivi e ben presidiati, i quali non devono pagare. Solo così sarà possibile coniugare la leva fiscale con un percorso di crescita e incentivare l'attività agricola in Italia, intesa Pag. 87come strumento indiretto di tutela ambientale. La mozione della maggioranza rispetto alla quale esprimo il voto favorevole della componente socialista rappresenta quindi una prima tappa di un percorso che dovrà condurci a ripensare al sistema impositivo dell'IMU quale strumento di Governo del territorio e di tutela dell'ambiente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mucci. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore, se riusciamo ad abbassare la voce.

  MARA MUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi ed esponenti del Governo, la democrazia è effettiva se viene rispettato il principio dello Stato di diritto, una forma di Stato in cui viene controllato e limitato il potere centrale attraverso norme giuridiche. Si evita un esercizio arbitrario del potere sottoponendo il potere esecutivo al rispetto della legge come fosse un cittadino qualunque. Lo Stato di diritto rappresenta una grande conquista che ci rese cittadini liberi dalla tirannide, ma il patto era che ci fosse soprattutto lealtà e certezza del rispetto del diritto altrui da parte di tutti, soprattutto del sovrano, funzionari pubblici e istituzioni da essi governate, garantendo il rispetto dei nostri diritti soggettivi ad ogni diritto costituzionalmente definito, declinandolo ad oggi.
  Ebbene, voi state sottoponendo i cittadini ad un'imposta senza aver prima adempiuto ad un obbligo di legge e dico questo perché i dati catastali sui quali viene calcolato l'importo dell'IMU da pagare non sono aggiornati e la classificazione dei comuni per grado di montanità è ancora quella elaborata dalla commissione censuaria. Ricordo che una legge del 1990 ha soppresso la commissione censuaria che teneva aggiornati i dati relativi ai terreni nonostante il Testo unico sugli enti locali gli affidasse il compito di compilare e tenere aggiornati detti dati. Ebbene, dal 2009, secondo fonti ISTAT, la classificazione è rimasta invariata con conseguenze nefaste soprattutto per i terreni che hanno subito diminuzione di valore chiaramente, in quanto l'imposizione fiscale non risulta più equa. Ci viene il sospetto che tutto questo sia stato fatto per preparare il terreno a una maggiore imposizione sulle spalle dei cittadini mediante una vera e propria patrimoniale. Oggi non si fanno più censimenti, si usano stime approssimative sulla base del criterio di prevalenza territoriale, di conseguenza i dati utilizzati per quantificare l'IMU non sono e non possono essere esatti.
  Questo è fatto grave, Presidente. Il Parlamento nasce innanzitutto per controllare l'imposizione fiscale e la spesa del sovrano, noi oggi dovremmo ratificare una scelta che viola un principio basilare dei rapporti fra potere esecutivo e legislativo ? Meglio sarebbe ripristinare immediatamente un sistema in grado di valutare esattamente il valore dei terreni e solo dopo imporre tributi che siano certi ed equi.
  Che dire poi del fatto che non sono previste esenzioni a favore degli agricoltori colpiti, ad esempio, da calamità naturali ? Il Governo sembra ignorare le regole basilari di una comunità in cui è garantita un'ordinata convivenza basata su principi di solidarietà e quindi di coesione sociale. Medesimo discorso vale per la mancata esenzione per i terreni agricoli che abbiano subito ad esempio grave pregiudizio alla redditività aziendale, come effettivamente è accaduto quest'anno. Si pensi alla sola moria di ulivi che ha colpito l'Italia oppure si pensi alle zone svantaggiate, dove chiaramente la quantità di prodotto che io posso determinare dalle zone agricole non è la stessa rispetto alle zone di pianura, o quelle che hanno subito gravi danni da parte del maltempo. Sono eventi che hanno compromesso seriamente la redditività di tali imprese per cui risulta onerosa e ingiusta la richiesta del pagamento dell'imposta in questi termini, che diventano eccessivi. L'impresa agricola ha subito una naturale evoluzione diventando un'impresa di medie dimensioni e ben diffusa sul territorio. Sono oltre 2 milioni Pag. 88le imprese agricole complessive che danno impiego nella filiera per 3,2 milioni di lavoratori.
  Queste producono il 9 per cento del prodotto interno lordo che aumenta sino al 14 per cento, considerando anche l'indotto. Il contributo complessivo garantito all'erario è di ben 25 miliardi di euro. Queste imprese devono essere tassate con giustizia ed equità e non vessate per consentire loro di crescere. Oggi i ricavi di queste imprese non coprono più l'insieme dei costi produttivi e degli oneri tributari cui devono far fronte poiché la redditività dell'impresa agricola è ferma ai livelli del 2005, e l'esosità dell'imposizione complessiva, come detto, 25 miliardi, ha provocato una crisi dell'impresa agricola superiore a quella rilevabile nel settore edilizio, ad esempio, causando numerosi fallimenti. Quelle che ancora riescono a sopravvivere hanno subito una riduzione della redditività che però ha causato licenziamenti e impoverimento degli addetti nel settore. Ma perché uccidere queste imprese e far diminuire il PIL, aumentare la disoccupazione e rincorrere inutilmente i parametri europei di bilancio con scelte inefficace ed inique ? Sembra un cane che si morde la coda: da una parte, facciamo una imposizione fiscale, che le imprese non riescono a sostenere, dall'altra, ci lamentiamo perché il rapporto debito-Pil cresce sensibilmente. Ecco perché chiediamo al Governo che, entro la fine dell'anno, avvii una revisione organica e complessiva delle tariffe d'estimo stabilite per i terreni agricoli in base alla loro qualità e redditività effettiva e che tenga conto dell'attuale situazione di crisi del nostro paese. Già nel corso della legge di stabilità ci sono stati numerosi problemi per IMU e Tasi, anzi numerosi errori. Sarebbe ora che il Governo mettesse mano seriamente e definitivamente alla riforma del settore per garantire la certezza del diritto. Che cos’è la certezza del diritto ? Per noi significa tanto: a livello di impresa, significa conoscere l'onere della tassazione in anticipo, che deve rimanere stabile nel tempo. Per quale motivo ? Per consentire ad un'impresa di fare un'efficace business plan, per capire dove investire i propri soldi, se fare delle assunzioni, se puntare sulla rete di impresa, se fare più accantonamenti o più investimenti, se fare delle fusioni di impresa o, al contrario, contrarre un mutuo, licenziare un dipendente o calare negli investimenti che si intendono effettuare. Fare più ricerca e sviluppo o meno ? Dipende tutto da quanto si riesce a gestire il lavoro, da un business plan fatto seriamente sulla base di una imposizione fiscale certa e determinata. La certezza del diritto è un patto tra imprese, contribuenti e Stato. Da una parte, l'impresa rende vivo il tessuto economico e sociale, investe sulle persone e sulla ricerca, mette il cuore, la testa e la volontà nel proprio lavoro per creare impresa, per far crescere il nostro paese; dall'altra parte, lo Stato garantisce servizi a fronte di tasse che, tuttavia, devono essere eque e conoscibili. Ravviviamo questo patto, questa stretta di mano e cerchiamo di modificare questa imposizione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Meloni. Ne ha facoltà.

  GIORGIA MELONI. Signor Presidente, vorrei preannunziare il voto favorevole del gruppo di Fratelli d'Italia non solo ovviamente sulla nostra mozione (con riferimento alla quale il sottosegretario Zanetti ha espresso parere difforme tra le premesse e gli impegni e, pertanto, ne chiediamo una votazione per parti separate), ma anche sulle altre mozione; non ci sembra francamente, sottosegretario, che gli impegni della mozione di Fratelli d'Italia siano molto difformi da quelli previsti da altre mozioni. Lo dico anche per chiarezza mia, sua e di quest'aula.
  Ciò che noi chiediamo con la mozione di Fratelli d'Italia – Alleanza nazionale è l'abrogazione dell'IMU agricola. L'IMU sui terreni agrari è una tassa ignobile, è una tassa stupida, è una tassa sbagliata, è una tassa fatta male e la vogliamo così tanto abolire che abbiamo presentato al riguardo una proposta di legge che, come sanno i colleghi, è un po’ più incisiva delle mozioni perché le mozioni rimandano sempre al Governo mentre le proposte di Pag. 89legge, invece, quando vengono approvate, sono atti immediatamente esecutivi che mette in piedi il Parlamento. Lo dico Presidente, perché, nonostante i buoni auspici, mi preoccupa la mozione del Partito Democratico, la quale, poiché si tratta del partito di maggioranza relativa, è di solito anche la mozione che vorrebbe o comunque è più vicina a quella che vorrebbe il Governo. Nell'impegno della mozione del Partito Democratico troviamo scritto: si impegna il Governo a valutare la possibilità di ampliare il sistema di esenzioni dall'imposta (...). Ora per chi fosse così folle da seguire questo dibattito, pur non essendo parlamentare, chiariamo che la dicitura, la locuzione: «valutare la possibilità di», nel gergo parlamentare, si legge più o meno nel seguente modo: «facciamogli credere che va tutto bene che poi la buttiamo in caciara», come si direbbe dalle parti mie a Roma.
  E, invece, noi vorremmo che questa discussione di oggi fosse abbastanza perentoria sul tema perché, Presidente, come dicevo, l'IMU sui terreni agricoli è una tassa ridicola ed è una tassa vergognosa. Tradisce, purtroppo, una tendenza di questi ultimi Governi, che è la tendenza a colpire chiunque produca ricchezza, a colpire l'economia reale e a fare, invece, gli interessi di quella che noi spesso chiamiamo l'economia virtuale. Cioè, si preferisce prodigarsi per mettere in piede le bad bank, le banche cattive nelle quali stipare i 130 miliardi di sofferenze delle banche private, perché in Italia abbiamo questo curioso sistema del credito che privatizza gli utili e socializza le perdite.
  Per cui, noi spendiamo risorse su questi provvedimenti, che aiutano le banche, tanto per cambiare, e poi per pagarli mettiamo in piedi una serie di provvedimenti che colpiscono l'economia reale. Possiamo citare l'IMU agricola, ma potremmo citare tranquillamente il Governo, che ha triplicato le tasse sulle partite IVA; potremmo citare i rischi di aumenti dell'IVA, delle accise sulle benzine; potremmo citare l'IMU e la Tasi sui macchinari imbullonati al suolo, che diventano beni immobili e, di fatto, si introduce così una patrimoniale su chi produce; potremmo citare, inoltre, il tema dei professionisti nel decreto sulle liberalizzazioni, del quale molto parleremo. Insomma, c’è un Governo al quale dà fastidio chi produce ricchezza con il sudore della proprie fronte, chi ha realtà tangibili e produce ricchezza con quelle realtà tangibili, perché a noi piace di più, cioè a questo Governo piace di più chi specula.
  Cosa ancora più grave è che l'IMU sui terreni agricoli colpisce un settore strategico della nostra economia. Presidente, non è un caso che noi abbiamo dedicato l'Expo all'alimentazione. Noi abbiamo dedicato l'Expo all'alimentazione per celebrare il fatto che siamo un'eccellenza nel campo dell'alimentazione e dell'agroalimentare, ma non c’è eccellenza agroalimentare senza un'agricoltura di qualità. Allora, qualche numero vale la pena ricordarlo: l'agricoltura vale, in Italia, più o meno 52 miliardi di euro; ci sono, più o meno, 815 mila occupati del settore; almeno 120 prodotti agroalimentari sui quali l'Italia è leader mondiale per qualità; almeno 77 prodotti italiani per i quali abbiamo le prime posizioni al mondo in termini di quote di mercato, nonostante siamo le principali vittime del cosiddetto «italian sounding»; siamo al vertice della classifica sulla sicurezza alimentare mondiale e ricordiamo anche il motivo: io, che mi considero una patriota e che per me questo fa sempre la differenza, considero l'agricoltura un settore particolare, perché dobbiamo ricordarci che è un settore nel quale non si può delocalizzare: quello che si produce in agricoltura è tutto, al 100 per cento, italiano.
  Allora, noi dovremmo investire nel campo agricolo, dovremmo sostenere questo settore e, invece, facciamo l'esatto contrario. Il mondo agricolo oggi è in tremenda sofferenza perché ovviamente l'euro ha diminuito, come in tanti altri settori, il rapporto tra i costi e i ricavi, e perché, come al solito, siamo all'interno di un'Unione europea che sembra fare qualunque cosa per mettere in ginocchio i nostri prodotti. Al riguardo basterebbe citare gli accordi fatti per abbattere del 55 Pag. 90per cento i dazi sull'importazione delle arance marocchine, che hanno devastato la produzione delle nostre arance rosse, particolarmente di Sicilia; basterebbe ricordare quelle sanzioni contro la Russia, che abbiamo firmato per avere in cambio l'inutilissimo ruolo della Mogherini, responsabile della politica estera in un'Unione europea che non ha una politica estera, tant’è che la Mogherini non viene invitata mai quando si tratta di questioni di politica estera che riguardano l'Unione europea, che però, in compenso, hanno causato un crollo delle esportazioni italiane nel campo agroalimentare drammatico, con quasi il meno 73,5 per cento per il comparto agricolo nel trimestre tra agosto e ottobre 2014. E, poi, ci sono altri provvedimenti del Governo.
  Presidente, ieri mi trovavo in un dibattito con il responsabile economico del Partito Democratico e il responsabile economico del Partito Democratico, tradendo la considerazione che il Partito Democratico ha per alcune realtà, ci spiegava che in Italia ci sono alcune detrazioni che sono veramente ridicole. Tra le detrazioni ridicole che citava Taddei, responsabile dell'economia del Partito Democratico, c’è la detrazione per il gasolio agricolo.
  Allora, quando gli abbiamo fatto notare che non è esattamente una cosa ridicola, il responsabile economico del Partito Democratico ci ha spiegato che, invece, in buona sostanza, gli agricoltori rubano sulle esenzioni per il gasolio agricolo e con quel gasolio agricolo mettono la benzina dentro la macchina o ci accendono il riscaldamento, il che tradisce anche il fatto che il responsabile economico del Partito Democratico non sappia che le esenzioni sul gasolio agricolo vengono date sulla base degli appezzamenti che si hanno, sulla base delle colture che su quegli appezzamenti si coltivano. Quindi, vuol dire proprio delirare, ma tradisce il fatto che certe realtà, come dicevo in apertura di questo intervento, al Partito Democratico, alla sinistra italiana, quella che una volta era schierata con il popolo e la gente, danno proprio fastidio, perché insomma pure gli agricoltori, troppo popolo, troppo bassa lega insomma, meglio l'alta finanza, meglio altri mondi, insomma si vestono meglio, parlano meglio.
  Mi pare che la lettura sia un po’ questa e penso che, però, non si possa non notare le difficoltà del nostro comparto agricolo. Varrebbe di fare una menzione particolare agli agricoltori pugliesi, che in tutto questo vivono il dramma della xylella, con la Francia che ha annunciato il blocco delle importazioni dei prodotti dalla Puglia. Per tutta risposta, Francesco Schittulli, nostro candidato alla presidenza della regione Puglia, giustamente ha chiesto ai pugliesi di boicottare i prodotti francesi. Credo che abbia fatto una cosa molto intelligente e, anzi, lo rilanciamo da quest'Aula, nella speranza che lo vogliano fare anche gli italiani non pugliesi, in solidarietà con gli agricoltori pugliesi. Però, insomma, consideriamo anche surreale che il Governo non faccia nulla per aiutare questi agricoltori.
  Allora, noi vogliamo abrogare l'IMU agricola, vogliamo farlo perché, tra l'altro, è una tassa fatta male, che serviva a coprire gli 80 euro. Insisto: se aveste detto agli italiani dove prendevate questi 80 euro, gli italiani a cui avete dato gli 80 euro ve li avrebbero lasciati volentieri, perché gli sono costati almeno 160 euro a conti fatti.
  Non è stata fatta una curiosa distinzione tra comuni montani e non montani, che però non teneva conto del criterio altimetrico. Probabilmente, teneva conto dei nomi, il comune di Monte Argentario non paga, però è un comune balneare a cinque metri sul mare. Facciamo solo questo esempio. Questo produrrà, tra l'altro – e vado alla conclusione Presidente – una concorrenza sleale, giacché ci saranno proprietari di terreni contigui che avranno imposizioni fiscali completamente diverse.
  Allora, la nostra proposta è semplice – e concludo e la ringrazio: l'IMU sui terreni agricoli va abrogata; è una tassa che si poteva tranquillamente evitare. Nella proposta di legge che noi abbiamo fatto, che porteremo in quest'Aula e sulla quale speriamo che ci sia grande solidarietà, Pag. 91chiediamo di abolirla, assicurando la copertura a valere sul prelievo erariale unico applicato agli apparecchi per il gioco. Ergo, tra chi produce eccellenza italiana e chi fa soldi stando a guardare famiglie che si rovinano, non ho dubbio su dove vadano presi i soldi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sberna. Ne ha facoltà.

  MARIO SBERNA. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, la mozione al nostro esame segue non di molto l'approvazione di un decreto che, ricordo a me stesso, aveva cercato di dare una raddrizzata ad una vicenda che presentava diverse criticità determinate da atti precedenti, nati male anche essi, come poi si è dimostrato. Stiamo parlando di una vicenda che interessa un comparto fondamentale del nostro PIL, che, oltre al ritorno economico, deve garantire sicurezza alimentare e preservare il paesaggio in quanto componente preziosa del patrimonio del Paese.
  Il tema ha ovviamente coinvolto migliaia di imprese agricole e famiglie di lavoratori agricoli che hanno visto penalizzata e messa a dura prova la loro attività, con tanta fatica portata avanti da una irrazionale ed incoerente suddivisione dei comuni in fasce altimetriche, in base all'altitudine del centro in cui si trova il municipio, senza tener conto, invece, di altri parametri ben più importanti in tale contesto, non ultimo certamente quello della redditività dei terreni stessi.
  Sappiamo anche che quella imposta rispondeva anche a delle necessità di cassa contingenti: il bonus di 80 euro a sostegno dei redditi medio-bassi. Ora più che il rimborso fiscale di quanto versato, bisognerebbe pensare bene a come delineare la local tax di cui si parla ormai da troppo tempo. Dicemmo allora che il testo era stato migliorato e di molto e che erano rimaste di fatto in piedi solo alcune fattispecie di terreni soggetti al pagamento dell'imposta, esclusi ovviamente quelli ubicati ad un'altitudine di oltre 600 metri nelle isole minori, così come i terreni agricoli dei comuni ubicati ad una altitudine compresa tra i 281 e i 600 metri, in possesso di coltivatori e coltivatrici diretti e imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola, cui si aggiungono i terreni ubicati nella cosiddetta collina svantaggiata, su cui viene applicata una franchigia di 200 euro che permetterà a circa 1'80 per cento delle aziende agricole in quei territori di non pagare.
  In occasione dell'approvazione del decreto-legge n. 4 del 2015, chiedemmo tutti l'apertura di un tavolo di lavoro per una revisione dei criteri di esenzione e per assicurare quell'aderenza dell'imposta alla reale capacità dei contribuenti, senza dimenticare il problema delle fitopatologie e dei terreni oggetto di calamità naturali o semplicemente oggetto di dissesto idrogeologico.
  Noi voteremo in linea con quanto espresso dal Governo al riguardo non senza, tuttavia, ricordare proprio al Governo di mantener fede all'impegno e di metter mano, in tempi rapidi, al riassetto della normativa secondo i criteri che allora, ci siamo permessi di suggerire e che oggi confermiamo (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. L'IMU sui terreni agricoli è l'ennesima vessazione che questo Governo impone sulla testa dei cittadini italiani e, soprattutto, è una nuova difficoltà per i contribuenti e per i comuni. È tutta una genesi molto particolare quella dell'IMU agricola, che parte già dal 1992 per poi modificarsi nel 2012. Ha tre passaggi legislativi, almeno quattro circolari dell'Agenzia delle entrate, per poi arrivare a questo «porto vergognoso» del decreto-legge n. 66 del 2014 (quello diventato famoso per gli 80 euro, ma che poi abbiamo capito chi li paga questi 80 euro, li Pag. 92paga la gente che lavora e, soprattutto, quelli che non li ricevono questi 80 euro). Il decreto-legge prevedeva che si dovesse arrivare ad un'esenzione dell'IMU per i terreni agricoli, ma era stata fatta una classificazione davvero incredibile, che era quella dell'altitudine stabilita dall'ISTAT: sopra i 600 metri, non pagava nessuno, tra i 280 e i 600 metri, solo per il proprietario che non era coltivatore diretto o imprenditore agricolo, sotto i 280 metri, tutti. Cosa prevedeva questa esenzione ? Prevedeva, però, che i 600 metri non erano quelli dell'altitudine del terreno. Se la sede comunale di un terreno posto a 1.000 metri, era compresa nella fascia sotto i 600 metri, si doveva pagare l'IMU, perché non era ritenuto montano. Questo poi avrebbe portato delle conseguenze, come rilevato anche da molti sindaci deputati del partito di maggioranza, che ovviamente quando sono sul territorio non difendono i provvedimenti che poi votano qui alla Camera dei deputati. Molti sindaci avrebbero spostato la sede legale del municipio in una quota superiore a 600 metri, per esentare i loro cittadini. Per cui qui la porcata la votavano, per farla pagare agli altri, a quelli che non avevano la possibilità di avere una sede al di sopra dei 600 metri.
  Poi si arrivò all'ennesima arlecchinata, quella del decreto-legge n. 185, del 2014, che spostava evidentemente la rata da dicembre a gennaio, e che venne inglobata nella legge di stabilità per il 2015, perché non si capiva più niente. I cittadini un po’ pagavano, un po’ non pagavano, non si capiva se ci sarebbero dovute essere delle sanzioni. Fino ad arrivare alla tragiconomica che è quella dell'attesa della sentenza del TAR. Noi dobbiamo aspettare il 17 giugno 2015, perché molte realtà hanno fatto ricorso a questo prelievo, di fatto forzoso, e, invece, il Governo non vuole attendere l'esito della sentenza del TAR per andare a eliminare questo ulteriore balzello. È un balzello che va a colpire l'agricoltura, va a rastrellare milioni di euro a danno di chi lavora, dei contribuenti, tassando uno strumento che è uno strumento di lavoro, perché il terreno agricolo è un imprescindibile bene strumentale dell'impresa e ne è sostanzialmente lo strumento di guadagno.
  L'agricoltura è uno dei pilastri fondanti dell'economia e questa imposizione è iniqua e vessatoria e va abolita totalmente, al fine di evitare un ulteriore appesantimento fiscale del comparto agricolo e agroalimentare, perché il comparto agricolo e agroalimentare, oltre a questa dell'IMU agricola, va a cubare, con tutti i prelievi fiscali che ci sono, quasi un miliardo di euro, facendo la somma sull'imposta TASI sui fabbricati rurali e strumentali, le rivalutazione dei redditi dominicali, le norme IRPEF per la mancata coltivazione dei fondi, la mancata detraibilità del gasolio agricolo, l'IMU stessa. Questo è un comparto che non può più sopportare questi balzelli, anche perché poi entra in un dumping competitivo con gli altri territori dell'Europa.
  Infatti nessun altro Paese in Europa, se non la Francia – che ha comunque delle aliquote e delle somme certamente più basse –, va a colpire quindi la produttività perché ha un costo in più, in un settore, appunto, già in difficoltà. Tra l'altro vengono colpiti tutti i terreni. Vengono colpiti anche i terreni nelle zone colpite da calamità naturali (le alluvioni, i terremoti, le valanghe), tutti quelli colpiti da avversità atmosferiche, che sono beni strumentali che non possono produrre, perché ci sono delle situazioni ambientali e di calamità naturale che li rendono improduttivi, eppure devono pagare lo stesso.
  Voi questa partita di fare pagare la proprietà ce l'avete proprio nel DNA, perché per voi la proprietà è un delitto. Per voi chi possiede dei beni li ha rubati, perché ovviamente è un evasore fiscale e ovviamente bisogna vivere tutti nelle case popolari, bisogna vivere tutti a sussidio di qualcun altro. Chi lavora per noi, invece, va difeso, perché tutti coloro che hanno delle proprietà, se le sono fatte con gli averi che derivano dal sudore della loro fronte e soprattutto dal sudore della loro famiglia. L'IMU sui terreni agricoli, quindi, deve considerarsi una nuova patrimoniale, che mortifica e svilisce questo settore.Pag. 93
  C’è un'ulteriore ciliegina su questa torta – che ricordo a tutti non essere una torta alla crema – che è quella che i comuni devono incassare questi soldi, ma neanche se li tengono. Sostanzialmente i sindaci devono fare gli esattori affinché poi voi spendiate qui, a Roma, senza fare i tagli ai Ministeri, i soldi dei proprietari dei terreni agricoli. Questa è veramente una ciliegina, che fa sì che voi vi facciate belli, con i tweet, con le immagini televisive e con le interviste ai telegiornali. Ma le operazioni impopolari le fate fare ai territori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini) ! Le fate fare ai sindaci, ai presidenti delle province, ai presidenti delle regioni ! E poi ci mandate gli extracomunitari e poi ci mandate tutti i clandestini ! E sono sempre i sindaci – senza soldi, perché li prendono dai loro cittadini e ve li mandano qua e voi ve li mangiate nei Ministeri – che devono i risolvere problemi concreti della quotidianità.
  Noi non accettiamo le riformulazioni, sottosegretario. Apprezziamo l'impegno, ma è insufficiente. Noi dobbiamo eliminare da subito quest'imposizione fiscale, già a partire dal 2015. Non possiamo aspettare l'esito positivo della ripresa del PIL affinché ci sia la possibilità di abbassare le tasse, attraverso la local tax, che sarà comunque un aumento delle tasse locali, la local tax, perché, tra l'altro, i dati che ci forniscono sia l'ISTAT sia la Commissione europea non è che diano una ripresa economica tale per cui ci sia la possibilità di abbassare la pressione fiscale. Tra l'altro siamo il fanalino di coda e avremo una ripresa economica peggiore di quella della Grecia, che è il fanalino di coda e non sappiamo neanche se rimarrà all'interno dell'Unione europea e dell'euro. Quindi non so con quali prospettive lei creda che noi possiamo credere alla riformulazione che lei ci ha proposto.
  Noi vogliamo un impegno concreto da subito affinché vengano esentati tutti quei terreni, come ho ricordato prima, che sono soggetti a calamità naturali. In più vorremmo anche che vi fosse una definizione più chiara – non quella del 1952 – su ciò che è montano e su ciò che non è montano, perché noi abbiamo comuni che sono in riva al mare, quindi a quota zero, ma che sono definiti montani, perché all'epoca erano inseriti all'interno delle comunità montane, che parzialmente sono state eliminate con legge nazionale, ma che poi le regioni hanno mantenuto e in parte cancellato. Scusi l'espressione, Presidente: è un casino totale quello della montanità. Mettiamo mano prima alle specificità della montanità e poi andiamo a colpire veramente i territori che non sono montani ! Adesso è troppo complicato, non basta una quota dell'ISTAT, va coinvolta la Conferenza Stato-città e autonomie locali. Soprattutto va anche attesa, come dicevo prima, la sentenza del TAR, che potrebbe fare cadere questo castello di carte, perché ovviamente tutto è in bilico, come tutte le finanziarie e tutti i provvedimenti legislativi economici di questo Governo: sono tutti in bilico, ma purtroppo i cittadini, per tenerli in piedi, devono sempre pagare, sempre di più, e tutti i giorni devono pagare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Grazie, Presidente. Ricordo che quando ero un po’ più giovane di oggi c'era una canzone che in una strofa diceva, raccontava, che la terra è pesante, è pesante e dura. La canzone non era eccezionale, però quel verso mi è sempre rimasto impresso perché mi richiamava in qualche modo quello che gli agricoltori più anziani che ho conosciuto nella mia vita mi hanno sempre detto. Mi hanno sempre detto, di fronte a chi richiamava la terra e l'agricoltura come un luogo romantico di bellezza e di lavoro facile, che, invece, l'agricoltura è un luogo duro. È il luogo in cui la fatica fisica esiste, è un luogo in cui esiste la fatica mentale, è un luogo in cui si lavora spesso in solitudine, è un luogo in cui si lavora con il caldo, con il freddo, d'estate, d'inverno, Pag. 94seguendo i ritmi della natura, che non sono sempre facili e non sono sempre quelli che l'uomo desidera per se stesso rispetto al riposo e rispetto al lavoro.
  Quindi, questo mi fa dire che quando ragioniamo di agricoltura e quando ragioniamo di lavoro agricolo dovremmo averne molto rispetto per una ragione in qualche modo sostanziale, ma dovremmo averne molto rispetto anche per il peso che l'agricoltura ha sul PIL italiano. È già stato detto prima, è molto importante come luogo di produzione di materia prima, che poi dà vita anche ad un'industria di trasformazione molto importante in questo Paese.
  In questi giorni valorizziamo l'agricoltura anche come luogo di cultura. Perché cos’è se non la trasformazione dell'agricoltura in cultura, cioè in prodotto dell'uomo e in narrazione dell'uomo, quella cosa che chiamiamo Expo e che in questo momento è in gestazione e in sviluppo a Milano ? Di questo parliamo.
  Bene, noi arriviamo qui con queste mozioni a discutere del fatto che sul comparto agricolo, che è un comparto che – ricordiamolo – ha perso l'11 per cento della sua capacità di produrre valore negli ultimi anni, negli anni in cui più forte la crisi ha imperversato, continuiamo a tenere una tassazione patrimoniale importante. Di questo si tratta quando parliamo di IMU agricola.
  Ora, fatemi dire una cosa sul metodo, perché credo che sia molto importante anche rispetto al dibattito di oggi. Noi oggi, che siamo al 6 maggio 2015, non dovremmo essere in quest'Aula a discutere di mozioni. Anche rispetto ad impegni precisi presi dal Governo rispetto a un dibattito che si è avuto sia in questo Parlamento che nelle Commissioni competenti, dovremmo essere là a ragionare, a discutere, a riflettere e ad informarci per studiare oggi come superare nei fatti l'IMU agricola o come modificarla, come rideterminarla per l'anno in corso e per gli anni a venire.
  Invece, non siamo là, nel senso che, da un punto di vista normativo, non stiamo producendo alcun tipo di novità, alcun tipo di riflessione, alcun tipo di sviluppo del discorso. Ma siamo qui a discutere – devo dirlo in tutta onestà – di mozioni che appaiono anche un po’ datate, nel senso che di mozioni ne abbiamo già avute in Commissione, abbiamo avuto ordini del giorno di accompagnamento alla legge di stabilità: abbiamo avuto un sacco di atti che impegnano il Governo a fare più o meno tutto quello che ancora oggi proponiamo. Eppure questi atti ad oggi non hanno avuto uno sviluppo.
  Quindi, il dibattito di questa sera e anche quello che noi ci stiamo dicendo va preso per il peso che ha e va detto con chiarezza e con trasparenza al Paese. Ci proviamo, eppure non è qui che dovremmo fare quel tipo di lavoro. L'impegno vero che io chiederei al Governo è realmente di attivare in Commissione finanze, congiuntamente con la Commissione agricoltura, a quel tavolo di lavoro che ci eravamo promessi sul finire dello scorso anno, quel tavolo di lavoro che determini insieme come rivedere questa IMU agricola.
  Infatti, sulle riformulazioni che, invece, il sottosegretario Zanetti ci ha voluto offrire – io lo ringrazio di questo, perché capisco che sono volte a poter accogliere positivamente la nostra mozione – dobbiamo dire «no». Dobbiamo dire «no» perché, già rispetto a un dibattito di dubbia utilità, anche tornare indietro e ancora una volta accavallarci sulle valutazioni, sulle disponibilità, sulle previsioni, sui «forse», sui «se», sui «ma», anziché dare quel po’ di dignità a quello che stiamo facendo, ne toglierebbe ulteriormente. Quindi, almeno che questo Parlamento abbia la forza di dire «sì, sì» o «no, no». Poi sappiamo quello che dirà, almeno la nostra mozione: «no».
  Ma a cosa diciamo «no» ? Diciamo «no», per esempio, a una cosa che dovrebbe essere piuttosto chiara. Diciamo «no» al fatto che chi ha i suoi terreni agricoli, che sono mezzi della produzione... Non stiamo parlando di rendite, non stiamo parlando di terreni agricoli tenuti a disposizione magari per sperare domani in un piano regolatore di favore Pag. 95che possa trasformare quei terreni agricoli in terreni edificabili e, quindi, produrre una rendita enorme.
  No, stiamo parlando di altra cosa. Stiamo parlando di quei terreni che vengono, appunto, coltivati, magari da coltivatori diretti. Su questi terreni noi diciamo una cosa molto semplice: se hanno subito calamità naturali, vogliamo esentarli ? Se attualmente sono fonte di costo perché sono infestati per esempio dalla Xylella, vogliamo esentarli ? E la risposta ancora una volta è «no». Anche ad una richiesta di impegno su una mozione la risposta è «no». Queste cose secondo voi possono essere comprese da un cittadino normale, per non dire da un operatore economico, cioè il fatto che lui abbia una fonte di costo anziché una fonte di reddito e su quella fonte di costo il Governo insista a voler produrre tassazione e tassazione sul patrimonio ? No. D'altronde, però, siamo in un Paese, per ragionare di fisco, che rifiuta costantemente la patrimoniale. Ancora il Ministro Poletti ci ha voluto deliziare recentemente nel dire che di patrimoniale in questo Paese proprio non se ne parla. La patrimoniale sulle persone fisiche e sui grandi patrimoni è una cosa di cui non si può nemmeno parlare, ma la patrimoniale sui mezzi produttivi sì; siano campi, siano macchinari imbullonati, siano capannoni, la patrimoniale su quello sì. Qualcuno mi dovrà spiegare prima o poi, perché lo dico sempre, qual è la razionalità di un sistema fiscale che, anziché colpire il reddito d'impresa, va a colpire i mezzi produttivi come se fossero patrimonio. E lo dice uno, ancora una volta, come ripeto, che sulla patrimoniale, anche alta, sulle persone fisiche, quando hanno grandi patrimoni, sarebbe non favorevole da ieri, ma da ieri, da oggi e da domani. Pertanto, non si può parlare di ciò che è giusto e si continua, invece, imperterriti a fare quello che non andrebbe fatto, cioè a colpire gli strumenti della produzione di ricchezza in questo Paese. Ricchezza che poi andrebbe tassata, certo, ma una volta prodotta e non prima.
  Su questo provvedimento che abbiamo alle spalle e il motivo per cui noi siamo qui è già stato detto molto. È stato detto di come il Governo abbia prima reintrodotto di fatto l'IMU agricola anche sulle frane, come si disse allora, cioè arrivando a colpire terreni che non erano mai stati colpiti né da ICI, né da IMU, di cui talvolta si faceva fatica persino a sapere di chi fossero, di cui i comuni non avevano i censimenti. Quindi, è stata introdotta in prima battuta una tassa in assenza persino della conoscenza minima della base imponibile. Perché ? Perché andava scritto e consegnato alla Ragioneria generale dello Stato lo scalpo di qualche centinaia di milioni di euro, indispensabile per chiudere in fase elettorale il provvedimento sugli 80 euro. Poi ci si è resi conto che quella cosa non stava in piedi, anche perché alcuni comuni minacciavano di spostare la casa comunale sopra o sotto i picchi della montagna a seconda che fosse l'altitudine, per cercare l'esenzione. Abbiamo avuto un balletto durato mesi, perché anche il modo in cui questo Governo e questa maggioranza propongono leggi fiscali al proprio Paese va raccontato. Abbiamo avuto un balletto di mesi in cui si prometteva il cambiamento. Io credo di aver fatto tre, quattro, cinque, dieci comunicati stampa con cui dopo il Consiglio dei ministri inseguivo il Governo e chiedevo se questo provvedimento sulla riformulazione del concetto di montagna – almeno sul concetto di montagna una qualche oggettività potrebbe esserci in un Paese, ma non c’è nemmeno questo in Italia – si arrivasse a ridefinirlo. Alla fine ci siamo arrivati. Come ci siamo arrivati ? Ci siamo arrivati nell'unico modo che si può conoscere: anziché quello che avevamo messo prima, i 600 metri, siamo tornati a quello che c'era antecedentemente, cioè abbiamo ripreso la formulazione ISTAT, quella che in Italia era sempre stata utilizzata per definire chi dovesse pagare e chi no. Nel frattempo, cosa era successo ? Era successo che lo scalpo offerto alla Ragioneria generale dello Stato era servito allo scopo e si potevano cercare altrove questi 300 milioni di euro.Pag. 96
  Chiudo, perché va detto fino in fondo dove sono stati trovati alla fine questi 300 milioni di euro: nell'unico luogo in cui il Governo sa trovare risorse, cioè scaricandole sugli enti locali. Infatti, con questo Governo, alla fine, e fatta tutta la descrizione prevalente e precedente, si arriva sempre a una sola conclusione: per fare provvedimenti propagandistici e demagogici qui, a livello centrale, si scarica tutto il costo su regioni ed enti locali, in questo caso anche quelli piccoli. Chi sono gli enti locali ? Sono quelli che in questo Paese garantiscono una cosa molto semplice: quello straccio di welfare che ci è rimasto. Quindi, voi fate i provvedimenti qui, fingete di abbassare le tasse – non lo fate nemmeno perché la pressione fiscale invece aumenta – e con questo demolite quel po’ di Stato sociale che ancora l'Italia ha. Grazie e complimenti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Falcone. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI FALCONE. Signor Presidente, sottosegretario, onorevoli colleghi, il tema dell'IMU agricola riguarda tantissime realtà produttive, tanti agricoltori e lavoratori, ai quali noi intendiamo rivolgerci con serietà ed obiettività con il solo scopo di salvaguardare una rete composta da decine di migliaia di imprenditori, che, con le loro famiglie, tengono in piedi uno dei settori strategici della nostra economia. Parliamo di un comparto che è riuscito a creare nuovo lavoro e ricchezza ben distribuita, nel pieno di una congiuntura economica che non ha mai visto pari nella storia della nostra Repubblica. Il vento della recessione ha soffiato forte ma le radici del settore primario hanno dimostrato di esserlo molto di più.
  Secondo stime INEA, l'agricoltura ha prodotto nel 2013 qualcosa come 52,5 miliardi di euro di ricchezza. Nel 2014 l’export dell'agroalimentare ha conquistato il secondo record storico: dopo i 33,6 miliardi di euro del 2013 siamo passati a 34,3 miliardi di euro, e ciò nonostante l'embargo russo. Nel 2013 i posti di lavoro riconducibili ad attività agricole sono aumentati di ben 150 mila unità, contribuendo su scala nazionale ad un aumento del 7,1 per cento dei livelli occupazionali. Le imprese agricole condotte da giovani con meno di 35 anni sono salite a 49.871: un aumento dell'1,5 per cento.
  Ed ecco perché possiamo affermare con indubbia certezza che l'agricoltura ha concorso a salvare il Paese dal tracollo economico. L'introduzione dell'IMU sui terreni agricoli ha concorso alla copertura finanziaria del bonus di 80 euro per i redditi medio-bassi e tale scelta mostra oggi i suoi effetti positivi nella ripresa dell'occupazione e nell'attività produttiva del Paese. A giovarne è stato il sistema economico nazionale nel suo complesso, perché per far ripartire la domanda interna non c’è migliore strategia che sostenere il potere d'acquisto dei ceti medi e popolari. È lì che si è concentrata la più significativa propensione all'acquisto di beni e servizi, una realtà tanto più vera nelle aree disagiate e interne del nostro Mezzogiorno.
  Con i criteri adottati dal citato decreto-legge n. 4 del 2015, ben 3.456 comuni sono stati classificati totalmente esenti e 655 parzialmente esenti e si è introdotto un sensibile alleggerimento del carico fiscale in favore, in particolare, di coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali.
  L'aumento del carico fiscale sui terreni agricoli ha concorso ad una manovra più complessa di redistribuzione del reddito e ha consentito di aumentare il potere di acquisto delle famiglie, contribuendo al miglioramento degli scenari macroeconomici delineati dal Documento di economia e finanza 2015, recentemente adottato dal Governo.
  L'applicazione dell'IMU sui terreni agricoli continua a generare molte preoccupazioni perché i criteri altimetrici rimangono insufficienti a determinare condizioni di equità.
  È dunque necessario, specialmente in un momento di notevoli difficoltà economiche, Pag. 97garantire la competitività del sistema agricolo anche attraverso la scelta di garantire misure di favore di natura fiscale prioritariamente alle imprese agricole professionali; occorre valutare, in funzione dei nuovi scenari di finanza pubblica prospettati nel Documento di economia e finanza 2015 l'ampliamento del sistema di esenzioni dall'imposta, riconoscendo lo stesso ai terreni siti in aree svantaggiate, tenendo debitamente in conto le condizioni geografiche e socioeconomiche, le caratteristiche orografiche e di redditività dei suoli e il livello di rischio idrogeologico dei territori, al fine di garantire una maggiore equità nell'applicazione del tributo, dando priorità ai coltivatori diretti e agli imprenditori agricoli professionali di cui all'articolo 1 del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 99, iscritti alla previdenza agricola.
  Inoltre, ad attivare iniziative legislative per superare il prima possibile e al massimo nell'ambito del riordino della fiscalità locale nella local tax, le disposizioni in materia di applicazione dell'imposta municipale propria sui terreni agricoli di cui all'articolo 22, comma 2, del decreto-legge n. 66 del 2014, come modificato dal decreto-legge n. 4 del 2015. Occorre introdurre la sospensione degli adempimenti fiscali, tributari, contributivi e dei premi assicurativi e la rateizzazione dei pagamenti dopo la sospensione, senza applicazione di sanzioni ed interessi, per i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli professionali iscritti alla previdenza agricola che abbiano subìto grave pregiudizio alla redditività delle aziende a causa della diffusione del batterio della Xylella fastidiosa sulle piante di olivo in Puglia e a causa di altre gravi fitopatie che stanno compromettendo colture agricole e terreni per i quali sia intervenuta o intervenga la deliberazione del Consiglio dei ministri che ne riconosca lo stato di calamità. La sospensione, inoltre, del pagamento delle rate dei mutui in essere e, se del caso, la proroga del contratto di mutuo e delle garanzie per esso prestate. Prevedere, altresì, le medesime misure e condizioni per i coltivatori e le imprese agricole colpite da gravi eventi atmosferici per i quali sia stato dichiarato lo stato di emergenza. Per queste ragioni esprimo il voto favorevole, a nome del gruppo di Scelta Civica, sulla mozione a prima firma Oliverio n. 1-00817 (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dorina Bianchi. Ne ha facoltà.

  DORINA BIANCHI. Grazie, Presidente. Il nostro gruppo, Area Popolare, aveva chiesto che fosse finalmente affermato il principio per il quale i beni mobili e immobili ad uso delle imprese e delle attività produttive non fossero oggetto di tassazione. Ed è proprio secondo questa filosofia che, in occasione del decreto-legge recante misure urgenti in materia di esenzione dell'IMU, io stessa invitai i Ministri competenti ad una riflessione più approfondita che portasse a un maggior sostegno a uno dei settori più importanti del made in Italy. Ciò non soltanto perché l'agricoltura è sicuramente un asset importante da sempre del nostro Paese, ma sicuramente perché ha retto in tutto questo tempo ed ha avuto un ruolo strategico per quanto riguarda l'economia del nostro Paese. Non sfugge a tutti – anche l'intervento del collega che mi ha preceduto lo ha rimarcato – l'incremento importante del PIL d'Italia determinato dal settore agroalimentare; incremento importante soprattutto se pensiamo che in questo settore, nonostante la crisi economica presente, la presenza di giovani e donne è aumentata, ed è soprattutto aumentata la presenza di giovani e donne in quelle regioni del sud dove la disoccupazione – il Governo lo sa bene – è a valori altissimi. Pensare quindi di non tener conto di questa realtà del nostro Paese oggi diventa particolarmente importante, tenendo presente che, a fronte di un aumento così alto del PIL, rimane poi nelle tasche degli agricoltori un modesto 17 per cento. In questo periodo in cui abbiamo la grande manifestazione dell'Expo, voglio sottolineare l'importanza che ha questo settore, Pag. 98sia in termini di posti di lavoro creati sia in termini di aumento delle esportazioni, capaci di conquistare enormi fette di mercato internazionale. Il tema di fondo di Expo 2015, «Nutrire il pianeta, energia per la vita», costituisce di per sé un incentivo a sostenere il settore dell'agricoltura e ad incoraggiare anche i più giovani ad intraprendere attività in grado di incrementare la produzione di prodotti italiani tipici ed inimitabili, nonché di migliorarne la qualità.
  L'Expo 2015 intende anche dimostrare quanto sia importante apportare innovazione nelle culture, utilizzare i mezzi più moderni per consentire al settore dell'agricoltura di diventare sempre più centrale nella vita di ogni paese, ma soprattutto, visto anche quello che ci viene riconosciuto dal resto del mondo, nella vita economica del nostro paese.
  Quindi, per tornare all'argomento oggetto della nostra mozione riteniamo opportuno cambiare sia il livello sia le modalità di tassazione di questo settore. Noi accetteremo la riformulazione del Governo in quanto anche la risoluzione al DEF va in questa direzione, anche se noi continueremo a sostenere la nostra mozione in momenti più opportuni, semmai, che dal punto di vista economico va nella direzione di una abolizione completa dell'IMU soprattutto in quelle realtà dove oggettivamente l'agricoltura non è ricca ma nello stesso tempo rappresenta una risorsa per quei territori.
  Le organizzazioni imprenditoriali hanno osservato come solo nel 2011-2013 il settore agricolo abbia contribuito al bilancio dello Stato con quasi un miliardo di euro tra gasolio, IMU e altre tassazioni. Proprio in base a tali considerazioni ci siamo sempre battuti affinché la soppressione dell'IMU fosse reale da questo punto di vista. Allo stesso modo riteniamo risulterebbe più opportuno demandare una eventuale imposizione in materia agli enti locali secondo modalità premiali che favoriscano e inducano anche i proprietari e i conduttori dei terreni agricoli a comportamenti virtuosi.
  I terreni in agricoltura costituiscono un mezzo di produzione, vorremmo che questo fosse ben chiaro al Governo, l'IMU agricola si configura invece in una sorta di patrimoniale applicata, con effetti distorsivi e depressivi, ad un settore produttivo colpevole solo di essersi tirato su le maniche in un momento di crisi del paese. Noi chiediamo al Governo di: prendere degli impegni, soprattutto per il raggiungimento di quegli obiettivi che chiaramente abbiamo indicato nella nostra mozione, garantendo soprattutto agli enti locali una reale autonomia, continuando il percorso per il superamento del patto di stabilità interno, limitandosi ad indicare il quantum degli obiettivi di contenimento della spesa da realizzare e lasciando la definizione delle modalità attuative alla responsabilità dei singoli enti; definire un assetto complessivo della finanza locale, caratterizzato da semplicità, chiarezza, equità, responsabilità e trasparenza nei meccanismi retributivi e da certezza sulle soluzioni in modo da consentire l'effettiva possibilità di programmazione virtuosa degli impegni; realizzare una definitiva revisione del sistema di tassazione locale in particolare sull'IMU su tutti i terreni agricoli, estendendo l'ambito di esenzione a quei siti in aree svantaggiate, tenendo conto dell'effettiva redditività dei terreni.
  Quando dico che esistono terreni agricoli che hanno redditi maggiori rispetto a quelli industriali e a quelli immobiliari, che semmai in questo momento sono esenti da IMU agricola in quanto esenti vorrei l'attenzione del Governo. Noi chiediamo che su questi terreni che hanno un'altissima redditività si possa prevedere la possibilità di stabilire una imposizione.
  Siamo assolutamente consapevoli, invece, che esiste il problema di un'agricoltura più povera e che esiste anche il problema di terreni che non vengono coltivati e, in questo senso, noi crediamo che dei comportamenti non buoni in qualche modo vadano tassati (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

Pag. 99

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Faenzi. Ne ha facoltà.

  MONICA FAENZI. Grazie Presidente, devo dire che noi non ci stupiamo del parere sfavorevole del Governo anche perché i nostri intendimenti all'interno della mozione erano molto chiari e non davano naturalmente adito a nessun dubbio. Noi abbiamo chiesto l'abrogazione totale dell'IMU e la restituzione dell'IMU stessa. Per questo annuncio che voteremo favorevolmente laddove i presentatori non accolgono le riformulazioni delle mozioni perché riteniamo che questo depotenzi, di fatto, il dispositivo delle stesse e sull'IMU agricola invece dobbiamo avere le idee chiare e vogliamo da parte del Governo un impegno preciso.
  Infatti, nel corso delle dichiarazioni di voto finale al decreto legge n. 4, approvato lo scorso 19 marzo, noi di Forza Italia ribadimmo come questa vicenda, per molti versi assurda e sconcertante relativa all'IMU, non si sarebbe conclusa, nonostante gli affannosi tentativi di ricorrere ai ripari da parte del Governo nel rivedere in corsa la gestione spericolata delle regole da riscrivere a seguito anche delle pesanti censure da parte del TAR del Lazio che altrimenti avrebbe bocciato proprio nel merito l'obbligo del pagamento, la situazione attuale resta immutata.
  L'agricoltura italiana paga un prezzo pesantissimo, a causa di una tassa che rappresenta una vera e propria patrimoniale. Un salasso per certi aspetti inaspettato, in quanto se il famoso decreto-legge del 2014 (quello che per intenderci, è servito alla vittoria delle elezioni europee del Partito Democratico, con la misura degli 80 euro), aveva stabilito che il settore agricolo, sarebbe stato direttamente interessato a finanziare tale misura spot, contribuendo al pagamento di 350 milioni di euro già iscritti a bilancio, dall'altro i proprietari dei terreni obbligati a quel pagamento, mai si sarebbero aspettati un prelievo così pesante sui bilanci aziendali, considerando che il 43-45 per cento in media del reddito imponibile ai fini Irpef delle aziende agricole se ne va proprio per pagare l'IMU agricola.
  Aggiungo, che se dal 19 marzo scorso questa tassa, che rimane iniqua e costituzionalmente illegittima, rappresenta una delle poche certezze delle imposte comunali sui terreni agricoli, permangono però oggi delle evidenti quanto incredibili incertezze proprio sulla classificazione dell'ISTAT che differenzia i comuni, montani, parzialmente montani e non montani, sui cui criteri pende appunto il giudizio del TAR del Lazio per il prossimo fine giugno.
  Incertezze che hanno costretto l'Istituto di statistica, a predisporre una nuova relazione proprio per argomentare e chiarire, quali siano i parametri utilizzati per la classificazione dei comuni montani e non, a seguito di un ulteriore ricorso, questa volta dell'ANCI Lazio, dinanzi del TAR, la cui tabella desta più dubbi che certezze e che testimonia anche il caos ancora esistente intorno a questo tributo che grava sull'agricoltura nazionale. Una controversia alimentata da una semplice ragione: il criterio non è altimetrico. Ovvero, i comuni non sono ordinati in base all'altezza sul livello del mare. Motivo per cui il comune di Gesualdo (provincia di Avellino) posto a 670 metri di altitudine, secondo l'elenco dell'ISTAT, ad esempio, non è montano. Lo sono al contrario, i comuni sardi di Domusnovas e Tratalias, sebbene rispettivamente a 30 e addirittura a 0 metri sul livello del mare, che stando così le cose, sono esentati.
  E non si tratta di sviste isolate. L'elenco ISTAT, che, occorre ribadirlo, rappresenta quello ufficiale ovvero, la tabella allegata al decreto-legge n. 4 e quindi già convertito in legge, ebbene tale tabella dimostra ancora oggi una classificazione bizzarra. Monte Argentario, in provincia di Grosseto, una località balneare a 5 metri sul livello del mare, è considerato un comune montano, mentre, a dispetto del nome, non lo sono comuni come Montefiascone, in provincia di Viterbo, e Montemiletto, in provincia di Avellino, arroccati a 600 metri di altitudine. Insomma, colleghi e soprattutto signori della maggioranza e del Governo, ditemi voi, che fiducia noi possiamo Pag. 100avere, soprattutto i cittadini contribuenti, di questa amministrazione finanziaria.
  Quale serietà possono avere i contribuenti nei riguardi del fisco di questo Paese, i cui criteri adottati per pagare una tassa (l'ennesima) di cui proprio non c'era bisogno cambiano di volta in volta in una girandola di parametri che non si ferma mai e che, come si evidenzia anche dal ricorso dell'ANCI Lazio, sono certa che cambieranno ancora. E tra l'altro le rassicurazioni che ci vengono fornite dal Governo e soprattutto dal Presidente del Consiglio, Renzi, sulle misure d'intervento previste nel 2016, sono assai incerte.
  Questa vicenda dell'IMU, infatti, sui terreni agricoli, colleghi della maggioranza, dimostra nella realtà come essa sia palesemente in antitesi con qualsiasi ipotesi di collaborazione e buona fede tra l'amministrazione finanziaria e il contribuente. Cosa sarà mai comunicare a ridosso del pagamento, ai proprietari dei terreni, che non hanno mai versato né ICI né IMU, che le regole cambiano di volta in volta e che le istruzioni per il pagamento sono dettate all'ultima ora ? In questo caos, tutt'altro che evidentemente risolto, occorre ribadire che questa tassa è tutto il contrario di ciò che occorre all'agricoltura italiana.
  Ma in tutto questo noi ci chiediamo, il Ministro Martina dov’è ? Cosa dice ? Quali interventi di tutela e di compensazione ha adottato per le imprese agricole italiane ? Quali misure d'intervento ha introdotto per difendere l'agricoltura italiana ed evitare che il comparto poi, oltre al pagamento dell'IMU, contribuisse a finanziare anche le norme di copertura previste dal decreto-legge n. 4 del 2015 ? Nessuna. Quali considerazioni su questa assurda vicenda per i terreni agricoli esprime il Ministro che dovrebbe difendere gli agricoltori italiani ? Abbiamo oggi un Ministro delle politiche agricole – diciamolo – evanescente, che non si presenta in televisione, se non per parlare di Expo, di promozione del made in Italy e di annunci che richiamano l'attenzione quando si parla di agroalimentare italiano e del brand di richiamo, in occasione di eventi internazionali. Peccato però che quando si tratta di intervenire per tutelare e salvaguardare l'agricoltura italiana, le imprese, i tantissimi lavoratori che quotidianamente si dirigono verso i campi, i terreni, quei terreni che il Governo tassa, non considerandoli come strumento di lavoro, il Ministro Martina sia completamente assente, anzi latitante. Ricordiamo cosa ha subito l'agricoltura italiana in questo anno: la rivalutazione delle rendite catastali; l'aumento delle accise sul gasolio agricolo; la diminuzione delle quote di gasolio agevolato per ettaro coltura; l'arrivo indiscriminato dei prodotti non europei sui mercati nazionali, prodotti non garantiti dal punto di vista della coerenza sanitaria e della qualità. Passo dopo passo, provvedimento dopo provvedimento, l'agricoltura italiana continua a subire una serie di decisioni politiche da parte del Governo Renzi, sia finanziarie, che fiscali, ingiuste e inaccettabili. Quando si tratta di intervenire con un piccolo incentivo o un sollievo per l'agricoltura, le somme si reperiscono nei fondi dello stesso Ministero delle politiche agricole: è un cane che si morde la coda.
  Così come oltre al danno si aggiunge anche la beffa, finanziando le coperture del decreto n. 4 dello scorso marzo con le riduzioni delle deduzioni in materia di IRAP per i produttori agricoli. Decisioni incredibili che determineranno un impatto economico gravissimo ed una decrescita in termini occupazionali più che probabili, cancellando il bonus IRAP destinato a circa 143 mila lavoratori del settore agricolo. Per questo, colleghi e signori del Governo, con questa mozione da noi presentata e che il Governo sordo e arrogante e la sua maggioranza in evidente imbarazzo continua a respingere, non accogliendo le nostre proposte, che altro non rappresentano se non una rivolta corale del mondo delle imprese agricole, che proprio non ci sta ad essere vessata e quasi umiliata dalla disarmante superficialità dimostrata dal Governo, Forza Italia ribadisce che l'IMU sui terreni agricoli va soppressa in via definitiva. Se non si vuole cantare il de profundis dell'agricoltura Pag. 101italiana occorre assolutamente eliminare questa forma di tassa patrimoniale sui terreni agricoli (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massimiliano Bernini. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO BERNINI. Signor Presidente, membri del Governo, il MoVimento 5 Stelle in tutte le sedi, istituzionali e non, si è dichiarato fin da subito e apertamente contrario al nuovo balzello che va sotto il nome di IMU sui terreni agricoli che il Governo Renzi e la sua maggioranza hanno varato in quest'Aula lo scorso 19 marzo.
  Quindi non possiamo accettare la riformulazione del Governo: vogliamo una data certa per l'abrogazione dell'IMU sui terreni agricoli. Non la vogliamo solo noi, ma la vogliono tutti gli agricoltori italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). I motivi della nostra contrarietà sono ben noti: li vado comunque ad enumerare affinché venga messa agli atti una volta di più la nostra posizione, ovvero la cancellazione immediata dell'imposta.
  Tra l'altro, abbiamo depositato anche noi una proposta di legge che chiede l'immediata abrogazione dell'IMU sui terreni agricoli, che è una patrimoniale al contrario; si colpisce infatti un patrimonio povero, la terra, che i proprietari hanno guadagnato e migliorato con il proprio sacrificio e con il sudore della fronte, spesso tramandato di generazione in generazione.
  Per questo la terra, soprattutto in Italia rappresenta ancora un elemento di forte identificazione sociale e di appartenenza alle comunità locali in contrapposizione con la civiltà industriale e globalizzata i cui elementi sono l'alienazione e la omologazione dell'individuo ridotto al rango di consumatore. E cosa fa il Governo ? Tassa proprio questo patrimonio povero.
  Chi ha un fazzoletto di terra non è sicuramente miliardario, mentre non aggredisce con la stessa forza ed efficacia i patrimoni leciti ed illeciti frutto di azzardi e di speculazioni, non certo del sudore della fronte. Come al solito un esecutivo forte e sproporzionato nei confronti dei più deboli e debole con i forti. Per capire chi verrà colpito dall'imposta basta leggersi i dati dell'ultimo censimento ISTAT 2010 sull'agricoltura: l'82% della SAU (superficie agraria utilizzabile) ed il 95, 4 per cento delle aziende è a conduzione diretta del coltivatore.
  Inoltre l'IMU sui terreni agricoli è una vera e propria ingiustizia sociale. Il balzello è stato istituito solo per trovare una parte delle coperture per la marchetta elettorale delle europee del 2014, le famose 80 euro di Renzi. Del bonus Irpef se ne gioveranno solo i lavoratori dipendenti e assimilati con reddito compreso tra gli ottomila e i 24 mila euro l'anno, ossia circa 11 milioni di cittadini. Quindi restano fuori gli incapienti e i redditi bassi molti dei quali appartengono proprio al mondo agricolo.
  Insomma il terziario ed il secondario contro il primario: un pessimo esempio di coesione sociale. Ricordo inoltre che la misura delle 80 euro si è rivelata un clamoroso flop, visto che il rilancio dei consumi è stato solo un misero + 0, 51 per cento rispetto agli auspici trionfalistici del Governo che puntava al +15 per cento. Non lo diciamo noi del Movimento 5 stelle ma lo dichiara l'ISTAT non più tardi del gennaio scorso.
  Si colpisce il bene strumentale terra. La terra è un bene produttivo dal quale si ricavano i generi di prima necessità cioè gli elementi indispensabili a nutrire il Paese. Per farvi capire la stoltezza e come se si tassassero i piatti di un ristorante o le chiavi inglese di un officina meccanica. Insomma, proprio nell'anno dell'Expo, ovvero del «McExpo», che almeno sulla carta dovrebbe valorizzare e mettere al centro del dibattito pubblico proprio il settore primario e la sua importanza economica ed ambientale, lo si affossa con il balzello dell'IMU. Rischiamo di far perdere trend positivi di crescita in termini di PIL e di occupazione che vengono proprio Pag. 102dal settore primario e dal mondo agricolo e che dovrebbero rappresentare il volano per una sicura e certa ripresa economica del nostro Paese. Per consolidare e rendere strutturale in questi valori positivi di questa crescita, il mondo agricolo avrebbe bisogno di ben altri provvedimenti e non certo di una nuova tassa. Il Governo non ha capito che la terra non significa reddito. I cambiamenti climatici degli ultimi anni, gli eventi meteorici intensi ed improvvisi, la recrudescenza di fitopatie autoctone ed alloctone hanno gravi ricadute sulle produzioni e sui beni strumentali delle aziende agricole italiane, specie di quelle che coltivano in pieno campo. Ciò significa che gli agricoltori, da una stagione agraria a l'altra possono subire perdite di produzione di reddito anche del 50 per cento e più, come di recente accaduto alla nostra olivicoltura falcidiati dalla mosca dell'ulivo e dalla ylella in Puglia.
  Ricordo che solo nel 2014 il Mipaaf, con un apposito decreto, ha individuato ben 31 calamità naturali che colpiscono l'agricoltura italiana. E mi rivolgo al Governo e alla maggioranza per il suo tramite, Presidente: come potete fare pagare le tasse ai proprietari di terreni che non hanno avuto reddito a causa di malattie e di calamità ? È immorale ed è anche incostituzionale, ai sensi dell'articolo 53 della nostra Carta costituzionale.
  Inoltre, molti agricoltori denunciano il fatto che per pagare l'IMU sui terreni agricoli, che in alcune aree del nostro Paese può arrivare anche al 120-150 euro ad ettaro, dovranno utilizzare gli aiuti diretti della PAC. È vergognoso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Un altro elemento di contrarietà è l'iter di approvazione della legge di conversione del decreto-legge n. 24 gennaio 2015, n. 4, dal titolo «Misure urgenti in materia di esenzione IMU». Tutto questo iter è stato, a dir poco, raffazzonato. Seguiamo i fatti: il decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, il cosiddetto «decreto competitività», convertito, con modificazioni, dalla legge 23 giugno 2014, n. 89, ha reintrodotto l'obbligo di pagamento dell'imposta municipale propria, IMU, per i terreni agricoli, al fine di reperire risorse necessarie per finanziare alcune agevolazioni, come il bonus IRPEF, ovvero la marchetta elettorale di Renzi.
  Dopo la suddetta legge il MEF emana il decreto ministeriale per l'individuazione delle esenzioni per il pagamento dell'IMU, ovvero quello delle demenziali quote altimetriche sul livello del mare della sede comunale. Il pagamento dell'importo per il 2014 viene fissato dapprima al 16 dicembre 2014, ma la pioggia di ricorsi fa sì che il termine venga spostato al 26 gennaio 2015. Poi, il succitato decreto-legge n. 4 del 24 gennaio 2015, che per l'esenzione fa riferimento alla classificazione dei comuni ISTAT del 1952, classificandoli in montani, parzialmente montani e non montani, sposta ulteriormente i termini del pagamento al 10 febbraio. Dopo la sua conversione in legge, di alcune settimane fa, viene data un'ulteriore proroga per il pagamento dell'imposta, quella del 31 marzo, per non essere assoggettati a sanzioni e interessi. Quindi, un iter assolutamente farraginoso.
  Altro elemento di forte contrarietà è che i sindaci diventano esattori per conto del Governo. Infatti, i comuni si vedranno decurtare la quota del Fondo di solidarietà corrispondente all'importo IMU che dovranno riscuotere localmente. I nostri sindaci, insomma, sono ridotti al rango di esattori, di gabellieri, per conto del Governo Renzi. A tal proposito, attendiamo con trepidazione da parte dell'Esecutivo i dati relativi al gettito delle amministrazioni locali. Temiamo, infatti, che alla data del 31 marzo ben pochi conduttori di terreni abbiano corrisposto la somma dovuta, con gravi ripercussioni sui bilanci comunali che metteranno a repentaglio l'erogazione dei servizi essenziali per i cittadini: le scuole, gli asili, i servizi sociali, le mense, eccetera. Insomma, si scarica sui primi cittadini tutta la tensione sociale dovuta all'introduzione dell'imposta.
  Quali erano i nostri impegni, impegni che voi oggi boccerete ? In primis, di adoperarsi urgentemente per una revisione complessiva delle norme in materia di fiscalità rurale e, in particolare, ad esentare Pag. 103i terreni agricoli dall'applicazione dell'imposta municipale propria a decorrere dall'anno 2015. Si poteva indicare il 2016: questa sarebbe stata una riformulazione possibile e non togliere ogni riferimento temporale. Impegniamo, poi, a rimborsare tutti i conduttori di terreni agricoli che hanno corrisposto il pagamento entro il termine del 31 marzo 2015; ad assumere iniziative per compensare i comuni interessati dal minor gettito derivante dalla mancata entrata tributaria (vado a concludere, Presidente); infine, ad esentare dal pagamento dell'IMU gli IAP e i coltivatori diretti con un volume d'affari non superiore ai 15 mila euro annui.
  Questi sono gli impegni che boccerete, questi sono gli impegni che ci chiede il mondo agricolo italiano. Quindi, vi state assumendo una grande responsabilità politica a bocciare il nostro dispositivo.

  PRESIDENTE. Grazie...

  MASSIMILIANO BERNINI. Presidente, concludo per quanto riguarda la dichiarazione di voto. Noi ci asterremo su tutte le mozioni di cui si accetteranno le riformulazioni; voteremo «no» sulla mozione del Partito Democratico, che francamente ci sembra una presa in giro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mongiello. Ne ha facoltà.

  COLOMBA MONGIELLO. Signor Presidente, colleghi deputati, intervengo per sostenere la mozione del Partito Democratico, in cui si chiede al Governo di modificare il sistema di esenzione dell'IMU agricola, per completare il positivo e razionale intervento avviato con il «milleproroghe». Per comprendere le ragioni politiche dell'atto condiviso con i colleghi della Commissione agricoltura, è opportuno si abbia presente qual è il contesto economico in cui operano le nostre scelte. Le imprese agricole italiane sono circa 820 mila, vale a dire il 15 per cento del totale di quelle attive. Considerata la percentuale di superficie coltivata in Italia, riusciamo ad ottenere il più elevato valore aggiunto per ettaro in Europa e il maggior numero di lavoratori occupati del settore. L'economia agricola è l'unica, nel perdurare della crisi, a presentare indici produttivi e occupazionali positivi, compreso quello del ricambio generazionale alla guida delle imprese. Positivo è anche il trend delle esportazioni, al punto che il Governo Renzi, nell'ultima legge di stabilità, si è posto l'ambizioso e realistico traguardo dei 50 miliardi di fatturato entro il 2018, investendo consistenti risorse nell'azione di promozione e tutela del made in Italy all'estero contro la contraffazione e l’italian sounding. Un obiettivo strategico, questo dell’export, poiché il suo incremento compensa la crisi dei consumi sul mercato interno. Ma non è tutto verde quello che brilla. Il rapporto con il sistema bancario è sempre particolarmente problematico: i finanziamenti concessi sono ordinariamente inferiori alle richieste effettuate dalle imprese, i tempi di istruttoria sono assai lunghi e le procedure ancor più farraginose. E ciò vale soprattutto per le aziende agricole del centro e del sud Italia, creando le condizioni di una insopportabile discriminazione, che da finanziaria si trasforma in produttiva e commerciale.
  Il carrello della spesa degli italiani continua ad essere più povero di qualche anno fa. Pasta, latte, frutta, ortaggi, pesce, olio e vino hanno risentito particolarmente gli effetti della crisi che ha investito i consumi alimentari delle famiglie italiane. Alcune produzioni storiche e simboliche, come quella dell'olio, sono fortemente penalizzate non solo da fattori climatici e fitopatologici, ma anche da una crisi strutturale che mette a rischio la vita stessa di centinaia di aziende agricole e agroalimentari. Proprio oggi in Commissione agricoltura della Camera abbiamo approvato all'unanimità la risoluzione del piano olivicolo nazionale, un piano straordinario di interventi proprio per intensificare la produzione e la qualità dell'olio extravergine di oliva italiano.
  L'agricoltura italiana è meno dinamica di quella dei più diretti competitors europei, Pag. 104che fanno registrare un incremento medio superiore tanto per i volumi di produzione che per la produttività del lavoro.
  Ciò è determinato anche dalla persistenza della ridotta remunerazione della materia prima utilizzata nel processo di trasformazione agroindustriale, nonché dalle tensioni speculative determinate dalle importazioni di materia prima a basso costo dai Paesi extra UE. Non dimentichiamo anche l'embargo russo che ha determinato un fattore di destabilizzazione per alcuni prodotti agroalimentari italiani. Sono anche queste le ragioni che hanno spinto il Presidente del Consiglio dei Ministri ad intervenire personalmente a sostegno della competitività del sistema agricolo, ispirando i provvedimenti che realizzano una tassazione più equa e meno elevata, in particolare a carico di chi sceglie di svolgere questa attività in modo professionale.
  Più che opportuna, infatti, è stata la scelta del Governo che con il decreto-legge 24 gennaio 2015, n. 4, ha sensibilmente allargato il campo di esenzione dall'imposta prevedendo che: l'esenzione dall'imposta municipale propria si applica: ai terreni agricoli, nonché a quelli non coltivati, ubicati nei comuni classificati totalmente montani dall'ISTAT; ai terreni agricoli, nonché a quelli non coltivati, posseduti e condotti dai coltivatori diretti e dagli imprenditori agricoli professionali, iscritti alla previdenza agricola e ubicati nei comuni classificati parzialmente montani.
  Con l'adozione di questi criteri – io voglio ricordarlo all'Aula – ben 3.456 comuni sono stati classificati totalmente esenti e 655 parzialmente esenti. Si è così realizzato un sensibile alleggerimento del carico fiscale richiesto dalle imprese e dalle loro organizzazioni di rappresentanza.
  E a beneficiarne sono stati i coltivatori diretti, gli imprenditori agricoli professionali, nonché le imprese che subiscono lo svantaggio competitivo di operare in aree meno infrastrutturate e più distanti dai mercati di riferimento, mi riferisco, soprattutto, a quelle meridionali.
  Il positivo sforzo di tutta la maggioranza parlamentare che non si è potuto estendere allora, per ragioni finanziarie, alle aree svantaggiate, così come indicato da moltissimi colleghi del Partito Democratico (voglio ricordare tra tutti la Terrosi), definite tali in base alla posizione geografica ed orografica dei terreni o al livello di infrastrutturazione dell'area in cui le imprese operano.
  Per tale ragione, nella fase di discussione, la Commissione agricoltura, della quale faccio parte, ha approvato un parere che, pur sostenendo le linee d'intervento del Governo in materia di IMU agricola, sottolineava la necessità di valutare i vantaggi ambientali e finanziari derivanti dal persistere della pratica agricola in tali aree, a garanzia della custodia del patrimonio paesaggistico, ambientale e sociale di zone, altrimenti destinate all'abbandono e al dissesto idrogeologico. Dove c’è più coltura, dove c’è produzione olivicola, c’è meno dissesto idrogeologico. Attenzione ! Lo dico a tutti. Non si chiede di privilegiare fiscalmente le imprese agricole, a dispetto di quelle che operano in altri comparti economici. Il carico fiscale sui terreni agricoli è complessivamente aumentato, perché anche questo settore ha partecipato alla manovra di redistribuzione del reddito che ha consentito di aumentare il potere di acquisto delle famiglie e di migliorare gli scenari macroeconomici delineati dal DEF.
  Ciò su cui impegniamo il Governo sono alcuni interventi correttivi. Primo, garantire una maggiore equità nell'applicazione del tributo e, in considerazione dei nuovi scenari di finanza pubblica, ampliare le esenzioni in materia di imposta municipale propria anche ai terreni siti in aree svantaggiate e nelle porzioni montane dei comuni parzialmente montani, tenuto conto delle condizioni geografiche e socioeconomiche, orografiche e di redditività dei suoli e del livello di rischio idrogeologico, dando priorità ai coltivatori diretti e agli imprenditori agricoli professionali che – lo abbiamo sempre detto – sono quelli che lo fanno di mestiere.Pag. 105
  Secondo, chiediamo al Governo di attivare iniziative legislative per superare al più presto e, comunque, al massimo nell'ambito del riordino della fiscalità locale della local tax, le disposizioni in materia di applicazione dell'imposta municipale propria sui terreni agricoli di cui all'articolo 22, comma 2, del decreto legge n. 66 del 2014. Chiediamo di considerare nell'ambito della procedura di verifica del gettito IMU per l'anno 2015, la differenza tra gettito accertato e riscosso e gettito previsto, al fine di disporre eventuali compensazioni per i comuni in relazione alla nuova disciplina impositiva dei terreni montani. Chiediamo di prevedere per i terreni agricoli colpiti da calamità naturali o colpiti da fitopatie particolari, come ad esempio la ylella fastidiosa, sostegni e contributi parametrati all'entità dei danni, al fine di favorire il ripristino del potenziale produttivo delle colture medesime e di sostenere il reddito degli agricoltori. Per ultimo, chiediamo di estendere l'esenzione in materia di imposta municipale propria ai piccoli proprietari di terreni, anche se non coltivatori diretti, che li utilizzino per l'autoconsumo familiare o che li abbiano ceduti in fitto o in comodato d'uso a coltivatori diretti e ad imprenditori agricoli a titolo principale.
  Le parole utilizzate dal Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, all'inaugurazione di Expo 2015 e, soprattutto, la sua firma in calce alla Carta di Milano, sono evidente testimonianza della volontà di essere al fianco delle migliaia di imprese e lavoratori che producono il miglior cibo del mondo, preservano la biodiversità, i saperi millenari che possediamo, tutelano il territorio da cui traggono reddito e lavoro per se stessi e le comunità in cui operano.
  Gli interventi fiscali che noi proponiamo oggi, in questa sede, e con la forma della mozione, sono la pratica applicazione di quella volontà, perché noi crediamo fortemente nella centralità del sistema agroalimentare italiano, come forza propulsiva di sviluppo e occupazione. Per tali ragioni, esprimo il voto favorevole del Partito Democratico alla mozione da noi presentata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Terrosi. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRA TERROSI. Grazie Presidente, intervengo per spiegare che il mio voto favorevole alla mozione presentata dal mio gruppo è dovuto a due punti del dispositivo. Innanzitutto perché al punto uno si cerca di allargare l'esenzione dei comuni alle zone svantaggiate, anche se ritengo che sarebbe stato opportuno nella mozione fare esplicito riferimento al ritorno alla circolare n. 9 del 1993, che appunto elencava i comuni, per così dire, svantaggiati. In secondo luogo ritengo fondamentale il punto quattro del dispositivo della mozione, laddove si prevede appunto di verificare, per i comuni che sono stati assoggettati all'imposta, quanto effettivamente questi comuni siano riusciti a incassare e, quindi, eventualmente a prevedere per i comuni stessi un reintegro.
  Però voglio esprimere la mia contrarietà e, comunque, le mie perplessità ai capoversi due e tre del dispositivo, cioè dove si dice che eventualmente l'IMU agricola dovrebbe rientrare nella local tax e dove si dice che eventualmente potrebbe essere lasciato alla discrezionalità dei singoli enti locali e dei singoli comuni imporre quest'imposta. Infatti ritengo che questo genererebbe ancora ulteriori disparità e renderebbe ulteriormente iniqua quest'imposizione.
  Relativamente al capoverso sei, infine, ritengo importante l'esenzione per la categoria dei piccoli proprietari, ma ritengo che sarebbe anche qui stata necessaria un'esplicitazione dell'importanza di esentare i pensionati, soprattutto gli ex coltivatori diretti e gli ex IAP, che attualmente invece pagano pienamente l'IMU agricola.
  Inoltre mi riservo di esprimere un voto difforme sugli altri impegni delle altre mozioni presentate dagli altri gruppi.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

Pag. 106

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Prendiamo posto, colleghi.
  Come da prassi le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Faenzi ed altri n. 1-00784, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Provi a votare onorevole Sorial...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  357   
   Votanti  356   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  179   
    Hanno votato
 119    
    Hanno votato
no  237).    

  Passiamo alla mozione Franco Bordo ed altri n. 1-00790.
  Avverto che i presentatori di tale mozione non hanno accettato le riformulazioni proposte e, quindi, il parere è contrario sull'interezza della mozione.
  Passiamo quindi ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Franco Bordo ed altri n. 1-00790, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi, Palma, Patriarca... provate a votare... è perché tenete quegli affari là dentro che non funziona.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  357   
   Maggioranza  179   
    Hanno votato
 122    
    Hanno votato
no  235).    

  Passiamo alla mozione Massimiliano Bernini ed altri n. 1-00793.
  Avverto che anche in questo caso i presentatori non hanno accettato le riformulazioni e, quindi, il parere è contrario
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Massimiliano Bernini ed altri n. 1-00793, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fitzgerald Nissoli, Ravetto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  352   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato
 120    
    Hanno votato
no  232).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mucci ed altri n. 1-00795, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mauri, Dell'Aringa.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  352   
   Votanti  277   
   Astenuti   75   
   Maggioranza  139   
    Hanno votato
 251    
    Hanno votato
no   26).    

Pag. 107

  (Il deputato Rampelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario. Il deputato Marantelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione De Girolamo ed altri n. 1-00797, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  343   
   Votanti  256   
   Astenuti   87   
   Maggioranza  129   
    Hanno votato
 228    
    Hanno votato
no   28).    

  (Il deputato Dal Moro ha segnalato di aver erroneamente votato contro, mentre avrebbe voluto votare a favore. Il deputato Marantelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Avverto che i presentatori della mozione Guidesi ed altri n. 1-00808 non hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Guidesi ed altri n. 1-00808 , con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ravetto, Fanucci.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  355   
   Maggioranza  178   
    Hanno votato
 120    
    Hanno votato
no  235).    

  Avverto che i presentatori della mozione Rampelli ed altri n. 1-00811 hanno richiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare la premessa, sulla quale il Governo ha espresso parere contrario, distintamente dal dispositivo, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, la mozione Rampelli ed altri n. 1-00811, limitatamente alla premessa, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  349   
   Votanti  336   
   Astenuti   13   
   Maggioranza  169   
    Hanno votato
 103    
    Hanno votato
no  233).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-00811, limitatamente al dispositivo, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tidei.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  354   
   Votanti  264   
   Astenuti   90   
   Maggioranza  133   
    Hanno votato
 242    
    Hanno votato
no   22).    

Pag. 108

  (La deputata Gadda ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Oliverio ed altri n. 1-00817 (Nuova formulazione), per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Oliverio, Carrozza.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  353   
   Votanti  352   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato
 234    
    Hanno votato
no  118).    

Sull'ordine dei lavori (ore 19,45).

  ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, Presidente. Intervengo per proporre all'Aula il rinvio dell'esame delle mozioni che sono iscritte al punto 5 e al punto 6 dell'ordine del giorno della seduta odierna. Chiedo all'Aula di rinviare l'esame sia del punto 5 che del punto 6 alla prossima settimana.

  PRESIDENTE. C’è una proposta, quindi, di rinvio di questi punti all'ordine del giorno alla prossima settimana. Su questa proposta do la parola ad un oratore a favore e ad uno contro, se ci sono, altrimenti la poniamo direttamente in votazione. L'onorevole Crippa ha chiesto di parlare contro. Prego.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie Presidente, ovviamente siamo contrari a questa richiesta perché credo che interrompere i lavori con ancora delle mozioni in calendario, che sono le stesse che ogni settimana vengono inserite da ormai tre settimane o quattro, dia lo specchio di quello che sta facendo il Parlamento all'interno di queste Aule, ovvero lavorare due giorni e poi considerare che domani presumibilmente si debba andare tutti a casa. Credo che, visto che il calendario prevede l'esaurimento di queste mozioni, domani si debba lavorare e, quindi, portare avanti e chiudere queste mozioni, con un tempo congruo. Pertanto, il rinvio ad altra seduta mi sembra veramente inopportuno perché continuiamo a dilazionare nel tempo le mozioni, le accumuliamo e non vengono mai rispettate. Infatti, ricordo sempre all'Aula che le minoranze hanno, sì, delle modalità e dei tempi per poter richiedere mozioni o proposte di legge in calendario in quota minoranza, però, peccato, che poi questi continui rinvii e queste continue limitazioni degli orari parlamentari di fatto sanciscono l'impossibilità di poter discutere dei provvedimenti proposti anche dalla minoranza. Per noi, quindi, domani è un giorno lavorativo e, pertanto, se il PD o Forza Italia preferiscono rientrare a casa, io credo che domani si debbano svolgere i lavori parlamentari. Pertanto, rifiutiamo la proposta del collega Palese.

  PRESIDENTE. L'onorevole Bernardo ha chiesto di parlare a favore. Prego.

  MAURIZIO BERNARDO. Grazie Presidente, per quello che mi riguarda, invece, intervengo per esprimere il parere favorevole ad andare alla settimana prossima. Peraltro, mi era parso di cogliere che ci fosse una condivisione di intendimenti per andare alla prossima settimana per approfondire due temi così importanti, dandoci il giusto tempo, anche perché poi ovviamente le Commissioni lavoreranno. Il senso del mio intervento, quindi, è andare nella direzione di svolgere le due mozioni la settimana prossima. Sono favorevole, quindi, alla proposta dell'onorevole Palese.

Pag. 109

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta dell'onorevole Palese di rinviare alla prossima settimana il seguito della discussione delle mozioni rimanenti nell'ordine del giorno.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva per 149 voti di differenza.
  Giusto per la precisione, ricordo che la seduta di venerdì rimane comunque convocata con all'ordine del giorno interpellanze urgenti.

Irrogazione di sanzioni ai sensi dell'articolo 60 del Regolamento.

  PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza nella riunione odierna ha preso in esame gli episodi verificatisi nella seduta dell'11 febbraio 2015, continuata nelle giornate del 12 e del 13 febbraio. Al riguardo, visti gli articoli 12 e 60, comma 3, del Regolamento della Camera dei deputati, ha deliberato di irrogare, complessivamente con riferimento ai diversi episodi occorsi durante la predetta seduta, le seguenti sanzioni disciplinari: con decorrenza da giovedì 7 maggio 2015 – colleghi, per favore, potete uscire anche in silenzio. Non siete obbligati ad urlare uscendo – la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di 24 (ventiquattro) giorni di seduta al deputato Sibilia, di 20 (venti) giorni di seduta al deputato Vacca, di 18 (diciotto) giorni di seduta ai deputati Di Battista, Liuzzi, Ruocco e Vignaroli, di 14 (quattordici) giorni di seduta ai deputati Brescia, Scagliusi e di 12 (dodici) giorni di seduta ai deputati Brugnerotto, Carinelli, Caso, Cominardi, Daga, De Lorenzis, De Rosa, Del Grosso, Di Benedetto, Manlio Di Stefano, D'Incà, Silvia Giordano, Lorefice, Airaudo, Minnucci e Daniele Farina; per un periodo di 4 (quattro) giorni di seduta ai deputati Grimoldi, Cristian Iannuzzi, Invernizzi e per un periodo di 3 (tre) giorni di seduta al deputato Allasia; con decorrenza da mercoledì 3 giugno 2015,...colleghi per favore...., con decorrenza da mercoledì 3 giugno 2015 la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di 12 (dodici) giorni di seduta ai deputati Gallinella, Grande, L'Abbate, Lombardi, Mantero, Nesci, Nuti, Parentela, Pesco, Petraroli e Terzoni; con decorrenza da giovedì 11 giugno 2015, la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di 12 (dodici) giorni di seduta ai deputati Sorial, Spadoni, Tofalo, Zolezzi, per un periodo di 10 (dieci) giorni di seduta al deputato Tripiedi; con decorrenza da venerdì 19 giugno 2015, la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di 8 (otto) giorni di seduta per i deputati Cancelleri, Ciprini, Fantinati e Frusone, per un periodo di 6 (sei) giorni di seduta per i deputati Bonafede e Spessotto, per un periodo di 4 (quattro) giorni di seduta per i deputati Agostinelli, Alberti, Baroni, Battelli, Nicola Bianchi, Castelli, Cozzolino e Dadone; con decorrenza da giovedì 25 giugno 2015 la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di 12 (giorni) per il deputato Crippa e di 4 (quattro) giorni di seduta per i deputati Dell'Orco, Luigi Gallo, Marzana, Pisano, Toninelli, Simone Valente, Vallascas.... allora, per favore...
  Ricordo che, ai sensi dell'articolo 60, comma 3, del Regolamento, le decisioni in tema di sanzioni adottate dall'Ufficio di Presidenza sono comunicate all'Assemblea e in nessun caso possono essere oggetto di discussione. (Commenti e applausi polemici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

  PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri ha presentato alla Presidenza Pag. 110il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla XIII Commissione agricoltura: «Conversione in legge del decreto-legge 5 maggio 2015, n. 51, recante disposizioni urgenti in materia di rilancio dei settori agricoli in crisi, di sostegno alle imprese agricole colpite da eventi di carattere eccezionale e di razionalizzazione delle strutture ministeriali» (A. C.3104) – Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI, VIII, X, XI, XII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
  Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Per richiami al Regolamento (ore 20).

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, vorrei fare un richiamo al Regolamento ai sensi dell'articolo 60, comma 3. Lei ha letto poc'anzi le sanzioni comminate dalla Presidenza ai deputati.

  PRESIDENTE. Dall'Ufficio di Presidenza.

  DAVIDE CRIPPA. Considerato tuttavia che l'articolo 60, comma 3, prevede che il Presidente della Camera può proporre all'ufficio di Presidenza che ratifica tale proposta...

  PRESIDENTE. È l'Ufficio di Presidenza che commina le sanzioni.

  DAVIDE CRIPPA. Ai sensi dell'articolo 60, comma 3, è il Presidente che può proporre. Quello che volevo segnalarle è che lo stesso articolo 60 sancisce un numero massimo di 15 giorni. Lei ha letto complessivamente un numero di giorni superiore e pertanto ritengo opportuno che probabilmente nello speech che le è stato consegnato dovesse essere in qualche modo segnalato il numero massimo di giorni per ciascuna infrazione, secondo quello che i Questori in maniera ovviamente autonoma e a nostro avviso non condivisibile hanno sanzionato. Infatti, se lei mi legge una sanzione di 24 giorni, credo che debba essere segnalato il fatto che in base all'articolo 60, comma 3, si possono avere massimo 15 giorni. Quindi sarebbe utile capire quanti giorni e per quali episodi e soprattutto anche a che cosa eventualmente siano stati addebitati questi giorni. Perché leggere una sanzione collettiva che è superiore rispetto a quella prevista dall'articolo 60 del Regolamento credo che non agevoli in alcun modo l'informazione.
  Pertanto, visto che noi apprendiamo all'interno di quest'Aula questo tipo di sanzione, vorremmo capire a quanti giorni ci riferiamo per ciascun episodio. Soprattutto, credo sia opportuno che ai deputati, visto che da domani alcuni non potranno partecipare, venga reso noto ciò singolarmente, a seconda delle infrazioni che hanno commesso rispetto a quello che hanno rilevato i deputati Questori, per capire eventualmente quali sanzioni siano state comminate e se queste corrispondano a quanto realmente accaduto. Credo che complessivamente leggere «24 giorni» sia un'infrazione di quello che è il Regolamento. Poteva leggerle in maniera approfondita – lo può fare ancora adesso – e far comprendere come questi deputati effettivamente abbiano delle sanzioni superiori al massimo stabilito.

  PRESIDENTE. Lei mi ha sollevato una questione rispetto alla quale, come già è stato precisato dalla Presidenza al momento della lettura della decisione adottata dall'Ufficio di Presidenza, dico che le sanzioni sono quelle che risultano complessivamente, cioè con riferimento a ciascuno dei deputati sanzionati, tenendo conto dei singoli episodi occorsi durante la Pag. 111seduta dell'11 febbraio, continuata nelle giornate del 12 e 13 febbraio 2015. Il dettaglio delle sanzioni per ciascun episodio è pubblicato nella deliberazione che l'Ufficio di Presidenza ha adottato e che viene trasmessa singolarmente a tutti i deputati interessati. Quindi, la Presidenza comunica all'Assemblea la somma complessiva, poi a ciascun deputato interessato viene rappresentato nel dettaglio..

  DAVIDE CRIPPA. Quando ?

  CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. Intervengo semplicemente per annotare alcuni paradossi che poi vengono fuori da questa lettura...

  PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole Sibilia.

  CARLO SIBILIA. Intervengo sul Regolamento.

  PRESIDENTE. No, mi perdoni un secondo. Mi chiedeva l'onorevole Crippa «quando ?». Evidentemente quando sono pronte, non so se già stasera.

  DAVIDE CRIPPA. Già da oggi...

  PRESIDENTE. Credo già stasera. Comunque, la Presidenza ha il dovere di comunicarle all'Assemblea nel loro complesso. Poi, nel dettaglio, ciascuno avrà modo di avere, già da stasera, la delibera dell'Ufficio di Presidenza. Onorevole Sibilia, mi perdoni se l'ho interrotta.

  CARLO SIBILIA. Intervengo in aggiunta, sempre citando l'articolo 60 del Regolamento e i seguenti. Presidente, ci ha comunicato sanzioni che superano 20 giorni e alcune di queste sanzioni derivano da fatti accaduti l'11 febbraio, quindi esaminati in maniera repentina, e già in quattro mesi siamo riusciti ad avere...

  PRESIDENTE. Onorevole Sibilia, ho il dovere di ricordarle, come ho già comunicato prima all'Assemblea, che queste sanzioni non possono essere oggetto di dibattito in Assemblea. Quindi, ancorché lei faccia un richiamo al Regolamento, se lei utilizza questo richiamo per discutere surrettiziamente di questo tema, sono poi costretto a toglierle la parola. Quindi, la prego di formulare un richiamo, così come l'onorevole Crippa puntualmente ha fatto, sul Regolamento, perché altrimenti sono costretto a fare una cosa che non ho piacere né voglia di fare.

  CARLO SIBILIA. Intervengo sull'articolo 60 e sulle comunicazioni che vengono date. Semplicemente stavo facendo un'analisi per cui queste sanzioni comminate al MoVimento 5 Stelle l'11 febbraio vengono comunicate e già chiuse il 6 maggio – oggi è il 6 maggio – mentre fatti sollevati il 24 novembre in merito a persone che votavano per altri deputati assenti sono stati esaminati solo pochi giorni fa. Abbiamo usato due pesi e due misure. Con il MoVimento 5 Stelle sembra che le cose...

  PRESIDENTE. Onorevole Sibilia, a questo punto sono costretto a toglierle la parola. La ringrazio.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 20,05).

  PRESIDENTE. Avverto che l'organizzazione dei tempi per la discussione del Testo unificato delle proposte di legge recanti la legge quadro sulle missioni internazionali, Atto Camera n. 45 ed abbinate, sarà pubblicata in calce al resoconto della seduta odierna.

  FRANCESCO D'UVA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 112

  FRANCESCO D'UVA. Grazie, Presidente. Intervengo per annunciare che, a seguito delle dichiarazioni rilasciate oggi dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Giannini, circa la richiesta di trasposizione dei ricorsi accolti in Consiglio di Stato in materia di accesso alle scuole di specializzazione di area medica per l'anno accademico precedente, il MoVimento 5 Stelle intraprenderà tutte le misure necessarie affinché venga tutelato in tutte le sedi il diritto degli aspiranti specializzandi a ricorrere alla giustizia amministrativa, senza ingerenze e interventi politici che possano in qualche modo fare pressione sul potere giudiziario.
  Mi rendo conto che questo Governo non conosce, o fa finta di non conoscere, il pilastro fondamentale su cui ogni democrazia moderna si basa, e cioè la separazione dei poteri. Dopo aver esercitato a lungo il potere legislativo, infatti, pare che la nuova strada sia quello di indirizzare il potere giudiziario verso sentenze che non creino problemi all'esecutivo.
  Sembra che il ministro sia diventato pratico di norme giuridiche e processi amministrativi, avendo oggi dichiarato in audizione al Senato che «a seguito delle ricerche effettuate dall'Avvocatura dello Stato emergerebbe che molti dei ricorsi risulterebbero inammissibili per violazione di una norma, quella dell'alternatività dei percorsi, alcuni di questi fatti inaudita altera partem», e annunciando la volontà di trasporre i ricorsi in sede giurisdizionale. Bene, siamo contenti di queste nuove conoscenze, anche perché da un Ministro che ha appena subito una delle proteste più eclatanti degli ultimi venti anni, sembra arrivato proprio il momento di cambiare area di interesse (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle) !

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Grazie, Presidente. Da qualche giorno arrivano notizie molto preoccupanti dal Burundi, paese in cui sono aumentate le violenze tra regime ed opposizione, in vista delle elezioni presidenziali previste per il 26 giugno. Si parla di 14 morti, della repressione dei media liberi e dei leader dell'opposizione perseguitati o incarcerati, notizia questa di pochi minuti fa.
  Le vicende della storia recente del Burundi insegnano quanto sia delicato l'equilibrio raggiunto tra Hutu e Tutsi con gli accordi di Arusha del 2000. E la storia recente del paese ci insegna quanto quel delicato equilibrio sia cruciale per evitare violenze e instabilità che tra il 1993 ed il 2000 hanno causato centinaia di migliaia di morti. Con questo intervento sono a chiedere uno sforzo vero del Governo italiano a sostegno delle iniziative di mediazione messe in campo dai paesi vicini, dall'Unione africana e dalle Nazioni Unite.
  Le tristissime vicende della regione, che hanno come tragico simbolo il genocidio ruandese del 1994 e la cosiddetta guerra dei Grandi laghi, ci dicono che serve un reale coinvolgimento internazionale nelle vicende di ciascun paese della regione. Un coinvolgimento che non deve essere fatto per ripetere schemi coloniali di influenza o guerre per procura, ma che deve avere al centro l'interesse dei cittadini burundesi. Per questo è importante che l'Italia, un paese senza interessi di parte in Burundi, senza aree di influenza da sostenere agisca avendo chiari da un lato gli accordi di Arusha, che devono essere rispettati, dall'altro la necessità che il processo elettorale sia trasparente, aperto e democratico.

  SILVIA BENEDETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SILVIA BENEDETTI. Grazie, Presidente. Intervengo perché è notizia di oggi che la regione Sicilia si è ritirata dalla gestione del cluster biomediterraneo di Expo. Il cluster aveva come focus l'ambiente Mediterraneo, un ambiente estremamente rappresentativo, ricordiamo anche che la dieta mediterranea è patrimonio Pag. 113dell'Unesco. Tuttavia la gestione è evidentemente fallimentare, un altro dei tanti fallimenti di Expo. Sono stati spesi tre milioni di euro per questo cluster, che è stato consegnato in condizioni penose, perché anche prima della pioggia non era agibile, è stato consegnato sporco e senza neanche una segnalazione, sebbene abbiamo la dieta mediterranea come patrimonio Unesco. La regione Sicilia ha ritenuto quindi di ritirarsi dalla gestione. Questo è solo uno dei tanti sprechi, un ennesimo spreco di Expo. Ricordo anche una segnalazione giunta da un cittadino relativa a sacchi di immondizia pieni di cibo gettati letteralmente via dietro i padiglioni. Ci domandiamo se questa è l'Expo che vi piace tanto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Non bastano 17 miliardi di euro di spreco, non basta una sicurezza che non esiste. Non bastano ipotesi di reato come detenzione e porto abusivo di armi, intestazione fittizia di beni, reimpiego di denaro di provenienza illecita, abuso di ufficio, favoreggiamento, minacce e danneggiamento mediante incendio, corruzione, associazione a delinquere, turbativa d'asta, turbata libertà del procedimento del contraente, rivelazione e utilizzazione di segreti d'ufficio. Non basta una città come Milano rasa in una situazione inopportuna, non basta un pezzo di un padiglione che cade sopra la testa di una visitatrice. Quello che è successo oggi, il ritiro della regione Sicilia dall'Expo, è motivato perché non c’è sicurezza e i padiglioni non sono pronti.
  Se questa situazione continua sarà la rappresentazione non solo del fallimento di Expo, ma di tutta la nostra nazione e il PD, Forza Italia, tutti gli altri partiti e Alfano in prima linea sono responsabili di questo schifo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  SILVIA GIORDANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Non prendo più altri iscritti. Prego, onorevole Giordano, lei è già stata iscritta. Non ne prendo... (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) siete iscritti, però non è che facciamo la seduta fiume, ragazzi. Onorevole Giordano, prego. No altrimenti chiudiamo la seduta qui, me lo dite.

  SILVIA GIORDANO. Signor Presidente, ancora una volta in Campania si parla di politica e camorra, questa volta non per gli ospedali, non per gli appalti ma addirittura per i manifesti elettorali, anzi si parla più che di politica e camorra, di voti e camorra, perché, vede, ieri a Salerno c’è stata una sparatoria che ha visto due vittime. Le vittime sono coloro che facevano attacchinaggio di manifesti elettorali del PD e di Forza Italia dati ai boss camorristici che, per il controllo del territorio, quando hanno visto le parti avverse che mettevano manifesti, hanno deciso di spararsi. Ora, al di là del problema dell'attacchinaggio dei manifesti abusivi o non abusivi o comunque di questo sperpero di manifesti elettorali, il problema è: come si fa ancora a dare spazio alla camorra addirittura per i manifesti elettorali ? Ormai è un connubio talmente tanto legato che anche per fare un passo devono essere accompagnati dai boss camorristici. Possiamo dire basta a questo incredibile connubio e soprattutto smetterla di vedere morti a Salerno perché devono farsi la campagna elettorale con i boss camorristici  ?

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, a proposito di campagna elettorale, a proposito della collega del PD, la quale sentivo esprimere parole di importanza relativamente alla campagna elettorale nel Burundi, io voglio raccontare Pag. 114quello che è successo invece a Trani. Presidente, Trani è la città nella quale è stato arrestato un sindaco, sono stati arrestati i componenti della maggioranza, sono stati arrestati i dirigenti, è stato sciolto il comune, adesso vi è un commissario e stanno andando ad elezioni. Questo è il clima nel quale si stanno svolgendo queste elezioni scandalose con i partiti che si sono nascosti dietro liste civiche, si sono moltiplicati i candidati logicamente per nascondere con le foglie di fico le loro vergogne per poi tornare a ricomporre praticamente tutto il quadro che sempre noi ogni volta denunciamo; anche questa volta, per l'ennesima volta, mi trovo a denunciare e lanciare l'allarme ancora su Trani, magari tramite la sua persona, al Viminale, al Ministro Alfano – lo so, ci proviamo ancora per l'ennesima volta – poiché a Trani è accaduto un episodio gravissimo qualche giorno fa, sono stati sequestrati due computer dall'ufficio elettorale per una probabile manomissione del sistema elettorale. Presidente, non vorrei che ancora una volta la politica, questa classe politica dimostri la sua indecenza e incompetenza portando i cittadini tranesi ad elezioni e dopo qualche mese magari dire: scusate, ci siamo sbagliati perché non siamo manco capaci di far fare un procedimento elettorale onesto e quindi vi dovremo riportare alle elezioni, visto che di soldi ce ne abbiamo tanti, ma è più importante il Burundi rispetto all'Italia e a Trani.

  PRESIDENTE. Onorevole D'Ambrosio, lei non ha un'esperienza lunghissima in quest'Aula ma ha ricoperto ruoli importanti e ricopre ruoli importanti in questo Parlamento. Approfitto del fatto che lei si sia rivolto alla Presidenza dicendo «tramite la sua persona lei può interessare il Ministro dell'interno» per ricordare che in questa fase, che è quella degli interventi di fine seduta, la Presidenza non ha nessuna facoltà di intervenire sul Governo, sulle questioni che voi sollevate, se non quella di sollecitare atti di sindacato ispettivo. Per questo io credo che complessivamente dovremmo rivedere questa fase del fine seduta, che diventa una specie di parte di seduta a schema libero, senza contraddittorio e soprattutto senza Governo; quindi molte delle cose che voi dite che hanno per interlocutore il Governo finiscono per rimanere soltanto agli atti, perché la Presidenza non può darvi risposta, e soprattutto per chi segue i nostri lavori – pochi o molti che siano – si ingenera quasi un'attesa che la Presidenza debba dar luogo a questioni più o meno importanti, più o meno politiche, che molti deputati di tutti i gruppi sollevano in Aula e questa cosa è piuttosto singolare.

  CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Si, Presidente (Commenti della deputata Colonnese)...

  PRESIDENTE. Cosa c’è onorevole Colonnese ? Quale problema si verifica ? Ho capito, lei si è prenotata mezz'ora fa, ma ci sono colleghi che si sono prenotati prima di lei. Le ripeto, altrimenti la seduta la finiamo qua, perché io non sono obbligato a tirare avanti la seduta, senza che ci siano colleghi che si siano prenotati prima. La questione degli interventi di fine seduta, giusto per ricordarlo a me stesso e anche a voi, fa parte di uno speech della Presidenza alla Conferenza dei presidenti di gruppo nel quale si ricorda che gli interventi vanno preannunziati alla Presidenza nel corso della seduta e non alla fine e, soprattutto, deve addirittura essere anticipato il contenuto. Voi non lo avete fatto, alla fine, e non avete neanche anticipato il contenuto, quindi per quello che mi riguarda la seduta poteva finire già venti minuti fa. Sto qui, per una ragione di cortesia istituzionale, ad ascoltare i vostri interventi ! Abbia almeno la cortesia di comportarsi correttamente. Prego, onorevole Sibilia.

  CARLO SIBILIA. Grazie Presidente, il mio è il seguito di un intervento che non sono riuscito a terminare durante la fase dei richiami al Regolamento. Vorrei capire e comprendere quali sono i criteri che Pag. 115spingono la Presidenza a giudicare, dopo sette mesi, delle denunce fatte dai deputati del MoVimento 5 Stelle in merito a delle persone che votano per colleghi assenti di altri partiti che non sono del MoVimento 5 Stelle, sette mesi per arrivare alle valutazioni, e quattro mesi soltanto quando si tratta di alcuni episodi in Aula. Inoltre, voglio capire come è possibile che si beccano fino a ventiquattro mesi per aver urlato onestà oppure per...

  PRESIDENTE. Ventiquattro giorni !

  CARLO SIBILIA. Ventiquattro giorni, perdonatemi.

  PRESIDENTE. Però, onorevole Sibilia. Al pari di prima sono costretto a toglierle la parola perché lei sta sindacando il merito delle sanzioni e questo non può essere oggetto di dibattito.

  FEDERICO D'INCÀ. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà (Commenti del deputato Sibilia). Onorevole Sibilia, lei conosce bene i meccanismi di quest'Aula ed è troppo intelligente per non capire quello che le ho detto. Prego, onorevole D'Incà.

  FEDERICO D'INCÀ. Signor Presidente, solo per ricordare all'Aula che l'onorevole Galan è ancora presidente della Commissione cultura. La persona in oggetto in questo momento è agli arresti domiciliari nella sua villa a Cinto Euganeo, ne avrà per due anni e dieci mesi ed ha anche patteggiato 2,6 milioni di euro. Noi abbiamo scritto al Presidente della Repubblica, Napolitano, al Presidente Mattarella, al presidente del gruppo parlamentare di Forza Italia, Brunetta, e da tutte queste persone, compresa anche la dottoressa Boldrini, noi abbiamo ricevuto una risposta negativa per quanto riguarda qualsiasi tipo di sanzione nei confronti dell'onorevole Galan. Credo che l'unica possibilità di essere sanzionato, da parte dell'onorevole Galan, è venire in Aula e gridare onestà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  VEGA COLONNESE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. La ringrazio per avermi concesso la parola. Faccio questo intervento perché oggi è successo un fatto abbastanza importante a Napoli. Oggi si teneva il test Invalsi in tutte le scuole d'Italia e, in particolare, a Napoli, nella scuola «Miraglia», all'Istituto comprensivo «Miraglia», i genitori hanno deciso di non far presentare gran parte dei bambini, stiamo parlando di scuole elementari, a questo test. Questi test, che hanno una validità meramente statistica, impongono dei tempi di risposta al test e una preparazione che blocca il corso naturale del programma, che si deve poi svolgere durante l'anno scolastico. Non solo, ci sono anche delle pressioni che vengono fatte dai dirigenti scolastici ai genitori di questi bambini – sottolineo che stiamo parlando di bambini – a cui viene espressamente detto che questi bambini debbono obbligatoriamente presenziare ai test. Cosa non vera, anche perché è disciplina che non è obbligatoria. Voglio comunicare che il MoVimento 5 Stelle, la Commissione cultura e in particolare il MoVimento 5 Stelle, preparerà un'interrogazione al riguardo. Ringrazio i genitori dei bambini della scuola «Miraglia» per aver mostrato coraggio e soprattutto un esempio ai loro figli. Grazie, ancora Presidente.

  DIEGO DE LORENZIS. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Grazie, Presidente. Io intervengo per quello che lei ha detto prima, cioè che in questa fase si dovrebbero sollecitare gli atti di sindacato ispettivo. Ebbene, io ho presentato 109 interrogazioni a risposta scritta o a risposta in Commissione e dall'inizio della legislatura Pag. 116soltanto 24 hanno avuto risposta. Alcune sono risalenti al 23 maggio 2013 e per quanto riguarda il Regolamento si prevede, agli articoli 128 e seguenti, un tempo ben definito per dare risposta a queste interrogazioni. Queste sono soltanto quelle di cui io sono primo firmatario. Se vuole io le faccio l'elenco, ma ovviamente la Presidenza può reperire queste informazioni e, quindi, il mio è un invito formale a sollecitare tutte le interrogazioni di cui io sono firmatario, sia come primo firmatario sia quelle degli altri miei colleghi che, appunto, mi vedono come cofirmatario.

  PRESIDENTE. La Presidenza ovviamente si farà parte diligente nel sollecito.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Venerdì 8 maggio 2015, alle 9,30:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 20,20.

Pag. 117

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA PROPOSTA DI LEGGE N. 45 ED ABBINATE

Pdl n. 45 e abb. – Legge quadro missioni internazionali

Tempo complessivo: 19 ore e 30 minuti, di cui:
• discussione generale: 7 ore e 30 minuti;
• seguito dell'esame: 12 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatori (complessivamente) 30 minuti 40 minuti
Governo 20 minuti 30 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 2 ore
Interventi a titolo personale 1 ora e 12 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 38 minuti (con il limite massimo di 12 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 18 minuti 7 ore e 2 minuti
 Partito Democratico 39 minuti 2 ore e 6 minuti
 MoVimento 5 Stelle 33 minuti 52 minuti
 Forza Italia – Popolo della
 Libertà – Berlusconi Presidente
32 minuti 45 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 31 minuti 33 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 31 minuti 30 minuti
 Scelta civica per l'Italia 31 minuti 30 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 30 minuti 27 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 30 minuti 26 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza
 Nazionale
30 minuti 24 minuti
 Misto: 31 minuti 29 minuti
  Alternativa Libera 13 minuti 11 minuti
  Minoranze Linguistiche 7 minuti 7 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 6 minuti 6 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 5 minuti 5 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3059 - em. 1.5 434 408 26 205 86 322 82 Resp.
2 Nom. em. 1.1 446 445 1 223 114 331 79 Resp.
3 Nom. em. 1.2 444 442 2 222 112 330 80 Resp.
4 Nom. em. 1.4 448 447 1 224 114 333 79 Resp.
5 Nom. em. 1.3 449 440 9 221 107 333 79 Resp.
6 Nom. odg 9/3059/2 450 425 25 213 124 301 79 Resp.
7 Nom. odg 9/3059/3 439 415 24 208 120 295 79 Resp.
8 Nom. Ddl 3059 - voto finale 432 431 1 216 281 150 78 Appr.
9 Nom. Moz. Iori e a. n. 1-785 n.f. 430 429 1 215 405 24 76 Appr.
10 Nom. Moz.Di Stefano M. e a. n.1-792 rif 428 402 26 202 374 28 76 Appr.
11 Nom. Moz. Pini G. e a. n. 1-799 430 349 81 175 57 292 76 Resp.
12 Nom. Moz. Artini e a. n. 1-840 425 340 85 171 317 23 76 Appr.
13 Nom. Moz. Rampelli e a. n. 1-846 rif. 430 322 108 162 321 1 76 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Moz. Di Maio L. e a 1-741 nf I p 429 413 16 207 140 273 90 Resp.
15 Nom. Moz. Di Maio L. e a 1-741 nf II p 426 411 15 206 139 272 90 Resp.
16 Nom. Moz. Di Maio L. e a 1-741 nf III p 430 414 16 208 139 275 90 Resp.
17 Nom. Moz. Di Maio L. e a 1-741 nf IVp 425 408 17 205 138 270 90 Resp.
18 Nom. Moz. Di Maio L. e a 1-741 nf V p 429 413 16 207 138 275 90 Resp.
19 Nom. Moz. Di Maio L. e a 1-741 nf VI p 425 408 17 205 135 273 90 Resp.
20 Nom. Moz. Di Maio L. e a 1-741 nf VII p 425 410 15 206 137 273 90 Resp.
21 Nom. Moz. Di Maio L. e a 1-741 nf VIIIp 428 413 15 207 137 276 90 Resp.
22 Nom. Moz. Di Maio L. e a 1-741 nf IX p 426 411 15 206 136 275 90 Resp.
23 Nom. Moz. Di Maio L. e a 1-741 nf X p 427 410 17 206 137 273 90 Resp.
24 Nom. Moz. Di Maio L. e a 1-741 nf XI p 425 409 16 205 137 272 90 Resp.
25 Nom. Moz. Melilla e a. n. 1-822 423 408 15 205 138 270 90 Resp.
26 Nom. Moz. Palese e a. n. 1-824 426 411 15 206 137 274 90 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. Moz. Marchi e a. n. 1-825 n.f. 429 382 47 192 288 94 90 Appr.
28 Nom. Moz. Rizzetto e a. n. 1-826 426 324 102 163 54 270 90 Resp.
29 Nom. Moz. Guidesi e a. n. 1-830 419 343 76 172 62 281 90 Resp.
30 Nom. Moz. Matarrese e a. n. 1-847 425 303 122 152 283 20 90 Appr.
31 Nom. Moz. Faenzi e a. 1-784 357 356 1 179 119 237 88 Resp.
32 Nom. Moz. Bordo F. e a. 1-790 357 357 179 122 235 88 Resp.
33 Nom. Moz. Bernini M. e a. 1-793 352 352 177 120 232 88 Resp.
34 Nom. Moz. Mucci e a. 1-795 rif. 352 277 75 139 251 26 88 Appr.
35 Nom. Moz. De Girolamo e a. 1-797 rif. 343 256 87 129 228 28 88 Appr.
36 Nom. Moz. Guidesi e a. 1-808 355 355 178 120 235 88 Resp.
37 Nom. Moz. Rampelli e a. 1-811 - I p. 349 336 13 169 103 233 88 Resp.
38 Nom. Moz. Rampelli e a. 1-811 - II p. 354 264 90 133 242 22 88 Appr.
39 Nom. Moz. Oliverio e a. 1-817 n.f. 353 352 1 177 234 118 88 Appr.