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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 17 dicembre 2015

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,
   premesso che:
    l'uso degli autovelox per accertare il superamento dei limiti di velocità è diventato per molti enti locali, di fatto, uno strumento sicuro per garantirsi entrate supplementari destinate agli scopi più disparati, essendo tali apparecchiature assai di frequente utilizzate in modo subdolo dai comuni, non tanto a scopo preventivo o dissuasivo, quanto al puro scopo di multare il maggior numero di automobilisti ed aumentare in questo modo le entrate derivanti dalle sanzioni in favore dei bilanci degli enti;
    i limiti di velocità su diversi tratti stradali sono spesso discutibili e altalenanti, e la collocazione degli impianti di rilevazione automatica risulta talvolta arbitraria, se non, in qualche caso, persino pericolosa, poiché induce gli automobilisti a bruschi rallentamenti della velocità;
    la Corte Costituzionale (sentenza 113 del 2015) ha stabilito che gli strumenti tecnici di misurazione elettronica sono di dubbia funzionalità se non sono sottoposti a manutenzione e a verifiche periodiche e che «fenomeni di obsolescenza e deterioramento possono pregiudicare non solo l'affidabilità delle apparecchiature, ma anche la fede pubblica che si ripone in un settore di significativa rilevanza sociale, quale quello della sicurezza stradale»;
    a molte cattive prassi si contrappongono alcuni comportamenti di segno opposto, come quello messo in atto dal sindaco di Padova, che ha annullato decine di migliaia di sanzioni, provenienti da autovelox, ritenendo prima necessario procedere a una verifica della regolarità degli impianti;
    molti comuni, poi, per evitare il contraccolpo di impopolarità prodotto da queste condotte sulla popolazione residente, installano gli apparecchi di rilevazione automatica principalmente sui tratti delle strade statali che attraversano il loro territorio di competenza, in modo da poter colpire il maggior numero possibile di automobilisti di passaggio;
    secondo il codice della strada i comuni stessi dovrebbero inviare ogni anno una relazione telematica al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e al Ministero dell'interno su quanto incassano con queste multe e destinare una quota del 50 per cento di queste entrate, provenienti da sanzioni comminate attraverso l'utilizzo degli autovelox, «alla realizzazione di interventi di manutenzione e messa in sicurezza delle infrastrutture stradali, ivi comprese la segnaletica e le barriere, e dei relativi impianti, nonché al potenziamento delle attività di controllo e di accertamento delle violazioni in materia di circolazione stradale, ivi comprese le spese relative al personale, nel rispetto della normativa vigente relativa al contenimento delle spese in materia di pubblico impiego e al patto di stabilità interno», come recita l'articolo 142 del codice della strada;
    entrambi i suddetti obblighi restano disattesi nella stragrande maggioranza dei casi e tale comportamento, come di recente ha sottolineato l'ACI, distrae una fondamentale quantità di risorse a voci come la manutenzione delle infrastrutture stradali o i controlli di sicurezza;
    attualmente non esistono sanzioni da poter applicare ai comuni che non rispettino queste previsioni normative,

impegna il Governo

a mettere fine al più presto a questo utilizzo distorto degli strumenti per la sicurezza degli automobilisti, che viene impropriamente finalizzato ad alimentare le entrate nelle casse dei comuni, e che, paradossalmente, proprio attraverso la sottrazione di somme importanti da destinare a scopi come la manutenzione stradale, lede in primo luogo la sicurezza stradale stessa dei cittadini, adottando iniziative normative per fare rispettare da parte dei comuni quanto disposto dal codice della strada sia in merito alla relazione telematica che i comuni stessi devono inviare ogni anno ai Ministeri delle infrastrutture e trasporti e dell'interno, sia in ordine all'obbligo di destinare il 50 per cento di questi proventi delle multe alla sicurezza stradale, attraverso l'introduzione di un sistema di sanzioni, efficace ed immediatamente applicabile ai comuni che non adempiano agli obblighi previsti dalle norme in vigore.
(1-01085) «Baldelli, Garofalo, Melilla, Catalano, Attaguile, Fauttilli, Rampelli, Pastorino, Palese, Abrignani, Biasotti, Occhiuto, Alberto Giorgetti, Polverini, Squeri, Nizzi».

ATTI DI CONTROLLO

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PRODANI, MUCCI e RIZZETTO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   il castello di Miramare, sito turistico di primo piano per la città di Trieste e meta tra le più visitate del Friuli Venezia Giulia, già dimora di Massimiliano d'Asburgo, è circondato da un parco storico di 22 ettari da anni in uno stato di abbandono e degrado;
   il Castello ed il Parco, essendo beni di interesse pubblico, sono soggetti al regime di tutela dei beni culturali ai sensi degli articoli 10, 11 e 12 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, recante il «Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137», in consegna al Polo Museale del Friuli Venezia Giulia;
   le indecorose e preoccupanti condizioni dei giardini sono costantemente oggetto di attenzione da parte dei cittadini attraverso i social network, oltre che degli organi di informazione. Nell'agosto 2015, una mostra intitolata «Il Parco di Miramare e le condizioni di degrado» organizzata dalla sede di Trieste di Italia Nostra e dall'Associazione Orticola del Friuli Venezia Giulia e curata dall'ingegner Stefania Musco, con un'accurata ricerca storica ha posto un'ulteriore accento sullo stato del Parco;
   il primo firmatario del presente atto di sindacato ispettivo ha affrontato la questione delle condizioni del Parco con diverse interrogazioni: la n. 4-00897, presentata in data 18 giugno 2013, con la quale si sollecitava un confronto del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo con gli enti locali al fine di stabilire un piano di recupero per il Castello ed il Parco di Miramare; la n. 4-08760 del 13 aprile 2015, in cui si chiedevano, oltre ai motivi dei ritardi sull'utilizzo dei finanziamenti previsti dall'accordo di programma del 2012, di accelerare le opere di recupero del sito; la n. 5-06613, dell'8 ottobre 2015 con cui si chiedeva un intervento dell'Esecutivo finalizzato ad impegnare i fondi disponibili per bonificare il parco e a valutare l'offerta, che sarebbe pervenuta dai discendenti degli Asburgo, di finanziare le opere di sistemazione; la 4-10833 del 21 ottobre 2015, con la quale si richiedeva un intervento presso la Soprintendenza al fine di ripristinare i rapporti istituzionali tra gli organi periferici del Ministero e gli organi amministrativi comunali; la n. 5-06847 del 30 ottobre 2015, con cui si richiedeva di sospendere la nomina del nuovo direttore del castello e parco di Miramare e di indicare la progettualità predisposta per il recupero del parco sfruttando le numerose professionalità competenti in materia sul territorio triestino e regionale; la n. 5-07089 del 25 novembre 2015, con la quale si richiedeva un intervento al Ministero competente per riportare gli organi periferici del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ai dovuti e necessari livelli di credibilità; la n. 5-07153 depositata il 2 dicembre 2015, per richiedere un approfondimento in merito alle diverse tipologie di assegnazione degli interventi e dei lavori adottati dalla Soprintendenza; l'ultima, in ordine temporale, depositata il 10 dicembre 2015, per chiedere al Ministero un preciso impegno per garantire al WWF Italia adeguati spazi per l'attività di ricerca e di divulgazione all'interno del comprensorio del parco;
   in data 4 gennaio 2012, sono stati sottoscritti l'accordo di programma ed un finanziamento congiunto Stato – Regione per il restauro e la valorizzazione del castello e del parco di Miramare, con l'apporto un finanziamento di un milione e ottocentomila euro complessivi (1,2 milioni di euro sono finanziamenti statali e 0,6 milioni di euro regionali). L'accordo, pubblicato sul Bollettino ufficiale regionale della regione Friuli Venezia Giulia n. 7 del 15 febbraio 2012, indica nel «Programma di interventi per la valorizzazione del Parco di Miramare» elaborato nel dicembre 2011 dalla Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Friuli Venezia Giulia, un programma specifico di azioni;
   l'articolo 11, comma 2, prevede che l'accordo possa essere integrato o modificato per concorde volontà dei sottoscrittori;
   appare evidente che, mentre i lavori indicati nella sezione dedicata alla ristrutturazione delle serre, a diverse opere murarie e di contenimento di versanti, siano stati realizzati o a tutt'oggi, in corso, al centro dell'attenzione debba essere posta la cura e la manutenzione del verde del parco, punto debole di tutte le azioni proposte;
   ed appare altrettanto evidente come il mantenimento di un l'arco storico richieda specifiche e particolari competenze, oltre ad una conoscenza approfondita del sito, della sua storia e delle sue peculiarità;
   risulta pertanto opportuno secondo gli interroganti, quanto necessario, il coinvolgimento di esperti, quali le figure di botanico, agronomo, architetto del paesaggio, fitopatologo e di conoscitori della realtà e della storia del parco, presenti sul territorio, che potrebbero essere organizzati in un Comitato scientifico di indirizzo (vincolante) e di supporto all'elaborazione di un piano programmatico e definito, nelle tempistiche e nelle azioni finalizzato al recupero e ad una corretta gestione del sito;
   secondo il primo firmatario del presente atto di sindacato ispettivo, risulta necessaria la proposta di un nuovo accordo di programma specifico sul verde che contempli la presenza di una commissione tecnico scientifica, in affiancamento al lavoro della Soprintendenza, ad oggi priva delle necessarie competenze, e che disponga la realizzazione di un programma sul breve, medio e lungo periodo, supportato dalle risorse necessarie opportunamente individuate –:
   se il Ministro interrogato sia al corrente di quanto esposto in premessa;
   se intenda valutare la proposta di istituzione di una commissione tecnico scientifica, dotata delle necessarie competenze, quale supporto alla Soprintendenza nella programmazione degli interventi e nella gestione corrente del parco di cui in premessa;
   se intenda considerare la possibilità di assumere iniziative normative volte a prevedere l'istituzione di comitati scientifici con i compiti descritti in premessa qualora sul territorio di competenza delle Soprintendenze siano presenti dei parchi storici. (5-07240)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TURCO, ARTINI, BALDASSARRE, BECHIS, MATARRELLI, SEGONI, BRIGNONE, CIVATI, ANDREA MAESTRI e PASTORINO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   risulta all'interrogante che presso il tribunale militare di Verona si è verificato un grave caso di illecito trattamento dei dati personali sensibili di natura giudiziaria di un dipendente civile, in quanto il capo dell'ufficio magistratuale ha, da un lato, provveduto ad acquisire indebitamente «per ragioni di giustizia» il certificato del casellario giudiziale del dipendente, allorquando il medesimo non era in alcun modo assoggettabile alla giurisdizione penale militare, e, dall'altro lato, ha diffuso il contenuto sensibile del medesimo certificato del casellario a vari uffici, in violazione dei principi del codice della privacy che impongono come il trattamento di dati giudiziari da parte di soggetti pubblici debba essere autorizzato da espressa disposizione di legge o provvedimento del Garante che specifichino le finalità di rilevante interesse pubblico del trattamento, i tipi di dati trattati e di operazioni eseguibili (articolo 21, comma 1, del codice), che nel caso di specie sarebbero mancati a quanto consta agli interroganti in modo assoluto, oltre a violare i principi di pertinenza e non eccedenza (articolo 22, comma 3, del codice);
   in seguito a segnalazione, il ridetto lavoratore si è rivolto al Garante per la protezione dei dati personali, lamentando che il capo dell'ufficio magistratuale del tribunale militare di Verona, violando palesemente la normativa in materia di trattamento dei dati giudiziari, ha acquisito indebitamente il certificato del casellario giudiziale ed ha successivamente diffuso a soggetti terzi il contenuto del medesimo documento con note trasmesse alla direzione generale personale civile del Ministero della difesa, alla procura della Repubblica di Verona, alla Corte militare di Appello ed al Consiglio della magistratura militare;
   in forza d'istruttoria esperita dal Garante per la protezione dei dati personali, con provvedimento del 5 agosto 2015, prot. 22888/86906, il Garante stesso ha accertato che la domanda di acquisizione del certificato del casellario giudiziale è avvenuta «impropriamente “per ragioni di giustizia”» e che le comunicazioni dei dati giudiziari a uffici terzi «non risultano, inoltre, conformi a quanto sancito dal Codice in materia di protezione dei dati personali»;
   si tratta del secondo provvedimento di accertamento d'illeciti trattamenti dei dati personali di un dipendente posti in essere dal tribunale militare di Verona, dopo quello del 10 aprile 2014, n. 187, già oggetto di interrogazione del 7 agosto 2014, n. 5-03469, ancora in attesa di risposta –:
   se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;
   se e quali iniziative di competenza intenda promuovere per assicurare il rispetto della normativa in materia di trattamento dei dati personali dei dipendenti da parte del tribunale militare di Verona;
   se ritenga opportuno valutare la sussistenza dei presupposti per inviare gli ispettori ministeriali presso il tribunale militare di Verona ai fini dell'esercizio dei poteri di competenza in ordine all'indebito trattamento dei dati sensibili di natura giudiziaria posto in essere dal tribunale militare di Verona. (5-07239)

Interrogazione a risposta scritta:


   RIZZO, FRUSONE, BASILIO, CORDA e TOFALO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   le attività svolte nei laboratori di biologia e chimica dei reparti investigazioni scientifiche (Ris) dei Carabinieri (Roma, Messina, Parma e Cagliari) si concretizzano in complessi accertamenti di biologia molecolare (analisi del DNA finalizzata all'identificazione personale/paternità) e di chimica degli stupefacenti, esplosivi, infiammabili e merceologia in genere;
   l'Arma dei Carabinieri si è affacciata in questo settore da circa 30 anni, fino a divenire un punto di riferimento sia a livello nazionale che internazionale, sia per la capacità del personale impiegato sia per la passione che quest'ultimi profondono nel lavoro;
   nelle analoghe strutture delle altre forze polizia, sia nazionali che estere, anche in aderenza alle normative di legge che regolano le professioni di biologo e di chimico, il personale è suddiviso in due livelli: carriera direttiva (personale laureato quinquennale/magistrale) e personale esecutivo diplomati/laurea breve triennale). Le differenze tra le due categorie consistono in un diverso inquadramento stipendiale/progressione di carriera e, conseguentemente, in una diversa responsabilità relativamente alle attività tecniche svolte. In altre parole, i tecnici non laureati svolgono varie attività, anche complesse, e redigono/firmano un rapporto finale che registra le attività svolte in laboratorio, corredando con report analitici. Al personale laureato, inquadrato nelle carriere direttive, compete la valutazione di tutta la documentazione prodotta nel corso delle analisi, la refertazione finale e la firma delle relazioni tecniche che verranno trasmesse all'Autorità richiedente;
   a parere dell'interrogante, le differenze innanzi citate sembrano non valere nell'Arma dei Carabinieri, in quanto l'onere dell'esecuzione di tutte le prove di laboratorio, la valutazione/interpretazione dei risultati analitici e la redazione/firma delle relazioni tecniche sono devolute ai ruoli esecutivi dei marescialli, mentre gli ufficiali appongono un visto sulla relazione tecnica sulla quale, però, è chiaramente indicato che sia le analisi che le relative valutazioni, sono state effettuate dall'analista maresciallo;
   a quanto consta all'interrogante alcuni di questi marescialli sono in possesso di laurea, quindi impiegati per compiti superiori al proprio livello di inquadramento e retributivo, mentre altri sono in possesso di titoli di studio inferiori, assolutamente non compatibili con queste attività;
   secondo l'allegato «A» alla lettera n. 548/6-3-1998 Add. Reg., in data 19 giugno 2012, del Comando generale dell'Arma dei Carabinieri – I Reparto – SM – Ufficio addestramento e Regolamenti, la specializzazione di «Analista di Laboratorio» può essere ricoperta da personale dei ruoli ispettori e sovrintendenti (Ufficiali di P.G.) in possesso di laurea triennale ad indirizzo scientifico. Per il conseguimento della specializzazione è prevista la frequenza ed il superamento di un corso di 4 mesi, finalizzato a fornire al personale una adeguata preparazione generale relativamente ai compiti che dovrà svolgere;
   tale qualifica di «Analista», può, incredibilmente e paradossalmente, essere conseguita «d'ufficio»:
    qualora sia in possesso di laurea triennale ad indirizzo scientifico;
    se privo di laurea ad indirizzo scientifico (quindi anche un diplomato di scuola secondaria di secondo grado e/o un laureato in discipline non scientifiche), qualora abbia maturato almeno quattro anni di impiego in laboratorio nella specializzazione di assistente;
   nel servizio di polizia scientifica della polizia di Stato la descritta attività, attribuita nei Reparto investigazioni scientifiche all'analista di laboratorio, viene svolta da personale inquadrato nella carriera direttiva. Difatti, tutto il comparto della polizia scientifica (ma anche nella polizia penitenziaria) è inquadrato nel «ruolo tecnico», che prevede quattro distinte figure professionali, cui competono mansioni/responsabilità ma anche livelli retributivi e di progressioni di carriera sensibilmente diversi tra loro:
    1. direttori tecnici (in possesso laurea magistrale – carriera direttiva);
    2. periti tecnici (in possesso di diploma di istruzione di II grado);
    3. revisori tecnici (in possesso di diploma di istruzione professionale di durata triennale);
    4. operatori tecnici (in possesso di diploma di scuola media inferiore);
   i periti, revisori e degli operatori tecnici sono inquadrati in ruoli esecutivi;
   solo e soltanto ai direttori tecnici è demandato il compito di effettuare, le valutazioni tecniche relative alle risultanze analitiche di tutte le analisi svolte nel laboratorio e di relazionare, in forma scritta prima, e oralmente poi, davanti al Giudice;
   tale differenziazione di ruoli, osservata dalla polizia di Stato e dalla polizia penitenziaria, è una esigenza dettata dal rispetto delle norme di legge che disciplinano la professione di biologo, regolamentata dalla legge istitutiva 24 maggio 1967 n. 396: «Ordinamento della professione di biologo» che all'articolo 3, definisce l'oggetto della professione di biologo;
   esiste altresì la figura del biologo junior, cioè di colui che ha conseguito solo la laurea triennale in biologia, il quale, differentemente dalla precedente figura professionale, può svolgere esclusivamente compiti esecutivi e giammai di tipo direttivo ed è regolamentato dal decreto del Presidente della Repubblica n. 328 del 5 giugno 2001 (Gazzetta Ufficiale 190 del 17 agosto 2001, S.O. n. 212) che, nello specifico, all'articolo 31, individua l'oggetto della professione del biologo junior (iscrizione ordine nazionale dei biologi, nella Sez. B) e che stabilisce chiaramente che non può firmare i referti o i rapporti di prova in quanto di competenza del dirigente;
   alla luce di tutto quanto sopra esposto si evidenzia, in particolare, che al personale in possesso di laurea specialistica in biologia, o di titolo equipollente, in servizio presso la sezione di biologia dei Ris che in totale autonomia svolge funzioni complesse (analisi biomolecolari, valutazione dei risultati e redazione/firma della Relazione tecnica per l'A.G.) non vengono attribuite le qualifiche previste ai direttori tecnici nella corrispondente funzione della Polizia di Stato –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle disparità di trattamento sia di ordine economico, che di avanzamento di carriera a cui è soggetto il personale del raggruppamento carabinieri investigazioni Scientifiche, di cui in premessa;
   se intenda assumere iniziative per rivedere, tramite emanazione di apposita circolare ministeriale, responsabilità, mansioni, inquadramenti stipendiali e avanzamenti di carriera per detto personale così da armonizzarlo con la professione svolta da personale operante in analoga struttura di altre forze di polizia. (4-11481)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FABBRI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   dal 1o gennaio 2016, per le articolazioni territoriali delle Amministrazioni centrali dello Stato, che contabilmente operino come funzionari delegati, scatterà l'obbligo di trasmissione in modalità esclusivamente telematica degli ordinativi e dei buoni di pagamento alla Banca d'Italia. Per tutti gli uffici che operano in regime di contabilità ordinaria, la predetta trasmissione telematica dei titoli potrà avvenire solo utilizzando l'applicativo informatico SICOGE-FD messo a disposizione dal M.E.F./Ragioneria Generale dello Stato;
   la dematerializzazione della trasmissione dei numerosissimi titoli di pagamento in questione, certamente sgraverà in modo sensibile l'attività di sportello delle sezioni di BKI-tesorerie territoriali dello Stato; essa rischia, tuttavia, a parere dell'interrogante, di non cogliere l'obbiettivo principale di velocizzare i l'empi di pagamento ai fornitori di beni e servizi se le modalità di trasmissione previste dovessero determinare un contestuale appesantimento delle attività amministrativo-contabili a carico degli uffici che effettuano i pagamenti;
   secondo le organizzazioni sindacali O.S. l'impiego dell'applicativo SICOGE-FD per la trasmissione telematica dei titoli di pagamento comporterà un notevole aggravio di lavoro, causato dalla necessità di procedere manualmente all'inserimento dei dati sul predetto software. Ciò in quanto la Ragioneria generale dello Stato, nonostante le specifiche e ripetute istanze ricevute, ha ritenuto, finora, di non realizzare funzioni informatiche per il caricamento massivo dei dati (utilizzando lo standard xml), prevedendo unicamente la modalità « data entry». In altri termini, non sono state previste a quanto consta all'interrogante funzionalità per far «dialogare» i sistemi informatici in uso nelle varie Amministrazioni, con quello del Ministero dell'economia e delle finanze da utilizzare obbligatoriamente per l'invio telematico in BKI dei titoli di pagamento;
   questa scelta, nei fatti, penalizza maggiormente quelle Amministrazioni dello Stato – ad un livello più avanzato di informatizzazione rispetto ad altre – che, pur disponendo di propri applicativi gestionali (utilizzati per le procedure d'acquisto, il controllo di gestione, i rapporti con i fornitori, gli obblighi di trasparenza e altro), si vedranno comunque costrette ad effettuare defatiganti, quanto anacronistiche, attività di inserimento manuale dei dati su SICOGE-FD (nel caso del C.N.VV.F. i pagamenti annui sono circa 65.000), quando potrebbero, più efficacemente, effettuare dei caricamenti in modalità massiva. Quest'ultima funzionalità, peraltro, è disponibile da anni nell'applicativo NoiPA, rivolto al pagamento delle competenze al personale, realizzato dallo stesso Ministero dell'economia e delle finanze –:
   se non ritenga urgente comunicare i tempi previsti per la realizzazione delle opportune funzionalità SICOGE-FD, finalizzate allo scambio di dati ed informazioni, nonché all'interoperabilità dei sistemi e l'integrazione dei processi di servizio fra le diverse amministrazioni, come prescritto dal Codice dell'amministrazione digitale (articolo 12 del decreto legislativo n. 82 del 2005). (5-07241)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   COVELLO e FAMIGLIETTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   in questi giorni emergono, in riferimento al nuovo piano tariffario di Alitalia per le tratte che interessano la Calabria e che la collegano con i principali scali italiani, costi, a giudizio degli interroganti, esorbitanti per i passeggeri;
   in concomitanza con le festività natalizie e di fine anno, i prezzi dei biglietti aerei che collegano gli aeroporti di Lamezia Terme e di Reggio Calabria a tali scali risultano essere incredibili, con andate e ritorno che possono sfiorare anche i 1000 euro e con prezzo di sola andata, ad esempio da Roma, prossimo ai 400 euro, così come da Milano intorno ai 500 euro;
   si tratta di tariffe che alcune compagnie praticano per voli all'estero;
   si tratta di tariffe che penalizzano la mobilità di tanti calabresi che studiano, lavorano, o che si trovano costretti a curarsi o ad assistere malati fuori regione;
   è assolutamente incomprensibile tale scelta aziendale, considerato che, per salvare questa compagnia aerea, come brand italiano sono state impiegate notevoli risorse pubbliche;
   tale situazione è aggravata dalla atavica carenza infrastrutturale che caratterizza il territorio calabrese che non consente concorrenza e considerato anche che, secondo gli interroganti, Trenitalia pratica tariffe costose rispetto al servizio erogato –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza del costo dei biglietti praticato da Alitalia per i viaggiatori diretti o in partenza dalla Calabria e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per convocare rapidamente un tavolo istituzionale di confronto con la compagnia aerea e la regione per individuare eventuali soluzioni che non penalizzino l'utenza. (5-07238)


   DE LORENZIS. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   in data 27 luglio 2015, la nave da crociera «Magnifica» della Msc Crociere è entrata di poppa nel porto interno di Brindisi ed ha attraccato per la prima volta alla banchina Carbonifera, sotto la ex Stazione Marittima di Brindisi. Come noto si tratta di una nave di 52 metri di altezza per 293 metri di lunghezza, 13 ponti per una media di 2.500 passeggeri;
   le operazioni di ingresso e posizionamento sono state effettuate nel porto medio, perché non era possibile far ruotare la nave nel porto interno né per l'ormeggio, né per la partenza. In tal modo la Msc Magnifica è stata posizionata con la prua pronta a prendere il Canale Pigonati in uscita;
   la manovra di ingresso, secondo lo stesso commissario straordinario dell'Autorità portuale, il comandante di vascello Mario Valente, è stata effettuata dopo un lungo ed attento studio nautico preceduta da diverse prove effettuate al simulatore di navigazione, ove è stata appurata la fattibilità dell'ingresso della nave nel bacino portuale che costeggia l'intero lungomare Regina Margherita. Nel dettaglio, nei giorni precedenti, si è provveduto al posizionamento dei due pontoni per distanziare la nave dalla banchina per un totale di 5 metri e successivamente con due rimorchiatori dell'impresa Barretta, i suoi sistemi di navigazione ed un pilota del porto al timone si è assistita ed agganciata la Magnifica per aiutarla ad ormeggiare, di poppa, nel porto interno;
   nel complesso l'iniziativa è stata realizzata in sinergia tra la Capitaneria di Porto, l'Autorità portuale di Brindisi, il comandante della «Magnifica» e i servizi tecnico-nautici del porto brindisino: piloti, rimorchiatori ed ormeggiatori;
   condizione che avrebbe altresì reso il tutto possibile sono state le condizioni atmosferiche ottimali;
   da notizie di stampa emerge che, in considerazione dell'altezza della Msc Magnifica, nettamente superiore a quella del cono di atterraggio stabilito dall'Enac (Ente nazionale per l'aviazione civile) per il porto di Brindisi, è stata ottenuta un'apposita deroga per il transito nel porto medio e l'attracco nel porto interno. Sempre da fonti di stampa, emerge che anche la Società Grimaldi per l'attracco delle sue unità ha operato con deroga –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti indicati in premessa e possa riferire circa i costi, chi li abbia sostenuti e la sicurezza delle operazioni di ingresso e posizionamento della Msc Magnifica nel porto di Brindisi;
   se il Ministro interrogato stia valutando l'opportunità di assumere iniziative per promuovere una modifica definitiva dell'altezza del cono di atterraggio di cui in premessa, o se possa scongiurare questa eventualità motivando ciascuna posizione.
(5-07242)


   DE LORENZIS. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   da fonti stampa dalla testata web Stampa Toscana dal titolo «Aeroporto, “decolla” lo stato di agitazione» si apprende in merito alla gestione di Toscana Aeroporti che la dirigenza ha annunciato che tutte le attività di stivaggio dei bagagli saranno esternalizzate con una procedura di gara europea. Tale notizia ha creato uno stato di agitazione dei lavoratori e dei sindacati in quanto i lavoratori che hanno svolto tale servizio, al concludersi della stagione estiva, non hanno avuto il rinnovo del contratto a tempo determinato;
   in riferimento alla situazione sopra descritta, i sindacati contestano le promesse espresse dal presidente di Toscana Aeroporti, Marco Carrai, affermando che «Ci avevamo sperato – si legge nella nota inviata alla stampa – che le vostre promesse non fossero vane, che davvero avreste creato 2000 nuovi posti di lavoro a Firenze con la nascita di Toscana Aeroporti, e voi non solo lo avete scritto nei vostri manifesti appesi per la città ma anche annunciato in tutte le iniziative pubbliche, l'ultima il 27 ottobre in Piazza della Repubblica a Firenze alla presenza anche del Sindaco e dell'Assessore Regionale ai Trasporti»;
   i sindacati denunciano a mezzo stampa che la decisione di esternare il servizio sopracitato risulta incomprensibile se si pensa che, ad oggi, «in azienda si fanno 1800 ore di straordinario al mese. Perché non si stabilizzano i precari e si passano i lavoratori da part-time a full-time ? Il paradosso è che alla nostra richiesta di stabilizzare precari e creare nuovi posti di lavoro, anche attraverso gli strumenti legislativi previsti dal Governo, l'azienda ha detto sempre di NO, e si preferisce esternalizzare l'attività. In conclusione, caro Presidente, delle 2.000 assunzioni che avete dichiarato non se ne vede traccia, e lo stato di agitazione, l'apertura delle procedure di raffreddamento sono solo le prime iniziative di contrasto a questa iniziativa aziendale» –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti espressi in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare al fine di tutelare i lavoratori ai quali non è stato rinnovato il contratto di lavoro. (5-07243)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MARRONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 24 del decreto-legge del 12 settembre 2014 n. 133, convertito con modificazioni dalla legge 11 novembre 2014, n. 164 (Gazzetta Ufficiale 11 novembre 2014 n. 262 prevede «Misure di agevolazione della partecipazione delle comunità locali in materia di tutela e valorizzazione del territorio»;
   tale norma va nella direzione di una sussidiarietà dei servizi, anche a causa della costante riduzione delle risorse per i comuni pari nel 2015 a circa 1,8 miliardi di euro;
   il comma 1 dell'articolo 24 del decreto-legge n. 133 del 2014 prevede che i comuni possano definire «con apposita delibera i criteri e le condizioni per la realizzazione di interventi su progetti presentati da cittadini singoli o associati, purché individuati in relazione al territorio da riqualificare» –:
   quale risulti essere lo stato di attuazione di tale norma negli enti locali;
   in particolare di quali elementi disponga circa quali e quanti comuni abbiano approvato la delibera prevista dall'articolo 24 del decreto-legge n. 133 del 2014;
   se siano state definite azioni e in tal caso quali per incentivare il ricorso da parte degli enti locali a quanto previsto dalla normativa in materia. (4-11479)


   MANNINO, BUSTO, DAGA, DE ROSA, MICILLO, TERZONI e ZOLEZZI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   l'Assemblea generale del consiglio superiore dei lavori pubblici, nelle adunanze del 13 e 27 luglio 2007, si è espressa favorevolmente in ordine all'aggiornamento delle norme tecniche per le costruzioni (NTC), di cui al decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti del 14 settembre 2005;
   con nota del 7 agosto 2007, n. 2262, il Presidente del consiglio superiore dei lavori pubblici ha trasmesso all'ufficio legislativo del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il suddetto aggiornamento, così come licenziato dall'Assemblea generale del consiglio superiore dei lavori pubblici;
   con nota prot. n. DPC/CG/75468 del 12 dicembre 2007 – ai sensi dell'articolo 5, comma 2, della legge 17 luglio 2004, n. 186, di conversione del decreto-legge 28 maggio 2004, n. 136 – e con successiva nota prot. n. 30-18/A-4-bis del 18 dicembre 2007 – ai sensi dell'articolo 52 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 – il Capo del dipartimento della protezione civile ed il Ministro dell'interno hanno espresso, rispettivamente, il proprio concerto al citato aggiornamento; infine, in data 20 dicembre 2007, è stata raggiunta l'intesa con la Conferenza Unificata ai sensi degli articoli 54 e 93 del decreto legislativo n. 112 del 1998 e dell'articolo 83 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380;
   con decreto 14 gennaio 2008, codesto Ministero, di concerto con il Ministero dell'interno e con il Capo della Protezione Civile, ha, dunque, approvato il testo aggiornato delle norme tecniche per le costruzioni, di cui alla legge 5 novembre 1971, n. 1086, alla legge 2 febbraio 1974, n. 64, al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, ed alla legge 27 luglio 2004, n. 186, di conversione del decreto-legge 28 maggio 2004, n. 136, ad eccezione delle tabelle 4.4.III e 4.4.IV e del Capitolo 11.7., che sostituisce il testo precedente approvato con decreto ministeriale 14 settembre 2005;
   l'articolo 52 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, stabilisce che in tutti i comuni della Repubblica le costruzioni sia pubbliche sia private debbono essere realizzate in osservanza delle norme tecniche riguardanti i vari elementi costruttivi fissate con decreti del Ministro per le infrastrutture e i trasporti, sentito il Consiglio superiore dei lavori pubblici che si avvale anche della collaborazione del Consiglio nazionale delle ricerche. Qualora le norme tecniche riguardino costruzioni in zone sismiche esse sono adottate di concerto con il Ministro per l'interno;
   dette norme definiscono: i criteri generali tecnico-costruttivi per la progettazione, esecuzione e collaudo degli edifici in muratura e per il loro consolidamento; i carichi e sovraccarichi e loro combinazioni, anche in funzione del tipo e delle modalità costruttive e della destinazione dell'opera, nonché i criteri generali per la verifica di sicurezza delle costruzioni; le indagini sui terreni e sulle rocce, la stabilità dei pendii naturali e delle scarpate, i criteri generali e le precisazioni tecniche per la progettazione, esecuzione e collaudo delle opere di sostegno delle terre e delle opere di fondazione; i criteri generali e le precisazioni tecniche per la progettazione, esecuzione e collaudo di opere speciali, quali ponti, dighe, serbatoi, tubazioni, torri, costruzioni prefabbricate in genere, acquedotti, fognature; la protezione delle costruzioni dagli incendi;
   l'articolo 60 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, stabilisce, altresì, che il Ministro per le infrastrutture e i trasporti, sentito il Consiglio superiore dei lavori pubblici, che si avvale anche della collaborazione del Consiglio nazionale delle ricerche, predispone, modifica ed aggiorna le sopra citate norme tecniche alle quali si uniformano le costruzioni;
   in data 14 novembre 2014, a seguito di un lungo processo di revisione, il Consiglio superiore dei lavori pubblici ha approvato, a maggioranza, la bozza delle nuove norme tecniche per le costruzioni (NTC) – di cui al parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici n. 53/2012, espresso nell'adunanza dell'Assemblea generale del 14 novembre 2014;
   a distanza di oltre un anno dall'approvazione da parte del Consiglio superiore dei lavori pubblici della sopra citata bozza di revisione delle norme tecniche per le costruzioni (NTC) – diffusa nel marzo 2015 e che potrà entrare in vigore solo a seguito della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale – gli interroganti hanno fondato motivo di ritenere che l’iter legislativo previsto per la predisposizione del decreto ministeriale di approvazione delle nuove norme abbia subito un forte rallentamento anche in considerazione del fatto che per il decreto ministeriale 14 gennaio 2008 l'intesa della Conferenza Unificata arrivò a soli cinque mesi dall'approvazione del Consiglio superiore dei lavori pubblici –:
   se siano già stati acquisiti i pareri del Ministro dell'interno e del capo dipartimento della protezione civile, così come previsto dalla normativa vigente e, conseguentemente, se siano stati avviati i lavori della Conferenza unificata ai fini del perfezionamento dell’iter legislativo per la redazione del decreto ministeriale di approvazione delle nuove norme tecniche per le costruzioni (NTC). (4-11484)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ZOGGIA, MURER, MORETTO e MOGNATO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   sabato 5 dicembre 2015 un gruppo di circa 150 anarchici, provenienti da diverse città italiane, hanno imbrattato con scritte spray le vetrine dei negozi, i muri e danneggiato i bancomat nel pieno centro di Venezia;
   le forze dell'ordine li hanno fronteggiati con tattica di contenimento evitando incidenti che mettessero a rischio cittadini e turisti, allontanandoli dal centro storico;
   i dimostranti indossavano caschi da motociclista ed erano armati di bastoni ed altri oggetti contundenti;
   notevoli sono stati i danni registrati e numerose sono state le iniziative spontanee di cittadini ed esponenti del mondo della cultura veneziana per ripulire muri e vetrine imbrattate da vernici e spray;
   ad oggi le forze dell'ordine hanno proceduto ad identificare una cinquantina di partecipanti ai blitz vandalici e sono tuttora in corso analisi dei filmati da parte degli inquirenti;
   si è trattato di una aggressione vandalica alla città che ha destato sconcerto e indignazione –:
   se e quali iniziative il Governo intenda porre in essere per una adeguata risposta ad atti vandalici come quelli descritti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere, in chiave preventiva, per la tutela dell'ordine pubblico e per rafforzare la sicurezza della città al fine di prevenire simili episodi.
(5-07236)

Interrogazione a risposta scritta:


   PIAZZONI, FERRO, CARELLA, TIDEI e MINNUCCI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il giorno 14 dicembre 2015 presso la struttura temporanea di accoglienza per migranti sita in Anzio, in via dell'Armellino, alcuni spari esplosi da un'auto in corsa hanno ferito alla testa un giovane ospite del centro di 25 anni, di origine del Gambia;
   analogo episodio di violenza si era già verificato lo scorso anno, nei pressi della medesima struttura. Anche in quel caso, secondo quanto si apprende da fonti giornalistiche, degli sconosciuti su di un'auto in corsa esplosero degli spari verso la struttura colpendo l'inferriata delle finestre, fortunatamente senza provocare feriti. Gli autori di quel gesto non sono stati mai identificati;
   le cronache degli ultimi anni hanno portato alla luce frequenti e ripetuti atti di violenza compiuti nei confronti dei migranti, spesso verificatisi nelle vicinanze delle strutture di accoglienza: dai noti fatti di Rosarno del 2010 (RC), alla sparatoria che lo scorso anno ha portato al ferimento di un migrante nei pressi del centro di accoglienza di Montoro (AV), sino alle violenze che, nell'anno 2015 hanno investito i centri temporanei di accoglienza di Tor Sapienza e Casale San Nicola a Roma;
   episodi gravissimi come quelli sopra citati sono spesso il frutto della propaganda d'odio e xenofoba attuata da note organizzazioni di estrema destra, rivelandosi tuttavia, in alcuni casi, il coinvolgimento di organizzazioni criminali o della malavita locale. Proprio per questo motivo appare opportuno, ad opinione dell'interrogante, chiarire al più presto la dinamica entro cui si sono sviluppati gli atti di violenza di Anzio;
   la reiterazione di fatti simili infatti — in un arco temporale relativamente breve — pone una situazione di serio allarme per l'incolumità degli ospiti, degli operatori del centro, nonché dei residenti del luogo –:
   di quali elementi informativi disponga il Ministro interrogato in relazione ai fatti esposti in premessa e se non intenda assumere iniziative per verificare se la struttura temporanea di Anzio versi in condizioni idonee a garantire l'incolumità e la sicurezza dei suoi ospiti;
   quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, per garantire la sicurezza e l'incolumità degli ospiti e degli operatori delle strutture di accoglienza per migranti, specie quelle temporanee. (4-11477)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:


   LOSACCO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   dalle cronache dei media apprendiamo di un nuovo pestaggio presso l'Istituto Perotti di Bari;
   un episodio che risale alla scorsa settimana e di cui si è appresa la notizia solo in questi giorni;
   stando alla ricostruzione dei fatti, due bulli avrebbero immobilizzato e massacrato di botte un terzo ragazzo con calci e pugni, tutti di età compresa tra i 14 e i 17 anni;
   la vittima sarebbe riuscita a rialzarsi e a chiedere aiuto;
   portato al pronto soccorso, al ragazzo sono stati riconosciuti alcuni giorni di prognosi come da referto dei medici che l'hanno curato;
   si tratta di un episodio grave ed inquietante su cui riflettere e prendere provvedimenti –:
   si chiede di conoscere se e quali iniziative il Governo intenda assumere per verificare la dimensione del fenomeno in suddetto istituto e nelle scuole cella Puglia al fine di assumere iniziative per quanto di competenza, per porre in essere misure di maggiore contrasto al fenomeno assicurando maggiore sicurezza all'interno delle scuole. (3-01906)

Interrogazione a risposta scritta:


   ATTAGUILE, FEDRIGA e BORGHESI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 36 della Costituzione recita che «Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa»;
   da quanto si apprende da fonti stampa e dalle organizzazioni sindacali, da ben tre mesi, migliaia di docenti precari supplenti svolgono regolarmente il loro lavoro senza percepire lo stipendio;
   nonostante il meccanismo sia cambiato – adesso le scuole inviano direttamente al Ministero dell'economia e delle finanze l'elenco delle buste paga – e il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca assicuri di aver dato il via libera alla liquidazione di quanto dovuto, i ritardi e gli intoppi burocratici continuano a gravare, pesantemente sulle spalle di migliaia di docenti con contratti a tempo determinato;
   le organizzazioni sindacali stimano in migliaia le persone penalizzate, non si tratta solo di docenti, ma anche di collaboratori scolastici e assistenti amministrativi precari, costretti comunque a svolgere regolarmente il loro lavoro senza compenso, affrontando le spese necessarie a raggiungere il loro posto di lavoro spesso distante;
   di fronte alle domande allarmate del personale precario supplente e senza stipendio da messi assiste d un imbarazzate rimpallo di responsabilità tra il Ministero dell'economia e delle finanze e il Ministero dell'istruzione, dell'università della ricerca –:
   quali urgenti iniziative i Ministri interrogati abbiano intenzione di intraprendere, per quanto di rispettiva competenza, per assicurare ai lavoratori quanto spettante in tempi certi e pagamenti regolari per il futuro;
   a cosa debba essere attribuito questo gravissimo ritardo nei pagamenti degli stipendi del personale precario supplente della scuola;
   se i Ministri interrogati ritengano che i fondi stanziati per le supplenze siano rispondenti alle reali necessità di copertura finanziaria di tali spese per il buon funzionamento della scuola. (4-11476)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   LATTUCA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la Sfir è un importante gruppo del settore agroalimentare, noto per la sua lavorazione e raffinazione di zucchero da barbabietola;
   ha la sua sede legale a Cesena ed a questo territorio è storicamente legato anche per l'impegno della famiglia Maraldi che negli anni ha garantito sviluppo e occupazione;
   nel corso della storia recente sono subentrate normative e accordi comunitari che hanno di fatto smantellato il comparto della suddetta lavorazione per lo zucchero da barbabietola;
   nel processo di riconversione industriale è stato coinvolto anche il gruppo Sfir e i suoi impianti, con il solo stabilimento di Brindisi impegnato nel confezionamento di zucchero prevalentemente importato;
   anche gli assetti societari sono mutati con le difficoltà registrate dal gruppo costretto a cedere anche le quote della raffineria di Brindisi a copertura del lievitante disavanzo; il tutto aggravato dalla inconsistenza dei processi di riconversione che hanno appesantito le casse del famoso brand;
   oggi il 90 per cento della società è per il 50 per cento di proprietà, tramite la Italian Sugar Holdings, di ASR un gruppo americano operante nel settore e l'altro 50 per cento del marchio francese Cristal Union, tramite Cristal Raffinage;
   il restante 10 per cento è della storica proprietà Maraldi;
   in tutto questo si inserisce la comunicazione inviata il 23 novembre 2015 da parte della società, ai lavoratori di Cesena, attraverso la quale si avanza la richiesta di trasferimento collettivo presso lo stabilimento di Brindisi, e presso una nuova sede commerciale a Milano;
   le organizzazioni sindacali hanno manifestato la propria contrarietà rispetto a tale proposta ritenuta inaccettabile anche perché non sopportata da valide ragioni economiche funzionali e organizzative;
   a Milano a quanto consta all'interrogante, non vi è una sede commerciale in grado di poter accogliere gli eventuali trasferimenti, inoltre il contratto di locazione della sede di Cesena è valido fino al prossimo 2021 e spostare il resto della manodopera da Cesena a Brindisi sembra, all'interrogante piuttosto finalizzata a mascherare un licenziamento collettivo;
   si è già tenuta una assemblea dei lavoratori e la questione è stata sollevata anche dalle organizzazioni nazionali di categoria per una richiesta di incontro con il management per affrontare suddetta vertenza –:
   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda adottare al fine di convocare un tavolo istituzionale di confronto con proprietà e le organizzazioni sindacali al fine di scongiurare l'ipotesi del trasferimento collettivo e consentire il prosieguo dell'attività presso la sede di Cesena.
(5-07237)


   CHIMIENTI, TRIPIEDI, COMINARDI, CIPRINI, LOMBARDI, DALL'OSSO, CASTELLI e DELLA VALLE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   come riportato dalla versione on-line del quotidiano La Stampa in data 12 dicembre 2015, il 28 novembre 2015 la signora Daniela Ciampa, residente a Nichelino in provincia di Torino e dipendente della società Euroristorazione, ha condiviso sul social network Facebook un post in cui raccontava delle lamentele dei genitori di alcuni alunni che avevano trovato insetti nei cibi consumati a scuola dai figli e forniti dalla ditta Euroristorazione;
   come riportato dalla versione on-line del quotidiano La Stampa in data 12 dicembre 2015, a seguito della pubblicazione del post, la società Euroristorazione ha provveduto a licenziare la signora Daniela Ciampa;
   come riportato dalla versione on-line del quotidiano La Stampa in data 13 dicembre 2015, nel post pubblicato su Facebook la signora Ciampa, riportando un post dell'ex parlamentare Salvatore Buglio che commentava l'episodio con l'affermazione: «Lo schifo della mensa scolastica: scarafaggi nella purea», rispondeva semplicemente al commento con l'affermazione «mah... io una polenta con aggiunta di scarafaggi non la mangerei volentieri»;
   come riportato dal quotidiano La Stampa on-line, nel medesimo articolo, già menzionato a firma Giuseppe Legato, la signora Daniela Ciampa riceve in prima battuta una lettera dalla Euroristorazione con la sospensione retribuita per cinque giorni lavorativi e, secondariamente riceve la lettera di licenziamento per diffamazione;
   come riportato in un articolo sul quotidiano « La Stampa» del 14 dicembre 2015, negli uffici del Comune di Nichelino sembra sia opinione diffusa che, anche qualora venisse richiesto al commissario prefettizio di surrogare l'azienda in qualità di stazione appaltante e riassumere la donna licenziata, la procedura per la riassunzione sarebbe comunque difficoltosa e incerta e dagli uffici del Comune viene dichiarato che ad una prima analisi del regolamento si tratterebbe di un rapporto tra privati in cui i margini di manovra del commissario sarebbero risicati;
   come riportato dal quotidiano La Stampa on-line nel medesimo articolo menzionato in premessa del 12 dicembre 2015 a firma Giuseppe Legato, la società Euroristorazione gestisce nella città di Nichelino un maxi appalto per le mense scolastiche della durata di tre anni e del valore di 8 milioni di euro;
   la società vicentina Euroristorazione gestisce in appalto le mense scolastiche ed ospedaliere in diverse regioni, tra cui Piemonte, Veneto, Sicilia e Lombardia;
   nell'agosto 2015 la società Euroristorazione è stata denunciata dai carabinieri di Messina per aver somministrato ai pazienti del Policlinico Universitario «G. Martino» di Messina delle mozzarelle scadute da tempo, come riportato in un articolo intitolato «Ditta vicentina nei guai, cibo scaduto ai pazienti» pubblicato in data 31 agosto sul sito « VVox.it»;
   nel gennaio 2014 l'Agec (Azienda Gestione Edifici Comunali) aveva inflitto alla Euroristorazione due multe, rispettivamente di 6 mila e 9 mila euro, dopo la scoperta di uno scarafaggio negli spinaci destinati agli alunni della scuola media «Mario Mazza» di Borgo Roma in provincia di Verona, come riportato in un articolo pubblicato sul quotidiano « L'Arena» in data 29 gennaio 2014;
   sempre il quotidiano « L'Arena», in un articolo del 18 maggio 2014, riporta come a novembre 2013 nella scuola Giuliari di Verona sia stato segnalato il ritrovamento di un capello nella frittata servita dalla ditta Euroristorazione, la quale nel periodo tra il 12 settembre 2013 e il 20 dicembre 2013 viene accusata di altre 319 irregolarità, riscontrate nelle mense scolastiche da genitori, insegnanti, Comune e Agec;
   in seguito a queste segnalazioni viene depositato in procura un esposto di 43 pagine contro la Euroristorazione, come riportato dal sito ilfattoquotidiano.it in data 20 maggio 2014;
   a seguito dell'emanazione del decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 23, in caso di licenziamenti disciplinari comminati da aziende con più di 15 dipendenti, la reintegrazione sul posto di lavoro resta possibile solo nel caso in cui sia accertata «l'insussistenza del fatto materiale contestato», mentre negli altri casi in cui si accerti che non ricorrano gli estremi del licenziamento per giusta causa o giustificato motivo, ovvero i cosiddetti «licenziamenti ingiustificati», viene introdotta una mera tutela risarcitoria, commisurata all'anzianità di servizio;
   qualora la signora Daniela Ciampa fosse stata assunta dalla società Euroristorazione dopo l'emanazione del decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 23, la reintegrazione sul posto di lavoro anche dopo aver ricorso in tribunale contro l'azienda e aver ottenuto una sentenza favorevole del giudice del lavoro sarebbe di fatto impossibile –:
   quali urgenti iniziative normative il Ministro interrogato voglia intraprendere per assicurare una maggiore tutela di lavoratori che si trovino in condizioni simili a quelle descritte in premessa;
   se il Governo intenda assumere iniziative, anche per il tramite del Comando dei carabinieri per la tutela della salute (Nas) al fine di verificare il rispetto delle necessarie condizioni igieniche nella somministrazione degli alimenti, con riferimento alle strutture pubbliche interessate dalla vicenda. (5-07245)

Interrogazione a risposta scritta:


   GALLINELLA e GAGNARLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la Floramiata S.p.a., una delle storiche aziende toscane, è la più grande azienda italiana come carico occupazionale e importanza produttiva del settore florovivaistico ed occupa complessivamente circa 270 dipendenti inclusi gli stagionali, oltre ad un indotto di varie decina di unità;
   il sito produttivo principale è alle pendici del Monte Amiata, in provincia di Siena, e dispone di 23 ettari di serre riscaldate a geotermia, 10 ettari di vivaio e circa due ettari di serre fredde e ombrari;
   l'azienda, dopo la chiusura delle miniere, rappresenta il serbatoio di lavoro più importante della montagna, perché attorno a lei ruota anche un cospicuo indotto, soprattutto di trasportatori, che consegnano i fiori in tutta Europa;
   Floramiata S.p.A. è probabilmente tra le aziende più complesse nel settore di appartenenza, in quanto alle classiche attività produttive e di vendita affianca la proprietà e la gestione del termodotto geotermico e di un centro ricerche all'avanguardia che ha prodotto protocolli produttivi innovativi di grande interesse. Le società attive sono due: la Floramiata spa che detiene la proprietà delle serre e la Floramiata servizi che detiene la gestione del vapore;
   il termodotto geotermico consente all'azienda il riscaldamento delle sue serre con energia geotermica, una fonte di calore inesauribile ed ecologica che permette di produrre senza alcuna emissione CO2 nell'ambiente e che pone la Floramiata all'avanguardia nel settore dell'utilizzo di energia naturale e rinnovabile a servizio dell'agricoltura;
   questo colosso della floricoltura nazionale è stato messo in ginocchio da una disastrosa grandinata fuori stagione che, nel dicembre 2005, ha distrutto oltre la metà della capacità produttiva e del prodotto. Un danno dal quale l'azienda, dopo un lungo lavoro di ristrutturazione, reso possibile da un significativo sforzo finanziario, era risalita nella sua piena capacità produttiva, tornando ad esprimere sul mercato la qualità delle sue coltivazioni;
   da tempo, l'azienda florovivaistica di Piancastagnaio naviga in cattive acque a causa di problemi finanziari ed ha chiesto il fallimento della Floramiata servizi. Una segmentazione decisa tempo addietro con l'intento di sanare i debiti in capo proprio alla Floramiata spa. La Floramiata servizi, ha poi finito per indebitarsi fino al punto di chiedere dapprima il concordato preventivo, bocciato dal tribunale, e poi essere esposta alla richiesta fallimentare presentata proprio dal commissario liquidatore della Floramiata spa;
   a seguito della bocciatura del concordato, il patron Fabio Montanari nel corso di una concitata assemblea ha dato l'annuncio del licenziamento dei suoi 200 dipendenti, aprendo di fatto, con il sequestro dei libri contabili, la procedura di fallimento con la nomina, come curatore, del commercialista Gianni Sismondi e l'autorizzazione all'esercizio provvisorio;
   l'azienda, ha continuato pertanto a produrre, preservando le produzioni in essere, con 74 dipendenti subito riassunti;
   di pochi giorni fa la notizia (http://iltirreno.gelocalit/grosseto/cronaca/2015/12/11/news/floramiata-mps-anticipa-la-cassa-1.12600647 11.12.2015 PIANCASTAGNAIO) che, per i dipendenti di Floramiata in cassa integrazione dal fallimento risalente all'ottobre 2015, si prefigura quantomeno un Natale più sereno, grazie all'iniziativa di Monte dei Paschi che anticiperà la cassa integrazione ai 150 lavoratori di Floramiata servizi, con un'importante convenzione siglata il 10 dicembre 2015, così da garantire ai lavoratori e alle loro famiglie liquidità e sostegno;
   la banca anticiperà l'indennità dovuta dall'Inps, permettendo ai dipendenti di accedere subito ai fondi a loro destinati, azzerando così il differimento temporale di erogazione da parte dell'Inps, che normalmente è di circa 6 mesi –:
   quali iniziative intendano assumere i Ministri interrogati, per quanto di competenza, di concerto con tutti gli attori già protagonisti nella vicenda della nota azienda florovivaistica toscana, per tutelare i lavoratori interessati dalla vicenda.
(4-11482)

SALUTE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   la talassemia è una malattia mortale del sangue di natura genetica: nel mondo sono 500 mila malati, 100 mila i nuovi nati all'anno e 50 mila i morti. L'1,5 per cento della popolazione mondiale (100 milioni di persone) è portatore sano. Con l'aumento della popolazione, la talassemia nei prossimi decenni è considerata dall'Organizzazione mondiale alla sanità una bomba a orologeria;
   la malattia consiste nella mancanza di emoglobina nel sangue, che serve per portare l'ossigeno nel corpo. Si diagnostica nel primo anno di vita e l'unico modo di rimanere vivi sono trasfusioni di sangue ogni mese (dopo qualche anno spesso si passa a 2 volte al mese); purtroppo, ogni trasfusione rimette a posto l'emoglobina, ma fornisce il ferro di cui il corpo ha bisogno per 1 anno, quindi vanno poi presi ogni giorno dei farmaci che rimuovono il ferro in eccesso (iron chelation therapy), ma non tutto il ferro in eccesso si riesce a rimuovere;
   l'unica cura definitiva che esiste è il trapianto di midollo osseo (che con varianti al protocollo si usa anche per altre 50 malattie, fra cui, fra le più conosciute, la leucemia), che in inglese si chiama, Bone Marrow Tramplantation (BMT);
   l'Istituto mediterraneo di ematologia (Ime) fu istituito nel 2003 su iniziativa del Ministero della salute, del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, del Ministero dell'economia e delle finanze e della regione Lazio. La sua mission, come si legge sul sito web della Fondazione, è quella di «realizzare una rete sanitaria internazionale a favore di Paesi dove le malattie ematologiche rappresentano un diffuso problema sanitario e sociale, portando avanti un progetto internazionale di cura, formazione, ricerca e trasferimento di know-how nel campo delle malattie ematologiche e della talassemia in particolare». L'area di intervento primaria dell'Istituto mediterraneo di ematologia, è sempre stato il bacino del Mediterraneo verso il quale si è posto come un centro di eccellenza e di alta specializzazione;
   già sotto il mirino della spending review nel 2012, quando rischiò di essere soppresso perché classificato tra gli enti inutili, anche in considerazione dei rilevanti costi di governance non coerenti con le dimensioni della istituzione;
   a partire dal 2004 l'Istituto mediterraneo di ematologia svolge la sua attività terapeutica presso il policlinico di Tor Vergata ma, in locali ottenuti in affitto, la cui conduzione verrà a cessare il 31 dicembre 2015, a seguito dello sfratto disposto dal locatore a causa della morosità dell'ente che si è concretizzata in un debito di 6 milioni di euro;
   le difficoltà economiche rischiano di travolgere un'istituzione che, dal punto di vista medico-professionale, ha ottenuto risultati straordinari. Alla guida dell'Istituto mediterraneo di ematologia ci sono il professor Guido Lucarelli e Pietro Sodani. Il primo è considerato il più grande esperto al mondo di trapianto di midollo osseo per la talassemia: ha pubblicato oltre 300 articoli scientifici su questo tema e ha fatto (con il suo staff) oltre 1.500 trapianti (circa la metà del totale eseguito a livello mondiale per la talassemia). Pietro Sodani ha messo a punto le modifiche al protocollo di trapianto inventato da Lucarelli per usare la madre come donatore non compatibile. Protocollo che, se venisse ulteriormente migliorato, potrebbe salvare ancora più vite a moltissimi bambini nel mondo. In 15 anni Sodani ha fatto oltre 400 trapianti (fra donatore compatibile e non compatibile) e ha pubblicato oltre 40 articoli scientifici sulle più prestigiose riviste scientifiche del mondo;
   tutto ciò a dimostrazione del fatto che ci sono professionalità importanti che operano all'interno dell'istituto che vanno tutelate indipendentemente dal destino dell'ente e della Fondazione, preservando l'attività clinica e di ricerca dei medici e loro collaboratori, dal momento che danno lustro e prestigio all'Italia;
   inoltre, per motivi burocratici, ad oggi l'Istituto mediterraneo di ematologia non può sottoporre a trapianto i bambini italiani e ogni mese ci sono genitori che si rivolgono alla struttura e che devono sentirsi dire che i loro figli non possono essere ammessi al protocollo che, ad oggi, rappresenta la sola cura esistente al mondo;
   a parere degli interpellanti sarebbe auspicabile la soppressione dell'ente e l'assegnazione delle attività, con il conseguente trasferimento del personale ad esse dedicato, ad una azienda ospedaliera o ad un Istituto di carattere scientifico (IRCSS) operanti nell'ambito del servizio sanitario nazionale che abbia caratteristiche organizzative e know – how scientifico adeguati e coerenti –:
   quali urgenti iniziative intenda intraprendere, per risolvere in via definitiva, le problematiche gestionali dell'IME e garantire nel contempo il proseguimento delle attività diagnostico – terapeutiche a favore dell'utenza italiana e straniera, e la valorizzazione del rilevante, know – how scientifico ad essa collegato.
(2-01211) «Galgano, Monchiero».

Interrogazione a risposta scritta:


   RICCIATTI, COSTANTINO, DURANTI, GREGORI, NICCHI, PANNARALE e PELLEGRINO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la decisione della regione Marche di eliminare il reparto di ostetrica e ginecologia dell'ospedale Profili di Fabriano ha mobilitato la cittadinanza alla protesta. Un coordinamento cittadino si è infatti costituito proprio per cercare di impedire che questa decisione diventi operativa e per chiedere alla regione di applicare il decreto ministeriale 2 aprile 2015, n. 70, cosiddetto «decreto Lorenzin», della cui possibilità di attuazione il Ministro ha rassicurato direttamente il sindaco della città;
   nelle Marche altri punti nascita dell'entroterra saranno chiusi, San Severino Marche ed Osimo, salvaguardando invece gran parte dei punti nascita situati lungo la costa;
   Fabriano si trova in una zona montana, dove il clima è spesso avverso. Più volte, durante l'arco dell'anno, il traffico nell'unica strada che collega la città alla costa (e quindi all'ospedale di Jesi dove le donne dovranno andare a partorire, a partire dal 2016) viene interrotto a causa dei frequenti incidenti stradali che bloccano il traffico ogni volta per diverse ore. Le donne del comprensorio fabrianese dovranno intraprendere questo viaggio durante il travaglio, con il rischio di incontrare per strada neve, gelo, o di imbattersi in un incidente stradale;
   vi sono anche le situazioni d'emergenza come i parti improvvisi o i distacchi di placenta, solo per fare alcuni esempi, in cui la vicinanza della struttura ospedaliera è fondamentale;
   il coordinamento si è già mobilitato con tre manifestazione a cui hanno aderito quasi 1.000 persone ed ha cercato di dialogare con il presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli, al quale spetta la decisione, invadendo per giorni la sua bacheca Facebook, senza ottenere risposte affermative;
   la regione Marche ne fa un caso di sicurezza in quanto manca la rianimazione neonatale sia ad Osimo che a San Severino, mentre a Fabriano è operativa ma manca quella neonatale, mettendo in realtà in risalto proprio il necessario investimento da fare per offrire ai cittadini un adeguato servizio sanitario –:
   se non si ritenga di intervenire al fine di garantire la permanenza di punti nascita seppure al di sotto di 500 parti/anno e in deroga ad alcuni parametri e standard individuati dall'accordo raggiunto in seno alla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano del 16 dicembre 2010, qualora ubicati in aree critiche quali quelle dei territori montani o quelle segnate da frammentazione territoriale, o da particolari caratteristiche orografiche, o distanti da altre strutture ostetrico/ginecologiche di livello superiore.
(4-11480)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARTELLA e MOGNATO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   in data 18 giugno 2015 il Sottosegretario di Stato Antonello Giacomelli ha risposto alla interrogazione n. 5-05054 presentata dall'interrogante il 18 marzo 2015 per quanto concerne la vertenza Zeolite di Mira;
   in sede di risposta il Governo ha rappresentato che il 20 aprile 2015 si è svolto presso il Ministero dello sviluppo economico un incontro tra l'azienda Zeolite Mira srl, l'azienda Reckitt Benckiser spa e i rappresentanti delle organizzazioni sindacali, per esaminare le ragioni del contenzioso sorto tra le due aziende e ricercare i possibili punti di composizione;
   al termine di un'ampia e approfondita discussione, nel corso della quale le due aziende hanno rappresentato le rispettive e opposte posizioni, i rappresentanti del Governo hanno formulato una proposta compositiva in cui, in sintesi, si chiedeva:
    1) a Zeolite Mira S.r.l. di impegnarsi a separare l'approvvigionamento e la distribuzione dell'energia elettrica attualmente asservita attraverso gli impianti di Reckitt Benckiser spa e di pagare i servizi ricevuti da Reckitt Benckiser previo ricalcolo di tutte le fatture emesse in base a quanto stabilito in sede di ATP; veniva altresì chiesto a Zeolite Mira di riprendere le attività appena possibile;
    2) a Reckitt Benckiser spa di attenersi integralmente tal ricalcolo degli addebiti in base a quanto stabilito in sede di ATP, ad installare ogni possibile strumento idoneo a misurare le quantità di acqua gestite per conto di Zeolite Mira srl e a fornire precise e dettagliate informazioni circa i parametri utilizzati per il calcolo dei costi relativi al servizio prestato a favore di Zeolite Mira srl;
   nella proposta compositiva veniva chiesto a Reckitt Benckiser spa di riaprire immediatamente i passaggi di entrata ed uscita delle merci e del personale da e verso lo stabilimento di Zeolite Mira S.r.l. per consentirne la ripresa delle attività;
   suddetta proposta di composizione del contenzioso non è stata accolta dall'azienda Reckitt Benckiser spa;
   il Ministero nella risposta di quell'atto di sindacato ispettivo ha fatto appello alla sensibilità sociale delle due aziende al fine di ricercare una possibile soluzione per gli oltre quaranta dipendenti, la cui sospensione dal lavoro rischia di trasformarsi un vero e proprio licenziamento confermando la disponibilità a farsi parte attiva per la soluzione della vertenza;
   come riportano fonti sindacali, in questo periodo, si è continuato a lavorare per trovare una soluzione in grado di scongiurare il licenziamento di 40 lavoratori;
   la soluzione tecnica sarebbe stata individuata in un possibile investimento per consentire lo scarico delle acque non inquinate e l'invio diretto agli impianti dell'azienda municipalizzata Veritas;
   si tratta di un progetto concreto che potrebbe consentire 1 a soluzione concreta al problema insorto tra Zeolite e Benckiser;
   risulta che l'azienda Zeolite nello stesso periodo abbia ripreso i contatti con i vari clienti del suo portafoglio aziendale per capire la disponibilità a riprendere la collaborazione trovando riscontri positivi in virtù dei know how e della professionalità dei suoi addetti;
   in considerazione degli elementi questi elementi sopravvenuti riportati in premessa e della disponibilità a suo tempo manifestata dal Ministero, se il Governo non intenda riconvocare, con la massima urgenza, il tavolo di confronto del 20 aprile 2015, per verificare la possibilità di rendere concreta la soluzione tecnica ipotizzata al fine di consentire la ripresa dell'attività di Zeolite e la salvaguardia dei relativi di lavoro. (5-07244)

Interrogazioni a risposta scritta:


   NARDUOLO, CRIVELLARI, NACCARATO, CAMANI, ROSTELLATO e MIOTTO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la sede dell'azienda Omvl di Pernumia, in via Rivella, è oggetto, da alcune settimane, di una difficile trattativa per chiarire il destino del sito produttivo;
   Omvl è un'azienda, fondata a Bologna nel 1980, che produce sistemi completi di alimentazione a gas per veicoli;
   nel 2002 la ditta si è trasferita a Pernumia e nel 2010 è stata acquisita dalla multinazionale canadese Westport, che ha stabilimenti di produzione e assemblaggio in Asia, Europa e Nord America;
   in queste settimane i vertici dell'azienda stanno discutendo un'imminente fusione aziendale con la multinazionale californiana Fuel Systems Solutions, che in Italia ha uno stabilimento a Cherasco (Cuneo) che conta 800 dipendenti;
   la probabile riorganizzazione aziendale riunirebbe la produzione dei riduttori per gli impianti di alimentazione in un solo stabilimento, sacrificando così gli 83 posti di lavoro della sede padovana;
   le organizzazioni sindacali hanno chiesto l'apertura di un tavolo di concertazione a livello nazionale con le due società, interessate dalla fusione, che non hanno ancora risposto alla richiesta;
   a Pernumia la notizia ha generato forte preoccupazione per le sorti del personale dell'azienda composto per oltre il 70 per cento da donne, dai 35 ai 50 anni, tutte residenti nel raggio di una ventina di chilometri;
   se le voci sulla chiusura dovessero venire confermate l'impatto sociale sulla zona sarebbe molto grave;
   sino ad oggi l'occupazione è stata garantita dall'applicazione di un contratto di solidarietà, applicato in maniera molto flessibile, che ha permesso di affrontare una difficoltà complessiva del settore;
   negli ultimi tempi sembra che il mercato degli impianti di alimentazione a gas sia in ripresa e lo stabilimento di Pernumia conta su un personale di altissima professionalità che rischia di essere dispersa;
   la fusione sembra destinata a compiersi all'inizio del 2016 ma pare che gli attori dell'operazione mantengano il più stretto riserbo sul futuro piano industriale dal quale dipende il futuro dello stabilimento di Pemumia;
   gli interroganti esprimono forte preoccupazione per la vicenda che rischia di togliere un altro segmento dal settore manifatturiero della Bassa Padovana, determinando una dispersione di capacità e un impoverimento del tessuto produttivo locale –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa;
   in che modo, il Ministro, intenda attivarsi per promuovere un tavolo di concertazione con le aziende interessate alla fusione;
   quali iniziative di competenza il Ministro intenda assumere per tutelare i lavoratori e preservare il sito produttivo di Pernumia. (4-11478)


   SORIAL, DEL GROSSO e VACCA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   la società TERNA s.p.a. ha notificato ben 24 citazioni nelle quali si chiedono da 630.000 euro a 900.000 euro ciascuna per un totale di circa 16.000.000 di euro chiesti, a Silvia Ferrante, madre e attivista che vive con la sua famiglia accanto all'elettrodotto Villanova-Gissi in fase di realizzazione, per le sue proteste contro tale opera;
   diversi attivisti e proprietari di terreni che hanno portato avanti le proteste contro tale elettrodotto sono stati citati in giudizio da Terna s.p.a., ma il caso di Silvia Ferrante rappresenta un record forse di livello nazionale tanto da poter apparire come una vera propria azione persecutoria;
   l'elettrodotto Villanova-Gissi è considerata un'opera strategica della nuova dorsale energetica adriatica in via di realizzazione da parte di Terna s.p.a., principale proprietaria della rete elettrica nazionale e, per quanto riguarda il tratto in questione, dalla società Abruzzo Energia s.p.a.;
   l'elettrodotto ad altissima tensione, 380.000 volt, dovrebbe attraversare 16 comuni abruzzesi (per un totale di 69,3 chilometri) nel territorio compreso tra Villanova e Gissi: una vasta area in parte urbanizzata, in parte composta da zone rurali dove sono presenti coltivazioni di qualità (vigneti, oliveti, ortaggi e seminativi) che la regione sostiene con fondi pubblici e in parte costituita da aree industriali altamente popolate;
   si tratta di un'infrastruttura per il trasporto dell'energia costosa e dall'impatto irreversibile su questi territori, soprattutto in termini sanitari per i residenti (campi elettromagnetici ad alto rischio cancerogeno, come riconosciuto dallo IARC, Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro);
   Terna spa, multinazionale a partecipazione statale con il Ministero dell'economia e delle finanze che è azionista di maggioranza tramite la Cassa Depositi e Prestiti, è proprietaria della rete elettrica nazionale e titolare della concessione delle attività di trasmissione e dispacciamento dell'energia elettrica;
   l'opera, realizzata nel 2015 per oltre un terzo in aree a rischio frane e inondazioni, è molto contestata dai cittadini e anche da alcuni Comuni perché ritenuta pericolosa ma anche sostanzialmente inutile, visto che risponderebbe ad un'idea ormai obsoleta di pensare la produzione e la distribuzione dell'energia;
   anche diversi uffici della regione Abruzzo, come il servizio difesa del suolo e l'autorità di bacino, hanno sollevato enormi criticità su tale opera, tanto che sarebbero diversi i ricorsi ancora pendenti davanti a TAR e Consiglio di Stato;
   sulle criticità che avrebbe quest'opera sarebbero stati prodotti tre dettagliati dossier, pubblicati sul sito web http://www.noelettrodottovillanovagissi.it ai quali TERNA e i Ministeri per ora, a quanto consta agli interroganti, non avrebbero fornito alcuna risposta;
   il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, a quanto risulta agli interroganti, non avrebbe risposto né ai rilievi tecnici di attivisti e comuni, né ad una nota del Corpo forestale che sollevava dubbi sulle tipologie di traliccio utilizzati, difformi da quelli del progetto autorizzato;
   i 24 atti di citazione che ha ricevuto Silvia Ferrante si riferiscono a 24 processi, tutti separati e distinti, come se si stesse parlando di qualcosa che accade per 24 motivi diversi, anche se si tratta sempre dello stesso motivo: il fatto che Silvia Ferrante abbia presenziato alle manifestazioni e a quanto accadesse sui campi nei giorni in cui molti proprietari si sono opposti alle occupazioni d'urgenza per la realizzazione dell'elettrodotto, di cui sopra;
   lungo la linea dell'elettrodotto ci sono molte abitazioni e molte piccole e medie imprese, tra le quali anche alcune imprese agricole biologiche, e il biologico, tra le varie restrizioni, prevederebbe l'assenza di campi elettromagnetici nei dintorni; in questo caso, secondo i coltivatori, i risarcimenti offerti da Terna sarebbero del tutto inadeguati;
   come evidenziato dalla monografia n. 80 del 2002 della IARC, relativa ai campi elettrici statici ed ELF, sarebbero molti i rischi connessi all'esposizione alle onde elettromagnetiche: aumento degli aborti per le donne esposte, riduzione fertilità uomini e donne, demenza, mal di testa, insonnia, cefalee, neuro-affezioni e problemi circolatori;
   il 13 settembre 2014 è stata approvata una risoluzione all'unanimità dal consiglio regionale dell'Abruzzo per la sospensione delle procedure di esproprio e per la sospensione dell'eventuale inizio dei lavori, nonché per l'istituzione di un tavolo di confronto con le comunità locali interessate al fine di trovare delle soluzioni che rendano l'opera meno impattante, ma, in aperto contrasto alla risoluzione espressa dalla regione, nel novembre del 2014, Terna ha dato il via alle procedure di esproprio dei terreni interessati dall'impianto dei piloni dell'elettrodotto;
   a dicembre del 2014 sono state raccolte più 3.000 firme per chiedere ai Ministeri competenti l'annullamento in autotutela del decreto di autorizzazione che, assieme ad un dossier che evidenzierebbe tutte le illegittimità relative all'opera, sia dal punto di vista amministrativo che da quello progettuale, sono state consegnate al Ministero dello sviluppo economico e a quello dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, senza ricevere alcuna risposta;
   alcune procedure di espropri dei terreni sembrerebbero attuate, da parte dei tecnici incaricati da Terna, in maniera non conforme alla normativa vigente ed in particolare:
    a Filetto (Ch) il 4 novembre 2014, i tecnici di Terna non riconoscendo l'opposizione del proprietario (atto riconosciuto nella sezione II del decreto di esproprio articolo 23) e del suo delegato, sarebbero entrati comunque nel fondo realizzando l'immissione in possesso;
    ad Atessa (Ch), il giorno successivo, solo per la presenza della stampa, dei politici locali e delle forze dell'ordine, oltre ad una sessantina di cittadini, i tecnici di Terna, dopo aver provato ripetutamente a portare a compimento la procedura, avrebbero ceduto e stilato un verbale in cui veniva riportata l'opposizione del proprietario;
    nel luglio del 2015, a Lanciano, in contrada Sant'Onofrio, i funzionari delegati dell'azienda, non volevano accettare di notificare il rifiuto da parte dei proprietari dei terreni, e sarebbero arrivati a spingere e strattonare gli stessi proprietari e diversi cittadini, appartenenti ai comitati contrari all'elettrodotto, lì presenti; a seguito di questo episodio, nel quale comunque non è avvenuto l'esproprio, il prefetto ha deciso di intervenire comunicando ufficialmente alla Terna s.p.a. che gli espropri devono avvenire previa comunicazione con i proprietari, i quali possono rifiutarsi di avviare il procedimento della pratica, come previsto dal decreto legislativo n. 325 del 2001;
   il 24 febbraio 2015 un consiglio regionale straordinario sul tema dell'elettrodotto Villanova-Gissi si è chiuso con l'approvazione all'unanimità di una risoluzione di 22 punti, a partire dai presupposti dei comitati, nei quali la regione Abruzzo si impegna a fare tutto quanto in suo potere per fermare l'opera;
   nonostante l'esito della risoluzione di cui sopra, al momento, il progetto starebbe continuando il suo iter di realizzazione;
   oltre che per gli impatti ambientali e i rischi sanitari, il progetto è contrastato perché proposto in maniera unilaterale e imposto senza confronto con le parti interessate –:
   se il Governo non intenda attivare con urgenza, nell'ambito delle proprie competenze, ogni iniziativa, ove ne ricorrano i presupposti, anche di carattere ispettivo, al fine di verificare la legittimità dell'operato di Terna, con particolare riguardo alla vicenda delle citazioni in giudizio riguardanti il progetto di elettrodotto Villanova-Gissi, ed in particolare delle 24 citazioni indirizzate alla signora Silvia Ferrante;
   se i Ministri ritengano che l'opera continui a presentare caratteri di pubblica utilità, urgenza ed indifferibilità e se non intendano altresì fornire chiarimenti sulle criticità rilevate dell'opera e in merito anche alle eccezioni sollevate dagli esperti interpellati dal territorio e dagli attivisti, di cui in premessa;
   se i Ministri interrogati non considerino necessario assumere ogni iniziativa di competenza affinché i proprietari dei terreni siano tutelati nel loro sacrosanto diritto a decidere se cedere o meno il loro terreno, come previsto dal decreto legislativo n. 325 del 2001 secondo il quale gli espropri devono avvenire previa comunicazione con i proprietari, i quali possono rifiutarsi di avviare il procedimento della pratica, affinché non si ripetano quelle che gli interroganti giudicano forme di abuso da parte dei tecnici di Terna, di cui in premessa;
   se non ritengano opportuno, nell'ambito della propria competenza, valutare la possibilità di una revoca dell'intero progetto iniziale, viste le asserite numerose irregolarità presenti nei vari atti procedurali dello stesso, ripristinando lo stato di legalità necessario per la costruzione di un'opera così onerosa per lo Stato, assumendo, iniziative perché sia valutato, con efficaci, approfonditi e univoci studi, l'impatto ambientale che la messa in opera dell'elettrodotto comporta, con conseguente accertamento dei rischi, sia per la salute umana sia per il territorio interessato dalla sua costruzione;
   qualora il progetto iniziale non venga sospeso o revocato, se siano intenzionati a farsi promotori di soluzioni tecniche meno impattanti per l'ambiente e, in tal caso, quali iniziative e sostanziali modifiche all'opera in questione abbiano intenzione di promuovere, come l'eliminazione di tutte le tratte aeree di elettrodotto, disponendo, la progettazione di un percorso interamente sotterraneo in galleria schermata, nel pieno rispetto del fondamentale principio di precauzione, troppo spesso disatteso nella costruzione di opere pubbliche ad alto rischio ambientale, con incalcolabili danni per il nostro Paese, e al fine di tutelare il più possibile la salute dei cittadini e la conservazione dell'ambiente naturale in cui vivono. (4-11483)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Labriola n. 5-07069, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 novembre 2015, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Albanella, Zappulla.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Currò e altri n. 5-07232, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 dicembre 2015, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fregolent.

Cambio di presentatore di interrogazione a risposta immediata in Commissione.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione n. 5-07228, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 dicembre 2015, deve intendersi presentata dall'onorevole Liuzzi, già cofirmatario della stessa.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato dell'interrogazione a risposta scritta Saltamartini n. 4-11446, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 537 del 16 dicembre 2015.

   SALTAMARTINI e MOLTENI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   un dirigente del sindacato di polizia è stato sospeso dal servizio con l'accusa infamante di aver deliberatamente prelevato materiale di vecchio tipo non più in uso al personale della Polizia di Stato per poi esibirlo al giornalista durante l'intervista televisiva realizzata da Ballarò l'inadeguatezza dei mezzi attualmente a disposizione delle Forze dell'ordine;
   il segretario generale del Sap, Gianni Tonelli, ha preannunciato l'intenzione di sporgere denuncia nei confronti del capo della polizia, prefetto Alessandro Pansa, asserendo che la sospensione del dirigente del sindacato è stata disposta sulla base di presupposti falsi;
   dirigente sospeso dalla polizia aveva tra l'altro rivelato come non solo le dotazioni, ma anche le procedure addestrative in uso presso il personale fossero assolutamente inadeguate, essendo deficitaria o assente la preparazione al tiro dinamico contro bersagli in movimento e mancando le nozioni basilari per operare in ambienti colpiti da attacchi Nbc;
   sarebbero state quindi soltanto segnalate delle criticità, peraltro oggetto di numerose inchieste giornalistiche più o meno recenti, e allo scopo di ovviarvi, non certo di distruggere le capacità operative della polizia o lucrare improbabili vantaggi politici futuri –:
   cosa sia effettivamente successo in relazione alla vicenda generalizzata in premessa e, in particolare, se il Governo non ritenga di assumere iniziative per rivedere il provvedimento disciplinare che agli interroganti appare eccessivo e infondato rispetto ad una indagine ancora in itinere e con parecchi aspetti ancora da chiarire. (4-11446)