XVII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 558 di venerdì 29 gennaio 2016
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI
La seduta comincia alle 9,30.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ROBERTO CAPELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Beni, Bratti, Bueno, Caparini, Carnevali, Catania, Costa, Crippa, Dambruoso, Distaso, Epifani, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Garofani, Grassi, Giuseppe Guerini, La Russa, Locatelli, Losacco, Manciulli, Marazziti, Migliore, Pes, Piepoli, Pisicchio, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rondini, Rosato, Sanga, Sani, Scotto, Sisto e Spessotto sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente centoquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,35).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.
(Intendimenti circa l'utilizzo dei cosiddetti buoni lavoro destinati al pagamento delle prestazioni di lavoro accessorio – n. 2-01237)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Ciprini ed altri n. 2-01237, concernente intendimenti circa l'utilizzo dei cosiddetti buoni lavoro destinati al pagamento delle prestazioni di lavoro accessorio (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
Chiedo all'onorevole Ciprini se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
TIZIANA CIPRINI. Grazie, Presidente. Durante la discussione del Jobs Act in quest'Aula, vi avevo preannunciato il rischio che la liberalizzazione dei voucher avrebbe finito per cannibalizzare altre tipologie contrattuali, esattamente come è successo in Germania con i mini jobs. I mini jobs erano nati come strumenti di lavoro per anziani e studenti, ma hanno finito per invadere tutto il mercato del lavoro, sostituendosi alle altre tipologie contrattuali e condannando, quindi, le persone a mini paghe da 450 euro al mese, Pag. 2a cui corrispondono mini pensioni, soprattutto per le donne. Quindi si profila all'orizzonte una crisi umanitaria senza precedenti. Questa è stata la denuncia dei nostri corrispettivi dal Parlamento tedesco venuti in visita a Montecitorio qualche tempo fa e questo è quello che sta accadendo adesso in Italia con i voucher.
Dalla sperimentazione in agricoltura, i voucher hanno preso progressivamente quota anche in altri settori, in particolare commercio, turismo ed edilizia, perché col Jobs Act è stata allargata la platea dei destinatari e dei settori di impiego; il lavoro accessorio può essere svolto per ogni tipo di attività, quindi lavoro autonomo e subordinato, full-time o part-time, e da qualsiasi soggetto, disoccupato, inoccupato, pensionato, studente, percettore di prestazione di sostegno del reddito, nei limiti del compenso economico previsto. Il tetto, tra l'altro, appunto, è stato alzato. Ma secondo i recenti dati dell'Osservatorio sul precariato dell'INPS, nei primi undici mesi del 2015 sono stati venduti 102,4 milioni di buoni da 10 euro: il 67,5 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2014, con punte che vanno dal 97,4 per cento in Sicilia all'85,6 per cento in Liguria, e dell'83 per cento, rispettivamente, in Abruzzo e in Puglia. Il valore netto del voucher di 10 euro nominali, cioè l'importo netto intascato dal lavoratore, è pari a 7,50 euro.
Il boom nell'utilizzo dei voucher, lungi dal rappresentare un indice di ripresa dell'occupazione, rappresenta una forma spinta di lavoro precario e con tutele minime. Infatti, il lavoratore occupato con il voucher non matura il trattamento di fine rapporto, non ha ferie, non ha diritto all'indennità di malattia e di maternità, né agli assegni familiari. Per il lavoratore non è prevista alcuna formazione, ad esempio sulle norme di sicurezza e di igiene. I controlli sulla cosiddetta applicazione dei voucher sono di difficile attuazione: secondo la procedura INPS, non occorre obbligatoriamente indicare il giorno e l'ora dell'utilizzo del voucher e l'ispettore del lavoro non può verificare l'orario di inizio e di fine del lavoro, dovendosi limitare alla verifica che sono stati pagati i contributi. Ma anche la procedura INPS di accredito dei contributi lascia a desiderare: in molti casi manca l'accredito stesso dei contributi, quindi anche la CGIL ha denunciato che il boom dei voucher è anche un boom di mancati introiti per il fisco, per INPS e, aggiungo, anche per l'INAIL.
Lo stesso presidente dell'INPS, Boeri, è stato molto esplicito: i voucher sono la nuova frontiera del precariato. Il loro incremento può significare problemi futuri ed è bene guardare questo fenomeno con grande attenzione: non sono uno strumento che si aggiunge agli altri, per alcuni i voucher sono l'unica prestazione lavorativa. Quindi, si chiede al sottosegretario cosa intende fare il Governo per arginare queste criticità e per accertare, sanzionare e reprimere l'uso improprio dei voucher.
PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Teresa Bellanova, che è Viceministro in pectore, ma non ancora, quindi è ancora sottosegretaria, ha facoltà di rispondere.
TERESA BELLANOVA, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Grazie Presidente, riguardo all'atto parlamentare dell'onorevole Ciprini ed altri, concernente l'utilizzo dei buoni per prestazioni di lavoro accessorio, voglio ricordare che con la legge n. 92 del 2012 sono state semplificate e chiarite le modalità per l'utilizzo del lavoro accessorio. In particolare, a seguito del suddetto intervento normativo, il lavoro accessorio può essere svolto per ogni tipo di attività – ad eccezione del settore agricolo, in cui possono essere impiegate solo alcune categorie di prestatori di lavoro – e da qualsiasi soggetto, disoccupato, inoccupato, pensionato, studente, percettore di prestazioni a sostegno del reddito, nei limiti economici previsti per il lavoratore e per il committente. L'estensione della possibilità di utilizzo dei cosiddetti voucher ha, pertanto, determinato un aumento del loro impiego.
Ricordo, inoltre, che il decreto legislativo n. 81 del 2015, recante il testo organico delle tipologie contrattuali diverse dal lavoro a tempo indeterminato, è intervenuto Pag. 3anche sul lavoro accessorio. Con tale provvedimento è stato previsto l'innalzamento, da 5 mila a 7 mila euro, del compenso massimo annuale consentito per prestazioni di lavoro accessorio per ciascun lavoratore, ed è stato introdotto il divieto di ricorso a prestazioni di lavoro accessorio nell'ambito dell'esecuzione di appalti.
Inoltre, in base alle procedure attuali, i committenti possono acquistare i buoni lavoro esclusivamente in modalità telematiche. Prima dell'inizio della prestazione, infatti, sono tenuti a comunicare alla Direzione territoriale del lavoro competente i dati anagrafici, il codice fiscale del lavoratore e il luogo della prestazione. In assenza della citata comunicazione preventiva di inizio della prestazione, questa viene ritenuta dal personale ispettivo quale prestazione di fatto da considerarsi in nero, con la conseguente erogazione della cosiddetta maxi sanzione. Le stesse conseguenze sanzionatorie si vengono a determinare nell'ipotesi in cui il personale ispettivo riscontri l'utilizzo di voucher in un periodo diverso da quello coperto dalla relativa comunicazione: trenta giorni dall'acquisto.
Ai fini di un corretto utilizzo dei buoni per prestazioni di lavoro accessorio, l'INPS, quale concessionario del servizio di gestione dei voucher, ha fornito, d'intesa con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, chiarimenti e precisazioni in merito agli ambiti di utilizzo dei buoni lavoro, con numerosi atti regolamentari: circolari, messaggi e pareri. Oggetto di riflessione e di particolare attenzione da parte del Ministero che rappresento è stato il tema dei controlli con finalità antielusive. In tal senso, infatti, sono state fornite disposizioni per escludere l'impiego dei voucher in determinate situazioni. A titolo esemplificativo, voglio ricordare che il ricorso all'istituto del lavoro accessorio è stato considerato non compatibile con lo status di lavoratore subordinato a tempo pieno o parziale, se impiegato presso lo stesso datore di lavoro, titolare del contratto di lavoro dipendente, ovvero con prestazioni aventi carattere di attività professionali per le quali l'ordinamento richiede l'iscrizione ad un ordine professionale, ovvero ad appositi registri, albi, ruoli ed elenchi professionali qualificati.
Per quanto concerne l'attività di controllo sull'utilizzo improprio dei voucher, sottolineo che è intenzione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali intensificare, nel corso del 2016, l'attività di vigilanza da parte del personale ispettivo. Inoltre, voglio evidenziare che, ai sensi dell'articolo 50 del decreto legislativo n. 81 del 2015, è prevista l'attività di un Osservatorio sull'utilizzo dei voucher, attraverso un coordinamento informativo da realizzarsi tramite apposita convenzione stipulata dall'INPS e dall'INAIL con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, proprio al fine di verificare, mediante apposta banca dati informativa, l'andamento delle prestazioni di carattere previdenziale e delle relative entrate contributive conseguenti allo sviluppo delle attività di lavoro accessorio, anche al fine di formulare proposte per adeguamenti normativi delle disposizioni vigenti. Al riguardo, segnalo che sono state avviate le attività necessarie per la stipula della convenzione, anche al fine di acquisire, in collaborazione con l'INPS, dati dettagliati sul tipo di prestazione e sul numero dei lavoratori impiegati con i voucher.
Inoltre, informo che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha avviato un'attenta riflessione sull'argomento al fine di valutare le eventuali ipotesi di modifica della disciplina del lavoro accessorio. In conclusione, nel sottolineare il massimo impegno del Ministero che rappresento nelle attività di monitoraggio e di verifica sul corretto utilizzo dei voucher, posso rassicurare gli onorevoli interpellanti che all'esito delle verifiche verrà intrapresa ogni iniziativa volta a sanzionare, nonché a reprimere, l'uso improprio di tale strumento.
PRESIDENTE. L'onorevole Ciprini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.
TIZIANA CIPRINI. Grazie, Viceministro in pectore, ben vengano le riflessioni Pag. 4sull'utilizzo di questi voucher, dato che, ormai, è «voucheropoli» conclamata. I voucher, tra l'altro, lo ricordo, sono modalità di pagamento, non tipologie contrattuali. Quindi, prima siamo passati dai contratti stabili a quelli precari, ora siamo arrivati ai surrogati dei contratti. Questi ultimi spariscono, si volatilizzano, si trasformano in carta, in buoni che incarnano l'addio, quindi, a qualsiasi forma di tutela e di contratto; in pratica sono l'evoluzione del vecchio cottimo. I voucher erano nati per combattere il dilagare del lavoro nero e sono diventati la nuova frontiera della spoliazione di diritti, come ammesso, appunto, dallo stesso presidente dell'INPS, e servono, addirittura, per giustificare il lavoro nero in caso di incidenti, come sta avvenendo in edilizia; quindi, rappresentano la forma più spinta di precariato, anche perché i vincoli sul loro uso sono minimi e facilmente aggirabili e, quindi, alcuni committenti se ne approfittano e ne fanno un uso distorto e improprio, sostituendoli agli ordinari contratti di lavoro.
Pertanto, si profila all'orizzonte un esercito di nuovi poveri, se la situazione continua ad andare in questo modo, e i dati Oxfam dimostrano che sono in aumento le disuguaglianze economiche, con conseguenze devastanti sulle persone meno abbienti. In Italia l'1 per cento più ricco detiene quasi un quarto della ricchezza nazionale, disuguaglianze che avvantaggiano i super ricchi e le multinazionali. Il nostro Paese, almeno negli ultimi quindici, vent'anni, ha ignorato qualsiasi politica redistributiva volta a ridurre le disuguaglianze e a ridistribuire il reddito, anzi, l'intera scena del mondo del lavoro con il Jobs Act è stata sconvolta per renderla adattabile al movimento e alla libera circolazione del capitale e per semplificare la vita dei datori di lavoro. Con lo strumento flessibile, ultra flessibile, dei voucher, si sono danneggiati gravemente i lavoratori. Le occupazioni atipiche sono precisamente un modo per conseguire la massima flessibilità del lavoro al fine di rispecchiare in misura soddisfacente la necessaria circolazione di capitale. Il lavoro a tempo indeterminato, a orario pieno, implicava procedure troppo complesse di licenziamento e comunque conflitti sindacali e sociali, viceversa avviene adesso con i contratti, con la moltiplicazione dei contratti di breve durata o coi lavori che avvengono solo su chiamata. E, come abbiamo più volte ricordato in quest'Aula, non esiste alcuna correlazione dimostrata, scientificamente provata, economicamente provata, tra la flessibilità del lavoro – che tradotta significa libertà di licenziamento e uso esteso e smodato di contratti di breve durata – e la creazione di posti di lavoro. Non è mai stata provata questa correlazione tra flessibilità del lavoro e creazione di posti di lavoro. I voucher sono stati pian piano liberalizzati da tutti i Governi, di destra e di sinistra, da tutti i Ministri di destra e di sinistra, da Damiano a Sacconi, a Fornero e Poletti. Quindi, destra e sinistra sono d'accordo in questo sistema, d'accordo con questo neoliberismo spinto oggi dominante, che è un'aquila a doppia apertura alare: se la destra del denaro detta le leggi strutturali, la sinistra del costume fornisce le sovrastrutture che le giustificano sul piano simbolico; così, se la destra del denaro decide che occorre abbattere le frontiere in nome di un unico mercato planetario della delocalizzazione del lavoro e della volatizzazione dei capitali, la sinistra del costume tesse le lodi della globalizzazione; se la destra del denaro stabilisce che il lavoro deve essere precario in modo da rimuovere diritti e garanzie, la sinistra del costume giustificherà ciò tramite la diffamazione della stabilità borghese e della monotonia lavorativa.
Quindi, una destra e una sinistra che hanno abbandonato le politiche redistributive per piegarsi al ricatto della delocalizzazione che suona all'incirca così: se non vi accontentate di salari più modesti, se non rinunciate a una parte significativa dei vostri diritti, se non siete più disciplinati, noi continueremo a fare quello che abbiamo fatto fino ad ora, cioè andare a produrre dove i salari sono più bassi e i diritti pure e poi importare nei nostri Paesi quelle merci prodotte a basso prezzo e con scarsa qualità. Quindi, il libero mercato è penetrato ovunque e da economia di mercato siamo Pag. 5passati a società di mercato. Le Costituzioni dei Paesi nazionali vengono rottamate, come ha fatto il vostro Governo, e sostituite da trattati voluti dalle grandi corporations per il loro profitto e non per il bene comune; quindi, trattati disegnati e modellati sul principio della libera concorrenza e del non interventismo, questo per poter lasciare senza lacci il dispiegarsi delle forze di mercato. Si tratta di una concezione antitetica, opposta a quella della Costituzione, che era fondata proprio sull'equilibrio tra Stato e mercato, senza per questo sottrarre al soggetto statale il suo ruolo di intervento e di regolazione dell'economia. Quindi, ecco che sempre l'Oxfam chiede ai Governi di adottare misure urgenti per affrontare le disuguaglianze e combattere la povertà, arginare la povertà. Ecco allora alcune misure suggerite dall'Oxfam: arginare lo strapotere dei soggetti privati quali le multinazionali, investimento in servizi pubblici gratuiti come salute e istruzione, assicurare salari dignitosi ed equi per tutti i lavoratori, reti di protezione sociale per i più poveri, incluso un reddito minimo garantito; guarda caso, Viceministro in pectore, proprio la politica proposta dal MoVimento 5 Stelle.
(Rinvio dell'interpellanza urgente Brunetta ed altri – n. 2-01241)
PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta del presentatore e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Brunetta ed altri n. 2-01241 è rinviato ad altra seduta.
(Iniziative di competenza, anche di carattere diplomatico, volte a chiarire le cause della strage di Ustica del 27 giugno 1980, in particolare alla luce di vicende emerse da recenti notizie di stampa – n. 2-01242)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Verini ed altri n. 2-01242, concernente iniziative di competenza, anche di carattere diplomatico, volte a chiarire le cause della strage di Ustica del 27 giugno 1980, in particolare alla luce di vicende emerse da recenti notizie di stampa (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
Chiedo all'onorevole Verini se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
WALTER VERINI. Grazie, Presidente. La verità finalmente si sta facendo strada e solo chi è in malafede si rifiuta di vederla. Ecco queste sono le parole del giudice Rosario Priore che, per primo, indagò sulla tragedia di Ustica, quel 27 giugno del 1980, quando 81 persone, tra cui 13 bambini, che erano sul DC-9 dell'Itavia, morirono. Tanti anni sono passati, la verità è nota, ma la verità non è certificata. La verità è nota: quella notte, nel cielo sopra Ustica, ci fu un'azione di guerra; Paesi alleati pensavano che dentro un aereo ci fosse l'allora leader libico Gheddafi e andarono a caccia di quel leader per abbatterlo; un tragico errore – perché qui, evidentemente, si deve parlare di questo, di un tragico errore – volle che, però, dei caccia, invece di colpire un aereo libico dentro il quale, appunto, si pensava ci fosse Gheddafi, colpirono, invece, un aereo civile che era partito da Bologna diretto a Palermo, dove c'erano appunto ottantuno persone innocenti.
Anni e anni di depistaggi, anni e anni di coperture non hanno impedito a chi con coraggio, con senso della realtà e soprattutto con esigenza e amore per la verità e la giustizia, a tutte queste forze, queste persone, innanzi tutto ai familiari, di far conoscere all'opinione pubblica e al mondo quella che è stata la verità, ma che, lo ripeto, non è mai stata certificata e cioè che ci fu un atto di guerra. Adesso, proprio dalla Francia – un Paese che all'epoca raccontò una versione che non reggeva, che non ha retto – questa versione viene smontata.
Infatti un'inchiesta giornalistica molto ben confezionata, consolidata da testimonianze e da interviste di militari, ha l'altra sera fatto conoscere come la Francia allora non disse la verità. Ci furono versioni secondo le quali una base di Solenzara, in Pag. 6Corsica, sarebbe stata chiusa alle 17 del pomeriggio, quando la tragedia avvenne in serata, e quindi da quella base non si poteva controllare: non è così, quella base era aperta; i caccia si alzarono in volo e colpirono il DC-9 dell'Itavia.
Viene dalla Francia, viene da un'inchiesta giornalistica e non è ancora una verità ufficiale di quel Paese. Noi riteniamo che il Governo italiano, che pure sta facendo molto, per esempio, per ridare anche più linfa alle iniziative per la verità e la giustizia su molti dei troppi misteri che hanno riguardato il nostro Paese, debba pretendere da un suo alleato di poter conoscere la verità ufficiale: ammettere che si è trattato di un tragico errore, in un'azione finalizzata ad un altro obiettivo, non sarebbe segno di debolezza, ma di forza. Ormai – sempre per usare le parole del giudice Priore – soltanto chi è in malafede può pensare che si sia trattato di cedimento strutturale, o altro problema tecnico.
In questi anni molti di noi si sono battuti insieme a Daria Bonfietti, insieme all'Associazione familiari, perché questa verità e questa giustizia venisse finalmente acclarata. Non è solo un atto di giustizia nei confronti dei familiari, nei confronti di quelle vittime, ma è una cosa che farebbe bene all'Italia, perché la stagione dei troppi, dei tanti misteri che hanno riguardato il nostro Paese non si è ancora pienamente conclusa, se quei misteri, quei depistaggi non vengono definitivamente disvelati. È un Paese più forte quello che non ha paura della trasparenza, quello che non ha paura della verità. Ed è per questo, quindi, che anche recentemente la Commissione giustizia della Camera, in occasione dell'anniversario della strage di Ustica, si è recata ufficialmente a Bologna, al Museo per la memoria di Ustica, dove c’è il relitto, quell'agghiacciante, ma anche intensa testimonianza di dolore, e anche quell'impulso alla ricerca della verità, a dire che il Parlamento italiano vuole essere da quella parte: dalla parte, come ripeto, della verità e della giustizia.
Adesso, concludendo, dopo le rivelazioni che sono venute dalla stessa informazione francese, c’è bisogno di compiere un ultimo passo: c’è bisogno di un'iniziativa a nostro giudizio molto forte, molto determinata, perché i nostri alleati, in particolare l'alleato francese, dicano davvero quello che è successo quella sera nel cielo sopra Ustica. Ed è per questo che chiediamo quindi al Governo di conoscere quali passi concreti in questa direzione, dopo queste rivelazioni, siano stati compiuti, o quali passi si intenda al più presto compiere per raggiungere tale obiettivo.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale, Benedetto Della Vedova, ha facoltà di rispondere.
BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Presidente, in merito all'inchiesta giornalistica trasmessa dal canale francese Canal Plus – Il disastro di Ustica: un errore francese ? – cui è stato fatto riferimento anche nell'illustrazione, il Governo ritiene che si debba continuare a sostenere con ogni mezzo a disposizione l'operato dalla magistratura per ottenere la verità sulla vicenda. In seguito alle informazioni divulgate dal servizio televisivo, il Ministero della giustizia ha provveduto a richiedere i necessari elementi informativi alla procura della Repubblica di Roma ed alla procura di Palermo. Mentre l'ufficio giudiziario palermitano ha segnalato di non essere in possesso al riguardo di alcun tipo di informazione, la procura di Roma ha invece riferito di aver aperto un fascicolo processuale a modello 45 (fatti non costituenti notizia di reato), in seguito alle pubbliche dichiarazioni rilasciate dall'allora leader libico Muhammar Gheddafi.
Il predetto fascicolo processuale è stato in seguito trasformato con iscrizione a modello 44, ipotizzandosi a carico di ignoti il reato di strage (articolo 422 del codice penale), in relazione alla condotta che ha determinato la caduta del velivolo DC-9 Itavia sopra l'isola di Ustica in data 27 giugno 1980.
Secondo quanto segnalato dalla citata magistratura inquirente, le indagini sulla Pag. 7vicenda segnalata si sono concretizzate sia nell'acquisizione di documenti sia di testimonianze, assumendo le dichiarazioni rese da persone a conoscenza dei fatti che sono state negli ultimi tempi identificate, con specifico riferimento all'ipotesi investigativa che a causare la caduta del DC-9 Itavia sia stato un fattore esterno, vale a dire il lancio di un missile o la cosiddetta near collision (vortice di estremità causato dal passaggio a forte velocità di un aereo che ha provocato la rottura della parte estrema – TIP – di una delle due ali del velivolo).
Le indagini si sono incentrate anche sull'espletamento di diverse rogatorie all'estero, rivolte a quei Paesi che, alla luce delle acquisizioni in atto, si evinceva potessero essere in possesso di notizie e documenti utili alla prosecuzione delle investigazioni. In data 10 giugno 2010 sono state formalizzate quattro richieste di rogatoria, indirizzate agli Stati Uniti, alla Francia, alla Germania e al Belgio. Dette richieste sono state inoltrate alle autorità rogate in data 1o luglio 2010.
Come riferito dalla competente procura, nella rogatoria rivolta alla Francia sono state chieste notizie sull'attività volativa degli aerei di stanza nelle base di Solenzara e Sartène, sulla localizzazione delle portaerei, sulla partecipazione ad esercitazioni NATO combinate, sull'esercitazione Demon Jam V, con relativo invio di tutta la documentazione e l'indicazione del personale operante nelle basi e gli equipaggi dei mezzi aeronavali.
La procura riferisce altresì che «la Francia ha accolto due distinte richieste di rogatorie ed ha consentito ai pubblici ministeri delegati per l'investigazione di partecipare direttamente allo svolgimento degli atti presso gli uffici della Gendarmerie, appositamente delegati dall'autorità giudiziaria francese, consistiti nell'esame di diversi soggetti che all'epoca dei fatti prestavano servizio presso la base francese di Solenzara. È stata anche consegnata documentazione riguardante le portaerei».
Si segnala da ultimo che la procura della Repubblica di Roma ha precisato che allo stato non sono stati acquisiti elementi sufficienti per modificare l'originaria iscrizione del fascicolo contro ignoti, e che nessun procedimento penale è stato aperto a seguito della divulgazione da parte dell'emittente francese Canal Plus, trattandosi di elementi già conosciuti a seguito delle espletate rogatorie in Francia e già acquisiti nel procedimento penale sopra indicato.
Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per parte sua, ha sempre offerto la massima collaborazione alla magistratura e alle altre amministrazioni dello Stato, al fine di far emergere la verità su una delle pagine più dolorose dalla nostra storia repubblicana. Come dimostra anche la documentazione dell'Ambasciata d'Italia a Parigi versata agli archivi di Stato, nel corso degli anni la Farnesina ha svolto una puntuale azione di sostegno dell'autorità giudiziaria italiana per sollecitare la risposta alle sue richieste di rogatorie. A tal fine, sono stati effettuati anche passi diplomatici ai più alti livelli.
Sulla base della direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri sulla declassificazione del 22 aprile 2014, la Farnesina ha inoltre avviato dal 2014 stesso una complessa opera di ricognizione e di trasparenza, coinvolgendo tutta la rappresentanza all'estero, gli uffici dell'amministrazione centrale e l'archivio storico-diplomatico: ciò al fine di reperire tutta la documentazione relativa alle gravi vicende 1969-1984, compresa ovviamente quella di Ustica, dare luogo alla materiale declassificazione e versare il tutto nell'Archivio centrale dello Stato. La ricognizione ha finora portato a tre versamenti all'Archivio centrale dello Stato, effettuati tra l'agosto 2014 e il marzo 2015.
Vorrei sottolineare che il contributo del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale non si ferma qui, ed è in corso un lavoro di riflessione capillare e verifica sulla documentazione a disposizione che proseguirà ovviamente in futuro, anche grazie al proficuo rapporto instaurato con l'Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica. Quest'opera, portata avanti a stretto contatto con la magistratura e le altre amministrazioni coinvolte, Pag. 8mira a far emergere eventuali ulteriori documenti e lacune da colmare a beneficio delle indagini in corso.
PRESIDENTE. L'onorevole De Maria ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza Verini ed altri n. 2-01242, di cui è cofirmatario.
ANDREA DE MARIA. Apprezziamo l'impegno del Governo, che sappiamo non episodico e che oggi è stato confermato dalle parole del sottosegretario, un impegno che chiediamo sia messo in campo con il massimo della determinazione. L'onorevole Verini ha illustrato molto bene le ragioni della nostra interpellanza e anche la storia di questi 35 anni. Peraltro, l'onorevole Verini non da oggi è impegnato con grande determinazione a fianco dei familiari delle vittime di Ustica, un impegno ulteriormente rafforzato dal suo ruolo come capogruppo per il Partito Democratico nella Commissione giustizia della Camera; è stato anche protagonista dell'idea del messaggio molto importante di vicinanza e solidarietà ai familiari che è stato dato recentemente a Bologna e che ricordava nel suo intervento.
L'onorevole Verini ha spiegato molto bene quello che è accaduto nella notte del 27 giugno 1980, quando appunto persero la vita settantasette passeggeri, di cui 13 bambini, e quattro membri dell'equipaggio del volo Itavia Bologna-Palermo. Penso che dobbiamo ricordare qual era il contesto di quegli anni. Un contesto di scenari sostanzialmente di guerra nel Mediterraneo fra Paesi alleati o amici dell'Italia ed il regime di Gheddafi, e anche un contesto nel Paese che era quello della strategia della tensione, dell'ambiguità in alcuni settori dello Stato, di deviazioni nei servizi segreti del Paese, di subalternità di settori dell’intelligence delle Forze armate italiane, altri servizi e autorità non italiane. Poco più di un mese dopo ci fu la strage terribile della stazione di Bologna del 2 agosto 1980 come tutti ricordiamo, e la verità su Ustica ha atteso tanti anni ad arrivare. Ci sono stati tanti depistaggi, la teoria del cedimento strutturale, quella della bomba a bordo; dentro la tragedia di Ustica c’è stato anche il dramma dell'Itavia, che in un primo tempo fu accusata di responsabilità che evidentemente non aveva.
C’è una storia appunto di depistaggi, di scarse collaborazioni con l'autorità giudiziaria, tanto che si è parlato di muro di gomma per l'atteggiamento che in quella fase storica settori delle Forze Armate e dei servizi ebbero rispetto alle indagini in corso. Come per altre stragi, pur diverse dal punto di vista storico, della loro matrice e delle loro caratteristiche, qui si è trattato, veniva detto molto bene, di un tragico errore; la verità è venuta avanti prima di tutto per l'impegno continuo e appassionato dei familiari delle vittime, presieduti da Daria Bonfietti, che è stata anche senatrice della Repubblica, dall'impegno delle istituzioni locali e poi dalla buona politica. Ricordiamo che nel 1989 la Commissione bicamerale sulle stragi presieduta dal senatore Gualtieri decise di acquisire anche la strage di Ustica tra i temi da affrontare e poi l'impegno della magistratura, prima di tutto del giudice Priore, e poi dei magistrati che ne hanno proseguito il lavoro.
Oggi, quello che è accaduto è molto chiaro, ci sono anche due sentenze passate in giudicato in sede civile e parlano chiaramente di scenari di guerra sui cieli del Paese e indicano anche una responsabilità, fino a prevedere un risarcimento ai familiari delle vittime, del Ministero dei trasporti e della difesa perché in quella fase non hanno tutelato l'incolumità dei cittadini. Sappiamo, quindi, come veniva detto molto bene, e come ricordava in modo molto preciso anche il sottosegretario, che siamo stati di fronte a scenari di guerra nei cieli del Paese nei quali è stato coinvolto il volo dell'Itavia. Poi, intorno a questa verità, sono continuate ad uscire notizie, indiscrezioni; ricordiamo le dichiarazioni di Francesco Cossiga nel 2007, che nel 1980 era Presidente del Consiglio, per ultimo appunto il documentario dalla televisione francese, che ci ha spinti a presentare quest'ulteriore interpellanza.
Io penso che abbiamo davanti a noi due grandi temi. Il primo è quello di dare fino in fondo ai familiari delle vittime giustizia Pag. 9e verità, un dovere prima di tutto morale che lo Stato e le istituzioni hanno di stare accanto appunto ai familiari delle vittime. Abbiamo poi anche un tema di dignità nazionale, perché appare ormai evidente che, in quel 27 giugno del 1980 è stata violata la sovranità nazionale del nostro Paese e quella sovranità si può difendere e rappresentare anche facendo pienamente luce su quello che è accaduto. Noi siamo soddisfatti del segnale ulteriore di attenzione di impegno del Governo.
Ci pare giusto il sostegno all'azione della magistratura. Come Partito Democratico, continuiamo a sollecitare, prendendo atto positivamente di questa disponibilità, il massimo dell'impegno sul piano diplomatico, per far sì che i nostri amici ed alleati, prima di tutto la Francia, ma anche gli Stati Uniti, Israele e gli altri Paesi che potrebbero essere stati presenti in quello scenario, il 27 giugno del 1980, e che comunque potrebbero avere notizie utili a fare piena luce su quanto accaduto, mettano a disposizione tutte le informazioni e le notizie di cui sono in possesso.
Daria Bonfietti, la presidente dei familiari delle vittime, in un'occasione ha detto: siamo circondati dalla verità. Vi è appunto, una verità che emerge da più fonti e da più da più sedi. Ecco, io penso che noi dobbiamo fare in questa azione diplomatica l'ultimo passo perché sia fatta piena luce su quanto accaduto, per la memoria delle vittime e per la dignità dell'Italia.
(Elementi ed iniziative in ordine alla bonifica del sito di interesse nazionale «Napoli Orientale» – n. 2-01200)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Fico n. 2-01200, concernente elementi ed iniziative in ordine alla bonifica del sito di interesse nazionale «Napoli Orientale» (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
Chiedo all'onorevole Fico se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
ROBERTO FICO. Grazie Presidente. Da decenni l'aria, l'acqua e il suolo dei quartieri di San Giovanni a Teduccio, Barra e buona parte della periferia orientale della città di Napoli sono avvelenati. Nei terreni e nelle falde acquifere si annidano sostanze pericolosissime, come cromo esavalente, piombo, nichel, arsenico e mercurio, per citarne solo alcune. L'aria è irrespirabile, soprattutto di notte, a causa della pulizia dei silos e dei depositi di prodotti petroliferi presenti nella zona. L'acqua dei rubinetti talvolta fuoriesce oleosa e nera, come è avvenuto nei giorni tra novembre e dicembre del 2015, senza che alcuna autorità o istituzione preposta abbia fornito ai cittadini una spiegazione dell'accaduto.
Pure in mancanza di dati e statistiche ufficiali, noi sappiamo che l'incidenza dei tumori, anche fra giovani e giovanissimi, nell'area di San Giovanni a Teduccio è fortissima, oltre qualsiasi ragionevole soglia, come del resto qualunque residente della zona ha potuto, per dolorosa esperienza diretta, costatare.
Questa è l'attuale fotografia di Napoli Est, una zona densamente abitata, stretta tra il vicinissimo centro cittadino e i paesi vesuviani, dove per anni sono stati in funzione impianti petroliferi e raffineria; una fotografia con cui la politica deve fare i conti assumendosi le proprie responsabilità. La storia di questa devastazione ambientale, che è andata di pari passo con l'incremento di patologie tumorali e malattie polmonari nella popolazione, ha radici molto lontane. Una storia fatta di ritardi negli interventi, di indifferenza rispetto agli allarmi lanciati dalla cittadinanza, di silenzio da parte di chi avrebbe dovuto vigilare.
Soffermiamoci su alcuni passaggi e su alcuni punti. Esattamente trent'anni fa, il 21 dicembre 1985, nella zona di San Giovanni a Teduccio, un'esplosione nel deposito di carburante dell'Agip provocò la morte di 5 persone, il ferimento di altri 165, oltre ad una serie di drammatiche conseguenze sul piano socio-economico e soprattutto sulla salute delle persone. Dalla prima metà degli anni Ottanta in poi, le raffinerie dell'area furono via via dismesse. Sono continuate, tuttavia, le attività di deposito di idrocarburi, Pag. 10oli combustibili e GPL, nei pressi della darsena petroli, nonostante i ripetuti, quanto vani, tentativi di delocalizzazione delle stesse. Gli elevati livelli di inquinamento della zona hanno portato all'inclusione di Napoli Orientale tra i siti di interesse nazionali, i cosiddetti SIN, per i quali sono necessari interventi di bonifica. Abnormi livelli di contaminazione delle acque e del suolo sono stati riconosciuti anche dai soggetti istituzionali, nell'ambito di una conferenza di servizi, come è stato denunciato e come denunciamo.
Il sito di Napoli Est è suddiviso in quattro macroaree, una delle quali è il cosiddetto polo petrolifero, un'area di circa 345 ettari, nella quale sono localizzate le principali aziende petrolchimiche, tra le quali la Kuwait Petroleum Italia Spa, che detiene la proprietà di un'area di circa 90 ettari, il cosiddetto deposito fiscale, e gestisce la gran parte della movimentazione di idrocarburi, che dalle navi attraccate alla così detta darsena petroli vengono dirottati poi verso i depositi. Per anni si è parlato della necessità di trasferire altrove i depositi di idrocarburi e di oli combustibili, in modo tale da riqualificare l'area e restituire ai cittadini finalmente il loro diritto di vivere in un ambiente normale, una riqualificazione che, inutile dirlo, se siamo qui a leggere non c’è mai stata.
Eppure nel 2004, con un decreto del presidente della regione Campania, veniva approvata la variante al piano regolatore generale del comune di Napoli per la zona orientale, secondo cui tutti gli impianti petroliferi, dato il loro impatto ambientale e la loro pericolosità per un'area densamente abitata, dovevano essere delocalizzati, cioè trasferiti. Sono passati 11 anni e tanti impianti che dovevano essere trasferiti sono ancora lì.
Un grave problema che abbiamo riscontrato, e di cui oggi chiediamo conto, è costituito dalla frammentarietà degli interventi di bonifica dell'area di Napoli Est. I singoli progetti di bonifica sono, infatti, assoggettati a distinti procedimenti amministrativi, in quanto distinte sono le proprietà delle aree dei depositi da bonificare. La conseguenza è che nonostante l'accordo di programma, la bonifica rischia di procedere a più velocità, senza una visione d'insieme, senza una regia e per il cittadino risulta impossibile anche monitorare l'evoluzione di questo processo. La bonifica ha subito un iter travagliato, drammaticamente travagliato. In virtù del protocollo d'intesa siglato nel 2006 dalla regione Campania, comune di Napoli, Napoli Orientale S.c.p.A. e Kuwait Petroleum, quest'ultima potrà continuare l'attività di stoccaggio dei prodotti petroliferi fino al 2026, sia pure nell'ambito di un'area più ristretta di circa 53 ettari, la cosiddetta area di ripiegamento o operativa, mentre la restante parte del suolo di proprietà della Kuwait, pari 37 ettari, è identificata come area di immediata dismissione, ovverosia area da bonificare ancora occupata da strutture industriali essenzialmente non attive.
Accordi, protocolli d'intesa, fatto sta che la progettazione della bonifica si è incagliata nelle maglie procedurali tra pareri non espressi e la mancante valutazione di impatto ambientale relativa ai macchinari individuati per la pulizia dei terreni. Tanti rallentamenti e tante lacune che hanno causato un'enorme dispersione di risorse pubbliche, gestite dalla Sogesid, e che nel 2013 hanno, altresì, dato luogo al sequestro da parte della magistratura di alcune aree interessate della bonifica.
Nel luglio 2015, a distanza di nove anni – sono passati nove anni ! – dall'avvio della progettazione di bonifica dei terreni della Kuwait, il Ministero dell'Ambiente ha approvato il progetto definitivo di bonifica dei suoli e dei siti di proprietà Kuwait di Napoli, a condizione che fosse rispettata una lunga serie di prescrizioni, concernenti in particolare la modalità di campionamento e di analisi, nonché il monitoraggio dei terreni oggetto di bonifica. Anni persi, anni buttati, la salute dei cittadini calpestata. E in questo quadro cosa accade tra novembre e dicembre 2015 ? Che i cittadini di San Giovanni a Teduccio si ritrovano a non poter utilizzare l'acqua dei rubinetti e a respirare un odore insopportabile soprattutto la notte. Ed è sempre in quei giorni che la stampa riferisce di un'inchiesta della Pag. 11procura di Napoli riguardante l'area della Q8, che ha ulteriormente alimentato la grave preoccupazione dei cittadini per la propria salute. In relazione a tale inchiesta è stato disposto il sequestro preventivo, pari a 240 milioni di euro, equivalente al vantaggio economico che l'azienda petrolifera Kuwait avrebbe tratto dal mancato rispetto delle norme in materia di smaltimento delle acque oleose. Secondo gli inquirenti, il trattamento delle acque oleose sarebbe avvenuto in modo difforme dalle prescrizioni di legge. L'ipotesi è che le acque utilizzate per il lavaggio delle linee d'importazione di benzina venissero trasferite in modo improprio da un serbatoio all'altro, trasformandosi esse stesse in rifiuto liquido pericoloso che avrebbe dovuto, pertanto, essere smaltito nei modi stabiliti dalla legge e dunque attraverso un processo molto più oneroso. I residenti di San Giovanni a Teduccio e delle aree limitrofe sono fortemente provati, non soltanto a causa dei fenomeni inquinanti per i quali non viene offerta loro un'adeguata spiegazione (l'acqua nera dai rubinetti o, ancora recentemente, il fortissimo acre odore nell'aria), non soltanto per la nitida percezione che il tasso di malattie tumorali in quell'area sia elevatissimo, ma ora anche per la notizia di acque oleose non correttamente depurate e immesse nella fognatura pubblica. È l'ennesimo schiaffo ad una terra già devastata dall'inquinamento, che attende da decenni interventi di bonifica di cui non si riesce a intravedere la fine e, in alcuni casi, addirittura neanche l'inizio.
Alla luce di queste premesse, chiediamo al Governo di attivare, per quanto di sua competenza, uno screening sanitario nell'area di San Giovanni a Teduccio, con particolare riferimento al monitoraggio delle patologie neoplastiche che hanno colpito i residenti della zona; se non ritenga necessario superare la parcellizzazione degli interventi di bonifica del sito di interesse nazionale, Napoli Orientale, in modo da poter procedere secondo una visione di insieme in coordinamento con tutte le realtà interessate; di dare definitivo impulso alla bonifica del SIN Napoli Orientale, una bonifica che costituisce la condizione essenziale per salvaguardare la salute delle future generazioni; di fornire ai cittadini, con la massima trasparenza, tutti i dati relativi al SIN Napoli Orientale, nonché tutti gli atti, lo stato di avanzamento e le stime della conclusione dei singoli interventi di bonifica e messa in sicurezza di cui l'accordo di programma citato in premessa; di rendere conto delle risorse che fino ad oggi sono state assicurate alla Sogesid, risorse disperse per interventi di bonifica mai realizzati, in alcuni casi neppure progettati, nonché sulle risorse che la società pubblica ha a sua volta appaltato a terzi; di adottare tutte le iniziative necessarie nell'ambito ovviamente delle proprie competenze, al fine di assicurare che qualsiasi attività ricadente nell'ambito del SIN Napoli Orientale avvenga nel rispetto della normativa ambientale e non sia tale da determinare ulteriori pericoli per la salute delle persone che vivono a San Giovanni a Teduccio e nelle aree limitrofe.
I cittadini di Napoli est meritano attenzione, risposte e interventi immediati. Purtroppo questa è un'altra brutta storia dove si sono annunciati interventi, dove sono state annunciate bonifiche, dove sono stati mandati milioni e milioni di euro e non si è fatto assolutamente nulla. Quindi si tratta di spese inutili per i cittadini che, pagando le tasse, pensavano di finanziare le bonifiche. La salute dei cittadini di Napoli Est è rovinata dal fatto che tutta la progettazione politica è stata scellerata. Dunque chiediamo a questa politica, che in questi anni ha rovinato l'aria di Napoli Est, e a voi del Governo che in questo momento avete il potere di poter fare molto di più, di fare qualcosa, di farlo urgentemente, in nome di tutti i cittadini di Napoli Est e quindi di tutta Napoli.
PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, onorevole Silvia Velo, ha facoltà di rispondere.
SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Grazie. Con riferimento alle iniziative assunte dal Ministero dell'ambiente Pag. 12volte a un approccio coordinato con gli enti locali interessati per la bonifica del SIN Napoli Orientale, si rappresenta che il 15 novembre 2007 è stato sottoscritto un accordo di programma per la definizione degli interventi di messa in sicurezza e bonifica delle aree comprese nella perimetrazione del SIN in questione, tra Ministero dell'ambiente, commissario di Governo per l'emergenza bonifiche e tutela delle acque, regione Campania, provincia di Napoli, comune di Napoli e l'Autorità portuale di Napoli. Le finalità dell'accordo sono: la progettazione della messa in sicurezza delle acque di falda; la bonifica dei suoli e delle falde delle aree pubbliche; la bonifica dei suoli e delle falde delle aree private in sostituzione e comunque in danno dei soggetti privati inadempienti; la bonifica degli arenili e dei sedimenti delle acque marino costiere.
Nell'ambito di tale accordo di programma e della convenzione stipulata il 9 aprile 2008 tra il Ministero dell'ambiente, regione Campania, commissario di Governo e Sogesid S.p.A. quest'ultima, la Sogesid, è stata incaricata di effettuare la progettazione degli interventi relativi alla falda acquifera del SIN di Napoli Orientale con un progetto unitario che tenga conto anche degli interventi di messa in sicurezza già in atto o da attuare predisposti dalle aziende insediate nel SIN. Il progetto definitivo degli interventi di messa in sicurezza d'emergenza e bonifica della falda acquifera è stato quindi trasmesso dalla Sogesid nel settembre 2015 e discusso nella conferenza dei servizi istruttoria dal 7 ottobre successivo e nella riunione tecnica del 2 novembre 2015. Si resta in attesa delle integrazioni richieste in tali sedi ai fini dell'approvazione del progetto nella prossima conferenza dei servizi decisoria utile.
Per quanto concerne la partecipazione di tutti i dati relativi al SIN Napoli Orientale si informa che sul sito del Ministero dell'ambiente, nella divisione appositamente dedicata alle attività della divisione bonifiche e risanamento, www.bonifiche.minambiente.it, sono disponibili i verbali delle conferenze di servizi istruttorie e decisorie, i verbali delle riunioni tecniche, i decreti di bonifica redatti, nonché l'accordo di programma quadro e le convenzioni stipulate. Quindi, nel rispetto del principio di trasparenza, tutti gli atti ufficiali e anche le riunioni tecniche sono consultabili.
Con l'accordo di programma del 15 novembre 2007, è stato previsto lo stanziamento delle seguenti risorse a copertura degli interventi prioritari ivi previsti: 7 milioni di euro a valere sul Programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale e 3 milioni di euro a valere sul Fondo unico investimenti.
Questi 10 milioni interamente trasferiti al Commissario di Governo per l'emergenza bonifica e tutela delle acque risultano oggi parzialmente utilizzati per la sottoscrizione di due distinte convenzioni attuative: rispettivamente, il 21 dicembre 2007 con ICRAM, che ora è diventato ISPRA, per un importo di 560 mila euro e, il 9 aprile 2008 con Sogesid, per un importo di 3 milioni.
Dalle informazioni in possesso del Ministero dell'ambiente consta che le risorse previste dalla convenzione con ISPRA sono state interamente erogate all'Istituto, mentre quelle previste nella convenzione con Sogesid sono state erogate per un importo di circa 1.200.000 euro.
Ulteriori risorse stanziate con l'accordo citato sono: 25 milioni di euro a valere sulle risorse della regione Campania (Programmazione unitaria POR FESR 2007-2013); tali risorse non sono più disponibili in quanto il comune di Napoli non ha impegnato e speso tali risorse entro il termine di scadenza previsto del 31 dicembre 2015; 35 milioni di euro a valere su risorse del Ministero dell'ambiente. Allo stato sono disponibili 12.067.721 euro interamente trasferiti in quota parte alla regione Campania per 573 mila euro e al comune di Napoli per 11.494.000 euro circa.
Con riferimento all'area della società Kuwait Petroleum Italia Spa, si riferisce che, con decreto n. 314 del 2015, è stato approvato il progetto definitivo di bonifica dei suoli, mentre la stessa Kuwait Petroleum ha aderito, in via transattiva, al Pag. 13progetto di bonifica della falda interessante l'intero sito «Napoli orientale».
Per la gestione dei rifiuti presenti nei serbatoi installati e nei depositi della società predetta, la competente Direzione generale ha chiesto di comunicare tempestivamente ogni informazione in relazione ad eventuali impatti sulle matrici suoli ed acque di falda coinvolte, nonché le misure di prevenzione del rischio amianto e del rischio ambientale adottate.
La titolarità del Ministero dell'ambiente per il procedimento bonifica ex articolo 242 del TUA consente di garantire un coordinamento di tutti i soggetti obbligati ricadenti in area SIN. Tale coordinamento si è concretizzato con l'Accordo di programma sottoscritto per il SIN «Napoli orientale», che ha individuato, tra le priorità di intervento, la progettazione unitaria degli interventi di messa in sicurezza e bonifica delle acque sotterranee.
In ogni caso, si deve rilevare che la corretta applicazione dei principi di responsabilità per gli interventi di bonifica di derivazione comunitaria (principio del «chi inquina paga», stabilito dalla direttiva 2004/35/CE) comporta la necessità di porre gli interventi a carico dei singoli soggetti identificati. Pertanto, una qualche frammentazione, soprattutto per quanto riguarda le bonifiche dei suoli a terra, dove ci sono molte attività coinvolte nella responsabilità, può risultare purtroppo inevitabile.
Infine, circa la necessità di arrivare ad uno screening sanitario nell'area di San Giovanni a Teduccio, si comunica che l'Istituto superiore di sanità, nell'ambito del «decreto Terra dei fuochi» del 2014, ha fornito alla regione Campania i criteri con cui dovrebbero essere effettuati detti screening. L'attivazione degli stessi è in capo, però, alla competenza regionale.
PRESIDENTE. L'onorevole Fico ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
ROBERTO FICO. Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario per la risposta, che ho ascoltato molto attentamente. Un punto che mi preme ribadire è che noi ci ritroviamo, ora, ancora con la Sogesid, come società che dovrà gestire tutta una serie di operazioni, che, fino a questo giorno, si è dimostrata incapace di gestire una serie di operazioni e, in questi ultimi due anni, non mi sembra che il Ministero dell'ambiente abbia fatto qualcosa di importante rispetto alla situazione di Napoli est o di San Giovanni a Teduccio.
Quindi, ho ascoltato molto attentamente gli interventi, i vari passaggi, l'Accordo di programma, il cercare di gestire una sorta di cabina di regia anche con il comune di Napoli, con la regione Campania, però, il problema è che a me sembra che non si voglia affrontare di petto e fino in fondo questa situazione, che è molto più grave dell'azione lenta che questo Governo sta facendo. A me non interessa attaccare il Governo, interessa risolvere la situazione grave, di emergenza ambientale e di sofferenza per tutti i cittadini di Napoli est. Quindi, ho ascoltato vari passaggi del suo intervento, ma io penso che ci voglia un'azione molto più forte e, soprattutto, devono essere chiare le responsabilità.
Allora, a questo punto, se la società, la Sogesid, fino ad oggi, doveva fare una serie di operazioni nella zona di Napoli orientale che non sono state fatte, bisogna chiedersi anche il perché. Perché non sono state fatte ? Che cosa è successo che questa società non è riuscita a metterle in atto ? Dove sono finiti tutti i soldi delle bonifiche che, poi, non sono state fatte e, quindi, sono andate ad appalti, subappalti e così via ? L'inchiesta della magistratura sulla Q8, che sembra che abbia sversato in modo illecito i propri rifiuti pericolosi, e il sequestro dei 240 milioni di euro, sono senza dubbio atti che, all'interno del territorio di San Giovanni a Teduccio e di Napoli orientale, chiedono assolutamente vendetta.
Io penso che questa politica dell'ambiente, in questi anni, si sia totalmente disinteressata e si sia girata dall'altro lato. Abbiamo visto in Campania la gestione dei rifiuti come è stata, purtroppo, trattata, in modo scellerato. Ancora oggi, abbiamo una raccolta differenziata che è davvero qualcosa Pag. 14di ridicolo, ma il punto fondamentale è che io penso che se il Governo ha intenzione di risolvere davvero la situazione di Napoli orientale deve mettere in campo risorse, competenze, intelligenze e, soprattutto, che voglia di risolvere il problema; una voglia politica grandissima, fortissima, perché la situazione è molto più grave della risposta che lei, sottosegretario, ha dato.
Quindi, ci vuole un'azione molto più dura, molto più forte, molto più incisiva: bisogna cercare di dire che in cinque anni, in tre anni, questa situazione deve essere risolta, perché i cittadini di Napoli est non meritano di vivere in quelle condizioni. Allora, si deve riuscire ad avere questo tipo di mentalità e questo tipo di approccio, molto forte, molto duro, perché la situazione è grave, le persone stanno soffrendo e non possiamo sempre passare la palla al futuro, ma dobbiamo riuscire a prendere ora tutto in questo presente. Perché queste persone hanno aspettato già troppo: troppo significa un'intera vita, perché trent'anni sono anche un'intera vita.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Lunedì 1o febbraio 2016, alle 14:
1. – Discussione sulle linee generali della proposta di legge:
S. 1556 – D'INIZIATIVA DEI SENATORI: MATURANI ed altri: Modifica all'articolo 4 della legge 2 luglio 2004, n. 165, recante disposizioni volte a garantire l'equilibrio nella rappresentanza tra donne e uomini nei consigli regionali (Approvata dal Senato) (C. 3297).
e delle abbinate proposte di legge: MARCO MELONI ed altri; CENTEMERO; MUCCI ed altri (C. 1278-3354-3359).
— Relatore: Mazziotti Di Celso.
2. – Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge:
GRASSI ed altri; ARGENTIN ed altri; MIOTTO ed altri; VARGIU ed altri; BINETTI ed altri; RONDINI ed altri: Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare (C. 698-1352-2205-2456-2578-2682-A).
— Relatrice: Carnevali.
3. – Discussione sulle linee generali della mozione Ciprini ed altri n. 1-00730 concernente iniziative volte all'assunzione dei vincitori e degli idonei dei concorsi pubblici.
La seduta termina alle 10,35.