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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 578 di venerdì 26 febbraio 2016

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 10.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, come sembra, a meno che l'onorevole Molea non intenda farle, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bueno, Capelli, Epifani, Ferranti, Gregorio Fontana, Rampelli, Ravetto, Rosato, Scalfarotto, Scotto, Tabacci e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Intendimenti in merito alla chiusura del distaccamento della polizia stradale di Rocca San Casciano in provincia di Forlì-Cesena – n. 2-01265)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Molea e Monchiero n. 2-01265, concernente intendimenti in merito alla chiusura del distaccamento della polizia stradale di Rocca San Casciano in provincia di Forlì-Cesena (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Molea se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  BRUNO MOLEA. Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, qualche settimana fa il prefetto di Forlì-Cesena ha comunicato al Primo cittadino di Rocca San Casciano, il sindaco Tassinari, la decisione di chiudere la stazione di polizia stradale, che, appunto, è presente all'interno del comune di Rocca San Casciano, una stazione di polizia che è in una situazione logistica particolarmente strategica per quanto riguarda la vigilanza stradale di quel territorio, ma soprattutto perché Rocca San Casciano è attraversata dalla statale n. 67, che è una delle arterie principali di collegamento fra la Toscana e l'Emilia Romagna; è una statale di grande traffico. Inoltre, la posizione di Rocca San Casciano è ai piedi Pag. 2del Muraglione: il passo del Muraglione è, di fatto, il confine fra la Toscana e l'Emilia Romagna e rappresenta per il territorio, sia toscano ma soprattutto per il territorio romagnolo, un posto di grande importanza e di grande affluenza nel periodo del week-end, frequentatissimo da grandi numeri di motociclisti. Confesso che, da giovane, io stesso in motocicletta amavo recarmi sul passo del Muraglione, per la bellezza ambientale sicuramente del territorio, ma soprattutto anche per la particolarità del percorso stradale, che invita moltissimo gli amanti della motocicletta a percorrere questa strada.
  Quindi, il ruolo che il distaccamento di polizia stradale all'interno di questo territorio svolge è estremamente importante e funzionale in relazione a tutta una serie di incidenti, che in passato si verificavano proprio durante il weekend, in modo particolare, e che grazie all'intervento di questi uomini è andato via via sempre diminuendo in termini di numeri. Quindi, pensare di chiudere questo distaccamento, sinceramente, vuol dire sguarnire un territorio di un'azione precisa, costante, che questo distaccamento sta svolgendo ormai da tempo, ma, ripeto, non soltanto per il controllo del grande traffico del weekend, ma anche per gli effetti quotidiani che lungo quella strada si producono e che grazie all'intervento di questi uomini vengono spesso ad essere scongiurati. Citerò, in seguito, anche alcuni numeri importanti della grande azione che questi uomini stanno svolgendo in quel territorio.
  Io capisco che la necessità di ridurre la spesa, da parte della prefettura, per quanto riguarda il pagamento dei canoni degli ambienti che devono ospitare questo distaccamento è un elemento di grande importanza, che va nella direzione della spending review, però voglio sottolineare che in questo momento il distaccamento è ospitato in un locale di un privato e, quindi, con un affitto anche abbastanza interessante, ma voglio altrettanto evidenziare come, proprio per facilitare il recupero di una parte della spesa legata ai canoni, il Primo cittadino di Rocca San Casciano si sia reso disponibile, non appena la nuova stazione dei Vigili del fuoco sarà terminata, a ristrutturare la vecchia stazione dei Vigili del fuoco, che è di proprietà comunale, e metterla a disposizione, appunto, per ospitare questo distaccamento con un affitto veramente simbolico, che permetterebbe intanto di risparmiare due terzi della spesa attuale del canone d'affitto.
  Quindi, si riuscirebbe in questo modo, come dire, a compensare entrambe le necessità: da una parte, il risparmio immediato sulla spesa dei canoni e, dall'altra, la permanenza di questo distaccamento, che, ripeto, sta svolgendo nel territorio, ma non soltanto lungo quell'asse stradale a cui facevo riferimento prima, ma in tutto il territorio della valle del Montone, un'azione veramente importante e di grande utilità per le popolazioni di quell'area.
  In un contesto – quello attuale – in cui sempre più si parla di sicurezza e sempre più si fa riferimento a interventi, da parte delle forze di polizia, per garantire sempre maggior sicurezza ai cittadini, quel distaccamento, pur occupandosi in prevalenza di viabilità, svolge una grande funzione che è anche mirata a garantire agli stessi cittadini di quella vallata una maggiore sicurezza, perché, proprio attraverso le loro verifiche, proprio attraverso i loro interventi nei confronti degli automobilisti, spesso hanno anche contribuito all'individuazione di situazioni, che non avevano magari molta attinenza con la viabilità, ma avevano attinenza, invece, con fatti malavitosi che poi sono stati scongiurati anche grazie alle loro segnalazioni.
  Io quindi chiedo al Ministero dell'interno come intenda regolarsi di fronte a questa situazione e chiedo soprattutto – alla luce di questa grande disponibilità che l'amministrazione comunale, col suo Primo cittadino in testa, ha voluto mettere immediatamente in evidenza e a disposizione – se si possa pensare in futuro di evitare, di scongiurare la chiusura di questo distaccamento, che, ripeto, proprio per il posizionamento del distaccamento stesso ai piedi del passo del Muraglione, rappresenta un avamposto – Pag. 3mi si consenta il termine – dal punto di vista della vigilanza, della prevenzione e della sicurezza dei cittadini.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Domenico Manzione, ha facoltà di rispondere.

  DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'interno. Grazie, Presidente. L'interpellanza all'ordine del giorno, a prima firma degli onorevoli Molea e Monchiero, nel sottolineare l'efficienza e la professionalità del distaccamento di polizia stradale di Rocca San Casciano, chiedono di adottare le iniziative necessarie a scongiurare la paventata chiusura, evidenziando gli effetti negativi che questa misura produrrebbe sulla sicurezza dei cittadini e degli automobilisti nella zona interessata.
  Il mantenimento del presidio è fortemente sostenuto – di questo evidentemente bisogna darne atto – dalla comunità, dalle componenti politiche e dalle istituzioni locali, in particolare dall'amministrazione comunale di Rocca San Casciano, che si è resa disponibile a concordare un progetto di salvaguardia del distaccamento, che preveda un rapporto contrattuale relativo agli immobili assegnati mediante la formula della locazione a canone agevolato o anche a quella del comodato.
  Rappresento che l'ipotesi della chiusura del presidio di polizia stradale di Rocca San Casciano, al pari della proposta di soppressione di altri uffici di polizia sul territorio nazionale, è legata all'attuazione di un piano di razionalizzazione, che è stato sottoposto al parere delle autorità provinciali di pubblica sicurezza nei primi mesi del 2014, ma al momento non è stato ancora definito. Ciò in quanto è sopravvenuta nel frattempo la legge n. 124 del 7 agosto 2015, che, nel delegare al Governo l'emanazione di una serie di decreti legislativi in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, ha individuato alcuni importanti criteri direttivi proprio in tema di riordino del sistema della sicurezza. Tra i criteri direttivi vi sono quelli di evitare sovrapposizioni dispersive nell'esercizio delle funzioni di polizia e di favorire la gestione associata dei servizi strumentali, in adesione ai principi di efficienza della spesa pubblica.
  Informo, quindi, che si potrà procedere con il piano di realizzazione dei presidi di polizia su tutto il territorio nazionale solo quando, a completamento del percorso normativo avviato con la predetta legge di delega, saranno emanati i decreti legislativi e i regolamenti discendenti, che puntualizzeranno i contenuti della riorganizzazione del sistema della sicurezza. Il processo di riordino riguarderà anche le sedi della polizia stradale, dato che dagli inizi degli anni Novanta, periodo a cui risale l'ultimo processo di riorganizzazione, sono intervenute notevoli trasformazioni nella sicurezza dei traffici stradali, legate all'aumento dei volumi di traffico e ai cambiamenti delle direttrici principali.
  In ogni caso assicuro fin d'ora che i contenuti di tali provvedimenti attuativi saranno dettati da esclusive esigenze di efficientamento e di adeguamento organizzativo alla trasformazione tecnologica e infrastrutturale del Paese, senza che ne venga a soffrire la qualità del prodotto sicurezza.
  Con l'occasione significo anche che l'iter di approvazione del decreto legislativo di razionalizzazione delle funzioni di polizia è stato avviato già. Nella seduta dello scorso 20 gennaio il Consiglio dei ministri ha approvato il provvedimento in via preliminare, esso quindi sarà trasmesso alle competenti Commissioni parlamentari per il prescritto parere, previa acquisizione del parere del Consiglio di Stato e della Conferenza unificata.
  In ordine all'ultimo quesito posto dall'interpellante, posso invece dire che l'ultimazione dei lavori di costruzione della nuova sede del distaccamento dei vigili del fuoco di San Casciano è prevista per la fine del prossimo mese di marzo. Subito dopo inizieranno le operazioni di presa in consegna dell'immobile e si presume, pertanto, che entro la prossima estate i vigili del fuoco si trasferiranno Pag. 4nella nuova sede con contestuale abbandono di quella attualmente occupata.

  PRESIDENTE. L'onorevole Molea ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  BRUNO MOLEA. Grazie Presidente. Signor sottosegretario, nel dichiararmi soddisfatto della risposta che lei mi ha dato, e nella speranza che a completamento del piano a cui lei faceva riferimento, la grande valenza strategica di quel polo venga tenuta, come lei sottolineava, nella dovuta considerazione, voglio solo apportare alcuni elementi ulteriori alle valutazioni che sono poi contenute anche nella mia premessa dell'interpellanza. Questi agenti nel 2015, con quel distaccamento, hanno compiuto 692 soccorsi, soltanto loro, di cui la metà proprio su quella statale a cui facevo riferimento prima. Hanno ritirato 180 patenti, 45 carte di circolazione, hanno sequestrato 63 veicoli. A questi numeri, che si riferiscono a un semplice anno di attività, si aggiungono anche 103 persone denunciate, fra cui una arrestata, 109 incidenti rilevati, di cui tre mortali, e per fortuna nessuno sulla statale 67 proprio per la loro grande attività che hanno svolto, 125 automobilisti colti in stato di ebbrezza, di cui 11 erano drogati. Ecco, pur capendo, e pur dichiarandomi soddisfatto della sua risposta, voglio ulteriormente rimarcare quanto sia importante per quel territorio non sguarnirlo di questa presenza che svolge un compito importantissimo (proprio per la sua specificità di avamposto, lo ripeto, romagnolo, mi si passi il termine) rispetto al resto del territorio, proprio per la sua specificità; un'azione di filtro e di ammortizzatore rispetto a tutto il territorio rimanente. Quindi, mi auguro veramente che con il trasferimento dei vigili del fuoco (mi fa piacere che entro marzo questo intervento sulla nuova caserma dei vigili del fuoco abbia finalmente compimento e di conseguenza si avvii il trasferimento) si possa veramente, grazie all'offerta dell'amministrazione comunale, trovare modo e maniera di inserire in quel piano, a cui lei faceva riferimento, comunque la presenza di quel presidio che reputo veramente strategico.

(Iniziative di competenza, anche di carattere ispettivo, in merito a violenze e vessazioni perpetrate nei confronti di detenuti presso gli istituti penitenziari di Parma e Prato – n. 2-01283)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Ferraresi ed altri n. 2-01283, concernente iniziative di competenza, anche di carattere ispettivo, in merito a violenze e vessazioni perpetrate nei confronti di detenuti presso gli istituti penitenziari di Parma e Prato (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Ferraresi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie Presidente. Sottosegretario, come ben lei sa, la situazione carceraria è uno dei grossi problemi che affligge il nostro Paese. Il Governo Renzi, tramite il Ministro Orlando, si è attivato per diminuire la popolazione carceraria e fare bella figura in Europa con provvedimenti «svuota carceri» che noi abbiamo appunto criticato fortemente, che hanno sì, di fatto, abbassato la popolazione carceraria, ma la vita e la dignità di chi nelle carceri vive tutti i giorni non è cambiata, anzi è peggiorata. È peggiorata per i detenuti con acqua fredda, detenuti che non vivono la rieducazione e la risocializzazione che permetterebbe loro, una volta usciti dal carcere, di reinserirsi nella società.
  Non la vivono la polizia penitenziaria che manca di risorse, di personale, 7 mila agenti sono il deficit d'organico della polizia penitenziaria, e gli operatori socio-sanitari all'interno delle carceri che sono anche loro in deficit d'organico e mancano degli strumenti per l'inserimento dei detenuti e soprattutto delle occasioni lavorative per i detenuti. E vi è anche un difetto, ovviamente, di manutenzione già denunciato dai sindacati di polizia penitenziaria. Abbiamo visto, qualche settimana fa a Rebibbia che vi sono state due evasioni con un calcio a una rete, gli Pag. 5allarmi non funzionavano e nemmeno le videocamere, c'era un solo agente che sorvegliava tutta l'area. Per non parlare delle carceri vuote, ma con 14 poliziotti che vigilano appunto carceri vuote o carceri appena costruite lasciate ai topi. Questa è la nostra situazione ! Noi sappiamo che la recidiva, sottosegretario, crea un costo sociale per il Paese; quindi non solo un grave, forte pregiudizio dei diritti umani, la tortura nelle carceri, un primato scomodo per l'Italia, visto che è tra i primi Paesi per recidiva, ma anche un costo sociale per tutti i cittadini che ovviamente devono pagare non solo la detenzione, ma devono pagare il reinserimento di una persona che non è stata rieducata, risocializzata e in questo modo, appunto, continua a delinquere. Quindi, il pregiudizio che noi stiamo vivendo all'interno del nostro sistema carcerario non va a favore né della persona, né nei confronti della società.
  E all'interno di questo sistema è venuto fuori, è venuto a galla, quello che tutti sapevano, ma nessuno aveva il coraggio di dire perché non aveva le prove, ovvero che all'interno del carcere c’è un sistema omertoso, paramafioso, un sistema di violenze, di minacce reiterate e di omertà. Questo sistema è stato denunciato dal detenuto marocchino Rachid Assarag; è stato denunciato tramite registrazioni. Questo detenuto, che sta scontando giustamente la sua pena all'interno di vari penitenziari, ha registrato questi episodi che accadono in tutte le carceri. Questa è la denuncia, sottosegretario, non di un solo detenuto per le sue vicende, ma è la denuncia di un sistema carcerario che va contro le leggi e contro la Costituzione. Rachid Assarag, quindi, che adesso sta scontando proprio nel carcere di Torino se non sbaglio e sta continuando lo sciopero della fame, durante il suo periodo di detenzione, ha sporto numerose denunce per maltrattamenti, percosse e lesioni subite dagli agenti di polizia penitenziaria in diversi istituti di pena, in particolare presso gli istituti di Prato, Sollicciano e Parma. Ripeto, questo è un sistema, non è un caso isolato. Assarag, a supporto delle proprie denunce, ha fatto pervenire alle procure della Repubblica interessate numerose registrazioni audio che egli è riuscito a realizzare durante la detenzione aventi ad oggetto plurimi colloqui con gli agenti di polizia penitenziaria, nonché con altri operatori del carcere. Presso la procura di Parma, inoltre, è pendente un procedimento attualmente in fase di indagine in cui egli risulta persona offesa per i reati di calunnia, falso ideologico in atto pubblico, abuso dei mezzi di correzione e disciplina, lesioni volontarie aggravate dalla qualifica di pubblico ufficiale e della minorata difesa della persona offesa, commessi dal 9 ottobre 2010 al 12 ottobre 2011. Per tali reati risultano indagati otto pubblici ufficiali per i quali il 15 dicembre 2015 è stata richiesta l'archiviazione a cui è susseguita l'opposizione alla stessa da parte dell'avvocato Fabio Anselmo. La vicenda è nota, nota al Fatto Quotidiano, l'ha riportata la Repubblica, l'ha riportata un'inchiesta de l'Espresso e anche le Iene con il servizio del 24 gennaio 2016. Da quel servizio emerge che alcuni operatori del carcere e dell'ASL di Parma, implicati nella vicenda, con gravi frasi, non solo non sono stati mai sentiti dalla procura di Parma, ma continuano bellamente a lavorare all'interno delle carceri con i detenuti e questo è gravissimo.
  Leggo alcune delle registrazioni fatte da Assarag. Poliziotti ed agenti di polizia penitenziaria riportano questo: «la legge nel carcere siamo noi, quindi comandiamo solo noi ! Come ti porto, così ti posso far sotterrare. Comandiamo noi: né avvocati, né giudici, qui comandiamo noi. Non sto scherzando. Nelle denunce tu – questo la polizia lo dice a Assarag – puoi dire quello che vuoi, io posso scrivere quello che voglio, dipende poi che scrivo io. Ne ho picchiati tanti – continuano le guardie – non mi ricordo se ci sei in mezzo anche tu».
  Questo dà l'idea del sistema e della quotidianità. Se succede qualcosa, scrivono: «Il detenuto è caduto dalle scale; oppure il detenuto ha aggredito l'agente, che si è difeso, ok ? Quindi al magistrato porterei la mia testimonianza e cento testimonianze che dicono il contrario. Capisce ? Pag. 6Poi quando al magistrato gli arriva una testimonianza di un sanitario e cento testimonianze che dicono che è caduto dalle scale, cosa fa ? Ha presente il caso Cucchi ?». Questa è la realtà ! Dalle conversazioni registrate con agenti, medici e psicologi emerge un quadro inquietante delle modalità di gestione della popolazione carceraria nel carcere di Parma, ma anche di altre carceri, completamente affidate alla sopraffazione, alla violenza ed alla minaccia degli agenti ed al silenzio dei sanitari su pratiche del tutto al di là della legalità e del rispetto dei diritti dei detenuti, registrazioni che, a parere degli interpellanti, offrono dati concreti a supporto della veridicità delle denunce di Assarag.
  Dalle dette registrazioni, nel carcere di Parma, i detenuti non solo vengono picchiati e minacciati, ma sono anche lasciati senza acqua, fatti dormire senza materasso e senza coperte, in violazione dei diritti fondamentali dell'uomo. Rachid viene lasciato per tre giorni senza poter utilizzare l'acqua corrente e fa questa domanda: «Quando gli hai dato il cambio, hai visto la mia situazione ? Senza acqua». «Ho capito, ma non hai prove», gli risponde l'agente. «Come le prove, ma lei ha visto tutto !». «Sì, ma io non posso testimoniare contro il mio collega».
  Lei capisce la situazione di chi dovrebbe garantire la legge, garantire la legalità, che risponde in questo modo a un detenuto che pur deve scontare la sua pena, ma è pur sempre un uomo ? «Assarag, non testimonierò mai contro un collega». Rachid parla anche con il medico del carcere, perché qui non è implicata solo la Polizia penitenziaria, un sistema di omertà assoluta. «Io ho subito, mi hai visto che io ho subito la violenza ?». «Certo – risponde il dottore – ho visto». E lui dice: «E allora, dottore ?». «Quello che voglio dire, è che lei deve imparare a ... a ... abituarsi». Abituarsi ! «Sì, perché non può cambiare lei, come non lo posso cambiare io !». Quindi, anche rassegnazione da parte di tutti.
  «E hai visto che il muro della mia cella è tutto pieno di sangue. Ho subito violenza». Il dottore gli risponde: «Lo so, ci credo». «Lo sai e mi credi, ok. Allora perché nessuno ... ho chiesto di parlare con il direttore, ho chiesto di parlare con il Comandante, nessuno è venuto a sentirmi. Come mai ? Io sto morendo». Gli risponde il dottore: «Non gliene frega un c...: per il direttore lei è solo una scocciatura». «Ah sì ? Anche se uno sta morendo ?». Il dottore gli risponde: «Ma cosa dicono se lei muore ? Uno di meno». Sottosegretario, uno di meno !
  «Io l'ho subita la violenza, lei lo vede». «E non riuscirà ad avere giustizia», gli risponde il dottore. Questo è inquietante ! «Perché ?». «Perché avranno coperto tutto: il medico non so cosa avrà scritto; l'appuntato ha scritto che non è successo niente; il direttore scrive che non è successo niente e il magistrato capisce che non è successo niente: e quando lei gli dice che l'han picchiata, questo dice: Ah, l'han picchiata, però non c’è scritto niente !». «Lei sa ... hai saputo dal dottore che ...». «Io le credo; Assarag, non posso testimoniare». «Non puoi testimoniare contro loro ? Perché ?». «Perché mi fanno il c...».
  Durante il colloquio con la psicologa, Rachid parla del decesso del giovane italiano Ciro Campanile, avvenuto nel carcere di Parma in data 15 novembre 2010, raccontandogli di come lui, ripetutamente, avesse rappresentato a ben tre diverse guardie la gravità della situazione. Quindi, non è solo il caso personale di Assarag, ma anche di altri detenuti che hanno rischiato la vita e sono morti in carcere, come questo ragazzo, che poteva essere salvato. Dopo il decesso del giovane, Rachid, convinto che si sarebbe potuto fare qualcosa, si rivolge al brigadiere e questo è quanto ne ricava: «Potevi salvarlo quel ragazzo, ma i vostri colleghi non hanno fatto il loro lavoro, non hanno chiamato il dottore !». La risposta, secondo Assarag, è stata questa: «Tu sei un pezzo di merda, che hai la lingua lunga ! Devi stare zitto».
  A commento di quanto riportato, nella richiesta di archiviazione, che è stata avanzata dal sostituto procuratore della Repubblica presso la procura di Parma, dottoressa Podda, essa scrive queste testuali Pag. 7frasi, sottosegretario, che sono riportate fedelmente: «Ed allora, quelle affermazioni – parte delle affermazioni che ho anche letto oggi – paiono più essere delle lezioni di vita carceraria, che la guardia sta impartendo al detenuto, che minacce o affermazioni di supremazia assoluta e di negazione dei diritti». Gliele ripeto: «Ed allora, quelle affermazioni paiono più essere delle lezioni di vita carceraria, che la guardia sta impartendo al detenuto, che minacce o affermazioni di supremazia assoluta e di negazione dei diritti».
  Allora, sottosegretario, a meno che noi non vogliamo dire che l'articolo 27 della Costituzione in questo Paese non esiste più, che sono state reintrodotte le pene corporali, oltre alla privazione della libertà personale, come è giusto che sia, e lei sa quanto il MoVimento 5 Stelle sia legato al principio della certezza della pena, a meno che non sia scomparso l'articolo 27 della Costituzione, a meno che non siamo ritornati nel Medioevo, con le pene corporali, questa frase da parte di un magistrato è inaccettabile, inaccettabile, e noi abbiamo rispetto per la magistratura.
  Le nostre domande, sottosegretario: primo, se sia stata effettivamente avviata e, in caso affermativo, a quale stadio si trovi l'indagine ispettiva ministeriale sui casi svoltisi presso i due carceri di Prato e di Parma denunciati dal detenuto Rachid Assarag, e, in caso contrario, se non ritenga di doverla avviare. Noi sappiamo di due indagini ma non sappiamo che fine abbiano fatto, se sono state chiuse, quali i risultati, e se non è il caso di avviarla, se non è stata avviata. Seconda importantissima domanda, che non è mai risultata agli atti: se non ritenga che la circostanza per la quale il signor Leonello Catini (qui c’è un errore, c’è una «i» al posto di una «e», ma la persona è sempre lui) coordinatore del nucleo scorte del Ministero della giustizia, sia indagato per i fatti di Parma (è indagato per i fatti di Parma, poi c’è la richiesta di archiviazione con opposizione) non rappresenti un pregiudizio, non solo all'immagine del Corpo di appartenenza del Catini, ma, soprattutto, all'imparzialità e allo stesso corretto svolgimento di qualsiasi attività ispettiva interna e, in caso affermativo, quali iniziative intenda adottare al riguardo.
  Questa è una persona, che è capo coordinatore del nucleo scorte del Ministero della giustizia, che è stata indagata ed è tuttora sotto indagine, anche se c’è una richiesta di archiviazione a cui vi è opposizione, ma è grave, comunque, perché, in primo luogo, non si capisce se, per questi gravi fatti in cui è stato implicato, sia stato comunque apprezzato per questo; non si capisce. E, soprattutto, non si capisce se non crei imbarazzo una cosa del genere, quando c’è un'attività ispettiva del Ministero su questi fatti, in cui comunque il Catini risulta implicato, con frasi più o meno gravi; se non risulti ostativo a questa indagine.
  È, comunque, in una posizione apicale del Ministero della giustizia: a meno che non siamo smentiti o ci sia un caso di omonimia, è pubblicato sul sito del Ministero della giustizia. Terza domanda: se non ritenga di dover approntare apposite misure di tutela per il signor Assarag, al fine di scongiurare eventuali atti ritorsivi nei suoi confronti conseguenti alle denunce da lui presentate. Abbiamo già visto che, appena trasferito in un carcere ligure, egli ha denunciato delle violenze, e quindi delle ritorsioni per le denunce fatte. Allora, io credo che chi denuncia sia la corruzione sia questo sistema omertoso all'interno delle carceri vada, quanto meno, protetto.
  Non dico che gli si debba dare un letto d'oro; dico che, semplicemente, egli debba scontare la sua pena senza pericolo per la sua vita. Ultima domanda, la quarta: se non reputi, infine, necessario assumere iniziative ispettive presso la procura di Parma ai fini dell'esercizio di tutti i poteri di competenza, ivi compresa la promozione dell'azione disciplinare, perché io credo che sia inaccettabile che un magistrato della Repubblica italiana pronunci queste assurde frasi nel 2015, l'anno scorso, in uno Stato civile, come dovrebbe Pag. 8essere il nostro. Sottosegretario, mi aspetto delle risposte complete ed esaurienti; glielo chiedo perché sono fatti molto gravi.
  Chi sbaglia è indubbio che debba pagare. Lo sa: noi siamo, come le ho già detto, molto legati alla certezza della pena, al fatto che le vittime debbano avere giustizia, ma, ovviamente, noi non possiamo pensare che in un Paese civile, come dovrebbe essere il nostro, la Costituzione venga calpestata, i diritti fondamentali vengano calpestati, perché è vero che chi sbaglia paga, chi viola la legge paga, ma chi deve far rispettare la legge, chi deve fare applicare la legge, non può violare la legge a sua volta; altrimenti, si mette allo stesso livello dei criminali.
  Chi deve far rispettare la legge, chi deve applicare la legge, la deve applicare in modo severo, ma la deve applicare senza violarla; altrimenti, si confondono le acque tra chi è criminale e chi dovrebbe garantire la legge, e questa è una responsabilità enorme che il Ministero della giustizia deve prendersi, perché noi continueremo a vigilare.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Cosimo Maria Ferri, ha facoltà di rispondere.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Grazie, signor Presidente, buongiorno. Con l'interpellanza indicata in oggetto vengono segnalati i gravi episodi di violenza e maltrattamenti denunciati all'autorità giudiziaria dal signor Assarag Rachid, attualmente detenuto presso il carcere di Torino, che il predetto cittadino marocchino avrebbe subito nelle diverse sedi penitenziarie dove è stato ristretto.
  Ho ascoltato come sempre con interesse l'onorevole Ferraresi, che ha illustrato l'interpellanza firmata da lui e da altri parlamentari; e devo dire, voglio subito sottolineare un aspetto che mi trova d'accordo con l'onorevole Ferraresi e che è la stella polare del nostro Dicastero, del Ministero della giustizia: dentro le nostre carceri dobbiamo lavorare per far rispettare e per garantire i principi e tutto quello che è contenuto nell'articolo 27 della Costituzione. Rafforzare, quindi, la tutela dei diritti, garantire la dignità umana, che è giusto sia garantita anche a chi è ristretto e a chi ha sbagliato, e lavorare poi su tutto il percorso rieducativo all'interno delle strutture. Rafforzare, insomma, la tutela dei diritti !
  E su questi punti – voglio sottolinearlo e rivendicarlo – questo Governo, questo Ministero sta lavorando, e tanti sono i provvedimenti che sono stati assunti: la complessiva azione del Ministro della giustizia in materia di esecuzione penale è prioritariamente orientata attraverso articolate, incisive iniziative normative ed organizzative finalizzate ad assicurare l'effettività della tutela dei diritti e della dignità delle persone detenute, nella prospettiva della piena attuazione dei principi costituzionali e sovranazionali. E quando si parla di principi sovranazionali, tutti guardiamo alla giurisprudenza della Corte CEDU, a quanto ci è stato chiesto in quelle sentenze: a tutto il tema del sovraffollamento carcerario, che è uno dei punti che però è stato risolto da questo Governo, che ha inoltre istituito gli «Stati Generali delle carceri». Sul sito del Ministero si possono trovare le relazioni dei diciotto tavoli che hanno lavorato sul tema degli «Stati Generali delle carceri», tavoli aperti alla società civile, a esperti, a educatori, a psicologi, a esponenti del mondo del volontariato, a giuristi, a esponenti dell'accademia, magistrati, avvocati, a tutela del diritto di difesa: tutti esperti del settore che potevano portare un contributo, sul quale il Ministero vuole lavorare, vuole andare avanti con delle proposte concrete, che si aggiungono a ciò che è stato fatto già fino ad oggi, e che secondo noi è invece significativo.
  In questa direzione il Governo ha improntato la sua azione, così come ampiamente testimoniato dalle iniziative normative succedutesi appunto negli ultimi due anni. Vorrei ricordare a tutti, anche in questa sede, qual era la situazione carceraria allorquando l'Esecutivo si è insediato: una situazione insostenibile, al punto che la stessa CEDU, come tutti Pag. 9sapete, aveva condannato l'Italia per l'eccessivo sovraffollamento in cui le stesse versavano. Prima citavo la CEDU, la sentenza Torreggiani; e in risposta a questa situazione mi permetto di citare, seppur brevemente, alcuni degli interventi adottati, che nell'insieme illustrano la reale dimensione dell'azione intrapresa.
  Immediata è stata per esempio l'adozione di specifiche misure riparatorie in favore di detenuti che hanno scontato la pena in una condizione di sovraffollamento: cito il decreto-legge n. 92 del 2014; l'adeguamento e il potenziamento, poi, che stiamo cercando di realizzare per quanto riguarda anche gli spazi pensati in funzione della tipologia dei detenuti che sono nelle nostre strutture penitenziarie: lavorare nell'ampliamento degli spazi, e anche nella ristrutturazione di tutte le sedi carcerarie per garantire una maggiore efficienza sull'area trattamentale; perché è chiaro che anche gli spazi sono necessari per effettuare un rafforzamento dell'area trattamentale all'interno delle strutture.
  Ulteriori interventi del 2014 e del 2015 sono stati finalizzati inoltre, grazie al lavoro di Camera e Senato, a nuove pene detentive non carcerarie e all'istituto della messa alla prova, in cui i dati sono incoraggianti, ed è poco che è entrato in vigore; fino al recente decreto legislativo sulle depenalizzazioni, che vuole snellire l'esercizio dell'azione penale per quei fatti che non sono di grave allarme sociale, e rafforzare invece la tutela penale, nel rispetto del principio di obbligatorietà dell'azione penale, di tutti quei fatti gravi che servono per garantire sicurezza dei cittadini. Si tratta di un altro tema che va sottolineato, la sicurezza dei cittadini, come pure quella certezza della pena a cui faceva riferimento anche l'onorevole Ferraresi, che da quanto egli ha detto è un tema che sta a cuore anche agli interpellanti, così come al Governo. Sono azioni concrete, con cui si sta disegnando un nuovo modello detentivo: una profonda e complessiva riorganizzazione del sistema penitenziario per realizzare una più razionale distribuzione dei detenuti nelle strutture e per favorire la vita dei detenuti stessi nelle strutture, nella relazione con gli operatori, con gli altri detenuti, riducendo quindi il disagio dei detenuti che troppo spesso conduce a volte anche ad azioni non opportune.
  Il tema è quindi quello di migliorare la vita dei detenuti, di garantire la tutela dei diritti; e nello stesso tempo però dobbiamo dare atto che nell'analizzare il mondo delle carceri, dobbiamo ringraziare tutto il mondo del volontariato, gli operatori, gli educatori, la Polizia penitenziaria, che lavora quotidianamente e garantisce la sicurezza all'interno, e molte volte partecipa anche all'area trattamentale, e quindi a quel percorso rieducativo che è importante. È una premessa che va fatta, perché quando si parla di un mondo complesso, occorre fare anche queste premesse e specificare questi punti. Ciò non ci esime però dall'entrare nello specifico di situazioni che vanno monitorate e su cui è giusto intervenire: perché un'altra circostanza su cui il Ministero è d'accordo con l'onorevole Ferraresi – e arrivo al tema concreto, però questa premessa va fatta, perché bisogna essere obiettivi nell'analizzare i fatti, e anche dare atto di quello che è stato fatto – è che nelle nostre carceri non devono esistere lezioni di vita carceraria, e la stella polare è la tutela dei diritti, come ho affermato prima e come desidero risottolineare.
  Venendo ora alla vicenda del detenuto Assarag Rachid, sin dal settembre 2014 essa è al centro dell'attenzione del Ministero: su impulso del Ministro sono state immediatamente disposte acquisizioni mirate di informazioni, anche in ordine allo sviluppo delle indagini seguite alle denunce del detenuto, ed avviati accertamenti ispettivi negli istituti indicati come luoghi di violenza in danno di persone detenute. Il Ministero ha dunque acquisito informazioni, disposto ispezioni, e si è subito preoccupato di verificare la gravità dei fatti denunciati; e l'amministrazione penitenziaria ha, con nota del 25 febbraio, trasmesso al Gabinetto del Ministro la relazione del servizio ispettivo, comunicando anche di aver richiesto alla procura della Repubblica presso il tribunale di Pag. 10Parma la trasmissione di copie di atti di informazioni ostensibili e riferibili alle indagini svolte in ordine ai fatti denunciati dal detenuto. È evidente che ci sono due profili che devono esser tenuti distinti. Il primo di essi è l'accertamento penale, e quindi il lavoro della magistratura, l'autonomia, l'indipendenza della magistratura nell'accertare i fatti sui quali, come sa bene l'onorevole Ferraresi, il potere esecutivo non può e non deve intervenire; e quindi il profilo penale dell'accertamento della responsabilità, di fronte al quale vi è grande rispetto e di fronte al quale il potere esecutivo e il Ministero della giustizia attendono gli esiti.
  L'altro profilo è invece quello disciplinare, quello ispettivo, del Ministero. Parlo di quello ispettivo, perché chiaramente, a monte, anche dal punto di vista disciplinare, devi prima valutare i fatti, verificarli, acquisire le documentazioni, ed è utile anche poi sapere come vadano a finire gli accertamenti dell'azione penale della responsabilità, perché sono comunque fatti per i quali, se pure da essi partono due azioni diverse e due profili diversi, disciplinare e penale, occorre appunto capire e acquisire la fondatezza e l'accertamento dei fatti. Tenendo ben distinti questi due profili, a seguito dell'atto ispettivo in discussione, sono state acquisite presso il tribunale di Parma informazioni in merito alla richiesta di archiviazione del procedimento iscritto in seguito alla denuncia del signor Assarag, e il predetto ufficio ha riferito come il procedimento sia attualmente pendente in fase di opposizione della persona offesa, con udienza di trattazione fissata per il prossimo 10 maggio 2016. Quindi, il 10 maggio 2016 si terrà la camera di consiglio di fronte al giudice per le indagini preliminari di Parma, che avrà ad oggetto la decisione se accogliere o no quella richiesta di archiviazione, che comunque è un atto processuale che è a disposizione anche del Ministero e che deve però avere questo vaglio del giudice a seguito di un'opposizione che è stata presentata. Tutto ciò premesso, all'esito dell'azione ispettiva svolta, l'amministrazione penitenziaria, con nota del 25 febbraio, ha comunicato quanto segue...

  VITTORIO FERRARESI. Di ieri ?

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Sì, ho letto «25 febbraio». Leggo passi della relazione ispettiva pervenuta al Gabinetto del Ministero: «Nel corso della verifica, la Commissione ha sentito, tra gli altri, anche il dirigente sanitario della ASL referente per l'istituto e il garante del comune. Il primo, sentito in merito alla situazione relativa alle possibili forme di violenza in istituto ipotizzate dagli organi di informazione e da recenti denunce di detenuti, ha negato categoricamente l'esistenza di un sistema che possa in qualche modo coinvolgere anche il personale medico e ha precisato che, quando occasionalmente si sono verificate situazioni in cui i detenuti hanno dichiarato percosse, la situazione è stata regolarmente segnalata all'autorità giudiziaria. Gli accertamenti effettuati, le audizioni con il garante, il personale sanitario, i volontari, il cappellano e gli stessi detenuti – quindi tutti soggetti che sono stati auditi nel corso dell'ispezione – portano ad escludere un sistema di abusi e violenze. Dalla stessa relazione, tuttavia, emerge che la vita detentiva e le relazioni interne sono gestite quasi esclusivamente dall'area della sicurezza, in continuità con il passato». Quindi, segnalano anche delle criticità, dal punto di vista delle relazioni interne della vita detentiva, appunto; criticità che comunque sono all'attenzione del Ministero e sulle quali il Ministero sta lavorando anche per migliorare, così come in tutte le strutture penitenziarie, tutto quello che riguarda i nuovi indirizzi che il Dipartimento ha dato su indicazione del Ministero in tema di qualità della vita detentiva e di rafforzamento della tutela dei diritti. Queste ultime sono parole mie e non più virgolettate; le virgolette chiudono con le parole «in continuità con il passato». L'amministrazione penitenziaria sta seguendo con attenzione il sistema organizzativo e operativo inerente alla gestione Pag. 11dell'istituto di Parma, caratterizzato da una rete di concreti interventi volti ad implementare, tra l'altro, la formazione e l'inserimento lavorativo dei detenuti, nonché per migliorare le condizioni detentive. Quindi, anche sulla struttura di Parma, che è un carcere che comprende più aree di alta sicurezza e dove quindi ci sono anche i «distretti 41-bis», occorre e stiamo lavorando per migliorare, anche in quella struttura, tutto ciò che riguarda le condizioni.
  Su questo tema ben vengano idee, ampliamenti, perché noi crediamo nella certezza della pena, ma nello stesso tempo vogliamo che anche all'interno delle strutture, anche in quelle più complesse, dove ci sono detenuti di alta sicurezza e anche del 41-bis, siano rispettati quei diritti umani e quella dignità che tutte le persone devono avere senza distinzione.
  Si segnala, inoltre, come da informazioni acquisite risulta che il Garante dei detenuti del comune di Parma, con cadenza quasi giornaliera, acceda all'istituto in questione al fine di verificare le condizioni detentive. Quindi, ci sono dei controlli anche del Garante, dei volontari, di tutto il mondo della polizia, di tutto il mondo della società civile che quotidianamente, previa autorizzazione, entra presso le strutture.
  Il Ministro valuterà con la massima attenzione gli esiti documentati delle verifiche ispettive, in attesa di conoscere le valutazioni riservate all'amministrazione penitenziaria e ai fini dell'eventuale esercizio delle prerogative ad essa spettanti in materia disciplinare.
  Non mancherà altresì, il Ministro, di seguire con analoga attenzione anche l'attuazione delle annunciate misure di innovazione gestionale.
  In considerazione della delicatezza della questione e dell'interesse prioritario riservato alla tutela della dignità delle persone detenute, posso rassicurare gli interpellanti che il Ministro della giustizia continuerà a seguire con la massima attenzione gli esiti delle attività ministeriali ancora in corso e dei procedimenti penali in cui il signor Assarag è, a vario titolo, coinvolto. A tal proposito – lo risottolineo –, senza che ciò possa ovviamente incidere sulla materialità dei fatti oggetto degli accertamenti penali e disciplinari in corso, non può essere sottaciuto, per completezza delle informazioni, che, dalla corposa documentazione in possesso dell'amministrazione penitenziaria, emerge che Assarag ha sporto svariate – ben cinque – denunce per episodi di lesioni, minaccia, maltrattamenti e abuso d'autorità subiti nei diversi istituti penitenziari dove è stato ristretto, che hanno dato luogo a procedimenti penali, due dei quali versano in fase di indagini, mentre per gli altri tre sono state presentate richieste di archiviazione, in quanto secondo l'accusa i fatti non risulterebbero riscontrati così come esposto dal denunciante.
  Quindi, io mi limito a riferire cosa dicono tre richieste di archiviazione delle cinque denunce presentate. Chiaramente, ci sarà anche in questo caso – se c’è opposizione o comunque anche senza opposizione – il vaglio del GIP.
  Sotto altro connesso profilo risultano sette procedimenti penali per fatti di reato contestati ad Assarag, di cui uno sfociato in condanna dello stesso Assarag per il reato di oltraggio e per altri due è stato disposto il rinvio a giudizio per resistenza e minaccia a pubblico ufficiale.
  Sempre per esigenza di completezza e trasparenza, non posso sottacere che la richiesta di archiviazione avanzata dal pubblico ministero dà atto che subito dopo l'episodio denunciato dall'Assarag è stata intrapresa una corposa e decisa attività investigativa, senza che ciò – lo ridico e lo risottolineo – possa ovviamente comportare una sovrapposizione all'attività della magistratura. Dalla richiesta di archiviazione ciò si legge, così come ha letto l'onorevole Ferraresi, che ha stigmatizzato giustamente la parte finale della richiesta di archiviazione, che io ho voluto riprendere nella mia risposta, per dire come il Ministero guardi alla tutela dei diritti e lavori per evitare che ci siano – non esiste ! – nelle nostre carceri lezioni di vita carceraria; quindi, bene ha fatto a stigmatizzare questa cosa. Però, la richiesta di Pag. 12archiviazione va letta nel complesso e, quindi, va esaminata, va approfondita.
  Se uno la legge interamente, con quelle sottolineature e quelle stigmatizzazioni che ho già fatto, emerge dalla richiesta di archiviazione una discordanza, una discrasia tra la ricostruzione offerta da Assarag e una nutrita serie di risultanze oggettive e documentali di segno contrario.
  Quindi, il pubblico ministero, ha esaminato il caso; dopo la denuncia ha fatto tutta una serie di verifiche documentali e oggettive, non avendo riscontro con quanto era stato denunciato, è arrivato a chiedere l'archiviazione. Questo è l'atto processuale che può essere esaminato e che è all'oggetto, comunque, dell'attenzione di tutti gli organi.
  Con riferimento alle censure mosse all'operato della magistratura inquirente nell'atto di sindacato ispettivo, la competente articolazione ministeriale è stata, comunque, immediatamente investita dei necessari approfondimenti, al fine della valutazione di eventuali profili di rilevanza disciplinare di competenza del Ministero, del Guardasigilli. Quindi, stiamo valutando, stiamo acquisendo gli atti, tenendo distinti i due aspetti e, chiaramente, anche il nostro Ministero, una volta forniti e avuti tutti gli atti, arriverà alle proprie conclusioni e valuterà cosa fare.
  Quanto, infine, alla posizione dell'ispettore della polizia penitenziaria Lionello Catini, attualmente in servizio presso il reparto sicurezza del Ministero, si rileva anzitutto come il predetto abbia assunto la qualità di persona indagata in epoca successiva all'assegnazione del suo attuale incarico che era stata già disposta nel giugno del 2012 e, quindi, ripristinata nell'aprile 2014.
  Ciò precisato, si pone in evidenza che la valutazione di ogni profilo, anche di opportunità, circa quella posizione, sarà compiuta non appena conosciuto l'esito dell'attuale fase giudiziale del procedimento penale in parola.
  Mi preme, altresì, segnalare che il Ministero ha recentemente adottato nuovi e più stringenti criteri di selezione del personale addetto a quel reparto, cui compete anche lo svolgimento dei servizi di protezione dall'autorità di sicurezza.
  Quindi, concludendo, penso di aver dato le risposte all'onorevole Ferraresi e il tenere i due profili distinti impone, anche al Ministero, di verificare e di accertare i fatti e una volta accertati, anche dal punto di vista disciplinare, il Ministero prenderà le decisioni. Però, i fatti devono essere accertati, perché, come l'onorevole Ferraresi parlava di certezza della pena, è giusto che ci siano tutte le garanzie anche per chi è incolpato per potere spiegare e poter dire come si sono svolti i fatti. Quindi, occorre certamente, così come ha fatto il Ministero, muoversi tempestivamente e ora stiamo valutando e aspettiamo anche l'esito del procedimento penale per capire quali siano le circostanze su cui intervenire, se intervenire e che decisioni prendere.
  L'onorevole Ferraresi nella sua illustrazione ha fatto riferimento anche alla mancanza di personale della polizia penitenziaria, al principio della certezza della pena e a tanti altri aspetti; è chiaro che, nell'evidenziare questo episodio, su cui il Ministero sta facendo chiarezza, dobbiamo, nello stesso tempo, dare atto del lavoro che tutti gli operatori fanno all'interno delle strutture penitenziarie, con serietà e anche professionalità, Ringrazio e scusate se ho rubato qualche minuto in più.

  PRESIDENTE. L'onorevole Ferraresi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente; non sono soddisfatto. Non sono soddisfatto, innanzitutto, perché non ha risposto a una domanda, se ne è dimenticata una, non so se lei, Presidente, ritiene che sia giusto. Io ho fatto quattro domande; alla seguente: quali misure si intendono approntare per salvaguardare l'integrità del detenuto Assarag – è la persona che ha denunciato –, non è stata data risposta.
  Andiamo alle tre domande a cui, invece, è stata data risposta, seppur parzialmente.Pag. 13
  Vi siete attivati, sì. A parte che il Garante dei detenuti manco sapeva della prima ispezione vostra, quindi... già questo dà l'idea della situazione. Poi, vi siete attivati... cioè, lei mi ha detto che la risposta le è arrivata il 25 febbraio 2016; ieri è arrivata ! Quindi, senza questa interpellanza, senza che qualcuno si muovesse manco i morti... cosa dovevamo aspettare, cosa dovevamo aspettare sottosegretario ? Benissimo, leggeremo con interesse se vorrà fornire le copie e gli atti della relazione che è arrivata, ovviamente, da questa ispezione. Io le dico una cosa, sottosegretario, se non l'ha capita. Non sono un avvocato, io non sono l'avvocato Fabio Anselmo, lei non è il PM, qui non si tratta di questioni processuali, visto che lei ogni tanto ha tentato di metterla come se fossero questioni processuali: ci sono gli atti, nella richiesta di archiviazione è stato richiesto questo, questo, e questo; ci sono 5 punti su come mettere sotto indagine anche Assarad, ci sono sette procedimenti nei suoi confronti, ce ne sono altri che lui ha denunciato... Ma qui non si sta parlando di atti processuali per intendere chi ha colpa e chi non ha colpa, chi è prosciolto e chi è accusato. Qui si sta parlando di altro, se io parlo ovviamente di queste denunce lo faccio perché le ho lette queste denunce, le ho lette queste registrazioni. Allora, quando lei mi viene a dire che questo sistema non esiste, da quanto avete appreso, ma lo capisce anche lei che non è vero ! Perché come si fa a indagare in un carcere ? Si sente tutto il personale: polizia, direttore, operatori socio sanitari e il detenuto. Ok ? Ma se queste registrazioni ci dicono che nessuno vuole denunciare i colleghi, che il medico non vuole denunciare i poliziotti, che i poliziotti non vogliono denunciare il medico, che il direttore la pensa così, ma lei pensa veramente che questi operatori si possano denunciare dopo quello che le ho appena letto ? Sottosegretario, è ovvio che in carcere è difficile provare queste questioni, perché si proteggono tra di loro, è un sistema, è un sistema unico che noi abbiamo denunciato, ma se ci sono le registrazioni, le parole effettive che hanno detto – queste sono vere, sono registrazioni che sono state acquisite – è questa la realtà, è questa la realtà che ho letto del: «non denuncio un mio collega»; del: «mi fanno il culo se io denuncio».

  PRESIDENTE. Onorevole Ferraresi, seppur citando, magari...

  VITTORIO FERRARESI. Sì, sì, mi scuso, però sono agli atti. Insomma, secondo lei, sottosegretario, questa persona è un mitomane che, ovviamente, accusa a vuoto e incontra solo richieste di archiviazione. Noi ci teniamo all'indipendenza della magistratura; qui nessuno vuole attaccare l'indipendenza della magistratura, a maggior ragione, glielo dico io che appartengo al MoVimento 5 Stelle, un movimento che veramente si batte per i diritti e per la giustizia, e mi rivolgo a lei, il cui partito faceva le manifestazioni sotto le procure, sotto i tribunali. Non mi venga a dire che io, in qualche modo, potrei attaccare l'indipendenza della magistratura. Noi avevamo già fatto degli atti, si ricorda con il Ministro Cancellieri, il caso di Giuseppe Uva, il caso del PM Abate. Abbiamo attaccato l'indipendenza ? No, abbiamo richiesto, con un question-time, se fossero stati inviati gli ispettori o se non fosse il caso di mandarli. Cosa è successo ? Il Ministro Cancellieri, pur con tutte le critiche, li ha mandati e ha riscontrato che c'erano dei problemi. Abate è stato addirittura spostato, sottosegretario. Quindi, non è che sono invenzioni, sono atti legittimi e parlamentari d'ispezione quando ci sono delle affermazioni gravi; qui nessuno dice che la richiesta di archiviazione è giusta o sbagliata; lo deciderà un giudice, l'avvocato della parte offesa ha fatto opposizione, qui non stiamo a discutere di questo, qui stiamo a discutere del fatto che ci sono delle frasi, in questa richiesta di archiviazione, che mettono il dubbio su tutto il resto, su quello che ha scritto, ovviamente, su quello che c’è, sull'accertamento, e sono gravi ! Oggettivamente gravi, perché vogliono dire che, appunto, questi principi dell'articolo 27 e delle pene corporali sono totalmente sballati e su Pag. 14questo deve incidere. Non su se sia giusto o meno richiedere l'archiviazione, questo lo deciderà il giudice, ma il Ministero deve valutare se individuare gli ispettori e poi eventualmente se occorrerà l'azione disciplinare, se queste frasi sono gravi o meno, se pregiudicano o meno un accertamento corretto. Ben vengano proposte sulle carceri e ben vengano i soldi Ministro, risorse, quello che manca, praticamente.
  La richiesta di archiviazione, ovviamente, verrà valutata. Io dico che, però, per quanto riguarda il capo coordinatore del nucleo scorte, no, non possiamo dire che aspetteremo l'esito giudiziario; questa persona va, come minimo, sospesa subito, poi vedremo successivamente. Il fatto che sia stata indagata in un momento successivo all'assunzione, non vuol dire niente, anzi, ci mette un dubbio in più: visto che è consuetudine di questo Governo, e soprattutto anche del suo partito, promuovere le persone che si macchiano anche di alcuni reati che vengono indagati e rinviati a giudizio, non vorremmo che – questo ovviamente è solo un dubbio –, per sollevare anche una persona da alcuni fatti, sia stato fatto un procedimento, come a volte succede, di sostituzione, cambio di incarico e localizzazione in un altro punto dell'amministrazione. Non lo so, non lo voglio dire, ovviamente sarebbe un'illazione, però non è che se ci dice che è indagato successivamente all'assunzione, questo ci rincuora.
  Il problema è che adesso, con l'ispezione in corso, i problemi sono due: primo, che con l'ispezione in corso voi avete una persona come capo coordinatore del nucleo scorte del Ministero che è implicato in queste vicende anche con affermazioni gravi; secondo, ovviamente, che, nel frattempo, questa persona come minimo andrebbe almeno sospesa – no ? – in attesa dell'atto giudiziario. Ma io non voglio che si risponda all'esito giudiziario, io voglio che si risponda a un esito disciplinare, a un accertamento disciplinare interno del Ministero, non di condanna o di assoluzione. Questi fatti sono gravi, queste frasi sono gravi, in generale ? Benissimo, allora interveniamo internamente, non aspettiamo un giudice, no ? Perché qui, per quanto riguarda la responsabilità penale, è ovvio che sarebbe molto grave se venisse condannata e imputata, questa persona, è ovvio, però non è che possiamo aspettare quel momento.
  Tra l'altro, vi sono delle ispezioni, c’è uno che è a capo del coordinamento del nucleo scorte, che cosa facciamo ? E poi, anche se venisse prosciolto, queste frasi restano o no ? Queste registrazioni restano o no ? Se tutti gli operatori dicono che non è successo niente al carcere di Parma, queste frasi restano o no ? Possiamo veramente far finta che non è successo niente ? Dire «Assarag è imputato per alcuni procedimenti» e anche «condannato in via non definitiva»: possiamo dirlo con queste frasi ? Non vi viene forse un punto interrogativo che nelle carceri è quasi impossibile denunciare e avere giustizia, perché ovviamente sono tutti contro ?
  Noi non ce l'abbiamo con i magistrati, non ce l'abbiamo con la polizia, ma le mele marce vanno allontanate, vanno garantite le risorse e i diritti a tutti – polizia, operatori socio-sanitari e detenuti –, va garantita la giustizia, ma vanno allontanate le mele marce, perché, come ho detto, è inammissibile che non venga riconosciuto il sistema. Cioè, lei, sottosegretario, con queste registrazioni crede, come dice il dottore, che non ci sia un sistema ? Che sia solo un problema di sicurezza ? Ovvio che ci sono dei problemi nelle carceri, lo sappiamo tutti, ma i detenuti non vanno minacciati e massacrati. E da queste registrazioni risulta tutto quello che c’è da fare, non è che sono due registrazioni, sono registrazioni di mesi e mesi, che inquadrano un sistema omertoso e mafioso all'interno delle carceri non solo di Parma, ma anche di altre carceri.
  Quindi, lei capisce che è un problema diffuso, lei capisce che è un sistema che noi denunciamo ? E allora perché mi dice: ’ah, io prendo la relazione del medico che ha detto: no, no, non è successo niente’ ... ’Catini... eh, vedremo il procedimento giudiziario... se viene condannato, lo sposteremo...’ e mi dice ’ho sentito il cappellano’... il cappellano, con tutto il rispetto... Pag. 15insomma, noi non vogliamo attaccare nessuno, vogliamo solo che sia resa giustizia, sottosegretario, vogliamo che questa indagine vada a fondo, che siano rilevate le responsabilità, che siano sostituiti – anche senza condanna ! – i responsabili, con provvedimenti disciplinari, e che non possano più avere contatto con i detenuti e con la vita carceraria.
  Analogamente, vogliamo che lei prenda delle azioni cautelari: cautelari ! Nessuno vuole tagliare la testa a nessuno, e nessuno vuole condannare nessuno. Nei confronti del Catini e di tutti gli altri rappresentanti dell'amministrazione, verso i quali si ha un dubbio che siano implicati in vicende vergognose, soprattutto quando ci sono atti ispettivi del Ministero in corso, vogliamo che sia garantita la sicurezza di chi denuncia !
  Visto che abbiamo approvato anche la legge sul whistle blowing, sarebbe scomodo non prevedere una tutela per chi denuncia fatti così gravi nelle carceri, dove è così difficile denunciare, è così difficile portare le prove. E vogliamo, ovviamente, che, se queste frasi, come lei ha ricordato, risultano gravi indipendentemente dal fondamento dell'archiviazione, siano valutate, ispezionate e, appunto, giudicate sul piano disciplinare.
  Voltaire diceva che, quando vogliamo vedere lo stato di una nazione, non dobbiamo andare a vedere i grandi palazzi, le grandi aule, i grandi pubblici uffici, dobbiamo vedere le carceri, e da lì si vedrà il livello di civiltà di una nazione. Noi lo crediamo, sottosegretario.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sui lavori dell'Assemblea (ore 11,07).

  PRESIDENTE. Avverto che, con lettera del 25 febbraio, il Presidente della Commissione attività produttive ha comunicato che la X Commissione non potrà concludere l'esame delle proposte di legge in materia di promozione e disciplina del commercio equo e solidale prima del prossimo mercoledì 2 marzo.
  Conseguentemente, l'esame di tale provvedimento sarà iscritto all'ordine del giorno dell'Assemblea a partire dalla seduta di giovedì 3 marzo.
  La Presidenza saluta studenti e insegnanti dell'istituto di istruzione superiore Ferdinando Magellano di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 29 febbraio 2016, alle 15:

  1. – Discussione sulle linee generali della relazione sullo stato dell'informazione e sulla condizione dei giornalisti minacciati dalle mafie, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere (Doc. XXIII, n. 6).

  2. – Discussione sulle linee generali della relazione su possibili proposte normative in materia penale in tema di contraffazione, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo (Doc. XXII-bis, n. 1).

  La seduta termina alle 11,10.

ERRATA CORRIGE

  Nel resoconto stenografico della seduta del 12 febbraio 2016:
   a pagina 1, seconda colonna, dodicesima riga, le parole «per gli affari regionali e le autonomie locali» si intendono sostituite dalle seguenti «per gli affari regionali e le autonomie».