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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 596 di mercoledì 23 marzo 2016

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 10,15.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  ANNA ROSSOMANDO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato Carbone è in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centosette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 14 febbraio 2016, n. 18, recante misure urgenti concernenti la riforma delle banche di credito cooperativo, la garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze, il regime fiscale relativo alle procedure di crisi e la gestione collettiva del risparmio (A.C. 3606-A) (ore 10,20).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3606-A: Conversione in legge del decreto-legge 14 febbraio 2016, n. 18, recante misure urgenti concernenti la riforma delle banche di credito cooperativo, la garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze, il regime fiscale relativo alle procedure di crisi e la gestione collettiva del risparmio.
  Ricordo che, nella seduta di ieri, è stata posta la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo approvato dalla Commissione.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 3606-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gebhard. Ne ha facoltà.

  RENATE GEBHARD. Grazie, Presidente. La riforma delle banche di credito cooperativo introduce requisiti che intendono rafforzare il sistema con misure di consolidamento per aumentare dimensioni, competitività ed efficienza del sistema del credito.Pag. 2
  Obiettivo essenziale è determinare un'unione dei diversi istituti bancari di credito cooperativo, favorendo la formazione di soggetti bancari più forti con requisiti stringenti e maggiori in ordine al patrimonio minimo della nuova holding e sulla base dei requisiti organizzativi, operativi e di patrimonio che saranno definiti dalla Banca d'Italia e dal MEF. Contestualmente, si è cercato di fare la riforma con attenzione alle diverse realtà virtuose e al loro rapporto con il territorio, prevedendo i sottogruppi territoriali e la cosiddetta way out, dunque, salvaguardando le loro finalità mutualistiche.
  Come SVP e autonomie, abbiamo posto come tema essenziale della riforma l'opportunità di costituire un gruppo autonomo nel territorio della provincia autonoma di Bolzano, tenendo conto anche delle peculiarità giuridiche del credito cooperativo, riconosciuto a livello costituzionale tramite lo Statuto speciale.
  La nostra proposta, accolta da Governo e maggioranza, è stata quella di poter costituire autonomi gruppi cooperativi composti da una capogruppo e da banche che abbiano sede ed operino esclusivamente nelle rispettive province autonome di Bolzano e di Trento. Per la provincia di Bolzano è stato ottenuto, così, il rispetto del ruolo importante che ha il sistema Raiffeisen per il nostro territorio: un sistema che è solido e di grande rilevanza per il suo marchio, per la sua storia e il suo ruolo importante per l'intera economia altoatesina. Per queste ragioni, ribadiamo il nostro rapporto di fiducia al Governo (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Latronico. Ne ha facoltà.

  COSIMO LATRONICO. Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, un primo rilievo che motiva la contrarietà del gruppo dei Conservatori e Riformisti a questo voto di fiducia è il seguente: per una riforma così complessa, la scelta del Governo è stata quella di procedere, ancora una volta, tramite un decreto-legge, che comprime, ovviamente, il confronto e riduce la discussione in una materia che ha rilievo costituzionale, perché tocca i temi del risparmio, i temi del credito territoriale e, dunque, la capacità dello stesso di finanziare i sistemi produttivi locali.
  Il decreto interviene sull'attuale sistema delle banche di credito cooperativo – circa 300 –, legate ai territori e alla loro specificità economica, con una operazione di concentrazione, in nome di una esigenza di patrimonializzazione e di stabilità. Il rischio qual è ? È quello di generare un ibrido, che perde, da un lato, le caratteristiche specifiche della cooperazione, della mutualità, appunto, legate ai territori e alle specificità locali e, nel contempo, non è in grado di realizzare quelle holding del modello olandese, francese e tedesco, che hanno ben altre dimensioni. Si afferma l'idea – che è tutta da dimostrare, che Bankitalia, per la verità, ha patrocinato in questi anni – che i modelli di concentrazioni siano più controllabili e più stabili. In realtà, i dati ci dicono che banche più piccole hanno 17 miliardi di sofferenze, quelle medie ne hanno 39 e le prime cinque ne hanno 133, con un credito da parte delle banche piccole e medie che si attesta intorno ai 160-170 miliardi.
  Saranno salvaguardati – questo è il punto di domanda sullo sfondo di questa iniziativa legislativa – i principi di mutualità ? E saranno tutelati i fabbisogni di credito delle piccole e piccolissime imprese che innervano il sistema produttivo italiano, che, storicamente, hanno promosso questi strumenti di accesso al credito ? La creazione di una holding preserverà queste specificità, questi elementi così specifici rispetto alla storia economica italiana ? Sono le preoccupazioni che hanno animato il dibattito e, devo dire, anche il contributo che i Conservatori e Riformisti, con appositi emendamenti, hanno portato al testo.
  Noi non neghiamo, ovviamente, che parte di questo sistema andava rivisto e consolidato e neppure vogliamo polemizzare su aspetti di dettaglio, come il comportamento Pag. 3francamente arbitrario che abbiamo subito in Commissione finanze, dove sono state, purtroppo, accantonate alcune nostre proposte rese inammissibili.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  COSIMO LATRONICO. Però quello che non ci convince è questa tendenza che il Governo sta portando avanti negli ultimi dodici mesi: tanti interventi, interventi frettolosi, prima, sulle banche popolari e, ora, tutto è sospeso in attesa della pronuncia della Corte costituzionale, poi, interventi sul sistema del credito cooperativo.
  Abbiamo l'impressione che siamo guidati da specifiche esigenze, magari, di realtà regionali, anziché da una visione complessiva. Siamo intervenuti malamente sulla questione dei crediti deteriorati, a nostro modo di vedere; abbiamo sottovalutato i tempi e il modo del passaggio al bail-in: insomma, c’è una maniera di procedere disarticolata e si nasconde una questione che è più di fondo, con riferimento alla quale concludo dicendo, riassumendo, Presidente: il canale bancario italiano è complessivamente ostruito; le banche hanno nei loro attivi di bilancio troppi titoli del debito pubblico e ciò rende la crisi ancora più sistemica. Dobbiamo uscire – questo è l'appello che facciamo al Governo e la ragione di fondo del nostro voto contrario – da una logica del breve termine, del tatticismo esasperato e dobbiamo guardare, invece, ad una visione sistemica per rilanciare il sistema di credito e il sistema economico italiano (Applausi dei deputati del gruppo Misto – Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Latronico. Prego i colleghi di rimanere nei tempi.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. Colleghi, rappresentante del Governo, il decreto-legge contiene la riforma delle banche di credito cooperativo, la garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze, il regime fiscale relativo alle procedure di crisi e misure per la concessione di crediti alle imprese da parte dei fondi di investimento alternativi.
  L'esercizio dell'attività bancaria in forma di banca di credito cooperativo è consentito solo alle BCC appartenenti ad un gruppo bancario cooperativo: parallelamente, vengono innalzati, con questo decreto, i limiti al numero minimo di soci – cinquecento – e al valore nominale della partecipazione detenibile da ciascun socio, cioè 100 mila euro in una BCC.
  L'adesione ad un gruppo bancario cooperativo è condizione per il rilascio dell'autorizzazione all'esercizio dell'attività bancaria in forma di banca di credito cooperativo. Il potere di nomina dei membri degli organi di amministrazione e controllo rimane in capo all'assemblea dei soci di ciascuna BCC, ma sono introdotte, come al solito, delle deroghe. Lo statuto della BCC deve includere anche l'indicazione dei poteri attribuiti alla capogruppo. La Banca d'Italia può autorizzare fusioni tra banche di credito cooperativo e banche di diversa natura, tra cui risultino banche costituite in forma di società per azioni e non più anche banche popolari. La BCC esclusa da un gruppo bancario cooperativo può continuare l'attività bancaria, previa autorizzazione della Banca d'Italia, e trasformarsi in società per azioni. In assenza di tali condizioni, la BCC delibera la propria liquidazione.
  Il gruppo bancario cooperativo è composto dalla società per azioni capogruppo autorizzata all'esercizio dell'attività bancaria, alla quale sono attribuiti contrattualmente poteri di direzione e coordinamento del gruppo sulla base del contratto di coesione, il cui capitale sociale è detenuto in misura maggioritaria dalla BCC appartenente al gruppo e il cui patrimonio netto è di almeno un miliardo di euro, nonché dalle BCC che aderiscono al contratto di coesione e hanno adottato le connesse clausole statutarie e dalle società bancarie, finanziarie e strumentali controllate dalla capogruppo.Pag. 4
  In estrema sintesi, oggetto della garanzia dello Stato sono solo le cartolarizzazioni cosiddette senior, ossia quelle considerate più sicure, in quanto supportano per ultime eventuali perdite derivanti da recuperi sui crediti inferiori alle attese.
  Nel corso del suo mandato, il Governo Renzi è stato molto attivo sul fronte bancario. Risale al 2015 il decreto-legge che ha riformato – quasi sempre con decreto-legge, improprio decreto-legge – la governance delle banche popolari, imponendo la trasformazione in società per azioni a quelle con attivo, lo ricordiamo, superiore agli 8 miliardi: un provvedimento a cui ha fatto seguito un'intensa e anomala attività di compravendita di titoli azionari di banche popolari italiane.
  Il secondo intervento, messo in campo sempre attraverso l'utilizzo della decretazione d'urgenza, era strettamente connesso con le procedure di risoluzione avviate dalla Banca d'Italia nei confronti di alcune banche in amministrazione straordinaria – Cassa dai risparmio di Ferrara, Banca delle Marche, Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, Cassa di risparmio della provincia di Chieti – e ha determinato la costituzione, ex lege, di quanto previsto dai provvedimenti di avvio della risoluzione dei suddetti istituti bancari. Le operazioni disposte dal decreto-legge, non prevedendo adeguate tutele del capitale investito dai risparmiatori, hanno generato perdite per azionisti e obbligazionisti subordinati, prefigurando una chiara violazione del disposto di cui all'articolo 47 della Costituzione, che tutela il risparmio in tutte le sue forme.
  Prima ancora, il Governo Letta aveva fatto ratificare dal Parlamento il suo decreto-legge – parliamo sempre di Governi sostenuti dalla sinistra o espressione del Partito Democratico – contenente la privatizzazione, di fatto, della Banca d'Italia. Questo – che noi abbiamo ritenuto uno scandaloso regalo alle banche che detengono le quote di Bankitalia – prevedeva la rivalutazione del suo capitale da 300 milioni a ben 7 miliardi e mezzo di euro, aumentando i dividendi annuali al 6 per cento. Inoltre, il decreto-legge ha aperto all'ingresso di banche straniere: una contraddizione in termini nel capitale di Bankitalia, quella che dovrebbe essere la banca dell'Italia e dei suoi cittadini, prevedendo che alla sua proprietà potranno partecipare anche soggetti di Stati membri dell'Unione. La revisione degli asset proprietari di Bankitalia è convenuta solo alle banche azioniste, che sono passate da un valore di dividendi annui di 50/70 milioni di euro a 450 milioni. In ogni caso, rispetto alle grandi lobby delle banche, gli ultimi due Governi di sinistra – se così la possiamo ancora chiamare – si pongono in una linea di perfetta continuità con quanto già iniziato dal Governo Monti, che, in quanto a regalie alle banche, non è affatto stato da meno, a partire dall'obbligo di pagamento con il POS – lo ricordiamo, anche questo fece molto discutere – per tutti gli importi superiori a 30 euro, introdotto a carico di artigiani e professionisti, del quale beneficiano soprattutto le banche, grazie alla maggiore diffusione dei POS e alle commissioni.
  Con questo decreto-legge, il Governo Renzi propone l'ennesimo intervento sulle banche, utilizzando, ancora una volta, lo strumento della decretazione d'urgenza e delineando una riforma del sistema bancario cooperativo in chiara violazione, a nostro giudizio, dei principi sanciti dall'articolo 77 della Costituzione sulla decretazione d'urgenza e in contrasto con quanto disposto dall'articolo 45 della nostra Carta costituzionale, in base al quale: «La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l'incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità».
  La relazione illustrativa del provvedimento recita che l'intervento in esame risulta necessario e urgente, al fine di sostenere con immediatezza il sistema del credito cooperativo, a causa di talune debolezze strutturali, tra virgolette, e a causa, sempre tra virgolette, degli assetti organizzativi e della dimensione ridotta delle banche cooperative, che richiederebbero Pag. 5la conseguente necessità di superare l'ostacolo di alcuni, tra virgolette, tratti costitutivi della forma giuridica cooperativa in quanto tale.
  Da una pubblicazione del Ministero dell'economia e delle finanze, risulta, invece, che, nonostante sia vero che la maggior parte delle situazioni di rischiosità risiedano nelle banche di credito cooperativo, è anche vero che soltanto quindici o massimo diciassette istituti, su un totale di ben 363 oggi presenti in Italia, presentano elementi patrimoniali critici, che potrebbero rivelarsi fatali o, comunque, ad alto rischio nei prossimi diciotto mesi. Non si capisce, quindi, l'urgenza nell'emanare questo decreto, se non rispetto al fatto, dimostrato dalla posizione della questione di fiducia, che il Governo persegue un suo disegno in merito al sistema bancario, rispetto al quale, evidentemente, non tollera ingerenze.
  Le banche di credito cooperativo-casse rurali sono società cooperative senza finalità di lucro, vale la pena ricordarlo, nate più di un secolo fa per favorire la partecipazione alla vita economica e sociale della società civile in maniera etica e responsabile, impiegando la redditività come strumento e non come fine dell'attività, in attuazione di quella funzione sociale del risparmio, garantita, come già abbiamo detto e ripetuto, dalla nostra Carta costituzionale.
  Le banche di credito cooperativo hanno storicamente sempre sostenuto le attività artigianali e del territorio e le piccole e medie imprese. Per dare un esempio di quanto le BCC sono presenti sul territorio, basti pensare che oggi il credito cooperativo conta il 6 per cento degli attivi bancari in Italia, ma ben il 15 per cento degli sportelli; a seguito dell'obbligo di fusione cui questo provvedimento le sottopone, perderanno la loro indipendenza e la propria sovranità nelle scelte in materia creditizia, oltre ai caratteri mutualistici che ne hanno, sin qui, ispirato l'azione.
  L'ammontare delle sofferenze bancarie in Italia è aumentato in maniera esponenziale negli anni della crisi, passando da circa 60 miliardi nel 2009 a quasi 200 miliardi attuali. Autorevoli esponenti del settore del credito cooperativo...

  PRESIDENTE. Concluda.

  FABIO RAMPELLI. ... hanno – sto concludendo – aspramente criticato una riforma, il cui testo, che sarà presentato all'Aula Montecitorio, si legge, «non conserva né principi mutualistici e cooperativi, né quelli di solidarietà e autonomia nel rapporto con il territorio».

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 10,37)

  FABIO RAMPELLI. Ecco, noi voteremo contro la fiducia, non solo perché non abbiamo alcuna fiducia nel Presidente del Consiglio Renzi, ma perché questo atto è un altro colpo grave a un sistema del credito, che, per quello che ci riguarda, dovrebbe essere e dovrà essere al servizio dell'impresa, del lavoro e del cittadino e tradisce, invece, il solito disegno di accorpamento di istituti, di loro messa in difficoltà, affinché possano essere rilevati dalle multinazionali, quindi da banche straniere.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lorenzo Dellai. Ne ha facoltà.

  LORENZO DELLAI. Signora Presidente, colleghe e colleghi, il gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico voterà a favore della fiducia: una fiducia richiesta su un testo ampiamente modificato in Commissione. Ricordo questo fatto, perché confesso che saremmo stati in forte imbarazzo se questa fiducia fosse, invece, stata richiesta sul testo iniziale adottato dal Governo, con particolare riferimento alla parte sul credito cooperativo. Invece, il Governo – e do atto, in particolare, al Viceministro Morando – ha dimostrato intelligenza nell'accogliere osservazioni, anche puntuali, che sono arrivate dai gruppi parlamentari di maggioranza e di Pag. 6opposizione, ma anche da Banca d'Italia e dalle varie espressioni del mondo cooperativo.
  Il testo iniziale faceva correre dei rischi, soprattutto un rischio: quello del conflitto fra tre principi ugualmente tutelati dalla nostra Costituzione: il principio della cooperazione, quello della libertà di impresa e quello della tutela del risparmio. Noi crediamo fortemente e fermamente nel principio cooperativo, crediamo nel pluralismo dei modelli di impresa e anche nel pluralismo dei modelli di credito; crediamo nel valore della mutualità e della prossimità, anzi pensiamo che tutto questo costituisca un grande patrimonio, un insieme di risorse materiali e immateriali, a cui occorre fare appello per far sì che lo sforzo di riforma che il Governo e il Parlamento stanno imprimendo in questo momento al Paese possa essere più vicino alla vita della gente; un grande appello a questo insieme di risorse materiali e immateriali, perché possa aiutare a trasformare questa fase anche in una fase di riforma sociale della vita quotidiana delle persone e delle comunità. Crediamo, dunque, fermamente a ciò e per questa ragione salutiamo con grande soddisfazione il fatto che si sia modificato il testo e si sia prevista la tutela della indivisibilità, della indisponibilità del patrimonio costruito con l'impegno di generazioni e generazioni, di quelle banche di credito cooperativo che intendono affidare la loro attività bancaria ad una società per azioni.
  In secondo luogo, noi crediamo naturalmente nel principio della libertà dell'impresa: la legge deve fissare, a nostro avviso, dei criteri, delle condizioni, ma non può imporre modelli organizzativi nell'attività d'impresa; e, per questa ragione, abbiamo salutato con grande soddisfazione, abbiamo richiesto le modifiche al decreto-legge che riguardano la fissazione di soglie abbastanza ragionevoli per quanto riguarda la costituzione del gruppo o dei gruppi bancari cooperativi, che riguardano modalità ragionevoli di uscita dal sistema per quelle banche di credito cooperativo che vogliano intraprendere, avendo 200 milioni di patrimonio, questa strada. Abbiamo salutato con soddisfazione il fatto che sia prevista la modalità dei sottogruppi territoriali, perché riteniamo che sia di grande importanza valorizzare esperienze significative, maturate nei territori nel campo del credito cooperativo, contro ogni idea od ogni rischio di rendite di posizione da parte di apparati centrali di questo movimento.
  In terzo luogo, crediamo – dicevo – nella tutela del risparmio, soprattutto in questa fase, nella quale scenari nuovi pongono rischi nuovi per i risparmi: per questa ragione, abbiamo condiviso e condividiamo il fatto che la difesa del pluralismo dei modelli di credito, e dunque dell'esperienza cooperativa, comporti però anche il rafforzamento del sistema e delle garanzie per i risparmiatori.
  Per queste ragioni e per le molte altre buone ragioni che il collega Tabacci, a nome del gruppo, esporrà in sede di dichiarazione di voto finale, noi esprimiamo un voto favorevole alla richiesta di fiducia posta dal Governo su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale – Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Presidente, non me ne voglia il Viceministro se non interverrò in merito al decreto-legge in oggetto, perché qui stiamo discutendo della fiducia ad un Governo che dovrebbe essere, Presidente Boldrini, rappresentato dal Primo Ministro: oggi, in un momento così delicato per il Paese, egli chiede la fiducia e non si presenta nessuno, a parte Morando, che ringraziamo, di questa maggioranza, che è plastico quanto sia disinteressata rispetto al momento particolare che sta vivendo il Paese.
  Il Presidente Renzi, al posto di offrire il caffè, un'ora fa, ai presidenti di gruppo parlamentare presso Palazzo Chigi, sarebbe stato molto più interessante che fosse venuto lui qui a richiedere la fiducia a questo Parlamento e a spiegarci bene Pag. 7cosa vuole fare rispetto alla situazione drammatica in cui, come dice il suo omologo francese Valls, l'Europa è in guerra. Noi siamo in guerra e la risposta che oggi dà questo Governo è offrire un caffè ai presidenti di gruppo e dire che bisogna produrre cultura nelle periferie delle città, che voi avete ridotto a dei ghetti islamici !
  Venite a vedere le periferie delle grandi città, di Torino, come quella di Milano, come Bologna, come Genova, dei suk a cielo aperto creati dalle politiche buoniste che puntano alla multiculturalità, che è una multiculturalità assassina ! L'abbiamo visto in Belgio, quanto la comunità islamica ha protetto questo terrorista, tanto che, quando la polizia belga è andata a prenderlo, dopo due mesi, è riuscita pure a sbeffeggiare le forze dell'ordine e a criticarne l'operato.
  Noi non vogliamo, quindi, che si prosegua con questa invasione, che voi continuiate ad implementare una negazione dell'evidenza. Voi rispondete agli attacchi terroristici con la “cittadinanza subito”, con lo ius soli; voi rispondete con il finanziamento a quelle realtà che si chiamano moschee, ma che di fatto sono centri di reclutamento del terrorismo islamico. Voi rispondete con il finanziamento di quelle strutture che implementano la cultura araba, e questo è stato un emendamento vostro nell'ultima legge finanziaria.
  Non fate nulla per la sicurezza dei nostri confini: voi dovreste difendere lo Stato nazionale ! Uno Stato nazionale forte difende i propri confini, ma coi suoi uomini: è inutile pensare di creare una polizia europea, se poi dopo tra l'altro (scusate la battuta) dev'essere gestita come hanno gestito in Belgio la prevenzione di attacchi terroristici. Dio ce ne guardi che siano altri a difendere i nostri confini !
  E poi con che logica questa polizia internazionale dovrebbe difenderci ? Difenderci con la cultura dell'accoglienza, con la cultura dell'invasione, con la finalità di sostituire i nostri popoli occidentali con i popoli arabi ? Con questa finalità ? Chi tiene al proprio territorio lo difende da solo; e non lascia la Polizia senza fondi, senza mezzi, non lascia un gazebo delle forze di polizia di un sindacato qui fuori per 50 giorni senza ricevere i suoi rappresentanti che stanno facendo lo sciopero della fame ! Questo non è un Governo serio, che vuole difendere i propri confini !
  Voi state seguendo l'azione dell'Europa, che è quella di cancellare le identità: cancellare le identità ci porta in un limbo molto delicato, in un limbo nel quale può navigare un'altra identità, quella in cui si vogliono difendere determinate prerogative, che è quella della cultura islamica che l'ISIS sta portando avanti. Io aborro quella tipologia, ma è certamente affascinante per taluni: taluni che tra l'altro si convertono, vanno in Siria passando dalla Turchia, e poi tornano a fare i kamikaze sul nostro territorio. Voi scegliete quella strada lì, quella della cancellazione delle identità; voi non ricordate la battaglia di Tolosa, la battaglia di Lepanto, la battaglia di Poitiers. Voi cancellate tutto: voi cancellate la storia dell'Occidente, che nella sua storia vera, con la «s» maiuscola, da sempre si è unito per combattere l'invasione, non per assecondarla. Quando si vogliono creare dei vuoti identitari, sostituiti dall'economia, si creano delle situazioni pericolose.
  L'Europa non vuole più essere una potenza politica; non sta facendo niente da dieci anni se non discutere di euro, di manovre, di PIL, di parametri di Maastricht. Manca la politica: con l'economia non si può sostituire la politica. Tant’è che un gruppo di 50 mila disperati armati in Siria riesce a dettare l'agenda politica mondiale: perché lì hanno una forte identità, che purtroppo il territorio europeo ha perso; e l'ha persa da quando per esempio non si è neanche voluto inserire la propria storia, la proprio origine giudaico-cristiana quando si è redatta la stesura della Costituzione europea.
  Uno Stato islamico piccolo, ma che lavora sull'identità, sull'appartenenza, sulla fede: teorie che sono malate, ma che trovano strada semplice rispetto al vuoto identitario dell'Europa. Nessuno fa niente, nessuno vuole combattere a livello pratico questo sistema; anzi, l'Europa si mette supina a questo sistema: addirittura andiamo Pag. 8a dare 6 miliardi di euro alla Turchia, che è la porta dell'islamizzazione dell'Europa, e lavora da sempre per riuscire a scardinare l'occidentalità propria del nostro continente. Noi ci fidiamo, voi vi fidate di questa Turchia filo-americana; voi andate ad appoggiare le politiche mondialiste di Obama, che fanno di tutto tranne che difendere le prerogative dell'Occidente europeo. Voi andate a scegliere quella politica lì, la politica di dare le chiavi di casa nostra alla Turchia; bloccando quindi la rotta balcanica, dite, che sostanzialmente si trasformerà invece nella banlieue dell'Italia: i Balcani saranno la nostra banlieue, perché lì si creeranno tutti quei terroristi che con un'ora di traghetto, da Spalato ad Ancona, arriveranno sul nostro territorio, e noi ce li dovremo poi tutti subire.
  Andare poi a votare a favore del blocco della rotta balcanica, senza mettere un freno all'invasione mediterranea, significa che tutti questi disperati che ingiustamente vogliono venire sul nostro territorio... Perché ricordo, Presidente, che solo il 5 per cento dei richiedenti asilo ottiene lo status, il 14 per cento ottiene lo status sussidiario e tutti gli altri sono clandestini: su 70 mila richieste, solo il 14 per cento sono da ritenersi effettivamente profughi. Questo non lo dico io, lo dice la Commissione di inchiesta sui centri di accoglienza. Abbiamo invece un'Italia silente, che scodinzola portando in casa tutta questa immigrazione clandestina. L'esempio plastico di questo disfacimento culturale è stata la conferenza stampa del Commissario Mogherini, che al posto di essere ferma, decisa e rassicurante ha fatto una conferenza stampa in cui è andata a piagnucolare davanti alle televisioni del mondo, dando un segnale di debolezza estrema, simbolo di questa Europa incapace di essere, almeno visivamente, forte nei confronti di questi attacchi terroristici, che sono di fatto degli attacchi di guerra. Non credo che Churchill pianse quando Hitler bombardava Londra. Avevamo degli statisti, noi abbiamo messo delle ex casalinghe a fare i Commissari europei (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Si esprima propriamente, deputato. È stata una deputata.

  ROBERTO SIMONETTI. Ex deputata, sì, comunque si è messa a piangere.

  PRESIDENTE. Lei non può parlare in questo modo dell'Alta rappresentante, abbia rispetto. Continui, prego.

  ROBERTO SIMONETTI. Ho rispetto. Mi faccia continuare, Presidente, per favore.
  Lo so che non le piace il tema che sto toccando, lo so che lei fa la papessa degli immigrati, però, mi scusi, questa è la verità (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Deputato, non esca dal suo intervento in questo modo dando giudizi sulla Presidenza o sull'Alta rappresentante.

  ROBERTO SIMONETTI. Presidente, quanti minuti mi rimangono.

  PRESIDENTE. Un minuto. Prego, concluda.

  ROBERTO SIMONETTI. Bene. Io capisco che queste cose le diano fastidio, capisco che lei preferisca le marce della pace, i gessetti colorati sui marciapiedi, che preferisca andare a piangere alle commemorazioni; capisco che questa è una finalità nobile per chi si sente di sinistra, ma che poi di fatto non fa niente. Avrei preferito il Presidente Renzi qui in mimetica, al posto di andare a fare le comparsate in Libano e poi offrire il caffè ai presidenti di gruppo il giorno dopo che un sistema politico internazionale, che è quello dell'ISIS, si pone su canoni che trovano proseliti in un'Europa senza identità. Avrei preferito che ci fosse stata una risposta ferma, decisa, fatta da una lotta totale all'immigrazione, un implemento dei Pag. 9fondi per la sicurezza e per le forze dell'ordine, un maggiore controllo alle frontiere, maggiore sicurezza, un controllo dei confini. Soprattutto, quando qui il Presidente del Consiglio immagina che l'arte del governare sia l'arte di mettere in evidenza le proprie amicizie, significa che siamo in uno Stato fallimentare, in un Governo fallimentare che non merita la nostra fiducia. Quando dico le proprie amicizie mi riferisco al fatto che, in un momento storico come questo, andare a proporre Carrai, un suo amico, che non ha nessuna competenza in tema di sicurezza e di intelligence, a capo di questo servizio, mi pare «il la» del perché Lega Nord voterà convintamente la fiducia contro questo Governo e, se possibile, anche contro di lei, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Nessuno gliel'ha richiesto.

  ROBERTO SIMONETTI. E io glielo dico lo stesso ! Lei rappresenta tutti, non ci prenda in giro con le sue battute !

  PRESIDENTE. Deputato la smetta (Commenti del deputato Simonetti). La richiamo all'ordine !

  ROBERTO SIMONETTI. Non siamo all'asilo !

  PRESIDENTE. La richiamo all'ordine per la seconda volta !

  GUIDO GUIDESI. Ha finito !

  PRESIDENTE. Ha finito, ma si deve rivolgere con rispetto alla Presidenza, come la Presidenza si rivolge con rispetto ai deputati.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Lei deve presiedere e non fare commenti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Presidente, signor Viceministro, onorevoli colleghi, è abbastanza difficile entrare in argomento dopo aver sentito l'intervento del collega della Lega Nord, perché è verissimo che oggi parliamo della fiducia al Governo e non parliamo specificamente del decreto, ma la fiducia il Governo la mette sul decreto, mentre abbiamo sentito parlare per dieci minuti delle ragioni... (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Ringrazio per l'interruzione, che è abbastanza frequente. Mettere la questione di fiducia su un provvedimento significa naturalmente chiedere la fiducia al Governo in relazione anche a quel provvedimento, altrimenti non si porrebbe su quello.
  Però, ringrazio per la lezione di diritto costituzionale. Vado un po’ più veloce.
  Partiamo dal decreto: è un decreto che, nonostante tutte le contestazioni, va nella direzione giusta, perché porta a un'aggregazione di un sistema, quello del credito cooperativo, che, contrariamente a tutto quello che si è detto, non è né solido, né sicuro, né è stato esente dai problemi che hanno affetto il resto del sistema bancario, e che aveva bisogno di questo tipo di intervento, perché, in un periodo di crisi come questo, la possibilità di raccogliere capitale per le banche di credito cooperativo è sostanzialmente inesistente e, per intervenire sulle crisi, di quello c'era bisogno, esattamente come era corretto l'intervento sulle banche popolari dello scorso anno, come si è dimostrato, proprio per il fatto che alcune di queste banche hanno avuto dei problemi nel corso dell'anno.
  Quindi, Scelta Civica è stata favorevole al principio dell'intervento sulla cooperazione. Eravamo contrari ad alcune disposizioni, in particolare a quella sulla way out, che è stata giustamente corretta lasciando le risorse mutualistiche indivisibili alla loro destinazione e consentendo la way out in maniera non discriminatoria, com'era quella iniziale; per cui, siamo favorevoli all'intervento e pensiamo che il Pag. 10sistema bancario in generale ne possa beneficiare.
  Siamo anche favorevoli al resto del decreto: sia la garanzia per i crediti in sofferenza sia le disposizioni che dovrebbero facilitare l'intervento e l'ingresso dei fondi alternativi nel nostro mercato sono fondamentali, proprio per sbloccare la necessità di credito delle nostre aziende.
  Due considerazioni, però: la garanzia sulle cartolarizzazioni è stata contestata dal MoVimento 5 Stelle dicendo che lo Stato ne deve stare fuori, ma è abbastanza assurdo detto da chi, poi, in altri contesti, dice che lo Stato deve nazionalizzare le banche.
  Allora bisogna cercare di arrivare a una posizione coerente: o si vogliono i soldi dei contribuenti per risolvere le crisi bancarie o non li si vogliono. Se si chiede la nazionalizzazione delle banche in crisi, non si può poi dire che una garanzia è un fatto assurdo e negativo. La garanzia in sé è positiva, quello che noi pensiamo, come Scelta Civica – avevamo presentato, su altro provvedimento, un ordine del giorno in questo senso, che il Governo non ha accolto – è che si debba continuare a discutere del tema bad bank, perché il meccanismo che è stato creato presenta delle criticità. È giusto introdurlo, ma sarebbe fondamentale prevedere e discutere con l'Unione europea di meccanismi più graduali per la dismissione delle sofferenze, perché il meccanismo per il quale la garanzia funziona solo su una cessione immediata può portare a dei problemi sul prezzo e quindi a delle difficoltà per le nostre banche.
  Crediamo che, in generale – questo andando su un quadro più ampio –, il tema della regolamentazione bancaria, della disciplina degli aiuti di Stato e del modo in cui la Banca centrale gestirà la regolazione delle nostre banche debba costituire uno degli elementi sui quali il Governo si dovrà concentrare nei prossimi mesi.
  Infatti, ci sono alcuni aspetti, dal tema della ponderazione dei titoli di Stato sui bilanci delle banche alla regolamentazione delle fusioni bancarie, al modo in cui le banche saranno valutate in quella circostanza e la stessa applicazione delle regole del bail-in, che possono e devono essere discussi ulteriormente nei prossimi mesi.
  Anche sui fondi alternativi, con le disposizioni che sono state inserite, che da qualcuno sono state criticate dicendo che così si fanno entrare gli speculatori, devo dire che così semplicemente si introducono fonti di finanziamento per le aziende che ci sono in altri Paesi e che da noi semmai rappresentano una quota troppo piccola del credito per le aziende. Bisogna favorirli; in questo senso, alcune delle disposizioni del decreto sono troppo restrittive, perché si prevede un'organizzazione fatta secondo gli schemi dei fondi italiani, con criteri di gestione del rischio e della leva identici a quelli dei fondi italiani; in questo modo non si capisce quali e quanti di questi fondi stranieri potranno entrare sul mercato. È una verifica da effettuare, credo che su questo tema sarà probabilmente necessario tornare, perché le regole sono state fatte a maglie troppo strette.
  Dicevo, quindi, con riguardo al più ampio tema della fiducia al Governo, che Scelta Civica voterà la fiducia. Noi pensiamo che il percorso di questi prossimi mesi debba essere concentrato oltre che sui temi internazionali, di cui ha parlato esclusivamente l'onorevole Simonetti, della Lega, e su cui torno tra un momento, su due aspetti sull'economia: uno, lo ripeto, è quello della gestione a livello europeo del rapporto con la Commissione in materia di aiuti di Stato, con la BCE, e con gli organismi di regolazione che oggi devono tenere conto della situazione di crisi nell'adozione dei loro provvedimenti. Noi dobbiamo stare sulle regole e il «decreto banche», relativo alle famose quattro banche in crisi, era nelle regole, così andava fatto, ma adesso bisogna tutelare gli azionisti che sono stati danneggiati e non perché l'articolo 47 imponesse di compensarli integralmente; questa è una sciocchezza che abbiamo sentito mille volte. L'articolo 47 della Costituzione non obbliga a garantire qualsiasi risparmiatore, Pag. 11ma i principi generali impongono di risarcire chi è stato danneggiato da un comportamento illegale.
  C’è la necessità di continuare a lavorare a livello europeo sul piano regolatorio e c’è anche una necessità interna di lavorare per la crescita, perché poi se le nostre aziende non sono competitive, non crescono, non si migliora il mercato, non si riduce la burocrazia e non si migliora la giustizia, le aziende a cui prestare i soldi semplicemente non ci sono.
  Quindi, il punto fondamentale per aumentare l'erogazione del credito è, da un lato, sicuramente quello di intervenire sulla «gamba» della regolamentazione bancaria e del consolidamento del sistema bancario, dall'altro, è quello di favorire il miglioramento delle nostre aziende e il loro consolidamento, affinché le banche possano prestare soldi senza che quei soldi e quei crediti si trasformino in sofferenza nel giro di un paio d'anni.
  Una chiusura, visto che ne è stato discusso: l'intervento del collega della Lega dimostra il modo assolutamente irrazionale in cui vengono affrontati questi temi dall'opposizione. Contestare una gestione europea dei confini, come ha appena fatto il collega della Lega, è semplicemente una follia e si è contraddetto immediatamente, prima dicendo che l'Italia deve proteggere i suoi confini da sola, poi dicendo che non bisogna dare soldi alla Turchia e poi, chiudendo, dicendo che bisogna evitare che vengano invasi i Balcani. Non è chiaro come questo si possa fare se non c’è qualcun altro che gestisce le frontiere verso i Balcani. Questo intervento è significativo perché dimostra quanto poco serie siano queste dichiarazioni.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Scelta Civica non è un partito che è favorevole all'accoglienza a tutti i costi. Noi pensiamo che si debba essere severissimi con i clandestini e che si debba gestire la questione dei rimpatri, ma pensiamo anche che interventi come quello che mi ha preceduto dimostrano la totale inconsistenza e faciloneria con cui queste tesi vengano portate avanti, soprattutto dalla Lega Nord.
  Concludendo, Scelta Civica voterà a favore della fiducia nei confronti del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Grazie, signora Presidente. Il gruppo di Area Popolare voterà «sì» alla richiesta di fiducia del Governo, non solo perché siamo convintamente in maggioranza e in appoggio a questo Governo, ma anche perché condividiamo questo provvedimento che è un tassello di un percorso sulla riforma del sistema bancario italiano, un percorso che il Governo ha iniziato già dal suo insediamento.
  D'altro canto, si trovava, questo Governo, nel periodo più difficile per il sistema bancario italiano, europeo e mondiale. Ricordo solo brevemente che veniamo dal 2008, dalla terribile crisi finanziaria dovuta al fallimento di Lehman, con le sue conseguenze, la sua espansione. L'Europa, la dimensione europea, è parte fondamentale del dibattito sul sistema bancario italiano, il rapporto con le istituzioni europee, con le norme europee, è fondamentale come si è visto anche in passaggi che ci sono stati recentemente. L'Europa si pose allora il problema della tenuta e del consolidamento del sistema bancario europeo, di una politica di coordinamento del sistema bancario, e venne fuori la cosiddetta Unione bancaria che poggiava e poggia su tre pilastri importanti, due dei quali sono quasi portati a compimento.
  Mi riferisco alla vigilanza unica e alla BRRD, cioè al sistema di salvataggio e risoluzione delle crisi bancarie, ma abbiamo un terzo pilastro, una terza gamba di questo tavolo che è ancora zoppo, che è quello della tutela dei depositi, che credo Pag. 12che debba interessare molto le nostre imprese e il sistema bancario italiano proprio per la sua naturale conformazione.
  Il Parlamento, che oggi strilla sulle conseguenze dell'approvazione di queste misure, Presidente, lo devo dire con rammarico, facendo parte anche della XIV Commissione, politiche dell'Unione europea e della V Commissione bilancio, nella fase ascendente, ha guardato distrattamente questi provvedimenti. Così come ha distrattamente osservato questi provvedimenti un po’ tutta la classe dirigente italiana. È un caso, credo, da sottolineare che qualche alto dirigente di importanti organismi italiani oggi ancora dica «va bene il bail-in aveva bisogno di una fase transitoria». Insomma, non lo può dire chi questa fase transitoria doveva gestirla probabilmente, perché noi parliamo di bail-in ormai minimo da tre anni, sia nelle aule del Parlamento, sia nella dimensione europea, sia all'interno delle banche. Quindi, da questo punto di vista, vi è un rammarico per un'occasione non colta, ma credo che ci sia tempo di recuperare.
  Presidente, allora molti nostri partner europei, faccio riferimento alla Spagna, alla Francia, ai più grandi, all'Inghilterra e alla Germania, oltre a riordinare il sistema bancario, hanno irrobustito pesantemente di capitale di rischio proveniente dallo Stato i patrimoni delle banche. Le banche tedesche hanno avuto un'iniezione di capitali pubblici che sfiora i 200 miliardi di euro in questi anni e lo sappiamo tutti.
  L'Italia non ha fatto queste operazioni per vari motivi, oggi ce ne lamentiamo, ma io voglio ricordare prima di tutto che, purtroppo, lo Stato italiano era oberato da un debito pubblico ben superiore a quello dei Paesi che ho citato, quindi aveva meno flessibilità e meno capacità di supportare la patrimonialità del sistema bancario.
  Secondo, e lo dico, invece, qui con orgoglio, il sistema bancario italiano era ed è considerato un sistema solido. Io vi ricordo che, all'alba della vigilanza unica, ci furono gli stress test sulle banche con patrimonio superiore ai 30 miliardi e le banche italiane superarono brillantemente quegli stress test nel 2014 e nel 2015 della Commissione europea.
  Terzo motivo, Presidente, il dibattito pubblico in quel momento stigmatizzava, per usare un eufemismo, con forza, tutti gli interventi pubblici nel capitale delle banche. Noi ne realizzammo solo uno, per una piccola cifra di 5 miliardi, e mi ricordo che ci furono grandi parti, anche delle forze rappresentate in questo Parlamento, che gridarono allo scandalo, scesero in piazza, dissero che con i soldi dei contribuenti si salvavano le banche e si salvavano i banchieri e questo condizionò anche l'atteggiamento dei Governi, perché parliamo di una successione di diversi Governi, che si guardarono bene dal fare gli interventi che, invece, in altri Paesi furono fatti con larghezza anche di capitali investiti.
  Quindi, questa è la storia che ci ha portato fino ad oggi. Dopodiché vi è stata l'applicazione, purtroppo, improvvisa per chi incautamente non aveva preparato quell'applicazione del bail-in. Il bail-in non è stato applicato solo in quella maniera, solo da quelle quattro banche italiane di cui si è parlato, Etruria, Ferrara, Marche e Chieti, ma ci sono stati altri esempi, che forse qualcuno dirà che non sono significativi: alla fine del 2015 si sono trovati nella stessa situazione la Banca cooperativa centrale di Cipro, un paio di banche danesi, un paio di banche greche, una banca ungherese e anche il Novo Banco e il Banif portoghesi. Sono tutte risoluzioni gestite alla stessa maniera che hanno dovuto scavallare quel periodo transitorio di applicazione di diverse normative.
  È noto – non sto qui a ricordarlo – come il Governo abbia posto soluzione alla crisi delle quattro banche ma anche le misure che si stanno per prendere riguardo agli arbitrati e al possibile rimborso di situazioni di difficoltà. Nel contempo, le banche italiane hanno operato una ristrutturazione importante, mi dispiace che nessuno lo dica, perché le banche hanno fatto fronte alle diminuzioni dei ricavi, in larga parte, attraverso riduzioni dei costi operativi, soprattutto quelli di personale, il 10 per cento, meno Pag. 1323 punti base in rapporto all'attivo delle banche, e il riassetto organizzativo è stato di ampie dimensioni: dal 2008 il numero di sportelli è diminuito dell'8 per cento e quello dei dipendenti del 12 per cento nelle banche italiane. Questo dimostra che le banche si sono mosse in tempo rispetto ai nuovi fattori che incidevano sul mercato generale.
  Quindi, da questo punto di vista, è un momento epocale per l'intero sistema bancario europeo, momento epocale che il Governo e le banche italiane stanno affrontando con responsabilità e con indubbie difficoltà, ma io non credo che sia da gridare allo scandalo per le misure che oggi stiamo votando.
  Il sistema bancario italiano è condizionato e condiziona il sistema economico e di imprese che abbiamo in Italia, un sistema molto variegato e flessibile. Noi abbiamo banche di grandi dimensioni che sono la dimensione europea e mondiale, che sono gruppi tra i primi tre o quattro del credito mondiale, così come abbiamo banche di medie dimensioni importanti, che hanno radicamenti territoriali, e abbiamo anche un sistema di piccole banche e quel credito cooperativo è una larga parte di questa rappresentanza di piccole banche, che hanno lavorato moltissimo nel rapporto retail, nel rapporto con le famiglie e con i piccoli imprenditori e con i lavoratori autonomi, nel rapporto anche che c'era tra soci che partecipavano al capitale della cooperativa e clienti. C'era un forte legame tra queste due entità.
  Oggi affrontiamo questa riforma, il Governo non l'affronta con superficialità; questa riforma – tutti lo sappiamo – doveva essere contenuta un anno e qualche mese fa nella riforma delle banche popolari, ma allora il Governo si pose il problema e diede al credito cooperativo la possibilità di lavorare a una riforma condivisa ancora per questo anno, come si è potuto apprendere, perché proprio considerava la peculiarità e l'importanza del rapporto territoriale che avevano le banche di credito cooperativo.
  Io credo che il decreto, come è uscito da Palazzo Chigi, ci destava molte preoccupazioni su alcuni aspetti. Io penso – e qui devo ringraziare il presidente Bernardo, ma tutto il lavoro svolto anche dalla VI Commissione e dal relatore – che le modifiche apportate nella lettura parlamentare migliorino molto il testo del decreto e diano una garanzia che, sì, il credito cooperativo deve cambiare, che, sì, i requisiti patrimoniali devono essere irrobustiti, che, sì, le governance non possono essere quelle che erano prima, ma che non ci possiamo permettere, allo stesso tempo, di perdere una ricchezza e un patrimonio così grande, come quello della capillarità delle banche di credito cooperativo sul territorio, la loro storia. Noi, questa, la dobbiamo conservare. È chiaro che dobbiamo mettere in campo norme che non consentano la polverizzazione di questo sistema e la sua fine. Io credo che sia un patrimonio della nostra economia che vada conservato, seppure si debba modellare sul cambiamento che questo decreto, credo, disegna con un compromesso, che è un compromesso utile e giusto (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC) - Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Signora Presidente, intanto vorrei esprimere la solidarietà per le parole scomposte che prima ha pronunciato il deputato della Lega, parole scomposte verso di lei, verso la Presidenza, verso le istituzioni europee. Io penso che non si possano usare eventi tragici, come quelli di queste ore, per denigrare le istituzioni, per incitare all'odio verso gli immigrati e per incitare alla guerra (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà e Partito democratico). Questo non è possibile e, quindi, come gruppo di Sinistra Italiana le rinnovo la nostra solidarietà.
  Signora Presidente, signor Viceministro, colleghi e colleghe, il gruppo di Sinistra Italiana non voterà la fiducia al Governo, Pag. 14per tre motivi. Il primo, perché non condividiamo le politiche economiche e finanziarie, anche quelle del credito ovviamente, sulle banche che sono state seguite in questi mesi. Secondo motivo, perché stigmatizziamo – questo riguarda il rapporto tra Parlamento e Governo – l'uso dei decreti-legge e il ricorso ai voti di fiducia. Per noi, questo significa stravolgere il rapporto tra Parlamento e Governo, significa umiliare la capacità e la possibilità del Parlamento di discutere e di approfondire i provvedimenti legati a questioni importanti del nostro Paese. Terzo, perché non condividiamo i contenuti e le misure che questo provvedimento appunto contiene.
  Anche questo provvedimento è un tassello più generale delle politiche neoliberiste, delle politiche che hanno evidenziato la subalternità a un paradigma, un modello appunto di politiche che non ci hanno fatto uscire fin qui dalla crisi, ci hanno fatto galleggiare in una situazione di depressione economica, non hanno creato le condizioni per avviare veramente l'uscita dalla crisi del continente e del nostro Paese e anche perché noi riteniamo che queste politiche siano subalterne a un modello – parliamo qui di banche – imposto dalla BCE sui sistemi bancari nazionali; su questo noi abbiamo molte riserve e molte critiche, che poi svilupperemo sia nel mio intervento, ma soprattutto nell'intervento del collega Paglia, quando interverrà per la dichiarazione di voto finale.
  La prima questione – lascio per ultima la questione della critica all'impostazione generale – è il rapporto dell'Esecutivo con il Parlamento: 52 voti di fiducia, ricordo che il Governo Monti ne aveva messi 49; forse in una delle prossime slide il Primo Ministro Renzi potrà aggiornare questo conteggio e potrà fare il confronto tra ieri e oggi, ieri 49 fiducie, oggi 52. Openpolis ci parla di quasi 3 decreti-legge al mese, 2,5, anzi un po’ di più. Tra l'altro vorrei ricordare che la Corte costituzionale ci ha detto che i decreti-legge non si possono fare, non si dovrebbero fare, quando si discute di processi organici di riforma e questo delle banche è un processo organico di riforma, parliamo non di una questione semplicemente – ovviamente – urgente, ma di un processo di riforma organico, che avrebbe bisogno appunto di un approfondimento del Parlamento, in una discussione che possa portare, non in tempi stracciati, a trovare le migliori soluzioni e le migliori misure.
  Infine, voglio dire che questa impostazione – anticipo poco un po’ quello che prefigura sia il nuovo sistema elettorale, l'Italicum, sia la riforma costituzionale – determina uno schiacciamento del Parlamento rispetto al ruolo dell'Esecutivo, uno schiacciamento della Camera e del Senato rispetto a delle logiche che sono le logiche della governabilità, ma che umiliano la rappresentanza e che depotenziano il libero dibattito parlamentare e la possibilità di esercitare fino in fondo la rappresentanza istituzionale.
  Vedete, questo decreto interviene su un pezzo importante del sistema bancario del nostro Paese. Le BCC – ricordo – sono più di 360 nel nostro Paese, più di 4.400 sportelli, più di 1.200.000 soci, cioè parliamo di un sistema, di un pezzo importante del nostro sistema bancario e ricordo che è da più di un anno che se ne parla. C’è un processo di autoriforma che era stato avviato dalle BCC, ci sono tavoli di consultazione.
  Ora, che tutta questa discussione sia venuta fuori dal Parlamento e non nel Parlamento conferma quello che prima dicevo, cioè che c’è una tendenza di questo Governo, più accentuata rispetto ai Governi precedenti, a non rendere protagonista il Parlamento di questioni importanti, che riguardano, in questo caso, il sistema del credito, il sistema economico e le scelte che vengono fatte per dare effettivamente una spinta forte appunto al rinnovamento del sistema del credito, del risparmio e delle banche del nostro Paese.
  La seconda questione riguarda i contenuti di questa misura, ne parlerà il collega Paglia quindi non voglio anticipare, però ci sono due o tre questioni che in un minuto vorrei ricordare. La prima è che con lo svuotamento del principio della Pag. 15cooperazione, come sancito anche dalla nostra Costituzione, con il meccanismo della creazione di una holding e con la possibilità prevista con un decreto del MEF di venir meno al principio del 51 per cento, ovvero la proprietà dei soci della Spa che verrà creata, il rischio è che un domani ci possa essere un'operazione, delle operazioni opportunistiche che di fatto ledano i diritti e la storia e, devo dire, la qualità del lavoro fatto dai cooperatori in questi decenni, in questo secolo, per creare un sistema cooperativo degno di questo nome nel nostro Paese.
  La seconda questione riguarda il rischio di comportamenti opportunistici, anche in questo caso, con il cosiddetto meccanismo del way out: devo dire che le soluzioni trovate rispetto alla prima ipotesi del testo originariamente presentato non ci convincono, anzi, confermano le nostre preoccupazioni e le nostre perplessità.
  Il terzo punto è quello che ricordava anche il collega Paglia nel suo intervento in discussione sulle linee generali: cioè, il rischio è che si ponga fine a quella che si può definire la biodiversità del sistema bancario del nostro Paese. Non si capisce perché in altri Paesi – ad esempio, la Germania – la biodiversità del sistema creditizio sia confermata, sia in qualche modo un pezzo di storia di quel Paese; nel nostro Paese, invece, in Italia, rischiamo, per seguire un modello, quello della BCE, di far terminare quello che è stato, ad esempio, appunto, il sistema cooperativo del credito a favore di meccanismi, che sono meccanismi e paradigmi imposti dalla BCE, che portano, sostanzialmente, anche ad uno snaturamento del ruolo del credito rispetto a quello che è previsto dalla nostra Costituzione.
  Poi c’è un altro aspetto – perché questo decreto non parla solo di banche di credito cooperativo – che è quello delle cosiddette cartolarizzazioni delle sofferenze bancarie. Noi riteniamo – anche su questo abbiamo molti dubbi – che il problema, oggi, non sia creare un mercato delle sofferenze, che farebbe pagare un prezzo, in primo luogo, a risparmiatori, alle imprese, a chi di queste sofferenze deve appunto pagare le conseguenze più dirette. Pensiamo che sarebbe, invece, necessario un ruolo più importante, più significativo dell'intervento pubblico: il ruolo pubblico non solo del Governo, ma del sistema economico, del sistema pubblico del nostro Paese, per intervenire, per cercare di trovare le soluzioni più adeguate a questo problema, che è un problema serio non solo in Italia, ma in Europa.
  Infine, vorrei ricordare che questo decreto non tiene conto – e qui il Viceministro Morando sa bene di cosa parlo – di dare soluzioni ad una parte importante del sistema creditizio del nostro Paese, che è rappresentato dalle esperienze di finanza etica, cioè da quelle esperienze di credito che sono completamente trasparenti, perché ci dicono dove mettono i loro soldi, che finanziano il terzo settore no profit, le iniziative sociali, che non investono nell'industria delle armi, che hanno un sistema di garanzia rispetto ai loro soci altissimo.
  Sono un po’ stupito che, tra l'altro la Commissione finanze non abbia ammesso un emendamento di sessantadue deputati di tutti i gruppi politici a favore del sostegno di queste esperienze per estraneità di materia, ma ne abbia ammessi altri, come quello sull'anatocismo, che era ugualmente estraneo per materia. Noi speriamo che, in futuro, non vengano usati due pesi e due misure a seconda dei temi: non vorremmo che ci fosse la «manina» dell'ABI nel rifiuto di sostenere, valorizzare ed incentivare le esperienze della finanza etica.
  Il Viceministro Morando ha preso un impegno nel suo intervento di ieri: non vorremmo, per parafrasare un economista che lei conosce bene, che ci fosse la produzione di impegni per mezzo di impegni, perché qui ci sono stati la legge di stabilità, un ordine del giorno, l'intervento del Viceministro Morando e probabilmente ci saranno altri ordini del giorno oggi sugli stessi temi. Speriamo che ci sia Pag. 16un atto definitivo, volto a favorire queste esperienze e, quindi, ci sia un impegno concreto in questa direzione.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIULIO MARCON. Concludo con l'ultimo punto. Uso l'ultimo minuto per dire che non ci convincono i provvedimenti che il Governo ha varato in questi mesi sulle banche. Quattro provvedimenti: le quote di Banca d'Italia, le banche popolari, i salvataggi di Banca Etruria e di altre banche e, poi, quest'ultimo decreto sulle BCC.
  Pensiamo che il sistema bancario non sia più solido dopo questi quattro provvedimenti, pensiamo ci siano dei problemi di fondo che vanno ancora affrontati; pensiamo che ci sia bisogno urgente di un ruolo più forte dell'intervento pubblico, anche attraverso una politica volta a favorire interventi diretti – io penso anche a banche pubbliche di investimento per garantire la ripresa dell'economia – e pensiamo che, da questo punto di vista, sia necessario cambiare rotta rispetto ad un punto fondamentale. E il punto fondamentale è questo: noi non possiamo fare riforme semplicemente – e concludo su questo – per cercare di salvare dal precipizio banche che, magari, hanno utilizzato la finanza per fare operazioni speculative. Dobbiamo riportare le banche sulla retta via, separando le banche commerciali dalle banche di investimento e legando l'intervento delle banche all'economia reale.
  Da questo punto di vista, serve un'iniziativa ed un intervento più forte, che questo decreto non garantisce ed è per questo motivo che Sinistra Italiana voterà contro la fiducia al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Laffranco. Ne ha facoltà.

  PIETRO LAFFRANCO. Grazie, Presidente. Colleghi, noi siamo inequivocabilmente all'opposizione, riteniamo il Governo Renzi non all'altezza delle sfide che l'Italia deve affrontare, oltre che non legittimato da un voto popolare. Basterebbe questa breve considerazione di carattere eminentemente politico per dire e giustificare il nostro voto chiaramente contrario alla fiducia posta sul provvedimento di cui l'Aula oggi avrebbe dovuto discutere, ma, ancora una volta, grazie alla posizione del voto di fiducia, non è messa in condizione di farlo. Non ho fatto il conto delle fiducie poste dal Governo, l'ha fatto qualche altro collega: certo, questo dimostra, intanto, l'inadeguatezza della maggioranza a sostenere le proposte del Governo, ma voglio dare la priorità al contenuto di questo decreto.
  Le riforme, tutte le riforme – è stato già detto –, soprattutto, quelle che riguardano settori così delicati come quello bancario dovrebbero essere fatte in Parlamento, non dovrebbero essere fatte con decreto-legge, con gli strumenti di urgenza, perché avrebbero bisogno dell'approfondimento necessario, ma questo dovrebbe avere una premessa e, cioè, presupporrebbe che il Governo avesse delle argomentazioni, delle idee forti, puntuali, nell'ambito di una visione politica strategica. Il Governo Renzi – la verità è questa – non ce l'ha: ecco perché fa decreti, mette la fiducia e scappa dal confronto.
  E quello di oggi è l'ennesimo provvedimento che il Governo fa con decreto, è l'ennesimo provvedimento che il Governo fa su cui mette la fiducia, è l'ennesimo provvedimento in materia bancaria. Lo ricorderà tutta l'Aula, così esiguamente presente oggi: nel gennaio scorso, venne fatta la riforma della governance delle banche popolari. Anche lì non c'era alcun requisito di necessità e urgenza; anche lì questo provvedimento doveva essere inserito nel disegno di legge annuale sulla concorrenza, poi, improvvisamente, ne viene fatto un decreto; casualmente, nello stesso periodo, ci sono dei movimenti anomali sul mercato e, per esempio, mentre l'intero comparto bancario in quattro giorni aumenta con una media dell'8,6 per Pag. 17cento, le azioni della banca popolare dell'Etruria aumentano del 62 per cento. Chissà perché.
  Altra stranezza. Tutto questo, questa trasformazione vale per chi ha un attivo superiore agli 8 miliardi: ci domandiamo, perché ? Perché non 7 ? Perché non 9 ? Perché non 10 ? Ecco perché devono rientrarci il Credito Valtellinese, la Banca popolare di Bari e la Banca popolare dell'Etruria. Strano. Ci sono sempre nomi, cognomi e indirizzi, colleghi, nelle pieghe dei provvedimenti del Governo in materia di banche. Questo qualcuno ce lo dovrà pur spiegare.
  E, poi, arriva il decreto «salva banche», ma stavolta il percorso è opposto: è un decreto, ma viene, poi, inserito nella legge di stabilità. Ma, anche qui, è tutto meno ciò che serve ai risparmiatori truffati, perché, in realtà, si stanziano solo 100 milioni di euro, che sono un terzo, secondo i dati forniti dal Tesoro, per coloro che sono stati truffati, una platea di oltre 10 mila cristiani. Ma ciò non basta e, quindi, il Governo continua a temporeggiare, perché i decreti attuativi annunciati per gennaio sono rinviati a febbraio e, adesso, ci dice un autorevole rappresentante del Governo che arriveranno entro il 31 marzo. Segnalo che saremmo abbastanza vicini alla scadenza.
  Ci viene detto che quest'operazione viene fatta, perché l'Europa interpreterebbe diversamente come aiuti di Stato ulteriori forme di risarcimento nei confronti dei risparmiatori truffati. Non è vero, perché, in una risposta ad un'interrogazione del Vicepresidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, la commissaria competente al ramo dice che non è così. Quindi, l'Europa bisogna invocarla a ragione e non strumentalmente, onorevoli colleghi. Ecco perché ora è complicato dire che la decisione di salvare quegli istituti a spese di azionisti e obbligazionisti fosse da imputare all'Europa: non era proprio così. L'Europa ha tante colpe, noi lo diciamo spesso, ma non questa.
  Insomma, il Governo Renzi si esercita con grande frequenza in materia bancaria, secondo noi, fa norme confuse; di certo non contribuisce alla stabilità dei mercati e di certo tutto ciò non potrà non riverberarsi sul credito erogato a famiglie ed imprese; quel credito che, oggi, è già molto caro e molto difficile da ottenere con la fuga di investitori e aumento di rischio sistemico. La situazione non potrà che peggiorare, e magari potranno verificarsi altri episodi spiacevoli, magari riguardando alcune banche del nord-est, piuttosto che altre già investite da crisi, e invece il Governo non fa che produrre decreti; ancora una volta noi lo avevamo segnalato, con la nostra pregiudiziale di costituzionalità, puntualmente ignorata.
  Onorevoli colleghi, sono anni che si parla di riforma del credito cooperativo, ma è innegabile che siamo di fronte, in questo caso, a una riforma organica, che, quindi, non avrebbe dovuto essere fatta tramite decreto – lo dice la Corte costituzionale, che, spesso, da quella parte dell'emiciclo si invoca a sproposito –, una riforma che riguarderà il 15 per cento degli sportelli, il 6 per cento degli attivi complessivi del sistema bancario, 135 miliardi di impieghi, ma anche più sofferenze, sofferenze più alte rispetto a quelle di altre banche, ma si tratta di banche legate al territorio, con una funzione essenziale per l'economia reale: dalle banche cooperative e casse rurali deriva quasi il 20 per cento dei prestiti erogati ad artigiani e piccole imprese, quindi incidono fortissimamente sulla nostra economia, sull'occupazione e sulla crescita del Paese.
  Ecco, io credo che tutti dovremmo essere concordi nel difendere le cosiddette banche di prossimità, quelle legate agli investimenti nel territorio di origine, come hanno fatto la Francia, l'Olanda, la Germania, che ha impiegato non so quante centinaia di miliardi per salvarle. Si tratta di un modello bancario essenziale, non solo, signora Presidente, per l'economia reale, ma anche per la stabilità finanziaria. Sono state, infatti, proprio le banche di prossimità, lontane dalle speculazioni internazionali e dai trading aggressivi, a permettere al sistema finanziario italiano di resistere un po’ meglio durante gli anni difficili della crisi. Ecco, anche qui, il Pag. 18Governo dovrebbe impegnarsi, a Bruxelles, per evitare che l'Europa ponga ostacoli alle piccole banche, ovvero soltanto alle piccole banche di alcuni Paesi e non alle piccole banche di altri Paesi (leggi la solita Germania) e, attraverso questo, all'economia reale. D'altro canto, come dicevamo poc'anzi, non dobbiamo neppure, però, utilizzare Bruxelles, o meglio il Governo non deve neppure utilizzare Bruxelles, quando Bruxelles non c'entra nulla.
  In Commissione, onorevoli colleghi – ne voglio dare atto al Presidente della Commissione, al relatore e ai gruppi parlamentari –, è stato fatto un buon lavoro, ovvero è stato fatto il miglior lavoro che si poteva fare in presenza di un obbrobrio di questo genere. Il provvedimento ha subito una serie di modifiche; noi abbiamo cercato di fare la nostra parte, proponendo una serie di modifiche che migliorassero un po’ il testo, alcune sono state anche approvate, per esempio è stato fatto salvo il principio mutualistico, quello su cui si fonda l'intero sistema cooperativo, inizialmente messo in discussione da un meccanismo della way out che non tutelava il principio delle riserve indivisibili, insomma la famosa way out creata per le banche toscane vicine a qualcuno che oggi comanda; addirittura rischiava di terremotare l'intero meccanismo cooperativo. Almeno questo, diciamo così, è stato evitato.
  Abbiamo un testo, da questo punto di vista, almeno un po’ cambiato, così come dobbiamo accogliere con favore il Fondo temporaneo delle banche di credito cooperativo. Certo, dobbiamo dire che il modus operandi del Governo in materia di banche ha generato una gran confusione. L'unica confusione che non genera è il fatto che si è sempre in presenza di conflitti di interesse. Ecco, questa è l'unica cosa che ritorna in tutti i provvedimenti del Governo Renzi in materia di banche.
  Peccato che una serie di altre proposte – che noi avevamo presentato, importantissime, sulla parte del decreto che è più sfuggita, se volete, al dibattito e all'attenzione della pubblica opinione in materia di cartolarizzazione delle sofferenze – non siano state accolte, alcune perché pare che il Governo abbia intenzione di intervenire nuovamente. Dispiace anche che non sia stato possibile inserire quel meccanismo che noi chiedevamo, così importante per fissare criteri oggettivi all'operato delle agenzie di rating che influiranno, ricordiamocelo, indirettamente sia sulla composizione del portafoglio che sulla percentuale di obbligazioni senior emesse, così come...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  PIETRO LAFFRANCO. Vado alla conclusione, signor Presidente. Così come valutiamo poco coraggioso l'estensione dell'applicazione del bonus fiscale solo alle prime case. Con un'operazione più coraggiosa, il mercato immobiliare si sarebbe potuto rimettere in campo, con beneficio tanto dei creditori, quanto dei debitori.
  Infine, è assolutamente inaccettabile, signor Presidente, il ripristino su base annuale del cosiddetto anatocismo, cioè degli interessi sugli interessi, i cosiddetti interessi di mora, che hanno strozzato e torneranno a strozzare famiglie e imprese; difficile da spiegare, anche con lo strumento dell'autorizzazione, quell'anatocismo, signor Presidente, abolito dal Governo Letta e ripristinato dal Governo Renzi: abolito dal Governo Letta e ripristinato dal Governo Renzi, è bene che lo capiamo.
  Insomma e in conclusione, sulle banche su cui questo Esecutivo ha continuato a insistere, tralasciando in maniera colpevole cose più urgenti e più drammatiche, il Governo Renzi torna ad inciampare, secondo noi in modo assolutamente maldestro: i cittadini e le imprese non perdoneranno Renzi e avranno un ulteriore motivo per decretarne, stavolta sì, per motivi di necessità e urgenza, la sua fine. Ecco perché, nell'interesse dell'Italia, il nostro voto sulla fiducia sarà convintamente contrario (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

Pag. 19

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniele Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Grazie, Presidente. Siamo qui riuniti per decidere se dare o no la fiducia al Governo Renzi, al Governo del PD, al Governo della maggioranza. Ed è chiaro e inequivocabile che la risposta del MoVimento 5 Stelle sarà una risposta contraria, sarà una risposta negativa alla fiducia a questo Governo. Un Governo che, per anni ormai, ha continuato solo a fare piaceri alle banche, un Governo che sta in qualche modo, anzi, non in qualche modo, sta palesemente fregando gli italiani, ma lo sta facendo in modo indiretto, non lo sta facendo mettendo le mani direttamente nelle tasche degli italiani, lo sta facendo togliendo loro la possibilità di accedere al credito; lo sta facendo, limitando la possibilità degli italiani di avere quei soldi per riuscire ad aprire un'impresa, per riuscire a mandare avanti la propria impresa. E come lo fa ? Agevolando i grandi gruppi bancari, a discapito di quelle istituzioni che, in Italia, cercano in qualche modo di stare in piedi e di finanziare gli italiani, di finanziare le piccole imprese, di finanziare le imprese artigiane. E cosa si è inventato con questo decreto ? Si è inventato di mettere a repentaglio le famose BCC, le banche di credito cooperativo. In che modo ? Accorpandole, facendole diventare una grande holding, ma a questo ci arriveremo dopo. Ci arriveremo dopo perché, secondo me, colleghi, è opportuno ricordare, ora, tutti i regali che questo Governo, insieme agli altri Governi del PD di questa legislatura, hanno fatto al settore bancario.
  Partiamo dall'inizio: il famoso decreto IMU-Bankitalia, con il quale sono stati regalati 7 miliardi e mezzo alle banche private e soci di Bankitalia, e ricordiamolo il fatto che l'Italia è l'unico Paese in cui la Banca nazionale, la Banca centrale, è di proprietà delle banche private ! La banca che dovrebbe controllare le banche private è di proprietà delle stesse banche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Ma in che mondo viviamo ? In che Paese viviamo ? Il Paese di Pulcinella, probabilmente ! Il Paese di Pulcinella !
  Ma andiamo avanti: 7 miliardi e mezzo, ma c’è di più, perché, oltre ai 7 miliardi e mezzo, vi sono 300 milioni di utili che ogni anno vengono staccati a favore degli azionisti, a favore delle banche private; 300 milioni di utili che potrebbero essere usati per qualsiasi altra cosa, per far arrivare vantaggi a tutti gli italiani, magari anche agli italiani che, guarda caso, con un altro vostro decreto sono rimasti fregati – il famoso decreto «salva banche» – e invece no: li regaliamo alle banche private !
  Ma andiamo avanti: il «destinazione Italia», con il quale avete dato la possibilità di allargare quel fenomeno delle cartolarizzazioni, avete, anzi, imposto anche alle assicurazioni di utilizzare le loro riserve per investirle nelle cartolarizzazioni. Si può cartolarizzare qualsiasi cosa, qualsiasi tipo di debito, qualsiasi tipo di credito può essere cartolarizzato e creare finanza, creare carta, creare obbligazioni, e va a finire, sicuramente, che qualcuno se le trova nel proprio pacchetto di investimento senza neanche saperlo ! Ed è questo che vogliamo noi ? Vogliamo creare ancora finanza speculativa ? Vogliamo ancora mettere nelle condizioni i risparmiatori, gli investitori, di prendersi un bidone ? Secondo noi, no ! È necessario fare chiarezza, è necessario prevedere pene severe per chi, invece, crea degli investimenti fasulli, e invece questo Governo sta andando in direzione completamente opposta, lo abbiamo visto anche su un altro schema di decreto legislativo, il famoso n. 255 di quest'anno.
  Ma andiamo avanti: l'accorciamento dei tempi per il recupero delle perdite sulle sofferenze. Questa è bellissima ! Prima le perdite sulle sofferenze potevano essere recuperate in diciotto anni, poi in cinque, poi è arrivato il Governo Renzi: un anno solo ! Ebbene, le banche che hanno elargito finanziamenti a destra e sinistra e poi se li ritrovano sul groppone come perdite, lo Stato dà loro il 30 per cento ! Sì, perché, se queste banche possono detrarre dal proprio imponibile tutte queste sofferenze, Pag. 20il 30 per cento ce lo metterà lo Stato, ce la metteranno i cittadini ! Ce lo mettono i cittadini ! Anzi, vi è di più, perché, se una banca è in perdita, questi sconti fiscali diventano crediti di imposta direttamente monetizzabili: quindi i cittadini pagano le banche !
  Ma andiamo avanti. Il decreto-legge cosiddetto banche popolari: è passato un anno, ce lo ricordiamo tutti benissimo ! È stata fissata un'asticella a 8 miliardi, ed è stato deciso che le banche sopra gli 8 miliardi devono diventare Spa: un'asticella totalmente arbitraria, e, guarda caso, la banca immediatamente sopra questi 8 miliardi è la Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, la banca del papà della Boschi, la banca del papà del Ministro Boschi. Ebbene, ci volete dire che non c’è conflitto di interessi ? Ci volete dire che non c’è nulla sotto ? Secondo noi c’è qualcosa sotto, certo che c’è qualcosa: tant’è che le azioni, le quote della Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio proprio in quei giorni sono cresciute, hanno aumentato il proprio valore, qualcuno ci ha speculato sopra. E, guarda caso, pochi giorni dopo la banca è stata commissariata: come, prima dite che può diventare una Spa, e dopo la commissariate ? Ma forse c’è qualcosa che non va ! Nell'azione di questo Governo, probabilmente, c’è qualcosa che non va !
  Ma andiamo avanti: la garanzia sui derivati posta dallo Stato. Che cosa vuol dire ? Vuol dire che lo Stato negli anni ha comprato a man bassa derivati, derivati infruttuosi, derivati negativi, derivati tossici; e questo è stato deciso con la legge di stabilità dell'anno scorso, che lo Stato può mettere soldi per garantire questi derivati. Ma come, il derivato è un contratto ! Se è stato stipulato un contratto, va bene così. No: adesso viene deciso che quei contratti derivati possono essere coperti da una garanzia dello Stato, con liquidità dello Stato. Ma in che mondo viviamo ? Nel mondo delle banche ? No, Presidente, noi non ci stiamo: noi vorremmo vivere in un mondo che non è il mondo delle banche, una nazione che non è la nazione delle banche; purtroppo il PD sta facendo diventare questa nazione la nazione serva delle banche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ma andiamo avanti. Il recepimento della famosa direttiva BRRD e l'inserimento del bail-in: se non è questo un regalo alle banche ! Che cosa è stato deciso ? È stato deciso che i risparmiatori, con i loro conti correnti, ma anche con le loro obbligazioni, con le loro azioni, diventano direttamente responsabili dell'attività della banca; e se la banca va male, i risparmiatori, perdono i loro soldi. Questa misura, che è stata decisa logicamente in Europa, è stata approvata da questo Parlamento senza fiatare. Noi abbiamo provato a lamentarci, abbiamo provato a dire che non andava bene; e invece no: questo Governo, questo Parlamento hanno deciso di approvarla. Tant’è che poi è arrivato il famoso decreto-legge «salva banche», un altro bel regalo alle banche: con il quale quattro banche del territorio sono state annientate, polverizzate ! I soldi dei risparmiatori che hanno investito in quelle banche, come obbligazionisti subordinati e come azionisti (e ricordiamo che gli azionisti sono persone che hanno creduto in quelle banche, che hanno comprato delle azioni per investire i risparmi di una vita), sono stati azzerati dall'azione del Governo; sulla quale vogliamo veramente accendere un faro, perché, secondo noi, su quell'azione chiamata «salva banche» c’è tanto da investigare: bisogna controllare i conti che sono stati fatti, la stima preliminare e la stima definitiva (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). La stima definitiva probabilmente non l'avete ancora apprestata, ma noi vorremmo vederla bene: vorremmo entrare in quei conti, vorremmo vedere la stima analitica che è stata approntata; quelle sofferenze come sono state valutate, e come vorrete valutarle, le sofferenze di quelle banche. Perché il 17,6 per cento è troppo poco ! Noi vogliamo vederci chiaro, e veramente chiederemo che venga acceso un faro enorme su quello che state facendo, e che non avete ancora fatto.
  Ma andiamo avanti. Il prestito vitalizio ipotecario, altro bel regalo alle banche ! Pag. 21Diamo la possibilità ai pensionati che hanno una casa di stipulare un prestito con una banca, di ricevere dei soldi, dando loro la possibilità di non restituire il prestito, ma di pagare solo gli interessi; di modo che il prestito rimarrà sul groppone (perché così succederà) degli eredi, che non avranno logicamente i soldi per pagare: e così la banca si prende la casa ! Molto semplice, semplice semplice !
  Per non parlare poi delle ultime cose che abbiamo visto sui mutui, per cui la banca potrà tranquillamente entrare in possesso della casa, della casa degli italiani ! Se una persona in difficoltà non riuscirà a pagare il mutuo, in modo diretto la banca diventerà giudice e prenderà la proprietà della casa: o la prende o la vende. Vergogna ! Questa è una cosa veramente vergognosa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Ma arriviamo al decreto-legge, giacché vi sono tre ultime cose: banche di credito cooperativo, cartolarizzazione dei crediti e anatocismo. Non potevate fare niente di meglio: un bel pacchetto, del quale gli italiani continuano a ringraziarvi ! Avete reintrodotto l'anatocismo. Spieghiamolo bene: sono gli interessi sugli interessi, Presidente.
  L'articolo 120 del TUB finalmente cancellava questo uso bancario; e invece no: è stato reintrodotto.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  DANIELE PESCO. Certo, su base annuale: le banche annualmente potranno capitalizzare gli interessi; e, se una persona non avrà i soldi per pagare annualmente tali interessi, la banca li sommerà al capitale. E via, interessi su interessi: grazie, PD, non aspettavamo altro ! Grazie, PD, veramente: avete fatto un bel piacere a tutti gli italiani che non hanno i soldi sui conti correnti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Sulle BCC che cosa dire ? È una misura inutile, che non serve a nulla: serve solo ai grandi gruppi bancari per mettere le mani sulla grande holding delle BCC che verrà istituita con questo decreto-legge. Una grande holding che non sappiamo neanche che nome avrà, non sappiamo neanche chi sarà a gestire questa grande holding ! Dove i grandi gruppi bancari non riuscivano ad arrivare, cioè nei paesi in cui logicamente non era conveniente aprire una banca, le banche di credito cooperativo c'erano; e hanno erogato credito: hanno erogato credito agli agricoltori, hanno erogato credito agli artigiani, alle piccole imprese.

  PRESIDENTE. La invito nuovamente a concludere.

  DANIELE PESCO. Adesso che cosa succederà ? Queste piccole banche faranno parte di una grande holding e questa holding andrà sul mercato. Ma in più cosa ha deciso il PD ? Ha deciso che neanche la maggioranza di questa holding sarà delle BCC: il MEF e Bankitalia potranno decidere che questa maggioranza non sarà più necessaria, e quindi arriverà qualcuno, ci metterà due soldi e si comprerà la grande holding delle banche di credito cooperativo.

  PRESIDENTE. Concluda, deputato Pesco.

  DANIELE PESCO. Ma dove volete andare ? Ma smettete, tirate giù la maschera e ditelo agli italiani che volete rubare tutti i loro risparmi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle agitano salvadanai) !

  PRESIDENTE. Colleghi, togliete... Deputati 5 Stelle, togliete questi oggetti ! Intervengano gli assistenti parlamentari, per favore (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito della Presidente). Togliete questi barattoli ! Allora, consegnate questi barattoli, per favore. Consegnate questi barattoli. Prego, continuiamo con i nostri lavori.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Michele Pelillo. Ne ha facoltà.

Pag. 22

  MICHELE PELILLO. Presidente, signor Viceministro, colleghi, la lunga recessione degli anni scorsi è stata uno spartiacque per l'economia occidentale e per il sistema bancario europeo in particolare. La crisi ha spinto verso il compimento dell'unione bancaria europea, accompagnato da nuove e più stringenti regole di governance e di erogazione del credito. In questo nuovo contesto, alcuni Stati hanno ritenuto di intervenire direttamente con ingenti iniezioni di liquidità per sostenere il sistema; altre, come l'Italia, hanno scelto di adoperare un'altra leva, quella di interventi legislativi sistemici senza impegnare risorse pubbliche.
  Gli analisti ritengono che, ad esempio, l'Italia, se avesse fatto come Germania, Francia e Spagna, avrebbe dovuto spendere 130 miliardi di euro: questa è la ragione principale per cui da un paio d'anni in quest'Aula si parla spesso di banche e finanza, la ragione per la quale l'argomento banche è diventato, come mai lo è stato, un argomento molto dibattuto anche tra i non addetti ai lavori, tra la gente comune.
  L'antipolitica ha fiutato l'opportunità e, sfruttando la poca popolarità delle banche, talvolta meritata, ha trasformato un argomento complesso e delicato in uno strumento di scontro politico, facendo man bassa di demagogia e strumentalità. Quando accade una cosa del genere, la prudenza e il buonsenso non trovano più spazio: si afferma tutto e il contrario di tutto con disinvoltura, a seconda delle convenienze. Ci si dimentica il ruolo delle banche in un'economia moderna e, soprattutto, ci si scorda facilmente che le banche non appartengono ad avidi banchieri, ma dietro le banche c’è l'economia, con la gente in carne ed ossa: ora nei panni di chi fa impresa, ora in quelli di risparmiatore finanziatore. Non si ha più il minimo del pudore nel capovolgere il senso di una norma per ricavarne un po’ di propaganda, anche a costo di spaventare gli italiani, che non meritano davvero di veder accrescere le loro preoccupazioni. Basta un tweet per seminare il panico, molto più tempo per ripristinare la verità dei fatti.
  Questo è il contesto nel quale, signora Presidente, si inserisce questo decreto-legge, profondamente modificato ed integrato durante i lavori di Commissione: un altro tassello importante di un mosaico da completare al più presto. Diverse norme per un unico fine: quello di rafforzare il nostro sistema bancario, per renderlo più funzionale alla crescita dell'economia reale, tenendo sempre in maggior conto l'esigenza di tutela del cittadino nel suo rapporto col mondo della finanza.
  Allora, il decreto-legge spazia dalla riforma delle banche di credito cooperativo alla tanto attesa esplicitazione del divieto di anatocismo bancario, passando per la garanzia dello Stato sulla cartolarizzazione dei crediti deteriorati. La nuova formulazione degli articoli che riguardano la riforma delle BCC ci offre un testo equilibrato tra l'esigenza di rafforzamento del sistema e l'esigenza di non entrare nel gruppo bancario cooperativo; un testo equilibrato tra quello offerto dal sistema con la proposta di autoriforma e quanto hanno valutato successivamente il Governo e il Parlamento.
  L'altro argomento molto importante compreso nel decreto-legge riguarda le cosiddette Gacs, cioè la garanzia da parte dello Stato sui titoli emessi nelle procedure di cartolarizzazione dei crediti deteriorati del sistema finanziario. Sappiamo che questo è il più grande problema per il sistema bancario italiano, problema che frena più di tutti l'erogazione di credito all'economia reale. Stiamo con i piedi per terra, non ci facciamo prendere da facili entusiasmi, sappiamo che questa iniziativa, pur essendo positiva, non è risolutiva del problema, ma ci accontentiamo delle prime proiezioni che gli analisti fanno. Gli analisti sostengono che la garanzia dello Stato può fare aumentare di circa 5 punti percentuali il valore di questi titoli: ci sembra che sia sufficiente per sottolineare la valenza positiva di questo intervento.
  Il decreto-legge è stato profondamente cambiato, come è già stato ricordato più volte, ed è stato ulteriormente arricchito da una norma che aspettavamo da tempo, la norma che riguarda l'articolo 120 del Pag. 23TUB e il divieto di anatocismo bancario. Il divieto di anatocismo bancario è una bandiera del Partito Democratico, Presidente. Su questo il nostro partito si è speso molto in questi anni, ma eravamo arrivati a una situazione di stallo, perché la norma, alla quale doveva riferirsi il Comitato interministeriale del credito e del risparmio, era troppo generica; il pregio di questo intervento è che puntualizza il divieto di anatocismo e rende una cosa meramente teorica molto pratica e subito applicabile ai risparmiatori italiani.
  Ricordiamo che, solo nel 2015, l'incertezza normativa e la mancata applicazione del divieto di anatocismo – al contrario di quello che volevamo noi del Partito Democratico – sono costati ai consumatori circa 2 miliardi di euro. Ricordo anche, Presidente, che questo emendamento, proposto in Commissione dal Partito Democratico, è stato per dieci giorni all'attenzione della Commissione durante i suoi lavori; alla fine, tutti i gruppi hanno convenuto, votandolo favorevolmente, tranne il gruppo del MoVimento 5 Stelle, che si è astenuto sull'emendamento. Questo dimostra la fondatezza e il contributo che questo emendamento ha fornito all'intero decreto-legge.
  In conclusione, Presidente, è all'attenzione dell'Aula un provvedimento equilibrato, che è stato migliorato nel passaggio parlamentare e che intercetta le esigenze manifestate dal sistema economico, in generale, e da quello delle BCC, in particolare; un provvedimento legislativo che merita il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico sulla questione di fiducia posta dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Pelillo.
  Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo. Poiché la votazione è prevista alle 12,10, sospenderei la seduta, ma prima estrarrei il nome del deputato da cui inizierà la chiama (Segue l'estrazione).
  La chiama avrà inizio dal deputato Bragantini Matteo.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle 12,10.

  La seduta, sospesa alle 11,55, è ripresa alle 12,15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

(Votazione della questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 3606-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.
   Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 14 febbraio 2016, n. 18, nel testo approvato dalla Commissione sulla cui approvazione senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
  Avverto che, con riferimento alla richiesta di anticipazione del voto, la Presidenza, come in precedenti analoghe occasioni, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, accoglierà un numero pari a un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo.
  Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

  (Segue la chiama).

  PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge n. 3606-A: Conversione in legge del decreto-legge 14 febbraio 2016 n. 18, recante misure urgenti concernenti la riforma delle banche di credito cooperativo, la garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze, il regime fiscale relativo alle procedure di crisi e la gestione collettiva del risparmio, nel testo approvato dalla Commissione, sulla cui approvazione senza Pag. 24emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

   Presenti e votanti 531   
   Maggioranza 266   
    Hanno votato sì 351    
    Hanno votato no 180.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Sono così preclusi tutti gli emendamenti.

  Hanno risposto sì:
   Adornato Ferdinando
   Agostini Luciano
   Aiello Ferdinando
   Albanella Luisella
   Albini Tea
   Alfano Gioacchino
   Alfreider Daniel
   Alli Paolo
   Amato Maria
   Amendola Vincenzo
   Amici Sesa
   Amoddio Sofia
   Antezza Maria
   Anzaldi Michele
   Argentin Ileana
   Arlotti Tiziano
   Ascani Anna
   Baradello Maurizio
   Barbanti Sebastiano
   Baretta Pier Paolo
   Bargero Cristina
   Baruffi Davide
   Basso Lorenzo
   Battaglia Demetrio
   Bazoli Alfredo
   Becattini Lorenzo
   Bellanova Teresa
   Benamati Gianluca
   Beni Paolo
   Bergonzi Marco
   Berlinghieri Marina
   Bernardo Maurizio
   Berretta Giuseppe
   Bersani Pier Luigi
   Bianchi Dorina
   Bianchi Stella
   Bindi Rosy
   Binetti Paola
   Bini Caterina
   Biondelli Franca
   Blazina Tamara
   Boccadutri Sergio
   Bocci Gianpiero
   Boccia Francesco
   Boccuzzi Antonio
   Boldrini Paola
   Bolognesi Paolo
   Bombassei Alberto
   Bonaccorsi Lorenza
   Bonifazi Francesco
   Bonomo Francesca
   Bordo Michele
   Borghi Enrico
   Borletti Dell'Acqua Buitoni Ilaria
    Carla Anna
   Boschi Maria Elena
   Bosco Antonino
   Bossa Luisa
   Braga Chiara
   Bragantini Paola
   Brandolin Giorgio
   Bratti Alessandro
   Bressa Gianclaudio
   Bruno Bossio Vincenza
   Bueno Renata
   Burtone Giovanni Mario Salvino
   Buttiglione Rocco
   Calabrò Raffaele
   Camani Vanessa
   Campana Micaela
   Cani Emanuele
   Capelli Roberto
   Capodicasa Angelo
   Capone Salvatore
   Capozzolo Sabrina
   Capua Ilaria
   Carbone Ernesto
   Cardinale Daniela
   Carella Renzo
   Carloni Anna Maria
   Carnevali Elena
   Carocci Mara
   Carra Marco
   Carrescia Piergiorgio
   Carrozza Maria Chiara
   Caruso Mario
   Casati Ezio Primo
   Casellato Floriana
   Casero LuigiPag. 25
   Cassano Franco
   Castiglione Giuseppe
   Castricone Antonio
   Catalano Ivan
   Catania Mario
   Causi Marco
   Causin Andrea
   Cenni Susanna
   Censore Bruno
   Cera Angelo
   Cesaro Antimo
   Chaouki Khalid
   Cicchitto Fabrizio
   Cimbro Eleonora
   Coccia Laura
   Colaninno Matteo
   Cominelli Miriam
   Coppola Paolo
   Coscia Maria
   Cova Paolo
   Covello Stefania
   Crimì Filippo
   Crivellari Diego
   Culotta Magda
   Cuomo Antonio
   Cuperlo Giovanni
   Currò Tommaso
   D'Agostino Angelo Antonio
   D'Alia Gianpiero
   Dallai Luigi
   Dal Moro Gian Pietro
   Dambruoso Stefano
   Damiano Cesare
   D'Arienzo Vincenzo
   Dellai Lorenzo
   Dell'Aringa Carlo
   De Maria Andrea
   De Menech Roger
   Di Gioia Lello
   Di Lello Marco
   Di Maio Marco
   D'Incecco Vittoria
   Di Salvo Titti
   Di Stefano Marco
   Donati Marco
   D'Ottavio Umberto
   Epifani Ettore Guglielmo
   Ermini David
   Fabbri Marilena
   Falcone Giovanni
   Famiglietti Luigi
   Fanucci Edoardo
   Farina Gianni
   Fauttilli Federico
   Ferranti Donatella
   Ferrari Alan
   Ferro Andrea
   Fiano Emanuele
   Fiorio Massimo
   Fioroni Giuseppe
   Fontana Cinzia Maria
   Fontanelli Paolo
   Formisano Aniello
   Fossati Filippo
   Fragomeli Gian Mario
   Fregolent Silvia
   Fusilli Gianluca
   Gadda Maria Chiara
   Galgano Adriana
   Galli Giampaolo
   Galperti Guido
   Gandolfi Paolo
   Garavini Laura
   Garofalo Vincenzo
   Garofani Francesco Saverio
   Gasparini Daniela Matilde Maria
   Gebhard Renate
   Gelli Federico
   Gentiloni Silveri Paolo
   Ghizzoni Manuela
   Giachetti Roberto
   Giacobbe Anna
   Giacomelli Antonello
   Gigli Gian Luigi
   Ginato Federico
   Ginefra Dario
   Ginoble Tommaso
   Giorgis Andrea
   Gitti Gregorio
   Giuliani Fabrizia
   Giulietti Giampiero
   Gnecchi Marialuisa
   Gozi Sandro
   Grassi Gero
   Greco Maria Gaetana
   Gribaudo Chiara
   Guerini Giuseppe
   Guerini Lorenzo
   Guerra Mauro
   Gutgeld Itzhak Yoram
   Iacono Maria
   Iannuzzi Tino
   Impegno Leonardo
   Incerti AntonellaPag. 26
   Iori Vanna
   Lacquaniti Luigi
   Laforgia Francesco
   La Marca Francesca
   Lattuca Enzo
   Lauricella Giuseppe
   Lavagno Fabio
   Lenzi Donata
   Leva Danilo
   Librandi Gianfranco
   Lodolini Emanuele
   Lorenzin Beatrice
   Losacco Alberto
   Lotti Luca
   Madia Maria Anna
   Maestri Patrizia
   Magorno Ernesto
   Malisani Gianna
   Malpezzi Simona Flavia
   Manciulli Andrea
   Manfredi Massimiliano
   Manzi Irene
   Marantelli Daniele
   Marazziti Mario
   Marchetti Marco
   Marchi Maino
   Marguerettaz Rudi Franco
   Mariani Raffaella
   Mariano Elisa
   Marotta Antonio
   Marrocu Siro
   Marroni Umberto
   Martella Andrea
   Martino Pierdomenico
   Massa Federico
   Matarrese Salvatore
   Mattiello Davide
   Mauri Matteo
   Mazziotti Di Celso Andrea
   Mazzoli Alessandro
   Melilli Fabio
   Meta Michele Pompeo
   Miccoli Marco
   Migliore Gennaro
   Minnucci Emiliano
   Miotto Anna Margherita
   Misiani Antonio
   Mognato Michele
   Molea Bruno
   Monaco Francesco
   Monchiero Giovanni
   Montroni Daniele
   Morani Alessia
   Morassut Roberto
   Moretto Sara
   Murer Delia
   Naccarato Alessandro
   Nardi Martina
   Narduolo Giulia
   Nesi Edoardo
   Nicoletti Michele
   Oliaro Roberta
   Orfini Matteo
   Orlando Andrea
   Ottobre Mauro
   Pagani Alberto
   Pagano Alessandro
   Palladino Giovanni
   Palma Giovanna
   Paris Valentina
   Parrini Dario
   Pastorelli Oreste
   Patriarca Edoardo
   Pelillo Michele
   Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
   Pes Caterina
   Piazzoni Ileana Cathia
   Piccione Teresa
   Piccoli Nardelli Flavia
   Piccolo Giorgio
   Piccolo Salvatore
   Piccone Filippo
   Pilozzi Nazzareno
   Pini Giuditta
   Pinna Paola
   Pisicchio Pino
   Plangger Albrecht
   Pollastrini Barbara
   Portas Giacomo Antonio
   Preziosi Ernesto
   Prina Francesco
   Quartapelle Procopio Lia
   Quintarelli Giuseppe Stefano
   Rabino Mariano
   Raciti Fausto
   Ragosta Michele
   Rampi Roberto
   Ribaudo Francesco
   Richetti Matteo
   Rocchi Maria Grazia
   Romanini Giuseppe
   Romano Andrea
   Rosato Ettore
   Rossi DomenicoPag. 27
   Rossi Paolo
   Rossomando Anna
   Rostan Michela
   Rostellato Gessica
   Rotta Alessia
   Rubinato Simonetta
   Rughetti Angelo
   Sammarco Gianfranco
   Sanga Giovanni
   Sani Luca
   Sanna Francesco
   Sanna Giovanna
   Santerini Milena
   Sberna Mario
   Sbrollini Daniela
   Schirò Gea
   Schullian Manfred
   Scopelliti Rosanna
   Scuvera Chiara
   Senaldi Angelo
   Sereni Marina
   Sgambato Camilla
   Simoni Elisa
   Sottanelli Giulio Cesare
   Speranza Roberto
   Stumpo Nicola
   Tabacci Bruno
   Tacconi Alessio
   Tancredi Paolo
   Taranto Luigi
   Taricco Mino
   Tartaglione Assunta
   Tentori Veronica
   Terrosi Alessandra
   Tidei Marietta
   Tinagli Irene
   Tullo Mario
   Valente Valeria
   Valiante Simone
   Vazio Franco
   Velo Silvia
   Venittelli Laura
   Ventricelli Liliana
   Verini Walter
   Vezzali Maria Valentina
   Vico Ludovico
   Vignali Raffaello
   Villecco Calipari Rosa Maria
   Zampa Sandra
   Zan Alessandro
   Zanetti Enrico
   Zanin Giorgio
   Zappulla Giuseppe
   Zardini Diego
   Zoggia Davide

  Hanno risposto no:
   Agostinelli Donatella
   Alberti Ferdinando
   Allasia Stefano
   Archi Bruno
   Baldassarre Marco
   Baroni Massimo Enrico
   Basilio Tatiana
   Battelli Sergio
   Bechis Eleonora
   Benedetti Silvia
   Bernini Massimiliano
   Bernini Paolo
   Bianchi Nicola
   Biancofiore Michaela
   Bianconi Maurizio
   Biasotti Sandro
   Bonafede Alfonso
   Borghese Mario
   Borghesi Stefano
   Bossi Umberto
   Brescia Giuseppe
   Brignone Beatrice
   Brugnerotto Marco
   Brunetta Renato
   Busto Mirko
   Cancelleri Azzurra Pia Maria
   Caon Roberto
   Caparini Davide
   Capezzone Daniele
   Carfagna Maria Rosaria
   Cariello Francesco
   Carinelli Paola
   Caso Vincenzo
   Castelli Laura
   Castiello Giuseppina
   Cecconi Andrea
   Cesaro Luigi
   Chiarelli Gianfranco Giovanni
   Chimienti Silvia
   Ciracì Nicola
   Cirielli Edmondo
   Civati Giuseppe
   Colletti Andrea
   Colonnese Vega
   Corda Emanuela
   Costantino CelestePag. 28
   Cozzolino Emanuele
   Crippa Davide
   Daga Federica
   D'Ambrosio Giuseppe
   D'Attorre Alfredo
   Da Villa Marco
   De Girolamo Nunzia
   Del Grosso Daniele
   Della Valle Ivan
   De Lorenzis Diego
   De Rosa Massimo Felice
   Di Battista Alessandro
   Di Benedetto Chiara
   Dieni Federica
   D'Incà Federico
   Di Stefano Fabrizio
   Di Vita Giulia
   Duranti Donatella
   D'Uva Francesco
   Fantinati Mattia
   Farina Daniele
   Ferraresi Vittorio
   Folino Vincenzo
   Fontana Gregorio
   Fraccaro Riccardo
   Fratoianni Nicola
   Frusone Luca
   Fucci Benedetto Francesco
   Furnari Alessandro
   Gagnarli Chiara
   Galli Carlo
   Gallinella Filippo
   Gallo Luigi
   Gallo Riccardo
   Giacomoni Sestino
   Giammanco Gabriella
   Giordano Giancarlo
   Giorgetti Alberto
   Giorgetti Giancarlo
   Grande Marta
   Gregori Monica
   Grillo Giulia
   Grimoldi Paolo
   Guidesi Guido
   Gullo Maria Tindara
   Iannuzzi Cristian
   Invernizzi Cristian
   Kronbichler Florian
   L'Abbate Giuseppe
   Laffranco Pietro
   Lainati Giorgio
   La Russa Ignazio
   Latronico Cosimo
   Liuzzi Mirella
   Lombardi Roberta
   Longo Piero
   Lorefice Marialucia
   Maestri Andrea
   Mantero Matteo
   Marcolin Marco
   Marcon Giulio
   Martelli Giovanna
   Marti Roberto
   Marzana Maria
   Matarrelli Toni
   Melilla Gianni
   Meloni Giorgia
   Merlo Ricardo Antonio
   Micillo Salvatore
   Milanato Lorena
   Molteni Nicola
   Mucci Mara
   Nastri Gaetano
   Nesci Dalila
   Nicchi Marisa
   Nizzi Settimo
   Nuti Riccardo
   Occhiuto Roberto
   Paglia Giovanni
   Palazzotto Erasmo
   Palese Rocco
   Palmieri Antonio
   Palmizio Elio Massimo
   Pannarale Annalisa
   Parentela Paolo
   Pellegrino Serena
   Pesco Daniele
   Petrenga Giovanna
   Pili Mauro
   Piras Michele
   Piso Vincenzo
   Placido Antonio
   Polverini Renata
   Prataviera Emanuele
   Prestigiacomo Stefania
   Prodani Aris
   Quaranta Stefano
   Rampelli Fabio
   Ravetto Laura
   Ricciatti Lara
   Rizzetto Walter
   Rizzo Gianluca
   Romano Paolo Nicolò
   Romele GiuseppePag. 29
   Rondini Marco
   Ruocco Carla
   Russo Paolo
   Sannicandro Arcangelo
   Sarro Carlo
   Sarti Giulia
   Savino Sandra
   Scagliusi Emanuele
   Scotto Arturo
   Sibilia Carlo
   Simonetti Roberto
   Sorial Girgis Giorgio
   Spessotto Arianna
   Taglialatela Marcello
   Terzoni Patrizia
   Tofalo Angelo
   Toninelli Danilo
   Totaro Achille
   Turco Tancredi
   Vacca Gianluca
   Valente Simone
   Valentini Valentino
   Vallascas Andrea
   Vella Paolo
   Vignaroli Stefano
   Villarosa Alessio
   Vito Elio
   Zaccagnini Adriano
   Zaratti Filiberto
   Zolezzi Alberto

  Sono in missione:
   Alfano Angelino
   Artini Massimo
   Baldelli Simone
   Bobba Luigi
   Brambilla Michela Vittoria
   Calabria Annagrazia
   Costa Enrico
   Dadone Fabiana
   Del Basso De Caro Umberto
   Dell'Orco Michele
   De Micheli Paola
   Di Maio Luigi
   Di Stefano Manlio
   Fedi Marco
   Fedriga Massimiliano
   Ferrara Ciccio
   Fico Roberto
   Franceschini Dario
   Locatelli Pia Elda
   Lupi Maurizio
   Mannino Claudia
   Picchi Guglielmo
   Pini Gianluca
   Porta Fabio
   Rigoni Andrea
   Scalfarotto Ivan
   Scanu Gian Piero
   Spadoni Maria Edera

  Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 14,30 per l'illustrazione e l'esame degli ordini del giorno.

  La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 14,30.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amendola, Amici, Baretta, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bocci, Boccia, Bonifazi, Michele Bordo, Borghese, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Caparini, Capelli, Carbone, Casero, Castiglione, Catania, Antimo Cesaro, Cicchitto, Cirielli, D'Alia, Dambruoso, Damiano, Dellai, Di Gioia, Epifani, Ferranti, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Garavini, Garofani, Gelli, Gentiloni Silveri, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Lorenzin, Losacco, Lotti, Madia, Manciulli, Marazziti, Mazziotti Di Celso, Merlo, Meta, Migliore, Orlando, Pes, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Schullian, Scotto, Speranza, Tabacci, Tofalo, Valeria Valente, Velo, Vignali, Villecco Calipari e Zanetti sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centonove, come risulta dall'elenco Pag. 30depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 3606-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 3606-A).

  DANIELE DEL GROSSO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DANIELE DEL GROSSO. Grazie, Presidente. Probabilmente ci sono ancora delle Commissioni convocate: ovviamente, non sono stati dati né i venti minuti né i cinque minuti, però molti dei membri che fanno parte di queste Commissioni sono le stesse persone che devono intervenire e sono iscritte ad intervenire in Aula tra poco. Quindi, chiediamo o una sospensione dell'Aula oppure una sospensione dei lavori in Commissione.

  PRESIDENTE. Mi dispiace, onorevole, però non siamo in fase di votazione, e quindi sono i singoli colleghi a dover valutare se rimanere in Commissione o scendere in Aula e intervenire per illustrare l'ordine del giorno.
  Il deputato Pesco ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3606-A/5.

  DANIELE PESCO. Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno fa riferimento a un articolo del decreto, nello specifico l'articolo 16, che va a commisurare una tassazione sostitutiva per quanto riguarda l'acquisto di immobili durante le procedure esecutive, nello specifico durante le aste giudiziarie. Con questo articolo, viene data la possibilità, quindi, di pagare un'imposta sostitutiva pari a 200 euro per le imprese, affinché, appunto, acquistino questi immobili e li vendano entro un termine prestabilito.
  La stessa possibilità viene lasciata, comunque, a quei privati che hanno ancora la possibilità di utilizzare l'opzione «prima casa». Noi non entriamo ora nel merito di questa tassazione, ma ci rendiamo conto che sarebbe opportuno attuare dei sistemi affinché, durante le aste giudiziarie, gli immobili vengano venduti a prezzi il più possibile vicini al valore di mercato. Questo perché, se l'immobile venisse venduto a prezzi troppo bassi, si andrebbe contro dei principi fondamentali sanciti da diverse leggi, anche internazionali, e anche dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, che afferma che il patrimonio di una persona non deve essere depauperato in modo assoluto.
  Quindi, bisogna fare in modo che esistano degli strumenti grazie ai quali, anche se la persona si trova in una situazione di debito verso un'istituzione finanziaria o verso qualsiasi altro soggetto, persona fisica o giuridica, ebbene, abbia la possibilità di riuscire a vendere, anche attraverso una procedura esecutiva forzata, il proprio immobile ad un prezzo adeguato. Ultimamente vi è stata anche la discussione delle modifiche al codice civile, grazie alla quale sono stati trovati degli strumenti che, secondo noi, però, non sono ancora adeguati, nel senso che è stato stabilito che l'immobile non possa essere venduto ad un prezzo inferiore a un terzo del proprio valore di mercato, dei valori medi di mercato.
  Ecco che forse potremmo spingerci anche un po’ oltre, potremmo trovare anche altri strumenti, come, ad esempio, la vendita attraverso aste telematiche, magari cercando di regolamentare la possibilità di accesso alle aste telematiche e la possibilità di creare offerte, creare tutti quegli strumenti che possano effettivamente mettere in condizione la persona di riuscire ad uscire dalla procedura forzata, dall'esecuzione, con un certo patrimonio. Sappiamo benissimo che, magari, sono cose che non si possono fare dall'oggi al domani; serve una regolamentazione, servono Pag. 31delle idee, ma è questo lo spirito con il quale abbiamo presentato questo ordine del giorno: riuscire a trovare delle idee che possano mettere i proprietari nelle condizioni di poter riuscire a vendere gli immobili ad un prezzo adeguato.
  Logicamente, lo scopo di questo ordine del giorno è contrapposto a quello che, invece, il Governo sta facendo per quanto riguarda i mutui ipotecari. A causa del recepimento, secondo noi fatto male, di una direttiva, la famosa 2014/17/UE, con la quale viene stabilito che il mutuatario possa sdebitarsi verso la banca attraverso la cessione proprio del bene, e, soprattutto, vedendo le modifiche che sono state fatte, o meglio, le osservazioni che sono state fatte dalla Commissione finanze con riferimento al fatto che la banca può entrare nel possesso dell'immobile o lo può vendere, se non verranno pagate, prima si parlava di 7, ora si parla di 18 rate, ebbene, ci rendiamo conto che forse si sta dando un vantaggio troppo grande alle banche e uno svantaggio molto importante ai proprietari.
  Questo perché ? Perché, secondo noi, sarebbe assolutamente importante e fondamentale che sia un giudice a decidere quando l'immobile deve essere lasciato alla banca o può essere venduto all'asta; non deve essere certo la banca a decidere il momento in cui può appropriarsene.
  In più, con lo schema di decreto che è passato in Commissione, vengono istituiti questi due procedimenti – uno è la vendita dell'immobile, l'altro è l'immissione nel possesso dell'immobile – ma non vengono regolamentati. Questa è una questione molto delicata: secondo noi, sarebbe fondamentale che l'intero Parlamento possa decidere su questo e non sia il Governo a farlo, in quanto sul modo con cui può avvenire la vendita o l'immissione nel possesso di questo immobile, ebbene, secondo noi, si gioca tutto, perché, se vengono stabiliti dei tempi utili affinché queste procedure abbiano corso, questi tempi utili, secondo noi, debbono essere, invece, utili al proprietario per riuscire in qualche modo...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

  DANIELE PESCO. ...magari a vendere in modo autonomo l'immobile.

  DANIELE DEL GROSSO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Su che cosa ?

  DANIELE DEL GROSSO. Sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DANIELE DEL GROSSO. Le chiedo un rinvio a prossima seduta di questo argomento, possibilmente a settimana prossima, quindi un voto procedurale.

  PRESIDENTE. Va bene.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,39).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorre da questo momento il termine di preavviso di cinque minuti previsto dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento. Sospendo, pertanto, la seduta, che riprenderà... oppure possiamo andare avanti, onorevole Del Grosso ? Volete fare qualche altro intervento di illustrazione degli ordini del giorno oppure sospendiamo ? No, va bene. Sospendo, pertanto, la seduta, che riprenderà tra 5 minuti, alle ore 14,45.

  La seduta, sospesa alle 14,40, è ripresa alle 14,50.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno – A.C. 3606-A)

  PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
  Ricordo che, prima della sospensione, il gruppo MoVimento 5 Stelle ha chiesto il rinvio del seguito dell'esame del provvedimento Pag. 32ad altra seduta. Su questa richiesta concederò la parola, a norma dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, ad un deputato contro ed uno a favore, per non più di cinque minuti ciascuno.
  Qualcuno chiede di parlare contro questa richiesta ? Qualcuno chiede di parlare a favore ?
  Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
  Pongo in votazione, con procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, la proposta di rinvio ad altra seduta del seguito dell'esame del provvedimento.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione)

  Ferro, Vico, Zoggia, Sorial, Carnevali, Anzaldi, Cardinale, Lodolini, Lo Monte, Campana, Rosato, Dieni, Pastorelli, Gebhard, Magorno, Biasotti, Simoni, Toninelli, D'Attorre, Gitti, Giorgis...
  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge per 122 voti di differenza (Commenti di deputati del MoVimento 5 Stelle).
  L'onorevole Alberti ha ora facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3606-A/6.
  Il fatto che si sia riempita l'Aula non significa che bisogna aumentare il volume: fate parlare le persone che sono iscritte a parlare. Prego, onorevole Alberti.

  FERDINANDO ALBERTI. Presidente, il mio ordine del giorno è sull'articolo 16 di questo provvedimento, che è conosciuto da tutti come il provvedimento sulle BCC, o meglio sulla distruzione delle banche di credito cooperativo. Cosa fa questo decreto-legge ? Esso non fa altro che creare una struttura: struttura che in realtà teoricamente esisterebbe già, ma le si dà una connotazione istituzionale; la si mette a capo di tutte le BCC che esistono oggi sul nostro territorio (ricordiamo che sono oltre 350 le piccole banche territoriali).
  Questa struttura avrà il compito o meglio avrà facoltà di decidere, di controllare, di governare, di vigilare l'intero sistema delle banche di credito cooperativo. Accedere a questa struttura non sarà una facoltà per le banche di credito, sarà un obbligo, anche se il Governo e la maggioranza spacciano questa facoltà come appunto una possibilità, una delle tante possibilità. Concretamente, in realtà, non c’è alcuna possibilità, la via è solo una: la creazione di un unico gruppo bancario cui verrà posta a capo una Spa, a scatola chiusa. Cioè, oggi, grazie al decreto, le piccole banche di credito cooperativo saranno obbligate a conferire la propria sovranità a una società per azioni di cui non conoscono né il nome, né l'entità, né la governance. Tutto questo è stato deciso mediante un decreto, come di solito ha fatto il Governo negli ultimi tempi a proposito delle banche. Infatti, è già stato fatto in occasione della riforma delle banche popolari, quando le dieci più grandi banche popolari sono state trasformate per decreto in Spa; è stato fatto anche con il «salvataggio» delle quattro piccole e medie banche territoriali, che per decreto sono state dichiarate fallite ma di cui ancora non conosciamo i dati finanziari effettivi, reali, e su cui ancora stiamo chiedendo una Commissione di inchiesta parlamentare per capire i motivi per cui queste quattro banche sono state dichiarate fallite per decreto. Ricordiamo anche che questa Commissione parlamentare era stata chiesta dallo stesso Renzi, dallo stesso PD, dalla stessa maggioranza e dallo stesso Governo; stiamo ancora aspettando che questa proposta, questa Commissione, diventi realtà, ma sappiamo benissimo che è solo propaganda, solo fuffa: non avete alcuna intenzione di portare avanti questa Commissione.
  Ma andiamo avanti. Attraverso questo decreto avete creato una struttura che non fa altro che assoggettare a sé tutte le banche di credito cooperativo, dandogli una finta possibilità di uscita, una way out, che in realtà è peggio – è peggio ! – del gruppo bancario stesso. La way out, infatti, non fa altro che costringere le BCC, che non vogliono aderire al gruppo bancario, di trasformarsi in semplici cooperative, cioè dovranno cedere il proprio Pag. 33ramo d'azienda bancario. A chi ? A una Spa. Ditemi che cosa cambia rispetto al gruppo bancario che è previsto dal decreto. Non cambia nulla, anzi ci saranno meno regole; questa nuova Spa sarà ancora più facile da scalare per i grossi gruppi bancari e quindi, di fatto, questa Spa, questa cosiddetta way out in realtà è una presa in giro, a cui quasi sicuramente nessuna BCC sarà tanto folle da aderire. Quindi, l'unica alternativa per le BCC sarà quella di creare un unico gruppo bancario, quella di assoggettarsi completamente, di delegare, di dare in mano a un'entità, a un organismo, a loro totalmente estraneo, la governance, la sovranità e l'indipendenza che prima le caratterizzava.
  Questo è il tassello conclusivo della vostra riforma del sistema bancario; avete toccato tutte le banche possibili che ci sono in Italia. Siete partiti da quelle più grosse, da UniCredit e Intesa Sanpaolo, regalandogli 7,5 miliardi di euro con il «decreto IMU-Bankitalia»; poi avete fatto la stessa cosa con le banche popolari, o meglio agevolando sempre le grosse Spa, trasformando le banche popolari in Spa e quindi rendendole scalabili da queste grandi Spa, e adesso state facendo la stessa cosa con le banche di credito cooperativo.
  Questo è l'ennesimo «decreto-vergogna» a cui sono stati aggiunti emendamenti da parte della maggioranza, che sono stati recepiti dal Governo, e sono stati aggiunti emendamenti che non avevano alcun collegamento con il resto del decreto.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Alberti.

  FERDINANDO ALBERTI. Presidente, qui concludo. Spero di avere altro tempo, ma visto che siamo stati convocati per una possibile, ulteriore espulsione, temo che questi siano gli unici cinque minuti che abbiamo per parlare.

  PRESIDENTE. Il deputato Fico ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3606-A/7. Non essendo presente, si intende vi abbia rinunciato.
  Il deputato Girolamo Pisano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3606-A/8. Non essendo presente, si intende vi abbia rinunciato. La deputata Carla Ruocco ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3606-A/9. Non essendo presente, si intende vi abbia rinunciato. Il deputato Alessio Villarosa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3606-A/10. Prego, onorevole.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, siamo qui a parlare dell'ennesima riforma che va nella direzione di eliminare totalmente il sistema cooperativo in Italia. Quello che ci fa più specie è proprio il fatto che sia un Governo di centrosinistra a distruggere il settore cooperativo, e quello che fa veramente più specie è leggere questa lettera, Presidente, che viene da direttori di alcune BCC importanti in Italia e anche di piccoline, che però nella loro vita hanno fatto credito nei territori nei quali banche grandi, enormi, non sono mai andate. Il passaggio che più mi fa ridere – conoscendovi, più che altro – è questo: perché un Governo di centrosinistra dà l'impressione evidente di stare con i grossi anziché con i piccoli ? Perché un Governo di centrosinistra mette deliberatamente in subbuglio le «crescenti» cooperative di credito per favorire indirettamente le «calanti» grosse banche non cooperative ? Siamo vittime di lobby ? Questo non lo dico io, ma dei direttori delle banche di credito cooperativo, quei direttori che voi stessi dite essere i richiedenti di questa riforma. Cioè, le uniche motivazioni che abbiamo ricevuto da parte vostra per questa legge è che sia stata Federcasse a chiedere una riforma del sistema delle banche di credito cooperativo. Ma è come se prendessimo in giro gli italiani, se dichiariamo questo. Infatti, chiederei ai colleghi di non dirlo più, perché sappiamo bene che Federcasse si è mossa successivamente a una vostra intimidazione, fatemi passare il termine (Commenti del deputato Palese).
  Voi avete obbligato Federcasse a una riforma e allora Federcasse ha detto: caro Governo, cerchiamo di farla noi, facciamo Pag. 34un'autoriforma e ve la presentiamo. Non c’è stata una scelta improvvisa decisa dalle BCC, anche perché continuano ad arrivarci lettere da parte dei direttori delle BCC, che non sono assolutamente d'accordo né con la riforma di Federcasse né con quella che avete presentato voi, che, tra le altre cose, è peggiore di quella presentata da Federcasse. Voi avete chiesto alle banche di credito cooperativo di accorparsi, non sono state le banche di credito cooperativo a chiederlo, anche perché, ripeto, caro Viceministro, l'articolo 45 della Costituzione difende il sistema di credito cooperativo. Come possiamo noi, repubblicani di questa Italia repubblicana, democratica, dire che il credito cooperativo non esiste più ? Noi dovremmo tutelarlo, non possiamo dire che trasformiamo tutte le banche che sono società cooperative per azioni in società per azioni. Voi state facendo questo, perché ? Perché chi ha determinati requisiti si potrà (si dovrà) trasformare, per non entrare nel gruppo, in Spa. Chi fa parte di quel gruppo avrà una capogruppo che è una Spa, quindi non possiamo dire in giro che state mantenendo il sistema di credito cooperativo. Il sistema di credito cooperativo, dopo questa riforma, non esisterà più, ed esso non va paragonato o messo sullo stesso piano del normale, ordinario sistema di credito, perché il sistema di credito cooperativo è un sistema differente: è un sistema che riguarda i territori nei quali un tot di persone si associano e tra di loro si fanno credito; è questo il credito cooperativo. Non possiamo dire che il credito cooperativo va male senza presentare, tra le altre cose, nessun dato scientifico valido. Non abbiamo avuto nessuna tabella, nessuna informazione dell'ISTAT su una debolezza, su una mancanza di patrimonializzazione. La stessa Federcasse, nei documenti delle audizioni, che tutti possono andare a verificare, ci dichiara che il sistema delle banche di credito cooperativo ha retto meglio delle banche ordinarie, durante la crisi. Ci comunica che hanno patrimonializzato del 260 per cento in più rispetto alle banche ordinarie. Quindi, questa debolezza del sistema di cui ci parlate voi da dove arriva ? Semplicemente dalle sofferenze ? Le sofferenze sono nella media, solo alcune banche di credito cooperativo su 350, solo una ventina, hanno problemi reali di sofferenze, tutte le altre ne hanno meno e hanno finanziato le imprese, non hanno finanziato i fondi di investimento con sede a Lussemburgo e a Malta. Quindi, noi queste banche le dovremmo difendere, non cancellarle. Voi state cancellando il sistema di credito cooperativo. Lo state cancellando nonostante la nostra Costituzione preveda il mantenimento, la tutela, preveda di custodirlo e noi lo stiamo distruggendo. Se ne pentiranno i territori, ma se ne pentirà tutta l'Italia di questa riforma, perché subiremo tutti questa riforma (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  MASSIMO ENRICO BARONI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie Presidente. Mentre qui in Aula si stava attuando il voto procedurale, c'era la Commissione d'inchiesta sulla morte del soldato Scieri che in quel momento stava votando l'ufficio di presidenza. Nella fattispecie, io, in qualità di capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Commissione, insieme a molti altri deputati, quindi è facilmente riscontrabile (praticamente la totalità della Commissione d'inchiesta sul soldato Scieri), non abbiamo potuto partecipare alla votazione che è stato fatta dieci minuti fa. Per cui io le chiedo questo: in base all'articolo 57, quando si verificano irregolarità, il Presidente, apprezzate le circostanze, può annullare la votazione e disporre che sia immediatamente ripetuta. Allora credo che se non date il dono dell'ubiquità a 21 deputati che in quel momento erano chiamati a votare l'ufficio di presidenza (votazione che non è stata annullata, perché è tuttora in corso la votazione del presidente) questi non possano fare il proprio dovere ed essere qui Pag. 35in Aula per votare effettivamente quanto disposto dall'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Baroni, noi faremo una verifica sugli orari perché ovviamente è possibile che, essendo un voto non previsto, ci possano essere state delle concomitanze. A me risulta comunque che sia stato effettuato un solo voto e che poi la Commissione sia stata sconvocata, quindi che non abbiano proceduto con il voto dell'intero ufficio di presidenza. Mi risulta, ma adesso verifichiamo, che ci sia stato solo un voto, che è quello del presidente e che poi la Commissione abbia invece saputo che c'era il voto in Aula e quindi si sia sospeso. In ogni caso, noi adesso verifichiamo e vi faremo sapere.
  Il deputato Caso ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3606-A/11.

  VINCENZO CASO. Grazie Presidente. L'ordine del giorno a mia prima firma si riferisce all'articolo 16 del decreto in esame. Il contenuto dell'articolo 16 è forse meno grave rispetto alle norme del Capo I e a quelle del Capo II. In questo caso non parliamo dell'assurda riforma del settore del credito cooperativo o della bad bank italiana che il Governo ha strutturato seguendo pedissequamente i diktat europei, ma semplicemente di una modifica alla disciplina fiscale dei trasferimenti immobiliari nell'ambito di vendite giudiziarie. Eppure, il Governo e la maggioranza, o semplicemente le grandi banche, tra cui ormai è difficile fare una differenza, sono riusciti a commettere errori ed ingiustizie anche in questo caso. Per fortuna alcune minime correzioni sono state apportate durante l'esame in sede referente, ma l'impianto della norma continua a non poter ottenere il nostro consenso.
  L'articolo in questione mira ad agevolare la vendita all'asta dei beni immobili espropriati nell'ambito di procedure giudiziarie e, come chiarito anche all'interno della relazione illustrativa, lo si fa cercando di rendere più appetibili gli immobili posti in vendita giudiziaria. Più precisamente ci si riferisce a tutti gli atti e provvedimenti che trasferiscono la proprietà o diritti reali su immobili. Il comma 1 prevede quindi un'agevolazione fiscale in questi casi, le imposte di registro, ipotecaria e catastale, sono fissate a 200 euro ciascuna, in sostituzione dell'aliquota unica del 9 o del 2 per cento, a seconda che si tratti di un bene immobiliare generico o di una prima casa.
  Il comma 2, però, stabilisce che qualora non si realizzi la condizione del trasferimento entro un biennio, le imposte sono dovute nella misura ordinaria, quindi il 9 per cento, e si applica una sanzione amministrativa del 30 per cento, oltre gli interessi di mora. Il comma 3, infine, ci ricorda che la misura è temporanea e limitata ai trasferimenti che avvengono entro il 31 dicembre di quest'anno. Il comma 4, invece, ci segnala che questa norma che, come accennato all'inizio del mio discorso, sembra una sciocchezza di fronte alla gravità delle norme contenute all'interno di questo decreto-legge, ci costa ben 220 milioni di euro. È stato poi aggiunto, durante i lavori di Commissione, il comma 2-bis, che fortunatamente prevede che godono dell'agevolazione non solo i soggetti che svolgono attività di impresa, come prevedeva inizialmente la disposizione, ma anche i privati cittadini, purché adibiscano l'immobile a prima casa e non lo rivendano nel quinquennio successivo alla data dell'atto, pena appunto il pagamento dell'imposta ordinaria e la sanzione pecuniaria pari al 30 per cento delle stesse imposte.
  L'ordine del giorno a mia prima firma impegna il Governo ad assumere ogni genere di iniziativa, anche di carattere normativo, volta a limitare la possibilità di beneficiare dell'agevolazione fiscale di quella norma in premessa ai soggetti che abbiano riportato sentenze penali di condanna, passate in giudicato, per uno dei reati tributari di cui al decreto legislativo n. 74 del 2000. In particolare i reati a cui mi riferisco – ve li elenco – sono i seguenti: dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti; dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici; dichiarazione Pag. 36infedele; omessa dichiarazione; emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti; occultamento o distruzione di documenti contabili; omesso versamento di ritenute dovute o certificate; omesso versamento di IVA; indebita compensazione e sottrazione fraudolenta al pagamento d'imposta.

  PRESIDENTE. Il deputato Brugnerotto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3606-A/12.

  MARCO BRUGNEROTTO. Grazie Presidente. Con l'approvazione dell'ennesimo decreto-legge, seguito dall'ennesima apposizione della questione di fiducia, ormai stiamo perdendo il conto, nel caso in discussione, il Governo oggi mostra la propria sensibilità e la propria attenzione alle esigenze di chi ? Dei pensionati ? No. Degli esodati ? No. Degli studenti ? No. Delle banche ? Sì, trascurando palesemente o mettendole in contrasto con quelle dei privati cittadini e risparmiatori. Il decreto oggi in discussione prevede, all'articolo 16, l'adozione di misure fiscali di favore per gli atti e i provvedimenti che trasferiscono la proprietà o diritti reali sugli immobili sottoposti a vendite giudiziarie. Si prevede l'applicazione dell'imposta di registro nella misura fissa di 200 euro, a condizione che l'immobile, se acquistato da imprese, venga ceduto nei due anni successivi ovvero, se acquistato da privati, venga posseduto per almeno un quinquennio e sia adibito a prima casa. Si prevede inoltre che, ove non si realizzi la condizione di ritrasferimento entro il biennio, le imposte di registro ipotecaria e catastale siano dovute nella misura ordinaria e si applichi una sanzione amministrativa del 30 per cento oltre agli interessi di mora di cui all'articolo 55, comma 4, del testo unico delle disposizioni concernenti l'imposta di registro. Previsione peraltro niente affatto condivisibile, in quanto prevede l'applicazione di una sanzione amministrativa tributaria indipendentemente dalla colpevolezza del soggetto, senza tener conto delle ragioni indipendenti dalla volontà del contribuente che potrebbero aver contribuito all'inottemperanza della disposizione. Inoltre, tale norma si pone in contrasto con il principio di colpevolezza della sanzione che trova il suo fondamento nell'articolo 27 della nostra Costituzione. L'articolo mira in sostanza ad agevolare e favorire la vendita all'asta di beni immobili, rendendo più appetibili gli immobili posti in vendita giudiziaria.
  In questo ambito l'intento di questo mio ordine del giorno è quello di impegnare il Governo a porre in essere ogni genere di iniziativa, anche di carattere normativo, che limiti o impedisca di beneficiare dell'agevolazione fiscale ai soggetti che abbiano posto in essere evasioni fiscali accertate in atti e provvedimenti amministrativi o giudiziari divenuti definitivi. Ciò contribuirebbe, a mio parere, a limitare e disincentivare ulteriormente il fenomeno dell'evasione fiscale, che nel nostro Paese rappresenta ormai una vera e propria piaga sociale, un fenomeno che sottrae allo Stato e agli enti locali risorse da destinare ai servizi pubblici essenziali a beneficio di tutta la collettività e che danneggia quelle imprese che, rispettando le regole, subiscono la concorrenza sleale di chi, ponendosi al di fuori della legalità, sovverte l'etica di mercato. Con l'approvazione di questo mio ordine del giorno il Governo darebbe inoltre anche un segnale di attenzione verso quei cittadini onesti – la maggior parte del Paese è costituita da cittadini onesti – che si sentono presi in giro nel non vedere mai, mai, i risultati concreti della lotta contro l'evasione. Infatti sembra che si combatte una lotta che in pratica rimane sulla carta piuttosto che raggiungere una conseguenza concreta, un risultato concreto da cui emerga una più equa distribuzione dei sacrifici. È giusto che tutti paghino e il pagamento delle tasse deve essere appunto fatto da tutti, secondo ognuno la propria ricchezza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Cariello ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3606-A/13.

Pag. 37

  FRANCESCO CARIELLO. Signora Presidente, sempre in ambito di articolo 16, chiariamo la finalità di questo articolo del Governo. Il Governo mirava ad agevolare la vendita degli immobili all'asta ma con una modalità che, a nostro avviso, premettiamo, non condividiamo. In particolare con questo articolo il Governo applica un'imposta di registro nella misura fissa di 200 euro al trasferimento dei beni immobili nell'ambito delle procedure giudiziarie di espropriazione a condizione che l'immobile sia acquisito da imprese e venga poi ceduto nell'arco dei due anni successivi. Poi c’è stata un'aggiunta, relativa al comma 2-bis, che ha esteso questa misura fiscale agevolata per la vendita e l'acquisto da parte di privati che destinano quell'immobile ad abitazione principale, come prima casa, e che detengano la proprietà dell'immobile per almeno cinque anni successivi. Premetto che il MoVimento 5 Stelle non ha condiviso assolutamente l'impostazione di questo articolo, ma perché ? Perché il Governo dimentica che, oltre a soddisfare l'esigenza del creditore quando si va a vendere all'asta e quindi per il recupero del credito e dunque in questa misura nella volontà di accelerare la chiusura del procedimento, la procedura esecutiva a nostro avviso deve anche tutelare l'interesse del debitore, che non deve a sua volta vedersi depauperato per mere logiche di profitto il valore del suo stesso patrimonio e tale interesse è meritevole di una tutela quanto l'interesse del creditore appunto nella soddisfazione del credito. Si ricorda che la tutela del patrimonio del debitore ha trovato riconoscimento nei principi fondamentali sanciti dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo, nonché in numerose altre pronunce della Corte costituzionale. Citiamo per esempio la sentenza relativa all'articolo 85 del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973, nella quale si è sancita l'illegittimità costituzionale di quella disposizione in considerazione proprio dell'irragionevolezza con la quale quella disposizione indicava che nello stabilire il prezzo del trasferimento immobiliare si fissa un ammontare che prescinde da qualsiasi collegamento con il valore del bene e che può anche essere irrisorio. Quindi la Corte costituzionale ha sancito come incostituzionale, con la sentenza n. 281 del 2011, il fatto che il prezzo possa essere anche scollegato dal reale valore dell'immobile.
  Quindi questa norma, quella dell'articolo 16, va nella direzione proprio dell'incostituzionalità sancita dalla Corte. A nostro avviso, al fine di contemperare i contrapposti interessi di un acquirente che vuole minimizzare il prezzo d'acquisto e del possessore dell'immobile che invece ha l'interesse affinché gli venga garantito il valore di quel patrimonio, noi avremmo preferito altre misure, misure ben diverse, però purtroppo poi la legge che ci troviamo ad approvare è questa. Con il nostro ordine del giorno cerchiamo anche di intervenire cercando di estendere un po’ questa misura fiscale ad altri soggetti. Parliamo per esempio dell'allargamento della misura ai soggetti privati che possono acquistare l'immobile come prima casa. Il nostro intento con questo ordine del giorno è quello di estendere appunto questa tassa agevolata di 200 euro per quei soggetti privati che destineranno l'immobile all'esercizio di un'attività professionale o di impresa, sempre fermo restando l'obbligo di tenerlo per almeno cinque anni. A questo punto noi riteniamo che si possa veramente agevolare anche una microimprenditorialità; per esempio noi abbiamo anche sponsorizzato molto l'utilizzo del Fondo di garanzia per il microcredito, per la nascita di nuove microimprese e questa potrebbe essere una modalità con cui l'impresa per esempio va ad acquistare un immobile destinandolo ad un'attività professionale o d'impresa in proprio, con il solo vincolo di poterlo esercire per almeno cinque anni. Quindi ci sembra un ordine del giorno nell'ottica appunto dell'articolo 16 voluto dal Governo, anche se non ne condividiamo l'intera impostazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 38

  PRESIDENTE. Il deputato D'Incà ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3606-A/14.

  FEDERICO D'INCÀ. Signora Presidente, siamo sempre sull'articolo 16, siamo sempre a definire le problematiche delle aste giudiziarie e dei beni venduti in asta giudiziaria. Credo che più o meno a tutti sia capitato in questi anni di avere nelle caselle delle e-mail di persone che avevano questa problematica, di trovarsi di fronte ad un fallimento della propria attività e quindi di trovarsi a dover mettere in gioco anche la propria casa. Sono situazioni particolari, io ne ho più volte parlato anche in conferenze, anche in serate apposite, e in discussione mi è capitato sempre di portare l'esempio di un padre di famiglia con due figlie, che aveva appunto la problematica di aver visto fallita l'azienda e di ritrovarsi dal punto di vista di essere debitore e di mettere sul piatto la propria casa. Per questo motivo abbiamo portato più volte all'interno di quest'Aula in questi minuti ordini del giorno che si riferissero al valore immobiliare del debitore, della persona che appunto si trova a dover perdere quello che è il bene più caro per la propria famiglia che è la casa. Questo è appunto un decreto in cui parliamo di banche di credito cooperativo e quindi parliamo insomma di qualcosa che era una fortezza per il territorio, una forza mutualistica per cui il territorio riusciva ad avere quel credito per le imprese e spesso dato anche forse al di fuori dei semplici schemi contabili, ma che aveva la possibilità di fare sopravvivere il territorio stesso e quel tessuto imprenditoriale che una persona come me che viene dal Veneto vede in forte crisi in questo periodo storico. L'articolo 16, che non condividiamo, prende appunto in esame delle misure fiscali a favore degli atti e dei provvedimenti che trasferiscono la proprietà e il diritto reale su immobili sottoposti a vendita giudiziaria, prevedendo l'applicazione dell'imposta di registro, come detto in precedenza, di all'incirca 200 euro, a condizione che l'immobile, se acquistato da imprese, venga ceduto nei due anni successivi, ovvero, se acquistato da privati, venga posseduto per almeno un quinquennio e sia adibito a prima casa. Come chiarito appunto nella relazione illustrativa, questo articolo è finalizzato alla dismissione degli immobili oggetto di procedura esecutiva, rendendoli più appetibili; «più appetibili» è un termine abbastanza forte.
  Insomma, perseguendo questa finalità crediamo che non vada assolutamente trascurata, oltre alla soddisfazione del creditore, cioè di quella persona che vanta il credito nei confronti appunto del debitore, la tutela dell'interesse del debitore a non vedersi soprattutto, insomma, abbassato il valore oltre ogni logica, quindi con un depauperamento del bene stesso e la perdita del valore intrinseco del bene, che appunto, nel caso precedente, era la prima casa stessa. Il valore del patrimonio in esecuzione, quindi, sia dal punto di vista del debitore, che del creditore, è importante. Per noi è meritevole di tutela, sia l'interesse del creditore, ma soprattutto anche l'interesse del debitore, al fine appunto di non svilire l'interesse del debitore e di preservare quindi il valore del bene, perché spesso questo valore viene diminuito al di fuori delle logiche del mercato stesso e su questo spesso si infiltra, attraverso appunto l'acquisto nelle vendite giudiziarie, la criminalità organizzata. Dicevamo che raramente il prezzo convenuto per il bene in asta giudiziaria è il bene del valore del mercato. Ecco, perché con questo ordine del giorno si impegna il Governo ad assumere ogni iniziativa possibile che possa permettere dal punto di vista normativo di introdurre un limite di valore, cioè un limite che vada rapportato all'ammontare del debito residuo, al di sotto del quale, Presidente, non deve essere consentita la vendita all'asta, in maniera tale da poter tutelare il valore del debitore dall'eccessiva e soprattutto irragionevole svalutazione.
  Credo che sia un compito del Parlamento prendere in considerazione le problematiche dei cittadini, di tutti i cittadini; vi sono situazioni per cui i fallimenti non Pag. 39sono dovuti a semplicemente una volontà propria, ma, spesso nel passato – come il Ministro saprà perfettamente – anche ai ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione, e ci sembra di non dire insomma cose che siano fuori luogo in quest'Aula parlamentare, se noi chiediamo che vi sia un impegno da parte del Governo a non svilire in maniera eccessiva l'ammontare residuo del debito di queste famiglie che si trovano in difficoltà. Io le chiedo questa cortesia, Ministro – in tanti abbiamo parlato su questo tema – ossia di potersi impegnare per aiutare i debitori a non uscire dal mercato e non favorire la criminalità organizzata, come spesso capita in tante aste giudiziarie.

  PRESIDENTE. Il deputato Sorial ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3606-A/15.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Grazie, Presidente. Noi ci ritroviamo qua, ma bisogna fare una premessa, prima ancora degli ordini del giorno, e andare a definire per benino cosa intendiamo con un decreto che va a fare una modifica di questo tipo a livello di riforma del sistema delle banche di credito cooperativo. Le banche di credito cooperativo finora in Italia sono rimaste l'ultimo baluardo del credito fatto sul territorio, l'ultimo baluardo di quelle banche che continuavano ad avere una visione diretta sul territorio, continuavano a mantenere una missione, che era quella di fare un credito direttamente rivolto al territorio, per portare avanti quelle che sono poi le esigenze dei territori su cui operano e le esigenze anche imprenditoriali di quei territori.
  Ora, quello che sta succedendo con questa riforma è che si passa dal ragionamento di un'importanza di un istituto, come quello bancario, a livello locale, all'importanza invece di gestire il credito come contentino, come scambio di interessi con le persone, come l'ultimo cappio da regalare alle banche per strozzare ancora di più i cittadini, le imprese e quei territori che avrebbero bisogno invece di un aiuto direttamente locale. La cosa che ci sembra ancora più strana, la cosa ancora più banale e la cosa ancora più sorprendente è come questa riforma delle banche di credito cooperativo arrivi da un Governo che è in pieno conflitto di interessi a parlare delle tematiche delle banche, è coinvolto da un pieno scandalo bancario e dal Governo che, più di tutti, continua a fare favori, continua a procedere, dal punto di vista legislativo, per aiutare le grandi banche, invece di aiutare i cittadini sul territorio.
   Noi ci ritroviamo con un Governo che, ancora oggi, ha chiesto il voto di fiducia su un decreto che ha l'unica direzione di avvantaggiare per l'appunto il servizio finanziario e le banche, continuando tra l'altro a fare censure dal punto di vista parlamentare, e che semplicemente è passato dall'aver reso Spa la più grande industria del malaffare italiano, quella della criminalità organizzata all'aver deciso, con questo decreto, di rendere Spa anche la criminalità finanziaria, dando in pasto quei pochi istituti finanziari del credito cooperativo, che operavano sul territorio, alle grandi banche.
  Ora, la censura non passa solo attraverso quello che è stato fatto dal Governo, emettendo il decreto; quello che mi permetto di dire alla Presidenza, Presidente, è che la censura parlamentare arriva anche dalla consapevolezza del ruolo che ha la Presidente, da questo punto di vista, che è completamente compiacente con quello che vuole fare il Governo. È di poche ore fa la notizia che noi saremo convocati, noi del MoVimento 5 Stelle, presso un ufficio di presidenza stasera, che dovrà in un qualche modo valutare le azioni che abbiamo intrapreso in Commissione Finanze per puntare i fari su questa riforma di cui, altrimenti, nessuno avrebbe mai parlato, né i TG, né tanto meno le televisioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ecco, ancor prima di tutto, ancor prima di ritrovarci in un Ufficio di Presidenza che poi valuterà delle sanzioni, su cui noi per Regolamento, non possiamo parlare a posteriori, faccio un passo indietro e ne parlo adesso, perché non è pensabile che la Presidenza, con accondiscendenza Pag. 40totale nei confronti del Governo, proceda con una censura parlamentare nei confronti dell'unico gruppo politico che in questo Paese, in tre anni, è riuscito a portare all'attenzione dell'opinione pubblica queste porcherie fatte a favore della finanza e della criminalità finanziaria. Al posto di dire: «Grazie, MoVimento 5 Stelle», la Presidenza ha avuto la grandissima e geniale idea di procedere con la sanzione. Io ne parlo con cognizione di causa perché ho già preso una sanzione qualche settimana fa per aver alzato un cartello in quest'Aula con una scritta a difesa della casa di tutti i cittadini italiani, per evitare che questa venga messa all'asta direttamente, senza passare per un giudice, così come dichiarato e scritto in questa ulteriore riforma.
  Noi ci ritroviamo in una situazione del genere: da un lato, passa un decreto, qualche settimana fa, con il quale si mette all'asta la casa dei cittadini italiani, senza passare per un tribunale, dando possibilità alle banche di andare direttamente a prelevare la casa dei cittadini italiani e, con questo ennesimo decreto, si abbassa anche l'imposta di registro per tutti coloro che poi andranno ad acquistare quelle case, facilitando ancora di più il pignoramento e facilitando ancora di più la messa in strada di decine di migliaia di cittadini italiani.
  Questo, per l'ennesima volta, Presidente, si dimostra essere un Governo che è delinquenziale, perché prende a cuore solamente l'interesse delle banche, della grande delinquenza finanziaria e non prende a cuore invece la vita, la salute e la casa dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La deputata Di Vita ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3606-A/73. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Grazie, Presidente. La riforma delle banche di credito cooperativo diventerà purtroppo realtà. La scelta è stata fatta, la strada è perfettamente tracciata e spianata grazie all'immancabile apposizione della questione di fiducia per volontà del Ministro Boschi, di certo interessata al buon esito di questo provvedimento. Tutto questo con l'avallo della Banca d'Italia, che nei giorni scorsi, salvo qualche timida riserva, ha promosso la riforma, malgrado il testo presenti numerose criticità e profili di incostituzionalità, da più parti segnalate nei giorni scorsi.
  Lo schema è sempre lo stesso: mettere le mani in tasca ai cittadini, depredare il risparmio e la cooperazione, la privatizzazione dei profitti e la socializzazione delle perdite.
   È ripugnante l'idea che una banca, che ha fatto profitti grazie a forti esenzioni fiscali e dunque grazie alle tasse dei cittadini, possa scappare via dal sistema della mutualità con il bottino, pagando soltanto un obolo. L'idea della way out per gli istituti maggiori, poi, è la classica misura «ad bancam», per gli amici e parenti di Renzi, Boschi e Lotti, una misura che peraltro ottiene l'effetto opposto rispetto alla ratio della riforma. Invece di pensare a cittadini e imprese schiacciati dalle tasse, l'Esecutivo confeziona riforme su misura per gli amici degli amici, coprendo i loro buchi con le risorse accumulate onestamente dal credito cooperativo e tramandate di generazione in generazione. Il pomo della discordia non solo per chi, come noi, è di opposizione a questo Governo, ma anche tra gli esperti, è proprio la way out. Si tratta della possibilità, per le BCC che non lo desiderino, di non aderire al grande gruppo del credito cooperativo, a patto che le riserve siano di almeno 200 milioni di euro e anche che versino all'erario un'imposta straordinaria del 20 per cento sulle riserve stesse. Tali banche non potranno inoltre più continuare ad operare come banca di credito cooperativo, ma dovranno trasformarsi in società per azioni. In merito all'introduzione della soglia minima dei 200 milioni di euro di patrimonio netto, richiesta per la trasformabilità in società per azioni delle BCC che non intendono aderire al gruppo unico, tutti hanno rilevato evidenti profili di illegittimità in relazione all'articolo 45 della Carta Costituzionale. Chiunque, Pag. 41anche chi non si era mai occupato della riforma delle BCC, ha ben chiara l'illegittimità costituzionale della norma definita ad personam e dei presunti favori procurati alla BCC di Cambiano, nella quale lavora con qualifica di dirigente il padre del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Luca Lotti.
  Senza entrare troppo in inutili tecnicismi è evidente a tutti cosa comporta l'affrancamento delle riserve indivisibili pagando un'imposta, benché rilevante, del 20 per cento, sia per i soci, i quali vedrebbero aumentare notevolmente il valore della propria quota, sia per l'intero sistema del credito cooperativo, che registra un aumento considerevole dei rischi di fuoriuscita di BCC, incentivate a ricercare nell'arco dei diciotto mesi integrazioni per arrivare alla soglia minima dei 200 milioni di patrimonio netto. Non occorre essere né un giurista né un costituzionalista per capire che la norma di cui si discute appare discriminatoria e quanto meno di dubbia legittimità. Perché 200 milioni e non 100 o 50 milioni, tenuto conto che il limite minimo di capitale per costituire una società per azioni che esercita attività bancaria è di appena 10 milioni e che vi sono attualmente numerose banche, società per azioni, con un patrimonio netto abbondantemente inferiore a 50 milioni di euro ? Ma dei problemi di legittimità costituzionale legati all'obbligo di aderire ad una holding unica, che avrà la forma giuridica di società per azioni senza way out, della capacità della holding stessa di risolvere realmente i veri problemi del credito cooperativo, chi ne ha parlato fino ad ora ? Per la verità il decreto-legge non impone la costituzione di una sola holding, ma, confermando la soglia minima di patrimonio netto pari a un miliardo di euro, sembrerebbe imporla di fatto più che di diritto, specie se si tiene conto dei suddetti rischi di fuoriuscita in massa di numerose BCC a seguito della way out.
  Entrando nel merito dell'ordine del giorno di cui sono firmataria, si evidenzia che anche con la riforma del settore bancario cooperativo il Ministero dell'economia e delle finanze è autorizzato a concedere una garanzia pubblica sulle passività nell'ambito di operazioni di cartolarizzazione. Allo scopo di alleggerire i bilanci delle banche dai crediti deteriorati, ormai diventati difficilmente esigibili e che impediscono alle banche di erogare nuovi crediti, il Governo ha previsto di dare loro la possibilità di cartolarizzare i crediti con la garanzia dello Stato. Nello specifico, le banche potranno impacchettare i loro crediti deteriorati, venderli a società specializzate nel recupero crediti, le quali a loro volta, per finanziarsi, potranno emettere obbligazioni. In pratica, si tratta della famosa bad bank di cui tanto si è parlato e che il Governo Renzi ha stabilito, seguendo le indicazioni europee. Durante il passaggio in Commissione è stata data la possibilità di cedere i crediti in questo modo alle finanziarie...

  PRESIDENTE. Deve concludere onorevole Di Vita.

  GIULIA DI VITA. Questa innovazione, come tutto l'impianto, non è condivisa dal Movimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Cecconi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3606-A/17.

  ANDREA CECCONI. Grazie Presidente. Ho il privilegio di parlare di uno degli ordini del giorno più controversi dell'intera discussione. Sarei stato molto più felice di poterlo illustrare come emendamento a questo decreto-legge, ma evidentemente questo non è stato possibile, perché sono queste le condizioni in cui questo Parlamento è costretto a lavorare.
  Possiamo chiedere al Governo che, in qualche ritaglio di tempo, tra un diktat e l'altro, si preoccupi anche dei cittadini italiani e strappare ad un Esecutivo, ovviamente illegittimo e autoritario, la promessa che prenderà in considerazione gli interessi dei cittadini al netto di quelli, preziosissimi, delle banche amiche dei nostri Pag. 42ministri. Evidentemente, le banche da questo Governo sono considerate la parte debole della nostra società.
  Questa è la condizione in cui lavora questa Aula ormai da tanto tempo e questo è ciò che mi è concesso di fare, cioè di parlare solo di un ordine del giorno e non di un emendamento. Siamo messi male, ma state pur certi che i cittadini vedranno i risultati dei vostri provvedimenti, anche se continuate a soffocare la discussione parlamentare in tutti i modi possibili. State certi che se ne ricorderanno alle prossime elezioni e saremo certo noi del Movimento 5 Stelle a ricordarglielo.
  Ma veniamo a noi, Presidente, e al nostro ordine del giorno; veniamo al tanto acclamato articolo 17-bis infilato alla bella e buona in Commissione dal collega Boccadutri, proprio lui il collega Boccadutri, quello dei soldi ai partiti, quello che era tesoriere di SEL, oggi passato al PD. Dopo anni di lotte delle associazioni dei consumatori si è andati ad incidere su una delle conquiste più importanti per i cittadini italiani in ambito di diritto bancario: il divieto di anatocismo bancario. Perché così è ! Dal gennaio 2014 è scritto nero su bianco in Gazzetta Ufficiale che l'anatocismo è vietato nel nostro ordinamento, ed è avvenuto a seguito di battaglie, di lunghe battaglie legali proprio sulla pelle dei cittadini e sui loro soldi, cittadini costretti a pagare e a soffrire per le battaglie che hanno fatto. Ma il sogno in questo Paese è durato purtroppo molto poco, perché questo Governo, ormai è chiaro, non può agire se non con la benedizione delle banche che lo sostengono, e così arriva il soccorso del fedelissimo Boccadutri, direttamente dalle file di SEL a finanziare il Partito Democratico, i partiti tutti e ora anche i gruppi bancari che sostengono questa maggioranza. Con l'introduzione dell'articolo 17-bis, infatti si è corso a raccontare ai giornali che veniva definitivamente abolito l'anatocismo bancario. Stiamo parlando dello stesso anatocismo che era già vietato dalla legge di stabilità per il 2014 e quindi era già vietato nel nostro ordinamento ? Presidente era proprio di quell'anatocismo che si stava parlando ! Semplicemente è successo che con l'emendamento Boccadutri si uniformano i tempi di maturazione degli interessi attivi e passivi. Si tratta di un intervento normativo decisamente favorevole, che se ci si fermasse solo a questo meriterebbe anche tutto il mio plauso, ma saremmo di fronte, evidentemente, a un Governo capace di agire liberamente per il bene dei cittadini e non delle banche, e saremo probabilmente di fronte a un governo del Movimento 5 Stelle e non certo ad un Governo del Partito Democratico. Infatti, subito dopo aver creato il grande slogan del calcolo annuale degli interessi passivi come quelli attivi, arriva la fregatura targata PD, perciò si dice che qualora lo volessero i clienti della banca potranno scegliere di fare addebitare l'importo degli interessi direttamente sul proprio conto corrente, rendendoli parte della sorte capitale su cui si calcoleranno poi gli interessi degli anni successivi. Ed è davvero il colmo, siete riusciti a cancellare con poche righe anni di battaglie dei consumatori e vi nascondete dietro al fatto di aver dato al consumatore la libertà di poter scegliere. Ma quale cittadino che rischi di trovarsi con uno scoperto sul conto corrente sceglie liberamente di addebitarsi anche gli interessi non pagati ? Un folle forse ? E stiamo raccontando questo: che un cittadino in difficoltà di fronte alla banca, unico ente in grado di aiutarlo nel suo momento di difficoltà, possa scegliere liberamente le condizioni a cui ricevere un aiuto economico ! Stiamo raccontando bugie senza precedenti agli italiani e, contemporaneamente, stiamo restituendo alle banche quel potere che, poverine, gli era stato sottratto appena due anni fa ! Andate a raccontarlo ad una famiglia che ha bisogno di un mutuo per comprare casa o, più semplicemente, di un finanziamento per comprare un frigorifero, se potranno scegliere di fronte a una banca e se avranno la libertà di contrattare con i contratti prestampati delle banche ! Avete Pag. 43scritto una norma per il bene delle banche vostre amiche e raccontate che sia per il bene dei cittadini. Siete dei bugiardi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. La deputata Dieni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3606-A/18.

  FEDERICA DIENI. Grazie Presidente. Se vi è una misura che rappresenta un furto, questo è l'anatocismo. Anzitutto vediamo di spiegare cosa è l'anatocismo, visto che molti cittadini che ci seguono non lo conoscono se non per gli effetti sui loro conti corrente. Anatocismo è una parola che deriva dal greco e definisce la capitalizzazione degli interessi su un capitale così che gli stessi possano fruttare altri interessi. Semplificando un po’, possiamo dire che l'anatocismo è il calcolo degli interessi sugli interessi. In ambito finanziario, questo tipo di interesse viene solitamente definito composto: per esempio, se abbiamo contratto un debito di 10 mila euro a un ipotetico tasso del 10 per cento, alla fine dell'anno dovremo restituire 11 mila euro, ma, se viene praticato l'anatocismo, per esempio ogni sei mesi, occorrerà pagare il 5 per cento dei 10 mila euro, dopo i primi sei mesi cinquecento, e di nuovo il 5 per cento a fine anno su 10.500, perché verranno considerati anche gli interessi maturati nei primi sei mesi, per un totale di 110.250 euro.
  L'anatocismo è, insomma, il calcolo degli interessi sugli interessi. Il codice civile italiano vieta l'anatocismo nel IV libro, quello sulle obbligazioni in generale. Nell'articolo 1283 è scritto che gli interessi possono produrre a loro volta interessi solo se i primi non sono stati pagati come previsto; quindi, per esempio, nel caso di un debitore che non riesca o non voglia rispettare le condizioni del debito contratto. Più precisamente, esso dice che, in mancanza di usi contrari, gli interessi scaduti possono produrre interessi solo dal giorno della domanda giudiziale o per effetto di convenzione posteriore alla loro scadenza e sempre che si tratti di interessi dovuti almeno per sei mesi.
  E per ciò che concerne le banche ? Come è noto, in Italia ciò che vale per i cittadini non vale per le banche. Tutto si gioca sull'articolo 120 del Testo unico bancario e sulle successive modifiche che sono intervenute su questo. La prima che prendo in considerazione, per non andare troppo indietro, è quella introdotta dall'articolo 25 del decreto legislativo n. 342 del 4 agosto 1999. Ai sensi di questi interventi, il Comitato interministeriale per il credito e il risparmio era stato incaricato di stabilire modalità e criteri per la produzione di interessi sugli interessi maturati nelle operazioni poste in essere nell'esercizio dell'attività bancaria.
  In attuazione di tale delega, il Comitato, con delibera CICR del 9 febbraio 2000, fissava alcune condizioni per l'anatocismo. Nelle operazioni di finanziamento per le quali era previsto che il rimborso avvenisse mediante il pagamento di rate, in caso di inadempimento del debitore l'importo dovuto per ciascuna rata per capitale e interessi poteva produrre interessi qualora ciò fosse espressamente stabilito nel contratto di finanziamento. Nelle operazioni in conto corrente, invece, la capitalizzazione degli interessi è legittima purché sia contrattualmente prevista una medesima periodicità sia per gli interessi passivi che per gli interessi attivi.
  La legge di stabilità del 2014 ha modificato ulteriormente l'articolo 120 in senso comunque restrittivo, assegnando al Comitato il compito di stabilire le modalità e i criteri per la produzione di interessi nelle operazioni poste in essere nell'esercizio dell'attività bancaria, prevedendo in ogni caso che, anzitutto, nelle operazioni in conto corrente, sia assicurata nei confronti della clientela la stessa periodicità degli interessi sia debitori sia creditori, e quindi che gli interessi periodicamente capitalizzati non possano produrre interessi ulteriori, che, nelle successive operazioni di capitalizzazione, sono calcolati esclusivamente sulla sorte capitale.
  Come spiegherò nella dichiarazione di voto, per queste ragioni la nuova formulazione introdotta dall'articolo 17-bis con Pag. 44la scusa di abolire l'anatocismo ci riporta indietro nel tempo, applicando ai risparmiatori condizioni più sfavorevoli di quelle che sarebbero conseguite da una corretta applicazione dell'attuale previsione dell'articolo 120 del Testo unico bancario. Traducendo per chi ci ascolta, questo è un mega favore alle banche, che potranno tornare a far maturare interessi sugli interessi. Il Governo più vicino ai banchieri della storia nazionale dai tempi di Giolitti, per fare un favore alle banche, prende direttamente dalle tasche dei cittadini, ma, a differenza di quello che fecero altri Esecutivi, che almeno ci misero la faccia, dopo aver delegato alle banche questo furto, Renzi e Boschi hanno pure la pretesa di dire che il loro furto – loro furto – l'hanno impedito. Una sfacciataggine incredibile, che dimostra la piccineria di chi non ha neppure il coraggio delle proprie azioni...

  PRESIDENTE. Concluda.

  FEDERICA DIENI...preferendo, probabilmente, le azioni delle proprie banche. Concludendo, continuerò nella descrizione dei motivi per i quali l'emendamento Boccadutri, di fatto, è un favore indecente agli istituti bancari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato D'Ambrosio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3606-A/19.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Grazie, Presidente. Innanzitutto, vorrei fare una premessa, e penso di non essere il solo, Presidente, a volerla fare.
  In questo momento, il nostro pensiero va comunque rivolto a quelle che sono le tragedie che in questi due giorni si stanno rincorrendo. Infatti, Presidente, veniamo comunque da momenti veramente difficili e, onestamente, il MoVimento 5 Stelle, come più volte in questi due giorni ha ribadito, vive con grande preoccupazione quello che sta accadendo in Belgio, ma i delitti e gli atti di violenza, Presidente, non dovrebbero e non possono fermare la politica, che deve comunque andare avanti. Sarebbe certamente un nobile pensiero gridare, in qualche modo, ai terroristi che i parlamenti e la politica non si fermano davanti ai loro gesti ignobili, comunque di violenza, e che comunque, da parte nostra, vi è la volontà di andare avanti nella normalità, e che questa normalità e la nostra libertà non vengono sconvolti, comunque, da questi gesti.
  Eppure, purtroppo, Presidente, questo è un Parlamento che si trova ad esaminare atti e provvedimenti che non sono edificanti e non sono dimostrazione di quell'alta politica che tanto, invece, vorremmo dimostrare. Ed anche, quindi, se il cuore, in questo momento, del MoVimento 5 Stelle, probabilmente, è altrove, la nostra presenza qui, in questo momento, a combattere questo provvedimento, è proprio perché, in questa Camera, questo provvedimento rappresenta, ancora una volta, l'ennesimo atto indecente nei confronti delle banche da parte di questo Governo, che, ancora una volta, dimostra, come al solito, di essere vicino sempre di più a quelli che sono gli interessi, le lobby, le banche, e sempre, invece, più lontano da quelli che sono gli interessi reali dei cittadini.
  Venendo all'ordine del giorno, Presidente, nell'ambito della legge di stabilità del 2014 è stato sostituito l'articolo 120 del Testo unico bancario, che consentiva la produzione di interessi sugli interessi passivi maturati nei contratti bancari. L'attuale articolo prevede, infatti, che si stabiliscano modalità e criteri per la produzione di interessi nelle operazioni poste in essere nell'esercizio dell'attività bancaria. Vengono previsti, altresì, due casi: il primo è che nelle operazioni in conto corrente sia assicurata nei confronti della clientela la stessa periodicità del conteggio degli interessi sia debitori sia creditori. Il secondo è che gli interessi periodicamente capitalizzati non possano produrre interessi ulteriori che, nelle successive operazioni, logicamente, di capitalizzazione, sono calcolati esclusivamente sulla sorte capitale.
  Dall'entrata in vigore della legge n. 143 del 2013 è stato fatto divieto a tutte le Pag. 45banche di applicare interessi sugli interessi maturati. Nel corso dell'esame in Commissione del provvedimento che oggi stiamo discutendo in Aula, è stato, invece, introdotto l'articolo 17-bis, con cui è stato nuovamente modificato l'articolo 120 del Testo unico bancario. E con tale modifica, Presidente, si introduce una disposizione che riteniamo essere quella indecenza che, in qualche modo, descriveva il collega Cecconi qualche secondo fa. Soprattutto, tale modifica è priva di una previsione che escluda l'applicazione degli interessi ulteriori agli interessi periodicamente capitalizzati. Con questa nuova formulazione della disposizione si rischia di comprimere la valenza del divieto di anatocismo, soprattutto in considerazione della posizione debole del consumatore nel rapporto con l'istituto bancario o finanziario.
  Per questo motivo, con questo ordine del giorno, Presidente, chiedevamo, chiediamo, chiedo al Governo di prendere un impegno affinché si possa assumere ogni genere di iniziativa, anche di carattere normativo, volta ad introdurre adeguate misure di vigilanza in merito all'utilizzo della clausola con la quale il cliente potrà autorizzare l'addebito sul conto degli interessi maturati, al fine, quindi, di evitare concretamente gli abusi e le elusioni del divieto di anatocismo da parte degli istituti di credito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Toninelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3606-A/20.

  DANILO TONINELLI. La ringrazio, Presidente. Intervengo con molto piacere su questo ordine del giorno perché mi permette di fare una valutazione più generale. Questo ordine del giorno riguarda l'articolo 16 dell'ennesimo decreto-legge emanato da questo Governo a favore delle banche, e riguarda in particolare la maggiore facilità per il creditore di vendere l'abitazione: di conseguenza un provvedimento che è a vantaggio esclusivamente del creditore, che evidentemente è solo la banca, e che non tutela il debitore. Lo faccio partendo da un discorso generale, perché è fondamentale guardare ad una prospettiva generale per capire il significato di questo ordine del giorno particolare.
  Conflitto di interessi, conflitto di interessi costante, continuato di questo Governo: conflitto di interessi per il decreto-legge che ha trasformato le banche popolari in Spa, conflitto di interessi per il decreto-legge «salva banche» che ha salvato la Banca Etruria dal fallimento, o meglio ha salvato i banchieri responsabili di Banca Etruria, di uno dei quali la Ministra è figlia, in particolare il vicepresidente; il decreto-legge sui mutui, che ha permesso (ma limitatamente, grazie all'azione del MoVimento 5 Stelle) alle banche di impossessarsi dell'abitazione, anche della prima casa, degli italiani: tutta una serie di provvedimenti che questo Governo ha portato avanti (sono sette) sempre ed esclusivamente a favore nelle banche, mai a favore di cittadini.
  Questo che cosa significa ? Significa che l'azione politico-economica del Governo Renzi è un'azione che non riguarda l'economia reale, ma riguarda la speculazione finanziaria, riguarda l'economia finanziaria di questo Paese; collegata ovviamente all'euro, collegata alla politica economica dell'Europa.
  Quindi, abbiamo un Presidente del Consiglio che va in Europa a chiedere flessibilità, e un Presidente del Consiglio che, invece, di fatto in Italia questa flessibilità la sta dando esclusivamente alle banche: le banche hanno più margini di flessibilità per «fregare» i cittadini, per vendere le loro abitazioni. Quando magari l'abitazione vale 300 mila euro ed il debito è di 10 mila, ma l'importante per la banca è di rientrare nel debito; e, quindi, la banca se ne «frega» di vendere bene che vale 200 mila euro a 100 mila, l'importante è rientrare in questo credito.
  Questo significa che l'azione del Governo non è un'azione che ha interesse a tutelare il 99 per cento del tessuto produttivo italiano, che è fatto di micro, piccole e medie imprese: quelle che hanno necessità di avere un credito sano, Pag. 46che aiuti l'economia reale, li aiuti a produrre, li aiuti a vendere, e che evidentemente possa permettere di assumere più persone. Questo perché l'interesse economico del Governo è esclusivamente di natura finanziaria !
  Ma vengo anche alla parte relativa ad un conflitto di interessi specifico, Presidente, su questo provvedimento, perché la trovo sconcertante. Noi sappiamo perfettamente che la prima versione del decreto-legge sulle banche di credito cooperativo era stata partorita insieme all'alta dirigenza del credito cooperativo stesso; ma, poco prima di esser licenziato, c’è l'intervento del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, nonché braccio destro del Presidente del Consiglio, Lotti. Che cosa viene inserito, Presidente ? Viene inserita la possibilità per le BCC che hanno un capitale netto di 200 milioni di euro, di poter rimanere autonome e trasformarsi in Spa; comunque rimanere autonome.
  Ebbene, andiamo nel dettaglio, Presidente: nel dettaglio si vede chiaramente – e sono state riportate anche molte notizie di stampa – che il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ha un interesse particolare, è in pieno conflitto di interesse, perché la BCC di Cambiano... Parliamo sempre ovviamente di quel territorio fiorentino, aretino da cui arrivano tutti gli interessi, da cui Renzi attinge per occupare la maggior parte delle poltrone statali, perché l'esempio di Carrai mi sembra del tutto evidente.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  DANILO TONINELLI. Ebbene, la BCC di Cambiano, Presidente, è quella BCC che ha il capitale netto di 200 milioni e all'interno della quale lavora il padre del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Lotti; BCC che ha dato un finanziamento al Presidente del Consiglio nella campagna elettorale da sindaco di 72 mila euro, la stessa BCC nella cui filiale il padre del sottosegretario Lotti ha dato un finanziamento al padre dal Presidente del Consiglio Renzi di 600 mila euro, un prestito che ha poi fatto fatica a rientrare.
  Questo per farle capire, Presidente, come l'iniziativa di questo Governo è esclusivamente a favore del più forte, e se ne «fotte» dei più deboli.

  PRESIDENTE. Grazie.

  DANILO TONINELLI. Questa, ahimè, è la realtà, e penso che la maggior parte degli italiani ora, grazie alla protesta continuata del MoVimento 5 Stelle, lo stia capendo sempre più (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Ferraresi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3606-A/21.

  VITTORIO FERRARESI. Presidente, con questo ordine del giorno si va a parlare di un altro tema a noi molto caro, che è ovviamente il tema dei temi in ambito economico-finanziario di bilancio dello Stato: quello del debito pubblico. Abbiamo visto come il debito pubblico sia sempre aumentato: passano i Governi, passano gli schieramenti, ma noi abbiamo una costante, che continuiamo a pagare migliaia di euro per interessi sul debito; diciamo che è un cane che si morde la coda, perché non riusciamo ad uscirne. La cifra totale si aggira sui 2.306 miliardi di euro, pagando ogni giorno più di 100 mila euro di interessi, con un debito pro capite, a persona, di circa 36 mila euro che pende sulle teste degli italiani. Credo allora che in questo senso una nazione indebitata come la nostra, sia una nazione sempre meno libera, sempre più in mano agli interessi dei poteri forti, dei banchieri, delle grossi multinazionali, e di tutti quei soggetti che detengono tale debito pubblico: perché quando una nazione si vede svuotata, come è stata l'Italia, non solo della sovranità monetaria ma anche della credibilità a livello internazionale, della solidità economica, e più volte l'Europa ce l'ha ricordato, succede che poi all'interno del nostro Paese dobbiamo sempre decidere se fare le riforme per gli interessi della collettività, del popolo italiano, o se fare le riforme per salvarci fino al giorno dopo da quelli che sono i nostri «strozzini» a livello internazionale, ormai.Pag. 47
  E quindi, operando queste scelte, i Governi non vanno mai a tagliare su privilegi, su interessi personali o degli amici degli amici: vanno a tagliare sempre sui diritti dei cittadini, vanno a tagliare sull'accesso alla giustizia, che sta diventando sempre più costoso; vanno a tagliare sulle pensioni: come abbiamo visto, stiamo rincorrendo una riforma folle, la riforma Fornero; vanno a tagliare anche sulla sanità: abbiamo visto i tagli che anche questo Governo, benché abbia cercato di nasconderli, ha attuato. Tutto questo semplicemente per fare cassetta !
  Questa cassetta noi la utilizziamo per dare soldi in Europa, siamo uno dei maggiori contribuenti a livello europeo; ma le risposte non arrivano: non arrivano per esempio sul tema immigrazione, visto che ci dobbiamo ogni volta preoccupare, per la quasi totalità dei migranti, dei costi degli stessi; non funzionano perché quando chiediamo qualcosa lo facciamo sempre molto timidamente, e poco ci viene concesso, mentre per gli altri Paesi, come Francia e Germania, invece il discorso cambia.
  Ecco, allora questo discorso è per dire una cosa molto semplice: stiamo andando in una direzione in cui questi nostri grossi creditori chiederanno prima o poi conto di tutti questi soldi, che ogni volta chiediamo loro, perché il debito aumenta sempre di più, e aumentano sempre di più gli interessi sul debito; e visto che non abbiamo neanche una moneta, facciamo fatica a prendere provvedimenti per contrastare questo circolo vizioso, questo cane che si morde la coda. E dall'altra parte ci sono i creditori, che stanno iniziando a farsi valere. Perché ?

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  VITTORIO FERRARESI. Perché l'Italia non ha ormai grosse risposte economico-finanziarie da dare, ma ha sicuramente un patrimonio, patrimonio turistico, patrimonio culturale, patrimonio storico, patrimonio di aziende e di piccole e medie imprese che ci hanno resi celebri nel mondo: il nostro know-how, il nostro cervello, la nostra intelligenza, i nostri prodotti locali.
  Ecco, credo che se non andiamo ad intervenire con questo ordine del giorno in maniera seria, diminuendo il debito pubblico e quindi anche l'interesse sul debito, credo che questi creditori, come squali, come cani affamati si avventeranno sulla «preda Italia», chiedendoci sacrifici che i cittadini ovviamente non possono più fare in un momento di crisi, chiedendoci di svendere il nostro patrimonio pubblico, che è l'unica cosa che in questo mondo di lavoro sfrenato, di ricerca sempre maggiore della produzione e del consumo ci rende indipendenti da tutte le altre nazioni del mondo: il nostro cervello.

  PRESIDENTE. Il deputato Crippa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3606-A/59.

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, colgo l'occasione, illustrando quest'ordine del giorno, per parlare di una questione importante, molto sentita dagli operatori professionisti che seguono la questione aperta delle banche, dell'accesso al credito e l'apertura dei mutui legata alle valutazioni delle perizie immobiliari e delle stime. Ormai il mercato delle perizie immobiliari – credo di non offendere nessuno – mi viene da definire come un mercato del pesce, dove fondamentalmente ormai tutto quello che poteva essere svilito, anche dal punto di vista della professione, viene abbondantemente sottopagato, ceduto direttamente a società immense che gestiscono, con corsi di formazione a pagamento, la possibilità per i professionisti di fare le perizie degli immobili oggetto di mutui bancari. Il problema è che anche queste perizie non hanno, in linea di principio, nessun controllo generale che possa garantire una qualità del contenuto dell'intera perizia stessa. Come ormai credo sia sotto gli occhi di tutti, c’è qualcosa che non va nel sistema, Viceministro, perché se da un lato abbiamo un istituto di credito che incarica un professionista di una società con cui, in qualche modo, ha stipulato accordi di natura commerciale...

Pag. 48

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Crippa. Sento forte brusio da questa parte dell'Aula: li guardo ma non li nomino. Prego, onorevole.

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, dicevo che la valutazione della perizia immobiliare oggi viene affidata a società con cui gli istituti bancari hanno dei rapporti di natura economico-finanziaria e il soggetto che deve fare la perizia, ahimè, viene sottopagato ed esegue una perizia sommaria. È sotto gli occhi di tutti che qualcosa è andato storto in passato, Viceministro, rispetto ai valori delle perizie e i mutui erogati. Quindi, se qualche anno fa c'era la corsa al rialzo del valore di perizia dell'immobile, perché di fatto era addirittura quasi incentivato a concedere mutui al 100 per cento del valore immobiliare – perché bastava incrementare il valore immobiliare di 20-30 mila euro, di fatto, anche quando era facilmente aggirabile il tetto massimo dell'80 per cento del valore di perizia –, oggi questo ha portato ovviamente a delle criticità – soprattutto per le banche – di rivalutazione dei debiti che hanno contratto magari con cittadini che non sono stati poi in grado di pagare quelle rate. Di fatto, c'era un po’ questa operazione di connivenza anche nella perizia stessa legata al mutuo. Credo che sia opportuno – questa è la richiesta che facciamo all'interno in questo ordine del giorno – adottare ogni iniziativa utile al fine di stabilire concretamente che l'attività valutativa degli immobili venga effettuata secondo gli standard affidabili descritti in premessa, cioè almeno un riconoscimento in base alla norma UNI 11558 relativa al valutatore immobiliare. Quanto meno, cerchiamo di standardizzare quello che deve essere contenuto all'interno di una perizia e in che modo si debba andare a farlo, perché altrimenti credo che anche questi tipi di perizie vengano sempre poi caricate, ahimè, sul consumatore.
  Per cui, di fatto, alla fine, se vuoi un mutuo, ti accolli anche la spesa della perizia stessa, che è una perizia priva di un valore reale, spesso molto, molto sommaria e peraltro non comparabile con una perizia effettuata magari con una dovizia di particolari, che sarebbe auspicabile in questo senso. Noi chiediamo che di fatto vengano incanalate, all'interno di una procedura certificata, le valutazioni delle perizie immobiliari, evitando così che le grosse società possano ricorrere a un mercato delle vacche, sottopagando i professionisti e facendo leva sul fatto che oggi non c’è nessun tipo di attività nel settore edilizio e quindi l'unica speranza sia quella di fare una perizia, una stima di valore immobiliare a 100-150 euro.

  PRESIDENTE. Concluda.

  DAVIDE CRIPPA. Questa condizione per i professionisti è inaccettabile, ma soprattutto ancora di più per i consumatori, che si trovano una perizia priva di alcun valore concreto.

  PRESIDENTE. La deputata Liuzzi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3606-A/52.

  MIRELLA LIUZZI. Presidente, con questo provvedimento, l'ennesimo a favore degli istituti di credito, è chiaro come il Governo sia un burattino nelle mani delle banche: in tre anni è stato infatti capace di realizzare almeno sei provvedimenti a favore delle banche e zero per i problemi reali del Paese. Vediamo quali: il «decreto IMU-Banca d'Italia», che ha regalato 7 miliardi e mezzo di euro alle banche private; l'accorpamento delle banche popolari, le uniche che fornivano credito alle PMI; l'accorpamento delle banche di credito cooperativo; il bail-in, che mette a rischio i conti correnti dei cittadini in caso di perdita delle banche; il «decreto salva-banche», compresa quella del papà indagato del Ministro Boschi; l'esproprio della casa, senza passare dal tribunale, in caso si paghi in ritardo le rate del mutuo, venuto alla luce grazie alle proteste del MoVimento 5 Stelle. Chi ne ha pagato le conseguenze ? Tutti i piccoli soci e risparmiatori, che spesso sono gli stessi correntisti indotti dai manager bancari a diventare pure azionisti e obbligazionisti sulla Pag. 49fiducia, ma che sono ignari delle condizioni reali della loro banca. La mortificazione del credito orientato ai territori e all'economia reale e l'accentramento degli intermediari in pochi colossi sempre più grandi sono i veri scopi del decreto, che riforma o, meglio ancora, deforma la natura degli istituti cooperativi.
  Ma diciamo agli italiani cosa accadrà con l'approvazione di questo provvedimento. Le circa 360 BCC presenti in Italia finiranno sotto un'unica grande holding in forma di Spa; i singoli istituti verranno vincolati al grande contenitore, con patrimonio sopra la soglia del miliardo di euro, da un patto di coesione; la riforma contempla che i margini di indipendenza di ogni banca siano direttamente proporzionali al suo stato di salute; il patto di coesione prevede diritti e doveri reciproci, ma il ricatto del grande capitale esplica l'obbligo di adesione, pena la perdita della licenza bancaria; il capitale della holding, inoltre, è sottoscritto in prevalenza dalle stesse BCC, ma, in caso di difficoltà, può aprirsi ad altri apporti, e questo ne fa il cavallo di Troia per l'ingresso della finanza speculativa nell'ultima fortezza del fare banca a fini mutualistici e solidaristici. Poi c’è il capitolo della cosiddetta way out, che consentirebbe di emanciparsi dal controllo della holding unica solo con un patrimonio netto superiore ai 200 milioni di euro e previo pagamento di un'imposta sostitutiva sulle riserve indivisibili pari al 20 per cento, ma mantenendo la licenza bancaria; al posto della trasformazione obbligatoria in Spa, prevista fino a ieri, si dovrebbe arrivare al conferimento del capitale della BCC a una cooperativa di controllo, mentre l'attività bancaria passerebbe a una Spa controllata. Anche le banche di credito cooperativo minori potranno restare fuori dalla holding, ma con un patrimonio netto superiore a 200 milioni di euro e in ogni caso dovranno conferire l'attività bancaria della Spa controllata alla coop maggiore Spa, cui parteciperanno con quote minoritarie, ovviamente. Il piano è chiaro, è evidente da tempo, ma ora la maggioranza ha gettato giù la maschera: la riforma delle BCC serve a regalare il settore cooperativo al grande capitale speculativo e, prima o poi, con la scusa della solidità patrimoniale, si potrà regalare la cassaforte del risparmio mutualistico ai soliti pirati finanziari. Il MoVimento 5 Stelle ha tentato di intervenire per modificare questo provvedimento e soprattutto per combattere duramente il trionfo del modello unico «banca-Spa», che ha generato gli sfasci del post-Lehman Brothers. Nel merito, abbiamo provato a sopprimere le norme secondo cui è obbligatorio per le BCC aderire a un unico gruppo cooperativo per mantenere la licenza.
  Il MoVimento 5 Stelle difende il patrimonio del settore dall'aggressione che deriva dalla way out e ne prevede la piena devoluzione ai fondi mutualistici. Abbiamo anche tentato di ridimensionare i poteri della S.p.A. capogruppo, sostituendo la forma giuridica in consorzio, benché questo Governo non ha previsto reali barriere all'ingresso di capitali estranei al mondo cooperativo. Inutile dire che tutti i tentativi fatti sono stati ignorati da una maggioranza sorda, ed ora con la fiducia non si è potuto procedere nemmeno alla modificazione e alla discussione degli emendamenti.
  Con la semplificazione forzata del patrimonio bancario sappiamo, e lo sa anche Renzi, che significa desertificare il credito per le piccole e medie imprese e invece è proprio da queste ultime che il Paese dovrebbe ripartire.
  Questo decreto è un salvagente statale per le malefatte delle banche; i cittadini devono conoscere come l'Esecutivo stia calpestando i principi costituzionali della tutela del risparmio e della libera iniziativa economica. Ed è per queste ragioni che, con l'approvazione di questo ordine del giorno, vorremmo ridimensionare il danno, impegnando il Governo ad assumere ogni iniziativa volta a concedere una garanzia pubblica anche su tutti i conti correnti e i libretti del risparmio aperti presso le filiali delle banche...

Pag. 50

  PRESIDENTE. Onorevole Liuzzi, concluda, per colpa mia non l'ho avvertita prima, però ha finito il tempo. Quindi, cerchi di concludere.

  MIRELLA LIUZZI. ...presso le banche italiane e le filiali estere nel territorio della Repubblica italiana, con qualsiasi valore di giacenza media annua (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

  PRESIDENTE. La deputata Sarti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3606-A/25.

  GIULIA SARTI. Grazie Presidente. Il mio ordine del giorno riguarda l'articolo 16 di questo assurdo, allucinante, ormai lo abbiamo definito in tutti i modi, provvedimento. E l'articolo 16 in esame prevede delle misure fiscali di favore per gli atti e provvedimenti che trasferiscono la proprietà o diritti reali su immobili sottoposti a vendite giudiziarie, prevedendo l'applicazione dell'imposta di registro nella misura fissa di 200 euro, a condizione che l'immobile, se acquistato da imprese, venga ceduto nei due anni successivi ovvero se acquistato da privati venga posseduto per almeno un quinquennio e sia adibito a prima casa. L'applicazione di questa imposta agevolata è quindi subordinata alla condizione che l'acquirente, se si tratta di un'impresa, dichiari, che intende trasferire il bene nuovamente entro due anni, mentre, se è un privato, dovrà adibire il bene a prima casa e mantenerne la proprietà per almeno cinque anni. In teoria, come chiarito nella relazione illustrativa, la disposizione è finalizzata a favorire la dismissione degli immobili oggetto di procedure esecutive, rendendo più appetibili gli immobili posti in vendita giudiziaria. Tuttavia, perseguendo questa finalità, non va trascurato che, oltre a soddisfare l'esigenza del creditore al recupero del credito, la procedura esecutiva deve tutelare, al contempo, l'interesse del debitore a non vedersi depauperato, per mere logiche di profitto, il valore del patrimonio posto in esecuzione. Tale interesse è meritevole di tutela quanto l'interesse del creditore alla soddisfazione del credito. La tutela del patrimonio del debitore infatti trova riconoscimento nei principi fondamentali sanciti dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo, nonché in numerose pronunce della Corte costituzionale. La Consulta ha già sancito in passato l'illegittimità costituzionale di una disposizione, l'articolo 85 del decreto del Presidente della Repubblica n.602 del 1973, in considerazione della sua irragionevolezza la quale discende dal fatto che la norma, nello stabilire il prezzo del trasferimento immobiliare, fissa un ammontare che prescinde da qualsiasi collegamento con il valore del bene e che può essere anche irrisorio; era la sentenza n. 281 del 2011. Da notare che, ove non si realizzi la condizione del ritrasferimento entro il biennio, le imposte di registro, ipotecaria e catastale, saranno dovute nella misura ordinaria e si applicherà una sanzione amministrativa del 30 per cento, oltre gli interessi di mora di cui all'articolo 55, comma 4, del testo unico delle disposizioni concernenti l'imposta di registro, di cui al decreto del Presidente della Repubblica del 1986 n.131. Non possiamo condividere l'applicazione della sanzione amministrativa del 30 per cento in caso di mancata vendita dell'immobile entro il biennio dall'acquisto. La norma infatti prevede l'applicazione di una sanzione amministrativa-tributaria indipendentemente dalla colpevolezza del soggetto.
  In pratica, la sanzione scatterebbe solo perché non si procede alla vendita nel biennio, senza tener conto delle ragioni indipendenti dalla volontà del contribuente che potrebbero aver contribuito all'inottemperanza della disposizione citata. Sotto tale profilo, dunque, la norma si pone in contrasto, secondo noi, con il principio di colpevolezza della sanzione, che trova il suo fondamento nell'articolo 27 della Costituzione, applicabile all'ambito amministrativo, come previsto dall'articolo 4, del decreto legislativo n. 472 del 1994. Io mi chiedo se sono stati valutati i possibili rischi di legittimità costituzionale contenuti in questo provvedimento, e la Pag. 51risposta è che il PD, a nostro parere, se ne frega altamente della possibile illegittimità costituzionale delle norme che ha introdotto e introdurrà nell'ordinamento. Se ne frega perché un legislatore normale, un legislatore serio, non penserebbe mai, come abbiamo visto anche in questo caso, di introdurre non solo una disposizione come questa, che appunto prevede la violazione, secondo noi, del principio di colpevolezza sancito all'articolo 27 della Costituzione, ma anche il caso di reintroduzione dell'anatocismo bancario. Come può venire in mente di fare una cosa del genere, quando si sa già che comunque sarebbe passibile eventualmente di ricorsi e comunque di illegittimità costituzionale ? Con questo ordine del giorno, chiedo, in realtà, di impegnare il Governo a tutelare maggiormente il debitore, quindi a pensare anche e non solo agli interessi del creditore, ma anche a tutelare il patrimonio del debitore e quindi ad assumere ogni genere di iniziativa, anche di carattere normativo, volta introdurre misure per prevedere la possibilità di sospendere la procedura esecutiva di vendita giudiziaria nel caso in cui emerga la possibilità per il debitore di procedere alla vendita privata del bene con garanzia di un maggiore realizzo, tutelando l'interesse alla preservazione del patrimonio del debitore e l'interesse alla soddisfazione dei crediti.
  Nulla di particolare, semplicemente un pensiero in più a favore dei cittadini in difficoltà in questo momento storico, in questa situazione di crisi, piuttosto che pensare sempre agli interessi dei creditori e delle banche.

  PRESIDENTE. La deputata Lorefice ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3606-A/74.

  MARIALUCIA LOREFICE. Grazie Presidente. Naturalmente anch'io, come i miei colleghi, esprimo la mia contrarietà a questo decreto, che è stato utilizzato come uno strumento per smantellare quel poco che resta del credito sul territorio, del risparmio mutualistico e solidaristico. Con la normativa che si vuole introdurre, infatti, le circa 360 banche di credito cooperativo esistenti in Italia saranno costrette a finire sotto il controllo di una holding unica Spa. Inoltre, con questo nuovo sistema, nei casi di difficoltà patrimoniale e di sostenibilità finanziaria, il MEF potrà decidere di aprire la holding a capitali diversi da quelli mutualistici, quindi anche a quelli speculativi del modello «banca-Spa». Non dimentichiamoci che la grande crisi del 2008 è stata generata proprio da questo.
  Con questo ordine del giorno, che porta la mia prima firma, chiediamo al Governo di prevedere la nullità del rilascio della garanzia da parte dello Stato nei casi in cui sia stato accertato il conflitto di interessi. A tal riguardo, il decreto, allo scopo di alleggerire i bilanci delle banche e dei crediti deteriorati divenuti difficilmente esigibili e che impediscono alle stesse di erogare nuovi crediti, ha stabilito di dare la possibilità di cartolarizzare i crediti con la garanzia dello Stato. Quindi, in questo modo, le banche potranno «impacchettare» i loro crediti deteriorati e venderli a società specializzate nel recupero crediti. Queste, a loro volta, per finanziarsi, potranno emettere obbligazioni che saranno direttamente collegate alla buona riuscita del recupero crediti e – qui viene il bello – le più sicure saranno garantite dallo Stato; questa è la tanto sentita bad bank. In pratica, si vuole prevedere che il Ministero dell'economia e delle finanze, per diciotto mesi dalla data di entrata in vigore del decreto-legge, possa concedere una garanzia dello Stato sulle passività emesse nell'ambito di operazioni di cartolarizzazione.
  Si contesta anche la legittimità costituzionale, relativa all'articolo 81 della Costituzione, di questa procedura, che dispone garanzie dello Stato, anche se a fronte di corrispettivo, per agevolare l'acquisizione di crediti deteriorati mediante la cartolarizzazione. Si sono già verificati in passato casi in cui lo Stato è intervenuto a prestare garanzie nell'ambito dei rapporti tra pubblico e privato, ma allo scopo di sostenere il sistema produttivo e il rilancio economico, incrementando Pag. 52in tal modo la nascita di nuove aziende, come nel caso della prestazione di garanzia statale alle piccole e medie imprese o alle nuove imprese innovative, le cosiddette start-up. Ora, come si può facilmente capire, nel decreto-legge in discussione l'obiettivo della garanzia dello Stato invece è molto diverso rispetto a quello di sostenere e rilanciare l'economia, come negli esempi che ho fatto poco prima. In questo caso infatti lo Stato vorrebbe prestare garanzie allo scopo di indurre risparmiatori e investitori ad acquistare titoli correlati a crediti fortemente deteriorati, il cui grado di inesigibilità porterà quasi sicuramente all'escussione della garanzia. Con molta probabilità ci sarà un conseguente impatto sul debito pubblico e sul deficit, si configurerà, come già si preannuncia, un vero e proprio risarcimento danni pagato ovviamente con i soldi dei contribuenti. Non è ammissibile che le banche, le quali hanno già largamente usufruito di non pochi regali da parte del Governo, oggi, con questo decreto che si vuole approvare, vedano sanati i loro conti, attraverso l'utilizzo della finanza, di titoli e di obbligazioni, e, cosa ancora più grave, è che, nel caso in cui in questa complessa operazione non dovesse andare a buon fine, la garanzia dello Stato rischia di mettere a repentaglio i conti pubblici. Il MoVimento 5 Stelle è assolutamente contrario ad una copertura pubblica per le cattive gestioni del credito da parte dei manager bancari. Anche in questo caso, tramite questo ennesimo decreto, state mettendo le mani in tasca ai cittadini, state depredando il risparmio, privatizzando i profitti, socializzando le perdite. Per quanto tempo ancora, Presidente, si dovrà andare avanti così ?

  PRESIDENTE. La deputata Carinelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3606-A/54.

  PAOLA CARINELLI. Signora Presidente, il punto centrale della riforma del Governo consiste nell'introduzione di un obbligo per le banche di credito cooperativo di entrare a far parte di un gruppo bancario che abbia come capofila una Spa con un patrimonio minimo di 1 miliardo di euro. Chi non rispetta queste condizioni e non aderisce ad un gruppo più grande perde l'autorizzazione ad esercitare l'attività informa di istituto di credito cooperativo, perde quindi lo status di BCC. La banca di credito cooperativo esclusa da un gruppo bancario cooperativo può continuare l'attività bancaria solo a seguito di un'autorizzazione della Banca d'Italia e trasformandosi in Spa. Nell'ipotesi di mancata trasformazione in Spa ovvero di esclusione al gruppo bancario, la banca è tenuta a deliberare la propria liquidazione. Con questa riforma le banche di credito cooperativo perdono la loro autonomia e dovranno fare riferimento solo ad un grande gruppo, ad una grande holding. Alla società capogruppo vengono attribuiti poteri di direzione e coordinamento, in particolar modo la facoltà di opporsi alla nomina o di revocare uno o più membri degli organi di amministrazione e controllo. Inoltre, la capogruppo può sottoscrivere azioni di finanziamento con diritti amministrativi e patrimoniali in deroga ai tradizionali limiti posti a tutela della cooperazione. Vengono meno i principi del mutualismo, di cooperazione e solidarietà, quando per una cooperativa bancaria si impone l'obbligo di essere assoggettata a direzione e coordinamento di una società per azioni avente un patrimonio minimo di 1 miliardo di euro. Le modifiche introdotte dalla riforma violano i principi della nostra Costituzione, in particolare l'articolo 41, sulla libera iniziativa economica; l'articolo 45, sul riconoscimento della cooperazione e l'articolo 47, sulla tutela e l'incoraggiamento al risparmio. Il provvedimento prevede anche la regola del way out, ossia la norma che prevede che le banche di credito cooperativo con più di 200 milioni di patrimonio, versando un'imposta straordinaria pari al 20 per cento delle riserve, potranno restare fuori dalla nuova holding, trasformandosi in Spa. Il decreto autorizza il Ministero dell'economia e delle finanze a concedere una garanzia dello Stato sulle passività emesse Pag. 53nell'ambito di operazioni di cartolarizzazione. La garanzia posta dallo Stato sulle sofferenze viene estesa anche alle finanziarie, società previste dall'articolo 106 del Testo unico bancario. Questa previsione viola le disposizioni di cui all'articolo 81 della Costituzione, volte ad assicurare l'equilibrio tra entrate e spese del bilancio dello Stato.
  Esprimo la mia contrarietà al provvedimento in esame; si tratta di un testo che non tutela né i principi mutualistici e cooperativi, né quelli di solidarietà e autonomia nel rapporto con i territori e così l'intero settore del credito cooperativo risulta sconfitto. Saranno le BCC di piccola e media dimensione, che hanno sempre operato correttamente e onestamente a vantaggio dei propri territori, dei propri soci, clienti e dipendenti, a dover pagare il prezzo di questa riforma. Il provvedimento in esame dovrebbe contenere misure di consolidamento del settore bancario italiano volte a rafforzare il sistema del credito cooperativo e garantire una maggiore sicurezza del sistema bancario ed una più incisiva tutela dei risparmiatori. Si dovrebbe intervenire per risolvere i veri problemi del credito cooperativo, ad esempio creando norme che tendono a limitare i condizionamenti politici e a limitare l'erogazione dei finanziamenti non dovuti. Con questo ordine del giorno impegno il Governo ad assumere ogni genere di iniziativa, anche di carattere normativo, volta a prevedere che l'esclusione di una banca di credito cooperativo da un gruppo bancario cooperativo sia disposta solo previa autorizzazione del Ministero dell'economia e delle finanze.

  PRESIDENTE. Il deputato Scagliusi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3606-A/28.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Signora Presidente, l'attuale articolo 120 dal Testo unico bancario prevede che il Comitato interministeriale per il credito ed il risparmio stabilisce modalità e criteri per la produzione di interessi nelle operazioni poste in essere nell'esercizio dell'attività bancaria. In ogni caso prevede che, nelle operazioni in conto corrente, sia assicurata nei confronti della clientela la stessa periodicità nel conteggio degli interessi, sia debitori, sia creditori. Gli interessi periodicamente capitalizzati non possono produrre interessi ulteriori che, nelle successive operazioni di capitalizzazione, sono calcolati esclusivamente sulla sorte capitale. In definitiva, a far data dall'entrata in vigore dalla legge n. 143 del 2013, è stato fatto divieto a tutte le banche di applicare interessi sugli interessi maturati. Vorrei ricordare che, in una delibera del 9 febbraio del 2000, il Comitato interministeriale per il credito ed il risparmio ha stabilito la possibilità di capitalizzare gli interessi passivi sui contratti stipulati dopo il 1o luglio 2000. Le banche però avrebbero dovuto fare lo stesso con gli interessi attivi. Per i contratti precedenti al 2000 l'anatocismo è da considerarsi nullo. Nel 2010 una pronuncia della Corte di Cassazione ha permesso a molti clienti di agire contro le banche, chiedendo la restituzione delle somme corrisposte in precedenza in base alle clausole anatocistiche sui contratti più vecchi. In altre parole, è stato riconosciuto al correntista-debitore il diritto di recuperare quanto versato indebitamente dalla data di inizio del rapporto e fino alla sua chiusura. In ultimo, occorre segnalare che la legge di stabilità del 2014 ha stabilito delle modifiche all'articolo 120, comma 2, in base alle quali gli interessi periodicamente capitalizzati non possono produrre interessi ulteriori che, nelle successive operazioni di capitalizzazione, sono calcolati esclusivamente sulla sorte capitale. In altre parole con questa disposizione l'anatocismo avrebbe già dovuto cessare di esistere, ma i fatti dimostrano un'altra cosa. Occorre sottolineare che nel corso degli anni sono stati moltissimi i ricorsi in tribunale e le pronunce non sempre sono state a favore dei clienti. Ora con l'articolo 17-bis del decreto che stiamo esaminando, introdotto nel corso dell'esame in Commissione, è stato modificato nuovamente l'articolo 120 del Testo unico bancario, una modifica che ha reintrodotto per legge la capitalizzazione degli Pag. 54interessi, quindi il pagamento degli interessi sugli interessi. Una modifica presentata come un vantaggio per i consumatori ma che introduce una disposizione poco chiara e soprattutto priva di una previsione che escluda l'applicazione di interesse ulteriori agli interessi periodicamente capitalizzati. È vero che la maturazione degli interessi sarà solo annuale, sia per quelli a credito che per quelli a debito, quindi non più trimestrale: essi matureranno al 31 dicembre e saranno addebitati il 1o marzo sul conto corrente. Se il correntista però è incapiente e non può saldarmi prima del 1o marzo, essi saranno addebitati sul conto ed entreranno nella sorte capitale. Questa nuova formulazione della disposizione rischia di comprimere la valenza del divieto di anatocismo, soprattutto in considerazione della posizione debole del consumatore nel rapporto con l'istituto bancario o finanziario. Per le aperture di credito su conto corrente e di pagamento, o per gli sconfinamenti con o senza fido, la norma prevede che sia fatta salva la possibilità per il cliente di autorizzare preventivamente l'addebito degli interessi debitori sul conto o sulla carta, decorso un termine di sessanta giorni dalla valuta degli interessi medesimi, vale a dire il 1o marzo di ogni anno. In questo caso, la somma addebitata verrà considerata sorte capitale, quindi continuerà a produrre interessi. Dunque l'anatocismo rimarrebbe in vigore in caso di mancato pagamento, allo scopo di assicurare alla banca la possibilità di recuperare quanto prestato al cliente; in altre parole, Presidente, è una regola che implica un ritorno dell'anatocismo allo stato puro; l'anatocismo, uscito dalla porta, rientra quindi dalla finestra con un classico utilizzo ad arte delle parole.
  Per questo motivo, Presidente, col mio ordine del giorno impegno il Governo ad assumere ogni genere di iniziativa, anche di carattere normativo, volta a vietare l'applicazione di interessi ulteriori agli interessi periodicamente capitalizzati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Colletti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3606-A/24. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Grazie, Presidente. Oggi, siamo qui a discutere nuovamente di un decreto-legge che riguarda le banche. Dopo il decreto-legge sui «salva banchieri», che riguarda ovviamente il Ministro Boschi e la di lei famiglia, oggi c’è un decreto-legge che riguarda le banche di credito cooperativo, che riguarda ovvero il sottosegretario Lotti e la sua famiglia, ovvero questo strano rapporto incestuoso tra il cerchio magico renziano e le banche, soprattutto toscane, un rapporto che in un Paese normale dovrebbe allarmare, non solo la politica, ma anche le varie procure che dovrebbero indagare sui potenziali reati commessi dalle banche e dalla cricca attorno alle banche. Ma siamo in Italia e quindi in Italia purtroppo alcuni magistrati preferiscono essere contigui e complici del potere, piuttosto che combattere delle derive illegali, o addirittura che compiono reati. Questa è l'Italia e questo è anche il funzionamento della giustizia spesso italiana, ma anche del CSM che dovrebbe vigilare su tali procure e infatti, ci domandiamo perché non avvengano determinate inchieste in determinati luoghi d'Italia, lì dove, soprattutto, vi è il vero potere.
  Ma ritorniamo al decreto-legge sulle banche di credito cooperativo; in questo decreto-legge è stata inserita in realtà una disposizione, l'articolo 16, che nulla c'entra con le banche di credito cooperativo: è, in realtà, una norma di trasferimento di tassazione dallo Stato agli speculatori immobiliari soprattutto, o almeno inizialmente era così; per coloro che speculano sulle aste giudiziarie – quindi sulle case degli italiani messe all'asta, uffici, capannoni di imprese, magari decotte o in fallimento – per cui le comprano all'asta a cifre irrisorie e le rivendano, guadagnandoci anche ampiamente entro due anni, ebbene, si prevede una minore tassazione di ben 200 milioni di euro, il che ci porta a dire: se ci sono tutti questi soldi per fare un favore agli speculatori immobiliari, perché non ci sono i soldi per altre Pag. 55iniziative, magari più meritorie degli speculatori immobiliari ? La norma in sé è stata anche modificata, in parte in meglio e in parte in peggio, in Commissione, perché è stato meritoriamente – c'era anche qualche nostro emendamento nel merito – allargato, attraverso un emendamento, alla possibilità di rientrare in questo maggior favore per coloro che acquistano una casa con le aliquote di prima casa e non la rivendono nei successivi cinque anni, e, dall'altra parte, però il favore dell'aliquota minore è stato perimetrato solo a favore delle imprese, piuttosto che a favore di tutti. Quindi, ci sembra leggermente incostituzionale il fatto che una tassazione prevista dal testo unico delle spese di giustizia preveda il pagamento di una certa cifra se si ha una Srl e di un'altra se si è invece un normale cittadino e si acquista privatamente quel bene.
  Di questo ovviamente se ne dovrebbe occupare e se ne occuperà la giurisprudenza e anche la Corte costituzionale, però sono 200 milioni di euro che vanno dall'Erario verso le tasche soprattutto di speculatori immobiliari, giusto per domandarci chi muove le fila di questo Governo e dei partiti della maggioranza.
  Ebbene, d'altro canto, noi avevamo proposto che questa tassazione agevolata andasse a favore non di chi acquista per rivendere immediatamente e per farci un profitto, bensì per chi acquista per utilizzare veramente il bene, utilizzarlo come prima casa, utilizzarlo magari come ufficio o come studio professionale, o utilizzarlo anche come capannone per la propria azienda o la propria impresa, ma si vede che i favori li dobbiamo fare più agli speculatori che a chi utilizza questi beni per migliorare il Paese. L'ordine del giorno riguarda in parte l'articolo 16, ma riguarda anche e soprattutto le cosiddette procedure di esdebitazione, che sono procedure a cui purtroppo però ci si può affidare solo qualora non si abbiano ovviamente dei beni immobili aggrediti da altre persone. Questo significa che attualmente, se una persona possiede una casa, non potrà salvare la proprietà e accedere a quelle procedure di esdebitazione, ma sarà costretto, attraverso le stesse procedure, piuttosto che passare attraverso una messa all'asta, a una vendita forzata attraverso un consulente nominato dal tribunale. Questo provoca l'innato problema: l'ordinamento e la giustizia dovrebbero tutelare la casa degli italiani, anche magari dei più poveri, di quelli che, anche non per colpa loro, sono stati licenziati o non trovano lavoro, oppure dovrebbero tutelare i più forti, coloro che speculano sulla casa degli italiani ? La vostra risposta l'avete data: preferite aiutare gli speculatori immobiliari; noi, con questo ostruzionismo, diamo la nostra: preferiamo aiutare i cittadini italiani.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Colletti. Dovevo una risposta sulla questione sollevata dal deputato Baroni, relativa all'annullamento della votazione procedurale di rinvio ad altra seduta del provvedimento in esame.
  A questo proposito, desidero precisare, in primo luogo, che non ricorrono i presupposti previsti dall'articolo 57, comma 1, del Regolamento, perché possa essere adottata una tale decisione. Tale disposizione prevede infatti che il Presidente, apprezzate le circostanze, possa annullare la votazione soltanto quando si verifichino irregolarità, laddove nel caso di specie la votazione si è svolta regolarmente.
  Per quanto riguarda poi il profilo della contestualità della votazione in Assemblea con quella della costituzione della Commissione d'inchiesta sulla morte di Emanuele Scieri, risulta alla Presidenza che l'appello nominale per l'elezione della presidente si è concluso alle ore 14,45, mentre la proposta del rinvio ad altra seduta è stata votata alle ore 14,49.
  Il deputato Sibilia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3606-A/29.

  CARLO SIBILIA. Presidente, innanzitutto delle dovute premesse, che sono quelle di voler segnalare come è imbarazzante dover stare in quest'Aula – lo dico anche a chi ci guarda –, perché ieri, tra i Pag. 56fatti tragici accaduti in Europa, è passato in sordina come la figlia di un indagato per il crac di Banca Etruria sia venuta qui a mettere l'ennesima fiducia su un decreto che parla di banche e, ancora una volta, a favore delle banche. Sta passando sotto silenzio che la famiglia Boschi aveva un conflitto di interessi grande quanto una banca e che tranquillamente la figlia di un padre indagato per un crac venga qui a porre la questione di fiducia sul «decreto banche di credito cooperativo». Io penso che in un qualsiasi Paese normale di qualsiasi democrazia occidentale, se ci fosse un Ministro con dei legami all'interno di un Governo che fa un provvedimento per salvare la banca dove lavorava il padre, in qualsiasi Paese sano, in qualsiasi democrazia sana, verrebbero quanto meno interessate tutte le televisioni; giustamente fanno allontanare i ragazzi dalle tribune, perché è pericoloso dover ascoltare come il nostro Governo sia sovversivo e vada in direzione assolutamente opposta a quella che è la democrazia e a quelle che sono le regole che dovreste ascoltare; purtroppo vi portano via, dovreste conoscere questa gente con quanti conflitti di interessi sta governando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  I primi siete voi, a doverli conoscere cari ragazzi; voi che siete nelle scuole, dovreste essere i primi poi a garantire che queste cose non accadano mai più e che persone così non vadano mai più al Governo !
  Questa è la prima parte dell'imbarazzo che mi pervade, voi sicuramente non ne avete. Però, un'altra cosa veramente imbarazzante è che proprio in questi giorni, dove noi stiamo cercando, intervento per intervento, di ostruire questa pratica assurda del favoreggiamento delle banche da parte del Governo, la Presidenza si prende la briga di analizzare immediatamente i nostri comportamenti ostruzionistici sul decreto che favoriva le banche nei confronti dei mutui, perché il MoVimento 5 Stelle si sarebbe reso colpevole di bloccare la Commissione finanze nella quale il Governo ha riconosciuto tutta la sua inadeguatezza, quindi il nostro gesto ha portato alla fine a una grande vittoria per i cittadini, perché bastava che otto rate di mutuo venissero saltate dal pagamento per permettere alla banca di mettere le mani sulle case oggetto del mutuo; grazie alla nostra azione ostruzionistica questo numero è passato da otto a diciotto rate. Questo che significa ? Che questa azione forse non dovrebbe essere penalizzata, ma dovrebbe essere applaudita, dovrebbe essere elogiata, sia all'interno del Parlamento che all'esterno ! Questo vi fa capire qual è il modus operandi che dobbiamo avere nei vostri confronti per ottenere qualcosa a favore dei cittadini, perché questo è l'ennesimo provvedimento a favore delle banche, ma non a favore delle banche in sé, a favore delle Spa, delle banche che diventano società per azioni.
  Avevamo due organismi in Italia che rendevano possibile l'elargizione del credito alle piccole e medie imprese; due erano: le banche popolari e le banche di credito cooperativo. Due organismi bancari che hanno assorbito le crisi, ed è per questo che l'Italia non si è trovata a gambe all'aria totalmente, nonostante sia un cadavere quasi moribondo. L'economia italiana infatti sta diventando un cadavere. Chiaramente il Governo ha toccato questi due organismi: banche popolari e banche di credito cooperativo. Per fare che cosa ? Per obbligarli a delle fusioni e a degli accorpamenti, che faranno sì che il nostro sistema bancario, legato al territorio – quello da dove voi venite, quello da dove tanti deputati vanno alle assemblee dei soci di Banco Popolare, di Banca Popolare di Milano, di Novara, tutte queste banche che davano prestiti alle piccole e medie imprese, per i quali queste piccole e medie imprese vi hanno anche votato per eleggervi alle amministrative e voi gli avete fatto il regalo di abolire il loro voto capitario, togliendogli quindi la possibilità di decidere qual è il destino della loro banca, la banca che dà i prestiti per fare impresa – sarà attaccabile dai grandi capitali esterni. Quindi il nostro sistema bancario verrà mangiato ! I risparmi dei cittadini verranno attaccati dalle grandi multinazionali estere e questa è la visione di questo Governo, che, chiaramente, non Pag. 57può che vederci all'opposizione. Un Governo che ha solo trattato il tema delle banche per tutta la legislatura, sempre provvedimenti a favore di questi grandi banchieri ! Altro che togliere i banchieri di mezzo ! Il Presidente Renzi, il 21 gennaio 2016, ha dichiarato che in questo Paese ci sono troppe banche: le sta facendo fuori una ad una ! Il problema è che nelle nostre banche ci sono i risparmi e che i nostri risparmi insieme a loro spariranno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. La deputata Marta Grande ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno 9/3606-A/27.

  MARTA GRANDE. Presidente, il mio ordine del giorno n. 9/3606-A/27 fa riferimento all'articolo 16, come molti degli ordini del giorno discussi precedentemente dai miei colleghi; l'articolo 16 della legge di conversione in legge del decreto-legge n. 18 del 14 febbraio 2016, recante misure urgenti concernenti la riforma delle banche di credito cooperativo, la garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze, il regime fiscale relativo alle procedure di crisi e la gestione collettiva del risparmio, che stiamo trattando da questa mattina.
  Il mio ordine del giorno, che vado ad illustrare, si riferisce nello specifico alla questione delle abitazioni dei cittadini italiani che, chiaramente, è uno dei principali punti interrogativi e di preoccupazione che le persone fuori ci chiedono, ma che chiedono anche a tutti i partiti.
  Il mio ordine del giorno recita: premesso che l'articolo 16 del decreto in esame prevede misure fiscali di favore per gli atti e provvedimenti che trasferiscono la proprietà o diritti reali su immobili sottoposti a vendite giudiziarie, prevedendo l'applicazione dell'imposta di registro nella misura fissa di 200 euro, a condizione che l'immobile, se acquistato da imprese, venga ceduto nei due anni successivi, ovvero se acquistato da privati venga posseduto per almeno un quinquennio e sia adibito a prima casa. Come chiarito nella relazione illustrativa la disposizione è finalizzata a favorire la dismissione degli immobili oggetto di procedure esecutive rendendo più appetibili gli immobili posti in vendita giudiziaria. Tuttavia, perseguendo tale finalità, non va trascurato che oltre a soddisfare le esigenze del creditore al recupero del credito, la procedura esecutiva deve tutelare al contempo l'interesse del debitore a non vedersi depauperato, per mere logiche di profitto, – torniamo alle solite logiche di profitto per cui appunto il MoVimento Cinque Stelle viene visto come un complottista – il valore del patrimonio posto in esecuzione. Tale interesse è meritevole di tutela quanto l'interesse del creditore alla soddisfazione del credito.
  La tutela del patrimonio del debitore trova riconoscimento nei principi fondamentali sanciti dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo, nonché in numerose pronunce della Corte Costituzionale. La Corte Costituzionale ha già sancito in passato l'illegittimità costituzionale di una disposizione, nello specifico faccio riferimento all'articolo 85 del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973, in considerazione della sua irragionevolezza, la quale discende dal fatto che la norma, nello stabilire il prezzo del trasferimento immobiliare, fissa un ammontare che prescinde da qualsiasi collegamento con il valore del bene e che può essere anche irrisorio. Nello specifico, è scritto nell'ordine del giorno, ma voglio ricordarlo, si tratta della sentenza della Corte Costituzionale n. 281 del 2011.
  Concludo il mio ordine del giorno con un impegno, ovvero si impegna il Governo ad assumere ogni genere di iniziativa, anche di carattere normativo, volta ad estendere le misure che consentono il risanamento del debito anche ad eventuali terzi acquirenti dell'immobile ipotecato. In conclusione di questa spiegazione del mio ordine del giorno, chiaramente sottolineo la mia contrarietà, così come quella del gruppo, a questo decreto legge. Si tratta dell'ennesimo decreto legge a favore delle banche in questa legislatura, e ne abbiamo visti svariati, l'ennesimo decreto che si conclude con una fiducia, l'ennesima fiducia Pag. 58di questa legislatura che non porta ad una discussione seria in Aula del testo, delle ripercussioni che poi questo testo avrà sulla vita delle persone. Per fare un riferimento molto spicciolo, qualche giorno fa mi trovavo al consiglio comunale aperto della mia città – la città di Civitavecchia – nella quale, purtroppo, Banca Etruria, con il suo fallimento, ha creato una serie di problemi nei confronti dei cittadini di Civitavecchia, ma anche nei confronti anche di tutti quei cittadini italiani che, purtroppo, hanno perso gran parte dei loro risparmi.
  Continuiamo allora su questa linea, il Governo continui sulla linea di voler tutelare le banche a discapito dei risparmiatori, di voler tutelare le banche senza una discussione qui in Aula, si tronca il dibattito come al solito, come già detto, con la fiducia. Pertanto, dichiaro il mio voto contrario a questo decreto, così come quello del Movimento 5 Stelle, e continueremo la nostra discussione sugli ordini del giorno.

  PRESIDENTE. Il deputato Frusone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3606-A/31.

  LUCA FRUSONE. Grazie, Presidente. Ci troviamo in quest'Aula e devo dire che in questo provvedimento troviamo veramente delle cose incredibilmente contrastanti e un'ipocrisia a tratti devastante nell'azione del Governo, specialmente quando si parla di banche e di economia. Infatti, basta vedere quello che ritroviamo non solo su questo testo, ma anche su quelli passati, al di là di tutte le cose che ormai sono ben note, quindi tutto il discorso delle banche salvate, del padre del Ministro Boschi e mille altre cose che abbiamo ribadito con forza anche questa mattina davanti Montecitorio. Ma entriamo nel merito delle cose, anche se il discorso del padre della Boschi è qualcosa di molto importante: in un Paese normale non sarebbe mai accaduto.
  Però, se noi entriamo effettivamente anche nello specifico di alcune cose, troviamo delle situazioni paradossali. Infatti, questa riforma del settore bancario cooperativo introduce l'obbligo per le banche di credito cooperativo di aderire ad un gruppo bancario, che, di fatto, priva le banche aderenti al relativo contratto di coesione dell'autonomia e della libertà di gestire il medesimo istituto di credito. Infatti, alla società capogruppo vengono attribuiti i poteri di direzione e coordinamento e, in particolar modo, la facoltà di opporsi alla nomina o di revocare uno o più membri degli organi di amministrazione e controllo. La capogruppo può, altresì, sottoscrivere azioni di finanziamento con diritti amministrativi e patrimoniali in deroga ai limiti imposti dall'articolo 2526 del codice civile. Il contratto di coesione, poi, prevede criteri e condizioni di adesione, soprattutto criteri di diniego all'adesione o di esclusione dal gruppo, la liquidazione della medesima.
  Per quanto riguarda, invece, le disposizioni introdotte dalla riforma in esame, queste violano, ad avviso del gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle, le disposizioni di cui all'articolo 45 della Costituzione, proprio perché sono poste a tutela e promozione della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. Inoltre – arriviamo ad un punto piuttosto particolare – il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato a concedere una garanzia pubblica – una garanzia pubblica – sulle passività nell'ambito di operazioni di cartolarizzazione. Questa previsione viola le disposizioni di cui all'articolo 81 della Costituzione, volte ad assicurare l'equilibrio tra entrate e spese del bilancio dello Stato. In particolar modo, lo Stato provvederà a prestare garanzie su titoli caratterizzati da crediti deteriorati, il cui grado di inesigibilità è elevato, e porterà con molta probabilità all'escussione della garanzia pubblica, con un conseguente impatto sul debito pubblico e sul deficit. Questo, per esempio, è uno dei regali che viene previsto per le banche.
  Come dicevo all'inizio del mio intervento, tutto questo è paradossale. Infatti, noi ci troviamo in una situazione in cui lo Stato italiano, grazie ai vari Governi che si Pag. 59sono succeduti, si trova in una situazione economica disastrosa. Noi dovremmo ricordare le cosiddette clausole di salvaguardia, che sono state previste negli anni, che nel 2016 sono state annullate con un intervento molto massiccio sulla finanza pubblica, ma che pendono, come una spada di Damocle, sulla nostra testa per il 2017 e per il 2018. Quindi, noi, in poche parole, se non troveremo all'incirca 15 miliardi nel 2017, 20 miliardi nel 2018 e altri 20 miliardi nel 2019, oltre naturalmente a quello che è previsto per la spesa pubblica, assisteremo a qualcosa che metterà definitivamente in ginocchio questo Paese, ossia l'aumento dell'IVA. Quindi, arriveremo all'IVA al 24 per cento, fino all'IVA al 25 per cento. Come dicevo prima, ci troviamo in una situazione in cui siamo veramente con l'acqua alla gola, un po'come il debitore dello strozzino che va dallo strozzino disperato e chiede di rimandare il giorno di riscossione, dicendo però che porterà il doppio fra un mese, mettendosi ancora di più nei guai. Noi, in poche parole, anzi voi avete fatto questo con le clausole di salvaguardia, per avere più tempo dall'Europa.
  Ma che cosa accade poi ? Che addirittura ci sono dei benefit, vengono fatti praticamente dei regali, che presenteranno maggiori oneri per la finanza pubblica, connessi proprio alla concessione delle garanzie che ho esposto poco fa.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Frusone.

  LUCA FRUSONE. Concludo, Presidente. Quindi, l'ordine del giorno impegna il Governo semplicemente a far sì che non scattino queste clausole di salvaguardia, proprio per i regali che vengono fatti alle banche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La deputata Basilio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3606-A/32.

  TATIANA BASILIO. Grazie, Presidente. Io volevo fare una piccola premessa prima di descrivere il mio ordine del giorno, ricordando i quattro decreti che il Governo Renzi ha regalato ai cittadini italiani per salvaguardare le banche. Sono quattro decreti portati attraverso il PD, attraverso il partito di questo – io lo chiamerei così – despota – perché non è stato eletto dai cittadini italiani, ce lo siamo ritrovato nominato in questa XVII legislatura –, che sta governando in maniera indegna questo Paese, a mio avviso, a nostro avviso e non solo a nostro avviso, ma anche secondo il parere e il giudizio di molti cittadini italiani. Visto da fuori, questo Paese ormai è una grandissima nave, che aveva già delle enormi falle e stava imbarcando acqua ed ora sta completamente e letteralmente affondando, con dei carichi da 90 che nessun italiano potrà mai – ripeto, mai – sopportare. Infatti, non vengono più messe le mani in una sola tasca dei pantaloni degli italiani, ma addirittura le tasche dei cittadini italiani vengono completamente svuotate, quando, invece, le entrate rimangono sempre le stesse, perché gli stipendi non aumentano, ma, invece, aumenta il costo quotidiano della vita.
   Questi quattro decreti ci ricordano che noi non siamo una Repubblica fondata sulle banche e nemmeno una Repubblica governativa, ma siamo una Repubblica parlamentare. Per ricordarli, sono un fantastico decreto IMU Bankitalia, che ha portato via 7 miliardi di euro dal tesoretto degli italiani, 7 miliardi di euro che sono stati di nuovo regalati agli istituti di credito privati. Poi, abbiamo il bail in: un bel salvataggio delle banche con i soldi dei correntisti. Si prosegue, poi, con un decreto salva banche, con cui viene azzerato il valore di azioni e obbligazioni dei cittadini. Per finire, c’è un decreto legislativo mutui, in cui il Governo consente alle banche l'esproprio degli immobili. L'immobile, la casa per i cittadini italiani è un valore. Vorrei domandare al Governo Renzi: tolta quella casa, queste persone dove andranno a vivere ? È vero, le rate dei mutui devono essere pagate, ma non si può pensare che, dopo sette o diciotto rate Pag. 60che consecutivamente non verranno pagate, verrà espropriata la casa. Inizialmente si diceva addirittura che la casa veniva espropriata da una persona che veniva inviata dalla banca e nemmeno dal tribunale. Poi, per fortuna, grazie ai nostri interventi, alcune piccole modifiche sono state fatte.
  Prima di passare al mio ordine del giorno, voglio semplicemente ricordare che se tutti in quest'Aula dovessimo rileggere la Costituzione, noi dovremmo ricordare che siamo una Repubblica parlamentare. Quindi, dovremmo ritornare a legiferare in quest'Aula, in queste Aule del Parlamento. Infatti, tra Camera e Senato ormai non si fa altro che ratificare decreti su decreti, i quali decreti, per la maggior parte, vengono anche votati ormai a fiducia. Il nostro caro Ministro Boschi, che a dicembre è venuta «a piangere», quando noi abbiamo chiesto le sue dimissioni, che con il senno di poi sono altamente e palesemente fondate, in questo momento ovviamente nemmeno c’è in Aula, perché semplicemente arriva in Aula e dice: «Bene, abbiamo posto la questione di fiducia sul decreto X, Y e Z». Ma, dato che si parla di nuovo di banche e dato lo scandalo che di nuovo è arrivato come una valanga sulla famiglia Boschi l'altro giorno – il padre è indagato, perché hanno dato milioni di euro a queste persone che lavoravano nella Banca Etruria, quando la banca probabilmente verteva già in gravissime difficoltà –, gradiremmo che il Ministro quanto meno ci metta la faccia in quest'Aula, dato che ce l'ha messa a dicembre per venire a piangere, dicendo che quando lei si è laureata suo padre addirittura ha pianto per lei. Ora passo ad una veloce illustrazione dell'ordine del giorno...

  PRESIDENTE. Ha quaranta secondi, onorevole Basilio.

  TATIANA BASILIO. Va bene. Allora leggerò solo gli impegni che faccio prima. A nostro avviso, il Governo con questo ordine del giorno dovrebbe prevedere che la società capogruppo del gruppo bancario cooperativo possa revocare i membri degli organi di amministrazione e controllo delle banche di credito cooperativo appartenenti al gruppo, previa autorizzazione del Ministero dell'economia e delle finanze. Speriamo e auspichiamo che, quando ci sarà la votazione degli ordini del giorno in Aula, questo impegno che chiediamo al Governo possa essere accolto favorevolmente perché, a nostro avviso, è un'ulteriore tutela che andrebbe a beneficio dei cittadini italiani nel caso si realizzino queste fusioni e questi accorpamenti.

  PRESIDENTE. Il deputato Paolo Bernini ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/3606-A/33.

  PAOLO BERNINI. Grazie, Presidente. Qual è il regime finanziario che detiene il vero potere economico oggi ? Dallo scandalo Lehman Brothers al family office: come è cambiato il ruolo delle banche negli ultimi anni ? Ricchi diventati super-ricchi e poveri sempre più poveri: è questa la fotografia che negli ultimi anni ha sconvolto l'intero assetto economico mondiale. L'influenza degli istituti di credito ha giocato un ruolo fondamentale e il grosso degli investimenti si è spostato su prodotti sicuri come titoli di Stato perché garantiti dalle banche centrali. Tutto ciò naturalmente gioca a sfavore dell'economia reale che soffre della mancanza di credito e prestiti non solo alle famiglie ma anche alle piccole e medie imprese che ogni giorno si vedono costrette a chiudere i battenti per una crisi che non trova nessuna uscita da quel tunnel che si chiama fallimento. In parole povere le banche sono sempre più a corto di liquidità soprattutto nel settore del piccolo e medio credito perché non raccolgono masse di denaro dai piccoli risparmiatori che sottraggono capitali al sistema Paese, spostando i propri guadagni nelle nuove istituzioni finanziare gestite dalle famiglie più potenti, creando un insieme di organismi quasi nascosti per gestire ad hoc i capitali dei super-ricchi. Sono i family office, i detentori del potere finanziario mondiale, con un sistema stimato di circa Pag. 61500 miliardi di dollari che, invadendo a macchia d'olio alcuni settori tradizionalmente gestiti dalle banche. Traggono un vantaggioso ritorno: dall'investimento nei settori energetici all'agricoltura, passando per il trade finance: sono queste nuove frontiere del guadagno con un capitale aumentato del 20 per cento rispetto a quello investito, quindi superiore al tasso interbancario corrente. La conseguenza diretta si chiama concentrazioni di denaro nelle mani di pochi che, sostituendosi alle tradizionali banche, provoca una speculazione economica su scala mondiale. In sostanza i fiumi di denaro messi a disposizione nell'ultimo ventennio non esistono più: gli investimenti si diversificano nei settori produttivi, evitando l'ammasso di capitale nei flussi finanziari ritenuti ormai a rischio default. L'astuto stratagemma risultante da tale operazione è semplice: pochi sono gli investitori e in pochi condividono i guadagni. Chi sono i family office ? Sintetizzando i nuovi magnati si sostituiscono alle banche non prestando soldi ma immettono liquidità sul mercato finanziando l'economia del futuro.
  La riforma del settore bancario e cooperativo introduce l'obbligo per le banche di credito cooperativo di aderire ad un gruppo bancario che, di fatto, priva le banche aderenti al relativo contratto di coesione e di autonomia e della libertà di gestire il medesimo istituto di credito. Infatti alla società capogruppo vengono attribuiti poteri di direzione e coordinamento e, in particolar modo, la facoltà di opporsi alla nomina o di revocare uno o più membri degli organi di amministrazione e controllo. La capogruppo può altresì sottoscrivere azioni di finanziamento con diritti amministrativi e patrimoniali, in deroga ai tradizionali limiti previsti dall'articolo 2526 del codice civile, posti a tutela della cooperazione. Il contratto di coesione prevede criteri e condizioni di adesione soprattutto criteri di diniego all'adesione e di esclusione dal gruppo. La mancata adesione al gruppo bancario implica la trasformazione della banca in società per azioni ovvero, in caso contrario, la liquidazione della medesima. Le disposizioni introdotte nella riforma in esame violano, ad avviso del presentatore, le disposizioni di cui l'articolo 45 della Costituzione poste a tutela e promozione della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. Il Ministero dell'economia e delle finanze è autorizzato a concedere una garanzia pubblica sulle passività nell'ambito di operazioni di cartolarizzazione. Questa previsione viola, ad avviso del presentatore, le disposizioni di cui all'articolo 81 della Costituzione volte ad assicurare l'equilibrio tra le entrate e le spese del bilancio dello Stato.
  In particolar modo lo Stato provvederà a prestare garanzie su titoli caratterizzati da crediti deteriorati il cui grado di inesigibilità è elevato e porterà con molta probabilità all'escussione della garanzia pubblica con un conseguente impatto sul debito pubblico e sul deficit.
  Sul piano fiscale il decreto in esame consente alle banche di credito cooperativo di rilevante dimensione di evitare la devoluzione del patrimonio ai fondi mutualistici con il pagamento di un'imposta straordinaria, con conseguente affrancamento delle riserve, in tal modo ledendo, ad avviso del presentatore, il principio dell'indivisibilità e intangibilità delle riserve e l'obbligo di devoluzione a finalità e interesse pubblico.
  Gli articoli 14 e 15 introducono, invece, ulteriori misure fiscali di favore per gli enti sottoposti alle procedure di risoluzione, prevedendo la detassazione dei contributi volontari percepiti a qualsiasi titolo nonché la non rilevanza fiscale delle minusvalenze e plusvalenze derivanti dalla cessione di diritti, attività e passività.
  L'articolo 16 prevede, infine, misure che tendono a favorire la dismissione degli immobili sottoposti a vendite giudiziarie, prevedendo l'applicazione dell'imposta di registro a misura fissa a 200 euro a condizione che l'immobile, se acquistato da imprese, venga ceduto nei due anni successivi ovvero, se acquistato da privati, venga posseduto per almeno un quinquennio.

Pag. 62

  PRESIDENTE. La deputata Corda ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3606-A/34. Prego, onorevole.

  EMANUELA CORDA. Grazie, Presidente. La riforma delle banche di credito cooperativo è solo uno degli ultimi provvedimenti scellerati varati in questa strana legislatura. Basti ricordarne uno su tutti: il decreto IMU-Bankitalia dove, con il solito specchietto per le allodole, l'espediente per così dire, si versarono senza colpo ferire svariati miliardi nelle casse delle banche private. Sorprende la disinvoltura con la quale ancora una volta si portino avanti una misura a svantaggio dei risparmiatori e ad appannaggio dell'alta finanza e dei poteri forti che fungono ad essa da impalcatura. Ci ritroviamo dinanzi all'ennesima fiducia e siamo costretti, nostro malgrado, a formulare richieste di impegno al Governo in ultima istanza laddove c’è stata preclusa la possibilità di emendare un testo, a nostro avviso, irricevibile, considerati i numerosi profili di incostituzionalità e i rischi per i cittadini ormai indifesi in questo meccanismo perverso. Siamo costretti ad assistere impotenti alla devastazione del credito cooperativo a favore del puro interesse speculativo. La riforma modifica integralmente la disciplina di riferimento delle banche di credito cooperativo. Con questa riforma le banche di credito sono obbligate ad aderire ad un gruppo bancario cooperativo, mantenendo la forma cooperativa, e sono subordinate alla direzione di una capogruppo costituita sotto forma di S.p.A. e partecipata prevalentemente dalle BCC aderenti al gruppo. Con questo ordine del giorno tentiamo di mettere una pezza ad una delle tante criticità del testo, sperando che il Governo si faccia un esame di coscienza, anche se non siamo molto ottimisti visto l'iter fino ad oggi seguito ovvero imporre d'imperio l'ennesima beffa a danno dei più deboli. Vogliamo impegnare il Governo a prevedere che la società capogruppo del gruppo bancario cooperativo possa opporsi alla nomina dei membri degli organi di amministrazione e di controllo delle banche di credito appartenenti al gruppo solo previa autorizzazione del Comitato interministeriale per il credito e il risparmio. Quindi introduciamo una piccola garanzia giusto per dare un po'di respiro.
   Il decreto-legge prevede come unica deroga all'obbligo di adesione al gruppo bancario la possibilità di cedere l'attività bancaria ad una società per azioni a condizioni che la banca abbia un patrimonio netto superiore a 200 milioni di euro. Per le banche con patrimonio netto inferiore a 200 milioni è prevista, invece, la possibilità di aggregarsi ad altre banche in procinto di trasformazione in S.p.A. Nell'ipotesi di mancata trasformazione ovvero di esclusione dal gruppo bancario la banca è tenuta a deliberare la propria liquidazione. Una banca di credito cooperativo che abbia più di 200 milioni di euro di patrimonio netto può trasformarsi in società per azioni senza obbligo di devoluzione del patrimonio ai fondi mutualistici per lo sviluppo della cooperazione mediante l'applicazione di un'imposta straordinaria pari al 20 per cento delle risorse. Tutto ciò allo scopo di alleggerire i bilanci delle banche dai crediti deteriorati ormai diventati difficilmente esigibili e che impediscono alle banche di erogare nuovi crediti. Il Governo ha così previsto di dare loro la possibilità di cartolarizzare i crediti con la garanzia dello Stato. Nello specifico, le banche potranno impacchettare i loro crediti deteriorati e venderli a società specializzate in recupero crediti, le quali, a loro volta, per finanziarsi potranno emettere obbligazioni. Le obbligazioni saranno, dunque, direttamente collegate alla buona riuscita del recupero dei crediti e le più sicure saranno garantite dallo Stato. Parliamo della famosa bad bank, di cui abbiamo già sentito tanto parlare e che il Governo Renzi ha stabilito seguendo le indicazioni europee. Quindi, diciamo che quando conviene a pochi seguiamo le indicazioni europee; quando, invece, dobbiamo dare una mano ai cittadini vessati ci si dimentica di applicare la legge, come spesso avviene.
  Durante il passaggio in Commissione è stata data la possibilità di cedere i crediti Pag. 63in questo modo anche alle finanziarie, che spesso sono legate alle stesse banche, e anche questo è un paradosso. Questa innovazione, come tutto l'impianto, non è ovviamente da noi condivisa e non potrebbe essere diversamente perché quello che abbiamo inteso fare da quando è iniziata questa legislatura è stare, ovviamente, dalla parte dei più deboli, cosa che questo Governo non ha evidentemente mai fatto e l'ha dimostrato con tutti i provvedimenti che sono stati varati, appunto, dall'inizio della legislatura. Questo è solo l'ultimo e intendiamo, tra virgolette, tentare di porre un piccolo rimedio, anche se gli ordini del giorno, come qualcuno ha già affermato, sono purtroppo per alcuni carta straccia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Rizzo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3606-A/35.

  GIANLUCA RIZZO. Grazie, Presidente. Colleghi, colleghe, intanto, diciamo, è il minimo esprimere ovviamente la mia contrarietà su questo decreto ma credo, insomma, che sia scontato dirlo. Con questo ordine del giorno vogliamo focalizzare l'attenzione su alcuni aspetti di questo provvedimento che meritano ulteriori chiarimenti e scelte sensate, Presidente, da parte di questo Governo e della sua maggioranza parlamentare. Nello specifico, vogliamo ribadire come la riforma del settore bancario cooperativo introduce l'obbligo per le banche di credito cooperativo di aderire ad un gruppo bancario che, di fatto, priva le banche, aderenti al relativo contratto di coesione, dell'autonomia e della libertà di gestire il medesimo istituto di credito. Infatti, alla società capogruppo vengono attribuiti poteri di direzione e di coordinamento e, in particolar, modo la facoltà di opporsi alla nomina o di revocare uno o più membri degli organi di amministrazione e controllo. La capogruppo può altresì sottoscrivere azioni di finanziamento con diritti amministrativi e patrimoniali, in deroga ai tradizionali limiti previsti dall'articolo 2526 del codice civile, posti a tutela della cooperazione. Il contratto di coesione prevede criteri e condizioni di adesione e, soprattutto, criteri di diniego all'adesione o di esclusione dal gruppo. La mancata adesione del gruppo bancario implica la trasformazione della banca in società per azioni ovvero, in caso contrario, la liquidazione della medesima.
  Le disposizioni introdotte dalla riforma in esame violano le disposizioni di cui all'articolo 45 della Costituzione, poste a tutela e promozione della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. Inoltre, Presidente, il il Ministero dell'economia e delle finanze è autorizzato a concedere una garanzia pubblica sulle passività nell'ambito di operazioni di cartolarizzazione. Questa previsione viola le disposizioni di cui all'articolo 81 della Costituzione, volte ad assicurare l'equilibrio tra entrate e spese del bilancio dello Stato. In particolar modo, lo Stato provvederà a prestare garanzie su titoli caratterizzati da crediti deteriorati il cui grado di inesigibilità è elevato e porterà, con molta probabilità, all'escussione della garanzia pubblica, con conseguente impatto sul debito pubblico e sul deficit.
  Invece, sul piano fiscale, il decreto in esame consente alle banche di credito cooperativo di rilevanti dimensioni, cioè con patrimonio netto superiore a 200 milioni, di evitare la devoluzione del patrimonio ai fondi mutualistici con il pagamento di un'imposta straordinaria pari al 20 per cento delle riserve, con conseguente affrancamento delle riserve e ledendo, in tal modo, il principio della indivisibilità e intangibilità delle riserve e l'obbligo di devoluzione a finalità di interesse pubblico nel rispetto nell'articolo 45 della Costituzione, che riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata.
  È evidente come gli articoli 14 e 15 del provvedimento in esame introducano, invece, ulteriori misure fiscali di favore per gli enti sottoposti alle procedure di risoluzione, prevedendo la detassazione dei contributi volontari percepiti a qualsiasi titolo nonché la non rilevanza fiscale delle Pag. 64minusvalenze e plusvalenze derivanti dalla consegna di cessione di diritti, attività e passività. L'articolo 16 prevede misure che tendono a favorire la dismissione degli immobili sottoposti a vendite giudiziarie, prevedendo l'applicazione dell'imposta di registro nella misura fissa di 200 euro, a condizione che l'immobile, se acquistato da imprese, venga ceduto nei due anni successivi, ovvero, se acquistato da privati, venga posseduto per almeno un quinquennio.
  Ecco perché, Presidente, chiediamo, con questo ordine del giorno, al Governo di introdurre la facoltà per le banche di credito cooperativo di trasformarsi in banche popolari anche nell'ipotesi di recesso dal gruppo bancario cooperativo.

  PRESIDENTE. Grazie...

  GIANLUCA RIZZO. Sono nei tempi... grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Prendo atto che tutti gli altri iscritti a parlare per l'illustrazione degli ordini del giorno hanno rinunciato ad intervenire.
  Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati ?

  ENRICO MORANDO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Baldassarre n. 9/3606-A/1 e Pastorino n. 9/3606-A/2.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Tabacci n. 9/3606-A/3.
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Gregorio Fontana n. 9/3606-A/4, Pesco n. 9/3606-A/5 e Alberti n. 9/3606-A/6.
  Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Fico n. 9/3606-A/7 e Pisano n. 9/3606-A/8.
  Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Ruocco n. 9/3606-A/9.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Villarosa n. 9/3606-A/10.
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Caso n. 9/3606-A/11 e Brugnerotto n. 9/3606-A/12.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Cariello n. 9/3606-A/13, soltanto se il proponente accetta di modificare l'impegno al Governo nel seguente modo: «valutare la possibilità di estendere il beneficio (...)».
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno D'Incà n. 9/3606-A/14, Sorial n. 9/3606-A/15 e Nuti n. 9/3606-A/16.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Cecconi n. 9/3606-A/17, soltanto se il proponente accetta di limitare l'ordine del giorno alla parte impegnativa per il Governo. La premessa, invece, non è accettabile dal Governo e si intende – lo dico per tutti gli altri che avranno un parere analogo – che se il proponente insiste per la votazione dell'ordine del giorno, così come è formulato, il parere è contrario.
  Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Dieni n. 9/3606-A/18, D'Ambrosio n. 9/3606-A/19 e Toninelli n. 9/3606-A/20, limitatamente alla parte impegnativa.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Ferraresi n. 9/3606-A/21.
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Bonafede n. 9/3606-A/22, Agostinelli n. 9/3606-A/23, Colletti n. 9/3606-A/24 e Sarti n. 9/3606-A/25.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Di Battista n. 9/3606-A/26.
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Grande n. 9/3606-A/27 e Scagliusi n. 9/3606-A/28.
  Sull'ordine del giorno Sibilia n. 9/3606-A/29, il parere è favorevole soltanto se il proponente accetta che l'ordine del giorno si limiti alla parte impegnativa.
  Sull'ordine del giorno Spadoni n. 9/3606-A/30 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Frusone n. 9/3606-A/31 il parere è favorevole soltanto sulla parte impegnativa.Pag. 65
  Sugli ordini del giorno Basilio n. 9/3606-A/32, Paolo Bernini n. 9/3606-A/33, Corda n. 9/3606-A/34, Rizzo n. 9/3606-A/35, Tofalo n. 9/3606-A/36, Vacca n. 9/3606-A/37, Marzana n. 9/3606-A/38, Brescia n. 9/3606-A/39, Di Benedetto n. 9/3606-A/40, D'Uva n. 9/3606-A/41, Luigi Gallo n. 9/3606-A/42, Simone Valente n. 9/3606-A/43, Terzoni n. 9/3606-A/44, Busto n. 9/3606-A/45, Daga n. 9/3606-A/46, De Rosa n. 9/3606-A/47, Mannino n. 9/3606-A/48, Micillo n. 9/3606-A/49, Zolezzi n. 9/3606-A/50, De Lorenzis n. 9/3606-A/51, Liuzzi n. 9/3606-A/52, Nicola Bianchi n. 9/3606-A/53, Carinelli n. 9/3606-A/54, Paolo Nicolò Romano n. 9/3606-A/55, Spessotto n. 9/3606-A/56, Vallascas n. 9/3606-A/57, Cancelleri n. 9/3606-A/58, Crippa n. 9/3606-A/59, Da Villa n. 9/3606-A/60, Della Valle n. 9/3606-A/61, Fantinati n. 9/3606-A/62, Ciprini n. 9/3606-A/63, Chimienti n. 9/3606-A/64, Cominardi n. 9/3606-A/65, Dall'Osso n. 9/3606-A/66, Lombardi n. 9/3606-A/67 e Tripiedi n. 9/3606-A/68 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Grillo n. 9/3606-A/69 il parere è favorevole se il proponente accetta di limitarlo alla parte impegnativa.
  Sugli ordini del giorno Silvia Giordano n. 9/3606-A/70 e Baroni n. 9/3606-A/71 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Colonnese n. 9/3606-A/72 il parere è favorevole solo sulla parte impegnativa.
  Sull'ordine del giorno Di Vita n. 9/3606-A/73 il parere è favorevole se c’è solo la parte impegnativa. Sull'ordine del giorno Lorefice n. 9/3606-A/74 il parere è favorevole soltanto sulla parte impegnativa
  Sugli ordini del giorno Mantero n. 9/3606-A/75 e L'Abbate n. 9/3606-A/76 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Gagnarli n. 9/3606-A/77 il parere è favorevole soltanto sulla parte impegnativa. Sull'ordine del giorno Benedetti n. 9/3606-A/78 il parere è favorevole soltanto sulla parte impegnativa. Sull'ordine del giorno Massimiliano Bernini n. 9/3606-A/79 il parere è favorevole soltanto sulla parte impegnativa.
  Sugli ordini del giorno Gallinella n. 9/3606-A/80 e Parentela n. 9/3606-A/81 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/3606-A/82 il parere è favorevole soltanto sulla parte impegnativa. Sull'ordine del giorno Fraccaro n. 9/3606-A/83, anche in questo caso, il parere è favorevole solo sulla parte impegnativa. Sull'ordine del giorno Nesci n. 9/3606-A/84 il parere è favorevole solo sulla parte impegnativa. Sull'ordine del giorno Petraroli n. 9/3606-A/85 il parere è favorevole soltanto sulla parte impegnativa.
  Sull'ordine del giorno Vignaroli n. 9/3606-A/86 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Dell'Orco n. 9/3606-A/87 il parere è favorevole soltanto sulla parte impegnativa. Sull'ordine del giorno Castelli n. 9/3606-A/88 il parere è favorevole soltanto sulla parte impegnativa. Sull'ordine del giorno Battelli n. 9/3606-A/89 il parere è favorevole soltanto sulla parte impegnativa. Sull'ordine del giorno Cozzolino n. 9/3606-A/90 il parere è favorevole soltanto sulla parte impegnativa. Sull'ordine del giorno Del Grosso n. 9/3606-A/91 il parere è favorevole soltanto sulla parte impegnativa.
  Sull'ordine del giorno Palese n. 9/3606-A/92 il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno Sottanelli n. 9/3606-A/93 il parere è favorevole.
  Sugli ordini del giorno Vargiu n. 9/3606-A/94 e Rampelli n. 9/3606-A/95 il parere è contrario.
  Mi scuso, Presidente, ma da qui non ho avuto il fascicolo e, quindi, devo andare un po’ più piano. Sull'ordine del giorno Marcon n. 9/3606-A/96 il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno Zaratti n. 9/3606-A/97 il parere è contrario. Sull'ordine del giorno Scotto n. 9/3606-A/98 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Fassina n. 9/3606-A/99 il parere è favorevole.
  Sugli ordini del giorno Paglia n. 9/3606-A/100, Nastri n. 9/3606-A/101, Matarrelli n. 9/3606-A/102, Melilla n. 9/3606-A/103 e Ferrara n. 9/3606-A/104 il parere è contrario.Pag. 66
  Sugli ordini del giorno Ricciatti n. 9/3606-A/105, Lodolini n. 9/3606-A/106, Barbanti n. 9/3606-A/107 il parere è favorevole.
  Sugli ordini del giorno Allasia n. 9/3606-A/108 e Attaguile n. 9/3606-A/109 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/3606-A/110 il parere è favorevole soltanto se i proponenti accettano di cambiare il dispositivo così: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di elevare (...)» e poi segue il testo.
  Sugli ordini del giorno Bossi n. 9/3606-A/111, Fedriga n. 9/3606-A/112 e Giancarlo Giorgetti n. 9/3606-A/113 il parere è contrario.
  Per quanto riguarda l'ordine del giorno Grimoldi n. 9/3606-A/114, il Governo potrebbe accogliere la parte impegnativa come raccomandazione; se si insiste per la votazione dell'ordine del giorno il parere è contrario.
  Sugli ordini del giorno Invernizzi n. 9/3606-A/115, Molteni n. 9/3606-A/116, Busin n. 9/3606-A/117, Gianluca Pini n. 9/3606-A/118, Rondini n. 9/3606-A/119 e Guidesi n. 9/3606-A/120 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Picchi n. 9/3606-A/121 il parere è favorevole soltanto sulla parte impegnativa; se si vuole votare tutto l'ordine del giorno, così com’è, il parere è contrario.
  Sugli ordini del giorno Saltamartini n. 9/3606-A/122, Simonetti n. 9/3606-A/123 e Caparini n. 9/3606-A/124 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Laffranco n. 9/3606-A/125 il parere è favorevole.
  Sull'ordine del giorno Occhiuto n. 9/3606-A/126 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Crimi n. 9/3606-A/127 il parere è favorevole.
  Sugli ordini del giorno Sandra Savino n. 9/3606-A/128, Pili n. 9/3606-A/129 e Culotta n. 9/3606-A/130 il parere è contrario.
  Sugli ordini del giorno Binetti n. 9/3606-A/131 e Tidei n. 9/3606-A/132 il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Baldassarre n. 9/3606-A/1, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baldassarre n. 9/3606-A/1, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Camani, Polverini, Fanucci, Roccella, Gianluca Pini, Colletti, Marroni, Matarrese...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  378   
   Votanti  327   
   Astenuti   51   
   Maggioranza  164   
    Hanno votato
  75    
    Hanno votato
no  252

  (La deputata Vezzali ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pastorino n. 9/3606-A/2, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pastorino n. 9/3606-A/2, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pilozzi, Kronbichler, Capua, Ruocco, Paolo Russo, Santerini, Grillo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  386   
   Votanti  384   
   Astenuti    2   Pag. 67
   Maggioranza  193   
    Hanno votato
 131    
    Hanno votato
no  253).    

  (Il deputato Matteo Bragantini ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole. La deputata Vezzali ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).

  L'ordine del giorno Tabacci n. 9/3606-A/3 è accolto.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/3606-A/4, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/3606-A/4, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua, Vezzali, Monchiero, Malisani, Pastorelli, Gregori, Matteo Bragantini, Duranti, Giammanco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  395   
   Votanti  394   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato
  65    
    Hanno votato
no  329).    

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pesco n. 9/3606-A/5, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pesco n. 9/3606-A/5, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fratoianni, Gregori, Sorial, Patriarca, Greco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  400   
   Votanti  399   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato
 125    
    Hanno votato
no  274).    

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Alberti n. 9/3606-A/6, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Alberti n. 9/3606-A/6, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  La Marca, Greco, Cristian Iannuzzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  395   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato
 126    
    Hanno votato
no  269).    

  L'ordine del giorno Fico n. 9/3606-A/7 è accolto.
  L'ordine del giorno Pisano n. 9/3606-A/8 è accolto.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ruocco n. 9/3606-A/9, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ruocco n. 9/3606-A/9, con il parere contrario del Governo.Pag. 68
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Greco, Giachetti, Archi, Alberto Giorgetti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  400   
   Votanti  399   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato
 124    
    Hanno votato
no  275).    

  L'ordine del giorno Villarosa n. 9/3606-A/10 è accolto.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Caso n. 9/3606-A/11, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caso n. 9/3606-A/11, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ermini, Bolognesi, Tidei, Burtone, Tripiedi, Borghese...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  403   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
 142    
    Hanno votato
no  261).    

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Brugnerotto n. 9/3606-A/12, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Brugnerotto n. 9/3606-A/12, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Palese, Nizzi, Quaranta, Carlo Galli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  407   
   Votanti  405   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato
 104    
    Hanno votato
no  301).    

  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cariello n. 9/3606-A/13, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno D'Incà n. 9/3606-A/14, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Incà n. 9/3606-A/14, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Cozzolino, Baradello, Occhiuto, Spessotto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  411   
   Votanti  410   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato
 146    
    Hanno votato
no  264).    

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Sorial n. 9/3606-A/15, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.Pag. 69
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sorial n. 9/3606-A/15, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Luigi Gallo, La Marca, Tancredi, D'Attorre...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  416   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato
 151    
    Hanno votato
no  265).    

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Nuti n. 9/3606-A/16, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nuti n. 9/3606-A/16, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palese, De Lorenzis, Luciano Agostini, Brignone, Villarosa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  416   
   Votanti  414   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato
 153    
    Hanno votato
no  261).    

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Cecconi n. 9/3006-A/17, Dieni n. 9/3006-A/18, D'Ambrosio n. 9/3006-A/19 e Toninelli n. 9/3006-A/20, accettati dal Governo, purché riformulati.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ferraresi n. 9/3006-A/21, accettato dal Governo.
  Prendo atto che si insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bonafede n. 9/3006-A/22.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bonafede n. 9/3006-A/22, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carfagna, Fusilli, Caso, Furnari...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  418   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato
 141    
    Hanno votato
no  277).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Agostinelli n. 9/3006-A/23, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gitti, Frusone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  422   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato
 142    
    Hanno votato
no  280).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Colletti n. 9/3006-A/24, con il parere contrario del Governo.Pag. 70
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Baradello.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  408   
   Votanti  407   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato
 136    
    Hanno votato
no  271).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sarti n. 9/3006-A/25, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Pesco, Costantino, Mongello.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  420   
   Votanti  419   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato
 143    
    Hanno votato
no  276).    

  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Battista n. 9/3006-A/26, accettato dal Governo.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grande n. 9/3006-A/27, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Covello, Baradello.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  412   
   Votanti  388   
   Astenuti   24   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato
 113    
    Hanno votato
no  275).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Scagliusi n. 9/3006-A/28, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione)

  Tidei, Schirò, Bolognesi, Invernizzi, Luigi Gallo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  423   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato
 157    
    Hanno votato
no  266).    

  Prendo atto che il presentatore non accetta la riformulazione e insiste per la votazione dell'ordine del giorno Sibilia n. 9/3606-A/29, accettato dal Governo purché riformulato.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sibilia n. 9/3606-A/29, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi, Gandolfi, Bragantini Paola, Alberti, Frusone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  431   
   Votanti  428   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato
 154    
    Hanno votato
no  274).    

Pag. 71

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Spadoni n. 9/3606-A/30, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bragantini Matteo, Patriarca, Braga, Sanna Francesco, Boccadutri, Sarti ...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  434   
   Votanti  402   
   Astenuti   32   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
 113    
    Hanno votato
no  289).    

  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Frusone n. 9/3606-A/31, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Basilio n. 9/3606-A/32, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pilozzi, Di Battista, Miccoli, Coppola, Donati ...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  432   
   Votanti  423   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato
 114    
    Hanno votato
no  309).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Paolo Bernini n. 9/3606-A/33, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Fratoianni, Bolognesi, Palese ...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  405   
   Votanti  403   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
 124    
    Hanno votato
no  279).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Corda n. 9/3606-A/34, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Montroni, Paolo Russo, Tidei, Frusone ...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  425   
   Votanti  423   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato
 139    
    Hanno votato
no  284).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rizzo n. 9/3606-A/35, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Manfredi, Biancofiore, Tullo, Sberna...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 72
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  428   
   Votanti  427   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato
 158    
    Hanno votato
no  269).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tofalo n. 9/3606-A/36, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fragomeli, Morassut, Peluffo, Casellato, Russo..
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  430   
   Votanti  401   
   Astenuti   29   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
 128    
    Hanno votato
no  273).    

(La deputata Nardi ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vacca n. 9/3606-A/37, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nardi, Tartaglione, Galperti, Marchetti, Simone Valente, Matteo Bragantini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  431   
   Votanti  405   
   Astenuti   26   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato
 134    
    Hanno votato
no  271).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marzana n. 9/3606-A/38, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palese, Covello, Frusone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  429   
   Votanti  405   
   Astenuti   24   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato
 133    
    Hanno votato
no  272).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Brescia n. 9/3606-A/39, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palese, Rizzo, Basilio, Frusone, Della Valle, Pilozzi..
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  432   
   Votanti  401   
   Astenuti   31   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
 129    
    Hanno votato
no  272).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Benedetto n. 9/3606-A/40, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palmieri, De Maria..
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  427   
   Votanti  399   
   Astenuti   28   Pag. 73
   Maggioranza  200   
    Hanno votato
 128    
    Hanno votato
no  271).    

  (Il deputato Monchiero ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Uva n. 9/3606-A/41, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capelli, Cani, Ferrari, Cozzolino..
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  428   
   Votanti  399   
   Astenuti   29   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato
 129    
    Hanno votato
no  270).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Luigi Gallo n. 9/3606-A/42, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Prina, Nizzi, Tinagli, Paglia..
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  439   
   Votanti  410   
   Astenuti   29   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato
 132    
    Hanno votato
no  278).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Simone Valente n. 9/3606-A/43, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Palese..
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  418   
   Votanti  391   
   Astenuti   27   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato
 125    
    Hanno votato
no  266).    

  (La deputata Vezzali ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Terzoni n. 9/3606-A/44, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Occhiuto, Lattuca, Dallai, Matarrelli, Vazio, Giuliani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  438   
   Votanti  407   
   Astenuti   31   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato
 131    
    Hanno votato
no  276).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Busto n. 9/3606-A/45, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Patriarca, Basso, Folino, Pagano...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 74
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  440   
   Votanti  408   
   Astenuti   32   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato
 131    
    Hanno votato
no  277).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Daga n. 9/3606-A/46, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bragantini Matteo, Costantino, Garavini, Berlinghieri..
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  439   
   Votanti  406   
   Astenuti   33   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato
 130    
    Hanno votato
no  276).    

  (Il deputato Falcone ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno De Rosa n. 9/3606-A/47, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Guerini Giuseppe, Cinzia Fontana, Palma...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  435   
   Votanti  404   
   Astenuti   31   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato
 106    
    Hanno votato
no  298).    

  (Il deputato Falcone ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mannino n. 9/3606-A/48, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cinzia Fontana, Fossati, Capelli, Colonnese..
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  432   
   Votanti  398   
   Astenuti   34   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato
 100    
    Hanno votato
no  298).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Micillo n. 9/3606-A/49, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gigli, Savino Elvira...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  438   
   Votanti  405   
   Astenuti   33   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato
 102    
    Hanno votato
no  303).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zolezzi n. 9/3606-A/50, non accettato dal Governo.Pag. 75
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Costantino, D'Ambrosio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  443   
   Votanti  432   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato
 101    
    Hanno votato
no  331).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno De Lorenzis n. 9/3606-A/51, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua, Del Grosso, Caparini, Abrignani, Pinna.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  440   
   Votanti  408   
   Astenuti  32   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato
  98    
    Hanno votato
no  310).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Liuzzi n. 9/3606-A/52, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Molteni, Lattuca, Petraroli, De Lorenzis, Vaccaro, Giorgis.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  448   
   Votanti  445   
   Astenuti 3   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato
 164    
    Hanno votato
no  281).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nicola Bianchi n. 9/3606-A/53, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Zan.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  438   
   Votanti  435   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato
 159    
    Hanno votato
no  276).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Carinelli n. 9/3606-A/54, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Casati, Kronbichler.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  442   
   Votanti  415   
   Astenuti 27   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato
 137    
    Hanno votato
no  278).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Paolo Nicolò Romano n. 9/3606-A/55, con il parere contrario del Governo.Pag. 76
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  442   
   Votanti  434   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato
 155    
    Hanno votato
no  279).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Spessotto n. 9/3606-A/56, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Patriarca, Palma, Micillo, Valente Simone.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  443   
   Votanti  412   
   Astenuti   31   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
 132    
    Hanno votato
no  280).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vallascas n. 9/3606-A/57, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Caso, Giammanco, Schirò, D'Ambrosio.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  445   
   Votanti  414   
   Astenuti   31   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato
 135    
    Hanno votato
no  279).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cancelleri n. 9/3606-A/58, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Beni, Giammanco.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  437   
   Votanti  406   
   Astenuti  31   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato
 130    
    Hanno votato
no  276).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Crippa n. 9/3606-A/59, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Massa, Zan, Cova, Di Lello.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  441   
   Votanti  439   
   Astenuti  2   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato
 148    
    Hanno votato
no  291).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Da Villa n. 9/3606-A/60, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palma,
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 77
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  445   
   Votanti  414   
   Astenuti   31   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato
 133    
    Hanno votato
no  281).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Della Valle n. 9/3606-A/61, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fratoianni, Bolognesi, Fossati.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  436   
   Votanti  405   
   Astenuti   31   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato
 128    
    Hanno votato
no  277).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fantinati n. 9/3606-A/62, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Melilla, Tidei, Donati.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  446   
   Votanti  416   
   Astenuti  30   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato
 132    
    Hanno votato
no  284).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ciprini n. 9/3606-A/63, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Gioia, Sandra Savino, Donati, Palma.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  443   
   Votanti  403   
   Astenuti 40   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
 123    
    Hanno votato
no  280).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Chimienti n. 9/3606-A/64, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bolognesi, Alfreider, Plangger, Iacono.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  448   
   Votanti  401   
   Astenuti   47   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
 118    
    Hanno votato
no  283).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cominardi n. 9/3606-A/65, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Occhiuto, Causi.
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 78
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  440   
   Votanti  394   
   Astenuti   46   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato
 118    
    Hanno votato
no  276).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dall'Osso n. 9/3606-A/66, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colonnese... Zoggia...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  439   
   Votanti  384   
   Astenuti   55   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato
 106    
    Hanno votato
no  278).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lombardi n. 9/3606-A/67, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  447   
   Votanti  390   
   Astenuti   57   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato
 107    
    Hanno votato
no  283).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tripiedi n. 9/3606-A/68, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gigli.... Matarrelli....
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  442   
   Votanti  402   
   Astenuti   40   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
  96    
    Hanno votato
no  306).    

  L'ordine del giorno Grillo n. 9/3606-A/69 è accolto con la riformulazione proposta dal Governo: va bene ? Sì, ok.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Silvia Giordano n. 9/3606-A/70, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marotta... Giuditta Pini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  444   
   Votanti  407   
   Astenuti   37   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato
 128    
    Hanno votato
no  279).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baroni n. 9/3606-A/71, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Totaro...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 79
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  434   
   Votanti  426   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato
 152    
    Hanno votato
no  274).    

  Ordine del giorno Colonnese n. 9/3606-A/72 con parere favorevole limitatamente al dispositivo: va bene ? Va bene. Ugualmente ordine del giorno Di Vita n. 9/3606-A/73 con il parere favorevole limitatamente al dispositivo: va bene. Ugualmente per l'ordine del giorno Lorefice n. 9/3606-A/74: va bene.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mantero n. 9/3606-A/75, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Gioia... Furnari... Gribaudo... Rondini... Capua...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  444   
   Votanti  442   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato
 162    
    Hanno votato
no  280).    

  L'ordine del giorno L'Abbate n. 9/3606-A/76 è stato ritirato.
  Ordine del giorno Gagnarli n. 9/3606-A/77 con parere favorevole limitatamente al dispositivo: va bene ? Va bene. Lo stesso per l'ordine del giorno Benedetti n. 9/3606-A/78: va bene ? Va bene. Ugualmente per l'ordine del giorno Massimiliano Bernini n. 9/3606-A/79: va bene ? Va bene.
  L'ordine del giorno Gallinella n. 9/3606-A/80 è stato ritirato.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Parentela n. 9/3606-A/81, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Misuraca....fate un cenno perché non vediamo da qui...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  444   
   Votanti  442   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato
 162    
    Hanno votato
no  280).    

  Ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/3606-A/82 con il parere favorevole limitatamente al dispositivo: va bene ? Va bene. Ugualmente per l'ordine del giorno Fraccaro n. 9/3606-A/83. Va bene ? Va bene.
  Ordine del giorno Nesci n. 9/3606-A/84: va bene ? Va bene. Ordine del giorno Petraroli n. 9/3606-A/85: va bene ? Va bene.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vignaroli n. 9/3606-A/86, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani... Pilozzi... Micillo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  438   
   Votanti  436   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato
 146    
    Hanno votato
no  290).    

  Ordine del giorno Dell'Orco n. 9/3606-A/87 con il parere favorevole limitatamente Pag. 80al dispositivo? Va bene. Lo stesso per l'ordine del giorno Castelli n. 9/3606-A/88: va bene ? Va bene. Ordine del giorno Battelli n. 9/3606-A/89 ? Va bene. Ordine del giorno Cozzolino n. 9/3606-A/90 ? Va bene. Ordine del giorno Del Grosso n. 9/3606-A/91 ? Va bene. Ordine del giorno Palese n. 9/3606-A/92 con parere favorevole: è accolto; l'ordine del giorno Sottanelli n. 9/3606-A/93 è accolto.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vargiu n. 9/3606-A/94, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
    (Segue la votazione).
  Fratoianni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  439   
   Votanti  329   
   Astenuti  110   
   Maggioranza  165   
    Hanno votato
  46    
    Hanno votato
no  283).    

  (Il deputato Borghesi ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole; il deputato Micillo ha segnalato di non essere riuscito ad astenersi).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rampelli n. 9/3606-A/95, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
    (Segue la votazione).
  Coppola... Nicchi... Dieni...Vi sono alcuni che non riescono a votare ? Fate un segnale perché non vi vedo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  441   
   Votanti  431   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato
 151    
    Hanno votato
no  280).    

  L'ordine del giorno Marcon n. 9/3606-A/96 è accolto.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zaratti n. 9/3606-A/97, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  429   
   Votanti  413   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
 136    
    Hanno votato
no  277).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Scotto n. 9/3606-A/98, con il parere contrario Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  434   
   Votanti  430   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato
 152    
    Hanno votato
no  278).    

  Ordine del giorno Fassina n. 9/3606-A/99 con parere favorevole: è accolto.
  Passiamo ai voti.Pag. 81
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Paglia n. 9/3606-A/100, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giammanco... Malisani... Kronbichler... Bonafede...
  Dichiaro chiusa la votazione. De Lorenzis, non l'abbiamo recuperata mi spiace.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  438   
   Votanti  433   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato
 152    
    Hanno votato
no  281).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nastri n. 9/3606-A/101, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  La Marca... Prina...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  434   
   Votanti  431   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato
 158    
    Hanno votato
no  273).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Matarrelli n. 9/3606-A/102, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Zoggia, Giuliani, Bonafede. Zoggia ancora non riesce; provi.

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  442   
   Votanti  440   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato
 120    
    Hanno votato
no  320).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Melilla n. 9/3606-A/103, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Baroni, Giuliani, Turco.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  438   
   Votanti  437   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato
 150    
    Hanno votato
no  287).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ferrara n. 9/3606-A/104, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Micillo, Malisani, Carloni, Dieni, Toninelli, Baroni.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  438   
   Votanti  437   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato
 159    
    Hanno votato
no  278).    

Pag. 82

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Ricciatti n. 9/3606-A/105, Lodolini n. 9/3606-A/106 e Barbanti n. 9/3606-A/107, accettati dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Allasia n. 9/3606-A/108, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nicchi, De Lorenzis.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  436   
   Votanti  435   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato
 161    
    Hanno votato
no  274).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Attaguile n. 9/3606-A/109, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci siamo ? Giampaolo Galli, Misuraca. Mi pare che ora ci siamo, giusto ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  437   
   Votanti  436   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato
 163    
    Hanno votato
no  273).    

  (Il deputato Cassano ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/3606-A/110, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bossi n. 9/3606-A/111, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palese, Giammanco. Ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  437   
   Votanti  435   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato
 161    
    Hanno votato
no  274).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fedriga n. 9/3606-A/112, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bonafede, La Marca. Mi pare che ora Baroni stia per votare...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  437   
   Votanti  435   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato
 159    
    Hanno votato
no  276).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/3606-A/113, con il parere contrario del Governo.Pag. 83
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Gioia, Gigli; provi Gigli e anche Di Gioia: provi a votare, onorevole. Fossati.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  436   
   Votanti  435   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato
 156    
    Hanno votato
no  279).    

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Grimoldi n. 9/3606-A/114, accolto dal Governo come raccomandazione limitatamente al dispositivo.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Invernizzi n. 9/3606-A/115, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Gioia, Capua, Altieri, Sgambato, Occhiuto.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  433   
   Votanti  432   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato
 161    
    Hanno votato
no  271).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Molteni n. 9/3606-A/116, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nicchi, Magorno, Manfredi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  431   
   Votanti  429   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato
 156    
    Hanno votato
no  273).    

  (Il deputato Molea ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Busin n. 9/3606-A/117, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pilozzi, Currò, Lenzi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  432   
   Votanti  371   
   Astenuti   61   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato
  96    
    Hanno votato
no  275).    

  (Il deputato Micillo ha segnalato di non essere riuscito ad astenersi).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/3606-A/118, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Furnari, Caso, Gigli, Gribaudo.
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 84
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  439   
   Votanti  417   
   Astenuti   22   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato
 142    
    Hanno votato
no  275).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rondini n. 9/3606-A/119, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palmieri.
  Dichiaro chiusa la votazione. Mi dispiace, Molteni, non l'ho vista.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  415   
   Votanti  412   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
 141    
    Hanno votato
no  271).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Guidesi n. 9/3606-A/120, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Zan, De Maria, Chimienti, ancora Zan; Zan provi; Chimienti ha votato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  434   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato
 161    
    Hanno votato
no  273).    

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Picchi n. 9/3606-A/121, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Saltamartini n. 9/3606-A/122, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  432   
   Votanti  430   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato
 155    
    Hanno votato
no  275).    

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Simonetti n. 9/3606-A/123, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Simonetti n. 9/3606-A/123, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Matarrelli, Stella Bianchi, Tripiedi, Simonetti, Patriarca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  436   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato
 160    
    Hanno votato
no  276).    

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/3606-A/124, non accettato dal Governo.Pag. 85
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caparini n. 9/3606-A/124, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Di Gioia, Benamati, Carrozza, Marti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  432   
   Votanti  431   
   Astenuti   1   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato
 161    
    Hanno votato
no  270).    

  L'ordine del giorno Laffranco n. 9/3606-A/125 è accolto.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Occhiuto n. 9/3606-A/126, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Occhiuto n. 9/3606-A/126, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  436   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato
 149    
    Hanno votato
no  287).    

  L'ordine del giorno Crimi n. 9/3606-A/127 è accolto.
  Prendo atto che la presentatrice insiste per la votazione dell'ordine del giorno Sandra Savino n. 9/3606-A/128, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sandra Savino n. 9/3606-A/128, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi, Magorno, Capone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  429   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato
 159    
    Hanno votato
no  270).    

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pili n. 9/3606-A/129, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pili n. 9/3606-A/129, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nicchi, Battelli, Dambruoso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  436   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato
 145    
    Hanno votato
no  291).    

  (Il deputato Tartaglione ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  L'ordine del giorno Culotta n. 9/3606-A/130 è stato ritirato.
  Gli ordini del giorno Binetti n. 9/3606-A/131 e Tidei n. 9/3606-A/132 sono accolti.Pag. 86
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3606-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Renate Gebhard. Ne ha facoltà.
  Chiederei ai colleghi, che sicuramente usciranno, di farlo silenziosamente per consentire all'onorevole Gebhard di fare il suo intervento.
  Prego, onorevole Gebhard. Colleghi abbassate il tono della voce !

  RENATE GEBHARD. Grazie, Presidente. La riforma delle banche di credito cooperativo introduce principi e requisiti che determinano un rafforzamento del sistema di garanzia e prosegue l'opera di riassetto e di innovazione del sistema creditizio. Tutto ciò al fine di aumentare la competitività e l'efficienza delle banche, ridurre le loro sofferenze e garantire i risparmiatori.
  Come Autonomie abbiamo posto come elemento centrale della riforma...

  PRESIDENTE. Mi scusi onorevole Gebhard... Colleghi, adesso non faccio riprendere la collega fino a quando l'Aula non è accettabile, perché non è possibile... Dopo tutte queste ore capisco la stanchezza, però, adesso abbassate il tono della voce. Si può andare via in silenzio.
  Proviamo, ora, onorevole Gebhard.

  RENATE GEBHARD. Come Autonomie abbiamo posto come elemento centrale della riforma l'esigenza di garantire la possibilità di costituire un gruppo autonomo nella provincia di Bolzano. Occorre considerare, infatti, il circoscritto ambito territoriale entro il quale opera il sistema Raiffeisen che è il legame inscindibile tra l'autonomia speciale e la disciplina giuridica peculiare del credito cooperativo riconosciuto a livello costituzionale mediante lo statuto speciale. Governo e maggioranza hanno condiviso la nostra proposta accogliendo il nostro emendamento che prevede la possibilità di costituire un gruppo autonomo composto da banche che abbiano sede e operino esclusivamente nella provincia autonoma di Bolzano. Tutto questo è previsto anche per la provincia di Trento. È stata un'intesa ottenuta sulla base di un confronto corretto e approfondito che abbiamo avuto con il Governo e con la maggioranza, per il quale esprimo il mio ringraziamento al Viceministro dell'economia e delle finanze Enrico Morando e al relatore per la maggioranza Giovanni Sanga. È stato così possibile ripristinare la deroga relativa al sistema Raiffeisen e per queste ragioni esprimo a nome dell'SVP e delle Minoranze Linguistiche il voto favorevole al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Gebhard, anche per la condizione in cui ha potuto parlare...
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Galati. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE GALATI. Grazie, Presidente. Con la conversione di questo decreto ci troviamo ad affrontare la riforma dell'intero settore cooperativo e la garanzia dello Stato sulla cartolarizzazione delle sofferenze che era un provvedimento da tempo atteso. A questo si aggiungono anche le nuove disposizioni fiscali relative alle procedure di crisi. Nel corso dei lavori in Commissione, un nostro emendamento assorbito da uno di quelli del relatore è risultato approvato. Lo vogliamo sottolineare a dimostrazione che, quando si vuole, i provvedimenti si possono migliore insieme; non è un emendamento di poco conto; grazie ad esso l'accesso al sistema della garanzia statale sui crediti deteriorati e ceduti è stato esteso anche ad un numero di soggetti maggiore rispetto a Pag. 87quello che il decreto conteneva nella sua prima versione. Tutto il sistema finanziario potrà definirsi più solido; anche la Banca centrale europea ha sottolineato il fatto che alcune volte l'espansione monetaria non si è tradotta in un adeguato flusso di credito verso l'economia produttiva. E in questo quadro le banche locali hanno accesso ad informazioni atte a superare, a volte, le asimmetrie informative per rispondere proprio a quelle esigenze di finanziamento delle imprese sul territorio ed è per questo che riteniamo fondamentale consentire e sfruttare al massimo proprio le peculiarità del sistema di credito cooperativo, attraverso una regolarizzazione che possa correggere i punti di debolezza e valorizzare maggiormente i punti di forza. Le caratteristiche delle banche cooperative aumentano la concorrenza, una concorrenza che, però, non deve essere fine a se stessa; è positiva se si traduce in un vantaggio per il consumatore, vantaggio che però ci può veramente essere solo se il sistema è solido. Proprio qualche giorno fa Bankitalia ci informava che circa 50 banche di credito cooperativo in Italia sono in sofferenza, cioè il 16 per cento di tutta la categoria, e quindi una soluzione andava trovata, proprio per evitare quei rischi di contagio. Quindi, è chiaro che il sistema delle banche cooperative è fondamentale per lo sviluppo economico, sociale e culturale del territorio, ma è altrettanto vero come spesso il management di queste banche e la loro governance, come tutto il sistema, mostrano disfunzioni che devono essere corrette, poi, con forza. Per questi motivi noi di ALA non vogliamo sottrarci a questa azione riformatrice che deve avere come primo obiettivo il rispetto del dettato costituzionale, cioè: la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme, disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito. Eccoci, quindi, al punto: sostegno al risparmio e al credito. Solo un settore bancario solido ci può far progredire in questi campi, facendo tornare tra clienti ed istituti un rapporto fiduciario che, purtroppo – lo sappiamo –, è stato minato profondamente. La fiducia poi non potrà che tradursi in investimenti da parte di famiglie ed imprese e solo gli investimenti portano nuova ricchezza.
  L'azione di questo decreto-legge per noi va nella giusta direzione, per cui esprimiamo un giudizio favorevole, auspicando provvedimenti come questi che possono concorrere a rimettere il Paese sulla strada di una crescita solida e duratura (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldassarre. Ne ha facoltà.

  MARCO BALDASSARRE. Signora Presidente, il Governo con questo provvedimento, la riforma delle banche di credito cooperativo, all'articolo 16 aveva deciso di destinare 220 milioni di euro per il solo anno in corso alla sostituzione delle ordinarie imposte di registro, ipotecarie e catastali, con un'imposta da 200 euro in favore dei soggetti che svolgono attività di impresa, che acquistano immobili alle aste giudiziarie per rivenderli entro due anni. Praticamente stiamo parlando di speculatori, quelli veri. Con i nostri emendamenti avevamo proposto di destinare questi soldi al ristoro dei danni patiti da quelli che voi chiamavate speculatori, cioè risparmiatori truffati di Banca Etruria, tanto cara al Ministro Boschi, e delle altre tre banche sottoposte a procedura di risoluzione. Abbiamo fatto anche un'altra proposta per consentire l'accesso all'imposta sostitutiva da 200 euro alle persone fisiche che acquistano la prima casa all'asta, in modo da aiutare chi ne ha oggettivamente più bisogno e non certo gli speculatori. Su questo secondo punto il Governo ha accolto il nostro suggerimento, prevedendo che l'imposta sostitutiva da 200 euro si applichi anche ai soggetti che non svolgono attività di impresa e acquistano la casa all'asta, per adibirla a prima abitazione, a patto che non la rivendano entro cinque anni. Peccato che tali soggetti dovranno dividersi i fondi destinati alla copertura Pag. 88della misura contenuta nell'articolo 16 anche con gli speculatori. Però questo migliora di pochissimo il decreto, tutto il resto comunque resta inaccettabile. Io vorrei capire quando questo Governo impiegherà le stesse forze che impiega per legiferare in favore delle banche anche su altri provvedimenti che favoriscano famiglie, pensionati, i giovani che non hanno uno sbocco lavorativo. Qui invece si pensa a favorire solo banchieri, amministratori ed ex amministratori, amici e parenti; basti pensare che mentre vengono indagati e sanzionati gli ex amministratori di Banca Etruria, con l'atto n. 255, in esame in Commissione, state dicendo che basta una comunicazione pubblica per togliere la sanzione se l'amministratore di una banca commette un errore, tanto paga sempre qualcun altro. Presidente, questo Governo sta prendendo una strada sempre più pericolosa e spero che questa strada termini il più presto possibile, prima che sia troppo tardi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera-Possibile).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signora Presidente, ribadiamo come Conservatori e Riformisti tutte le critiche che noi abbiamo espresso in sede di Commissione e soprattutto in sede di discussione generale. Ribadisco fino alla noia, signora Presidente, che a mio avviso dal punto di vista formale, in riferimento a quello che è accaduto nella Commissione finanze, si è riscontrato che in maniera abbastanza anomala – io perlomeno in questa legislatura sono presente anche in altre Commissioni di cui non sono componente anche se sono componente della Commissione bilancio e non ho mai visto una cosa del genere – le proposte di emendamenti direttamente connessi e collegati con la materia del decreto non venissero accolte dal punto di vista della discussione, e sono state dichiarate inammissibili per estraneità di materia. Per contro, altri provvedimenti che riguardavano la Sud-Est e che riguardavano enti dissestati erano stati anche ammessi dalla presidenza della Commissione e poi, per le vie brevi, la Presidenza della Camera ha fatto rilevare che c'era proprio un diretto scollegamento con il provvedimento e così sono stati stralciati. Così come altri provvedimenti e altri emendamenti – non cito qui per brevità – sono stati poi dichiarati ammissibili e conseguentemente l'approvazione poi c’è stata pure da parte della Commissione e oggi c’è da parte del Governo con la fiducia che viene chiesta nei confronti dell'Aula.
  Un altro elemento abbastanza strano che si è verificato è la sollecitazione dell'amministratore delegato di Equitalia a che ci fossero situazioni di procedura in riferimento ad alcune persone che avevano in corso un piano di rateizzazione con Equitalia e che per motivi di crisi finanziarie e di liquidità non avevano onorato qualche rata, negli anni precedenti il Governo aveva provveduto a stabilire, dal punto di vista legislativo, che potevano essere poi riammessi. Abbiamo presentato un apposito emendamento, ripeto, anche su sollecitazione da parte dell'amministrazione delegato di Equitalia, perché quest'anno questa norma ancora non è in vigore, e anche questo non è stato ammesso. Do’ atto, signora Presidente, al rappresentante del Governo presente in Aula, al Viceministro, che con un apposito ordine del giorno che è stato presentato in questo senso ha espresso parere favorevole, quindi questo mi conforta che comunque c’è un'attenzione da parte del Governo a che ci fosse questa riproposizione che consente da una parte al contribuente di mettersi a posto, cioè in presenza di liquidità, di pagare le rate arretrate e di ripristinare la parte del piano finanziario di rateizzazione, e dall'altra allo Stato di incassare. Detto questo, nel ribadire la netta contrarietà rispetto al modo abbastanza inconsueto con cui il Governo affronta il problema della riforma del sistema bancario, perché abbiamo avuto nel giro di un anno la riforma delle popolari, il problema del cosiddetto «salva banche» che c’è stato, ma non salva certamente i risparmiatori. Pag. 89Adesso è la volta della riforma delle BCC, speriamo che funzionino, ma noi esprimiamo tutte le nostre perplessità in riferimento a una serie di norme che sono state qui evidenziate e che la riforma era partita in una certa maniera, poi c’è stato anche un cambio per le vicende interne del Partito Democratico, una su tutte la lettera a prima firma senatore Gotor, e successivamente qui l'insistenza del collega Zoggia, signora Presidente, hanno fatto sì che ci fossero profonde modifiche, indipendentemente dalla bontà o meno delle modifiche apportate, però c’è stata una vicenda politica, l'ennesima guerra che si è consumata all'interno del PD e che si è consumata pubblicamente anche su questi argomenti. Da qui ne discende il grande interesse da parte del partito di maggioranza relativa in riferimento a tutto ciò. Purtuttavia, ritengo veramente una cosa totalmente inopportuna aver proposto, votato e introdotto ancora una volta nel nostro ordinamento legislativo il sistema dell'anatocismo. Nel 2014 c'era stata la sospensione con apposita legge di questo sistema, che è un sistema che privilegia in maniera particolare le banche con il calcolo degli interessi sugli interessi, perché di questo si tratta, e poi in maniera incredibile dal punto di vista formale. Ma che cosa c'entrava l'anatocismo con le BCC, visto che altri emendamenti non erano stati ammessi pur direttamente collegati con questa materia ? Sta di fatto però che alla fine anche questo emendamento a primo firmatario Boccadutri del Pd è stato ammesso in Commissione, è stato approvato, e con esso si ripristina l'anatocismo e si dice: è vero che non viene calcolato ogni tre mesi, però viene calcolato ogni anno, cioè come se ci fosse un premio e non una penalizzazione nei confronti dei risparmiatori. Quindi una violazione piena anche da questo punto di vista rispetto all'articolo 47 della Costituzione, in cui il Governo dovrebbe adottare provvedimenti e politiche che riguardano l'aspetto principale che è quello della tutela del risparmio e dei risparmiatori. Questo non mi sembra che avviene in maniera compiuta, soprattutto c’è questo vulnus dell'aver introdotto con l'articolo 17-bis la situazione dell'anatocismo, così come altro elemento estraneo – non si capisce neanche questo – il problema dalla Cassa depositi e prestiti, che è stato pure qui introdotto. Si dice che è necessario sennò l'Europa ci contesta il ruolo e potrebbe contestare che gli interventi che mette a disposizione la Cassa depositi e prestiti vengono calcolati nella zona CEPA, e quindi far rientrare anche quelli nel contesto dei vincoli del Patto di stabilità, ma non significa niente, cioè questa dal punto di vista formale è stata un'altra forzatura di introduzione di questo pur necessario emendamento e norma che il Governo e la maggioranza hanno ritenuto di approvare.
  Per questi motivi – ce ne sono altri, ma li abbiamo ribaditi sia nel contesto della discussione generale di questo provvedimento, sia soprattutto in Commissione – ferma restando la contestazione dal punto di vista formale e la sollecitazione, signora Presidente, a che ci fosse più attenzione nei confronti dei presidenti delle Commissioni, in riferimento all'ammissibilità o meno degli emendamenti, io ritengo che al momento non ci siano le condizioni perché si possa votare da parte della mia componente dei Conservatori e Riformisti questo provvedimento, soprattutto perché è stata introdotta di nuovo nel nostro ordinamento una norma che da sempre ha vessato e penalizzato il risparmio e i risparmiatori, che è il sistema dall'anatocismo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Quello che abbiamo davanti, Presidente, è l'ennesimo decreto in materia di banche, che ci troviamo in quest'Aula a convertire – anzi chiedo scusa, non a convertire, ma semplicemente solo a ratificare, perché di questo si tratta –: senza poter incidere minimamente sul suo contenuto, il Parlamento, per l'ennesima volta, va semplicemente a ratificare. Pag. 90Un modus operandi, da parte del partito di maggioranza, da parte del Partito Democratico, evidentemente banale, evidentemente troppo banale. C’è sicuramente in questo senso la paura del Partito Democratico, entro un alveo, ovvero le banche, che al Partito Democratico fa paura, nel senso che il partito di maggioranza di questo Paese, in questo caso, ha paura di cadere, Presidente, sul cosiddetto affare delle banche.
  Alcune voci, Presidente, ci dicono che questi interventi sul cosiddetto sistema bancario sono uno più nocivo dell'altro, le stesse voci che tra l'altro ci chiedono di tenere in considerazione i cittadini, di tenere in considerazione i sistemi del credito, di tenere in considerazione il risparmio, di tutelare il risparmio e gli stessi risparmiatori, le stesse voci che vengono dai diretti interessati, dai cittadini, oppure dagli stessi addetti del settore, ad esempio i dipendenti delle banche stesse. Ma nulla tiene, nulla vale, alcun parere viene tenuto da voi e dal partito di maggioranza in considerazione, se non corrisponde ad un vostro specifico disegno complessivo. Perché è altrettanto chiaro che si tratta e state perseguendo uno specifico disegno strategico; in realtà tutto è unito in questi provvedimenti, tutto è tenuto insieme da un filo sottile che è quello del pieno sostegno ai poteri forti di questo Paese, e i cittadini a questo punto devono arrangiarsi.
  In principio, ricordiamolo, fu il «decreto Bankitalia»: avete regalato 7 miliardi alle banche che ne detenevano le quote di proprietà, oltre ovviamente a circa 60 milioni all'anno di dividendi, per poi passare ad una sostanziale privatizzazione quindi dell'Istituto di palazzo Koch, operata dal provvedimento in esame, per poi finire e andare avanti in questi passaggi, in questa genesi, rispetto al vostro punto debole, rispetto alle banche, per, una volta rottamato l'allora Presidente del Consiglio Enrico Letta, al nuovo esecutivo sovrapporre dapprima la riforma delle banche popolari, che ha imposto di fatto agli istituti, con un attivo superiore agli otto miliardi, la trasformazione in società per azioni, che evidentemente ritorna anche in seno a questo decreto. Questo decreto, infatti, Presidente, concede alle BCC, con patrimonio netto superiore ai 200 milioni, la possibilità di trasformarsi in società per azioni (cooperativo, da una parte, società per azioni, dall'altra), versando il cosiddetto 20 per cento della riserva indivisibile dell'erario. Ci sono, Presidente e sottosegretario, delle ragioni che non condividiamo e che di fatto non convincono. La prima è una ragione di correttezza: i soci delle BCC, con un investimento del solo 10 per cento, di circa quindi 400 milioni di euro, vanno ad acquisire circa 2,9 miliardi senza sborsare un solo euro, infatti l'imposta sostitutiva verrebbe versata dalle BCC e non dagli stessi soci. C’è poi, Presidente, una ragione di mero carattere economico: ora la BCC spende indicativamente – e va a perdere di fatto – il 20 per cento del suo patrimonio netto e quindi si indebolisce notevolmente. E la vigilanza, poco interpellata, che cosa fa ? Impone, quindi, una volta indebolita, aumenti di capitale, va ad obbligare la banca ad essere venduta ? Dove sta, ad esempio, il prima citato e dove sta la coerenza rispetto alla concentrazione bancaria che il Governo volle con la riforma delle la riforma delle – lo rinnovo – prima citate popolari ?
  Nessuno, attenzione, contesta, in linea di principio, la possibilità delle BCC di chiamarsi fuori da un progetto comune, da un progetto cooperativo, genesi stessa del sistema del credito cooperativo, e nessuno voglio dire contesta questo passaggio per trasformarsi in società per azioni, ma a patto che versi ai fondi mutualistici la cosiddetta riserva indivisibile. Presidente, la cooperazione si basa su dei sacrifici, la cooperazione si basa su un sacrificio: lo Stato, in seno alla cooperazione, rinuncia alle imposte sulla rivalutazione degli utili non distribuiti, infatti, tra l'altro, le quote vanno a scambiarsi ad un valore nominale e, se si andasse contro questo principio, e si andrà contro questo principio, e la riserva accumulata diventasse divisibile, ebbene questo si deve considerare di fatto un aiuto di Stato e quindi la restituzione Pag. 91delle imposte, di fatto, evitata all'erario stesso; ad un certo punto, dovrebbero essere riconvertite e restituite le stesse quote. È interessante, tra l'altro, la citazione di un quotidiano, Il Foglio, che parla della cosiddetta variante Rossi, ovvero la BCC resta cooperativa, ma può scorporare l'azienda bancaria – fantastico – in una società per azioni che di fatto va a capitalizzare con il proprio patrimonio la prima citata riserva indivisibile. Quindi, Presidente, a questo punto le banche, anche le banche di credito cooperativo diventano un vero sistema a fini di lucro, non conforme alla Costituzione. Vedremo, tra l'altro, cosa deciderà la Suprema Corte innanzi a probabili e possibili ricorsi.
  La succitata e interessante variante Rossi va quindi a minare le basi della stessa cooperazione poiché è contro natura applicare a quella che resta una cooperativa il cosiddetto favore fiscale. Al solito, Presidente, questa è una decisione presa in solitaria da Palazzo Chigi, senza nemmeno consultare Bankitalia e riconducibile a un solito passaggio che ha di fatto origine in Toscana, nella Toscana delle banche di credito cooperativo, non soltanto la Toscana delle banche di credito cooperativo, ma da lì nasce evidentemente questo disegno, aspiranti Spa, tra l'altro, improvvisazione di un Governo, senza nemmeno chiedere delle opinioni a chi poi dovrà esercitarne la vigilanza, come prima ha detto Bankitalia.
  La critica maggiore da parte delle opposizioni va nei confronti del cosiddetto way out e, guarda caso, di questo way out ne beneficerà la banca di Cambiano, poco citata negli ultimi tempi, che tra l'altro è presieduta da tale Paolo Regini, marito di una renzianissima senatrice e diretta la stessa banca dal dottor o signor Marco Lotti, non serve citare di chi è il padre questa persona. Il dottor Barbagallo, in audizione, ci fornisce una sorta di preoccupazione per l'effetto di demutualizzazione del settore, maggiore di quanto preventivato, quindi di fatto questo è uguale a una distruzione del credito cooperativo e neanche ve ne accorgete, neanche avete capito quanto il dottor Barbagallo in Commissione ha riferito, in questo caso, al Partito Democratico. Lo stesso dice che circa cinquanta banche, ovvero il 16 per cento della stessa categoria del credito cooperativo, sono in sofferenza rispetto alla patrimonializzazione. Perché sono in sofferenza ? Per un motivo molto, ma molto semplice: perché è un mondo scarsamente capitalizzato; nemmeno questo avete capito, nemmeno questo avete messo in preventivo.
  In ultimo, Presidente – e vado a concludere – non sappiamo come ancora andrà a finire nel passaggio al Senato questo tipo di provvedimento qui votato con l'ennesima fiducia, ma sappiamo sicuramente che saranno importanti al Senato i voti di Denis Verdini, del senatore Denis Verdini, personaggio simpatico, sicuramente, ma quanto meno dubbio. Ebbene, questo provvedimento passerebbe con i voti di colui, Denis Verdini, che fu presidente del fallimento di Credito Cooperativo Fiorentino, salvato da Chianti Banca, guarda caso una delle 14 banche di credito cooperativo interessate a diventare società per azioni con i soldi della solidarietà mutualistica delle altre banche di credito cooperativo. Quindi, Presidente – e concludo – annunciando e preannunciando un voto assolutamente contrario e sfavorevole rispetto al voto finale, questo Governo ha in agenda, assieme e a braccetto con il Partito Democratico e con il partito di maggioranza, soltanto una cosa: salvaguardare i poteri forti e salvaguardare un certo tipo di banche.
  Io, Presidente, nell'agenda di questo Governo, né nelle Commissioni né in Aula, non sento più temi che devono essere la pancia di questo Paese; non sento più temi come le pensioni, non sento più parlare di flessibilità pensionistica, non sento più parlare di quota 41 e di quota 96, non sento più parlare ad esempio di vigili del fuoco discontinui ! Problemi reali, Presidente, non che quello delle banche non lo sia, non sento più parlare di evasione fiscale, non sento più parlare di incarichi illegittimi presso l'Agenzia delle entrate, non sento più parlare di idonei vincitori di concorso. Sento, da qualche mese, parlare Pag. 92soltanto e solo di banche, vero punto di caduta, e chiudo, del Partito Democratico e delle politiche scellerate che lo stesso partito sta portando avanti in questo bellissimo, ma disgraziato, Paese entro il quale viviamo !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.

  BRUNO TABACCI. Signora Presidente, signor viceministro, volentieri esprimo il voto favorevole del gruppo parlamentare Democrazia Solidale – Centro Democratico su questo importante decreto legge, voluto dal Governo e profondamente rivisto nel lavoro della Commissione Finanze, in particolare sulla riforma delle banche di credito cooperativo.
  È doveroso dare atto al relatore Sanga e al viceministro Morando di essersi mossi con saggezza e con equilibrio. Avevo già avuto modo di intervenire in occasione del voto sulle pregiudiziali di costituzionalità evidenziando talune motivate perplessità, che hanno trovato conferma in alcune importanti audizioni, a cominciare da quella del capo del Dipartimento della vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d'Italia. Su questi punti, e penso in particolare alle modalità di uscita delle BCC che intendono trasformarsi in Spa e alle loro riserve indivisibili, le soluzioni trovate hanno evitato di determinare evidenti contrasti con la legislazione cooperativa generale e con quella speciale delle banche di credito cooperativo, con il rischio di negazione dei principi costituzionali sulle materie, tra cui la libertà di iniziativa economica e la tutela della cooperazione mutualistica del risparmio. Si è data certezza al procedimento, fissando il possesso dei requisiti necessari alla scelta della way out alla data del 31 dicembre 2015. Ora, l'augurio è che il sistema delle BCC sappia cogliere l'occasione che questa decisiva riforma consente per rendere il settore in grado di competere in un contesto europeo, che è investito da profondi mutamenti, sia sul piano del livello concorrenziale che delle regole prudenziali e dell'attività di vigilanza.
  Le BCC hanno storicamente fatto affidamento sull'autofinanziamento per le diverse esigenze di patrimonializzazione. Una via questa che si è andata progressivamente prosciugando, impedendo così di poter alimentare il patrimonio nella dimensione e con la rapidità richiesti dal contesto del mercato, nonché dal contesto istituzionale regolamentare. Ciò ha accentuato la vulnerabilità del sistema delle BCC in una fase in cui si deve, tra l'altro, far fronte anche all'ingente ammontare di crediti deteriorati. Questo porta alla necessaria creazione di un grande gruppo bancario delle BCC, che sarebbe il terzo gruppo in Italia, ben integrato, con una forte dotazione patrimoniale e in grado di attrarre investitori anche esterni, potendo accedere al mercato dei capitali. Si suggerisce di mettere da parte e di ridimensionare pretese di autonomia, anche territoriale, perché è del tutto evidente che le singole BCC non sarebbero in grado di procedere da sole e che, anzi, molte sarebbero costrette ad uscire dal mercato. Ovviamente, il nuovo gruppo dovrà fare un salto di qualità manageriale, e non è un passaggio che si gioca all'interno del ruolo associazionistico di Federcasse. Non è sufficiente immaginare che questa sia la conclusione del processo, perché se fosse così sarebbe sbagliato.
  La maggiore integrazione è dunque una via obbligata per accentrare funzioni comuni, in grado di realizzare sinergie di costi e di accrescere l'offerta di prodotti e di servizi alla clientela. Suggerisco molta prudenza alle BCC con il patrimonio netto superiore ai 200 milioni di euro che vogliano davvero fare da sole. Suggerisco loro di essere molto prudenti su questi passaggi. Quando si va in mare aperto tutto può complicarsi e la modalità cooperativa del produrre, anche nel credito, ha una sua forza e una sua modernità, che sottovalutare equivale a commettere un errore che potrebbe essere davvero pesante.
  La Banca d'Italia è chiamata a vigilare sul diligente svolgimento di questo processo. Ci auguriamo lo faccia senza incertezze. Noi esprimiamo fiducia nel sistema Pag. 93bancario del nostro Paese e riteniamo che quello delle BCC possa continuare a portare un contributo decisivo alla credibilità del settore. Questo decreto-legge è anche molto importante per la misura introdotta con lo schema di garanzia pubblica per la cartolarizzazione delle sofferenze. Si tratta di un progresso sicuro nella direzione dello sviluppo del mercato dei crediti deteriorati, perché supera l'incertezza dei mesi scorsi e mette in condizione gli operatori di fare le loro scelte. È indubbio che un più agevole accesso alle risorse finanziarie per l'acquisto dei crediti deteriorati può consentire una dismissione più rapida e, forse, contribuire ad accrescere i prezzi di vendita, ma è bene che il Governo completi l'operazione, sia con la revisione fiscale delle perdite su crediti, che con le misure di accelerazione e semplificazione delle procedure fallimentari, in parte già introdotte con il decreto-legge n. 83 del 2015, il quale richiede però ulteriori integrazioni, sia in materia fallimentare che di organizzazione del lavoro dei tribunali, con l'obiettivo di rendere più rapidi i tempi di recupero. Talvolta, il lavoro dei tribunali, prolungandosi in maniera eccessiva, in realtà si mangia la sorte e non residua un patrimonio utilizzabile.
  È poi necessaria una grande operazione di fiducia. Sparare sulle banche oggi è fin troppo facile, ma lo trovo del tutto erroneo come obiettivo. Lo dico avendo concorso a condurre la legge sul risparmio nel 2004-2005 in un clima molto diverso. Quelli di allora erano banchieri che esercitavano un potere enorme, spesso con un'arroganza insopportabile. Il quadro di oggi, dopo otto anni di crisi, è profondamente mutato. Errori ed episodi di cattiva gestione ci sono stati, ma il rischio di credito non si poteva evitare in una fase di crisi economica, che, forse, non ha precedenti nella storia moderna. Ricordo a tal proposito, e il viceministro Morando bene lo sa, che negli anni scorsi, nel cuore della crisi, una dalle polemiche più roventi che si svolgevano dei confronti dal mondo bancario era che non si davano soldi alle famiglie e alle imprese, e io mi chiedo: se non ci fosse stato quel limite che cosa sarebbe accaduto, se oggi abbiamo raggiunto delle soglie dal 40 per cento rispetto al prestato ? Cosa sarebbe accaduto ? Quindi, quello che allora veniva indicato come un limite, oggi, dobbiamo riconoscere che è stato una riserva e, ciò nonostante, il rischio di credito c’è e si vede all'interno delle poste cosiddette incagliate, piuttosto che in quelle che ormai sono irrecuperabili. Purtuttavia, il fatto che le banche italiane abbiano investito meno risorse in attività, come strumenti finanziari e derivati, in relazione al capitale posseduto, ci fa guardare al futuro con relativa tranquillità. Le banche italiane hanno una operatività complessiva in derivati pari all'8,1 per cento del loro bilancio, quando le banche tedesche sono al 29,7 e quelle francesi al 19,8. Allora io dico: se penso che i derivati in giro sono pari a dieci volte il PIL dell'economia del G20, perché di questo si tratta, e forse possiamo sbagliare per difetto, non si può non avere ansia su come riusciremo a smaltire nel tempo questo Monte Everest di carta.
  Quindi, queste constatazioni mi fanno dire che, pur tra mille difficoltà, ci stiamo muovendo nella direzione giusta. Per queste ragioni il nostro voto è favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Grazie, Presidente. Continua la serie di pessime iniziative del Governo Renzi in ambito bancario. Dopo il decreto banche popolari, il salva banche, il bail in, che hanno generato danni incalcolabili a centinaia di migliaia di risparmiatori e aziende, soprattutto medie e piccole, siamo al degno epilogo con la riforma delle banche di credito cooperativo. Lo strumento legislativo previsto in Costituzione per le situazioni di straordinaria necessità ed urgenza viene impropriamente utilizzato in una riforma dell'intero sistema del credito cooperativo, che è un mondo complesso e articolato, Pag. 94formato da ben 371 banche radicate capillarmente nel territorio, con un milione e 200 mila soci, 37 mila dipendenti e oltre 6 milioni di clienti. Si tratta di un valore inestimabile, che promuove la solidarietà sociale, anche intergenerazionale, attraverso istituti di credito ispirati ai principi dell'assistenza mutualistica.
  Come si può parlare di urgenza in una riforma per una realtà così diffusa, con oltre 130 anni di vita ? Ci sono delle criticità – noi le riconosciamo – con concreti rischi di insolvenza, ma riguardano meno di venti banche di credito cooperativo su 371. Possiamo comprendere un intervento d'urgenza circoscritto a queste poche realtà, ma non una riforma sistemica di questa portata con un decreto-legge.
  Oltre alla scelta dello strumento sbagliato, il Governo ha dimostrato la sua inadeguatezza nel modo in cui è stata scritta la legge. Facciamo, anzi fate, vista la chiusura netta che avete dimostrato ad ogni contributo delle opposizioni, leggi pessime. Quanto a qualità del prodotto, siete l'equivalente, in ambito legislativo, dei palazzinari in urbanistica, per fare un esempio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Innanzitutto, perché non si ha il coraggio o, più probabilmente, la capacità di riscrivere radicalmente una norma che ha l'ambizione di avere una portata storica per una parte così grande del sistema creditizio italiano. Si procede per innesti e rimandi a precedenti norme, con contraddizioni, opacità e indeterminatezze che creano confusione e dubbi interpretativi per chi queste leggi le deve applicare.
  Ma, insieme alla fretta, al pressappochismo, agli innesti, il vero responsabile di cattive leggi come questa è l'irrompere immancabile, quasi un marchio di fabbrica del Governo Renzi, del «particulare», come diceva Guicciardini, cioè dell'interesse specifico di una ristretta cerchia di parenti e amici e sodali, che condizionano e stravolgono le leggi a proprio beneficio. Questa volta è intervenuto un membro del Governo, riconducibile al famoso «Giglio Magico», a forzare la mano con l'introduzione della famosa way out, che, oltre a ostentare familiarità con l'idioma della finanza mondiale, sostanzialmente nasconde la realtà. La traduzione autentica in lingua italiana o toscana di way out è «scappatoia». Il Governo Renzi si è inventato una scappatoia per gli amici che non gradivano l'obbligo di aderire al gruppo bancario unico. Allora, si è pensato di favorire le loro banche di credito cooperativo a scapito di altre e, aggiungiamo, in spregio della Costituzione, che prevede, all'articolo 3, di rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l'uguaglianza, non certo di crearne di nuovi.
  A questo punto si rendeva necessario circoscrivere la scappatoia, che, altrimenti, avrebbe rischiato di rendere inefficace la norma per le troppe defezioni. Serviva un limite e lo si è trovato con un metodo che non poteva che essere arbitrario, cioè tagliato su misura per le banche amiche, nella fattispecie Credito Cambiano, dov’è dirigente il padre del Ministro indicato come autore di questo scempio, e Banca Chianti, protagonista del soccorso alla banca del soccorritore della maggioranza. Nessun esponente del Governo o della maggioranza, infatti, ha mai neanche tentato di abbozzare una spiegazione razionale sulla scelta del limite di 200 milioni di patrimonio netti necessari per beneficiare della scappatoia. Di sicuro non si può considerare una soglia patrimoniale di tutta sicurezza per una banca che opera nella forma di società per azioni, visto che il Governo ha posto l'asticella a un miliardo per il gruppo bancario cooperativo all'interno dello stesso provvedimento; gruppo bancario cooperativo che, anch'esso, deve operare in forma di società per azioni. E non si può nemmeno affermare che questo limite circoscriva adeguatamente la platea delle banche beneficiate, che, nonostante il numero esiguo di 14, rappresentano, tuttavia, il 21 per cento degli attivi della categoria: una massa critica che potrebbe indebolire la costituenda holding unica, fino a rendere inutile la riforma.Pag. 95
  Su questo punto, più volte contestato dalla Lega Nord, era evidente l'imbarazzo degli esponenti della maggioranza e del Governo, che in Commissione non hanno potuto usare un singolo argomento plausibile a difesa della clausola della scappatoia, semplicemente perché non esiste.
  Infine, si presenta, in questa come in altre occasioni, l'orientamento di fondo di questa maggioranza ad inseguire modelli socio-economici che non ci appartengono, unito all'incapacità di valorizzare quelli che, invece, ci sono propri o naturali. È un tentativo maldestro di somigliare alle grandi nazioni europee, che proprio nella sua matrice velleitaria e lontana dalla realtà dimostra il suo carattere estremamente provinciale. L'Italia è un insieme di territori, culture, lingue e comunità diverse, a volte in conflitto o in competizione tra di loro. In questa straordinaria varietà del nostro Paese trovano spazio gli eccessi del localismo e dell'individualismo, ma anche le nostre immense risorse.
  Con questa riforma siamo lontani dal superare questi limiti. Il nuovo gruppo bancario cooperativo non avrà neanche lontanamente una dimensione paragonabile a gruppi omologhi presenti in Francia, Germania o anche nella piccola Olanda, dove Rabobank è dotata di un patrimonio netto 50 volte superiore al limite ipotizzato per il gruppo cooperativo italiano. È improbabile, quindi, che si ottenga il risultato di creare una holding italiana del credito cooperativo che possa confrontarsi ad armi pari con i suoi omologhi presenti sul mercato internazionale. In compenso, si rischia concretamente di perdere per sempre un patrimonio fatto di aziende di credito cooperativo fortemente radicate nel territorio, in simbiosi stretta con i risparmiatori e le diverse realtà economica e produttive del Paese. Il decreto posto al voto oggi riconosce questa specificità alle sole province autonome di Trento e di Bolzano, ma la ignora per il resto del Paese, quando, invece, sono di tutta evidenza. Parlo del Veneto in primis, ma non solo del Veneto.
  Queste banche di credito cooperativo adattavano, nella stragrande maggioranza dei casi con pieno successo, il loro modello finanziario alle diverse realtà in cui operavano. È un sistema che ha dimostrato una straordinaria capacità di resistere e ammortizzare gli effetti di crisi finanziarie, anche devastanti, come quella vissuta nel 2008. Con la precipitosa riforma «ad particulare» che votiamo oggi, rischiamo seriamente di perdere un patrimonio di valore inestimabile e non replicabile, per la manifesta incapacità di questo Governo di riconoscerlo, apprezzarlo e valorizzarlo. Si tratta di un sistema di credito che funziona come supporto e reti di sicurezza per la nostra economia, i nostri ceti produttivi e la società in genere. È un modello che, pur con le sue fragilità, rappresenta uno dei punti di forza della nostra economia, vicino ad aziende che, per quanto di ridotte dimensioni, sono capaci di produrre beni e servizi di altissima qualità, apprezzati e venduti in tutto il mondo.
  Per quanto esposto, dichiaro il voto contrario e anche convinto del gruppo della Lega Nord al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sottanelli. Ne ha facoltà.

  GIULIO CESARE SOTTANELLI. Grazie, Presidente. Gentili colleghi, Viceministro Morando, annuncio il voto favorevole del gruppo di Scelta Civica al provvedimento che oggi ci apprestiamo a votare, che, oltre alla riforma del credito cooperativo, regolamenta la garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze, il regime fiscale relativo alle procedure di crisi e la gestione collettiva del risparmio.
  Per quanto riguarda la riforma delle banche di credito cooperativo, si tratta di un ulteriore tassello dell'importante processo di rafforzamento del sistema bancario italiano, che segue quanto già fatto nel marzo 2015 con la riforma delle banche popolari. In riferimento alle critiche Pag. 96mosse da alcune forze di minoranza in merito all'opportunità di riformare il nostro sistema bancario, ai dubbi sulla costituzionalità del decreto e addirittura alle insinuazioni sulla volontà di favorire qualcuno, vorrei portare alcuni elementi di riflessione, prima a me stesso, poi ai colleghi e a tutti coloro che ci stanno ascoltando.
  L'Italia sta uscendo da otto anni di faticosa crisi, che ci ha fatto perdere oltre otto punti di PIL. È una crisi che, certamente, è partita con il fallimento della più grande banca americana, la Lehman Brothers, che ha fortemente influenzato il sistema finanziario globale e che ha portato una serie di effetti che hanno avuto ricadute anche nel sistema bancario europeo. L'Europa ha introdotto una serie di provvedimenti (da Basilea 3 del 2010, alla direttiva CRD IV del 2013, alla direttiva BRRD del 2015) al fine di inserire regole prudenziali uniformi e strumenti di vigilanza omogenei per rafforzare e uniformare i sistemi bancari europei. A questo scopo dal 2011 è stata istituita l'Autorità bancaria europea, conosciuta come EBA, che ha il compito di proteggere l'interesse pubblico contribuendo alla stabilità e all'efficacia a breve, medio e lungo termine del sistema finanziario europeo e, quindi, dei suoi cittadini e delle sue imprese. L'Italia, che ha contribuito alla stesura di tutta la nuova regolamentazione europea, sta attuando, unitamente agli altri Governi, le nuove norme. Negli anni passati quasi tutti gli Stati europei hanno speso molti miliardi di euro di fondi pubblici per salvare i loro sistemi bancari. Ricordo ai colleghi del MoVimento 5 Stelle che in Italia non è stato speso un solo euro di soldi pubblici per salvare le nostre banche. Con orgoglio possiamo affermare che nessuna banca italiana è fallita e che i soldi degli italiani non sono stati spesi per salvare il nostro sistema bancario. Colleghi, con orgoglio bisogna anche rivendicare questo risultato che è stato reso possibile da leggi e regolamenti di cui l'Italia si era già dotata negli ultimi cinquant'anni e grazie al lavoro delle Autorità di vigilanza, Consob e Banca d'Italia. Tutto questo è stato certificato dagli stress test che la BCE ha effettuato sugli istituti di credito italiano riportando buoni risultati. Certamente ci sono dei casi dove alla crisi si sono sommate responsabilità manageriale e di governance che hanno minato la solidità di alcuni istituti: è il caso delle quattro banche interessate dalla procedura di risoluzione europea, ancora prima il caso della Cassa di Risparmio di Teramo ed è certamente il caso di qualche banca di credito cooperativo. Tali casi, rapportati al complesso del sistema bancario italiano composto da circa 700 istituti, rappresentano meno dell'1 per cento. Quindi è ingiusto, immorale e populistico lasciarsi andare a facili giudizi e generalizzazioni sulla qualità dei manager, amministratori e dipendenti del sistema bancario italiano che quotidianamente competono sul mercato in condizioni molto difficili. In riferimento al collocamento delle obbligazioni subordinate delle quattro banche oggetto di procedure di risoluzione, i cittadini che sono stati truffati, come accerterà la Commissione Anac e come nella volontà di tutta la maggioranza e del Governo, saranno risarciti. Noi avevamo anche presentato un emendamento per eliminare il tetto dei 100 milioni al Fondo per gli indennizzi che, ricordo, è a carico del sistema bancario, che non è stato recepito per problemi tecnici di compatibilità con la normativa europea sugli aiuti di Stato ma siamo certi che, se dopo il lavoro dei commissari Anac ce ne sarà bisogno, il Governo provvederà a richiedere ulteriori risorse al sistema per risarcire tutti coloro che ne avranno diritto. Pertanto ad oggi possiamo affermare con forza che la maggioranza e il suo Governo hanno tutelato il sistema bancario, i risparmi degli italiani, i posti di lavoro e l'intero sistema economico proprio in ossequio all'articolo 47 della nostra Costituzione che tutela e garantisce il risparmio degli italiani. Tutelare le banche significa tutelare il sistema Paese: è una delle risorse più preziose da proteggere perché fornisce non solo servizi quotidiani che semplificano la vita ai cittadini ma è anche depositaria dei sacrifici e dei risparmi di generazioni di Pag. 97italiani e motore di sviluppo dell'economia reale perché sostiene quotidianamente le imprese, il credito e rende possibili gli investimenti, la ricerca e lo sviluppo. Siamo convinti che questo provvedimento, così come quello sulle popolari, prosegue il processo di adeguamento del sistema bancario attraverso la riforma del credito cooperativo. Il Governo ha fatto bene dodici mesi fa a chiedere alla Federazione nazionale di proporre un'autoriforma che, da un lato, tutelasse le peculiarità del sistema esistente e, dall'altro, fosse in grado di convivere con le nuove regole e i nuovi standard che l'Europa ci chiede. Il testo modificato alla Camera durante i lavori della Commissione ha migliorato l'impianto originario del provvedimento emanato dal Governo che presentava delle criticità rispetto al principio di indivisibilità delle riserve del settore mutualistico, alla mancata possibilità di recesso dalla holding, alla mancata costituzione di un fondo transitorio, al rispetto dei territori a statuto speciale per la costituzione di gruppi autonomi. Per il lavoro svolto voglio ringraziare tutti i commissari e il presidente della VI Commissione Finanze, il relatore di maggioranza, il collega Giovanni Sanga, il rappresentante del Governo, il Viceministro Morando, per aver saputo recepire le proposte di modifica e aver restituito all'Aula un testo migliore.
  Al contrario di quanto dice l'opposizione, il testo che arriva in Aula tutela l'articolo 41 della Costituzione sulla libera iniziativa economica perché è stata data la possibilità di trasformazione a tutte le banche, lasciando ovviamente tutte le riserve accumulate nei fondi indivisibili. Inoltre con la clausola del cosiddetto wayout per le banche con un patrimonio superiore ai 200 milioni o per quelle che eventualmente si aggregano ad esse è possibile la cessione del ramo di azienda bancario pagando all'erario una percentuale del 20 per cento del patrimonio o della somma dei patrimoni detenuti. Il provvedimento tutela, quindi, integralmente tutte le riserve accantonate da generazioni dai fondi mutualistici indivisibili come prevede l'articolo 17 della legge n. 388 del 2000, fondi ai quali non verrà sottratto un euro, nel pieno rispetto dell'articolo 45 della Costituzione che riconosce la funzione sociale della cooperazione. Nello stesso tempo è stata difesa l'autonomia in base a parametri oggettivi di sana e prudente gestione così come è stata difesa la rappresentanza locale lasciando, da un lato, la possibilità dell'espressione della governance alle assemblee delle singole BCC, dall'altro la possibilità da parte della holding di intervenire per rimuovere esponenti aziendali laddove ve ne siano validi motivi. Tutto l'impianto normativo e di vigilanza comunitario è a cascata: tutte le normative recepite dal Parlamento italiano vanno nell'esclusiva direzione del massimo e rigoroso rispetto dell'articolo 47 della nostra Costituzione che tutela e incoraggia il risparmio. Sono tre anni che in questa aula ascolto dichiarazioni populistiche dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, e non solo, che travisano la realtà rappresentandola in modo totalmente distorto creando allarmismo e arrecando danno a tutto il sistema. È ora di farla finita. In conclusione possiamo affermare che questa è la riforma migliore possibile per preservare i centotrent'anni di storia del sistema di credito cooperativo italiano, un sistema che rappresenta 1.200.000 soci, 27.000 dipendenti, 4000 filiali. Possiamo dire che questa storia continua: una storia nata a difesa della povertà contadina contro l'usura e lo sfruttamento che da oggi in avanti potrà camminare grazie alla riforma con gambe più solide, con una struttura più snella, più efficace ed efficiente, che potrà continuare a svolgere il suo ruolo vitale all'interno dalla nostra comunità a sostegno delle famiglie degli artigiani e dell'imprese, una grande famiglia a cui noi oggi abbiamo dato una nuova prospettiva per continuare a scrivere nuove pagine di storia. Di questo dobbiamo essere consapevoli e fieri (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bernardo. Ne ha facoltà.

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  MAURIZIO BERNARDO. Grazie, Presidente. Viceministro Morando, onorevoli colleghi, è per esprimere il voto favorevole di Area Popolare al decreto così definito «banche» che tratta argomenti diversi. È da tempo ormai che sul sistema delle banche italiane ascoltiamo commenti e considerazioni da parte di alcune forze politiche che vanno in un indirizzo sbagliato, che mettono in risalto dati che non rappresentano la realtà del sistema bancario italiano, che non ricostruiscono una storia andando indietro nel corso degli anni a riconoscere quei meriti, quegli aspetti positivi che hanno tutelato il sistema Paese italiano, i consumatori italiani e probabilmente è anche chiaro che, nel mettere in evidenza dei distinguo tra le diverse forze politiche, quello che noi sosteniamo è che ci riconosciamo in quegli organismi che rappresentano un Paese: alludo alla Banca d'Italia, al sistema dell'organizzazione delle banche italiane, alludo a quelle realtà che poi si ritrovano a sedere negli organismi di politica monetaria internazionale, che danno dignità importante rispetto a scelte che vengono compiute dalla Banca centrale europea anche a sostegno delle famiglie e delle imprese italiane. È vero, quindi, che abbiamo una visione diversa. Arriviamo ad una riforma del credito cooperativo dopo tanti mesi, dopo quella delle popolari, dove noi abbiamo immaginato di dover sostenere un'esperienza che ha riguardato, nel corso dei decenni, quel cattolicesimo liberale, andando indietro negli anni, a sostegno delle piccole realtà territoriali, diffuse all'interno e nell'intero Paese, in modo che si potesse dare quel contributo oggi in una attualità diversa, che è quella di un sistema che sia in grado di competere nell'interesse della collettività e degli italiani anche al di fuori dei confini.
  È vero che come Commissione finanze – lo sa il Governo – abbiamo fatto modifiche importanti. Abbiamo immaginato che si dovesse dar vita ad un gruppo significativo all'interno dello scenario italiano, con un patrimonio di un miliardo, con una serie di percorsi ben definiti, ma che, allo stesso tempo, noi dovessimo dare la possibilità di una via d'uscita a quelle realtà presenti sul territorio che non ci riportavano soltanto ad un'area geografica. Infatti, per chi conosce la storia del nostro Paese si andava al di là di alcuni confini, giocando nell'esperienza che tutti noi conosciamo e al di là delle strumentalizzazioni.
  Dunque, un percorso temporale ben definito, di due mesi, e una scadenza altrettanto importante, quella del 31 dicembre 2015, entro cui definire quelle che sono le realtà del banco del credito cooperativo che avesse una dimensione di 200 milioni di euro, quindi da strutturare in maniera tale da rispettare quelle che sono le esigenze che abbiamo individuato, raccogliendo anche quanto abbiamo ascoltato nelle audizioni.
  È un decreto importante perché tratta anche altri argomenti: il tema dei crediti in sofferenza, delle cartolarizzazioni, dell'esigenza, che noi abbiamo sottolineato, di fare delle modifiche importanti in materia di diritto fallimentare e che abbiamo deciso che non dovesse essere contenuto in questo decreto ma in un prossimo decreto, perché in materia di cartolarizzazioni e di sofferenze all'interno del sistema bancario si dimentica facilmente che, andando a identificarle, si è mostrato, nel corso degli anni, quale fosse e quale sia la percentuale di sofferenze e di tipologia delle sofferenze, laddove le banche hanno dato credito alle imprese italiane nel retail e nel settore immobiliare – con il 73-74 per cento le prime e intorno al 13-14 per cento il secondo – per quelle che sono state le risposte per un rilancio del Paese. E allora alcuni percorsi noi dovevamo prevederli, così come in materia di imposizione fiscale, su di un aspetto ben definito in ordine a quella che era la tassa di registro per quanto riguarda la vendita degli immobili e sempre nella sfera delle cartolarizzazioni.
  Poi, vi è quello che sembrava dovesse essere a sostegno e a tutela delle imprese e di quelle società specializzate nell'ambito e nella vendita nelle aste giudiziarie, che portasse anche la formula delle società, ma che, nelle correzione che abbiamo Pag. 99previsto, contemplasse anche le famiglie, le famiglie italiane, andando così incontro a delle modalità ben chiare, anche per ciò che riguarda la scadenza temporale, e per non voler fare poi speculazione, come abbiamo voluto dimostrare nell'emendare il testo. E per ultimo vi è anche l'allargamento dei fondi alternativi di investimento, così consentendo anche al mondo delle imprese di allargare l'accesso al credito a quei fondi di private equity ben definiti (penso agli hedge fund, ai venture capital e a varie soluzioni e possibilità a sostegno dell'intrapresa italiana). Ecco perché, al di là delle polemiche, io credo che sia importante, laddove la Commissione finanze della Camera dei deputati sta alimentando un'indagine conoscitiva sul sistema delle banche, facendo anche un resoconto e un confronto con le banche straniere nella dimensione del rapporto con i clienti e con i consumatori, sottolineare lo stato di salute delle banche stesse, al di là delle battute a effetto.
  Ecco perché ringrazio il Governo, ringrazio il relatore e i componenti della Commissione perché io sono convinto – ed Area Popolare sa bene – che esprimere un parere favorevole su un decreto come quello che oggi andremo ad approvare è un continuum rispetto a quello che noi abbiamo deciso in un confronto costruttivo, direi anche vigoroso, con gli organismi di politica monetaria internazionale, non facendo sconti, ma prestando anche un'attenzione vera nei riguardi di chi ha delle responsabilità importanti sullo scenario internazionale ma anche nazionale, quali organismi che tratteggiano un percorso verso cui, secondo me, va data quell'attenzione e quel rispetto che consente di fare sistema nel nostro Paese. Non è – e vado alla conclusione – che le paure, che trasferiamo nei riguardi delle famiglie italiane e delle imprese, le quali oggi hanno bisogno del conforto dalle istituzioni, servono a rilanciare in un momento così difficile, qual è quello che noi viviamo in questi giorni, al di là dei nostri confini, e per battute a effetto non ci si rende conto della gravità e di quello che si può produrre sul nostro suolo e sul nostro ben amato Paese.
  Ecco perché noi esprimeremo un voto favorevole su questo decreto, immaginando che se ne debbano attendere altri che daranno certamente una risposta altrettanto importante soprattutto, come dicevo, in materia di diritto fallimentare e su quello che viene chiesto non dal sistema delle banche, non da quello che produce il sistema delle sofferenze all'interno delle banche stesse, perché chi è socio delle banche – e alludo alla figura del correntista, del consumatore – e chi è, da una parte, in grado di sostenere il momento della competitività, al di là dei confini nazionali, e, allo stesso tempo, anche chi vive la crisi delle regole certe chiede, appunto, quella certezza che viene richiesta al legislatore in momenti difficili come questo.
  Ecco perché noi diamo valore e anche un parere favorevole sul decreto, convinti che forse si dovrebbe andare al di là della demagogia (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC) e di deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Grazie, Presidente. Io credo che...

  PRESIDENTE. Colleghi, abbassate la voce !

  GIOVANNI PAGLIA. Il Nuovo Centrodestra boicotta la sinistra, evidentemente. Io credo che l'Italia avesse molto bisogno di due cose, che sono contenute in questo decreto: avesse bisogno di aprire una riflessione e anche una riforma del credito cooperativo e avesse certamente la necessità di intervenire sulle sofferenze che sono nei bilanci di tutte le banche italiane, grandi e piccole, perché evidentemente rappresentano una zavorra per la capacità del nostro sistema finanziario di tornare ad erogare credito e di recuperare piena Pag. 100credibilità all'interno e all'esterno del Paese. La domanda che ci dobbiamo quindi porre tutti è se questi due obiettivi – obiettivi importanti – siano stati raggiunti dalle proposte che il Governo e la maggioranza ci hanno fatto. Purtroppo, io devo dare una risposta negativa, negativa nell'uno e nell'altro caso e ora proverò a spiegare per quale ragione.
  Partiamo dal credito cooperativo. Era stato fatto un grande lavoro, un lavoro fatto dalle banche di credito cooperativo stesse, perché l'ossatura, poi deformata, di questa riforma non è opera della politica; è opera, appunto, delle banche di credito cooperativo, che per un anno si sono impegnate in una propria proposta di autoriforma che avrebbe dovuto, dal mio punto di vista, essere colta. Si andava nella direzione di fare un grande unico gruppo di credito cooperativo in Italia che avesse l'obiettivo di salvaguardare, da un lato, la stabilità e la solidità del sistema e, dall'altra, di garantire l'autonomia delle banche di credito cooperativo che avrebbero fatto parte del gruppo. Questo doveva accadere attraverso un contratto di coesione, che permettesse liberamente di associarsi e di darsi delle regole. Ora questo è possibile ? Io credo di no o almeno lo è in modo molto più limitato di come era nella previsione originaria. Il Governo, infatti, ha deciso dapprima, con una sciagurata norma inserita direttamente nel Consiglio dei Ministri, di aprire ad un'ipotesi, quella dell'affrancamento delle riserve pagando una tassa del 20 per cento e della trasformazione delle grandi banche di credito cooperativo in Spa, dando il via ad un colpo mortale per tutto il mondo cooperativo. Dopodiché, sotto le pressioni anche delle opposizioni e anche della nostra forza politica, si è fortunatamente rientrati su questa ipotesi, ma lo si è fatto con modifiche che, dal mio punto di vista, rischiano di essere, sotto alcuni aspetti, ancora più pericolose. Si continua a consentire, infatti, alle grandi banche di credito cooperativo di stare fuori da questo sistema, perché viene consentito a quelle che hanno più di 200 milioni di euro di patrimonio netto di uscire, anche senza affrancare le riserve, e di trasformarsi in Spa. Trasformarsi in Spa vuol dire una cosa molto precisa: che dal giorno dopo il credito non viene più erogato secondo le regole cooperative, cioè privilegiando i propri soci per almeno il 51 per cento; vuol dire che il credito è libero, vuol dire che quelle Spa potranno essere cedute e, quindi, anche penalizzando i territori in cui sono insediate, vorrà dire che potranno entrare i privati. Vuol dire che, se rischiamo di togliere le grandi banche di credito cooperativo da questa operazione, sarà la solidità stessa del gruppo di credito cooperativo ad essere in qualche modo indebolita; è stata, peraltro, inserita anche la possibilità di recesso a posteriori, anche se con una forte penalizzazione, cioè la perdita delle riserve; quindi anche il perimetro di questa operazione non è chiaro dall'inizio, ma, soprattutto, quella che io credo sia un'operazione profondamente sbagliata e che apre la strada, un domani, ad un grande snaturamento di questo gruppo, è che il MEF si è riservato, con proprio decreto, di cambiare la legge. È una cosa piuttosto strana per l'ordinamento giuridico di questo Paese il fatto che una legge stabilisca che almeno il 51 per cento delle azioni di questo nuovo grande gruppo cooperativo debba essere nelle mani delle BCC che ne fanno parte – questa è una garanzia di autonomia, è una garanzia del fatto che non saranno utilizzati i poteri che la holding ha nei confronti di chi sta alla base per snaturarne la natura – ma, con decreto del MEF, questo 51 per cento possa essere portato al 45, al 40, al 30, al 20 al 10. Quindi, oggi si parte così, ma è possibile che domani, grazie ad una firma del Ministro dell'economia e delle finanze, questo o un altro, si possa arrivare, di fatto, a privatizzare il gruppo che comprende tutte le BCC italiane e a trasformarlo in una Spa nelle mani di fondi esteri o di altre banche. Questo si fa perché si è completamente schiavi di quella che è un'impostazione che la BCE ha e che vuole che in questo Paese ci siano solo grandi banche con grandi patrimoni, perché non ha alcuna attenzione all'utilizzo Pag. 101del credito a sostegno dell'economia reale dell'Italia, ma esclusivamente attenzione alla stabilità del sistema bancario. Quello che si teme è che l'Italia possa contagiare con una propria presunta instabilità altri Paesi, ma non si ha minimamente cura del fatto che l'Italia continui e vorrebbe continuare a essere un Paese a vocazione industriale. In un Paese di piccole e medie imprese andare verso lo smantellamento, di fatto, della natura cooperativa di queste banche, a partire da quelle più grandi, è un errore grave di cui questo Governo si prende, fino in fondo, la responsabilità. Peraltro, ad accumulare errori su errori, con un emendamento della maggioranza, è stata inserita la possibilità per la holding, in casi motivati, ma «motivato» a casa mia vuol dire molto poco, di commissariare tutte le banche sottostanti. Era: «motivato ed eccezionale», l'eccezionale è sparito. Quindi, si dà il via ad una banca che può diventare proprietà anche di fondi esteri e che può commissariare liberamente tutte le banche sottostanti. Ci avete distratto con la questione dell'affrancamento, ci siamo concentrati su quello; io credo ci sia stata una colpevole disattenzione anche all'interno della maggioranza rispetto alle modifiche che, mentre si salvavano le banche dall'affrancamento delle riserve, venivano introdotte.
  Ricordavo poi che c’è un altro grande tema, quello delle sofferenze delle banche. Il Governo si è impegnato in una trattativa molto lunga con l'Unione europea di cui noi abbiamo sempre potuto avere notizia solo attraverso i quotidiani, perché è sempre stato rifiutato il fatto di mettere a parte il Parlamento e la Commissione finanze di come andava avanti questa trattativa, forse avremmo potuto anche collaborare, cosa si è ottenuto alla fine ? Si è ottenuta la possibilità per il Governo di prestare garanzia alle cessioni, alla cartolarizzazione di queste sofferenze fondamentalmente alle stesse identiche condizioni a cui avrebbe potuto garantirle un fondo di assicurazioni privato. Non a caso, secondo stime dell'ABI, il risultato di questa operazione è un aumento ipotetico del valore di quei crediti del 5 per cento.
  Voi capite che un anno di trattativa, su una montagna di 200 miliardi di sofferenze lorde, vedremo poi quante ne porta un'ipotetica cessione di quelle sofferenze, con un maggior valore del 5 per cento, è un po’ poco, anche perché noi non abbiamo bisogno di aumentare tanto il valore, o anche, ma soprattutto di accelerarne lo smaltimento. E sul fatto che lo smaltimento sia accelerato con questa misura non c’è alcuna prova, alcun dato di evidenza, né alcuna, come dire, sollecitazione da parte di chiunque. Ma, soprattutto, io voglio porre l'attenzione su una cosa – lo diceva anche il collega Marcon, nel suo intervento di oggi –, si continua a porre l'attenzione, da parte del Governo, e questo è un tema politico, sul fatto che l'unico modo per smaltire queste sofferenze sia creare un mercato delle sofferenze, quindi, utilizzare anche denaro pubblico per aumentare il valore di incasso da parte delle banche – e, quindi, surrettiziamente, come si è tentato di fare con il decreto «mutui», fortunatamente non rientrato, in via forse di modifica, siamo ancora sospesi nelle mani del Governo, ci sono indicazioni da parte della Commissione finanze, cioè quello che in qualche modo voleva accelerare pesantemente la vendita degli immobili posti a garanzia dei mutui – perché il problema è che un mercato delle sofferenze per funzionare ha bisogno di essere veloce, ma se da un lato della sofferenza bancaria c’è la banca che vuole rientrare del proprio denaro, dall'altra parte di una sofferenza c’è sempre un imprenditore o una famiglia che ha dei beni collegati a quella sofferenza; dietro un mutuo non pagato c’è una famiglia che rischia di essere messa fuori da una casa, dietro un fido d'impresa non pagato c’è un imprenditore che, magari, a fatica ancora prova a mandarla avanti quell'impresa, perché qui non parliamo, poi, solo delle sofferenze, parliamo di crediti deteriorati, che è cosa ben più ampia, può anche esserci un imprenditore che ha una crisi di liquidità, succede tutti i giorni, il cui credito viene ceduto, magari, con garanzia dello Stato e viene utilizzata per buttarlo fuori dalla sua impresa questa Pag. 102cessione. Di questo noi dobbiamo parlare ed è per questo che noi ritenevamo che dovesse essere lo Stato a entrare in quelle sofferenze, a prendere quelle che gli servivano, per esempio quelle collegate a edilizia residenziale per farne delle case popolari, collegate a capannoni industriali per farne siti di coworking per i nostri giovani, questo deve fare lo Stato, utilizzare a fini sociali le proprie risorse, anche per liberare le banche dalle sofferenze, ma non si vuole fare questo, bensì ci si limita a dire – perché c’è sempre, ideologicamente, la fiducia nel mercato – che qualche fondo locusta dovrà prima o poi, alle proprie condizioni, arrivare a prendere tutto questo e liberare i crediti dalle vere sofferenze che sono quelle sociali. Una volta liberato dalle sofferenze sociali, cioè liberato da uomini e donne in carne e ossa, quel credito è pronto per essere valorizzato.

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIOVANNI PAGLIA. Queste sono le condizioni a cui il Governo mette i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Sandra Savino. Ne ha facoltà.

  SANDRA SAVINO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, oggi ci apprestiamo a votare l'ennesimo intervento in tema bancario messo in atto utilizzando, ancora una volta, lo strumento della decretazione d'urgenza, definendo una riforma del sistema bancario cooperativo in chiara violazione dei principi sanciti dall'articolo 77 della Costituzione. Sono anni che si dibatte in merito a misure concernenti la riforma delle banche di credito cooperativo, ma ecco che, ancora una volta, queste si inseriscono nell'ambito della decretazione d'urgenza, anziché all'interno di un disegno di legge destinato a seguire il normale iter parlamentare, contraddicendo, di fatto, quanto sostenuto dalla stessa Corte costituzionale che ha avuto modo di affermare chiaramente la palese inadeguatezza dello strumento del decreto-legge a realizzare una riforma organica e di sistema che richiede processi attuativi necessariamente protratti nel tempo e che mal si conciliano con l'immediatezza di effetti connaturati al decreto-legge secondo il disegno costituzionale. L'assenza del requisito d'urgenza è, quindi, evidente anche per i tempi lunghi di attuazione e di perfezionamento della riforma stabiliti dalle procedure determinate dal medesimo decreto. Si tratta di un modus operandi, quello del Governo, che, oltre ad essere illegittimo, si è dimostrato del tutto fallimentare, in particolare rispetto ai numerosi interventi messi in campo sul fronte bancario. Le evidenze sono davanti agli occhi di tutti, a partire dalla riforma della governance delle banche popolari che ha imposto la trasformazione in società per azioni alle Popolari con attivo superiore agli otto miliardi, fino ad arrivare al ridicolo risarcimento dei risparmiatori truffati dopo il pasticcio delle norme del cosiddetto salva banche, risarcimento peraltro che, al momento, rimane ancora sulla carta, in attesa delle norme attuative. È un dato di fatto che da quando le Borse hanno riaperto nel 2016, c’è stato un crollo continuo e il collasso ha riguardato in particolare i titoli del settore bancario. I filoni da seguire per dare una spiegazione al fenomeno sono due, intrecciati tra loro. Il primo è il tema dei crediti deteriorati nei bilanci delle banche e il dibattito sulla bad bank. Il secondo riguarda la proposta franco-tedesca di porre per le banche dei Paesi dell'Eurozona un tetto all'ammontare di titoli del proprio debito sovrano che possono avere in portafoglio. Rispetto alla pericolosità della proposta Schäuble sui titoli di Stato, quelli dei crediti deteriorati delle banche diventa un falso problema. Le banche italiane infatti hanno un tasso di copertura dei crediti deteriorati tra i più alti dell'Eurozona e spesso essi sono garantiti da immobili di valore. Il tema dei crediti deteriorati è esploso a seguito dell'improvviso decreto del Governo del 22 novembre 2015 con cui Pag. 103sono state salvate le banche amiche del Governo, quando i valori di riferimento utilizzati per la svalutazione dei crediti deteriorati di queste ultime sono stati inopportunamente estesi a tutto il resto del sistema bancario ed è scoppiata la psicosi per cui bisogna liberarsene subito e a qualsiasi prezzo, mentre, come sanno bene gli addetti ai lavori, la buona gestione dei crediti deteriorati spesso aiuto i bilanci delle banche. Ma il decreto «salva banche» ha prodotto anche un altro effetto nefasto che ha influito sul crollo delle borse: il panico finanziario, noto pure come corsa agli sportelli. I risparmiatori non si fidano più delle banche italiane, finite nell'occhio del ciclone e in alcuni casi anche al centro di indagini della magistratura, per cui ritirano i loro depositi. Sulle modalità di creazione e funzionamento della bad bank italiana si è poi aperto un confronto con la Commissione europea molto serio, sul quale però il Governo è disposto a cedere – probabilmente lo avrà già fatto – senza se e senza ma, in cambio della non bocciatura della legge di stabilità tutta in deficit. Il segnale è arrivato chiaro in Europa, Renzi è disposto a tutto pur di avere via libera per il suo deficit spending e la Francia e la Germania approfittano di questo atteggiamento per far passare tutte le loro proposte svantaggiose per il nostro Paese. Ne deriva che per finanziare i suoi provvedimenti clientelari, elettoralistici e di acquisto del consenso, Matteo Renzi ha distrutto e svenduto il sistema bancario italiano di cui l'andamento in Borsa dal primo gennaio 2016 è la dimostrazione, indebolendo l'intera economia italiana. Dovrebbe piuttosto cercare alleanze tra i partner europei per far cadere il veto tedesco sulla garanzia europea comune sui depositi bancari. In un colpo solo risolverebbe il problema delle banche e riuscirebbe ad evitare la vendita in blocco di titoli di Stato italiani, con le conseguenze drammatiche sull'economia e la democrazia italiana, che purtroppo, in passato, abbiamo già avuto modo di conoscere. Venendo all'ulteriore tassello della riforma delle banche di credito cooperativo, è necessario evidenziare che il progetto delle banche di credito cooperativo è nato con lo scopo primario di aiutare le piccole comunità, di aiutare i territori e di essere al fianco dei piccoli imprenditori. Sappiamo bene che i grandi istituti di credito difficilmente hanno interessi nelle zone meno popolose e soprattutto non hanno un radicamento sul territorio. L'obiettivo di Forza Italia è sempre stato quello di sostenere l'economia reale, mettendo le banche al servizio dell'impresa e tutelando gli interessi dei cittadini. Tutti quindi dovremmo essere concordi nel difendere le banche di prossimità, quelle legate agli investimenti del territorio di origine, come hanno fatto la Francia, l'Olanda e la Germania. Si tratta di un modello bancario fondamentale non solo per l'economia reale ma anche per la stabilità finanziaria. Sono state infatti proprio le banche di prossimità, le popolari e le cooperative, lontane da speculazioni internazionali e trending aggressivi, a permettere al sistema finanziario italiano di resistere durante gli anni più difficili della crisi. In quella fase storica sono cresciute le BCC, alimentandosi di un servizio che le grandi realtà hanno deciso di abbandonare. Oggi la vostra riforma vuole azzerare tutto, creare contenitori sempre più vasti, con il rischio che siano sempre meno vicini alla gente. Il cooperativismo ha un ruolo fondamentale per lo sviluppo sociale ed economico, una spinta propulsiva già dimostrata in passato, che non possiamo rischiare di disperdere a causa di disposizione assunte nell'urgenza e sotto pressioni di determinati gruppi. La pluralità delle forme istituzionali di impresa genera un mercato più civile e al tempo stesso più competitivo, ha scritto nella Caritas in veritate Benedetto XVI.
  Il legislatore e il Governo non possono ostacolare questa pluralità dietro il solito ritornello del «è l'Europa che ce lo chiede». Già nei giorni scorsi la stessa Europa ha avuto modo di smentire il Governo sul fronte bancario, sostenendo chiaramente la compatibilità dell'erogazione dei risarcimenti ai risparmiatori con la normativa europea sugli aiuti di Stato. Pag. 104La vostra riforma nella sua stesura iniziale voleva sradicare il principio mutualistico costituzionalmente garantito solo per agevolare, attraverso un distorto meccanismo di way out, alcune banche operanti guarda caso in Toscana e guarda caso amiche del Presidente del Consiglio. La vostra riforma ancora oggi se da una parte ha superato le criticità più evidenti relative alla tutela del principio delle riserve indivisibili, dall'altra continua ad aiutare alcune banche amiche con sedi in territori particolari, confermando il modus operandi di questo Governo. Si può infatti solo pensar male in merito all'operazione che ha visto concedere la possibilità di costituire gruppi bancari cooperativi autonomi nelle province di Trento e Bolzano, escludendo invece tale possibilità per le regioni a statuto speciale, nonostante queste, al pari delle province autonome citate, abbiano chiari e riconosciuti compiti in materia di promozione e vigilanza del comparto cooperativo, a partire proprio dalla mia regione, il Friuli Venezia Giulia, le cui norme statutarie approvate con legge costituzionale e le relative disposizioni regionali di attuazione sono molto chiare sul punto. Lo stesso Governo non si è poi fatto scrupoli nell'inserire all'interno del testo del decreto una disposizione chiaramente inammissibile per materia, ma sappiamo bene che in particolare su questo provvedimento il vaglio di ammissibilità è stato alquanto discutibile e nei fatti resuscita l'anatocismo, ovvero il calcolo degli interessi sugli interessi, abolito in passato, dopo che ha messo in ginocchio intere famiglie. Ma ciò che spaventa di più è l'atteggiamento senza scrupoli del Governo, che mette le mani sul sistema bancario come fosse cosa propria, consapevole dei molteplici conflitti d'interesse al suo interno ma assolutamente determinato nella propria arroganza ad andare avanti con provvedimenti votati da una maggioranza che cambia secondo le esigenze delle categorie da accontentare, delle promesse che il Premier continua a elargire. Ma noi non ci arrendiamo, anche in questa sede intendo ribadire l'impegno di Forza Italia per la tutela del risparmio e dei risparmiatori e l'impegno per ripristinare la fiducia degli italiani nel sistema creditizio e finanziario, partendo innanzitutto dall'istituzione di una specifica Commissione d'inchiesta, all'inizio invocata anche dal Premier Renzi ma poi finita nel dimenticatoio, che faccia luce sullo stato del sistema bancario italiano e sui casi di crisi verificatisi nell'ultimo decennio. Per tutti questi motivi, stigmatizzando ancora una volta il modo di operare del Governo sul fronte bancario, dichiaro il voto contrario del gruppo di Forza Italia al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signora Presidente, di cosa parliamo ? Cos’è il sistema bancario ? Quante banche ci sono in Italia ? In Italia sono circa 700 le banche e 370 sono le BCC, le banche di credito cooperativo. Presidente, sono, Presidente, erano le BCC. Il disegno ormai è chiaro ma è venuto anche Mario Draghi in Commissione Finanze e ci ha dato un minuto per potergli fare delle domande, in questo Paese democratico il presente della BCE ci ha dato un minuto per potergli fare le domande e la sua risposta è stata che in questo Paese ci sono troppe banche. Quindi il disegno è abbastanza chiaro, è inutile che cercate motivazioni varie o alludete a problemi del sistema bancario, del sistema cooperativo bancario, perché nei fatti non ce ne sono. Da gennaio 2000 a settembre 2012 già il numero di banche si è ridotto, si è passati da 842 a 700 di oggi, 124 banche fallite, chiuse in dodici anni. Quindi questo sistema che ha banche che non falliscono, di cui parlavo qualcuno, io non lo vedo. Il sistema bancario non falliva fino al 1993, questo non smetterò mai di ripeterlo. Il sistema bancario creato nel 1936 e in vigore fino al 1993, che ha dato vita alla nostra economia, era un sistema bancario che utilizzava i depositi dei cittadini italiani perché sapeva il Pag. 105rischio, sapeva quanti sacrifici avevano dovuto fare per mettere da parte quei risparmi. Probabilmente, voi non avete l'idea di quanto siano faticosi quei sacrifici per mettere da parte dei risparmi, perché altrimenti non li avreste azzerati nel caso delle quattro banche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), con Banca Etruria. Nel 1936, chi fece quella legge e i nostri costituenti, che l'accettarono, sapevano quanto erano faticosi quei sacrifici, e quindi le banche potevano usare i nostri depositi per investire in prodotti poco rischiosi, o in titoli di Stato. Lo Stato sono i cittadini e i cittadini investivano nei cittadini. Ma non solo: quel sistema bancario prevedeva una dislocazione omogenea, prevedeva che ogni Cassa di Risparmio fosse in ogni provincia, perché non poteva permettere che le banche potessero speculare, nonostante fossero pubbliche; ma quelle banche private potevano, piano piano, prendersi mercato e il legislatore non permetteva che potessero rimanere dei territori scoperti. Le BCC fanno questo, cari colleghi, le BCC stanno nei paesi nei quali le grandi banche non ci sono, le Spa nelle quali li volete trasformare non vanno. Quante Spa troviamo nei paesi con meno di 10 mila abitanti ? Quante, se non BCC, se non popolari ? E quali banche investiranno in quei territori, ora ? O in quei territori non dovrà più crescere niente e non si dovrà più fare economia ? Ma, soprattutto, quell'articolo 45 della Costituzione, che dice che la forma cooperativa va tutelata, che fine ha fatto ? Perché, d'ora in poi, ogni banca che vorrà costituirsi in banca di credito cooperativo, per legge, dovrà far parte di una holding che è comandata da una Spa; giochi semantici perché la spa avrà direzione e controllo di tutte le BCC facenti parte della holding; addirittura potrà nominare e revocare, darà gli indirizzi (investite qua e non investite là); ma non solo: era previsto il 51 per cento ? Ora, in alcuni casi, avete eliminato anche questo, cioè non sarà più il 51 per cento di questa holding in possesso delle BCC. Vi rendete conto di cosa state facendo ? State trasformando delle banche che fanno credito cooperativo, quindi soci che si mettono insieme, mettono i loro soldi insieme e investono nei territori e nelle aziende del territorio non potranno più esistere; solo Spa, che dovranno garantire per forza utili ai loro azionisti. Le banche di credito cooperativo quegli utili li mettevano in riserva, lo sapete tutti, quelle riserve che voi oggi state rubando. Perché utilizzare le riserve messe da parte grazie alle azioni di cittadini che sapevano che i loro soldi finivano in dei fondi mutualistici e di solidarietà ? I cittadini sapevano questo, quando investivano in quelle banche e voi li avete presi in giro, voi avete messo in campo una sfiducia enorme. Avete la fortuna che è un decreto difficile e i cittadini non riescono a comprenderlo in toto, però è come se gli aveste detto per anni: «investite nella solidarietà; non vi preoccupate: investite nella solidarietà»; dopo vent'anni di investimenti nella solidarietà arrivate voi, quatti quatti, di notte, come dei ladri, e rubate quei risparmi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che invece dovevano finire per i fondi mutualistici e di solidarietà. Dal Novanta in poi, grazie ad Amato (che meno male non è più qua, meno male non è più qua), perché grazie alle privatizzazioni fatte con il «disegno di legge Amato», di tutto il sistema, con l'obbligo dato alle nostre banche pubbliche che funzionavano bene.... Quelle sofferenze voi oggi volete metterle dentro una bad bank, che non è altro che un centro scommesse, perché la bad bank non è altro che un centro scommesse, nel quale si incontreranno questi investitori istituzionali e scommetteranno se qualcuno pagherà quel mutuo o potrà garantire il rimborso con la casa messa in garanzia di quel mutuo. Nella bad bank ci saranno solo scommesse; la sofferenza dovrà comunque essere recuperata da qualcuno. Voi state creando con i soldi dei cittadini un centro scommesse (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), alla faccia della ludopatia e del gioco d'azzardo, invece di pensare magari di inculcare nel sistema bancario, negli amministratori, la voglia di cercare di ristrutturare quel debito, di Pag. 106parlare col debitore, di capire la sua situazione, di capire quant’è il suo merito creditizio ovvero quanto potrebbe pagare, per quanti anni potrebbe pagare quella cifra, e magari far partecipare anche i privati all'aiuto di questi cittadini, perché lo Stato non c’è più, lo Stato non li aiuta più questi cittadini, lo Stato gli mette le case all'asta, li fa finire in mezzo a una strada e non gli dà neanche 780 euro di reddito di cittadinanza per poter campare e vivere non dignitosamente, ma quasi dignitosamente.
  Cos'altro avete fatto in questo decreto ? Avete distrutto un sistema bancario che esiste – perché dobbiamo raccontare cos’è il sistema bancario delle banche di credito cooperativo – dal 1800, non da 130 anni; da 130 anni esiste in Italia. Ma le banche di credito cooperativo-casse rurali nascono sul finire nell'Ottocento in Germania e con le Raiffeisen in Italia, le Raiffeisen in Trentino rispetto alle quali noi siamo stati contenti che l'emendamento abbia dato loro la possibilità di mantenere il carattere territoriale. Però il comportamento secondo me viola il principio di uguaglianza, l'articolo 3: avete trattato una regione a statuto speciale, che è differente dalle altre, in un modo e le altre quattro regioni a statuto speciale non hanno avuto la stessa possibilità. Come si spiega ai cittadini questo vostro comportamento ? Come si spiegano ai cittadini le proposte che sono arrivate qui ? Io vengo da casa a qui tutti i giorni con i mezzi e penso che mi fermeranno tre, quattro persone al giorno per chiedermi l'elemosina; ormai signore anziane, non solo stranieri; italiani di sessant'anni, settant'anni, mi chiedono i 40 centesimi o i 50 centesimi. Per questa gente cosa avete fatto ? Per quelle aziende degli italiani che hanno preso i contributi pubblici e che ora sono andate a delocalizzare all'estero e gli operai sono rimasti in mezzo a una strada cosa avete fatto ? Per le banche cosa avete fatto ? Gli avete dato 7 miliardi e mezzo, le banche possono fare ora anche le agenzie immobiliari; non solo possono fare le agenzie immobiliari, ma possono fare i giudici e fare le procedure esecutive sulle case messe in garanzia dei mutui, così si prendono le case e poi le vendono. In quali agenzie immobiliari ? Nelle loro agenzie immobiliari. Poi queste Spa, che sono le uniche scalabili, perché non c’è il voto capitario e gli utili se li possono prendere gli azionisti e non finiscono nelle riserve, probabilmente...

  PRESIDENTE. Continui, collega.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, da poco, ho visto un video in cui si parlava del carbonio. Il carbonio è un elemento che si lega con ogni cosa, come tutti i provvedimenti di questo partito, Presidente, di cui purtroppo anche lei fa parte; tutti i provvedimenti di questo partito si legano a una sola cosa, alla speculazione bancaria e solo questa è la verità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fregolent. Ne ha facoltà.

  SILVIA FREGOLENT. Gentile Presidente, rappresentanti del Governo, gentili colleghi, quante volte da quando è iniziata la crisi nel 2008, questa lunga crisi economica, alcuni illustrissimi economisti ed esperti ci hanno insegnato come in cinese la parola «crisi» sia formata da due ideogrammi, pericolo e opportunità. Alcuni ultimamente hanno confutato la veridicità di questo assunto, ma ponendolo ancora per vero e per buono, è la parola «opportunità» che a noi del Partito Democratico interessa.
   Noi abbiamo cercato di far ripartire questo Paese e i numeri incominciano lentamente, ma progressivamente a darci ragione, credendo nelle sue capacità e spingendolo fuori dalle pastoie burocratiche che lo tenevano paralizzato: la riforma costituzionale, la legge elettorale, la riforma della giustizia, la riforma della pubblica amministrazione, la riforma della scuola, la riforma del mercato del lavoro e così via, potrei andare avanti, e in tutte queste occasioni nulla da parte di chi Pag. 107vuole cambiare il Paese, nulla in questo Paese si è sentito dire. Pensate ai cittadini, pensate agli imprenditori: per qualcuno c'era sempre qualcos'altro da fare, ma far ripartire il Paese è il modo più serio per pensare ai cittadini e a chi vuole creare lavoro facendo impresa. Così abbiamo fatto anche con il settore bancario. Nessuno mette in dubbio che è un settore in un certo senso più solido di quanto venga descritto dai soliti professionisti del terrore.
  Mi fa piacere oggi sentire esaltare dai colleghi del MoVimento 5 Stelle il settore bancario quando, non molto tempo fa, con dei tweet allarmistici ci dicevano che le banche italiane erano pronte al dissesto totale. Quindi, a volte i tweet dovrebbero essere utilizzati forse con un po’ più di saggezza. Lo sanno gli stessi operatori delle BCC, che hanno provveduto con noi a scrivere questa riforma. Lo sa la Banca d'Italia; da alcuni ho sentito citare alcune parole del responsabile della vigilanza della Banca d'Italia, Carmelo Barbagallo, ma citiamole tutte le parole, perché a volte estrapolarne alcune non rende compiutamente il pensiero: «In seguito alla crisi i profitti delle BCC sono stati erosi dal calo delle nuove erogazioni e dall'aumento della rischiosità dei prenditori. Ingenti le rettifiche di valore che sono state fatte a fronte della cresciuta rischiosità, con il tasso di copertura delle parti deteriorate che è passato dal 26 per cento del 2012 al 38,7 per cento del 2015; quello delle sole sofferenze è aumentato dal 45 per cento al 50,2 per cento. Rettifiche che, inevitabilmente, si sono riflesse sugli equilibri reddituali. La componente più fragile del settore è individuabile nelle BCC che presentano coefficienti di capitali più bassi e tassi di copertura inferiori a quelli del sistema bancario nazionale. In base a questi dati, riferiti a dicembre 2015, le BCC in tali condizioni erano circa 50 e rappresentano il 16 per cento dell'attivo della categoria».
  Per questo non potevamo più aspettare, altro che non vi era motivo di decretazione d'urgenza ! Ricordo a me stessa, ovviamente, come la Germania, ad esempio, abbia riformato il proprio analogo sistema creditizio cooperativo nel 2002. Lo sottolineo guardando in particolar modo i colleghi di Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d'Italia, che hanno per lungo tempo governato questo Paese e che nulla hanno fatto quando c'erano norme europee ancora più favorevoli al consolidamento del sistema bancario. Come si fa a dire che potevamo ancora aspettare ? Ad essere sinceri questa riforma arriva fin troppo tardi. Sono partita dalla parola «opportunità», signora Presidente, perché questo decreto rientra in una serie di provvedimenti assunti da questo Governo e da questa maggioranza per consolidare il nostro sistema bancario. Dapprima con la trasformazione delle maggiori banche popolari in società per azioni, successivamente con l'autoriforma delle fondazioni di origine bancaria, in seguito con la semplificazione delle procedure di recupero crediti e delle procedure di insolvenza per ridurre i tempi di adeguamento allo standard europeo del trattamento fiscale delle svalutazioni, ed ora con la riforma delle BCC, di cui si è per lungo tempo dibattuto in questo Paese. Tutto questo è necessario per soddisfare i bisogni dell'economia, trasmettendo credito all'impresa e ai cittadini. È proprio per consolidare questo obiettivo che il decreto in questione spazia dalla riforma delle banche di credito cooperativo alla tanto attesa esplicitazione del divieto di anatocismo bancario, passando per la garanzia dello Stato sulla cartolarizzazione dei crediti deteriorati.
  Per quanto riguarda le BCC si è trovato un punto di equilibrio tra il rafforzamento del sistema e l'adesione al gruppo bancario cooperativo, la cosiddetta way out, continuando a preservare le finalità mutualistiche del modello cooperativo, così come riconosciuto e protetto dalla nostra Costituzione. Si danno gli strumenti per consentire la formazione di un gruppo bancario cooperativo unico o di più gruppi bancari unici, con le soglie di un patrimonio di un miliardo, che consentirà alle BCC di poter contare su un forte punto di riferimento centrale, avendo compiti di Pag. 108indirizzo e di controllo. Non viene pertanto meno l'autonomia delle BCC, come falsamente raccontato da qualcuno in questa sede, autonomia ulteriormente rafforzata dall'approvazione di un emendamento PD, a prima firma Ginato, che introduce la possibilità di introdurre sottogruppi territoriali, facenti capo ad una Spa bancaria sottoposta a direzione e coordinamento della capogruppo.
  Il decreto contiene altre misure per favorire la stabilità e la solidità del sistema creditizio. Gli articoli 3 e 13 recano infatti misure volte a definire un meccanismo per smaltire i crediti in sofferenza presenti nei bilanci bancari, mediante la concessione di garanzia dello Stato nell'ambito di operazioni di cartolarizzazione e costituisce, pertanto, un passo avanti nella direzione dello sviluppo del mercato dei crediti deteriorati, consentendone una più rapida dismissione.
  Come giustamente ha ricordato questa mattina il capogruppo PD della Commissione Finanze, Michele Pelillo, sappiamo che questa iniziativa, pur essendo positiva, non è risolutiva del problema, ma ci accontentiamo delle proiezioni che gli analisti ci fanno.
  Essi sostengono che la garanzia dello Stato può far aumentare di circa cinque punti percentuali il valore di questi titoli. Ci sembra sufficiente sottolineare la valenza positiva. Sempre grazie ad un emendamento del Pd è stato definitivamente risolta e chiarita la disciplina dell'anatocismo, ossia la contabilizzazione degli interessi sugli interessi per conti correnti, conti di pagamento e finanziamenti a valere sulle carte di credito, stabilendo che la maturazione degli interessi non potrà essere inferiore ad un anno, escludendo la pratica trimestrale, che gli interessi debitori a carico del cliente saranno esigibili dopo 60 giorni e non più immediatamente, mentre gli interessi creditori quelli a favore del correntista saranno immediatamente disponibili. Si tratta di un passo avanti notevole, è una norma che rende più agevole l'attuazione del divieto di anatocismo, ponendo fine alla scarsa chiarezza e limitando quindi il contenzioso legale. Si è così definita una disciplina primaria chiara, come da tempo richiesto dall'associazione dei consumatori e da sentenze della Corte, coerente con gli orientamenti dei principali Paesi europei, che garantisca la certezza del diritto nei rapporti del credito, assicurando comunque al cliente le necessarie tutele nelle relazioni bancarie.
  Ricordo a me stessa come questo emendamento sia stato presentato dal PD e da nessun'altra forza politica, votato da tutti i partiti con l'astensione del Movimento 5 Stelle. Non bisogna solo dichiarare di essere pronti a governare, caro Movimento 5 Stelle, bisogna anche fare proposte concrete che dimostrino la veridicità di questo assunto che, per ora, da noi è soltanto stato espresso, ma non ha mai avuto un concreto contenuto.
  Con orgoglio sottolineo il buon lavoro svolto dal Partito Democratico, dalla sua maggioranza, dal relatore Sanga e dal Governo per rendere questo testo un testo condiviso dai vari attori. Per questi motivi dichiaro il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 3606-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3606-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3606-A, di cui si è testé concluso l'esame.Pag. 109
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ruocco, Causin...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

  «Conversione in legge del decreto-legge 14 febbraio 2016, n. 18, recante misure urgenti concernenti la riforma delle banche di credito cooperativo, la garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze, il regime fiscale relativo alle procedure di crisi e la gestione collettiva del risparmio» (3606-A):

   (Presenti e votanti  388   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato
 274    
    Hanno votato
no  114).    

  (La deputata Capua e il deputato Gutgeld hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole. Il deputato Matarrelli ha segnalato che avrebbe voluto votare contro, ma ha erroneamente votato a favore).

Seguito della discussione della proposta di inchiesta parlamentare: Gelli ed altri: Modifiche alla deliberazione della Camera dei deputati 17 novembre 2014, recante istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza e di identificazione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti nei centri di accoglienza, nei centri di accoglienza per richiedenti asilo e nei centri di identificazione ed espulsione (Doc. XXII, n. 62-A) (ore 20,25).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di inchiesta parlamentare: Gelli ed altri: Modifiche alla deliberazione della Camera dei deputati 17 novembre 2014, recante istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza e di identificazione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti nei centri di accoglienza, nei centri di accoglienza per richiedenti asilo e nei centri di identificazione ed espulsione (Doc. XXII, n. 62-A).
  Ricordo che nella seduta del 21 marzo si è conclusa la discussione generale. Il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico – Doc. XXII, n. 62-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico della proposta di inchiesta parlamentare e degli emendamenti presentati. La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere, che è in distribuzione.
  Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi l'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine il gruppo Lega Nord e Autonomie è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione. Al riguardo, comunico che la Presidenza, a seguito di una specifica richiesta avanzata dal presidente di tale gruppo, constando il testo di un unico articolo, composto da quattro commi, suddivisi in una pluralità di lettere e numeri, al fine di consentire una più ampia valutazione delle questioni poste dal provvedimento, ha ritenuto di ammettere alla discussione e al voto un numero maggiore di emendamenti, pari al doppio di quelli che sarebbero consentiti.
  Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo unico, segnalati per la votazione. Onorevole Fiano, vuole che le chiami gli emendamenti ? Mi pare di capire che lei ha un parere riassuntivo.

Pag. 110

  EMANUELE FIANO, Relatore. Presidente, ho un parere interamente riassuntivo che è contrario agli emendamenti presentati.

  PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo, sottosegretario Amici ?

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il parere del Governo è conforme a quello del relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rondini 1.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Placido, Iori, Baroni.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  367   
   Votanti  303   
   Astenuti   64   
   Maggioranza  152   
    Hanno votato
  26    
    Hanno votato
no  277).    

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Rondini 1.9.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Grazie, Presidente. Intervengo solo per motivare l'astensione su questo emendamento. Sono certo che sarà molto interessante per l'Aula ascoltare la nostra motivazione. Anche se noi siamo d'accordo che questa Commissione debba verificare il numero e il funzionamento degli attuali accordi di riammissione con i Paesi terzi, abbiamo qualche perplessità sulle eventuali nuove intese bilaterali necessarie con altri Paesi. Infatti, per come avvengono in questo momento questi accordi bilaterali, pensiamo che non ci possiamo fidare di chi fa questi accordi. Infatti, come abbiamo visto, uno degli accordi è quello che si è stabilito, proprio ultimamente, con la Turchia e la Turchia, a nostro avviso, come abbiamo avuto modo di dire durante la discussione sull'informativa del Presidente Renzi, non può essere considerato un Paese terzo sicuro, così come non può essere considerata la Nigeria un Paese terzo sicuro. Quindi, in linea di principio noi saremmo d'accordo, ma se questi accordi fossero fatti con Paesi come il Canada, ad esempio. Siccome la realtà ci dice che gli accordi vengono fatti con Paesi che non possono assolutamente essere sicuri, per questo motivo ci asterremo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rondini 1.9, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi, Narduolo, Bordo, Pilozzi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  369   
   Votanti  305   
   Astenuti   64   
   Maggioranza  153   
    Hanno votato
  28    
    Hanno votato
no  277).    

  (Il deputato Baroni ha segnalato che ha segnalato che avrebbe voluto astenersi. Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Rondini 1.10.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colonnese. Ne ha facoltà.

Pag. 111

  VEGA COLONNESE. Su questo emendamento, invece, voteremo in maniera contraria, perché noi siamo contrari ai centri di identificazione ed espulsione. Perché stiamo intervenendo su questi emendamenti, anche se sono solo quattro ? Perché, in realtà, questa discussione meritava un approfondimento, dato che noi voteremo in maniera contraria e lo spiegheremo poi in dichiarazione di voto. Noi avevamo bisogno di avere il tempo di spiegare il nostro lavoro in Commissione, che cosa doveva essere fatto, spostandosi dalla Commissione d'inchiesta alla discussione in Aula.
  Questo era il nostro intento. Ovviamente neanche questa cosa è stata accordata dal Partito Democratico, che ha deciso di relegare questo dibattito in Aula a cinque, dieci minuti, senza permettere di parlare degli appalti e di cosa si nasconde dietro al sistema dell'accoglienza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rondini 1.10, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Stella Bianchi, Luciano Agostini, Tidei.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  366   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato
  26    
    Hanno votato
no  340).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rondini 1.11, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Stella Bianchi, Colletti, Colonnese.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  367   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato   26    
    Hanno votato no  341).

  Avverto che, consistendo la proposta di inchiesta parlamentare di un solo articolo, non si procederà alla votazione dello stesso, ma direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Dichiarazioni di voto finale – Doc. XXII, n. 62-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Totaro. Non essendo presente in Aula, s'intende che vi abbia rinunciato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Santerini. Ne ha facoltà.

  MILENA SANTERINI. Grazie, Presidente. La mia dichiarazione sarà breve, perché consegno l'intervento. Vorrei soltanto dire i motivi della nostra decisione e del nostro voto convintamente favorevole alla proroga della Commissione. I motivi sono vari. Il primo è perché la situazione migratoria è molto cambiata da quando abbiamo varato la Commissione e il fenomeno migratorio è diventato strutturale, anziché emergenziale. Questo necessita, quindi, di un lavoro puntuale e attento della Commissione. Un altro motivo che vorrei dire è la necessità di una conoscenza in dettaglio dei fenomeni, di una vigilanza a garanzia dei diritti dei richiedenti asilo o comunque dei migranti accolti. Infine, io vorrei dire che uno dei temi che stanno a cuore alla Commissione è stato la verifica dell'uso delle risorse. Questo è un punto che ovviamente è molto importante perché abbiamo strutture che Pag. 112vanno vigilate con molta attenzione. Per tutti questi motivi, riteniamo che la Commissione d'inchiesta debba essere prorogata e che sia necessaria un'attenta e continua comunicazione con il Parlamento su un tema così importante. Quindi il nostro voto, il voto di Democrazia Solidale – Centro Democratico è convintamente favorevole. Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rondini. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Grazie, Presidente. Pur riconoscendo al presidente Gelli il merito di aver accolto, fra i compiti della Commissione d'inchiesta, alcuni di quelli che noi ritenevamo dovessero essere assolti da quella di cui chiedevamo l'istituzione, non possiamo comunque condividere la mission politica che la rediviva vostra Commissione si prefigge.
  Vale la pena ricordare all'Aula che l'atto di generosità che oggi manifestate, accogliendo alcune nostre proposte, non è sufficiente a scontare quell'arroganza tipica di questo Governo e di questa maggioranza, con la quale è stata liquidata la nostra proposta di inchiesta parlamentare. Noi riteniamo non sufficiente quell'operazione di lifting che viene operata, attraverso le modifiche che oggi votiamo, sull'atto che ha sancito la nascita, con deliberazione della Camera del 17 novembre 2014, di una Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema di accoglienza e di identificazione nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti nei centri di accoglienza, nei centri di accoglienza per richiedenti asilo e nei centri di identificazione e di espulsione, che già nel titolo, che ho citato, tradisce un vizio ideologico, bene esplicitato nell'articolato e, in particolare, nei compiti che quella Commissione aveva o doveva avere secondo i promotori: attestare la veridicità di stravaganti inchieste giornalistiche che denunciavano la violazione dei diritti del povero immigrato trattenuto nei CIE, che poi naturalmente avete provveduto a smantellare. Siamo convinti che la direzione politica della vostra Commissione d'inchiesta sia comunque quella di migliorare il sistema di accoglienza dove, val la pena di ricordarlo, volete continuare ad accogliere a braccia aperte centinaia di migliaia di immigrati, la maggior parte dei quali sono immigrati economici che dovrebbero essere espulsi perché, stando anche alle direttive europee, non hanno diritto di permanere sul territorio dell'Unione. Ma voi non potete e non volete dar seguito a queste disposizioni perché non garantite l'espulsione e l'effettivo rimpatrio ed avete smantellato il sistema dei CIE, uno strumento fondamentale per garantire il controllo e la sicurezza del territorio. Già, ma per voi l'idilliaca società multietnica val la pena e vale il sacrificio della sicurezza del nostro territorio: l'immigrato economico e, perché no, anche quello climatico dovrebbero essere ricompresi fra quelli che devono trovare spazio da noi perché anche queste fattispecie dovrebbero vedersi garantita la possibilità di essere accolte. E la scellerata intenzione è già stata affidata alle dichiarazioni o a qualche atto di indirizzo promosso dalle avanguardie del politicamente corretto al quale fate riferimento. Noi siamo convinti che anche questo atto rimanga nel solco di una direzione politica che non condividiamo, che non ci appartiene, esplicitata dai compiti che avevate assegnato alla Commissione e che permangono nel novero di quelli affidati a questo nuovo organo d'inchiesta. Volete comunque verificare che il sistema di accoglienza vada a garantire tutti i comfort ai nuovi invasori che destabilizzeranno ulteriormente gli equilibri su cui si basava la convivenza pacifica delle nostre comunità. Insomma il demone dell'autodistruzione che vi anima non è ancora sazio: con operazioni come questa, che rientrano in quel più ampio contenitore dove trovano spazio tutte le vostre dissennate scelte in materia di immigrazione, aggiungete una tessera al mosaico Pag. 113pericoloso che volete imporre. Mentre voi vi baloccate con l'istituzione di Commissioni inutili – ora spiego perché inutili –, in quanto prima avete creato e alimentato l'emergenza immigrazione con le varie operazioni Mare Nostrum, il taxi per l'Europa per i clandestini di mezzo mondo, e poi avete approntato un sistema di accoglienza ed infine avete istituito una Commissione per verificare i disservizi di quel sistema che avete approntato. I disservizi devono essere rimossi perché Dio non voglia che il povero immigrato non sia soddisfatto della nostra ospitalità: vanno coccolati e rifocillati a dovere perché crescano forti nelle nostre città e così i nuovi immigrati contribuiranno, nella migliore delle ipotesi, insieme a quelli che li hanno preceduti, a saccheggiare quel che è rimasto del nostro welfare messo a punto dai nostri padri per incontrare il disagio delle fasce più deboli della nostra comunità e non per soddisfare le esigenze di tutti i diseredati del mondo. Spalancate le porte a centinaia di migliaia di immigrati che cambieranno definitivamente il volto delle nostre città, minandone la coesione sociale e la convivenza pacifica, presupposto delle quali è l’idem sentire, una tavola di valori condivisa, e la nostra riteniamo non possa essere rinegoziata con il portato di ospiti che si riferiscono a valori a noi lontani anni luce. Nonostante gli eventi traumatici come gli attentati che hanno insanguinato le strade d'Europa dovrebbero ricondurre alla realtà anche voi, perseverate nel servire il vostro demone. Irriducibili differenze che vi ostinate a credere possano convivere pacificamente all'interno di un medesimo spazio geofisico emergeranno in maniera sempre più violenta: una violenza che ha il volto dell'Islam, che, guarda caso, è la religione del 90 per cento degli immigrati che scaricate sulle nostre coste. Celebrate il sacrificio di quella che è stata la nostra esperienza storica sull'altare del politicamente corretto e dell'utopica società multiculturale e pacifica e consegnate così la nostra esperienza storica ad un traumatico tramonto.
  Queste brevi considerazioni le facciamo per sottolineare che le modifiche all'atto istitutivo della Commissione fra le quali, come dicevo, alcune recepiscono le nostre posizioni, non sono sufficienti a indurci a votare a favore perché, lo ripeto, la neo Commissione migranti rimane nel solco tracciato ed è animata dalle stesse logiche di quella istituita nel novembre 2014. La sua attività rappresenta comunque un'appendice del modo in cui vi confrontate in generale con il fenomeno dell'immigrazione che ha assunto, complice la pavidità collaborazionista delle cancellerie d'Europa, le dimensioni di una vera e propria invasione, un'invasione di popolamento assistita in ogni passaggio. Per questo – mi avvio alla conclusione – consegno all'Aula la nostra ferma intenzione di votare contro questo atto, questa proposta di modifica che rimane, ripeto, nel solco di una politica in tema di immigrazione che non ci appartiene (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Monchiero. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Annuncio il voto favorevole di Scelta Civica su questo provvedimento che noi condividiamo pienamente per le ragioni dettagliatamente esposte in questa dichiarazione di voto che chiedo che la Presidenza mi autorizzi a depositare nel testo integrale.

  PRESIDENTE. Onorevole Monchiero, è autorizzato a consegnare il testo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Chiedo l'autorizzazione a consegnare il testo integrale della mia dichiarazione di voto, ma voglio soltanto dire due parole sul fatto che questo prolungamento della Commissione d'inchiesta segna anche un cambiamento. È riduttivo considerarlo soltanto un prolungamento della Commissione d'inchiesta. Segna anche il passaggio da una funzione che è stata prevalentemente di valutazione Pag. 114sul modo in cui noi trattavamo gli immigrati a una nuova prospettiva che tiene conto della complessità in cui anche i fatti recenti ci hanno esposto, che tiene conto del modo in cui gli immigrati stessi si inseriscono nel tessuto sociale e delle possibilità concrete che ci sono di una armonizzazione di queste realtà. Non a caso la scomparsa perlomeno nella terminologia dei CIE, dei CDA e dei CARA segna un modo diverso di intendere la presenza degli immigrati in tutti quanti i territori. Quindi volevo soltanto sottolineare che si tratta di un valore aggiunto che non è misurato soltanto dalla durata, fino al termine della legislatura, o dall'ampliamento degli obiettivi ma precisamente da un cambio di mentalità (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ricciatti. Ne ha facoltà.

  LARA RICCIATTI. Grazie, signora Presidente. Intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo di Sinistra Italiana e per provare a condividere con lei una riflessione, signora Presidente. Le parole sono importanti e non assumono più o meno importanza rispetto al tono pacato o meno con le quali vengono pronunciate ma io penso che ogni parola riesca a scalfire come una pietra una coscienza individuale o collettiva a prescindere dal tono. Signora Presidente, ho sentito parole gravi da parte del collega Rondini che ha affrontato la sua dichiarazione di voto (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)...provate ad ascoltare e magari anche a lasciare finire i colleghi, noi vi abbiamo lasciato finire...

  PRESIDENTE. Colleghi....

  LARA RICCIATTI. ...e abbiamo ascoltato amenità del tipo: ci sono immigrati economici che vengono a invadere, ci sono immigrati che devono essere catalogati come economici piuttosto che climatici. Hanno provato a far passare all'interno di quest'Aula il concetto che immigrazione significa mina alla sicurezza nazionale...

  GIANLUCA PINI. È vero !

  LARA RICCIATTI...che significa violenza e hanno provato a raccontare anche all'interno di quest'Aula – mi permetta, signora Presidente, dopo quello che è accaduto è una bestemmia – a provare a far passare il messaggio che l'Islam sia di fatto sinonimo di terrorismo. Penso che per rispetto delle vittime sia opportuno tacere in queste occasioni, signora Presidente. Ieri due immigrati, coloro che vengono qua a fare la vostra famosa invasione, si sono dati fuoco nel confine con la Grecia. Questo è il rispetto e il principio di democrazia per cui tutti gli esseri umani dovrebbero, secondo alcuni gruppi parlamentari, essere uguali.
   Signora Presidente, ho sentito nelle dichiarazioni di voto rispetto agli emendamenti anche un ragionamento che secondo noi è sbagliato. Noi non siamo d'accordo con chi teorizza che dietro l'accoglienza ci sono gli appalti e alcune altre cose, che è meglio non pronunciare (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
  Signora Presidente, secondo noi il tema dell'accoglienza è quella fotografia divulgata da tutti gli organi di informazione qualche giorno fa, di un bambino sceso da un barcone con il papillon e con una giacca (Commenti dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)...

  PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, lasciate parlare !

  LARA RICCIATTI. La mamma aveva detto che quello sarebbe stato un appuntamento molto importante della sua vita e agli appuntamenti importanti bisognava andarci vestiti bene (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

Pag. 115

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore !

  LARA RICCIATTI. Quella mamma aveva detto a quel bambino che avrebbe avuto diritto al proprio futuro. Voi non potete negare a chi nasce nella parte meno fortunata del mondo il diritto di poter sperare nell'avere un futuro (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini), magari anche più educato del vostro preferibilmente (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico).
  Signora Presidente, il nostro tema, la nostra idea di accoglienza è quel bambino in giacca e papillon. Viva quel bambino ! Fortunatamente la maggioranza degli italiani sono sicura che sarà in grado di accoglierlo quel bambino e ci sarà solo una minoranza, sempre più residuale, che in questo Paese, in questi momenti, come uno sciacallo specula per dieci voti in più (Applausi dei deputati dei gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà, Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Occhiuto. Ne ha facoltà.

  ROBERTO OCCHIUTO. Grazie, Presidente. Molto brevemente per annunciare il voto di Forza Italia favorevole su questo testo, per chiedere l'autorizzazione alla Presidenza a consegnare il testo integrale della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti) e per svolgere un'unica riflessione. Noi di Forza Italia, insieme ai colleghi della Lega Nord e di Fratelli d'Italia, abbiamo insistito, fin dall'inizio, affinché si inserissero tra i compiti della Commissione l'approfondimento dei meccanismi di controllo dell'uso delle risorse pubbliche per l'affidamento dei centri di accoglienza dei migranti. Questa proposta è stata accolta e non possiamo che dirci soddisfatti, così come siamo soddisfatti dell'accoglimento di altre nostre proposte come, ad esempio, quella relativa all'acquisizione...

  PRESIDENTE. Colleghi...

  ROBERTO OCCHIUTO. ...all'aggiornamento e alla pubblicità dei dati sui flussi migratori, sull'accoglienza e sulle espulsioni.
  Ma questa nostra valutazione – e concludo – sul documento al nostro esame non è un'apertura di credito nei confronti del Governo e della maggioranza. Direi, anzi, che è esattamente il contrario: per noi questa Commissione, infatti, è uno strumento di controllo sull'operato dell'Esecutivo sul fronte della gestione dei problemi connessi ai flussi migratori e, in quanto strumento di controllo, è uno strumento a vantaggio soprattutto di chi esercita la funzione di opposizione. Per questo riteniamo opportuna la istituzione di questa Commissione e voteremo a favore del testo proposto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lorefice. Ne ha facoltà.

  MARIALUCIA LOREFICE. Grazie, Presidente. Un anno fa veniva istituita la Commissione d'inchiesta CARA-CIE, che avrebbe dovuto approfondire il funzionamento dei sistemi d'accoglienza, indagare sugli appalti, elaborare relazioni e indagare sul sistema «mafia capitale», denunciarne i protagonisti e i complici responsabili di un sistema corrotto, creato sulla pelle di migliaia di persone sulle quali si è riusciti a spostare l'attenzione come fossero loro i responsabili della povertà e della crisi nella quale è sprofondato il nostro Paese.
  Dubitavamo già che il vostro scopo potesse essere un altro: servirvi della Commissione per ripulire l'immagine dei partiti, che era uscita fortemente compromessa proprio con l'inchiesta «mafia capitale». Forse volevate dimostrare che non tutta la classe politica che ha governato e che governa il Paese è marcia. Probabilmente è vero, ma, se non fate nulla per condannare almeno politicamente chi ha Pag. 116fatto del fenomeno migratorio uno strumento di guadagno economico e un tornaconto elettorale, se non prendete una distanza forte da queste persone o, per esempio, votate contro la nostra mozione di sfiducia nei confronti del sottosegretario Castiglione, mozione che avevamo fatto in relazione al CARA di Mineo, che è simbolo, per eccellenza, di mafia capitale, allora ci dispiace ma per noi rimanete dei complici e, quindi, colpevoli tanto quanto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e dimostrate che gli equilibri di Governo rimangono più importanti della risoluzione di qualsiasi problema, altrimenti oggi non ci ritroveremmo Alfano e Castiglione rispettivamente Ministro e sottosegretario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Stiamo parlando di due personalità forti e influenti in Sicilia che, siamo convinti, avrebbero molto da dire sulla gestione dei centri di accoglienza.
  Sono stati chiamati entrambi in audizione e sono sempre stati molto – diciamo così – abbottonati, anche quando avrebbero potuto usufruire del regime di segretezza. Alfano addirittura, ad una nostra specifica domanda sul CARA di Mineo, ha risposto leggendo la risposta che aveva dato ad una nostra interrogazione. Castiglione ha avuto modo di ribadire la sua estraneità e innocenza ai fatti e questo possiamo anche capirlo, perché si è innocenti fino a prova contraria. Però, permettetemi di dire che se Giuseppe Castiglione fu soggetto attuatore del CARA di Mineo, se il CARA ha mostrato falle a tutti i livelli, quali il rispetto dei diritti umani, conferimento di appalti e sembra sia stato utilizzato anche per scambi politici ed elettorali e sono state aperte ben tre indagini, probabilmente qualche domanda sulla sua competenza avrebbe e avreste dovuto farvela (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Poi la «chicca» per i nostri amici della Lega. Voi lo sapete che il vostro governatore Maroni si è rifiutato di venire in audizione ? Alla nostra richiesta non ha mai risposto: è letteralmente sparito, irraggiungibile ogni volta che si è tentato di contattarlo, sia formalmente sia informalmente. Quindi, alla Lega, che dell'immigrazione ha fatto la sua campagna elettorale affermando di aver scoperto gli intrallazzi sul CARA di Mineo, dico che è falso, perché li abbiamo scoperti noi: era il 3 dicembre 2013, in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Maroni continua a negarsi all'audizione, probabilmente perché all'epoca lui era Ministro dell'interno e probabilmente c’è dentro fino al collo in questa storia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore ! Colleghi, per favore ! Onorevole Lorefice, concluda per favore.

  MARIALUCIA LOREFICE. Addirittura, pur di (Scambio di apostrofi tra deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)...

  PRESIDENTE. Onorevole Baroni, onorevole Molteni, onorevole Fedriga, vi richiamo all'ordine per la prima volta !

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Non può dire che Maroni è un collaborazionista ! Non può dire una cosa del genere !

  PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, onorevole Gianluca Pini ! Onorevole Molteni, onorevole Fedriga ! Onorevole Baroni, per favore ! Onorevole Fedriga, onorevole Gianluca Pini, onorevole Molteni ! Onorevole Molteni, la prego ! Onorevole Molteni ! Onorevole Molteni e onorevole Fedriga, per favore ! Fate concludere la collega Lorefice. Onorevole Fedriga (Una voce dai banchi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle: Buttalo fuori !)... Lasciate concludere la collega ! Onorevole Bonafede, adesso che c'entrate voi ! Scusate, io sto cercando di parlare e di calmare i colleghi della Lega e voi sopra ci mettete...no, abbiate pazienza, abbiate pazienza ! Pag. 117Onorevole Molteni ! Onorevole Fedriga (Il deputato Fedriga si avvicina al banco della Presidenza)...

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente...

  PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, la Presidenza non censura un'opinione politica (Una voce dai banchi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle: Presidente, che aspetti a buttarlo fuori ?).

  PRESIDENTE. Onorevole Lorefice, proviamo a concludere l'intervento. Onorevole Fedriga ! Allora, onorevole Fedriga, lei è anche un capogruppo (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Colleghi, insomma ! Colleghi !

  DANILO TONINELLI. Lo vuoi buttare fuori ?

  PRESIDENTE. Onorevole Toninelli, la richiamo all'ordine. Onorevole Fedriga, non mi costringa ad allontanarla dall'Aula. Non mi costringa...

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, mi allontani, mi allontani dall'Aula (Dai banchi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle si grida: Fuori, fuori !)

  PRESIDENTE. Colleghi, ma che state facendo ? Ho richiamato all'ordine tutti ! No, colleghi, non è questo il modo, no colleghi ! Non è questo il modo ! Sospendo la seduta.

  La seduta, sospesa alle 20.55, è ripresa alle 21.

  PRESIDENTE. La collega Lorefice aveva ancora cinque minuti del suo intervento, se vuole può terminare.

  MARIALUCIA LOREFICE. Presidente, io credo che questa situazione si possa facilmente chiarire solo in un modo: il presidente Maroni viene in audizione, viene audito dalla Commissione e risolviamo tutti i problemi, così può dimostrare che lui non ha nessun problema (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Alla costituzione di quella prima Commissione noi avevamo votato favorevolmente, avevamo già fatto delle proposte concrete, basti pensare alla mozione a firma Manlio Di Stefano che è stata approvata dal Parlamento, ma non è stata mai attuata. Grazie a questa Commissione avremmo potuto accedere a documenti e verificare lo stato delle strutture d'accoglienza e la gestione. Siamo stati collaborativi nonostante nessun consulente da noi proposto fosse stato tenuto in considerazione e nonostante nessuno di noi facesse parte dell'ufficio di presidenza. La principale forza d'opposizione del Parlamento non ha avuto diritto né alla vicepresidenza né al segretario, questo perché avrebbero voluto che votassimo il loro presidente, un accordo, per intenderci, accordo al quale abbiamo detto di no. Quindi, un ufficio di presidenza a maggioranza PD che direi surreale visto il legame, appunto, PD-mafia capitale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). L'idea, quindi di un PD che avrebbe dovuto indagare sé stesso ci ha fatto un po’ sorridere. È giusto dire che si è lavorato molto, che sono stati chiusi, grazie a questa Commissione, ben due centri, tra cui uno per minori non accompagnati, e sono stati aperti ben nove filoni di indagine, tutti importantissimi, però la Commissione era nata con uno scopo ben preciso e alla fine si è rivelato essere altro. Oggi, invece, ci troviamo di fronte a qualcosa che ha una natura che non è più ben definita e questo è uno dei motivi dei nostri «no» alla prosecuzione della Commissione. Gli altri «no» sono dovuti, perché prorogandola fino a fine legislatura non potremmo elaborare proposte a breve termine che risultano quanto mai urgenti, si è sprecato fin troppo tempo e denaro in una gestione che non ha funzionato ed è stata un totale fallimento e non abbiamo ancora fornito una valida alternativa che serve; e serve perché migliaia di migranti continuano ad arrivare sulle nostre coste e gli hotspot e gli hub stanno mostrando evidenti criticità. Gravi violazioni, in modo Pag. 118particolare, rispetto al diritto di informazione, al trattenimento illegittimo in luoghi chiusi e alle procedure di identificazione. Diciamo «no» perché il Ministro dell'interno sta presentando un piano nazionale per l'accoglienza di cui però non è ancora noto il testo e risulta grave che la Commissione non sia stata resa partecipe dei lavori o, quantomeno, interpellata. Alfano mostra di non aver alcun rispetto per il lavoro di questa Commissione e nemmeno per le legittime richieste di un gruppo, il nostro, che l'aveva invitato a riferire in merito, qui in Parlamento. Diciamo «no», perché se c’è una priorità è quella di monitorare i profondi cambiamenti in atto nel sistema d'accoglienza. Ci troviamo di fronte alla violazione delle direttive europee in materia; si sta fornendo un'accoglienza inadeguata agli standard prescritti dalla direttiva e questa situazione potrebbe avere ulteriori pesanti ripercussioni a seguito di quel cambio di rotta dei flussi migratori che, verosimilmente, potranno investire l'Italia a seguito del vergognoso accordo UE-Turchia. E diciamo «no», perché il nostro lavoro rimane vano se l'Europa continua a non ascoltarci, ma a darci solamente degli ordini. Infine, ci opponiamo all'ennesimo poltronificio; volevamo sperare che il presidente Migliore avesse a cuore l'impegno preso, ma è bastato un posto da sottosegretario per mandare a quel paese il lavoro svolto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Una cosa che si comincia si deve portarla a termine, a maggior ragione se si ha avuto la pretesa di venire eletto presidente; speravamo che anche gli onorevoli colleghi avessero almeno il buonsenso di proporre come presidente qualcuno che nella Commissione si fosse speso e invece la scelta è ricaduta sull'onorevole Gelli, persona estranea alla Commissione e ignara di ciò che è stato fatto finora. Adesso ce lo ritroviamo addirittura presidente; il buonsenso avrebbe voluto che di fronte alle critiche legittime per tale scelta lo stesso facesse un passo indietro, invece non solo non ha fatto un passo indietro, ma, addirittura, si è assicurato la presidenza fino a fine legislatura, a meno che, si intende, non gli venga conferita qualche altra carica; sembra, infatti, che questa Commissione sia il trampolino di lancio per diventare sottosegretario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E sia chiaro – e qui concludo – che noi non accetteremo che qualcuno ci dica che in fondo abbiamo la vicepresidenza, perché la vicepresidenza ci spettava per diritto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Elena Carnevali. Ne ha facoltà.

  ELENA CARNEVALI. Signora Presidente, rappresentanti del Governo...

  ALFONSO BONAFEDE. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Carnevali...
  Su cosa onorevole Bonafede ?

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. Io non entro nel merito degli argomenti che sono stati trattati, perché gli argomenti sono stati trattati in maniera assolutamente esaustiva, schiacciante e inequivocabile dalla collega Lorefice. Devo dire che il comportamento...

  PRESIDENTE. Veniamo al richiamo al Regolamento.

  ALFONSO BONAFEDE. Presidente, lo sto facendo...

  PRESIDENTE. Bene, prego, prego onorevole (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico)...

  ALFONSO BONAFEDE. Sento l'ansia con cui i deputati del PD vogliono andare in vacanza (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico)...

  PRESIDENTE. Onorevole Bonafede, la prego... abbia pazienza... onorevole Bonafede, ascolti, abbia almeno il rispetto di Pag. 119chi sta qui – che significa gli uffici – da questa mattina a lavorare, abbiate pazienza, abbiate il rispetto almeno dei lavoratori che stanno qui dentro da questa mattina. Quindi, faccia il suo richiamo al Regolamento e cerchiamo di chiudere.

  ALFONSO BONAFEDE. Presidente, per chiarire, il suo richiamo agli uffici che lavorano è totalmente inconferente e fuori luogo, io mi rivolgevo ai deputati del PD e non assolutamente agli uffici che stanno lavorando, dopodiché potrebbe anche richiamare qualcuno che mi sta impedendo di fare il mio richiamo al Regolamento (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Onorevole Bonafede, non ho ancora capito... Colleghi...
  Allora, io non ho ancora capito qual è il suo richiamo al Regolamento, sta parlando da tre minuti. Prego.

  ALFONSO BONAFEDE. Il deputato Fedriga, prima, per motivi suoi, si è alzato, ha cominciato ad offendere la collega Lorefice che stava parlando, offendeva anche un po’ chi passava da lì per replicare a quello che diceva, dopodiché si è alzato ha cominciato a urlare, è venuto sotto la Presidenza e ha urlato contro di lei ! Se uno del MoVimento 5 Stelle avesse fatto soltanto i primi dieci secondi che ha fatto Fedriga sarebbe stato buttato fuori. Se qualcuno del MoVimento 5 Stelle fosse venuto sotto la Presidenza (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico)...

  PRESIDENTE. Onorevole Bonafede, mi dica qual è il richiamo al Regolamento, perché...

  ALFONSO BONAFEDE. Lo sto facendo, lo sto articolando, nonostante i deputati del PD continuino ad urlare senza che lei dica nulla !

  PRESIDENTE. Colleghi, lasciate finire...
  Onorevole Bonafede, per favore, concluda.

  ALFONSO BONAFEDE. Se un deputato del MoVimento 5 Stelle fosse venuto sotto la Presidenza ad attaccare la Presidenza in quel modo, non solo sarebbe stato buttato fuori dopo cinque secondi, avrebbe già la Presidenza ricevuto la solidarietà di Rosato, quindici minuti fa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Allora, Presidente, e capisco che anche il collega Rosato è già con la mente alle vacanze pasquali, quello che le chiedo è di usare un trattamento paritario nei confronti di tutti i deputati. È impossibile assistere a una scena del genere senza che la Presidenza faccia un richiamo e senza che addirittura allontani dall'Aula un collega (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Allora, la Presidenza, sugli episodi che sono accaduti in questa fase della seduta, chiederà ai Questori e all'Ufficio di Presidenza di riflettere, perché ci sono le immagini, ci sono i filmati, come tutte le volte... guardate, come tutte le volte...

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Presidente, sempre sull'articolo 8 che riguarda il ruolo della Presidenza, in questo caso per dirle, Presidente, che lei ha tentato di fare andare avanti questa seduta, nonostante i colleghi della Lega e i colleghi del MoVimento 5 Stelle abbiano iniziato un tentativo di zuffa, peraltro solo verbale, ma volevo sottolineare, Presidente, che quando va fatta l'analisi di quello che è accaduto, occorre tenere presente che, certo, ci sono stati alcuni atteggiamenti, alcuni innalzarsi inutili dei toni da parte dei colleghi della Lega, ma anche i colleghi del MoVimento 5 Stelle hanno ben rappresentato la loro qualità politica con gli urli che ci hanno dato in quest'Aula e comunque, signora Presidente, volevo anche fare un'altra osservazione. Generalmente cerco di risparmiare queste considerazioni, ma noi stamattina abbiamo...

Pag. 120

  PRESIDENTE. Colleghi !

  ETTORE ROSATO. Presidente, a me non disturbano, sia chiaro, quindi li lasci pure urlare, a me non disturbano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. No, però non è giusto. Va bene.

  ETTORE ROSATO. Stamattina abbiamo letto tutti le dichiarazioni che noi avremmo dovuto passare qui la notte perché il MoVimento 5 Stelle ci avrebbe fatto omaggio di ostruzionismo...

  PRESIDENTE. Onorevole De Rosa ! Si rilegga poi dopo tutti gli interventi su questa ultima parte della seduta...

  ETTORE ROSATO...sul decreto banche, dopo hanno passato tutto il pomeriggio a cercare di trovare il modo per andare a casa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e poi vengono qui a dire a noi che noi vogliamo andare a fare le vacanze di Pasqua ! Loro, tutto il pomeriggio a cercare un accordo per andare a casa stasera. Allora, questo è il loro modo di fare, addebitando ad altri quello che è il loro atteggiamento e voglio vedere domani nelle Commissioni se ci saranno o non ci saranno...come sempre non ci saranno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, sull'articolo 8. Solo per chiarire che sono venuto sotto i banchi della Presidenza, anche con tono forte, ma per chiedere che venisse richiamato un collega che stava in fermento senza inveire contro la Presidenza, con toni forti ma senza inveire. La mia reazione forte è avvenuta per delle false illazioni fatte da una collega del MoVimento 5 Stelle alle quali ho risposto non con offese, ma con delle rilevazioni oggettive rispetto ad alcuni colleghi del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Va bene. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Carnevali. Ne ha facoltà.

  ELENA CARNEVALI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, lascio agli atti la dichiarazione di voto ma permettetemi di poter fare un breve intervento. Va dato al merito al presidente Gelli di aver voluto codificare – passatemi questo termine – l'ambizioso programma che come Commissione ci siamo dati sotto la guida dell'allora presidente Migliore, a cui va la nostra stima e la nostra riconoscenza, siamo fieri per aver contribuito ad indurre i cambiamenti. Si pensi alla messa a regime, all'interno di Eurodac, il sistema di identificazione e di riconoscimento. Siamo fieri di aver incrementato, grazie alle nostre pressioni, il numero delle Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione umanitaria, che va efficientato, professionalizzato. Siamo fieri di aver contribuito a chiudere o a commissariare quei centri che erano gravemente al di sotto degli standard di decenza o alla possibilità di avere oggi dati e informazioni sull'intero sistema ancorché da migliorare. Dobbiamo risalire a cinque anni fa, all'emergenza Nordafrica, quando sulle coste italiane sbarcarono più di 62.000 persone, per chiederci se abbiamo potuto ereditare un impianto già compiuto sia nell'accoglienza che per i rimpatri. Purtroppo no, quella formula basata sui grandi centri, imposti in poche aree del Paese, istituiti con la dichiarazione di stato di emergenza, con affidamenti laschi e con inadeguatezze incancrenite e di rimpatri inesistenti andava superato. Passare alla programmazione, coordinata dal Governo, con le prefetture, gli enti territoriali, alla strutturalità in piccoli centri diffusi in modo omogeneo a garanzia della sicurezza e di buone prassi dell'integrazione, rafforzando la trasparenza, la limpidezza nelle rendicontazioni Pag. 121per contrastare quei fenomeni criminosi, gravi ma circoscritti, e armonizzare le procedure per le richieste di asilo, richiedono un investimento di risorse umane ed economiche che abbiamo messo in campo. Vedete, non abbiamo fatto solo quello che ci chiedeva l'Europa, abbiamo fatto molto di più, abbiamo fatto quello che riteniamo giusto e che pensiamo possa essere un modello (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e, signora Presidente, dico a lei per riferire ai colleghi del MoVimento 5 Stelle che al poltronificio si sono accomodati comodamente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ma con i voti della maggioranza ! E posso dire in più che non abbiamo fatto sconti a nessuno durante le audizioni, le carte sono a disposizioni della magistratura, ma i processi si fanno nelle aule del tribunale e non in quest'Aula, perché sennò dovremmo fare i processi per Quarto, li dovremmo fare per Alessandria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), li dovremmo fare per Bagheria e lì dovremmo fare anche per Gela.
  E dico a lei per riferire ai colleghi della Lega che si troveranno ad essere compari quando alla seconda voteranno la gentile candidata Riggi a quella Lega che oggi, attraverso il suo leader, senza rispetto per le vittime, senza il rispetto per il dolore delle famiglie e dell'Europa intera si è vestito a lutto con il megafono in mano per lucrare qualche voto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini), a quella stessa Lega che nel 2011, vestita da Ministro dell'interno, richiamava la solidarietà tra gli enti dello Stato alla collaborazione dei comuni, mentre oggi con il vestito da presidente della regione Lombardia si oppone alla politica della redistribuzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi a questo contrapponiamo, alle miserie delle amnesie opportunistiche, la concretezza delle azioni che questa Commissione ha dichiarato di fare con estrema serietà ed è per questo che convintamente dichiaro il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – Doc. XXII, n. 62-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – Doc. XXII, n. 62-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale. Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di inchiesta parlamentare Doc. XXII, n. 62-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Garavini, De Lorenzis, Stella Bianchi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

  «Modifiche alla deliberazione della Camera dei deputati 17 novembre 2014, recante istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza e di identificazione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti nei centri di accoglienza, nei centri Pag. 122di accoglienza per richiedenti asilo e nei centri di identificazione ed espulsione» (Doc. XXII, n. 62-A):

   (Presenti e votanti  348   
   Maggioranza  175   
    Hanno votato
 268    
    Hanno votato
no   80).    

  (La deputata Garavini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

Su un lutto del deputato Franco Vazio.

  PRESIDENTE. Comunico che il collega Franco Vazio è stato colpito da un grave lutto: la perdita della madre. La Presidenza della Camera ha fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Annuncio dell'elezione del presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte del militare Emanuele Scieri e convocazione della Commissione per l'elezione del vicepresidente e del segretario.

  PRESIDENTE. Comunico che in data odierna la Commissione parlamentare d'inchiesta sulla morte del militare Manuele Scieri ha proceduto all'elezione del Presidente. È risultata eletta l'onorevole Sofia Amoddio. La Commissione è convocata per l'elezione del vicepresidente e del segretario mercoledì 30 marzo, alle ore 14,30, presso la sede di Palazzo San Macuto.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

  PRESIDENTE. Comunico che con lettera pervenuta in data odierna, il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle, Federico D'Incà, ha reso noto che il deputato Sergio Battelli è stato nominato segretario, in sostituzione del deputato Marco Brugnerotto, a far data dal 29 marzo 2016.

Sui lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Avverto che secondo le intese intercorse tra tutti i gruppi, all'ordine del giorno della seduta di martedì 29 marzo sarà iscritta, dopo gli argomenti già previsti, la discussione generale della mozione n. 1-1196, concernente iniziative in relazione alla revisione del sistema di calcolo dell'indicatore della situazione economica equivalente, ISEE. Il seguito dell'esame sarà iscritto a partire dalla seduta di mercoledì 30 marzo, sempre dopo gli argomenti già previsti. Lo schema recante la ripartizione dei tempi per l'esame di tale mozione sarà pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta odierna. Sempre in calce al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicato lo schema recante la ripartizione dei tempi relativo all'esame del disegno di legge n. 3512-A, Ratifica di accordi in materia ambientale, e della proposta di legge n. 2212-A, recante principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico, nonché delega al Governo per l'adozione di tributi destinati al suo finanziamento.
  Avverto inoltre che, con lettera trasmessa in data 23 marzo, il presidente della Commissione Affari costituzionali, deputato Mazziotti Di Celso, ha rappresentato che l'Ufficio di Presidenza della Commissione, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha convenuto di sottoporre all'attenzione della Presidenza l'esigenza di rinviare a non prima della fine del mese di Aprile, l'inizio dell'esame in Assemblea della proposta di legge n. 3004, recante «Disciplina dei partiti politici in attuazione dell'articolo 49 della Costituzione», previsto nel calendario dei lavori a partire dal prossimo martedì 29 marzo. L'esame Pag. 123del provvedimento non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute della prossima settimana.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Martedì 29 marzo 2016, alle 15:

  1. – Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:
  Ratifica ed esecuzione dei seguenti accordi in materia ambientale: a) Emendamento di Doha al Protocollo di Kyoto alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, fatto a Doha l'8 dicembre 2012; b) Accordo tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e l'Islanda, dall'altra, per quanto concerne la partecipazione dell'Islanda all'adempimento congiunto degli impegni dell'Unione europea, dei suoi Stati membri e dell'Islanda per il secondo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, fatto a Bruxelles il 1o aprile 2015; c) Protocollo relativo alla cooperazione in materia di prevenzione dell'inquinamento provocato dalle navi e, in caso di situazione critica, di lotta contro l'inquinamento del Mare Mediterraneo, fatto alla Valletta il 25 gennaio 2002; d) Decisione II/14 recante emendamento alla Convenzione sulla valutazione dell'impatto ambientale in un contesto transfrontaliero, fatta ad Espoo il 25 febbraio 1991, adottata a Sofia il 27 febbraio 2001; e) Decisione III/7 recante il secondo emendamento alla Convenzione sulla valutazione dell'impatto ambientale in un contesto transfrontaliero, fatta ad Espoo il 25 febbraio 1991, adottata a Cavtat il 1o-4 giugno 2004; f) Protocollo sulla valutazione ambientale strategica alla Convenzione sulla valutazione dell'impatto ambientale in un contesto transfrontaliero, fatta ad Espoo il 25 febbraio 1991, fatto a Kiev il 21 maggio 2003 (C. 3512-A).
  — Relatori: Censore, per la III Commissione; Stella Bianchi, per l'VIII Commissione.

  Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Principato del Liechtenstein sullo scambio di informazioni in materia fiscale, con Protocollo e Protocollo Aggiuntivo, fatto a Roma il 26 febbraio 2015 (C. 3332).
  — Relatore: Nicoletti.

  S. 1972 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo quadro globale di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica socialista del Vietnam, dall'altra, fatto a Bruxelles il 27 giugno 2012 (Approvato dal Senato) (C. 3460).
  — Relatore: Nicoletti.

  2. – Discussione sulle linee generali della relazione sulla contraffazione nel settore dell'olio di oliva, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo. (Doc. XXII-bis, n. 4)

  3. – Discussione sulle linee generali della proposta di legge:
  MARIANI ed altri: Princìpi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque (C. 2212-A).
  — Relatori: Manfredi, per la maggioranza; Daga e Rondini, di minoranza.

  4. – Discussione sulle linee generali della mozione Di Vita ed altri n. 1-01196 concernente iniziative in relazione alla revisione del sistema di calcolo dell'Indicatore della situazione economica equivalente (ISEE).

  La seduta termina alle 21,20.

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TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI MILENA SANTERINI, GIOVANNI MONCHIERO, PAOLA BINETTI, ROBERTO OCCHIUTO E ELENA CARNEVALI (DOC. XXII, N. 62-A)

  MILENA SANTERINI. Il 17 novembre 2014 la Camera dei deputati deliberava di istituire la Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema dell'accoglienza e di identificazione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti nei centri di accoglienza, nei centri di accoglienza per richiedenti asilo e nei centri di identificazione ed espulsione, che avrebbe dovuto aver la durata di un anno, a partire dal 26 marzo 2015, data di elezione dell'ufficio di Presidenza. Ci è ben presto resi conto che un solo anno sarebbe stato insufficiente per svolgere proficuamente il lavoro per cui la Commissione era stata creata. La proposta di proroga in votazione oggi, giustamente, ne prolunga la vita sino alla fine della XVII Legislatura, oltre a modificarne in parte l'ambito.
  Il fenomeno migratorio, infatti, non si ferma, ma diventa strutturale e richiede sempre maggiore attenzione e tempo per essere compreso e affrontato efficacemente, evitando derive demagogiche che giocano sulla naturale paura alimentata da chi parla di «invasione» e anche di «attacco alla nostra civiltà», equiparando, inoltre, i migranti ai terroristi, quasi che le due parole fossero sinonimo. Appare, quindi, molto importante conoscere nel dettaglio la reale situazione, partendo dall'elaborazione di un accurato quadro statistico, aggiornato costantemente con metodologie condivise ed affidabili. È questo uno dei compiti affidati alla Commissione, ed è un compito che richiede lavoro attento e che non si può esaurire in un solo anno.
  Tra l'altro, il decreto legislativo 142 del 18 agosto 2015 ha modificato in modo radicale la normativa vigente al momento dell'istituzione della Commissione d inchiesta, e ha reso necessario un cambiamento non solo nominalistico che eliminasse i riferimenti ai centri di accoglienza CARA e CIBA, poiché oggi il sistema si articola in modo diverso, come diverso è ormai lo stesso fenomeno migratorio. Ricordo a questo proposito la vigilanza esercitata sul CARA di Mineo. A fine 2014, infatti, appariva ancora compatibile uno scenario che vedeva nell'Italia, anche per la sua posizione geografica, come protagonista maggiore del fenomeno migratorio, da metà 2015 è apparso chiaro a tutti che il fenomeno è di portata che coinvolge l'intero continente europeo ed ha dimensioni mai viste prima, e che hanno causato, in ritardo colpevole, la reazione della stessa Ue ma anche quella, spesso improvvida dei singoli Stati, alcuni dei quali hanno ritenuto di restringere la libera circolazione nell'ambito di Schengen. I cambiamenti in atto, quindi, hanno necessariamente coinvolto anche la Commissione che ha dovuto modulare le prospettive dell'indagine non limitandola più alla sola verifica della situazione in essere. Si ricorda che all'inizio dello scorso anno, la Camera ha respinto una proposta della Lega che intendeva dar vita ad un'ulteriore Commissione d'inchiesta, che si concentrasse sui meccanismi di controllo delle risorse pubbliche utilizzate per i centri di accoglienza dei migranti. La contrarietà dell'Aula, e della stessa Commissione «inchiesta che oggi andiamo a rinnovare, non era certo dovuta al merito, giacché il controllo della gestione dei fondi è tema essenziale, ma solo alla necessità di non duplicare inutilmente gli organi parlamentari d'inchiesta, con un'evidente dispersione di energie che avrebbe portato a non ottenere quei risultati che, invece, sono necessari. Per questo, la proposta di proroga in votazione comprende anche il fatto che l'indagine sia relativa anche all'uso delle risorse economiche nazionali e internazionali impegnate, accertandone l'impiego e l'efficace utilizzo.
  Un tema importantissimo trattato dalla Commissione, e che necessita di ulteriori approfondimenti viste anche le modifiche legislative registrate, è quello che riguarda il sistema dei centri di accoglienza. Non è inutile ricordare che nella proposta Doc, Pag. 125XII n. 19 a prima firma Marazziti, presentata il 21 dicembre 2013, si faceva riferimento espressamente alla situazione inaccettabile nei centri di accoglienza, in particolare in quello di Lampedusa, e si intendeva evitare la «cronicizzazione del sovraffollamento e del degrado» dei centri di accoglienza.
  L'intervento legislativo del Governo sopra ricordato ha dato il via ad una serie di cambiamenti importanti ma che devono essere monitorati con accuratezza, e questo è certo uno dei compiti della Commissione. E lo sarà in particolare vigilare sugli hotspot come quello di Taranto in cui vanno garantiti pienamente i diritti dei richiedenti di asilo.
  Nove sono stati gli ambiti di indagine approfonditi in questo anno di lavoro.
  Il sistema di identificazione e di primissima accoglienza dei migranti, con riferimento anche al c.d. accordo di «Dublino III», disciplina che certamente deve essere modificata sino al suo superamento, come già parzialmente avvenuto con quel tentativo di ricollocazione dei migranti in Paesi diversi da quelli nei quali erano arrivati. Tentativo, però, che non appare pienamente realizzato. Questo primo tema fa riferimento anche ai «transitanti» che affluiscono massicciamente in luoghi di raccolta improvvisati ed inadatti (si ricordi la scogliera di Ventimiglia diventata tristissimo simbolo).
  Profilassi e assistenza sanitaria. Ricordiamo gli allarmi, del tutto infondati per la pericolosità, relativi alla scabbia. Il tema sanitario, però, deve avere l'attenzione che merita, e deve essere trattato con serietà e senza demagogie inaccettabili. L'indagine della Commissione si è posta l'obiettivo di individuare le pratiche migliori per tutelare la salute di coloro che sbarcano con quella dei residenti.
  Il terzo tema riguarda i centri di accoglienza, di cui si è già detto. La Commissione intende lavorare per valutare i modelli organizzativi, osservando che si va superando il modello «concentrazionario» delle grandi strutture permanenti, sostituito da uno certamente migliore, di accoglienza diffusa e che coinvolge nella rete SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) le autonomie territoriali ma anche associazioni e operatori del sociale.
  La Commissione ha studiato, inoltre, il delicatissimo tema dei minori stranieri non accompagnati e degli altri soggetti vulnerabili (donne incinte, vittime della tratta, malati, ecc.).
  Il quinto oggetto di indagine riguarda il meccanismo dei bandi di gara per l'affidamento degli appalti dei servizi di accoglienza dei migranti, con la verifica oculata dei requisiti indicati per l'accesso alle procedure.
  Il sesto punto fonda tutto il sistema di accoglienza dei migranti, e fa riferimento alle procedure di asilo. La Commissione sta analizzando tempi e modi di esame delle domande di protezione internazionale per renderle più semplici e velocizzare il lavoro delle Commissioni territoriali incaricate.
  Il settimo tema di indagine della Commissione riguarda le misure di trattamento dei migranti nei Cie, e il funzionamento del sistema dei rimpatri.
  Il tema dei costi, ricordato in precedenza è un ulteriore tema d'indagine. Si tratta di un argomento scottante, e la Commissione sta già accertando come molte risorse siano, di fatto, andate sprecate e disperse.
  Collegato al tema precedente l'ultimo tema d'indagine, relativo alle risultanze delle principali inchieste giudiziarie che hanno coinvolto il settore dell'accoglienza.
  Il Gruppo Democrazia Solidale – Centro Democratico è, quindi, favorevole alla proroga dei lavori della Commissione e voterà, quindi, convintamente la proposta in discussione oggi in Aula, ritenendo tra l'altro apprezzabile la volontà della Commissione di informare la Camera con varie relazioni intermedie, oltre che con quella finale.

  GIOVANNI MONCHIERO. Onorevole Presidente, Rappresentanti del Governo, onorevoli Colleghi, il documento oggi in esame propone una modifica della delibera del 17 novembre 2014, con la quale Pag. 126la Camera ha istituito la Commissione d'inchiesta sul sistema di accoglienza e di identificazione nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti nei centri di accoglienza per richiedenti asilo e nei centri di identificazione e di espulsione. In particolare, il testo prevede una proroga della durata dei lavori fino alla fine della legislatura e un ampliamento dei compiti della Commissione in ragione di una esigenza di approfondimento sempre maggiore vista la rilevanza che il fenomeno migratorio ha assunto negli ultimi anni, e della necessità di aggiornare la delibera istitutiva della Commissione con le modifiche normative intercorse tra cui in particolare il decreto legislativo n. 142 del 2015, che ha riformato il sistema di accoglienza dei migranti.
  Fin da principio, il mandato inquirente della Commissione, di cui faccio parte, si è dovuto misurare con un fenomeno in rapida evoluzione e, soprattutto, di dimensioni sempre più imponenti. Negli ultimi anni si è determinato un profondo cambiamento dei flussi migratori, non più a carattere solo emergenziale o meramente economico, ma sempre maggiormente legati all'instabilità politica di alcuni paesi della sponda sud del Mediterraneo, che ha portato ad un vero e proprio cambiamento nella composizione degli stessi, caratterizzati dalla presenza di migranti in fuga da guerre e persecuzioni.
  Salvare la vita ad un naufrago, rendere la libertà a chi cerca di scampare (a rischio della propria stessa vita) da una situazione di persecuzione o di rischio imminente, deve costituire una priorità del nostro Paese e dell'Europa intera. L'Italia, anche per la sua posizione geografica, è iscritta permanentemente nel novero dei Paesi industrializzati più esposti ai flussi di stranieri richiedenti protezione internazionale. È però evidente che il fenomeno migratorio, che ha interessato dapprima il nostro Paese e successivamente l'intero continente europeo, a partire dalla seconda metà dell'anno 2015, si è manifestato in forme così accentuate da assumere contorni epocali e, purtroppo, toni sempre più drammatici. Le numerose perdite di vite umane, anche in tenera età, di persone che semplicemente, nella gran parte dei casi, fuggono da gravi calamità verificatesi al di fuori dei confini dell'Europa, rappresentano una ferita aperta nel tessuto dei princìpi europei di accoglienza e di doveroso soccorso delle popolazioni in difficoltà. Ne costituiscono testimonianza sia la scelta della Commissione europea di inserire il tema delle migrazioni tra le dieci priorità politiche dell'Unione, in vista dell'elaborazione di risposte immediate e concrete, sia il contenuto dell’«Agenda Juncker», ossia l'Agenda europea sulla migrazione, adottata dalla Commissione europea il 13 maggio 2015.
  Altrettanto significative sono le decisioni assunte, sia a livello interno sia sul piano internazionale, in materia di politiche dei rimpatri e di presidio delle frontiere: alcuni Stati europei hanno finanche adottato misure restrittive alla libera circolazione nell'area Schengen, con inevitabili effetti sul nostro Paese, in relazione alle nuove rotte migratorie. Le iniziative politiche dei Governi e delle istituzioni europee, unitamente alla crescente attenzione dei mezzi d'informazione e delle opinioni pubbliche alle materie oggetto dell'indagine, hanno indotto la nostra Commissione a ricercare un sempre maggiore approfondimento dei punti di forza e delle criticità del sistema italiano.
  Nel corso dei lavori in questi mesi ci siamo, quindi, resi conto della necessità di ampliare l'area di indagine e non fermarci alla sola verifica delle condizioni di trattenimento dei migranti nei centri di accoglienza, nei centri di accoglienza per richiedenti asilo e nei centri di identificazione ed espulsione, ma di estendere il nostro approfondimento alla funzionalità e alla tenuta del sistema di accoglienza e di identificazione a fronte dell'eccezionale ondata migratoria in corso. Al riguardo abbiamo preso atto che nell'ultimo anno le stesse norme sull'accoglienza e le procedure di riconoscimento della protezione internazionale sono cambiate in forza delle direttive dell'Unione europea numeri 32 e 33 del 2013, recepite dal decreto legislativo n. 142 del 2015 e che gli stessi Pag. 127termini utilizzati anche nella legge istitutiva della Commissione di inchiesta, che oggi con il testo in esame aggiorniamo, (CARA, CPSA, CIE) non corrispondono più all'attuale articolazione dei centri.
  Ricordo che prima in Italia i centri destinati all'accoglienza e al trattenimento di immigrati erano riconducibili sostanzialmente a tre tipi di strutture: i Centri di identificazione ed espulsione (CIE), che trattenevano il cittadino straniero in attesa di esecuzione di provvedimenti di espulsione; i Centri di accoglienza (CDA) che garantivano un primo soccorso allo straniero irregolare rintracciato sul territorio nazionale; i Centri di accoglienza dei richiedenti asilo (CARA) che ospitavano per un periodo limitato lo straniero richiedente asilo privo di documenti di riconoscimento o che si fosse sottratto al controllo di frontiera, per consentire l'identificazione o la definizione della procedura di riconoscimento dello status di rifugiato.
  L'entrata in vigore del citato decreto, attuativo della direttiva 2013/33/UE, recante norme relative all'accoglienza dei richiedenti protezione internazionale, nonché della direttiva 2013/32/UE, recante procedure comuni ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di protezione internazionale, oltre ad aver profondamente mutato la normativa vigente al momento dell'istituzione della Commissione, rende opportuna una modifica formale all'originaria deliberazione, allo scopo di eliminare il riferimento alle tipologie dei centri di accoglienza (ora centri di accoglienza e di trattenimento dei migranti), atteso che il sistema si articola in diverso modo (con l'adozione del decreto in recepimento delle nuove citate direttive UE sono state ridisegnate le strutture di prima accoglienza, mediante una «riconversione» degli attuali centri quali hub temporanei).
  È stato quindi necessario apportare delle modifiche terminologiche alla delibera del 2014 ma soprattutto è stato necessario ampliare i compiti della Commissione per esaminare la materia nella sua complessità, ricomprendendovi: le modalità di prima accoglienza, di identificazione, la protezione dei minori e dei soggetti più fragili, i modelli di organizzazione dei centri, i requisiti e le procedure per la loro gestione, le misure di profilassi e assistenza sanitaria, gli standard dei servizi da fornire, i tempi e le procedure dell'esame delle domande di asilo, la questione dei rimpatri, e non da ultimo per importanza, il tema delle risorse pubbliche, interne e internazionali, stanziate per il sistema di accoglienza dei migranti. Alla Commissione (che presenterà alla Camera, entro il 31 dicembre di ogni anno, una relazione sull'attività svolta e sui risultati dell'inchiesta) viene inoltre affidata una funzione di raccolta di informazioni e dati statistici sul sistema di accoglienza e di identificazione in possesso di amministrazioni pubbliche, agenzie ed enti non governativi, ai fini della diffusione pubblica secondo modalità da definire in seno all'ufficio di presidenza della stessa.
  L'indagine fin qui svolta dalla Commissione, grazie a una mole ingente di materiali, di audizioni e di sopralluoghi, ha consentito di mettere a fuoco le scelte di fondo fatte dal nostro Paese, evidenziandone i molti aspetti positivi e anche alcuni elementi di criticità. Di fronte all'afflusso straordinario degli ultimi anni, il Governo italiano non ha fatto ricorso a misure di emergenza; ha scelto di gestire l'accoglienza con mezzi ordinari coinvolgendo regioni ed enti locali per una più omogenea distribuzione dei richiedenti asilo su tutto il territorio nazionale. Questa scelta è stata certamente vincente: non si può più pensare di affrontare il fenomeno migratorio come un evento eccezionale, ma occorre allestire un sistema di accoglienza permanente, strutturato, organizzato sul territorio, con una stabile cooperazione tra istituzioni centrali e periferiche. Abbiamo dunque bisogno di una politica organica, di interventi chiari e precisi, di un più attento coordinamento a livello interministeriale e certamente di prestare maggiore attenzione alle condizioni in cui vivono e si integrano gli immigrati sul nostro territorio.
  Per tutte queste ragioni, Scelta Civica per l'Italia esprime il proprio voto favorevole Pag. 128sul testo in esame, con la profonda convinzione che una buona politica sui temi dell'immigrazione non possa avere un colore politico ma debba costituire un obiettivo comune per tutti noi.

  PAOLA BINETTI. Quanto mai attuale questo dibattito dopo i fatti recentissimi di questi giorni che richiamano alla nostra attenzione da un lato criteri di assoluta prudenza in rapporto alla tutela della sicurezza nazionale e dall'altro un forte ripensamento delle politiche di accoglienza e di integrazione dei migranti nei nostri Paesi europei. Un difficile paradosso: come essere più efficaci nei processi di controllo e di verifica nei confronti di migranti che possano rappresentare un rischio per i nostri Paesi e come essere nello stesso tempo più capaci di proporre i nostri valori di civiltà in modo che possano essere condivisi e non rappresentino una sorta di provocazione esasperante per loro.
  È in gioco il nostro servizio di Intelligence per capire da dove possa venire la minaccia, ma è in gioco anche la nostra solidarietà e la nostra capacità di farci carico di difficoltà spesso drammatiche, mettendo in gioco valori spirituali e valori culturali con misure concrete di servizi diretti alla persone.
  La Commissione d'inchiesta in prima battuta era partita da una serie di scandali emersi sulla falsariga di chi riteneva che occuparsi dei migranti fosse un affare e quindi pensava di ricavare da questa attività risorse per se e per i propri amici, abbassando il livello dei servizi prestati sul piano della logistica, della qualità della alimentazione, dell'igiene e dei requisiti essenziali per un benessere percepito. Si è trattato almeno all'inizio, di una commissione di inchiesta in cui al centro del dibattito c'erano le persone che si occupavano dei migranti, la valutazione del loro operato...
  La precedente delibera ne fissava la durata ad un anno... e una serie di obiettivi: accertamento delle condizioni di permanenza nei Centri CIE-CDA-CARA, con particolare riferimento alla dignità con cui venivano trattati, alla verifica di azioni lesive nei loro confronti, controlli burocratici: la tenuta dei registri... Sono state fatte visite ai principali centri, osservando, parlando con i dirigenti, ma anche con le persone accolte nei centri, entrando nelle loro abitazioni, partecipando alla loro mensa... e scoprendo, come è naturale luci ed ombre. Molta dedizione da parte di molti degli operatori, una certa modalità organizzativa non del tutto professionale ed efficace, ma anche e soprattutto la difficoltà oggettiva della gestione di questi centri, la complessità delle aspettative delle persone presenti nei centri stessi e la insufficienza delle risorse messe a disposizione, anche nel caso di una loro ottima gestione... La relazione analitica, capillare, condivisa da tutta la commissione dà ragione di un lavoro fatto da molti colleghi con estrema competenza e onestà intellettuale.
  La attuale delibera ha tre obiettivi: la durata fino al termine della legislatura.
  Integrazione degli obiettivi: non solo criteri di accoglienza ma anche criteri di espulsione; accertamento sull'impiego delle risorse pubbliche per il sistema di accoglienza; verificare le procedure di identificazione dei soggetti per renderle più rapide e snelle; valutare le misure di protezione nei confronti delle persone accolte, ma anche nei confronti della cittadinanza e del contesto di riferimento; valutare le ricadute del sistema di accoglienza sul sistema sociale; protezione minori; verificare le misure di profilassi e assistenza sanitaria; rendere più efficaci le misure di rimpatrio; raccolta informazioni e elaborazione dati statistici sul sistema di accoglienza e di identificazione.
  Eliminato dall'articolo 1 il riferimento testuale ai CIE, ai CDA ai CARA: la legge 142/2015 ha ridisegnato queste strutture dando vita ad HUB temporanei: centri di accoglienza e trattenimento dei migranti.
  La Commissione deve spostare il suo centro di interesse dal controllo su ciò che si fa nei centri alla prospettiva di futuro che il nostro Paese deve assumere nei confronti del più importante problema del Pag. 129nostro tempo. Quello in cui si ridisegna la geografia umana in Europa soprattutto, ma non solo.
  La Commissione d'inchiesta in questa sua seconda fase dovrà fare un salto di qualità: dalla denuncia di ciò che non funziona alla fase di ciò che può e deve funzionare se l'Italia continuerà a guidare il processo di cambiamento coniugando solidarietà e prudenza, attenzione ai migranti, ma garanzie concrete a tutti i cittadini del Paese, a tutela di diritti umani in modo reale e condiviso.

  ROBERTO OCCHIUTO. Onorevoli colleghi, la proposta originaria della Commissione muoveva dalla premessa che la gestione dei flussi migratori e delle richieste di protezione internazionale fosse segnata da un mix criminale tra repressione poliziesca e scarsa professionalità del personale addetto al l'accoglienza.
  Tutti si sono resi conto che le cose non stanno così.
  I migranti e richiedenti asili sono accolti in modo molto umano, grazie all'impegno di tanti volontari e, soprattutto, alla grande professionalità e correttezza degli operatori delle forze dell'ordine.
  I problemi sono ben altri, caro Presidente, cari colleghi.
  I problemi sono, innanzitutto, quelli legati all'intreccio criminogeno tra malaffare e pseudo-buonismo multiculturalista, efficacemente denominato «profugopoli» (M. Giordano, Profugopoli, marzo 2016). Intorno al dramma delle migrazioni è cresciuto uno squallido business che fa leva sulla buona fede di tanti cittadini, tra i quali molti benemeriti volontari, per dar vita ad associazioni e attività finto-solidaristiche, finalizzate esclusivamente al profitto; come è attestato anche da innumerevoli inchieste di natura giudiziaria, di cui oggi si dà ampiamente conto sulla stampa.
  Per questo Forza Italia, fin dal primo momento, ha insistito, insieme ai colleghi della Lega Nord e di Fratelli d'Italia, sulla necessità di inserire, tra i compiti della Commissione, l'approfondimento dei meccanismi di controllo dell'uso delle risorse pubbliche per l'affidamento dei centri di accoglienza dei migranti.
  Questa proposta è stata accolta e non possiamo che dirci soddisfatti.
  Così come siamo soddisfatti dell'accoglimento di altre nostre proposte, come, ad esempio, quella relativa all'acquisizione, aggiornamento e pubblicità dei dati sui flussi migratori, sull'accoglienza e le espulsioni.
  Al di là delle differenze ovvie tra le forze politiche, va rilevato, comunque, il fatto che nella Commissione s’è lavorato con spirito costruttivo. L'entità e la gravità del problema non consentiva, infatti, arroccamenti in posizioni preconcette.
  Del resto, i recenti fatti di Bruxelles dimostrano che di fronte a certe sfide epocali, che minacciano la stessa civiltà europea, occorre mettere da parte le pur legittime differenze tra le forze politiche e ritrovare – sia detto senza alcun intento retorico, poiché la gravità dei fatti non consente retorica lo spirito unitario che, nelle fasi più drammatiche della storia contemporanea, ha animato l'azione dei grandi leader sia italiani sia europei.
  Siamo soddisfatti del fatto che l'accoglimento delle nostre proposte abbia portato all'individuazione di un ampliamento del suo orizzonte e a una ridefinizione della missione di quest'ultima.
  Sembrerebbero, dunque, esserci le condizioni perché il lavoro, nella nuova Commissione, prosegua nello spirito di cooperazione e di leale confronto in cui s’è svolto finora.
  Ci auguriamo che sia così.
  Ma questa nostra valutazione sul documento al nostro esame non è un'apertura di credito nei confronti del Governo e della maggioranza.
  Direi, anzi, cari colleghi, che è esattamente il contrario.
  Per noi, questa Commissione, è uno strumento di controllo sull'operato dell'Esecutivo sul fronte della gestione dei problemi connessi ai flussi migratori.
  Non faremo sconti al governo, così come come non ne abbiamo fatto finora, perché siamo convinti che i problemi che Pag. 130abbiamo riscontrato nella Commissione non nascono per caso, ma sono il risultato di scelte politiche sbagliate, fatte all'insegna del pressappochismo e dell'improvvisazione.
  Si tratta di problemi che nascono a monte, dalla stessa politica europea e su scala mediterranea.
  Naturalmente, di tali scelte non si occupa questa Commissione.
  Ma con tali scelte la Commissione si trova a dover fare i conti, necessariamente, per le loro ricadute interne.
  Così, s’è potuta constatare la totale inerzia dell'Esecutivo su alcune questioni fondamentali.
  È certamente, cari colleghi, una questione fondamentale quella del rafforzamento delle Commissioni territoriali per il riconoscimento del diritto alla protezione internazionale oppure.
  Ed è una questione fondamentale quella della semplificazione e velocizzazione delle procedure di identificazione di chi chiede asilo.
  Non c’è bisogno, penso, in questa sede di aggiungere altro. Fatto sta che il Governo non interviene con gli strumenti di cui dispone per sciogliere questi nodi ed è per questo che, prendendo spunto dai lavori della Commissione, che Forza Italia ha presentato proposte di legge su queste tematiche.
  In conclusione, votiamo a favore della proposta in esame perché intendiamo avvalerci di ogni possibile strumento per controllare l’ Esecutivo, specialmente su una questione così grave come quella della gestione interna dei flussi migratori, dove sono in gioco l'interesse nazionale e la sicurezza degli italiani, due valori ai quali s'ispira da sempre l'impegno politico di Forza Italia.

  ELENA CARNEVALI. Signora Presidente, rappresentati del Governo e onorevoli Colleghi !
  Siamo chiamati, a distanza di poche ore dai fatti tragici di Bruxelles a dare il nostro voto alla proroga e la modifica della delibera istitutiva della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, identificazione e trattenimento dei migranti.
  Il prodotto avvelenato delle strategia della violenza terroristica di Daesh che ha colpito il cuore dell'Europa producendo morti sanguinose e feriti con l'intendo di destabilizzare le democrazie e la libertà ci chiede unità, fermezza e solidarietà. Oltre ai morti, gli effetti di questa tragica follia, insieme alla fame e alla miseria producono la fuga dai paesi in conflitto e la richiesta di accoglienza e di asilo.
  A un anno dall'istituzione della commissione d'inchiesta, dopo un confronto tra i membri di entrambi gli schieramenti, si è infatti scelto di presentare un testo in cui far confluire i numerosi temi in cui si è articolato l'oggetto dell'inchiesta parlamentare.
  Credo che vada dato merito al presidente Gelli di aver voluto codificare – passatemi l'espressione – l'ambizioso programma di lavoro della Commissione, che si è data fin dal principio, e in modo pienamente condiviso con la Presidenza dell'on Gennaro Migliore a cui va la nostra stima e riconoscenza.
  La scelta di affrontare secondo un approccio olistico ed onnicomprensivo il settore dell'accoglienza dei migranti è stata una scelta tanto opportuna quanto – in un certo senso – obbligata dal corso della storia.
  Il fenomeno migratorio che ha interessato l'Italia e l'Europa negli ultimi due anni assume di giorno in giorno dimensioni crescenti in modo esponenziale. E si colora, purtroppo, di toni sempre più drammatici, quanto a perdita di vite umane e a folle di profughi disperati che si ammassano alle nostre frontiere.
  Il tema dell'accoglienza è quindi diventato un argomento centrale delle politiche di tutti gli Stati del continente e delle stesse Istituzioni dell'Unione europea. Non a caso, già nel 2015, la Commissione europea ha inserito il tema delle migrazioni tra le dieci priorità politiche dell'Unione.
  Sappiamo come si susseguano incessantemente i vertici delle più alte autorità dell'Unione per affrontare un flusso migratorio Pag. 131tanto imponente quanto prevedibile nella sua durata almeno decennale.
  E altrettanto ci sono chiari i significati che assumono le decisioni di alcuni Stati membri in senso restrittivo alla libera circolazione nell'area Schengen, e le potenziali ricadute sul nostro Paese, in relazione alle nuove rotte migratorie in particolare dai Balcani.
  Sicuramente l'Italia è sempre stata in prima linea – anche per la sua posizione geografica – e ha sempre mostrato le capacità di soccorrere in mare e salvare vite umane, ogni qual volta questo è stato possibile, grazie all'impegno delle Istituzioni, dello straordinario lavoro delle forze dell'ordine e all'incredibile impegno dei nostri operatori, siano essi appartenenti all'apparato statale o ad organizzazioni umanitarie.
  Va dato merito al vigore, alla tenacia dell'Italia e del Premier Renzi se il tema delle migrazioni ed accoglienza è stata posta tra i temi sostanziali dall'agenda europea.
  Questo prima di altri autorevoli primi ministri.
  Questo prima delle migrazioni attuali via terra.
  Questo mentre sbarcavano più di 43 mila persone nel 2013 e nei due anni successivi le cifre si quadruplicavano. (nel 2014 sono sbarcati 170.000 persone e nel 2015 ulteriori 153.000 persone).
  Questo prima – e ci compiacciamo – che in questa aula, risuonassero parole profondamente diverse rispetto a chi fino, fino a pochi mesi fa, usava parole di elogio al leader ungherese.
  Dobbiamo andare indietro nel tempo, anno 2011 , quando sulle coste Italiane per l'emergenza Nord Africa in Italia arrivarono più di 62 mila persone.
  Cosa ci hanno lasciato coloro che due giorni fa hanno sostenuto che sia solo una politica di annunci e di slide ?
  Allora, come oggi, veniva chiesto la solidarietà e la collaborazione degli enti locali, salvo poi disconoscerla da Presidente di regione.
  Allora si imbastiva un sistema emergenziale sotto egida della protezione civile, con procedure lasche di evidenza pubblica.
  Allora si realizzavano centri da 4000 posti, come il centro di Mineo ormai commissariato.
  Allora, in una situazione meno complessa di oggi, i rimpatri erano inesistenti e di accordi con i Paesi di origine rimangono esigue tracce.
  Ma ancor più significativo è il dato che indica il trend dell'accoglienza: siamo passati da 22.118 nel 2013 a ben 66.066 nel 2014. Oggi siamo a circa 107 mila.
  Oggi dall'emergenza, si cerca di allestire una programmazione, procedendo ad accordi in sede di Conferenza Stato-Regioni, affidando al controllo delle prefetture gli appalti per i Centri governativi – CASS – all'interno dei quali si annidano realtà sicuramente differenziate che meritano ancora attenzione da parte della commissione e rafforzando il sistema SPRAR per poter contare a medio termine su 30/40 mila posti di accoglienza.
  L'obbiettivo impegnativo ma perseguibile per un Paese da 60 milioni di abitanti è di realizzare un sistema di accoglienza permanente e strutturato, articolato nel territorio con il coordinamento di governo, prefetture, enti locali ed associazioni. Rafforzare un sistema trasparente negli appalti, coerente con la direttiva dell'ANAC per sconfiggere quel fenomeno criminoso, grave, circostanziato e non sistemico che abbiamo contribuito a far emergere con il nostro lavoro.
  Quindi Non si tratta di un semplice incremento numerico ma di una crescita tale da modificare radicalmente il quadro di riferimento del sistema di accoglienza e delle connesse attività di assistenza, che vanno dallo sbarco alla dislocazione nei centri, in attesa della definizione dello status, fino alla fase – per coloro che ne hanno titolo – di seconda accoglienza ed integrazione.
  In questo ambito le politiche di settore hanno finito per assumere una valenza generale, tale da incidere in modo significativo su ogni altra sfera pubblica: dalla politica di sicurezza a quella sanitaria, Pag. 132dall'ambito delle politiche per il lavoro a quelle per l'integrazione sociale e finanche della pianificazione dello sviluppo economico territoriale.
  In altre parole, con la proposta che votiamo, l'organo parlamentare ha ritenuto indispensabile ricercare un sempre maggiore approfondimento dei punti di forza e delle criticità del sistema italiano e non avrebbe potuto sottrarsi a questo compito in un contesto di siffatte iniziative politiche dei Governi e delle Istituzioni europee, nonché di massima attenzione mediatica e delle opinioni pubbliche alle materie oggetto dell'indagine.
  La Commissione oltre alla Presidenza, è composta da commissari che non sono comparse, ma sono coloro che con 40 sedute, 87 audizioni e 10 missioni tra Sicilia, Calabria, Lazio, Campania, Puglia, e Lombardia e 90 mila pagine di materiale documentale, oggi può essere fiera di avere una conoscenza più approfondita del Sistema.
  Questa mole di lavoro, in un confronto dialettico costruttivo tra le forze politiche in piena sintonia nelle scelte sulla metodologia di lavoro ha già indotto alcuni processi, per esempio: migliorare il sistema di identificazione e riconoscimento L'ingiusta procedura di infrazione attribuita sulla base dell'attività dei due anni precedenti e già ampiamente superata. Ormai il sistema è quasi a regime all'interno del sistema Eurodac; incrementare il numero delle commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione umanitaria e nuove sezioni di supporto. Da 20 a 40.
  Dobbiamo aumentare il ritmo delle audizioni per rispondere sia alle esigenze di futuro delle persone sia per evitare il prolungamento nei centri; la richiesta di personale adeguatamente formato (noi vorremmo un'agenzia più che componenti a gettone); documentare l'inadeguatezza di centri di accoglienza, per violazione dei diritti, che sono stati successivamente commissariati o chiusi; avere un programma dati – non ancora esaustivo – di banche dati dettagliato.
  La scelta iniziale di strutturare l'inchiesta in una pluralità di filoni di indagine appare ancor più giustificata adesso che si comprende in modo sempre più chiaro come ciascun segmento dell'inchiesta costituisca il tassello di un mosaico che non solo è già di per sé complesso, ma è reso ancor più indecifrabile dalla rapidissima evoluzione della normativa interna ed internazionale, del contesto europeo e delle situazioni di fatto che si sono venute a realizzare nel sistema italiano di accoglienza.
  Ebbene, proprio a ridosso della sua entrata in vigore, decreto legislativo n. 142 del 2015» l'Italia ha concordato con le Istituzioni europee il cosiddetto «approccio hotspot», e i relativi centri sono concretamente funzionanti da poche settimane, tranne quello di Lampedusa che è attivo da prima.
  Vale la pena ricordare, a titolo di esempio, che dei circa 107 mila migranti attualmente presenti nei centri, solo 20.000 solo stati inseriti nel sistema SPRAR, unanimemente considerato il modello da sviluppare, mentre circa 80.000 sono nei cosiddetti «Centri di accoglienza straordinaria» – i CAS –, all'interno dei quali si annidano realtà sicuramente molto differenziate e che, a mio giudizio, meritano attenzione da parte dell'organismo parlamentare.
  Ho citato questi ultimi esempi dei centri hotspot e dei CAS non a caso. Permettetemi uno spunto di polemica.
  Ascoltiamo fin troppo frequentemente in queste Aule le invocazioni delle opposizioni a dare maggiore dignità e peso all'Istituzione parlamentare.
  Mi sembrerebbe molto singolare se alcune di queste forze di opposizione votassero oggi contro la proposta di fa proseguire l'attività dell'organismo parlamentare che per eccellenza rappresenta la capacità della massima Istituzione rappresentativa di attivare autonome forme di conoscenza e di rafforzare il proprio potere di indirizzo e controllo sull'apparato governativo.
  Ma veramente i colleghi della Lega e del Movimento 5 Stelle credono che non Pag. 133sia utile disporre di uno strumento che possa monitorare l'azione dell'Esecutivo – con il mandato ed il potere di acquisire ogni utile informazione – nella delicata fase di avvio degli hotspot ?
  Ancora, possibile che non si ritenga più utile far lavorare una Commissione con poteri di inchiesta sulla variegata realtà dei Centri straordinari di accoglienza e orientare l'azione del legislatore verso le migliori soluzioni normative ?
  Ritenete di fare una cosa utile per il Paese e per i vostri referenti sociali osteggiando un organismo che è stato capace di dialogare e di porsi come riferimento istituzionale per l'universo delle Associazioni, degli Enti locali, enti non governativi e dei soggetti che operano nel sociale e che ogni giorno agiscono per garantire standard di accoglienza adeguati ?
  Credo che le ragioni che ho espresso siano già sufficienti per sostenere il nostro convinto al documento che modifica l'originaria deliberazione istitutiva della Commissione di inchiesta sul sistema di accoglienza, identificazione ed espulsione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti.
  Desidero tuttavia aggiungere un'ultima considerazione, che riguarda un tema che mi sta molto a cuore.
  Mi riferisco ad un peculiare aspetto dell'inchiesta, che è stato già portato avanti dalla Commissione e che adesso trova esplicito riferimento nel testo della deliberazione istitutiva.
  In essa si legge che la Commissione «svolge una specifica indagine sulle modalità di protezione dei minori stranieri non accompagnati e delle altre categorie di soggetti vulnerabili».
  Vale la pena ricordare che – per citare una delle categorie dei cosiddetti «soggetti vulnerabili» lo scorso anno sono arrivati in Italia più di 16 mila minori, di cui oltre 12 mila non accompagnati.
  Apprezzo che lo stanziamento per tale settore sia passato dai 32 milioni di euro del 2015 ai 170 milioni del 2016, ma in questi casi le risorse economiche sono necessarie ma non sufficienti.
  Come componente della Commissione ho potuto anche toccare con mano la realtà di alcuni centri per minori. In quell'occasione ho dovuto rilevare condizioni di accoglienza riservate ai minori stranieri non accompagnati gravemente al di sotto di ogni standard di decenza, sia per l'evidente assenza di ogni minima forma di servizi alla persona.
  Concludo dicendo che sento il dovere ineludibile di portare a compimento questo lavoro di inchiesta, anche nella convinzione che ciò sia utile per assicurare migliori condizioni di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati, le donne in stato di gravidanza o vittime di tratta, i soggetti affetti da patologie, ovvero tutti coloro che definiamo «soggetti vulnerabili».
  La ringrazio.

Pag. 134

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Mozione n. 1-01196. – Revisione del sistema di calcolo dell'Indicatore della situazione economica equivalente (ISEE)

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 17 minuti
 MoVimento 5 Stelle 32 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 24 minuti
 Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà 20 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 20 minuti
 Scelta Civica per l'Italia 17 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega
 dei Popoli – Noi con Salvini
17 minuti
 Democrazia Solidale – Centro
 Democratico
16 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 15 minuti
 Misto: 22 minuti
  Conservatori e Riformisti 6 minuti
  Alternativa Libera - Possibile 5 minuti
  Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA – MAIE - Movimento Associativo italiani all'estero 4 minuti
  Minoranze Linguistiche 3 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
2 minuti
  Unione Sudamericana Emigrati Italiani 2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pag. 135

Ddl di ratifica n. 3512 – Accordi in materia ambientale

Tempo complessivo: 2 ore per ciascun disegno di legge di ratifica.

Relatore 5 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 14 minuti (con il limite massimo di 2 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 26 minuti
 Partito Democratico 17 minuti
 MoVimento 5 Stelle 12 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 9 minuti
 Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà 7 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 6 minuti
 Scelta Civica per l'Italia 6 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 6 minuti
 Democrazia Solidale – Centro
 Democratico
6 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 5 minuti
 Misto: 12 minuti
  Conservatori e Riformisti 2 minuti
  Alternativa Libera - Possibile 2 minuti
  Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA – MAIE - Movimento Associativo italiani all'estero 2 minuti
  Minoranze Linguistiche 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 2 minuti
  Unione Sudamericana Emigrati Italiani 2 minuti
Pag. 136

Pdl n. 2212 – Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque

Tempo complessivo: 19 ore e 30 minuti, di cui:
• discussione generale: 7 ore e 30 minuti;
• seguito dell'esame: 12 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore di maggioranza 20 minuti 20 minuti
Relatore di minoranza 15 minuti 15 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora
Interventi a titolo personale 1 ora e 11 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 51 minuti (con il limite massimo di 14 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 14 minuti 8 ore e 4 minuti
 Partito Democratico 38 minuti 2 ore e 22 minuti
 MoVimento 5 Stelle 32 minuti 1 ora
 Forza Italia – Popolo della
 Libertà – Berlusconi Presidente
31 minuti 45 minuti
 Sinistra Italiana – Sinistra
 Ecologia e Libertà
31 minuti 37 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 31 minuti 37 minuti
 Scelta Civica per l'Italia 30 minuti 32 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 30 minuti 31 minuti
 Democrazia Solidale – Centro Democratico 30 minuti 30 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza
 Nazionale
30 minuti 29 minuti
 Misto: 31 minuti 41 minuti
  Conservatori e Riformisti 8 minuti 11 minuti
  Alternativa Libera 7 minuti 9 minuti
  Alleanza Liberalpopolare Autono
  mie ALA – MAIE – Movimento
  Associativo italiani all'estero
6 minuti 8 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti 5 minuti Pag. 137
  Partito Socialista Italiano (PSI)
  – Liberali per l'Italia (PLI)
3 minuti 4 minuti
  Unione Sudamericana Emigrati Italiani 3 minuti 4 minuti
Pag. 138

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. odg 9/3606-A/1 378 327 51 164 75 252 97 Resp.
2 Nom. odg 9/3606-A/2 386 384 2 193 131 253 96 Resp.
3 Nom. odg 9/3606-A/4 395 394 1 198 65 329 95 Resp.
4 Nom. odg 9/3606-A/5 400 399 1 200 125 274 95 Resp.
5 Nom. odg 9/3606-A/6 395 395 198 126 269 95 Resp.
6 Nom. odg 9/3606-A/9 400 399 1 200 124 275 95 Resp.
7 Nom. odg 9/3606-A/11 403 403 202 142 261 94 Resp.
8 Nom. odg 9/3606-A/12 407 405 2 203 104 301 94 Resp.
9 Nom. odg 9/3606-A/14 411 410 1 206 146 264 94 Resp.
10 Nom. odg 9/3606-A/15 416 416 209 151 265 94 Resp.
11 Nom. odg 9/3606-A/16 416 414 2 208 153 261 94 Resp.
12 Nom. odg 9/3606-A/22 418 418 210 141 277 93 Resp.
13 Nom. odg 9/3606-A/23 422 422 212 142 280 93 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/3606-A/24 408 407 1 204 136 271 93 Resp.
15 Nom. odg 9/3606-A/25 420 419 1 210 143 276 93 Resp.
16 Nom. odg 9/3606-A/27 412 388 24 195 113 275 93 Resp.
17 Nom. odg 9/3606-A/28 423 423 212 157 266 93 Resp.
18 Nom. odg 9/3606-A/29 431 428 3 215 154 274 90 Resp.
19 Nom. odg 9/3606-A/30 434 402 32 202 113 289 90 Resp.
20 Nom. odg 9/3606-A/32 432 423 9 212 114 309 90 Resp.
21 Nom. odg 9/3606-A/33 405 403 2 202 124 279 90 Resp.
22 Nom. odg 9/3606-A/34 425 423 2 212 139 284 90 Resp.
23 Nom. odg 9/3606-A/35 428 427 1 214 158 269 90 Resp.
24 Nom. odg 9/3606-A/36 430 401 29 201 128 273 89 Resp.
25 Nom. odg 9/3606-A/37 431 405 26 203 134 271 89 Resp.
26 Nom. odg 9/3606-A/38 429 405 24 203 133 272 89 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. odg 9/3606-A/39 432 401 31 201 129 272 89 Resp.
28 Nom. odg 9/3606-A/40 427 399 28 200 128 271 89 Resp.
29 Nom. odg 9/3606-A/41 428 399 29 200 129 270 89 Resp.
30 Nom. odg 9/3606-A/42 439 410 29 206 132 278 89 Resp.
31 Nom. odg 9/3606-A/43 418 391 27 196 125 266 89 Resp.
32 Nom. odg 9/3606-A/44 438 407 31 204 131 276 89 Resp.
33 Nom. odg 9/3606-A/45 440 408 32 205 131 277 89 Resp.
34 Nom. odg 9/3606-A/46 439 406 33 204 130 276 89 Resp.
35 Nom. odg 9/3606-A/47 435 404 31 203 106 298 89 Resp.
36 Nom. odg 9/3606-A/48 432 398 34 200 100 298 89 Resp.
37 Nom. odg 9/3606-A/49 438 405 33 203 102 303 89 Resp.
38 Nom. odg 9/3606-A/50 443 432 11 217 101 331 89 Resp.
39 Nom. odg 9/3606-A/51 440 408 32 205 98 310 89 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. odg 9/3606-A/52 448 445 3 223 164 281 89 Resp.
41 Nom. odg 9/3606-A/53 438 435 3 218 159 276 89 Resp.
42 Nom. odg 9/3606-A/54 442 415 27 208 137 278 89 Resp.
43 Nom. odg 9/3606-A/55 442 434 8 218 155 279 89 Resp.
44 Nom. odg 9/3606-A/56 443 412 31 207 132 280 89 Resp.
45 Nom. odg 9/3606-A/57 445 414 31 208 135 279 89 Resp.
46 Nom. odg 9/3606-A/58 437 406 31 204 130 276 89 Resp.
47 Nom. odg 9/3606-A/59 441 439 2 220 148 291 89 Resp.
48 Nom. odg 9/3606-A/60 445 414 31 208 133 281 89 Resp.
49 Nom. odg 9/3606-A/61 436 405 31 203 128 277 89 Resp.
50 Nom. odg 9/3606-A/62 446 416 30 209 132 284 89 Resp.
51 Nom. odg 9/3606-A/63 443 403 40 202 123 280 88 Resp.
52 Nom. odg 9/3606-A/64 448 401 47 201 118 283 88 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. odg 9/3606-A/65 440 394 46 198 118 276 88 Resp.
54 Nom. odg 9/3606-A/66 439 384 55 193 106 278 88 Resp.
55 Nom. odg 9/3606-A/67 447 390 57 196 107 283 88 Resp.
56 Nom. odg 9/3606-A/68 442 402 40 202 96 306 88 Resp.
57 Nom. odg 9/3606-A/70 444 407 37 204 128 279 88 Resp.
58 Nom. odg 9/3606-A/71 434 426 8 214 152 274 88 Resp.
59 Nom. odg 9/3606-A/75 444 442 2 222 162 280 88 Resp.
60 Nom. odg 9/3606-A/81 444 442 2 222 162 280 88 Resp.
61 Nom. odg 9/3606-A/86 438 436 2 219 146 290 88 Resp.
62 Nom. odg 9/3606-A/94 439 329 110 165 46 283 88 Resp.
63 Nom. odg 9/3606-A/95 441 431 10 216 151 280 88 Resp.
64 Nom. odg 9/3606-A/97 429 413 16 207 136 277 88 Resp.
65 Nom. odg 9/3606-A/98 434 430 4 216 152 278 88 Resp.
INDICE ELENCO N. 6 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nom. odg 9/3606-A/100 438 433 5 217 152 281 87 Resp.
67 Nom. odg 9/3606-A/101 434 431 3 216 158 273 87 Resp.
68 Nom. odg 9/3606-A/102 442 440 2 221 120 320 87 Resp.
69 Nom. odg 9/3606-A/103 438 437 1 219 150 287 87 Resp.
70 Nom. odg 9/3606-A/104 438 437 1 219 159 278 87 Resp.
71 Nom. odg 9/3606-A/108 436 435 1 218 161 274 87 Resp.
72 Nom. odg 9/3606-A/109 437 436 1 219 163 273 87 Resp.
73 Nom. odg 9/3606-A/111 437 435 2 218 161 274 87 Resp.
74 Nom. odg 9/3606-A/112 437 435 2 218 159 276 87 Resp.
75 Nom. odg 9/3606-A/113 436 435 1 218 156 279 87 Resp.
76 Nom. odg 9/3606-A/115 433 432 1 217 161 271 87 Resp.
77 Nom. odg 9/3606-A/116 431 429 2 215 156 273 87 Resp.
78 Nom. odg 9/3606-A/117 432 371 61 186 96 275 87 Resp.


INDICE ELENCO N. 7 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 91)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nom. odg 9/3606-A/118 439 417 22 209 142 275 87 Resp.
80 Nom. odg 9/3606-A/119 415 412 3 207 141 271 87 Resp.
81 Nom. odg 9/3606-A/120 434 434 218 161 273 87 Resp.
82 Nom. odg 9/3606-A/122 432 430 2 216 155 275 87 Resp.
83 Nom. odg 9/3606-A/123 436 436 219 160 276 87 Resp.
84 Nom. odg 9/3606-A/124 432 431 1 216 161 270 87 Resp.
85 Nom. odg 9/3606-A/126 436 436 219 149 287 87 Resp.
86 Nom. odg 9/3606-A/128 429 429 215 159 270 87 Resp.
87 Nom. odg 9/3606-A/129 436 436 219 145 291 86 Resp.
88 Nom. Ddl 3606-A - voto finale 388 388 195 274 114 79 Appr.
89 Nom. Doc. XXII, n. 62-A - em. 1.2 367 303 64 152 26 277 79 Resp.
90 Nom. em. 1.9 369 305 64 153 28 277 79 Resp.
91 Nom. em. 1.10 366 366 184 26 340 79 Resp.
INDICE ELENCO N. 8 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 92 AL N. 93)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
92 Nom. em. 1.11 367 367 184 26 341 79 Resp.
93 Nom. Doc. XXII, n. 62-A - voto finale 348 348 175 268 80 76 Appr.