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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Venerdì 5 agosto 2016

INTERPELLANZE URGENTI

Iniziative di competenza, in sede europea e internazionale, in merito alla condizione delle donne in Turchia – 2-01449

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:
   la situazione relativa alla condizione femminile nella Turchia di Erdogan era già critica prima del golpe del 15 luglio, tant’è che la Cedaw nei giorni precedenti al golpe aveva incontrato una delegazione turca proprio per una valutazione rispetto ai diritti delle donne in Turchia;
   la Turchia è una società sempre meno laica e sempre più machista che in pochi anni ha cancellato la presenza femminile dalla politica, dal mercato del lavoro e dall'economia;
   il Presidente Erdogan ha esternato spesso sul fatto che l'uguaglianza di genere è una storpiatura, potenziale deriva della società e ragione delle violenze: le donne – ha detto Erdogan – sono madri ed educatrici (per cui quelle senza figli sono «incomplete, deficienti») e non sono uguali agli uomini sostenendo che sia «contro natura»;
   altrettanto difficile immaginare che la piazza che lo acclama sia distante da simili convinzioni. La denuncia arriva da associazioni femministe e organizzazioni di donne: gli abusi sessuali e le minacce si moltiplicano con le piazze piene di sostenitori dell'Akp e squadre punitive alla caccia di traditori;
   il gruppo parlamentare delle donne dell'Hdp, il Partito democratico dei popoli, lancia l'allarme: «La mentalità militarista e maschilista» che domina la politica turca sta causando un pericoloso ciclo di violenze, «la lotta [al putsch] non è stata per la democrazia, ma per il potere». «Il golpe, l'arretratezza dell'Akp, i raid jihadisti, tutti hanno come target le donne», scrive l'University women's collective;
   in questi giorni molte sono le descrizioni di abusi sessuali e di minacce di stupri alle familiari di presunti golpisti, atti fisici e verbali che riducono la donna e il suo corpo a mero bottino di guerra. Una china preoccupante che ha le sue radici nella profonda e repentina trasformazione della società turca: da anni il numero di femminicidi è in costante aumento (+1400 per cento dal 2003 al 2010, 1.134 dal 2010 al 2015, con il picco di 413 proprio nel 2015), insieme al tasso di violenze sessuali;
   contemporaneamente a calare è il tasso di occupazione femminile e quello di partecipazione politica. La misura l'hanno data le elezioni anticipate di novembre 2015: se la sinistra pro-kurda dell'Hdp ha ulteriormente incrementato il numero di candidate, tra le fila dell'Akp (il partito del Presidente) le donne sono quasi scomparse, 69 su 550 candidati. Una presenza evanescente: nel Governo c’è solo una ministra, in 43 città nessuna donna è presente nel consigli comunali;
   nel mercato del lavoro, dopo la caduta a picco post-2002 (quando l'Akp divenne forza di Governo), il tasso di occupazione femminile ha cominciato a risalire dal 2008. Alla partecipazione non corrisponde però un miglioramento delle condizioni di lavoro e di carriera: le donne sono impiegate per lo più nell'educazione, nella sanità e nell'agricoltura, hanno salari inferiori a parità di livello e sono più soggette ad entrare nel mercato senza tutele del lavoro nero; restano lontane dai vertici di aziende pubbliche e private e sono totalmente assenti dagli alti ranghi delle forze armate;
   il World economic forum ha pubblicato un dato sconcertante: nel 2015 la Turchia è 130o su 140 Paesi per tasso di disparità tra generi, ultima tra i Paesi cosiddetti sviluppati. «La misoginia dell'Akp non è una novità – commenta la giornalista Burcu Karakas – Ci aspettano giorni difficili. Tutto sarà più duro con questo radicamento del conservatorismo». Alle politiche governative e alle violenze tra le mura domestiche e nelle strade, si è aggiunta in questi giorni un'altra – inattesa – spada di Damocle: le rivelazioni di Wikileaks;
   fra i documenti pubblicati dal sito ci sono infatti informazioni dettagliate su milioni di cittadini turchi. A destare preoccupazione è uno speciale database «femminile»: informazioni sulle donne di 79 province su 81 sono state rese pubbliche. Numeri di telefono, indirizzi di casa, nel caso di donne membri dell'Akp anche i numeri di carte d'identità. A cosa sia servita una simile pubblicazione resta un mistero: le uniche vittime sono cittadini e cittadine, visto che tra le mail non c’è nulla proveniente da Erdogan e dal suo entourage;
   nei giorni scorsi la notizia della disposizione dell'Alta Corte di Istanbul in base alla quale i reati di pedofilia, e nello specifico commessi nei confronti di minori di 15 anni, sono da considerare alla stregua di abusi sessuali ordinari. Una legge che potrebbe avere dei risvolti devastanti: già ora 3.000 uomini accusati di stupro di minori hanno sposato le loro giovani vittime, pur di sfuggire alla pena;
   tutto quanto riportato è in palese violazione con quanto disposto dalla Convenzione di Istanbul –:
   quali iniziative il Governo intenda porre in essere nei confronti della Turchia in merito alla palese violazione della Convenzione di Istanbul sottoscritta dalla Turchia nel 2011, ratificata nel 2012 ed entrata in vigore nel 2014, e pertanto strumento giuridicamente vincolante;
   se il Governo non ritenga, per quanto di competenza, di attivarsi, in sede europea e internazionale, per portare l'attenzione su quanto sta accadendo in Turchia al fine di ottenere prese di posizione condivise capaci di fermare o mitigare quanto esposto in premessa;
   se il Governo non ritenga di richiamare per consultazioni l'ambasciatore italiano in Turchia magari, coordinando misure simili con altri Paesi europei e extraeuropei;
   come si concili la posizione del Governo nei confronti della Turchia con le posizioni assunte dall'Italia nei confronti del rispetto della Convenzione di Istanbul.
(2-01449) «Martelli, Costantino, Duranti, Gregori, Nicchi, Pannarale, Pellegrino, Ricciatti, Airaudo, Franco Bordo, D'Attorre, Daniele Farina, Fassina, Fava, Ferrara, Folino, Fratoianni, Carlo Galli, Giancarlo Giordano, Kronbichler, Marcon, Melilla, Paglia, Palazzotto, Piras, Placido, Quaranta, Sannicandro, Scotto, Zaratti, Zaccagnini».


Iniziative in relazione alla gestione dei migranti presso Ventimiglia e chiarimenti in merito alle risorse impiegate per tale emergenza – 2-01445

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   da recenti numerose agenzie di stampa si è appreso dell'arrivo a Ventimiglia di 12 moduli abitativi che verranno gestiti dalla Croce rossa italiana nel centro di transito temporaneo per i migranti ubicato all'interno del Parco ferroviario del fiume Roja; il numero dei suddetti blocchi è in costante aumento e si attende l'arrivo di ulteriori moduli nei prossimi mesi;
   il Parco Roja, area dove sono pervenuti in questi giorni, i moduli abitativi, è di proprietà di Rete ferroviaria italiana e creato all'inizio degli anni ’90 come zona di parco merci per il traffico ferroviario e in corso di dismissione; su quest'area nel 2014 venne siglato un accordo di programma tra l'amministrazione di Ventimiglia, la regione, Rete ferroviaria italiana per la realizzazione di un'area produttiva industriale;
   la regolamentazione di questo centro temporaneo dev'essere ancora approvata e non si ha al momento contezza di come dovrà essere gestito, quanti migranti dovrà accogliere e per quanto tempo, ma secondo quanto si apprende dai mezzi di stampa ciascun migrante potrà decidere o meno di farsi identificare all'ingresso, sostenuto anche dall'ausilio di mediatori linguistici che dovranno illustrare le possibilità offerte dallo Stato italiano a seguito delle quali i migranti potranno valutare di andar via o chiedere lo status di profugo;
   eppure solamente il 7 maggio 2016 il Ministro interpellato, in occasione di un sopralluogo a Ventimiglia, aveva annunciato la chiusura del centro di accoglienza e contestualmente garantito la predisposizione di un piano alternativo che avrebbe appianato la situazione che da un anno a questa parte attanaglia il comune della provincia di Imperia; in realtà, questo piano migranti si è rivelato del tutto fallimentare e con effetti deleteri per la comunità di Ventimiglia. Nel caso specifico e in esame si rileva, invece, la nascita lungo le sponde del Roja di una tendopoli di migranti, i quali vivono in condizioni disumane in mezzo al fango e alla sporcizia, contribuendo al degrado cittadino, a causa anche di una mancata intensificazione dei controlli e di una politica volta a limitare gli arrivi al confine;
   a seguito del blocco delle frontiere da parte della Francia avvenuto l'11 giugno 2015, il prefetto di Imperia (di concerto con le altre autorità competenti, tra cui il comune di Ventimiglia) aveva individuato una soluzione temporanea nella collocazione dei migranti in aree della stazione, adibendo alcuni locali ferroviari a dormitorio e mensa; per questo piano venne stilato un contratto di comodato d'uso tra Rete ferroviaria italiana e prefetto e un contratto di sub-comodato col comune di Ventimiglia;
   nel mese di marzo 2016 il prefetto di Imperia ha pubblicato un bando avente ad oggetto la gestione del servizio di accoglienza di cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale sul territorio della provincia di Imperia presso strutture individuate dall'affidatario per un massimo di 500 posti a cui hanno partecipato 6 cooperative;
   Ventimiglia è sempre stata zona di transito di migranti che tentano di raggiungere la Francia e il Nord Europa, ma adesso risulta quanto più urgente ed opportuno intervenire in maniera più efficiente e incisiva, alla luce soprattutto delle ripetute richieste da parte dei cittadini che a gran voce chiedono attraverso raccolte di firme, comunicati stampa e manifestazioni varie, l'adozione di soluzioni adeguate e dignitose per i migranti e i cittadini;
   a causa dei nuovi flussi migratori, infatti, la situazione è nuovamente caduta nel caos; molti migranti cercano di sfuggire all'identificazione per paura dell'applicazione del Trattato di «Dublino III» e vivono in una condizione di mancata tutela istituzionale;
   sotto il profilo delle risorse finanziarie necessarie a fronteggiare i notevoli flussi migratori degli ultimi anni, occorre ricordare che l'Unione europea ha istituito degli appositi fondi destinati al sostegno delle politiche in materia di immigrazione degli Stati membri; nello specifico, si tratta del «Fondo asilo migrazione e integrazione (Fami)» e del «Fondo sicurezza interna (Fsi)». In particolare, l'obbiettivo del Fondo asilo migrazione e integrazione è quello di «contribuire alla gestione efficace dei flussi migratori e all'attuazione, al rafforzamento e allo sviluppo della politica comune di asilo, protezione sussidiaria e protezione temporanea e della politica comune dell'immigrazione, nel pieno rispetto dei diritti e dei principi riconosciuti dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea» –:
   quali iniziative il Ministro interpellato intenda mettere in campo al fine di fronteggiare la drammatica situazione in cui versano i migranti e i cittadini di Ventimiglia da ormai un anno e come intenda garantire l'ordine pubblico, la sicurezza e le condizioni igienico-sanitarie a tutela dei cittadini;
   se siano state previste iniziative per stanziamenti ulteriori o fondi straordinari (eventualmente anche di concerto con la regione Liguria) per gestire meglio l'incresciosa situazione venuta a determinarsi;
   a quanto ammontino le risorse finanziarie europee (Fondo asilo migrazione e integrazione) assegnate all'Italia per il periodo compreso tra il 2014 e il 2020 e, in particolare, le risorse stanziate per l'anno 2016, chiarendone il relativo impiego.
(2-01445) «Simone Valente, Brescia, Mantero, Lorefice, Colonnese, Dadone, Dieni, Zolezzi, Cecconi, Cozzolino, D'Ambrosio, Nuti, Toninelli».


Chiarimenti in ordine a progetti di varianti al tracciato delle autostrade A24 e A25 – 2-01447

C)

   I sottoscritti chiedono d'interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   in data 18 novembre 2009 è stato sottoscritto lo schema di convenzione unica tra Anas e la società Strada dei parchi spa. In seguito, in data 29 novembre 2010, è stato sottoscritto l'atto di recepimento della delibera del Cipe n. 20 del 13 maggio 2010 di approvazione della medesima convenzione che fissa la scadenza della concessione al 31 dicembre 2030. I tratti autostradali in concessione sono la Roma-L'Aquila-Teramo, pari a chilometri 159,3, la A24, diramazione grande raccordo anulare-tangenziale est di Roma pari a chilometri 7,2, e la Torano-Avezzano-Pescara, di chilometri 114,9;
   la formula tariffaria applicata al pedaggio autostradale è stabilita dalla delibera del Cipe n. 39 del 2007 e dalla delibera del Cipe n. 319 del 1996. Al fine di determinare la variazione percentuale della tariffa si tiene conto:
    a) del valore del tasso d'inflazione programmato;
    b) di una quota che consente il recupero degli investimenti realizzati dalla società autostradale concessionaria l'anno precedente a quello di applicazione dell'incremento;
   i costi di manutenzione ordinaria e straordinaria delle autostrade e gli oneri degli investimenti di nuove infrastrutture vengono recuperati dalla società Strada dei parchi spa attraverso il pedaggio e i conseguenti incrementi. È evidente, quindi, che ogni investimento per nuove infrastrutture debba apportare un beneficio alla collettività che, di fatto, sostiene gran parte del costo;
   ogni anno Strada dei parchi spa chiede ed ottiene un adeguamento tariffario che si somma a quello dell'anno precedente;
   già nel 2014 la società Strada dei parchi spa aveva chiesto un aumento del pedaggio pari al 10,39 per cento, ricevendo l'autorizzazione da parte delle autorità competenti per una quota pari all'8,28 per cento. Nel periodo 2009-2015 l'aumento complessivo della tariffa del pedaggio ha raggiunto quasi il 40 per cento, provocando numerose e continue proteste;
   i ricavi da pedaggio nel 2013 si sono attestati attorno ad una cifra pari a 137,6 milioni di euro, mentre nel 2014 pari a 148,9 milioni di euro, riscontrando un numero di transiti per chilometri sia dei veicoli leggeri che pesanti in decrescita;
   secondo quanto appreso dai media locali, Strada dei parchi spa ha presentato un progetto ai Ministeri competenti per la realizzazione di 40 chilometri di nuove gallerie a doppia canna, che consentirebbero di accorciare l'autostrada che collega l'Abruzzo a Roma;
   secondo le fonti di stampa, il costo di questo progetto è di circa 5,5 miliardi di euro e, secondo la società concessionaria, rappresenterebbe un investimento privato, finalizzato a ridurre il tragitto stradale di circa trenta chilometri, in cambio di un prolungamento dei tempi di concessione sulla gestione del tratto autostradale di 45 anni che consenta di poter incamerare per altrettanti anni i pedaggi;
   la società Strada dei parchi spa, con nota protocollo PR006284/2015 del 9 aprile 2015, ha presentato alla regione Abruzzo un progetto di messa in sicurezza di alcuni tratti autostradali mediante le varianti al tracciato ai fini del rilascio del parere tecnico preliminare;
   seconda un documento della regione Abruzzo, con nota protocollo PR016092/2015 del 7 agosto 2015, la società Strada dei parchi spa ha trasmesso un aggiornamento del progetto preliminare di adeguamento e messa in sicurezza delle autostrade A24 e A25 con corrispondente studio di fattibilità. Stando a quanto contenuto nei documenti della regione Abruzzo, il progetto si è sviluppato in attuazione all'articolo 1, comma 183, della legge 14 novembre 2012, n. 228, che ha la seguente formulazione: «In considerazione della classificazione delle autostrade A24 e A25 quali opere strategiche per le finalità di protezione civile per effetto del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 ottobre 2003, e successive modificazioni, e della conseguente esigenza di procedere all'adeguamento delle stesse alla normativa vigente per l'adeguamento sismico e la messa in sicurezza dei viadotti sulla base dei contenuti delle ordinanze del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3274 del 2003 e n. 3316 del 2003, e successive modificazioni, per l'adeguamento degli impianti di sicurezza in galleria a norma del decreto legislativo 5 ottobre 2006, n. 264, e successive modificazioni, per l'adeguamento alla normativa in materia di impatto ambientale e per lavori di manutenzione straordinaria delle dette autostrade, nonché per la realizzazione di tutte le opere necessarie in conseguenza del sisma del 2009, ove i maggiori oneri per gli investimenti per la realizzazione dei citati interventi siano di entità tale da non permettere il permanere e/o il raggiungimento delle condizioni di equilibrio del piano economico finanziario di concessione nel periodo di durata della concessione stessa, il Governo, fatta salva la preventiva verifica presso la Commissione europea della compatibilità comunitaria, rinegozia con la società concessionaria le condizioni della concessione, anche al fine di evitare un incremento delle tariffe non sostenibile per l'utenza». La relazione contenuta nel dossier allegato alla legge di stabilità per il 2013 – legge 24 dicembre 2012, n. 228 – spiega che le norme in questione «dispongono che il Governo rinegozi, fatta salva la preventiva verifica della compatibilità in sede comunitaria, con la società concessionaria delle autostrade A24 e 425 le condizioni delle concessioni, anche al fine di evitare un incremento delle tariffe non sostenibile per l'utenza. Ciò in considerazione della classificazione delle autostrade A24 e A25 quali opere strategiche e della conseguente esigenza di procedere:
    a) all'adeguamento delle stesse alla normativa vigente per l'adeguamento sismico e la messa in sicurezza dei viadotti;
    b) all'adeguamento degli impianti di sicurezza in galleria;
    c) all'adeguamento alla normativa in materia di impatto ambientale;
    d) allo svolgimento dei lavori di manutenzione straordinaria di dette autostrade;
    e) alla realizzazione di tutte le opere necessarie in conseguenza del sisma del 2009;
   al riguardo, è stato rilevato che potrebbero sorgere profili di criticità in merito alla quota di investimenti necessari agli adeguamenti indicati dalle norme. In particolare – attesa la necessità di garantire la compatibilità delle infrastrutture in esame alla normativa vigente – non appaiono chiari gli effetti per la finanza pubblica qualora non fosse garantito il raggiungimento per il concessionario dell'equilibrio finanziario della gestione delle autostrade, in considerazione dell'impossibilità di coprire l'eventuale passivo mediante l'incremento delle tariffe all'utenza»;
   il progetto preliminare elaborato da Strada dei parchi spa, secondo il documento protocollo RA/128354 della regione Abruzzo, ipotizza varianti nei seguenti tratti:
    a) Celano – Bussi – Tocco da Casauria;
    b) Magliano dei Marsi – Tagliacozzo – Carsoli, fino al confine con la regione Lazio;
    c) asse di interconnessione della A24 con la A14 a Roseto degli Abruzzi;
    d) asse di penetrazione urbana a Pescara;
   sia l'asse di interconnessione della A24 con la A14 a Roseto degli Abruzzi che l'asse di penetrazione urbana a Pescara, in realtà, sono nuovi tracciati che, utilizzando a giudizio degli interpellanti strumentalmente il dettato normativo, verrebbero realizzati;
   secondo quanto riportato da un articolo di stampa de il Messaggero del 12 luglio 2016, il geologo dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia Fabrizio Galadini, in occasione di un incontro presso la provincia dell'Aquila, ha dichiarato che le gallerie che si vorrebbero realizzare dovrebbero intersecare tre faglie attive: quella del Fucino, quella di Capo Di Moro e quella della Valle Subequana;
   secondo quanto riportato nella relazione idrogeologica del «piano di tutela delle acque» della regione Abruzzo, l'impatto sull'ambiente che queste opere comporterebbero è molto elevato; infatti, le modifiche piano-altimetriche del tracciato esistente prevedono la realizzazione di gallerie che incontrano corpi idrici, come, ad esempio, quelli del Monte Sirente, e faglie attive; la velocizzazione e riduzione del percorso comporta l'eliminazione di alcuni degli attuali svincoli, l'abbattimento di alcuni viadotti e la dismissione di altri viadotti, la realizzazione di un nuovo tratto autostradale; nel progetto non pare sia prevista alcuna opera di manutenzione o adeguamento alle norme esistenti: gli assi di interconnessione di Roseto e Pescara, invece, rappresentano dei veri e propri nuovi tratti autostradali che si vanno a sovrapporre a tracciati già esistenti, come l'asse attrezzato Teramo-Mare (superstrada strada statale n. 80) e il raccordo autostradale 12 Chieti-Pescara;
   il bacino imbrifero del Gran Sasso, il più grande d'Europa, dal quale scaturiscono le risorgive dei fiumi Pescara, San Callisto o Tirino con una portata complessiva di 15 metri cubi al secondo insistono nella zona in cui, pare, si vorrebbero realizzare le nuove gallerie;
   la proposta di variante V06 prevede un tunnel di svariati chilometri e la conseguente dismissione del tratto autostradale compreso tra i caselli di Pescina e quello di Prati Peligna-Sulmona;
   a fine gennaio 2016, in occasione di una visita a Sulmona del Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti Riccardo Nencini, la stampa riporta la seguente dichiarazione attribuita allo stesso: «So che è stata depositata una proposta, non l'ho ancora vista, so che l'impresa che l'ha depositata è pronta a fare un investimento notevole in Abruzzo. È un progetto che va esaminato con l'attenzione richiesta tenendo conto di un'opportunità che deriva anche da un grande investimento – ha dichiarato il Viceministro. Naturalmente, come tutte le opere che arrivano sul territorio con una certa forza, anche questa ha bisogno della convergenza del Ministero con le amministrazioni locali e ha bisogno di una verifica del piano economico. Giudico però il fatto positivo, che ci sia una grande impresa pronta ad investire sul proprio territorio», confermando quanto riportato dalla stampa nei giorni precedenti riguardo all'esistenza di un progetto presentato dal gestore della società Strada dei parchi spa;
   secondo le dichiarazioni di Cesare Ramadori anche il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e il presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti conoscono il progetto, tant’è che dalle notizie di stampa si apprende che è stata svolta una riunione l'8 ottobre 2015 tra la società Strada dei parchi spa, regione Abruzzo, regione Lazio e Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
   l'Abruzzo non ha bisogno di sventrare altre montagne, né di spendere fondi dei cittadini acquisiti indirettamente attraverso un aumento vertiginoso dei pedaggi, al fine di velocizzare solo di qualche minuto un tratto autostradale come quello gestito dal gruppo Toto. Infatti, i costi, benché sia previsto un investimento privato, sicuramente ricadrebbero sul cittadino che verrebbe penalizzato, anche attraverso un ulteriore aumento del pedaggio, su un'autostrada che risulta tra le più care d'Italia e con gli aumenti maggiori registrati negli ultimi anni;
   il progetto, oltre a rappresentare un costo reale a carico della collettività, soprattutto abruzzese e laziale, seppur indirettamente, taglierebbe fuori dalle principali arterie di collegamento l'intera valle Peligna, già in stato di sofferenza, e un'intera zona del Parco della Majella;
   la documentata riduzione del traffico sulla Strada dei parchi registrata negli ultimi anni denota, tra l'altro, la non necessità di ampliamento e di ulteriore investimento sulla Strada dei parchi; il collegamento dei trasporti dalla costa abruzzese verso la capitale necessiterebbe, invece, di un investimento sulla linea ferroviaria, che attualmente percorre il tragitto in non meno di 3 ore e mezza, rendendo del tutto difficoltoso l'utilizzo di tale mezzo soprattutto per i pendolari;
   un costo presunto di 5,5 miliardi di euro sicuramente non permette il raggiungimento per il concessionario dell'equilibrio finanziario della gestione delle autostrade, in considerazione dell'impossibilità di coprire l'eventuale passivo mediante l'incremento delle tariffe all'utenza, e quindi richiederebbe allo Stato un impegno economico o una rinegoziazione della concessione autostradale;
   secondo un articolo di stampa apparso su il Messaggero del 27 luglio 2016, l'amministratore delegato di Strada dei parchi spa avrebbe rilasciato la seguente dichiarazione: «Ovviamente tutta questo sarà possibile solo e soltanto se ci verrà rinnovata la concessione per ulteriori venti anni, cioè fino al 2050, perché se così non dovesse essere siamo pronti a recedere dal contratto e a farci revocare la concessione. Non possiamo far fallire la società per mettere in sicurezza una strada che tra quindici anni non gestiremo più» –:
   se presso i Ministeri e le autorità competenti siano stati presentati da Strada dei parchi spa progetti di varianti al tracciato delle autostrade A24 e A25 e, in caso di risposta affermativa, secondo quale mandato istituzionale specifico da parte del Ministero concedente;
   se la regione Abruzzo abbia prodotto atti trasmessi ai Ministeri e alle autorità competenti o promosso incontri istituzionali in merito alle varianti ed alla realizzazione delle infrastrutture ipotizzate dalla società concessionaria delle autostrade A24 e A25 e, in caso di risposta affermativa, quali siano questi atti, quali siano stati trasmessi, quale sia il contenuto e cosa abbiano risposto i Ministeri e le autorità competenti;
   se la regione Lazio abbia prodotto atti trasmessi ai Ministeri e alle autorità competenti o promosso incontri istituzionali in merito alle varianti ed alla realizzazione delle infrastrutture ipotizzate dalla società concessionaria delle autostrade A24 e A25 e, in caso di risposta affermativa, quali siano questi atti, quando siano stati trasmessi, quale sia il contenuto e cosa abbiano risposto i Ministeri e le autorità competenti;
   se siano stati svolti incontri istituzionali con i Ministeri o le autorità competenti, alla luce delle dichiarazioni di Cesare Ramadori, che hanno avuto come oggetto le ipotesi di varianti proposte da Strada dei parchi spa e, in caso affermativo, quali siano gli esiti;
   quali siano le iniziative di competenza, anche di carattere normativo, volte a potenziare i collegamenti dalla costa abruzzese verso la capitale e Civitavecchia, investendo sulla linea ferroviaria con l'obiettivo di ridurre i tempi di percorrenza per il trasporto ferroviario sia delle persone che delle merci;
   se i Ministri interpellati abbiano intenzione di valutare il rigetto di qualsiasi variante o ipotesi di realizzazione di infrastrutture che vadano ad incidere, anche parzialmente, o a mettere a rischio i corpi idrici e l'assetto idrogeologico esistente, anche attraverso una puntuale valutazione dell'impatto sull'ambiente delle opere ipotizzate;
   se i Ministri interpellati abbiano intenzione di valutare il rigetto di qualsiasi variante o ipotesi di realizzazione di infrastrutture che insistono su zone ad elevato rischio sismico e in presenza di faglie attive, anche attraverso una puntale valutazione dei rischi e della pericolosità conseguenti e connessi alle opere ipotizzate;
   se il Governo abbia intrapreso le opportune iniziative di competenza volte a bloccare ogni altro aumento di pedaggio del tratto autostradale gestito da Strada dei parchi spa;
   se il Governo abbia intrapreso opportune iniziative per bloccare ogni altro aumento dei pedaggi dell'autostrada che collega la costa adriatica a Roma – la A24-A25, già notevolmente più costosa delle autostrade A14 e A1;
   se l'attuazione dell'articolo 1, comma 183, della legge 14 novembre 2012, n. 228, consenta varianti, con costi talmente elevati da raggiungere i 5,5 miliardi di euro, che prevedono la realizzazione di nuovi tratti di autostrade e, in particolare, quelle contenute nei documenti protocollo RA/128354 della regione Abruzzo;
   se l'eventuale autorizzazione alla realizzazione delle varianti di cui in premessa, nonché un eventuale prolungamento della concessione, siano compatibili con la normativa comunitaria;
   se le opere di cui in premessa possano essere realizzate in zone di protezione speciale o siti di interesse comunitario e, in caso di risposta affermativa, con quali modalità.
(2-01447) «Vacca, Del Grosso, Colletti, Terzoni, Busto, Daga, De Rosa, Mannino, Micillo, Zolezzi, Di Battista».


Iniziative di competenza per salvaguardare la produzione e l'occupazione presso gli stabilimenti di Fabriano e Nocera Umbra della J&P Industries, anche favorendo un accordo tra la proprietà e gli istituti di credito – 2-01446

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
   in data 29 luglio 2016, la società J&P Industries, guidata dall'imprenditore marchigiano Giovanni Porcarelli, che ha rilevato alcuni stabilenti dell'importante gruppo di elettrodomestici di Fabriano e Nocera Umbra, ha comunicato ai sindacati l'avvio della procedura di licenziamento collettivo per 400 lavoratori su 684;
   secondo quanto indicato dall'imprenditore Porcarelli, i problemi indicati ai Ministeri nella comunicazione di avvio della mobilità sarebbero relativi a «mutamenti del mercato» e a difficoltà nel rapporto con le banche;
   effettivamente, nell'ambito del tavolo di confronto aperto presso il Ministero dello sviluppo economico, nell'incontro del 10 maggio 2016, con la presenza dei commissari straordinari dell'Antonio Merloni spa, i rappresentati di Intesa San Paolo, Monte dei Paschi di Siena, UniCredit, Banca delle Marche, è emerso che, mentre Intesa San Paolo e UniCredit, così come Ubi Banca, hanno deliberato la sottoscrizione dell'atto di transazione, riservandosi di definire il testo finale dello stesso, le altre banche hanno invece chiesto ulteriore tempo. In quella sede il Ministero dello sviluppo economico espresse l'assoluta necessità di: accelerare i tempi di delibera; definire il testo conclusivo dell'atto di transazione nel più breve tempo possibile; sollecitare l'adesione di J&P Industries all'atto di transazione; iniziare, infine, il confronto tra le realtà creditizie e J&P Industries rispetto ai finanziamenti a sostegno del piano industriale;
   l'area coinvolta dalla crisi del gruppo Merloni è interessata, infatti, da un accordo di programma per la disciplina degli interventi di reindustrializzazione sottoscritto dal Ministero dello sviluppo economico, dalla regione Umbria, dalla regione Marche e da Invitalia, integrato con atto sottoscritto il 12 ottobre 2012, finalizzato alla salvaguardia e al consolidamento del tessuto imprenditoriale, nonché al reimpiego e alla riqualificazione dei lavoratori della società; l'intervento agevolativo è attuato ai sensi della legge n. 181 del 1989, le cui risorse finanziarie ammontano a 26 milioni di euro;
   eppure il Governo, già sollecitato con l'interrogazione n. 3-01632 degli interpellanti – che paventavano il pericolo della perdita di competitività dell'azienda e l'impossibilità di continuare a svolgere regolarmente l'attività produttiva – assicurava l'impegno teso favorire in tempi celeri la conclusione dell'atto di transazione con le banche, «con l'obiettivo di individuare ogni possibile soluzione affinché questa importante realtà produttiva possa continuare ad operare, con salvaguardia dei livelli produttivi ed occupazionali»;
   grave è ora la situazione che rischia di far naufragare l'accordo di programma di reindustrializzazione, con conseguenze nefaste sull'intero territorio e sui livelli occupazionali a causa della mancata sottoscrizione dell'accordo con le banche –:
   quali motivi abbiano impedito la celere conclusione dell'atto di transazione con le banche creditrici e quali iniziative di competenza abbia adottato il Governo;
   se il Governo intenda convocare urgentemente un tavolo di confronto con le parti interessate e le istituzioni regionali e locali e quali urgenti iniziative intenda intraprendere per favorire un accordo con gli istituti di credito che porti ad un ripensamento delle scelte dell'azienda e a un confronto tra i creditori e J&P Industries per l'erogazione della liquidità necessaria per accedere all'accordo di programma, al fine di scongiurare la definitiva chiusura dell'azienda e salvaguardare la produzione e l'occupazione.
(2-01446) «Ciprini, Terzoni, Gallinella, Tripiedi, Cominardi, Chimienti, Lombardi, Dall'Osso, Agostinelli, Alberti, Baroni, Basilio, Battelli, Benedetti, Massimiliano Bernini, Paolo Bernini, Nicola Bianchi, Bonafede, Brescia, Brugnerotto, Businarolo, Busto, Cancelleri, Cariello, Carinelli, Caso, Castelli, Cecconi, Colletti, Colonnese».