XVII LEGISLATURA
COMUNICAZIONI
Missioni valevoli nella seduta del 26 settembre 2016.
Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alli, Amendola, Amici, Baldelli, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Businarolo, Cancelleri, Caparini, Capelli, Casero, Castelli, Castiglione, Causin, Censore, Centemero, Antimo Cesaro, Cirielli, Cominelli, Costa, Culotta, D'Alia, D'Uva, Dambruoso, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Fedi, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Garofani, Gelli, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Martella, Merlo, Migliore, Morassut, Orlando, Palma, Paris, Pes, Pisicchio, Polverini, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scotto, Tabacci, Valeria Valente, Velo, Zampa, Zanetti, Zolezzi.
(Alla ripresa pomeridiana della seduta).
Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alli, Amendola, Amici, Baldelli, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Michele Bordo, Borletti Dell'acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Businarolo, Cancelleri, Caparini, Capelli, Casero, Castelli, Castiglione, Causin, Censore, Centemero, Antimo Cesaro, Cirielli, Cominelli, Costa, Culotta, D'Alia, D'Uva, Dambruoso, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Fedi, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Garofani, Gelli, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Martella, Merlo, Migliore, Morassut, Orlando, Palma, Paris, Pes, Pisicchio, Polverini, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scotto, Tabacci, Valeria Valente, Velo, Zampa, Zanetti, Zolezzi.
Annunzio di proposte di legge.
In data 23 settembre 2016 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
MONGIELLO e DI GIOIA: «Disciplina dell'attività di enoturismo» (4052);
CARIELLO e PISANO: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle operazioni di risanamento, ristrutturazione e privatizzazione del Banco di Napoli» (4053);
LATRONICO: «Modifiche al codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e al testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di espropriazione per pubblica utilità, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327, concernenti l'espropriazione di immobili in stato di degrado o di abbandono per il loro recupero e adeguamento alle norme di prevenzione del rischio sismico» (4054).
Saranno stampate e distribuite.
Adesione di deputati a proposte di legge.
La proposta di legge GRIMOLDI: «Delega al Governo per l'adozione di norme in materia di tutela previdenziale e antinfortunistica in favore del personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco» (1113) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Molteni e Simonetti.
Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.
La Commissione europea, in data 23 settembre 2016, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, la relazione della Commissione – Relazione volta ad agevolare il calcolo della quantità assegnata dell'Unione europea (UE) e relazione volta ad agevolare il calcolo della quantità assegnata congiuntamente dell'Unione europea, dei suoi Stati membri e dell'Islanda a norma dell'articolo 3, paragrafi 7-bis, 8 e 8-bis, del protocollo di Kyoto per il secondo periodo di impegno, come disposto dall'articolo 3, paragrafo 2, della decisione (UE) 2015/1339 del Consiglio (COM(2016) 618 final), che è assegnata, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alla VIII Commissione (Ambiente), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Comunicazione di nomina governativa.
Il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 26 settembre 2016, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 11 della legge 23 agosto 1988, n. 400, la comunicazione relativa alla nomina di Vasco Errani a Commissario straordinario del Governo ai fini della ricostruzione nei territori dei comuni delle regioni di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria interessati dall'evento sismico del 24 agosto 2016.
Questa comunicazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla VIII Commissione (Ambiente).
Atti di controllo e di indirizzo.
Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.
ERRATA CORRIGE
Nell’Allegato A al resoconto della seduta del 23 settembre 2016, a pagina 5, seconda colonna, ventisettesima riga, dopo la parola: «X,» si intende inserita la seguente: «XII,».
MOZIONI LOCATELLI, MALISANI, NICCHI, BUTTIGLIONE, FITZGERALD NISSOLI, PALESE, MATTEO BRAGANTINI ED ALTRI N. 1-01291, ROSATO ED ALTRI N. 1-01292, SPADONI ED ALTRI N. 1-01348, CENTEMERO ED ALTRI N. 1-01350 E ARTINI ED ALTRI N. 1-01352 CONCERNENTI INIZIATIVE IN RELAZIONE AL RICONOSCIMENTO DEL GENOCIDIO DEL POPOLO YAZIDA
Mozioni
La Camera,
premesso che:
nel 2014, quando Daesh prese il sopravvento nella regione al confine tra Siria ed Iraq, circa 600.000 yazidi vivevano per lo più concentrati nel distretto di Sinjar, all'interno del governatorato di Ninive, nel nord dell'Iraq. Si tratta di un'etnia antichissima, linguisticamente di ceppo curdo e la cui identità è definita dalla professione di una fede preislamica, non contemplata dal Corano tra le religioni del Libro;
proprio in quanto non appartenente ad una delle grandi religioni monoteiste, la storia di questo popolo pacifico è una storia di violenze e massacri, perpetrati durante l'impero ottomano e fino alle guerre irachene del 2003, quando una campagna di bombardamenti da parte di militanti sunniti uccise centinaia di yazidi;
il rapporto del 2015 dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha dichiarato la responsabilità di Daesh per il genocidio del popolo yazida davanti alla Corte penale internazionale; e ciò fin dal momento in cui, con l'invasione della piana di Ninive nell'agosto del 2014, la comunità yazida residente è stata posta di fronte alla scelta se convertirsi o essere sterminata;
in quella fase drammatica il rapporto documenta come il genocidio ebbe inizio con il massacro di almeno 700 uomini uccisi nel villaggio di Kocho a Sinjar e con la cacciata di 200.000 yazidi dalle loro case. Almeno 40.000 yazidi in fuga rimasero intrappolati sul monte Sinjar con davanti l'unica scelta possibile: la morte per disidratazione e il consegnarsi ai boia di Daesh;
le Nazioni Unite hanno stimato che nel 2015 5.000 yazidi sono stati massacrati e 7.000 donne e ragazze sono state ridotti in schiavitù. Secondo le informazioni riportate, sarebbero diverse migliaia le vittime delle violenze e oltre 3.500 le donne yazide tuttora prigioniere dell'Is;
le accuse delle Nazioni Unite, oltre al genocidio, includono crimini di guerra verso i civili, bambini inclusi, e crimini contro l'umanità per cui si invoca il Consiglio di sicurezza e si chiede di ricorrere alla Corte penale internazionale perché persegua i responsabili;
l'intento genocidiario si è reso evidente, oltre che con i massacri documentati dalle fosse comuni di sole vittime yazide, dalla politica di stupro sistematico e riduzione in schiavitù delle donne e ragazze yazide, deportate in massa nei luoghi controllati da Daesh e consegnate a veri e propri mercati di schiavi, dove le ragazze yazide sono state vendute sulla piazza pubblica come schiave per 150 dollari;
migliaia di donne sono state in questo modo costrette con la forza a contrarre matrimonio con i guerriglieri dell'Isis, vendute o offerte ai combattenti o simpatizzanti. Molte di queste schiave sessuali sono poco più che bambine, ragazze di età compresa tra i 12 e i 15 anni o anche più giovani, divenute oggetti di attenzione sessuale degli islamisti e di violenze di gruppo; alcune non hanno retto all'umiliazione e hanno preferito suicidarsi;
i bambini yazidi, anche piccolissimi, sono stati rapiti e rivenduti, in un crescendo di violenze sistematiche testimoniato anche in un rapporto di Amnesty international;
tutto ciò è stato testimoniato dalla ventunenne yazida irachena Nadia Murad Basee Taha, audita di recente dal Comitato permanente per i diritti umani, istituito presso la Commissione affari esteri della Camera dei deputati, che è stata sottratta alla sua famiglia e violentata ripetutamente dai miliziani di Is; fuggita dopo 3 mesi grazie all'aiuto di una famiglia musulmana ha potuto raccontare anche nella sede delle Nazioni Unite e del Parlamento europeo gli scenari di brutali violenze e richiamare l'intera comunità internazionale su quanto sta accadendo;
il genocidio è, in conformità alla risoluzione n. 260 del 1948, con la quale l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la «Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio», da intendersi come ciascuno degli atti commessi con «l'intenzione di distruggere in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso»;
le violenze efferate compiute dall'Is in modo mirato nei confronti della minoranza yazida si configurano come atti riconducibili a tale definizione anche in quanto:
a) a differenza delle «genti del Libro», ebrei e cristiani, che ha o potuto evitare la morte convertendosi all'Islam o pagando la tassa islamica, jizya, o andando in esilio, gli yazidi non hanno avuto nessuna possibilità di scelta, diversa dalla conversione, per sfuggire al massacro sistematico;
b) i bambini maschi yazidi, rapiti e sottratti alle loro famiglie, sono stati avviati a programmi di educazione militare e di riconversione ideologica al fine di sradicare per sempre l'identità yazida dalla regione;
c) le donne e le bambine yazide hanno subìto deportazioni di massa finalizzate alla loro riduzione in schiavitù sessuale, a stupri sistematici, alla perdita di identità fino alla induzione al suicidio;
d) anche i recenti ritrovamenti di oltre cinquanta fosse comuni in alcune zone dell'Iraq, fino a poco tempo fa controllate dall'Isis, hanno confermato la sistematica eliminazione di tribù della minoranza yazida,
impegna il Governo:
a promuovere, anche in coordinamento con i partner dell'Unione europea, nelle competenti sedi internazionali, ogni iniziativa volta al riconoscimento del genocidio della popolazione yazida e ad assicurare ogni sforzo per la sottoposizione dei responsabili alla giurisdizione della Corte penale internazionale.
(1-01291)
(Nuova formulazione) «Locatelli, Malisani, Nicchi, Buttiglione, Fitzgerald Nissoli, Palese, Matteo Bragantini, Tidei, Cimbro, Chaouki, Furnari, Cristian Iannuzzi, Civati, Lo Monte, Pastorelli, Quintarelli, Marzano, Labriola, Franco Bordo, Kronbichler, Pellegrino, Di Lello, Zampa, Binetti, Piccone, Causin, Nicoletti, Roberta Agostini, Carloni, Cinzia Maria Fontana, Giacobbe, Romanini, Gribaudo, Iacono, Patrizia Maestri, Quartapelle Procopio, Schirò, Martelli».
La Camera,
premesso che:
dopo la costituzione dello Stato islamico, la popolazione yazida residente al confine tra l'Iraq e la Siria è divenuta oggetto di persecuzioni, abusi e violenze da parte dei guerriglieri dell'Is;
migliaia di persone sono state costrette a fuggire dalle zone di origine, nei pressi della città di Mosul, per sottrarsi ai massacri e alle torture perpetrate ai loro danni;
l'applicazione della legge islamica nei territori conquistati dall'Is ha determinato la costituzione di tribunali che irrogano pene disumane, come la lapidazione e l'amputazione;
è giunta persino notizia che alcuni adolescenti sarebbero stati condannati a morte, solo per aver guardato una partita di calcio;
testimonianze riportano che i militanti dell'Is seminano terrore e agiscono con ferocia inaudita contro le minoranze, con pubbliche esecuzioni, stuprando e schiavizzando donne e bambini;
secondo le informazioni riportate, sarebbero diverse migliaia le vittime delle violenze e oltre 3.500 le donne yazide tuttora prigioniere dell'Is;
la ventunenne yazida irachena Nadia Murad Basee Taha è stata sottratta alla sua vita quotidiana e violentata ripetutamente dai miliziani di Is; fuggita dopo 3 mesi ha potuto raccontare gli scenari di brutali violenze e la sua testimonianza ha dato conto delle innumerevoli donne violate e costrette con la forza a contrarre matrimonio con i soldati del califfato; ridotte in schiavitù e vendute come merce di scambio, molte di loro non hanno saputo resistere agli abusi ed hanno scelto l'alternativa del suicidio;
la giovane donna, nel corso di diversi incontri presso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il Parlamento europeo, l’House of Commons e, più recentemente, presso le due Camere del Parlamento italiano, ha chiesto che la comunità internazionale si adoperi affinché il massacro del popolo yazida, che si sta consumando al confine tra l'Iraq e la Siria, venga riconosciuto come genocidio delle leggi internazionali;
nel mese di gennaio 2015, il Santo Padre lanciò un appello, affinché si ponesse fine alle persecuzioni e alle sofferenze del popolo yazida e di altre minoranze nel nord dell'Iraq e si ripristinassero giustizia e condizioni per una vita libera e pacifica;
il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani, nel rapporto consegnato nel marzo 2015, ha denunciato la gravità delle azioni commesse dallo Stato islamico nei confronti degli yazidi dell'Iraq, classificabili come crimini contro l'umanità, ed ha affermato che le autorità islamiche dovranno rispondere di genocidio davanti alla Corte penale internazionale;
il Segretario di Stato degli Stati Uniti d'America, John Kerry, nel mese di marzo 2016, ha definito come genocidio i crimini commessi dallo Stato islamico;
il 31 marzo 2016 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che, in modo analogo, classifica come genocidio le esecuzioni sistematiche e le violenze dei guerriglieri dell'Is ai danni delle minoranze religiose in Iraq e in Siria;
il genocidio è definito, in conformità alla risoluzione n. 260 del 1948, con la quale l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la «Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio», come ciascuno degli atti commessi con «l'intenzione di distruggere in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso»;
le violenze efferate compiute dall'Is nei confronti della minoranza yazida si configurano come atti riconducibili a tale definizione;
la violenza sessuale nei conflitti è una violazione dei diritti umani, è contraria al diritto internazionale e compromette la sicurezza e la pace internazionale, accentua le discriminazioni di genere e ostacola il raggiungimento di una pace sostenibile nelle società post conflitto,
impegna il Governo:
a promuovere, anche in coordinamento con i partner dell'Unione europea, ogni iniziativa volta al riconoscimento nelle competenti sedi internazionali del genocidio yazida e all'avvio di un procedimento contro i responsabili presso la Corte penale internazionale;
ad adoperarsi, d'intesa con gli altri Paesi dell'Unione europea, nel quadro degli strumenti a disposizione della comunità internazionale, in seno all'organizzazione delle Nazioni Unite, per far cessare ogni violenza nei confronti della popolazione yazida;
ad assumere iniziative per realizzare corridoi umanitari al fine di favorire l'arrivo di aiuti internazionali a sostegno della popolazione civile colpita dalle violenze;
a soccorrere, attraverso specifiche iniziative di assistenza umanitaria e sanitaria, le vittime della violenza.
(1-01292)
(Nuova formulazione) «Rosato, Quartapelle Procopio, Tidei, Gribaudo, Malisani, Carrozza, Cassano, Censore, Chaouki, Cimbro, Gianni Farina, Fedi, Garavini, La Marca, Manciulli, Monaco, Nicoletti, Pinna, Porta, Rigoni, Andrea Romano, Sereni, Speranza, Tacconi, Zampa, Vico».
La Camera,
premesso che:
l'ideologia fondamentalista e settaria del sedicente Stato islamico (Daesh), con i suoi atti terroristici, i suoi continui, gravi, sistematici e diffusi attacchi contro i civili, gli abusi dei diritti umani e le violazioni del diritto internazionale umanitario, il ripristino della schiavitù nelle zone da loro governate, le sistematiche persecuzioni contro le altre religioni e etnie, la sua opera di distruzione del patrimonio artistico e il traffico di beni culturali, rappresenta una minaccia globale per la convivenza tra i popoli, per la pace e la sicurezza internazionali;
Daesh, nelle zone da loro controllate in Siria e in Iraq, ha portato avanti una pulizia etnica e religiosa nei confronti delle minoranze, accanendosi in particolare, ma non solo, con la popolazione yazida, costringendo migliaia di persone a fuggire dalle zone di origine per sottrarsi ai massacri e alle torture perpetrate ai loro danni;
più di un milione di persone, infatti, si sono spostate in cerca di aiuto verso l'area curda dell'Iraq. Il numero di sfollati interni è cresciuto fino a 2 milioni, considerando anche le persone fuggite in altre aree del Paese. L'Onu calcola che le persone in stato di bisogno siano oggi 5 milioni;
l'Iraq, come la Siria e il Libano, rappresentava uno dei pochi mosaici di civiltà rimasti nel vicino Oriente. Prima dell'attacco statunitense del 2003, lì viveva più di 1 milione di cristiani: oggi ne sono rimasti 400.000. Migliaia anche le altre minoranze che hanno subito stragi e persecuzioni negli ultimi anni. Sono figli di culture millenarie come gli yazidi, o i siriaci cristiani che parlano ancora l'aramaico, che già da tempo vivevano sotto assedio e protetti dai curdi. Oggi Daesh li sta nuovamente perseguitando;
il termine «yazidi» (di cui al culto yazida) affonda le sue radici nello Zoroastrismo, nell'Ebraismo e nell'Islam. I seguaci dello yazidismo a oggi si aggirano fra i 200.000 e i 300.000. La maggior parte di loro vive in Iraq, sui monti del Jebel Sinjar (al confine con la Siria) e nel nord-ovest del Paese. Sono sempre stati perseguitati, prima dai wahabiti, che li hanno definiti «apostati,» poi dai sunniti per i quali sono «adoratori del diavolo» e dopo ancora dai turchi ottomani, tuttavia mai si era assistito a uno sterminio come quello perpetrato da Daesh;
molte testimonianze riportano che i suoi fanatici militanti hanno in tutto questo tempo seminato terrore e hanno agito con ferocia inaudita con pubbliche esecuzioni, stuprando e schiavizzando donne e bambini;
una di queste testimonianze, la ventunenne yazida irachena Nadia Murad Basee Taha, sottratta alla sua vita quotidiana e violentata ripetutamente dai miliziani di Daesh e fuggita dopo 3 mesi, ha potuto raccontare gli scenari di brutali violenze e la sua testimonianza ha dato conto delle innumerevoli donne violate e costrette con la forza a contrarre matrimonio con i soldati del califfato, ridotte in schiavitù e vendute come merce di scambio; molte di loro non hanno saputo resistere agli abusi e hanno scelto l'alternativa del suicidio;
tra l'altro, la giovane donna, nel corso di diversi incontri presso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il Parlamento europeo, l'House of Commons e, più recentemente, anche presso il Parlamento italiano, ha chiesto che la comunità internazionale si adoperi affinché il massacro del popolo yazida, che si sta consumando al confine tra l'Iraq e la Siria, venga riconosciuto come genocidio dalle leggi internazionali;
la persecuzione in atto dei gruppi religiosi e etnici in quella regione è un fattore che contribuisce alla migrazione di massa e agli sfollamenti interni;
il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani, nel rapporto consegnato nel marzo 2015, ha denunciato la gravità delle azioni commesse dal sedicente Stato islamico nei confronti degli yazidi dell'Iraq, classificabili come crimini contro l'umanità, e ha affermato che le autorità islamiche dovranno rispondere di genocidio davanti alla Corte penale internazionale;
il genocidio è definito, in conformità alla risoluzione n. 260 del 1948, con la quale l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la «Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio», come ciascuno degli atti commessi con «l'intenzione di distruggere in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso»; il genocidio, i crimini contro l'umanità e i crimini di guerra, indipendentemente dal momento e dal luogo in cui avvengono, non devono restare impuniti e deve essere garantito un loro adeguato perseguimento mediante l'adozione di misure nazionali e il rafforzamento della cooperazione internazionale, nonché mediante la Corte penale internazionale e la giustizia penale internazionale;
il 31 marzo 2016 il Parlamento europeo ha approvato la risoluzione 2016/2529(RSP) che, in modo analogo, classifica come genocidio le esecuzioni sistematiche e le violenze dei guerriglieri del califfato ai danni delle minoranze religiose in Iraq e in Siria;
tuttavia, l'organizzazione Yazda (un'organizzazione no-profit creata dalla comunità a sostegno degli yazidi per divulgare messaggi di sensibilizzazione in tutto il mondo, affinché il genocidio non resti invisibile) ritiene che il riconoscimento da parte dell'Unione europea del genocidio perpetrato dal Daesh è sì positivo ma non è sufficiente, piuttosto un primo passo verso la fine delle sofferenze delle minoranze religiose in Iraq e in Siria;
secondo i fondatori della Yazda (come si evince da un recente reportage de Il Corriere della Sera proprio su questa comunità), il linguaggio della risoluzione, per quanto riguarda la parte concernente gli yazidi, non rende conto della portata effettiva del loro genocidio. I numeri dei rapiti che vengono riportati sono assai lontani da quelli reali di oltre 5.800 persone prese prigioniere. La risoluzione, a loro dire, non fa menzione in grande dettaglio degli stupri sistematici, delle conversioni forzate, degli sfollati. Yazda chiede anche che la risoluzione venga emendata in modo tale da riflettere il reale livello di sofferenza degli yazidi e affinché il mondo riconosca tale genocidio in questi termini e non sommato a quelli di altre comunità: «Comprendiamo che tutte le minoranze religiose hanno sofferto enormemente sotto l'Isis e che altri genocidi contro altre minoranze possono essere avvenuti, ma la nostra posizione è che ogni caso deve essere affrontato separatamente per rispettare i diritti di tutte le vittime ed essere giusti nel confronti di tutte le minoranze»,
impegna il Governo:
a promuovere, nelle competenti sedi internazionali, ogni iniziativa volta al formale riconoscimento del genocidio del popolo yazida per restituire loro il diritto alla vita, nel rispetto della propria identità e del proprio credo religioso;
ad adoperarsi, d'intesa con gli altri Paesi dell'Unione europea, nel quadro degli strumenti a disposizione della comunità internazionale, in seno all'organizzazione delle Nazioni Unite, per far cessare ogni violenza nei confronti del popolo yazida e garantire le necessarie condizioni di sicurezza e un futuro a tutti coloro che sono stati costretti ad abbandonare il loro Paese d'origine;
a proporre, in forza del fatto che nel 2017 l'Italia farà parte del Consiglio di sicurezza dell'Onu in qualità di membro non permanente, una risoluzione per il riconoscimento formale del genocidio del popolo yazida e per il perseguimento dei responsabili mediante la Corte penale internazionale e la giustizia penale internazionale;
ad assumere iniziative per affiancare, alle procedure classiche della Corte penale internazionale sulla riparazione dei crimini di guerra, progetti con le popolazioni residenti nel governatorato di Ninive, di cui fa parte anche la città di Mosul, di giustizia transizionale o riparativa (accertamento della verità storica, riparazione e rielaborazione dei traumi subiti dalle vittime, discussione pubblica sulle cause delle violenze, costruzione di una memoria condivisa tra le parti in conflitto e avvio di percorsi verso la riconciliazione personale e nazionale) sul modello di quanto fatto in Sudafrica;
a prevedere l'inserimento, già a partire dalle prossime disposizioni a sostegno della cooperazione allo sviluppo e dei processi di ricostruzione, abitualmente inserite nei decreti-legge di rifinanziamento delle missioni internazionali, di specifiche iniziative: per l'assistenza umanitaria e sanitaria a favore delle vittime della violenza; per sostenere la bonifica delle città liberate da Daesh, come precondizione perché le stesse ritornino agibili e abitabili, dagli ordigni e delle mine inesplose rimaste sul campo che continuano a rappresentare una minaccia per la popolazione civile, sia con l'invio di sminatori sia con corsi di formazione allo sminamento di soggetti locali; per favorire l'affermazione di un carattere plurietnico e inclusivo, in modo che tutta la popolazione irachena possa riconoscervisi, come elemento centrale per la ricostruzione delle amministrazioni civili e dei corpi di polizia e dell'esercito.
(1-01348) «Spadoni, Manlio Di Stefano, Sibilia, Grande, Scagliusi, Del Grosso, Di Battista».
La Camera,
premesso che:
gli yazidi sono una comunità di origini antiche che si caratterizza come vera e propria nazione senza Stato proprio. È una popolazione di lingua curda, originaria delle montagne del Kurdistan, a cavallo tra Iraq e Turchia che professa una religione – lo yazidismo – le cui nozioni fondamentali deriverebbero da antiche religioni precedenti all'ebraismo, assorbendo in seguito elementi dal Cristianesimo e dall'Islam;
gli yazidi, prima della costituzione del califfato islamico dell'Isis, erano circa 800 mila, dei quali almeno 500 mila vivevano nel nord dell'Iraq, nella zona montuosa vicino a Mosul e lungo la frontiera con la Turchia. Le altre comunità sono sparse in Siria, nella zona di Aleppo, in Armenia, in Georgia, nelle regioni del Caucaso e dell'Iran e più di 40.000 yazidi vivono in Germania e in Russia;
questa comunità ha costituito dunque da millenni una minoranza numerica coesa in queste regioni del vicino e Medio Oriente, ma non è una minoranza aggiunta, bensì è nazione costitutiva dell'identità di quegli Stati e di quei territori;
pur essendo considerata religione pagana dalle autorità islamiche, e dunque senza neppure le parziali tutele riservate alle altre «religioni del libro», questa comunità non era mai stata oggetto di volontà sistematica di annientamento come quella progettata e realizzata dal Daesh o Stato islamico;
questa volontà cui sono seguite azioni conseguenti si configura storicamente, moralmente e giuridicamente come genocidio. Come tale, infatti, è definibile la pulizia etnico-religiosa attraverso massacri sistematici o, in alternativa, riduzione in schiavitù, in particolare delle donne, le quali sono particolare oggetto di crudeltà come documentato da inconfutabili testimonianze;
si fa presente che questo tipo di persecuzione accomuna oggi tutte le minoranze non islamiche e stanno colpendo, con identica volontà e sistematicità genocidaria, anche la comunità cristiana, ormai quasi estinta in Iraq e su questa medesima strada in Siria, dopo che per millenni una convivenza faticosa e senza la pienezza dei diritti era stata comunque possibile;
ripercorrendo a grandi linee l’escalation di violenze dello Stato islamico, si ricorda l'offensiva islamista nel nord dell'Iraq, allorché gli yazidi sono stati vittime di abusi e violenze di massa da parte dei miliziani del califfato e in massa sono stati costretti a scappare dalle zone di origine del Sinjar, a pochi chilometri dalla città di Mosul, nel nord dell'Iraq. Migliaia di uomini e ragazzi sono stati massacrati e torturati, bambini anche piccolissimi sono stati rapiti e rivenduti, le loro madri e sorelle sono state sistematicamente stuprate, in un crescendo di violenza efferata testimoniato in un recente rapporto di Amnesty international, con una strategia islamista di pulizia etnica della razza-religione yazida;
migliaia di ragazze sono state costrette con la forza a contrarre matrimonio con i guerriglieri dell'Isis, vendute o offerte ai combattenti o simpatizzanti. Molte di queste schiave sessuali, poco più che bambine, ragazze di età compresa tra i 12 e i 15 anni o anche più giovani, una volta divenute merce sessuale degli islamisti non hanno retto all'umiliazione e hanno preferito suicidarsi;
l'irruzione degli uomini dell'Isis a Mosul ha comportato, in poche settimane, un esodo che ha portato più di un milione di yazidi e cristiani a rifugiarsi nella regione irachena del Kurdistan, e nello specifico nella regione di Erbil, Dohuk e Zakho;
il presidente della commissione di inchiesta sulla Siria delle Nazioni Unite, Paulo Pinheiro, ha definito come un vero e proprio genocidio quello che i miliziani dell'Isis stanno compiendo ai danni degli yazidi in Iraq, ma anche in Siria;
il 4 febbraio 2016 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sullo sterminio delle minoranze religiose, ribadendo una risoluta condanna del cosiddetto Isis/Daesh e delle gravi violazioni dei diritti umani di cui si è reso responsabile, che equivalgono a crimini contro l'umanità e crimini di guerra ai sensi dello statuto di Roma della Corte penale internazionale, come pure la necessità di adottare misure affinché il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite riconosca tali violazioni come genocidio;
tenendo in considerazione tutta una serie di elementi e documentazioni prodotte tra il 2014 ed il 2016, così come testimonianze dirette, dalle affermazioni di Papa Francesco sulla sofferenza di «una violenza inumana» patita da cristiani, yazidi e altre minoranze nella regione, la Camera dei rappresentanti del Congresso degli Stati Uniti d'America, con l'adesione del Senato, ha approvato il 14 marzo 2016 una risoluzione in cui si afferma che le atrocità perpetrate dal Daesh contro cristiani, yazidi e altre minoranze etniche e religiose in Iraq e Siria costituiscono crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio;
già il 7 dicembre 2015 la Commissione sulla libertà religiosa internazionale degli Stati Uniti d'America aveva chiesto al Governo federale di designare le comunità cristiane, yazide, sciite, turcomanne e shabak dell'Iraq e della Siria come vittime di genocidio per mano del Daesh. La richiesta è stata accolta e ampliata, a livello della comunità internazionale e delle Nazioni Unite, dalla risoluzione che chiede a tutti i Governi, incluso quello degli Stati Uniti d'America, e alle organizzazioni internazionali di chiamare le atrocità del Daesh con il loro giusto nome: crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio;
nel marzo 2016 il Congresso degli Stati Uniti d'America ha votato all'unanimità una risoluzione in cui le atrocità dell'Isis nei confronti di yazidi, cristiani e sciitinei perpetrate in Siria e in Iraq sono da considerarsi con il termine «genocidio»;
anche la Casa dei Comuni britannica, in data 20 aprile 2016, si è espressa con una mozione indirizzata al Governo mettendo in luce la sofferenza che cristiani, yazidi e altre minoranze etniche e religiose in Iraq e Siria stanno subendo e chiedendo al Governo di indirizzarsi immediatamente al Consiglio di sicurezza dell'Onu con lo scopo di conferire l'appropriata giurisdizione in materia alla Corte penale internazionale, così che i perpetratori possano essere portati davanti agli organi di giustizia,
impegna il Governo:
a promuovere ogni iniziativa, nelle competenti sedi internazionali, volta al riconoscimento formale del genocidio nei confronti del popolo yazida affinché sia condannato e contrastato con ogni mezzo;
a denunciare nelle competenti sedi internazionali quegli Stati e quei Governi che finanziano o appoggiano ideologicamente (wahabismo) la discriminazione degli yazidi e anche dei cristiani, impedendo nei loro territori presenze e comunità diverse da quelle islamiche;
a far valere, d'intesa con gli altri Paesi dell'Unione europea, nel quadro delle Nazioni Unite, la necessità di un effettivo impegno degli Stati per la tolleranza e la libertà religiosa, in particolare delle minoranze perseguitate, laddove risultino minacciate o compresse per legge o per prassi, sia direttamente dalle autorità di Governo, sia attraverso un tacito assenso;
a prendere in considerazione – come già deliberato all'unanimità dal Congresso degli Stati Uniti d'America – la definizione di genocidio per tutte le minoranze religiose oggetto di sterminio;
a promuovere, nelle competenti sedi internazionali, di concerto con i partner dell'Unione europea, iniziative atte a rafforzare il rispetto del principio di libertà religiosa, la tutela delle minoranze religiose e il monitoraggio delle violazioni, dando concreta attuazione agli strumenti internazionali esistenti.
(1-01350) «Centemero, Carfagna, Brunetta, Crimi».
La Camera,
premesso che:
come riconosciuto dalla risoluzione n. 2249 (2015) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, l'ideologia estremista violenta del cosiddetto «ISIS/Daesh», i suoi atti terroristici, i suoi continui, gravi, sistematici e diffusi attacchi contro i civili, gli abusi dei diritti umani e le violazioni del diritto internazionale umanitario da esso perpetrate, comprese quelle di matrice religiosa ed etnica, la sua opera di distruzione del patrimonio culturale e il traffico di beni culturali costituiscono una minaccia globale e senza precedenti per la pace e la sicurezza internazionali;
le minoranze religiose ed etniche quali le comunità cristiane (assiro-caldeo-siriaca, melchita e armena), yazide, turcomanne, shabak, kakai, sabee-mandee, curde e sciite, così come anche molti arabi e musulmani sunniti, sono nel mirino del cosiddetto «ISIS/Daesh» e molti degli appartenenti a tali comunità sono stati uccisi, massacrati, picchiati, rapiti, torturati e sottoposti a estorsioni, ridotti in schiavitù (in particolare, le donne e le bambine, che sono state vittime anche di altre forme di violenza sessuale), obbligati con la forza a convertirsi all'Islam e sono stati oggetto di matrimoni forzati e della tratta di esseri umani, mentre i bambini sono stati arruolati con la forza e i luoghi di culto, le tombe e i cimiteri sono stati deliberatamente distrutti;
il genocidio, i crimini contro l'umanità e i crimini di guerra, oltre a destare preoccupazione per tutti gli Stati membri dell'Unione europea i quali sono determinati a collaborare per prevenirli e porre termine all'impunità dei loro autori, conformemente alla posizione comune 2003/444/PESC del Consiglio del 16 giugno 2003, sono reati che vanno affrontati mediante l'adozione di misure nazionali e il rafforzamento della cooperazione internazionale, nonché mediante la Corte penale internazionale e la giustizia penale internazionale, dal momento che anche la risoluzione n. 2249 (2015) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite autorizza i Paesi membri che dispongono delle necessarie capacità a prendere tutti i provvedimenti del caso, in conformità del diritto internazionale, in particolare della Carta delle Nazioni Unite, nonché del diritto internazionale umanitario, dei rifugiati e dei diritti umani, nei territori sotto il controllo del cosiddetto «ISIS/Daesh», in Siria e in Iraq, per intensificare e coordinare gli sforzi al fine di prevenire e reprimere gli atti di terrorismo;
l'articolo II della convenzione delle Nazioni Unite del 1948, relativo alla prevenzione e alla repressione del crimine di genocidio, lo definisce comprensivo degli atti, commessi con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso in quanto tale, comportanti: a) uccisione di membri del gruppo; b) lesioni gravi all'integrità fisica o mentale di membri del gruppo; c) imposizione deliberata al gruppo di condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale; d) imposizione di misure miranti a impedire nascite all'interno del gruppo; e) trasferimento forzato di bambini da un gruppo a un altro;
l'articolo III della convenzione di cui al punto precedente considera perseguibile non soltanto il genocidio, ma anche la cospirazione e l'incitamento diretto e pubblico a commettere un genocidio, nonché la complicità nello stesso;
dal 2014 circa 5.000 yazidi sono stati uccisi, mentre molti altri sono stati torturati o convertiti con la forza all'Islam; almeno 2.000 donne yazide sono state ridotte in schiavitù, hanno subito matrimoni forzati e sono state vittime della tratta di esseri umani; sono state stuprate bambine anche di soli sei anni e bambini yazidi sono stati reclutati con la forza come soldati del cosiddetto «ISIS/Daesh»; esistono chiare prove dell'esistenza di fosse comuni di yazidi rapiti dal cosiddetto «ISIS/Daesh»;
la notte del 6 agosto 2014 oltre 150.000 cristiani sono fuggiti davanti all'avanzata del cosiddetto «ISIS/Daesh» verso Mosul, Qaraqosh e altri villaggi nella piana di Ninive, dopo essere stati derubati di tutti i loro averi, e ad oggi essi continuano a essere sfollati e vivono in condizioni precarie nel nord dell'Iraq;
il cosiddetto «ISIS/Daesh» ha catturato quanti non sono riusciti a fuggire da Mosul e dalla piana di Ninive, le donne e i bambini non musulmani sono stati ridotti in schiavitù e alcuni sono stati venduti, mentre altri sono stati brutalmente assassinati e filmati dai responsabili;
nel febbraio 2015 il cosiddetto «ISIS/Daesh» ha rapito oltre 220 cristiani assiri, dopo aver annientato varie comunità agricole della sponda meridionale del fiume Khabur, nella provincia nordorientale di Hassakeh, e ad oggi solo pochi sono stati rilasciati, mentre il destino degli altri resta ignoto;
molti organismi delle Nazione Unite, tra cui il consigliere speciale del segretario generale dell'ONU per la prevenzione del genocidio, il consigliere speciale del segretario generale dell'ONU sulla responsabilità di proteggere e l'ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, hanno riconosciuto che gli atti commessi dal cosiddetto «ISIS/Daesh» possono costituire crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio;
la commissione internazionale d'inchiesta indipendente ha documentato e riferito che gli appartenenti a minoranze etniche e religiose che si oppongono al cosiddetto «ISIS/Daesh» e ad altri gruppi terroristici, milizie e gruppi armati non governativi nelle zone di fatto controllate da questi ultimi sono tuttora perseguitati;
è dovere della comunità internazionale intraprendere un'azione collettiva per proteggere le popolazioni, in conformità della Carta delle Nazioni Unite quando uno Stato (o un soggetto non statale) da solo non è in grado di proteggere la sua popolazione o è, di fatto, autore di tali reati e ciascun individuo ha il diritto di vivere secondo la propria coscienza e di professare e cambiare liberamente le proprie convinzioni religiose e non religiose, mantenendo il diritto e il dovere del rispetto reciproco;
il cosiddetto «ISIS/Daesh» sta commettendo un genocidio nei confronti dei cristiani, degli yazidi e di altre minoranze etniche e religiose che non condividono la sua interpretazione dell'Islam e ciò implica, da parte della comunità internazionale, l'adozione di misure atte a perseguire e a punire, in applicazione della Convenzione delle Nazioni Unite del 1948, chi, per ragioni etniche o religiose, pianifica, incoraggia, commette o tenta di commettere, favoreggia o sostiene atrocità, oppure cospira in tal senso;
il riconoscimento da parte dell'Unione europea del genocidio dell'Isis contro gli yazidi e i cristiani e altre minoranze religiose ed etniche è positivo, ma non basta perché non rende conto della portata effettiva del genocidio yazida: i numeri dei rapiti che vengono riportati sono assai lontani da quelli reali di oltre 5.800 persone prese prigioniere e, essendo state le minoranze trattate diversamente dall'Isis, tale differenza andrebbe evidenziata nelle risoluzioni internazionali;
è importante il riconoscimento dei massacri condotti da Isis contro questo popolo tra i crimini condannati dalla Convenzione delle Nazioni Unite, perché in tal modo un domani – si spera non molto lontano – i jihadisti, potrebbero essere condannati per crimini contro l'umanità davanti alla Corte penale internazionale e salire alla sbarra come fu per i gerarchi bosniaci e quelli nazisti,
impegna il Governo:
ad assumere iniziative, nelle competenti sedi internazionali, affinché ognuna delle parti contraenti della Convenzione delle Nazioni Unite del 1948 per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio e di altri accordi internazionali in materia di prevenzione e repressione di crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio, in particolare, con riguardo ai Paesi che in vario modo offrono sostegno, cooperazione, o finanziamenti a tali crimini, o ne sono complici, assolva pienamente agli obblighi giuridici che incombono su di loro in virtù della Convenzione o degli altri accordi internazionali ponendo fine a questi comportamenti inaccettabili, che stanno causando ingenti danni alle società irachena e siriana e stanno destabilizzando gravemente i Paesi vicini nonché la pace e la sicurezza internazionali;
ad assumere iniziative più efficaci dirette a contrastare la radicalizzazione e a migliorare i sistemi giuridici e giurisdizionali per evitare che i cittadini possano abbandonare il Paese per unirsi al cosiddetto «ISIS/Daesh» e partecipare alle violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario, nonché garantire che, qualora lo facciano, siano perseguiti penalmente quanto prima, anche qualora incitino attraverso la rete a perpetrare tali reati o li sostengano;
a promuovere iniziative atte a garantire le necessarie condizioni di sicurezza e un futuro a tutti coloro che sono stati costretti ad abbandonare il loro Paese d'origine o sono stati sfollati con la forza, affinché possano fare effettivamente rientro quanto prima nel loro Paese, salvaguardando le loro case, terre, proprietà e cose, e i loro luoghi di culto, e possano avere una vita e un futuro dignitosi;
a promuovere, nelle competenti sedi internazionali, un riconoscimento del genocidio del popolo yazida e il perseguimento dei responsabili, affinché vengano assicurati al giudizio della Corte penale internazionale.
(1-01352) «Artini, Baldassarre, Bechis, Brignone, Civati, Andrea Maestri, Matarrelli, Pastorino, Segoni, Turco».
MOZIONI RAMPELLI ED ALTRI N. 1-01344, TERZONI ED ALTRI N. 1-01358, ZARATTI ED ALTRI N. 1-01359, CARRESCIA ED ALTRI N. 1-01360 E SALTAMARTINI ED ALTRI N. 1-01361 CONCERNENTI INIZIATIVE A FAVORE DELLE POPOLAZIONI E DEI TERRITORI COLPITI DAL SISMA DEL 24 AGOSTO 2016, NONCHÉ PER LA PREVENZIONE DEI RISCHI DERIVANTI DAI TERREMOTI
Mozioni
La Camera,
premesso che:
nella notte del 24 agosto 2016 un terremoto di magnitudo 6.2 ha colpito alcune regioni italiane, con epicentro nei comuni laziali e marchigiani di Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto, poi seguito da centinaia di scosse di assestamento;
nel terremoto hanno perso la vita 295 persone, 386 sono state ferite, mentre 238 persone sono state estratte illese dalle macerie;
il sisma ha causato la distruzione pressoché completa di interi comuni e loro frazioni, tra i quali Amatrice e Accumoli in provincia di Rieti, Arquata del Tronto, Acquasanta Terme, Montegallo e Montemonaco in provincia di Ascoli Piceno, oltre che seri danneggiamenti di edifici pubblici e privati in numerosi comuni del Lazio, dell'Abruzzo, delle Marche e dell'Umbria;
la tempestività e l'operatività dei soccorsi sono state gravemente compromesse dalle condizioni dei territorio, aspro per morfologia e con strade difficilmente percorribili sia a causa del sisma sia a causa di problematiche preesistenti, tanto che secondo quanto dichiarato dal capo della Protezione civile il sistema «si è reso pienamente operativo alle 7 del mattino», mentre in alcune zone colpite i militari e la Protezione civile sono riusciti ad arrivare solo dopo 7/8 ore dalla prima terribile scossa;
in particolare, la strada statale Salaria, unica arteria di collegamento nei tratti interessati, è ridotta a un eterno cantiere, i cui lavori di ammodernamento e ampliamento vanno a rilento per problemi sorti con la ditta appaltatrice, per gli interventi della Sovraintendenza ai beni architettonici e paesaggistici del Lazio e per il fermo causato da presunte collusioni con la mafia rilevate nelle indagini svolte dalla magistratura di Catania, mentre il termine per il completamento dei lavori, calendarizzato per il 2017, sembra ora slittare ancora, anche a causa dei danni prodotti dall'evento calamitoso del 24 agosto 2016;
il soccorso sanitario dei feriti è stato reso ancora più complicato dai danni riportali nel sisma dall'ospedale di Amatrice, che negli anni precedenti aveva rischiato di subire un declassamento in «casa della salute»;
nella notte del terremoto, subito dopo la prima e più violenta scossa, le comunicazioni telefoniche hanno subito un arresto che ha impedito alle vittime di chiedere aiuto, mentre la zona non è sufficientemente coperta dai gestori di telefonia mobile probabilmente perché non ritenuta commercialmente interessante;
per la sua particolare posizione geografica, nella zona di convergenza tra la placca africana e quella eurasiatica, l'Italia è la nazione a maggiore rischio sismico del Mediterraneo, nella quale quasi la metà del territorio – dove vive il 40 per cento della popolazione – è soggetta a un grado di rischio particolarmente elevato;
dal 1900 a oggi in Italia si sono verificati ben sessanta terremoti che hanno provocato danni gravi, venti dei quali hanno avuto effetti distruttivi tali da causare la morte di centoventimila persone, oltre che la devastazione di interi centri urbani e la paralisi per anni delle attività produttive nelle aree colpite;
secondo alcuni studi, una percentuale tra il venti e il cinquanta per cento dei decessi in occasione dei terremoti è causata da comportamenti sbagliati dei cittadini durante l'evento sismico;
dopo il terremoto del 2002 in Puglia e Molise è stata emanata l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3274 del 20 marzo 2003, recante «Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica», con la quale l'intero territorio nazionale è stato diviso in quattro zone a diversa pericolosità, eliminando le zone non classificate;
il provvedimento ha dettato i principi generali sulla base dei quali le regioni, delegate dallo Stato in base al testo unico delle norme per l'edilizia, devono adottare la classificazione sismica del territorio e compilare l'elenco dei comuni con la relativa attribuzione a una delle quattro zone a pericolosità decrescente, nelle quali è stato riclassificato l'intero territorio nazionale;
in base alla zonizzazione prevista dall'ordinanza del 2003, la zona 1, «a sismicità alta» nella quale ricadono 708 comuni, è la zona più pericolosa, soggetta al probabile verificarsi di fortissimi terremoti; nella zona 2, «a sismicità media» che comprende 2.345 comuni, possono verificarsi forti terremoti; nella zona 3, «a sismicità bassa», composta da 1.560 comuni, possono verificarsi forti terremoti ma con frequenza rara, mentre nella zona 4, che in base alla nuova classificazione include le aree precedentemente non catalogate, è considerata «a sismicità molto bassa», comprende 3.488 comuni dove i terremoti sono rari e la decisione se prescrivere o meno la progettazione antisismica è lasciata alle singole regioni;
l'ordinanza del 2003 è stata aggiornata con l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3519 del 28 aprile 2006;
in seguito al terremoto che ha coinvolto il comune de L'Aquila e i comuni limitrofi il 6 aprile del 2009, con il decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, è stato istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze il fondo per la prevenzione del rischio sismico, con una dotazione di 44 milioni di euro per l'anno 2010, 145,1 milioni di euro per l'anno 2011, 195,6 milioni di euro per ciascuno degli anni 2012, 2013 e 2014, 145,1 milioni di euro per l'anno 2015 e 44 milioni di euro per l'anno 2016;
le somme stanziate, stando a quanto riportato sul sito della Protezione civile, rappresentano solo una minima percentuale, «forse inferiore all'1 per cento, del fabbisogno necessario per il completo adeguamento sismico di tutte le costruzioni, pubbliche e private, e delle opere infrastrutturali strategiche»;
inoltre, allo stato attuale i finanziamenti si esauriscono con l'anno in corso;
all'indomani del terremoto, il 25 agosto 2016, il Consiglio dei ministri ha chiesto al Ministro dell'economia e delle finanze di adottare il decreto per il differimento del pagamento dei tributi per i soggetti residenti nei comuni nei quali il terremoto ha provocato danni strutturali di gravità tale da impedire l'assolvimento degli obblighi fiscali da parte dei cittadini;
in Italia sono oltre ventiquattro milioni le persone che vivono in zone a elevato rischio sismico,
impegna il Governo:
a riperimetrare le località colpite dal sisma del 24 agosto 2016 ai fini dell'esenzione dal pagamento dei tributi, rettificando la lista dei comuni, come risultante dal decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 1o settembre 2016, dalla quale risultano esclusi molti comuni danneggiati e, comunque, sismicamente a rischio, adottando criteri selettivi oggettivi;
a favorire una rapida ricostruzione di tutti gli edifici danneggiati dal sisma, secondo i più aggiornati criteri anti-sismici ma nel pieno rispetto dell'identità urbanistica e architettonica dei luoghi, senza distinzione tra edifici di residenti e non residenti;
ad assumere iniziative per disporre in favore delle popolazioni interessate la sospensione dei pagamenti di tasse e tributi fino alla fine della ricostruzione e ad attivarsi con somma urgenza per ricostruire il tessuto produttivo e industriale delle aree colpite dal sisma affinché si possa rimettere in moto l'economia locale;
ad assumere iniziative per prevedere in favore di tutti i proprietari di case ricadenti nella zona «1» ad alto rischio, sull'intero territorio nazionale, la defiscalizzazione degli interventi volti a mettere in sicurezza la propria abitazione adottando criteri antisismici;
a dare priorità, nel finanziamento diretto e indiretto dello Stato, alla realizzazione delle infrastrutture adeguate a garantire un efficace e tempestivo sistema di soccorsi: realizzazione di ferrovie, aeroporti, eliporti, costruzione o modernizzazione strade, consolidamento viadotti e gallerie, conclusione delle opere in corso;
a valutare la possibilità di destinare il montepremi dell'attuale estrazione del superenalotto in favore delle popolazioni colpite dal sisma del 24 agosto 2016 e degli interventi di ricostruzione;
ad assumere iniziative per mantenere la piena operatività degli ospedali delle zone in questione, in raccordo con le regioni, affinché nei piani di riordino, razionalizzazione e riclassificazione, non vengano sguarnite di strutture sanitarie fondamentali a garantire la salvaguardia della vita umana e la tempestiva assistenza;
a garantire attraverso precisi accordi con i gestori di telefonia mobile la copertura delle comunicazioni nelle stesse zone, anche se commercialmente poco interessanti, con ogni strumento e tecnologia possibili e a inserire nelle concessioni l'istituzione di aree wi-fi per scongiurare ogni rischio d'isolamento con possibili drammatiche conseguenze;
a promuovere campagne d'informazione per migliorare la conoscenza del fenomeno sismico e realizzare una riduzione del rischio al verificarsi dei terremoti, mettendo in atto una costante e incisiva azione di informazione e sensibilizzazione volta a diffondere una cultura della prevenzione sismica nella popolazione e da parte degli amministratori pubblici;
a realizzare un costante monitoraggio dei territorio ai fini del tempestivo aggiornamento della classificazione sismica e della relativa normativa, valutando adeguatamente il pericolo al quale sono esposti il patrimonio abitativo, la popolazione e i sistemi infrastrutturali;
ad assumere iniziative per destinare maggiori risorse al fondo per la prevenzione del rischio sismico al fine di consentire la prosecuzione della sua attività nelle prossime annualità di bilancio e per attuare un piano di messa in sicurezza di tutti gli edifici pubblici e privati nelle zone a più elevato rischio sismico;
a valutare la possibilità di realizzare politiche di riduzione della vulnerabilità dei singoli edifici finanziate con le risorse destinate al recupero e alla riqualificazione del patrimonio edilizio;
ad intervenire presso le istituzioni europee affinché siano stanziati fondi per l'adeguamento anti-sismico degli edifici pubblici e privati degli Stati membri dell'Unione europea flagellati da frequenti movimenti tellurici;
a promuovere un corretto utilizzo degli strumenti ordinari di pianificazione, per conseguire nel tempo un riassetto del territorio che tenga conto del rischio sismico;
a tenere conto della perimetrazione del rischio sismico in Italia, che configura una zona rossa dorsale lungo tutta la penisola in senso longitudinale, considerando che la fascia appenninica interessata è tradizionalmente quella meno infrastrutturata e richiede, quindi, un ripensamento del sistema dei collegamenti viari e ferroviari, fin qui organizzati da nord a sud e non da est a ovest per consentire una più veloce capacità d'intervento.
(1-01344) «Rampelli, Giorgia Meloni, Cirielli, La Russa, Maietta, Nastri, Petrenga, Rizzetto, Taglialatela, Totaro».
La Camera,
premesso che:
alle 3:36 del 24 agosto 2016 le aree interne delle regioni Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo sono state colpite da un sisma di magnitudo 6.0. Le province maggiormente coinvolte sono state quelle di Rieti, Ascoli Piceno e Perugia. Le città che hanno registrato il maggior numero di danni sono quelli di Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto;
questo è stato l'ottavo sisma di magnitudo superiore a 5,6 verificatosi in Italia dal 1980;
proprio a partire dal 1980 l'Italia si è dotata di una carta della sismicità del Paese che consente di conoscere quali sono le aree soggette a rischio maggiore e, per ogni area, il grado di rischio e il periodo di ritorno;
proprio grazie a questo lavoro si sa che in Italia circa 24 milioni di persone vivono in zone ad elevato rischio sismico;
nonostante questo prezioso lavoro, che viene aggiornato periodicamente utilizzando man mano le nuove tecniche di rilevamento ed elaborazione dei dati, ogni evento sismico ci scopre immensamente fragili e impreparati;
in Italia negli ultimi 150 anni gli eventi sismici con conseguenze distruttive si sono verificati in media una volta ogni 5 anni;
restringendo il campo di osservazione agli ultimi 50 anni i terremoti gravi sono stati 8, concentrati tra il 1968 e il 2016;
i terremoti con esiti distruttivi causano numerose vittime e danni ingenti al patrimonio immobiliare privato e pubblico, alle infrastrutture e alle opere d'arte creando notevoli disagi anche a livello sociale con riflessi sull'economia che spesso vanno ben al di là di quanto viene ogni volta conteggiato, stimato e riportato con freddi numeri;
sono 5 gli incrementi delle accise sui carburanti introdotti in questi ultimi 48 anni per recuperare le risorse da destinare alla ricostruzione delle zone colpite dal terremoto. Dal 1970 (primo anno in cui sono disponibili i dati sui consumi dei carburanti) al 2015 gli italiani hanno versato nelle casse dello Stato 145 miliardi di euro nominali (261 miliardi di euro, se attualizzati);
nel novembre del 2014 il Consiglio nazionale degli ingegneri ha stimato in 70,4 miliardi di euro nominali (121,6 miliardi, se attualizzati) il costo complessivo resosi necessario per ricostruire tutte e 7 le aree fortemente danneggiate dal terremoto (Valle del Belice, Friuli, Irpinia, Marche/Umbria, Molise/Puglia, Abruzzo ed Emilia Romagna); in sostanza negli ultimi 50 anni è stato versato più del doppio rispetto alle spese sostenute;
con la legge finanziaria 2013 il Governo Monti ha reso permanenti le accise introdotte per recuperare le risorse da destinare alle emergenze delle zone colpite dal terremoto. Per il terremoto delle Marche e dell'Umbria (1997) e per quello del Molise e della Puglia (2002) non è stata introdotta nessuna accisa;
le fasi che seguono il verificarsi di un sisma necessitano di essere codificate e regolamentate con una legge quadro in grado di guidare tutte le operazioni necessarie dettando anche le competenze specifiche, i tempi necessari per l'attuazione e l'erogazione dei fondi;
ad oggi questa legge quadro non esiste e ogni volta è come se fosse la prima. Si ricorre a fantomatici «modelli» che richiamano a esperienze del passato ma senza essere realmente in grado di calare interventi e tecniche ai casi specifici per loro natura unici;
ogni volta la macchina riparte da zero e sembra di assistere ad esperimenti, varianti, aggiornamenti;
per questo motivo si ricorre a decreti di urgenza e ordinanze che si susseguono nei mesi successivi man mano che l'emergenza avanza e si presentano nuove esigenze;
questo meccanismo rallenta l'erogazione dei fondi e l'attivazione delle procedure necessarie a stabilire l'entità e la tipologia dell'intervento Statale facendo registrare delle disparità tra i diversi eventi che si sono susseguiti negli anni;
sono molteplici gli aspetti che bisogna tenere in considerazione e ognuno va affrontato in maniera organica e in raccordo con l'azione complessiva che si intende attuare;
è necessario accelerare i tempi nell'affrontare le fasi dell'emergenza, della ricostruzione e del rilancio delle attività produttive, al fine di evitare di dover ricorrere ogni volta a soluzioni tampone che assorbono ingenti risorse economiche e spesso aggravano le condizioni di disagio della popolazione;
Alessandro Martelli, ingegnere sismico, presidente del Glis (istituito dall'associazione nazionale italiana di ingegneria sismica) evidenzia che il maggiore fattore di rischio in Italia è legato al fatto che l'80 per cento del costruito risale a prima del 1981, anno in cui a seguito del sisma in Irpina fu introdotto l'obbligo del rispetto delle normative antisismiche per le costruzioni;
il Consiglio nazionale dei geologi denuncia l'assenza di una mappatura dei fabbricati a rischio compresi quelli pubblici nonostante abbia chiesto più volte a gran voce l'istituzione del fascicolo del fabbricato;
in Italia, secondo i dati estrapolati dal censimento del 2001, sono presenti 5,2 milioni di abitazioni adibite a seconda casa, ossia il 19,6 per cento del totale. Nei decreti emanati in occasione degli ultimi terremoti si è registrata una elevata disparità di trattamento e regolamentazione per quanto concerne i contributi statali concessi per ristrutturare questa tipologia di proprietà;
le seconde case sono spesso ubicate nei centri storici dei piccoli borghi, come quelli colpiti e danneggiati dal sisma del 2016, e sono presenti anche all'interno di palazzi multiproprietà. Ad Amatrice è stato stimato che circa il 70 per cento delle case danneggiate fossero appunto seconde case;
soprattutto nei centri storici dove il tessuto urbano è rappresentato da edifici in continuità gli uni con gli altri è fondamentale consentire gli interventi in maniera diffusa senza distinzione rispetto all'utilizzo;
in momenti come questi i cittadini coinvolti hanno la necessità di essere informati in maniera puntuale e dettagliata sulle procedure che verranno attivate, sui procedimenti burocratici che dovranno affrontare e a proposito delle possibilità abitative provvisorie tra le quali saranno chiamati a dover scegliere;
in Emilia Romagna i cittadini che dopo il sisma del 2012 sono stati ospitati nei moduli abitativi provvisori (MAP) hanno dovuto sostenere dei costi molto elevati per quanto riguarda i consumi soprattutto di energia elettrica; inoltre, nonostante ENEL avesse fornito i dati preventivamente alle amministrazioni, è mancata completamente l'informazione verso la popolazione;
è altresì importante consentire ai cittadini di non allontanarsi dalle proprie terre per cercare di mantenere vivo il senso di comunità e consentire, a chi ne ha ancora la possibilità, di seguire da vicino le proprie attività economiche;
nei territori colpiti dal sisma del 24 agosto 2016 si registrano gravi problemi per le attività agro-zootecniche, basti pensare che solo nella zona di Amatrice ci sono più di 600 aziende, con una media di 50 capi a testa;
oltre ai danni subiti dagli edifici aziendali quali stalle, sale mungitura e laboratori di lavorazione e trasformazione, si registrano notevoli difficoltà a causa dell'interruzione delle strade e il conseguente isolamento degli allevamenti;
anche le attività che non hanno subito danni diretti a causa del sisma devono però affrontare il calo degli ordinativi legati alla domanda locale con conseguente deperimento dei prodotti ed evidenti danni economici;
anche gli amministratori devono essere messi nella possibilità di programmare le attività ottenendo informazioni tempestive riguardo agli strumenti di cui possono disporre e devono altresì essere direttamente coinvolti in tutte le fasi di emergenza e post emergenza ed è necessario prevedere delle misure straordinarie che consentono di sbloccare e poter utilizzare i fondi che hanno a disposizione;
tutte le misure intraprese per mitigare il rischio sismico e quelle messe in atto nel post emergenza esauriscono presto i loro effetti se non vengono inserite in un progetto di lunga durata che non può essere privo di un sistema di diffusione delle informazioni facilmente consultabile e trasparente;
le popolazioni colpite dal sisma devono essere informate sui provvedimenti messi in piedi dal Governo riguardo alle agevolazioni fiscali come la sospensione del pagamento delle tasse e devono essere certi i tempi di validità degli stessi;
ad oggi per le aree colpite dal sisma del 24 agosto 2016 è stato fissato il termine di validità della sospensione al 31 dicembre 2016;
nelle esperienze passate non pochi disagi hanno creato le richieste di pagamento delle tasse sospese, pervenute dopo la fine della fase di emergenza. Per ovviare a questo problema una delle informazioni alle quali bisognerebbe dare accesso è quella della contabilità aggiornata degli importi che si stanno accantonando;
all'interno di questo aspetto va inserita anche l'attività di prevenzione del rischio sismico che può passare attraverso l'informazione e la formazione; questo significa che tra i sistemi utili a limitare gli effetti distruttivi di un terremoto rientra a pieno titolo una conoscenza della sismicità del proprio territorio e una corretta informazione sui comportamenti da adottare prima, durante e dopo un evento sismico;
secondo il XIV rapporto di Cittadinanzattiva sulla sicurezza, qualità, accessibilità a scuola presentato il 21 settembre 2016, nel 15 per cento delle scuole statali sono state riscontrate lesioni strutturali, mentre solo il 35 per cento delle scuole del campione monitorato possiede il certificato di agibilità statica; un istituto scolastico su tre si trova in zone ad elevata sismicità e soltanto l'8 per cento è stato progettato secondo la normativa antisismica;
nonostante gran parte del territorio della regione Abruzzo sia classificato nelle fasce ad alto e medio rischio sismico (zone 1 e 2), da un'analisi dei dati riguardanti l'adeguamento alla normativa tecnica antisismica degli edifici scolastici statali inseriti sul portale «Scuole in Chiaro» (fonte istituzionale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca), è stato riscontrato che circa il 75 per cento degli immobili scolastici non risulta adeguato a tale normativa,
impegna il Governo:
ad assumere iniziative per costituire un fondo di rotazione, nell'ambito della prossima manovra di bilancio, al fine di supportare anche gli interventi minori per la riparazione, il ripristino o la ricostruzione degli immobili di edilizia abitativa (prima e seconda casa) e ad uso produttivo danneggiati dall'evento sismico, in misura adeguata e sufficiente a coprire integralmente le spese sostenute, tenendo nella debita considerazione le condizioni di sicurezza preesistenti dell'immobile e previa verifica del nesso di causalità tra sisma e danno;
a garantire la ricostruzione di tutti gli edifici danneggiati dal sisma, ivi comprese le seconde case, con copertura totale dei danni subiti anche per gli immobili ricadenti in classe A;
ad adottare iniziative per concedere indennizzi alle attività produttive danneggiate dagli eventi calamitosi, per il ripristino delle scorte andate distrutte o per il ristoro di danni derivanti dalla perdita di beni mobili strumentali all'esercizio delle attività, comprensivi della quantificazione dell'eventuale lucro cessante in ragione dell'interruzione dell'attività produttiva;
ad assumere iniziative finalizzate ad autorizzare l'utilizzo degli avanzi di gestione degli enti locali e ad escludere dai vincoli del pareggio di bilancio, per gli anni dal 2016 al 2020 incluso, le risorse provenienti dallo Stato e le relative spese di parte corrente e in conto capitale sostenute dalla regione, dalla provincia e dai comuni, nonché le risorse proprie di tali enti impiegate per far fronte all'emergenza sismica, alle conseguenti opere di ripristino e ad opere di prevenzione e mitigazione del rischio sismico, nonché per l'assunzione temporanea di personale di supporto all'attività amministrativa comunale per fronteggiare il periodo di emergenza e di ricostruzione;
a realizzare una rete di assistenza psicologica nei confronti dei familiari delle vittime e delle persone coinvolte nella calamità che resti operativa anche dopo la fase emergenziale e nel periodo della ricostruzione;
a fornire in via prioritaria una soluzione abitativa che garantisca ai cittadini di rimanere, per quanto possibile, in prossimità delle loro residenze, consentendo ad essi, fintanto che la propria casa non risulti agibile, di scegliere tra un contributo di autonoma sistemazione o la «casetta provvisoria» e garantendo, comunque, in questo ultimo caso, l'accesso al contributo di autonoma sistemazione, qualora la casetta provvisoria non fosse pronta, impegnandosi ad estendere tali misure, non solo ai proprietari delle rispettive abitazioni, ma anche ai residenti affittuari fintanto che non sia completata la fase di ricostruzione;
ad assumere – utilizzando a tal fine le risorse previste dal fondo di garanzia per le opere idriche, di cui all'articolo 58 della legge 28 dicembre 2015, n. 221, recante «Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell'uso eccessivo di risorse naturali» – le iniziative di competenza affinché nella stesura del primo provvedimento organico con il quale verranno dettagliate le regole per la fase di emergenza e per la fase di ricostruzione, siano previste delle misure specifiche per la messa in sicurezza del sistema di approvvigionamento e distribuzione della risorsa idrica proveniente, dal sistema di captazione di Capodacqua e del sistema di captazione di Pescara del Tronto, anche attraverso l'avvio in tempi rapidi e certi, di un tavolo di concertazione con gli enti competenti regionali in materia, al fine di stabilire e programmare gli interventi da farsi nel breve-medio periodo riguardanti in particolar modo: la variante del tratto di adduzione in zona Montegallo per innesco frana, realizzazione di condotta di «by pass» e messa in sicurezza dei tratti di adduzione compresi tra Capodacqua e Borgo d'Arquata, la variante di tracciato tratto Capodacqua – Borgo d'Arquata, la variante di tracciato dell'acquedotto del Pescara, tratto Novele – Ponte Marese, nonché quindi la realizzazione di un sistema di emergenza in grado di sopperire a eventuali cadute della portata o compromissione dell'infrastruttura principale, sempre compatibilmente con la risorsa ambientale, adoperandosi, per il tramite del commissario governativo affinché vengano avviati immediatamente, di concerto con l'ATO e l'ente gestore di riferimento, monitoraggi, studi e approfondimenti, anche in virtù di possibili altre scosse sismiche che si potrebbero verificare nel breve periodo;
a valutare la possibilità di prevedere, sulla base di un'adeguata analisi costi-benefici, il reimpiego dei moduli abitativi provvisori utilizzati per i precedenti eventi sismici, attualmente inutilizzati e purché il loro stato di conservazione sia pienamente compatibile con la loro funzione;
ad assumere iniziative per disporre la sospensione e rimodulazione del piano di ammortamento dei mutui sulle case inagibili fino al ripristino dell'agibilità dell'edificio, senza oneri aggiuntivi per il mutuatario;
ad attivarsi affinché chi svolge attività imprenditoriale fuori dai centri abitati possa collocare, ove possibile, la casetta provvisoria nel sito di proprietà ove sia situato il proprio stabilimento produttivo, garantendo la prossimità al luogo di lavoro;
al fine di consentire alle regioni i cui territori sono stati interessati dal sisma di poter disporre di risorse aggiuntive da destinare al rilancio del settore agricolo ed agroindustriale, ad assumere iniziative affinché la quota di cofinanziamento regionale dei programmi di sviluppo rurale 2014-2020 sia coperta con risorse nazionali almeno per la quota di spesa, a valere su risorse regionali, ad oggi impegnata dalle amministrazioni titolari dei programmi;
ad assumere iniziative per consentire ai titolari di esercizi commerciali situati nei centri abitati e non più agibili di proseguire la propria attività in box o moduli produttivi provvisori;
ad intraprendere ogni intervento volto a compensare le aziende dai danni economici derivanti dalla momentanea cessazione dell'attività, quali il mancato reddito, con particolare attenzione alle perdite subite dalle imprese del turismo e del commercio così come previsto dal regolamento Unione Europea n. 651/2014;
ad attivare, anche attraverso gli strumenti previsti da ISMEA, ogni utile azione volta a sostenere le aziende agricole danneggiate, in particolare per l'acquisto di mangimi, per la sostituzione o riparazione delle attrezzature di lavoro e degli impianti danneggiati, per la riparazione dei ricoveri per animali e magazzini per lo stoccaggio dei prodotti nonché per il ripristino delle vie di accesso ai fondi;
ad adottare urgenti iniziative normative finalizzate ad autorizzare in questa prima fase il trattamento salariale in deroga ovvero forme di sostegno al reddito, analoghe al trattamento salariale di cassa integrazione guadagni, con relativa contribuzione figurativa a favore dei lavoratori subordinati del settore privato tuttora impossibilitati a prestare attività lavorativa a seguito degli eventi sismici, nei confronti dei quali non trovino applicazione le vigenti disposizioni in materia di interventi a sostegno del reddito, nonché a favore del personale dipendente da imprese del turismo e del commercio e delle imprese artigiane ed industriali che non hanno accesso agli ammortizzatori sociali ordinari o che li hanno esauriti;
ad adottare iniziative normative volte ad individuare forme di ammortizzatori sociali o sostegno al reddito anche a favore di lavoratori autonomi (piccole e medie ditte individuali e ditte familiari) e liberi professionisti, di collaboratori coordinati e continuativi, dei titolari di rapporti agenzia e di rappresentanza commerciale, dei lavoratori autonomi, ivi compresi i titolari di attività di impresa e professionali, iscritti a qualsiasi forma obbligatoria di previdenza e assistenza, che abbiano dovuto sospendere l'attività a causa degli eventi sismici;
ad adottare iniziative volte alla sospensione delle scadenze e dei termini INPS per gli adempimenti e versamenti dei contributi previdenziali ed assistenziali dovuti per lavoro dipendente privato subordinato o per altre tipologie di lavoro coordinate o alle dipendenze di datori di lavoro privati (esempio co.co.co., co.co.pro. laddove ancora in essere);
a prevedere iniziative in deroga alla disciplina dei criteri, requisiti e condizioni ordinari di accesso alla «NASPI» per i lavoratori stagionali dipendenti da imprese del turismo, agrituristiche e agricole, nonché per i lavoratori agricoli stagionali, interessati dal sisma;
ad assumere iniziative volte a prevedere altre forme di sostegno ai lavoratori dipendenti delle imprese in temporanea difficoltà in esito agli eventi sismici quali forme di garanzia su anticipazione da parte di banche del trattamento di integrazione salariale, su anticipazione retribuzione nel caso di ritardo superiore a tre mesi, e a fronte della sospensione delle rate di mutuo immobiliare in caso di perdita del posto di lavoro;
ad assumere iniziative per prevedere a disporre per gli aventi titolo, l'anticipazione del 70 per cento dei pagamenti a valere sulla politica agricola comune;
a promuovere misure per la sospensione temporanea dei pagamenti dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l'assicurazione INAIL (aziende, lavoratori autonomi e dipendenti);
a costituire uffici speciali per la ricostruzione, gestiti direttamente dalla struttura commissariale in collaborazione con i comuni, senza disperdere la filiera della ricostruzione con le imprese anche locali facendo sì che garantiscano, altresì, i servizi di uno sportello unico per il cittadino, che segua l'intera fase della ricostruzione, a tale scopo assumendo iniziative per uniformare la normativa per la ricostruzione in tutti i comuni colpiti dal sisma, anche se ricadenti in Regioni diverse;
a promuovere strumenti di partecipazione e di coinvolgimento dei cittadini per una ricostruzione condivisa, prevedendo all'interno degli uffici speciali per la ricostruzione un tavolo di concertazione con i cittadini, parti sociali e ordini tecnici, coordinato da un Osservatorio nazionale;
ad incentivare e promuovere le reti di economia solidale, quali i gruppi di acquisto solidale, al fine di rilanciare le produzioni agricole locali;
ad assicurare che le aziende che intendano partecipare ai lavori di ricostruzione, anche su immobili di proprietà privata, siano inserite nella « white list», verificando la regolarità attraverso le prefetture;
a garantire che le informazioni sulla ricostruzione siano digitalizzate e inserite in apposita banca dati accessibile al cittadino, nonché ai tecnici e professionisti impegnati negli interventi di ricostruzione;
ad eseguire il controllo sul rispetto delle norme per la sicurezza degli edifici sul 100 per cento degli interventi di ricostruzione escludendo verifiche a campione;
a predisporre per i territori dei comuni interessati dal sisma, misure di agevolazione fiscale, in applicazione del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), articolo 107, paragrafo 2, lettera b), e coerentemente al regolamento (CE) n. 2204/2002 della Commissione, del 5 dicembre 2002, relativo all'applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato CE agli aiuti di Stato a favore dell'occupazione, incaricando il CIPE ed il Ministro dello sviluppo economico, affinché assumano le iniziative necessarie all'individuazione ed alla perimetrazione di zone franche urbane, ai sensi dell'articolo 1, commi da 340 a 343, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e successive modificazioni sulla base di parametri fisici e socioeconomici rappresentativi degli effetti provocati dagli eventi calamitosi sul tessuto economico e produttivo;
ad assumere iniziative per istituire un fondo di compensazione per i mancati introiti da imposizione fiscale (IMU, TASI e TARES) per tutti i comuni del cratere;
ad assumere iniziative per prorogare, per i comuni del cratere, fino al 1o gennaio 2017 il termine di entrata in vigore dell'obbligo di gestione associata obbligatoria delle funzioni comunali previsto per tutti i comuni con meno di 5.000 abitanti o 3.000 se appartenenti a comunità montane;
ad assumere iniziative per prevedere una rimodulazione dei mutui contratti dai comuni con Cassa depositi e prestiti s.p.a., che garantisca un periodo di ammortamento delle rate sospese nel 2013 e 2014 più lungo rispetto a quanto è stato previsto con l'articolo 1, comma 356, della legge 27 dicembre 2013, n. 147;
ad assumere iniziative per garantire ai comuni un contributo straordinario, sulla base dei maggiori costi sostenuti o delle minori entrate conseguite derivanti dalla situazione emergenziale, per assicurare la continuità dei servizi primari garantiti dalle multiservizi del cratere;
a verificare, di concerto con la regione Marche, Lazio, Umbria e Abruzzo, entro quindici giorni dall'approvazione del presente atto, la sussistenza di finanziamenti statali, regionali e comunitari che possano essere utilizzati nell'immediato per procedere ai lavori strutturali necessari al ripristino degli immobili pubblici e privati danneggiati e al sostegno delle famiglie e aziende che hanno subito danni a causa degli eventi sismici;
a verificare in primis, in ordine ai fondi comunitari, se si sia proceduto a presentare domanda per l'accesso finanziamenti del fondo di solidarietà dell'Unione europea per le grandi calamità, e, in caso affermativo, ad informare le competenti Commissioni parlamentari se essa sia stata accolta e di quale sia l'entità dei finanziamenti ai quali si è avuto accesso;
a valutare, in virtù della necessità e dell'emergenza, l'ulteriore opportunità di individuare risorse su fondi strutturali, e di investimento europei relativi alla programmazione 2014-2020;
ad assumere, nel caso di fondi ancora insufficienti, a seguito della verifica effettuata, iniziative normative che prevedano la possibilità di reperire fondi adeguati, in relazione in primo luogo ai danni derivanti dagli eventi sismici richiamati in premessa, anche attraverso l'aumento della tassazione sui giochi d'azzardo e attraverso la riduzione ulteriore delle indennità di parlamentari, sindaci, presidenti di regione, consiglieri comunali e regionali;
ad assumere tutte le iniziative volte ad ottenere finanziamenti finalizzati alla realizzazione di un piano per il recupero, la conservazione, la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico, artistico e culturale danneggiato dagli eventi richiamati in premessa, nonché da altre calamità naturali;
ad assumere iniziative per vincolare il maggior gettito fiscale derivante delle accise sui carburanti per affrontare l'emergenza terremoto alla messa in sicurezza strutturale degli edifici a partire da quella sismica del patrimonio edilizio esistente;
a definire un programma di prevenzione ambientale di medio e lungo termine, attraverso una normativa specifica nazionale di messa in sicurezza del territorio e ad assumere iniziative per predisporre un testo unico delle emergenze che definisca con chiarezza, procedure, tempistiche e risorse in caso di eventi calamitosi e includa, tra l'altro: il superamento delle criticità del coordinamento fra forze civili e militari, l'organizzazione di presidi territoriali su aree a maggiore rischio, l'attivazione immediata di centri emergenza «dormienti», le strutture da coinvolgere per l'assistenza dei feriti e per l'accoglienza dei senza tetto e degli sfollati, anche introducendo una specifica regolamentazione dei processi di solidarietà (raccolta sangue, generi alimentari e altre donazioni), la garanzia dei servizi essenziali alla comunità nel post-evento, sgravi fiscali, assicurando il rispetto della legalità attraverso iniziative normative volte alla immediata attivazione di uffici speciali territoriali dell'ANAC e alla definizione di articolazioni specializzate delle procure e di sezioni specializzate della magistratura giudicante ordinaria e contabile;
a migliorare il coordinamento dei vari enti ed organismi che hanno competenza in materia di rischio sismico, anche mediante una coerente, razionale ed efficiente redistribuzione delle competenze e attraverso semplificazioni delle procedure burocratiche ed amministrative che riguardano la gestione delle emergenze e la pianificazione e realizzazione delle opere di prevenzione e mitigazione;
a prevedere il divieto di realizzare nuove opere come stoccaggi, estrazione di idrocarburi, reiniezione di fluidi che influenzano le dinamiche del sottosuolo ed il rischio sismico (fenomeno della sismicità indotta) in presenza di faglie sismogenetiche attive;
ad assumere iniziative per istituire la settimana della sicurezza e della prevenzione sismica attraverso esercitazioni e simulazioni periodiche anti-sisma che coinvolgano la popolazione così da verificare l'effettiva conoscenza e applicazione dei piani comunali di emergenza, con particolare attenzione alle esercitazioni svolte in scuole di ogni ordine e grado con conseguente monitoraggio delle aree in cui tali esercitazione e simulazioni si siano svolte o debbano essere ancora svolte;
ad avviare su scala nazionale la campagna «La prevenzione è tua amica» utilizzando lo strumento della «Pubblicità Progresso» attraverso le reti TV, radio e siti web, per diffondere le norme di comportamento da tenersi prima, durante e dopo un terremoto e suggerire le verifiche periodiche sulla sicurezza sismica ed impiantistica degli spazi in cui si vive e lavora, e valutare la possibilità di fornire le necessarie informazioni sulle predette norme di comportamento attraverso opportune forme di comunicazione istituzionale o delle aziende di fornitura dei servizi;
ad avviare, per quanto di competenza e anche attraverso un'interlocuzione con le regioni e con la protezione civile nazionale, un monitoraggio sui piani comunali di emergenza esistenti per verificare che siano correttamente e periodicamente aggiornati, e se siano adeguati all'organizzazione e gestione delle comunità territoriali colpite da eventi calamitosi, anche attraverso iniziative normative volte ad individuare un organo, a livello nazionale, cui sia affidato il compito di valutare i piani di emergenza elaborati a livello territoriale; inoltre, ad assumere iniziative volte a attivare i poteri sostitutivi nei confronti degli enti locali ancora inadempienti in modo da garantire che ogni singolo comune sia dotato di uno strumento efficace per affrontare eventuali situazioni di emergenza, anche in coordinamento con i territori confinanti, e che il contenuto di tali piani sia adeguatamente conosciuto dalla cittadinanza;
ad assumere ogni iniziativa utile al fine di destinare risorse aggiuntive per la formazione e l'informatizzazione degli uffici tecnici comunali e regionali anche per acquisire specifiche competenze e professionalità in ambito emergenziale;
ad assumere iniziative per procedere ad una revisione dei vigenti strumenti normativi e fiscali per la realizzazione degli interventi di adeguamento e miglioramento antisismico delle costruzioni;
a tenere costantemente informate le commissioni parlamentari competenti in materia al fine di un'ampia condivisione delle scelte per quanto riguarda l'individuazione delle linee guida per gli interventi, il reperimento dei fondi necessari e l'attivazione dei meccanismi per destinare le risorse disponibili prioritariamente verso i progetti di adeguamento e miglioramento sismico;
ad assumere iniziative per completare, anche prevedendo il commissariamento dell'amministrazione locale di riferimento, entro il 31 dicembre 2020, la verifica sismica delle opere infrastrutturali e degli edifici strategici e rilevanti prevista dal Opcm 3274/2003, e a pubblicare nei siti istituzionali del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e dell'Ambiente, della tutela del territorio e del mare, oltre che nei siti istituzionali dei comuni e delle regioni classificati almeno a rischio 1 e 2, l'elenco di tutti gli edifici verificati e da verificare, il livello di sicurezza nei vari ambiti, il quadro delle somme da erogare o erogate, nonché l'elenco delle opere realizzate e di quelle in corso d'opera e tutti gli ulteriori adempimenti previsti nella citata ordinanza, prevedendo che all'esito della verifica, e comunque, entro il 31 dicembre 2020, all'ingresso di ogni edificio oggetto della citata ordinanza, sia installato in maniera facilmente visibile dai cittadini, un cartello con l'indicazione del tipo di verifica di sicurezza effettuata sull'edificio;
ad assumere iniziative per prevedere che tali adempimenti siano estesi alle strutture ricettive aventi più di 30 posti letto nonché agli edifici prospicienti le vie di fuga e alle aree di raccolta individuate dai vari piani di sicurezza comunali, accompagnando ogni misura prevista nel presente impegno con un regime sanzionatorio per le amministrazioni inadempienti, anche attraverso la riduzione dei trasferimenti statali ed una sanzione pecuniaria per i privati commisurata alla durata e alla gravità dell'inadempimento i cui proventi siano versati nel «fondo di rotazione per la verifica di sicurezza»;
ad assumere iniziative finalizzate ad autorizzare l'utilizzo degli avanzi di gestione degli enti locali e ad escludere dai vincoli del pareggio di bilancio le spese relative agli interventi di ristrutturazione edilizia, definiti ai sensi dell'articolo 3, comma 1, lettera d), del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, e successive modificazioni, di edifici pubblici con criteri antisismici, nonché gli interventi strutturali di adeguamento e di miglioramento sismici di edifici pubblici, in cui la riduzione della vulnerabilità sismica sia opportunamente attestata in fase di progettazione e verificata in fase di collaudo dalla perizia di un professionista idoneo, o di personale tecnico interno specializzato;
a valutare la possibilità di introdurre agevolazioni fiscali, anche al 100 per cento in 10 anni, per le spese sostenute per la verifica periodica da effettuarsi obbligatoriamente ogni 10 anni, della «valutazione di sicurezza» di tutti gli edifici pubblici e privati a partire dalle aree classificate a rischio 1, 2 e 3 e conseguentemente ad assumere iniziative per costituire entro il 31 dicembre 2016 un «fondo di rotazione per la verifica di sicurezza» a cui possono accedere le amministrazioni o i cittadini che dimostrino di non potere provvedere entro il 31 dicembre 2016 alla redazione di tale verifica e prevedere l'apposizione su ogni edificio di un cartello recante l'esito della verifica;
ad assumere iniziative per prevedere la stabilizzazione dell’«ecobonus» anche per gli interventi di adeguamento sismico degli edifici in misura non inferiore al 75 per cento;
a garantire, nelle more della revisione della normativa di cui ai punti precedenti, l'immediata emanazione delle circolari e dei decreti attuativi, senza i quali non è possibile attualmente avvalersi delle agevolazioni;
ad assumere iniziative per prevedere altre forme di indennizzo del « bonus» fiscale sopra citato per coloro che non hanno capienza fiscale;
ad assumere iniziative per prevedere l'obbligo di adeguamento sismico di tutti gli edifici pubblici, partendo dalle zone a più alto rischio, zona 1 e zona 2, entro il mese di dicembre 2022;
ad assumere iniziative per definire le modalità in cui gli uffici della pubblica amministrazione per tutte le nuove costruzioni istituiscano un database comune agli uffici preposti al controllo del territorio affinché si possano facilmente digitalizzare, tutte le dotazioni e manutenzioni anche certificate degli immobili di nuova costruzione, compresa la manutenzione dell'edificio e della sua impiantistica, che riporti tutti gli interventi manutentivi, ordinari e straordinari, effettuati, nonché l'esatta localizzazione degli elaborati progettuali accessibili ai proprietari, compreso il certificato di agibilità del fabbricato, prevedendo che tali informazioni siano aggiornate ogni 10 anni e che le stesse siano consultabili e integrabili al piano di sicurezza comunale;
a verificare lo stato di utilizzo delle risorse stanziate dalla legge n. 190 del 2014 (stabilità 2015) e dalla legge n. 208 del 2015 (stabilità 2016) per il recupero delle aree degradate, valutando l'opportunità, sentita la Conferenza unificata di cui al decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e i comuni interessati dagli eventi sismici, di utilizzare tali somme per le verifiche di sicurezza sugli edifici agibili dei comuni medesimi;
a predisporre un piano di edilizia scolastica, prioritariamente riferito ai territori classificati ad alto e medio rischio sismico (zone 1 e 2), al fine di adeguare gli edifici di ogni ordine e grado secondo la normativa tecnica antisismica, assicurando, nel contempo, che gli alunni e gli studenti frequentino strutture adeguate;
a completare, quanto prima, la ricostruzione delle strutture di ricovero per gli animali da allevamento in prossimità dei siti produttivi e consentire la fruibilità di strutture mobili per la mungitura e la macellazione nonché la fornitura e il trasporto di foraggio anche in collaborazione con le associazioni di categoria;
ad escludere gli eventuali contributi ottenuti dalle imprese a titolo di risarcimento dal computo del massimale previsto dalla regola del de minimis;
a valutare la possibilità di estendere le agevolazioni destinate alle aziende e imprese delle aree colpite dal sisma a quelle situate nelle zone limitrofe e che abbiano comunque subito un danno alla propria attività economica, individuando a tal fine forme e modalità di intervento.
(1-01358) «Terzoni, Massimiliano Bernini, Mannino, Ferraresi, Crippa, Ciprini, Agostinelli, Alberti, De Rosa, Vacca, Luigi Di Maio, Zolezzi, Castelli, Sibilia, Villarosa, Busto, Daga, Micillo, Cecconi, Colletti, Gallinella, Lombardi, Frusone, Baroni, Di Battista, Ruocco, Vignaroli, Del Grosso».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).
La Camera,
premesso che:
il 24 agosto 2016, alle ore 3,36, una fortissima scossa di terremoto di magnitudo 6.0 della scala Richter, la prima di una lunga serie di scosse, ha colpito drammaticamente un vasto territorio dell'Appennino centrale al confine tra le regioni Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo. Il sisma ha provocato la morte di 297 persone e circa 400 feriti, oltre a danni ingentissimi al patrimonio edilizio pubblico e privato e alle infrastrutture;
a circa un mese dal sisma la situazione resta difficilissima. Al 22 settembre 2016, le persone assistite nei campi e nelle strutture allestite allo scopo o presso gli alberghi erano complessivamente 3.027;
dai dati forniti dalla Protezione civile, al 22 settembre le verifiche – ancora chiaramente parziali – sugli edifici privati indicavano in 3.835 gli edifici dichiarati agibili (circa il 47 per cento mentre erano 457 quelli che, pur non danneggiati, risultavano inagibili per rischio esterno. Gli immobili non agibili erano 2.715 (il 33 per cento mentre 1.178 erano quelli temporaneamente o parzialmente agibili;
con delibera del Consiglio dei ministri del 25 agosto 2016, si è provveduto a dichiarare lo stato di emergenza per i territori colpiti dagli eventi sismici, e a stanziare fino a 50 milioni di euro a valere sul Fondo per le emergenze nazionali, per finanziare i primi e più urgenti interventi;
successivamente sono state emanate sei ordinanze del dipartimento della protezione civile, e un decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, per la sospensione dei termini dei versamenti e degli adempimenti tributari per i soggetti residenti nei comuni coinvolti, e riportati in un elenco allegato al medesimo decreto. Si segnala peraltro la necessità che detto elenco, attualmente composto da 17 comuni, venga aggiornato e integrato da altri comuni colpiti dal sisma ma non compresi nel citato allegato;
superata la prima fase di emergenza post-terremoto, e di assistenza e soccorso alle popolazioni colpite, le regioni e i comuni interessati dal sisma si trovano ora ad affrontare la delicatissima e lunga fase della ricostruzione;
per garantire la celerità e la correttezza dell'opera di ricostruzione dei territori colpiti, il Governo deve dare fin da subito certezze sul piano normativo, sia per quanto riguarda le modalità e i tempi degli interventi, sia per quanto riguarda l'ineludibile garanzia delle risorse che saranno messe a disposizione nei prossimi anni;
è altresì indispensabile scongiurare il rischio grave di una ricostruzione poco trasparente, e gestita dal Governo in modo autonomo ed eccessivamente centralizzata, laddove è necessario garantire la costante e piena partecipazione e il consenso degli enti territoriali e delle comunità locali nelle scelte della ricostruzione e dell'eventuale trasformazione urbana;
si ricorda che riguardo al terremoto in Abruzzo del 2009, alle modalità con le quali si è gestita la ricostruzione e i relativi appalti, e alla trasparenza nell'utilizzo delle risorse, si è provveduto in tutta la prima fase, con l'affidamento esclusivo a un'istituzione monocratica, quale era l'allora commissario delegato Bertolaso, delle funzioni di gestione dell'emergenza attraverso lo strumento principale delle ordinanze (in deroga) molto ben al di là della fase del primo soccorso. Lo «stato di emergenza» troppo spesso è servito a pretesto per accelerare lavori e affidare appalti con trattative private, e soprattutto senza alcun controllo. Tutto questo è da scongiurare;
circa le modalità della ricostruzione, è indispensabile favorire la ricostruzione del volume perduto nelle condizioni originare per sedime, tipologia e uso dei materiali, e comunque in coerenza con l'architettura tradizionale, salvaguardando certamente gli edifici di pregio storico, artistico, ambientale, ma anche i complessi e i singoli edifici e manufatti, non solo di antica formazione, anche se non di particolare pregio architettonico, ma comunque rappresentativi della storia e della cultura delle comunità agricole;
peraltro il «cantiere» della faticosa ricostruzione dovrà privilegiare imprese e manodopera locale. Infatti, pur garantendo l'assoluto rispetto della trasparenza e della concorrenza, andranno individuate specifiche misure a sostegno dell'imprenditorialità e dell'occupazione, con incentivi e fiscalità di vantaggio e coinvolgendo il più possibile nella ricostruzione del territorio le imprese dei territori colpiti;
i frequenti eventi calamitosi che colpiscono il nostro Paese mettono in luce drammaticamente l'estrema fragilità del nostro territorio e la necessità di una sua ormai improcrastinabile messa in sicurezza complessiva, investendo in prevenzione e garantendo l'incolumità dei cittadini;
quello che serve è garantire l'incolumità dei cittadini investendo in prevenzione tramite l'avvio di un serio programma pluriennale di investimenti finalizzati alla messa in sicurezza del territorio attraverso l'adeguamento antisismico e il miglioramento strutturale del patrimonio immobiliare pubblico e privato, nonché il finanziamento di interventi per la difesa del suolo e il contrasto al dissesto idrogeologico;
bisogna prendere atto che l'Italia è uno dei Paesi a più elevato rischio sismico sia in Europa che a livello mondiale, e questo dipende, oltre che dalla frequenza e intensità dei terremoti che periodicamente lo interessano, soprattutto dall'elevata vulnerabilità del patrimonio edilizio. Nonostante questo, manca del tutto quella cultura della prevenzione, che consentirebbe di limitare gli effetti spesso drammatici di eventi naturali che mostrano l'estrema fragilità e vulnerabilità del nostro territorio e del nostro patrimonio edilizio;
il Piano nazionale prevenzione sismica, previsto dal decreto-legge n. 39 del 2009 post sisma in Abruzzo, doveva rappresentare un intervento organico per la messa insicurezza sismica, oltreché per i piani di «microzonazione sismica», affidando alla Protezione civile la fissazione delle regole e la ripartizione dei fondi alle regioni, e alle regioni e comuni l'attuazione. Si è in ritardo sulla mappatura delle micro zone sismiche che prevedono tre livelli di approfondimenti, ma in molti posti non si è arrivati nemmeno alla formalizzazione di uno studio di primo livello che identifichi le aree dove è possibile prevedere un comportamento omogeneo rispetto ai sisma;
dal 2009 ad oggi le risorse destinate al finanziamento di interventi per la suddetta prevenzione del rischio sismico su tutto il territorio nazionale sono state complessivamente pari a 965 milioni di euro. A distanza di tre anni dalla ripartizione dei fondi statali alle regioni sono stati completati solamente un terzo degli interventi per la messa in sicurezza sismica degli edifici pubblici, e per la metà i lavori non sono ancora partiti;
la stessa Protezione civile, nel suo sito, sottolinea come la citata cifra di 965 milioni di euro è inferiore all'1 per cento del fabbisogno necessario per il completamento sismico dell'edilizia pubblica e privata e delle infrastrutture;
riguardo al patrimonio italiano immobiliare privato e pubblico, infatti, la maggior parte di esso non è adeguato a reggere un terremoto. La messa in sicurezza degli edifici pubblici costerebbe 40 miliardi di euro. Una cifra che salirebbe a ben oltre 90 miliardi di euro se si considerano anche gli edifici privati. Nel frattempo comunque, dal 1968, anno del terremoto del Belice, i terremoti sono costati circa 150 miliardi di euro e oltre 5 mila morti;
solamente nel triennio 2010-2012 sono stati spesi più di 3 miliardi e mezzo di euro all'anno per i terremoti;
secondo la classificazione sismica della protezione civile, si stima che le aree ad elevato rischio sismico (zona sismica 1 e 2) sono circa il 44 per cento del territorio nazionale e interessano il 36 per cento dei comuni. In queste zone risiedono oltre 22 milioni di persone;
oltre il 56 per cento degli edifici residenziali ubicati nelle zone sismiche 1 e 2 è stato realizzato prima del 1970. È quindi un patrimonio che non prevede l'utilizzo di tecniche costruttive antisismiche;
si ricorda che i comuni sono suddivisi in 4 classi di rischio che variano da zone di tipo 1, zone più pericolose dove possono verificarsi forti terremoti, a zone di tipo 4, zone meno pericolose. Le zone sismiche sono suddivise in sottozone, a seconda del livello di pericolosità sismica. A ciascuna zona, inoltre, viene attribuito un valore dell'azione sismica utile per la progettazione;
il Presidente del Consiglio, nei giorni successivi al terremoto di agosto 2016, ha avviato una consultazione con i soggetti interessati (parti sociali, soggetti istituzionali e non, e altri) per avere dei contributi utili alla stesura di quella che il Premier ha immediatamente battezzato come «Casa Italia», ossia un programma pluriennale che dovrebbe, nelle intenzioni del Governo, mettere in sicurezza il territorio nazionale. Ma non c’è stato ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo alcun impegno concreto riguardo alle risorse finanziarie da mettere a disposizione per l'attuazione di questo programma;
le risorse finanziarie da mettere in campo nei prossimi anni per la messa in sicurezza del nostro Paese, seppur ingentissime, sono comunque complessivamente inferiori a quelle occorrenti a ricostruire di volta in volta le aree colpite da calamità naturali. Il vero pesantissimo costo è rappresentato dai danni – in termini di perdita di vite umane ed economici – legati alla mancata prevenzione. Rincorrere le emergenze è troppo spesso molto più redditizio che non investire in prevenzione;
l'evidente elevato onere per la finanza pubblica, può essere affrontato prevedendo una graduale attuazione delle misure, e comunque è evidente che vi debba essere una effettiva volontà politica da parte del Governo. Sotto questo aspetto, giova ricordare che questo Esecutivo, nel recente passato, ha «trovato» circa 4 miliardi di euro per l'esenzione dell'IMU per l'abitazione principale, e circa 10 miliardi per i noti «80 euro» in busta paga;
peraltro, una parte di risorse sono rinvenibili fin da subito dal cosiddetto Fondo Boschi. Si ricorda che l'articolo 1, comma 200, della legge n. 190 del 2014 ha appunto istituito un Fondo per far fronte ad esigenze indifferibili, che attualmente dispone di 518,5 milioni di euro per il 2016, 985,53 milioni di euro per il 2017 e 519 milioni di euro per il 2018. Va però considerato che con il disegno di legge recante «Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2016» (C. 3974), presentato l'11 luglio 2016, si prevede addirittura all'articolo 4, comma 2, che, per far fronte ad esigenze indifferibili che si manifestano nel corso della gestione, la dotazione del «Fondo Boschi», sia incrementata di 955.069,060 euro per l'anno 2016, con la conseguenza che per il solo anno 2016 la disponibilità del predetto fondo potrebbe arrivare a quasi miliardo e mezzo di euro,
impegna il Governo:
ad assumere iniziative per stanziare, già dalla prossima sessione di bilancio e per i prossimi anni, risorse adeguate ad avviare e garantire la ricostruzione, da quantificare in accordo con gli enti territoriali interessati dagli eventi sismici del 24 agosto 2016;
a dare fin da subito le necessarie certezze sul piano normativo, sia per quanto riguarda la trasparenza, le modalità e i tempi degli interventi, sia che per quanto riguarda la certezza e la congruità nel tempo delle risorse da mettere a disposizione per la difficile ricostruzione dei comuni colpiti;
a garantire la costante e piena partecipazione e il consenso degli enti territoriali e delle comunità locali nelle scelte della ricostruzione e dell'eventuale trasformazione urbana;
ad effettuare una dettagliata mappatura dei territori colpiti dal sisma, al fine di aggiornare e integrare l'elenco dei comuni del cratere come individuati dall'elenco allegato al decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 1o settembre 2016;
a favorire la ricostruzione del volume perduto nelle condizioni originarie per sedime, tipologia e uso dei materiali, in coerenza con l'architettura tradizionale e nel rispetto della storia, dell'identità e della cultura delle comunità residenti;
ad assumere iniziative per prevedere che il pagamento degli adempimenti tributari e non tributari dopo la sospensione dei termini sia effettuato in forma rateale, senza applicazione di sanzioni e interessi;
conseguentemente a promuovere, con protocollo d'intesa con l'Associazione bancaria italiana (ABI), la possibilità di accedere a finanziamenti agevolati assistiti dalla garanzia dello Stato per il pagamento dei tributi, dei contributi e dei premi da effettuare dopo la sospensione dei termini;
ad assumere iniziative per esentare i cittadini colpiti dal sisma almeno dal pagamento di ticket sanitari, residenze socio assistenziali e asili nido;
ad assumere iniziative per prevedere, in raccordo con la regione e gli enti locali interessati, e d'intesa con le associazioni di categoria, la concessione di contributi statali per la riparazione, il ripristino o la ricostruzione degli immobili di edilizia abitativa e ad uso produttivo agricolo e commerciale dei comuni interessati dal terremoto, al fine di coprire integralmente le spese riconosciute occorrenti per la riparazione, il ripristino e la ricostruzione dei suddetti immobili;
a garantire le risorse necessarie per finanziare gli ammortizzatori sociali, con riguardo alle aziende e alle attività produttive interessate dagli eventi sismici di cui in premessa;
a privilegiare, nell'opera di ricostruzione, imprese e manodopera locale, individuando, pur nel pieno rispetto della trasparenza e della concorrenza, specifiche misure a sostegno dell'imprenditorialità e dell'occupazione, con incentivi e fiscalità di vantaggio e coinvolgendo il più possibile nella ricostruzione del territorio le imprese e i lavoratori dei territori colpiti;
a destinare immediatamente almeno un terzo delle disponibilità del fondo per le esigenze indifferibili di cui all'articolo 1, comma 200, della legge n. 190 del 2014, per finanziare gli interventi conseguenti agli eventi sismici;
a presentare quanto prima la necessaria norma di legge volta a consentire l'esclusione dal patto di stabilità interno delle spese sostenute, a valere su risorse proprie o su donazioni di terzi, dai comuni interessati dalla deliberazione dello stato di emergenza;
ad avviare come promesso dallo stesso Governo, e già dalla prossima sessione di bilancio, un programma pluriennale complessivo di interventi e di investimenti certi, finalizzati alla messa in sicurezza del nostro Paese attraverso un serio piano di adeguamento e miglioramento antisismico dell'edilizia pubblica e privata con priorità per le zone a rischio sismico 1 e 2, e di contrasto al dissesto idrogeologico che interessa gran parte del territorio nazionale;
ad assumere iniziative per prevedere l'esclusione delle suddette risorse dal saldo finanziario rilevante ai fini della verifica del rispetto del patto di stabilità interno;
a negoziare con l'Unione europea la sospensione del patto di stabilità per le opere di ricostruzione ed un significativo allentamento per le opere di prevenzione;
ad assumere iniziative per prorogare e mettere a regime la detrazione fiscale del 65 per cento le spese riguardanti interventi di adeguamento antisismico, nonché il limite di 96 mila euro (in luogo dei 48 mila euro previsti dalla normativa) relativo all'importo massimo di spesa ammessa al beneficio;
ad assumere iniziative per garantire la detraibilità del 65 per cento delle spese per l'adeguamento antisismico, anche per i condomini e edifici «aggregati» nei centri storici;
ad adottare iniziative per reintrodurre la possibilità per le persone più grandi d'età, di poter ripartire la detrazione fiscale del 65 per cento anche in tre o cinque rate, e non solo in dieci rate come prevede la normativa vigente;
ad assumere iniziative per prevedere un'estensione delle agevolazioni fiscali anche per gli immobili ubicati nelle zone 1 e 2 che non sono adibiti ad abitazione principale;
ad assumere iniziative per prevedere delle agevolazioni fiscali mirate anche per quegli interventi, che seppure non di vero e proprio «adeguamento» antisismico, sono comunque finalizzati ad un miglioramento strutturale volto a garantire comunque una sensibile maggiore stabilità dell'immobile;
ad assumere iniziative per prevedere l'istituzione obbligatoria del fascicolo del fabbricato, quale strumento essenziale per conoscere lo stato di un immobile dal punto di vista delle caratteristiche statiche e di sicurezza.
(1-01359) «Zaratti, Ricciatti, Melilla, Fassina, Gregori, Pellegrino, Airaudo, Franco Bordo, Costantino, D'Attorre, Duranti, Daniele Farina, Fava, Ferrara, Folino, Fratoianni, Carlo Galli, Giancarlo Giordano, Kronbichler, Marcon, Martelli, Nicchi, Paglia, Palazzotto, Pannarale, Piras, Placido, Quaranta, Sannicandro, Scotto».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).
La Camera,
premesso che:
un terremoto di magnitudo 6.0, il 24 agosto 2016, alle ore 3,36 del mattino, ha colpito una vasta area dell'Appennino centrale al confine tra le regioni Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo con epicentro localizzato nel comune di Accumoli e con un'ampia area epicentrale nei comuni di Amatrice, Arquata del Tronto, Montegallo, Norcia e numerosi altri delle quattro Regioni; il sisma, seguito da altre forti scosse e da oltre 6.000 repliche circa registrate alla data dell'8 settembre, ha causato ad oggi la perdita di 297 vite umane, 390 feriti, ha distrutto i centri storici dei comuni di Amatrice e Accumoli, in Provincia di Rieti, di Arquata del Tronto e Montegallo nella regione Marche; ha provocato ingenti danni in particolare nelle province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata, nell'alta Valle del Nera, in quella del Velino e nella zona di Norcia in provincia di Perugia e lesioni a numerosi edifici pubblici e privati dell'ampio territorio appenninico di confine fra Lazio, Abruzzo, Marche e Umbria; conseguenze significative sono state registrate anche in diversi Comuni della provincia de L'Aquila e di Teramo; gli assistiti dal sistema di protezione civile, che all'inizio del mese di settembre erano 4.548, sono alla data del 25 settembre 2.468;
sono ingenti i danni anche alle infrastrutture di collegamento, in particolare alla viabilità secondaria, e a tutte quelle destinate a erogare servizi pubblici essenziali;
l'entità dei danni, anche se non ancora integralmente stimata, varia in relazione alla natura geologica del territorio colpito, al forte degrado o alla vulnerabilità di edifici;
il sistema della protezione civile – funzionari, civili, volontari, la CRI, le protezioni civili regionali, come ha sottolineato lo stesso Ministro DelRio in audizione, ha dato «prova di eccezionale efficienza»; alla protezione civile, e a tutti i volontari che si sono prodigati nei soccorsi, che sono tuttora impegnati in aiuto e sostegno delle popolazioni, che hanno consentito l'avvio dell'anno scolastico nel rispetto del calendario – il gruppo parlamentare PD esprime riconoscenza e gratitudine;
con delibera del Consiglio dei ministri del 25 agosto 2016 è stato dichiarato lo stato d'emergenza per i territori colpiti, per i successivi 180 giorni, e sono stati stanziati 50 milioni di euro per i primi interventi, a valere sul Fondo per le emergenze nazionali di cui all'articolo 5, comma 5-quinquies, della legge 24 febbraio 1992, n. 225;
con decreto 1o settembre 2016 sono stati sospesi i termini dei versamenti e degli adempimenti tributari che scadono nel periodo compreso tra il 24 agosto ed il 16 dicembre 2016 per i contribuenti con residenza o sede operativa nel territorio dei comuni, di cui all'elenco dell'allegato 1) al medesimo decreto e per i soggetti, diversi dalle persone fisiche, aventi sede legale o sede operativa nel territorio dei comuni medesimi; nel decreto, si prevede la possibilità di estendere ad altri comuni, con successivo provvedimento del Ministro dell'economia e delle finanze, sulla base delle comunicazioni del dipartimento della protezione civile, la sospensione dei termini dei versamenti e degli adempimenti tributari;
vaste zone del territorio nazionale sono ad elevato rischio sismico;
la protezione civile che già nel marzo del 2003 aveva classificato i comuni italiani secondo quattro classi di pericolosità sismica in base all'intensità, alla localizzazione e alla frequenza dei fenomeni sismici nel passato ha stimato che le aree ad elevato rischio sismico (zona sismica 1 e 2) sono circa il 44 per cento del territorio nazionale (133 mila chilometri quadrati) e interessano 2097 comuni, il 36 per cento del totale; in queste zone vivono stabilmente 22,2 milioni di persone; dei 6 milioni di edifici localizzati in queste aree, quasi 1 milione sono ad uso produttivo; la percentuale più consistente di edifici esposti a elevato rischio sismico è, in prevalenza, residenziale; si tratta di strutture molto vulnerabili: oltre il 56 per cento degli edifici residenziali nelle zone sismiche 1 e 2, è stato edificato prima del 1970, quando non era diffuso l'impiego di tecniche e materiali antisismici;
tra il 2010 e il 2012 sono stati spesi più di 3 miliardi e mezzo di euro all'anno per riparare i danni dei terremoti: dal dopoguerra la spesa ha raggiunto i 180 miliardi di euro;
in soli venti anni, si stima che i più recenti terremoti di Umbria, Marche, Molise, Puglia, Abruzzo e Emilia-Romagna hanno danneggiato 5.738 beni culturali; il rischio sismico minaccia gran parte dei centri storici delle città e dei borghi antichi italiani; circa 14.000 beni culturali – secondo l'Ispra – sono esposti a rischio frane e 28.483 ad alluvioni;
sono più di trecento i beni culturali che risultano gravemente danneggiati a seguito del drammatico evento sismico ed è stato destinato, per la messa in sicurezza e il restauro l'intero incasso dei musei della prima domenica successiva al sisma;
il Governo ha annunciato la definizione di un piano a medio termine denominato «Casa Italia» per incentivare la prevenzione antisismica e un provvedimento con misure urgenti per risarcire i danni causati dal terremoto;
è essenziale definire priorità di intervento, in collaborazione e in pieno coordinamento con le regioni coinvolte;
nei comuni dell'area appenninica coinvolta in vario modo dal sisma l'economia locale si basa, in prevalenza, sui settori tradizionali dell'agricoltura, del turismo, del commercio e artigianato; gran parte delle attività produttive connesse e collegate a tali comparti hanno un mercato strettamente legato al territorio ed alla sua fruizione; per il 2016 si stima una sensibile caduta del Prodotto interno lordo pro-capite, con conseguenze rilevanti anche nel medio termine; anche i territori limitrofi all'area epicentrale stanno risentono e risentiranno economicamente dell'effetto domino innescatosi nell'immaginario collettivo, con partenze anticipate dai luoghi di soggiorno, disdette delle prenotazioni già acquisite, crollo stimato delle prenotazioni nel medio termine;
per evitare la desertificazione produttiva e il conseguente spopolamento di intere aree, occorre programmare, in una logica di sistema, una strategia mirata che preveda sul fronte del turismo l'attivazione di interventi integrati, anche di carattere strutturale e non solo emergenziale, per supportare le imprese in difficoltà, per creare e sviluppare nuove attività, per sostenere il trasferimento tecnologico, per valorizzare le produzioni di eccellenza e promuovere/supportare le potenzialità del sistema turistico locale, con particolare riferimento ai valori culturali e del paesaggio;
la ricostruzione del nucleo più colpito dal sisma deve essere inserita in una più ampia e forte strategia di sviluppo a breve/medio termine, che eviti l'abbandono dei territori colpiti e li renda nuovamente attrattivi, puntando sulla cultura, sull'ambiente, sulle attività turistiche – sia del comparto ricettivo sia dell'indotto;
è essenziale, in tale contesto, la ricostruzione quanto più rapida possibile degli edifici pubblici, delle abitazioni e delle sedi di attività produttive private, anche per favorire un rapido rientro nelle case, condizione necessaria per la tenuta della coesione sociale dei territori; fondamentali sono il sostegno e gli incentivi alla ricostruzione delle seconde case dei non residenti; esse hanno un ruolo essenziale – oggettivamente misurabile – con ricadute positive sul sistema turistico-ricettivo, commerciale, artigianale, immobiliare e per la tenuta del sistema economico nel suo complesso: una delle peculiarità dei borghi nelle aree interne è segnatamente quella di moltiplicare, nella stagione turistica o nei periodi di vacanza legati alle festività, i dimoranti rispetto ai residenti, proprio grazie anche alle «seconde case», che spesso, tra l'altro, costituiscono nuclei urbani consolidati che devono perciò essere adeguati dal punto di vista sismico unitamente alle abitazioni principali;
il turismo ambientale è una grande risorsa in tutte le sue declinazioni culturali (patrimonio culturale, itinerari e cammini) sportive, enogastronomiche, nonché nelle forme residenziali di tipo scientifico e culturale, attraverso iniziative di formazione e ricerca messe a punto anche con il sistema universitario regionale in relazione ai temi del paesaggio, del patrimonio culturale, della fragilità del territorio; esemplare, in tale contesto, è il caso dei Parchi nazionali, dei Monti Sibillini e del Gran Sasso e Monti della Laga,
impegna il Governo:
ad assumere iniziative per la tempestiva integrazione dei comuni del cratere ai fini dell'esenzione dai tributi e ad adottare tutte le azioni necessarie al superamento delle condizioni di emergenza ed al ritorno alle normali condizioni di vita nelle aree colpite;
ad assumere iniziative per prevedere opportuna gradualità nel rimborso dei tributi sospesi;
a concordare, con l'Associazione bancaria italiana, anche mediante protocollo d'intesa, la sospensione di tutti i mutui relativi ad immobili residenziali e ad attività produttive e la ridefinizione delle rate dopo la moratoria e l'allungamento del piano di ammortamento;
ad assumere iniziative per prevedere la sospensione dal pagamento dei tributi anche per tutti coloro che sono stati evacuati a seguito di ordinanza anche se non compresi nell'area del cratere inizialmente individuata e – previa verifica tecnica – per tutte le imprese che hanno subito danni alle strutture produttive, in modo tale da compromettere la continuità e la redditività aziendale;
ad assumere iniziative per sospendere, nei territori colpiti dal sisma, le procedure di Equitalia e/o di altre società di riscossione assimilabili, relative a contribuzioni previdenziali, assistenziali, e tutti i tributi erariali, regionali e locali;
a predisporre in tempi brevi strutture temporanee per le attività commerciali, artigiane ed agricole per assicurare continuità all'esercizio delle imprese in tali comuni;
a prevedere l'attivazione di finanziamenti – anche della Cassa depositi e prestiti – per il rilancio delle attività produttive, tenuto conto della presenza di micro-piccole imprese nei settori dell'agricoltura, della pastorizia, del turismo, del commercio e dell'artigianato;
a concedere pieno accesso al fondo centrale di garanzia per agevolare la concessione di finanziamenti commisurati ai danni emergenti per le imprese a seguito del sisma (danni a impianti, strutture, macchinari e attrezzature, danno alle merci deperibili, deperite o distrutte e non utilizzate, né più utilizzabili; danni connessi alla sospensione dell'attività produttiva, costi di riavvio dell'attività);
ad adottare iniziative per prevedere il risarcimento di danni alle imprese, agricole, artigiane, commerciali, turistiche, nella misura del 100 per cento dei costi sostenuti al netto di altri eventuali contributi o indennizzi pubblici o privati, qualora il bene abbia subito un danno non inferiore al 30 per cento del suo valore;
ad assicurare piena tutela dei lavoratori delle imprese dei comuni la cui economia è stata compromessa dal sisma, in particolare nei settori del commercio, del turismo, dell'agricoltura, dell'industria e dell'artigianato che non hanno accesso agli ammortizzatori sociali ordinari o che li hanno esauriti, rafforzando ed estendendo, con risorse adeguate, le misure bilaterali attive nei territori interessati, con ammortizzatori sociali in deroga, sia per i lavoratori dipendenti che per gli stessi titolari di impresa, per almeno 12-18 mesi;
a valutare l'opportunità di istituire una zona economica speciale o una zona franca nelle aree interessate dal sisma che hanno oggettive difficoltà di rilancio delle attività produttive;
ad accelerare la riparazione dei danni e l'adeguamento sismico o la ricostruzione ex novo delle opere pubbliche strategiche per le quali sia stata acclarata l'inadeguatezza strutturale, quali a titolo esemplificativo e non esaustivo scuole e municipi, residenze per anziani, stalle comunali destinate ad uso delle comunità, nonché ad assumere iniziative per prevedere deroghe al pareggio di bilancio per spese urgenti e interventi straordinari ed indifferibili, anche mediante utilizzo dell'avanzo di amministrazione, e con risorse certe, di immediata erogazione;
a dare priorità, nell'ambito dei piani per la realizzazione della rete per la banda larga, alle zone colpite dal sisma e a quelle classificate ad alta intensità sismica;
a potenziare le infrastrutture viarie e ferroviarie di collegamento nelle aree e nelle regioni colpite dal sisma, al fine di garantire l'accesso ad esse anche in condizioni di emergenza per calamità naturali;
ad assumere iniziative per consentire l'utilizzo dell'avanzo di amministrazione a tutti gli enti locali e territoriali coinvolti, prevedendo che tutte le spese riconducibili direttamente al sisma siano inserite in una contabilità speciale e non in quella ordinaria di ciascun comune, usufruendo della flessibilità negoziata in sede di Unione Europea;
a valutare l'opportunità di concedere la facoltà di assumere dipendenti nei limiti del turn-over per i comuni del cratere individuato in via definitiva e ad adottare iniziative a favore dei sindaci dei comuni coinvolti dal sisma che siano lavoratori dipendenti per poter usufruire di un periodo di aspettativa retribuita e, per gli altri, soluzioni che possano consentir loro di esercitare a tempo pieno le funzioni per il periodo emergenziale;
ad adottare iniziative per destinare – con priorità – le risorse dell'otto per mille alla ricostruzione;
a prevedere l'utilizzo dei segretari comunali a disposizione delle prefetture a supporto delle amministrazioni comunali colpite dal sisma, senza oneri per le medesime;
per i beni artistici e culturali, a dare priorità agli interventi nelle aree interessate dal sisma nell'accesso a provvidenze ordinarie già previste a legislazione vigente (Art bonus, Bellezza Italia, 6000 Campanili e altro);
a negoziare in sede internazionale, con le istituzioni competenti, il contributo e l'attivazione di fondi per l'adeguamento antisismico dei siti archeologici e monumentali e la tutela del patrimonio artistico;
ad accompagnare le iniziative regionali con un progetto nazionale di comunicazione sui principali mercati turistici internazionali che renda percepibile la bellezza di territori che sono il cuore dell’«Italia di mezzo», attraverso la programmazione di azioni ed eventi coordinati dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, sul modello di quanto già previsto per i «progetti di eccellenza»;
per gli impianti sportivi, a favorire l'accesso a contributi a fondo perduto e al credito agevolato per i comuni colpiti dal sisma e per quelli che erano, alla data del sisma, concessionari o gestori di impianti sportivi produttivi di reddito, l'esenzione dall'obbligo di alimentazione del fondo di solidarietà per i prossimi cinque anni;
ad assumere iniziative per rifinanziare il Fondo per le aree interne al fine di destinare nuove ulteriori risorse e quelle non impegnate – per interventi nelle aree – interessate dal sisma;
a dare seguito, con sollecitudine, all'annunciato impegno di predisporre un piano a medio termine, denominato «Casa Italia» per incentivare la prevenzione antisismica e adottare un'iniziativa normativa con misure urgenti per risarcire i danni causati dal terremoto alle abitazioni principali e alle seconde case in tutti comuni colpiti;
a definire linee guida – con il contributo degli istituti preposti e dei massimi esperti della materia – per classificare il territorio in relazione al rischio sismico;
a istituire un'anagrafe dei beni vincolati e comunque meritevoli di tutela esposti a rischio sismico;
a valutare l'opportunità di concordare, con le imprese che gestiscono servizi pubblici locali, la sospensione delle bollette relative alle utenze ordinarie (acqua, luce e gas);
a ricorrere, per quanto possibile, alle imprese del territorio nella ricostruzione, nel pieno rispetto delle disposizioni in materia di sicurezza, di antimafia e di anticorruzione e con procedure di massima trasparenza.
(1-01360) «Carrescia, Melilli, Verini, Ginoble, Luciano Agostini, Lodolini, Manzi, Marchetti, Morani, Petrini, Ascani, Giulietti, Sereni, Amato, Castricone, D'Incecco, Fusilli, Terrosi, Borghi, Bergonzi, Stella Bianchi, Braga, Bratti, Cominelli, Covello, De Menech, Gadda, Tino Iannuzzi, Manfredi, Mariani, Marroni, Massa, Mazzoli, Morassut, Realacci, Giovanna Sanna, Valiante, Zardini, Pastorelli».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).
La Camera,
premesso che:
il terremoto del 24 agosto 2016, che ha colpito il territorio delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, ha avuto effetti devastanti, provocando lo «sbriciolamento» delle case in muratura di Amatrice e Accumoli e delle loro frazioni e creando seri danni ad edifici pubblici e privati in comuni come Arquata del Tronto, Acquasanta Terme, Montegallo e Montemonaco;
è preoccupante il fatto che lo sciame sismico continua; dal 24 agosto ad oggi sono state registrate 11.600 scosse; ancora il 20 settembre una forte scossa di magnitudo 4,1 ha colpito Amatrice, il 21 settembre un'altra scossa di magnitudo 2,8 ha interessato la provincia di Perugia, il 22 settembre una scossa di magnitudo 2,3 ha interessato il comune di Norcia;
il piano di frattura, lungo 25-30 chilometri, situato nell'area compresa tra Amatrice e Norcia, ha registrato un abbassamento di 20 centimetri, e un movimento co-sismico importante, dell'ordine di 1 metro, nella campagna di Amatrice; la sismicità dei giorni a seguire la scossa principale ha interessato un volume crostale più esteso; i geologi che hanno e effettuato i monitoraggi sul territorio hanno anche evidenziato un rischio, anche se con probabilità inferiore al 10 per cento che la faglia, che ha causato il terremoto di Amatrice, possa aver attivato le faglie vicine;
sono 298 le persone che hanno perso la vita, migliaia i feriti di cui 388 gravi, 238 le persone che sono state estratte illese dalle macerie; 3.190 sono le persone assistite nei campi e negli alberghi, 318 quelle ospitate negli hotel messi a disposizione a San Benedetto, 90 che hanno deciso di trasferirsi nei moduli abitativi provvisori e le abitazioni del progetto «Case» messe a disposizione a L'Aquila;
è stato gravemente danneggiato il principale ospedale dell'area, il «Francesco Grifoni» di Amatrice, da dove sono stati evacuati tutti i pazienti ricoverati, rendendo ancora più complicato il soccorso sanitario dei feriti;
il terremoto ha causato vasti danneggiamenti anche al patrimonio culturale della zona, a chiese ed edifici storici;
le attività delle circa 670 aziende che hanno sede proprio nel cuore dell'Appennino, tra Arquata del Tronto, Amatrice e Accumoli sono paralizzate; circa 50 attività hanno dovuto chiudere;
le vie di comunicazione hanno subito seri danni – in particolare la Salaria, la strada regionale 260, la strada statale 685 delle Tre Valli Umbre – ed è rimasta interrotta buona parte della viabilità secondaria, provocando intralci e ritardi ai soccorsi. La tempestività dei soccorsi è stata compromessa anche dalle problematiche preesistenti sulla viabilità principale e secondaria e dai cantieri in corso sulla Salaria, asse principale di collegamento;
la difficile situazione delle comunicazioni è stata aggravata dalle linee telefoniche interrotte e dalla scarsa copertura della zona da parte dei gestori di telefonia mobile, probabilmente poiché si tratta di aree senza interesse commerciale;
con il decreto Ministeriale 1o settembre 2016 il Governo ha sospeso fino al 16 dicembre 2016 i termini dei versamenti e degli adempimenti tributari, nei confronti delle persone fisiche che, alla data del 24 agosto 2016, avevano la residenza, ovvero la sede operativa, nel territorio dei comuni colpiti dal terremoto;
non è stato previsto il rinvio dei pagamenti di oneri e contributi previdenziali; la mancata previsione di tale rinvio rischia di aggravare la situazione delle aziende agricole e delle piccole imprese della zona;
parimenti, non è stato previsto il rinvio dei versamenti e degli adempimenti tributari nei confronti dei cittadini non residenti che hanno perso la casa o hanno la casa inagibile nell'area del sisma e che dovrebbero comunque pagare le imposte sulla casa e sulle forniture dei servizi per tali immobili;
inoltre, la sospensione del pagamento dei tributi, contributi e premi assicurativi dovrebbe riguardare l'intero periodo della ricostruzione, evitando il sistema dell'attivazione di mutui previsto per il terremoto dell'Emilia per la restituzione di quando dovuto. Ponendo direttamente a carico dello Stato i pagamenti sospesi e lasciando una percentuale minima a carico dei cittadini colpiti, si potrebbe evitare, da una parte, di porre a carico dello Stato spese per interessi che superano il capitale originario e, dall'altra, di caricare di ulteriori mutui i cittadini che ancora non hanno completato la ricostruzione;
occorre subito la dichiarazione di una «No tax area» per la zona colpita dal terremoto, con una esenzione delle tasse dovute soprattutto per le imprese e i coltivatori diretti e per le attività che vivono di turismo;
il 19 settembre 2016 è stata firmata dal capo del dipartimento di Protezione civile, l'ordinanza n. 394, ossia la sesta ordinanza per la gestione dell'emergenza terremoto che il 24 agosto 2016 ha colpito il territorio delle regioni Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo; tale ordinanza comprende la realizzazione delle strutture abitative in emergenza e delle strutture temporanee a usi pubblici, prevedendo di predisporre il minor numero di aree possibili, nel rispetto delle esigenze abitative dei nuclei famigliari;
il tessuto edilizio della zona colpita dal sisma è costituito da piccoli borghi e da case con orto, ove la cura dell'orto è spesso l'unica occupazione della maggior parte della popolazione che è costituita per lo più da persone anziane in pensione; occorre, pertanto, anche in considerazione delle asperità del territorio e delle difficoltà climatiche della zona, valutare le situazioni caso per caso e, qualora esista l'idoneità tecnica e geologica del terreno e la possibilità della fornitura dei servizi, permettere la collocazione di moduli abitativi nel terreno privato, in assenza di autorizzazione paesaggistica e del parere dell'ente parco, previa sottoscrizione di un atto convenzionale che garantisca la rimozione del manufatto al momento della consegna della nuova abitazione;
il sisma ha colpito un territorio dove l'agricoltura è una delle principali fonti di reddito; occorre permettere ad agricoltori e allevatori di continuare la loro attività sul territorio; pertanto, occorre permettere di collocare nelle aziende distrutte o danneggiate dal sisma le casette provvisorie, consentendo ai produttori di continuare ed accudire quotidianamente il bestiame, di ovicaprini o vacche da carne e da latte;
nella ricostruzione, occorre tenere conto dell'esperienza passata. Celerità, risorse adeguate, semplificazione burocratica e trasparenza devono essere le basi della ricostruzione, come anche la necessità di garantire la permanenza della gente colpita nel proprio territorio;
Amatrice fa parte della Comunità montana «Velino» ed è sede del polo agroalimentare del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga; tutta la zona è interessata da vincoli paesaggistici e la preoccupazione principale della popolazione è che la burocrazia blocchi o rallenti la ricostruzione e la possibilità degli imprenditori di risollevarsi;
uno degli elementi particolari delle zone distrutte è che in questo caso si tratta di centri caratteristici di villeggiatura, con molte seconde case, ovvero case ereditate dai genitori, costruite molti anni fa e con mezzi modesti, che i figli hanno cercato di rendere decorose; queste, pur figurando come seconde case rappresentano le radici storiche della gente colpita, con tutti i ricordi di famiglia. È importante assicurare a tutti aiuti economici efficaci per mantenere la propria identità. È importante ridare ad Amatrice e Accumoli e ai borghi del comprensorio colpito l'aspetto pulito, ordinato e gioioso del passato, poiché se gli aiuti si limitano alle sole prime case il tessuto edilizio non potrà mai essere ricostruito;
come hanno riportato tutti i giornali, ci si poteva aspettare il terremoto di Amatrice e Accumoli; si tratta di una zona ad altissimo rischio sismico per il quale non sono state prese adeguate misure di prevenzione; non solo: con finanziamenti pubblici sono stati ricostruiti edifici pubblici, come scuole, senza rispettare le norme antisismiche;
quasi la metà del nostro territorio, dove vive il 40 per cento della popolazione, è soggetta a rischio sismico; in particolare, l'area dell'Appennino ha una situazione geologica molto complessa, a causa dell'immersione della placca Adriatica sotto a quella dell'Eurasia, del movimento degli Appennini, della collisione fra l'Africa e l'Eurasia, che spinge la catena alpina verso Nord, e dell'allargamento del bacino tirrenico;
il territorio dell'intero Paese versa in condizioni critiche. Da una parte il pericolo sismico, dall'altra, il rischio idrogeologico e la franosità delle nostre montagne, mettono annualmente in ginocchio intere aree, creando vittime e danni ingenti; infatti, è sotto gli occhi di tutti che la risposta sta nella «prevenzione»: prevenzione con strutture antisismiche per evitare danni maggiori nell'evoluzione delle scosse sismiche, prevenzione con interventi strutturali di difesa del suolo per far fronte ai sempre più frequenti fenomeni alluvionali che i cambiamenti climatici degli ultimi anni presagiscono;
è evidente che le sole detrazioni fiscali per le ricostruzioni edilizie e per l'efficienza energetica, estese anche all'adeguamento antisismico degli edifici, non bastano. Occorrono risorse finanziarie adeguate, aiuti concreti per l'adeguamento antisismico degli edifici, almeno nelle zone dichiarate ad alto rischio sismico;
accanto alla prevenzione occorre una corretta informazione; occorre un approccio consapevole, che deve cominciare dalle scuole, che aiuta la popolazione a creare, sin dall'età scolastica, una informazione vera e una conoscenza reale del proprio territorio; secondo alcuni studi, una percentuale tra il venti e il cinquanta per cento dei decessi in occasione dei terremoti è causata dalla mancata informazione e da comportamenti sbagliati dei cittadini durante l'evento sismico;
con l'articolo 11 del decreto-legge 28 aprile 2009 n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77 e, a seguito al terremoto che ha colpito L'Aquila, è stato istituito un Fondo per la prevenzione del rischio sismico, con una dotazione di 44 milioni di euro per l'anno 2010, di 145,1 milioni di euro per l'anno 2011, di 195,6 milioni di euro per ciascuno degli anni 2012, 2013 e 2014, di 145,1 milioni di euro per l'anno 2015 e di 44 milioni di euro per l'anno 2016; le disponibilità del Fondo si esauriscono con l'anno in corso;
il terremoto di Amatrice e Accumoli ha portato alla ribalta il problema della normativa antisismica del nostro Paese;
fino al 2003, la mappa sismica in Italia non era altro che la mappa dei territori colpiti dai forti terremoti avvenuti dopo il 1908, restando classificati come zone non sismiche i restanti territori, ivi compresi i territori colpiti da sisma prima di tale data; conseguentemente, su tali aree, che rappresentavano la maggior parte delle zone sismiche del Paese, non vi era alcun obbligo di costruire nel rispetto della normativa antisismica;
dopo il terremoto del 31 ottobre 2002, che ha colpito i territori al confine fra il Molise e la Puglia, la Protezione civile ha adottato l'ordinanza 20 marzo 2003, n. 3274, con lo scopo di fornire una risposta immediata alla necessità dell'aggiornamento della classificazione sismica o delle norme antisismiche, dando mandato alle regioni, in armonia con il dettato dell'articolo 112 del decreto legislativo n. 112 del 1998, per l'individuazione delle zone sismiche;
tale ordinanza, per la prima volta, ha classificato tutto il territorio nazionale come sismico suddividendolo in 4 zone, caratterizzate da pericolosità sismica decrescente; per ciascuna zona sono previsti interventi antisismici differenti in grado di rispondere alla potenza sprigionata dal probabile sisma. Successivamente, in attuazione dell'articolo 5 del decreto-legge n. 136 del 2004, è stato emanato il decreto ministeriale 14 settembre 2005, con il quale sono approvate le norme tecniche per le costruzioni, allo scopo di riunire in un unico testo la disciplina tecnica relativa alla progettazione ed all'esecuzione delle costruzioni e di realizzarne nel contempo l'omogeneizzazione e la razionalizzazione;
l'entrata in vigore del decreto ministeriale 14 settembre 2005, ha determinato la piena operatività della nuova classificazione sismica, comportando la necessità dell'applicazione dell'articolo 104 del Testo Unico in materia edilizia, n. 380 del 2001, relativo alle «Costruzioni in corso in zone sismiche di nuova classificazione»;
tuttavia, tale normativa si applica alle nuove costruzioni o a quelle che si sottopongono ad interventi di rilevante ristrutturazione, non essendo obbligatorio l'adeguamento sismico degli edifici esistenti; sarebbero obbligatorie, invece, le verifiche di edifici e infrastrutture definiti strategici, ossia di quelli che in caso di calamità naturale devono restare in piedi per consentire di gestire le emergenze e assicurare il ricovero delle persone, come stadi, prefetture, ospedali, scuole, verifiche che, in realtà, non sono mai state effettuato sulla base di una precisa pianificazione;
un'altra questione riguarda i beni storici, ove le norme consentono un intervento di «miglioramento» antisismico, più leggero rispetto all’«adeguamento», per evitare di snaturare gli immobili storici; ma anche questa possibilità è obbligatoria solo in caso di manutenzione straordinaria;
gli esperti stimano in 40.000 euro l'adeguamento antisismico per ogni 100 metri quadrati di edificio, attraverso tiranti, catene e fasciature, interventi che non si presentano proibitivi economicamente ma che non si presentano nemmeno risolutivi, ma solo destinati ad evitare il crollo; peraltro, tali interventi devono fare comunque i conti con le aggregazioni particolari e con i vincoli delle soprintendenze sulle facciate degli edifici per tutti i casi dei centri storici e dei borghi del Paese, come il caso di Amatrice che dal 2015 è entrata a far parte del Club «I borghi più belli d'Italia»;
chiaramente, la situazione non è semplice, specialmente per un Paese come il nostro, pieno di centri storici e di borghi e con oltre ventiquattro milioni le persone che vivono in zone a elevato rischio sismico. Nonostante le detrazioni fiscali del 65 per cento (almeno fino al 31 dicembre prossimo, salvo proroghe), il problema dell'adeguamento antisismico degli edifici si presenta grave e complesso;
tuttavia, il mancato aggiornamento delle norme tecniche per le costruzioni è inaccettabile; il testo tecnico in vigore è ancora quello del 2009, aggiornato a luglio di quell'anno, proprio dietro la spinta del terremoto dell'Abruzzo, nonostante sia prevista una revisione biennale; inoltre, risale al 2006 anche la mappa del rischio sismico, che classifica il territorio italiano in base alla potenza sprigionata dal probabile sisma; ad esempio, risulta che i comuni di Amatrice e di Accumuli sono classificati a livello 1, mentre il comune di Arquata del Tronto, anch'esso gravemente danneggiato, risulta classificato a livello 2,
impegna il Governo:
ad adottare le opportune iniziative ai fini della dichiarazione di una «No tax area» per la zona colpita dal terremoto del 24 agosto 2016, con una esenzione delle tasse dovute soprattutto per le imprese e i coltivatori diretti e per tutte le attività che vivono di turismo ed una riperimetrazione delle località colpite dal sisma ai fini dell'esenzione dal pagamento dei tributi, rettificando la lista dei comuni, come risultante dal decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 1o settembre 2016, dalla quale risultano esclusi molti comuni danneggiati e comunque sismicamente a rischio, adottando criteri selettivi oggettivi;
ad assumere iniziative per prevedere in favore delle popolazioni interessate dal terremoto del 24 agosto 2016 la sospensione dei pagamenti per le forniture dei servizi, di tasse e tributi fino alla fine della ricostruzione e, parallelamente la sospensione dei termini dei versamenti e degli adempimenti tributari nei confronti dei residenti e non residenti, relativamente agli immobili di proprietà situati nel territorio dei comuni colpiti dal terremoto, distrutti o dichiarati inagibili;
ad assumere iniziative per prevedere anche il rinvio dei pagamenti di oneri e contributi previdenziali per non aggravare la situazione critica delle aziende agricole e delle piccole imprese della zona;
ai fini della restituzione dei versamenti sospesi, ad assumere le opportune iniziative per evitare il sistema dell'attivazione di mutui già previsto per il terremoto dell'Emilia, magari ponendo direttamente a carico dello Stato i pagamenti sospesi e lasciando una percentuale minima a carico dei cittadini colpiti, allo scopo di evitare, da una parte, di porre a carico dello Stato spese per interessi che superano il capitale originario e, dall'altra, di caricare di ulteriori mutui i cittadini che ancora non hanno completato la ricostruzione;
ai fini della sospensione dei versamenti e della concessione delle agevolazioni e dei contributi, ad assumere iniziative per rivedere la perimetrazione del cratere sismico sulla base della rendicontazione dei danni da parte dei comuni, anche in ordine allo sciame sismico in atto;
ai fini della ricostruzione, e in considerazione dei vincoli ambientali e paesaggistici che interessano la zona, ad adottare tutte le opportune iniziative per garantire il coordinamento con le autorità locali, celerità di intervento, risorse adeguate e semplificazione burocratica e trasparenza e assicurare la permanenza dei cittadini colpiti dal terremoto nel proprio territorio, adottando procedimenti di partecipazione da parte di tutti i soggetti interessati, concertazione nella pianificazione attuativa del tessuto edilizio perso o danneggiato, nonché accordi tra pubblico e privato ai fini del celere ripristino dei luoghi;
in considerazione del fatto che il tessuto edilizio della zona è costituito da piccoli borghi, da case con orto e da imprese agricole, oltre che da imprese commerciali e rinomate attività di ristorazione, ad adottare le opportune iniziative per permettere la collocazione di moduli abitativi provvisori anche nel terreno di proprietà privata, provvedendo alla sospensione del vincoli che insistono sul territorio e all'abbreviazione delle procedure burocratiche, in tal modo permettendo soprattutto ad agricoltori e allevatori di continuare la loro attività sul territorio, ferme restando l'idoneità tecnica e geologica del terreno e la possibilità della fornitura dei servizi, nonché la sottoscrizione di un atto convenzionale che garantisca la rimozione del manufatto al momento della consegna della nuova abitazione;
ad assumere iniziative per prevedere il risarcimento integrale delle perdite delle aziende e delle strutture turistiche nonché il risarcimento al 100 per cento delle spese per la ristrutturazione o per la ricostruzione sia delle prime case che delle seconde, senza alcuna differenza, in quanto si tratta prevalentemente della ricostruzione di luoghi caratteristici di villeggiatura che vivono del turismo;
a dare priorità, nel finanziamento diretto e indiretto dello Stato, alla realizzazione delle infrastrutture adeguate a garantire un efficace e tempestivo sistema di soccorsi: realizzazione di ferrovie, aeroporti, eliporti, costruzione o modernizzazione strade, consolidamento viadotti e gallerie, conclusione delle opere in corso;
ad adottare ogni iniziativa utile a garantire il mantenimento e la piena operatività degli ospedali delle zone in questione in raccordo con le regioni, affinché nei piani di riordino, razionalizzazione e riclassificazione, non vengano sguarnite di strutture sanitarie fondamentali a garantire la salvaguardia della vita umana e la tempestiva assistenza;
a prevedere, ai fini della trasparenza e della conoscibilità degli atti, delle procedure e delle decisioni adottate, la pubblicità, anche tramite i siti Internet della protezione civile, nonché d'intesa con gli enti locali interessati, dell'elenco dei fornitori, comprensivo dell'oggetto della fornitura e del relativo importo, dello stato delle somme erogate e dei relativi beneficiari, degli interventi programmati, degli avvisi, dello stato di realizzazione delle opere, nonché di tutta la normativa nazionale, regionale, provinciale e comunale, afferente agli interventi di ricostruzione conseguenti agli eventi sismici;
ad adottare e le opportune iniziative per la predisposizione di ammortizzatori sociali per le imprese colpite dal terremoto e ad attivarsi presso le competenti sedi dell'Unione europea per la destinazione di fondi a sostegno del comparto agricolo e boschivo danneggiato dal sisma;
ad assumere iniziative per prevedere l'esenzione dai vincoli della finanza pubblica per i comuni colpiti, per tutte le spese destinate alla ricostruzione;
ad assumere iniziative per prevedere la deroga alla costituzione della centrale unica di committenza tra più comuni di cui all'articolo 37 del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, per i comuni ricadenti nel cratere sismico;
su richiesta dei subappaltatori, ad assumere iniziative per prevedere l'obbligo per la stazione appaltante di procedere al pagamento diretto dei subappaltatori per tutti i lavori di ricostruzione connessi al sisma;
per evitare il pendolarismo degli studenti, ad assumere iniziative per la deroga delle norme sull'accorpamento degli istituti scolastici, di cui al decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133 per le zone colpite dal terremoto;
a valutare la possibilità di destinare il montepremi dell'attuale estrazione del superenalotto in favore delle popolazioni colpite dal sisma del 24 agosto 2016 e degli interventi di ricostruzione;
ai fini della prevenzione, a promuovere l'immediato aggiornamento delle norme tecniche per le costruzioni, con particolare riferimento all'adeguamento antisismico degli edifici e a procedere ad un costante monitoraggio del territorio ai fini del tempestivo aggiornamento della classificazione sismica e del rischio al quale sono esposti il patrimonio abitativo, la popolazione e i sistemi infrastrutturali;
ad assumere iniziative per prorogare le detrazioni fiscali per l'adeguamento antisismico degli edifici esistenti anche dopo il 31 dicembre 2016, provvedendo ad un incremento della percentuale in detrazione, e per concedere detrazioni fiscali fino al 100 per cento del costo dell'adeguamento antisismico per gli edifici che ricadono in zone sismiche classificate 1 e 2;
a procedere al controllo costante e all'adeguamento antisismico degli edifici pubblici, con particolare riferimento alle scuole;
ad affrontare i problemi legati all'adeguamento antisismico degli edifici esistenti in presenza di vincoli, semplificando le procedure per il rilascio delle autorizzazioni;
ad assumere iniziative per garantire per le zone classificate ad alta e media sismicità (zone 1 e 2) gli opportuni finanziamenti per la realizzazione e per il mantenimento dell'efficienza delle infrastrutture necessarie al sistema dei soccorsi, collegamenti viari e ferroviari, aeroporti, eliporti, nonché delle strutture ospedaliere, assegnando alle stesse, in accordo con le regioni, precedenza nell'ambito dei piani di riordino, razionalizzazione e riclassificazione;
a promuovere accordi con i gestori di telefonia mobile ai fini della copertura delle comunicazioni e dell'istituzione di aree wi-fi nelle zone ad alta e media sismicità;
a promuovere campagne d'informazione, anche nell'ambito dei programmi scolastici, per migliorare la conoscenza del fenomeno sismico e della classificazione sismica della propria zona, e a mettere in atto una costante e incisiva azione di informazione e sensibilizzazione dei cittadini volta a diffondere la cultura della prevenzione;
ad assumere iniziative per rifinanziare con maggiori risorse il fondo per la prevenzione del rischio sismico, al fine di consentire la prosecuzione degli interventi nelle prossime annualità di bilancio e per attuare un piano di messa in sicurezza di tutti gli edifici pubblici e privati nelle zone a più elevato rischio sismico;
a promuovere presso le istituzioni europee le opportune iniziative finalizzate allo stanziamento di appositi fondi per l'adeguamento antisismico degli edifici pubblici e privati negli Stati membri dell'Unione.
(1-01361) «Saltamartini, Castiello, Fedriga, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caparini, Giancarlo Giorgetti, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Molteni, Picchi, Gianluca Pini, Rondini, Simonetti».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).