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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 14 marzo 2017

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto legislativo n. 150 del 2015, uno dei tanti attuativi della riforma cosiddetta jobs act, ha previsto il riordino dei servizi per l'impiego e di politiche attive, con l'istituzione di una Agenzia nazionale per le politiche del lavoro (Anpal) partecipata da Stato, regioni e province autonome, e vigilata dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
    l'Anpal rappresenta una centralizzazione dei servizi per l'impiego, poco rispondente e ancor meno funzionale alle specifiche esigenze dei territori regionali e provinciali, con il reale rischio di vanificare talune esperienze positive costruite negli ultimi anni sul territorio e cancellare alcuni modelli di successo di alcune regioni del Nord in materia di politiche attive e passive del lavoro, servizi all'impiego, formazione, riqualificazione, orientamento;
    la centralizzazione in una sola struttura dell'erogazione dei servizi di politica attiva a livello statale, infatti, presuppone l'adozione di politiche del lavoro programmate e regolate su modelli standardizzati ed ingessati, che non tengono conto delle peculiari esigenze territoriali, finendo con l'ostacolare, invece che incentivare, l'effettivo eventuale beneficio per il cittadino ed a discapito della flessibilità e della solerzia richiesta dal mondo datoriale del lavoro;
    il decreto legislativo n. 150 del 2015 contempla l'istituzione di una banca dati nazionale della domanda e dell'offerta di lavoro che, senza un incisivo coordinamento – anche attraverso corsi di formazione professionale – con le associazioni di categoria territoriali per individuare i profili più idonei, rischia di rimanere asettica e avulsa dalle richieste del tessuto economico-produttivo locale;
    la riforma di cui al citato decreto legislativo n. 150 del 2015, peraltro, nel prevedere l'Istituzione dell'Anpal, non ha contemplato una riorganizzazione dei centri per l'impiego (gli ex uffici di collocamento), i quali – come ben si sa – funzionano solo in alcune realtà territoriali, mentre in altre sono l'emblema dei «carrozzoni pubblici», inefficienti e costosi;
    secondo i dati Istat, nel primo trimestre 2015, solo l'1,4 per cento di coloro che nell'anno precedente erano privi di lavoro hanno trovato occupazione attraverso i centri per l'impiego, a conferma del ridotto ruolo che gli stessi svolgono nell'attività di intermediazione;
    i centri per l'impiego, peraltro, prima della cosiddetta «riforma Delrio» e del tentativo di riforma costituzionale poi fallito col voto referendario del 4 dicembre 2016, si ricorda, erano, di fatto, interni alle competenze delegate dalle regioni alle province, essendo la materia della tutela del lavoro di competenza concorrente; presso le regioni esiste quindi un assessorato ad hoc;
    lo smantellamento delle province e altre riforme messe in atto dalla maggioranza parlamentare e dal Governo per accentrare a livello statale competenze prima delegate, hanno portato inevitabilmente ad un depauperamento politico-istituzionale ed anche economico delle politiche attive del lavoro sul territorio;
    la difficoltà di collocare sul mercato del lavoro un giovane è anche frutto di un mancato adeguamento delle materie scolastiche al mondo del lavoro (ancora oggi manca la formazione nelle materie professionali del web, come il digitalmarketing, instagrammer, social marketing, web reputation manager) e di una carenza nei servizi di orientamento scolastico e di placement delle università, parzialmente compensata da misure di alternanza scuola-lavoro;
    il decreto legislativo n. 150 del 2015 non è ancora pienamente operativo e, pertanto, può essere oggetto degli opportuni correttivi all'indomani dell'esito del referendum che ha rivelato la volontà popolare di mantenere l'assetto decentrato dell'ordinamento, invece che centralizzare talune competenze costituzionali e, nella fattispecie, quelle inerenti le politiche del lavoro,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative normative per attribuire all'Anpal una connotazione di struttura sussidiaria, invece che centralizzata, lasciando cioè alle regioni virtuose che hanno saputo sfruttare a pieno le competenze in materia la gestione in autonomia dei servizi al lavoro e delle politiche attive e passive del lavoro, ed intervenendo solo a sostegno puramente organizzativo delle regioni, che non hanno brillato in questi anni per efficienza e capacità, stanziando fondi a carico delle regioni medesime, ciò al fine di non eliminare i differenziali di efficienza su scala regionale, appiattendo e livellando verso il basso i modelli di funzionamento validi;
2) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, per una razionalizzazione delle strutture di intermediazione tra domanda ed offerta di lavoro, per migliorarne l'efficienza e la funzionalità ed, al contempo, per evitare ulteriore spreco di risorse pubbliche, prevedendo la soppressione – con relativo accorpamento della struttura e del relativo personale a quella territorialmente più vicina – di quei centri che, nell'arco solare di un anno, non abbiano collocato/ricollocato almeno una percentuale di lavoratori pari alla media nazionale ridotta dell'1 per cento e la perdita dell'accreditamento per le agenzie di lavoro che, nell'arco dell'anno solare, non abbiano collocato/ricollocato una percentuale di lavoratori almeno uguale alla media nazionale ridotta dell'1 per cento;
3) ad adottare le opportune iniziative di competenza che, nell'ottica di migliorare e rendere più efficienti le politiche attive del lavoro, prevedano l'erogazione di fondi statali per i corsi delle agenzie di formazione non soltanto in percentuale alle presenze dei partecipanti, ma anche rispetto alla collocazione lavorativa degli iscritti al termine dei corsi medesimi;
4) a promuovere una maggiore sinergia tra strutture di intermediazione per la domanda-offerta di lavoro e le associazioni di categoria territoriale, anche intervenendo, per quanto di competenza, mediante iniziative volte ad implementare l'alternanza scuola-lavoro, rendendola maggiormente vicina alle reali esigenze degli studenti e delle imprese, anche tramite il coinvolgimento degli studenti nello studio di materie professionali del web e in laboratori di simulazione di impresa;
5) ad assumere iniziative per prevedere, nell'ambito di revisione del patto di servizio personalizzato, di cui all'articolo 20 del decreto legislativo n. 150 del 2015, anche la disponibilità alla partecipazione in attività di volontariato per il comune di residenza, in casi di eventi calamitosi, dei percettori di strumenti di sostegno al reddito in attesa di ricollocazione lavorativa.
(1-01539) «Simonetti, Fedriga, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caparini, Castiello, Giancarlo Giorgetti, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Molteni, Pagano, Picchi, Gianluca Pini, Rondini, Saltamartini».


   La Camera,
   premesso che:
    la Consip Spa è una società interamente controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze, che svolge attività di consulenza, assistenza e supporto nell'ambito degli acquisti di beni e servizi delle amministrazioni pubbliche, essendo chiamata, in qualità centrale di committenza nazionale e con risorse esclusivamente pubbliche, a realizzare il Programma di razionalizzazione degli acquisti nella pubblica amministrazione, attraverso specifiche convenzioni con singole amministrazioni, sorvegliando su tutti gli aspetti del processo di approvvigionamento, nonché attuando i diversi compiti che le vengono affidati da provvedimenti di legge o atti amministrativi;
    la scelta attuata negli anni di concentrare in un'unica sede la committenza nazionale della pubblica amministrazione al fine di razionalizzare la spesa pubblica attraverso il raggiungimento di costi omogenei su tutto il territorio nazionale, ed al contempo di limitare al massimo rischi di corruzione in un settore facilmente permeabile a tale fenomeno, alla resa dei conti non sembra aver centrato in pieno i suddetti obiettivi, quanto, piuttosto, aver comportato una serie di problematiche a carico delle piccole e medie imprese; queste sono il tessuto portante della nostra struttura economica diffusa, incapaci di competere con le grandi e grandissime aziende che si aggiudicano la stragrande maggioranza delle commesse e degli appalti indetti dalla Consip, la cui aggiudicazione deve conformarsi ad una serie di norme nazionali ed europee che, a loro volta, introducono ulteriori aspetti di complessità nelle procedure: tra tali norme si evidenzia come ultimo, in ordine di tempo, il decreto legislativo 18 aprile 2016 n. 50 recante «Attuazione delle direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE sull'aggiudicazione dei contratti di concessione, sugli appalti pubblici e sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali, nonché per il riordino della disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture»;
    la maggior parte delle gare indette da Consip Spa si caratterizzano per un numero ridotto di lotti del valore di centinaia di milioni di euro ciascuno, che determina un'indebita concentrazione del mercato in capo a pochi operatori, favorendo le grandi imprese e mettendo in ginocchio quelle medie e piccole;
    tale strategia si pone, per i presentatori del presente atto di indirizzo, in palese contrasto con l'articolo 2, comma 1-bis, del decreto legislativo n. 163 del 2006 in materia di appalti pubblici e volto a favorire una maggiore trasparenza e la più ampia partecipazione delle imprese alle singole gare. La norma in questione prevede infatti che: «al fine di favorire l'accesso delle piccole e medie imprese le stazioni appaltanti devono suddividere gli appalti in lotti funzionali e che i criteri di partecipazione alle gare devono essere tali da non escludere le piccole e medie imprese»;
    la Consip, stante il delicato compito istituzionale affidatole, dovrebbe prestare una costante e sempre più verificata attenzione nel garantire la correttezza del proprio operato. A tal fine, nel 2003, è stato adottato un «Modello di organizzazione e gestione» volto a prevenire la commissione di una serie di reati contemplati dalla legge, da parte di tutti coloro che lavorano per la società. Quest'ultima, infatti, è destinataria della disciplina di cui al decreto legislativo n. 231 del 2001, in materia di responsabilità amministrativa, sia in qualità di società per azioni soggetta al rischio della commissione di alcuni tra i reati societari, sia in quanto soggetto il cui interlocutore principale è rappresentato dalla pubblica amministrazione, condizioni che la rendono particolarmente esposta ai reati contro la pubblica amministrazione;
    le inchieste giudiziarie su corruzione e traffico di influenze illecite legate agli appalti gestiti dalla «Consip Spa», recentemente balzate agli onori della cronaca, e che coinvolgono, oltre ad un Ministro nella persona del dottor Luca Lotti, anche i vertici ed alcuni dirigenti della società controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze, come Marco Gasparri sospettato di aver agevolato, dietro una dazione di denaro di circa 100 mila euro, la partecipazione ai bandi pubblici a partire dal 2012 dell'imprenditore Alfredo Romeo, pongono legittimamente più di un interrogativo sulle nomine dei vertici Consip, sui comportamenti inadeguati degli amministratori di tale società a capitale interamente pubblico, e, soprattutto, secondo i presentatori del presente atto di indirizzo sull'opportunità politica alla permanenza in carica da parte di un Ministro della Repubblica che, all'atto del suo insediamento, ha giurato sulla Costituzione di adempiere ai propri compiti «con disciplina ed onore»;
    l'imprenditore Alfredo Romeo, che per sua stessa ammissione dice di aver finanziato circa 65 fondazioni di carattere politico, ha inoltre inviato alla redazione della trasmissione «Report» una missiva nella quale avrebbe riportato che, a proposito dei finanziamenti legittimi alle varie fondazioni politiche, «nessun finanziamento era stato fatto se non richiesto»: una circostanza, quest'ultima, che getta ulteriori ombre sull'intera vicenda;
    nell'ambito della medesima inchiesta, avviata dalla procura di Napoli e denominata « Facility management 4», è stato interrogato come persona informata sui fatti ed in qualità di attuale amministratore delegato della «Consip Spa», il dottor Luigi Marroni. Dalle sue deposizioni sarebbe emerso che il Ministro Luca Lotti gli avrebbe riferito di un'indagine in atto a carico della Consip spa, circostanza che lo avrebbe indotto a chiedere la bonifica dei suoi uffici dai dispositivi di intercettazione nel frattempo installati da Carabinieri e Guardia di Finanza, rendendosi così, a sua volta, responsabile di uno sviamento delle indagini;
    quanto riferito dal dottor Marroni è per i presentatori del presente atto grave per due aspetti. Per un primo aspetto, perché, qualora il fatto fosse vero, un Ministro della Repubblica si sarebbe reso responsabile di uno sviamento di indagine avendo avvertito un indagato dell'esistenza di un'inchiesta a suo carico. Il Ministro Lotti, infatti, è attualmente indagato per rivelazione di segreto e di favoreggiamento, e non ha mai voluto pubblicamente respingere le accuse mossegli, essendosi limitato a dichiarare di essere «tranquillo». Per un secondo aspetto, perché l'amministratore delegato di Consip, dottor Marroni una volta avvertito dell'indagine, anziché recarsi immediatamente alla magistratura per collaborare, ha di fatto tentato di ostacolarne l'azione facendo rimuovere le intercettazioni ambientali;
    anche se la condotta del dottor Marroni non costituisce un reato, appare ai presentatori del presente atto quantomeno inopportuna da parte di un manager di una società a totale partecipazione che, stando alle stesse regole che la stessa si è data per statuto, dovrebbe rispondere oltre che ai requisiti di professionalità anche, e soprattutto, a quelli di onorabilità e correttezza;
    altro comportamento censurabile da parte dell'ingegner Marroni appare ai presentatori del presente atto la circostanza, da lui stesso ammessa, di essersi sentito vittima di un ricatto spregevole da parte del faccendiere Carlo Russo, al fine di favorire il suddetto imprenditore, Alfredo Romeo, nell'assegnazione di un appalto miliardario considerato il più grande d'Europa, e per il quale, ha dichiarato di aver temuto la perdita dell'incarico in caso di resistenza;
    nonostante le più che imbarazzanti rivelazioni della stampa e le improvvide dichiarazioni rese sempre alla stampa dal dottor Marroni, né da parte sua, né da parte del Governo vi è stata alcuna iniziativa al fine di fare chiarezza attraverso in particolare le dimissioni spontanee del primo o la revoca della nomina da parte del Ministro dell'economia e delle finanze;
    al fine di assicurare la tutela degli interessi pubblici e la corretta gestione delle risorse, salvaguardando altresì l'immagine del socio pubblico, il Ministero dell'economia e delle finanze, con la direttiva del 24 giugno 2013 (firmata dal Ministro pro tempore Saccomanni), i cui contenuti sono stati concordati, come risulta da fonti stampa, con il Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore, ha dettato al dipartimento del tesoro i criteri di eleggibilità e gli indirizzi da osservare nelle procedure di selezione dei componenti degli organi di amministrazione delle società direttamente o indirettamente controllate dal Ministero;
    quanto alle nomine, la suddetta direttiva ha rafforzato i requisiti di onorabilità e di professionalità richiesti agli amministratori ed individuato le tappe di un processo trasparente ed oggettivo di valutazione di tali requisiti, preliminare alla designazione dei candidati da parte del Ministro dell'economia e delle finanze, nell'ambito delle sue funzioni di indirizzo politico-amministrativo. La stessa direttiva ha introdotto, inoltre, specifici parametri per la valutazione della competenza professionale e dell'esperienza dei candidati, con una particolare attenzione ai requisiti di eleggibilità richiesti ai fini della nomina come amministratore delegato delle società sopra richiamate;
    secondo quanto prescritto dalla richiamata direttiva, l'istruttoria sulle singole candidature deve essere svolta dal dipartimento del tesoro, con il supporto, nel processo di ricerca e valutazione dei candidati, di due società specializzate nel recruiting di top manager, la Spencer Stuart Italia e la Korn Ferry Intl., individuate con una specifica procedura di selezione. Al termine dell'istruttoria sulle candidature, e previo parere favorevole di un comitato di garanzia, al Ministro viene proposta una short list di nominativi unitamente ad una relazione di sintesi sui criteri di selezione adottati e sui profili dei candidati proposti;
    la nomina dell'ingegner Marroni è avvenuta in data 12 giugno 2015 sotto il Governo pro tempore Renzi, del quale faceva già parte il dottor Lotti in qualità di sottosegretario di Stato che appare ai presentatori del presente atto, molto interessato alla tutela della figura dell'attuale amministratore delegato della Consip;
    con l'interrogazione a risposta immediata n. 3-02856 presentata dal Gruppo Sinistra Italiana l'8 marzo 2017 è stato chiesto al Ministro dell'economia e delle finanze di sapere se, all'epoca della nomina del dottor Luigi Marroni alla carica di amministratore delegato della Consip, avvenuta in data 12 giugno 2015 sotto il Governo pro tempore Renzi, fossero state osservate tutte le procedure prescritte dalla direttiva del 24 giugno 2013 e quali fossero, all'epoca, gli altri competitors inclusi nella relativa short list;
    la risposta del Ministro Padoan, con la quale è stato mostrato, secondo i presentatori del presente atto, un certo imbarazzo e scarso rispetto verso il Parlamento, è stata evasiva e testuale: Quanto alla nomina dell'amministratore di Consip è stato individuato nell'esercizio delle prerogative dell'organo di indirizzo politico l'ingegner Marroni quale profilo idoneo per ricoprire l'incarico previa verifica dei requisiti di eleggibilità, professionalità, onorabilità ed autonomia che è avvenuta da parte del Dipartimento del Tesoro sulla base della significativa esperienza testata dal profilo professionale. In risposta ad un'altra interrogazione a risposta immediata il Ministro Padoan ha, poi, affermato che l'amministratore delegato di Consip non si trova in una condizione per la quale lo statuto della società contempli la decadenza e che, pertanto, resterà in carica fino all'approvazione del bilancio dell'esercizio 2017;
    è del tutto evidente per i presentatori del presente atto, dalle laconiche parole del Ministro dell'economia e delle finanze, che la soprarichiamata procedura prevista dalla direttiva del 24 giugno 2013 sia stata disattesa, poiché come il primo firmatario del presente atto ha già evidenziato nella replica alla sopra citata interrogazione non è stata data evidenza pubblica, sul sito istituzionale del Ministro dell'economia e delle finanze, della vacancy; non è stata avviata alcuna istruttoria, come previsto dalla direttiva, da parte delle società specializzate nella selezione di top management; non è stata compilata una shortlist dei nominativi selezionati e non è stato acquisito il parere del comitato di garanzia. Quindi la prerogativa dell'organo di indirizzo politico alla quale si è richiamato il Ministro ha assolutamente «bypassato» quella che è la procedura prevista per legge. Inoltre, all'epoca della nomina, l'ingegner Marroni rivestiva un ruolo istituzionale poiché era appena cessato o forse era ancora titolare della carica di assessore regionale alla sanità della regione Toscana, visto che le elezioni si sono tenute il 31 maggio 2015, mentre l'assemblea dei soci Consip lo nominava e amministratore delegato il giugno 2015,

impegna il Governo:

1) ad azzerare immediatamente tutte le nomine ai vertici della Consip ed a procedere a nuove nomine seguendo puntualmente ed in modo trasparente, dandone conto al Parlamento, i criteri e gli indirizzi della direttiva del 24 giugno 2013;
2) ad avviare un'inchiesta amministrativa al fine di verificare per quanto di competenza, che le procedure di assegnazione degli appalti Consip siano state applicate correttamente in base alla normativa vigente, e se tali assegnazioni non siano avvenute sulla base di indebite o illecite pressioni di qualsiasi genere e provenienza politica o imprenditoriale, prevedendo altresì opportune, drastiche sanzioni a carico dei dirigenti infedeli e dando immediata comunicazione al Parlamento dell'esito dell'inchiesta stessa;
3) ad assumere iniziative per rivedere i criteri di definizione delle gare di appalto pubblico al fine di consentire la effettiva partecipazione anche alle piccole e medie imprese, e soprattutto favorendo e intensificando la vigilanza sull'applicazione del codice dei contratti pubblici che impone alle stazioni appaltanti di suddividere gli appalti in lotti funzionali per favorire l'accesso delle piccole e medie imprese.
(1-01540) «Fassina, Marcon, Paglia, Airaudo, Costantino, Daniele Farina, Fratoianni, Giancarlo Giordano, Gregori, Palazzotto, Pannarale, Pellegrino, Placido».

Risoluzione in Commissione:


   La XIII Commissione,
   premesso che:
    è iniziato il dibattito sulla Politica agricola comune (Pac) post-2020. Il presidente della Commissione europea, Jean Claude Junker, ha riconosciuto l'importanza di una politica agricola europea, il Commissario europeo per l'agricoltura, Phil Hogan ha annunciato una riforma all'insegna della «modernizzazione e semplificazione» e l'imminente avvio di un'ampia consultazione pubblica;
    infatti, il 2 febbraio 2017, il commissario Hogan ha lanciato la consultazione sulla riforma della politica agricola che si concluderà nelle prime settimane di maggio;
    l'obiettivo è quello di riassumere le informazioni disponibili sui risultati ottenuti fino a, trarre insegnamenti dall'attuazione della riforma, avviare un dialogo strutturato, confermare qua siano le difficoltà attuali, e anticipare le necessità di modernizzazione e semplificazione della Pac. Tutto questo tramite l'elaborazione di un questionario i cui risultati saranno pubblicati sul sito e del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e resi noti in una conferenza pubblica nel luglio 2017;
    come sostenuto dal Ministro Martina nel suo recentissimo intervento nella XIII Commissione della Camera a questo riguardo «Si tratta di un'iniziativa molto importante, i contributi ricevuti sono utili per fornire delle indicazioni per definire le nuove priorità strategiche della Pac, in particolare crescita e occupazione, per ammodernare e semplificare l'intero impianto normativo basato su due pilastri, e per rispondere alle principali sfide che l'agricoltura e le zone rurali dovranno affrontare»;
    la politica agricola comune è stata concepita all'inizio degli anni ’60 per assicurare l'approvvigionamento alimentare delle popolazioni europee, garantendo un reddito dignitoso agli agricoltori e, al contempo, prezzi accessibili per i consumatori, attraverso dei meccanismi di intervento sul mercato dei prodotti agricoli. Attraverso continue riforme, ha progressivamente abbandonato la sua originaria vocazione per sostenere il processo di globalizzazione economica. Ciò ha portato oggi ad un'iniqua distribuzione dei guadagni, a causa dell'abbattimento dei prezzi che non tengono conto dei costi di produzione. Molte aziende sono sparite e le misure a sostegno dell'ambiente non riescono a far ridurre l'uso dei pesticidi e la biodiversità sta diminuendo;
    al contempo, sono aumentati i prodotti alimentari industriali, con conseguente aumento di problemi di salute, il consumatore spesso non ha più la possibilità di scegliere cosa mangiare e milioni di poveri in Europa oggi non possono avere un'alimentazione sana ed adeguata;
    è necessario un diverso approccio della Pac, basato sul rispetto dei diritti umani e in grado di soddisfare i bisogni delle popolazioni e delle generazioni future;
    nel corso di quest'anno avrà anche inizio il negoziato sulla riforma del bilancio comunitario. Il futuro budget per la Pac sarà fondamentale per l'intero impianto. Viene continuamente messo a dura prova, da un lato, per contenere la spesa complessiva dell'Unione europea, dall'altro lato, in quanto la Pac viene da molte parti accusata di essere troppo generosa nei confronti del settore agricolo. Il negoziato si preannuncia difficile, sia per le note ragioni di carattere politico, sia per gli effetti generati sul bilancio dalla Brexit. Il Regno Unito è un forte contributore netto e, con la Brexit, si genererà una riduzione delle entrate in bilancio; inoltre, va anche considerato che l'Italia non dovrebbe più versare al bilancio la propria quota di « rebate» per ridurre la spesa del Regno Unito. Inoltre, con l'uscita del Regno Unito verrà a mancare uno dei Pesi che in passato si sono spesi per ottenere la riduzione del bilancio dell'Unione europea;
    come sostenuto dal Ministro Martina «in questa situazione incerta per il bilancio, l'Italia può giocare una partita importante, sostenendo con forza le ragioni di una spesa agricola non indifferenziata, ma rivolta alla tutela del reddito degli agricoltori, al sostegno della qualità dei prodotti alimentari, alla gestione sostenibile e razionale delle risorse naturali, alla diversificazione delle attività agricole e alla valorizzazione dei territori rurali»,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative affinché l'obiettivo primario della Politica agricola comune siano la sicurezza e la sovranità dei popoli europei in ambito alimentare, mediante il raggiungimento dell'indipendenza nella produzione di prodotti alimentari a livello territoriale;
   ad intervenire nelle sedi europee per garantire che i numerosi agricoltori in tutta Europa possano assicurare un'adeguata produzione di prodotti alimentari sia a livello qualitativo, che quantitativo;
   ad assumere iniziative per garantire che tutti i produttori possano avere l'opportunità di ottenere prodotti alimentari più sani e rispettosi dell'ambiente e affinché siano garantiti a tutti degli aiuti pubblici;
   ad assumere iniziative per consentire la crescita delle aziende nel settore agricolo, in modo che i produttori possano avere il diritto ad una remunerazione dignitosa, basata principalmente su prezzi equi e solidali (che consentano di rimanere sul mercato senza sovvenzioni per la maggior parte degli agricoltori, ad esclusione degli investimenti e del periodo di transizione);
   ad assumere iniziative per garantire l'uso di strumenti di intervento pubblico come le quote che abbiano lo scopo di equilibrare domanda e offerta;
   a garantire lo sviluppo di solidi mercati locali e regionali, aperti a tutti i produttori agricoli, assumendo iniziative per l'adozione di regole comuni per le piccole aziende con pochi addetti, in modo tale che siano favorite le imprese locali per le forniture di pasti e bevande presso amministrazioni pubbliche;
   ad assumere iniziative per assicurare che i produttori possano contare su strumenti di mutua assicurazione per coprire i rischi climatici o sanitari;
   ad assumere iniziative normative per garantire che siano stanziati fondi statali con le seguenti finalità: sostegno al lavoro agricolo, tutela delle aziende agricole a carattere famigliare nelle aree più deboli, creazione di nuove imprese agricole, qualità del cibo, tutela della biodiversità, dell'acqua, del clima delle zone rurali;
   a far sì che l'Unione europea possa svolgere un ruolo attivo per promuovere nuove aziende agricole, sostenere il ricambio generazionale e incentivare lo sviluppo delle zone rurali;
   ad assumere iniziative al fine di garantire aiuti pubblici per tutelare il rispetto dei diritti umani, dell'ambiente e del benessere degli animali in contesti di produzione agricola, in modo tale che, gli aiuti pubblici siano subordinati al rispetto da parte delle imprese di vincoli sociali come il rispetto del lavoro e dei diritti sociali, dei braccianti, come la previsione di salari dignitosi e la non discriminazione dei lavoratori stagionali immigrati e delle loro famiglie, e altresì affinché nessun aiuto sia riconosciuto all'industria alimentare;
   ad assumere iniziative, per quanto di competenza, tese a garantire che sia favorita la partecipazione dei cittadini alle politiche agricole e alimentari a livello locale (attraverso comitati locali), nazionale ed europeo;
   ad intervenire nelle sedi europee affinché l'innovazione sia intesa e gestita come un processo chiave per la tutela delle aziende agricole, piccole e a conduzione famigliare, per mettere a punto un modello di agricoltura e di produzione alimentare che sia socialmente equa, salutare e sostenibile;
   ad assumere iniziative per garantire che i fondi per la ricerca siano dedicati a questi modelli innovativi per le aziende agricole piccole e a conduzione famigliare.
(7-01216) «Zaccagnini».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:
   da numerosi articoli pubblicati sulla stampa locale siciliana, su tutti l'articolo apparso sul sito internet del quotidiano «Gazzetta del Sud» dal titolo «Gabrielli “Due nuovi hotspot a Messina e Mineo”» in data 7 marzo 2017, si apprende che il capo della polizia, dottor Franco Gabrielli, in occasione dell'audizione alla Commissione d'Inchiesta sul sistema di accoglienza dei migranti, ha dichiarato che l'Italia aprirà entro la fine del mese due nuovi hotspots, uno a Messina e l'altro a Mineo (Catania), in aggiunta ai quattro già operativi (Lampedusa, Pozzallo, Trapani e Taranto);
   sempre secondo quanto riportato dal quotidiano sopra citato, lo stesso capo della polizia, ha altresì sottolineato, che «l'Italia ha onorato gli impegni con l'Europa, dall'apertura degli hotspots alle identificazioni, ma non mi sembra che l'Europa abbia rispettato gli impegni sui ricollocamenti. Tutti vengono a farci le pulci, ma noi i compiti a casa li abbiamo fatti, mentre l'Europa per l'ennesima volta ci ha lasciati in braghe di tela»;
   queste determinazioni provengono, come noto, a seguito delle pressioni che l'Unione europea ha esercitato sull'Italia, avviando una procedura d'infrazione per l'asserita mancata identificazione dei migranti, poi ritirata;
   provvedimenti che comportano gravosissime conseguenze sulle condizioni socio-economiche dei territori individuati per l'apertura di nuovi centri, in particolar modo se predisposti all'accoglimento di diverse centinaia di migranti (come da stime per l’hotspot previsto a Messina) non contemperati da una chiara politica sull'accoglimento dei migranti da parte dell'Unione europea, che impartisce ordini allo Stato italiano, ma non dà seguito ai principi sull'accoglienza diffusa sovente proclamati, mancando incomprensibilmente di esercitare un'azione perentoria nei confronti dei Paesi non collaborativi;
   del resto, come apparso su un articolo riportato sul Corriere della Sera online del 16 ottobre 2016, in cui l'ex Ministro dell'interno Alfano, ha dichiarato «C’è stato un gesto di inaffidabilità gravissima da parte dell'Europa, che ci ha tirato un bidone sui migranti, non rispettando gli accordi sulla loro redistribuzione», non è concepibile che l'Unione europea imponga rigidamente l'istituzione di centri identificativi se mancano delle regole certe sulla successiva destinazione dei migranti, che restano così relegati in luoghi non adatti alla lunga permanenza;
   per tale ragione il sistema degli hotspots si è già rilevato ampiamente fallimentare, perché se non inserito in un quadro complessivo perfettamente funzionante in cui, a seguito della fase identificativa, i trasferimenti dei soggetti alle destinazioni loro assegnate siano rapidamente ed efficacemente eseguiti, in particolar modo con riguardo ai soggetti destinatari di ordine di respingimento, rischia di impattare violentemente sugli equilibri delle comunità locali;
   non è, dunque, di altri hotspots che il sistema accoglienza ha bisogno, per gli interpellanti bensì del consolidamento e di una migliore regolazione dello Sprar, il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, che può portare alla realizzazione di un'accoglienza integrata attraverso percorsi individuali di inserimento socio-economico;
   peraltro, l'esperienza fallimentare già sperimentata non può che ripetersi anche per la scelta dell'allocazione dei nuovi hotspots, nelle città di Messina e Mineo;
   in particolare, assolutamente inadeguato si rivela per gli interpellanti il sito individuato per la realizzazione del centro di prima accoglienza nella città dello Stretto, presso l'ex caserma di Bisconte, in un quartiere dove già adesso occorre gestire questioni di ordine sociale di non facile soluzione. La forzata allocazione in tale contesto di centinaia e centinaia di migranti produrrebbe soltanto un aggravio di tale situazione, rischiando di innescare gravi problematiche di ordine pubblico;
   per non parlare del centro di Mineo, già utilizzato come Cara, Centro di accoglienza per richiedenti asilo, oggetto di numerosi filoni di indagini anche legati all'inchiesta «Mafia Capitale», definito da molti un ghetto recintato da filo spinato, dove, come riportato dall'articolo apparso sul sito internet www.lasicilia.it del 17 gennaio 2017, si è tristemente venuti a conoscenza, per un verso, di «appalti truccati, corruzione elettorale, terrorismo e truffe sulle presenze gonfiate», per altro verso, della diffusione del fenomeno del caporalato e dello sfruttamento. Ciò ha già dimostrato che centri di questo tipo servano soltanto al proliferare di squallidi business, fucina di illegalità di ogni tipo, negazione di un'accoglienza integrata e vocata, come dovrebbe, alla tutela dei diritti umani –:
   se il Governo non intenda riconsiderare la determinazione di aprire nuovi hotspots nelle città di Messina e di Mineo, tenuto conto delle fallimentari esperienze già sperimentate e delle peculiarità dei siti individuati;
   se il Governo non intenda, prima di assumere tali determinazioni, rivendicare innanzi all'Unione europea la necessaria collaborazione che tutti gli Stati membri devono assicurare per risolvere il problema legato all'incessante flusso dei migranti verso le coste del territorio italiano.
(2-01707) «D'Uva, Villarosa, Lorefice, Brescia, Grillo, Cecconi, D'Ambrosio, Toninelli».

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   sulla testata giornalistica La nuova provincia di Cosenza, del 1o marzo 2017, alla pagina 3, si legge dell'avvenuta formalizzazione della nomina di Andrea Urbani, commercialista, quale dirigente generale della Programmazione sanitaria nazionale;
   il dottor Urbani, prosegue lo stesso articolo, da circa 4 anni sta svolgendo la funzione di sub-commissario per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario della regione Calabria;
   più avanti si legge che il dottor Urbani si occuperà di monitoraggio dei piani di rientro;
   sul sito istituzionale di Agenas, il dottor Urbani risulta ancora membro del collegio dei revisori;
   l'Agenas svolge funzioni di supporto al Ministero della salute e alle regioni per le strategie di sviluppo e innovazione del Servizio sanitario nazionale;
   come riassunto nell'interrogazione a risposta scritta n. 4-11528 del 21 dicembre 2015, Agenas gode di una convenzione con la regione Calabria, allo scopo di fornire supporto tecnico nell'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario regionale;
   risulta dunque palese per l'interpellante un'incompatibilità tra i due incarichi in capo al solo dottor Urbani, revisore contabile della predetta Agenzia e sub-commissario per il rientro dal disavanzo sanitario della regione Calabria;
   la ricordata nuova nomina del dottor Urbani appare all'interpellante, con palmare evidenza, sempre incompatibile con l'avvenuto, pur se non fosse corrente, svolgimento dell'incarico di sub-commissario per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario della regione Calabria, a prescindere dalla tempistica delle dimissioni da codesto ufficio, in quanto la stessa persona si ritroverà, nella nuova veste, ad adottare decisioni su atti e attività riferibili alla propria gestione commissariale della sanità calabrese e, in ogni caso, ad avere una posizione di potenziale influenza sulle verifiche degli adempimenti riguardanti il citato piano di rientro –:
   se e quando vi sia stato un avviso pubblico e quali siano gli specifici requisiti dichiarati e vagliati in ordine alla nomina dirigenziale del dottor Urbani a direttore generale della Programmazione sanitaria;
   se il dottor Urbani abbia, a seguito della nomina al vertice delle riferita struttura ministeriale, firmato atti in qualità di sub-commisssario per il piano di rientro dal disavanzo regionale della Calabria;
   se e quando si sia dimesso da tale incarico;
   se il Ministro della salute non ritenga di procedere nell'immediato alla nomina di altra figura, priva di quella che appare all'interpellante come un'incompatibilità permanente, per la responsabilità del predetto ufficio presso il Ministero della salute.
(2-01706) «Nesci».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   TINO IANNUZZI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la situazione concernente l'erogazione dei contributi annuali da assegnare alle emittenti televisive locali è particolarmente grave;
   infatti non sono stati ancora erogati i contributi relativi all'anno 2015; tantomeno non è stato ancora emanato il bando per la presentazione delle domande per il riconoscimento dei contributi riguardanti l'anno 2016, benché il termine per la sua pubblicazione sia scaduto il 31 gennaio 2016;
   dovrebbe essere imminente l'approvazione da parte del Consiglio dei ministri dello schema di decreto del Presidente della Repubblica, recante il nuovo regolamento (previsto dall'articolo 1, comma 163 della legge 28 dicembre 2015 n. 208) per il riconoscimento dei contributi annuali all'emittenza locale;
   tale situazione è insostenibile per le imprese televisive locali, anche considerando la fase di pesante difficoltà che sta vivendo l'intero settore, a seguito della crisi del mercato pubblicitario, dei continui mutamenti tecnologici e della concorrenza legata alle nuove piattaforme –:
   quali iniziative la Presidenza del Consiglio dei ministri e il Ministro dello sviluppo economico, ognuno nella rispettiva competenza, intendano assumere per assicurare rapida e piena risoluzione alle questioni sovraindicate, con l'erogazione dei contributi alle emittenti televisive locali per l'anno 2015, l'espletamento di tutte le procedure per l'anno 2016, l'approvazione, che da informazioni assunte dovrebbe essere imminente, in Consiglio dei ministri dello schema di decreto del Presidente della Repubblica recante il nuovo regolamento per il riconoscimento dei contributi annuali alla emittenza locale. (5-10815)


   GALGANO, TERROSI, PAOLA BOLDRINI, DURANTI, MALISANI, FITZGERALD NISSOLI, DI SALVO, VEZZALI, PANNARALE, GRIBAUDO, GIACOBBE, GARAVINI, NICCHI, LOCATELLI, ROSTELLATO, MARZANO, CARLONI, MARTELLI, RUBINATO e CENTEMERO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i rapporti con il Parlamento, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   con sentenza 8 novembre 2016 n. 286 (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale serie speciale n. 52 del 28 dicembre 2016), inviata alla Camera dei deputati e al Senato, la Corte costituzionale, pronunciandosi sulla questione di costituzionalità sollevata dalla corte di appello di Genova, ha dichiarato la illegittimità costituzionale della norma di sistema «nella parte in cui non consente ai coniugi, di comune accordo, di trasmettere ai figli, al momento della nascita, anche il cognome materno», estendendo la pronuncia anche ai figli nati fuori dal matrimonio o adottati;
   la sentenza ha una portata storica perché segna il superamento dell'attribuzione automatica del cognome paterno, già definita dalla stessa Corte costituzionale come «retaggio di una concezione patriarcale della famiglia» (C.C. n. 61/2006);
   come evidenziato nella stessa sentenza «..., in assenza dell'accordo dei genitori, residua la generale previsione dell'attribuzione del cognome paterno, in attesa di un indifferibile intervento legislativo, destinato a disciplinare organicamente la materia, secondo criteri finalmente consoni al principio di parità»;
   nonostante le numerose proposte di legge d'iniziativa parlamentare avanzate sin dagli anni ’80, la condanna nel 2014 della Corte di Strasburgo e la conseguente presentazione di un disegno di legge governativo, il Parlamento non ha approvato alcuna norma al riguardo: l'atto Senato, 1628, già approvato dalla Camera, è da oltre due anni all'esame del Senato unitamente ad altri disegni di legge;
   a due mesi dalla data di pubblicazione della sentenza, le problematiche connesse alla fase di sua prima e concreta applicazione risultano in gran parte non risolte;
   oltre alle necessarie misure amministrative ed organizzative, si impone un urgente adeguamento del quadro normativo, affinché sia dato doveroso seguito alle perentorie e chiarissime conclusioni della Corte sopra riportate –:
   se il Governo intenda adottare opportune iniziative, allo scopo di eliminare la persistente discriminazione dell'attuale disciplina di cui in premessa e dare piena attuazione, in linea con quanto emerge dalla sentenza della Corte costituzionale, ai principi di cui agli articoli 2, 3 e 29 della Costituzione (in modo da garantire il «diritto del minore all'identità personale unitamente al riconoscimento del paritario rilievo di entrambe le figure genitoriali nel processo di costruzione di tale identità», come rilevato nella sentenza 286 del 2016 della Corte costituzionale). (5-10816)


   NESCI, COLONNESE, SILVIA GIORDANO, LOREFICE, MANTERO, GRILLO e DI VITA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'Emilia-Romagna prima e la Calabria poi hanno approvato proprie leggi regionali per subordinare l'accesso alla scuola materna all'avvenuta vaccinazione dei minori;
   il consiglio regionale della Toscana sta provvedendo nello stesso senso, stando a notizie di stampa;
   l'articolo 13 della Costituzione sancisce che non è ammessa «restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge»;
   l'articolo 30 della Costituzione stabilisce che «è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio»;
   per l'articolo 31 della Costituzione, la Repubblica «protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù favorendo gli istituti necessari a tale scopo»;
   secondo l'articolo 32 della Costituzione, «nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge»;
   in più atti di sindacato ispettivo, parte della deputazione del MoVimento 5 stelle ha chiesto al Ministro della salute il motivo della perdurante mancata offerta dei soli quattro vaccini obbligatori – ad oggi il pubblico garantisce gli esavalenti, che comprendono anche vaccini fortemente consigliati –, ponendo la stessa questione all'Aifa e all'Istituto superiore di sanità, senza ricevere risposte di carattere scientifico, né argomenti specifici a tutela della salute dei minori;
   benché nella relazione alla recente legge regionale della Calabria (legge regionale n. 20 del 2017) che modifica la precedente legge n. 15 del 2013 si citi la «malattia invasiva da meningococco», l'inserito articolo 3-bis impone che «al fine di preservare lo stato di salute sia del minore sia della collettività con cui il medesimo viene a contatto, costituisce requisito di accesso ai servizi educativi e ricreativi pubblici e privati l'avere assolto, da parte del minore, gli obblighi vaccinali prescritti dalla normativa vigente» e che «ai fini dell'accesso, la vaccinazione è omessa o differita solo in caso di accertati pericoli concreti per la salute del minore in relazione a specifiche condizioni cliniche»;
   le vaccinazioni obbligatorie sono l'antidifterica (legge 6 giugno 1939, n. 891 – legge 27 aprile 1981 n. 166), l'antitetanica (legge 20 marzo 1968, n. 419), l'antipoliomielitica (legge 4 febbraio 1966, n. 51) e l'antiepatitevirale B (legge 27 maggio 1991, n. 165);
   in base all'articolo 1 della legge regionale della Calabria n. 20 del 2017 dall'attuazione del provvedimento «non derivano nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio regionale», invece non escludibili per la possibilità di obiezioni attive potenzialmente cedevoli all'introdotto, citato «requisito di accesso»;
   secondo l'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 26 gennaio 199, n. 355, che modifica il decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1967, n. 1518, in ordine alle vaccinazioni obbligatorie «la mancata certificazione non comporta il rifiuto di ammissione dell'alunno alla scuola dell'obbligo o agli esami»;
   l'articolo 117 della Costituzione riserva allo Stato la legislazione esclusiva, tra l'altro, in materia di norme generali sull'istruzione –:
   se, ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione, il Governo, non ritenga di promuovere la questione di legittimità costituzionale in relazione alla riferita legge della regione Calabria n. 20 del 22 febbraio 2017;
   quali ragioni scientifiche o di tutela della salute dei minori non consentano l'offerta di vaccinazione in formato tetravalente, che contenga, cioè, solo le dosi dei quattro vaccini obbligatori (tetano, difterite, epatite, poliomielite). (5-10817)


   PILI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per la coesione territoriale e il Mezzogiorno. — Per sapere – premesso che:
   da giorni un sito internazionale di vendite industriali on line sta vendendo lo stabilimento industriale della Keller di Villacidro a pezzi;
   il sito on line internazionale, con il chiaro riferimento allo Stabilimento di Villacidro ha messo in vendita oltre 700 lotti indicati come provenienti dalla Keller;
   in queste ore un sito internazionale di vendite on line sta vendendo la Keller a pezzi, pezzo dopo pezzo, in centinaia di lotti;
   l'elenco è di migliaia di pezzi: Fresa verticale a controllo numerico CNC, euro 17.000,00, Banco di controllo dimensione telai carrelli, euro 26.400,00, Pressa oleodinamica 450 euro, Alesatrice verticale euro 192.400, Tornio orizzontale 143.000 euro;
   la scadenza dell'asta è fissata al 15 marzo, poi la Keller sarà in mano ad ogni singolo acquirente;
   nei mesi scorsi e anche qualche settimana fa vari esponenti del Governo, dal Ministro Lotti al Ministro De Vincenti, hanno dichiarato di voler convocare vertici a Palazzo Chigi per affrontare la vertenza Keller;
   a giudizio dell'interrogante si è trattato di una farsa ripetuta a danno dei lavoratori e dell'intero territorio;
   nelle scorse settimane il sottoscritto interrogante aveva chiesto l'intervento del Presidente del Consiglio e ai Ministri dello sviluppo economico e del lavoro per sollecitare un intervento concreto del Governo sulla vertenza Keller;
   nello stesso atto di sindacato ispettivo erano stati richiesti atti urgenti e procedure straordinarie per impedire, alla pari di altre realtà, anche attraverso l'attivazione di Invitalia, lo smantellamento degli impianti e avviare una seria e concreta azione tesa all'individuazione di seri interlocutori per rilevare l'azienda e farla ripartire nel più breve tempo possibile. Bisogna bloccare senza perdere altro tempo le procedure di vendita frammentata degli impianti;
   appare all'interrogante vergognoso come nel frattempo nello stesso stabilimento di Villacidro si siano succedute visite di rappresentanti dello Stato come l'attuale Ministro Lotti che difatto utilizzando politicamente il dramma dei lavoratori in piena campagna referendaria prometteva la riapertura immediata dello stabilimento con un imprenditore pronto a riavviare gli impianti;
   è indispensabile nell'ambito della gestione integrata dei servizi delle Ferrovie dello Stato verificare la possibilità di far gestire direttamente lo stabilimento dalle compartecipate statali al fine di garantire un servizio di assistenza e manutenzione dei mezzi attivando, nel contempo il ripristino della connessione ferroviaria dei porti sardi fondamentale per la ripartenza commerciale dell'impianto industriale;
   è necessario promuovere joint venture internazionali in grado di ripristinare non solo relazioni industriali interrotte per responsabilità istituzionali ma anche relazioni commerciali in grado di garantire un futuro industriale strategico alla fabbrica di Villacidro;
   è indispensabile garantire a tutti i lavoratori della Keller le necessarie garanzie sociali in attesa del riavvio degli impianti stessi;
   in questi anni si è assistito ad assurde promesse, ad annunci destituiti di ogni fondamento e a nessuna proposta e azione concreta;
   il tempo è scaduto e la vendita on line dello stabilimento è un fatto di una gravità inaudita –:
   se non ritenga di dover adottare ogni iniziativa tutte di propria competenza per fermare la svendita all'asta dello stabilimento Keller di Villacidro;
   se non intenda intervenire attraverso Invitalia con riguardo alla procedura di acquisizione e affidamento dello stabilimento alla pari di altri analoghi casi;
   se non ritenga di dover dar corso agli impegni mai rispettati sulla Keller, assunti davanti agli stessi lavoratori durante le recenti visite di esponenti del Governo davanti ai cancelli della fabbrica di Villacidro. (5-10818)

Interrogazioni a risposta scritta:


   RUSSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il Governo, tramite la società Invimit, ha costituito un Fondo comune di investimento immobiliare riservato di tipo chiuso, finalizzato all'acquisto di immobili degli enti territoriali, con priorità delle province, condotti in locazione dallo Stato, in particolare dal Ministero dell'interno (prefetture, questure e comandi provinciali di polizia, carabinieri e vigili del fuoco);
   Investimenti Immobiliari Italiani SGR s.p.a. (Invimit) è una società di gestione del risparmio interamente partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze, che ha ad oggetto la prestazione del servizio di gestione collettiva del risparmio, realizzata attraverso la promozione, l'istituzione, l'organizzazione e la gestione di fondi comuni di investimento immobiliare;
   il Fondo immobiliare «i3-Patrimonio Italia» gestito da Invimit SpA, ha avviato, ai sensi dell'articolo 33, comma 8-bis, del decreto-legge n. 98 del 2011, le attività finalizzate all'acquisto di immobili ad uso ufficio di proprietà degli enti territoriali, utilizzati dagli stessi o da altre pubbliche amministrazioni;
   tale strumento finanziario avrebbe potuto assicurare effetti di cassa positivi per le province, in un momento di grave difficoltà economico-finanziaria che mette a serio rischio la stessa approvazione dei bilanci;
   il valore dei beni in questione viene determinato con criteri strettamente connessi, proporzionali alla redditività dell'immobile e quindi in ultima analisi, ai canoni/indennità attualmente percepite;
   tale valore rappresenta una sorta di esproprio da parte dello Stato di risorse delle province;
   tale valore viene calcolato in base alla redditività dell'immobile, e, quindi, ad un canone di locazione che, in questo caso, è corrisposto dal Ministero dell'interno, talvolta anche scaduto e non ancora rinnovato o ridotto per effetto di norme di legge e quindi molto più basso della reale redditività dell'immobile, non corrisponde affatto alle valutazioni in possesso delle province, spesso fornite dalla stessa Agenzia del demanio, con le quali il bene è stato inserito nel patrimonio dell'ente;
   inoltre, ai sensi dell'articolo 3, comma 4, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, tali canoni di locazione sono stati ridotti nella misura del 15 per cento;
   ai sensi dell'articolo 1, comma 443, della legge n. 228 del 2012, i proventi ricavati da tali alienazioni potranno essere utilizzati dalle province solo per la riduzione del debito o per investimenti, non per spesa corrente e quindi per il mantenimento degli equilibri, mentre oggi il principale problema di questi enti è proprio l'approvazione dei bilanci stessi;
   non sembra nobile che lo Stato, da una parte metta in seria difficoltà le province con continue manovre finanziarie che decurtano consistenti risorse nei bilanci delle stesse e poi si offra come acquirente a prezzo di realizzo degli immobili più belli che rappresentano anche la storia stessa di questi enti –:
   se, al fine del buon esito della iniziativa, il Governo intenda procedere all'adeguamento dei canoni di locazione degli immobili di proprietà delle province corrisposti dal Ministero dell'interno, consentendo una più congrua valutazione del bene, o almeno non intenda adottare tutte le misure più opportune per prevedere una deroga alla riduzione del 15 per cento dei canoni limitatamente agli immobili delle province;
   se il Governo non reputi necessario approvare apposite previsioni normative volte a consentire alle province di utilizzare i proventi ricavati da tali operazioni per il conseguimento degli equilibri di bilancio 2017. (4-15906)


   ANDREA MAESTRI, CIVATI, BRIGNONE, MATARRELLI e PASTORINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   in tutto il mondo le città sono ridiventate il principale traino dei sistemi socio-economici e producono la gran parte del valore aggiunto e dell'innovazione delle nazioni avanzate;
   secondo i dati di Paolo Veneri dell'Ocse «l'Italia ricopre la penultima posizione tra i Paesi dell'OCSE per contributo delle aree metropolitane alla crescita totale degli occupati in Italia tra il 2000 e il 2012... anche il contributo delle aree metropolitane alla crescita del PIL aggregato nazionale è sotto la media OCSE»;
   le politiche urbane rivestono ormai in tutti i Paesi avanzati un ruolo fondamentale e hanno carattere di politiche multilivello, in quanto pongono precisi oneri ai diversi livelli di governo nazionale;
   l'Unione europea, sin dal documento « Cities of tomorrow» del 2011 ha fornito agli Stati membri precise indicazioni sul ruolo delle città nelle politiche comunitarie al fine di sviluppare la crescita economica e l'inclusione sociale;
   in Italia esiste un apposito Comitato interministeriale per le politiche urbane (Cipu), istituito con l'articolo 12-bis del decreto-legge del 22 giugno 2012, n. 83, convertito dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, compartecipato dai rappresentanti delle autonomie, che dovrebbe fare ordine nella frammentazione delle politiche urbane, che fanno capo ad almeno tre dipartimenti della Presidenza del Consiglio dei ministri affidati a membri del Governo senza portafoglio (politiche economiche, affari regionali, politiche di coesione);
   nell'attuale compagine governativa, non è stata formalizzata alcuna delega né per il coordinamento delle politiche urbane, né per la presidenza del menzionato Cipu, senza che si sia proceduto nemmeno a razionalizzare la segnalata dispersione delle competenze sulle politiche urbane nell'ambito della Presidenza del Consiglio dei ministri –:
   se il Presidente del Consiglio dei ministri intenda rendere noto quale sia il posto delle politiche urbane nel programma di Governo;
   se intenda affidare una delega di coordinamento del Cipu e, più in generale, delle politiche urbane, ad un Ministro senza portafoglio, ovvero esercitarla direttamente, non essendo più stato riunito l'organo dagli ultimi due esecutivi;
   quali impegni precisi intenda indicare ai Ministri di settore per garantire coerenti ricadute nei contesti urbani alle politiche governative, dai tempi della giustizia civile, ai servizi educativi, a quelli sociali, a quelli di trasporto e logistica, a quelli relativi alla gravissima crisi degli alloggi. (4-15907)


   BIANCOFIORE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   le maggiori testate giornalistiche riportano la presunta esistenza di un accordo siglato antecedentemente alle elezioni della provincia autonoma di Trento del 2013 dall'allora capogruppo del Partito autonomista Trentino Tirolese (PATT), nel consiglio della provincia autonoma di Trento, Lorenzo Baratter, dal comandante degli Schuetzen, Paolo Dalprà e dal vice comandante Giuseppe Corona;
   l'accordo riguardava il versamento di 500 euro al mese alla Federazione degli Schuetzen in caso di elezione al consiglio della provincia autonoma di Trento;
   Baratter, a seguito della gravità dei fatti, ha deciso di autosospendersi dal gruppo consiliare del PATT fino alla chiusura del procedimento giudiziario a suo carico (ovvero fino al termine della «messa in prova» ai servizi sociali di due mesi). Lo stesso procedimento ha visto la condanna di Giuseppe Corona e Paolo Dalprà per corruzione elettorale;
   la sentenza del giudice è stata chiara e netta: l'accordo sottoscritto alla vigilia delle provinciali del 2013 da Baratter rientra nell'ambito della corruzione elettorale;
   la richiesta di Baratter di sospensione del processo, con conseguente «messa in prova», è, sul piano politico, una ammissione di colpevolezza che però prevede la cancellazione del reato con l'effettuazione di lavori socialmente utili;
   quello appena riportato, a giudizio dell'interrogante, costituirebbe un escamotage che metterebbe in discussione pesantemente il PATT, alleato del PD, mediante una farsa ridicola che mostra una maggioranza densa di contraddizioni e intrisa secondo l'interrogante di un sistema clientelare che trascina di fatto il Trentino nel baratro;
    ad avviso dell'interrogante la giunta della provincia autonoma di Trento non può continuare a governare dal momento che sussistono le prove che le elezioni sono state inquinate da quello che si configura come reato di «voto di scambio»;
   l'articolo 49-bis del Testo unico delle leggi costituzionali concernenti lo statuto per il Trentino Alto-Adige, in modo analogo a quanto disposto dall'articolo 126 della Costituzione per le regioni, stabilisce che «il Consiglio provinciale può essere sciolto quando compia atti contrari alla Costituzione o gravi violazioni di legge o non sostituisca la Giunta o il suo Presidente che abbiano compiuto analoghi atti o violazioni»;
   il comma 3, dell'articolo 49-bis del Testo unico sopra citato stabilisce altresì che «lo scioglimento è disposto con decreto motivato del Presidente della Repubblica previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentita una Commissione di deputati e senatori costituita, per le questioni regionali, nei modi stabiliti con legge della Repubblica»;
   ad avviso dell'interrogante la vicenda riportata ha comportato un evidente danno alla comunità che di fatto ha permesso ai partiti di svendere le istituzioni al miglior offerente, e che dunque evidenzia la necessità di restituire nel più breve tempo possibile la parola ai cittadini (mediante nuove elezioni) che hanno diritto di essere rappresentati da portavoce onesti –:
   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
   se il Governo non ritenga che sussistano i presupposti per avviare le procedure di cui all'articolo 49-bis del testo unico delle leggi costituzionali concernenti lo Statuto speciale per il Trentino Alto-Adige. (4-15915)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta immediata:


   PALAZZOTTO, MARCON, FRATOIANNI e PAGLIA. – Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. – Per sapere – premesso che:
   da quasi settant'anni il popolo palestinese attende che venga riconosciuto dalla comunità internazionale lo Stato di Palestina;
   il Consiglio di sicurezza dell'Onu con la risoluzione n. 2334 del 23 dicembre 2016, conformandosi a quanto già deliberato negli ultimi quarant'anni rispetto alla propria visione di una regione in cui due Stati democratici, Israele e Palestina, vivano uno di fianco all'altro in pace all'interno di frontiere sicure e riconosciute, ha espresso grave preoccupazione per le reiterate attività di colonizzazione israeliane che potrebbero, in maniera irreversibile, compromettere il processo di pace del Medio Oriente e di risoluzione della questione dei due Stati in base ai confini tracciati nel 1967, imponendo ad Israele di interrompere qualsiasi insediamento illegale nei territori occupati, Cisgiordania e Gerusalemme est, dove vivono complessivamente circa 630 mila persone e condannando ogni misura intesa ad alterare la composizione demografica, le caratteristiche e lo status dei territori palestinesi occupati;
   dal canto suo il Primo ministro Benjamin Netanyahu, anche forte del voto di astensione espresso dagli Stati Uniti all'atto della votazione della risoluzione, ha affidato ad un comunicato laconico le sue reazioni dichiarando che: «Israele respinge questa vergognosa risoluzione anti-israeliana presso l'Onu e non si adeguerà ai suoi dettami»;
   nonostante le suddette preoccupazioni della comunità internazionale per le ripercussioni della politica coloniale di Israele sul processo di pace, anche il Parlamento israeliano ha mostrato di voler totalmente disattendere il monito lanciatogli dal Consiglio di sicurezza dell'Onu, approvando, a febbraio 2017, la contestata legge con cui vengono legalizzati retroattivamente insediamenti per circa 4 mila alloggi su terre di proprietà privata nell'occupata Cisgiordania;
   il 27 febbraio 2015, l'aula di Montecitorio aveva approvato la mozione n. 1-00745 che impegnava il Governo a continuare a sostenere in ogni sede l'obiettivo del riconoscimento della Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967, con Gerusalemme quale capitale condivisa, e ricercare un'azione coordinata a livello internazionale, in particolare in seno all'Unione europea ed alle Nazioni Unite, in vista di una soluzione globale e durevole del processo di pace in Medio Oriente fondata sulla esistenza di due Stati, palestinese ed israeliano;
   ad oggi non si registrano significativi passi avanti da parte del Governo italiano in quella direzione –:
   quali iniziative intenda immediatamente assumere, quale contributo alla composizione della crisi israelo-palestinese, per il pieno riconoscimento politico dello Stato di Palestina. (3-02879)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MANLIO DI STEFANO, FERRARESI, SPADONI, GRANDE, DEL GROSSO, SCAGLIUSI, DI BATTISTA e CECCONI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   l'interrogante ha ricevuto notizia della drammatica situazione familiare nella quale versa il signor Mounir Angelo M., papà di Alessio Djalal M.;
   il piccolo Alessio, nato in Italia il 5 ottobre 2012, vive da 4 anni domiciliato con sua madre Kheira E.K., è cittadino italiano e algerino, e si troverebbe, a quanto ipotizza il padre, probabilmente presso i familiari della donna in Algeria, nella città di Orano, nel quartiere di Plateau;
   il signor M. afferma, peraltro, che all'età di soli 8 mesi il figlio veniva allontanato da lui e dalla sua famiglia paterna italiana, spezzando di fatto ogni legame in Italia;
   egli lamenta, inoltre, di avere esperito innumerevoli, benché falliti, tentativi di avere notizie e informazioni di suo figlio cercando in ogni modo, con ogni mezzo e strumento, anche attraverso il ricorso a tutte le rappresentanze consolari di entrambi i Paesi, uffici ministeriali e amministrativi tribunali e autorità giudiziarie competenti;
   risulterebbe che il signor M. abbia potuto, finora, avere solo una visita consolare italiana, a seguito di una sua richiesta cui ha acconsentito la signora E.K.; in un'altra occasione, invece, avendo lei comunicato, sempre secondo quanto afferma il citato M., un indirizzo risultante falso, non gli consentiva di esercitare il suo diritto di visitare il figlio durante un suo soggiorno in Algeria, diritto, a quanto pare, riconosciuto anche da sentenze delle autorità giudiziarie algerine;
   in altre parole, il signor M. afferma che il bambino è sequestrato da 4 anni a scopo di ricatto ed estorsioni, e in violazione di molte leggi algerine, italiane e internazionali, e chiede sostanzialmente un aiuto per ottenere informazioni e documentazione che riguardano il proprio figlio, soprattutto con riferimento alla sua condizione sia fisica sia affettiva derivante dalla mancanza e dal forzato distacco dal suo papà –:
   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, siano a conoscenza della vicenda accennata in premessa, se ne stiano seguendo l'evoluzione e se siano in atto iniziative a sostegno di una positiva conclusione della vicenda. (5-10821)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   LAFFRANCO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la centrale termoelettrica a lignite di Pietrafitta fu costruita nel 1958 e ha funzionato fino al 1985 alimentata a lignite locale;
   dal 1985 fino circa al 2001 la centrale, in seguito all'esaurimento del banco di lignite principale, ha funzionato con l'integrazione di altri combustibili;
   le scorie della centrale venivano stoccate nelle discariche dove continuavano ad ardere a contatto con l'aria e con altri rifiuti solidi urbani;
   dal 1985 nel territorio della Valnestore sono state interrate con procedure irregolari in discariche non autorizzate e insieme a rifiuti solidi urbani anche scorie di carbone proveniente dalle centrali termoelettriche di Vado Ligure, Savona e La Spezia;
   in seguito a questa vicenda da anni si registra nella Valnestore una vera e propria emergenza ambientale che si è ulteriormente acuita negli ultimi anni e che ha portato ad indicare quel territorio come Valle dei Fuochi in evidente richiamo alla vicenda degli interramenti abusivi di rifiuti pericolosi della cosiddetta Terra dei Fuochi;
   risulta all'interrogante che in seguito ai sondaggi e alle analisi effettuati negli ultimi anni su terreni e falde acquifere, volte a definire la pericolosità di queste discariche abusive, i confini della zona inquinata siano stati allargati anche al territorio di Città della Pieve, più precisamente alle zone di Ponticelli e Po’ Bandino;
   non esiste alcuna documentazione precisa in merito alla distribuzione di questo materiale sul quale, oggi, si trovano terreni coltivati, vegetazione, abitazioni o altri servizi nonostante il presidio multizonale si fosse espresso in merito alla necessità di adottare molte cautele nelle pratiche di stoccaggio e di interramento delle ceneri;
   il perimetro della zona colpita sarebbe piuttosto ampio e si allarga via via che vengono effettuati controlli sulla qualità del terreno;
   nella zona di Fabro sono stati rilevati in alcuni punti tassi di radioattività superiori alla media e anche dove l'Arpa dichiara non esserci pericolosità allo stato attuale dei fatti, non viene esclusa la possibilità di una futura contaminazione nel caso di cambiamento delle condizioni di utilizzo dei siti o di interventi su di essi;
   nel territorio si registra un'alta percentuale di patologie oncologiche che riporta all'anomalo rinvenimento di rifiuti solidi urbani e ceneri da combustione nella zona –:
   se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non ritenga di dover attivare urgentemente tutte le necessarie procedure volte a raccogliere ed elaborare i dati relativi ai monitoraggi ambientali effettuati e a quelli in corso;
   se il Ministro della salute intenda avviare la raccolta di dati epidemiologici relativi all'incidenza delle patologie oncologiche negli ultimi quindici anni nell'area di cui in premessa in cui sono state interrate le scorie;
   quali urgenti iniziative di competenza, i Ministri interrogati intendano assumere al fine di limitare i danni ambientali, i danni alla salute delle persone e al fine di tutelare il territorio indicato in premessa. (4-15909)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   CATANOSO. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il 24 febbraio 2017, un carabiniere della stazione di Monte San Giusto, impegnato in un'operazione di controllo contro i numerosi episodi di furti che accadono nel Maceratese, ha sparato un colpo di pistola ed ha ucciso il giovane albanese che stava fuggendo;
   l'auto con cui stava fuggendo il giovane, che avrebbe tentato di investire i militari dell'Arma dei carabinieri, risulterebbe rubata; rubati risulterebbero inoltre gli oggetti rinvenuti addosso al ragazzo albanese e dentro l'autovettura;
   sembra che il ragazzo fosse in compagnia di altri due giovani, che ora verranno sentiti dai carabinieri;
   da quanto risulta, i carabinieri avevano notato l'auto con la targa rubata ferma lungo una strada. Si sono appostati, e quando il ragazzo è arrivato si sono qualificati e gli hanno chiesto i documenti: lui però sarebbe salito sul veicolo, mettendo in moto e tentando di investirli a tutta velocità. A quel punto uno dei militari ha esploso il colpo che ha raggiunto il giovane alla testa;
   il carabiniere è stato indagato dalla magistratura per omicidio colposo ed in sua difesa è scattata una gara di solidarietà per la copertura delle spese legali necessarie alla sua difesa da parte della cittadinanza di Monte San Giusto e di altri militari dell'Arma dei carabinieri da tutta Italia;
   a giudizio dell'interrogante, il militare dovrebbe essere premiato con una onorificenza, altro che indagato, anche se si tratta di una scelta obbligata dalla normativa attuale –:
   quali iniziative intendono adottare i Ministri interrogati in merito alla vicenda in questione e quali tutele siano state attivate per il giovane carabiniere di Monte San Giusto e se siano in corso iniziative per premiarlo. (4-15916)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   AMODDIO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il 18 febbraio 2017 Il Fatto Quotidiano ha pubblicato un articolo nel quale riferisce di alcune microspie trovate all'interno della stanza del pubblico ministero di Siracusa, Giancarlo Longo, a una settimana di distanza dalla visita della Guardia di Finanza che aveva chiesto copia di documenti dello stesso magistrato su disposizione della procura di Messina. I magistrati messinesi indagherebbero in seguito a un esposto di alcuni magistrati di Siracusa e tra gli atti presi in esame ci sono quelli sulla realizzazione del centro commerciale Fiera del Sud/Open Land, al centro di una querelle giudiziaria tra il comune e la società costruttrice, sfociata in diverse sentenze al Tar di Catania e al Consiglio di giustizia amministrativa di Palermo. Il comune di Siracusa è stato coinvolto in un procedimento giudiziario avanti al Consiglio di giustizia amministrativa Siciliana nel quale la società Open Land che ha realizzato il centro commerciale ha chiesto un risarcimento di oltre 40 milioni di euro. Nel luglio del 2013 il Consiglio di giustizia amministrativa ha accolto le domande risarcitorie di Open Land, rinviando ad una determinazione amministrativa la quantificazione della somma risarcitoria e ad oggi, il comune di Siracusa, ha corrisposto un risarcimento di quasi tre milioni di euro;
   inoltre il Consiglio di giustizia amministrativa ha statuito la responsabilità del comune, nonostante il Tar avesse ritenuto legittimi gli atti dell'amministrazione e che la concessione edilizia non andava rilasciata. La vicenda relativa alla realizzazione del centro commerciale è stata oggetto di diversi procedimenti penali sin dal 2009: un procedimento nei confronti del dirigente dell'urbanistica, che aveva negato la concessione edilizia, il quale è stato assolto dal giudice per la indagini preliminari, in seguito all'azione penale esercitata dapprima dal pubblico ministero dottor Maurizio Musco e successivamente dal dottor Giancarlo Longo. Un altro processo penale avviato nel 2015 dal pubblico ministero Longo nei confronti di un altro dirigente dell'urbanistica e dell'avvocato che aveva patrocinato il comune di Siracusa nel giudizio amministrativo innanzi al Consiglio di giustizia amministrativa si è concluso con una assoluzione del giudice per le indagini preliminari. In entrambi i procedimenti penali l'avvocato Calafiore Giuseppe del foro di Siracusa era il difensore del gruppo proprietario del centro commerciale ed in entrambi i processi il dottor Longo ha esercitato l'azione penale. Dagli ambienti giudiziari messinesi è pervenuta la conferma di un vasto fronte d'indagine sul caso Open Land/Fiera del Sud. Il sostituto procuratore Giancarlo Longo è assegnatario di molteplici fascicoli, aventi ad oggetto indagini preliminari concernenti l'amministrazione comunale di Siracusa. Il 31 ottobre 2016 il sindaco di Siracusa, in conferenza stampa, esprimeva pubblicamente riserve sull'operato dei sostituti procuratori Longo e Di Mauro. La stampa riporta che l'esposto degli otto magistrati, inviato al Consiglio superiore della magistratura, al Ministro della giustizia e alla procura di Catania, parlerebbe di un comitato d'affari che peserebbe sul lavoro dei togati, mettendo in difficoltà il procuratore capo di Siracusa Giordano. Tali menzionati elementi denotano un quadro ambientale insostenibile nella giustizia penale di Siracusa. La procura di Siracusa è già stata oggetto d'ispezione da parte del Ministero della giustizia e l'ex procuratore della Repubblica Rossi ed il pubblico ministero Musco sono stati condannati definitivamente dalla Corte di Cassazione per abuso d'ufficio. Inoltre, il pubblico ministero Musco, a marzo 2017, ha subito una condanna dal tribunale di Messina alla pena di anni 3 e mesi 8 di reclusione –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della presentazione dell'esposto di cui in premessa dei magistrati del tribunale di Siracusa e se intenda avviare con urgenza un'attività ispettiva presso la procura di Siracusa anche al fine di fugare ogni dubbio o sospetto sulla attività del sostituto procuratore Giancarlo Longo e in definitiva a tutela del prestigio dell'autorità giudiziaria dell'intera città di Siracusa.   (5-10820)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata:


   TERZONI, AGOSTINELLI, CECCONI, BUSTO, DAGA, DE ROSA, MANNINO, MICILLO e ZOLEZZI. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:
   alle 13.30 di giovedì 9 marzo 2017 è crollato il cavalcavia n. 167 che si trova al chilometro 235+800 della A14 nel tratto tra le uscite Ancona Sud e Loreto;
   il crollo ha coinvolto due automobili, provocando la morte di due persone e il ferimento di due operai che in quel momento stavano lavorando al cavalcavia;
   secondo le prime ricostruzioni gli operai stavano sollevando la campata del ponte con dei martinetti, quando la struttura ha ceduto. Anche da un comunicato trasmesso dal concessionario Autostrade per l'Italia si apprende che «le attività di sollevamento del cavalcavia interessato dall'incidente erano state completate alle ore 11.30. Al momento dell'incidente, alle 13 circa, il personale stava realizzando attività accessorie. Sul cantiere, peraltro, era presente l'ingegnere responsabile tecnico dei lavori per la De.L.A.Be.Ch. Risulta che la società De.L.A.Be.Ch. sarebbe specializzata con qualifiche di legge per i lavori in oggetto ed in possesso di certificazione delle società Bureau Vertitas. La stessa società aveva eseguito analoghi lavori su altri cavalcavia della stessa tratta»;
   in un altro comunicato la società Autostrade per l'Italia specifica che il crollo è stato «determinato dal cedimento di pile provvisorie su lavori di innalzamento del cavalcavia necessari per ripristinare l'altezza dell'opera rispetto al nuovo livello del piano autostradale, dopo l'allargamento dell'autostrada a 3 corsie», definendo l'accaduto «un tragico incidente non prevedibile». Il disastro verificatosi è l'ultimo di una tragica serie che ha visto il 28 ottobre 2016 il crollo del cavalcavia di Annone (Lecco) sulla corsia Nord della superstrada 36 al passaggio di un tir da oltre 108 tonnellate. Come noto, la struttura piombò sulla strada sottostante provocando la morte del guidatore di un'auto che rimase ucciso sul colpo –:
   per quali ragioni non sia stata disposta la chiusura del tratto autostradale interessato dai lavori per poter garantire le massime condizioni di sicurezza per gli utenti della strada, anche in relazione alla ritenuta inadeguatezza dei martinetti utilizzati per l'intervento, contestualmente rendendo noto se in ordine ai precedenti lavori della stessa tipologia tale misura di sicurezza della chiusura al traffico sia stata adottata e chiarendo le condizioni strutturali e lo stato di manutenzione di tutti i cavalcavia presenti su autostrade e superstrade. (3-02874)


   SCOPELLITI e GAROFALO. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:
   già nel novembre 2016 gli interroganti avevano presentato un'interrogazione a risposta scritta al Ministro interrogato e al Ministro del lavoro e delle politiche sociali (n. 4/14686) in merito alle dichiarazioni della compagnia Alitalia circa le intenzioni della compagnia stessa di non volare più da e per l'aeroporto Minniti di Reggio Calabria;
   la chiusura comporterebbe il licenziamento dei dipendenti impiegati all'aeroporto di Reggio Calabria (circa 50);
   l'intervento del Governo è richiesto per il ruolo insostituibile della mobilità aerea per una vasta area urbana che non gode di infrastrutture di trasporto adeguate e soprattutto di un collegamento ferroviario veloce con gli altri nodi metropolitani del Paese;
   la continuità territoriale è condizione essenziale per la sopravvivenza di una economia vitale;
   si ricordano le pesanti conseguenze su tutto il ceto professionista locale che si ebbero a seguito della decisione assunta in passato dalla compagnia di bandiera di eliminare il volo mattutino da Reggio Calabria per Milano ed il relativo rientro a fine giornata;
   a seguito dell'iniziativa parlamentare, a gennaio 2017 il Ministro interrogato aveva convocato un tavolo per affrontare la complessiva criticità dello scalo calabrese;
   tuttavia, non sono arrivate soluzioni efficaci se ai primi di marzo 2017 Alitalia ha ufficializzato la cancellazione di tutti i voli da e per Reggio Calabria a far data dal 27 marzo 2017;
   l'operatore che si appresta a rendere esecutiva questa grave decisione gode a Reggio Calabria di un monopolio di fatto, dal momento che – nel frattempo – non è stata messa in atto alcuna iniziativa per incentivare altre compagnie aeree ad occupare gli slot eventualmente lasciati liberi da Alitalia;
   la grave minaccia che incombe sull'aeroporto di Reggio Calabria esigerebbe una politica organica sulla continuità territoriale, che non è in contraddizione con la razionalizzazione perseguita con il piano nazionale degli aeroporti –:
   quali iniziative stia assumendo nell'immediato il Governo – insieme agli altri soggetti nazionali competenti e ai rappresentanti dei livelli locali di governo – per rispondere alla decisione della compagnia Alitalia relativa ai collegamenti da e per Reggio Calabria, indicando gli indirizzi seguiti e che intenda perseguire per assicurare che la razionalizzazione degli scali si accompagni ad un'efficace politica di continuità territoriale, come elemento strutturale alla salvaguardia di quel pluralismo territoriale che rappresenta un carattere imprescindibile della società e dell'economia italiane. (3-02875)

Interrogazioni a risposta scritta:


   RAMPELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   sono stati nuovamente bloccati i lavori del terzo macrolotto della strada statale n. 106 Ionica, un lavoro da oltre un miliardo di euro di costo complessivo che interessa i trentotto chilometri di percorso compresi tra l'innesto della strada statale n. 534 sino a Roseto Capo Spulico;
   il terzo macrolotto ricade nell'ambito di applicazione della legge n. 443 del 2001, recante «Delega al Governo in materia di infrastrutture e insediamenti produttivi di interesse nazionale», la cosiddetta legge obiettivo, ed era un intervento inserito nel primo programma delle infrastrutture strategiche di cui alla delibera CIPE n. 121 del 2001;
   la realizzazione dell'opera infrastrutturale era stata prevista anche dall'accordo di programma per il sistema delle infrastrutture di trasporti nella regione Calabria, stipulato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con la regione Calabria in data 16 maggio 2002, e fu poi inserita nel piano dell'Anas per il periodo 2003-2012, e nel piano degli investimenti Anas per il quadriennio 2007-2011;
   nel dicembre 2008 l'Anas ha emesso il bando con una base d'asta di poco più di 960 milioni di euro, alla quale ha fatto seguito l'aggiudicazione provvisoria dei lavori in capo alle società Astaldi e Impregilo per 791 milioni di euro nel dicembre 2010, poi rimasta bloccata per un anno a causa di una clausola della delibera del Cipe n. 103 del 2007 relativa alla effettiva disponibilità dei fondi previsti;
   nel dicembre 2011 una nuova delibera del Cipe ha disposto la cancellazione di tale clausola, consentendo all'Anas di aggiudicare definitivamente l'appalto, cosa poi avvenuta nel febbraio 2012 in favore delle società Astaldi, capogruppo, con il sessanta per cento, e Impregilo con una partecipazione minoritaria del quaranta per cento;
   nell'agosto del 2016, dopo ben quindici anni dall'avvio dell’iter burocratico per la realizzazione del tratto stradale, il Cipe ha approvato la prima parte, relativa una spesa di 276 milioni di euro, del progetto definitivo del macrolotto, «con l'impegno all'approvazione in tempi brevi della seconda tratta» e dei relativi finanziamenti, pari a 842 milioni di euro;
   il 1o marzo 2017 la Corte dei conti ha rinviato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti la parte di progetto che aveva già ritenuto finanziabile, formulando alcuni rilievi e chiedendo chiarimenti entro i successivi venti giorni, ma il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha ritenuto di ritirare la delibera, riportando tutto l’iter del progetto indietro di un intero anno;
   la strada statale Jonica è una delle strade con il più alto tasso di incidenti mortali di tutta l'Italia, e ogni intervento di ammodernamento e messa in sicurezza dovrebbe essere considerata di interesse prioritario per tutti gli organismi coinvolti nella fase decisionale e di erogazione dei finanziamenti;
   il ritiro della delibera senza alcun tentativo di rispondere ai rilievi formulati dalla Corte dei conti lascia supporre che l'atto fosse davvero inadeguato, e ha fatto nascere il sospetto, pubblicamente espresso da parte dell'associazione «Basta Vittime Sulla Strada Statale 106», che «la presentazione della delibera Cipe ad agosto 2016 è stata semplicemente una manovra politica di bassa lega che costoro hanno intentato ai danni della popolazione calabrese in vista del referendum costituzionale di dicembre» –:
   quali urgenti iniziative intenda assumere per consentire la realizzazione del terzo macrolotto della strada statale n. 106. (4-15904)


   CATANOSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per gli affari regionali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   i ritardi nell'erogazione delle somme stanziate da parte della regione siciliana al Consorzio autostradale siciliano (Cas) stanno mettendo a rischio l'avanzamento dei lavori dell'autostrada Siracusa-Ragusa-Gela, tratto Rosolini-Modica, la cui realizzazione costituisce il volano fondamentale sia per l'economia del territorio, (divenuta una delle poche fonti di incremento e di possibilità di inserimento lavorativo), sia per il collegamento della fascia sud orientale dell'isola e dell'aeroporto di Comiso;
   lo stanziamento di cui sopra per la realizzazione dell'opera e non ancora erogato al Consorzio autostradale siciliano è di circa 22 milioni di euro, somma già anticipata dall'impresa appaltante da dieci mesi a questa parte;
   l'impresa appaltante, da oltre dieci mesi ormai, non riesce a pagare le imprese subappaltatrici che, a vario titolo, forniscono beni e servizi, piccole ditte locali ormai prossime al fallimento a causa degli inspiegabili ritardi nell'erogazione delle somme loro spettanti e che, impossibilitate a evadere i pagamenti, rischiano la sospensione della fornitura di cemento, bloccando chissà per quanto tempo la realizzazione delle opere;
   la situazione già di per sé difficile potrebbe diventare oltremodo drammatica per l'interrogante se la società appaltante dovesse decidere, una volta incassate le somme, di puntare al recupero di quanto anticipato piuttosto che agli investimenti volti a completare il lotto;
   più volte sono state chiamate causa le istituzioni preposte per chiarire i motivi di questa annosa situazione, fino alla costituzione, presso la prefettura di Ragusa, di un tavolo tecnico permanente per il monitoraggio dello stato di avanzamento dei lavori dell'autostrada, nonché per affrontare in maniera radicale le criticità che ne rallentano inaccettabilmente la realizzazione; un'iniziativa che purtroppo però, ad oggi, non ha dato alcun risultato concreto;
   la funzione della regione siciliana non dovrebbe limitarsi, secondo l'interrogante, al trasferimento delle risorse al committente, nella fattispecie il Consorzio autostradale siciliano, ma dovrebbe controllarne la corretta gestione;
   il 16 novembre 2016 è stato siglato il passaggio delle competenze dal Consorzio autostradale siciliano all'Anas che subentrerà al 51 per cento delle quote detenute dal Consorzio autostradale siciliano, facendosi carico dei debiti e dei contenziosi esistenti e della direzione dei lavori in attesa di formalizzare la costituzione della società mista, i cui tempi, considerando la lentezza della macchina regionale, non sono stati ancora dettati, facendo insorgere ulteriori preoccupazioni per le tante aziende coinvolte –:
   di quali elementi disponga il Governo, per quanto di competenza, in merito alle varie problematiche riscontrate per i lavori di esecuzione della tratta autostradale di cui in premessa;
   di quali elementi disponga il Governo, per quanto di competenza, circa i ritardi nei suddetti lavori e se questi siano ascrivibili al Consorzio autostrade siciliane e se non ritenga opportuno assumere idonee iniziative per l'istituzione di un organo di controllo che verifichi la gestione dei fondi pubblici erogati alle ditte appaltanti e subappaltanti nel caso di specie ed in via generale;
   quali iniziative urgenti anche normative, intenda adottare affinché possano essere evitati questi stati di emergenza che ricadono sempre sulle aziende fornitrici, sui lavoratori e sulle loro famiglie, trasformandosi poi in vere e proprie emergenze sociali. (4-15908)


   D'INCÀ e BRUGNEROTTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   con l'emanazione della circolare n. 98/81 del 1o settembre 1981 il Ministero dei trasporti autorizzava, l'applicazione, e la relativa immatricolazione, di un carrello elevatore «muletto» sugli autoveicoli destinati al trasporto di cose, per il carico e scarico delle merci trasportate dagli stessi autoveicoli. L'immatricolazione prevedeva che l'allestimento, consistente nella sistemazione di un carrello elevatore sullo sbalzo posteriore, fosse considerato parte integrante del mezzo, in conformità alle previsioni del codice della strada in vigore in quel periodo;
   questa disposizione ha rappresentato una importante novità, che ha agevolato sia le industrie produttrici di grandi macchinari sia gli autotrasportatori, contribuendo a velocizzare le operazioni di carico/scarico dei mezzi al di fuori dei magazzini aziendali ed a ridurre i costi conseguenti alla movimentazione delle merci;
   il 9 gennaio 2008 lo stesso Ministero emanava la circolare protocollo n. 2118 con la quale, di fatto, il predetto allestimento non è più consentito per effetto del mutato quadro normativo di riferimento, in quanto non è riconducibile ad una modifica della carrozzeria con un allestimento permanentemente installato, ma è da ricondursi ad un carico trasportato a sbalzo, specificando infatti «si osserva che a norma dell'articolo 164, del codice della strada, concernente la “sistemazione del carico sui veicoli”, un'eventuale sporgenza longitudinale posteriore del carico è ammessa, nei limiti prescritti, soltanto se trattasi di carico indivisibile, le cui dimensioni non ne consentono la sistemazione all'interno del contenitore di carico del veicolo. Il predetto requisito dell'indivisibilità del carico non era invece prescritto dall'articolo 119, del previgente codice della strada, in vigenza del quale furono emanate le disposizioni contenute nella circolare A078 98/81»;
   a causa di questa disposizione, dal gennaio 2008, non possono essere più immatricolati mezzi con muletti agganciati;
   a conseguenza di ciò, la disciplina italiana si pone in netto contrasto con quella di molti altri paesi europei, limitrofi e concorrenti, come ad esempio quella francese (Code de route, articolo R312-21) dove non si opera alcuna distinzione tra carico divisibile ed indivisibile, consentendo l'applicazione di carrelli elevatori, purché la sporgenza longitudinale posteriore non superi i limiti fissati dalla suddetta disposizione;
   questo comporta importanti e forti penalizzazioni a danno dei trasportatori nazionali a tutto vantaggio dei competitori stranieri. Infatti, la nostra legislazione pur non consentendo l'immatricolazione ne permette la circolazione, pertanto, molte aziende del settore al fine di ottenere l'omologazione sono costrette ad andare in altri paesi europei Austria, Francia, Germania, Olanda seguendo un iter, che prevede: la radiazione del rimorchio in Italia, omologazione in altro paese, radiazione e re-immatricolazione in Italia, aggirando così la normativa con il solo aggravio di costi, spesso anche esosi, e dispendio di tempo –:
   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative di carattere normativo al fine di consentire nel nostro Paese, l'omologazione degli autoveicoli attrezzati con carrelli elevatori sullo sbalzo, così come consentito dalla normativa europea, dando seguito all'impegno assunto dal Governo con l'approvazione dell'ordine del giorno 9/5626/62 accolto nella seduta dell'assemblea del 13 dicembre 2012, verificando in tal senso la possibilità di apportare modifiche all'articolo 164 del codice della strada, al fine di agevolare le numerose aziende di trasporto italiane che altrimenti sono pesantemente penalizzate rispetto alla concorrenza europea ed evitare così anche il rischio che le stesse aziende Italiane, che necessitano di questo tipo di servizi di autotrasporto, siano incentivate a servirsi di autotrasportatori stranieri. (4-15910)


   LAFFRANCO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il 28 luglio 2016 l'ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi, annunciava in pompa magna l'apertura della Perugia – Ancona (nonché della Foligno – Civitanova), promettendo il completamento definitivo dell'opera entro la fine del 2017;
   la Perugia – Ancona è una direttrice lunga circa 15 chilometri che si estende da Pianello a Sospertole, connettendo i tratti già esistenti e completando la realizzazione del tracciato in variante alla strada statale 318 di Valfabbrica, nonché il tratto umbro della direttrice. L'investimento complessivo per la realizzazione delle opere ha sfiorato i 225 milioni di euro;
   il nuovo tratto è stato aperto per consentire una riduzione dei tempi di percorrenza di circa 20 minuti (da 30 minuti a 10 minuti), con un accorciamento del percorso di 6,5 chilometri e un abbattimento della produzione di anidride carbonica stimato in 17 tonnellate al giorno;
   il transito ufficiale è iniziato alle ore 13.00 del 28 luglio 2016, con tanto di dichiarazione solenne di Matteo Renzi: «Questa strada è il paradigma del rilancio del Paese. Accade che imprese che sembravano impossibili a un certo punto realizzano. Oggi l'Italia ha deciso di smettere di arrivare in ritardo sulle infrastrutture (...). Smettere con rinvii e ritardi, questo è il senso dell'inaugurazione. (...) L'Italia che fa deve essere la locomotiva dell'Europa. Smettiamo con l'Europa dell’austerity: è una follia, quella di bloccare le infrastrutture, che non deve ripetersi più»;
   si tratterebbe di un'opera di indubbia necessità, se effettivamente funzionante ed efficiente come ci si aspettava. Ma purtroppo non è così. Già in sede di inaugurazione, l'interrogante aveva precisato che il Partito democratico fece ricorso dapprima contro la legge obiettivo (voluta dal Governo di centrodestra), poi addirittura ricorso al Tar del Lazio contro il progetto di ampliamento delle due strade di collegamento delle Marche con l'Umbria. Renzi, secondo l'interrogante, insomma si accaparrava meriti non suoi, nel rispetto del suo modus operandi;
   purtroppo, oltre a questo, in questi primi mesi di operatività del tratto, si sono registrati innumerevoli disagi: già nel mese di gennaio 2017 la strada è stata chiusa per una settimana, senza alcuna comunicazione ufficiale preventiva, per interventi di natura straordinaria sul tratto Casacastalda-Valfabbrica, tra l'altro durante copiose nevicate. Il tutto si è tradotto in una situazione insostenibile per i malcapitati transitati in quei giorni;
   a febbraio 2017 si è assistito ad una nuova chiusura del tratto Valfabbrica-Casacastalda, a causa di giunti difettosi da rimuovere o aggiustare;
   sempre nei primi mesi del 2017 si è resa necessaria una manutenzione del tratto Branca-Schifanoia, a causa di dissesti importanti che congestionano quotidianamente il traffico;
   con riferimento a galleria Picchiarella, galleria Casacastalda e viadotto Calvario, inseriti nel piano pluriennale dell'Anas, con lo stanziamento di 100 milioni di euro, si è recentemente appreso che la progettazione è prevista solo per la prossima estate e la predisposizione del bando per l'appalto addirittura per il 2018;
   nel mese di marzo il maltempo ha bloccato completamente la circolazione. A causa delle piogge abbondanti, un fiume d'acqua si è abbattuto sulla galleria di Pianello. A lanciare l'allarme sono stati gli stessi automobilisti in transito sul tratto in direzione Ancona –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dell’escalation di disagi che ha colpito la Perugia – Ancona dal giorno dell'inaugurazione (solo 8 mesi fa) ad oggi e quali iniziative ritenga di mettere in atto, con tutti gli strumenti di competenza (e di concerto con Anas) per sollecitare il completamento delle opere e la loro manutenzione affinché il nuovo tratto sia effettivamente una miglioria per la circolazione degli automobilisti in transito e non un ulteriore inconveniente come nel recente passato. (4-15912)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata:


   LAFORGIA, MARTELLI, GIORGIO PICCOLO, ZAPPULLA, ROBERTA AGOSTINI, ALBINI, BERSANI, FRANCO BORDO, BOSSA, CAPODICASA, CIMBRO, D'ATTORRE, DURANTI, EPIFANI, FAVA, FERRARA, FOLINO, FONTANELLI, FORMISANO, FOSSATI, CARLO GALLI, KRONBICHLER, LEVA, MURER, NICCHI, PIRAS, QUARANTA, RAGOSTA, RICCIATTI, SANNICANDRO, SCOTTO, SPERANZA, STUMPO, ZACCAGNINI, ZARATTI e ZOGGIA. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:
   la Corte costituzionale si è pronunciata l'11 gennaio 2017 sui tre quesiti referendari proposti dalla Cgil in materia di lavoro sui quali sono state raccolte oltre 3 milioni di firme, concernenti il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti e la tutela reale (reintegra nel posto di lavoro) in caso di licenziamento illegittimo (articolo 18 dello Statuto dei lavoratori), la disciplina del lavoro accessorio (cosiddetto voucher) e, infine, le norme limitative della responsabilità solidale di committente e appaltatore negli appalti;
   in particolare, la Corte costituzionale ha dichiarato ammissibile sia la richiesta di referendum per l'abrogazione della normativa vigente in materia di lavoro accessorio (cosiddetto voucher), sia la richiesta di referendum per l'abrogazione delle disposizioni limitative della responsabilità solidale tra committente e appaltatore in materia di appalti;
   obiettivo di tali richieste è, da un lato, quello di escludere dall'ordinamento la possibilità di retribuzione di qualsiasi attività lavorativa mediante voucher, il cui utilizzo ha, di fatto, provocato una progressiva stabilizzazione del precariato nel mercato del lavoro, dall'altro, quello di prevedere una piena responsabilità solidale tra committente e appaltatore, non limitabile da parte della contrattazione collettiva ed estesa, in sede giudiziale, anche alla fase esecutiva;
   dopo numerosi appelli rivolti al Governo, in data odierna il Consiglio dei ministri ha deliberato in merito alla fissazione della data per lo svolgimento del referendum che è stata individuata nel 28 maggio 2017; peraltro, sarebbe assai opportuno, a parere degli interroganti, che si svolgessero congiuntamente le prossime consultazioni amministrative; coincidenza che, per quanto risulta, comporterebbe un risparmio di circa 300 milioni di euro –:
   se il Governo non intenda adottare ogni iniziativa di competenza per assicurare lo svolgimento delle prossime consultazioni amministrative in coincidenza con la data del referendum promosso dalla Cgil. (3-02868)


   SANTERINI. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:
   come è noto il Governo, ha approvato il 10 febbraio 2017 un decreto-legge relativo ai fenomeni migratori, che prevede, tra l'altro, i nuovi centri permanenti per il rimpatrio, l'istituzione presso vari tribunali di 14 sezioni specializzate in materia d'immigrazione ed altro;
   lo spirito del decreto-legge va nella direzioni di contemperare sicurezza e accoglienza, come ha ricordato il Presidente del Consiglio dei ministri Gentiloni, citando anche il positivo lavoro svolto in questi anni sul tema della gestione dell'immigrazioni;
   va detto, però, che vi sono parti del decreto-legge che destano timori sostanzialmente già espressi in una mozione del gruppo Democrazia solidale-Centro democratico (n. 1-01468);
   si può, ad esempio, condividere l'intento di ridurre i tempi di attesa dei richiedenti asilo, anche nel caso di ricorsi dopo un eventuale diniego della concessione dello status di rifugiato politico, a condizione che non si rischi di ridurre le tutele dei richiedenti;
   nel 2016 le richieste d'asilo in Italia sono aumentate del 47,2 per cento rispetto al 2015. Le richieste esaminate dalle venti commissioni attive in Italia sono diminuite del 10 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Sono aumentate, invece, le risposte negative da parte delle commissioni territoriali;
   sempre nel 2016 è stato respinto il 53 per cento delle richieste d'asilo, una richiesta su due, in netto aumento rispetto al passato. La maggior parte delle persone che ricevono una risposta negativa da parte delle commissioni territoriali presenta un ricorso in tribunale. Dal 2014 al 2016 sono stati presentati 53.438 ricorsi e nel 70 per cento dei casi sono stati accolti;
   a fronte di questi flussi, gli ingressi legali in Italia per ragioni economiche sono invece possibili per numeri irrisori. Il decreto flussi 2017, similmente a quanto previsto nel 2016, autorizza poco più di 30 mila ingressi di stranieri per lavoro, comprese, però, circa 10 mila conversioni di permessi di soggiorno; in particolare, sono previsti circa 17 mila lavoratori stagionali e poche migliaia appartenenti ad altre categorie –:
   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato per identificare le modalità per riattivare i canali dell'immigrazione regolare, nella forma di quote d'ingresso per motivi economici o corridoi umanitari per i rifugiati. (3-02869)


   GUIDESI, FEDRIGA, ALLASIA, ATTAGUILE, BORGHESI, BOSSI, BUSIN, CAPARINI, CASTIELLO, GIANCARLO GIORGETTI, GRIMOLDI, INVERNIZZI, MOLTENI, PAGANO, PICCHI, GIANLUCA PINI, RONDINI, SALTAMARTINI e SIMONETTI. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:
   nelle prime ore del 10 marzo 2017, intorno alle 3.30 del mattino, un gruppo di ladri ha tentato di introdursi nel ristorante l'Osteria dei Amis, situato nel territorio del comune di Casaletto Lodigiano;
   il proprietario del locale, Mario Cattaneo, residente in un appartamento al di sopra del locale, sentendo il trambusto, è rapidamente intervenuto, ingaggiando una colluttazione con almeno quattro persone, durante la quale da un fucile da caccia, appartenente all'esercente e regolarmente tenuto, partiva accidentalmente un colpo, che raggiungeva uno dei malviventi, risultato successivamente essere di nazionalità rumena;
   stando alle ricostruzioni disponibili, il malvivente ferito veniva quindi portato via dai suoi tre complici, che infine lo abbandonavano nei campi alla propria sorte, prima che ne sopraggiungesse la morte, per poter meglio sfuggire all'identificazione;
   a carico di Mario Cattaneo è stato aperto un procedimento giudiziario, che verterà verosimilmente sulla sussistenza degli estremi per l'esercizio della legittima difesa e sull'eventuale superamento della proporzionalità dei mezzi utilizzati rispetto alla minaccia affrontata;
   mentre si attende invano da tempo una legge che introduca nell'ordinamento la presunzione assoluta di legittima difesa in caso di intrusione, mediante effrazione o contro la volontà del proprietario, nella propria abitazione ovvero in ogni altro luogo ove venga esercitata un'attività commerciale, professionale o imprenditoriale, i reati contro il patrimonio si stanno moltiplicando in molte zone del nostro Paese;
   potrebbe forse contribuire a rassicurare i cittadini un'azione di presidio più intensa del territorio anche nelle ore notturne e fuori dai grandi centri urbani –:
   quali misure il Governo intenda assumere per garantire la sicurezza dei cittadini rispetto alle aggressioni sempre più frequentemente portate contro i loro patrimoni, soprattutto nelle ore notturne e al di fuori delle grandi città. (3-02870)


   CARFAGNA, RUSSO, SARRO e LUIGI CESARO. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:
   l'11 marzo 2017, a Napoli, violenti scontri hanno caratterizzato il corteo organizzato contro la visita del segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, atteso per un comizio alla Mostra d'Oltremare. Con un rapido blitz, un gruppo di manifestanti incappucciati si è staccato dal corteo giunto a Fuorigrotta e ha accerchiato le forze dell'ordine. Antagonisti, centri sociali, black bloc hanno quindi messo a ferro e fuoco un pezzo di città: si sono vissuti momenti di vera e propria guerriglia, con lanci di molotov, petardi, sassi e fumogeni;
   i commercianti hanno abbassato le saracinesche e la gente, terrorizzata, ha cercato rifugio ovunque. Nell'area della protesta, a Fuorigrotta, tra lanci di lacrimogeni e sassi, sono state distrutte autovetture, incendiati e ribaltati in strada i cassonetti dei rifiuti, divelti segnali stradali. Il bilancio è di tre persone arrestate e tre denunciate in stato di libertà; 16 poliziotti e 5 carabinieri feriti. I reati contestati, a vario titolo, sono adunata sediziosa, danneggiamento, lancio di oggetti contundenti, lesioni e violenza a pubblico ufficiale. Manca, invece, ancora un bilancio ufficiale degli ingenti danni;
   va rilevato che sul caso era intervenuto il Ministro interrogato, che aveva chiesto alla prefettura di garantire che l'iniziativa si svolgesse, a seguito di un primo stop alla manifestazione giunto dal comune di Napoli; d'altra parte, poi, il sindaco Luigi De Magistris a giudizio degli interroganti non solo ha contribuito in maniera determinante ad alzare la tensione e alimentare gli scontri, attraverso puntuali dichiarazioni che hanno preceduto l'iniziativa, ma, all'ultimo, ha deciso di non partecipare al corteo, dichiarando, subito dopo: «non hanno voluto ascoltare il messaggio di buon senso del sindaco», riferendosi a prefetto, questore e Ministro interrogato, quasi a voler giustificare gli scontri –:
   quale sia il bilancio dei danni provocati l'11 marzo 2017 a Napoli, quali i costi sostenuti dall'amministrazione dello Stato per garantire lo svolgimento della manifestazione e quali iniziative, anche di tipo normativo, intenda mettere in campo per prevenire tale tipo di scontri, a garanzia della tutela dell'ordine pubblico. (3-02871)


   PARISI, FRANCESCO SAVERIO ROMANO e VEZZALI. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:
   le norme per l'elezione del Senato della Repubblica sono disciplinate dal decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, e successive modificazioni;
   la Corte costituzionale, con la sentenza n. 1 del 2014, ha sancito l'illegittimità parziale della citata normativa elettorale;
   la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionali l'articolo 17, commi 2 e 4, relativo ai premi di maggioranza regionali, e l'articolo 14, comma 1, nella parte in cui non consente all'elettore di esprimere una preferenza per i candidati;
   la risultante disciplina elettorale connota un sistema elettorale proporzionale con assegnazione dei seggi a livello regionale e soglie di accesso fissate al 20 per cento dei voti validi per le coalizioni, al 3 per cento per le liste unite in coalizione ed all'8 per cento per le singole liste non coalizzate;
   secondo l'articolo 8 del decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, e successive modificazioni, i partiti o i gruppi politici organizzati che intendono presentare candidature per l'elezione del Senato della Repubblica devono farlo con l'osservanza delle norme di cui agli articoli 14, 14-bis, 15, 16 e 17 del testo unico delle leggi recanti norme per l'elezione della Camera dei deputati (decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, e successive modificazioni);
   l'articolo 14-bis del decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, fino all'entrata in vigore della legge 6 maggio 2015, n. 52, sanciva la possibilità per i partiti o i gruppi politici organizzati di poter effettuare il collegamento in una coalizione delle liste;
   tale ultima possibilità è venuta meno a decorrere dal 1o luglio 2016, data di entrata in vigore del cosiddetto Italicum;
   l'abrogazione di ogni norma tesa a consentire la possibilità per le liste di unirsi in coalizione fa presupporre che, ad oggi, tale possibilità sia preclusa anche per i partiti o soggetti politici che intendono presentare liste di candidati per l'elezione del Senato della Repubblica –:
   se ad oggi sia possibile per i partiti o gruppi politici organizzati poter effettuare il collegamento in una coalizione di liste per l'elezione del Senato della Repubblica o se possano essere presentate per tale consultazione solo liste non coalizzate e, quindi, l'unica soglia di accesso alla ripartizione dei seggi in vigore sia quella fissata all'8 per cento dei voti validi a livello regionale. (3-02872)


   RAMPELLI, CIRIELLI, LA RUSSA, GIORGIA MELONI, MURGIA, NASTRI, PETRENGA, RIZZETTO, TAGLIALATELA e TOTARO. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:
   i fatti di Casaletto Lodigiano, dove nella notte tra giovedì e venerdì scorsi un ristoratore ha esploso dei colpi di fucile contro alcuni rapinatori entrati nel suo locale per rubare delle sigarette ferendone uno mortalmente, hanno riportato al centro del dibattito la questione della mancanza di sicurezza nelle città italiane che spinge i cittadini vieppiù a difendersi da soli;
   il caso del ristoratore, infatti, è solo l'ennesimo di una lunga serie in particolare di commercianti, che esasperati dai continui furti e dalla generale sensazione di pericolo nella quale si trovano costretti a lavorare hanno reagito ricorrendo all'uso di un'arma;
   ormai nelle città italiane si vive una vera e propria emergenza sicurezza, anche a causa dei continui ed inspiegabili tagli sopportati dalle forze di polizia, sia in termini di organico che di mezzi, che rendono impossibile un'efficace politica di controllo del territorio e di prevenzione e contrasto dei fatti criminali;
   negli ultimi anni sono in costante aumento i reati contro la proprietà, come borseggi e rapine, mentre i furti in appartamento sono addirittura raddoppiati, e un rapporto dell'Istat ha documentato la scarsa percezione di sicurezza che affligge gli italiani, con un netto calo del numero di intervistati che ha risposto di sentirsi al sicuro uscendo da solo al buio;
   all'emergenza sicurezza è strettamente correlato il problema del degrado dei quartieri periferici delle grandi città, che abbandonati alla più completa incuria attendono invano da anni gli interventi di riqualificazione e la garanzia dell'erogazione di servizi promessi, come l'area intorno a Largo San Giuseppe Artigiano a Pietralata a Roma;
   la percezione di una sicurezza oggettiva nella propria vita quotidiana dei cittadini è un elemento cardine della costruzione del benessere individuale e sociale –:
   quali urgenti iniziative intenda assumere al fine di combattere la diffusione dell'illegalità e del crimine nelle città italiane anche potenziando le attività per il controllo del territorio svolto dalle forze di polizia, al fine di permettere ai cittadini di vivere in una condizione di sicurezza. (3-02873)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARTELLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nella notte tra mercoledì 8 e giovedì 9 marzo 2017 si sono registrati tre assalti a bancomat presso i comuni di Spinea, San Donà e Noale;
   l'unico colpo andato a segno è stato quello ai danni della filiale di Volksbank di san Donà di Piave con un bottino di 30 mila euro;
   negli altri due casi il pronto intervento dei Carabinieri ha messo in fuga i malviventi e a Spinea vi è stato un vero e proprio inseguimento e sono stati esplosi anche colpi d'arma da fuoco;
   gli assalti sono avvenuti in rapida successione;
   la questione sicurezza risulta particolarmente avvertita nel comprensorio veneziano;
   anche a Mestre, negli ultimi giorni, si sono registrati furti in abitazione con cittadini preoccupati che chiedono un rafforzamento dei sistemi di videosorveglianza –:
   quali iniziative il Governo intenda porre in essere per assicurare maggiore sicurezza al territorio veneziano, incrementando ulteriormente gli organici delle forze dell'ordine in servizio e per supportare le richieste di potenziamento dei sistemi di videosorveglianza, favorendo un maggiore coordinamento tra le forze dell'ordine e la polizia locale, anche sulla base delle misure previste dal decreto-legge 20 febbraio 2017, n. 14, recante «disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città». (5-10813)

Interrogazione a risposta scritta:


   COZZOLINO, DA VILLA e SPESSOTTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il Corpo nazionale dei vigili del fuoco svolge la propria attività con mezzi aerei fin dal 1954;
   la legge n. 124 del 2015, ha conferito al Governo un'ampia delega in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, prevedendo tra l'altro, per quanto attiene al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, oltre al trasferimento delle competenze del Corpo forestale dello Stato in materia di incendi boschivi e di spegnimento di incendi con mezzi aerei, l'ottimizzazione dell'efficacia delle funzioni del Corpo nazionale, mediante modifiche al decreto legislativo n. 139 del 2006, in relazione alle funzioni e ai compiti del personale permanente e volontario e conseguente revisione del decreto legislativo n. 217 del 2005;
   il Corpo nazionale dei vigili del fuoco si trova a gestire una tra le più importanti componenti aeree dello Stato, composta da 6 linee di volo, tra elicotteri ed aerei, per un totale di oltre 75 aeromobili;
   a tale ruolo, tuttavia, non è stato corrisposto un adeguato inquadramento giuridico ed economico, contrariamente a quanto previsto per il perso le delle forze armate e delle forze di polizia;
   al personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco non sono corrisposte tutta una serie di indennità attinenti le attività di volo;
   il recente ingresso del personale aeronavigante del Corpo forestale dello Stato nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco rende maggiormente evidente tale incongruità relativa alla coesistenza nella stessa amministrazione di personale con così differente trattamento retributivo;
   tale situazione ha generato nel personale della componente aerea dei vigili del fuoco quella condizione di forte disagio e demotivazione che ha determinato iniziative di protesta tra piloti e specialisti del nucleo elicotteri di tutta Italia; tra le quali la decisione di rassegnare le proprie dimissioni dall'incarico per essere reintegrati nel settore operativo dei vigili del fuoco. Da ultimo, ha aderito a questa forma di protesta anche il gruppo elicotteristi dei vigili del fuoco di Venezia, di base all'aeroporto di Tessera –:
   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per rispondere alle istanze manifestate dal personale aeronavigante del Corpo dei vigili del fuoco e al fine di sanare disparità stipendiali createsi all'interno dello stesso corpo con gli elicotteristi transitati dal Corpo forestale dello Stato. (4-15913)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   BRESCIA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   in data 1o settembre 2012 l'Istituto professionale di Stato per i servizi dell'enogastronomia e dell'ospitalità alberghiera (Ipsseoa) consoli di Castellana Grotte (Bari) passava dalla dirigenza del professor Tartaglia a quella del professor Verni; 
   il Consiglio di istituto del «Consoli» non ha approvato i conti consuntivi degli esercizi finanziari dal 2012 al 2016 per criticità amministrativo-contabili, determinate, probabilmente, da operazioni poste in essere negli anni fino al 2012;
   la scuola, attraverso la dirigenza e il Consiglio di istituto ha segnalato a partire dall'anno scolastico 2012/2013 le criticità amministrativo-contabili evidenziate ai soggetti istituzionali interessati;
   i revisori dei conti hanno segnalato numerose criticità. I conti consuntivi dal 2013 al 2016 hanno avuto, infatti, parere favorevole «con riserva». Nel Verbale n. 2014/004 si legge che il C.C. 2013 «presenta degli elementi di criticità che non lo rendono completamente veritiero... da un esame più approfondito della documentazione contabile relativa al 2012 e anni precedenti, sono emerse delle criticità dovute a procedure amministrative poco chiare o corrette». Nel Verbale n. 003/2015 per il C.C. 2014 viene dichiarato che: «... è stata disposta una visita ispettiva da parte del USR Puglia con nota n. 5872 nella persona dell'ispettore Patano Vito. Il 9 dicembre 2014 detto ispettore ha consegnato gli atti all'USR Puglia, ma ad oggi gli esiti ispettivi non sono noti né ai sottoscritti revisori, né al D.S». Nel Verbale n. 2016/004 per il C.C. 2015 si legge «Al momento della redazione del presente Verbale ai sottoscritti Revisori non è ancora noto l'esito di tale ispezione, pur avendone fatta specifica richiesta...»;
   nel verbale del Consiglio di istituto del 27 agosto 2015 si legge di dichiarazioni informali del ragioniere Patano al presidente del Consiglio di istituto circa la contabilità dell'Ipsseoa alla quale mancherebbero 150.000 euro relativi al contributo volontario delle famiglie delle annualità 2012 e precedenti;
   tra le irregolarità figurerebbe anche una sede distaccata, pare, non autorizzata dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca; nel Consiglio di istituto del 13 novembre 2014 si parla infatti di gestione nelle annualità fino al 2012 di una sede nel comune di Putrinano priva di codice meccanografico che avrebbe ospitato centinaia di alunni e decine di docenti risultanti in servizio a Castellana Grotte;
   l'Ufficio scolastico regionale ha inviato due ispezioni che hanno prodotto altrettante relazioni. La prima della ragioniere Bellocchio, nomina protocollo n. 3993 del 2013 riferisce: «ho rilevato numerose irregolarità... nella gestione dell'Istituzione Scolastica rilevo la violazione di precise disposizioni normative...». La seconda del DSGA Patano nomina protocollo n. 5872/2014 suddivisa in due parti di cui la prima, che dovrebbe riportare gli esiti dell'indagine sui CC fino al 2014, non è stata mai consegnata neanche ai Revisori dei Conti; la verifica doveva riguardare presunte irregolarità quali contributi volontari, polizze assicurative ecc.;
   a causa dei C.C. non approvati dal Consiglio di istituto e approvati con riserva dai revisori dei conti, l'Ipsseoa rischia di rimanere escluso dalla programmazione dei fondi comunitari, con enorme danno per l'offerta formativa della scuola; queste situazioni critiche inoltre portano i conti a continue squadrature e incertezza contabile –:
   se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;
   se intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, per accertarsi delle presunte irregolarità amministrative di cui in premessa, verificando quali siano le «criticità dovute a procedure amministrative poco chiare o corrette» evidenziate dai revisori, quali «le numerose irregolarità» sottolineate da Bellocchio e quali le conclusioni dell'ispezione del ragioniere Patano;
   quali ulteriori iniziative intenda assumere il Ministro interrogato in merito alle suddette irregolarità al fine di sanare le criticità in essere. (4-15911)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   VALIANTE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   in data 17 gennaio 2017 il quotidiano « La Repubblica» versione on line ha pubblicato un articolo di Aldo Fontanarosa dal titolo «Sky annuncia 200 esuberi. In 300 trasferiti da Roma a Milano»;
   nel suddetto articolo il giornalista ha riportato la notizia che l'amministratore delegato di Sky Italia – Andrea Zappia – ha annunciato un piano di riorganizzazione che prevede 200 esuberi nelle sedi di Roma e Milano ed il trasferimento di altri 300 lavoratori;
   l'articolo prosegue specificando che tale decisione sarebbe necessaria a seguito «dell'operazione Vivendi-Mediaset. Alleanza che minaccia di rendere molto più competitivo il concorrente Premium. Altra spina nel fianco di Sky sono Netflix ed Amazon, con la loro offerta a pagamento low cost. In questo scenario Zappia considera pericolose per gli asset aziendali e per la competitività le “duplicazioni di attività, ruolo e funzioni”»;
   il gruppo Sky ha chiuso il primo semestre dell'esercizio 2016-2017 con 6,4 miliardi di sterline di ricavi, in crescita del 12 per cento rispetto all'esercizio precedente, e in Italia ha visto i profitti operativi salire a 70 milioni di sterline: +141 per cento rispetto ai 29 milioni conseguiti nello stesso periodo dell'anno prima;
   a fronte di tale significativo aumento delle performance economiche, il gruppo ha deciso comunque di ridurre drasticamente il personale e trasferirne una parte;
   Sky costituita nel 2003 dalla fusione tra «Tele+» e «Stream TV», nasce sulla piattaforma satellitare, mentre, da ultimo, ha ottenuto – però – numerose frequenze terrestri, dove trasmette «SkyTg24», «Cielo», «Tv8». Agisce, quindi, pure laddove lo spettro è limitato e le emittenti possono trasmettere (loro e non altre concorrenti) in quanto garantiscono affidabilità di impresa. E il rispetto del lavoro è un tratto essenziale della credibilità, come sottolinea la Costituzione italiana –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della vicenda; di quali elementi dispongano, per quanto di competenza, circa le motivazioni addotte da Sky Italia su trasferimenti ed esuberi e se il Ministro dello sviluppo economico abbia convocato un tavolo tecnico per discutere della vertenza, come annunciato nel gennaio 2017 e quali ne siano stati eventualmente gli esiti;
   quali iniziative intendano adottare i Ministri interrogati, per quanto di competenza, per evitare che piani di riorganizzazione aziendale, come quelli illustrati in premessa, possano giustificare il trasferimento o il licenziamento di unità lavorative anche in assenza di una reale crisi economica dell'azienda. (5-10814)


   MONGIELLO, MICHELE BORDO e GINEFRA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   con la legge 28 dicembre 2015, n. 208 (legge di stabilità 2016), è stato finanziato, anche per l'anno 2016, il sostegno agli ammortizzatori sociali in deroga nel settore della pesca, in tal senso prevedendo, con l'articolo 1, comma 307, che, nell'ambito delle risorse del fondo sociale per l'occupazione e formazione di cui all'articolo 18, comma 1, lettera a) del decreto-legge del 29 novembre 2008, n. 185, convertito con modificazioni dalla legge del 28 gennaio 2009, n. 2, destinate al finanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga di cui all'articolo 2, commi 64, 65 e 66, della legge 28 giugno 2012, n. 92, e successive modificazioni, sia prevista l'assegnazione, per l'anno 2016, di una somma fino a diciotto milioni di euro finalizzata al riconoscimento e della cassa integrazione guadagni in deroga per il settore della pesca;
   in data 11 luglio 2016 è stato sottoscritto il verbale di accordo in sede governativa presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, per l'accesso, per l'anno 2016, agli ammortizzatori sociali in deroga nel settore pesca;
   con decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, emanato di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, decreto n. 1600069 del 5 agosto 2016, sono stati destinati 18 milioni di euro per la cassa integrazione guadagni in deroga (Cig), per il settore della pesca per i periodi d'intervento dell'annualità 2016;
   a seguito dell'adozione di tale provvedimento, avrebbero dovuto essere definiti gli indirizzi gestionali, rivolti alle aziende, per la presentazione delle domande 2016 e le istruzioni operative rivolte alle sedi territorialmente competenti per l'effettuazione dei pagamenti sia in riferimento all'anno di competenza 2016, sia all'annualità 2015, in particolare per le istanze presentate nei termini, entro e non oltre il 26 gennaio 2016;
   con il sopracitato verbale è stato previsto l'utilizzo del finanziamento complessivo di 18 milioni di euro per la Cig in deroga del settore pesca, per gli interventi relativi all'anno in corso e comunque, sino ad esaurimento delle risorse assegnate, tenuto conto preliminarmente delle istanze ad oggi giacenti, riferite alle annualità 2015 e presentate entro e non oltre il 26 gennaio 2016, come previsto dall'accordo governativo di settore dell'8 giugno 2015;
   la Cig in deroga viene erogata secondo le disposizioni in materia per il personale imbarcato, dipendente e socio lavoratore di cui alla legge 3 aprile 2001, n. 142 delle imprese di pesca interessate dallo stato di crisi che ha investito il settore e che benefici di un sistema retributivo con minimo monetario garantito;
   il trattamento di integrazione salariale per l'annualità 2016 è riconosciuto in tutte le situazioni di crisi del settore, anche collegate al fermo biologico, in cui si renda necessario sospendere l'attività lavorativa per cause non imputabili al datore di lavoro;
   l'Inps è incaricato di effettuare, entro il mese di marzo 2017, il monitoraggio e la quantificazione della previsione di spesa necessaria per effettuare i pagamenti di competenza 2016 –:
   quale sia lo stato dei fatti circa il pagamento della cassa integrazione guadagni in deroga Cig, per il settore della pesca per i periodi d'intervento 2015 e per l'annualità 2016. (5-10819)

SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata:


   VARGIU. – Al Ministro della salute. – Per sapere – premesso che:
   secondo prescrizione dell'Organizzazione mondiale della sanità, in Italia vengono chiusi i punti nascita che non raggiungono i volumi di attività previsti dai parametri di sicurezza per la tutela delle puerpere e dei neonati;
   la sicurezza delle cure per la gestante è garantita dal buon funzionamento della struttura che la ospita e dalla disponibilità dei servizi (rianimazione, laboratorio, neonatologia) qualificanti la prestazione sanitaria;
   l'accordo Stato-regioni del 16 dicembre 2010 e il decreto ministeriale dell'11 novembre 2015, articolo 1, disciplinano anche il percorso per eventuali deroghe alla norma;
   complessa è la situazione della comunità sarda dell'isola di La Maddalena, 12.000 abitanti, 50-60.000 nella stagione estiva, normalmente collegata alla Sardegna con mezzi navali diurni e, in emergenza, attraverso un elicottero non h24;
   le condizioni meteorologiche (specie il vento) rendono difficilissimi o impossibili i trasporti tra Sardegna e La Maddalena, dotata di presidio ospedaliero (il Paolo Merlo), deputato alla gestione della emergenza-urgenza, ma lontano dai volumi di attività/anno, prescritti per il punto nascita;
   la cancellazione dell'attività ospedaliera di supporto alle nascite renderebbe critica la situazione dei parti «non programmati» e peggiorerebbe le condizioni di sicurezza delle donne che scegliessero comunque di partorire nell'isola;
   la protesta delle maddalenine assume in questi giorni toni drammatici, ripresi dai media nazionali, configurando una situazione di emergenza sociale e sanitaria;
   nonostante la situazione maddalenina appaia lontana dalle condizioni di derogabilità, la regione Sardegna annuncia la volontà di presentare la richiesta per una deroga al Comitato percorso nascita nazionale (l'esito negativo sembra scontato);
   sembrerebbe, invece, più adeguato un intervento della regione orientato al potenziamento dell'organico dell'Ospedale di Olbia, che funga da hub per il Paolo Merlo, mantenendo così a La Maddalena un servizio attivo specialistico, garantendo la massima sicurezza possibile ai parti non programmati;
   la cancellazione di ogni attività di garanzia della qualità dell'assistenza alla nascita al Paolo Merlo espone le residenti a rischi di salute in contrasto con i livelli essenziali di assistenza garantiti dalla normativa –:
   se il Ministro interrogato non ritenga di adottare ogni iniziativa di competenza affinché sia assicurata presso La Maddalena un'attività di assistenza al parto che sia comunque in grado di assicurare la maggior tutela della salute delle gestanti e del nascituro, come previsto dai livelli essenziali di assistenza. (3-02876)


   BINETTI, BUTTIGLIONE, CERA e DE MITA. – Al Ministro della salute. – Per sapere – premesso che:
   il bollino farmaceutico, introdotto con l'articolo 40 della legge n. 39 del 2002, ha lo scopo di tracciare i farmaci evitando furti e contraffazioni. È una carta valori e deve rispondere a rigorosi standard qualitativi e di stampa;
   dal 2015 l'Istituto poligrafico dello Stato ha deciso di internalizzare la produzione di bollini, precedentemente affidato a ditte esterne;
   nell'aprile 2015 si verifica il blocco di 70 milioni di farmaci causato dai bollini difettosi;
   un rapporto Eurispes del 2015 chiede di sapere per quale motivo, se le imprese esterne hanno fatto offerte tra i 13,6 e i 9 euro per mille pezzi, questi poi vengano venduti dall'Istituto poligrafico dello Stato alle imprese farmaceutiche a 26 euro;
   dalla catena della distribuzione del farmaco arrivano notizie che i bollini immessi in commercio hanno il codice in chiaro sul secondo strato cancellabile senza lasciare traccia dell'asportazione;
   se il codice si cancella è vanificato il processo di tracciabilità. I farmaci rubati con il numero cancellato possono essere associati ai bollini inutilizzati su ricette di comodo per il rimborso da parte del servizio sanitario nazionale. Non è un caso che si registra un nuovo boom di furti di farmaci con il coinvolgimento della criminalità organizzata;
   dalla stampa si apprende che le ultime offerte delle aziende private sono scese da 9 a 4,5 euro per 1.000 pezzi. Dunque, se esternalizzati, i 2,3 miliardi di bollini avrebbero un costo di 10,5 milioni di euro l'anno, contro i 60 che incassa l'Istituto poligrafico dello Stato; se si aggiungono i 140 milioni di euro per la gestione dei bollini, si arriva a 200 milioni di euro che si scaricano sul prezzo dei medicinali;
   ridurre gli sprechi in sanità diventa un'istanza etica alla quale non ci si può sottrarre, quando si sa che 11 milioni di italiani non si possono curare perché in gravi difficoltà economiche;
   il regolamento (UE) n. 2016/161, attuativo della direttiva 2011/62/UE, prevede l'introduzione del sistema «datamatrix» con un costo complessivo 10 volte inferiore a quello attuale; l'obbligo scatta dal 2019, ma l'Italia dispone di una deroga fino al 2025 –:
   se il Ministro interrogato per quanto di competenza non ritenga di dover indagare i motivi per i quali il costo dei bollini sia così elevato, come mai il bollino sia un prodotto alterabile e non corrispondente alle specifiche delle carte valori e, pertanto, se non ritenga opportuno adottare il sistema «datamatrix» al fine di realizzare un significativo risparmio sul costo dei medicinali. (3-02877)


   LENZI, AMATO, ARGENTIN, BENI, PAOLA BOLDRINI, PAOLA BRAGANTINI, BURTONE, CAPONE, CARNEVALI, CASATI, D'INCECCO, GELLI, GRASSI, MARIANO, MIOTTO, PATRIARCA, PIAZZONI, PICCIONE, GIUDITTA PINI, SBROLLINI, MARTELLA, CINZIA MARIA FONTANA e BINI. – Al Ministro della salute. – Per sapere – premesso che:
   il «piano di eradicazione dell'epatite c», annunciato qualche giorno fa dal direttore dell'Agenzia italiana del farmaco Mario Melazzini, prevede di trattare circa 240 mila persone in tre anni, grazie allo stanziamento totale di un miliardo e mezzo di euro deciso alla fine del 2016 dal Governo;
   in base al vecchio accordo siglato con Gilead dall'allora direttore dell'Agenzia italiana del farmaco Luca Pani, erano in tutto circa 65 mila i pazienti affetti da epatite c da curare. La cura toccava solo chi aveva un'infezione in fase avanzata e a un costo per il sistema sanitario di circa 14 mila euro a paziente, costo che aveva impedito l'allargamento della platea;
   con i nuovi criteri indicati dall'Agenzia quasi tutti i malati, anche i tanti asintomatici, potrebbero rientrare nella casistica. Tra loro, ad esempio, tutti gli operatori sanitari infetti ma anche coloro che hanno altre infezioni, come ad esempio l'hiv, malattie croniche del fegato, diabete, obesità: ciò ha portato ad approvare i nuovi criteri per la somministrazione del trattamento;
   a tutt'oggi i negoziati con le aziende farmaceutiche per la determinazione del prezzo di acquisto a carico del servizio sanitario nazionale, secondo il direttore dell'Agenzia italiana del farmaco, proseguono e si è in attesa dell'arrivo delle nuove molecole pangenotipiche che potrebbero portare alla fine del monopolio di cui ha in qualche modo goduto Gilead in questi ultimi anni con Sovaldi –:
   quale sia allo stato attuale la trattativa tra l'Agenzia italiana del farmaco e le case farmaceutiche per l'impiego dei nuovi farmaci contro l'epatite c e quali siano i tempi di applicazione del nuovo piano contro tale malattia. (3-02878)

Interrogazioni a risposta scritta:


   NESCI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   nei giorni scorsi, come da notizie stampa, è stata data la notizia della soppressione della postazione di elisoccorso in Cirò (Kr);
   in un articolo a firma Betty Calabretta, pubblicato sul quotidiano Gazzetta del Sud del 3 marzo 2017, a pagina 20, il commissario per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario della Calabria, Massimo Scura, ha affermato che la riduzione delle basi dell'elisoccorso da quattro a tre era in realtà «prevista dai programmi operativi 2009-2011 e 2016-2018, e dal Dm 70/2015», in risposta a precedenti dichiarazioni del governatore della Calabria, Mario Oliverio, il quale aveva detto, con riferimento allo specifico atto soppressivo adottato dalla struttura commissariale, che «solo la mancanza di conoscenza della Calabria ed un approccio lontano dalla realtà del contesto territoriale, possono giustificare scelte scellerate come quella della soppressione della postazione dell'elisoccorso a Cirò»;
   l'articolo 1 della Costituzione repubblicana sancisce che «la sovranità appartiene al popolo», sicché del popolo può considerarsi anche la sovranità sull'orientare le scelte di politica monetaria;
   poiché il popolo produce, consuma e lavora, la moneta, sin dall'emissione della singola banca centrale, dovrebbe diventare proprietà di tutti i cittadini che costituiscono lo Stato, il quale però non detiene il potere di emettere moneta;
   l'accademico Giacinto Auriti sostenne che le banche centrali ricaverebbero profitti indebiti dal signoraggio sulla cartamoneta, così originando il debito pubblico;
   lo stesso studioso denunciò l'assenza di una norma giuridica sulla proprietà dell'euro all'atto dell'emissione;
   il 2 marzo 2012 a Bruxelles fu redatto il cosiddetto fiscal compact, il patto per il pareggio di bilancio europeo che comporta enormi sacrifici per i cittadini e una riduzione obbligatoria della spesa pubblica;
   con l'approvazione del relativo trattato sul fiscal compact in Italia, avvenuta nell'estate del 2012, il riferito dispositivo è entrato nella Costituzione italiana;
   il derivante «pareggio di bilancio» è divenuto obbligatorio, ma all'interrogante appare in contrasto con i doveri della Repubblica e con i diritti dei cittadini;
   il 9 maggio 2010, fu costituito il Fondo europeo di stabilità finanziaria, poi sostituito dal Meccanismo europeo di stabilità (Mes), detto anche «Fondo salva-Stati», finalizzato alla stabilità finanziaria della zona euro;
   il Meccanismo europeo di stabilità ha assunto la veste di un sistema che privilegia la decisione intergovernativa, col potere di imporre scelte di politica macroeconomica ai Paesi aderenti;
   l'Italia ha sottoscritto una partecipazione al Mes pari a 125.395.900.000 euro;
   a parere dell'interrogante i diritti fondamentali e inviolabili previsti nella Costituzione repubblicana sono seriamente in pericolo sulla base di quanto qui articolato in tema di sovranità monetaria, che appare sottratta al popolo costituzionalmente sovrano, nonché sulla base di quanto rappresentato circa le cause reali del debito pubblico, e altresì di quanto accennato sulla sostanziale perdita di rappresentatività democratica – visto che i processi decisionali determinanti sono rimessi, per l'Europa, a organismi non elettivi – e infine di quanto articolato in materia di strumenti che si assumono di stabilizzazione dalle finanze pubbliche;
   la soppressione della postazione del suddetto elisoccorso, sia pure prevista dalle fonti citate dal commissario Scura, è da inserire nel quadro generale della razionalizzazione della spesa pubblica conseguente alle politiche monetarie adottate dallo Stato italiano, che non consentono, peraltro, per l'interrogante la tutela piena del diritto alla salute di cui all'articolo 32 della Costituzione;
   con sentenza n. 275 del 2016 la Corte costituzionale ha stabilito il principio per cui la tutela dei diritti è preminente rispetto al pareggio di bilancio –:
   quali urgenti iniziative di competenza, intenda assumere il Ministro della salute al fine di modificare gli standard qualitativi e quantitativi dell'assistenza sanitaria, anche al fine di promuovere una revisione della decisione relativa alla soppressione di una postazione di elisoccorso nella regione Calabria e per garantire la presenza di quattro delle suddette postazioni. (4-15914)


   BUSTO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il 21 maggio 2015 nella puntata di Announo la giornalista Giulia Innocenzi aveva mostrato immagini di alcuni allevamenti di suini dell'Emilia Romagna e della Lombardia, denunciando condizioni di stabulazione degli animali non conformi alla normativa vigente in tema di benessere animale e prescrizioni igienico-sanitarie. Nelle strutture in cui la giornalista aveva effettuato le riprese, insieme ad un gruppo di attivisti animalisti, erano venute alla luce: la presenza di topi all'interno degli allevamenti, la contaminazione delle mangiatoie con feci animali a causa della mancanza di grate di separazione, la non conformità delle gabbie delle scrofe e il sovraffollamento generale delle strutture interessate;
   la Ministra Lorenzin era intervenuta durante la diretta tv di Announo del 21 maggio 2015, annunciando provvedimenti penali per le strutture coinvolte e l'invio di un controllo dei Nas a tappeto nelle zone interessate;
   il giorno 13 marzo 2017 la giornalista Giulia Innocenzi ha pubblicato su Repubblica.it un'anticipazione del programma «Animali come noi», che andrà in onda mercoledì 15 marzo 2017 su Raidue e che, nella prima puntata riprenderà la problematica denunciata nella puntata Announo del 21 maggio 2015;
   il video pubblicato su Repubblica.it del giorno 13 marzo riporta la denuncia della giornalista Innocenzi del persistere, dopo mesi di distanza, delle stesse condizioni sollevate dall'investigazione sotto copertura trasmessa il 21 maggio 2015. La Innocenzi dichiara di aver compiuto un secondo sopralluogo nelle strutture interessate, il quale ha potuto rilevare le stesse deplorevoli condizioni dell'investigazione precedente, oggetto della puntata di Announo del 21 maggio. A tale denuncia riportata su Repubblica.it si aggiunge la constatazione della giornalista del peggioramento delle condizioni in una delle strutture interessate: gli animali, a causa dello stress, sarebbero stati portati al cannibalismo, tanto che le loro code risulterebbero mozzate o sanguinanti;
   si rilevano le numerose investigazioni condotte dalle associazioni animaliste e che hanno trovato spazi nei quotidiani e nelle trasmissioni televisive tese a denunciare molteplici irregolarità all'interno degli allevamenti intensivi in Italia;
   la disattenzione della normativa vigente in termini di prescrizioni igienico-sanitarie e del benessere animale risulta essere un fattore di rischio per le produzioni di carne e degli altri prodotti animali tale da esporre il consumatore a rischi sanitari che, a detta dell'interrogante, dovrebbero essere evitati ai fini della tutela della salute umana;
   l'articolo 13 del trattato di Lisbona riconosce all'animale lo status di «essere senziente» per il quale vengono riconosciute a livello comunitario puntuali tutele, disattese nelle diverse fasi della catena produttiva, dall'allevamento, al trasporto fino alla macellazione –:
   se il Ministro interrogato ritenga che le misure di controllo predisposte per legge in Italia risultino essere sufficienti a scongiurare le irregolarità riscontrate in molteplici allevamenti italiani, o se, in caso negativo, intenda assumere iniziative normative in merito;
   quali iniziative abbia assunto il Ministero della salute sul fronte autorizzativo nei confronti degli allevamenti in cui erano state riscontrate le irregolarità denunciate dal programma Announo del 21 maggio 2015 e in seguito alle dichiarazioni pronunciate in diretta dal Ministro interrogato;
   quale sia stato l'esito delle verifiche e le eventuali misure sanzionatorie adottate in seguito all'intervento del nucleo operativo dei Nas, di cui ha dato conto il Ministro interrogato;
   quali iniziative aggiuntive il Ministro interrogato intenda predisporre per scongiurare il protrarsi di illiceità all'interno degli allevamenti italiani. (4-15917)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   VARGIU. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la Fiera internazionale della Sardegna, nel 2016, è arrivata alla sessantottesima edizione, accompagnando la città di Cagliari e l'intera Sardegna dagli anni della ricostruzione nell'immediato dopoguerra, sino alla globalizzazione del ventunesimo secolo;
   tale rassegna ha rappresentato un pilastro dell'identità del mondo dell'impresa e dell'artigianato isolano, rappresentando una vetrina di conoscenza ed un volano di scambi commerciali senza uguali;
   la gestione della fiera ha sempre fatto riferimento alla camera di commercio di Cagliari, che ottenne in concessione novantanovennale i terreni regionali sui quali vennero in successione costruiti gli attuali edifici;
   il quartiere fieristico sul viale Diaz si è ampliato sino a raggiungere l'attuale superficie di circa dodici ettari, con circa cinquantamila metri quadri di superficie coperta;
   negli ultimi anni, la diffusa crisi delle fiere cosiddette «generaliste» ha pesantemente interessato anche la fiera della Sardegna, con un crollo del numero degli espositori e, ancor più, delle presenze dei visitatori;
   in particolare, l'edizione del 2016 avrebbe avuto numeri fallimentari, al punto da costringere la camera di commercio a mettere in discussione le prossime edizioni;
   lo stesso ente di gestione della fiera è stato riassorbito all'interno della camera di commercio e le sue risorse umane sono confluite all'interno del centro servizi della stessa camera di commercio;
   tale situazione di grave crisi suffraga le voci diffuse in città secondo cui non ci sarebbe una edizione 2017 della manifestazione fieristica;
   se tali indiscrezioni venissero confermate, si porrebbe drammaticamente la necessità di una riflessione sulla opportunità di mantenere in città la disponibilità di ampi spazi espositivi ma, soprattutto, si porrebbe l'urgenza della ridefinizione del ruolo urbano del quartiere fieristico di viale Diaz;
   la ridefinizione del ruolo del quartiere fieristico appare indissolubilmente legata alla discussione sulla scelta della nuova identità della città di Cagliari, che faccia da cornice alla complessiva ridestinazione del ruolo dei siti e delle cubature oggi abbandonate, che le conferisca un brand a cui legare le opportunità di sviluppo economico della città;
   apparirebbe dunque urgente che tutte le istituzioni cittadine, regionali e statali decidessero di aprire un confronto, che coinvolga la camera di commercio, affinché le future scelte sul quartiere fieristico siano di alto profilo e coerenti con le scelte di sviluppo futuro della comunità cagliaritana –:
   se corrisponda al vero che, per la prima volta negli ultimi settant'anni, nel 2017, rischia di non svolgersi la Fiera internazionale della Sardegna;
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle cause del fallimento delle ultime edizioni della fiera della Sardegna e delle intenzioni della locale camera di commercio sul futuro della fiera stessa;
   se non ritenga indispensabile promuovere un tavolo istituzionale tra tutti i soggetti interessati, finalizzato alla valutazione dell'attualità della manifestazione fieristica sarda e, più ancora, alla ridefinizione del ruolo del quartiere fieristico cagliaritano che, con i suoi dodici ettari di estensione, a meno di cento metri in linea d'aria dal mare, rappresenta un'incredibile e imperdibile opportunità di sviluppo per la città di Cagliari. (4-15905)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Tofalo n. 4-15842, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 marzo 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Micillo.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
   interpellanza Binetti n. 2-01676 del 22 febbraio 2017;
   interrogazione a risposta in Commissione Terzoni n. 5-10808 del 10 marzo 2017.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore:
   interrogazione a risposta orale Rampelli n. 3-02867 del 13 marzo 2017 in interrogazione a risposta scritta n. 4-15904.