XVII LEGISLATURA
TESTO AGGIORNATO AL 22 GIUGNO 2017
COMUNICAZIONI
Missioni valevoli nella seduta del 21 giugno 2017.
Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Alli, Amendola, Amici, Amoddio, Artini, Baldelli, Baretta, Basilio, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Boccia, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Bratti, Bressa, Brunetta, Caparini, Capelli, Casero, Castiglione, Catania, Causin, Centemero, Antimo Cesaro, Cicchitto, Cirielli, Coppola, Costa, Costantino, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Menech, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Fraccaro, Franceschini, Garofani, Gelli, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Giorgis, Gozi, La Russa, Laforgia, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Manciulli, Marantelli, Marazziti, Marcon, Marotta, Matarrese, Mazziotti Di Celso, Meta, Migliore, Monchiero, Orlando, Pagano, Palma, Pannarale, Pes, Picchi, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rosato, Domenico Rossi, Rossomando, Rostan, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scanu, Sereni, Sottanelli, Tabacci, Terzoni, Tidei, Turco, Valeria Valente, Vargiu, Velo, Vignali.
(Alla ripresa pomeridiana della seduta).
Adornato, Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Alli, Amendola, Amici, Amoddio, Artini, Baldelli, Baretta, Basilio, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Boccia, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Bratti, Bressa, Brunetta, Caparini, Capelli, Casero, Castelli, Castiglione, Catania, Causin, Centemero, Antimo Cesaro, Cicchitto, Cirielli, Costa, Costantino, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Maria, De Menech, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Ferrara, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Fraccaro, Franceschini, Garofani, Gelli, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Giorgis, Gozi, Lorenzo Guerini, La Russa, Laforgia, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Manciulli, Marantelli, Marazziti, Marcon, Marotta, Matarrese, Mazziotti Di Celso, Merlo, Migliore, Monchiero, Orlando, Pagano, Palma, Pannarale, Pes, Picchi, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rosato, Domenico Rossi, Rossomando, Rostan, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scanu, Sereni, Sottanelli, Speranza, Tabacci, Terzoni, Tidei, Tofalo, Turco, Valeria Valente, Vargiu, Velo, Vignali, Villecco Calipari.
Annunzio di proposte di legge.
In data 20 giugno 2017 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
ELVIRA SAVINO: «Istituzione e disciplina della professione sanitaria di podoiatra nonché della laurea magistrale in podoiatria» (4556);
SCHULLIAN ed altri: «Modifiche alla legge 24 dicembre 2004, n. 313, concernenti la disciplina dell'apicoltura amatoriale» (4557).
Saranno stampate e distribuite.
Annunzio di proposte di legge d'iniziativa regionale.
In data 20 giugno 2017 è stata presentata alla Presidenza, ai sensi dell'articolo 121 della Costituzione, la seguente proposta di legge:
PROPOSTA DI LEGGE D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLE MARCHE: «Modifica al decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, recante disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all'evasione fiscale» (4558).
Sarà stampata e distribuita.
Assegnazione di un progetto di legge a Commissione in sede referente.
A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, il seguente progetto di legge è assegnato, in sede referente, alla sottoindicata Commissione permanente:
VIII Commissione (Ambiente):
VENITTELLI: «Istituzione del Parco nazionale del Matese» (2567) Parere delle Commissioni I, V, VII, X, XI, XII, XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Trasmissione dalla commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, di identificazione ed espulsione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti e sulle risorse pubbliche impegnate.
Il presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, di identificazione ed espulsione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti e sulle risorse pubbliche impegnate, con lettera in data 21 giugno 2017, ha trasmesso la Relazione sulle vicende concernenti il centro di accoglienza (ex CARA) di Mineo, approvata nella seduta del 21 giugno 2017 (Doc. XXII-bis n.10). Il predetto documento sarà stampato e distribuito.
Trasmissione dalla Corte dei conti.
La Corte dei conti, con lettera in data 16 giugno 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 4, comma 2, della legge 14 gennaio 1994, n. 20, il conto finanziario della Corte per l'anno 2016, corredato dalla relazione illustrativa, approvato in data 15 giugno 2017.
Questo documento è trasmesso alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla V Commissione (Bilancio).
Trasmissione dal Ministro della difesa.
Il Ministro della difesa, con lettera in data 14 giugno 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 68, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, la relazione sullo stato della spesa, sull'efficacia nell'allocazione delle risorse e sul grado di efficienza dell'azione amministrativa svolta dal Ministero della difesa, corredata del rapporto sull'attività di analisi e revisione delle procedure di spesa e dell'allocazione delle relative risorse in bilancio, di cui all'articolo 9, comma 1-ter, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, riferita all'anno 2016 (Doc. CLXIV, n. 50).
Questa relazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali), alla IV Commissione (Difesa) e alla V Commissione (Bilancio).
Trasmissione dal Ministero della difesa.
Il Ministero della difesa, con lettera del 20 giugno 2017, ha trasmesso una nota relativa all'attuazione data all'ordine del giorno VARGIU ed altri n. 9/3953/1, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 6 luglio 2016, concernente la previsione di misure di precauzione e prevenzione a salvaguardia delle condizioni di salute del personale militare impegnato nelle missioni internazionali.
La suddetta nota è a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare ed è trasmessa alla IV Commissione (Difesa) competente per materia.
Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.
La Commissione europea, in data 20 giugno 2017, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'armonizzazione del reddito nazionale lordo ai prezzi di mercato («regolamento RNL») che abroga la direttiva 89/130/CEE, Euratom del Consiglio e il regolamento (CE, Euratom) n. 1287/2003 del Consiglio (COM(2017) 329 final), che è assegnata in sede primaria alla V Commissione (Bilancio), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea). Questa proposta è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 20 giugno 2017.
Ritiro di richiesta di parere parlamentare su proposta di nomina.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con lettera pervenuta in data 21 giugno 2017, ha comunicato di ritirare la richiesta di parere parlamentare sulla proposta di nomina dell'avvocato Antonino Caleca a presidente dell'Ente parco nazionale Isola di Pantelleria (107).
Richiesta di parere parlamentare su atti del Governo.
Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, con lettera in data 15 giugno 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, commi 665 e 666, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto ministeriale recante approvazione del piano di ricerca straordinario per lo sviluppo di un sistema informatico integrato di trasferimento tecnologico, analisi e monitoraggio delle produzioni agricole attraverso strumenti di sensoristica, diagnostica, meccanica di precisione, biotecnologie e bioinformatica, predisposto dal Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (CREA) (427).
Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla XIII Commissione (Agricoltura), che dovrà esprimere il prescritto parere entro il 21 luglio 2017. È altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del Regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 6 luglio 2017.
Atti di controllo e di indirizzo.
Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.
PROPOSTA DI LEGGE: S. 624-895-1020-2160-2163-2175-2178-2187-2196-2197-2202-2547-2591 – D'INIZIATIVA DEI SENATORI: MARTELLI ED ALTRI; MUSSINI ED ALTRI; DE PIN ED ALTRI; BUEMI ED ALTRI; PAOLO ROMANI ED ALTRI; BONFRISCO ED ALTRI; MARCUCCI ED ALTRI; DE PETRIS ED ALTRI; GIROTTO ED ALTRI; LUCIDI ED ALTRI; TOSATO ED ALTRI; DE PIN ED ALTRI; MOLINARI ED ALTRI: ISTITUZIONE DI UNA COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SUL SISTEMA BANCARIO E FINANZIARIO (APPROVATA, IN UN TESTO UNIFICATO, DAL SENATO) (A.C. 4410) E ABBINATE PROPOSTE DI LEGGE: ARTINI ED ALTRI; NESCI ED ALTRI; MONCHIERO ED ALTRI; GIANLUCA PINI ED ALTRI; BRUNETTA ED ALTRI; PAGLIA ED ALTRI; PRATAVIERA ED ALTRI; ARTINI ED ALTRI; ARTINI ED ALTRI; CARIELLO E PISANO; CIVATI ED ALTRI; SIBILIA ED ALTRI; VILLAROSA ED ALTRI (A.C. 1123-3339-3485-3486-3499-3508-3616-3799-3882-4053-4217-4428-4429)
A.C. 4410 – Parere della I Commissione
PARERE DELLA I COMMISSIONE SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE
NULLA OSTA
sugli emendamenti contenuti nel fascicolo n. 2.
A.C. 4410 – Parere della V Commissione
PARERE DELLA V COMMISSIONE SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE
NULLA OSTA
sulle proposte emendative contenute nel fascicolo n. 2.
A.C. 4410 – Articolo 1
ARTICOLO 1 DELLA PROPOSTA DI LEGGE
Art. 1.
(Istituzione e durata).
1. È istituita, ai sensi dell'articolo 82 della Costituzione, una Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, con particolare riguardo alla tutela dei risparmiatori, di seguito denominata «Commissione».
2. La Commissione conclude i propri lavori entro un anno dalla sua costituzione e comunque entro la fine della XVII legislatura.
3. La Commissione presenta alle Camere una relazione sull'attività svolta e sui risultati dell'inchiesta. Sono ammesse relazioni di minoranza. Il presidente della Commissione trasmette alle Camere, dopo sei mesi dalla costituzione della Commissione stessa, una relazione sullo stato dei lavori.
PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 1 DELLA PROPOSTA DI LEGGE
ART. 1.
(Istituzione e durata).
Al comma 1, sostituire le parole da: sistema bancario fino a: risparmiatori con le seguenti: dissesto finanziario delle banche Monte dei Paschi di Siena Spa, Cassa di risparmio di Ferrara Spa, Banca delle Marche Spa, Banca popolare dell'Etruria e del Lazio – Società cooperativa, Cassa di risparmio della Provincia di Chieti Spa, Banca popolare di Vicenza e Veneto Banca.
1. 1. Turco, Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni.
Al comma 2, sostituire le parole: un anno dalla sua costituzione e comunque entro la fine della XVII legislatura con le seguenti: diciotto mesi dalla sua costituzione.
1. 10. Rampelli, Cirielli, La Russa, Giorgia Meloni, Murgia, Nastri, Petrenga, Rizzetto, Taglialatela, Totaro.
A.C. 4410 – Articolo 2
ARTICOLO 2 DELLA PROPOSTA DI LEGGE
Art. 2.
(Composizione).
1. La Commissione è composta da venti senatori e da venti deputati, nominati rispettivamente dal Presidente del Senato della Repubblica e dal Presidente della Camera dei deputati in proporzione al numero dei componenti dei Gruppi parlamentari, assicurando comunque la presenza di un rappresentante per ciascun Gruppo esistente in almeno un ramo del Parlamento. I componenti della Commissione dichiarano alla presidenza della Camera di appartenenza di avere ricoperto incarichi di amministrazione e di controllo negli istituti bancari oggetto dell'inchiesta.
2. Il Presidente del Senato della Repubblica e il Presidente della Camera dei deputati, entro dieci giorni dalla nomina dei componenti, convocano la Commissione per la costituzione dell'Ufficio di presidenza.
3. L'Ufficio di presidenza, composto dal presidente, da due vice presidenti e da due segretari, è eletto dai componenti della Commissione a scrutinio segreto. Nell'elezione del presidente, se nessuno riporta la maggioranza assoluta dei voti, si procede al ballottaggio tra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti. In caso di parità di voti è proclamato eletto o entra in ballottaggio il più anziano di età.
4. La Commissione elegge al proprio interno due vice presidenti e due segretari. Per l'elezione, rispettivamente, dei due vice presidenti e dei due segretari, ciascun componente della Commissione scrive sulla propria scheda un solo nome. Sono eletti coloro che hanno ottenuto il maggior numero di voti. In caso di parità di voti è proclamato eletto il più anziano di età.
A.C. 4410 – Articolo 3
ARTICOLO 3 DELLA PROPOSTA DI LEGGE
Art. 3.
(Competenze).
1. La Commissione ha il compito di verificare:
a) gli effetti sul sistema bancario italiano della crisi finanziaria globale e le conseguenze dell'aggravamento del debito sovrano;
b) la gestione degli istituti bancari che sono rimasti coinvolti in situazioni di crisi o di dissesto e sono stati o sono destinatari, anche in forma indiretta, di risorse pubbliche o sono stati posti in risoluzione. In particolare, per tali istituti la Commissione verifica:
1) le modalità di raccolta della provvista e gli strumenti utilizzati;
2) i criteri di remunerazione dei manager e la realizzazione di operazioni con parti correlate suscettibili di conflitto di interesse;
3) la correttezza del collocamento presso il pubblico, con riferimento ai piccoli risparmiatori e agli investitori non istituzionali, dei prodotti finanziari, soprattutto di quelli ad alto rischio, e con particolare riguardo alle obbligazioni bancarie;
4) le forme di erogazione del credito a prenditori di particolare rilievo e la diffusione di pratiche scorrette di abbinamento tra erogazione del credito e vendita di azioni o altri strumenti finanziari della banca;
5) la struttura dei costi, la ristrutturazione del modello gestionale e la politica di aggregazione e fusione;
6) l'osservanza degli obblighi di diligenza, trasparenza e correttezza nell'allocazione di prodotti finanziari, nonché degli obblighi di corretta informazione agli investitori;
c) l'efficacia delle attività di vigilanza sul sistema bancario e sui mercati finanziari poste in essere dagli organi preposti, in relazione alla tutela del risparmio, alla modalità di applicazione delle regole e degli strumenti di controllo vigenti, con particolare riguardo alle modalità di applicazione e all'idoneità degli interventi, dei poteri sanzionatori e degli strumenti di controllo disposti, nonché all'adeguatezza delle modalità di presidio dai rischi e di salvaguardia della trasparenza dei mercati;
d) l'adeguatezza della disciplina legislativa e regolamentare nazionale ed europea sul sistema bancario e finanziario, nonché sul sistema di vigilanza, anche ai fini della prevenzione e gestione delle crisi bancarie.
PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 3 DELLA PROPOSTA DI LEGGE
ART. 3.
(Competenze).
Al comma 1, alinea, sostituire la parola: verificare con le seguenti: accertare le cause e le responsabilità, giuridiche e politiche, che hanno determinato il dissesto finanziario delle banche di cui all'articolo 1, con particolare riguardo ai seguenti aspetti.
3. 1. Turco, Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni.
Al comma 1 sostituire le lettere da a) a d) con le seguenti:
a) la regolarità e la conformità alle normative vigenti del funzionamento del sistema del credito e dei servizi ai risparmiatori;
b) la piena e corretta attuazione delle disposizioni in materia di vigilanza stabilite dal Titolo III del Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1o settembre 1993, n. 385;
c) la correttezza e la congruità delle condizioni applicate ai risparmiatori da parte dei singoli istituti bancari e di credito, nonché delle procedure per il contrasto degli illeciti e di quelle per il ristoro dei risparmiatori danneggiati da condotte scorrette da parte dei medesimi istituti;
d) quali interventi siano stai posti in essere a tutela dei risparmiatori in seguito alle segnalazioni da questi inoltrate agli organi preposti circa atteggiamenti ingannevoli o illeciti messi in atto da istituti bancari attraverso i propri dipendenti e rappresentanti, anche al fine di proteggere i risparmiatori da danni economici;
e) il rispetto della normativa vigente con riguardo ai casi di dissesto di istituti bancari e creditizi che hanno avuto luogo a decorrere dalla data di entrata in vigore del Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1o settembre 1993, n. 385, con particolare riguardo alle eventuali responsabilità degli amministratori degli istituti di credito coinvolti, e la congruità e accessibilità dei risarcimenti disposti in favore dei soggetti danneggiati;
f) la necessità di un potenziamento dell'attività degli organi di vigilanza con riferimento alla situazione debitoria di banche e istituti di credito suscettibili di dover affrontare nel breve periodo situazioni di dissesto finanziario;
g) la compatibilità tra il sistema del credito e quello economico nazionali e le misure europee adottate in questi ambiti;
h) la congruità della normativa vigente in materia di istituti bancari e di fondazioni bancarie, con particolare riguardo ai poteri di vigilanza, ispettivi e di controllo, formulando le proposte di carattere legislativo più idonee a garantire la tutela del risparmio così come costituzionalmente previsto.
3. 16. Rampelli, Cirielli, La Russa, Giorgia Meloni, Murgia, Nastri, Petrenga, Rizzetto, Taglialatela, Totaro.
Al comma 1, dopo la lettera a), aggiungere la seguente:
a-bis) la correttezza e la congruità delle condizioni applicate ai risparmiatori da parte dei singoli istituti bancari e di credito, nonché delle procedure per il contrasto degli illeciti e di quelle per il ristoro dei risparmiatori danneggiati da condotte scorrette da parte dei medesimi istituti.
3. 11. Rampelli, Cirielli, La Russa, Giorgia Meloni, Murgia, Nastri, Petrenga, Rizzetto, Taglialatela, Totaro.
Al comma 1, dopo la lettera a), aggiungere la seguente:
a-bis) la compatibilità tra il sistema del credito e quello economico nazionali e le misure europee adottate in questi ambiti;
3. 12. Rampelli, Cirielli, La Russa, Giorgia Meloni, Murgia, Nastri, Petrenga, Rizzetto, Taglialatela, Totaro.
Al comma 1, lettera b), numero 2), aggiungere, in fine, le parole:, nonché le responsabilità dei manager nel dissesto degli istituti.
3. 10. Rampelli, Cirielli, La Russa, Giorgia Meloni, Murgia, Nastri, Petrenga, Rizzetto, Taglialatela, Totaro.
Al comma 1, lettera b), dopo il numero 6), aggiungere il seguente:
7) la congruità e accessibilità dei risarcimenti disposti in favore dei risparmiatori danneggiati;
3. 13. Rampelli, Cirielli, La Russa, Giorgia Meloni, Murgia, Nastri, Petrenga, Rizzetto, Taglialatela, Totaro.
Al comma 1, lettera c), aggiungere, in fine, le parole:, e la necessità di un potenziamento di tali attività.
3. 14. Rampelli, Cirielli, La Russa, Giorgia Meloni, Murgia, Nastri, Petrenga, Rizzetto, Taglialatela, Totaro.
Al comma 1, dopo la lettera c), aggiungere la seguente:
c-bis) l'assenza di conflitti di interesse tra soggetti vigilanti e soggetti vigilati, con particolare riferimento al meccanismo delle cosiddette «porte girevoli».
3. 3. Cristian Iannuzzi.
Al comma 1, dopo la lettera c), aggiungere la seguente:
c-bis) quali interventi siano stai posti in essere a tutela dei risparmiatori in seguito alle segnalazioni da questi inoltrate agli organi preposti circa atteggiamenti ingannevoli o illeciti messi in atto da istituti bancari attraverso i propri dipendenti e rappresentanti, anche al fine di proteggere i risparmiatori da danni economici;
3. 15. Rampelli, Cirielli, La Russa, Giorgia Meloni, Murgia, Nastri, Petrenga, Rizzetto, Taglialatela, Totaro.
Al comma 1, dopo la lettera d) aggiungere le seguenti:
e) la verifica dell'attendibilità degli stati patrimoniali dichiarati dalle banche di cui all'articolo 1 e controllo dell'effettiva consistenza degli stessi, anche in relazione all'eventuale sussistenza di fondi e disponibilità fuori bilancio;
f) la verifica dell'esistenza di eventuali elementi di criticità imputabili allo svolgimento fraudolento, in violazione di norme giuridiche, di operazioni in strumenti finanziari derivati, con distinta valutazione del loro effetto, in termini di plusvalenza o minusvalenza, nonché della congruità dell'attività finanziaria sottostante, della leva finanziaria eventualmente impiegata e della conseguente rischiosità dello strumento;
g) la verifica della correttezza delle attività eventualmente svolte dagli amministratori e dai dirigenti delle banche di cui all'articolo 1 in relazione alle variazioni nelle valutazioni del merito creditizio (rating) emesse dalle agenzie specializzate sulle medesime banche nell'ultimo quinquennio e dell'eventuale correlazione tra le variazioni stesse e l'attivazione di procedure di vigilanza e controllo;
h) la verifica delle conseguenze dei piani di ristrutturazione aziendale predisposti dagli organi di amministrazione e di direzione del Monte dei Paschi di Siena;
i) la valutazione della condotta del Governo, in relazione alle scelte operate con il decreto-legge 22 novembre 2015, n. 183, recante disposizioni urgenti per il settore creditizio, con riferimento all'equità, all'efficacia, all'efficienza e all'economicità delle misure adottate al fine di garantire il proseguimento dell'attività bancaria, la salvaguardia dei rapporti di lavoro e la tutela degli interessi dei depositanti, dei possessori di obbligazioni e degli azionisti delle banche destinatarie delle medesime misure.
3. 4. Turco, Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni.
Aggiungere, in fine, il seguente comma:
2. La Commissione ha altresì il compito di accertare se all'emanazione dei provvedimenti normativi relativi alla trasformazione obbligatoria delle banche popolari fossero interessate banche d'affari estere o fondi europei o americani e ciò allo scopo di acquisire il controllo delle banche popolari trasformate, al fine ultimo di instaurare in Italia, e in particolare nel Mezzogiorno, un mercato oligopolistico del credito.
3. 7. Laffranco.
Aggiungere, in fine, il seguente comma:
2. La Commissione ha altresì il compito di verificare se vi siano stati atti speculativi, ed eventualmente ad opera di chi, sui titoli delle banche popolari obbligate alla trasformazione in società per azioni, prima dell'emanazione della normativa di riferimento.
3. 6. Laffranco.
A.C. 4410 – Articolo 4
ARTICOLO 4 DELLA PROPOSTA DI LEGGE
Art. 4.
(Attività di indagine).
1. La Commissione procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le medesime limitazioni dell'autorità giudiziaria.
2. Ferme restando le competenze dell'autorità giudiziaria, per le audizioni a testimonianza davanti alla Commissione si applicano le disposizioni degli articoli 366 e 372 del codice penale.
3. Alla Commissione, limitatamente all'oggetto delle indagini di sua competenza, non può essere opposto il segreto d'ufficio né il segreto professionale o quello bancario, fatta eccezione per il segreto tra difensore e parte processuale nell'ambito del mandato. Per il segreto di Stato si applica quanto previsto dalla legge 3 agosto 2007, n. 124.
4. Qualora gli atti o i documenti attinenti all'oggetto dell'inchiesta siano stati assoggettati al vincolo del segreto da parte delle competenti Commissioni parlamentari di inchiesta, detto segreto non può essere opposto alla Commissione.
5. La Commissione non può adottare provvedimenti che restringano la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione nonché la libertà personale, fatto salvo l'accompagnamento coattivo di cui all'articolo 133 del codice di procedura penale.
A.C. 4410 – Articolo 5
ARTICOLO 5 DELLA PROPOSTA DI LEGGE
Art. 5.
(Richiesta di atti e documenti).
1. La Commissione può ottenere, anche in deroga a quanto stabilito dall'articolo 329 del codice di procedura penale, copie di atti o documenti relativi a procedimenti o inchieste in corso presso l'autorità giudiziaria o altri organi inquirenti, inerenti all'oggetto dell'inchiesta. L'autorità giudiziaria provvede tempestivamente e può ritardare, con decreto motivato solo per ragioni di natura istruttoria, la trasmissione di copie degli atti e documenti richiesti. Il decreto ha efficacia per trenta giorni e può essere rinnovato. Quando tali ragioni vengono meno, l'autorità giudiziaria provvede senza ritardo a trasmettere quanto richiesto. L'autorità giudiziaria può trasmettere copie di atti e documenti anche di propria iniziativa.
2. La Commissione stabilisce quali atti e documenti non devono essere divulgati, anche in relazione ad esigenze attinenti ad altre istruttorie o inchieste in corso. Devono comunque essere coperti dal segreto i nomi, gli atti e i documenti attinenti a procedimenti giudiziari nella fase delle indagini preliminari.
A.C. 4410 – Articolo 6
ARTICOLO 6 DELLA PROPOSTA DI LEGGE
Art. 6.
(Obbligo del segreto).
1. I componenti della Commissione, i funzionari e il personale addetti alla Commissione stessa e ogni altra persona che collabora con essa o compie o concorre a compiere atti d'inchiesta oppure ne viene a conoscenza per ragioni d'ufficio o di servizio sono obbligati al segreto, anche dopo la cessazione dell'incarico, per tutto quanto riguarda gli atti e i documenti acquisiti al procedimento d'inchiesta, di cui all'articolo 5, comma 2.
2. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, la violazione del segreto è punita ai sensi dell'articolo 326 del codice penale.
3. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, le stesse pene si applicano a chiunque diffonda in tutto o in parte, anche per riassunto o informazione, atti o documenti del procedimento di inchiesta dei quali sia stata vietata la divulgazione.
A.C. 4410 – Articolo 7
ARTICOLO 7 DELLA PROPOSTA DI LEGGE
Art. 7.
(Organizzazione interna).
1. Le sedute della Commissione sono pubbliche, salvo che la Commissione disponga diversamente.
2. L'attività e il funzionamento della Commissione sono disciplinati da un regolamento interno, approvato dalla Commissione stessa prima dell'inizio dei lavori. Ciascun componente può proporre modifiche al regolamento.
3. La Commissione può avvalersi dell'opera di agenti e ufficiali di polizia giudiziaria, nonché di tutte le collaborazioni ritenute necessarie. Il presidente effettua le designazioni sentita la Commissione.
4. Per l'espletamento dei propri compiti la Commissione fruisce di personale, locali e strumenti operativi messi a disposizione dai Presidenti delle Camere, d'intesa tra loro.
5. Le spese per il funzionamento della Commissione sono stabilite nel limite massimo di 150.000 euro e sono poste per metà a carico del bilancio interno del Senato della Repubblica e per metà a carico del bilancio interno della Camera dei deputati. I Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, con determinazione adottata d'intesa tra loro, possono autorizzare un incremento delle spese di cui al periodo precedente, comunque in misura non superiore al 30 per cento, a seguito di richiesta formulata dal presidente della Commissione per motivate esigenze connesse allo svolgimento dell'inchiesta, corredata di certificazione delle spese sostenute.
PROPOSTA EMENDATIVA RIFERITA ALL'ARTICOLO 7 DELLA PROPOSTA DI LEGGE
Art. 7.
(Organizzazione interna).
Al comma 2, sopprimere il secondo periodo.
7. 1. Turco, Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni.
A.C. 4410 — Ordini del giorno
ORDINI DEL GIORNO
La Camera,
premesso che:
l'Atto camera A.C. 4410 istituisce una Commissione di inchiesta sul sistema bancario e finanziario;
l'articolo 3 dell'atto in discussione elenca le competenze della Commissione;
in particolare il comma c) dell'articolo 3 stabilisce che la Commissione debba verificare l'efficacia delle attività di vigilanza sul sistema bancario e sui mercati finanziari poste in essere dagli organi preposti, in relazione alla tutela del risparmio, alla modalità di applicazione delle regole e degli strumenti di controllo vigenti, con particolare riguardo alle modalità di applicazione e all'idoneità degli interventi, dei poteri sanzionatori e degli strumenti di controllo disposti, nonché all'adeguatezza delle modalità di presidio dai rischi e di salvaguardia della trasparenza dei mercati;
parallelamente e strumentalmente rispetto all'attività della Commissione occorre approfondire il fenomeno delle «porte girevoli» (sliding doors), che consiste nel passaggio rapidissimo (e molte volte sospetto) tra una onorata carriera di alto livello nelle istituzioni o nella pubblica amministrazione e i vertici di aziende e società nello stesso settore nel quale si operava, che è molto diffuso nel nostro Paese;
anche se il nostro ordinamento prevede dei periodi cosiddetti di raffreddamento, uno stop alla possibilità di assumere incarichi privati, sarebbe necessario introdurre misure più severe e meno «tecnicistiche» per limitare il fenomeno delle sliding doors al fine di impedire che eventuali conflitti di interesse distorcano la concorrenza in ambito bancario e finanziario nel momento in cui l'ex titolare di incarico pubblico si avvale del proprio bagaglio di conoscenze e informazioni, talora riservate, per il beneficio dell'azienda per cui lavora e per evitare il rischio che la fuga di cervelli dal pubblico al privato possa influire sull'efficienza delle amministrazioni, che si vedrebbero così private di figure chiave,
impegna il Governo
anche alla luce dell'attività e della risultanza della Commissione e comunque parallelamente ad essa ad adottare misure che prevedano l'assenza di conflitti di interesse tra soggetti vigilanti e soggetti vigilati, con particolare riferimento al meccanismo delle cosiddette «porte girevoli» e a introdurre un registro in cui vengano pubblicate tutte le informazioni riguardanti i possibili e pregressi conflitti di interesse.
9/4410/1. Cristian Iannuzzi.
La Camera,
premesso che:
l'Atto camera A.C. 4410 istituisce una Commissione di inchiesta sul sistema bancario e finanziario;
l'articolo 3 dell'atto in discussione elenca le competenze della Commissione;
in particolare il comma c) dell'articolo 3 stabilisce che la Commissione debba verificare l'efficacia delle attività di vigilanza sul sistema bancario e sui mercati finanziari poste in essere dagli organi preposti, in relazione alla tutela del risparmio, alla modalità di applicazione delle regole e degli strumenti di controllo vigenti, con particolare riguardo alle modalità di applicazione e all'idoneità degli interventi, dei poteri sanzionatori e degli strumenti di controllo disposti, nonché all'adeguatezza delle modalità di presidio dai rischi e di salvaguardia della trasparenza dei mercati;
parallelamente e strumentalmente rispetto all'attività della Commissione occorre approfondire il fenomeno delle «porte girevoli» (sliding doors), che consiste nel passaggio rapidissimo (e molte volte sospetto) tra una onorata carriera di alto livello nelle istituzioni o nella pubblica amministrazione e i vertici di aziende e società nello stesso settore nel quale si operava, che è molto diffuso nel nostro Paese;
anche se il nostro ordinamento prevede dei periodi cosiddetti di raffreddamento, uno stop alla possibilità di assumere incarichi privati, sarebbe necessario introdurre misure più severe e meno «tecnicistiche» per limitare il fenomeno delle sliding doors al fine di impedire che eventuali conflitti di interesse distorcano la concorrenza in ambito bancario e finanziario nel momento in cui l'ex titolare di incarico pubblico si avvale del proprio bagaglio di conoscenze e informazioni, talora riservate, per il beneficio dell'azienda per cui lavora e per evitare il rischio che la fuga di cervelli dal pubblico al privato possa influire sull'efficienza delle amministrazioni, che si vedrebbero così private di figure chiave,
impegna il Governo
anche alla luce dell'attività e della risultanza della Commissione e comunque parallelamente ad essa ad adottare misure che prevedano l'assenza di conflitti di interesse tra soggetti vigilanti e soggetti vigilati.
9/4410/1. (Testo modificato nel corso della seduta) Cristian Iannuzzi.
La Camera,
premesso che:
il provvedimento ora al voto di quest'Aula intende istituire una Commissione bicamerale di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, avendo particolare riguardo alla tutela dei risparmiatori. Tale Commissione dovrà concludere i propri lavori entro un anno dalla sua costituzione, e comunque entro la fine della XVII legislatura, presentando alle Camere una relazione sull'attività svolta e sui risultati dell'inchiesta;
con riferimento, in particolare, alle disposizioni contenute nell'articolo 3, ove sono elencate le competenze della Commissione si vogliono evidenziare, tra queste, alcune delle verifiche che le competono: innanzitutto essa deve verificare l'efficacia delle attività di vigilanza sul sistema bancario e sui mercati finanziari poste in essere dagli organi preposti, in relazione alla tutela del risparmio, alla modalità di applicazione delle regole e degli strumenti di controllo vigenti; inoltre, deve verificare l'adeguatezza della disciplina legislativa e regolamentare, nazionale ed europea sul sistema bancario e finanziario, nonché sul sistema di vigilanza, anche ai fini della prevenzione e gestione delle crisi bancarie,
impegna il Governo
a garantire, nell'ambito delle proprie competenze, la massima collaborazione con la Commissione bicamerale di inchiesta, in particolare fornendo alla stessa tutti i dati necessari in relazione alla situazione del sistema bancario italiano.
9/4410/2. Nesi.
La Camera,
premesso che:
la proposta di legge in esame intende istituire una Commissione bicamerale di inchiesta sul sistema bancario e finanziario;
si ritiene assolutamente importante l'istituzione di una Commissione d'inchiesta su questo tema;
la Commissione è chiamata a verificare gli effetti sul sistema bancario italiano della crisi finanziaria globale e le conseguenze dell'aggravamento del debito sovrano; la gestione degli Istituti bancari coinvolti in situazioni di crisi o di dissesto, destinatari anche in forma indiretta di risorse pubbliche o posti in risoluzione; l'efficacia delle attività di vigilanza sul sistema bancario e sui mercati finanziari; l'adeguatezza della disciplina legislativa e regolamentare nazionale ed europea sul sistema bancario e finanziario, nonché sul sistema di vigilanza, anche ai fini della prevenzione e gestione delle crisi bancarie;
tuttavia, parallelamente e strumentalmente rispetto agli ambiti di verifica che la Commissione dovrà portare avanti, occorre un'analisi rispetto ad alcuni provvedimenti che hanno preceduto le procedure di risoluzione di alcuni istituti in crisi; il riferimento è in particolare al decreto-legge 24 gennaio 2015, n. 3, che ha riformato la governance delle banche popolari, imponendo la trasformazione in società per azioni a quelle con attivo superiore agli otto miliardi. Una riforma strutturale adottata attraverso lo strumento del decreto-legge, in un contesto assolutamente privo dei requisiti di necessità ed urgenza. I movimenti dei mercati nei giorni successivi all'emanazione del decreto evidenziarono chiaramente come l'intervento di riforma approvato dal Consiglio dei ministri fosse stato preceduto da una serie di attività anomale, con sospette operazioni di compravendita di titoli azionari di numerose banche popolari: gli acquisti si erano concentrati sulle banche di modesta dimensione, come la Banca popolare dell'Etruria e del Lazio, il cui valore delle azioni aumentò addirittura del 62,1 per cento in quattro giorni, a fronte di un andamento delle azioni del comparto bancario che registrava un aumento dell'8,68 per cento. L'ulteriore stranezza riguardava il requisito dimensionale individuato, ossia un attivo di 8 miliardi di euro; è così che sono rientrate nelle norme il Credito Valtellinese, la Banca popolare di Bari e l'ormai famosa Banca popolare dell'Etruria e del Lazio, poi sottoposta alla definitiva risoluzione con il successivo decreto-legge 22 novembre 2015, n. 183 (poi confluito all'interno della legge di stabilità 2016);
sarebbe infatti interessante verificare se vi fossero stati atti speculativi, ed eventualmente ad opera di chi, sui titoli delle banche popolari obbligate alla trasformazione in società per azioni, prima dell'emanazione della normativa di riferimento,
impegna il Governo
ad approfondire parallelamente e strumentalmente rispetto all'attività della Commissione la questione riportata in premessa, avviando una specifica analisi in merito ad eventuali azioni speculative svolte sui titoli delle banche popolari obbligate alla trasformazione in società per azioni prima dell'emanazione della normativa di riferimento, chiarendo altresì se a tale provvedimento fossero interessate banche d'affari estere o fondi europei o americani allo scopo di acquisire il controllo delle banche popolari trasformate.
9/4410/3. Laffranco.
La Camera
impegna il Governo
ad approfondire parallelamente all'attività della Commissione di inchiesta eventuali azioni speculative svolte sui titoli delle banche popolari interessate alla trasformazione in società per azioni prima dell'emanazione della normativa di riferimento, chiarendo altresì se fossero interessate banche d'affari estere o fondi europei o americani allo scopo di acquisire il controllo delle banche popolari trasformate.
9/4410/3. (Testo modificato nel corso della seduta) Laffranco, Fabrizio Di Stefano.
La Camera,
premesso che:
la proposta di legge in esame intende istituire una Commissione bicamerale di inchiesta sul sistema bancario e finanziario;
si ritiene assolutamente importante l'istituzione di una Commissione d'inchiesta su questo tema;
la Commissione è chiamata a verificare gli effetti sul sistema bancario italiano della crisi finanziaria globale e le conseguenze dell'aggravamento del debito sovrano; la gestione degli Istituti bancari coinvolti in situazioni di crisi o di dissesto, destinatari anche in forma indiretta di risorse pubbliche o posti in risoluzione; l'efficacia delle attività di vigilanza sul sistema bancario e sui mercati finanziari; l'adeguatezza della disciplina legislativa e regolamentare nazionale ed europea sul sistema bancario e finanziario, nonché sul sistema di vigilanza, anche ai fini della prevenzione e gestione delle crisi bancarie;
tuttavia, parallelamente e strumentalmente rispetto agli ambiti di verifica che la Commissione dovrà portare avanti, occorre approfondire la questione dei riferimenti più specifici alla tutela dei risparmiatori in particolare per ciò che riguarda le modalità di ristoro per coloro che hanno perso i propri risparmi a seguita dell'applicazione delle nuove norme sul bail-in, e delle pratiche scorrette portate avanti dagli istituti falliti;
va bene valutare e verificare la correttezza del collocamento presso i piccoli risparmiatori dei prodotti finanziari, soprattutto di quelli ad alto rischio, ma è bene valutare altresì le modalità e la congruità delle procedure per il ristoro dei risparmiatori danneggiati,
impegna il Governo
ad approfondire la questione riportata in premessa avviando una specifica analisi in merito alle procedure avviate per il risarcimento dei risparmiatori danneggiati, valutandone l'impatto e la congruità, nonché l'accessibilità al fine di una piena tutela per coloro che hanno perso i propri risparmi a seguito dell'applicazione delle nuove norme sul bail-in e delle pratiche scorrette portate avanti dagli istituti falliti.
9/4410/4. Fabrizio Di Stefano.
La Camera,
premesso che:
la proposta di legge in esame intende istituire una Commissione bicamerale di inchiesta sul sistema bancario e finanziario;
si ritiene assolutamente importante l'istituzione di una Commissione d'inchiesta su questo tema;
la Commissione è chiamata a verificare gli effetti sul sistema bancario italiano della crisi finanziaria globale e le conseguenze dell'aggravamento del debito sovrano; la gestione degli Istituti bancari coinvolti in situazioni di crisi o di dissesto, destinatari anche in forma indiretta di risorse pubbliche o posti in risoluzione; l'efficacia delle attività di vigilanza sul sistema bancario e sui mercati finanziari; l'adeguatezza della disciplina legislativa e regolamentare nazionale ed europea sul sistema bancario e finanziario, nonché sul sistema di vigilanza, anche ai fini della prevenzione e gestione delle crisi bancarie;
tuttavia, parallelamente e strumentalmente rispetto agli ambiti di verifica che la Commissione dovrà portare avanti, occorre approfondire la questione dei riferimenti più specifici alla tutela dei risparmiatori in particolare per ciò che riguarda le modalità di ristoro per coloro che hanno perso i propri risparmi a seguita dell'applicazione delle nuove norme sul bail-in, e delle pratiche scorrette portate avanti dagli istituti falliti;
va bene valutare e verificare la correttezza del collocamento presso i piccoli risparmiatori dei prodotti finanziari, soprattutto di quelli ad alto rischio, ma è bene valutare altresì le modalità e la congruità delle procedure per il ristoro dei risparmiatori danneggiati,
impegna il Governo
a valutare l'opportunità di avviare una specifica analisi in merito alle procedure avviate per il risarcimento dei risparmiatori danneggiati, valutandone l'impatto e la congruità, nonché l'accessibilità al fine di una piena tutela per coloro che hanno perso i propri risparmi.
9/4410/4. (Testo modificato nel corso della seduta) Fabrizio Di Stefano.
La Camera,
premesso che:
la proposta di legge in esame intende istituire una Commissione bicamerale di inchiesta sul sistema bancario e finanziario;
si ritiene assolutamente importante l'istituzione di una Commissione d'inchiesta su questo tema;
la Commissione è chiamata a verificare gli effetti sul sistema bancario italiano della crisi finanziaria globale e le conseguenze dell'aggravamento del debito sovrano; la gestione degli Istituti bancari coinvolti in situazioni di crisi o di dissesto, destinatari anche in forma indiretta di risorse pubbliche o posti in risoluzione; l'efficacia delle attività di vigilanza sul sistema bancario e sui mercati finanziari; l'adeguatezza della disciplina legislativa e regolamentare nazionale ed europea sul sistema bancario e finanziario, nonché sul sistema di vigilanza, anche ai fini della prevenzione e gestione delle crisi bancarie,
impegna il Governo
alla conclusione dei lavori della Commissione, e alla luce delle verifiche e degli approfondimenti effettuati, a valutare l'opportunità di assumere iniziative a tutela del risparmio, affinché non si verifichino in futuro pratiche scorrette ed episodi di mala gestione che determinano crisi degli istituti bancari a danno dei risparmiatori e dell'intero sistema.
9/4410/5. Palese.
La Camera,
premesso che:
il presente provvedimento intende istituire una Commissione bicamerale di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, avendo particolare riguardo alla tutela dei risparmiatori;
l'articolo 1 prevede, al comma 3, che la Commissione presenti alle Camere, a conclusione dei propri lavori, una relazione sull'attività svolta e sui risultati dell'inchiesta,
impegna il Governo
parallelamente all'attività della Commissione, valutare l'opportunità attraverso ulteriori interventi normativi di contrastare le pratiche aggressive adottate dagli intermediari, ossia a quelle pratiche in cui l'offerta e la distribuzione di alcuni prodotti abbinati a quelli tipici bancari risultino poco attente alle reali esigenze finanziarie della clientela.
9/4410/6. Marzano.
La Camera,
premesso che:
le crisi bancarie, in particolare quelle delle Banche poste in risoluzione, fra le quali Banca delle Marche, hanno determinato sostanziose perdite per molti risparmiatori, azionisti ed obbligazionisti;
in diversi ordini del giorno accolti dalla Camera in sede di discussione delle proposte di legge di recepimento del bail in era posto l'impegno a favorire l'applicazione di condizioni agevolate da parte delle Banche acquirenti quelle poste in risoluzione,
impegna il Governo
a garantire la massima collaborazione con la Commissione in particolare riferendo alla stessa, se richiesto, sulle iniziative assunte da parte delle Banche che hanno rilevato quelle poste in risoluzione a favore degli azionisti ed obbligazionisti che hanno subito perdite dalla crisi dei relativi istituti di credito.
9/4410/7. Carrescia.
DISEGNO DI LEGGE: DISPOSIZIONI IN MATERIA DI DELITTI CONTRO IL PATRIMONIO CULTURALE (A.C. 4220-A)
A.C. 4420-A – Parere della I Commissione
PARERE DELLA I COMMISSIONE SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE
NULLA OSTA
sugli emendamenti contenuti nel fascicolo n. 1.
A.C. 4420-A – Parere della V Commissione
PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO E SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE
Sul testo del provvedimento in oggetto:
PARERE FAVOREVOLE
Sugli emendamenti trasmessi dall'Assemblea:
PARERE CONTRARIO
sugli articoli aggiuntivi 4.010 e 4.011, in quanto suscettibili di determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica privi di idonea quantificazione e copertura;
NULLA OSTA
sulle restanti proposte emendative.
A.C. 4220-A – Articolo 1
ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE
Art. 1.
(Modifiche al codice penale).
1. Al codice penale sono apportate le seguenti modificazioni:
a) dopo il titolo VIII del libro secondo è inserito il seguente:
«TITOLO VIII-bis
DEI DELITTI CONTRO IL PATRIMONIO CULTURALE
Art. 518-bis. – (Furto di beni culturali). – È punito con la reclusione da due a otto anni chiunque si impossessa di un bene culturale, sottraendolo a chi lo detiene, al fine di trarne profitto per sé o per altri.
La pena è della reclusione da quattro a dodici anni se il reato è aggravato da una o più delle circostanze previste nel primo comma dell'articolo 625 o se il furto di beni culturali appartenenti allo Stato è commesso da chi abbia ottenuto la concessione di ricerca prevista dalla legge.
Art. 518-ter. – (Appropriazione indebita di beni culturali). – Chiunque, per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, si appropria di un bene culturale altrui di cui abbia, a qualsiasi titolo, il possesso è punito con la reclusione da uno a quattro anni.
Se il fatto è commesso su cose possedute a titolo di deposito necessario, la pena è aumentata.
Art. 518-quater. – (Ricettazione di beni culturali). – Fuori dei casi di concorso nel reato, chi, al fine di procurare a sé o ad altri un profitto, acquista, riceve od occulta beni culturali provenienti da un qualsiasi delitto, o comunque si intromette nel farli acquistare, ricevere od occultare, è punito con la reclusione da tre a dodici anni.
Le disposizioni del presente articolo si applicano anche quando l'autore del delitto da cui i beni culturali provengono non è imputabile o non è punibile, ovvero quando manca una condizione di procedibilità riferita a tale delitto.
Art. 518-quinquies. – (Riciclaggio di beni culturali). – Fuori dei casi di concorso nel reato, chiunque sostituisce o trasferisce beni culturali provenienti da delitto non colposo, ovvero compie in relazione ad essi altre operazioni, in modo da ostacolare l'identificazione della loro provenienza delittuosa, è punito con la reclusione da cinque a quattordici anni.
La pena è aumentata quando il fatto è commesso nell'esercizio di un'attività professionale.
Si applica il secondo comma dell'articolo 518-quater.
Art. 518-sexies. – (Illecita detenzione di beni culturali). – Fuori dei casi di ricettazione, chiunque detiene un bene culturale sapendo della sua provenienza illecita è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni e con la multa fino a euro 20.000.
Art. 518-septies. – (Violazioni in materia di alienazione di beni culturali). – È punito con la reclusione fino a due anni e con la multa fino a euro 80.000:
a) chiunque, senza la prescritta autorizzazione, aliena beni culturali;
b) chiunque, essendovi tenuto, non presenta, nel termine di trenta giorni, la denuncia degli atti di trasferimento della proprietà o della detenzione di beni culturali;
c) l'alienante di un bene culturale soggetto a prelazione che effettua la consegna della cosa in pendenza del termine di sessanta giorni dalla data di ricezione della denuncia di trasferimento.
Art. 518-octies. – (Uscita o esportazione illecite di beni culturali). – Chiunque trasferisce all'estero beni culturali, senza attestato di libera circolazione o licenza di esportazione, è punito con la reclusione da uno a quattro anni o con la multa da euro 258 a euro 5.165.
La pena è della reclusione da due a cinque anni se il delitto ha ad oggetto beni culturali di rilevante valore.
La pena prevista ai commi primo e secondo si applica, altresì, nei confronti di chiunque non fa rientrare nel territorio nazionale, alla scadenza del termine, beni culturali per i quali siano state autorizzate l'uscita o l'esportazione temporanee, nonché nei confronti di chiunque rende dichiarazioni mendaci al fine di comprovare al competente ufficio di esportazione, ai sensi di legge, la non assoggettabilità di cose di interesse culturale ad autorizzazione all'uscita dal territorio nazionale.
Il giudice dispone la confisca delle cose, salvo che queste appartengano a persona estranea al reato. La confisca ha luogo in conformità alle norme della legge doganale relative alle cose oggetto di contrabbando.
Se il fatto è commesso da chi esercita attività di vendita al pubblico o di esposizione a fine di commercio di oggetti di interesse culturale, alla sentenza di condanna consegue l'interdizione ai sensi dell'articolo 30.
Art. 518-novies. – (Danneggiamento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici). – Chiunque distrugge, disperde, deteriora o rende, in tutto o in parte, non fruibili beni culturali o paesaggistici è punito con la reclusione da uno a cinque anni.
Chiunque, fuori dei casi di cui al primo comma, deturpa o imbratta beni culturali o paesaggistici, ovvero destina beni culturali a un uso incompatibile con il loro carattere storico o artistico ovvero pregiudizievole per la loro conservazione o integrità, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni.
La sospensione condizionale della pena è subordinata all'eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose del reato ovvero, se il condannato non si oppone, alla prestazione di attività non retribuita a favore della collettività per un tempo determinato, comunque non superiore alla durata della pena sospesa, secondo le modalità indicate dal giudice nella sentenza di condanna.
Art. 518-decies. – (Danneggiamento, deturpamento e imbrattamento colposi di beni culturali o paesaggistici). – Chiunque, con una o più azioni, commette per colpa taluno dei fatti di cui all'articolo 518-novies è punito con la reclusione fino a due anni.
Art. 518-undecies. – (Devastazione e saccheggio di beni culturali). – Chiunque, fuori dei casi preveduti dall'articolo 285, commette fatti di devastazione o di saccheggio aventi ad oggetto beni culturali ovvero istituti e luoghi della cultura è punito con la reclusione da dieci a diciotto anni.
Art. 518-duodecies. – (Contraffazione di opere d'arte). – È punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa fino a euro 10.000:
a) chiunque, al fine di trarne profitto, contraffà, altera o riproduce un'opera di pittura, scultura o grafica ovvero un oggetto di antichità o di interesse storico o archeologico;
b) chiunque, anche senza aver concorso nella contraffazione, alterazione o riproduzione, pone in commercio, detiene per farne commercio, introduce a questo fine nel territorio dello Stato o comunque pone in circolazione, come autentici, esemplari contraffatti, alterati o riprodotti di opere di pittura, scultura o grafica, di oggetti di antichità o di oggetti di interesse storico o archeologico;
c) chiunque, conoscendone la falsità, autentica opere od oggetti, indicati alle lettere a) e b), contraffatti, alterati o riprodotti;
d) chiunque, mediante altre dichiarazioni, perizie, pubblicazioni, apposizione di timbri o etichette o con qualsiasi altro mezzo, accredita o contribuisce ad accreditare, conoscendone la falsità, come autentici opere od oggetti indicati alle lettere a) e b) contraffatti, alterati o riprodotti.
Se i fatti sono commessi nell'esercizio di un'attività commerciale, la pena è aumentata e alla sentenza di condanna consegue l'interdizione a norma dell'articolo 30.
La sentenza di condanna per i reati previsti al primo e al secondo comma è pubblicata su tre quotidiani con diffusione nazionale designati dal giudice ed editi in tre diverse località. Si applica l'articolo 36, terzo comma.
È sempre ordinata la confisca degli esemplari contraffatti, alterati o riprodotti delle opere o degli oggetti indicati nel primo e nel secondo comma, salvo che si tratti di cose appartenenti a persone estranee al reato. Delle cose confiscate è vietata, senza limiti di tempo, la vendita nelle aste dei corpi di reato.
Art. 518-terdecies. – (Casi di non punibilità). – Le disposizioni dell'articolo 518-duodecies non si applicano a chi riproduce, detiene, pone in vendita o altrimenti diffonde copie di opere di pittura, di scultura o di grafica, ovvero copie o imitazioni di oggetti di antichità o di interesse storico o archeologico, dichiarate espressamente non autentiche all'atto dell'esposizione o della vendita, mediante annotazione scritta sull'opera o sull'oggetto o, quando ciò non sia possibile per la natura o le dimensioni della copia o dell'imitazione, mediante dichiarazione rilasciata all'atto dell'esposizione o della vendita. Non si applicano del pari ai restauri artistici che non abbiano ricostruito in modo determinante l'opera originale.
Art. 518-quaterdecies. – (Attività organizzate per il traffico illecito di beni culturali). – Chiunque, al fine di conseguire un ingiusto profitto o vantaggio, con più operazioni e attraverso l'allestimento di mezzi e attività continuative organizzate, trasferisce, aliena, scava clandestinamente e comunque gestisce illecitamente beni culturali è punito con la reclusione da due a otto anni.
Art. 518-quinquiesdecies. – (Aggravante in materia di tutela dei beni culturali o paesaggistici). – Quando un reato avente ad oggetto beni culturali o paesaggistici cagiona un danno di rilevante gravità ovvero è commesso nell'esercizio di un'attività professionale o commerciale, la pena è aumentata da un terzo alla metà.
Se il fatto è commesso nell'esercizio di un'attività professionale o commerciale, si applica la pena accessoria di cui all'articolo 30.
Art. 518-sexiesdecies. – (Ravvedimento operoso). – Le pene previste per i reati di cui al presente titolo sono diminuite dalla metà a due terzi nei confronti di chi si sia efficacemente adoperato per evitare che l'attività delittuosa sia portata a conseguenze ulteriori o per assicurare le prove del reato o per l'individuazione degli altri responsabili ovvero dei beni provenienti dal delitto.
Art. 518-septiesdecies. – (Confisca). – Nel caso di condanna o di applicazione della pena su richiesta delle parti, a norma dell'articolo 444 del codice di procedura penale, per uno dei delitti previsti dal presente titolo, è sempre ordinata la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato e delle cose che ne costituiscono il prodotto, il profitto o il prezzo, salvo che appartengano a persone estranee al reato.
Quando non è possibile procedere alla confisca di cui al primo comma, il giudice ordina la confisca del denaro, dei beni o delle altre utilità delle quali il reo ha la disponibilità, anche per interposta persona, per un valore equivalente.
Le navi, le imbarcazioni, i natanti e gli aeromobili, le autovetture e i motocicli sequestrati nel corso di operazioni di polizia giudiziaria a tutela dei beni culturali sono affidati dall'autorità giudiziaria in custodia giudiziale agli organi di polizia che ne facciano richiesta per l'impiego in attività di tutela dei beni medesimi.
Art. 518-duodevicies. – (Fatto commesso all'estero). – Le disposizioni del presente titolo si applicano altresì quando il fatto è commesso all'estero in danno del patrimonio culturale nazionale»;
b) dopo l'articolo 707 è inserito il seguente:
«Art. 707-bis. – (Possesso ingiustificato di strumenti per il sondaggio del terreno o di apparecchiature per la rilevazione dei metalli). – È punito con l'arresto fino a due anni chi è colto in possesso di strumenti per il sondaggio del terreno o di apparecchiature per la rilevazione dei metalli, dei quali non giustifichi l'attuale destinazione, all'interno di aree e parchi archeologici, di zone di interesse archeologico, se perimetrate con apposito atto dell'amministrazione competente, o di aree nelle quali sono in corso lavori sottoposti alle procedure di verifica preventiva dell'interesse archeologico secondo quanto previsto dalla legge».
PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 1 DELLA PROPOSTA DI LEGGE
ART. 1.
(Modifiche al codice penale).
Al comma 1, lettera a), sopprimere il capoverso Art. 518-quinquies.
Conseguentemente, all'articolo 4, comma 1, capoverso Art. 25-quaterdecies, apportare le seguenti modificazioni:
a) al comma 1, sopprimere la parola: 518-quinquies;
b) alla rubrica, sopprimere la parola: Riciclaggio,
1. 14. Palmieri, Sarro, Crimi, Sisto.
Al comma 1, lettera a), sopprimere il capoverso Art. 518-sexies.
Conseguentemente, all'articolo 4, comma 1, capoverso Art. 25-terdecies, comma 4, sostituire le parole:, 518-quater e 518-sexies con le seguenti: e 518-quater.
1. 16. Palmieri, Sarro, Crimi, Sisto.
Al comma 1, lettera a), capoverso Art. 518-sexies, sostituire le parole: la reclusione da sei mesi a cinque anni e con la multa fino a euro 20.000 con le seguenti: una multa pari a tre volte il valore stimato del bene culturale detenuto ed è inoltre tenuto a cederlo al patrimonio pubblico ove non fosse riconducibile ad altro proprietario cui è stato sottratto.
1. 15. Palmieri, Sarro, Crimi, Sisto.
Al comma 1, lettera a), capoverso Art. 518-octies, sopprimere il secondo comma.
Conseguentemente:
al terzo comma, sostituire le parole: ai commi primo e secondo con le seguenti: al primo comma;
sopprimere il quarto comma;
al quinto comma, sostituire le parole: oggetti di interesse culturale con le seguenti: beni culturali.
1. 10. Ferranti.
(Approvato)
Al comma 1, lettera a), capoverso Art. 518-octies, terzo comma, sopprimere le parole da:, nonché nei confronti di chiunque rende dichiarazioni mendaci fino a: all'uscita dal territorio nazionale.
1. 12. Palmieri, Sarro, Crimi, Sisto.
Al comma 1, lettera a), capoverso Art. 518-octies, terzo comma, dopo le parole: dichiarazioni mendaci aggiungere le seguenti: non colpose.
1. 13. Palmieri, Sarro, Crimi, Sisto.
Al comma 1, lettera a), capoverso Art. 518-terdecies, primo periodo, sostituire le parole: non autentiche all'atto dell'esposizione o della vendita, mediante con le seguenti: non autentiche, mediante.
1. 51. La Commissione.
(Approvato)
Al comma 1, lettera a), capoverso Art. 518-quaterdecies, sostituire le parole: e comunque con le seguenti: o comunque.
1. 11. Ferranti.
(Approvato)
Al comma 1, lettera b), capoverso Art. 707-bis, sostituire la parola: perimetrate con la seguente: delimitate.
1. 50. La Commissione.
(Approvato)
INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA
Modalità di svolgimento della «Festa della musica» – 3-03092
SANTERINI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
come è noto il 21 giugno 2017 in tutta Italia si svolge la «Festa della musica», che quest'anno ha per tema «La strada suona»;
si tratta di un'iniziativa molto importante non solo per il suo indubbio valore artistico, ma anche per il senso sociale che la festa assume;
saranno coinvolti luoghi tra loro molto diversi, che vanno dalle ambasciate ai luoghi di culto, dai parchi ai musei, ma anche agli ospedali ed alle carceri, oltre, ovviamente, alle piazze e alle strade del nostro Paese, grazie alla collaborazione di musicisti professionisti ed amatoriali italiani, stranieri e «nuovi italiani»;
il programma prevede migliaia di eventi in tutta Italia, nei giorni più lunghi dell'anno, incentrati in particolare sulla musica in strada, con migliaia di eventi;
l'iniziativa è altamente condivisibile e l'auspicio è che non rimanga un evento isolato, ma che diventi un appuntamento ricorrente, coinvolgendo sempre più persone, sia artisti sia pubblico –:
quali siano gli eventi più significativi in preparazione che il Ministro interrogato può anticipare per confermare il fatto che si tratta di una festa che ha tra i principali obiettivi quello di portare la musica nella strada in modo tale che sia ampiamente fruibile da tutti i cittadini. (3-03092)
Iniziative in merito alla bonifica delle discariche oggetto di procedura di infrazione europea, con particolare riferimento al territorio della Basilicata – 3-03093
LATRONICO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
il 17 maggio 2017 la Commissione europea, nell'ambito della procedura di infrazione 2011/2215, ha deferito l'Italia alla Corte di giustizia dell'Unione europea per la mancata bonifica o chiusura di 44 discariche, ex articolo 14 della direttiva 1999/31/CE;
l'Italia era tenuta, entro il 16 luglio 2009, a bonificare o chiudere le discariche autorizzate o già in funzione prima del 16 luglio 2001, rendendole conformi alle normative vigenti. Malgrado il tempo concesso, l'Italia non ha adottato misure per bonificare o chiudere le citate discariche, dislocate tra Abruzzo, Basilicata, Campania, Puglia e Friuli Venezia Giulia, pertanto è scattato, inevitabilmente, il deferimento alla Corte di giustizia dell'Unione europea;
secondo le informazioni fornite dalla Commissione europea, sono 44 i siti che rappresentavano ancora una minaccia per la salute e l'ambiente e il 52,3 per cento del totale è collocato sul territorio della regione Basilicata;
il ricorso alla Corte di giustizia dell'Unione europea potrebbe comportare, ancora una volta, per il nostro Paese una condanna al pagamento di sanzioni pecuniarie (composte da una somma forfettaria e da penalità giornaliere). Rispetto alle sanzioni già pagate dall'Italia, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Sandro Gozi, ha recentemente dichiarato che, al 21 marzo 2017, il nostro Paese ha versato all'Unione europea ben 329 milioni di euro, dei quali 141 milioni di euro per la sentenza relativa alle «discariche abusive»;
in merito alla situazione della Basilicata non può non tornare alla memoria quanto scritto nella relazione conclusiva dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti istituita nella XVI legislatura, che rappresentava la situazione del ciclo dei rifiuti in Lucania come «l'esempio lampante di quanto possa essere inefficiente la gestione dei rifiuti anche in una regione ove vi è una produzione contenuta degli stessi», sottolineando come il problema non fosse tanto quello relativo ai quantitativi di rifiuti prodotti, «quanto piuttosto quello della razionale predisposizione di un sistema di gestione idoneo a consentire lo smaltimento e/o il riciclo dei rifiuti in ossequio alle prescrizioni imposte a livello europeo e nazionale» –:
quali iniziative di competenza intenda adottare per evitare un'ennesima condanna dell'Italia da parte della Corte di giustizia dell'Unione europea e, in particolare, per mettere a norma o chiudere definitivamente i siti presenti sul territorio della Basilicata, regione che già deve affrontare le gravi problematiche legate alle discariche abusive e alle questioni ambientali connesse all'industria petrolifera. (3-03093)
Chiarimenti in merito agli interventi volti all'adeguamento dei sistemi di collettamento, fognatura e depurazione delle acque reflue, in relazione alla direttiva 91/271/CEE e alle procedure di infrazione europee in corso – 3-03094
DAGA, VILLAROSA, ZOLEZZI, BUSTO, DE ROSA, MICILLO, TERZONI e VIGNAROLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
il 1o marzo 2017 è entrata in vigore la legge 27 febbraio 2017, n. 18, di conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2016, n. 243, recante «Interventi urgenti per la coesione sociale e territoriale, con particolare riferimento a situazioni critiche in alcune aree del Mezzogiorno»;
l'articolo 2 è intervenuto nuovamente sulla gestione degli interventi necessari all'adeguamento dei sistemi di collettamento, fognatura e depurazione delle acque reflue, oggetto di sentenze di condanna della Corte di giustizia dell'Unione europea in ordine all'applicazione della direttiva 91/271/CEE e di procedure di infrazione in corso, promettendo, con tale disposizione, di superare la grave inefficacia delle misure sinora adottate dallo Stato italiano, a fronte dei preoccupanti rilievi della Commissione europea, affidando i compiti di coordinamento e realizzazione degli interventi ad un unico commissario straordinario del Governo che, a far data dal decreto di nomina, agirà in sostituzione dei commissari straordinari già nominati;
secondo quanto previsto dalla legge n. 18 del 2017, «il Commissario presenta annualmente al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare una relazione sullo stato di attuazione degli interventi di cui al presente articolo e sulle criticità eventualmente riscontrate»;
considerato che la Commissione europea, sulla procedura di infrazione n. 2004/2034, ha nuovamente deferito l'Italia alla Corte di giustizia, ai sensi dell'articolo 260 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, sarebbe opportuno che il commissario unico trasmettesse con cadenza semestrale una relazione alle commissioni parlamentari competenti sullo stato dell'arte e sugli obiettivi raggiunti in riferimento agli agglomerati urbani oggetto delle procedure di infrazione;
nonostante la legge n. 18 del 2017 sia entrata in vigore il 1o marzo 2017 e considerata l'urgenza degli interventi, il commissario straordinario è stato nominato solo con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 128 del 5 giugno 2017;
l'insufficiente depurazione e gli scarichi inquinanti rappresentano, secondo il rapporto di Legambiente 2016, il reato più contestato e in crescita rispetto al 2015 e rappresentano il 31,7 per cento delle infrazioni contestate –:
se il Ministro interrogato intenda comunicare quali provvedimenti sono stati assunti negli oltre 4 mesi intercorsi tra l'entrata in vigore del decreto-legge sul Mezzogiorno e la pubblicazione in Gazzetta ufficiale della nomina del commissario, contestualmente comunicando quali provvedimenti urgenti il commissario intenderà assumere per garantire le operazioni di collettamento, fognatura e depurazione delle acque reflue anche in relazione alla qualità delle acque di balneazione. (3-03094)
Iniziative di competenza volte a garantire un adeguato presidio dei vigili del fuoco presso l'aeroporto Sanzio di Falconara Marittima, in provincia di Ancona – 3-03095
VEZZALI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
la stampa locale, negli ultimi mesi, ha dato ripetutamente notizia del fatto che il Comando provinciale dei vigili del fuoco di Ancona ed in particolare la seconda squadra, a seguito dei lavori di ristrutturazione della sede di Vallemiano, opera con partenza temporanea da due anni e con successo presso l'aeroporto Sanzio di Falconara;
collocazione transitoria che ha consentito, però, alla squadra di effettuare un numero elevato di interventi (circa 1200 annui) da un luogo che è strategico rispetto al territorio, su Falconara, Chiaravalle, Camerata Picena, Monte San Vito e Montemarciano, oltre a superstrada e autostrada;
un decreto ministeriale aveva già previsto l'istituzione della cosiddetta «Falconara terrestre», un distaccamento che potesse agire in tempi rapidi sia sulla raffineria Api che sulle zone industriali di Castelferretti, Piane di Camerata e Borghetto di Monte San Vito. Decreto che non è stato mai tradotto in realtà anche se le criticità di quest'area non sono mai state risolte in maniera definitiva, tanto che la popolazione residente e le cronache locali di tanto in tanto tornano a denunciarle;
l'attuale dislocazione di questa squadra risponde più proficuamente all'esigenza di prossimità e di sicurezza ed è utile non solo ai residenti, ma anche agli stessi vigili del fuoco per finalizzare gli interventi;
la bassa Vallesina, infatti, se questa partenza temporanea dovesse tornare nella sede di Vallemiano, resterà scoperta e ricadrà nelle competenze di diversi distaccamenti fra cui Jesi e Senigallia, con tempi di intervento che potrebbero allungarsi a danno dell'efficacia delle azioni;
un beneficio, quello della partenza temporanea, al quale le amministrazioni comunali interessate non vogliono rinunciare tanto che hanno approvato a questo scopo ordini del giorno con i quali hanno sottolineato la strategicità dell'attuale collocazione di questa squadra;
il comando provinciale di Ancona ha reso noto che da una interlocuzione con il dipartimento non sarebbe emerso nulla in contrario alla permanenza di questa partenza temporanea nell'area del Sanzio;
una partenza che in due anni non ha interferito con le attività dello scalo che, peraltro, ha anche effettuato investimenti per rendere compatibile l'accesso dei mezzi con le esigenze di sicurezza dei voli –:
se non ritenga di favorire la definitiva ubicazione presso l'aeroporto Sanzio della seconda squadra di Ancona, in ragione del ruolo cruciale che ha avuto nel tempo e per la collocazione strategica che assume il presidio rispetto al territorio su cui deve operare. (3-03095)
Iniziative volte a contrastare la diffusione di pratiche violente via internet, con particolare riferimento al fenomeno relativo al cosiddetto Blue whale – 3-03096
COVELLO, FIANO, FAMIGLIETTI, SBROLLINI, PES, TARTAGLIONE, MARTELLA, CINZIA MARIA FONTANA e BINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
molta attenzione e preoccupazione ha suscitato tra le famiglie con figli in età preadolescenziale e adolescenziale la diffusione del pericolosissimo gioco conosciuto come «Blue whale» o «Balena blu»;
si è appreso successivamente che i video che ne hanno creato l'alone di curiosità e suggestione risultano essere non veritieri;
questo però non è stato sufficiente a disinnescare il fenomeno, in quanto diversi casi di cronaca hanno purtroppo riportato forme di emulazione di questa pratica virale che si è diffusa rapidamente tra la popolazione giovanile con centinaia di segnalazioni su tutto il territorio nazionale;
la fenomenologia di questo pericolosissimo gioco e le modalità di diffusione anche su basi non veritiere preoccupa non poco e richiedono una attenta sensibilità da parte delle istituzioni competenti –:
quali misure il Ministro interrogato, grazie all'attività della polizia postale, intenda promuovere al fine di contrastare la diffusione di simili fenomenologie e quali iniziative intenda adottare, anche in raccordo con il mondo della scuola, per una più incisiva attività di informazione rispetto ai pericoli della rete. (3-03096)
Elementi ed iniziative in ordine al nuovo piano nazionale di ripartizione dei richiedenti asilo – 3-03097
BRUNETTA e OCCHIUTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nei giorni scorsi le prefetture hanno trasmesso ai sindaci di province italiane una comunicazione in cui si annuncia che «l'intensificazione degli sbarchi ha reso necessario innalzare a 210.000 l'originaria pianificazione del piano nazionale di riparto (di richiedenti asilo) calcolata su 200.000 unità». Di conseguenza, «con nota separata, sarà comunicata alle SS.LL. la nuova quota di richiedenti asilo previsti in base alla più recente pianificazione»;
la comunicazione prosegue poi specificando che la prefettura si riserva con decorrenza immediata di attivare le acquisizioni eventualmente reperite sul territorio secondo un ordine di precedenza così articolato: in primo luogo, saranno utilizzate le disponibilità acquisite nei comuni «sotto-quota». In secondo luogo si ricorrerà ai posti individuati nei comuni in equilibrio, cioè né in surplus né in deficit di accoglienza. Infine, come extrema ratio ed in mancanza di altre possibilità, si farà uso di posti disponibili nei comuni «sovra-quota»;
non solo quindi si obbligano i comuni «sotto-quota» a ricevere migranti contro la propria volontà, ma si provvede addirittura a spezzare gli equilibri raggiunti nei comuni che, per volontà o costrizione, hanno ospitato un numero di richiedenti asilo conforme ai parametri, trasformandosi così in comuni «in surplus»;
da una parte i sindaci perdono ogni potere di rappresentatività sul proprio territorio, non potendo più farsi carico di tutelare gli interessi della collettività, e perdono, allo stesso tempo, risorse economiche che sono costretti comunque ad investire nell'accoglienza; dall'altra, la prefettura si assumere la grave responsabilità ad avviso degli interroganti di «spedire» richiedenti asilo «alla cieca», senza tenere in debita considerazione le esigenze dei territori, gli aspetti e le tensioni di rilevanza sociale, o le necessità legate al tessuto economico;
vi sono comuni dove, soprattutto nel periodo estivo, la popolazione cresce in maniera esponenziale: il riferimento è a quei centri ad alta densità turistica, fortemente penalizzati da un sistema di accoglienza che il nostro Paese – già in crisi – non è più nella condizione di sostenere –:
su quali atti adottati dal Governo si basi la comunicazione citata, quali siano i territori interessati al nuovo riparto e i criteri utilizzati e quali siano le iniziative che il Ministro interrogato intende intraprendere – nell'ambito delle decisioni relative al sistema di accoglienza – per coinvolgere adeguatamente e non delegittimare le amministrazioni locali – e, di conseguenza, la cittadinanza – a tutela dei territori e delle loro specificità, anche alla luce del fatto che i flussi migratori non sembrano placarsi. (3-03097)
Chiarimenti in ordine al bando del Ministero del lavoro e delle politiche sociali denominato «Giovani 2g» volto a concedere contributi ad imprese costituite da cittadini extracomunitari – 3-03098
ALLASIA, FEDRIGA, ATTAGUILE, BORGHESI, BOSSI, BUSIN, CAPARINI, CASTIELLO, GIANCARLO GIORGETTI, GRIMOLDI, GUIDESI, INVERNIZZI, MOLTENI, PAGANO, PICCHI, GIANLUCA PINI, RONDINI, SALTAMARTINI e SIMONETTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
è notizia riportata anche a mezzo stampa quella di un bando del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per concedere contributi ad imprese di neo costituzione, purché straniere;
89 beneficiari di finanziamento nel Lazio, 30 in Campania e 32 in Sicilia, per un totale di 1.392.000 euro erogati in favore di start up avviate nel 2016 dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali con un bando che esclude i cittadini italiani;
sul sito www.giovani2g.it è pubblicato l'elenco degli idonei beneficiari ove è possibile leggere, tra i tanti, un finanziamento di 10.000 euro per il progetto «Chirurgia orale-prestazioni d'opera» nel Lazio ed uno di 19.321 euro per il progetto «Lavoro e inclusione» in Sicilia; molti hanno utilizzato il finanziamento per l'apertura di negozi di frutta e verdura, autolavaggi, barberie o Baobab street food;
il bando del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, denominato «Giovani 2g» è rivolto a giovani di età compresa tra i 18 e 30 anni, purché stranieri cittadini di Paesi non appartenenti all'Unione europea, per l'assegnazione a 160 giovani di un contributo a fondo perduto ad personam a sostegno della nascita di nuove realtà imprenditoriali o di autoimpiego, con la messa a disposizione di prestazioni di accompagnamento, consulenza e tutoraggio in capo a Italia lavoro;
l'iniziativa, infatti, è finanziata dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali – direzione generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione con il fondo nazionale politiche migratorie attraverso Italia lavoro, ente strumentale del Ministero, più volte in odor di soppressione ed ora assorbita, almeno sulla carta, dall'Anpal;
il termine di richiesta di erogazione del contributo fissato perentoriamente al 30 novembre 2016 (articolo 7 dell'avviso del 2 novembre 2015) è stato, invece, ripetutamente prorogato (prima al 31 gennaio 2017, poi al 31 marzo 2017 ed infine al 31 maggio 2017) –:
quali siano le motivazioni alla base della decisione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali di emanare il bando di cui in premessa e specificatamente, per il Lazio, la Campania e la Sicilia, e se ci sia un monitoraggio dell'esito della cosiddetta start up ovvero una certezza della loro effettiva operatività, posto che il finanziamento è a fondo perduto e, dunque, i soldi non devono esser restituiti, nonché se sia intenzione del Ministero prorogare ulteriormente il termine perentorio di richiesta del contributo e per quali motivi. (3-03098)
Intendimenti in merito all'apertura di un tavolo di confronto con le parti sociali in materia di regolamentazione del lavoro occasionale – 3-03099
LAFORGIA, SPERANZA, SCOTTO, FRANCO BORDO, FOLINO, MOGNATO, ROBERTA AGOSTINI, ALBINI, BERSANI, BOSSA, CAPODICASA, CIMBRO, D'ATTORRE, DURANTI, EPIFANI, FAVA, FERRARA, FONTANELLI, FORMISANO, FOSSATI, CARLO GALLI, KRONBICHLER, LEVA, MARTELLI, MATARRELLI, MELILLA, MURER, NICCHI, GIORGIO PICCOLO, PIRAS, QUARANTA, RICCIATTI, RAGOSTA, ROSTAN, SANNICANDRO, STUMPO, ZACCAGNINI, ZAPPULLA, ZARATTI e ZOGGIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il 15 giugno 2017 è stata approvata definitivamente la legge di conversione del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, all'interno del quale è stata inserita, nel corso dell'esame parlamentare, una nuova disciplina sul lavoro occasionale;
sulla previgente disciplina in tema di voucher, grazie ai tre milioni di firme raccolte dalla Cgil, era stato indetto un referendum abrogativo che si sarebbe dovuto svolgere nella giornata del 28 maggio 2017. La consultazione referendaria è stata in seguito cancellata per via dell'intervento dei Governo che ha varato un decreto-legge totalmente abrogativo della disciplina sui voucher, successivamente convertito in legge dal Parlamento;
la nuova disciplina in tema di lavoro occasionale è stata oggetto di numerose critiche da parte delle forze politiche e da parte dei sindacati sia sotto il profilo tecnico, sia sotto il profilo politico, anche alla luce della palese operazione di aggiramento del referendum abrogativo che è stata posta in essere;
sabato 17 giugno 2017 a Roma la Cgil ha organizzato una manifestazione di protesta alla quale hanno aderito migliaia di cittadini e lavoratori;
da ultimo, sulla nuova normativa in tema di voucher è stato pubblicato un documento da parte dell'Ufficio parlamentare di bilancio, un organo tecnico e indipendente, nel quale si riscontrano molteplici criticità in ordine alla nuova normativa approvata proprio nella parte che più era stata oggetto di critiche in sede parlamentare e da parte della Cgil, ovverosia quella che regolamenta il lavoro accessorio presso le imprese. Tra le criticità più rilevanti si segnala come i limiti attualmente previsti al lavoro occasionale potrebbero essere in futuro facilmente ampliati per ricomprendere ulteriori attività, come già avvenuto in passato. Inoltre, si ravvisa un margine temporale troppo elevato per i datori di lavoro in ordine alle comunicazioni relative alle prestazioni lavorative di cui hanno usufruito che potrebbe addirittura favorire il lavoro nero. Infine, l'Ufficio parlamentare del bilancio evidenzia l'assenza di limitazioni alle mansioni cui possono essere chiamati i lavoratori occasionali con la possibilità per i lavoratori stessi di poter essere impiegati per svolgere attività anche rischiose, con conseguente aumento dell'incidenza di infortuni sul lavoro –:
se il Governo, alla luce di quanto evidenziato in premessa, non ritenga necessario aprire immediatamente un tavolo di confronto con la Cgil, le altre organizzazioni sindacali e quelle datoriali al fine di raggiungere un'intesa ampiamente condivisa in tema di lavoro occasionale ed eliminare le rilevanti criticità e lacune presenti nella normativa approvata. (3-03099)
Intendimenti in merito ad iniziative in materia di disciplina pensionistica dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali in distacco – 3-03100
MAZZIOTTI DI CELSO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 3 del decreto legislativo n. 564 del 1996, al comma 5, prevede una contribuzione aggiuntiva di natura volontaria per i lavoratori dipendenti, che siano dirigenti sindacali o componenti degli organismi direttivi statutari delle confederazioni ed organizzazioni sindacali. Il comma 6 amplia questa facoltà per gli emolumenti e le indennità corrisposti dall'organizzazione sindacale ai lavoratori collocati in distacco sindacale con diritto alla retribuzione erogata dal proprio datore di lavoro;
come ha evidenziato l'Inps, attraverso l'operazione «Porte aperte», questa disciplina sembra creare un trattamento eccessivamente privilegiato a favore dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali dal momento che:
a) per compensi per attività sindacale non superiori alla retribuzione figurativa del lavoratore, l'organizzazione sindacale non paga mai alcun contributo;
b) i contributi sulla retribuzione figurativa del lavoratore sono a carico della gestione previdenziale di appartenenza, quindi della collettività dei lavoratori «contribuenti» della gestione;
c) nel caso di distacco sindacale, il sindacato, se sceglie di versare la contribuzione aggiuntiva, è tenuto a versare i contributi sull'intera indennità corrisposta al rappresentante per l'esercizio dell'attività sindacale e non solo su compensi superiori alla retribuzione figurativa. Ciò comporta un importo maggiore dei contributi versati a favore del rappresentante dell'organizzazione sindacale;
secondo notizie di stampa, sarebbe stata bloccata dal parere negativo dell'ufficio legislativo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali una prima circolare dell'Inps che esplicitava la necessità di ricalcolare le pensioni dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali in distacco;
secondo stime Inps, tale ricalcolo impatterebbe su 30 pensionati «di nuova liquidazione» e circa 1.400 pensionandi, oggi ancora rappresentanti delle organizzazioni sindacali attivi e comporterebbe una riduzione media dell'ordine del 27 per cento sulla pensione lorda. In un caso sui 19 presi in esame si avrebbe addirittura una riduzione del 66 per cento della somma percepita;
una seconda circolare dal simile obiettivo, ma dal contenuto diverso sarebbe in corso di esame sempre presso l'ufficio legislativo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
gli interventi proposti nelle circolari Inps sono stati contestati da parte di alcune organizzazioni sindacali con l'argomento che allo scopo sarebbe necessario un intervento normativo –:
se, al fine di dare un segnale di equità al Paese su un tema delicato come le pensioni soprattutto in prospettiva futura, intenda dar corso alla circolare in corso di esame presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali o se intenda invece intervenire con una modifica normativa nel primo provvedimento utile. (3-03100)
Iniziative urgenti volte ad eliminare il meccanismo di adeguamento dei requisiti pensionistici all'aspettativa di vita – 3-03101
RIZZETTO, RAMPELLI, CIRIELLI, LA RUSSA, GIORGIA MELONI, MURGIA, NASTRI, PETRENGA, TAGLIALATELA e TOTARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
in attuazione di quanto disposto dal decreto-legge 30 luglio 2010, n. 78, il 16 dicembre 2014 è stato pubblicato il decreto del Ministero dell'economia e delle finanze che reca le norme per l'adeguamento dei requisiti di accesso al pensionamento agli incrementi della speranza di vita;
tale decreto ha stabilito che: «A decorrere dal 1o gennaio 2016, i requisiti di accesso ai trattamenti pensionistici (...) sono ulteriormente incrementati di 4 mesi e i valori di somma di età anagrafica e di anzianità contributiva di cui alla tabella b allegata alla legge 23 agosto 2004, n. 243, e successive modificazioni, sono ulteriormente incrementati di 0,3 unità»;
pertanto, in conseguenza degli aumenti legati alla speranza di vita, sono stati notevolmente innalzati sia l'età per raggiungere la pensione di vecchiaia che i contributi per ottenere la pensione anticipata;
l'adeguamento dei requisiti per l'accesso al pensionamento, facendo ricorso automatico ad un indicatore statistico che misura la probabilità media di quanti anni un uomo e una donna possano vivere, rappresenta un meccanismo pregiudizievole che comporta un aumento periodico del tempo in cui si potrà accedere all'assegno previdenziale, basandosi su un dato meramente previsionale;
il sistema come ideato, appare a giudizio degli interroganti incongruo e irragionevole e, infatti, ora sta accadendo che ci si trovi a fare i conti con i recenti dati che attestano, per la prima volta nella storia d'Italia, un calo dell'aspettativa di vita degli italiani;
i dati rilevati dal rapporto Osservasalute, presentato il 26 aprile 2016, ha attestato che nel 2015 la speranza di vita per uomini e donne era rispettivamente di 80,1 anni e 84,7 anni, inferiore rispetto al 2014, imputando tale calo soprattutto alla riduzione della prevenzione sanitaria;
a maggior ragione, a fronte di un andamento in discesa dell'aspettativa di vita, è, quindi, necessario abolire l'attuale sistema di adeguamento alla stessa delle pensioni per eliminare un meccanismo che determina un grave pregiudizio per i cittadini, poiché la speranza di vita media non aumenta, ma si allunga il tempo per accedere all'assegno pensionistico, con il rischio per i pensionati di godere, in concreto, solo di pochi anni del trattamento pensionistico rispetto al reale ammontare dei contributi versati negli anni sotto forma di pensione –:
quali urgenti iniziative intenda assumere per eliminare l'iniquo meccanismo di adeguamento delle pensioni all'aspettativa di vita. (3-03101)
Iniziative volte a favorire il più ampio coinvolgimento delle imprese pubbliche e private nell'ambito del piano di realizzazione della banda ultra larga – 3-03102
GAROFALO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
nel 2009 la strategia di Lisbona attribuiva alla connettività in banda larga un ruolo fondamentale ai fini dello sviluppo dell'Ict nell'economia e nella società. La Commissione europea ha sempre sostenuto l'importanza dell'accesso ai servizi a banda larga per tutti i cittadini europei;
il Governo ha già fissato la strategia della banda ultra larga con l'Agenda digitale 2020;
con il piano banda ultra larga l'Esecutivo ha stanziato risorse per tre miliardi di euro al fine di portare la fibra pubblica nelle cosiddette «aree bianche», zone comunemente ritenute a fallimento di mercato; si tratta di piccoli comuni o zone periferiche di sei regioni italiane;
il 16 giugno 2017 è stato infatti formato il contratto per portare la banda ultra larga pubblica nelle stesse regioni ed è stata assegnata a Open fiber (alleanza tra Enel e Cassa depositi e prestiti) la gara per il piano;
sulla questione Open fiber, cioè sulla copertura totale del territorio con un servizio di qualità, sono sorti contrasti a giudizio dell'interrogante sicuramente inopportuni tra Enel, Cassa depositi e prestiti e Telecom;
interesse nazionale è che venga realizzato un servizio di alto valore relativo alle infrastrutture digitali: un servizio fondamentale e strategico per il Paese;
il Governo aveva già sensibilizzato le imprese pubbliche e private e deciso un suo intervento in una situazione in cui era indispensabile l'apporto di tutti gli attori sul tema;
si ritiene, pertanto, assolutamente sbagliato e dannoso uno scontro pubblico-privato in un settore di questa rilevanza –:
se il Governo non ritenga indispensabile aprire un tavolo di lavoro sull'argomento in discussione, non impedendo a chi vuole investire di farlo autonomamente, al fine di evitare il rischio della costituzione di nuovi monopoli e di realizzare, con l'accordo ed il sostegno degli attori interessati, un progetto essenziale per il futuro del Paese. (3-03102)
Iniziative, anche normative, volte a prorogare l'amministrazione straordinaria e a rinnovare il trattamento di integrazione salariale presso l'ex acciaieria Lucchini di Piombino – 3-03103
FASSINA, MARCON, AIRAUDO, PLACIDO, CIVATI e PASTORINO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
con decreto del 21 dicembre 2012, il Ministero dello sviluppo economico, verificata la sussistenza dei requisiti ex articolo 1 del decreto-legge n. 347 del 2003, ha ammesso alla procedura di amministrazione straordinaria l'ex acciaieria Lucchini di Piombino, nominando a tal fine commissario straordinario il dottor Piero Nardi ed autorizzandolo, successivamente, a redigere un contratto preliminare di cessione degli asset del sito siderurgico;
nel dicembre del 2014, dopo aver espresso parere favorevole in merito alla cessione degli asset, il comitato di sorveglianza ha accolto la manifestazione di interesse della multinazionale algerina Cevital spa all'acquisizione del suddetto sito industriale;
l'offerta del gruppo Cevital fissava obiettivi positivi in grado di sviluppare la competitività e di salvaguardare sia gli interessi dei creditori che quelle dei lavoratori, in virtù di un piano industriale che prevedeva, a regime, la piena occupazione per tutto il personale, realizzabile grazie al rilancio della produzione di acciai ed alla riconversione industriale in ambito agroalimentare e logistico. Di contro a tutt'oggi si registrano solo il ridimensionamento, da due ad uno, dei forni elettrici e l'arresto dei treni di laminazione con conseguente perdita di commesse e clienti;
il 30 giugno 2017 scade il previsto biennio di monitoraggio da parte del Ministero dello sviluppo economico, circostanza che consentirà alla Cevital di esercitare il pieno controllo sulla fabbrica e la piena facoltà di licenziamento. Inoltre nei prossimi sei mesi scadranno tutti i trattamenti di integrazione salariale, inclusi i contratti di solidarietà, il cui rinnovo, possibile solo a fronte di un rapporto tra occupati ed inoccupati superiore al 40 per cento, è a discrezione dell'imprenditore;
il 28 giugno 2017, in vista delle suddette scadenze, è previsto un incontro presso il Ministero dello sviluppo economico tra il commissario straordinario ed i vertici di Cevital per trovare soluzioni che consentano la continuità produttiva del sito ed il mantenimento dei posti di lavoro. A tal proposito nella memoria depositata dal commissario Nardi, nel corso dell'audizione del 30 maggio 2017 presso la Commissione VIII, si legge che: «in presenza di un nuovo piano industriale, potranno essere concordate tra le parti modifiche contrattuali e la correlata proroga dei termini per il loro adempimento con aggiornamento delle garanzie occupazionali» –:
se non ritenga doveroso, stante ancora il mancato avvio del piano industriale, prorogare l'amministrazione straordinaria, anche mediante una modifica alla normativa vigente, al fine di prolungare il periodo di sorveglianza da parte del Ministero dello sviluppo economico e rinnovare il trattamento di integrazione salariale. (3-03103)
COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI IN VISTA DEL CONSIGLIO EUROPEO DEL 22 E 23 GIUGNO 2017
Risoluzioni
La Camera,
premesso che:
durante il prossimo Consiglio europeo del 22-23 giugno, i leader dell'UE esamineranno alcune delle questioni più urgenti, tra cui la migrazione, la sicurezza e la difesa, l'economia e i negoziati sulla Brexit;
il prossimo vertice non potrà non tenere conto della necessità di prefigurare un futuro dell'Europa in un contesto mutato, in particolare per ciò che attiene alle relazioni transatlantiche qualora la presidenza americana di Donald Trump confermasse gli arretramenti rispetto agli impegni assunti in ambito multilaterale, a partire dalla lotta ai cambiamenti climatici. E tuttavia, ciò può spingere l'Unione a doversi finalmente ripensare per rafforzare integrazione e progetto, allungando lo sguardo verso il futuro, mettendo al centro la tutela dei valori fondanti, la stabilità economica e sociale e la tutela degli interessi europei; un nuovo contesto evidente anche alla luce dell'incerta trattativa sulla Brexit, che appare ancora più confusa dopo i recenti risultati delle elezioni svoltesi nel Regno Unito;
per quanto riguarda i temi della migrazione il Consiglio europeo dovrà valutare: l'attuazione delle misure concordate per arginare i flussi migratori verso la rotta del Mediterraneo centrale, con particolare riguardo alla Dichiarazione di Malta del 3 febbraio 2017, al Quadro di partenariato e al piano d'azione de La Valletta; monitorare gli sviluppi nel percorso del Mediterraneo orientale e l'attuazione della dichiarazione UE-Turchia; ritornare sulla questione della riforma del sistema comune europeo d'asilo, anche prendendo in considerazione l'applicazione dei principi di responsabilità e solidarietà;
nonostante prosegua l'ondata straordinaria di flussi migratori verso il Mediterraneo e sulle coste italiane – in Italia nel 2016 circa 181.436 persone, di cui il 14 per cento minori non accompagnati e un record di arrivi fra il 15 e il 20 per cento in più rispetto al 2015 – ancora assistiamo a una risposta europea fortemente inadeguata di fronte alla crisi dei rifugiati;
in due anni, a fronte della decisione del Consiglio dell'Unione europea di ricollocare 160mila rifugiati dall'Italia e dalla Grecia, al 16 giugno 2017 sono stati trasferiti soltanto 21.342 richiedenti asilo (14.297 dalla Grecia e 7.045 dall'Italia) e i paesi membri che attuano la ricollocazione ancora pochi, mentre alcuni perseverano nel chiudere le frontiere interne. La Commissione europea nel maggio scorso ha rinnovato per altri sei mesi il permesso di mantenere i controlli temporanei alle frontiere ad Austria, Germania, Danimarca, Svezia e Norvegia, annunciando tuttavia che tale rinnovo sarà l'ultimo, prendendo l'impegno per il 2018 affinché venga ripristinato il corretto e normale funzionamento dell’Accordo di Schengen sulla libera circolazione fra gli Stati, principio fondante dell'Unione; tale ripristino è tra le richieste prioritarie del Governo italiano inserito nelle conclusioni del Consiglio europeo del 18 e 19 febbraio 2016;
il Parlamento europeo nel maggio scorso ha approvato a larga maggioranza una Risoluzione, che sprona la Commissione europea a non esitare nel valutare procedure di infrazione per quegli Stati che non rispettano i meccanismi di ricollocamento dei migranti e ad avvalersi di tutti gli strumenti contenuti nei Trattati;
dopo aver avvertito ancora di recente la Polonia, la Repubblica Ceca e l'Ungheria dell'intenzione di avviare una procedura di infrazione per lo scarso impegno a farsi carico dei richiedenti asilo, la Commissione ha infine avviato il 14 giugno delle procedure di infrazione a carico dei detti Paesi, mediante l'invio di una lettera di messa in mora;
per quanto concerne la riforma della politica Ue in materia di asilo e la modifica del Regolamento di Dublino, particolarmente rilevante è il recente parere dell'Avvocato generale della Corte europea, secondo il quale, nel caso di situazioni di natura emergenziale, come quella degli arrivi in massa di migranti sul territorio dell'Unione che chiedono protezione internazionale, il vigente Regolamento di Dublino sarebbe inapplicabile in quanto manca di una disciplina normativa per tali circostanze eccezionali; dunque, non sarebbe impedito il transito da un paese di primo approdo verso altri stati membri. Pur non costituendo una pronuncia di diritto vincolante, ma un orientamento (nel merito della specifica causa in oggetto la parola decisiva spetta alla Corte di Giustizia Ue), tale pronunciamento è autorevole ed è destinato ad avere importanti ripercussioni, in quanto ravvisa un vuoto normativo ponendo la necessità di una riforma del Regolamento di Dublino non più rinviabile;
in ogni caso, il Governo italiano ha espresso da tempo nelle sedi europee una chiara posizione per una revisione del Regolamento di Dublino e in favore un sistema di asilo europeo, sostituendo il criterio del primo paese d'accesso con quello di un sistema centralizzato e per un'equa condivisione delle responsabilità fra gli Stati membri – non accettando proposte peggiorative di riforma che contemplino pre-procedure che finiscono per complicare la situazione degli Stati di primo ingresso, aggravandone la responsabilità per l'accoglienza, e valutando come inaccettabile il principio della cosiddetta solidarietà flessibile;
il tema della gestione comune del fenomeno migratorio deve, infine, approdare ad una completa attuazione della proposta italiana del migration compact europeo, partendo dall'implementazione del Quadro di partenariato, mediante accordi di partenariato strategico di lungo periodo per l'immigrazione e dotati di risorse adeguate, per offrire un modello di cooperazione efficace, cui far corrispondere impegni per il controllo alle frontiere, riduzione dei flussi dei migranti, cooperazione in materia di rimpatri e riammissioni, rafforzamento del contrasto al traffico di esseri umani, senza dimenticare i progetti di cooperazione allo sviluppo come strumento per la creazione di posti di lavoro nei paesi d'origine e per intervenire sulle cause profonde delle migrazioni; in tale direzione si sta già comunque muovendo l'Italia con il Fondo per l'Africa;
rileva in tale direzione la recente convergenza sulla proposta congiunta di Italia e Germania per l'avvio di una «missione civile europea» per garantire un migliore controllo del territorio contro la tratta degli esseri umani e aiutare nel funzionamento delle polizie di frontiera i paesi di maggiore transito e flusso, a partire dalla frontiera tra Libia e Niger;
rileva, altresì, il buon esito del recente vertice G7 di Taormina – con riferimento specifico alla sessione allargata ai responsabili delle principali Organizzazioni Internazionali e ai leader di Tunisia, Niger, Nigeria, Kenya ed Etiopia – e alla successiva Conferenza di Berlino relativa alla G20 Africa Partnership; tali appuntamenti hanno segnato nuovi passi per una sempre più intensa cooperazione con i Paesi del continente africano e l'Unione Africana, cooperazione di cui l'Unione europea può rendersi protagonista, al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile e la stabilizzazione delle aree di crisi, nonché per assicurare una rapida ed effettiva implementazione dell'Accordo di Parigi per il contrasto dei mutamenti climatici, il cui impatto ha notevoli conseguenze sulla crescita economica e sulla stabilità. Tale processo è destinato a ricevere ulteriore impulso grazie al Vertice UE-Africa in programma a fine novembre ad Abidjan e con l'avvio dei negoziati per definire il nuovo quadro giuridico per il partenariato UE-ACP destinato a sostituire l'Accordo di Cotonou, che terminerà nel 2020;
per quanto concerne i temi della sicurezza e difesa, sulla base delle sue precedenti conclusioni, il Consiglio europeo esaminerà i progressi compiuti e volti al rafforzamento della cooperazione dell'Unione europea in materia di sicurezza e difesa esterni, fornendo orientamenti strategici, e dovrà esaminare anche i profili di sicurezza interna alla Unione europea;
i temi della sicurezza esterna e difesa, in un contesto geopolitico complesso e in continua mutazione diventano sempre più cruciali; la cooperazione dell'Unione europea in tali campi dovrà essere rafforzata, tenendo conto dei seguenti profili: il piano di attuazione della strategia globale dell'Unione europea in materia di sicurezza e difesa, le proposte volte a intensificare la cooperazione tra l'Unione europea e la NATO, in attuazione della dichiarazione congiunta di Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, Jean Claude Juncker, presidente della Commissione europea, e Jens Stoltenberg, segretario generale della NATO, nei suoi 7 settori, e il piano d'azione europeo in materia di difesa proposto dalla Commissione europea, per promuovere la ricerca, le capacità e la competitività attraverso un migliore funzionamento del mercato interno, per un'unione della difesa e della sicurezza solidale, coordinata e pronta ad agire nei teatri internazionali. Difesa europea e Alleanza Atlantica devono rafforzarsi vicendevolmente e in complementarietà;
da segnalare, quale primo passo concreto verso una maggiore integrazione in materia di difesa europea, la recente proposta della Commissione Ue di istituire un Fondo unico dove convogliare le risorse per sviluppare una filiera industriale della difesa comune, le cui spese da parte degli stati membri saranno espunte dal calcolo ai fini del debito; un approccio ambizioso che dovrebbe fungere da apripista in una diversa ottica per il bilancio europeo post-2020;
per quanto attiene ai temi dell'occupazione, crescita e competitività, il Consiglio europeo sarà chiamato a prendere atto dei progressi compiuti verso la realizzazione, entro il 2018, delle diverse strategie varate dalla Commissione per il completamento del mercato interno, incoraggiando le Istituzioni europee e gli Stati membri a compiere ulteriori sforzi, specie per quanto riguarda unione dei mercati dei capitali e il mercato unico digitale. Il Consiglio europeo dovrebbe inoltre approvare le Raccomandazioni specifiche per paese integrate per concludere il Semestre europeo del 2017;
per consolidare la crescita in Europa, occorre sostenere le proposte ambiziose contenute nei documenti di riflessione presentati dalla Commissione come seguito del Libro bianco di marzo sul futuro dell'Europa, a partire dal completamento dell'Unione economica e monetaria e da un approfondimento della dimensione sociale dell'Europa e da una più efficace gestione della globalizzazione, con l'obiettivo di attivare un nuovo processo di convergenza che assicuri migliori condizioni di vita e di lavoro in Europa;
per quanto riguarda le Relazioni esterne, i leader europei dovranno affrontare le questioni rilevanti per il prossimo G20 che si terrà il 7 e 8 luglio 2017 in Germania, ad Amburgo, di cui l'Unione europea è membro a pieno titolo insieme a quattro dei suoi Stati membri, e che rappresenterà un'opportunità per rilanciare un ruolo forte dell'Europa sulla scena mondiale per difendere e rafforzare la cooperazione economica globale in favore della crescita e dell'occupazione e per assicurare l'attuazione dell'Accordo di Parigi per il contrasto dei mutamenti climatici;
il Governo tedesco, in piena sintonia con le proposte del Governo italiano, è intenzionato a porre lo sviluppo in Africa al centro della presidenza del summit – consci del fatto che lo sviluppo nel continente africano, con alti tassi di crescita demografica in aumento per i prossimi anni e a fronte di un progressivo invecchiamento della popolazione europea, rappresenti un'opportunità. Favorire l'attrazione e il potenziamento degli investimenti dell'Unione europea nei paesi di origine è l'unica risposta strategica e di prevenzione delle migrazioni di massa verso l'Europa;
l'annunciato ritiro degli Stati Uniti dall'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici pone la necessità di lavorare affinché l'Unione europea rafforzi la capacità di cooperare con gli altri maggiori attori internazionali in favore di una crescita economica inclusiva e di uno sviluppo sostenibile, anche al fine di giungere alla sottoscrizione di una dichiarazione conclusiva per il rispetto degli accordi di Parigi sul clima, firmata da tutti gli altri Stati membri del G20 – tenendo conto che anche paesi come la Cina e l'India si stanno orientando verso programmi di riforme energetiche per la decarbonizzazione dell'economia in favore delle rinnovabili;
infine, nel formato UE 27, si esamineranno gli ultimi sviluppi intervenuti nei negoziati Brexit, che hanno preso avvio lo scorso 19 giugno a Bruxelles nonché il tema della ricollocazione delle Agenzie UE attualmente situate in Regno Unito, per cui rileva la candidatura di Milano ad ospitare l'Agenzia europea per i medicinali (EMA);
tenuto conto di quanto già deliberato in occasione delle Comunicazioni rese alla vigilia dei precedenti Consigli europei, con particolare riferimento a quello del 15 e 16 dicembre 2016, del 9 e 10 marzo e al Consiglio europeo articolo 50 del 29 aprile 2017,
impegna il Governo:
1) per quanto attiene ai temi della migrazione, ad attivarsi per allargare il consenso di Commissione e Stati membri sulla necessità di prevedere una nuova misura emergenziale a sostegno degli Stati membri in prima linea nell'attesa di una più ampia riforma del sistema comune europeo dell'asilo e a procedere con urgenza al superamento delle regole del Regolamento di Dublino, in favore di un meccanismo permanente e un sistema comune di asilo europeo improntato ai principi di solidarietà;
2) a intensificare gli sforzi nell'azione di coordinamento a livello europeo per frenare le pressioni migratorie e rafforzare la cooperazione con i paesi terzi, in linea con la dichiarazione di Malta, intervenendo su origine e transito dalla Libia verso il Mediterraneo centrale, prevenendo le nuove crisi, attivandosi, altresì, per meglio rafforzare il concetto di «paese terzo sicuro», strettamente allineato con i requisiti derivanti dalla Convenzione di Ginevra e dalla legge primaria dell'Unione europea ai sensi dei trattati;
3) a sostenere, altresì, la necessità di porre in stretta correlazione il rispetto dello stato di diritto, comprensivo del diritto di asilo e dei principi di solidarietà e responsabilità stabiliti dai Trattati, con il relativo accesso a finanziamenti e a fondi europei da parte degli stati membri;
4) per quanto attiene ai temi della crescita, competitività e occupazione, a ribadire il sostegno al perseguimento di una robusta politica commerciale della Ue, in difesa di un sistema multilaterale aperto e inclusivo, basato su regole che garantiscano parità di accesso e un'adeguata difesa contro pratiche sleali e discriminatorie, con un ruolo centrale per l'Organizzazione Mondiale del commercio (OMC); a rinnovare il proprio appoggio alle diverse strategie adottate con l'obiettivo di completare il mercato interno, nelle sue diverse dimensioni, entro il 2018; ad esprimere il proprio sostegno alle proposte ambiziose contenute nei documenti di riflessione presentati dalla Commissione come seguito del Libro bianco di marzo sul futuro dell'Europa, con particolare riguardo al completamento dell'Unione economica e monetaria e al rafforzamento della dimensione sociale dell'Europa, anche per superare gli effetti distorsivi della globalizzazione; a chiedere con forza l'elaborazione di soluzioni innovative che rafforzino la base industriale dell'Unione europea duramente colpita dalla crisi e strumento essenziale per la crescita;
5) per quanto attiene ai temi della protezione esterna e difesa comune europea, a proseguire l'azione di rafforzamento della sicurezza e difesa del continente necessitato dall'attuale contesto geopolitico, per un'Europa più forte e in linea con la strategia globale dell'Unione europea nel settore e con la dichiarazione congiunta firmata a Varsavia dai leader dell'Unione europea e della NATO secondo il principio per cui Difesa Europea e Alleanza atlantica devono rafforzarsi vicendevolmente e in complementarietà, nonché, ad appoggiare gli impegni ambiziosi nel settore, tra cui il pacchetto di proposte legislative della Commissione Ue, relative alle risorse di bilancio per il settore e alla partecipazione congiunta agli appalti pubblici, per meglio sviluppare la base competitiva e innovativa per l'industria Ue, mobilitare finanziamenti europei, oltre a quelli degli Stati membri, in favore delle Pmi, anche mediante interventi dell’Investment Bank per incrementare gli investimenti in attività di ricerca e sviluppo nel comparto della difesa europea;
6) per quanto attiene ai temi della sicurezza interna e della lotta al terrorismo, a sostenere la necessità di cooperare a livello dell'Unione europea per fermare l'estremismo violento e combattere la diffusione della radicalizzazione, ostacolare le diverse forme di finanziamento al terrorismo, facilitando lo scambio rapido e mirato di informazioni tra Stati membri e Autorità di contrasto e banche dati, sviluppando nuove tecnologie volte a migliorare il rilevamento automatico di contenuti che incitano la violenza terroristica;
7) in particolare, in vista del prossimo G20 che si terrà il 7 e 8 luglio 2017 in Germania:
a) a rinnovare gli sforzi per consolidare gli impegni europei con l'Africa, rilanciando la necessità di maggiori risorse per gli investimenti nell'ambito del Quadro di partenariato strategico con i paesi di maggiore flusso e transito di profughi, migranti climatici ed economici, incrementando azioni mirate e i progetti di cooperazione allo sviluppo per intervenire sulle cause all'origine delle migrazioni;
b) a incoraggiare un ruolo proattivo dell'Unione europea al G20 volto a rafforzare la cooperazione economica globale quale strumento per assicurare una crescita economica inclusiva e sostenibile, a difendere gli impegni assunti con l'Accordo di Parigi sul clima, riaffermando l'impegno dell'Unione europea a guidare la Transizione globale verso l'energia pulita, garantendone una sua rapida ed effettiva implementazione, insieme alla piena attuazione dell'Agenda europea del 2030 per lo sviluppo sostenibile.
(6-00325) «Rosato, Lupi, Monchiero, Dellai, Pisicchio, Alfreider, Locatelli, Buttiglione».
La Camera,
premesso che:
durante il prossimo Consiglio europeo del 22-23 giugno 2017, i leader dell'Unione europea esamineranno alcune delle questioni più urgenti, tra cui la migrazione, la sicurezza e la difesa, l'economia e i negoziati sulla Brexit;
il prossimo vertice non potrà non tenere conto della necessità di prefigurare un futuro dell'Europa in un contesto mutato, in particolare per ciò che attiene alle relazioni transatlantiche qualora la Presidenza americana di Donald Trump confermasse gli arretramenti rispetto agli impegni assunti in ambito multilaterale, a partire dalla lotta ai cambiamenti climatici. E tuttavia, ciò può spingere l'Unione europea a doversi finalmente ripensare per rafforzare integrazione e progetto, allungando lo sguardo verso il futuro, mettendo al centro la tutela dei valori fondanti, la stabilità economica e sociale e la tutela degli interessi europei; un nuovo contesto evidente anche alla luce dell'incerta trattativa sulla Brexit, che appare ancora più confusa dopo i recenti risultati delle elezioni svoltesi nel Regno Unito;
per quanto riguarda i temi della migrazione il Consiglio europeo dovrà valutare: l'attuazione delle misure concordate per arginare i flussi migratori verso la rotta del Mediterraneo centrale, con particolare riguardo alla Dichiarazione di Malta del 3 febbraio 2017, al Quadro di partenariato e al piano d'azione de La Valletta; monitorare gli sviluppi nel percorso del Mediterraneo orientale e l'attuazione della dichiarazione Unione europea-Turchia; ritornare sulla questione della riforma del sistema comune europeo d'asilo, anche prendendo in considerazione l'applicazione dei principi di responsabilità e solidarietà;
nonostante prosegua l'ondata di flussi migratori verso il Mediterraneo e sulle coste italiane – in Italia nel 2016 circa 181.436 persone, di cui il 14 per cento di minori non accompagnati e un record di arrivi fra il 15 e il 20 per cento in più rispetto al 2015 – ancora assiste a una risposta europea fortemente inadeguata di fronte alla quella che viene chiamata «crisi dei rifugiati», ma che in realtà è oramai un fenomeno strutturale;
in due anni, a fronte della decisione del Consiglio dell'Unione europea di ricollocare 160 mila rifugiati dall'Italia e dalla Grecia, al 16 giugno 2017 sono stati trasferiti soltanto 21.342 richiedenti asilo (14.297 dalla Grecia e 7.045 dall'Italia) e i Paesi membri che attuano la ricollocazione ancora pochi, mentre alcuni perseverano nel chiuderei frontiere interne. La Commissione europea nel maggio 2017 ha rinnovato per altri sei mesi il permesso di mantenere i controlli temporanei alle frontiere ad Austria, Germania, Danimarca, Svezia e Norvegia, annunciando tuttavia che tale rinnovo sarà l'ultimo, prendendo l'impegno per il 2018 affinché venga ripristinato il corretto e normale funzionamento dell’Accordo di Schengen sulla libera circolazione fra gli Stati, principio fondante dell'Unione europea; tale ripristino è tra le richieste prioritarie del Governo italiano inserito nelle conclusioni del Consiglio europeo del 18 e 19 febbraio 2016;
il Parlamento europeo nel maggio 2017 ha approvato a larga maggioranza una risoluzione, che sprona la Commissione europea a non esitare nel valutare procedure di infrazione per quegli Stati che non rispettano i meccanismi di ricollocamento dei migranti e ad avvalersi di tutti gli strumenti contenuti nei Trattati;
dopo aver avvertito ancora di recente la Polonia, la Repubblica Ceca e l'Ungheria dell'intenzione di avviare una procedura di infrazione per lo scarso impegno a farsi carico dei richiedenti asilo, la Commissione europea ha infine avviato il 14 giugno 2017 delle procedure di infrazione a carico di detti Paesi, mediante l'invio di una lettera di messa in mora;
per quanto concerne la riforma della politica dell'Unione europea in materia di asilo e la modifica del regolamento di Dublino, particolarmente rilevante è il recente parere dell'Avvocato generale della Corte europea, secondo il quale, nel caso di situazioni di natura emergenziale, come quella degli arrivi in massa di migranti sul territorio dell'Unione europea che chiedono protezione internazionale, il vigente regolamento di Dublino sarebbe inapplicabile in quanto manca di una disciplina normativa per tali circostanze eccezionali; dunque, non sarebbe impedito il transito da un Paese di primo approdo verso altri Stati membri. Pur non costituendo una pronuncia di diritto vincolante, ma un orientamento (nel merito della specifica causa in oggetto la parola decisiva spetta alla Corte di giustizia dell'Unione europea tale pronunciamento è autorevole ed è destinato ad avere importanti ripercussioni, in quanto ravvisa un vuoto normativo ponendo la necessità di una riforma del regolamento di Dublino non più rinviabile;
particolarmente rilevante è altresì il dibattito in corso al Parlamento europeo sulla proposta di modifica del regolamento di Dublino, a partire dal nuovo testo depositato in Commissione Libe dalla relatrice svedese Cecilia Wikstrom che prevede finalmente l'adozione del principio di solidarietà tra gli Stati e quindi verso la direzione di un vero diritto di asilo comune europeo; ad ogni modo sono forti le resistenze degli Stati all'interno del Consiglio europeo, a partire da quelli del blocco del Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia), che fanno muro per far saltare l'accordo sulla riforma;
in ogni caso, il Governo italiano ha espresso da tempo nelle sedi europee una chiara posizione per una revisione del regolamento di Dublino e in favore un sistema di asilo europeo, sostituendo il criterio del primo Paese d'accesso con quello di un sistema centralizzato e per un'equa condivisione delle responsabilità fra gli Stati membri – non accettando proposte peggiorative di riforma che contemplino pre-procedure che finiscono per complicare la situazione degli Stati di primo ingresso, aggravandone la responsabilità per l'accoglienza, e valutando come inaccettabile il principio della così detta solidarietà flessibile;
il tema della gestione comune del fenomeno migratorio deve, infine, intervenire sulle cause profonde delle migrazioni, partendo dall'implementazione del Quadro di partenariato, mediante accordi di partenariato strategico di lungo periodo per l'immigrazione e dotati di risorse adeguate, per offrire un modello di cooperazione efficace, rafforzando le iniziative per il contrasto al traffico di esseri umani, senza dimenticare i progetti di cooperazione allo sviluppo come strumento per la creazione di posti di lavoro nei paesi d'origine; in tale direzione si sta già comunque muovendo l'Italia con il fondo per l'Africa, le cui risorse devono essere impiegate per lo sviluppo e non per fermare i migranti;
rileva, altresì, il buon esito del recente vertice G7 di Taormina – con riferimento specifico alla sessione allargata ai responsabili delle principali organizzazioni internazionali e ai leader di Tunisia, Niger, Nigeria, Kenya ed Etiopia – e alla successiva Conferenza di Berlino relativa alla G20 Africa Partnership; tali appuntamenti hanno segnato nuovi passi per una sempre più intensa cooperazione con i Paesi del continente africano e l'Unione africana, cooperazione di cui l'Unione europea può rendersi protagonista, al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile e la stabilizzazione delle aree di crisi, nonché per assicurare una rapida ed effettiva implementazione dell'Accordo di Parigi per il contrasto dei mutamenti climatici, il cui impatto ha notevoli conseguenze sulla crescita economica c sulla stabilità. Tale processo è destinato a ricevere ulteriore impulso grazie al Vertice Unione europea-Africa in programma a fine novembre 2017 ad Abidjan e con l'avvio dei negoziati per definire il nuovo quadro giuridico per il partenariato Unione europea-ACP destinato a sostituire l'Accordo di Cotonou, che terminerà nel 2020;
per quanto concerne i temi della sicurezza e difesa, sulla base delle sue precedenti conclusioni, il Consiglio europeo esaminerà i progressi compiuti e volti al rafforzamento della cooperazione dell'Unione europea in materia di sicurezza e difesa esterni, fornendo orientamenti strategici, e dovrà esaminare anche i profili di sicurezza interna all'Unione europea;
i temi della sicurezza esterna e difesa, in un contesto geopolitico complesso e in continua mutazione diventano sempre più cruciali; la cooperazione dell'Unione europea in tali campi dovrà essere rafforzata, tenendo conto dei seguenti profili: il piano di attuazione della strategia globale dell'Unione europea in materia di sicurezza e difesa, le proposte volte a intensificare la cooperazione tra l'Unione europea e la Nato in attuazione della dichiarazione congiunta di Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, Jean Claude Juncker, presidente della Commissione europea, e Jens Stoltenberg, Segretario generale della Nato;
da segnalare, quale primo passo concreto verso una maggiore integrazione in materia di difesa europea, la recente proposta della Commissione europea di istituire un fondo unico dove convogliare le risorse per sviluppare una filiera industriale della difesa comune; un approccio ambizioso che dovrebbe fungere da apripista in una diversa ottica per il bilancio europeo post-2020, ma profondamente sbagliato lì dove si prevede che le spese degli Stati membri saranno espunte al calcolo ai fini del debito;
per quanto attiene ai temi dell'occupazione, crescita e competitività, il Consiglio europeo sarà chiamato a prendere atto dei progressi compiuti verso la realizzazione, entro il 2018, delle diverse strategie varate dalla Commissione europea per il completamento del mercato interno, incoraggiando le istituzioni europee e gli Stati membri a compiere ulteriori sforzi, specie per quanto riguarda l'unione dei mercati dei capitali e mercato unico digitale. Il Consiglio europeo dovrebbe inoltre approvare le raccomandazioni specifiche per Paese integrate per concludere il semestre europeo del 2017;
per consolidare la crescita in Europa, occorre sostenere le proposte ambiziose contenute nei documenti di riflessione presentati dalla Commissione europea come seguito del libro bianco di marzo 2017 sul futuro dell'Europa, a partire dal completamento dell'Unione economica e monetaria e da un approfondimento della dimensione sociale dell'Europa e da una più efficace gestione della globalizzazione, con l'obiettivo di attivare un nuovo processo di convergenza che assicuri migliori condizioni di vita e di lavoro in Europa;
per quanto riguarda le relazioni esterne, i leader europei dovranno affrontare le questioni rilevanti per il prossimo G20 che si terrà il 7 e 8 luglio 2017 in Germania, ad Amburgo, di cui l'Unione europea è membro a pieno titolo insieme a quattro dei suoi Stati membri, e che rappresenterà un'opportunità per rilanciare un ruolo forte dell'Europa sulla scena mondiale per difendere e rafforzare la cooperazione economica globale in favore della crescita e dell'occupazione e per assicurare l'attuazione dell'Accordo di Parigi per il contrasto dei mutamenti climatici;
il Governo tedesco, in piena sintonia con le proposte del Governo italiano, è intenzionato a porre lo sviluppo in Africa al centro della presidenza del summit – consci del fatto che lo sviluppo nel continente africano, con alti tassi di crescita demografica in aumento per i prossimi anni e a fronte di un progressivo invecchiamento della popolazione europea, rappresenti un'opportunità. Favorire l'attrazione e il potenziamento degli investimenti dell'Unione europea nei Paesi di origine, in una visione nuova, non coloniale, è l'unica risposta strategica e di prevenzione delle migrazioni di massa verso l'Europa;
l'annunciato ritiro degli Stati Uniti dall'Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici pone la necessità di lavorare affinché l'Unione europea rafforzi la capacità di cooperare con gli altri maggiori attori internazionali in favore di una crescita economica inclusiva e di uno sviluppo sostenibile, anche al fine di giungere alla sottoscrizione di una dichiarazione conclusiva per il rispetto degli accordi di Parigi sul clima, firmata da tutti gli altri Stati membri del G20 – tenendo conto che anche Paesi come la Cina e l'India si stanno orientando verso programmi di riforme energetiche per la decarbonizzazione dell'economia in favore delle rinnovabili;
infine, nel formato Unione europea 27 si esamineranno gli ultimi sviluppi intervenuti nei negoziati Brexit, che hanno preso avvio il 19 giugno 2017 a Bruxelles, nonché il tema della ricollocazione delle agenzie dell'Unione europea attualmente situate in Regno Unito, per cui rileva la candidatura di Milano ad ospitare l'Agenzia europea per i medicinali;
tenuto conto di quanto già deliberato in occasione delle Comunicazioni rese alla vigilia dei precedenti Consigli europei, con particolare riferimento a quello del 15 e 16 dicembre 2016, del 9 e 10 marzo e al Consiglio europeo Articolo 50 del 29 aprile 2017,
impegna il Governo:
1) per quanto attiene ai temi della migrazione, ad attivarsi per allargare il consenso di Commissione europea e Stati membri sulla necessità di prevedere una nuova misura emergenziale a sostegno degli Stati membri in prima linea nell'attesa di una più ampia riforma del sistema comune europeo dell'asilo e per procedere con urgenza al superamento delle regole del regolamento di Dublino, in favore di un meccanismo permanente e un sistema comune di asilo europeo improntato ai principi di solidarietà;
2) a sostenere, altresì, la necessità di porre in stretta correlazione il rispetto dello stato di diritto, comprensivo del diritto di asilo e dei principi di solidarietà e responsabilità stabiliti dai Trattati, con il relativo accesso a finanziamenti e a fondi europei da parte degli stati membri;
3) per quanto attiene ai temi della crescita, competitività ed occupazione, a ribadire il sostegno al perseguimento di una robusta politica commerciale dell'Unione europea in difesa di un sistema multilaterale aperto e inclusivo, basato su regole che garantiscano parità ai accesso ed un'adeguata difesa contro pratiche sleali e discriminatorie, con un ruolo centrale per l'Organizzazione mondiale del commercio; a rinnovare il proprio appoggio alle diverse strategie adottate con l'obiettivo di completare il mercato interno, nelle sue diverse dimensioni, entro il 2018; ad esprimere il proprio sostegno alle proposte ambiziose contenute nei documenti di riflessione presentati dalla Commissione europea come seguito del libro bianco di marzo 2017 sul futuro dell'Europa, con particolare riguardo al completamento dell'Unione economica e monetaria e al rafforzamento della dimensione sociale dell'Europa, anche per superare gli effetti distorsivi della globalizzazione; a chiedere con forza l'elaborazione di soluzioni innovative che rafforzino la base industriale dell'Unione europea, duramente colpita dalla crisi e strumento essenziale per la crescita;
4) per quanto attiene ai temi della protezione esterna e difesa comune europea, a proseguire l'azione di rafforzamento e di maggiore integrazione della sicurezza e difesa del continente necessitato dall'attuale contesto geopolitico;
5) per quanto attiene ai temi della sicurezza interna e della lotta al terrorismo, a sostenere la necessità di cooperare a livello dell'Unione europea per fermare l'estremismo violento e combattere la diffusione della radicalizzazione, ostacolare le diverse forme di finanziamento al terrorismo, facilitando lo scambio rapido e mirato di informazioni tra Stati membri e autorità di contrasto e banche dati, sviluppando nuove tecnologie volte a migliorare il rilevamento automatico di contenuti che incitano la violenza terroristica;
6) in particolare, in vista del prossimo G20 che si terrà il 7 e 8 luglio 2017 in Germania:
a) a rinnovare gli sforzi per consolidare gli impegni europei con l'Africa, rilanciando la necessità di maggiori risorse per gli investimenti nell'ambito del Quadro di partenariato strategico con i Paesi di maggiore flusso e transito di profughi, migranti climatici ed economici, incrementando azioni mirate e i progetti di cooperazione allo sviluppo per intervenire sulle cause all'origine delle migrazioni;
b) a incoraggiare un ruolo proattivo dell'Unione europea al G20 volto a rafforzare la cooperazione economica globale quale strumento per assicurare una crescita economica inclusiva e sostenibile, a difendere gli impegni assunti con l'Accordo di Parigi sul clima, riaffermando l'impegno dell'Unione europea a guidare la transizione globale verso l'energia pulita, garantendone una sua rapida ed effettiva implementazione, insieme alla piena attuazione dell'Agenda europea del 2030 per lo sviluppo sostenibile.
(6-00326) «Cimbro, Duranti, Matarrelli, Roberta Agostini, Albini, Bersani, Franco Bordo, Bossa, Capodicasa, D'Attorre, Epifani, Fava, Folino, Fontanelli, Formisano, Fossati, Carlo Galli, Kronbichler, Laforgia, Leva, Martelli, Melilla, Mognato, Murer, Nicchi, Piccolo, Piras, Quaranta, Ragosta, Ricciatti, Rostan, Sannicandro, Scotto, Speranza, Stumpo, Zaccagnini, Zappulla, Zaratti, Zoggia».
La Camera,
premesso che:
durante il prossimo Consiglio europeo del 22-23 giugno 2017, i leader dell'Unione europea esamineranno alcune delle questioni più urgenti, tra cui la migrazione, la sicurezza e la difesa, l'economia e i negoziati sulla Brexit;
il prossimo vertice non potrà non tenere conto della necessità di prefigurare un futuro dell'Europa in un contesto mutato, in particolare per ciò che attiene alle relazioni transatlantiche qualora la Presidenza americana di Donald Trump confermasse gli arretramenti rispetto agli impegni assunti in ambito multilaterale, a partire dalla lotta ai cambiamenti climatici. E tuttavia, ciò può spingere l'Unione europea a doversi finalmente ripensare per rafforzare integrazione e progetto, allungando lo sguardo verso il futuro, mettendo al centro la tutela dei valori fondanti, la stabilità economica e sociale e la tutela degli interessi europei; un nuovo contesto evidente anche alla luce dell'incerta trattativa sulla Brexit, che appare ancora più confusa dopo i recenti risultati delle elezioni svoltesi nel Regno Unito;
per quanto riguarda i temi della migrazione il Consiglio europeo dovrà valutare: l'attuazione delle misure concordate per arginare i flussi migratori verso la rotta del Mediterraneo centrale, con particolare riguardo alla Dichiarazione di Malta del 3 febbraio 2017, al Quadro di partenariato e al piano d'azione de La Valletta; monitorare gli sviluppi nel percorso del Mediterraneo orientale e l'attuazione della dichiarazione Unione europea-Turchia; ritornare sulla questione della riforma del sistema comune europeo d'asilo, anche prendendo in considerazione l'applicazione dei principi di responsabilità e solidarietà;
nonostante prosegua l'ondata di flussi migratori verso il Mediterraneo e sulle coste italiane – in Italia nel 2016 circa 181.436 persone, di cui il 14 per cento di minori non accompagnati e un record di arrivi fra il 15 e il 20 per cento in più rispetto al 2015 – ancora assiste a una risposta europea fortemente inadeguata di fronte alla quella che viene chiamata «crisi dei rifugiati», ma che in realtà è oramai un fenomeno strutturale;
in due anni, a fronte della decisione del Consiglio dell'Unione europea di ricollocare 160 mila rifugiati dall'Italia e dalla Grecia, al 16 giugno 2017 sono stati trasferiti soltanto 21.342 richiedenti asilo (14.297 dalla Grecia e 7.045 dall'Italia) e i Paesi membri che attuano la ricollocazione ancora pochi, mentre alcuni perseverano nel chiuderei frontiere interne. La Commissione europea nel maggio 2017 ha rinnovato per altri sei mesi il permesso di mantenere i controlli temporanei alle frontiere ad Austria, Germania, Danimarca, Svezia e Norvegia, annunciando tuttavia che tale rinnovo sarà l'ultimo, prendendo l'impegno per il 2018 affinché venga ripristinato il corretto e normale funzionamento dell’Accordo di Schengen sulla libera circolazione fra gli Stati, principio fondante dell'Unione europea; tale ripristino è tra le richieste prioritarie del Governo italiano inserito nelle conclusioni del Consiglio europeo del 18 e 19 febbraio 2016;
il Parlamento europeo nel maggio 2017 ha approvato a larga maggioranza una risoluzione, che sprona la Commissione europea a non esitare nel valutare procedure di infrazione per quegli Stati che non rispettano i meccanismi di ricollocamento dei migranti e ad avvalersi di tutti gli strumenti contenuti nei Trattati;
dopo aver avvertito ancora di recente la Polonia, la Repubblica Ceca e l'Ungheria dell'intenzione di avviare una procedura di infrazione per lo scarso impegno a farsi carico dei richiedenti asilo, la Commissione europea ha infine avviato il 14 giugno 2017 delle procedure di infrazione a carico di detti Paesi, mediante l'invio di una lettera di messa in mora;
per quanto concerne la riforma della politica dell'Unione europea in materia di asilo e la modifica del regolamento di Dublino, particolarmente rilevante è il recente parere dell'Avvocato generale della Corte europea, secondo il quale, nel caso di situazioni di natura emergenziale, come quella degli arrivi in massa di migranti sul territorio dell'Unione europea che chiedono protezione internazionale, il vigente regolamento di Dublino sarebbe inapplicabile in quanto manca di una disciplina normativa per tali circostanze eccezionali; dunque, non sarebbe impedito il transito da un Paese di primo approdo verso altri Stati membri. Pur non costituendo una pronuncia di diritto vincolante, ma un orientamento (nel merito della specifica causa in oggetto la parola decisiva spetta alla Corte di giustizia dell'Unione europea tale pronunciamento è autorevole ed è destinato ad avere importanti ripercussioni, in quanto ravvisa un vuoto normativo ponendo la necessità di una riforma del regolamento di Dublino non più rinviabile;
particolarmente rilevante è altresì il dibattito in corso al Parlamento europeo sulla proposta di modifica del regolamento di Dublino, a partire dal nuovo testo depositato in Commissione Libe dalla relatrice svedese Cecilia Wikstrom che prevede finalmente l'adozione del principio di solidarietà tra gli Stati e quindi verso la direzione di un vero diritto di asilo comune europeo; ad ogni modo sono forti le resistenze degli Stati all'interno del Consiglio europeo, a partire da quelli del blocco del Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia), che fanno muro per far saltare l'accordo sulla riforma;
in ogni caso, il Governo italiano ha espresso da tempo nelle sedi europee una chiara posizione per una revisione del regolamento di Dublino e in favore un sistema di asilo europeo, sostituendo il criterio del primo Paese d'accesso con quello di un sistema centralizzato e per un'equa condivisione delle responsabilità fra gli Stati membri – non accettando proposte peggiorative di riforma che contemplino pre-procedure che finiscono per complicare la situazione degli Stati di primo ingresso, aggravandone la responsabilità per l'accoglienza, e valutando come inaccettabile il principio della così detta solidarietà flessibile;
il tema della gestione comune del fenomeno migratorio deve, infine, intervenire sulle cause profonde delle migrazioni, partendo dall'implementazione del Quadro di partenariato, mediante accordi di partenariato strategico di lungo periodo per l'immigrazione e dotati di risorse adeguate, per offrire un modello di cooperazione efficace, rafforzando le iniziative per il contrasto al traffico di esseri umani, senza dimenticare i progetti di cooperazione allo sviluppo come strumento per la creazione di posti di lavoro nei paesi d'origine; in tale direzione si sta già comunque muovendo l'Italia con il fondo per l'Africa, le cui risorse devono essere impiegate per lo sviluppo e non per fermare i migranti;
rileva, altresì, il buon esito del recente vertice G7 di Taormina – con riferimento specifico alla sessione allargata ai responsabili delle principali organizzazioni internazionali e ai leader di Tunisia, Niger, Nigeria, Kenya ed Etiopia – e alla successiva Conferenza di Berlino relativa alla G20 Africa Partnership; tali appuntamenti hanno segnato nuovi passi per una sempre più intensa cooperazione con i Paesi del continente africano e l'Unione africana, cooperazione di cui l'Unione europea può rendersi protagonista, al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile e la stabilizzazione delle aree di crisi, nonché per assicurare una rapida ed effettiva implementazione dell'Accordo di Parigi per il contrasto dei mutamenti climatici, il cui impatto ha notevoli conseguenze sulla crescita economica c sulla stabilità. Tale processo è destinato a ricevere ulteriore impulso grazie al Vertice Unione europea-Africa in programma a fine novembre 2017 ad Abidjan e con l'avvio dei negoziati per definire il nuovo quadro giuridico per il partenariato Unione europea-ACP destinato a sostituire l'Accordo di Cotonou, che terminerà nel 2020;
per quanto concerne i temi della sicurezza e difesa, sulla base delle sue precedenti conclusioni, il Consiglio europeo esaminerà i progressi compiuti e volti al rafforzamento della cooperazione dell'Unione europea in materia di sicurezza e difesa esterni, fornendo orientamenti strategici, e dovrà esaminare anche i profili di sicurezza interna all'Unione europea;
i temi della sicurezza esterna e difesa, in un contesto geopolitico complesso e in continua mutazione diventano sempre più cruciali; la cooperazione dell'Unione europea in tali campi dovrà essere rafforzata, tenendo conto dei seguenti profili: il piano di attuazione della strategia globale dell'Unione europea in materia di sicurezza e difesa, le proposte volte a intensificare la cooperazione tra l'Unione europea e la Nato in attuazione della dichiarazione congiunta di Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, Jean- Claude Juncker, presidente della Commissione europea, e Jens Stoltenberg, Segretario generale della Nato;
da segnalare, quale primo passo concreto verso una maggiore integrazione in materia di difesa europea, la recente proposta della Commissione europea di istituire un fondo unico dove convogliare le risorse per sviluppare una filiera industriale della difesa comune; un approccio ambizioso che dovrebbe fungere da apripista in una diversa ottica per il bilancio europeo post-2020, ma profondamente sbagliato lì dove si prevede che le spese degli Stati membri saranno espunte al calcolo ai fini del debito;
per quanto attiene ai temi dell'occupazione, crescita e competitività, il Consiglio europeo sarà chiamato a prendere atto dei progressi compiuti verso la realizzazione, entro il 2018, delle diverse strategie varate dalla Commissione europea per il completamento del mercato interno, incoraggiando le istituzioni europee e gli Stati membri a compiere ulteriori sforzi, specie per quanto riguarda l'unione dei mercati dei capitali e mercato unico digitale. Il Consiglio europeo dovrebbe inoltre approvare le raccomandazioni specifiche per Paese integrate per concludere il semestre europeo del 2017;
per consolidare la crescita in Europa, occorre sostenere le proposte ambiziose contenute nei documenti di riflessione presentati dalla Commissione europea come seguito del libro bianco di marzo 2017 sul futuro dell'Europa, a partire dal completamento dell'Unione economica e monetaria e da un approfondimento della dimensione sociale dell'Europa e da una più efficace gestione della globalizzazione, con l'obiettivo di attivare un nuovo processo di convergenza che assicuri migliori condizioni di vita e di lavoro in Europa;
per quanto riguarda le relazioni esterne, i leader europei dovranno affrontare le questioni rilevanti per il prossimo G20 che si terrà il 7 e 8 luglio 2017 in Germania, ad Amburgo, di cui l'Unione europea è membro a pieno titolo insieme a quattro dei suoi Stati membri, e che rappresenterà un'opportunità per rilanciare un ruolo forte dell'Europa sulla scena mondiale per difendere e rafforzare la cooperazione economica globale in favore della crescita e dell'occupazione e per assicurare l'attuazione dell'Accordo di Parigi per il contrasto dei mutamenti climatici;
il Governo tedesco, in piena sintonia con le proposte del Governo italiano, è intenzionato a porre lo sviluppo in Africa al centro della presidenza del summit – consci del fatto che lo sviluppo nel continente africano, con alti tassi di crescita demografica in aumento per i prossimi anni e a fronte di un progressivo invecchiamento della popolazione europea, rappresenti un'opportunità. Favorire l'attrazione e il potenziamento degli investimenti dell'Unione europea nei Paesi di origine, in una visione nuova, non coloniale, è l'unica risposta strategica e di prevenzione delle migrazioni di massa verso l'Europa;
l'annunciato ritiro degli Stati Uniti dall'Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici pone la necessità di lavorare affinché l'Unione europea rafforzi la capacità di cooperare con gli altri maggiori attori internazionali in favore di una crescita economica inclusiva e di uno sviluppo sostenibile, anche al fine di giungere alla sottoscrizione di una dichiarazione conclusiva per il rispetto degli accordi di Parigi sul clima, firmata da tutti gli altri Stati membri del G20 – tenendo conto che anche Paesi come la Cina e l'India si stanno orientando verso programmi di riforme energetiche per la decarbonizzazione dell'economia in favore delle rinnovabili;
infine, nel formato Unione europea 27 si esamineranno gli ultimi sviluppi intervenuti nei negoziati Brexit, che hanno preso avvio il 19 giugno 2017 a Bruxelles, nonché il tema della ricollocazione delle agenzie dell'Unione europea attualmente situate in Regno Unito, per cui rileva la candidatura di Milano ad ospitare l'Agenzia europea per i medicinali;
tenuto conto di quanto già deliberato in occasione delle Comunicazioni rese alla vigilia dei precedenti Consigli europei, con particolare riferimento a quello del 15 e 16 dicembre 2016, del 9 e 10 marzo e al Consiglio europeo Articolo 50 del 29 aprile 2017,
impegna il Governo:
1) per quanto attiene ai temi della migrazione, ribadire la necessità di riaffermare il sostegno di Commissione europea e Stati membri a favore degli Stati membri in prima linea nell'attesa di una più ampia riforma del sistema comune europeo dell'asilo e per procedere con urgenza al superamento delle regole del regolamento di Dublino, in favore di un meccanismo permanente e un sistema comune di asilo europeo improntato ai principi di solidarietà;
2) a ribadire, altresì, la sua proposta di porre in stretta correlazione il rispetto dello stato di diritto, comprensivo del diritto di asilo e dei principi di solidarietà e responsabilità stabiliti dai Trattati, con il relativo accesso a finanziamenti e a fondi europei da parte degli stati membri;
3) per quanto attiene ai temi della crescita, competitività ed occupazione, a ribadire il sostegno al perseguimento di una robusta politica commerciale dell'Unione europea in difesa di un sistema multilaterale aperto e inclusivo, basato su regole che garantiscano parità ai accesso ed un'adeguata difesa contro pratiche sleali e discriminatorie, con un ruolo centrale per l'Organizzazione mondiale del commercio; a rinnovare il proprio appoggio alle diverse strategie adottate con l'obiettivo di completare il mercato interno, nelle sue diverse dimensioni, entro il 2018; ad esprimere il proprio sostegno alle proposte ambiziose contenute nei documenti di riflessione presentati dalla Commissione europea come seguito del libro bianco di marzo 2017 sul futuro dell'Europa, con particolare riguardo al completamento dell'Unione economica e monetaria e al rafforzamento della dimensione sociale dell'Europa, anche per superare gli effetti distorsivi della globalizzazione; a chiedere con forza l'elaborazione di soluzioni innovative che rafforzino la base industriale dell'Unione europea, duramente colpita dalla crisi e strumento essenziale per la crescita;
4) per quanto attiene ai temi della protezione esterna e difesa comune europea, a proseguire l'azione di rafforzamento e di maggiore integrazione della sicurezza e difesa del continente necessitato dall'attuale contesto geopolitico;
5) per quanto attiene ai temi della sicurezza interna e della lotta al terrorismo, a sostenere la necessità di cooperare a livello dell'Unione europea per fermare l'estremismo violento e combattere la diffusione della radicalizzazione, ostacolare le diverse forme di finanziamento al terrorismo, facilitando lo scambio rapido e mirato di informazioni tra Stati membri e autorità di contrasto e banche dati, sviluppando nuove tecnologie volte a migliorare il rilevamento automatico di contenuti che incitano la violenza terroristica;
6) in particolare, in vista del prossimo G20 che si terrà il 7 e 8 luglio 2017 in Germania:
a) a rinnovare gli sforzi per consolidare gli impegni europei con l'Africa, rilanciando la necessità di maggiori risorse per gli investimenti nell'ambito del Quadro di partenariato strategico con i Paesi di maggiore flusso e transito di profughi, migranti climatici ed economici, incrementando azioni mirate e i progetti di cooperazione allo sviluppo per intervenire sulle cause all'origine delle migrazioni;
b) a incoraggiare un ruolo proattivo dell'Unione europea al G20 volto a rafforzare la cooperazione economica globale quale strumento per assicurare una crescita economica inclusiva e sostenibile, a difendere gli impegni assunti con l'Accordo di Parigi sul clima, riaffermando l'impegno dell'Unione europea a guidare la transizione globale verso l'energia pulita, garantendone una sua rapida ed effettiva implementazione, insieme alla piena attuazione dell'Agenda europea del 2030 per lo sviluppo sostenibile.
(6-00326)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Cimbro, Duranti, Matarrelli, Roberta Agostini, Albini, Bersani, Franco Bordo, Bossa, Capodicasa, D'Attorre, Epifani, Fava, Folino, Fontanelli, Formisano, Fossati, Carlo Galli, Kronbichler, Laforgia, Leva, Martelli, Melilla, Mognato, Murer, Nicchi, Piccolo, Piras, Quaranta, Ragosta, Ricciatti, Rostan, Sannicandro, Scotto, Speranza, Stumpo, Zaccagnini, Zappulla, Zaratti, Zoggia».
La Camera,
premesso che:
sentite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in merito alla riunione del Consiglio europeo del 22-23 giugno 2017 con all'ordine del giorno alcune delle questioni più urgenti, tra cui le migrazioni, la sicurezza e la difesa, l'attuazione del mercato unico e l'economia, la partecipazione al prossimo G20 ed i negoziati relativi alla Brexit;
sarebbe auspicabile che il prossimo Consiglio europeo segni una netta discontinuità con le politiche fin qui seguite dall'Unione europea, al fine di bloccare processi disintegratori del progetto dell'Europa unita, di cui la Brexit rappresenta un campanello di allarme di un crescente sentimento di contrarietà al progetto europeo. L'Unione europea è oggi ben lungi dal presentare un quadro di stabilità, le sue istituzioni necessitano di un ulteriore rafforzamento democratico, ha bisogno di una classe dirigente in grado di far ripartire il progetto di integrazione economica e sociale dei cittadini dell'Unione;
il Governo italiano, sulla base del piano d'azione presentato dalla Commissione europea, ha approvato un pacchetto di misure volte a delineare la nuova strategia governativa sul tema della sicurezza in tema e sul tema del contrasto al fenomeno migratorio;
sul primo punto si tratta di una risposta securitaria a un problema sociale, proponendo un'idea di sicurezza vecchia e banalmente repressiva, alternativa e contrapposta ad una tradizione di sicurezza «democratica», partecipata, ispirata a logiche di prevenzione per la gestione del flusso migratorio;
sul secondo aspetto proponendo soluzioni che riducono i diritti e le garanzie per rendere più rapidi i rimpatri forzati, e per limitare i flussi migratori con una serie di accordi bilaterali con i Paesi di origine e transito dei migranti noti per i regimi dittatoriali e le sistematiche violazioni dei diritti umani;
al vertice di Bratislava del settembre 2016, i 27 leader dell'Unione europea hanno deciso di dare nuovo slancio alla sicurezza esterna e alla difesa europee;
in questo quadro, raggiungere l'obiettivo del 2 per cento del Pil in spese per la difesa come chiesto da Donald Trump per non «moderare» l'impegno degli Usa nell'Alleanza Atlantica, rappresenterebbe un conto da oltre 96 miliardi di dollari in più all'anno per i 22 Paesi della Unione europea che fanno anche parte della Nato. Per l'Italia (all'1,1 per cento del Pil nel 2016) l'aumento dovrebbe essere di 18,35 miliardi di dollari;
l'unione monetaria così come realizzata all'insegna di politiche di mera austerità imposte da singoli governi, a partire da quello tedesco, senza mirare invece alla realizzazione di politiche comuni in ambito economico, fiscale e sociale si è dimostrata sempre più insostenibile: si è realizzata attraverso una svalutazione del lavoro, la riduzione della spesa pubblica e degli investimenti pubblici, ed ha alimentato gli squilibri geografici, depresso l'economia e la crescita, fatto crescere le diseguaglianze. Tali politiche, come ha dovuto ammettere ormai anche la maggior parte degli economisti mainstream, hanno avuto effetti negativi sulla crescita economica e l'occupazione;
in un periodo durante il quale consumi ed investimenti privati faticano a crescere, è lo Stato che deve intervenire con politiche espansive, anche aumentando la spesa pubblica per investimenti per stimolare direttamente la domanda;
l'articolo 16 del Trattato prevede che il Fiscal compact venga inserito entro il 31 dicembre 2017, come parte integrante, nei trattati fondativi della Unione europea. Tale trasformazione imporrà ai Paesi sottoscrittori il pieno dispiegamento dei suoi obblighi, e assai più difficoltoso, complesso e arduo procedere alla sua cancellazione o anche solo ad una sua revisione;
la Commissione europea ha prodotto un libro bianco che segna l'avvio del confronto sull'Europa a più velocità. La Commissione europea pur non effettuando volutamente una scelta fra le varie ipotesi, tuttavia fa emergere la propensione per l'ipotesi di un'Europa a centri concentrici ossia a due velocità, allineandosi con le dichiarazioni del Governo tedesco;
l'ipotesi di un unico Ministro europeo del Tesoro, in assenza di un perfezionamento del circuito democratico, che porti a una piena legittimazione popolare (diretta o indiretta) di tutte le istituzioni dell'Unione, può apparire come la volontà di chi propone politiche economiche caratterizzate dalla mera austerità dei conti pubblici, di controllare meglio ed in maniera più incisiva i bilanci degli stati nazionali non fidandosi dei criteri più «politici» della stessa Commissione europea;
la stessa proposta di trasformare il Meccanismo europeo di stabilità (Esm) in un Fondo monetario europeo dotato dei poteri di sorveglianza dei bilanci nazionali, serve ad esautorare la Commissione europea, che in questi anni, secondo alcuni, ha dimostrato troppa discrezionalità nel giudicare le finanze statali dei paesi membri. La trasformazione dell'Esm in un Fondo monetario europeo viene presentata come un primo passo per fare sì che il centro possa controllare meglio la periferia, premessa per poi garantire maggiore solidarietà. Ma questa strategia dei due tempi non convince (il timeline è fissato al 2025, o oltre), in quanto non può esistere un'unione monetaria senza solidarietà;
la Commissione propone l'implementazione degli European Safe Bonds (ESB), i «supertitoli» cartolarizzati emessi da un veicolo istituzionale europeo, attraverso cui si raggrupperebbero i rischi sottostanti ai singoli BTP, BONOS, eccetera. In questa maniera si fornirebbe uno strumento monetario molto liquido atto a sostituire il ruolo preponderante dei titoli di Stato nel mercato europeo dei prestiti interbancari. La finalità esplicita è quella di ricapitalizzare le banche attraverso un nuovo asset (l'ESB) dal valore stabile e sicuro;
dall'altro lato con la riforma prevista, i titoli standard, che ora sono contabilizzati a rischio «zero» nei bilanci bancari grazie ad una malleva della normativa europea, non lo sarebbero più. Per le banche italiane si profilano, con tutta probabilità, nuove, costose ricapitalizzazioni (ma ci si può chiedere sottoscritte da chi) entro la scadenza del 2019. Oppure, più semplicemente, si venderanno i titoli più rischiosi in portafoglio, cioè quelli della periferia; Si rischia concretamente di marginalizzare i paesi con un alto fabbisogno finanziario come l'Italia, che dovrebbero emettere titoli standard a costi molto elevati, che potrebbe portare verso un euro a più velocità con tutte le criticità che ne derivano;
sul versante della politica estera, alla sicurezza e alla difesa, il conflitto in corso nello Yemen dal 2015 ha provocato migliaia di vittime tra i civili, milioni di sfollati e l'insorgere nelle ultime settimane di un'epidemia di colera tra la popolazione stremata ha gravi implicazioni per la regione e costituisce una minaccia per la pace e la sicurezza a livello internazionale. È ormai confermato ed incontrovertibile che da almeno due anni continuano a partire dall'Italia e dagli altri Paesi europei forniture di bombe destinate all'Arabia Saudita, Paese che, a capo di una coalizione militare, è intervenuto nel conflitto in atto in Yemen senza alcun mandato da parte delle Nazioni Unite;
tra i temi del G20 del 7 e l'8 luglio 2017 spicca per la sua importanza la discussione sull'attuazione dell'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici (il cosiddetto «COP 21»),
impegna il Governo:
a sostenere nell'ambito del Consiglio europeo del 22-23 giugno 2017 e negli altri consessi che coinvolgono l'Unione europea:
1) in riferimento al fenomeno migratorio:
a) la promozione di una politica che si opponga ai respingimenti verso i Paesi di origine e di transito e garantisca a tutti i migranti l'accesso a una piena e chiara informazione sulla possibilità di chiedere protezione internazionale;
b) la promozione dell'apertura immediata di corridoi umanitari di accesso in Europa per garantire «canali di accesso legali e controllati» attraverso i Paesi di transito ai rifugiati che scappano da persecuzioni, guerra e conflitti per mettere fine alle stragi in mare e in terra, e quindi debellare il traffico di esseri umani, anche con visti e ammissioni umanitarie;
c) una riforma più generale del diritto d'asilo finalizzata a rendere più strutturale il concetto di ricollocamento dei rifugiati, a proporre quindi un reale «diritto di asilo europeo», capace di superare il «regolamento di Dublino»;
d) la promozione del principio di un'accoglienza dignitosa, e dunque la chiusura di tutti i centri di detenzione per migranti sparsi in Europa proporre un piano europeo straordinario per l'accoglienza dei profughi;
e) l'implementazione rapida del programma di ricollocamento, ad oggi dimostratosi un fallimento, affiancandolo con la creazione di adeguate strutture per l'accoglienza e l'assistenza delle persone in arrivo, e la previsione di adeguate sanzioni ai Paesi dell'Unione europea che si oppongono ai ricollocamenti dei migranti come l'Ungheria, la Polonia e la Repubblica Ceca;
f) il reperimento, in sede europea, delle necessarie risorse finanziarie per garantire, specialmente nei Paesi più poveri, che i trasferimenti sociali ai rifugiati non siano a loro spese, e per realizzare diversi interventi di sostegno sia verso i richiedenti asilo che verso le aree più sotto pressione dai flussi migratori;
g) la programmazione di interventi di cooperazione allo sviluppo locale sostenibile nelle zone più povere, a partire dal continente africano, dove lo spopolamento e la migrazione sono endemici, e l'attuazione di un grande piano di investimenti pubblici diretti dell'Unione europea per l'economia di pace, per il lavoro dignitoso e per la riconversione ecologica del continente africano;
h) che gli accordi dei paesi europei con i paesi di origine e di transito come la Libia e il Sudan siano condizionati dal rispetto dei diritti umani e in particolare dallo smantellamento dei campi lager dove vengono reclusi i migranti e dalla costituzione di centri di accoglienza sotto l'egida dell'Unhcr;
2) in riferimento alla sicurezza e alla difesa:
a) l'impegno a dare seguito con urgenza all'invito del Parlamento europeo, espresso nella risoluzione 2016/2515(RSP), che chiede l'imposizione di un embargo sulla vendita delle armi all'Arabia Saudita, tenuto conto delle gravi accuse di violazione del diritto umanitario internazionale da parte di tale Paese nello Yemen e del fatto che il continuo rilascio di licenze di vendita di armi all'Arabia Saudita viola pertanto la posizione comune 2008/944/PESC del Consiglio dell'8 dicembre 2008;
b) l'adozione di iniziative urgenti per bloccare la vendita di armi a tutti i Paesi responsabili di aver supportato, finanziato e armato, direttamente o indirettamente, Daesh e altri gruppi terroristici;
c) iniziative concrete per arginare il flusso dei foreign fighters soprattutto facendo pressioni sulla Turchia, a partire dalla richiesta che al confine tra Turchia e Siria venga dislocato un controllo internazionale della frontiera sotto mandato ONU e che la Turchia cessi immediatamente ogni forma di ostilità nei confronti delle milizie curde dello YPG/YPJ e dello HPG che stanno combattendo contro Daesh in Siria e Iraq;
d) le proposte volte a promuovere attività di intelligence tradizionali a discapito di una sorveglianza di massa, scarsamente efficace e costosa, non solo in termini di diritti civili, proponendo in sede di Consiglio europeo attività coordinate tra le agenzie di intelligence degli Stati europei e dirottando verso queste attività i fondi relativi alle ingenti spese per le campagne militari all'estero, costose e controproducenti;
e) il convinto dispiegamento di un grande piano europeo contenente misure per il dialogo interculturale e interreligioso contro l'emarginazione, e quindi per l'integrazione e contro l'odio, affinché si debellino le motivazioni e le radici che conducono alla radicalizzazione e al terrorismo;
f) il rifiuto delle richieste di aumento delle spese militari dell'Unione europea, e le proposte di rafforzamento della capacità militare dell'Unione in risposta alla crisi, posto che il ricorso alla coercizione nazionale e internazionale non potrà risolvere i problemi socio-economici più di quanto non abbia fatto in passato;
g) l'avvio di un processo per arrivare ad una difesa europea comune, come era previsto negli anni della fondazione delle Comunità europee, intesa come sinergia industriale e messa in comune dei sistemi d'arma, riducendo le spese militari degli stati membri;
3) in riferimento all'occupazione, alla crescita e alla competitività:
a) una riscrittura dei Trattati che migliori la loro armonizzazione con i principi delle Costituzioni nate dopo la II Guerra mondiale. In assenza di tale riscrittura, a rifiutare di inserire il Fiscal compact nei Trattati europei opponendo il veto in sede europea;
b) in particolare, una modifica dei Trattati e del diritto dell'Unione nel senso di includere la lotta alla disoccupazione e la promozione di un'elevata occupazione tra gli obiettivi principali delle politiche dell'Unione, nonché di integrare e modificare in tale senso lo statuto del sistema europeo di Banche centrali (SEBC) e della Banca centrale europea (BCE);
c) la sostituzione del requisito di bilancio in pareggio con un requisito di bilanciamento dell'economia, che includa fra gli obiettivi livelli di occupazione alti e sostenibili;
d) l'aumento sostanziale, in una prospettiva di lungo termine, delle dimensioni del budget comunitario, così da poter finanziare investimenti europei, insieme a beni e servizi pubblici e poter mettere in atto una politica fiscale anticiclica europea, a supporto delle politiche fiscali nazionali;
e) la definizione di una strategia europea per gli investimenti a lungo termine, finalizzata allo sviluppo europeo, nazionale e locale, proponendo una sorta di «social compact», per lo sviluppo sostenibile e la coesione sociale, la lotta alle disuguaglianze ed alla povertà, da concordare con gli altri partner continentali, nel quale inserire, in particolare, un'indennità di disoccupazione europea;
f) la mutualizzazione dei rischi del QE e l'introduzione a livello europeo di politiche di bilancio di compensazione dei disallineamenti dei cicli economici dei vari Stati membri, esattamente come accadrebbe in una unione monetaria completata dall'unione politica (si veda l'esempio degli Stati Uniti d'America);
g) remissione di titoli di debito europei garantiti mutualmente da tutti gli stati membri;
h) il trasferimento dei titoli di Stato comprati dalle banche centrali nazionali nell'ambito del QE nell'attivo di bilancio della BCE, e successivamente il loro congelamento a tempo indefinito, senza alcuna sterilizzazione;
i) l'indizione di una conferenza europea sui debiti sovrani per affrontare le situazioni nazionali più critiche a partire da quella greca e la ristrutturazione del debito greco secondo le proposte dello stesso FMI;
4) in riferimento al vertice del G20 ad Amburgo, ed in particolare agli accordi sui cambiamenti climatici:
a) l'impegno dell'Unione europea e dei suoi Paesi membri ad adottare, ed a proporre in sede di G20, l'accelerazione dell'attuazione del Trattato di Parigi sul contrasto ai cambiamenti climatici, adeguando gli impegni di riduzione delle emissioni all'obiettivo di limitare a 1,5oC l'aumento medio della temperatura globale, mettendo in campo da subito politiche efficaci per fare flettere verso il basso le emissioni di CO2 in atmosfera;
5) in riferimento ai negoziati della Brexit:
a) la piena attuazione delle risoluzioni approvate dalla Camera dei deputati il 27 aprile 2017 ed in particolare degli impegni previsti dalla risoluzione 6-00316 come approvata dall'Assemblea;
b) l'adozione di una tassa sulle transazioni finanziarie anche in seguito alla Brexit, proseguendo il negoziato tra Belgio, Germania, Grecia, Spagna, Francia, Italia, Austria, Portogallo, Slovenia e Slovacchia.
(6-00327) «Marcon, Airaudo, Brignone, Civati, Costantino, Daniele Farina, Fassina, Fratoianni, Giancarlo Giordano, Gregori, Andrea Maestri, Paglia, Palazzotto, Pannarale, Pastorino, Pellegrino, Placido».
La Camera,
premesso che:
al punto I dell'ordine del giorno del prossimo Consiglio europeo, in tema di immigrazione, sono indicati diversi argomenti, tra cui, alla luce dell'emergenza migratoria in atto, in particolare, il monitoraggio della rotta del Mediterraneo orientale nonché la verifica dell'attuazione della dichiarazione UE-Turchia e la valutazione dello stato di «avanzamento delle misure adottate per affrontare la via del Mediterraneo centrale, in particolare sulla base della dichiarazione di Malta, del quadro di partenariato e del piano d'azione di La Valletta;
oltre a quanto sopra, vi sono all'ordine del giorno anche la questione della riforma del sistema comune europeo d'asilo (CEAS), tra cui la futura applicazione dei principi di responsabilità e solidarietà tra gli Stati membri, ed infine la valutazione degli strumenti azionati e degli investimenti finora attuati per affrontare le cause dell'emergenza migratoria in atto; tale riunione fa seguito a numerose altre precedenti, susseguitesi sia quest'anno che negli scorsi anni sullo stesso tema e con gli stessi argomenti, da ultimo il Consiglio europeo del 9 e 10 marzo 2017, a seguito del quale, allora, si apprendeva che «molte misure operative decise nella riunione informale tenutasi a Malta il 3 febbraio 2017 sono in fase di attuazione»;
pochi giorni prima la Commissione, riferendo per la terza volta sui progressi compiuti nell'ambito del quadro di partenariato per la migrazione dello scorso anno e sulle prime misure adottate per attuare gli interventi lungo la rotta del Mediterraneo centrale in conformità della dichiarazione di Malta del 3 febbraio e della comunicazione congiunta del 25 gennaio, dichiarava che «Dall'istituzione del quadro di partenariato nel giugno 2016 sono stati conseguiti risultati importanti;
nonostante quanto sopra, però nei fatti continuano a intensificarsi, per il mancato presidio dei confini comunitari, i flussi migratori irregolari verso l'Europa ed in particolare il nostro Paese, sia dai confini marittimi, ma anche attraverso le rotte terrestri, e conseguentemente è in aumento anche il numero dei decessi a seguito delle traversate nel Mediterraneo;
ciò è confermato dagli ultimi dati ufficiali forniti dal Ministero dell'Interno: il numero degli immigrati sbarcati in Italia al 31 maggio 2017 è stato di 60.200, con un incremento del 25,72 per cento rispetto allo stesso periodo del precedente anno (47.883) mentre, ad esempio, dal consistente divario tra il numero degli arrivi di cittadini pakistani registrati al momento degli sbarchi (1.493) e quello delle domande di asilo presentate dagli stessi (4.463), si deduce chiaramente che la maggior parte è dunque arrivata via terra, probabilmente percorrendo la già nota rotta balcanica, dopo aver attraversato altri paesi europei, per giungere, infine, in Italia;
nonostante l'articolo 7 del Regolamento UE 604/2013 disponga una gerarchia tra i criteri per la determinazione dello Stato competente all'esame di una richiesta di protezione internazionale, e che quello del paese di ingresso e/o soggiorno è al quarto posto, le richieste dell'Italia di riammissione attive in paesi terzi accolte sono state solo 646 al 15.05.2017 (in calo rispetto alle 1.449 nello stesso periodo dello scorso anno), mentre quelle dei Paesi terzi di riammissione passive in Italia accolte sono state di gran lunga superiori: 2.087 a maggio 2016 e 7.167 nello stesso periodo del 2017;
nonostante il programma di ricollocazione adottato dall'Unione europea nell'ambito dell'Agenda europea sulla migrazione del 3 maggio 2015 prevedesse la redistribuzione di circa 40 mila richiedenti protezione internazionale da Italia e Grecia in altri Stati membri dell'Unione entro il 26 settembre 2017, al 26 maggio 2017 risultano ricollocati dall'Italia solo 6.193 richiedenti protezione internazionale;
le nazionalità dei richiedenti indicate nel piano di ricollocamento europeo non risultano, secondo i dati disponibili al 31 maggio 2017, tra quelle dichiarate al momento dello sbarco in Italia, dove ai primi posti tra i paesi di origine vi sono Nigeria, Bangladesh, Guinea, Costa d'Avorio e Gambia;
sebbene il concetto di un Sistema europeo comune di asilo (CEAS) sia stato introdotto per la prima volta dal Consiglio europeo di Tampere nel 1999, ad oggi, nonostante le diverse direttive adottate negli anni, lo stesso non si è ancora realizzato poiché permangono tra i diversi Stati membri differenze notevoli nel recepimento ed attuazione della normativa comunitaria, da cui discende, anche alla luce della continua emergenza migratoria in atto, il fallimento dell'Unione europea in merito alle politiche finora attuate, alla gestione dei confini esterni ma altresì per la sicurezza nella zona Schengen;
ad esempio, nonostante la direttiva 2013/32/UE, all'articolo 37, paragrafo 1, consenta di designare a livello nazionale Paesi di origine sicuri ai fini dell'esame delle domande di protezione internazionale e di prevedere una procedura accelerata e/o di frontiera ai sensi dell'articolo 31, paragrafo 8, l'attuale normativa nazionale non ha ancora recepito gli articoli 36, 37 e 38 della direttiva in materia di designazione di paese di origine e terzo sicuro, a differenza di altri paesi europei;
ugualmente in Italia non è stato recepito il disposto di cui all'articolo 8 della direttiva 2011/95/UE il quale prevede la possibilità di adottare disposizioni nazionali che prevedano, nell'ambito dell'esame delle domande di protezione internazionale, la valutazione del ricollocamento interno o dell'alternativa di fuga, cosiddetta IFA/IRA (Internal Flight or Relocation Alternative);
la direttiva 2008/115/CE dispone l'obbligo di incisive politiche sia nazionali che comunitarie di contrasto all'immigrazione clandestina e di un effettivo rimpatrio benché gli accordi di riammissione stipulati a livello di Unione europea siano solo 17;
sebbene la medesima direttiva ponga in capo anche agli Stati membri precisi obblighi per il rimpatrio e l'allontanamento dei cittadini di Paesi terzi in posizione irregolare e preveda il trattenimento degli stessi in appositi centri fino a diciotto mesi onde consentire l'identificazione e l'avvio delle procedure di espulsione per rendere effettivo il loro rimpatrio, la chiusura della maggior parte dei centri di identificazione ed espulsione (5 su 9), l'abbassamento del tempo massimo di trattenimento con la legge n. 161 del 2014 da diciotto mesi a novanta giorni, hanno, di fatto, vanificato le procedure di espulsione, esponendo non solo ad eventuali rilievi per infrazione della normativa comunitaria ma, soprattutto, a pericoli per la sicurezza interna, stante la presenza di migliaia di clandestini solo individuati tramite i rilievi dattiloscopici ma non identificati che attualmente circolano liberamente sul territorio italiano;
è innegabile che la tratta clandestina di esseri umani sia un business immorale e pericoloso per la sicurezza nazionale e vada quindi scoraggiata e repressa in ogni modo, tuttavia è altrettanto notorio che i trafficanti di esseri umani che organizzano tali viaggi hanno compreso e sfruttano a loro vantaggio proprio la confusione legislativa sia comunitaria che dei singoli Stati e il disordine degli attuali sistemi d'asilo e di espulsione nazionali;
il nostro Paese, avendo dei confini in maggior parte permeabili come quello marittimo, deve tutelarsi rispetto al pericolo che flussi incontrollati di migranti possano comprometterne la sicurezza nazionale, anche per i pericoli di matrice terroristica, dando attuazione alle norme del trattato di Schengen che ci impongono di chiudere la nostra frontiera esterna ai migranti economici;
la relazione conclusiva dell'indagine conoscitiva sul ruolo delle Forze armate e delle organizzazioni non governative nella gestione dei flussi migratori, approvata il 16 maggio scorso dalla Commissione Difesa del Senato della Repubblica, ha evidenziato l'importanza e l'incisività del contributo che potrebbe fornire la Guardia costiera libica all'interno delle acque territoriali del proprio Paese, raccomandando di ricostituire il locale centro di coordinamento del soccorso marittimo;
una questione contigua al controllo ed alla gestione dei flussi migratori è quella concernente le normative per la concessione della cittadinanza. Sotto questo profilo suscita particolare preoccupazione la determinazione dimostrata dal Governo e dalla sua maggioranza parlamentare a fare della nascita in territorio italiano il principale canale di acquisizione della cittadinanza, dal momento che in presenza di flussi migratori tanto consistenti tale scelta rappresenterebbe un obiettivo incentivo al loro ulteriore potenziamento, con prevedibili riflessi negativi anche sugli altri Stati membri dell'Unione, da tempo alle prese con i problemi di sicurezza posti dai jihadisti già in possesso della rispettiva cittadinanza;
riguardo agli sviluppi del processo di integrazione nel campo della sicurezza e della difesa, permangono incertezze circa il percorso per pervenirvi ed il tipo di assetto finale al quale si pensa;
suscitano tuttavia interesse ed apprensione il riarmo sostanziale intrapreso dalla Germania, che si accinge ad investire nelle capacità del proprio strumento militare ben 130 miliardi di euro nei prossimi 15 anni, mentre integra nelle strutture delle proprie Forze armate intere brigate fornite da altri Stati membri dell'Unione europea al di fuori di qualsiasi concertazione formale in ambito comunitario;
è altresì oggetto di incertezza la prospettiva della deterrenza nucleare europea qualora l'integrazione nel campo della difesa divenga completa, dal momento che la sicurezza del Continente verrebbe a poggiare sulle capacità nucleari militari della Francia, unico Stato dell'Unione europea ad averne, una volta perfezionata l'uscita del Regno Unito;
il moltiplicarsi degli attentati jihadisti in Europa rappresenta una sfida permanente alla sicurezza degli Stati dell'Unione che può essere efficacemente contrastata soltanto se in ambito europeo si perverrà ad una migliore condivisione delle informazioni sensibili e delle strategie concepite a livello nazionale per affrontare la minaccia;
in questo contesto, appare essenziale conservare un rapporto con il Regno Unito nella sfera della sicurezza, anche al di là del canale offerto dall'Alleanza Atlantica, aprendo la strada altresì anche alla collaborazione ed alla condivisione delle informazioni con altri Stati esterni all'Unione che abbiano dato prova di competenza ed efficacia nella lotta al terrorismo jihadista, anche con proprie segnalazioni concernenti minacce immediate alla sicurezza dei Paesi membri dell'Unione europea;
è quindi importante che il negoziato tra l'Unione europea ed il Regno Unito sia improntato alla massima comprensione reciproca, evitando di perseguire agende che siano condizionate da alcun tipo di velleità pedagogica o punitiva nei confronti del popolo britannico; sul piano delle relazioni esterne dell'Unione, risulta interesse del nostro Paese e di buona parte degli altri Stati membri che l'apparato sanzionatorio allestito nei confronti della Federazione russa venga al più presto rimosso; per quanto concerne l'occupazione e lo sviluppo, a dispetto di un certo ottimismo, la ripresa europea permane complessivamente fiacca, non uniforme ed incapace di generare adeguati incrementi dell'occupazione, particolarmente nel nostro Paese, circostanza che sconsiglia di abbandonare a breve termine le politiche di stimolazione monetaria attuate dalla BCE nell'Eurozona;
le politiche perseguite dall'Unione europea per il rafforzamento del mercato unico in termini di libera circolazione di capitali e merci continuano a prevedere un maggiore ricorso al metodo bilaterale, che in nome della stimolazione della competizione rischia di estromettere dal mercato le imprese di più piccole dimensioni, esponendole all'aggressiva concorrenza di Paesi le cui regole di mercato sono molto meno stringenti delle nostre, a danno della qualità delle merci, dell'ambiente e della salute stessa dei consumatori;
la direttiva 2006/123/CE del Parlamento e del Consiglio del 12 dicembre 2006, relativa ai servizi del mercato interno, recepita dall'Italia con il decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59, e successive modificazioni, in particolare, solleva serie perplessità circa la sua applicazione in settori ritenuti di particolare importanza per l'economia italiana, quali le concessioni per il commercio sulle aree pubbliche e per il demanio marittimo;
lo sviluppo del settore dei servizi deve essere perseguito in maniera equilibrata e sostenibile e comunque in modo tale da non pregiudicare la crescita e i livelli occupazionali esistenti nei paesi membri dell'Unione europea;
con riguardo alla crescita economica e salariale, l'Italia continua a registrare un costo del lavoro ben al di sopra della media europea che, in combinato con la scorretta politica salariale di taluni Paesi membri (vero e proprio dumping salariale), di fatto pone tali Paesi nella condizione di sottrarre capacità produttiva ai partner europei e l'Italia nella fattispecie in condizioni di non competitività,
impegna il Governo:
1) a sostenere anche nell'ambito del Consiglio Europeo l'attuazione di una politica comune di contrasto dei flussi migratori e dei connessi rischi di proliferazione delle cellule terroristiche di matrice jihadista che agiscono nel nostro Continente, congelando l'adozione di qualsiasi misura che possa costituire incentivo a migrare verso l'Unione Europea, a partire dalle ipotesi di ampliamento delle modalità di acquisto della cittadinanza che privilegino il cosiddetto ius soli;
2) ad adoperarsi nell'ambito del Consiglio europeo per lo stabilimento di un efficace blocco navale al limite delle acque territoriali, con il compito di effettuare il respingimento dei barconi dei migranti verso le coste degli Stati di provenienza, nonché per l'adozione immediata di specifiche e idonee misure per contrastare anche l'ingresso irregolare via terra di immigrati dagli altri Stati europei confinanti;
3) a promuovere la creazione nei Paesi di partenza e di transito di appositi campi in cui convogliare i migranti al fine di realizzare sul posto anche la verifica dell'eventuale sussistenza dei criteri richiesti dai Paesi dell'Unione europea per essere ammessi alla concessione del diritto d'asilo e l'esame delle stesse domande di protezione internazionale, al fine di disincentivare le partenze degli immigrati;
4) a garantire l'adozione di idonee iniziative di carattere normativo al fine di conformare la legislazione nazionale alle disposizioni previste dalla direttiva 2013/32/UE in materia di designazione di paese di origine e terzo sicuro, anche al fine di accelerare le procedure di esame delle domande di protezione internazionale, e dall'articolo 8 della direttiva 2011/95/UE in materia di valutazione del ricollocamento interno o dell'alternativa di fuga, cosiddetta IFA/IRA (Internal Flight or Relocation Alternative);
5) ad impegnarsi in ambito europeo all'effettivo recepimento della direttiva 115/2008/CE, stipulando e rendendo operativi gli accordi bilaterali di riammissione con i Paesi di origine che risultano tra le nazionalità maggiormente rappresentate tra quelle dichiarate dai cittadini stranieri al momento del loro ingresso irregolare dai confini marittimi, terrestri e aerei, assicurando che la capienza effettiva dei centri di cui all'articolo 14 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, sia tale da garantire il trattenimento di tutti i cittadini di Paesi terzi il cui ingresso o soggiorno sia irregolare presenti sul territorio nazionale ed aumentando il periodo di trattenimento nei centri di detenzione amministrativa fino a 18 mesi, in linea con l'articolo 15 paragrafi 5 e 6 della direttiva 2008/115;
6) ad esercitare le opportune iniziative per ottenere il sostegno del Consiglio europeo alla ricostituzione del Centro libico di coordinamento del soccorso marittimo, in modo tale da incrementare più rapidamente gli interventi di respingimento verso la costa dei migranti irregolari in partenza dalle coste della Libia effettuati all'interno delle acque territoriali di quel Paese;
7) ad esigere in sede europea chiarezza circa le effettive prospettive dell'integrazione comunitaria nel campo della Difesa, in particolare esigendo dalla Germania informazioni in merito all'ampiezza del proprio riarmo ed al contestuale assorbimento all'interno delle unità delle proprie Forze armate di unità fornite da altri Stati membri dell'Unione europea in particolare Repubblica Ceca e Romania;
8) a porre nell'ambito del Consiglio europeo anche il problema dell'eventuale deterrenza nucleare comunitaria, chiarendo in particolare se l'integrazione militare europea implichi una gestione in comune della Force de Frappe francese e se questa opzione significhi altresì la rinuncia alla garanzia nucleare ancora fornita dagli Stati Uniti, attraverso l'Alleanza Atlantica;
9) relativamente alla sicurezza interna all'Unione, con particolare riguardo alla lotta al terrorismo di matrice jihadista, a proporre nell'ambito del Consiglio europeo la creazione di un nuovo organismo composto dalle autorità nazionali preposte alla direzione delle agenzie di intelligence, incaricato di discutere con cadenza almeno semestrale le strategie da adottare per fronteggiare la minaccia e l'evoluzione di quest'ultima;
10) ad esercitare le opportune iniziative affinché il negoziato concernente la Brexit, appena avviato, non sia condizionato da alcuna velleità pedagogica o punitiva, ma rifletta invece la volontà di non interrompere i rapporti tra l'Unione europea ed il Regno Unito, dei quali è componente essenziale anche lo scambio di informazioni in materia di lotta al terrorismo di matrice jihadista;
11) a ribadire la necessità di adottare un approccio sistemico che favorisca l'apparato produttivo italiano, ed in particolare il comparto manifatturiero, permettendo di sostenere le eccellenze italiane, preservandole dall'aggressiva concorrenza di Paesi le cui regole di mercato sono molto meno stringenti delle nostre, a danno della qualità delle merci, della salute e dell'ambiente;
12) a proporre nelle sedi opportune le necessarie modifiche alla direttiva sui servizi, affinché venga salvaguardata la specificità dei settori citati nelle premesse per non pregiudicarne la crescita ed i livelli occupazionali;
13) ad assumere iniziative affinché il Consiglio europeo esprima apprezzamento per quanto la Banca centrale europea continua a fare attuando il suo Quantitative Easing, di cui è certamente prematuro prospettare la conclusione;
14) ad adoperarsi per reperire risorse da destinare alla riduzione stabile e permanente del costo del lavoro, indispensabile a fronteggiare la competizione intraeuropea, attraverso misure di detassazione ed al contempo di decontribuzione senza intaccare l'ammontare del futuro trattamento pensionistico e realizzando interventi di redistribuzione territoriale delle risorse in favore di quei territori maggiormente competitivi;
15) ad assumere iniziative per prevedere al fine della semplificazione del costo del lavoro sia in termini burocratici che fiscali, l'apposizione di una Tax Rate omnicomprensiva affinché l'impresa sappia immediatamente quale sia il costo del dipendente e non debba dedicare molte ore nelle procedure fiscali per effettuare i numerosi e diversificati versamenti allo Stato (contributi, erario, assicurazione, assistenza).
(6-00328) «Fedriga, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caparini, Castiello, Giancarlo Giorgetti, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Molteni, Pagano, Picchi, Gianluca Pini, Rondini, Saltamartini, Simonetti».
La Camera,
in vista del Consiglio Europeo del 22-23 giugno 2017,
impegna il Governo:
1) a non dare «via libera», meno che mai senza adeguate garanzie, alla proposta di un Ministro delle finanze unico europeo, posto che l'Europa ha bisogno di competizione fiscale e di concorrenza fiscale, più che di una eccessiva omogenizzazione che, solo la competizione fiscale può consentire ai sistemi a tassazione più bassa di fungere da modello e stimolo per quelli a tassazione più elevata e che una «gabbia» troppo rigida sarebbe anche un freno definitivo rispetto a positivi esperimenti territoriali di fiscalità di vantaggio;
2) a non avallare iniziative europee sulla difesa e sulla sicurezza in termini alternativi o sostitutivi rispetto alla Nato, che è storicamente il nostro «ombrello» di difesa, tenendo conto che semmai occorre battersi affinché la Nato si occupi di più anche del Mediterraneo e del Sud Europa, in considerazione delle emergenze legate al terrorismo e alle spinte migratorie;
3) a fare del negoziato con il Regno Unito su «Brexit» una opportunità per chiedere che i 27 Paesi membri rinegozino anche all'interno tutti i trattati, a partire dal Fiscal compact.
(6-00329) «Latronico».
La Camera,
premesso che:
il Consiglio europeo del 22 e 23 valuterà in particolare l'attuazione delle misure adottate per arginare i flussi migratori lungo la rotta del Mediterraneo centrale;
saranno discussi anche gli sviluppi relativi alla rotta del Mediterraneo orientale, alla dichiarazione UE-Turchia e agli strumenti creati per affrontare le cause profonde della migrazione;
il Consiglio europeo discuterà inoltre della riforma del sistema europeo comune di asilo, compresi i principi di responsabilità e solidarietà;
i Capi di Stato e di Governo valuteranno inoltre l'effettivo rafforzamento della cooperazione dell'Unione europea nel campo della sicurezza esterna e della difesa oltre che l'attuale situazione di sicurezza interna all'UE;
il Consiglio Europeo inoltre valuterà gli sforzi diretti a creare un mercato unico sempre più forte individuando i settori in cui sono necessari rapidi progressi nell'ambito dell'occupazione, della crescita e della competitività;
infine il Consiglio Europeo esaminerà gli ultimi sviluppi intervenuti nei negoziati a seguito della notifica del Regno Unito a norma dell'articolo 50 del TUE e si prefigge di approvare le modalità procedurali per il trasferimento delle agenzie dell'Unione europea la cui sede attuale è nel Regno Unito;
considerato che l'intento del Consiglio Europeo è di rafforzare il controllo dei confini terrestri e marittimi dell'Unione Europea;
il piano d'azione relativo alla gestione del flusso migratorio nel Mediterraneo centrale approvato durante il vertice dei capi di Stato e di governo del Consiglio d'Europa che si è tenuto il 3 febbraio 2017 mira a rafforzare la cooperazione con i paesi partner in materia di migrazione;
fra i principali obiettivi che citiamo di tale piano vi sono:
stanziamento di 200 milioni di euro per bloccare l'arrivo di migranti dalla Libia e dal Nordafrica verso l'Italia e aumentare la sorveglianza delle frontiere;
l'addestramento della guardia costiera libica, già avviato nel 2016 con l'operazione Sophia, che avrà il compito di pattugliare le coste e fermare la partenza delle imbarcazioni dalla Libia, con l'obiettivo di affidare alla guardia costiera libica le operazioni nelle acque libiche nelle quali i mezzi navali europei non hanno il permesso di entrare;
l'attivazione del Seahorse Mediterranean Network, un centro di coordinamento per il controllo delle frontiere, a cui parteciperanno Cipro, Francia, Grecia, Italia, Portogallo e Spagna;
il sostegno all'ingresso in Libia, e in particolare nei centri di detenzione dei migranti, di organizzazioni umanitarie come l'Alto commissariato dell'ONU per i rifugiati (UNHCR) e l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM);
la promozione di accordi con i paesi confinanti con la Libia, in particolare il Niger, per controllare le frontiere;
considerato che il trattato di Lisbona prevede la possibilità, per taluni paesi dell'UE, di rafforzare la loro reciproca collaborazione nel settore militare, creando una cooperazione strutturata permanente (articolo 42, paragrafi 6 e 46, del Trattato sull'Unione europea o TUE) e che l'articolo 44 TUE stabilisce che: «nel quadro delle decisioni adottate in conformità dell'articolo 43, il Consiglio può affidare la realizzazione di una missione a un gruppo di Stati membri che lo desiderano e dispongono delle capacità necessarie per tale missione. Tali Stati membri, in associazione con l'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, si accordano sulla gestione della missione»;
valutato che sarebbe un errore non cogliere le opportunità offerte dal Trattato di Lisbona per affrontare la crisi migratoria in modo più solidale, coordinato ed efficiente;
ritenuto che il 25 novembre 2016 NATO e EU hanno discusso i passi successivi da compiere riguardanti la loro collaborazione sulla difesa cibernetica e il nostro rappresentante, Federica Mogherini, ha esposto la necessità di una politica di sempre maggiore collaborazione che si sta cercando di attuare in Europa per realizzare un efficace sistema di sicurezza cibernetica;
considerato che il 6 giugno scorso è stato proposto dal Consiglio europeo un documento con le conclusioni relative alla sicurezza cibernetica nel quale l'Europa ha riconosciuto che lo spazio cibernetico offre significative opportunità ma pone anche continue sfide per la politica estera e di sicurezza dell'UE e per la necessità crescente di protezione e di sicurezza dell'Europa e dei suoi Stati membri e dei loro cittadini contro gli attacchi cibernetici e l'illegalità di alcune attività ad essi connesse;
considerato che la collaborazione tra Stati membri nella politica di sicurezza cibernetica comporterebbe una protezione più efficace dell'integrità e della sicurezza dell'UE, degli Stati stessi e dei loro cittadini;
ritenuto che l'uscita di uno Stato dall'Unione Europea comporta una drastica riduzione di responsabilità e di doveri di detto Stato nei confronti dell'UE stessa e, pertanto, a questa riduzione di responsabilità e doveri deve necessariamente corrispondere una riduzione di vantaggi;
nello specifico, si pone il problema del trasferimento dell'Autorità bancaria europea (Eba) e dell'agenzia europea per i medicinali (Ema), e che i criteri per l'assegnazione delle stesse messi a punto dai due presidenti. Junker e Tusk, sono: la rapidità con la quale la nuova sede può essere operativa: la sua accessibilità: la presenza di scuole per i figli dei dipendenti: l'accesso al mercato del lavoro e ai servizi medici e sociali per i figli e i partner: l'assicurazione che possa essere garantita la continuità dell'attività: il fattore geografico e chi soddisfa meglio i suddetti criteri e garantisce il buon funzionamento delle agenzie;
la decisione finale dovrebbe essere in capo al Consiglio europeo e non definita da un sistema di selezione a tre turni con decisione a maggioranza, come proposto dai suddetti Presidenti, almeno prevedendo una maggioranza più ampia per l'assegnazione che avvantaggi i Paesi facenti parte dell'Unione e non lasciando immutata la posizione di chi ne è uscito,
impegna il Governo:
1) per quanto riguarda il fenomeno delle migrazioni di massa, a proporre al Consiglio europeo il ricorso agli strumenti collaborativi previsti dagli articoli 46 e/o 44 del Trattato sull'Unione europea allo scopo di avviare iniziative di cooperazione militare e civile volte air incremento delle capacità di controllo delle frontiere orientali dell'Unione europea nonché al conseguimento degli obiettivi prefissi dal piano d'azione relativo alla gestione del flusso migratorio nel Mediterraneo;
2) per quanto riguarda la cooperazione dell'Unione europea nel campo della sicurezza e difesa, a proporre al Consiglio europeo l'istituzione di un comando cibernetico strategico comune, quale pilastro per la realizzazione di un efficace sistema di sicurezza cibernetica europeo, anche nell'ottica di massimizzare la collaborazione e le sinergie tra Stati volte a un rapido conseguimento degli obiettivi previsti dalla direttiva NIS;
3) per quanto attiene alla procedure di uscita del Regno Unito dall'Unione Europea, a presentare con forza al Consiglio europeo l'esigenza di impostare la negoziazione per l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea in modo tale che sia preclusa fin da subito ogni possibilità che, a conclusione di tale processo di uscita il Regno Unito possa mantenere vantaggi, di qualsiasi genere, superiori a quelli attualmente garantiti ai partner esterni all'Unione europea;
4) a proporre al Consiglio europeo di assumersi la prerogativa di adottare la decisione finale in merito ai criteri di assegnazione delle Agenzie.
(6-00330) «Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco».
La Camera,
premesso che:
il Consiglio europeo del 22 e 23 valuterà in particolare l'attuazione delle misure adottate per arginare i flussi migratori lungo la rotta del Mediterraneo centrale;
saranno discussi anche gli sviluppi relativi alla rotta del Mediterraneo orientale, alla dichiarazione UE-Turchia e agli strumenti creati per affrontare le cause profonde della migrazione;
il Consiglio europeo discuterà inoltre della riforma del sistema europeo comune di asilo, compresi i principi di responsabilità e solidarietà;
i Capi di Stato e di Governo valuteranno inoltre l'effettivo rafforzamento della cooperazione dell'Unione europea nel campo della sicurezza esterna e della difesa oltre che l'attuale situazione di sicurezza interna all'UE;
il Consiglio Europeo inoltre valuterà gli sforzi diretti a creare un mercato unico sempre più forte individuando i settori in cui sono necessari rapidi progressi nell'ambito dell'occupazione, della crescita e della competitività;
infine il Consiglio Europeo esaminerà gli ultimi sviluppi intervenuti nei negoziati a seguito della notifica del Regno Unito a norma dell'articolo 50 del TUE e si prefigge di approvare le modalità procedurali per il trasferimento delle agenzie dell'Unione europea la cui sede attuale è nel Regno Unito;
considerato che l'intento del Consiglio Europeo è di rafforzare il controllo dei confini terrestri e marittimi dell'Unione Europea;
il piano d'azione relativo alla gestione del flusso migratorio nel Mediterraneo centrale approvato durante il vertice dei capi di Stato e di governo del Consiglio d'Europa che si è tenuto il 3 febbraio 2017 mira a rafforzare la cooperazione con i paesi partner in materia di migrazione;
fra i principali obiettivi che citiamo di tale piano vi sono:
stanziamento di 200 milioni di euro per bloccare l'arrivo di migranti dalla Libia e dal Nordafrica verso l'Italia e aumentare la sorveglianza delle frontiere;
l'addestramento della guardia costiera libica, già avviato nel 2016 con l'operazione Sophia, che avrà il compito di pattugliare le coste e fermare la partenza delle imbarcazioni dalla Libia, con l'obiettivo di affidare alla guardia costiera libica le operazioni nelle acque libiche nelle quali i mezzi navali europei non hanno il permesso di entrare;
l'attivazione del Seahorse Mediterranean Network, un centro di coordinamento per il controllo delle frontiere, a cui parteciperanno Cipro, Francia, Grecia, Italia, Portogallo e Spagna;
il sostegno all'ingresso in Libia, e in particolare nei centri di detenzione dei migranti, di organizzazioni umanitarie come l'Alto commissariato dell'ONU per i rifugiati (UNHCR) e l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM);
la promozione di accordi con i paesi confinanti con la Libia, in particolare il Niger, per controllare le frontiere;
considerato che il trattato di Lisbona prevede la possibilità, per taluni paesi dell'UE, di rafforzare la loro reciproca collaborazione nel settore militare, creando una cooperazione strutturata permanente (articolo 42, paragrafi 6 e 46, del Trattato sull'Unione europea o TUE) e che l'articolo 44 TUE stabilisce che: «nel quadro delle decisioni adottate in conformità dell'articolo 43, il Consiglio può affidare la realizzazione di una missione a un gruppo di Stati membri che lo desiderano e dispongono delle capacità necessarie per tale missione. Tali Stati membri, in associazione con l'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, si accordano sulla gestione della missione»;
valutato che sarebbe un errore non cogliere le opportunità offerte dal Trattato di Lisbona per affrontare la crisi migratoria in modo più solidale, coordinato ed efficiente;
ritenuto che il 25 novembre 2016 NATO e EU hanno discusso i passi successivi da compiere riguardanti la loro collaborazione sulla difesa cibernetica e il nostro rappresentante, Federica Mogherini, ha esposto la necessità di una politica di sempre maggiore collaborazione che si sta cercando di attuare in Europa per realizzare un efficace sistema di sicurezza cibernetica;
considerato che il 6 giugno scorso è stato proposto dal Consiglio europeo un documento con le conclusioni relative alla sicurezza cibernetica nel quale l'Europa ha riconosciuto che lo spazio cibernetico offre significative opportunità ma pone anche continue sfide per la politica estera e di sicurezza dell'UE e per la necessità crescente di protezione e di sicurezza dell'Europa e dei suoi Stati membri e dei loro cittadini contro gli attacchi cibernetici e l'illegalità di alcune attività ad essi connesse;
considerato che la collaborazione tra Stati membri nella politica di sicurezza cibernetica comporterebbe una protezione più efficace dell'integrità e della sicurezza dell'UE, degli Stati stessi e dei loro cittadini;
ritenuto che l'uscita di uno Stato dall'Unione Europea comporta una drastica riduzione di responsabilità e di doveri di detto Stato nei confronti dell'UE stessa e, pertanto, a questa riduzione di responsabilità e doveri deve necessariamente corrispondere una riduzione di vantaggi;
nello specifico, si pone il problema del trasferimento dell'Autorità bancaria europea (Eba) e dell'agenzia europea per i medicinali (Ema), e che i criteri per l'assegnazione delle stesse messi a punto dai due presidenti. Junker e Tusk, sono: la rapidità con la quale la nuova sede può essere operativa: la sua accessibilità: la presenza di scuole per i figli dei dipendenti: l'accesso al mercato del lavoro e ai servizi medici e sociali per i figli e i partner: l'assicurazione che possa essere garantita la continuità dell'attività: il fattore geografico e chi soddisfa meglio i suddetti criteri e garantisce il buon funzionamento delle agenzie;
la decisione finale dovrebbe essere in capo al Consiglio europeo e non definita da un sistema di selezione a tre turni con decisione a maggioranza, come proposto dai suddetti Presidenti, almeno prevedendo una maggioranza più ampia per l'assegnazione che avvantaggi i Paesi facenti parte dell'Unione e non lasciando immutata la posizione di chi ne è uscito,
impegna il Governo:
1) per quanto riguarda il fenomeno delle migrazioni di massa, a proporre al Consiglio europeo il ricorso agli strumenti collaborativi previsti dagli articoli 46 e/o 44 del Trattato sull'Unione europea allo scopo di avviare iniziative di cooperazione militare e civile volte air incremento delle capacità di controllo delle frontiere orientali dell'Unione europea nonché al conseguimento degli obiettivi prefissi dal piano d'azione relativo alla gestione del flusso migratorio nel Mediterraneo;
2) per quanto riguarda la cooperazione dell'Unione europea nel campo della sicurezza e difesa, a proporre al Consiglio europeo di realizzare un efficace sistema di sicurezza cibernetica europeo, anche nell'ottica di massimizzare la collaborazione e le sinergie tra Stati volte a un rapido conseguimento degli obiettivi previsti dalla direttiva NIS;
3) per quanto attiene alla procedure di uscita del Regno Unito dall'Unione Europea, a presentare con forza al Consiglio europeo l'esigenza di impostare la negoziazione per l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea in modo tale che sia preclusa fin da subito ogni possibilità che, a conclusione di tale processo di uscita il Regno Unito possa mantenere vantaggi, di qualsiasi genere, superiori a quelli attualmente garantiti ai partner esterni all'Unione europea;
4) a proporre al Consiglio europeo di ribadire la proposta relativa alla decisione finale in merito ai criteri di assegnazione delle Agenzie.
(6-00330)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco».
La Camera,
premesso che:
il prossimo Consiglio europeo del 22 giugno sarà particolarmente impegnativo, alla luce di una fitta agenda che prevede all'ordine del giorno argomenti particolarmente delicati, quali: il controllo dei flussi migratori lungo la rotta del Mediterraneo centrale ed orientale – problemi che riguardano principalmente l'Italia, la Grecia e la Turchia (di cui si discuterà anche il rapporto con l'Unione europea) – la riforma del sistema europeo comune di asilo; il rafforzamento della cooperazione europea nel campo della difesa e della sicurezza interna; la realizzazione di ulteriori progressi nel campo della realizzazione del mercato unico, specie in quei settori che necessitano di misure più urgenti, tra le quali l'Italia deve indicare il sollecito completamento dell'Unione bancaria;
al tempo stesso approverà le raccomandazioni specifiche per Paese, in vista della conclusione del semestre europeo 2017, per discutere, poi, del prossimo vertice del 7 e 8 luglio del G20, che si terrà ad Amburgo nonché degli sviluppi della Brexit e del trasferimento delle Agenzie UE, attualmente presenti sul territorio del Regno Unito, in particolare di quello dell'Agenzia europea per i medicinali alla cui diversa dislocazione territoriale l'Italia è particolarmente interessata;
dovranno, quindi, essere analizzate le specifiche questioni legate al quadro di politica estera, dopo i grandi sommovimenti che si intravedono nello scenario internazionale e che coinvolgono direttamente i rapporti tra la stessa Europa ed il suo principale alleato: vale a dire gli Stati Uniti d'America, le cui posizioni in tema di ambiente (e non solo) hanno prodotto una sostanziale modifica negli equilibri sanciti dall'accordo di Parigi. Per concludere, infine, sul tema dello sviluppo del digitale, quale infrastruttura immateriale destinata a modificare radicalmente modi di vita ed assetti produttivi;
tra i tanti temi trattati, sarà importante per il Governo italiano individuare le necessarie priorità nazionali, senza peraltro trascurare la necessità di una partecipazione attiva nella discussione dei vari dossier per trovare le necessarie compensazioni che possano favorire il perseguimento degli obiettivi principali, che dovranno riguardare le misure necessarie che dovranno essere assunte per arginare i flussi migratori soprattutto lungo la rotta del Mediterraneo centrale e il trasferimento in territorio italiano dell'Agenzia europea per i medicinali, tenendo conto del fatto che Brexit produce un mutamento profondo degli equilibri finanziari italiani a causa del legame esistente tra la Borsa italiana e la City di Londra (London Stock Exchange), specie per quanto riguarda la piattaforma elettronica che regola le contrattazioni dei titoli di Stato;
per quanto riguarda, invece, le raccomandazioni specifiche non solo per l'Italia, il problema non può essere affrontato in chiave di semplice ortodossia contabile – finanziaria, considerato che lo stesso FMI, per bocca del suo capo-economista Oliver Blanchard, ha dovuto riconoscere che quelle valutazioni si basavano su presupposti analitici errati e che il problema della stessa riduzione del rapporto debito pubblico – PIL deve essere riconsiderato alla luce dei diversi coefficienti di elasticità che regolano i rapporti tra le diverse componenti della spesa pubblica (soprattutto gli investimenti e la riduzione della pressione fiscale) e la sottostante crescita economica, dal cui maggiore sviluppo può derivare una riduzione di quel rapporto, grazie ad una maggiore crescita del denominatore;
per l'Italia il problema più urgente è ovviamente quello di arginare i flussi migratori. «La gestione dei flussi di migranti e richiedenti asilo verso i Paesi dell'Unione – è scritto nella premessa del DEF 2017 – rappresenta una sfida senza precedenti che l'Europa si trova oggi ad affrontare sul terreno della libertà di circolazione delle persone, del rispetto dei diritti umani, della sicurezza dei cittadini europei. È una crisi sistemica alla quale bisogna fornire una risposta comune a livello europeo, mediante una gestione comune delle frontiere». Secondo le valutazioni del Ministero dell'interno, riportate nello stesso documento, «nel 2016 sono state soccorse 181.436 persone, una cifra ben superiore al picco di due anni fa, più di tre volte il livello nel 2013 e anche superiore al periodo 2011-2012 caratterizzato dalla crisi della cosiddetta “primavera araba”. La tendenza del primo trimestre del 2017 segnala un'ulteriore crescita, con oltre 24.000 persone salvate in mare, pari a un incremento del 30 per cento rispetto allo stesso periodo del 2016 e del 138,9 per cento rispetto allo stesso periodo del 2015»;
questa catastrofe umanitaria diventa immane se si considera che «il numero dei minori non accompagnati ha superato i 25.000 nel 2016 e i 2.000 nei primi tre mesi del 2017» e che la presenza delle donne, spesso in stato interessante, contribuisce a drammatizzare ulteriormente la situazione, per la particolare violenza fisica e psicologica cui sono sottoposte, soprattutto a causa di trafficanti senza scrupoli che approfittano del potere che possono esercitare nei confronti di persone disposte a tutto pur di raggiungere l'altra sponda del Mediterraneo;
nessun Paese, se lasciato solo, può reggere, in una prospettiva di medio periodo, ad una pressione così forte. Per l'Italia il problema è aggravato dalle sue particolari condizioni economiche: dall'essere ancora alle prese – unico grande Paese europeo – con una crisi economica che non è stata superata, e che, agli attuali tassi di sviluppo – come ricordato dal Governatore della Banca d'Italia nella sua relazione conclusiva e confermato dalla delegazione del FMI, nella sua recente visita nel nostro Paese – i livelli di benessere del 2007 saranno raggiunti solo nella seconda metà del prossimo decennio. Né si può dire che il contributo europeo possa limitarsi al semplice riconoscimento di uno specifico margine di flessibilità per i conti pubblici nazionali. A parte la critica radicale, come indicato in precedenza nei confronti del fiscal compact, un Paese che presenta un tasso di disoccupazione superiore all'11 per cento ha poco da offrire in tema di occupazione per un numero così elevato di migranti. Ne deriva l'inevitabile ghettizzazione di coloro che sbarcano sul territorio nazionale, con il proliferare di attività illegali: dall'accattonaggio, alla prostituzione, fino ai traffici che generano il maggior allarme sociale tra strati crescenti dell'intera popolazione, di cui fanno parte gli stessi immigrati regolari;
problemi così complessi possono essere affrontati solo in chiave europea, partendo da una revisione della Convenzione di Dublino, le cui regole si sono dimostrate inadeguate di fronte ad un problema le cui caratteristiche sono quelle ricordate. Del resto la Convenzione mirava a regolamentare un flusso per così dire «ordinario» non certo l'emergenza attuale, derivante in parte dalle situazioni belliche, ma in misura ben maggiore dall'azione dei trafficanti di esseri umani che organizzano questa moderna «tratta degli schiavi» da quei Paesi africani che sono rimasti particolarmente indietro lungo la via dello sviluppo economico. Nel 2016 a fronte di arrivi pari a 181.436, le richieste di asilo con esito positivo sono state pari a 36.660: appena il 20 per cento. Nel primo trimestre del 2017 su 24.280 sbarchi la percentuale è stata pari a 23,5 per cento. Per un totale di 5.721 persone,
impegna il Governo:
1) a sostenere le posizioni espresse nelle considerazioni appena svolte, ed in particolare:
a) a perorare con forza la causa di un trasferimento dell'Agenzia europea per i medicinali in territorio italiano;
b) a promuovere una riforma complessiva del sistema europeo comune di asilo, secondo quelle che saranno le decisioni del Consiglio europeo e le conseguenti formule legislative che ne determineranno la relativa articolazione giuridica.
(6-00331) «Francesco Saverio Romano, Abrignani, Auci, Borghese, D'Agostino, D'Alessandro, Faenzi, Galati, Lainati, Marcolin, Merlo, Parisi, Rabino, Sottanelli, Zanetti, Vezzali».
La Camera,
premesso che:
il prossimo Consiglio europeo del 22 giugno sarà particolarmente impegnativo, alla luce di una fitta agenda che prevede all'ordine del giorno argomenti particolarmente delicati, quali: il controllo dei flussi migratori lungo la rotta del Mediterraneo centrale ed orientale – problemi che riguardano principalmente l'Italia, la Grecia e la Turchia (di cui si discuterà anche il rapporto con l'Unione europea) – la riforma del sistema europeo comune di asilo; il rafforzamento della cooperazione europea nel campo della difesa e della sicurezza interna; la realizzazione di ulteriori progressi nel campo della realizzazione del mercato unico, specie in quei settori che necessitano di misure più urgenti, tra le quali l'Italia deve indicare il sollecito completamento dell'Unione bancaria;
al tempo stesso approverà le raccomandazioni specifiche per Paese, in vista della conclusione del semestre europeo 2017, per discutere, poi, del prossimo vertice del 7 e 8 luglio del G20, che si terrà ad Amburgo nonché degli sviluppi della Brexit e del trasferimento delle Agenzie UE, attualmente presenti sul territorio del Regno Unito, in particolare di quello dell'Agenzia europea per i medicinali alla cui diversa dislocazione territoriale l'Italia è particolarmente interessata;
dovranno, quindi, essere analizzate le specifiche questioni legate al quadro di politica estera, dopo i grandi sommovimenti che si intravedono nello scenario internazionale e che coinvolgono direttamente i rapporti tra la stessa Europa ed il suo principale alleato: vale a dire gli Stati Uniti d'America, le cui posizioni in tema di ambiente (e non solo) hanno prodotto una sostanziale modifica negli equilibri sanciti dall'accordo di Parigi. Per concludere, infine, sul tema dello sviluppo del digitale, quale infrastruttura immateriale destinata a modificare radicalmente modi di vita ed assetti produttivi;
tra i tanti temi trattati, sarà importante per il Governo italiano individuare le necessarie priorità nazionali, senza peraltro trascurare la necessità di una partecipazione attiva nella discussione dei vari dossier per trovare le necessarie compensazioni che possano favorire il perseguimento degli obiettivi principali, che dovranno riguardare le misure necessarie che dovranno essere assunte per arginare i flussi migratori soprattutto lungo la rotta del Mediterraneo centrale e il trasferimento in territorio italiano dell'Agenzia europea per i medicinali, tenendo conto del fatto che Brexit produce un mutamento profondo degli equilibri finanziari italiani a causa del legame esistente tra la Borsa italiana e la City di Londra (London Stock Exchange), specie per quanto riguarda la piattaforma elettronica che regola le contrattazioni dei titoli di Stato;
per quanto riguarda, invece, le raccomandazioni specifiche non solo per l'Italia, il problema non può essere affrontato in chiave di semplice ortodossia contabile – finanziaria, considerato che lo stesso FMI, per bocca del suo capo-economista Oliver Blanchard, ha dovuto riconoscere che quelle valutazioni si basavano su presupposti analitici errati e che il problema della stessa riduzione del rapporto debito pubblico – PIL deve essere riconsiderato alla luce dei diversi coefficienti di elasticità che regolano i rapporti tra le diverse componenti della spesa pubblica (soprattutto gli investimenti e la riduzione della pressione fiscale) e la sottostante crescita economica, dal cui maggiore sviluppo può derivare una riduzione di quel rapporto, grazie ad una maggiore crescita del denominatore;
per l'Italia il problema più urgente è ovviamente quello di arginare i flussi migratori. «La gestione dei flussi di migranti e richiedenti asilo verso i Paesi dell'Unione – è scritto nella premessa del DEF 2017 – rappresenta una sfida senza precedenti che l'Europa si trova oggi ad affrontare sul terreno della libertà di circolazione delle persone, del rispetto dei diritti umani, della sicurezza dei cittadini europei. È una crisi sistemica alla quale bisogna fornire una risposta comune a livello europeo, mediante una gestione comune delle frontiere». Secondo le valutazioni del Ministero dell'interno, riportate nello stesso documento, «nel 2016 sono state soccorse 181.436 persone, una cifra ben superiore al picco di due anni fa, più di tre volte il livello nel 2013 e anche superiore al periodo 2011-2012 caratterizzato dalla crisi della cosiddetta “primavera araba”. La tendenza del primo trimestre del 2017 segnala un'ulteriore crescita, con oltre 24.000 persone salvate in mare, pari a un incremento del 30 per cento rispetto allo stesso periodo del 2016 e del 138,9 per cento rispetto allo stesso periodo del 2015»;
questa catastrofe umanitaria diventa immane se si considera che «il numero dei minori non accompagnati ha superato i 25.000 nel 2016 e i 2.000 nei primi tre mesi del 2017» e che la presenza delle donne, spesso in stato interessante, contribuisce a drammatizzare ulteriormente la situazione, per la particolare violenza fisica e psicologica cui sono sottoposte, soprattutto a causa di trafficanti senza scrupoli che approfittano del potere che possono esercitare nei confronti di persone disposte a tutto pur di raggiungere l'altra sponda del Mediterraneo;
nessun Paese, se lasciato solo, può reggere, in una prospettiva di medio periodo, ad una pressione così forte. Per l'Italia il problema è aggravato dalle sue particolari condizioni economiche: dall'essere ancora alle prese – unico grande Paese europeo – con una crisi economica che non è stata superata, e che, agli attuali tassi di sviluppo – come ricordato dal Governatore della Banca d'Italia nella sua relazione conclusiva e confermato dalla delegazione del FMI, nella sua recente visita nel nostro Paese – i livelli di benessere del 2007 saranno raggiunti solo nella seconda metà del prossimo decennio. Né si può dire che il contributo europeo possa limitarsi al semplice riconoscimento di uno specifico margine di flessibilità per i conti pubblici nazionali. A parte la critica radicale, come indicato in precedenza nei confronti del fiscal compact, un Paese che presenta un tasso di disoccupazione superiore all'11 per cento ha poco da offrire in tema di occupazione per un numero così elevato di migranti. Ne deriva l'inevitabile ghettizzazione di coloro che sbarcano sul territorio nazionale, con il proliferare di attività illegali: dall'accattonaggio, alla prostituzione, fino ai traffici che generano il maggior allarme sociale tra strati crescenti dell'intera popolazione, di cui fanno parte gli stessi immigrati regolari;
problemi così complessi possono essere affrontati solo in chiave europea, partendo da una revisione della Convenzione di Dublino, le cui regole si sono dimostrate inadeguate di fronte ad un problema le cui caratteristiche sono quelle ricordate. Del resto la Convenzione mirava a regolamentare un flusso per così dire «ordinario» non certo l'emergenza attuale, derivante in parte dalle situazioni belliche, ma in misura ben maggiore dall'azione dei trafficanti di esseri umani che organizzano questa moderna «tratta degli schiavi» da quei Paesi africani che sono rimasti particolarmente indietro lungo la via dello sviluppo economico. Nel 2016 a fronte di arrivi pari a 181.436, le richieste di asilo con esito positivo sono state pari a 36.660: appena il 20 per cento. Nel primo trimestre del 2017 su 24.280 sbarchi la percentuale è stata pari a 23,5 per cento. Per un totale di 5.721 persone,
impegna il Governo:
1) a sostenere le posizioni espresse nelle considerazioni appena svolte, ed in particolare:
a) a proseguire nell'impegno per un trasferimento dell'Agenzia europea per i medicinali in territorio italiano;
b) a ribadire la necessità di una riforma complessiva del sistema europeo comune di asilo, secondo quelle che saranno le decisioni del Consiglio europeo e le conseguenti formule legislative che ne determineranno la relativa articolazione giuridica.
(6-00331)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Francesco Saverio Romano, Abrignani, Auci, Borghese, D'Agostino, D'Alessandro, Faenzi, Galati, Lainati, Marcolin, Merlo, Parisi, Rabino, Sottanelli, Zanetti, Vezzali».
La Camera,
udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri sulla riunione del Consiglio europeo dei prossimi 22 e 23 giugno,
premesso che:
stando alla lettura dell'ordine del giorno il prossimo Consiglio europeo «valuterà l'attuazione delle misure adottate per arginare i flussi migratori lungo la rotta del Mediterraneo centrale»; oltre a discutere inoltre della riforma del sistema europeo comune di asilo, compresi i principi di responsabilità e solidarietà;
il vertice dei Paesi del G7 svoltosi a Taormina appena un mese fa ha segnato un clamoroso fallimento in ambito internazionale per quanto attiene alle problematiche legate ai flussi migratori e si è chiusa con un banale richiamo al «diritto sovrano degli Stati, individualmente e collettivamente, a controllare i loro confini e a stabilire politiche nel loro interesse nazionale e per la sicurezza nazionale»;
dopo la chiusura della rotta balcanica l'Italia continua ad essere da sola in prima linea nel contrasto all'immigrazione illegale, mentre continuano ad arrivare centinaia di migranti ogni giorno sulle nostre coste;
in seguito alla «Dichiarazione di Malta dei membri del Consiglio europeo sugli aspetti esterni della migrazione; affrontare la rotta del Mediterraneo centrale», adottata il 3 febbraio 2017 e che impegnava gli Stati membri «a prendere ulteriori misure per ridurre in maniera significativa i flussi migratori lungo la rotta del Mediterraneo centrale e smantellare il modello di attività dei trafficanti, rimanendo al contempo vigili riguardo alla rotta del Mediterraneo orientale e ad altre rotte» non è stato compiuto alcun progresso;
tra le ipotesi dibattute nel vertice di Malta vi era stata quella di creare una line of protection, di fatto un blocco navale da realizzare con unità e uomini libici finanziati dalla Commissione con duecento milioni di euro a valere sul Fondo fiduciario dell'UE per l'Africa, volto a costituire una prima linea di difesa per impedire le partenze, dietro alla quale dovrebbero continuare ad operare le navi europee della missione «Sophia», con lo scopo di soccorrere i migranti alla deriva e di distruggere i barconi catturati;
è completamente fallito il piano dei ricollocamenti e, sinora, anche i primi tentativi di accordo con la Libia e con le nazioni dell'Africa settentrionale e sub sahariana per combattere il traffico di esseri umani, e non fanno significativi progressi né la missione EunavforMed, ora rinominata in «Operazione Sophia», né le attività dell'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, istituita nell'ottobre 2016 per rafforzare le frontiere esterne dell'Unione;
intanto, la missione EunavforMed è ferma da ormai diciotto mesi alla seconda fase, prorogata sino al prossimo 27 luglio, e non sembra avviata all'operatività della terza fase, nell'ambito della quale sarebbe finalmente possibile neutralizzare le imbarcazioni e le strutture logistiche usate da contrabbandieri e trafficanti sia in mare che a terra e quindi contribuire agli sforzi internazionali per scoraggiare gli stessi contrabbandieri nell'impegnarsi in ulteriori attività criminali;
nell'ambito della riunione del Consiglio inoltre, i capi di stato e di governo dovranno valutare «i progressi registrati nel rafforzamento della cooperazione dell'Unione europea nel campo della sicurezza esterna e della difesa» e fare «il punto sulla situazione dell'Unione in materia di sicurezza interna»;
in seguito alle determinazioni adottate nel vertice di Bratislava del settembre 2016, l'Unione avrebbe dovuto agire nel senso di attuare una strategia globale dell'Unione europea in materia di sicurezza e difesa e lavorare su proposte volte a intensificare la cooperazione tra l'UE e la NATO;
l'ondata migratoria che preme sull'Europa impone di intensificare i controlli sui confini esterni e di potenziare la collaborazione in tal senso, ed è un fatto che i cittadini europei sono esposti a un crescente senso di insicurezza a causa dei numerosi attentati che stanno sconvolgendo numerose città, e rispetto ad entrambe le questioni i progressi compiuti dall'Unione sono del tutto insufficienti;
con riferimento alle tematiche dell'occupazione occorre intervenire in ambito europeo al fine di permettere agli Stati che maggiormente sono interessati da alti livelli di disoccupazione di attuare politiche economiche di crescita che consentano una ripresa dell'occupazione nel lungo periodo;
il risultato del referendum che ha decretato l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea è un segnale importante della disaffezione dei cittadini europei dall'Europa di oggi, e come tale non va sottovalutato;
le fibrillazioni nei mercati finanziari seguiti alla notizia dell'uscita del Regno Unito dall'Unione europea fanno prevedere agli analisti che l'effetto depressivo sui mercati che seguirà l'uscita definitiva non si esaurirà in tempi brevi, e gli stessi hanno, in particolare, sottolineato il rischio che, nell'eventualità di un accordo commerciale insoddisfacente, tra Regno Unito e Unione Europea entrambi i protagonisti possano sprofondare in una fase di recessione economica;
con la Dichiarazione di Roma, adottata dagli Stati membri in occasione delle celebrazioni per il sessantesimo anniversario della firma dei Trattati di Roma, è stato introdotto il concetto dei livelli di integrazione differenziata, che rischia di determinare forti squilibri all'interno dell'Unione e potrebbe costituire l'ennesima spinta per la sua progressiva disgregazione,
impegna il Governo:
1) con riferimento alla questione migratoria, ad attivarsi in sede europea ai fini della realizzazione di un sistema di gestione dell'immigrazione e di asilo coerente ed equilibrato, che passi attraverso la revisione del Regolamento di Dublino, la messa in atto di misure concrete contro l'immigrazione irregolare, quali, in primo luogo, la realizzazione di un blocco navale davanti alle coste libiche, e contro i trafficanti di esseri umani, e a garantire l'efficacia dei meccanismi di espulsione attraverso la negoziazione di appositi accordi con gli Stati di origine dei migranti;
2) a promuovere in ambito europeo l'adozione di misure finalizzate alla prevenzione delle migrazioni attraverso il sostegno dei paesi di origine;
3) a sollecitare in sede europea l'adozione delle iniziative necessarie affinché gli Stati membri riducano in misura sostanziale i tempi di risposta alle domande di ricollocazione delle autorità italiane e incrementino gli impegni nel quadro del programma di ricollocazione;
4) a sollecitare la rapida conclusione degli accordi di riammissione tra Unione europea e i Paesi di provenienza dei migranti, al fine di rendere più agevoli le procedure di rimpatrio di coloro che non hanno diritto a misure di protezione, e ad applicare le stesse in ambito nazionale;
5) a promuovere il varo della Risoluzione del Consiglio di sicurezza delle nazioni unite che possa dare avvio alla terza fase di EunavforMed, al fine di contrastare con maggiore efficacia i trafficanti di esseri umani;
6) a promuovere e sostenere ogni iniziativa volta a rafforzare la cooperazione nell'ambito dell'Unione in materia di sicurezza e difesa, al fine di aumentare le capacità di difesa dell'Unione e la sicurezza interna dei singoli Stati membri;
7) ad attivarsi affinché sia finalmente recepita la necessità che l'Unione europea non attui politiche depressive verso gli Stati membri, consentendo, invece, agli stessi di mettere in atto politiche di sviluppo e di rilancio del tessuto produttivo al fine di aumentare in modo duraturo i livelli occupazionali;
8) in questo quadro, a sollecitare l'avvio di un percorso di revisione delle politiche di bilancio volto a correggere gli aspetti di eccessiva rigidità che frenano, di fatto, la ripresa economica e produttiva dei singoli Stati, e promuovendo, a livello nazionale, per quanto di competenza, una riforma costituzionale che ripristini a pieno la sovranità dell'Italia nelle proprie scelte economiche;
9) nell'ambito dei negoziati per il recesso della Gran Bretagna dall'Unione, a promuovere e sostenere l'adozione di misure di salvaguardia dei mercati finanziari europei e nazionali, scongiurando il rischio di eventuali shock, al fine di tutelare i nostri risparmiatori, e ad attivarsi affinché nell'eventuale stipula di un accordo commerciale tra Regno unito e Unione europea siano adeguatamente rappresentati gli interessi dell'Italia;
10) a sostenere in ogni sede la necessità di un'Europa davvero unita che tenga conto delle specificità nazionali senza cedere alla tentazione di operare discriminazioni tra i singoli Stati, nel rispetto degli ideali che hanno portato alla sua costituzione.
(6-00332) «Rampelli, Cirielli, La Russa, Giorgia Meloni, Murgia, Nastri, Petrenga, Rizzetto, Taglialatela, Totaro».
La Camera,
sentite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in merito alla riunione ordinaria del Consiglio europeo del 22 e 23 giugno, visto l'ordine del giorno della riunione del Consiglio europeo;
premesso che:
l'Unione europea si trova attualmente a vivere una grave e profonda crisi di identità che si esprime in un diffuso malcontento, livelli di gradimento bassissimi e mancanza di identità, sino ad arrivare alla scelta di uno dei suoi Stati membri di abbandonare l'Unione, in controtendenza con il processo di integrazione avuto sino ad oggi;
al fine di definire il contesto della discussione sul futuro dell'Unione, la Commissione europea ha pubblicato il 1o marzo un Libro bianco che, basandosi sulle prospettive di cambiamento del nostro continente, propone cinque diverse scenari;
il 25 marzo, in occasione delle celebrazioni per i 60 anni dei Trattati di Roma, sono state approvate delle conclusioni che, oltre a rilanciare il concetto di ever closer union, sembrano delineare la concreta prospettiva, lungamente dibattuta in passato, di un'Unione europea a più velocità consentendo agli Stati membri che ne hanno interesse di acquisire maggiori competenze in determinate politiche e ambiti. Notizie di stampa riportano che l'Italia vorrebbe far parte di questa cosiddetta coalizione;
la Commissione europea, con la pubblicazione nel maggio e nel dicembre 2015 di due comunicazioni, ha adottato l'Agenda europea sulla migrazione, evidenziando l'esigenza di una migliore gestione della migrazione e sottolineando al contempo come la questione migratoria debba essere oggetto di una responsabilità condivisa. Questa si propone di combattere il fenomeno della immigrazione irregolare, di garantire la sicurezza delle frontiere esterne, di definire una forte politica in materia di asilo;
il 25 giugno 2015 il Consiglio europeo ha stabilito che tutti gli Stati membri debbano partecipare al reinsediamento di 20.000 soggetti richiedenti protezione internazionale. La Decisione (UE) 2015/1601, che istituisce misure temporanee nel settore della protezione internazionale a beneficio dell'Italia e della Grecia, in deroga del Regolamento (UE) n. 604/2013 (cosiddetto Dublino III), ha introdotto tale meccanismo per alleggerire la pressione delle domande di protezione internazionale sui predetti Stati membri, prevedendo il ricollocamento di 120.000 richiedenti protezione internazionale da distribuire negli altri Paesi membri. Ad ogni modo, come risulta dalla stesso Rapporto della Commissione europea sui ricollocamenti del 12 aprile 2017, l'entità effettiva dei ricollocamenti è del tutto irrisoria. Ad esempio, la Germania è il Paese che ha effettuato il più ampio numero di ricollocamenti (3.511), seguita dalla Francia, (3.157) e dall'Olanda (1.636). Rilevante inoltre risulta l'inadempimento di alcuni Stati, quali l'Ungheria e la Polonia, nonché della Repubblica ceca, che non ha effettuato alcun ricollocamento da Agosto 2016, assolvendo all'1 per cento della quota spettante. In senso analogo, Bulgaria, Croazia e Slovenia hanno provveduto ad un numero limitatissimo di ricollocamenti (solo il 2 per cento). Ma anche lo stesso Belgio, la Germania e la Spagna, hanno ricollocato solo il 10 per cento della quota complessiva prevista. Il mancato rispetto della procedura di ricollocamento, inoltre, ha portato recentemente all'apertura da parte della Commissione europea ai sensi dell'articolo 258 TFUE – come affermato nel comunicato stampa dello scorso 14 giugno 2017 – della procedura di infrazione contro Repubblica ceca, Ungheria e Polonia per non aver provveduto agli obblighi imposti nel 2015 in termini di ricollocamento dei migranti;
l'accordo stipulato tra i Capi di Stato e di Governo degli Stati membri dell'Unione europea e la Turchia, definito dalla stessa Corte europea di giustizia come accordo internazionale, prevede: il rientro, a spese dell'Unione europea, di tutti i nuovi migranti irregolari che hanno attraversato la cosiddetta «rotta balcanica»; la possibilità che per ogni siriano che la Turchia riammette dalle isole greche un altro siriano sia reinsediato dalla Turchia negli Stati membri dell'Unione europea; l'accelerazione delle procedure per la liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi in tutti gli Stati membri; la facilitazione dell'erogazione dei 3 miliardi di euro inizialmente stanziati e la definizione di possibili ulteriori tranches; l'apertura di nuovi capitoli dei negoziati di adesione. La Commissione europea ha dichiarato che il Fondo fiduciario regionale dell'Unione europea ha adottato nuovi progetti per un totale di 275 milioni di euro. I nuovi progetti sono destinati a fornire assistenza ai rifugiati in Turchia, Libano, Giordania, Iraq, nei Balcani occidentali e in Armenia. Il complesso degli aiuti, per un importo di 275 milioni di euro, prevede un pacchetto di assistenza di 126,5 milioni di euro a favore della Turchia, di cui 105 milioni di euro per migliorare la resilienza dei siriani che si trovano sotto protezione temporanea e delle comunità di accoglienza; 11,5 milioni di euro per migliorare l'accesso all'assistenza sanitaria per i rifugiati e le comunità di accoglienza; 10 milioni di euro per consolidare le competenze dei rifugiati e le capacità delle autorità locali in Turchia. Inoltre, è previsto un Programma di 90 milioni di euro nel settore dell'istruzione; un Programma di 25 milioni di euro a sostegno di donne e ragazze vulnerabili in Iraq, Giordania, Libano e Turchia; un Programma di 21 milioni di euro destinato a sostenere la Serbia nella gestione della crisi dei rifugiati e dei migranti lungo la rotta dei Balcani; un Programma di 10 milioni di euro destinato al sistema sanitario pubblico giordano, ed infine un Programma di 3 milioni di euro a sostegno dei rifugiati siriani in Armenia. A fronte di questo la situazione relativa al rispetto dei diritti umani in Turchia appare drammatica;
il Sistema europeo di asilo è attualmente disciplinato dal cosiddetto Regolamento Dublino III (Regolamento 604/2013/UE). Esso prevede che la domanda di asilo debba essere esaminata dallo Stato in cui il richiedente ha fatto ingresso nell'Unione, e disciplina il sistema Eurodac, ossia un archivio comune delle impronte digitali dei richiedenti asilo. Il regolamento di Dublino, quindi, stabilisce i criteri e i meccanismi per determinare quale Stato membro sia responsabile dell'esame di una domanda di asilo. Tuttavia, la mancanza spesso di meccanismi di controllo efficaci sul rispetto della normativa dell'Unione europea in materia di asilo ha fatto sì che alcuni Paesi dell'Unione europea abbiano predisposto sistemi di accoglienza e di astio più attraenti rispetto ad altri, consentendo ai richiedenti asilo di ricercare le condizioni di asilo più vantaggiose (il cosiddetto «asylum shopping»);
la recente crisi migratoria ha dimostrato l'inidoneità del cosiddetto regolamento Dublino III a gestire efficacemente i flussi migratori. In particolare, l'attuale sistema ha messo in luce non poche problematiche per una operazione sostenibile e una responsabilizzazione equoripartita tra gli Stati membri. A tal fine, la Commissione, dando seguito all'Agenda europea sulla migrazione del 13 aprile 2015 e alle più recenti richieste del Consiglio europeo (conclusioni del 18/19 febbraio 2016) e del Parlamento europeo (risoluzione del 12 aprile 2016, 2015/2095(INI)), nel maggio 2016 ha presentato un programma globale di riforma del Sistema europeo comune d'asilo (CEAS) (Comunicazione riformare il Sistema europeo comune d'asilo e potenziare le vie d'accesso legali all'Europa, COM(2016) 197 final);
obiettivo fondamentale della proposta di riforma contenente tre regolamenti rispettivamente la rifusione del regolamento Dublino III (COM(2016) 270 final), la nuova Agenzia europea per il sostegno all'asilo (COM(2016) 271 final) e la riforma del sistema EURODAC (COM(2016) 272 final) è quello di realizzare progressivamente un sistema comune d'asilo basato sui principi di responsabilità e di solidarietà tra gli Stati membri. Il nuovo pacchetto prevede: 1) l'instaurazione di un meccanismo automatico che stabilisca le ipotesi in cui uno Stato membro sta trattando un numero sproporzionato di richieste di asilo ed in tal caso attivare la ricollocazione automatica. Uno Stato membro avrà inoltre la possibilità di non partecipare temporaneamente al ricollocamento ma, in tal caso, dovrà versare un contributo di solidarietà di 250.000 euro allo Stato membro in cui è ricollocato il richiedente del quale sarebbe stato responsabile secondo un meccanismo di equità; 2) la previsione di un sistema più efficiente per la gestione delle istanze di trasferimento e per l'esecuzione dei trasferimenti dei richiedenti asilo tra gli Stati membri; 3) la ridefinizione degli obblighi giuridici per i richiedenti asilo, compreso il dovere di rimanere nello Stato membro competente per la loro richiesta, con la conseguente previsione di sanzioni in caso di violazione delle norme; 5) l'introduzione di maggiori garanzie per i minori non accompagnati e un ampliamento della nozione di «famiglia» ai fini della tutela internazionale. Parte integrante della proposta consiste nella trasformazione dell'attuale Ufficio europeo di sostegno per l'asilo, la Commissione europea ha inoltre integrato la precedente proposta in luglio, sostituendo la direttiva sulle procedure di asilo con un regolamento che stabilisce una procedura comune europea per la protezione internazionale al fine di ridurre le differenze operative degli Stati membri nei processi di riconoscimento dei richiedenti asilo;
il 13 luglio 2016, la Commissione europea ha presentato il secondo pacchetto di misure di riforma. Si tratta di due proposte di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio destinate l'una ad abrogare la direttiva procedure (COM(2016) 467 final), l'altra a modificare la direttiva qualifiche (COM(2016) 466 final) e di una proposta di rifusione della direttiva accoglienza (COM(2016) 465 final);
il Governo italiano ha siglato accordi, quale il Memorandum d'intesa con il Governo libico, con cui ci si impegna a fornire strumentazione e sostegno militare, strategico e tecnologico al fine di controllare le partenze dei migranti in fuga;
nell'ultimo anno, specialmente dopo il referendum sulla Brexit, la Commissione europea ha dato un nuovo impulso all'idea di una difesa comune europea sia attraverso i documenti ordinari (Programma di lavoro della Commissione per il 2017 – Realizzare un'Europa che protegge, dà forza e difende), sia con l'adozione del cosiddetto Piano d'Azione europeo in materia di difesa, sia con il recente documento di «riflessione sul Futuro della Difesa Europea» ad opera dei due vicepresidenti Federica Mogherini e Jyrki Katainen. Tali linee programmatiche sottolineano favorevolmente un'intensa cooperazione NATO-UE, subordinando di fatto la creazione dell'UED (Unione europea di Difesa) al rispetto del contesto NATO;
per le cosiddette minacce ibride, come l'attuale tensione tra Unione europea e Russia, non si sviluppa una vera alternativa per ribilanciare gli equilibri in seno alla NATO e riportarla al suo ruolo di alleanza prettamente difensiva;
si chiede di istituire il Fondo europeo per la Difesa dell'Unione europea – previsto dal Piano d'Azione Europea in tema di difesa, ma ulteriormente ribadito nel recente vertice di Praga del 9 giugno 2017 – per la ricerca militare congiunta, senza però prevedere paletti su obiettivi e priorità di questa ricerca;
si propone di creare un quartier generale congiunto per missioni militari e civili, con il rischio di una commistione inaccettabile tra le missioni civili e quelle militari, che dovrebbero al contrario rimanere ben distinte;
gli atti in questione rafforzano l'intenzione di sostenere gli obiettivi di Varsavia, ovvero spese militari al 2 per cento del PIL di ogni singolo Paese dell'Unione europea (o anche oltre), non percorribile per le economie di molti Paesi (Italia compresa), invece che quella di perseguire in via prioritaria l'obiettivo dell'UED per ottenere economie di scala e contrastare efficacemente la corruzione ottenendo per questa via una riduzione del bilancio attribuito alla difesa;
una vera Unione europea di Difesa deve essere fortemente ancorata ai principi di difesa e della pace e vedere la Unione europea come protagonista nella risoluzione dei conflitti e non, invece, come responsabile degli stessi. Per questo sarebbe necessario una radicale correzione dell'indirizzo politico e programmatico della Commissione;
incautamente si propone l'obiettivo di poter dispiegare al confine orientale quanto prima i battlegroups rivisti e rafforzati, come già sta facendo la NATO;
molte delle missioni internazionali, che ogni anno sono state rifinanziate, si sono rivelate fallimentari (per esempio Afghanistan, Iraq, Libia), comportando peraltro importanti distrazioni di risorse economiche e umane;
viene rilanciato un importante impegno in Europa e negli organismi internazionali per stabilire posizioni condivise sul disarmo e sul controllo degli armamenti. In questo, l'Italia dovrebbe dare l'esempio perseguendo tali obiettivi, invece di contraddirli con ingenti investimenti in programmi d'armamento di tipo offensivo (F35 ma non solo) e rifiutandosi di chiedere l'allontanamento dal territorio italiano delle bombe nucleari Usa ancora dislocate nel nostro Paese;
è necessaria una cooperazione difensiva alternativa alla NATO, o quantomeno una cooperazione capace di ridare autonomia ai Paesi europei per ribilanciare gli equilibri e allontanare la pericolosa china interventista statunitense riscontrata negli ultimi decenni;
è necessario prevedere uno strumento orientato principalmente, se non esclusivamente, alle missioni di peacekeeping, anche al servizio delle Nazioni Unite, non certo ad innalzare il livello dello scontro e delle tensioni verso i Paesi del vicinato (si veda il caso russo in particolare) come vorrebbero i Paesi baltici, la Polonia e la Romania;
l'Unione europea deve rafforzare l'attività diplomatica e di cooperazione per giungere alla prevenzione e alla risoluzione dei conflitti nei Paesi vicini. Inoltre, sempre in un'ottica di sicurezza e difesa, sarebbe opportuno potenziare ed incrementare lo sviluppo di strumenti come le reti di intelligence e la cyber security;
si può operare un vero contrasto del terrorismo partendo dall’intelligence, dalla prevenzione e dalla lotta alle predicazioni radicali e ai loro sponsor diretti e indiretti. Infatti, nonostante i 4.400 miliardi di dollari spesi nelle guerre in Iraq, Afghanistan e altre aree di crisi, sono nate più di 30 nuove sigle terroristiche. Le bombe non estirpano il male, anzi lo stimolano permettendogli di rafforzarsi;
gli Stati europei non possono più essere gelosi custodi delle loro informazioni e delle loro intelligence. Gli strumenti esistenti (Europol, Eurojust, il sistema di scambio dati Siena) non funzionano correttamente per la volontà di molti Stati di non condividere le informazioni;
il coinvolgimento del nostro Paese nella guerra in Afghanistan dura ormai da 16 anni, e in questa guerra, dipinta come missione di pace, ha portato alla perdita di 52 soldati italiani e un numero imprecisato di civili afghani, molti dei quali uccisi dai bombardamenti NATO. Peraltro, tale intervento è costato finora ai cittadini italiani oltre 5 miliardi di euro e, allo stato attuale, non risulta ci siano stati miglioramenti significativi delle condizioni di vita e di sicurezza del popolo afghano;
è necessario valutare di ritornare ad una economia europea solidale, per combattere la disoccupazione, nonché la povertà, e per rilanciare la crescita e gli investimenti. L'attuazione di questi obiettivi richiede però ultimi ingenti investimenti pubblici che mal si conciliano con gli attuali vincoli del «Fiscal Compact»;
l'Europa sociale necessita di un cambio di paradigma verso un modello sociale alternativo basato sulla solidarietà, l'integrazione, la giustizia sociale, l'equa distribuzione della ricchezza, l'uguaglianza di genere, sistemi di istruzione pubblica di elevata qualità, un'occupazione di qualità e una crescita sostenibile: un modello che assicuri l'uguaglianza e la protezione sociale, che consenta l'emancipazione dei gruppi vulnerabili, accresca la partecipazione e migliori gli standard di vita di tutti i cittadini. Indicatori sociali vincolanti nonché il rafforzamento dei sindacati e del dialogo sociale sono essenziali in tale contesto;
servono urgentemente politiche «anticicliche», per sostenere gli investimenti pubblici oltre i vincoli consentiti, in quanto solo il rilancio dell'economia e la crescita del PIL consentono di conseguire maggiori risorse da destinare alla riduzione futura e progressiva del debito;
il cosiddetto Fiscal Compact è un trattato internazionale, cui hanno aderito gli Stati membri dell'Unione europea, ad eccezione della Gran Bretagna e della Repubblica ceca, e che prevede, all'articolo 3, l'obbligo di introdurre negli ordinamenti nazionali, preferibilmente in una fonte permanente e a carattere costituzionale, il vincolo di pareggio di bilancio. L'Italia ha dato attuazione al Trattato con la legge costituzionale n. 1 del 2012, che ha modificato gli articoli 81, 97,117 e 119 della Costituzione e ha comportato, quindi, il vincolo di «equilibrio di bilancio», ovvero che il rapporto tra entrate e spese dello Stato sia in pareggio o in attivo. Il Fiscal compact va ad inserirsi nell'ambito del quadro giuridico della governance economica europea e delle novità introdotte in sede europea attraverso l'adozione di atti (ad esempio Six Pact, Two Pact, Patto europlus, MES) volti a rafforzare gli stringenti parametri in materia di contenimento delle politiche di bilancio nazionali (si fa riferimento all'articolo n. 126 TFUE che disciplina la procedura in caso di disavanzi eccessivi e che stabilisce che il rapporto tra debito pubblico e PIL non può essere superiore al 60 per cento per cento che il rapporto tra deficit e PIL non può superare il 3 per cento). Infatti, lo stesso Fiscal compact stabilisce che gli Stati contraenti, in qualità di Stati membri dell'Unione europea, devono astenersi da qualsiasi misura che rischi di compromettere la realizzazione degli obiettivi dell'Unione nel quadro dell'unione economica. Inoltre, l'articolo n. 16 FC stabilisce espressamente che, entro cinque anni dalla data di entrata in vigore del Trattato, vengono adottate in conformità del TUE e del TFUE le misure necessarie per incorporarne le disposizioni nell'ordinamento giuridico dell'Unione europea;
gli obiettivi fissati nel luglio 2015 con il report «Completare l'Unione economica e monetaria dell'Europa», ossia creare un percorso di convergenza delle politiche economiche nazionali e modificare la governance economica nella zona euro, nonché la possibilità più volte ripresa di creare un ministro delle finanze europeo dotato di risorse finanziarie proprie, non possono prescindere dal superamento della dualità creatasi fra le economie dei Paesi membri europei più forti ed i paesi dell'area mediterranea;
il 23 giugno 2016 si è tenuto un referendum sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione europea, a cui ha partecipato il 72,2 per cento degli aventi diritto al voto, e che ha decretato la vittoria del leave (ovvero l'uscita dall'UE) con il 51,9 per cento dei voti rispetto al remain, attestatosi al 48,1 per cento;
la vittoria del leave è espressione del fallimento delle recenti politiche promosse dall'Unione europea in termini di vincoli economici stringenti, nonché della mancanza di effettive politiche di inclusione sociale e di welfare e di chiare procedure di gestione dell'importante fenomeno migratorio. Appare dunque evidente che questa situazione abbia creato un clima di malcontento e sfiducia nei confronti delle Istituzioni europee;
il Trattato sull'Unione Europea stabilisce, all'articolo 50, che ogni Stato membro può decidere di recedere dall'Unione notificando la relativa volontà al Consiglio europeo. Quest'ultimo formula degli orientamenti sulla base dei quali l'Unione negozia e conclude con tale Stato un accordo volto a definire le modalità del recesso. L'accordo viene concluso a nome dell'Unione dal Consiglio, che delibera a maggioranza qualificata previa approvazione del Parlamento europeo. I Trattati europei cessano di avere efficacia per lo Stato recedente dall'entrata in vigore dell'accordo di recesso ovvero, in ogni caso, dopo due anni la presentazione della notifica, salvo che il Consiglio europeo, d'intesa con lo Stato membro interessato, decida all'unanimità di prorogare tale termine;
il 29 marzo 2017 il Regno Unito ha notificato formalmente al Consiglio europeo l'intenzione di uscire dall'UE, attivando pertanto formalmente l'articolo 50 e il 31 marzo 2017 è stato presentato un progetto di orientamenti per i negoziati ai leader dell'UE da parte del Presidente del Consiglio europeo Tusk;
nella Risoluzione del 5 aprile 2017 sui negoziati con il Regno Unito, il Parlamento europeo sottolinea che l'accordo deve avere ad oggetto lo status giuridico dei cittadini dell'UE-27 che risiedono o hanno risieduto nel Regno Unito e dei cittadini del Regno Unito che risiedono o hanno risieduto in altri Stati membri, nonché altre disposizioni concernenti i loro diritti; il regolamento degli obblighi finanziari tra il Regno Unito e l'Unione europea; le frontiere esterne dell'Unione europea; il chiarimento della situazione per quanto riguarda gli impegni internazionali assunti dal Regno Unito in qualità di Stato membro dell'Unione europea, dal momento che l'Unione europea a 27 Stati membri sarà il successore legale dell'Unione europea a 28 Stati membri; la certezza del diritto per le persone giuridiche, incluse le imprese; la designazione della Corte di giustizia dell'Unione europea quale autorità competente per l'interpretazione e l'applicazione dell'accordo di recesso. Inoltre, sottolinea che qualsiasi futuro accordo tra l'Unione europea e il Regno Unito è subordinato al costante rispetto, da parte di quest'ultimo, delle norme previste dagli obblighi internazionali;
il 19 giugno 2017, a quasi un anno dal referendum sull'uscita della Gran Bretagna sull'Unione europea, sono iniziati i negoziati per il recesso ai sensi dell'articolo n. 50 TUE, a cura del Ministro per la Brexit Davis e del delegato dell'Unione europea Barnier. Tuttavia, la negoziazione si prospetta difficile sia per la parziale sfiducia che la Premier May ha registrato in occasione delle elezioni politiche dell'8 giugno 2017, guadagnando una maggioranza risicata in Parlamento rispetto al partito laburista, sia per la crescente paura per i numerosi attentati terroristici che hanno colpito l'Inghilterra,
impegna il Governo:
1) ad adoperarsi perché la discussione sul futuro dell'Unione europea conduca sul versante istituzionale ad un miglioramento in chiave di rappresentatività e democraticità, che implichi una redistribuzione sostanziale del potere tra le istituzioni, il rafforzamento di tutti gli strumenti di democrazia diretta e partecipata di comprovata utilità e al contempo una maggiore trasparenza delle decisioni, in primo luogo per ciò che concerne il Consiglio;
2) a richiedere immediata attuazione da parte di tutti gli Stati membri – nessuno escluso – delle decisioni del Consiglio che prevedono il ricollocamento di un totale di 160.000 migranti;
3) ad adoperarsi affinché la modifica del Sistema Dublino III (regolamento n. 604/2013/UE) determini l'eliminazione del principio secondo il quale la richiesta di protezione internazionale vada presentata nello Stato di primo approdo, definendo, al contrario, regole armonizzate tra gli Stati membri in tema di politica di asilo e una strategia che consenta la costituzione di strutture funzionanti di accoglienza e di permanenza dei migranti, nel rispetto dei diritti umani e della dignità umana;
4) a favorire l'Istituzione di Agenzie europee che operino negli Stati di transito e, ove possibile, di partenza dei migranti, anche al fine di eliminare l'attuale indegno traffico di vite umane nel tentativo di travalicare le frontiere dell'Unione;
5) a richiedere con decisione una equa distribuzione del peso e dei costi connessi alla gestione della crisi migratoria attraverso la condivisione di queste politiche e il loro coordinamento interamente a livello di Unione;
6) ad assumere le iniziative per sospendere l'accordo in vigore con la Turchia, opporsi alla conclusione di qualsiasi ulteriore accordo, arrestare il processo di liberalizzazione dei visti, interrompere gli aiuti economici già disposti, sino a che la Turchia non dimostri di rispettare pienamente ed interamente i diritti fondamentali, secondo quanto stabilito dalle convenzioni internazionali siglate per il loro rispetto, incluso l'articolo 38 della direttiva 2013/32/UE sia nei confronti dei migranti che dei cittadini Turchi, cessi qualsiasi tipo di violenza nei confronti delle minoranze (religiose, linguistiche e altro), ripristini integralmente le condizioni per favorire la libertà di stampa e prenda una posizione chiara e decisa in ordine alla lotta al terrorismo internazionale e al problema dei foreign fighters, acconsentendo tra l'altro ad una missione dell'Unione europea in ambito PSDC tesa al monitoraggio della frontiera turco/siriana al fine di assicurare che si fermi il passaggio di combattenti;
7) a rafforzare i meccanismi di collaborazione tra le varie agenzie di intelligence per bloccare il traffico di armi per scopi terroristici o bellici;
8) a contribuire alla definizione di uno strumento orientato principalmente, se non esclusivamente, alle missioni di peacekeeping, anche al servizio delle Nazioni Unite, e non ad innalzare il livello dello scontro e delle tensioni verso i Paesi del vicinato (si veda il caso russo), contrariamente alle intenzioni dei Paesi baltici, della Polonia e della Romania;
9) a favorire l'azione diplomatica dell'Unione europea per giungere alla prevenzione e alla risoluzione dei conflitti nei Paesi vicini;
10) a rinsaldare la cooperazione europea, al fine di riequilibrare i rapporti di forze della NATO, oggi troppi sbilanciati in favore degli interessi geopolitici degli Stati Uniti, favorendo un'alleanza improntata all'apporto condiviso e eguale da parte degli Stati aderenti;
11) a elaborare un piano di rientro immediato del contingente militare dall'Afghanistan e a stornare le cifre impegnate per il 2017 relative alla missione per il ritiro completo del nostro contingente;
12) a svolgere un controllo diretto e mirato del sostegno economico italiano, sia per i finanziamenti bilaterali che tramite accordi con l'Unione europea e con la NATO;
13) a concentrarsi su un'operazione coordinata di contrasto del terrorismo, che parta dall’intelligence, dalla prevenzione e dalla lotta alle predicazioni radicali e ai loro sponsor diretti e indiretti, nonostante i 4.400 miliardi di dollari spesi nelle guerre in Iraq, Afghanistan e altre aree di crisi, sono nate più di 30 nuove sigle terroristiche;
14) ad assumere iniziative per migliorare la riuscita del finanziamento delle missioni militari dell'Unione europea, attraverso una revisione del meccanismo ATHENA che ne garantisca una maggiore efficacia dell'azione e consenta di ampliare stabilmente la quota di costi comuni finanziati, provvedendo in particolare alle spese connesse al dispiegamento dei Battlegroup, strumento mai utilizzato nonostante abbia raggiunto la capacità operativa prevista già nel 2007;
15) ad adottare tutte le misure di politica economica per accelerare il tasso di crescita dell'economia, derogando sin dalla programmazione 2017-2020 in corso alle regole di austerity imposte dal Fiscal compact, nell'ottica di impedire la sua incorporazione nei Trattati europei e dare corso ad un periodo di politica economica espansiva, che abbia come priorità la destinazione di tutte le risorse disponibili agli investimenti pubblici, al sostegno dei redditi più bassi e al miglioramento delle condizioni di vita della collettività;
16) a rilanciare il principio di una gestione autonoma del debito da parte degli Stati, basata non più su politiche di rigore, bensì sulla riduzione progressiva del debito pubblico attraverso la crescita economica;
17) ad assumere iniziative per sostituire target basati su strumenti obsoleti quale il prodotto interno lordo con obiettivi macroeconomici e sociali basati su indicatori che tengano conto del benessere equo e sostenibile dei cittadini e che siano capaci di misurare lo sviluppo economico integrando nell'analisi fattori ambientali e sociali che mirino a rilanciare l'economia, l'aumento dell'occupazione e in generale ad un miglioramento del benessere diffuso dei cittadini europei e del welfare;
18) a promuovere l'uso di strumenti, incluso la fiscalità e il bilancio condivisi, atti a costituire un'unione economica e che si giovi di azioni di politiche economiche convergenti;
19) a promuovere in sede europea iniziative per l'armonizzazione interna dei montanti di surplus/deficit tra i vari Paesi dell'Unione;
20) a individuare nella garanzia dei diritti sociali una base giuridica di ordine costituzionale, in modo tale da attuare un modello sociale europeo «contraddistinto da un legame indissociabile tra prestazione economica e progresso sociale», autonomo rispetto alle politiche di alleati anche potenti o ai condizionamenti degli organismi finanziari sovranazionali;
21) ad assumere iniziative per garantire, negli accordi sull'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea, adeguata protezione degli interessi e la piena reciprocità dei diritti dei cittadini degli Stati membri dell'Unione europea che attualmente vi risiedono, lavorano, studiano o svolgono qualsivoglia altra attività, al contempo il totale rispetto degli obblighi e degli impegni di bilancio assunti dal Regno Unito e la piena partecipazione dello stesso a quanto compete agli Stati membri fino all'uscita definitiva dall'Unione, l'annullamento della correzione degli squilibri di bilancio accordata alla Gran Bretagna, posto che l'entità della spesa agricola è costantemente diminuita nel corso di oltre 30 anni e che la programmazione della Pac per il periodo 2014-2020 prevede una significativa decurtazione dei fondi disponibili per l'Italia.
(6-00333) «Battelli, Baroni, Luigi Di Maio, Fraccaro, Petraroli, Vignaroli, Fico».
La Camera,
udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri,
premesso che:
il 22 e 23 giugno 2017, nella riunione del Consiglio europeo si affronteranno i seguenti temi ritenuti più urgenti: migrazione, rafforzamento della cooperazione dell'Unione europea nel campo della sicurezza esterna e della difesa, occupazione e crescita, relazioni esterne, mercato unico – individuando i settori che necessitano di progressi più rapidi;
per quanto riguarda la trattativa con il Regno Unito, i membri del Consiglio europeo saranno chiamati a discutere gli ultimi sviluppi intervenuti nei negoziati a seguito della notifica del Regno Unito a norma dell'articolo 50 del Testo Unico Europeo e dovrebbero altresì approvare le modalità procedurali per il trasferimento delle agenzie dell'Unione europea la cui sede attuale è nel Regno Unito;
con riferimento ai problemi legati al fenomeno migratorio,
i Capi di Stato e di Governo affronteranno i temi relativi all'attuazione delle misure adottate per arginare i flussi migratori lungo la rotta del Mediterraneo centrale; agli sviluppi sulla rotta del Mediterraneo orientale; alla dichiarazione Unione europea-Turchia e agli strumenti creati per affrontare le cause profonde, della migrazione; alla riforma del sistema europeo comune di asilo, incluse le modalità di applicazione dei principi di responsabilità e solidarietà;
il tema delle migrazioni, quindi, continua a imporsi sugli altri presenti nell'agenda politica dei Paesi membri permanendo le difficoltà interne all'Unione europea nel trovare una politica comune di gestione dei flussi in entrata, di difesa dei confini e di accoglienza: le iniziative e le misure poste in essere fino ad oggi per fronteggiare il fenomeno migratorio non hanno quasi mai prodotto esiti positivi, registrando di fatto il fallimento di una politica europea comune delle migrazioni;
l'instabilità politica che colpisce i Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa e l'emergenza umanitaria che ne consegue sono all'origine della pressione migratoria verso la sponda sud dell'Unione europea che non è destinata a diminuire;
i dati ufficiali degli sbarchi segnalano un costante aumento negli arrivi di migranti: nel 2016 sono arrivate in Italia 181.000 persone, il dato più alto mai registrato. Ma gli arrivi nel 2017 sono ulteriormente aumentati: al 16 giugno sono stati 65.500, ben il 17,5 per cento in più dello stesso periodo del 2016. Inoltre, non si può non rilevare la fallimentare situazione dei ricollocamenti negli altri Paesi europei: dall'Italia devono partire 39.600 migranti entro settembre 2017 e, ad oggi, dopo un anno e mezzo dall'inizio del programma, ne sono partiti solo 6.500;
come reso noto da Frontex, da giugno 2016, un numero significativo di imbarcazioni con migranti sono state soccorse da navi Ong senza alcuna precedente chiamata di soccorso e senza informazioni ufficiali sul luogo del salvataggio. La presenza e le attività delle Ong vicino, e a volte entro, il limite della 12 miglia delle acque territoriali libiche sono raddoppiate rispetto all'anno 2015, per un totale di 15 mezzi, 14 navali e 1 aereo. Parallelamente, il numero complessivo di incidenti e di morti in mare è aumentato drammaticamente, a causa dell'uso di imbarcazioni sempre più fatiscenti ed economiche, fino a veri e propri canotti, il cui motore viene recuperato dai trafficanti una volta arrivati nel tratto di mare in cui sostano i mezzi delle Ong, e alle partenze anche in condizioni meteorologiche proibitive: l'obiettivo infatti non è più raggiungere le coste italiane per entrare illegalmente nel nostro territorio, ma farsi soccorrere dalla Guardia costiera italiana o dalle navi Ong, con grande risparmio per i trafficanti che possono ridurre anche il costo di viveri e carburante;
il 23 marzo 2017, l'Ufficio di Presidenza della 4a Commissione difesa del Senato ha convenuto, unanimemente, sull'opportunità di svolgere un'indagine conoscitiva sul contributo dei militari italiani al controllo dei flussi migratori nel Mediterraneo e l'impatto delle attività delle organizzazioni non governative;
allo stesso tempo, il tema è stato approfondito nell'ambito dell’«Indagine conoscitiva sulla gestione del fenomeno migratorio», promossa dal Comitato parlamentare Schengen, presieduto da Forza Italia. In riferimento al ruolo delle Ong nell'ambito del salvataggio in mare, dall'indagine effettuata, che è ancora in corso e che sta procedendo con le audizioni delle stesse Ong, è risultato evidente come, dalla seconda metà del 2016, siano cambiate le modalità di traffico dei migranti. Niente più barconi, niente più scafisti criminali, niente più «facilitatori» del trasporto illegale che possono essere incriminati. Ma gommoni destinati ad affondare, guidati dagli stessi migranti, che non riescono ad arrivare molto lontano rispetto alle acque libiche. Contemporaneamente, con un automatismo che non può che destare allarme, negli stessi mesi, si è registrata la massima presenza di imbarcazioni delle Ong nelle acque del Mediterraneo centrale, proprio a ridosso delle coste libiche;
in particolare, nel documento approvato dalla Commissione difesa del Senato si evidenzia, tra l'altro:
a) è innanzitutto ribadito che non può essere consentita dal diritto interno e internazionale la creazione di corridoi umanitari da parte di soggetti privati, trattandosi di un compito che compete esclusivamente agli Stati e alle organizzazioni internazionali o sovranazionali;
b) la problematica giuridica legata all'attualità della normativa internazionale vigente risalente a 30 anni fa non tiene adeguatamente conto della nuova realtà costituita dalle organizzazioni private che effettuano in via esclusiva attività di ricerca e soccorso in mare;
c) l'opportunità che le organizzazioni non governative vengano riconosciute parte integrante di un sistema di soccorso nazionale, e che quindi le loro attività vengano coordinate dalla Guardia costiera e dalle amministrazioni competenti e siano obbligate a conformarsi agli obblighi e ai requisiti necessari allo svolgimento delle attività di salvataggio in mare;
d) la necessità di attribuire la responsabilità delle aree di ricerca e soccorso in mare agli Stati competenti, con particolare attenzione a Malta che non ha recepito la direttiva IMO (Organizzazione marittima internazionale), in materia di place of safety pur rivendicando un'area Sar eccessivamente estesa in relazione al suo territorio;
e) l'importanza di costituire il prima possibile un Mrcc (Maritime rescue coordination centre) libico pienamente operante, supportando contemporaneamente il percorso di rafforzamento, fino alla completa autonoma capacità operativa, della guardia costiera libica di ricerca, soccorso e accoglienza sul territorio;
f) la necessità di realizzare, in territorio libico, tunisino e maltese, sotto l'egida dell'Onu, dell'Unhcr e dell'Oim, place of safety in grado di accogliere i migranti soccorsi in corrispondenza delle zone Sar di competenza, nel rispetto dello spirito e della lettera della Convenzione di Amburgo;
ad ogni modo è del tutto evidente la necessità di sostenere un quadro regolamentare chiaro, con direttive specifiche, valide per tutti gli attori che operano in mare, ovviamente in linea e nel quadro delle norme internazionali vigenti. Il Governo italiano ha il compito, su impulso e indicazione del Parlamento, a seguito dell'attività istruttoria che Camera e Senato stanno portando avanti, di stabilire regole di ingaggio trasparenti, facendo chiarezza, anche nelle opportune sedi internazionali, sui compiti specifici di Eunavformed, Frontex, Guardia costiera e Ong;
l'assenza di un prevalente principio di solidarietà tra i Paesi dell'Unione europea (pur sancito dal Trattato di funzionamento dell'Unione europea) porta ad un'accentuazione della contrapposizione di interessi tra gli Stati dell'Unione europea ed a un ormai evidente fallimento del regolamento di Dublino;
infine, per quanto concerne l'accordo Unione europea-Turchia – che prevede: il rinvio in Turchia di tutti i nuovi migranti irregolari e i richiedenti asilo le cui domande sono state dichiarate inammissibili e che hanno compiuto la traversata dalla Turchia alle isole greche; l'accelerazione sulla liberalizzazione dei visti e il rilancio del processo di adesione della Turchia all'Unione europea –, sarebbe fondamentale proseguire nell'attuazione degli accordi, verificando il reale utilizzo dei fondi già erogati, circa 3 miliardi di euro, e da erogare entro il 2018;
con riferimento alle politiche riguardanti la sicurezza e la difesa,
nel recente incontro di Taormina del G7 del 26 e 27 maggio 2017 i Capi di Stato e di Governo dei Paesi hanno dichiarato la volontà di essere uniti per garantire ai loro cittadini la sicurezza e preservare i loro valori e stili di vita. A tal fine, i Governi del G7 intendono porre in essere azioni funzionali a identificare, rimuovere e perseguire, in modo appropriato, i terroristi e coloro che ne favoriscono le attività;
l'attenzione dei Governi dell'Unione europea per garantire la sicurezza all'interno dei suoi confini rimane alta, come dimostrano anche l'iniziativa legislativa che intende modificare il regolamento 1683/1995 che stabilisce un modello uniforme per i visti, al fine di prevenire gli occorsi numerosi e gravi incidenti di contraffazione e di frode del visto, e i contenuti dell'incontro dei Ministri dell'interno del 9 giugno 2017 in merito al Sistema europeo di informazione e di autorizzazione per il viaggio (ETIAS) funzionale a porre in essere controlli incrociati al fine di evitare che persone che rappresentano un rischio per la sicurezza dell'Unione europea possano giungervi;
i gruppi terroristici, o che comunque incitano all'odio e alla violenza contro i Paesi occidentali, mostrano un interesse crescente per le piattaforme digitali che non richiedono l'identificazione, e per tale ragione rimane importante rafforzare l'impegno contro il cyberterrorismo, al fine di identificare e assicurare la rapida eliminazione del contenuto terroristico e violento dell'estremismo on line. Sul punto Europol tra il 25 e il 26 aprile 2017 ha individuato 2.068 contenuti di tale specie, in 6 lingue ed ospitati su 52 piattaforme online;
per evitare una «balcanizzazione» dell'area del Nord Africa e del Medio Oriente è importante che l'Unione europea rafforzi ed ampli le iniziative sino ad ora adottate per sostenere la stabilità politica e la pace in Africa e nel Medio oriente necessaria per sconfiggere il terrorismo, prioritariamente di Daesh e di Al Qaeda, e per evitare che nuove crisi degenerino ed indeboliscano ulteriormente la già delicata e precaria situazione di equilibrio in Medio Oriente; impone rilievo e considerazione la tensione all'interno del mondo arabo sunnita, nei confronti del Qatar con cui l'Italia vanta relazioni bilaterali e che è uno dei grandi investitori nel nostro Paese, con investimenti pari a 6 miliardi di dollari del fondo sovrano Qatar, in settori decisivi per lo sviluppo del nostro Paese: immobili di pregio (i grattacieli di Porta Nuova a Milano, con le Torri Unicredit e il bosco verticale; la Costa Smeralda), settore bancario, finanziario, dei trasporti, dell'alta moda (Valentino, Pal Zileri);
le conclusioni del Consiglio sulla sicurezza e la difesa nel contesto della strategia globale dell'Unione europea del 18 maggio 2017 prendono atto dei progressi compiuti riguardo al rafforzamento della cooperazione nel settore della sicurezza e della difesa e forniscono orientamenti per i lavori futuri. In materia di cooperazione tra Stati, l'Edap, piano d'azione di difesa europeo, stima che la carenza di collaborazione tra Paesi dell'Unione europea in materia di difesa porti ad un costo annuale che oscilla tra i 25 e i 100 miliardi di euro. Ogni euro investito in difesa, genera un ritorno di 1,6 milioni, in particolare nei settori della ricerca, tecnologia e dell’export. Il Consiglio sostiene gli sforzi tesi a migliorare la cooperazione: in ambito di politica di sicurezza e difesa Comune, già politica europea di sicurezza e difesa, con i Paesi partner, in particolare mediante il contrasto delle minacce ibride, la comunicazione strategica, la cybersicurezza, la sicurezza marittima, la riforma del settore della sicurezza, la sicurezza delle frontiere, la dimensione esterna della migrazione irregolare/della tratta degli esseri umani, la lotta al crimine organizzato e al traffico di armi, nonché la prevenzione e il contrasto della radicalizzazione e del terrorismo, sfruttando per quanto possibile le sedi esistenti di cooperazione nel settore della sicurezza e della difesa;
con riferimento all'Accordo di Parigi sul clima,
prosegue l'impegno dell'Unione europea a mantenere e dei singoli Stati parte ad implementare gli impegni presi a Parigi, un impegno che l'Unione europea considera non rinegoziabile. L'Accordo definisce un piano d'azione globale, inteso a rimettere il mondo sulla buona strada per evitare cambiamenti climatici pericolosi limitando il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2oC; punta a limitare l'aumento a 1,5oC, dato che ciò ridurrebbe in misura significativa i rischi e gli impatti dei cambiamenti climatici; ha l'obiettivo di fare in modo che le emissioni globali raggiungano il livello massimo al più presto possibile, pur riconoscendo che per i Paesi in via di sviluppo occorrerà più tempo; intende procedere successivamente a rapide riduzioni in conformità con le soluzioni scientifiche più avanzate disponibili;
con riferimento all'occupazione,
per quanto concerne le iniziative per i giovani e la lotta contro la disoccupazione giovanile, nel nostro Paese si registra una delle più alte percentuali dell'Unione europea di inoccupazione giovanile tra i 15 e i 29 anni. Oltre alla precarietà del lavoro, il problema più grave della condizione giovanile in Italia rimane la disoccupazione e la relativa inattività;
i programmi economici non sono sempre stati efficaci nel difendere il bene più prezioso dell'Italia, vale a dire le nostre risorse umane. I giovani motivati, non solamente quelli con un curriculum ad alta specializzazione, trovano un'occupazione adeguatamente remunerata non in Italia, ma all'estero. Sono infatti oltre 107.000 gli italiani che sono espatriati nel 2015 e che si sono iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all'estero (Aire), 6.232 persone in più rispetto all'anno precedente, soprattutto persone tra i 18 e i 34 anni, con un incremento pari al 6,2 per cento. Nel 2016, le persone che si sono trasferite all'estero sono state 115.000, soprattutto studenti e neolaureati. Un'Italia che è quindi sempre più un Paese di persone anziane, non solamente perché l'aspettativa di vita è maggiore, ma soprattutto perché l'incertezza occupazionale e un reddito insufficiente, se rapportato al costo della vita, determina una minore propensione ad avere figli;
con riferimento alle relazioni esterne,
rimane aperta la questione delle sanzioni economiche alla Federazione russa. Come noto da marzo 2014, in seguito all'annessione della penisola della Crimea alla Federazione russa e al ruolo di Mosca a supporto dei movimenti separatisti ucraini, la comunità internazionale, in particolar modo Stati Uniti ed Unione europea, ha deciso per l'adozione e la graduale estensione di sanzioni di natura economica riguardanti gli scambi commerciali con la Federazione russa in settori economici specifici (limitazioni all'accesso ai mercati dei capitali primari e secondari dell'Unione europea; divieto di esportazione e di importazione per quanto riguarda il commercio di armi; limitazione all'accesso della Federazione russa a determinati servizi e tecnologie sensibili);
l'Italia, dopo la Germania, è il primo partner commerciale della Federazione russa e le limitazioni sul commercio con la Federazione russa hanno determinato un disavanzo di miliardi di euro;
il superamento delle sanzioni avrebbe probabili conseguenze positive su alcune questioni di grande interesse per la comunità internazionale e per l'Unione europea: permetterebbe, infatti, di normalizzare quel rapporto nato nel 2002 quando con l'accordo di Pratica di Mare si è dato avvio ad una partnership strategica tra la Nato e la Federazione stessa e permetterebbe di allargare la coalizione dei Paesi contro il terrorismo e di favorire processi distensivi in tutto il mondo, in particolare nei Paesi del Mediterraneo, come testimonia la Dichiarazione conclusiva dei Capi di Stato e di Governo al vertice del G7 di Taormina con riferimento alla lunga e sanguinosa guerra in Siria che si protrae da 6 anni;
per quanto concerne gli investimenti, gli Stati Uniti hanno promosso due accordi internazionali: il Tpp (Partenariato trans-Pacifico), avviato nel 2005, con l'Australia, il Brunei Darussalam (Dimora della pace), il Canada, il Cile, il Giappone, la Malesia, il Messico, la Nuova Zelanda, il Perù, Singapore e il Vietnam, e il Ttip (Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti), con l'Unione europea, in corso di negoziato dal 2013, accordo che anche l'attuale Amministrazione statunitense non intende far venire meno, ma ridiscutere i contenuti in base al suo programma di governo;
è opportuno che il Parlamento italiano abbia contezza di ciò che l'entrata in vigore del Ttip comporterà per il nostro Paese da un punto di vista delle politiche commerciali e della tutela della salute, se è vero che:
a) l'Italia acquista dagli Stati Uniti 806 milioni di euro di prodotti agroalimentari, di cui circa i 2/3 riconducibili a beni agricoli;
b) il saldo commerciale dei beni alimentari è positivo e superiore a 2,5 miliardi di euro, mentre quello agricolo sarebbe negativo per oltre 452 milioni di euro. Nello specifico, il saldo è negativo per commodity come cereali e soia;
c) verrebbe meno l'efficacia dell'articolo 20 dell'Accordo, generale sulle tariffe ed il commercio (Gatt), valido per l'Organizzazione mondiale del commercio (Wto), che contiene la disciplina generale delle eccezioni che possono essere invocate dallo Stato per il perseguimento di politiche, che pur comportando restrizioni al commercio in contrasto con l'accordo, sono ritenute meritevoli di tutela. Ovvero verrebbe meno il principio di precauzione, cioè delle misure necessarie per la protezione di salute, vita delle persone, degli animali e dei vegetali; conservazione delle risorse naturali esauribili;
d) il made in Italy, inteso non solamente come produzione localizzata nel nostro Paese, ma come percezione del prodotto nel suo insieme, continua a rappresentare un asset che deve generare ulteriori potenzialità per l'economia italiana e il lavoro. È importante che il made in Italy rimanga un brand delle imprese italiane. La presenza sul mercato internazionale dei prodotti italiani permette di rafforzare la catena produttiva in Italia a beneficio dell'occupazione;
è importante, per una sana ripresa dell'economia, che sia favorevole a determinare occupazione di lungo periodo e ad attrarre e a produrre investimenti, che i punti 19 e 20 del comunicato finale dei Capi di Stato e di Governo al vertice di Taormina trovino sostegno, sviluppo, potenziamento ed armonizzazione nelle strategie dell'Unione europea per il mercato unico e nelle sue politiche indirizzate alla crescita e alla competitività. Politiche appropriate dalle quali tutte le imprese e i cittadini possano utilizzare al meglio le opportunità offerte dall'economia dell'Unione europea e dall'economia globale;
le barriere tariffarie, le sovvenzioni inappropriate da parte dei Governi e delle istituzioni correlate, nonché le operazioni finanziarie ad alta frequenza, distorcono i mercati e non favoriscono né l'economia, né l'occupazione, né creano benefici reciproci tra gli Stati. Particolare attenzione, per evitare una pericolosa distorsione dei mercati, deve essere data alle operazioni finanziarie ad alta frequenza;
con riferimento al processo di uscita del Regno Unito dall'Unione europea, due Agenzie dell'Unione europea hanno sede nel Regno Unito: la European Banking Authority (EBA) e la European Medicines Agency (EMA), l'istituzione incaricata di valutare e autorizzare l'immissione in commercio dei farmaci in Europa. Molti Stati parte dell'Unione europea sono interessati ad ospitare Ema, e con essa il suo staff di circa 900 persone altamente qualificate che vengono percepite come una spinta per il settore farmaceutico del Paese ospitante e una maggiore fonte di accesso a ricercatori esperti;
sul punto è necessario che le Camere abbiano contezza di ciò che l'uscita del Regno Unito comporterà in termini finanziari per ciascun Stato parte. Questi infatti cesserà di pagare la sua quota di contributi al bilancio comunitario, pari a euro 20 miliardi e 522 milioni su un totale di oltre 152 miliardi. Per compensare questa mancata entrata, dal 2019 le possibili soluzioni prevenderanno necessariamente o un aumento proporzionale dei contributi per i 27 Paesi rimasti nell'Unione europea ad invarianza di bilancio, o una riduzione dello stesso, e di conseguenza anche la consistenza dei fondi dell'Unione europea per i Paesi membri, od anche la sospensione di programmi e di iniziative da determinarsi. Ad oggi, il contributo italiano al funzionamento dell'Unione europea è pari a euro 17 miliardi e 693 milioni. L'Europa a 27 comporterà costi maggiori e dunque il contributo richiesto all'Italia potrebbe essere superiore a 19 miliardi di euro (+7,4 per cento). Solo per il 2019, la contribuzione aggiuntiva del Governo al bilancio dell'Unione europea dovrebbe essere di circa 1,3 miliardi di euro;
il contributo a regime richiederà ulteriori sforzi finanziari da parte dell'Italia per mantenere gli impegni richiesti dall'Unione europea di risanamento dei conti pubblici italiani, di diminuzione delle spese per il settore pubblico e del debito, in un periodo in cui l'Italia continua a mantenere una crescita inferiore al resto dell'Europa;
con riferimento al programma per un Europea digitale,
i processi in atto per aumentare l'utilizzo delle nuove tecnologie digitali nella società, sia a livello di pubblica amministrazione che di singoli utenti, dimostrano che la loro applicazione contribuisce sempre più ed in modo determinante allo sviluppo socio-economico di un Paese, in quanto la ricerca di nuove tecnologie digitali e il loro utilizzo creano nuove forme imprenditoriali e, conseguentemente, ulteriore occupazione e specializzazione professionale,
impegna il Governo:
a porre all'attenzione del Consiglio europeo:
1) la necessità che l'Unione europea condivida con l'Italia il peso e i costi della pressione migratoria sulla rotta del mediterraneo centrale:
a) continuando ad adoperarsi affinché i Paesi di partenza dell'ondata migratoria si impegnino per un maggiore controllo delle frontiere, impedendo la partenza e il passaggio diretto verso la Libia;
b) impegnandosi a rivedere e rendere compatibile l'attuale ordinamento internazionale sul salvataggio in mare con la reale dinamica del traffico di esseri umani in atto;
c) proseguendo nel dialogo con Malta per una ragionevole delimitazione dell'area Sar, eliminando la sovrapposizione con l'area di competenza italiana, e per intervenire con attività di soccorso e trasporto presso i propri porti dei migranti nell'area di responsabilità delineata;
d) proseguendo l'azione volta ad agevolare la piena assunzione dei Paesi dell'area (Libia e Tunisia) delle proprie responsabilità nelle operazioni di salvataggio compiute nelle aree Sar di loro competenza;
e) ribadendo la necessità di un maggior sostegno ai Paesi più coinvolti nell'attuale crisi migratoria (Grecia ed Italia) nei costi e nelle procedure di rimpatrio degli immigrati clandestini, come peraltro prospettato dagli accordi de La Valletta, che prevedevano una rafforzata cooperazione tra Stati al fine di facilitare il ritorno e la reintegrazione dei migranti irregolari;
f) ribadendo la richiesta di risorse aggiuntive a livello europeo, per il fondo europeo, per il fondo lanciato la La Valletta, volto a sostenere economicamente i Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente che si impegnino ad accogliere in loco e a frenare le partenze dei migranti, sul modello dell'accordo siglato dall'Unione europea e Turchia adottato per contenere le migrazioni dalla Siria, per il quale l'Unione europea si è impegnata a versare alla Turchia 3 miliardi di euro ogni anno;
g) riaffermando la necessità di condizionare l'attribuzione dei fondi europei, in particolare della politica di coesione, al pieno rispetto da parte di tutti gli Stati membri degli obblighi in materia di immigrazione e asilo;
h) dando attuazione all'accordo di Malta e al piano d'azione de La Valletta che prevedono l'impegno dell'Unione europea nel garantire, in Libia, capacità e condizioni di accoglienza; adeguate per i migranti, anche con la costruzione’ di campi di accoglienza, con il supporto di Unhcr e Oim;
i) valutando la possibilità di realizzare, in territorio libico, tunisino e maltese, Place of safety in grado di accogliere i migranti soccorsi in mare in corrispondenza delle zone Sar di competenza, nel rispetto dello spirito e della lettera della Convenzione di Amburgo, nel pieno rispetto degli obblighi europei ed internazionali a tutela dei diritti umani;
l) modificando il sistema di Dublino poiché accordo sorpassato, inefficiente e iniquo nei confronti dei Paesi di sbarco, in particolar modo di Italia e Grecia;
m) rafforzando la politica europea di vicinato che mira a gestire le relazioni con l'Unione europea con 16 Paesi vicini, meridionali e orientali, e che ha come principale obiettivo innanzitutto quello di promuovere l'integrazione economica e la pacificazione nelle aree di conflitto;
2) l'opportunità di diminuire progressivamente, in tempi certi e ravvicinati, le sanzioni economiche nei confronti della Federazione russa, valutando in che modo ciò possa determinare effetti negativi per la Repubblica di Ucraina, il tutto al fine di sostenere un accordo soddisfacente per entrambe le parti e per l'Unione europea la normalizzazione dei rapporti amichevoli con un partner importante quale la Federazione russa;
3) tenuto conto che le varie politiche sino ad ora adottate in materia di occupazione in seno all'Unione europea non hanno determinato risultati uguali in tutti gli Stati parte, a definizione di un cronoprogramma per una road map di azioni efficaci ed efficienti, da applicarsi ai Paesi in cui la sottoccupazione, la disoccupazione e il « brain drain» giovanile sono più marcati, il cui obiettivo sia quello di facilitare l'inserimento dei giovani e di coloro che cercano lavoro nel mondo produttivo, verificando i motivi per i quali in alcuni Paesi le problematiche e le criticità in materia di lavoro (bot(lenecks) rimangono elevate;
4) l'importanza del trasferimento in Italia della sede dell'Agenzia europea per i medicinali (EMA);
5) la necessità di proseguire negli impegni presi sulla necessità di limitare le emissioni di CO2 al fine di prevenire gli effetti negativi, anche di natura economica, che essi determinano per l'uomo e per l'ambiente;
6) l'importanza di sollecitare i singoli Stati parte dell'Unione europea a proseguire nelle politiche interne volte a favorire l'utilizzo dei sistemi digitali e delle nuove tecnologie su tutto il loro territorio nazionale, con particolare attenzione alle pubbliche amministrazioni, al fine di facilitare lo scambio di informazioni in tempo reale tra amministrazioni centrali e periferiche, a vantaggio dell'utente, al fine di velocizzare i processi burocratici e favorire impresa ed occupazione;
7) la necessità di un migliore coordinamento a livello europeo nella lotta al terrorismo, in particolare promuovendo una più stretta cooperazione e comunicazione tra i servizi di intelligence nazionali e potenziando a livello europeo le attività di ricerca e sviluppo nel settore della cyber-sicurezza, con particolare riferimento alle tecnologie di informazione e comunicazione, agli standard di sicurezza e ai regimi di certificazione, favorendo ogni iniziativa volta a sostenerne il finanziamento attraverso le risorse dell'Unione europea;
8) con riferimento alla politica estera (PESC) e di difesa (PSDC) comune, l'importanza di offrire, nella nuova strategia globale in materia di politica estera e di sicurezza, rilievo centrale all'assetto geopolitico dell'area mediterranea, caratterizzata da forte instabilità e fonte di gravi minacce per la sicurezza dell'Unione europea, analogamente, la necessità di operare un deciso spostamento dell'asse prioritario di attenzione dell'Unione europea verso l'area del Mediterraneo, in termini di cooperazione sia politicale economica, con particolare riferimento alla stabilizzazione della Libia, garantendo ruolo primario all'Unione europea nell'ambito delle iniziative che verranno assunte, in particolare per il sostegno alla ricostruzione delle istituzioni militari e civili e del tessuto sociale e politico del Paese;
9) la strategicità di assicurare, nel momento in cui si realizzano tutte le condizioni necessarie, nel rispetto del diritto internazionale, la tempestiva attivazione delle ulteriori fasi operative della missione Eunavfor Med Operazione Sophia;
10) la necessità di implementare il processo di integrazione in materia di difesa e sostenere e rafforzare la politica di sicurezza e di tesa comune.
(6-00334) «Brunetta, Occhiuto, Ravetto, Vito, Elvira Savino».