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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 29 giugno 2017

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La XI Commissione,
   premesso che:
    come noto, ai sensi dell'articolo 2, comma 1, della legge 12 giugno 1984, n. 222, si considera inabile, ai fini del conseguimento del diritto a pensione nell'assicurazione obbligatoria per l'invalidità, la vecchiaia ed i superstiti dei lavoratori dipendenti ed autonomi gestita dall'Istituto nazionale della previdenza sociale, l'assicurato o il titolare di assegno di invalidità il quale, a causa di infermità o difetto fisico o mentale, si trovi nell'assoluta e permanente impossibilità di svolgere qualsiasi attività lavorativa;
    l'articolo 1, comma 43, della legge 8 agosto 1995, n. 335, dispone che le pensioni di inabilità, di reversibilità o l'assegno ordinario di invalidità a carico dell'assicurazione generale obbligatoria per l'invalidità, la vecchiaia ed i superstiti, liquidati in conseguenza di infortunio sul lavoro o malattia professionale, non sono cumulabili con la rendita vitalizia liquidata per lo stesso evento invalidante, a norma del testo unico approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, fino a concorrenza della rendita stessa;
    una volta conseguiti i requisiti anagrafici e contributivi per la pensione di vecchiaia, a differenza dell'assegno ordinario di invalidità, la trasformazione della pensione di inabilità in pensione di vecchiaia, non avviene in maniera automatica, ma è necessario che il soggetto interessato formuli apposita domanda all'ente previdenziale, il quale valutata l'effettiva sussistenza dei requisiti;
    nei casi in cui l'assegno di invalidità risulta confermato fino al conseguimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia, non appaiono sussistere sostanziali differenze rispetto alla pensione di inabilità; risulta, pertanto, poco appropriata la distinzione procedurale attualmente prevista per la trasformazione di detti trattamenti in pensione di vecchiaia;
    peraltro, in più occasioni l'Inps, nega tale possibilità sulla base di interpretazioni discendenti da principi generali, per le quali sussisterebbe, salvo i casi espressamente disciplinati dal legislatore, un divieto di mutamento del titolo pensionistico, nonché l'impossibilità della rinuncia ad un trattamento in atto, tanto da farne discendere che la titolarità della pensione di inabilità, quand'anche non effettivamente percepita a causa dell'incumulabilità con la rendita Inail, determini una diretta preclusione all'accesso alla pensione di vecchiaia;
    da tutto ciò discende un non auspicabile incerto quadro normativo che determina effetti imprevedibili sulla particolare condizione di quei lavoratori già colpiti da eventi che ne hanno determinato l'assoluta impossibilità a svolgere qualsiasi attività lavorativa,

impegna il Governo

ad adottare, per quanto di competenza, le opportune iniziative, anche di carattere normativo, volte a superare la suddetta incertezza della disciplina vigente, assicurando regole chiare ed automatiche in favore dei lavoratori che hanno perso la possibilità di svolgere qualsiasi attività lavorativa a causa di infortunio, riconoscendo il diritto alla pensione di vecchiaia a chi ha maturato i requisiti previsti dalla legge.
(7-01302) «Gribaudo, Ribaudo, Paris, Culotta, Rocchi».


   La XIII Commissione,
   premesso che:
    in Italia sono attualmente presenti 45.000 apicoltori con 1,2 milioni di alveari, per un fatturato complessivo di circa 50 milioni di euro che arriva a 2,5 miliardi di euro se si considera il servizio di impollinazione fornito dalle api all'agricoltura;
    sul territorio nazionale sono circa 20.000 gli operatori o le aziende che fanno dell'apicoltura una professione o una fonte di reddito significativa;
    secondo alcuni studi di settore ed associazioni di categoria senza la presenza delle api (e di altri insetti impollinatori), il 75 per cento delle colture e l'84 per cento delle piante potrebbero rischiare di subire una «riduzione di produttività»;
    è stato stimato che circa il 35 per cento del cibo che l'uomo consuma dipende direttamente, attraverso l'impollinazione di frutta e colture vegetali in generale, o indirettamente, tramite l'impollinazione di campi coltivati a foraggio per il bestiame, dall'attività svolta dalle api;
    l'articolo 1 della legge 24 dicembre 2004, n. 313 riconosce l'apicoltura quale «attività di interesse nazionale utile per la conservazione dell'ambiente naturale, dell'ecosistema e dell'agricoltura in generale», «finalizzata a garantire l'impollinazione naturale e la biodiversità di specie apistiche, con particolare riferimento alla salvaguardia della razza di ape italiana (Apis mellifera ligustica Spinola) e delle popolazioni di api autoctone tipiche o delle zone di confine»;
    è quindi evidente come l'apicoltura e la presenza delle api sia strettamente correlata con la produzione agricola nel suo insieme;
    il fenomeno dello spopolamento degli alveari e della moria delle api, manifestatosi in tutta la sua gravità con l'eccezionale tasso di mortalità verificatosi nel corso dell'anno 2008, ha indotto il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ad avviare un monitoraggio nazionale denominato «Rete per il monitoraggio dei fenomeni di spopolamento e mortalità degli alveari in Italia (Apenet)», finalizzato alla raccolta di informazioni sullo stato di salute delle api sul territorio nazionale;
    la siccità sta flagellando da mesi la quasi totalità delle regioni della penisola. Dopo una primavera che è stata registrata come la seconda più calda dall'ottocento (con un aumento di quasi due gradi rispetto alla media stagionale) e la terza con meno precipitazioni (il 50 per cento di piogge in meno), la situazione risulta purtroppo costante;
    nel mese di giugno la temperatura media si è attestata, infatti, intorno a un valore di 25,4 gradi, mentre le precipitazioni sono risultate in calo del 52 per cento provocando una crisi idrica di portata storica a livello nazionale;
    le associazioni di categoria hanno stimato il danno economico nel comparto agricolo, per i primi sei mesi del 2017, in oltre un miliardo di euro. Nei campi coltivati gli agricoltori devono ricorrere all'irrigazione di soccorso per salvare le produzioni, dagli ortaggi alla frutta, dai cereali al pomodoro, ai vigneti, fino al fieno per l'alimentazione degli animali da latte, situazione destinata a mettere in crisi le produzioni dei grandi formaggi tipici, dal grana padano al parmigiano reggiano fino alla mozzarella di bufala;
    la siccità sta colpendo anche l'apicoltura: i primi cinque mesi del 2017 hanno avuto un andamento anomalo ed estremamente sfavorevole per il settore. Ad un inverno finalmente freddo è seguito un inizio primavera con forti escursioni termiche tra giorno e notte. Il mese di marzo caratterizzato da temperature diurne elevate ha poi velocizzato lo sviluppo vegetativo delle piante che non è stato, tuttavia, rigoglioso a causa della siccità ormai cronica;
    secondo quanto reso noto dalle associazioni di categoria, le api, invece in ritardo rispetto alla stagione, hanno richiesto grande impegno da parte degli apicoltori che sono stati costretti in molti casi ad intervenire nutrendole per favorirne lo sviluppo;
    un insieme di condizioni pessime per assicurare fioriture ottimali e, ricche di nettare, che necessitano invece di terreni non asciutti e clima caldo e umido di giorno e di notte;
    piante e fiori, sia spontanei che coltivati, si sono quindi mal sviluppati e il poco nettare presente è stato asciugato dal vento che ha soffiato costantemente. Le gelate della seconda metà di aprile hanno contribuito a peggiorare la già precaria situazione causando danni ingentissimi alle piante in fase di avanzato stadio vegetativo e in fioritura e pregiudicando decisamente il raccolto nettarifero in atto e futuro;
    in queste condizioni climatiche, gli alveari hanno divorato le scorte di miele del nido per mantenere costante la temperatura interna e far sopravvivere la covata, costringendo gli apicoltori a ricorrere a nutrizioni di emergenza per tenere in vita gli insetti, sobbarcandosi un costo di produzione non prevedibile oltre che di notevole impatto a causa delle prospettive di mancato raccolto;
    sempre secondo le associazioni di categoria, infatti, subiranno gravissimi perdite le produzioni primaverili di miele quali erica, ciliegio, millefiori, sulla e soprattutto acacia (qualità quest'ultima che rappresenta in molte zone una importante fonte di reddito);
    come già accennato, nel corso degli ultimi anni, la produzione di miele ha subìto gravi perdite, in termini qualitativi e quantitativi, a causa di molteplici fattori climatici, a partire dalla siccità, dell'impiego di pesticidi e delle presenza di nuove tipologie di insetti che hanno ridotto notevolmente il numero delle api;
    a causa della siccità, alcune regioni hanno già richiesto lo stato di emergenza in agricoltura ai sensi del decreto legislativo 29 marzo 2004 n. 102 che prevede, in presenza di avversità atmosferiche eccezionali e di calamità naturali (come la siccità), l'attivazione di interventi contributivi e creditizi per le aziende agricole interessate da riduzioni della produzione lorda vendibile annuale in misura non inferiore al 30 per cento della produzione ordinaria;
    il comma 2 dell'articolo 1 del citato decreto legislativo n. 102 del 2004, indica quali siano le calamità naturali, gli eventi eccezionali e le avverse condizioni atmosferiche in seguito alle quali è possibile richiedere lo stato di emergenza facendo riferimento agli orientamenti comunitari in materia di aiuti di Stato nel settore agricolo (2000/C28/02);
    nello specifico tra le calamità naturali sono annoverati i terremoti, le valanghe, le frane e le inondazioni; tra gli eventi eccezionali la guerra, i disordini interni e gli scioperi; tra le avverse condizioni atmosferiche il gelo, la grandine, il ghiaccio, la pioggia e la siccità;
    sulla base di quanto riportato precedentemente, appare evidente come i danni alla produzione che subisce l'apicoltura, anche superiori al 30 per cento dell'ordinario, possono essere causati da molteplici fattori concomitanti che si possono presentare anche in assenza degli eventi previsti dagli orientamenti comunitari in materia di aiuti di Stato nel settore agricolo (2000/C28/02);
    risulta conseguentemente necessario prevedere, proprio per l'apicoltura, appositi parametri che possano individuare, insieme al calo di produzione, le concause certificate per poter richiedere lo stato di emergenza (come ad esempio cambiamenti climatici che incidono in zone specifiche, la presenza di organismi nocivi, attacchi di specie animali predatori non indigene, epizoozie circoscritte, episodi di inquinamento territoriale);
    al riguardo è opportuno rimarcare come, al contrario di altri allevamenti zootecnici, la mancata disponibilità di risorse per gli animali allevati (il nettare delle fioriture), non può in alcun modo essere sostituita per assicurare la produzione di miele;
    entro il 31 dicembre 2016 gli apicoltori, direttamente o tramite loro delegati, avrebbero dovuto aggiornare il censimento annuale, ovvero la consistenza degli apiari (intesa come numero di alveari), nonché l'ubicazione e dislocazione degli stessi sulla base dell'indirizzo e delle coordinate geografiche, così come previsto dal punto 5 del decreto ministeriale 11 agosto 2014 «Approvazione del manuale operativo per la gestione dell'anagrafe apistica nazionale»;
    la registrazione dei censimenti rappresenta un momento fondamentale per effettuare la verifica, l'integrazione e il completamento dei dati attualmente registrati, considerato che, a partire dal mese di gennaio 2017, la banca dati apistica nazionale rappresenta la fonte ufficiale per la programmazione dei controlli previsti dalla normativa vigente e per altre attività;
    la legge 28 luglio 2016, numero 154, «Deleghe al Governo e ulteriori disposizioni in materia di semplificazione, razionalizzazione e competitività dei settori agricolo e agroalimentare, nonché sanzioni in materia di pesca illegale» prevede l'applicazione di sanzioni specifiche nei casi di omessa denuncia di detenzione di alveari e comunicazione di variazione alla banca dati apistica nazionale;
    le predette misure consentono di avere un'anagrafe dettagliata degli alveari presenti sul territorio nazionale e quindi dati attendibili sulla produzione in apicoltura per poter anche valutare con precisione i reali cali di produttività associandoli a nuove concause certificate per poter richiedere lo stato di emergenza,

impegna il Governo:

   a mettere in campo politiche mirate, assumendo iniziative normative efficaci e individuando risorse finanziarie straordinarie per sostenere gli apicoltori a cui verranno riconosciute, nel 2017, le misure di supporto derivanti dalla dichiarazione dello stato di calamità naturale;
   ad assumere iniziative per rivedere, per l'apicoltura, compatibilmente con le indicazioni comunitarie, di concerto con le associazioni di categoria ed utilizzando la banca dati apistica nazionale, i parametri che possano individuare, insieme al calo di produzione dei prodotti, le concause certificate per poter richiedere lo stato di calamità naturale previsto dal decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102, inserendo nuovi criteri tali da incidere sulla difesa della popolazione delle api e sulla tutela del nettare delle fioriture, e in particolare:
    a) gli effetti dei cambiamenti climatici che incidono in zone specifiche;
    b) la presenza di organismi nocivi;
    c) la presenza di specie di animali predatori non indigene;
    d) epizoozie circoscritte;
    e) episodi di inquinamento territoriale certificati dagli organismi di controllo preposti;
   ad assumere iniziative per prevedere, sentite le associazioni di categoria, modalità di erogazione degli interventi contributivi e creditizi ex post a valere sul fondo di solidarietà nazionale, di cui al decreto legislativo 29 marzo 2004 n. 102, dando priorità agli operatori o alle aziende che fanno dell'apicoltura una professione e una fonte di reddito principale.
(7-01303) «Sani».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MANZI, CARRESCIA, MORANI, LUCIANO AGOSTINI e PETRINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   dagli eventi sismici del 24 agosto e del 26 e 30 ottobre 2016 ad oggi, sono state previste diverse misure per favorire il rientro nelle unità immobiliari e il ritorno alle normali condizioni di vita e di lavoro dei cittadini, tra le quali anche la concessione di contributi per gli interventi di immediata esecuzione, sugli edifici che hanno subito danni contenuti;
   in particolare, al comma 4 dell'articolo 8 del decreto-legge 17 ottobre 2016, n. 189, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 dicembre 2016, n. 229, è stata prevista una procedura specifica, anche in deroga alla normativa vigente, per l'avvio di interventi di immediata riparazione, a favore degli edifici che, pur riportando danni lievi sono comunque classificati non agibili oppure non utilizzabili e necessitano soltanto di interventi di immediata riparazione;
   la procedura prevista per l'accesso ai contributi prevede che, nei comuni interessati, i soggetti che ne facciano richiesta possano effettuare l'immediato ripristino dell'agibilità degli edifici e delle strutture danneggiati, presentando apposita domanda, con allegato lo stato dell'immobile, documentato mediante apposito sopralluogo dei tecnici incaricati;
   con il decreto-legge 9 febbraio 2017, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 aprile 217, n. 45, si è deciso di posticipare al 31 luglio 2017, anche in considerazione degli eccezionali eventi sismici verificatisi in data 18 gennaio 2017, i termini entro cui presentare, agli uffici speciali per la ricostruzione, la richiesta di contributi e annessa documentazione, pena l'inammissibilità della domanda stessa;
   a quanto si apprende dai diretti interessati e da notizie apparse di recente anche sulla stampa nazionale, i tecnici della protezione civile hanno fino ad ora effettuato circa 184.700 sopralluoghi, su 208.000 case da verificare, ma ne mancherebbero circa 23.000, di cui circa 19.200 nelle Marche: numeri che fanno apparire irrealistico il rispetto del termine del 31 luglio per la consegna della domande –:
   se il Governo ritenga opportuno assumere iniziative per prevedere un'ulteriore proroga del termine entro il quale gli interessati potranno presentare, agli uffici speciali per la ricostruzione, la documentazione richiesta per accedere ai contributi per interventi di immediata riparazione, al fine di favorire il loro rientro nelle unità immobiliari e il ritorno alle normali condizioni di vita e di lavoro. (5-11699)

Interrogazione a risposta scritta:


   ANDREA MAESTRI, CIVATI, BRIGNONE e PASTORINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro per la coesione territoriale e il Mezzogiorno. — Per sapere – premesso che:
   per il piano di riqualificazione delle aree urbane degradate, previsto dalla legge di stabilità 2015, era stato istituito, inizialmente, un fondo dotato di 200 milioni di euro (50 per il 2015, 75 per ciascuno degli anni 2016 e 2017) per il finanziamento dei progetti risultati in posizione utile in graduatoria;
   il bando pubblicato in Gazzetta Ufficiale aveva già impegnato una cifra ridotta rispetto a quella iniziale, passando a 194.138.500 euro (44.138.500 euro per il 2015 e 75.000.000 sia per il 2016, sia per il 2017). È su questo ammontare di risorse che i comuni che hanno inteso partecipare al bando, proponendo propri progetti di riqualificazione di aree degradate, potevano contare per veder finanziate le proposte di intervento che fossero risultate in posizione utile nella graduatoria finale. Alla scadenza dei termini del 30 novembre 2015, sono stati presentati 870 progetti;
   da quella data non si è avuta più alcuna notizia del bando periferie degradate, fino all'insediamento del comitato di valutazione, avvenuto il 4 aprile 2016, che si è riunito 28 volte fino alla seduta conclusiva del 31 gennaio 2017;
   nella stessa data, nel corso di un'audizione alla Commissione parlamentare d'inchiesta sulla sicurezza e il degrado delle città, il Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri, Paolo Aquilanti, ha comunicato che circa 400 progetti erano stati ammessi alla valutazione di merito e che, entro il mese di maggio, sarebbe stata approvata una graduatoria di merito. Essendo state ridotte le risorse originariamente disponibili da 200 milioni di euro a 78,5 milioni di euro, per interventi legislativi successivi, i progetti che avrebbero potuto essere finanziati, tra quelli definitivamente ammessi, sarebbero stati soltanto 40/60;
   a giudizio degli interroganti, una riduzione così estesa, oltre a non essere stata sufficientemente giustificata, è incomprensibile soprattutto perché effettuata in seguito alla presentazione di un numero elevatissimo di progetti, con la consapevolezza, quindi, di non rispettare le aspettative dei comuni richiedenti. Sorprende, inoltre, che il successivo «Bando Periferie 2016» (pubblicato nel 2016 e riservato ai comuni capoluogo di provincia), che prevedeva uno stanziamento iniziale di 500 milioni di euro, sia stato invece successivamente incrementato di ulteriori 1.600 milioni di euro, così da poter finanziare tutti i 120 interventi proposti nell'occasione;
   il 7 giugno 2017 è stato pubblicato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri con la graduatoria finale del «Bando periferie degradate 2015». I progetti che beneficeranno del finanziamento sono 46: ne restano esclusi circa 78, che sarebbero anche loro risultati vincitori, se le risorse a disposizione fossero rimaste quelle previste e stanziate dal bando (194.138.500 milioni di euro);
   al comma 3 dell'articolo 1 del decreto si stabilisce che «Gli ulteriori progetti potranno essere finanziati con le risorse eventualmente rese disponibili entro tre anni dalla data di pubblicazione del seguente decreto sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana». L'impegno è quindi condizionato e non vincolante;
   è utile ricordare che il piano di riqualificazione delle aree urbane degradate del 2015 nasceva un programma pensato dal Governo presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore Matteo Renzi, in seguito agli attentati di Parigi e alla convinzione che la risposta al terrorismo, che proviene anche dalle periferie abbandonate della città, dovesse essere quella «per ogni euro investito in sicurezza, un euro deve essere investito in cultura» –:
   se il Governo intenda chiarire quale sia stata la destinazione delle risorse decurtate dal fondo istituito per il piano di riqualificazione delle aree urbane degradate;
   se non ritenga opportuno assumere con determinazione ogni iniziativa di competenza affinché, a tutti i comuni esclusi dai finanziamenti del «Bando periferie degradate 2015», ma risultati vincitori nella graduatoria finale, possano essere destinate le risorse finanziarie necessarie alla realizzazione dei progetti da essi presentati. (4-17126)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   COMINARDI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per gli affari regionali, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   l'ufficio territoriale regionale di Brescia (UTR), con decreto regionale n. 3276 del 23 marzo 2017, ha autorizzato un piano di controllo della specie della volpe nelle ZRA e ZRC in tutto l'ATC unico di Brescia, per cinque anni, 365 giorni l'anno, 24 ore al giorno, autorizzando i cacciatori agli abbattimenti, senza la presenza fisica e quindi il controllo degli agenti della polizia provinciale di Brescia, in contrasto con la legge n. 157 del 1992 articolo 19, comma 2, che recita: Tali piani devono essere attuati dalle guardie venatorie dipendenti dalle amministrazioni provinciali. Queste ultime potranno altresì avvalersi dei proprietari o conduttori dei fondi sui quali si attuano i piani medesimi, purché muniti di licenza per l'esercizio venatorio, nonché delle guardie forestali e delle guardie comunali munite di licenza per l'esercizio venatorio;
   la popolazione della volpe specie protetta dalla legge n. 157 del 1992 a Brescia è sconosciuta, non esistono censimenti, non esiste emergenza o sovrappopolazione e i risarcimenti danni alla colture e/o allevamenti sono pari a zero (regione Lombardia – area agricola prot. M1.2017.0053315 del 2 maggio 2017). A giudizio dell'interrogante, la provincia di Brescia pare essere teatro di uccisioni di animali senza logica e motivazione, una pratica ingiustificata dal punto di vista scientifico, di disturbo per il resto della fauna selvatica in periodo di riproduzione, nonché con grave danno per gli equilibri eco sistemici, ancor di più se operato in modo che appare illegittimo e contrario alle leggi. Il decreto regionale sopracitato è stato approvato con la falsa convinzione, non supportata da dati, che in alcuni casi, le volpi possono predare capi di «fauna d'interesse venatorio», immessa artificialmente negli ATC ed altresì senza tutela alcuna per la pubblica sicurezza, considerando la presenza di persone armate 24 ore su 24 in periodi di chiusura dell'attività venatoria. Nella lettera indirizzata dalla Lac al prefetto di Brescia si evidenzia il perdurare di mancanza di trasparenza atta a garantire il buon andamento e l'imparzialità della pubblica amministrazione, in quanto il decreto regionale non è stato pubblicato ed in data 20 giugno 2017 alle guardie venatorie non era stato ancora fornito l'elenco delle persone autorizzate agli abbattimenti, essenziale per poter svolgere l'attività di vigilanza. A tutela delle volpi è stata inviata una petizione dalla Lac su change.org per chiedere alla regione Lombardia la revoca del provvedimento, che ha già raccolto ben 76.000 firme (brescia.corriere.it del 17 giugno 2017);
   di notevole importanza è la sentenza della Corte Costituzionale n. 139 del 23 maggio 2017, la quale ha «bocciato» le disposizioni della legge regionale della Liguria, che autorizzavano i cacciatori a partecipare ai cosiddetti controlli, ovvero abbattimenti, faunistici, che per la legge quadro nazionale n. 157 del 1992, articolo 19, sono di competenza esclusiva degli agenti venatori. Analogamente alla legge regionale ligure nel giudizio di legittimità costituzionale degli articoli 88, 89, comma 1, 92, 93 della legge 30 dicembre 2015, n. 29, il decreto regionale n. 3276 del 23 marzo 2017 consente ai cacciatori di prendere parte agli abbattimenti –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti e degli elementi riportati in premessa;
   quali iniziative di competenza intendano intraprendere per tutelare gli animali coinvolti nelle sopracitate pratiche, in particolare per evitare il metodo delle uccisioni delle volpi in tana di fatto, legittimato dalla legge regionale, da cui consegue che i cani vengono feriti e i cuccioli di volpe sbranati;
   quali iniziative di competenza intendano assumere per assicurare che trovino piena applicazione i princìpi delineati dalla citata sentenza della Corte Costituzionale in materia di controlli faunistici. (5-11711)

Interrogazione a risposta scritta:


   COCCIA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto riportato da notizie apparse sugli organi di stampa e da numerose segnalazioni dei cittadini, sono ormai alcuni giorni che brucia il parco di Centocelle nell'area vicina agli autodemolitori:
    le fiamme sono divampate nell'area di via dell'Aeroporto di Centocelle e si è reso necessario l'intervento immediato dei vigili del fuoco, delle associazioni di protezione civile e della polizia di Stato;
   la presenza del forte vento, infatti, ha esteso l'incendio anche all'area che ospita i tanti «sfasciacarrozze» presenti su viale Palmiro Togliatti;
   purtroppo, questo non è il primo episodio in cui gravi incendi mettono a rischio l'area; dal 1o gennaio 2017, infatti, fumi tossici si sprigionano dal sottosuolo del parco di Centocelle e dopo le denunce dei cittadini, del Comitato Pac e del WWF, finalmente sono stati effettuati dei sopralluoghi ed è stato accertato che sono indispensabili una bonifica delle cavità attraverso la rimozione dei rifiuti li depositati o interrati una verifica di tutti gli autodemolitori per stabilire eventuali presenze illegali o abusive;
   le aree suddette nel corso degli ultimi venti anni sono state interessate da diversi insediamenti abusivi come i due campi Rom, conosciuti come Casilino 700 e 900, che hanno ospitato centinaia di famiglie tanto da essere considerati tra i più grandi insediamenti a livello europeo. Lo stesso è accaduto per il famoso canalone realizzato nel 1941 per ospitare una metropolitana e che invece è stato dimora per centinaia di nuclei famigliari che hanno prodotto rifiuti di ogni genere, molti dei quali finiti nelle prese d'aria delle cavità sottostanti il piano di campagna o finiti interrati ad ogni bonifica successiva agli sgomberi, l'ultimo dei quali nel 2015 e da cui risulterebbero essere stati rimossi e portati via (così almeno affermerebbe Ama spa in un articolo su Repubblica);
   ci si trova di fronte ad un evidente disastro ambientale che sta mettendo seriamente a rischio la salute dei cittadini che vivono nelle zone adiacenti al Parco –:
   quali iniziative si intendano assumere, per quanto di competenza, per tutelare la salute dei cittadini messa a rischio dalle sostanze altamente tossiche sprigionate dai roghi che ormai si susseguono da mesi;
   quali iniziative di competenza si intendano assumere, anche per il tramite del comando dei Carabinieri per la tutela dell'ambiente, per verificare lo stato dei terreni, anche alla luce dei numerosi autodemolitori presenti nell'area destinata a parco. (4-17128)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   RAMPELLI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la società «Investire SGR spa» sta procedendo alla vendita di quattro complessi residenziali, siti nelle zone periferiche di Roma di Labaro, del Nuovo Salario, di Talenti e del Torrino, conferiti dalla Sara Assicurazioni spa, compagnia controllata dall'Aci, ente pubblico, al proprio fondo immobiliare Helios;
   nel determinare il prezzo delle singole unità abitative di tali complessi Investire Sgr non solo non terrebbe in alcun conto né la quotazione risultante dalla perizia eseguita dall'esperto indipendente Protos Chek srl, né il valore riportato nel bilancio della Sara, ovvero il valore delle quote di sottoscrizione al fondo Helios in ragione degli immobili ad esso conferiti, ma nemmeno si atterrebbe alle quotazioni ufficiali calcolate dall'Osservatorio del mercato immobiliare dell'Agenzia delle entrate ed ai prezzi di mercato delle singole zone, fissando a giudizio dell'interrogante arbitrariamente un prezzo di vendita a corpo dei singoli appartamenti molto elevato e del tutto fuori mercato;
   in particolare, per i 146 appartamenti locati che fanno parte del complesso residenziale di piazza Vinci, nella zona del Nuovo Salario, Investire Sgr ha fissato come prezzo al metro quadro di riferimento per lo sconto del trenta per cento 3.638 euro, nonostante la quotazione dell'Osservatorio del mercato immobiliare del secondo semestre 2016 lo fissi in un range compreso tra minimo 2.400 e massimo 3.300 euro/metro quadrato;
   il prezzo scontato per gli alloggi affittati, fissato da Investire Sgr in 2.546,60 euro/metro quadro, è, quindi, ingiustificatamente elevato rispetto alle quotazioni dell'Omi e a quelle del mercato della zona del Nuovo Salario;
   tale differenza di prezzo si sta risolvendo, di fatto, nella cancellazione del diritto di prelazione in favore degli attuali conduttori, impossibilitati a pagare importi così elevati;
   dopo circa 150 giorni dal ricevimento dell'incarico la società Investire Sgr, a quanto consta all'interrogante, non ha ancora venduto alcun alloggio e, a causa della ferma presa di posizione degli inquilini e delle organizzazioni sindacali, è stata anche costretta a sospendere la procedura posta in essere per mezzo di un'altra società, con un conseguente danno per la proprietà (Sara Assicurazioni spa – ACI) che a tutt'oggi ha subito un pregiudizio economico, correlato anche ai cinquanta appartamenti ancora sfitti ed inspiegabilmente non messi in vendita –:
   se non ritengano di intervenire affinché l'ACI, nella sua qualità di ente pubblico che controlla la «SARA Assicurazioni spa», ponga termine alla gestione degli immobili da Parte della «Investire SGR spa», che, ad avviso dell'interrogante, a causa di un errato modus operandi e della fissazione di prezzi sbagliati, sta determinando uno spreco di risorse anche a danno del bilancio dello stesso ACI;
   se non intendano assumere ogni iniziativa di competenza per verificare la congruità e la correttezza delle attività poste in essere dalle società di gestione immobiliare citate in premessa in relazione ai beni immobili sopra indicati, anche in relazione all'esigenza di garantire, nell'ambito della medesima attività, il principio di tutela del risparmio e della sua funzione sociale;
   se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti non ritenga di procedere tempestivamente alla emanazione del decreto da adottare ai sensi dell'articolo 4, comma 3, della legge n. 431 del 1998 per disciplinare le nuove condizioni e i termini per la stipula dei contratti di locazione a canone agevolato. (4-17137)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   la Cassa ufficiali, istituita con legge 9 maggio 1940, n. 371, ora Cassa di previdenza delle forze armate che ha accorpato dal 1o luglio 2010 le preesistenti Casse militari, è deputata al pagamento del cosiddetto «assegno speciale»;
   l'assegno nei confronti del personale che ne ha diritto viene erogato qualora siano trascorsi otto anni dal collocamento in quiescenza e sia giunto a compimento del 65esimo anno d'età;
   l'assegno ha le seguenti caratteristiche: il fondo, da cui trae origine, è costituito dalle sole ritenute sugli assegni degli interessati, senza oneri a carico dello Stato; l'importo spettante non è determinato né con il metodo retributivo né con quello contributivo, ma solo in relazione al grado rivestito al momento del collocamento in quiescenza; l'anzianità di servizio è ininfluente; ha periodicità annuale; non assume caratteristiche di retribuzione differita; non è reversibile; è sospeso nei casi che comportino la perdita del grado;
   nell'ipotesi del prematuro decesso dell'ufficiale prima del trascorrere degli otto anni dal collocamento in quiescenza e prima di aver compiuto il 65esimo anno d'età, la legge non prevede in favore del coniuge superstite la reversibilità né la concessione dell’una tantum, così come è previsto nelle altre discipline previdenziali; le ritenute operate durante tutto il periodo lavorativo vengono cannibalizzate provocando un danno patrimoniale al coniuge superstite, oltre che un arricchimento della Cassa di previdenza;
   diversi sono i casi registrati negli ultimi anni anche dall'Associazione nazionale ufficiali provenienti dal servizio attivo –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non intenda assumere iniziative di carattere normativo che prevedano la reversibilità dell'assegno speciale o, in alternativa, la corresponsione dell’una tantum in relazione e in proporzione ai contributi versati, nonché la tassazione separata e il ripristino dei benefici combattentistici di cui alla legge n. 1746 del 1962. (4-17131)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TINO IANNUZZI e SGAMBATO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   oltre mille giovani laureati hanno svolto o stanno svolgendo il tirocinio presso gli uffici giudiziari, ai sensi dell'articolo 73 del decreto-legge n. 69 del 21 giugno 2013 convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n. 98, ed all'esito della relativa procedura di selezione, sono rimasti esclusi dal riconoscimento della borsa di studio per l'anno 2016, che prevede la erogazione di circa 400 euro mensili;
   l'esperienza del tirocinio è molto positiva e si è rivelata, nella concreta realtà di molti uffici giudiziari, non solamente una importante attività formativa di studio e di arricchimento di conoscenze operative, ma anche un contributo, positivo e generalmente riconosciuto ed apprezzato, al miglioramento del funzionamento e dell'efficienza del «sistema giustizia» ed alla riduzione degli enormi carichi di lavoro arretrato, concorrendo così in qualche misura ad attenuare le conseguenze negative legate alle pesanti carenze negli organici degli uffici giudiziari;
   nell'anno 2015 la somma stanziata, circa 8 milioni di euro, ha consentito di erogare il previsto trattamento economico a tutti i tirocinanti, a differenza di quanto purtroppo accaduto nel 2016;
   infatti, nel 2016 il finanziamento disponibile è rimasto immutato, circa 8 milioni di euro, benché vi sia stato un notevole incremento del numero complessivo di giovani laureati ammessi al tirocinio;
   il mancato riconoscimento di qualsivoglia trattamento economico crea una negativa disparità di trattamento fra i tirocinanti, e finisce per svilire l'apporto di qualità dai medesimi assicurato, non solo in termini di attività di studio e di formazione ma anche di natura lavorativa;
   l'incremento delle risorse finanziarie complessive per l'erogazione delle indicate borse di studio appare indispensabile, sia per l'anno 2016 e sia per gli anni successivi, al fine di evitare ulteriori situazioni di penalizzazione per giovani e validi laureati che sono attivamente e con serietà impegnati nel tirocinio presso gli uffici giudiziari;
   la descritta situazione è stata anche puntualmente rappresentata e motivata a diversi rappresentanti dell'Esecutivo proprio in questi giorni da un consistente gruppo di tirocinanti per l'anno 2016, che hanno sollecitato l'adozione di rapidi e risolutivi provvedimenti –:
   quali iniziative, alla luce delle considerazioni di cui in premessa, i Ministri interrogati intendano assumere per incrementare le risorse finanziarie già assegnate per l'anno 2016 e da assegnare per gli anni successivi, al fine di garantire il trattamento economico relativo all'erogazione delle borse di studio per i giovani laureati lodevolmente impegnati nel tirocinio presso gli uffici giudiziari. (5-11700)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SIMONETTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   la certificazione unica, ex cud, oramai non viene più spedita a casa, ma spetta all'interessato attivarsi per ottenerla;
   le modalità sono diverse, ma tutte poco semplici per gli anziani che, ai fini della dichiarazione dei redditi, necessitano del cartaceo, fondamentale per certificare i redditi percepiti nell'anno precedente;
   la modalità più semplice, sia pure solo apparentemente per una persona anziana, è quella di recuperare la certificazione unica online, tramite il portale dell'Inps; per accedere a tale servizio l'interessato deve essere registrato e possedere il pin personale, per ottenere il quale deve prima andare sul sito dell'istituto e farne richiesta;
   il pin iniziale è composto di 16 caratteri; i primi 8 saranno inviati dall'istituto all'interessato via sms, email o posta elettronica certificata, mentre i secondi 8 con posta ordinaria all'indirizzo di residenza; al primo utilizzo il Pin iniziale di 16 caratteri sarà sostituito con uno di 8;
   le alternative alla modalità online, già alquanto complessa per una persona anziana, sono quelle di uscire di casa e fare lunghe file, recarsi in una delle sedi dell'Inps, ovvero in comune o presso altre pubbliche amministrazioni che abbiano attivato un protocollo con l'ente previdenziale, o ancora presso un ufficio postale che abbia aderito alla rete «sportello amico» (in questo caso la stampa della certificazione unica avrà un costo per ogni copia richiesta) o ancora presso un caf o patronato;
   per coloro che sono impossibilitati è comunque prevista la richiesta di consegna a domicilio, contattando un numero verde, strada tuttavia anche questa non sempre agevole stando all'appello dell'Associazione famiglie San Paolo di Biella –:
   se e quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, i Ministri interrogati intendano adottare per facilitare le persone anziane nella ricezione del Cud — Cu, certificazione indispensabile per la dichiarazione dei redditi del pensionato.
(4-17118)


   FRANCESCO SAVERIO ROMANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto risulta da numerosi organi di stampa, la nomina del nuovo direttore dell'Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini, avvenuta con decreto presidenziale il 13 giugno 2017, risulta in realtà di dubbia legittimità a seguito dei rilievi critici manifestati dalla Corte dei conti, che formulato rilievi circa l'incompatibilità del medesimo in base ad uno dei decreti attuativi dell'articolo 4 del decreto legislativo n. 39 del 2013 cosiddetta legge Severino, che sancisce il divieto di affidare posizioni di vertice in un'amministrazione pubblica a chi nei due anni precedenti abbia svolto incarichi in enti di diritto privato regolati o finanziati dall'amministrazione o da ente pubblico che conferisce l'incarico;
   a ciò, occorre aggiungere un'ulteriore vicenda legata all'assunzione dei dirigenti di Equitalia (formalmente una società privata) da parte della nuova «Agenzia delle entrate – riscossione», che ha determinato, da parte del sindacato dei dirigenti pubblici, il ricorso dinanzi al Consiglio di Stato, causato dalla mancanza dei requisiti costituzionali previsti dall'articolo 97, non essendo il personale assunto, vincitore di un concorso pubblico;
   di fronte alla situazione complessa venutasi a configurare, risulta conseguentemente incerto e problematico il proseguimento dell'attività della nuova «Agenzia delle entrate – riscossione», sia con riferimento alle attribuzioni di firma degli atti del nuovo ente, considerato che, in caso d'impedimento temporaneo, le attribuzioni del direttore vanno esercitate dal direttore vicario, sia in ordine all'esercizio delle funzioni svolte dagli stessi dirigenti assunti con contratto di diritto privato, i quali per essere trasferiti nell'organigramma della nuova Agenzia avrebbero dovuto necessariamente sostenere, come già detto, un concorso pubblico;
   ad avviso dell'interrogante, la vicenda nel complesso risulta grave e preoccupante, se si valuta l'evidente superficialità emersa nel passaggio amministrativo della soppressione di Equitalia e la contestuale fusione con la nuova Agenzia delle entrate, con riferimento alla nomina del direttore generale e al trasferimento del personale, considerato l'attuale periodo dell'anno che coincide con le scadenze fiscali, i cui adempimenti, spesso complicati esigono una controparte del contribuente seria ed efficiente, in grado di informare e controllare la qualità dei servizi resi;
   le forti perplessità espresse dalla Corte dei conti in merito alla nomina del presidente e amministratore delegato di Equitalia, Ernesto Maria Ruffini, a direttore della nuova «Agenzia delle entrate – riscossione», che sono sintomatiche di una possibile violazione non soltanto formale della legge «Severino» relativa alla prevenzione e alla repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione e alle cause di incompatibilità, accrescono, ad avviso dell'interrogante, dubbi e perplessità sulle modalità seguite, sulle decisioni del Ministro interrogato e sulle procedure per il conferimento d'incarichi a ruoli dirigenziali statali di grande rilevanza;
   le conseguenze di tutto ciò, unite alla questione della legittimità dell'inserimento del personale di Equitalia nella nuova Agenzia (in attesa del pronunciamento del Consiglio di Stato il 27 luglio) rischiano di causare un'evidente paralisi estiva del funzionamento dell'amministrazione finanziaria del Paese –:
   quali orientamenti il Ministro interrogato intenda esprimere, con riferimento a quanto esposto in premessa;
   quali iniziative di competenza intenda assumere per evitare che la situazione di estrema criticità richiamata rischi di determinare gravi effetti per il proseguimento dell'attività della nuova «Agenzia delle entrate – riscossione», in particolare nei rapporti con i contribuenti, posto che l'assenza di un vertice pienamente operativo e l'immissione nel ruolo dirigenziale, senza alcuna selezione, di personale della ex società di riscossione, al momento sospesa, configurano un quadro complessivo pericoloso e pieno di incognite. (4-17129)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOCCUZZI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in data 12 maggio 2017, ore 12,40 circa, in Strada dell'aeroporto, località Caselle (Torino) la signora Laura Sulejmanovic, di etnia rom, senza patente poi risultata essere già stata fermata 6 precedenti volte per tale condotta), alla guida di un camper ha effettuato una spericolata inversione di marcia travolgendo il motociclista Oreste Giagnotto, torinese di 58 anni, che nulla ha potuto fare per evitare l'incidente e che, a seguito del violentissimo impatto e successivamente ad un volo di diversi metri, è rimasto riverso sull'asfalto in fin di vita;
   i medici del 118, giunti sul posto, hanno provato più volte a rianimare l'uomo senza però riuscirci; le indagini si sono subito indirizzate verso il vicino campo nomadi; dopo circa mezz'ora dai fatti la precitata signora Laura Sulejmanovic si è però presentata a piedi sul luogo dell'incidente e si è costituita, venendo successivamente ristretta con il figlio presso la sezione Icam – le case per mamme detenute con attenuata sorveglianza – del carcere di Torino;
   in data 19 giugno 2017, dopo avere abbandonato la figlia di pochi mesi, la signora Laura Sulejmanovic è evasa semplicemente scavalcando la recinzione, rendendosi del tutto irreperibile come ha confermato l'Osapp;
   va considerato anche il clima di allarme e di protesta che la vicenda ha ingenerato presso la comunità torinese (la vicenda è da settimane sui giornali e se ne sono occupate anche emittenti nazionali quali Rete 4, Rai 3, La7) –:
   quali iniziative si intendano adottare al fine di acquisire le informazioni relative alle modalità della incredibile fuga della signora Laura Sulejmanovic, per comprendere quali fossero le misure anti evasione in atto all'epoca dei fatti e se il rischio di ulteriori fughe persista ovvero se siano state rafforzate le attività di prevenzione e controllo in relazione al rischio di evasione presso la struttura, successivamente ai fatti di cui sopra, se si intenda – ove ritenuto opportuno – inviare ispettori ministeriali per le valutazioni del caso;
   di quali elementi dispongano circa le operazioni di ricerca della detenuta evasa, posto che l'esasperazione che la morte violenta di Oreste Giagnotto ha determinato nei famigliari e nella comunità cittadina vicina ai familiari di Oreste Giagnotto, persona conosciuta e benvoluta da un numero considerevole di Torinesi, rischia di scatenare (nell'assenza di informazioni) un pericolosa caccia alla colpevole. (5-11710)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   negli ultimi undici anni il servizio di stenotipia, fono-assistenza e trascrizione in tutto il territorio nazionale è stato gestito dal Consorzio Astrea, formato da sedici aziende che storicamente si sono occupate della verbalizzazione giudiziaria, dall'istituzione del servizio nel lontano 1991;
   con ogni probabilità, dal 1o luglio, le aziende consorziate non potranno più coprire tale servizio; la novità non è la cessazione in sé in regolare regime di concorrenza, quanto il come questa concorrenza sia venuta a formarsi e avrà modo di operare;
   il Consorzio Astrea si sarebbe trovato in una serie di vicende alquanto discutibili, con riferimento alla nuova gara nazionale per il servizio di verbalizzazione giudiziaria indetta da Consip per conto del Ministero della giustizia;
   tali vicende, contestate, tra l'altro, con esposti anche all'Anac, sono sfociate nell'esclusione dello stesso dalla gara, comportando una «vittoria» di diritto per una nuova entità, il Consorzio Ciclat, che altro non è che un grande «contenitore» di cooperative varie, in gran parte specializzate nei servizi di pulizia e raccolta dei rifiuti urbani;
   il Consorzio Astrea ha proposto ricorso innanzi al Tar del Lazio, il quale ha riconosciuto le ragioni, annullando totalmente il bando di gara; è stato diverso l'esito dell'appello proposto innanzi al Consiglio di Stato da parte del Consorzio Ciclat;
   attualmente, tuttavia, a quanto risulta all'interrogante sarebbe ancora pendente un giudizio di revocazione di quest'ultima sentenza, viste le gravi omissioni di valutazione in cui si ritengono incorsi i giudici del sommo collegio di giustizia amministrativa;
   nelle more, però, il Ministero ha comunque proceduto ad espletare tutti gli adempimenti di gara e a firmare il nuovo contratto di servizio con il Consorzio Ciclat, unico partecipante rimasto, vista l'esclusione del Consorzio Astrea dalla gara;
   per indicazione di Ciclat il servizio dovrà essere espletato da tre sue cooperative, divenute sue socie solo qualche giorno prima della gara, peraltro, a quanto consta all'interrogante, con pochissimo personale proprio con esperienza adeguata, e scarse apparecchiature specifiche;
   tutto ciò comporterà, a parere dell'interrogante, lo svilimento della categoria, considerando che le stesse cooperative offrirebbero agli stenotipisti condizioni inadeguate e poche garanzie; molti, infatti, hanno rifiutato di prestare servizio per queste aziende;
   la gara sta praticamente chiedendo a queste persone di scegliere tra il loro lavoro e la dignità personale, con il rischio di una paralisi vera e propria dei processi e, quindi, dell'attività dei tribunali italiani, tra cui quello di Nocera Inferiore, in provincia di Salerno, dove si rischia un vero e proprio caos –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la delicatezza della situazione, quali iniziative urgenti intendano assumere per risolvere un problema molto serio, come le segnalate carenze di personale qualificato addetto alla trascrizione dei documenti giudiziari, insieme con la questione occupazionale che riguarda il personale del Consorzio Astrea che finora ha gestito il servizio. (4-17119)


   VARGIU. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   nel carcere di Uta (Cagliari) è attualmente recluso un attivista indipendentista sardo, Doddore Meloni, che sta scontando una pena relativa a reati di evasione fiscale;
   da circa due mesi, il recluso ha intrapreso un'azione di protesta con sciopero della fame e della sete, chiedendo il riconoscimento del proprio stato di «detenuto politico belligerante»;
   l'azione di protesta con sciopero dell'alimentazione riguarda un individuo di settantaquattro anni di età che, nonostante le costanti attenzioni del personale sanitario dell'istituto di pena, si trova in equilibrio metabolico comprensibilmente instabile e rischia pertanto severe complicazioni sanitarie;
   senza che nessun giudizio condiviso sia mai stato espresso sulla vicenda politica e giudiziaria di Meloni, trasversalmente all'intera società sarda è nato un movimento di opinione umanitario che mira al riconoscimento della precarietà delle sue condizioni di salute, in correlazione all'età anagrafica e alla conseguente necessità di mitigazione del regime carcerario attraverso la concessione degli arresti domiciliari;
   la mitigazione del regime carcerario consentirebbe la sospensione dell'attuale azione di protesta e interromperebbe la difficile situazione di rischio sanitario del recluso;
   un eventuale atto giuridicamente giustificato di mitigazione del regime di reclusione di Meloni, non verrebbe vissuto dall'opinione pubblica sarda come la capitolazione delle istituzioni di fronte al ricatto morale messo in opera da un detenuto, ma invece come un atto a forte valenza umanitaria, che sottrae al rischio della vita una figura politica che, per quanto in maniera controversa e discutibile, ha impegnato l'intera esistenza per i propri valori di riferimento;
   la precarietà delle condizioni di salute di Doddore Meloni, correlata alla sua avanzata età anagrafica, induce a prevedere un pericoloso margine di instabilità che può confliggere con la opportunità della sua attuale reclusione all'interno dell'istituto di pena di Uta –:
   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione a quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo in relazione alla situazione critica in cui versa l'attivista sardo e alla necessità di evitare rischi per la sua salute. (4-17130)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:


   GADDA, BRAGA, MARANTELLI, PAOLO ROSSI e GUERRA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il collegamento ferroviario tra Arcisate e Stabio consiste nella realizzazione di un nuovo raccordo a due binari che permetterà di connettere l'esistente linea Varese-Porto Ceresio all'altezza di Arcisate, con il tronco ferroviario Stabio-Mendrisio in territorio elvetico;
   la messa in esercizio di tale collegamento ferroviario ha un rilievo internazionale, in quanto è stato adottato in recepimento dell'accordo italo-svizzero per la realizzazione del nuovo collegamento ferroviario Mendrisio-Varese attuativo della convenzione bilaterale firmata a Basilea il 2 novembre 1999 ed inserito nell'APO Malpensa;
   l'infrastruttura servirà un territorio densamente abitato e riveste pertanto un ruolo fondamentale strategico per quanto riguarda il trasporto transfrontaliero tra Italia e Svizzera;
   da ultimo, la seduta del Cipe del 5 agosto 2015 e i successivi impegni assunti dal Governo italiano e da Rete ferroviaria italiana avevano confermato il cronoprogramma dei lavori per l'esecuzione dell'opera, prevedendo che la realizzazione delle opere collaterali si sarebbe conclusa entro ottobre 2017 e l'attivazione della linea commerciale si sarebbe realizzata entro dicembre 2017;
   da notizie di stampa è emerso che la regione Lombardia ha deciso di modificare unilateralmente il progetto di connessione con l'aeroporto di Malpensa, preferendo la realizzazione di un collegamento con il tratto S40 Como-Varese, anziché con la linea S50 Lugano-Varese, come precedentemente concordato con le autorità svizzere;
   a seguito di tale decisione il Consiglio di Stato elvetico ha comunicato alla regione Lombardia di non voler più partecipare al finanziamento cantonale del 50 per cento dei costi delle prestazioni tra Varese e Malpensa (circa due milioni di franchi annui), ricordando che la gestione della linea Arcisate-Stabio e lo sviluppo del servizio ferroviario nella regione insubrica dovevano essere coordinati tra i due stati, così come definito nel novembre 2011 nell'Intesa tra regione Lombardia e Cantone Ticino per la gestione coordinata della linea Mendrisio-Varese e lo sviluppo del servizio ferroviario nella regione insubrica;
   dalle ricostruzioni di stampa, la regione Lombardia avrebbe inoltre deciso unilateralmente di rinviare l'attivazione del servizio per l'aeroporto di Malpensa, prevista per dicembre 2017, a giugno 2018, programmando una partenza ogni due ore, anziché ogni 30 minuti, come concordato con le autorità svizzere;
   le dichiarazioni emerse dai giornali destano preoccupazione perché l'interruzione del finanziamento da parte elvetica rischia di indebolire la portata strategica di questa infrastruttura da molto tempo attesa e questa impostazione di fatto priverebbe dei contributi elvetici per l'esercizio del servizio Tilo in territorio italiano;
   non è chiaro agli interroganti quali siano state le motivazioni che hanno condotto la regione Lombardia a modificare unilateralmente gli accordi precedentemente firmati e per quali ragioni queste modifiche non siano state concordate o comunicate preventivamente alle autorità svizzere;
   non è chiaro agli interroganti, inoltre, se di queste modifiche al progetto siano stati informati preventivamente il Governo italiano e Rete ferroviaria italiana, e quali possano essere le ricadute in termini di rapporti bilaterali tra i due Stati in seguito alla decisione di regione Lombardia –:
   se il Governo italiano e Rete ferroviaria italiana siano state informate preventivamente dalla regione Lombardia circa la volontà di modificare unilateralmente il progetto di collegamento con Malpensa;
   quali iniziative il Governo intenda avviare, per quanto di competenza, per limitare le conseguenze negative che possono derivare dalla decisione unilateralmente assunta dalla regione Lombardia.
   (4-17124)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CARRA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il geometra Matteo Franzoni è un professionista e un imprenditore che opera da oltre 20 anni nel territorio di Mantova;
   nel periodo 2010-2011 partecipando in qualità di socio ad una iniziativa imprenditoriale si imbatteva in alcuni soggetti malavitosi dai quali prima aveva ricevuto una serie di sollecitazioni che progressivamente si sono trasformate in indebite pressioni fino ad arrivare, secondo l'autorità investigativa, a vere e proprie richieste estorsive;
   la vicenda giudiziaria in questione riguarda il procedimento «Pesci» pendente presso i tribunali di Mantova e Brescia;
   in relazione a tale procedimento giudiziario il geometra Franzoni è parte civile;
   il legale del Franzoni ha proceduto ad avviare istanza per consentire l'accesso alle misure previste dalla legge 23 febbraio 1999, n. 44, recante disposizioni concernenti il fondo di solidarietà per le vittime delle richieste estorsive e dell'usura;
   suddetta istanza è stata depositata da tempo con ulteriori solleciti considerate le gravissime difficoltà in cui si trova il Franzoni –:
   se e quali iniziative il Ministro, per quanto di competenza intenda attivare al fine di verificare l’iter di accesso al fondo di solidarietà previsto dalla legge n. 44 del 1999 da parte del geometra Franzoni. (5-11703)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIPRINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   con decreto n. 559/A/1/131.5.5.1 del 31 marzo 2017 il capo della polizia di Stato ha soppresso la sottosezione della polizia stradale di Tolmezzo (Udine), località centrale e nevralgica della Carnia Friuliana dove è presente il carcere di massima sicurezza per i detenuti sottoposti al regime penitenziario ai sensi dell'articolo 41-bis della legge n. 354 del 1975, già a suo tempo fortemente penalizzata per la chiusura del locale tribunale ed ora privata anche della articolazione della specialità della polizia di Stato;
   detto decreto prevede contestualmente che la sottosezione della polizia stradale di Amaro assuma la dizione di «sottosezione autostradale a competenza mista» allo scopo di poter garantire il servizio sia nel tratto autostradale Udine Sud — Coccau (confine di Stato) con due autovetture per turno, sia nella viabilità ordinaria;
   il decreto stesso stabilisce anche che il nuovo organico del ruolo assistenti/agenti presso la sezione di Amaro debba essere di 40 unità, a fronte delle attuali 28 (nelle quali, a quanto risulta all'interrogante, si annoverano già gli operatori della soppressa sezione di Tolmezzo, ivi trasferiti) che entro il prossimo anno si ridurranno di ulteriori tre unità, che verranno collocate in quiescenza;
   è evidente, a parere dell'interrogante, che le risorse umane messe a disposizione risultano insufficienti per garantire il regolare svolgimento dei servizi richiesti e accade che venga sacrificata la presenza della pattuglia lungo la viabilità ordinaria per dare priorità al servizio autostradale –:
   se il Ministro sia a conoscenza della situazione descritta;
   quali urgenti iniziative intenda adottare per garantire il regolare svolgimento dei servizi di polizia richiesti presso la sezione di Amaro, favorendone un rafforzamento e assicurando il trasferimento della necessaria aliquota di personale presso il suddetto ufficio con doppia funzione, al fine di salvaguardare il controllo e la sicurezza sia del tratto autostradale Udine Sud — Coccau, sia della viabilità ordinaria. (4-17121)


   PAGANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in un'inchiesta pubblicata il 25 giugno 2017 dal Corriere della Sera sotto il titolo «I guardiani dei concerti. Cosa fanno i privati per la sicurezza dei ragazzi ?», a firma di Ferruccio Pinotti, si fa riferimento alla circolare del capo della polizia, prefetto Gabrielli, con la quale il 25 maggio 2017 è stato introdotto il concetto di «sicurezza partecipata» e sono stati enunciati i criteri cui l'azione di pubblica sicurezza dovrà attenersi per realizzarlo;
   stando a quanto si legge nell'inchiesta, gli eventi musicali a pagamento sarebbero in Italia circa 5.000 ogni anni e muoverebbero almeno 8 milioni di spettatori;
   risulterebbe tuttavia impossibile ai privati, che forniscono solitamente degli steward a questi eventi, operare tutti i controlli necessari in occasione di grandi concerti che possano implicare l'afflusso di decine di migliaia di persone in pochi minuti;
   occorrerebbe di conseguenza una maggior cooperazione tra privati e forze di polizia, che però sono oggettivamente nell'impossibilità di garantire una protezione adeguata a tutte le manifestazioni;
   nell'articolo si rinvenivano altresì pertinenti osservazioni da parte dell'avvocato Alessandro Continiello a proposito della responsabilità penale e civile che incomberebbe sui privati nella gestione partecipata alla sicurezza per il caso della culpa in vigilando;
   in effetti, i privati concorrono già alla cosiddetta «sicurezza partecipata» con la messa a disposizione di guardie giurate per i controlli, di metal detector e/o scanner, sebbene in numero insufficiente, nonché con la preparazione di piani di evacuazione e corridoi di fuga per il caso di eventuali «atti ostili deliberati» o, anche, solamente procurato allarme o panico immotivato;
   nella realizzazione della «sicurezza partecipata» non si potrà inoltre prescindere dall'analisi di quanto è accaduto il 22 maggio 2017 a Manchester, in occasione dell'attentato che ha turbato la conclusione del concerto tenuto da una nota cantante pop, e poi a Torino il 3 giugno seguente, quando il panico indotto da circostanze ancora da chiarire ha provocato il ferimento di ben 1.527 persone, una delle quali è successivamente morta;
   non esiste ancora, nell'ordinamento italiano, una legge-quadro che «fissi limiti e responsabilità di pubblico e privato nella sicurezza dei grandi eventi»;
   sarebbe importante un coinvolgimento dei privati nella «sicurezza partecipata» che preveda anche un aspetto di gestione del rischio ed assicurativo, sotto forma di sottoscrizione di nuove polizze ad hoc che coprano anche i casi di morte e/o attentati a costi accessibili e non solo quello del danni a terzi per infortuni o incidenti –:
   quali iniziative il Governo intenda assumere per garantire la sicurezza degli eventi che richiamano grandi quantità di pubblico, rendendo economicamente sostenibile l'apporto dato dai privati ai controlli;
   se il Governo intenda o meno assumere iniziative volte alla definizione di linee-guida per le società che organizzano eventi ludici e concerti, anche attraverso l'introduzione di una normativa specifica che preveda l'accensione di polizze assicurative a costi contenuti. (4-17123)


   BRANDOLIN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il 2 giugno all’Adriatic Arena di Pesaro si è svolta una partita della World League di pallavolo tra le nazionali maschili dell'Italia e dell'Iran;
   tra gli spettatori paganti vi era un gruppo di donne e di uomini, circa una ventina di persone, che indossavano una maglietta bianca con la scritta « Let Iranian Women enter their stadiums» ovvero «Lasciate che le donne iraniane possano entrare nei loro stadi», mentre due spettatrici, entrambe esuli dall'Iran ed ora di cittadinanza rispettivamente belga e italiana, recavano uno striscione di piccole dimensioni, circa un metro e cinquanta per un metro, con la medesima scritta;
   in Iran, infatti, è vietato alle donne di entrare negli stadi dove si svolgono competizioni sportive maschili;
   all'interrogante risulta che, su richiesta dell'accompagnatore della squadra iraniana che minacciava la interruzione della trasmissione televisiva in Iran dell'incontro (l'Iran aveva pagato i diritti per la trasmissione), il responsabile della Federazione Internazionale del volley — FIVB — si sia rivolto agli agenti di polizia sollecitandone l'intervento;
   a seguito di ciò, una delle due donne, che si rifiutava di abbassare lo striscione, sarebbe stata trascinata via dagli spalti e portata sotto la pensilina delle tribune dove, a quanto risulta dall'interrogante, sarebbe stata controllata a vista dagli agenti di polizia per tutta la durata dell'incontro;
   allo stesso tempo, la polizia ha impedito anche all'altra donna di esibire lo striscione e sono stati richiesti i documenti a tutte le persone che indossavano la maglietta con suddetta scritta;
   questa situazione si è prolungata durante il corso di tutta la partita;
   a parere dell'interrogante, episodi di questo genere non risultano essere in linea con i princìpi di tolleranza ed eguaglianza che lo sport si prefigge di veicolare in tutto il mondo;
   non appare chiaro, inoltre, chi abbia autorizzato le forze dell'ordine ad allontanare le spettatrici con lo striscione e a chiedere i documenti agli spettatori che indossavano le magliette con quella scritta;
   si rammenta che in seguito a questi fatti, il consiglio comunale di Pesaro ha approvato all'unanimità una mozione con la quale ha espresso solidarietà all'attivista belga accompagnata lontano dagli spalti –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto avvenuto nel corso dell'incontro sportivo in questione;
   quali siano state le motivazioni alla base delle misure adottate dalle forze dell'ordine nei confronti degli spettatori citati in premessa. (4-17125)


   FRACCARO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   nell'interrogazione presentata dal consigliere Angelo Trainotti alla giunta del comune di Ala (Trento) il 12 maggio 2017, avente ad oggetto «Trasparenza ed accesso agli atti. Il Comune non rispetta la legge» (prot. 8053), si segnala, con dovizia di dettagli, una prolungata limitazione del diritto di accesso del consigliere in carica, la quale ostacola in via sistematica l'attività di controllo politico amministrativo connessa al mandato elettivo;
   l'articolo 43 del Tuel afferma il diritto dei consiglieri comunali di ottenere dagli uffici del comune, nonché dalle loro aziende ed enti dipendenti, tutte le notizie e le informazioni in loro possesso, utili all'espletamento del proprio mandato, con il solo vincolo di essere tenuti al segreto nei casi specificatamente determinati dalla legge;
   l'articolo 13 del Tulroc (Testo unico delle leggi regionali sull'ordinamento dei comuni della regione Trentino-Alto Adige), facendo esplicito riferimento all'articolo 22 della legge n. 241 del 1990, riconosce il diritto di accesso dei consiglieri comunali analogamente a quanto previsto dal Tuel;
   l'istituto giuridico dell'accesso alle informazioni dei consiglieri comunali è espressione del principio democratico dell'autonomia locale e della rappresentanza esponenziale della collettività e persegue il fine di consentire al consigliere di poter esercitare il proprio mandato, verificando e controllando il comportamento degli organi istituzionali decisionali dell'ente locale;
   la giurisprudenza ha affermato in più di un'occasione che al consigliere che lo richieda spetta la copia dei documenti cui chiede di accedere e che, in linea di principio, non sia dovuto al comune, da parte del consigliere, alcun rimborso per le spese di riproduzione, in ragione dell'interesse pubblico perseguito nello svolgimento del mandato. In tal senso, è esemplificativa la pronuncia del Consiglio di Stato, sez. V, resa con sentenza 976/1994;
   il Consiglio di Stato, con la sentenza 4855/2006 sez. IV, ha altresì specificato che al consigliere comunale non può essere opposto alcun diniego (salvo i pochi casi eccezionali e contingenti, da motivare puntualmente e adeguatamente, e salvo il caso – da dimostrare – che lo stesso agisca per interesse personale), determinandosi altrimenti un illegittimo ostacolo al concreto esercizio della sua funzione, che è quella di verificare che il sindaco e la giunta municipale esercitino correttamente la loro funzione;
   infine, la Corte di cassazione, sezione VI, con sentenza n. 42610/2015, ha ribadito la pacifica linea interpretativa che ha ormai da tempo stabilito il principio secondo cui, in tema di delitto di omissione di atti d'ufficio, il formarsi del silenzio-rifiuto alla scadenza del termine di trenta giorni dalla richiesta costituisce un inadempimento integrante la condotta omissiva richiesta per la configurazione della fattispecie incriminatrice. In particolare, la fattispecie di cui all'articolo 328, comma 2, c.p. incrimina non tanto l'omissione dell'atto richiesto, quanto la mancata indicazione delle ragioni del ritardo entro i trenta giorni dall'istanza di chi vi abbia interesse –:
   se il Governo sia a conoscenza dei fatti indicati in premessa e se non ritenga opportuno assumere iniziative di competenza al fine di assicurare, fatta salva l'autonomia regionale e locale, una piena ed effettiva realizzazione del diritto di accesso agli atti e alle informazioni riconosciuto ai consiglieri comunali. (4-17127)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il 28 giugno 2017 la città di Nocera Inferiore, in provincia di Salerno, ha votato il rinnovo del consiglio comunale; dalla consultazione è risultato rieletto sindaco Manlio Torquato;
   nei giorni successivi un elettore avrebbe denunciato di avere ricevuto 50 euro in cambio della sua preferenza; 
   a raccogliere la denuncia FanPage.it; il denaro, come si vede nel video realizzato, gli sarebbe stato passato tramite un plico fac-simile della scheda elettorale, all'interno del quale erano stati nascosti;
   secondo alcune fonti e secondo quanto riportato da alcuni organi di stampa, si tratterebbe del comitato di Saverio D'Alessio, ex assessore di Manlio Torquato; pare fosse possibile ottenere tessere elettorali senza che il diretto interessato fosse presente e senza nessuna richiesta di documenti d'identità o firme; si entrava nella sede preposta, si consegnavano i propri dati e si otteneva la tessera. Senza alcuna verifica, a quanto sembra;
   nel video viene mostrato come decine di tessere elettorali nel comitato del candidato venissero nascoste in una cartella o in documenti, per poi essere consegnate al destinatario;
   si tratta, a parere dell'interrogante, di un fatto molto grave e preoccupante, sul quale occorre fare piena luce, innanzitutto per rispetto dei cittadini di Nocera Inferiore;
   nei giorni scorsi è stata aperta un'indagine, coordinata dal sostituto procuratore Roberto Lenza, e i carabinieri hanno acquisito i filmati originali con i quali è stato montato il video –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere, anche sul piano normativo, per evitare che possano ripetersi irregolarità come quelle descritte in premessa in occasione delle consultazioni elettorali. (4-17133)


   DI LELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il «Centro ittico campano spa» è una società per azioni a capitale interamente del comune di Bacoli (provincia di Napoli), il cui sindaco – in qualità di socio unico – compone l'Assemblea sociale e nomina l'amministratore unico della società;
   il centro gestisce il 20 per cento del territorio del comune di Bacoli con terreni a finalità commerciale ed agricola, e specchi acquei quali i laghi Fusaro e Miseno, tra cui il cosiddetto «parco della Quarantena», circa 110 mila metri quadrati di aree verdi e manufatti, adibiti a quarantena di animali esotici, siti tra la spiaggia Romana e le rive del lago Fusaro;
   il centro è stato messo in liquidazione con deliberazione dell'assemblea sociale del 4 agosto 2015, cui è seguita la nomina del commissario liquidatore da parte del sindaco del comune di Bacoli, nella persona dell'ex amministratore unico, professor Domenico Oriani;
   la delibera del consiglio comunale di Bacoli n. 41 del 4 giugno 2013 prescriveva l'indizione di bandi ad evidenza pubblica per l'assegnazione di beni del «centro ittico campano»; inoltre, il punto 3.2 del piano di liquidazione del «centro ittico campano» – predisposto dal commissario liquidatore di nomina prefettizia, precisava, in riferimento al parco della Quarantena, «l'attribuzione di tali beni al patrimonio del comune in relazione alla riconosciuta loro idoneità ad offrire spazi ed opportunità a beneficio della comunità locale. Il Piano prevede, nell'ambito della liquidazione e come modalità attuativa, il loro trasferimento al Comune mediante un accordo transattivo che ne preveda la cessione a compensazione totale o parziale della debitoria del CIC verso il Comune»;
   il socio unico del «centro ittico campano», rappresentato dal commissario straordinario, deliberava nell'assemblea sociale del 24 aprile 2017:
    «la messa a disposizione del Parco della Quarantena per lo svolgimento delle attività indicate nel programma ACLI – programma generico e presentato appena sei giorni prima, il 18 aprile 2017 – in ragione del loro riconosciuto interesse pubblico istituzionale»;
    «di autorizzare il liquidatore del CIC Spa a concedere l'utilizzo gratuito delle aree ricomprese nel Parco della Quarantena sulla base di un crono programma degli interventi da compiersi nell'arco di un triennio da parte del soggetto Onlus-ACLI»;
   si è proceduto, a poco meno di un mese dalle elezioni, in pieno regime commissariale, a quello che appare all'interrogante un vero e proprio « blitz» con la concessione ad una Onlus non meglio qualificata, senza bando di gara, a titolo gratuito, durante le festività del 25 aprile, di aree e manufatti del «parco della Quarantena» che costituisce una delle poche risorse del nostro territorio, pregiudicandone così il futuro sviluppo e cancellando, in un sol colpo, le attese e le aspettative dei bacolesi che hanno sempre sperato e sostenuto il rilancio e la valorizzazione del patrimonio del «Centro ittico campano», quale volano di ricchezza sociale e di lavoro;
   infine, nonostante l'opposizione di forze politiche e sociali, risulterebbe all'interrogante che il 29 maggio 2017, il commissario liquidatore del «centro ittico campano» firmava la convenzione di concessione del «parco della Quarantena» a favore della Onlus «ACLI Campi flegrei» –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e se intenda assumere ogni iniziativa di competenza affinché sia revocata la delibera del commissario prefettizio di autorizzazione all'utilizzo da parte della suddetta Onlus del parco della Quarantena, in quanto in palese conflitto con quanto stabilito dallo stesso azionista unico del centro ittico campano, nel piano di rilancio del 1997, nelle successive deliberazioni consiliari e nel piano di liquidazione, relativamente all'omesso bando di gara, all'assegnazione a titolo gratuito e alla necessità di affidamento del bene in questione a uno o più soggetti qualificati. (4-17134)


   FRACCARO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il diritto dei cittadini a partecipare alla gestione degli affari pubblici fa parte dei princìpi democratici comuni a tutti gli Stati membri del Consiglio d'Europa ed è sancito nella Carta europea dell'autonomia locale;
   espressamente prevista dalla Carta costituzionale (articolo 50 della Costituzione), nonché dalla norma fondamentale che regola il funzionamento degli enti locali, la petizione è uno degli strumenti di partecipazione popolare più antichi dell'ordinamento giuridico democratico;
   senza particolari formalità, la petizione consente a chiunque, di norma anche se non residente nel territorio comunale, di rivolgersi in forma collettiva agli organi della pubblica amministrazione per sollecitarne l'intervento su questioni di interesse comune o per esporre esigenze di natura collettiva;
   nella fattispecie, all'articolo 8 del Testo unico degli enti locali (decreto legislativo n. 267 del 2000 e successive modificazioni), è disposto che, nello statuto comunale, devono essere previste forme di consultazione della popolazione, nonché procedure per l'ammissione di istanze, petizioni e proposte di cittadini singoli o associati dirette a promuovere interventi per la migliore tutela di interessi collettivi e devono essere, altresì, determinate le garanzie per il loro tempestivo esame;
   in questo contesto va richiamato quanto accaduto presso il comune di Levico Terme;
   l'articolo 57 (istanze, petizioni e proposte) dello statuto comunale di Levico Terme (Trento) prevede che ogni residente nel comune può inviare agli organi comunali istanze, petizioni e proposte relative agli oggetti di competenza dell'organo interpellato e che l'organo interpellato risponde alle istanze, petizioni e proposte nei modi e tempi stabiliti dal regolamento;
   l'articolo 3 del regolamento per la partecipazione e la consultazione dei residenti di Levico Terme prevede che: per promuovere la tutela di interessi individuali e collettivi, i residenti che abbiano compiuto il sedicesimo anno di età e siano in possesso degli altri requisiti necessari per l'esercizio del diritto elettorale attivo per le elezioni comunali, possono rivolgere al comune istanze, petizioni e proposte; per petizione si intende la richiesta scritta presentata da almeno cinquanta soggetti in possesso dei requisiti di cui al precedente periodo, anche attraverso loro forme associative con almeno cinquanta iscritti, diretta a porre all'attenzione del consiglio comunale una questione di interesse collettivo; le petizioni sono inviate al presidente del consiglio comunale; il presidente del consiglio iscrive all'ordine del giorno del consiglio comunale la questione oggetto della petizione informandone il primo firmatario;
   il 23 dicembre 2016, presso gli uffici del comune di Levico Terme, a quanto consta all'interrogante, il signor Maurizio Dal Bianco depositava la petizione «Fare di meglio senza costi aggiuntivi in bolletta», supportata da 478 firme (prot. 20113 – 23 dicembre 2016). La predetta petizione popolare era rivolta ai sindaci dei comuni proprietari di Amnu s.p.a., società attiva nel settore dell'erogazione di servizi pubblici e nella raccolta dei rifiuti, di cui anche il comune di Levico Terme possiede delle quote societarie, per chiedere di predisporre un sistema di raccolta degli imballaggi leggeri con modalità porta a porta per arrivare a un'organizzazione che premiasse, anche sotto il profilo tariffario, il cittadino che differenzia virtuosamente;
   ad oggi, il signor Dal Bianco, proponente della suddetta petizione, lamenta il mancato rispetto delle disposizioni statutarie e, nello specifico, segnala di non aver ricevuto comunicazioni per quanto concerne l'avvenuta verifica delle sottoscrizioni, il risultato dell'istruttoria di ammissibilità, la pubblicazione sul sito internet istituzionale in ordine alla consegna del documento, il trattamento dei dati personali dei soggetti firmatari e l'esito finale della trattazione della petizione –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di indicati in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare, sul piano normativo, al fine di favorire una piena realizzazione dei diritti di partecipazione dei cittadini ai pubblici poteri, con particolare riferimento al diritto di petizione, assicurando i livelli democratici essenziali nel governo degli enti locali (4-17135)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:


   MELILLA, SCOTTO, FERRARA, QUARANTA, SANNICANDRO, ALBINI, RICCIATTI, PIRAS, ZARATTI, FRANCO BORDO e DURANTI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   per l'anno scolastico 2017/18 è stato annunciato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per il territorio della provincia di Teramo un taglio ulteriore dell'organico di 18 docenti, dopo che negli ultimi 10 anni si sono persi oltre 500 docenti;
   i sindacati scuola di CGIL, CISL e UIL della provincia di Teramo hanno denunciato l'insostenibilità dei tagli decisi dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca che mettono in seria discussione il diritto allo studio;
   per la prima volta è prevista l'apertura della classe prima dello storico, e unico in Abruzzo, liceo artistico «Grue» di Castelli (Teramo), eccellenza italiana nello studio della tradizione storica della ceramica;
   inoltre, nelle scuole dell'infanzia vi sono 16 sezioni con una unica insegnante a 5 ore, nelle scuole primarie vi sono 23 pluriclassi (anche dalla prima alla quinta) con più di 18 alunni di cui alcuni disabili gravi;
   la provincia di Teramo negli ultimi anni è stata colpita da importanti calamità naturali tra cui gli eventi sismici che hanno interessato vari altri settori del centro Italia;
   16 comuni della provincia di Teramo sono stati inseriti nel cratere sismico dove permangono gravi problemi di ricostruzione materiale e di mobilità interna;
   la nota del direttore generale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, in data 15 maggio 2017, prevede che «per quanto riguarda le aree interessate dai recenti eventi sismici sono mantenute le classi attivate nei comuni colpiti, anche con parametri inferiori a quelli previsti dalla normativa vigente ed è possibile attivare ulteriori classi nei comuni che hanno accolto gli studenti delle zone terremotate»; ciò non appare garantito per le scuole della provincia di Teramo;
   Colledara, comune del cratere sismico, non avrà più una classe prima e i bambini dovranno andare ogni mattina a Isola del Gran Sasso, in una zona in cui l'inverno è una stagione particolarmente rigida e inclemente, con relativi problemi di mobilità;
   i tagli agli organici intervenuti negli anni precedenti hanno già determinato l'aumento degli alunni per classe e il mancato rispetto dei numeri in presenza di alunni con disabilità –:
   se non intenda assumere iniziative per rivedere le riduzioni d'organico previste per le scuole della provincia di Teramo e assicurare anche in questa provincia abruzzese il pieno diritto allo studio, soprattutto in un'area colpita dal sisma e dal maltempo in modo così doloroso. (4-17120)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la scuola media «Romualdo Trifone» di Montecorvino Rovella, in provincia di Salerno, versa in condizioni disastrose; lo stabile è circondato da impalcature e materiale edile pericoloso per la salute e la sicurezza degli studenti da circa tre anni;
   attualmente, anche se la scuola è aperta, i lavori sono sospesi;
   secondo quanto si apprende da fonti di stampa, la regione Campania non ha pagato lo stato di avanzamento dei lavori, bloccando il cantiere per il completamento dell'efficientamento energetico dell'istituto;
   i lavori hanno subito più volte rallentamenti e, in alcuni casi, sono stati sospesi per diversi mesi;
   ad oggi, alla ditta esecutrice è stato erogato soltanto il 30 per cento della somma stanziata dalla regione, pari a 130 mila euro, nonostante l'impresa esecutrice avesse emesso ben due stati di avanzamento dei lavori per circa 270 mila euro;
   a destare preoccupazione sono anche altri plessi di Montecorvino Rovella;
   nel corso degli ultimi anni alcuni sono stati progressivamente chiusi, altri hanno cantieri aperti con evidenti rischi per la pubblica incolumità e gravi disagi per la localizzazione degli studenti e il loro trasporto –:
   se i Ministri siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti intendano adottare, per quanto di competenza, per garantire la sicurezza degli istituti scolastici, degli studenti e del personale di Montecorvino Rovella;
   se non intendano avviare, per quanto di competenza, uno screening generale sulle condizioni in cui versano le diverse strutture presenti sul territorio. (4-17132)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   LOMBARDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   nel 2007 Vodafone Italia opera una cessione di ramo d'azienda ed esternalizza così 914 dipendenti di varie sedi italiane (Napoli, Roma, Ivrea, Milano e Padova) ad una società di servizi di call center, Comdata Care spa. Molti lavoratori ceduti ricorrono al giudice del lavoro, in quanto ritengono la cessione priva degli elementi necessari, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 2112 c.c.;
   nel 2012 il tribunale del lavoro di Roma giudica «inefficace» tale cessione e dispone il reintegro di 100 lavoratori che vengono riammessi da Vodafone, la quale, però subito dopo avvia una procedura di mobilità per esubero di 100 unità che si conclude con il licenziamento di 83 dei lavoratori reintegrati, in quanto 17 non licenziabili (per matrimonio o gravidanza) e senza eliminare il detto esubero che consisteva, appunto, in 100 unità;
   nel 2013, la corte di appello, sezione lavoro, di Roma conferma l'inefficacia della cessione di ramo d'azienda a favore di 150 dipendenti della sede capitolina; una parte dei 150 ricorrenti viene formalmente reintegrata in Vodafone e tuttavia collocata sine die in distacco presso la cessionaria Comdata; gli altri ricorrenti restano a casa senza salario, in attesa dell'esito dei contenziosi contro i licenziamenti;
   nel 2015 la corte di appello di Roma dichiara nulli i licenziamenti disposti da parte di Vodafone, condannata per condotta discriminatoria e ritorsiva, ma i lavoratori reintegrati in base a questa sentenza vengono anch'essi distaccati sine die presso Comdata;
   a dicembre 2015 anche la corte di appello di Torino giudica inefficace la cessione del 2007 e dispone il reintegro in Vodafone di 17 dipendenti ceduti;
   nel 2016 la Corte di Cassazione conferma la nullità dei licenziamenti per comportamento discriminatorio e ritorsivo e l'illegittimità della cessione di ramo d'azienda del 2007, determinando la reintegra dei lavoratori della sede di Ivrea, adibiti tuttavia a un'attività in via di esaurimento;
   tra il 2014 e il 2017 giungono a sentenza una serie di ricorsi e i giudici ordinano il reintegro di 43 lavoratori di Pozzuoli, di cui, a quanto consta all'interrogante, 28 sarebbero stati collocati in distacco presso Comdata e 15 sarebbero tutt'oggi esonerati dalla prestazione lavorativa;
   in base a ulteriori sentenze giudiziarie, nel 2017 vengono reintegrati 8 lavoratori a Roma e 12 a Milano;
   il 29 maggio 2017, Vodafone avvia la procedura di trasferimento collettivo da Ivrea alla sede di Milano per 19 lavoratori dopo aver annunciato la creazione di un polo a Milano e di un altro al Centro-sud, nei quali saranno impiegati i lavoratori protagonisti delle anzidette vicende giudiziarie e i lavoratori mai ceduti, ma con problemi di salute tali da non poter più svolgere attività di call center; si tratta per lo più di genitori con contratti part time di 5 ore per i quali un trasferimento a 120 chilometri di distanza si preannuncia chiaramente insostenibile;
   sono sempre più numerosi tra i lavoratori coinvolti i casi di riconoscimento della malattia professionale per disagio psicologico che un «girone dantesco» come quello descritto ha causato –:
   se il Ministro interrogato non reputi urgente assumere ogni iniziativa di competenza per una positiva conclusione della vicenda descritta in premessa, favorendo l'individuazione di una soluzione che eviti che i dipendenti Vodafone vengano trasferiti nonostante la magistratura abbia sancito l'illegittimità della cessione di ramo d'azienda del 2007 e la nullità dei licenziamenti effettuati. (5-11702)


   COMINARDI e CIPRINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   in data 25 maggio 2017 con risposta all'interrogazione 5-11391, il Sottosegretario per il lavoro e le politiche sociali delegato confermava «l'illegittimità del licenziamento irrogato in conseguenza della cessione/retrocessione del ramo d'azienda» al centro commerciale outlet di Fidenza: con ciò viene ribadita la piena operatività dei disposti dell'articolo 2112 c.c. in recepimento della direttiva comunitaria 77/187/EEC, così come modificata dalla direttiva 98/50/EEC del 29 giugno 1998, ed a nulla rileva che la retrocessione al centro commerciale intervenga per risoluzione anticipata, ovvero per scadenza del contratto di «affitto di ramo d'azienda». Inoltre, si evidenziava il danno che deriva all'Inps nei casi di licenziamento illegittimo del personale per imposizione del centro commerciale agli affittuari e il legittimo interesse dell'Inps a costituirsi ex articolo 105 c.p.c. contro il Fidenza Village nel procedimento in cui si domandava la prosecuzione dei rapporti di lavoro in capo allo stesso in caso di accertamento dell'esistenza di affitto di un «vero ramo d'azienda»;
   a giudizio degli interroganti il danno subito dall'Inps consiste, da un lato, nell'arresto dei versamenti previdenziali ad ogni mensilità da parte del datore di lavoro, dall'altro nel pagamento di indennità di disoccupazione ai lavoratori licenziati illecitamente per imposizione del centro commerciale. In un articolo pubblicato il 25 giugno 2015 da Libero viene riportata la notizia che dalla «giostra» ciclica di licenziamenti e riassunzioni, nei circa 1.000 centri commerciali (fonte www.cncc.it) che operano in Italia, il danno subito dall'Inps potrebbe arrivare a sette miliardi di euro, sette milioni di danno per ognuno dei mille centri commerciali. Le sedi dell'Inps Parma e Brescia che avevano già aderito a tre cause contro i centri outlet di Franciacorta e Fidenza, riservandosi di domandare la ripetizione dei danni subiti, successivamente hanno improvvisamente invertito la rotta: a quanto consta agli interroganti, l'Inps di Brescia non ha richiesto alcun danno al Franciacorta Outlet ed allo stesso modo l'Inps Parma;
   gli interroganti sono a conoscenza che la Saldarini 1882, con una comunicazione, ha provveduto ad informare l'allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi e la direttrice dell'Agenzia delle entrate Orlandi della questione dei licenziamenti illegittimi imposti dai centri commerciali, tuttavia nessuno è intervenuto per bloccare il danno ai lavoratori ed alle casse previdenziali. È noto altresì che Inps è socia al 29 per cento del fondo di investimento immobiliare IDEA FIMIT SGR, che a sua volta gestisce il fondo MOMA – interamente sottoscritto da entità riconducibili a BLACKSTONE – per conto del quale è stato effettuato l'acquisto degli outlet di Mantova e di Molfetta al prezzo di 127 milioni di euro. Quando Saldarini segnalò per la prima volta le illegittimità commesse dai centri commerciali ed outlet, il presidente dell'Inps era Antonio Mastrapasqua, il quale ricopriva anche la carica di presidente di IDEA FIMIT SGR;
   BLACKSTONE è proprietaria anche dell'Outlet di Franciacorta, contro cui si era riservata di agire l'Inps di Brescia e possiede in Italia anche gli outlet di Palmanova, Mantova, Molfetta, Valdichiana, oltre a numerosi centri commerciali. IDEA FIMIT SGR a sua volta controlla fondi proprietari di molti centri commerciali –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti e degli elementi riportati in premessa;
   quali iniziative di competenza intendano assumere per porre rimedio al danno cagionato dal sopradescritto «sistema outlet» non solo alle aziende private ed ai lavoratori, ma soprattutto alle casse previdenziali. (5-11712)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   TARICCO, SALVATORE PICCOLO, CARRA, GRASSI, AMATO, OLIVERIO, ROMANINI, RUBINATO, CARELLA, ZAN, GRIBAUDO, TENTORI e BINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il verde pubblico e privato, i giardini e i viali alberati non svolgono esclusivamente funzione estetica, ma costituiscono una componente importante del panorama paesaggistico, del sistema abitativo cittadino e del contesto urbano;
   il settore del florovivaismo in Italia vale oltre 2,5 miliardi di euro, con ben 30 mila le aziende impegnate nel settore, per un totale di 180 mila addetti e all'interno di questo mondo la manutenzione del verde e del giardinaggio rappresenta una componente molto importante ed in crescita;
   l'attività in questo settore non vedeva l'obbligo di requisiti minimi di idoneità professionale indispensabili al corretto svolgimento dell'attività e di garanzie ai fruitori del servizio di detto comparto;
   in data 6 luglio 2016, il Senato ha approvato definitivamente il disegno di legge recante «Deleghe al Governo e ulteriori disposizioni in materia di semplificazione, razionalizzazione e competitività dei settori agricolo e agroalimentare, nonché sanzioni in materia di pesca illegale» che è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale come legge 28 luglio 2016, n. 154;
   l'articolo 12 della suddetta legge prevede che l'attività di manutenzione del verde, pubblico o privato, affidata a terzi, possa essere svolta esclusivamente dagli iscritti al registro ufficiale dei produttori (RUP), da imprese agricole, artigiane o industriali o in forma cooperativa iscritte al registro delle imprese e che abbiano conseguito un attestato di idoneità per il possesso di determinate competenze fitosanitarie;
   obiettivo di detto intervento normativo è definire requisiti minimi per ottenere l'idoneità professionale, finalizzato ad un reale miglioramento del livello professionale del settore, soprattutto in un contesto di crescita a volte disarmonica con soggetti non sempre in possesso di adeguate competenze e con il rischi di effetti negativi su tutto il comparto;
   è evidente la necessità, sia per gli operatori del settore, sia per i singoli cittadini, le famiglie e le imprese che si avvalgono dei servizi della categoria, di un quadro normativo omogeneo nel Paese che garantisca la professionalità dello stesso;
   la Conferenza delle regioni e delle province autonome in una delle sue recenti riunioni, in data 8 giugno 2017, ha predisposto un primo documento con proposte sullo standard professionale e formativo di manutentore del verde;
   il mondo imprenditoriale nazionale del settore florovivaistico ha dato vita ad un Coordinamento nazionale della filiera florovivaistica e del paesaggio (CNFFP) e chiede di essere coinvolto nella definizione delle norme di attuazione dei contenuti dell'articolo 12 della legge 28 luglio 2016, n. 154, relativa all'attività di manutenzione del verde, pubblico o privato, affidata a terzi, al fine di dare forte aderenza delle norme alla realtà e alle problematiche concrete del Paese;
   in recenti riunioni del tavolo tecnico del settore florovivaistico presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, è emersa la necessità di un approfondimento delle ipotesi di attuazione del citato articolo 12 della legge n. 154 del 2016 soprattutto per quanto concerne lo standard professionale e formativo di manutentore del verde –:
   se il Governo, verificata la situazione descritta, ritenga di attivare un tavolo di lavoro a livello nazionale con il mondo imprenditoriale nazionale del settore florovivaistico, anche coinvolgendo il Coordinamento nazionale della filiera florovivaistica e del paesaggio (CNFFP), eventualmente insieme ad altre realtà del settore, per arrivare alla definizione di un quadro normativo di attuazione del citato articolo 12 della legge n. 154 del 2016, soprattutto per quanto concerne lo « standard professionale e formativo di manutentore del verde», che garantisca una qualificazione del comparto, sia in un'ottica di valorizzazione dell'immagine delle nostre città e dei nostri territori, sia in un'ottica di qualificazione del contesto di vita di cittadini e famiglie, anche attraverso una incentivazione alla crescita professionale del settore stesso. (5-11698)


   CARRA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   il Codima (il Consorzio difesa produzioni agricole) nei giorni scorsi ha evidenziato le difficoltà in cui si trovano gli associati in riferimento al mancato pagamento da parte dello Stato dei contributi relativi alle assicurazioni poste in essere dagli agricoltori del mantovano sulle coltivazioni e sugli allevamenti di vacche da latte e maiali;
   per il 2015 lo Stato deve elargire fondi per 5 milioni di euro per i vegetali e identica cifra per il 2016, mentre, per la zootecnia, i pagamenti da effettuare ammontano a 2 milioni di euro per il 2015 e 2016 per un totale di 12 milioni di euro;
   si tratta di una cifra considerevole indispensabile per il comparto agricolo territoriale e per il sostegno alle imprese agricole nel caso in cui avversità atmosferiche, basti pensare al perdurare della siccità, dovessero colpire le colture o nel caso in cui si dovessero riscontrare dei problemi negli allevamenti;
   tra l'altro, in assenza dei fondi dello Stato e considerate le difficoltà economiche delle imprese, il Codima sta anticipando i pagamenti assicurativi, mettendo a rischio il proprio equilibrio finanziario –:
   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere con la massima celerità, affinché le risorse in questione vengano erogate a sostegno degli agricoltori scongiurando il perdurare di difficoltà che altrimenti rischierebbero di compromettere definitivamente l'attività economica del comparto agricolo sul territorio mantovano. (5-11704)


   ROSTELLATO, CRIVELLARI, MORETTO, RUBINATO e CENSORE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   per tutelare le risorse ittiche presenti dei mari che circondano i Paesi comunitari, l'Unione europea ha definito, nel corso del tempo, dei piani di gestione che possono intervenire con misure che regolamentano l'attività di pesca limitando le giornate di pesca o il quantitativo di pescato (inserendo un massimo di catture per giorno o altro spazio temporale, limitando le tonnellate catturate o sbarcate o inserendo taglie minime di sbarco);
   il regolamento (UE) n. 1380/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio dell'11 dicembre 2013, relativo alla politica comune di pesca prevede il raggiungimento di livelli di pesca sostenibili con l'obiettivo di raggiungere il rendimento massimo sostenibile (MSY) entro il 2020;
   in data 24 febbraio 2017 la Commissione europea ha emanato una proposta di regolamento per istituire un piano pluriennale per gli stock di piccoli pelagici nel Mare Adriatico e per le attività di pesca che sfruttano tali stock (COM(2017) 97 final 2017/0043 (COD)) per ridurre i prelievi di acciughe e sardine nel Mar Adriatico attraverso una delega alla Commissione stessa;
   nella premessa viene indicato che «gli ultimi pareri scientifici indicano come nell'Adriatico acciuga e sardina siano ancora sovrasfruttate e che gli stock sono destinati a ridursi ulteriormente» e che «secondo i più recenti pareri scientifici, per conseguire livelli di pesca sostenibili è necessario ridurre le catture in misura significativa», specificando che «il CSTEP ha raccomandato il ricorso a limitazioni delle catture (o degli sbarchi) quale strumento di gestione più efficace per i piccoli pelagici»;
   si legge che la «maggior parte delle catture sono realizzate in Italia e Croazia nella parte settentrionale del Mare Adriatico. Gli unici altri Stati membri che partecipano a questa attività di pesca sono la Slovenia con meno dell'1 per cento delle catture totali e l'Albania e il Montenegro, che rappresentano una quota parimenti esigua di catture»;
   ciò indica che la Commissione europea mette in capo agli Stati italiano e croato la responsabilità del mancato raggiungimento degli obietti, specificando che lo stesso potrebbe essere stato dovuto a un mancato coordinamento delle passate disposizioni nazionali in merito di limitazioni della pesca;
   in data 31 maggio 2017 il Comitato economico e sociale europeo ha emanato il prescritto parere sul regolamento dell'Unione europea di cui sopra, indicando che, pur condividendo la finalità di tutela delle specie, ritiene che il regolamento non tenga in adeguata considerazione le ricadute economiche e sociali che tale provvedimento potrebbe comportare sulle piccole imprese di pesca artigianale che traggono reddito esclusivamente dalla pesca dei piccoli pelagici in Adriatico e suoi loro lavoratori e auspica quindi una revisione del testo del regolamento evitando la delega alla Commissione e richiedendo che, quando esso verrà deliberato, la disciplina in questione sia già indicata nel regolamento stesso;
   il regolamento è ora all'attenzione della Commissione pesca del Parlamento europeo e i relatori hanno già audito i soggetti che potrebbero essere interessati da tale disposizione;
   il settore della pesca italiana vive già da alcuni anni una situazione di grave crisi e la condizione attuale del settore non permette ulteriori restrizioni senza che vengano almeno valutati gli impatti che tali politiche restrittive potrebbero avere, garantendo altresì un adeguato sostegno alle imprese e ai lavoratori che ne sarebbero coinvolti –:
   quale posizione intenda assumere il Governo, in sede di Consiglio dell'Unione europea, nel caso il Parlamento non «bloccasse» o modificasse in maniera radicale il provvedimento di cui in premessa, che quindi potrebbe produrre gravi conseguenze economiche per le imprese italiane che praticano la pesca sulle coste del Mar Adriatico. (5-11705)


   GALLINELLA, PARENTELA, GAGNARLI e L'ABBATE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   la legge 15 gennaio 1991, n. 30 inerente la «Disciplina della riproduzione animale», all'articolo 2 dispone: a) l'istituzione per ogni singola specie o razza di bestiame di interesse zootecnico del libro genealogico; b) l'istituzione per le specie e razze autoctone a limitata diffusione, per le quali non siano istituiti i libri genealogici, del relativo registro anagrafico; c) lo svolgimento dei controlli delle attitudini produttive delle specie o razze di bestiame di interesse zootecnico; d) lo svolgimento delle valutazioni genetiche dei riproduttori, così come definiti nell'allegato, delle stesse specie o razze di bestiame;
   i libri genealogici sono istituiti, tenuti e gestiti, ai sensi dell'articolo 3 della citata legge, previa approvazione del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, dalle associazioni nazionali di allevatori di specie o di razza, dotate di personalità giuridica ed in possesso dei requisiti stabiliti con decreto dello stesso Ministero;
   i controlli delle attitudini produttive, sempre ai sensi dell'articolo 3 della citata legge, sono svolti, per ogni specie, razza o altro tipo genetico, dall'Associazione italiana allevatori (Aia) in conformità ad appositi disciplinari;
   sia il disciplinare per i controlli dell'attitudine produttiva della produzione di carne, che il disciplinare per i controlli dell'attitudine produttiva della produzione di latte, sono proposti dall'Associazione italiana allevatori ed approvati dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali;
   tali disciplinari appaiono strutturati, dall'organizzatore dei controlli, in maniera rigida e nella maggior parte dei casi non sono adattati alle specificità delle singole strutture aziendali; inoltre, alcune tipologie di controllo – ad esempio per il latte modalità AT – appaiono anacronistiche tanto da non trovare più riscontro con le reali attività svolte in Italia e in tutti i Paesi a zootecnia avanzata;
   l'Icar (International Committee For Animal Recording), ossia l'organismo internazionale che definisce gli standard operativi per la raccolta dei dati del controllo funzionale, producendo studi ed analisi anche comparative della situazione delle diverse realtà produttive mondiali, ha proposto la possibilità di utilizzare nuovi metodi di controllo che, al momento, non sono però utilizzati nel nostro Paese che, da anni, non partecipa attivamente al Comitato a differenza degli altri Paesi a zootecnia avanzata che risultano molto meglio strutturati;
   l'ostacolo al necessario ammodernamento organizzativo (scissione dei vincoli societari/organizzativi tra chi detiene e gestisce i libri e le strutture che realizzano i controlli) e gestionale (avvio controlli fiduciari in modalità b) del sistema, reso possibile dal progredire delle tecniche, dalla progressiva informatizzazione delle aziende, degli strumenti di raccolta e controllo dei dati sembra rilevarsi quindi, a parere degli interroganti, nella resistenza alle innovazioni da parte di Aia, ente sempre meno sensibile alle reali necessità degli allevamenti;
   da più parti è stata ripetutamente evidenziata la necessità di contenere i costi di gestione – altrimenti destinati ad andare fuori controllo e quindi ad essere non più sostenibili per le imprese;
   tutte le attuali strutture sono caratterizzate da una generalizzata precarietà finanziaria che è all'origine di prevaricazioni organizzative ed altrettanti disagi e penalizzazioni per le strutture produttive;
   da tempo le imprese, secondo quanto appreso dagli interroganti, nel corso di centinaia di incontri con allevatori italiani, non riconoscendosi più nelle scelte e negli indirizzi portati avanti dall'Aia, sollecitano l'adozione di indirizzi organizzativi agili, leggeri e snelli che, al pari di quanto da tempo in essere in numerosi Paesi, mettano al centro del sistema le aziende e non le organizzazioni di rappresentanza –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative abbia assunto o intenda assumere per pervenire, alla luce della nuova regolamentazione comunitaria e degli indirizzi definiti di recente dalla normativa nazionale, a una revisione della legge n. 30 del 1991;
   se non ritenga necessario acquisire, prima di procedere ad eventuali iniziative, ancorché nelle more della revisione della norma, un quadro puntuale della situazione economica del sistema degli allevatori italiano;
   se non intenda eventualmente valutare l'opportunità di promuovere la predisposizione di un piano per il risanamento finanziario, tecnico e strutturale del settore, a cui le strutture allevatori italiane debbano dimostrare d'attenersi al fine di poter accedere a qualsiasi tipologia d'intervento di carattere economico. (5-11706)


   CENNI, TERROSI, CARRA, LUCIANO AGOSTINI e FIORIO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   con la legge n. 194 del 2015 sono state introdotte «Disposizioni per la tutela della biodiversità di interesse agricolo e alimentare»;
   il provvedimento stabilisce i princìpi e definisce gli strumenti normativi per l'istituzione di un sistema nazionale di tutela e di valorizzazione della biodiversità agraria e alimentare, finalizzato alla tutela delle risorse genetiche locali dal rischio di estinzione e di erosione genetica;
   il Governo ha sostenuto con forza la legge sulla biodiversità approvata proprio nell'anno dell'Expo di Milano; esponenti dell'Esecutivo hanno definito tale provvedimento uno strumento imprescindibile «per la valorizzazione della ricchezza agricola dell'Italia», rimarcando che il nostro Paese vanta «un patrimonio unico per biodiversità che dobbiamo salvaguardare e promuovere in tutta la sua specificità»;
   norme significative presenti nel provvedimento non sono state però ancora completamente applicate;
   la legge n. 194 del 2015 prevede, infatti, l'emanazione di decreti del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali relativi in particolare:
    1) alle modalità di organizzazione e di funzionamento del «Comitato permanente per la biodiversità di interesse agricolo e alimentare» (all'articolo 8);
    2) alle modalità di funzionamento del «Fondo per la tutela della biodiversità di interesse agricolo e alimentare» (all'articolo 10);
    3) al finanziamento di progetti innovativi sulla biodiversità di interesse agricolo ed alimentare (all'articolo 16);
    4) alle modalità di istituzione e di funzionamento dell'Anagrafe nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare (all'articolo 17);
    5) alle modalità tecniche di attuazione della Rete nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare (all'articolo 17);
   ad oggi è stato emanato soltanto il decreto ministeriale relativo all'articolo 10 (decreto ministeriale 9 febbraio 2017) sulle modalità del «Fondo per la tutela della biodiversità di interesse agricolo e alimentare», (con una dotazione di 500 mila euro in conto competenza a partire dal 2015) che prevede, all'articolo 4, la realizzazione di progetti per il settore;
   per quanto riguarda l'articolo 8, invece del decreto ministeriale previsto, è stato emanato un decreto dirigenziale (decreto del capo del dipartimento delle politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, del 28 luglio 2016, n. 19940);
   sempre per ciò che concerne l'articolo 8 non è stata trasmessa al Parlamento la relazione annuale sull'attività del Comitato permanente per la biodiversità;
   la legge in questione disciplina inoltre l'istituzione della Giornata nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare (agli articoli 14 e 15) che prevede l'organizzazione di cerimonie, iniziative, incontri e seminari (anche nelle scuole) dedicati ai valori universali della biodiversità agricola ed alle modalità di tutela e di conservazione del patrimonio esistente;
   nel sito del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali non vi sono, ad oggi, notizie relative alle iniziative tenute o previste in attuazione dei sopracitati articoli 14 e 15 della legge;
   la legge dispone inoltre il ruolo attivo delle regioni ed in particolare per quanto riguarda l'individuazione degli «agricoltori custodi» e la conservazione « in situ» (all'articolo 6, comma 2);
   l'articolo 16 della legge prevede poi che il piano triennale di attività del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria includa interventi per la ricerca sulla biodiversità di interesse agricolo ed alimentare;
   nella legge di stabilità 2016, sono stati stanziati 21 milioni di euro finalizzati alla ricerca in agricoltura –:
   quale sia lo stato di attuazione della legge n. 194 del 2015;
   quando verranno emanati i decreti ministeriali previsti dalla suddetta legge;
   quando verrà trasmessa al Parlamento la relazione annuale sulle attività del «Comitato permanente per la biodiversità» e se risulti che le regioni abbiano attivato le modalità per la conservazione « in situ»;
   se i citati finanziamenti della legge di stabilità 2016 siano stati utilizzati anche per le finalità di cui all'articolo 16 della legge n. 194 del 2015. (5-11708)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARTELLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   si apprende dalla stampa locale che il primario di ostetricia e ginecologia, Vincenzo Cara, ha rassegnato le proprie dimissioni da responsabile del punto nascita di Portogruaro;
   suddette dimissioni sono avvenute a meno di due settimane dalla riapertura del citato punto nascita; 
   il primario in una nota anche in riferimento alle polemiche sorte con i responsabili della competente asl territoriale ha parlato di « standard di sicurezza al di sotto dei minimi per garantire nascituri gestanti e personale sanitario»;
   tali parole, ad avviso dell'interrogante, confliggono con quanto ribadito dai responsabili asl e della regione Veneto che con grande enfasi aveva promosso la riapertura del suddetto punto nascita –:
   se il Ministro, in considerazione della gravità delle affermazioni di cui in premessa e della situazione venutasi a determinare presso il punto nascita di Portogruaro, intenda promuovere, nell'ambito delle sue competenze, una verifica, anche per il tramite del comando dei carabinieri per tutela della salute, al fine di verificare l'effettiva presenza di adeguati standard di sicurezza nell'interesse dei cittadini.
(5-11709)

SEMPLIFICAZIONE E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BURTONE. — Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   nei giorni scorsi presso l'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico di Crob di Rionero in Vulture ricercatori e professionisti altamente specializzati attualmente in servizio con contratti atipici hanno manifestato con un'ora di astensione dal lavoro per evidenziare l'impossibilità di beneficiare delle misure previste dalla riforma del pubblico impiego in materia di stabilizzazione del personale;
   dal 1o gennaio 2018 suddette figure rischiano di essere estromesse dal lavoro, pur essendo spesso indispensabili al funzionamento delle strutture sanitarie presso le quali lavorano;
   si tratta di circa 3500 professionisti su tutto il territorio nazionale che operano presso gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico e gli istituti zooprofilattici –:
   quali iniziative il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di superare questa palese incongruità e consentire con un piano pluriennale e un corrispondente incremento delle risorse a disposizione di procedere ad una stabilizzazione del personale in questione, considerata la loro importanza per il buon funzionamento della sanità. (5-11701)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BURTONE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   le organizzazioni sindacali regionali di categoria di Cgil, Cisl e Uil di Basilicata hanno inviato una lettera a tutte le autorità competenti sollecitando un tempestivo intervento a seguito della comunicazione da parte della società Sogin di chiudere per il periodo che va dal 14 al 25 agosto 2017 la sede centrale, nonché gli 8 siti dislocati sul territorio nazionale;
   la Sogin ha il compito di garantire al Paese, oltre al decommissioning, il mantenimento in sicurezza dei siti dove sono depositati combustibili, scorie, materiali radioattivi e altamente pericolosi ed è quindi assolutamente inusitato che questo possa avvenire in maniera unilaterale, considerato anche il livello di allerta che vi è per altri tipi di rischio sul piano internazionale che rendono sensibili suddetti siti –:
   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non ritenga doveroso intervenire, raccogliendo l'allarme delle organizzazioni sindacali, al fine di evitare la chiusura prevista e di garantire per i siti della Sogin la massima sicurezza considerata la loro rilevanza. (5-11707)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LOMBARDI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   in data 3 giugno 2017, i segretari generali dei sindacati Fim, Fiom e Uilm hanno avanzato una istanza nei confronti del Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e del Ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda, in merito alla vertenza relativa all'Ilva di Taranto dopo la cessione del gruppo ad ArcelorMittal, al fine di richiedere la convocazione di un incontro preventivo alle decisioni che il Governo dovrà assumere; 
   contemporaneamente, anche gli operai dell'Ilva iscritti a Usb hanno inviato la medesima richiesta alla Presidenza del Consiglio, ma, a differenza dei tre sindacati suddetti, Usb non è stata convocata da Palazzo Chigi e Ministero dello sviluppo economico per partecipare al tavolo di confronto fissato per il 9 giugno alle 17,30, nonostante tale organizzazione sia maggiormente rappresentativa nello stabilimento di Taranto;
   una simile esclusione rischia di risultare assai dannosa se si considera l'elevato numero di lavoratori dell'acciaieria pugliese iscritti nelle fila del sindacato di base;
   se poi si volge lo sguardo ad altre rilevanti vertenze (Alitalia, Piombino, e altro) in cui il sindacalismo «responsabile» di Cgil, Cisl, Uil sembrerebbe essersi limitato ad accompagnare il processo di riduzione di salari e diritti dei lavoratori, senza peraltro salvare le aziende, la preoccupazione aumenta;
   l'incontro tra il Ministro Calenda e i sindacalisti Bentivogli, Landini e Palombella ha preceduto quello tra i rappresentanti del Governo, i tre commissari dell'azienda siderurgica e i sindacati chiamati a esprimere un parere sulle offerte per l'aggiudicazione degli asset dell'Ilva –:
   se il Governo non reputi necessario convocare anche i rappresentanti dei lavoratori Ilva iscritti a Usb, al fine di sottoporre anche al loro parere le valutazioni sui futuri assetti economici e occupazionali dello stabilimento siderurgico. (4-17122)


   BUSTO, DAGA, DE ROSA, MICILLO, TERZONI, ZOLEZZI e VIGNAROLI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   nel solo comune di Lozzolo (6,67 chilometri quadrati, con 800 circa residenti in provincia di Vercelli) insistono ben quattro miniere (tre di argille refrattarie, una di caolino) e nel confinante comune di Roasio (27,92 chilometri quadrati, 2000 residenti circa sempre in provincia di Vercelli) una di argilla (dati aggiornati al 31 dicembre 2016, regione Piemonte direzione competitività del sistema regionale – settore polizia minerarie, cave e miniere). La superficie totale delle miniere è di circa 80 ettari, pari a circa il 10 per cento della superficie comunale di Lozzolo;
   delle quattro aziende citate la sola ditta sita in Roasio «Feltrin Luciano» risulta iscritta all'Albo nazionale gestori ambientali per i codici rifiuti CER 17.01.01-17.01.02-17.01.03-17.01.07-17.02.01-17.02.02-17.02.03-17.03.02-17.04.05-17.09.04;
   nel comune di Lozzolo, dopo decenni di estrazione mineraria, i cittadini residenti si sono riuniti in un comitato spontaneo, a seguito dei gravi disagi lamentati dal passaggio di numerosi camion in pieno centro storico, preoccupati dell'impatto ambientale e sulla salute della presenza mineraria a soli 300 metri dalle abitazioni (inquinamento atmosferico e acustico, scomparsa delle colline sulle quali si praticava in passato la viticoltura, rischio di estinzione di alcune specie di insetti). Inoltre, secondo il comitato, la viabilità in uscita da Lozzolo che si immette sulla strada statale 142 sarebbe inadeguata ai mezzi pesanti in transito, rendendo impossibile la mobilità di pedoni e ciclisti;
   a mezzo stampa il sindaco di Lozzolo ha espresso preoccupazione, perché il suo piccolo comune deve impegnare elevate cifre per dotarsi di professionisti esterni per la valutazione ambientale dei nuovi progetti presentati dalle ditte di cui sopra (fonte «Notizia Oggi» del 1o giugno 2017 «Tutelare il territorio ci costa 7500 euro in più»);
   il titolare della miniera di caolino di Lozzolo sopra citata, (azienda RM ricerche minerarie), dopo aver ritirato a dicembre 2016 un progetto di discarica presentato presso la provincia di Vercelli e da realizzarsi nella propria area mineraria, a quanto consta agli interroganti, ha in ogni caso chiesto e ottenuto il rinnovo della concessione mineraria denominata «Fornaccio» (richiesta da RM ricerche minerarie srl di Lozzolo (VC) con determina dirigenziale n. 169 del 21 aprile 2017 codice A1906A). Pochi giorni dopo, a maggio 2017, sempre RM avrebbe ricevuto, per quanto è a conoscenza degli interroganti, un diniego alla costruzione di un impianto di tritura di rifiuti da parte della conferenza di servizi della provincia di Vercelli, perché il progetto non sarebbe risultato conforme al piano regolatore comunale –:
   se il Governo, alla luce di quanto sopra riportato, non ritenga di assumere iniziative normative, anche in sinergia con gli enti locali, per evitare che possa determinarsi una eccessiva concentrazione di siti minerari e di impianti per il trattamento di rifiuti nell'ambito di una stessa area geografica, tenendo conto delle esigenze di tutela ambientale, di salvaguardia della salute della popolazione, di rispetto dei vincoli paesaggistici e di tutela dei beni storici e architettonici. (4-17136)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Vallascas n. 7-01298, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 giugno 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Gallinella.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Massa e altri n. 2-01851, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 giugno 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Capone.

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Lupo e altri n. 4-17061, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 giugno 2017, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Silvia Giordano, Baroni.

Ritiro di una firma da una interpellanza.

  Interpellanza urgente Quartapelle Procopio e altri n. 2-01827, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 giugno 2017: è stata ritirata la firma del deputato Bruno Bossio.

ERRATA CORRIGE

  Risoluzione in Commissione Ghizzoni e altri n. 7-01282 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 812 del 13 giugno 2017 deve intendersi sottoscritta dal deputato Crimì e non dal deputato Crimi, come stampato.