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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Mercoledì 2 agosto 2017

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 2 agosto 2017.

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amendola, Amici, Amoddio, Artini, Baldelli, Baretta, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Caparini, Capelli, Casero, Castiglione, Catania, Causin, Antimo Cesaro, Chaouki, Cicchitto, Cirielli, Coppola, Costantino, D'Alia, D'Ottavio, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Luigi Di Maio, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Ferrara, Fico, Fioroni, Fontanelli, Franceschini, Garofani, Gelli, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Lorenzo Guerini, La Russa, Laforgia, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Marcon, Marotta, Martelli, Mazziotti Di Celso, Meta, Migliore, Orlando, Pannarale, Pes, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Francesco Saverio Romano, Rosato, Domenico Rossi, Rostan, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scanu, Schullian, Sereni, Sottanelli, Speranza, Tabacci, Tofalo, Turco, Simone Valente, Valeria Valente, Velo, Venittelli, Vignali, Villecco Calipari.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amendola, Amici, Amoddio, Artini, Baldelli, Baretta, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Caparini, Capelli, Casero, Castiglione, Catania, Causin, Antimo Cesaro, Chaouki, Cicchitto, Cirielli, Coppola, Costantino, D'Alia, D'Ottavio, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Luigi Di Maio, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Ferrara, Fico, Fioroni, Fontanelli, Franceschini, Garofani, Gelli, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Lorenzo Guerini, La Russa, Laforgia, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Marcon, Marotta, Martelli, Mazziotti Di Celso, Meta, Migliore, Orlando, Pannarale, Pes, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Francesco Saverio Romano, Rosato, Domenico Rossi, Rostan, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scanu, Schullian, Sereni, Sottanelli, Speranza, Tabacci, Tofalo, Turco, Simone Valente, Valeria Valente, Velo, Venittelli, Vignali, Villecco Calipari.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 1o agosto 2017 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   CASO ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul debito pubblico» (4613);
   MINARDO: «Disposizioni concernenti la concessione in comodato d'uso gratuito di beni immobili di proprietà delle società Rete ferroviaria italiana e ANAS Spa non più funzionali alle attività, in favore di soggetti non occupati» (4614).

  In data 2 agosto 2017 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   SCUVERA: «Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, in materia di congedo di maternità per ricongiungimento familiare» (4615);
   PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE D'ATTORRE ed altri: «Modifiche all'articolo 81 della Costituzione e all'articolo 5 della legge costituzionale 20 aprile 2012, n. 1, in materia di ricorso all'indebitamento» (4616);
   SCOTTO: «Istituzione del fascicolo del fabbricato» (4617);
   GIORGIA MELONI ed altri: «Modifiche all'articolo 2233 del codice civile e al decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, e altre disposizioni in materia di compenso delle prestazioni professionali e di termine di prescrizione per l'azione di responsabilità professionale» (4618).

  Saranno stampate e distribuite.

Annunzio di proposte di inchiesta parlamentare.

  In data 2 agosto 2017 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di inchiesta parlamentare d'iniziativa dei deputati:
   SCANU ed altri: «Modifiche alla deliberazione della Camera dei deputati 30 giugno 2015, recante istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato in missioni militari all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti di deposito di munizioni, in relazione all'esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno e da somministrazione di vaccini, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico e a eventuali interazioni» (Doc. XXII, n. 80).

  Sarà stampata e distribuita.

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge NASTRI: «Riconoscimento dell'inno di Mameli “Fratelli d'Italia” quale inno ufficiale della Repubblica» (1793) è stata successivamente sottoscritta dal deputato La Russa.

  La proposta di legge ZANIN ed altri: «Disposizioni per la promozione, il sostegno e la valorizzazione della musica corale, bandistica e folclorica» (4520) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata D'Incecco.

  La proposta di legge CARRESCIA ed altri: «Disposizioni in favore delle persone affette da fibromialgia, da encefalomielite mialgica e da sensibilità chimica multipla» (4534) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Miotto.

  La proposta di legge VARGIU ed altri: «Modifiche all'articolo 172 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, concernenti l'obbligo di installazione di dispositivi acustici per prevenire l'abbandono di bambini nei veicoli chiusi» (4584) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Bombassei.

Trasmissioni dal Senato.

  In data 2 agosto 2017 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza la seguente proposta di legge:
   S. 2603. – Senatori CROSIO ed altri: «Nuove disposizioni in materia di iscrizione e funzionamento del registro delle opposizioni e istituzione di un prefisso unico nazionale per le chiamate telefoniche a scopo promozionale e di ricerche di mercato» (approvata dalla 8ª Commissione permanente del Senato) (4619).

  Sarà stampata e distribuita.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:  
   XII Commissione (Affari sociali):
  PAOLA BOLDRINI ed altri: «Disposizioni per la prevenzione, la diagnosi e la cura della talassemia, dell'anemia falciforme, delle emoglobinopatie e delle alterazioni rare dei globuli rossi» (4539) Parere delle Commissioni I, V, VII, XI, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive):
  PARENTELA ed altri: «Modifica all'articolo 38 del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2014, n. 164, in materia di pianificazione delle aree per lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e di deposito sotterraneo di gas naturale» (4364) Parere delle Commissioni I, V, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo.

  Il Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo, con lettera in data 2 agosto 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 2, comma 5, della deliberazione istitutiva, la «Relazione sui rapporti tra criminalità organizzata e contraffazione».

  Il predetto documento sarà stampato e distribuito (doc. XXII-bis, n. 13).

Trasmissione dalla Commissione parlamentare di controllo sulle attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale.

  Il Presidente della Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, con lettera in data odierna, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 143, comma 1, del Regolamento della Camera, la «Relazione sui bilanci consuntivi 2011-2012-2013-2014-2015, sui bilanci preventivi 2011-2012-2013-2014-2015, e sul bilancio tecnico attuariale al 31 dicembre 2014, dell'Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza Farmacisti (ENPAF)», approvata il 2 agosto 2017 dalla Commissione medesima (doc. XVI-bis, n. 14).

  Tale documento sarà stampato e distribuito.

Trasmissione dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri per le politiche e gli affari europei.

  Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri per le politiche e gli affari europei, con lettera in data 28 luglio 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 54, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, la relazione sull'attività svolta dal Comitato per la lotta contro le frodi nei confronti dell'Unione europea, riferita all'anno 2016 (Doc. CCXVIII, n. 4).

  Questa relazione è trasmessa alla V Commissione (Bilancio), alla VI Commissione (Finanze), alla XIII Commissione (Agricoltura) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Annunzio della trasmissione di atti alla Corte costituzionale.

  Nei mesi di maggio, giugno e luglio 2017 sono pervenute ordinanze emesse da autorità giurisdizionali per la trasmissione alla Corte costituzionale di atti relativi a giudizi di legittimità costituzionale.

  Questi documenti sono trasmessi alla Commissione competente.

Trasmissioni dalla Corte dei conti.

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 28 luglio 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria delle fondazioni lirico-sinfoniche, per l'esercizio 2015. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dagli enti ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 562).
  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla VII Commissione (Cultura).

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 28 luglio 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'ENIT – Agenzia nazionale del turismo, per l'esercizio 2015. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 563).
  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla X Commissione (Attività produttive).

  Il Presidente della Corte dei conti, con lettera in data 28 luglio 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 6, della legge 14 gennaio 1994, n. 20, e dell'articolo 7, comma 7, della legge 5 giugno 2003, n. 131, la deliberazione n. 21/2017 del 19-26 luglio 2017, con la quale la Sezione delle autonomie della Corte ha approvato la relazione sulla spesa per il personale degli enti territoriali, riferita al triennio 2013-2015.
  Questo documento è trasmesso alla I Commissione (Affari costituzionali), alla V Commissione (Bilancio) e alla XI Commissione (Lavoro).

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 1o agosto 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria del Consorzio per l'area di ricerca scientifica e tecnologica di Trieste, per l'esercizio 2015. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 564).
  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla VII Commissione (Cultura).

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 1o agosto 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Ente nazionale per la protezione e l'assistenza dei sordi (ENS-ONLUS), per gli esercizi dal 2011 al 2015. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 565).
  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla XII Commissione (Affari sociali).

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 1o agosto 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Accademia nazionale dei Lincei, per gli esercizi dal 2012 al 2015. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 566).
  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla VII Commissione (Cultura).

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 1o agosto 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria della Fondazione Museo nazionale della scienza e della tecnologia ”Leonardo da Vinci”, per l'esercizio 2015. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 567).
  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla VII Commissione (Cultura).

Trasmissione dal Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo.

  Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, con lettere in data 25 luglio 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 30, quinto comma, della legge 20 marzo 1975, n. 70, le relazioni sull'attività svolta, sul bilancio di previsione e sulla consistenza degli organici dell'ENIT – Agenzia nazionale del turismo, riferite rispettivamente all'anno 2013 e all'anno 2015, corredate dai rispettivi allegati.

  Queste relazioni sono trasmesse alla X Commissione (Attività produttive).

Trasmissione dal Ministro della difesa.

  Il Ministro della difesa, con lettera pervenuta in data 28 luglio 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 536, comma 1, del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, il documento programmatico pluriennale per la Difesa per il triennio 2017-2019.

  Questo documento è trasmesso alla IV Commissione (Difesa) e alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri.

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 1o agosto 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 4 e 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, la relazione in merito alla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa, volto a sostenere la competitività e la capacità di innovazione dell'industria europea della difesa (COM(2017) 294 final).

  Questa relazione è trasmessa alla IV Commissione (Difesa), alla X Commissione (Attività produttive) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 1o agosto 2017, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sulla valutazione dei rischi di riciclaggio e finanziamento del terrorismo che incidono sul mercato interno e sono connessi ad attività transfrontaliere (COM(2017) 340 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite II (Giustizia) e VI (Finanze);
   Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sul prodotto pensionistico individuale paneuropeo (PEPP) (COM(2017) 343 final), corredata dal documento di lavoro dei servizi della Commissione – Sintesi della valutazione d'impatto che accompagna i documenti proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sul prodotto pensionistico individuale paneuropeo (PEPP) e raccomandazione della Commissione sul trattamento fiscale dei prodotti pensionistici individuali, compreso il prodotto pensionistico individuale paneuropeo (SWD(2017) 244 final), che è assegnata, in sede primaria, alle Commissioni riunite VI (Finanze) e XI (Lavoro). Questa proposta è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 1o agosto 2017;
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sul funzionamento dell'agenzia europea per la gestione operativa dei sistemi IT su larga scala nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia (eu-LISA) (COM(2017) 346 final), che è assegnata in sede primaria alla I Commissione (Affari costituzionali);
   Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla mobilizzazione dello strumento di flessibilità per provvedere al finanziamento del Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile (COM(2017) 480 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri).

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 1o agosto 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

  Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

  Con la predetta comunicazione, il Governo ha altresì richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati alle competenti Commissioni, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento:
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio – Ottava relazione sui progressi compiuti verso un'autentica ed efficace Unione della sicurezza (COM(2017) 354 final);
   Relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo – Quattordicesima relazione – Riepilogo delle misure di difesa commerciale adottate dai paesi terzi nei confronti dell'Unione europea nel 2016 (COM(2017) 401 final);
   Relazione congiunta della Commissione europea e dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza al Parlamento europeo e al Consiglio sull'attuazione del Quadro congiunto per contrastare le minacce ibride – La risposta dell'Unione europea (JOIN(2017) 30 final).

Trasmissione dal Consiglio regionale dell'Abruzzo.

  Il Presidente del Consiglio regionale dell'Abruzzo, con lettera pervenuta in data 31 luglio 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 24, comma 3, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, il testo di una risoluzione recante le osservazioni del medesimo Consiglio regionale sulla proposta di proclamazione interistituzionale sul pilastro europeo dei diritti sociali (COM(2017) 251 final).

  Questo documento è trasmesso alla XI Commissione (Lavoro) e alla XII Commissione (Affari sociali).

Comunicazioni di nomine ministeriali.

  Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con lettera in data 28 luglio 2017, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 9 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, della nomina del capitano di fregata (CP) Leonardo Deri a commissario straordinario dell'Ente parco nazionale dell'Arcipelago di La Maddalena.
  Questa comunicazione è trasmessa alla VIII Commissione (Ambiente).

  Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con lettera in data 28 luglio 2017, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 9 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, della nomina del dottor Tarcisio Agus a commissario straordinario del Parco geominerario storico ed ambientale della Sardegna.
  Questa comunicazione è trasmessa alla VIII Commissione (Ambiente).

Richieste di parere parlamentare su atti del Governo.

  La Ministra per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 28 luglio 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3 della legge 9 luglio 2015, n. 114, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo recante disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni di cui al regolamento (UE) n. 255/2010 recante norme comuni per la gestione dei flussi del traffico aereo (431).
  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alle Commissioni riunite II (Giustizia) e IX (Trasporti) nonché, ai sensi del comma 2 dell'articolo 126 del Regolamento, alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), che dovranno esprimere i prescritti pareri entro l'11 settembre 2017. È stata altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del Regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 22 agosto 2017.

  La Ministra per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 28 luglio 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3 della legge 9 luglio 2015, n. 114, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo recante disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni di cui al regolamento (CE) n. 216/2008 recante regole comuni nel settore dell'aviazione civile e che istituisce un'Agenzia europea per la sicurezza aerea e che abroga la direttiva 91/670/CEE del Consiglio, il regolamento (CE) n. 1592/2002 e la direttiva 2004/36/CE (432).
  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alle Commissioni riunite II (Giustizia) e IX (Trasporti) nonché, ai sensi del comma 2 dell'articolo 126 del Regolamento, alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), che dovranno esprimere i prescritti pareri entro l'11 settembre 2017. È stata altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del Regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 22 agosto 2017.

  La Ministra per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 31 luglio 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3 della legge 9 luglio 2015, n. 114, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo recante disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni di cui alla direttiva 94/11/CE concernente l'etichettatura dei materiali usati nelle principali componenti delle calzature destinate alla vendita al consumatore e al regolamento (UE) n. 1007/2011 relativo alle denominazioni delle fibre tessili e all'etichettatura e al contrassegno della composizione fibrosa dei prodotti tessili (433).
  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alle Commissioni riunite II (Giustizia) e X (Attività produttive) nonché, ai sensi del comma 2 dell'articolo 126 del Regolamento, alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), che dovranno esprimere i prescritti pareri entro l'11 settembre 2017. È stata altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del Regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 22 agosto 2017.

  La Ministra per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 1o agosto 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 4 della legge 21 luglio 2016, n. 149, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo recante disposizioni di modifica del libro XI del codice di procedura penale in materia di rapporti giurisdizionali con autorità straniere (434).
  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla II Commissione (Giustizia) nonché, per le conseguenze di carattere finanziario, alla V Commissione (Bilancio), che dovranno esprimere i prescritti pareri entro il 1o settembre 2017.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B  al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di risposte scritte ad interrogazioni.

  Sono pervenute alla Presidenza dai competenti Ministeri risposte scritte ad interrogazioni. Sono pubblicate nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

RELAZIONE DELLE COMMISSIONI III (AFFARI ESTERI E COMUNITARI) E IV (DIFESA) SULLA DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI IN MERITO ALLA PARTECIPAZIONE DELL'ITALIA ALLA MISSIONE INTERNAZIONALE IN SUPPORTO ALLA GUARDIA COSTIERA LIBICA, ADOTTATA IL 28 LUGLIO 2017 (DOC. CCL, N. 2) (DOC. XVI, N. 4)

Doc. XVI n. 4 – Risoluzioni

   La Camera,
   udita la Relazione delle Commissioni III e IV (Doc. XVI, n. 4) sulla Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alla missione internazionale in supporto alla Guardia costiera libica, adottata il 28 luglio 2017 (Doc. CCL, n. 1);
   richiamate le comunicazioni del Governo sull'evoluzione della situazione in Libia, svolte il 1o agosto 2017 davanti alle Commissioni riunite Affari esteri e Difesa della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica;
    richiamate, altresì, le risoluzioni approvate dalla Camera dei deputati (n. 6-00290 e n. 6-00292) e dal Senato della Repubblica (Doc. XXIV, n. 71) l'8 marzo 2017 che, ai sensi dell'articolo 2, comma 2, della legge 21 luglio 2016, n. 145, autorizzano la partecipazione alle missioni e le attività previste nella Deliberazione adottata dal Consiglio dei ministri il 14 gennaio 2017;
   considerati il Trattato di amicizia, cooperazione e partenariato del 30 agosto 2008 e il Memorandum d'intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all'immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana, siglato dal Primo Ministro libico Al Sarraj e dal Presidente del Consiglio dei ministri, Paolo Gentiloni, in data 2 febbraio 2017;
   considerata la richiesta del Consiglio Presidenziale/Governo di Accordo Nazionale libico di sostegno alle Forze di sicurezza libiche per le attività di controllo e contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico di esseri umani, pervenuta con lettera del Primo Ministro Al Sarraj in data 23 luglio 2017;
   considerato che le iniziative che il Governo intende intraprendere sono coerenti con le risoluzioni UNSCR 2240 (2015), 2259 (2015) e 2312 (2016) che auspicano interventi di natura tecnica, economica, di sicurezza e anti-terrorismo per soddisfare le specifiche richieste avanzate dalle autorità libiche;
   premesso altresì che:
    la missione di supporto logistico e tecnico estende l'impegno del nostro Paese nel quadro del processo di stabilizzazione della Libia e con la linea, condivisa a livello internazionale e sempre mantenuta dall'Italia, di sostegno al Consiglio Presidenziale/Governo di Accordo Nazionale;
    la missione di supporto, nel rispondere alle richieste del Consiglio Presidenziale/Governo Nazionale libico e con il suo consenso, può rappresentare un passo avanti nel contributo che l'Italia assicura al Consiglio Presidenziale/Governo di Accordo Nazionale libico affinché sia nelle condizioni di assumere proprie iniziative contro gli scafisti e i trafficanti di esseri umani grazie al rafforzamento della capacità di controllo del territorio nazionale e delle frontiere;
    la missione costituisce, inoltre, uno snodo importante del percorso di stabilizzazione della Libia nel quale l'Italia si impegna da anni sostenendo la Guardia costiera libica e con iniziative anche in ambito economico ma soprattutto formativo e addestrativo a sostegno del Consiglio Presidenziale/Governo di accordo nazionale libico;
    il rafforzamento della capacità della Guardia costiera libica si configura, pertanto, come un fattore di sostegno decisivo della sovranità libica, che costituisce l'obiettivo primario dell'Italia anche in considerazione dei positivi riflessi che da un pieno esercizio della sovranità da parte libica derivano al nostro Paese in termini di riduzione dei flussi migratori, gestiti dai mercanti di esseri umani e diretti verso l'Italia;
    anche alla luce della reiterata giurisprudenza della Corte europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU) in tema di respingimenti in mare, la missione di supporto non potrà consistere in forme di blocco navale idonee a rappresentare forme di ingerenza o di lesione della sovranità della Libia;
    sempre nell'obiettivo del rafforzamento della sovranità libica e del controllo da parte libica sull'immigrazione illegale e sul traffico di esseri umani, è necessario intensificare e sostenere il lavoro delle Organizzazioni internazionali, con particolare riferimento all'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e all'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, affinché i centri di accoglienza migranti e i rimpatri volontari assistiti siano gestiti nel pieno rispetto dei diritti umani e con l'assistenza di osservatori delle Nazioni Unite;
    rappresentando, pertanto, il percorso di stabilizzazione della Libia una nostra priorità, si condividono gli indirizzi comunicati e le iniziative preannunciate dai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e della difesa circa il dispiegamento, concreto e tempestivo, anche nelle acque territoriali ed interne della Libia, di un dispositivo aeronavale in supporto alla Guardia costiera libica impegnata nel controllo e contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico di esseri umani in partenza dalla Libia; la ricognizione in territorio libico per la determinazione delle attività di supporto da svolgere; l'attività di collegamento e consulenza a favore della Marina e Guardia costiera libica; la collaborazione per la costituzione di un centro operativo marittimo in territorio libico per la sorveglianza, la cooperazione marittima e il coordinamento della attività congiunte;
    si condivide anche la necessità di utilizzare gli assetti del dispositivo aeronavale nazionale per rispondere alla richiesta del Consiglio Presidenziale/Governo di Accordo Nazionale libico di supporto alla Guardia costiera libica per le attività di controllo e contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico di esseri umani;
    si condivide, infine, l'opportunità di continuare a svolgere, unitamente ai nuovi compiti della nuova missione in oggetto, i compiti del dispositivo aeronavale nazionale apprestato per la sorveglianza e la sicurezza dei confini nazionali nell'area del Mediterraneo centrale, di cui alla Scheda 36 allegata alla Deliberazione del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2017 in ordine alla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali per l'anno 2017,

autorizza la piena attuazione alle misure contenute nella Deliberazione approvata in Consiglio dei ministri in data 28 luglio 2017

impegnando altresì il Governo:

   a continuare tutte le azioni di cooperazione, dialogo e diplomazia con i Paesi del confine meridionale della Libia e con i Paesi di provenienza dei flussi migratori, cercando con essi soluzioni più adeguate alla risoluzione del problema;
   a operare a livello diplomatico nelle opportune sedi internazionali e nell'ambito delle relazioni bilaterali affinché nessuna iniziativa unilaterale non coordinata possa pregiudicare l'efficacia della missione;
   a continuare ad attivare da subito ogni iniziativa diplomatica per consentire, al più presto, la piena operatività della Fase 2 e il passaggio alla Fase 3 della missione EUNAVFORMED – operazione SOPHIA, nonché ad agire, anche nelle competenti sedi internazionali, affinché vengano rafforzate le attività tese a smantellare il modello di business delle reti del traffico e della tratta di esseri umani dalle coste libiche verso quelle italiane;
   a determinare conseguenze concrete per quelle organizzazioni non governative che, non sottoscrivendo il codice di condotta, si sono poste fuori dal sistema organizzato di soccorso in mare, a partire dalla sicurezza delle imbarcazioni stesse;
   a concordare con le autorità libiche intese tecniche stringenti con riferimento alla destinazione dei migranti soccorsi in mare, favorendo l'impegno delle autorità libiche a controllare i punti di imbarco nel pieno rispetto dei diritti umani;
   a condurre bilateralmente e nell'ambito di consessi multilaterali trattative affinché Malta definisca la sua SAR nel rispetto del diritto internazionale e ne assuma la piena responsabilità;
   a sostenere al più presto l'istituzione di centri di protezione e assistenza nel territorio libico per i migranti soccorsi in mare gestiti dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e dall'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), anche ai fini dell'accertamento del diritto d'asilo;
   in parallelo, a continuare ad elaborare programmi operativi e progetti di cooperazione in territorio africano nelle aree di partenza e passaggio del flusso migratorio al fine di ridurre la pressione sulle coste libiche;
   a velocizzare l'esame delle richieste di asilo e provvedere alle operazioni di rimpatrio dei migranti che non ne hanno diritto;
   a riferire in Parlamento, entro la prima decade di settembre, in merito agli esiti della missione e ai risultati da essa ottenuti;
   ad assumere tutte le misure possibili affinché la gestione dei migranti, senza distinzioni tra richiedenti asilo e migranti economici, da parte delle autorità libiche avvenga nel rispetto degli standard di diritto umanitario internazionale e con un fermo impegno per la protezione delle donne vittima di tratta o di oggetto di violenza e sfruttamento e per il contrasto del fenomeno della tratta dei minori e per la tutela dei minori non accompagnati nel rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del Fanciullo;
   a vigilare affinché sia promossa, presso l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e tutti i consessi internazionali competenti, la proposta di riconoscere il traffico illegale dei migranti insieme alla tratta di esseri umani quali crimini contro l'umanità, così come deliberato dalla Conferenza interparlamentare sulla politica estera e di sicurezza comune (PESC) e sulla politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC), svoltasi a Malta dal 26 al 28 aprile scorsi, nelle sue conclusioni.
(6-00338) «Cicchitto, Garofani, Quartapelle Procopio, Moscatt, Caruso, Pisicchio, Monchiero, Locatelli, Alfreider, Manciulli, Patriarca».


   La Camera,
   udita la Relazione delle Commissioni III e IV (Doc. XVI, n. 4) sulla Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alla missione internazionale in supporto alla Guardia costiera libica, adottata il 28 luglio 2017 (Doc. CCL, n. 1);
   richiamate le comunicazioni del Governo sull'evoluzione della situazione in Libia, svolte il 1o agosto 2017 davanti alle Commissioni riunite Affari esteri e Difesa della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica;
    richiamate, altresì, le risoluzioni approvate dalla Camera dei deputati (n. 6-00290 e n. 6-00292) e dal Senato della Repubblica (Doc. XXIV, n. 71) l'8 marzo 2017 che, ai sensi dell'articolo 2, comma 2, della legge 21 luglio 2016, n. 145, autorizzano la partecipazione alle missioni e le attività previste nella Deliberazione adottata dal Consiglio dei ministri il 14 gennaio 2017;
   considerati il Trattato di amicizia, cooperazione e partenariato del 30 agosto 2008 e il Memorandum d'intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all'immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana, siglato dal Primo Ministro libico Al Sarraj e dal Presidente del Consiglio dei ministri, Paolo Gentiloni, in data 2 febbraio 2017;
   considerata la richiesta del Consiglio Presidenziale/Governo di Accordo Nazionale libico di sostegno alle Forze di sicurezza libiche per le attività di controllo e contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico di esseri umani, pervenuta con lettera del Primo Ministro Al Sarraj in data 23 luglio 2017;
   considerato che le iniziative che il Governo intende intraprendere sono coerenti con le risoluzioni UNSCR 2240 (2015), 2259 (2015) e 2312 (2016) che auspicano interventi di natura tecnica, economica, di sicurezza e anti-terrorismo per soddisfare le specifiche richieste avanzate dalle autorità libiche;
   premesso altresì che:
    la missione di supporto logistico e tecnico estende l'impegno del nostro Paese nel quadro del processo di stabilizzazione della Libia e con la linea, condivisa a livello internazionale e sempre mantenuta dall'Italia, di sostegno al Consiglio Presidenziale/Governo di Accordo Nazionale;
    la missione di supporto, nel rispondere alle richieste del Consiglio Presidenziale/Governo Nazionale libico e con il suo consenso, può rappresentare un passo avanti nel contributo che l'Italia assicura al Consiglio Presidenziale/Governo di Accordo Nazionale libico affinché sia nelle condizioni di assumere proprie iniziative contro gli scafisti e i trafficanti di esseri umani grazie al rafforzamento della capacità di controllo del territorio nazionale e delle frontiere;
    la missione costituisce, inoltre, uno snodo importante del percorso di stabilizzazione della Libia nel quale l'Italia si impegna da anni sostenendo la Guardia costiera libica e con iniziative anche in ambito economico ma soprattutto formativo e addestrativo a sostegno del Consiglio Presidenziale/Governo di accordo nazionale libico;
    il rafforzamento della capacità della Guardia costiera libica si configura, pertanto, come un fattore di sostegno decisivo della sovranità libica, che costituisce l'obiettivo primario dell'Italia anche in considerazione dei positivi riflessi che da un pieno esercizio della sovranità da parte libica derivano al nostro Paese in termini di riduzione dei flussi migratori, gestiti dai mercanti di esseri umani e diretti verso l'Italia;
    anche alla luce della reiterata giurisprudenza della Corte europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU) in tema di respingimenti in mare, la missione di supporto non potrà consistere in forme di blocco navale idonee a rappresentare forme di ingerenza o di lesione della sovranità della Libia;
    sempre nell'obiettivo del rafforzamento della sovranità libica e del controllo da parte libica sull'immigrazione illegale e sul traffico di esseri umani, è necessario intensificare e sostenere il lavoro delle Organizzazioni internazionali, con particolare riferimento all'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e all'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, affinché i centri di accoglienza migranti e i rimpatri volontari assistiti siano gestiti nel pieno rispetto dei diritti umani e con l'assistenza di osservatori delle Nazioni Unite;
    rappresentando, pertanto, il percorso di stabilizzazione della Libia una nostra priorità, si condividono gli indirizzi comunicati e le iniziative preannunciate dai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e della difesa circa il dispiegamento, concreto e tempestivo, anche nelle acque territoriali ed interne della Libia, di un dispositivo aeronavale in supporto alla Guardia costiera libica impegnata nel controllo e contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico di esseri umani in partenza dalla Libia; la ricognizione in territorio libico per la determinazione delle attività di supporto da svolgere; l'attività di collegamento e consulenza a favore della Marina e Guardia costiera libica; la collaborazione per la costituzione di un centro operativo marittimo in territorio libico per la sorveglianza, la cooperazione marittima e il coordinamento della attività congiunte;
    si condivide anche la necessità di utilizzare gli assetti del dispositivo aeronavale nazionale per rispondere alla richiesta del Consiglio Presidenziale/Governo di Accordo Nazionale libico di supporto alla Guardia costiera libica per le attività di controllo e contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico di esseri umani;
    si condivide, infine, l'opportunità di continuare a svolgere, unitamente ai nuovi compiti della nuova missione in oggetto, i compiti del dispositivo aeronavale nazionale apprestato per la sorveglianza e la sicurezza dei confini nazionali nell'area del Mediterraneo centrale, di cui alla Scheda 36 allegata alla Deliberazione del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2017 in ordine alla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali per l'anno 2017;
    preso atto favorevolmente che la missione in oggetto non rappresenta un intervento di terra e che l'invio di personale militare italiano sul territorio libico è unicamente finalizzato al conseguimento degli obiettivi di supporto alle autorità di quel Paese,

autorizza la piena attuazione alle misure contenute nella Deliberazione approvata in Consiglio dei ministri in data 28 luglio 2017

impegnando altresì il Governo:

   a continuare tutte le azioni di cooperazione, dialogo e diplomazia con i Paesi del confine meridionale della Libia e con i Paesi di provenienza dei flussi migratori, cercando con essi soluzioni più adeguate alla risoluzione del problema;
   a operare a livello diplomatico nelle opportune sedi internazionali e nell'ambito delle relazioni bilaterali affinché nessuna iniziativa unilaterale non coordinata possa pregiudicare l'efficacia della missione;
   a continuare ad attivare da subito ogni iniziativa diplomatica per consentire, al più presto, la piena operatività della Fase 2 e il passaggio alla Fase 3 della missione EUNAVFORMED – operazione SOPHIA, nonché ad agire, anche nelle competenti sedi internazionali, affinché vengano rafforzate le attività tese a smantellare il modello di business delle reti del traffico e della tratta di esseri umani dalle coste libiche verso quelle italiane;
   a determinare conseguenze concrete per quelle organizzazioni non governative che, non sottoscrivendo il codice di condotta, si sono poste fuori dal sistema organizzato di soccorso in mare, a partire dalla sicurezza delle imbarcazioni stesse;
   a concordare con le autorità libiche intese tecniche stringenti con riferimento alla destinazione dei migranti soccorsi in mare, favorendo l'impegno delle autorità libiche a controllare i punti di imbarco nel pieno rispetto dei diritti umani;
   a condurre bilateralmente e nell'ambito di consessi multilaterali trattative affinché Malta definisca la sua SAR nel rispetto del diritto internazionale e ne assuma la piena responsabilità;
   a sostenere al più presto l'istituzione di centri di protezione e assistenza nel territorio libico per i migranti soccorsi in mare gestiti dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e dall'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), anche ai fini dell'accertamento del diritto d'asilo;
   in parallelo, a continuare ad elaborare programmi operativi e progetti di cooperazione in territorio africano nelle aree di partenza e passaggio del flusso migratorio al fine di ridurre la pressione sulle coste libiche;
   a velocizzare l'esame delle richieste di asilo e provvedere alle operazioni di rimpatrio dei migranti che non ne hanno diritto;
   a riferire in Parlamento, entro la prima decade di settembre, in merito agli esiti della missione e ai risultati da essa ottenuti;
   ad assumere tutte le misure possibili affinché la gestione dei migranti, senza distinzioni tra richiedenti asilo e migranti economici, da parte delle autorità libiche avvenga nel rispetto degli standard di diritto umanitario internazionale e con un fermo impegno per la protezione delle donne vittima di tratta o di oggetto di violenza e sfruttamento e per il contrasto del fenomeno della tratta dei minori e per la tutela dei minori non accompagnati nel rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del Fanciullo;
   a vigilare affinché sia promossa, presso l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e tutti i consessi internazionali competenti, la proposta di riconoscere il traffico illegale dei migranti insieme alla tratta di esseri umani quali crimini contro l'umanità, così come deliberato dalla Conferenza interparlamentare sulla politica estera e di sicurezza comune (PESC) e sulla politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC), svoltasi a Malta dal 26 al 28 aprile scorsi, nelle sue conclusioni;
   nel quadro del perimetro della missione di cui alla deliberazione del Consiglio dei Ministri, a prestare la massima attenzione sotto tutti gli aspetti politico-diplomatici circa il perdurante quadro di instabilità istituzionale della Libia, prestando particolare attenzione al contesto, nonché alla ricerca della condivisione tra le varie realtà politico-istituzionali libiche;
   a favorire una consultazione con il coinvolgimento di tutte le forze politiche sulla evoluzione della situazione in Libia.
(6-00338)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Cicchitto, Garofani, Quartapelle Procopio, Moscatt, Caruso, Pisicchio, Monchiero, Locatelli, Alfreider, Manciulli, Patriarca».


   La Camera,
   premesso che:
    la legge 21 luglio 2016, n. 145, recante disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali, ha riformato l'autorizzazione e la proroga delle missioni internazionali, prevedendo un nuovo procedimento «autorizzatorio» che ha preso avvio con la Deliberazione del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2017, in ordine alla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali per l'anno 2017 e che viene ripetuto in questa occasione a seguito dell'adozione, il 28 luglio 2017, della deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alla missione internazionale in supporto alla guardia costiera libica;
    la drammatica situazione in cui versa la Libia – e di cui lo sfruttamento e il contrabbando delle persone migranti che partono dal paese o che lo attraversano rappresenta uno degli aspetti che ci colpiscono più macroscopicamente e ci coinvolgono direttamente – è conseguenza della condizione di instabilità politica che ha frantumato l'integrità territoriale e l'unità nazionale del Paese;
    tale condizione di instabilità è stata determinata in primo luogo allo scomposto intervento militare Nato del 2011, voluto fortemente dalla Francia, in un paese marcato da 40 anni di dittatura, causa anche della repressione di ogni forma di dissidenza, che ha poi portato all'esplosione caotica cui assistiamo oggi;
    la Francia ha dimostrato di nutrire forti interessi economici e geostrategici sulla Libia, dalla possibilità di ampliare le sue concessioni petrolifere al controllo di un paese decisivo per l'egemonia sulla Africa subsahariana;
    la Libia rappresenta un paese strategico anche per l'interesse nazionale italiano non solo per quelli economici imponenti che a partire dall'ENI abbiamo nel paese, ma anche e soprattutto per la gestione dei flussi migratori e per la vicinanza geografica;
    qualunque seguito abbia il vertice francese tra il premier del governo di accordo nazionale Fayez al-Sarraj e il generale Khalifa Haftar, emerge l'intento del Presidente Macron di infilarsi sul terreno libico, dove l'Italia ha cercato di ritagliarsi un ruolo di interlocutore privilegiato negli ultimi anni, e lo fa sfruttando gli spazi politici lasciati vuoti dalla stessa Italia, come ad esempio il disinteresse dimostrato per l'incarico di rappresentante del segretario generale delle Nazioni Unite in Libia, che poteva essere assegnato all'Italia;
    l'incarico è stato da poco assegnato a Ghassan Salamè, politico e diplomatico libanese con vigorosi legami proprio con la Francia, che ha partecipato all'incontro di Parigi. Il risultato più positivo dell'incontro francese, secondo l'inviato Onu, è stata l'ammissione da parte dei due protagonisti della crisi libica del fatto che la soluzione in Libia può essere solo politica e non militare, concordando sulla necessità di tenere le elezioni il prossimo anno;
    la gestione del post Gheddafi è stata disastrosa e le ingerenze francesi, egiziane e degli Emirati Arabi a favore del Generale Haftar non hanno fatto altro che aumentare la condizione di instabilità del paese;
    il Paese caratterizzato storicamente da una forte cultura tribale si è disintegrato nella sua forma statuale lasciando intere aree sotto il controllo di milizie locali spesso legate alle dinamiche tribali;
    in questo contesto si sono insediate e ramificate le organizzazioni criminali che gestiscono la tratta di esseri umani;
    in Libia i centri governativi costruiti da Gheddafi si affiancano ad un vasto sistema di centri di detenzione in cui i migranti vengono spesso torturati, sottoposti a trattamenti degradanti ed in cui la violazione dei diritti umani è sistemica;
    Medici Senza Frontiere (MSF), nella sua lettera del 31 luglio 2017 al Ministro dell'interno Minniti, ha ricordato che le persone di cui si prendono cura nei centri di detenzione intorno a Tripoli e quelle che soccorrono in mare condividono le stesse vicende di violenza e trattamenti disumani. Nella stessa comunicazione MSF rimarca che le strategie messe in atto dalle autorità italiane ed europee per contenere le partenze dalle coste libiche sono estremamente preoccupanti nelle circostanze attuali. La Libia non è un posto sicuro dove riportare le persone in fuga, né dal territorio europeo, né dal mare;
    le attività di ricerca e soccorso non costituiscono la soluzione per affrontare i problemi causati dai viaggi sui barconi e le morti in mare, ma sono necessarie in assenza di qualunque altra alternativa sicura perché le persone possano trovare sicurezza;
    contenere l'ultima e unica via di fuga dallo sfruttamento e dalla violenza non è ritenuto accettabile dal punto di vista di MSF e neanche dal nostro, sulla base delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza ONU 2259(2015) e 2312(2016), che hanno premesso e stabilito che ogni intervento di sostegno al Governo libico deve rispettare e far rispettare le obbligazioni imposte dal diritto internazionale umanitario, dalla tutela dei diritti umani e dei diritti dei rifugiati;
    la guardia costiera libica come altri corpi dello stato libico sono, invece, tuttora fuori dal controllo del Governo di unità nazionale di al-Sarraj e spesso rispondono alle diverse milizie, quando non direttamente alle reti di trafficanti, al punto che sarebbe possibile parlare di più guardie costiere operanti in Libia e non una sola;
    in questo contesto gli accordi Italia-Libia sui controllo dei flussi migratori risultano quantomeno inopportuni, prevedendo un finanziamento diretto alla guardia costiera libica ed a un sistema di detenzione senza alcun vincolo sulla tutela dei diritti umani e senza nessuna garanzia che quel finanziamento finisca per alimentare ulteriormente la tratta di esseri umani;
    l'operazione militare italiana nelle acque libiche costituisce pertanto un elemento di ulteriore preoccupazione in quanto appare rispondere a obiettivi militari e di sicurezza, piuttosto che tesa a rafforzare le attività di soccorso in mare e a garantire la dignità e i diritti umani delle persone migranti;
    in tale prospettiva, infatti, appare evidente come da ultimo il Codice di condotta delle ONG rientri dentro una strategia complessiva di delegittimazione delle azioni umanitarie, volta a limitare la presenza in quel tratto di mare di scomode testimonianze sulle operazioni della guardia costiera libica. Infatti, il Codice di condotta non riafferma con sufficiente chiarezza la priorità del salvataggio in mare, non riconosce il ruolo di supplenza svolto dalle organizzazioni umanitarie e soprattutto non si propone di introdurre misure specifiche orientate in primo luogo a rafforzare il sistema di ricerca e soccorso;
    la missione militare si presenta come una risposta scomposta all'iniziativa politica tenuta in Francia dal Presidente Macron che ha di fatto tagliato fuori il nostro Governo e dimostrato ancora una volta che la Francia ha interessi strategici significativi ed in contrasto con i nostri;
    tale iniziativa infatti è volta in primo luogo a vanificare il tentativo di legittimazione del Governo Sarraj che in sede internazionale il nostro Paese aveva provato a fare, riabilitando invece una figura ambigua e pericolosa come quella del Generale Haftar. Questo in contrasto con il punto 5) della Risoluzione del Consiglio di sicurezza ONU 2259(2015) che chiede ai Governi di non offrire supporto né di avere contatti ufficiali con istituzioni parallele della Libia che rivendicano per sé il ruolo di legittima autorità libica, ma che sono fuori dall'accordo di Roma del 13 dicembre 2015 sul governo di unità nazionale;
    inoltre la missione italiana configurandosi come supporto logistico militare alla guardia costiera libica per le operazioni di intercettazione dei barconi in partenza dalla costa libica di fatto si pone fuori dalla legalità internazionale non rispettando gli standard delle convenzioni internazionali, a partire da quella di Ginevra, a cui l'Italia ha aderito;
    non vi è infatti alcuna garanzia sul rispetto dei diritti umani delle persone intercettate e sul loro destino, ponendosi in contrasto con l'articolo 1, comma 1, della legge n. 145 del 2016, che consente la partecipazione dell'Italia a missioni internazionali «a condizione che avvenga nel rispetto dei principi di cui all'articolo 11 della Costituzione, del diritto internazionale generale, del diritto internazionale dei diritti umani, dei diritti internazionale umanitario e del diritto penale internazionale»;
    è evidente come questo intervento rientri dentro un più generale processo di esternalizzazione delle frontiere europee di cui la Libia è un tassello fondamentale;
    tale politica di gestione dei flussi migratori è miope, non risolutiva del problema, non rispettosa dei principi umanitari riconosciuti a livello internazionale e al contempo lesiva dei diritti umani fondamentali delle persone costrette a migrazioni forzate;
    una corretta governance del fenomeno migratorio ha il bisogno di fondarsi sulla apertura di vie di accesso legali e controllate e su un'inversione della politica estera che affronti le cause strutturali all'origine dei flussi e che al contempo il peso dell'accoglienza sia condiviso da tutti gli Stati membri, non autorizza la missione,

e impegna il Governo

   a desistere da qualsiasi intervento di natura militare in Libia, anche di supporto logistico, per non contribuire a destabilizzare ulteriormente il paese;
   chiedere la convocazione di un Consiglio europeo straordinario sulla questione libica per definire una strategia europea condivisa e porre fine a questo conflitto a bassa intensità con la Francia per il controllo egemonico del paese;
   ad adeguare il Codice di condotta delle ONG alle richieste avanzate dalle organizzazioni che non ha inteso sottoscriverlo ed a implementare il dispositivo SAR nel canale di Sicilia al fine di salvare più vite umane possibili;
   affrontare in sede europea la questione di una condivisione equa dell'accoglienza chiedendo un superamento del regolamento di Dublino e ponendo il veto sul progetto di bilancio europeo in sede di Consiglio qualora non si trovi una soluzione.
(6-00339) «Palazzotto, Marcon, Airaudo, Brignone, Civati, Costantino, Daniele Farina, Fassina, Fratoianni, Giancarlo Giordano, Gregori, Andrea Maestri, Paglia, Pannarale, Pastorino, Pellegrino, Placido».


   La Camera,
   premesso che:
    il governo di accordo nazionale libico guidato da al Sarraj, pur riconosciuto dall'Onu con le risoluzioni 2259 e 2278 del Consiglio di sicurezza e sostenuto dal nostro Paese, rappresenta solo una minima parte del popolo libico non avendo ricevuto ancora la fiducia da parte del Parlamento, né è riconosciuto da larga parte delle componenti politiche, tribali e militari di quel popolo;
    ogni giorno che passa, il governo di al-Sarraj perde qualche pezzo: tre dei nove membri del Consiglio nazionale si sono dimessi subito o hanno boicottato il nuovo organismo. E quelli che dovrebbero essergli rimasti fedeli definiscono sprezzantemente, in conversazioni neanche troppo private, il premier come «il sindaco di Tripoli, se non di alcuni quartieri di Tripoli». Ma la perdita più pesante per al-Sarraj è quella delle tribù. La tribù libica dei Gharyan, tra le più importanti della Tripolitania e composta dai Berberi delle montagne di Nafusa, a sud di Tripoli, si è alleata con il governo di Tobruk in Cirenaica e con l'Esercito nazionale libico di Haftar, facendo così venire meno il suo sostegno al governo di al-Sarraj. Quella dei Gharyan, tra l'altro, non è certo la prima defezione di tribù dal sostegno al governo di al-Sarraj. Le tribù Mshait, Obeid, Fwakher, Drasa ma soprattutto Warfalla, la più numerosa e potente della Libia, hanno abbandonato il premier inconcludente di Abu Sittah per sostenere Haftar;
    è da sottolineare che l'insistenza nel cercare il dialogo con il solo al-Sarraj potrebbe portare a una irreparabile rottura con Tobruk e Haftar, il quale non solo controlla ampie porzioni di territorio ma negli ultimi giorni, con una vincente azione ha scacciato delle milizie islamiste da Sabratha avvicinandosi molto al complesso di estrazione di olio e gas di Mellitah dove si registra una forte presenza dell'Eni e, dunque, l'impossibilità di portare avanti un dialogo con Haftar potrebbe ripercuotersi negativamente in termini di sicurezza;
    si è tenuto il 25 luglio 2017 a Parigi un vertice tra il presidente francese Macron, l'attuale capo del governo al-Sarraj e il suo oppositore Haftar la cui dichiarazione conclusiva, pur enfatizzata mediaticamente dall'Eliseo, è apparsa più una generica elencazione di auspici che un vero documento politico sul quale costruire un percorso di pace e di riconciliazione della Libia; peraltro, appena qualche ora dopo, su un quotidiano francese il generale Haftar apostrofava il suo interlocutore come «un fanfarone» privo di ogni credibilità e rappresentatività a dimostrazione del carattere aleatorio di quella dichiarazione;
    nella deliberazione in titolo viene menzionata, tra le altre, nella sezione 3 –Base giuridica di riferimento, la richiesta del Consiglio presidenziale/Governo di Accordo Nazionale con lettera del Presidente al-Sarraj del 23 luglio 2017, peraltro, come annunciato dal Ministro Alfano, nel corso delle comunicazioni del Governo tenutesi alla Camera il 1o agosto 2017 nelle Commissioni riunite III e IV, inopinatamente secretata e disponibile solo per i membri del Copasir; a tal proposito, il colonnello Ahmed al Mismari, portavoce dell'autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna), guidato dal generale Haftar, ha lanciato dure critiche contro l'Italia in merito alla supposta richiesta di sostegno «logistico, tecnico e operativo» da parte del governo di accordo nazionale di Tripoli nella lotta contro il traffico di esseri umani. Secondo quanto riferito dal quotidiano egiziano «el Fagr», al Mismari avrebbe dichiarato: «L'intervento italiano mira a far abortire l'iniziativa francese che è stata ampiamente accolta dall'Unione europea, dall'Unione africana e dalle Nazioni Unite»;
    restano, tuttavia, alcuni elementi di preoccupazione, il primo dei quali riguarda la frammentazione politica della Libia; infatti, se l'arrivo delle navi sembra essere stato richiesto dal governo di Tripoli, guidato da Fayez al-Sarraj (anche se si rincorrono smentite e conferme su questo), non è chiaro, invece, se ci sia una disponibilità dell'uomo forte dell'Est, Khalifa Haftar, il quale controlla il cosiddetto Esercito nazionale e gode del sostegno del Parlamento di Tobruk; peraltro, malgrado le strette di mano all'Eliseo lo stesso Haftar, nei fatti, sembra poco disponibile a riconoscere una qualche legittimità al governo di al-Sarraj. Inoltre, cosa non da poco, a complicare lo scenario c’è che non tutte le tribù e le milizie si riconoscono nei due schieramenti, e che nel sud si evidenziano sempre più segni di raggruppamento dei jihadisti fedeli allo Stato islamico e, dunque, l'ipotesi che qualche fazione, ostile alla presenza italiana, elevi i rischi della missione di cui alla deliberazione in titolo non appare peregrina;
    un secondo elemento di criticità riguarda la possibilità di reazione degli scafisti che gestiscono il traffico di esseri umani poiché forte è il timore che possano organizzare incidenti, tipo naufragi preordinati e costringere all'intervento umanitario quelle italiane, con serio pericolo di provocazioni;
    inoltre, la questione dei diritti umani, la cui difesa avrebbe dovuto essere l'asse portante della deliberazione in titolo, non viene nemmeno citata mentre non va dimenticato che la Libia non ha neppure sottoscritto la Convenzione di Ginevra sul diritto d'asilo e tutela dei rifugiati del 1951;
    in questa fase, peraltro, si evidenzia la totale assenza di una regia comune dell'Unione europea in merito alla crisi libica. In particolare, brilla l'assenza d'iniziativa dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari europei e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, incapace di dare una visione unitaria alle politiche dei diversi Paesi europei sulla Libia. Il risultato di questa pesante assenza è un'evidente concorrenza sul piano diplomatico e politico tra i governi italiano e francese, che invece dovrebbero operare di concerto;
    alla luce di tali premesse e una volta resi noti al Parlamento i contenuti della lettera del 23 luglio 2017 su menzionata, e solo se questa effettivamente acconsente all'ingresso nelle acque territoriali nazionali libiche delle navi militari italiane, nonché dopo aver appurato la non ostilità alla missione delle altre principali componenti della società libica, con riferimento alla partecipazione dell'Italia alla missione internazionale in supporto alla guardia costiera libica, la autorizza,

impegnando il Governo a

   specificare in maniera dettagliata nell'Accordo con il Governo libico le regole d'ingaggio delle Forze militari italiane messe a disposizione, negando l'autorizzazione all'uso delle armi, se non a scopi prettamente difensivi;
   favorire, nel breve periodo, la definizione dell'area di ricerca e soccorso (SAR) da parte delle autorità libiche secondo quanto previsto dalla Convenzione internazionale sulla ricerca e il salvataggio marittimo di Amburgo del 27 aprile 1979, dell'Organizzazione Marittima Internazionale (IMO);
   impartire istruzioni ai comandanti delle navi italiane che, in caso di attività ostili nei confronti della Marina italiana, le stesse devono guadagnare le acque internazionali lasciando le acque territoriali libiche al fine di preservare l'incolumità dell'equipaggio;
   attivare un coinvolgimento nella missione degli altri Stati europei, provvedendo eventualmente a un'integrazione delle autorizzazioni relative alle missioni ONU già in corso, EUNAVFORMED, al fine di contrastare l'immigrazione illegale e i trafficanti di uomini sulle coste e il territorio libico. Promuovere altresì in occasione del vertice del 4 agosto 2017, una disponibilità della Francia, Spagna, Germania ad affrontare in maniera comune e condivisa il tema dei flussi migratori, ricercando la loro disponibilità, in termini economici e di accoglienza;
   specificare quali misure verranno adottate nei confronti dei migranti intercettati in mare, verificando l'impegno da parte del Governo libico di accogliere gli stessi sul proprio territorio, con la garanzia della massima osservanza dei diritti umani, da conseguirsi sotto il controllo delle Agenzie umanitarie internazionali;
   a sollecitare le autorità e le istituzioni libiche a sottoscrivere e ratificare nel più breve tempo possibile le Convenzioni di Ginevra del 1951 in materia di diritto d'asilo e tutela dei rifugiati;
   assumere, nelle competenti sedi internazionali, iniziative volte all'indizione e allo svolgimento di una conferenza internazionale di pace che coinvolga tutte le soggettività presenti in Libia (a eccezione di quelle legate a Daesh) con l'obiettivo della creazione di un governo libico effettivamente rappresentativo e che controlli la larga parte del territorio di quella Nazione;
   informare il Parlamento dei contenuti dell'accordo tecnico bilaterale in fase di predisposizione dalle autorità italiane e libiche al fine di poterne deliberare i contenuti entro 60 giorni dall'avvio della missione di cui trattasi in deroga a quanto previsto dall'articolo 3 della legge 21 luglio 2016, n. 145.
(6-00340) «Frusone, Spadoni, Basilio, Corda, Di Battista, Rizzo, Manlio Di Stefano, Scagliusi, Paolo Bernini, Grande, Tofalo, Del Grosso».


   La Camera,
   discussa la Deliberazione del Consiglio dei ministri concernente la partecipazione alla missione in supporto alla Guardia costiera libica, richiesta dal Consiglio presidenziale – Governo di accordo nazionale il 23 luglio 2017 con lettera consegnata all'Ambasciata d'Italia a Tripoli, adottata il 28 luglio 2017 (Doc. CCL, n. 2) ai sensi dell'articolo 2, comma 2, della legge 21 luglio 2016, n. 145;
   richiamate le risoluzioni approvate dalla Camera dei deputati (n. 6-00290 e n. 6-00292) e dal Senato della Repubblica (Doc. XXIV, n. 71) l'8 marzo 2017 che, ai sensi dell'articolo 2, comma 2, della legge 21 luglio 2016, n. 145, autorizzano la partecipazione alle missioni e le attività previste nella Deliberazione adottata dal Consiglio dei Ministri il 14 gennaio 2017;
   considerati il Trattato di amicizia, cooperazione e partenariato del 30 agosto 2008 e il Memorandum d'intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all'immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana, siglato dal Primo Ministro libico Al Sarraj e dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Paolo Gentiloni, in data 2 febbraio 2017;
   tenuto conto della richiesta del Consiglio Presidenziale/ Governo di Accordo Nazionale libico di sostegno alle forze di sicurezza libiche per le attività di controllo e contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico di esseri umani, pervenuta con la sopramenzionata lettera del Primo Ministro Al Sarraj in data 23 luglio 2017;
   apprezzate le dimensioni ormai insostenibili raggiunte dal flusso di migranti irregolari che attraversa il Mediterraneo centrale a partire dalle coste libiche, per raggiungere i porti italiani;
   premesso altresì che:
    la missione di supporto, nel rispondere alle richieste del Consiglio Presidenziale/Governo Nazionale libico e con il suo consenso, può rappresentare un passo avanti nella lotta ai flussi migratori illegali a patto che si sostanzi in un attivo contributo italiano al respingimento dei migranti verso le coste da cui partono e alla cattura degli scafisti e dei trafficanti di esseri umani che agiscono in Libia;
    il rafforzamento della capacità della Guardia costiera libica si configura altresì come un prezioso fattore di sostegno della sovranità libica, il cui ristabilimento costituisce interesse dell'Italia, in considerazione dei positivi riflessi che da un pieno esercizio della sovranità da parte libica potrebbero derivare al nostro Paese in termini di riduzione dei flussi migratori diretti verso il territorio dello Stato;
    si condivide quindi in via di principio la decisione di utilizzare gli assetti del dispositivo aeronavale militare nazionale per rispondere alla richiesta del Consiglio Presidenziale/Governo di Accordo Nazionale libico di supporto alla Guardia costiera libica per le attività di controllo e contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico di esseri umani;
    si esprimono tuttavia dubbi relativamente all'adeguatezza qualitativa e quantitativa del dispositivo aeronavale descritto dalla Deliberazione adottata dal Governo il 28 luglio 2017, poiché due navi paiono un contributo operativamente insufficiente a bloccare i flussi e disarticolare la complessa organizzazione che è alle loro spalle;
    appare inoltre indispensabile garantire che in nessun caso i migranti irregolari in partenza dalla Libia saranno raccolti dalle navi della Marina Militare italiana operanti nelle acque territoriali libiche per essere condotti nei porti del nostro Paese, poiché cedimenti sotto questo profilo farebbero della nuova missione un potente incentivo ulteriore a tentare la sorte e sfidare il mare;
    suscitano altresì perplessità i limiti contingenti in cui si troverà ad agire il dispositivo aeronavale italiano, che non potrà apparentemente intervenire nelle acque prospicienti territori libici non controllati dal Governo di Accordo Nazionale, specialmente quelli soggetti ad autorità ostili all'intervento italiano, con le quali sarà in ogni caso opportuno intavolare trattative per estendere ulteriormente la zona di operazioni in cui attuare le intercettazioni dei barconi e dei gommoni utilizzati dai migranti irregolari ed il successivo respingimento accompagnato di questi ultimi verso le coste di partenza;
    è importante infine che con l'avvio del nuovo intervento all'interno delle acque territoriali libiche l'intero approccio delle nostre forze aeronavali nei confronti dei barconi e dei boat people in viaggio verso l'Italia cambi, assicurandone l'uniformità nel rigore, non essendo immaginabile che i migranti irregolari vengano condotti nei porti del nostro Paese se riescono ad uscire dalle acque territoriali libiche ed invece riaccompagnati alla costa di partenza se intercettati prima;

propongono all'Assemblea di autorizzare

   l'attuazione alle misure contenute nella Deliberazione approvata in Consiglio dei Ministri in data 28 luglio 2017, a condizione che:
    il dispositivo aeronavale italiano che entrerà nelle acque territoriali libiche concorra effettivamente ai respingimenti accompagnati dei migranti irregolari che s'imbarcano dalle coste libiche per raggiungere i porti del nostro Paese;
    che il numero delle navi della Marina Militare italiana impiegate nell'operazione venga al più presto significativamente aumentato, trasferendovi se necessario immediatamente parte del naviglio attualmente impegnato nelle acque internazionali del Mediterraneo centrale;
    che i mandati attribuiti alle navi della Marina Militare italiana impegnate nel contesto delle differenti missioni in corso siano progressivamente ridefiniti in modo da assicurarne l'omogeneità ed impedire quindi che i migranti irregolari siano trattati in modo diverso a seconda che vengano intercettati all'interno o all'esterno delle acque territoriali libiche,

e con la raccomandazione

di intavolare al più presto trattative con i capi fazione e tutti i soggetti detentori del potere locale in Libia che non si riconoscono nell'invito rivolto dal Premier del Governo di Accordo Nazionale al nostro Paese, in modo da garantire la progressiva estensione dell'area operativa coperta dal nostro dispositivo aeronavale.
(6-00341) «Gianluca Pini, Picchi, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caparini, Castiello, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Molteni, Pagano, Rondini, Saltamartini, Simonetti».


   La Camera,
   premesso che:
    ormai è più che evidente che, dietro alle continue attestazioni di stima per come il nostro Paese sta gestendo la crisi migratoria e alle vaghe promesse di aiuti, si cela la volontà della gran parte dei Paesi europei di mantenere lo status quo in cui il peso dell'epocale fenomeno migratorio che affligge il Mediterraneo grava quasi esclusivamente sull'Italia;
    il ricorso ai ricollocamenti a livello europeo rappresenterebbe una soluzione efficace poiché anche ipotizzando un flusso annuo di 200.000 migranti (nel 2016 sono stati 181.436), se questi fossero suddivisi tra tutti i paesi europei si tratterebbe di ricollocare un immigrato ogni 2.560 abitanti: uno sforzo certamente sostenibile abbastanza a lungo, quantomeno per un periodo sufficiente a consentire alla Libia di stabilizzarsi; tuttavia, i nostri partner europei si trincerano dietro alla Convenzione di Dublino che prevede che un rifugiato debba richiedere asilo nel primo paese dell'Unione europea in cui arriva, una norma scritta nel 1990, quando non si poteva prevedere che il fenomeno migratorio avrebbe preso le dimensioni e la forma attuali;
    è del tutto evidente che tanto zelo nell'attenersi alle norme è dovuto soltanto a un atteggiamento egoistico, perché anche il programma di ricollocamento di emergenza (basato sull'articolo 78, paragrafo 3, del Trattato di Funzionamento sull'Unione europea, che consente l'adozione di misure temporanee di sostegno ai paesi membri interessati da un afflusso improvviso di migranti) varato a settembre 2015 e che prevede lo spostamento di 160.000 immigrati dall'Italia e dalla Grecia verso altri paesi europei, procede talmente a rilento che ne sono stati ricollocati poco più di 7.000 dall'Italia e 14.000 dalla Grecia, mentre il piano prevedrebbe il completamento entro il prossimo settembre;
    intanto per l'Italia i costi delle attività di accoglienza (incluse le spese per salvataggio, prima assistenza, cure sanitarie, protezione, educazione per i minori non accompagnati, vitto e alloggio, stipendi del personale, e altro) sono ammontati a circa 3,6 miliardi di euro nel 2016, al netto dei contributi UE, e per il 2017 le stime si attestano tra i 4,2 e i 4,6 miliardi;
    l'ipotesi dei rimpatri di massa non è realisticamente praticabile poiché è necessario che sussista un accordo bilaterale con lo Stato di cui è cittadino il migrante da rimpatriare, senza contare che è necessario che tale migrante sia dotato di un documento d'identità che ne confermi la cittadinanza;
    un'altra difficoltà legata ai rimpatri forzati è dovuta agli elevati costi che comporta l'organizzazione di appositi voli, che, oltre al noleggio dei velivoli di linea, richiede anche un notevole dispiegamento di membri delle Forze dell'ordine incaricati di accompagnare i migranti fino a destinazione: secondo alcune stime, rimpatriare per via aerea una trentina di migranti può costare fino a 100.000 euro;
    l'ipotesi del respingimento in mare dei migranti nelle acque internazionali è inapplicabile perché contrasterebbe con l'obbligo del soccorso in mare;
    l'unica opzione che realisticamente consentirebbe di bloccare o, quantomeno, rallentare fortemente il flusso di migranti è l'adozione di una soluzione simile all'accordo UE-Turchia, che ha consentito la chiusura della rotta balcanica, ma oggi, purtroppo, questa strada non è praticabile perché la Libia è un paese instabile: occorre dunque adoperarsi per la sua stabilizzazione;
   considerato che:
    per i migranti, la Libia contemporanea è un territorio di sfruttamento e morte;
    secondo quanto riportato dal documento «L'inferno, al di là dal mare» pubblicato da Oxfam in collaborazione con Borderline Sicilia e MEDU e diffuso lo scorso 6 luglio durante il vertice informale dei ministri dell'interno della UE di Tallin, dal momento in cui entrano in Libia, attraverso le regioni di Gatron, Sabha, BAE o Gadames, i migranti devono attraversare il deserto affidandosi esclusivamente a trafficanti e affrontare sistematicamente una serie di abusi, maltrattamenti e violenze; molti affermano di essere stati venduti dai trafficanti ad altre bande criminali o alle milizie che controllano il territorio e poi detenuti in modo da costringere le loro famiglie a pagare un riscatto in cambio della loro liberazione; chi non aveva la possibilità di pagare è stato sottoposto a lavoro forzato direttamente dai rapitori o presso terzi, nei settori delle costruzioni, pulizie domestiche, carico scarico merci nelle fabbriche; il gruppo criminale più citato nei loro racconti è conosciuto come «Asma Boys»;
    le violenze e i maltrattamenti che si verificano più frequentemente nei vari siti di detenzione sono riconducibili a percosse, violenza sessuale, scosse elettriche, ustioni, negazione di cibo e acqua, costrizione a posizioni innaturali per lungo tempo, all'ascolto di urla di dolore e sofferenza degli altri detenuti e ad assistere ad esecuzioni sommarie;
    dei migranti intervistati da MEDU, l'84 per cento ha dichiarato di avere subito trattamenti degradanti e inumani, violenza estrema e/o tortura; il 74 per cento ha dichiarato di avere assistito all'omicidio o alla tortura di qualcuno con il quale stava compiendo il viaggio; l'80 per cento ha vissuto in scarsità o deprivazione di acqua e cibo e il 70 per cento è stato imprigionato in luoghi di detenzione ufficiali o non ufficiali (appartamenti nel centro città o abitazioni abbandonate della periferia, detti «foyer»);
    la permanenza in Libia ha conseguenze drammatiche sulla salute fisica e mentale di un'intera generazione di giovani africani, per questo motivo il traffico di esseri umani dovrebbe essere riconosciuto come un crimine contro l'umanità e come tale perseguito in base al diritto internazionale vigente;
   constatato inoltre che:
    il Consiglio Presidenziale, insediato a Tripoli sotto l'egida dell'ONU e guidato da Fayez Al-Sarraj, controlla direttamente solo parte di Tripoli, ma gode del sostegno di diverse fazioni, incluse le milizie di Misurata, le uniche militarmente in grado di tenere concretamente testa all'autoproclamato Ubyan National Army (LNA) del generale Khalifa Haftar, il quale, sostenuto dal parlamento di Tobruk, controlla ormai gran parte del territorio libico, inclusa la cosiddetta Mezzaluna Petrolifera, ha strappato Bengasi alle milizie locali e sta avanzando nelle regioni meridionali di Al Jufra e di Sebha e sta assediando la città di Dema, sottoposta da settimane a bombardamenti aerei e attacchi terrestri;
    Haftar non nasconde di puntare alla conquista di Tripoli come atto finale di questa campagna militare che, nelle sue intenzioni, dovrebbe portarlo a diventare di fatto il nuovo leader indiscusso della Libia;
    l'accordo tra Al-Sarraj e Haftar annunciato il 25 luglio e la relativa dichiarazione congiunta (peraltro non firmata) per il cessate il fuoco, si sono dimostrati fragilissimi già il giorno dopo il vertice di Parigi quando Haftar ha dichiarato all'emittente France 24 che Al Sarraj «non controlla la città, se non a parole. Tripoli è la capitale di tutti i libici e non appartiene a nessuno. Sarraj a Tripoli non ha alcuna autorità. È un ingegnere. Farebbe meglio a dire cose concrete e attinenti ai fatti e a lasciar perdere le fanfaronate»;
    l'accordo, inoltre, esclude le attività belliche contro i gruppi terroristici, ma Haftar considera come tali non solo l'ISIS e il gruppo qaedista Ansar al Sharia, ma anche le milizie di Misurata e tutti i gruppi islamici moderati, alcuni dei quali sono stati coinvolti nel Governo di Accordo Nazionale presieduto da al-Sarraj;
    il 29 luglio l'Ente costituzionale libico ha approvato a maggioranza di 43 voti a favore su 44 presenti (dei 60 seggi totali) la bozza della nuova Costituzione libica;
    tale testo ha trovato il sostegno del Consiglio di Presidenza/Governo di Accordo Nazionale (GNA) ma anche la forte opposizione di Haftar i cui seguaci, e in particolare un gruppo di miliziani provenienti dalla zona di Jabal al Akhdar, hanno tenuto sotto assedio la sede dove si svolgeva la riunione dell'Ente costituzionale ad al Baida, minacciato di aggredire i membri dell'Ente nel tentativo di costringerli ad annullare due commi dell'articolo 99 e in particolare il comma 8 (che prevede che non si possano candidare alla presidenza della repubblica i militari che non si siano dimessi dall'esercito almeno un anno prima del voto) e il 9 (che impedisce di candidarsi alla Presidenza a chi non risiede nel paese da almeno 10 anni) e a rivotare;
    l'LNA è sostenuto militarmente da Egitto ed Emirati Arabi Uniti che, evidentemente, mirano ad estendere la propria influenza sulla Libia per controllarne le dinamiche, incluse le politiche petrolifere;
    in un conflitto a bassa intensità come quello libico basta poco per alterare l'equilibrio di potere, ed è proprio grazie all'afflusso di armi, veicoli corazzati e persino mercenari organizzato dai suoi sostenitori esterni che Haftar ha potuto ottenere i suoi successi militari;
    appare quindi evidente l'esigenza di favorire il ripristino degli equilibri di potere sul campo, onde evitare che il progressivo e rapido rafforzamento del cosiddetto Libyan National Army nei confronti delle forze che sostengono il GNA si concluda con una violenta presa del potere da parte di Haftar, con la conseguente instaurazione di una nuova dittatura in Libia;
    consentire al governo di Al Sarraj di controllare pienamente Tripoli e garantirne la sicurezza, nonché di controllare le acque territoriali libiche sarebbe già un importante passo avanti;
    a questo proposito il GNA ha già dimostrato di essere in grado di farlo se dotato degli strumenti necessari, basti pensare che la consegna dei primi pattugliatori e il relativo addestramento del personale da parte italiana hanno consentito alla Guardia Costiera libica di riportare a terra oltre 16.000 migranti dall'inizio dell'anno;
    sostenere militarmente il legittimo governo libico, riportando l'equilibrio di forze in favore di Tripoli potrebbe certamente avere un effetto stabilizzante, dissuadendo Haftar e i suoi sostenitori dal tentare una via per il potere diversa da quella che passa da libere elezioni democratiche che, secondo la roadmap presentata da al-Sarraj il 16 luglio, sono previste per il marzo 2018 e saranno preparate, supervisionate e osservate dall'alta commissione elettorale di concerto con l'ONU e con l'aiuto di Lega Araba, Unione Africana e Unione europea;
    risulta inoltre importante avviare un'importante iniziativa diplomatica nei confronti dei governi di Emirati Arabi Uniti ed Egitto allo scopo di convincerli a cessare il proprio sostegno militare all'LNA e alle milizie ad esso alleate e a sostenere, invece, il processo democratico di ricostruzione delle istituzioni libiche già intrapreso con il sostegno dell'ONU e incentrato sul Consiglio di Presidenza e il Governo di Accordo Nazionale (GNA);
    la missione di supporto alla Guardia costiera Ubica richiesta dal GNA offre l'opportunità di contenere i flussi migratori e di mostrare la determinazione dell'Italia a sostenere le istituzioni libiche, riconosciute dall'ONU, rafforzando l'immagine internazionale e il ruolo del GNA nei confronti del FLNA e le forze che lo sostengono;
    tale missione non dovrà fornire ai detrattori del GNA l'opportunità per screditarlo accusandolo di svendere la sovranità della Libia all'Italia; appare quindi importante ribadire che la missione in oggetto sarà condotta esclusivamente sulla base delle richieste libiche e nel totale rispetto della sovranità della Libia;
    poiché formalmente l'autorità del GNA si estende su tutto il territorio libico e le acque territoriali e interne libiche, appare inappropriato il passaggio del testo di deliberazione della missione in oggetto in cui si specifica «per operare nelle acque territoriali e interne della Libia controllate dal Consiglio Presidenziale/Governo di Accordo Nazionale», definizione che rischia di legittimare indirettamente il controllo di fatto esercitato su parte del territorio e delle acque territoriali e interne della Libia da parte dell'LNA e di altre milizie che non fanno capo al GNA,

autorizza la missione e impegna il Governo,

   ad ampliare formalmente l'area di competenza della missione internazionale finalizzata a contrastare la migrazione illegale in supporto alla Guardia Costiera libica a tutte le acque territoriali e interne libiche dove il Consiglio Presidenziale/Governo di Accordo Nazionale richiederà supporto e assistenza;
   ad avviare una decisa iniziativa diplomatica nei confronti di Egitto ed Emirati Arabi Uniti al fine di indurli a cessare il sostegno militare che questi paesi offrono al Libyan National Army guidato dal Khalifa Haftar e alle milizie ad esso alleate;
   ad affidare la gestione dei punti di raccolta dei migranti ad organismi internazionali riconosciuti;
   ad apprestare l'assistenza tecnica al Consiglio Presidenziale/Governo di Accordo Nazionale volto a incrementarne le capacità di controllo del territorio e a garantire la sicurezza della capitale Tripoli;
   a promuovere, presso l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e tutti i consessi internazionali competenti, della proposta di riconoscere il traffico illegale dei migranti insieme alla tratta di esseri umani quali crimini contro l'umanità.
(6-00342) «Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco».


   La Camera,
   discussa la Relazione delle Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) all'Assemblea (Doc. XVI n. 4) sulla Deliberazione del Consiglio dei ministri sulla partecipazione dell'Italia alla missione in supporto alla Guardia costiera libica, adottata il 28 luglio 2017 (Doc, CCL, n. 2);
   preso atto delle Comunicazione rese in data 1 agosto 2017 dinanzi alle Commissioni riunite Affari Esteri e Difesa di Camera e Senato dal Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e dal Ministro della difesa sui recenti sviluppi della situazione in Libia;
   premesso che:
    il 23 luglio il Presidente del Consiglio Nazionale Libico/Governo di Accordo Nazionale Al Sarraj ha inviato una lettera, tuttora rimasta segreta, al Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni in cui si chiede all'Italia sostegno navale logistico in acque territoriali – attrezzatura, risorse tecnologiche, personale – per fermare le migrazioni clandestine;
    in data 26 luglio il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni annunciava di aver accettato la richiesta di aiuto proveniente dal Presidente Al Sarraj durante un incontro a Palazzo Chigi con lo stesso Al Sarraj;
   considerato che:
    non può non evidenziarsi, anche alla luce delle smentite, delle conferme e delle prese di posizione delle varie fazioni e organizzazioni politiche libiche sulla missione in oggetto, una seria preoccupazione per il quadro di perdurante instabilità istituzionale della Libia, che induce alla massima prudenza operativa e alla ricerca della condivisione tra le varie realtà politiche-istituzionali libiche;
    il governo di Al Sarraj, con cui l'Italia ha già stipulato un Memorandum d'Intesa in data 2 febbraio 2017, sarà anche un pezzo di Libia, tuttavia di sicuro non ha il controllo del territorio, non solo dell'intera Tripolitania e del Sud ma neanche della stessa Tripoli;
    la missione di supporto alla Guardia costiera libica dovrebbe quindi fornire un esclusivo supporto logistico e tecnico e non un sostegno militare e in nessun modo dovrà determinare un blocco navale di respingimento dei migranti;
    bisogna quindi, anche alla luce delle citate Risoluzioni UNSCR 2240 (2015), 2259 (2015) e 2312 (2016) attivare la missione in un quadro internazionale, quindi coinvolgendo l'Organizzazione delle Nazioni Unite e il Consiglio Europeo;
    è necessario chiarire, infine, quale sarà il destino dei migranti, che siano cosiddetti «migranti economici» o potenziali richiedenti asilo o protezione internazionale, una volta tornati in Libia per via delle attività della Guardia costiera libica che fine fanno i migranti una volta respinti in Libia;
    occorrerebbe creare quindi dei centri di accoglienza gestiti sotto la supervisione diretta dell'UNHCR e dell'OIM, nel pieno rispetto dei diritti umani e quindi attivare parallelamente canali di accesso protetti in Europa per i richiedenti asilo e le persone bisognose di protezione internazionale;

autorizza la missione di cui alla Deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 luglio 2017

e impegna altresì il Governo:

   ad assumere iniziative diplomatiche affinché, la missione di cui alla Deliberazione del Consiglio dei ministri, avvenga all'interno della cornice giuridica dell'Organizzazione delle Nazioni Unite;
   a richiedere, nell'ambito della partecipazione italiana all'Unione europea, la convocazione di un Consiglio europeo straordinario che abbia al centro della propria agenda la missione di cui alla Deliberazione del Consiglio dei ministri, con particolare riferimento al ruolo specifico degli altri Stati membri dell'UE;
   nel quadro del perimetro della missione di cui alla Deliberazione del Consiglio dei ministri, a prestare la massima attenzione, sotto tutti gli aspetti politico-diplomatici, circa il perdurante quadro di instabilità istituzionale della Libia, prestando particolare attenzione alla massima prudenza operativa, nonché alla ricerca della condivisione tra le varie realtà politiche-istituzionali libiche;
   ad assumere tutte le iniziative affinché la missione di cui alla Deliberazione del Consiglio dei ministri abbia esclusiva natura di supporto logistico-tecnico e non di sostegno militare attivo;
   a non prevedere alcun intervento di terra in territorio libico da parte del personale militare italiano impiegato nella missione;
   ad assumere iniziative affinché la missione di cui alla Deliberazione del Consiglio dei ministri non determini in alcun modo un blocco navale dell'area di Mediterraneo interessata dalle operazioni e di conseguente respingimento dei migranti;
   ad attivarsi urgentemente al fine di istituire, all'interno del territorio libico, centri di accoglienza gestiti sotto la supervisione diretta dell'UNHCR e dell'OIM, garantendo il pieno e completo rispetto dei diritti umani;
   ad istituire, in accordo con gli altri Partner europei specifici canali umanitari dalla Libia in Europa per i richiedenti asilo e le persone bisognose di protezione internazionale;
   a informare il Parlamento con tempestività, attraverso la modalità della consultazione periodica, sugli sviluppi della missione di cui in premessa, con particolare riferimento agli sviluppi sul terreno, alle regole d'ingaggio, alla protezione dei migranti, nonché sul coinvolgimento degli attori locali;
   ad istituire una «cabina di regia», con il coinvolgimento di tutte le forze politiche, che monitori i risultati e gli sviluppi futuri della missione.
(6-00343) «Cimbro, Carlo Galli».


   La Camera,
   premesso che:
    in ripetute occasioni nell'arco degli ultimi anni i Governi italiani hanno pubblicamente rivendicato un «ruolo guida» in eventuali missioni internazionali di stabilizzazione della situazione in Libia;
    l'Italia è evidentemente – per elementari ragioni geografiche – il Paese più direttamente coinvolto dalle ondate migratorie;
    su un piano diverso, l'Italia è a sua volta interessata – come tutta la comunità internazionale – a prevenire e contrastare ogni rischio terroristico e l'avanzata in atto delle componenti jihadista e fondamentaliste anche in Nord Africa;
    con la lettera del Presidente Sarraj del 23 luglio 2017, il Consiglio presidenziale libico/Governo di Accordo Nazionale ha chiesto al Governo italiano supporto logistico e tecnico per la Guardia costiera libica nel comune contrasto al traffico di esseri umani, da svolgersi anche in acque libiche con unità navali della nostra Marina militare;
    il 25 luglio 2017 il Presidente francese Emmanuel Macron, con atto non preventivamente concordato con l'Unione europea e gli altri partner coinvolti nelle azioni di contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico di esseri umani nel Mediterraneo, ha convocato il vertice di Celle-Saint-Cloud alla presenza del premier libico Fayez al Sarraj e del generale Khalifa Haftar a capo della Cirenaica;
    al termine dell'incontro gli esponenti libici si sono impegnati a rinunciare alla lotta annata, a combattere i gruppi terroristici, e ad un processo di cessate il fuoco essenziale per qualsiasi progresso, con l'accordo di avviare un processo di pace e di riconciliazione volto a portare nella primavera del prossimo anno di libere elezioni, nel contesto dell'accordo di Skyrat, firmato nel dicembre 2015 sotto l'egida dell'ONU;
    all'indomani dell'intesa di Parigi il premier libico Fayez al Sarraj ha incontrato a Roma il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni per affrontarci temi del conflitto in atto sul suolo libico e del continuo e costante flusso di migranti che dalla Libia arrivano in Italia;
    in una nota diffusa il 28 luglio 2017 dal Consiglio presidenziale, si chiarisce che l'accordo raggiunto con il governo italiano è di completamento del programma già in essere di sostegno alla Guardia costiera e di addestramento e rifornimento di armi e di attrezzature volte al salvataggio dei migranti e al contrasto «delle organizzazioni criminali responsabili dell'immigrazione illegale e delle operazioni di contrabbando, in aggiunta al sostegno alle Guardie di frontiera che verranno dotate di apparecchiature elettroniche per la messa in sicurezza e il controllo dei confini meridionali», ribadendo che «la sovranità nazionale è una linea rossa invalicabile»;
    è del tutto evidente che nessun passo avanti è stato compiuto per il passaggio della missione EUNAVOR MED operazione SOPHIA, alla piena operatività della Fase 2 e il passaggio alla Fase 3 per l'effettivo smantellamento delle reti del traffico e della tratta di esseri umani dalle coste libiche verso quelle italiane;
    pertanto scopo della missione rimane fornire supporto alle forze di sicurezza libiche per le attività di controllo e contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico di esseri umani mediante un dispositivo aeronavale e integrato da capacità ISR (Intelligence, Surveillance, Reconaissance), con l'aggiunta di alcuni compiti rispetto a quelli già svolti dal dispositivo aeronavale nazionale apprestato per la sorveglianza e la sicurezza nell'area del Mediterraneo centrale;
    tale operazione si configura come mera missione di ausilio e assistenza in funzione sostanzialmente secondaria e subordinata, così come ipotizzata da alcuni dei protagonisti dello scacchiere libico;
    le unità operative coinvolte si limitano ad un non meglio precisato numero di mezzi terrestri, ad un'unica unità navale funzionale al supporto tecnico logistico e un pattugliatore già in servizio nell'Operazione nazionale denominata «Mare Sicuro»;
    non risultano chiari obiettivi, tempi e regole d'ingaggio della missione italiana;
    su un piano diverso, l'Italia è a sua volta interessata – come tutta la comunità internazionale – a prevenire e contrastare ogni rischio terroristico e l'avanzata in atto delle componenti jihadista e fondamentaliste anche in Nord Africa;
    il Governo italiano non deve scendere a compromessi con le ONG che non hanno sottoscritto il codice di condotta, ribadendo che queste non si vedranno riconoscere la garanzia di portare i migranti salvati nei porti italiani, se l'area in cui sono stati soccorsi non è quella di competenza italiana,

propongono all'Assemblea di autorizzare la missione nonché di definire per il Governo i seguenti impegni:

   a chiarire in modo preciso obiettivi, tempi e regole d'ingaggio della missione italiana, riferendo alle competenti Commissioni parlamentari, con cadenza trimestrale, sull'andamento dell'operazione e sull'eventualità di apportare cambiamenti anche attraverso un maggior impiego di mezzi e uomini;
   a proseguire ogni sforzo diplomatico a livello internazionale per rendere pienamente operativo il passaggio dalla fase 2 alla fase 3 dell'operazione EUNAVOR MED operazione SOPHIA, alla piena operatività della Fase 2 e il passaggio alla Fase 3 per l'effettivo smantellamento delle reti del traffico e della tratta di esseri umani dalle coste libiche verso quelle italiane;
   a definire con le autorità libiche le modalità per il trasferimento dei migranti soccorsi in mare in porti sicuri libici;
   a chiarire in modo esplicito che le ONG che non accettino le indicazioni delle istituzioni italiane non abbiano l'autorizzazione all'attracco delle loro imbarcazioni nei porti italiani;
   su un piano più generale, a definire linee in materia di immigrazione che confermino l'accoglienza per i profughi di guerra, ma pongano limiti assolutamente rigorosi per i cosiddetti migranti economici, stabilendo anno per anno non solo un numero massimo evidentemente limitato, ma anche la tipologia di lavoratori che possano essere positivamente assorbiti dal nostro mercato del lavoro, prevedendo negli altri casi la necessaria non permanenza sul nostro territorio.
(6-00344) «Altieri, Vargiu, Capezzone, Ciracì, Corsaro, Chiarelli, Fucci, Distaso, Latronico, Matarrese, Marti».


   La Camera,
   udita la Relazione delle Commissioni III e IV (Doc, XVI, n. 4) sulla Deliberazione del Consiglio dei ministri concernente la partecipazione alla missione in supporto alla Guardia costiera libica, richiesta dal Consiglio presidenziale/Governo di accordo nazionale, adottata il 28 luglio 2017 (Doc. CCL, n. 2);
   premesso che:
    il 26 luglio 2017 il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha ricevuto il Presidente del Consiglio presidenziale di Tripoli, Fayez al-Sarraj, e ha dichiarato, nella conferenza stampa successiva all'incontro, di aver ricevuto in data 23 luglio c.a. la richiesta del Consiglio Presidenziale/Governo di Accordo Nazionale libico di supporto alla Guardia costiera libica per le attività di controllo e contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico di esseri umani;
    il Consiglio dei Ministri del 28 luglio ha deliberato, in risposta alla richiesta del Consiglio Presidenziale/Governo di Accordo Nazionale libico, la partecipazione italiana alla missione in supporto alla Guardia costiera libica;
    la missione ha come obiettivo fornire supporto alle forze di sicurezza libiche per le attività di controllo e contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico di esseri umani mediante un dispositivo aeronavale e integrato da capacità ISR (Intelligence, Surveillance, Reconnaissance) e ha i seguenti compiti:
     protezione e difesa dei mezzi del Consiglio presidenziale / Governo di accordo nazionale che operano per il controllo/contrasto dell'immigrazione illegale;
     ricognizione in territorio libico per la determinazione delle attività di supporto da svolgere;
     attività di collegamento e consulenza a favore della Marina e Guardia costiera libica;
     collaborazione per la costituzione di un centro operativo marittimo in territorio libico per la sorveglianza, la cooperazione marittima e il coordinamento delle attività congiunte;
    la missione prevede l'impiego di una unità funzionale al supporto tecnico logistico e un pattugliatore tratto dalle risorse destinate all'Operazione nazionale Mare Sicuro che possono comunque essere integrati da ulteriori assetti, sempre tratti dalla medesima operazione;
    la missione ha durata programmata dal 1o agosto 2017 al 31 dicembre 2017 e rientra nel finanziamento già approvato per l'anno 2017 per il dispositivo aeronavale nazionale «Mare Sicuro»;
   rilevato che:
    il 25 luglio c.a. a Parigi, il giorno prima della visita a Roma del Presidente Sarraj, si è tenuto un incontro fra lo stesso Presidente del Consiglio presidenziale di Tripoli Fayez al-Sarraj e il comandante dell'esercito nazionale libico Khalifa Haftar su invito e alla presenza del Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron durante il quale i due leader libici avrebbero siglato un accordo che prevedeva l'impegno delle parti a:
     sostenere il processo di riconciliazione nazionale;
     cessare il fuoco e astenersi dal ricorso alla forza armata per tutte le azioni non riguardanti la lotta al terrorismo;
     costruire uno stato di diritto in Libia, sovrano, civile e democratico;
     rendere operativo l'accordo politico del 17 dicembre 2015 e a proseguire il dialogo politico in continuità con l'incontro di Abu Dhabi del 3 maggio 2017;
     sostenere i lavori del rappresentante speciale del segretario generale dell'Onu;
     proseguire il dialogo dell'incontro di Celle Saint-Cloud;
     integrare i combattenti che lo desiderino nelle forze regolari e disarmare le altre milizie;
     stilare tabella di marcia per la difesa del territorio libico da ogni traffico criminale;
     organizzare elezioni presidenziali e parlamentari il prima possibile;
     chiedere il sostegno delle Nazioni Unite agli intenti della dichiarazione di Celle Saint-Cloud;
    a soli due giorni dalla sottoscrizione degli accordi di Celle Saint-Cloud, il generale Haftar ha dichiarato alla stampa che il Presidente Sarraj non ha alcuna autorità a Tripoli;
    nella giornata del 27 luglio l'Eliseo ha prima annunciato e poi in serata smentito l'imminente apertura di hot spot in territorio libico per l'esame delle richieste di asilo da parte dei migranti;
   tenuto conto che:
    il 23 marzo c.a. l'Ufficio di Presidenza della Commissione Difesa al Senato, su iniziativa di Forza Italia, ha avviato un'indagine conoscitiva sul contributo dei militari italiani al controllo dei flussi migratori nel Mediterraneo e l'impatto delle attività delle organizzazioni non governative nell'ambito della quale la Commissione ha audito i responsabili delle missioni attive nell'area, magistrati ed esponenti di organizzazioni non governative;
    allo stesso tempo, il tema è stato approfondito nell'ambito dell’«Indagine conoscitiva sulla gestione del fenomeno migratorio», promossa dal Comitato parlamentare Schengen, presieduto da Forza Italia. In riferimento al ruolo delle ONG nell'ambito del salvataggio in mare, dall'indagine effettuata, che è ancora in corso, è risultato evidente come, dalla seconda metà del 2016, siano cambiate le modalità di traffico dei migranti. Niente più barconi, niente più scafisti criminali, niente più «facilitatori» del trasporto illegale che possono essere incriminati. Ma gommoni destinati ad affondare, guidati dagli stessi migranti, che non riescono ad arrivare molto lontano rispetto alle acque libiche. Contemporaneamente, con un automatismo che non può che destare allarme, negli stessi mesi, si registrata la massima presenza di imbarcazioni delle Ong nelle acque del Mediterraneo centrale, proprio a ridosso delle coste libiche;
    in particolare, nell'ambito delle rispettive audizioni, il direttore di Frontex, Fabrice Leggeri e il procuratore della Repubblica di Catania, Carmelo Zuccaro, hanno fatto riferimento a un operato non del tutto trasparente di alcune organizzazioni non governative, nonché a elementi (tra cui figurano le testimonianze degli stessi migranti, che riferiscono di telefoni cellulari dati loro dagli scafisti con sopra memorizzati i recapiti delle ONG), che sembrerebbero dare corpo quanto meno all'ipotesi che vedrebbe la presenza delle organizzazioni non governative a ridosso delle acque libiche come «fattore di attrazione» (cosiddetto pull factor) del fenomeno migratorio ovvero incentivo per i trafficanti a organizzare le partenze. In particolare, è stato sollevato il dubbio che qualche imbarcazione possa spegnere il proprio trasponditore per evitare che altri conoscano la sua posizione;
    il 16 maggio c.a. la Commissione Difesa ha concluso i lavori dell'indagine conoscitiva, approvando all'unanimità un documento conclusivo che evidenzia le criticità riscontrate nel corso del ciclo di audizioni e formula proposte per un più efficace contrasto al traffico di esseri umani e all'immigrazione clandestina:
     non può essere consentita la creazione di corridoi umanitari tra due Stati da parte di soggetti privati e non dalle autorità dei rispettivi Paesi;
     la necessità di inquadrare da un punto di vista giuridico il ruolo delle imbarcazioni delle Organizzazioni non Governative operanti nelle acque del mediterraneo al solo scopo di soccorrere i migranti, in quanto fattispecie non contemplata dal vigente ordinamento internazionale;
     il contrasto ad ogni incentivo all'immigrazione clandestina e al traffico di esseri umani;
     l'assenza di un centro marittimo di coordinamento dei soccorsi libico e i controversi rapporti con Malta costringono il IMRCC di Roma a supplire nelle operazioni fino al limite delle acque territoriali libiche; ciò impone:
      adoperarsi al fine di istituire quanto prima un MRCC libico in grado di gestire le attività SAR all'interno delle acque territoriali;
      delimitare le aree SAR tra Italia e Malta con la piena assunzione di responsabilità da parte di quest'ultima delle attività nella propria area di competenza e soprattutto l'istituzione sul proprio territorio di Place of safety dove sbarcare i migranti salvati;
      procedere ad un accordo analogo con la Tunisia;
     la razionalizzazione della presenza delle ONG, facendo rientrare i rispettivi natanti sotto il coordinamento permanente della Guardia costiera:
      nella fase di salvataggio ma anche nel posizionamento;
      conformandosi ad obblighi e requisiti per lo svolgimento dei compiti di SAR;
      elaborando inoltre forme di accreditamento e certificazione ai fini della massima trasparenza anche in riferimento alle fonti di finanziamento delle ONG e ai profili ed interessi dei dirigenti e degli equipaggi delle navi;
      richiedendo la collaborazione con le autorità italiane;
      consentendo l'intervento tempestivo della polizia giudiziaria contestualmente al salvataggio da parte delle ONG;
     l'istituzione sotto l'egida dell'ONU, dell'UNHCR e dell'OIM di « Place of safety» in territorio libico, tunisino e maltese, in grado di accogliere i migranti soccorsi in mare;
   sottolineato che:
    sulla scorta di quanto stabilito dal documento conclusivo dell'indagine conoscitiva della Commissione Difesa al Senato in merito al ruolo e al comportamento delle ONG nel centro-mediterraneo, il Governo ha avviato la redazione di un codice di condotta per le Organizzazioni non Governative operanti nelle attività SAR in collaborazione la Commissione europea e con l'agenzia Frontex (Agenzia europea della guardia costiera e di frontiera) a seguito del consenso al "Piano di azione sulle misure per sostenere l'Italia" sul fronte migranti da parte del vertice dei Ministri della Giustizia e degli Interni europei, che si è svolto a Tallin (Estonia) lo scorso 6 luglio, e dopo il via libera di Bruxelles, arrivato il 13 luglio;
    il codice di condotta prevede:
     l'impegno a rispettare l'obbligo di non spegnere o ritardare la regolare trasmissione dei segnali AIS (Automatic Identification System) e LRIT (Long Range Identification and Tracking), qualora installati a bordo;
     l'impegno a non effettuare comunicazioni o inviare segnalazioni luminose per agevolare la partenza e l'imbarco di natanti che trasportano migranti;
     l'impegno ad attestare l'idoneità tecnica (relativa alla nave, al suo equipaggiamento e all'addestramento dell'equipaggio) per le attività di soccorso;
     l'impegno ad osservare l'obbligo previsto dalle norme internazionali di tenere costantemente aggiornato il competente MRCC;
     l'impegno ad assicurare che le competenti autorità dello Stato di bandiera siano tenute costantemente informate dell'attività intrapresa dalla nave;
     l'impegno a dichiarare alle autorità competenti dello Stato in cui l'ONG è registrata tutte le fonti di finanziamento;
    la redazione del codice ha visto l'esecutivo impegnato in una lunga trattativa, e nella versione definitiva del Codice di condotta figurano alcune aperture importanti alle richieste delle ONG in tema di trasbordo dei migranti e di polizia a bordo. In particolare, l'impegno a ricevere ufficiali di polizia giudiziaria è limitato «per il periodo strettamente necessario»; per quanto concerne il trasbordo di migranti su altre navi è possibile «nei casi richiesti dall'MRCC competente» e «sotto il suo coordinamento»;
    malgrado queste importanti aperture (peraltro riconosciute dalle stesse ONG), il codice di comportamento è stato firmato solo da tre Organizzazioni: Save the Children, Proactiva Open Arms e MOAS, mentre la maggioranza delle ONG ha deciso di non firmare, depotenziando quindi oggettivamente la portata dell'intero codice;
   considerato che:
    il 25 luglio c.a., il Consiglio Ue ha prorogato il mandato dell'Operazione Sophia di Eunavfor Med contro il traffico di esseri umani nel Mediterraneo centro-meridionale fino al 31 dicembre del 2018. L'operazione svolge due funzioni di appoggio: addestramento della Guardia Costiera e della Marina libiche e contributo all'attuazione dell'embargo sulle armi in mare aperto al largo della Libia in linea con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite 2292 del 2016 e 2357 del 2017;
    il Consiglio ha inoltre emendato il mandato dell'operazione, in primo luogo per istituire un meccanismo di supervisione che garantisca l'efficacia nel lungo periodo dell'addestramento della Guardia Costiera, quindi per permettere lo svolgimento di nuove attività di sorveglianza e la raccolta di informazioni sul traffico illegale di esportazioni di petrolio dalla Libia in linea con le risoluzioni Onu 2146 e 2362 e per rafforzare Io scambio di informazioni sul traffico di esseri umani con le forze di sicurezza degli stati membri, Frontex e Europol;
    sulla proroga della missione Sophia l'Italia aveva posto una riserva volta a considerare la condivisione della responsabilità nell'accoglienza dei migranti da parte delle 25 nazioni europee coinvolte oltre all'Italia (Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Regno Unito, Romania, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria e Slovacchia), la cui valutazione è stata rimandata alla fase di definizione dei piani operativi;
    l'operazione è suddivisa in quattro fasi:
     (22 giugno – 7 ottobre 2015) – Fase UNO, volta a dispiegare le forze e raccogliere informazioni sul modus operandi dei trafficanti e contrabbandieri di esseri umani;
     (7 ottobre 2015 – in corso) Fase DUE, durante la quale gli assetti della Task Force possono procedere, nel rispetto del diritto internazionale, a fermi, ispezioni, sequestri e dirottamenti di imbarcazioni sospettate di essere usate per il traffico o la tratta di esseri umani. Tale fase è stata a sua volta suddivisa in una fase in alto mare, attualmente in corso, ed una in acque territoriali libiche, che potrà iniziare a seguito di una Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e dell'invito del relativo Stato costiero;
     Fase TRE, volta a neutralizzare le imbarcazioni e le strutture logistiche usate dai contrabbandieri e trafficanti sia in mare che a terra e quindi contribuire agli sforzi internazionali per scoraggiare gli stessi contrabbandieri nell'impegnarsi in ulteriori attività criminali. Anche questa Fase necessita di Risoluzione del'ONU e del consenso e cooperazione da parte del corrispondente Stato costiero;
     Fase QUATTRO, che prevede il re-deployment;
    la seconda parte della fase DUE e le successive fasi TRE e QUATTRO non sono ancora state autorizzate;
    la risoluzione di maggioranza approvata lo scorso 8 marzo 2017 alla Camera, che autorizzava le missioni e le attività di cui alla deliberazione del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2017 (DOC. CCL, N. 1) (DOC. XVI, N. 3), attraverso l'approvazione di un emendamento di Forza Italia, ha già impegnato il Governo «ad attivare ogni iniziativa diplomatica per consentire in un lasso di tempo ragionevole la piena operatività della fase 2 e il passaggio alla fase 3»;
    in ogni caso, risulta evidente, come correttamente rilevato anche nell'ambito dell'indagine portata avanti dal Comitato Schengen, la debolezza della missione di EUNAVFOR MED-Sophia, che si aggiunge a quella di Frontex (Triton), i cui piani operativi coincidono, di fatto prevedendo che tutti gli sbarchi avvengano in Italia;
    il punto è che la chiusura dei partner europei rispetto alla condivisione degli sbarchi – e quindi la mancata revisione del piano operativo di Triton – non dipende tanto dal regolamento di Dublino, ma dalle condizioni che in particolare il Governo Renzi ha accettato (nel 2014-2015) aderendo alle missioni europee Triton e Sophia;
   osservato che:
    a seguito di due differenti decisioni del 2015 del Consiglio Europeo, la 1523 del 15 settembre e la 1601 del 22 settembre, è stato istituito un piano di ricollocazione da Grecia e Italia di 160.000 richiedenti asilo da completare entro il 26 settembre 2017;
    nell'ambito di questo piano, l'Italia poteva richiedere la ricollocazione in altri Paesi europei di 36.900 richiedenti asilo; le ricollocazioni però, a norma dei commi 2 dell'articolo 3 di ognuna delle due decisioni, possono essere effettuate «solo per richiedenti appartenenti a una nazionalità per la quale la percentuale di decisioni di riconoscimento della protezione internazionale, in base agli ultimi dati medi trimestrali Eurostat aggiornati disponibili per tutta l'Unione, è pari o superiore al 75 per cento delle decisioni sulle domande di protezione internazionale adottate in primo grado»; secondo questo limite, le principali nazionalità che possono beneficiare del programma di ricollocazione sono i richiedenti asilo siriani, eritrei e centrafricani, che rappresentano solo una minima parte degli arrivi sulle coste italiane, come si può constatare dalla divisione per Paese di provenienza fornita dal Ministero degli Interni sugli sbarchi avvenuti nel 2017:
     Nigeria 16.131;
     Guinea 8.626;
     Bangladesh 8.543;
     C. D'avorio 7.903;
     Mali 5.518;
     Gambia 5.460;
     Senegal 5.355;
     Eritrea 5.317;
     Sudan 4.755;
     Marocco 4.630;
     Altre 22.564;
     TOTALE 94.802;
    al 14 luglio sono stati ricollocati solo 7.621 richiedenti asilo e 1607 sono in attesa di trasferimento;
    il Ministero degli Interni valuta in altre 1.000 unità i richiedenti asilo ulteriormente ri-collocabili;
    nel 2016, a fronte di 181.436 immigrati arrivati in Italia, hanno chiesto l'asilo politico 123.600 persone (il 68 per cento degli arrivi). Di queste domande, ne sono state esaminate 91.100, con i seguenti esiti:
     54.254 sono state respinte (60 per cento);
     4.804 hanno ottenuto lo status di rifugiato politico (5 per cento);
     12.873 hanno ottenuto la protezione sussidiaria (14 per cento);
     18.979 hanno ottenuto la protezione umanitaria (21 per cento);
    secondo quanto dichiarato dal Capo Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno, Gerarda Pantalone, in un'audizione tenutasi alla Camera dei deputati il 25 maggio 2017, dal 1 gennaio al 21 maggio c.a. sono stati rimpatriati solamente 2.347 immigrati irregolari;
   valutato che:
    dal 1o gennaio al 31 luglio 2017 sono sbarcati in Italia 94.802 migranti (di cui 12.583 minori non accompagnati), con un aumento dell'1,1 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno;
    secondo i dati forniti dal Ministero degli Interni, nei primi sei mesi di quest'anno il 34 per cento dei salvataggi di migranti nel Mediterraneo centrale è stato condotto dalle ONG, il 28 per cento dalla guardia costiera italiana, il 9 per cento dalla missione Sophia, 11 per cento da Frontex e il 7 per cento dai singoli mercantili;
    secondo l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, al 23 giugno erano morti 2011 migranti nella rotta Libia-Italia (2.911 nel 2016), e il tasso di mortalità (cioè il numero di migranti morti ogni 100 arrivi) è passato, secondo Amnesty International, dallo 0,89 per cento della seconda metà del 2015 al 2,7 per cento di quest'anno;
    secondo il Ministro Minniti «la guardia costiera libica ha effettuato in questi mesi 10.000 salvataggi»;
    secondo Vincent Cochetel, l'inviato speciale dell'Unhcr per la rotta del Mediterraneo Centrale, ci sono almeno 295mila migranti in Libia pronti a partire; il Presidente Macron, invece, in un recente intervento pubblico a Orleans, ha stimato tra gli 800.000 e 1 milione le persone in attesa nei campi in Libia;
    secondo quanto affermato dal Ministro Padoan, nel 2017 l'Italia spenderà 4,2 miliardi per la gestione dei flussi migratori, di cui 2,8 miliardi per la sola accoglienza;
    i numeri evidenziano che siamo dinnanzi ad una situazione di gravissimo allarme: sarebbe opportuno, da parte del Governo, prendere in considerazione la dichiarazione dello stato di emergenza nel territorio nazionale, in relazione all'eccezionale afflusso di migranti, per porre in essere ogni misura utile e mobilitare ogni possibile risorsa per affrontare la catastrofe migratoria,

autorizza il Governo:

   a dare operatività immediata alla deliberazione del Consiglio dei Ministri del 28 luglio sulla partecipazione italiana alla missione in supporto alla Guardia costiera libica richiesta dal Consiglio presidenziale/Governo di accordo nazionale libico,

impegna inoltre il Governo a

   operare a livello diplomatico nelle opportune sedi internazionali e nell'ambito delle relazioni bilaterali affinché nessuna iniziativa unilaterale non coordinata possa pregiudicare l'efficacia della missione;
   continuare ad attivare da subito ogni iniziativa diplomatica per consentire, al più presto, la piena operatività della Fase 2 e il passaggio alla Fase 3 della missione EUNAVFORMED –Operazione SOPHIA, nonché ad agire, anche nelle competenti sedi internazionali, affinché vengano rafforzate le attività tese a smantellare il modello di business delle reti del traffico e della tratta di esseri umani dalle coste libiche verso quelle italiane;
   determinare conseguenze concrete per quelle organizzazioni non governative che, non sottoscrivendo il codice di condotta, si sono poste fuori dal sistema organizzato di soccorso in mare, a partire dalla sicurezza delle imbarcazioni stesse;
   concordare con le autorità libiche intese tecniche stringenti con riferimento alla destinazione dei migranti soccorsi in mare, favorendo l'impegno delle autorità libiche a controllare i punti di imbarco nel pieno rispetto dei diritti umani;
   condurre bilateralmente e nell'ambito di consessi multilaterali trattative affinché Malta definisca la sua SAR nel rispetto del diritto internazionale e ne assuma la piena responsabilità;
   sostenere al più presto l'istituzione di centri di protezione e assistenza nel territorio libico per i migranti soccorsi in mare gestiti dall'UNHCR e dall'OIM, anche ai fini dell'accertamento del diritto d'asilo;
   in parallelo, continuare a elaborare programmi operativi e progetti di cooperazione in territorio africano nelle aree di partenza e passaggio del flusso migratorio al fine di ridurre la pressione sulle coste libiche;
   velocizzare l'esame delle richieste di asilo e provvedere alle operazioni di rimpatrio dei migranti che non ne hanno diritto;
   riferire in Parlamento, entro la prima decade di settembre, in merito agli esiti della missione e ai risultati da essa ottenuti.
(6-00345) «Brunetta, Carfagna, Vito, Ravetto, Archi, Valentini, Fitzgerald Nissoli, Gregorio Fontana, Palmizio, Secco».


   La Camera,
   vista la Relazione all'Assemblea deliberata dalle Commissioni III Affari esteri e comunitari e IV Difesa della Camera dei deputati in data 1 agosto 2017;
   premesso che:
    dopo la chiusura della rotta balcanica i migranti che salpano dalle coste libiche verso l'Italia e l'Europa meridionale rappresentano il novanta per cento del totale e, dopo l'aumento del 18 per cento degli ingressi clandestini registrato già nel 2016, per l'anno in corso l'Unione ha preso atto del fatto che «non ci sono indicazioni che il trend possa cambiare finché non migliorerà la situazione economica e politica» nei paesi di origine e in Libia, e ha stimato le persone pronte a partire dalla Libia nel corso della prossima estate tra settecentomila e il milione;
    la crescita esponenziale del flusso migratorio che attraverso la Libia per poter poi raggiungere via mare l'Italia ha, infatti, tra le sue cause, la situazione di crisi nell'area del Mediterraneo centrale determinata dal perdurante conflitto interno in Libia e dal conseguente collasso del sistema statuale;
    rispetto alla «Dichiarazione di Malta dei membri del Consiglio europeo sugli aspetti esterni della migrazione; affrontare la rotta del Mediterraneo centrale» adottata dall'Unione europea il 3 febbraio 2017, che impegnava gli Stati membri «a prendere ulteriori misure per ridurre in maniera significativa i flussi migratori lungo la rotta del Mediterraneo centrale e smantellare il modello di attività dei trafficanti, rimanendo al contempo vigili riguardo alla rotta del Mediterraneo orientale e ad altre rotte» non è stato compiuto alcun progresso;
    tra le ipotesi dibattute nel vertice di Malta vi era stata quella di creare una line of protection, di fatto un blocco navale da realizzare con unità e uomini libici finanziati dalla Commissione con duecento milioni di euro a valere sul Fondo fiduciario dell'Unione europea per l'Africa, volto a costituire una prima linea di difesa per impedire le partenze, dietro alla quale dovrebbero continuare ad operare le navi europee della missione «Sophia», con lo scopo di soccorrere i migranti alla deriva e di distruggere i barconi catturati;
    è completamente fallito il piano dei ricollocamenti e, con esso, l'applicazione di un criterio di equa distribuzione dei migranti tra gli Stati membri, nonché, sinora, anche i primi tentativi di accordo con la Libia e con le Nazioni dell'Africa settentrionale e sub sahariana finalizzati a contrastare il traffico di esseri umani;
    intanto, la missione EunavforMed è ferma da ormai diciotto mesi alla seconda fase, e non sembra avviata all'operatività della fase tre, per la quale si rendono necessari sia una risoluzione delle Nazioni unite sia il consenso e la cooperazione da parte del corrispondente Stato costiero, e nell'ambito della quale sarebbe finalmente possibile neutralizzare le imbarcazioni e le strutture logistiche usate dai contrabbandieri e trafficanti sia in mare che a terra e quindi contribuire agli sforzi internazionali per scoraggiare gli stessi contrabbandieri nell'impegnarsi in ulteriori attività criminali;
    altro fallimento della gestione dell'emergenza migratoria come attualmente configurata è certamente rappresentato dal cosiddetto approccio hotspot, i punti di crisi la cui istituzione è stata deliberata nell'ambito dell’«Agenda europea delle migrazioni», finalizzati a gestire in modo più efficace le procedure di identificazione e smistamento dei migranti irregolari;
    la missione di supporto alla Guardia costiera libica nasce in modo intempestivo e in una situazione di grande ambiguità e rischia, pertanto, di esporre i nostri militari a gravi rischi perché costretti ad operare in uno scenario che potrebbe divenire con grande rapidità uno scenario di guerra;
    non può essere dimenticato, infatti, che due terzi delle zone costiere della Libia sono sotto il controllo del generale Haftar,

impegna il Governo

   a predisporre il massimo impegno dando ampi poteri allo Stato Maggiore della Difesa affinché la sicurezza dei nostri militari sia l'elemento prioritario per definire il dispositivo da impiegare;
   ad adottare tutte le iniziative necessarie, se del caso anche normative, per velocizzare le procedure di identificazione dei migranti, quelle relative alle verifiche circa la concedibilità dello status di rifugiato e quelle per rimpatriare i soggetti che non hanno titolo a rimanere in Italia;
   ad attivarsi in sede europea ai fini della realizzazione di un sistema di gestione dell'immigrazione e di asilo coerente ed equilibrato, che passi attraverso la revisione del Regolamento di Dublino, la messa in atto di misure concrete contro l'immigrazione irregolare attraverso la presente missione, quali, in primo luogo, il riaccompagnamento nei porti della Libia delle imbarcazioni che trasportano i migranti, e a garantire l'efficacia dei meccanismi di espulsione attraverso la negoziazione di appositi accordi con gli Stati di origine dei migranti;
   a promuovere un dibattito in sede NATO per chiarire quale sia il ruolo della Francia in Libia, al fine di deliberare una strategia complessiva unitaria in ambito NATO verso la Libia, e per chiedere alla Francia un impegno del generale Haftar a collaborare nel contrasto all'immigrazione clandestina;
   a promuovere in ambito europeo l'adozione di misure finalizzate alla prevenzione delle migrazioni attraverso il sostegno dei paesi di origine;
   ad avviare la graduale dismissione dei centri hotspot realizzati sul territorio nazionale, al contempo promuovendo, in collaborazione con gli Stati membri dell'Unione europea e gli organismi internazionali che si occupano dei fenomeni migratori, alla istituzione di centri sul modello degli hotspot in Libia e nelle località di partenza dei migranti, al fine di verificare la sussistenza dei requisiti per la concessione di misure di protezione internazionale già nei luoghi di origine e disincentivare le partenze;
   a sollecitare in sede europea l'adozione delle iniziative necessarie affinché gli Stati membri riducano in misura sostanziale i tempi di risposta alle domande di ricollocazione delle autorità italiane e incrementino gli impegni nel quadro del programma di ricollocazione;
   a sollecitare la rapida conclusione degli accordi di riammissione tra Unione europea e i Paesi di provenienza dei migranti, al fine di rendere più agevoli le procedure di rimpatrio di coloro che non hanno diritto a misure di protezione, e ad applicare le stesse in ambito nazionale;
   a promuovere il varo della Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che possa dare avvio alla terza fase di EunavforMed, al fine di contrastare con maggiore efficacia i trafficanti di esseri umani.
(6-00346) «Rampelli, Cirielli, La Russa, Giorgia Meloni, Murgia, Nastri, Petrenga, Rizzetto, Taglialatela, Totaro».


PROGETTO DI BILANCIO DELLA CAMERA DEI DEPUTATI PER L'ANNO FINANZIARIO 2017 (DOC. VIII, N. 10)

Doc. VIII, n. 10 – Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

   La Camera,
   premesso che:
    l'Ufficio di Presidenza della Camera nel quadro della scelta di diminuzione delle spese ha deciso, a decorrere da questa legislatura, di abolire i fondi di rappresentanza attribuiti ai deputati titolari di cariche istituzionali interne;
    la suddetta deliberazione ha previsto un rimborso delle spese di rappresentanza effettivamente fatte a favore dei titolari di cariche interne aventi diritto nel limite degli stanziamenti previsti,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di una diminuzione di tale stanziamento di almeno il 50 per cento.
9/Doc. VIII, n. 10/1Melilla, Lacquaniti, Zoggia, Albini, Duranti, Matarrelli, Capodicasa.


   La Camera,
   premesso che:
    l'Ufficio di Presidenza della Camera nel quadro della scelta di diminuzione delle spese ha deciso, a decorrere da questa legislatura, di abolire i fondi di rappresentanza attribuiti ai deputati titolari di cariche istituzionali interne;
    la suddetta deliberazione ha previsto un rimborso delle spese di rappresentanza effettivamente fatte a favore dei titolari di cariche interne aventi diritto nel limite degli stanziamenti previsti,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di prevedere una riduzione dello stanziamento delle spese di rappresentanza dei titolari di cariche istituzionali interne in occasione della predisposizione del bilancio interno per il 2018.
9/Doc. VIII, n. 10/1. (Testo modificato nel corso della seduta) Melilla, Lacquaniti, Zoggia, Albini, Duranti, Matarrelli, Capodicasa.


   La Camera,
   premesso che:
    occorre perseguire il meritevole obiettivo di ridurre lo stanziamento del Bilancio interno che copre i viaggi aerei dei deputati,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di prevedere che il meccanismo delle spese di viaggio sia limitato ai soli spostamenti tra Roma e il luogo di residenza o la circoscrizione di elezione e, per tutti i casi diversi, di limitare i rimborsi dei viaggi solo a quelli connessi al mandato istituzionale e nei limiti degli stanziamenti previsti.
9/Doc. VIII, n. 10/2Melilla, Lacquaniti, Zoggia, Albini, Duranti, Matarrelli, Capodicasa.


   La Camera,
   premesso che:
    l'inquinamento dell'aria derivante dal traffico automobilistico è un fenomeno preoccupante;
    il contributo alla riduzione delle emissioni di CO2 deve vedere l'impegno di tutti, a partire dalle istituzioni pubbliche;
    l'utilizzo di veicoli elettrici migliora la qualità dell'aria;
    nella città di Roma i veicoli elettrici hanno consistenti riduzioni del costo per l'accesso alla ZTL,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di ridurre l'uso delle macchine ad alimentazione tradizionale utilizzate a fini istituzionali e di servizio dalla Camera e di prediligere l'utilizzo di veicoli elettrici.
9/Doc. VIII, n. 10/3Melilla, Lacquaniti, Zoggia, Albini, Duranti, Matarrelli, Capodicasa.


   La Camera,
   premesso che:
    l'inquinamento dell'aria derivante dal traffico automobilistico è un fenomeno preoccupante;
    il contributo alla riduzione delle emissioni di CO2 deve vedere l'impegno di tutti, a partire dalle istituzioni pubbliche;
    l'utilizzo di veicoli elettrici migliora la qualità dell'aria;
    nella città di Roma i veicoli elettrici hanno consistenti riduzioni del costo per l'accesso alla ZTL,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare, anche ad esito della sperimentazione già programmata, la possibilità di aumentare il numero di autovetture elettriche riducendo il numero di quelle ad alimentazione tradizionale.
9/Doc. VIII, n. 10/3. (Testo modificato nel corso della seduta) Melilla, Lacquaniti, Zoggia, Albini, Duranti, Matarrelli, Capodicasa.


   La Camera,
   premesso che:
    lo spreco alimentare nei Paesi sviluppati, come l'Italia, è un fatto intollerabile soprattutto in considerazione delle fasce sempre più estese di povertà ed emarginazione sociale,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di predisporre le opportune iniziative affinché gli alimenti e le bevande invenduti e non utilizzati dai bar e dalle mense dei dipendenti e dei deputati della Camera possano essere donati ad associazioni del volontariato che gestiscono mense popolari per i poveri di Roma.
9/Doc. VIII, n. 10/4Melilla, Lacquaniti, Zoggia, Albini, Duranti, Matarrelli, Capodicasa.


   La Camera,
   premesso che:
    lo spreco alimentare nei Paesi sviluppati, come l'Italia, è un fatto intollerabile soprattutto in considerazione delle fasce sempre più estese di povertà ed emarginazione sociale,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di proseguire nelle iniziative già intraprese al fine di donare gli alimenti invenduti e non utilizzati dai bar e dalle mense dei dipendenti e dei deputati della Camera ad associazioni del volontariato, nel rispetto della normativa vigente.
9/Doc. VIII, n. 10/4. (Testo modificato nel corso della seduta) Melilla, Lacquaniti, Zoggia, Albini, Duranti, Matarrelli, Capodicasa.


   La Camera,
   premesso che:
    la discussione dei documenti relativi al Bilancio interno si svolge in grave ritardo;
    l'anno scorso si è svolta il 2, l'anno prima il 5 agosto, addirittura nel 2013 si svolse a novembre;
    quest'anno si svolge alla fine di luglio e ciò contrasta con il principio della buona amministrazione che vuole che un bilancio preventivo si discuta all'inizio dell'anno interessato,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di presentare per la discussione in Assemblea, il progetto di bilancio della Camera entro il 31 dicembre dell'anno precedente o almeno entro il mese di febbraio dell'anno di riferimento.
9/Doc. VIII, n. 10/5Melilla, Lacquaniti, Zoggia, Albini, Duranti, Matarrelli, Capodicasa.


   La Camera,
   premesso che:
    la discussione dei documenti relativi al Bilancio interno si svolge in grave ritardo;
    l'anno scorso si è svolta il 2, l'anno prima il 5 agosto, addirittura nel 2013 si svolse a novembre;
    quest'anno si svolge alla fine di luglio e ciò contrasta con il principio della buona amministrazione che vuole che un bilancio preventivo si discuta all'inizio dell'anno interessato,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a concludere l'esame del conto consuntivo e della nota di variazione al bilancio di previsione entro il termine del 31 marzo, previsto dall'articolo 2, comma 5, del Regolamento di Amministrazione e contabilità, in modo da consentirne la sollecita discussione in Assemblea sulla base delle decisioni di competenza della Conferenza dei Presidenti di Gruppo.
9/Doc. VIII, n. 10/5. (Testo modificato nel corso della seduta) Melilla, Lacquaniti, Zoggia, Albini, Duranti, Matarrelli, Capodicasa.


   La Camera,
   premesso che:
    la Camera sviluppa una intensa e fondamentale relazione con gli studenti e le scuole italiane;
    si tratta di una attività che avvicina i giovani alla conoscenza del Parlamento e contribuisce a contrastare un racconto qualunquistico e demagogico di diffamazione della democrazia e della politica istituzionale;
    occorre rafforzare quest'impegno in un legame forte con il mondo della scuola di tutti i gradi e delle università italiane,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di destinare risorse aggiuntive per aumentare le iniziative di coinvolgimento degli studenti e degli insegnanti sulla base di efficaci progetti di comunicazione e di didattica civile e per produrre materiale informativo sull'attività del Parlamento e sulla conoscenza della Costituzione.
9/Doc. VIII, n. 10/6Melilla, Lacquaniti, Zoggia, Albini, Duranti, Matarrelli, Capodicasa.


   La Camera,
   premesso che:
    la Camera sviluppa una intensa e fondamentale relazione con gli studenti e le scuole italiane;
    si tratta di una attività che avvicina i giovani alla conoscenza del Parlamento e contribuisce a contrastare un racconto qualunquistico e demagogico di diffamazione della democrazia e della politica istituzionale;
    occorre rafforzare quest'impegno in un legame forte con il mondo della scuola di tutti i gradi e delle università italiane,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di proseguire nell'indirizzo volto a sviluppare ulteriormente le attività di formazione rivolte a giovani studenti compatibilmente con le esigenze di contenimento della spesa dell'Istituzione.
9/Doc. VIII, n. 10/6. (Testo modificato nel corso della seduta) Melilla, Lacquaniti, Zoggia, Albini, Duranti, Matarrelli, Capodicasa.


   La Camera,
   premesso che:
    per i deputati in carica è obbligatoria l'iscrizione al fondo per l'Assistenza sanitaria integrativa con la trattenuta sulla propria indennità mensile di una somma decisa dal Collegio dei Questori (attualmente di 526,66 euro);
    al fondo ASI accedono anche gli ex deputati con un contributo inferiore, su base però volontaria, e in caso di rinuncia non possono reiscriversi;
    il fondo ASI è in attivo e si regge sull'autofinanziamento mutualistico di deputati ed ex deputati; le prestazioni sanitarie rimborsabili sono circostanziate in un Regolamento;
    in questa legislatura il Collegio dei Questori ha abolito dalle prestazioni le spese di soggiorno sostenute per trattamenti termali;
    vi potrebbero essere anche altre prestazioni da considerare non appropriate,

invita il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di un approfondimento sulla possibilità di eliminare le prestazioni non appropriate alla funzione mutualistica del Fondo.
9/Doc. VIII, n. 10/7Melilla, Lacquaniti, Zoggia, Albini, Duranti, Matarrelli, Capodicasa.


   La Camera,
   premesso che:
    per i deputati in carica è obbligatoria l'iscrizione al fondo per l'Assistenza sanitaria integrativa con la trattenuta sulla propria indennità mensile di una somma decisa dal Collegio dei Questori (attualmente di 526,66 euro);
    al fondo ASI accedono anche gli ex deputati con un contributo inferiore, su base però volontaria, e in caso di rinuncia non possono reiscriversi;
    il fondo ASI è in attivo e si regge sull'autofinanziamento mutualistico di deputati ed ex deputati; le prestazioni sanitarie rimborsabili sono circostanziate in un Regolamento;
    in questa legislatura il Collegio dei Questori ha abolito dalle prestazioni le spese di soggiorno sostenute per trattamenti termali;
    vi potrebbero essere anche altre prestazioni da considerare non appropriate,

invita il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di procedere ad una revisione delle prestazioni ammesse a rimborso, anche al fine di rafforzare ulteriormente la condizione di equilibrio finanziario del Fondo in una prospettiva di lungo periodo.
9/Doc. VIII, n. 10/7. (Testo modificato nel corso della seduta) Melilla, Lacquaniti, Zoggia, Albini, Duranti, Matarrelli, Capodicasa.


   La Camera,
   premesso che:
    la partecipazione puntuale all'attività istituzionale della Camera è un dovere inderogabile di ogni deputato;
    il mandato parlamentare non si esaurisce nella presenza alle sedute della Camera e delle Commissioni, ma si sviluppa in una necessaria attività nel territorio per un rapporto virtuoso con i cittadini, le associazioni, gli enti locali e le comunità in cui il parlamentare è stato eletto;
    un parlamentare deve anche partecipare alla vita del partito o movimento che lo ha candidato sia a livello locale che nazionale, anche per sostenere la partecipazione politica dei cittadini come stabilisce la Costituzione;
    né possono essere sottovalutate le fasi di studio e di riflessione culturale e politica necessarie alla valutazione e alla predisposizione delle proposte legislative, di indirizzo, di controllo e di sindacato ispettivo proprie di una funzione parlamentare;
    insomma l'attività di un parlamentare è complessa e non può certo essere ridotta alle sole votazioni svolte nelle sedute della Camera;
    ciononostante sono ripetute le campagne di stampa e televisive volte a strumentalizzare le immagini dell'Aula vuota durante le discussioni generali senza votazioni, o ad esaltare le assenze clamorose di quei deputati scarsamente presenti alle votazioni che sono solo una esigua minoranza rispetto alla maggioranza che fa il suo dovere;
    queste rappresentazioni qualunquistiche e infondate del lavoro parlamentare devono essere respinte da una informazione che l'ufficio stampa della Camera deve svolgere in modo completo e tempestivo per difendere l'autorevolezza del Parlamento;
    deve essere comunque stigmatizzato il comportamento di quei pochi deputati che senza giustificazione, nei casi stabiliti dalla Camera, non partecipano alle sedute della Camera;
    è prevista nei casi di assenze ingiustificate la sanzione della decurtazione dei trattamenti di diaria,

invita per quanto di rispettiva competenza il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di individuare le forme più idonee per pubblicizzare i dati completi della presenza dei deputati, valorizzare l'insieme dell'attività parlamentare non oggetto di votazioni, penalizzare il fenomeno delle assenze ingiustificate dei deputati, con una decurtazione non limitata al solo trattamento della diaria, ma anche in modo proporzionato alle altre componenti del trattamento economico del deputato per una questione di equità nei confronti di chi svolge il proprio dovere, ma soprattutto per rafforzare l'autorevolezza politica e istituzionale della Camera dei deputati e contrastare ogni fenomeno di assenteismo dai lavori dell'Aula e dalle sue votazioni.
9/Doc. VIII, n. 10/8Melilla, Lacquaniti, Zoggia, Albini, Duranti, Matarrelli, Capodicasa.


   La Camera,
   premesso che:
    la partecipazione puntuale all'attività istituzionale della Camera è un dovere inderogabile di ogni deputato;
    il mandato parlamentare non si esaurisce nella presenza alle sedute della Camera e delle Commissioni, ma si sviluppa in una necessaria attività nel territorio per un rapporto virtuoso con i cittadini, le associazioni, gli enti locali e le comunità in cui il parlamentare è stato eletto;
    un parlamentare deve anche partecipare alla vita del partito o movimento che lo ha candidato sia a livello locale che nazionale, anche per sostenere la partecipazione politica dei cittadini come stabilisce la Costituzione;
    né possono essere sottovalutate le fasi di studio e di riflessione culturale e politica necessarie alla valutazione e alla predisposizione delle proposte legislative, di indirizzo, di controllo e di sindacato ispettivo proprie di una funzione parlamentare;
    insomma l'attività di un parlamentare è complessa e non può certo essere ridotta alle sole votazioni svolte nelle sedute della Camera;
    ciononostante sono ripetute le campagne di stampa e televisive volte a strumentalizzare le immagini dell'Aula vuota durante le discussioni generali senza votazioni, o ad esaltare le assenze clamorose di quei deputati scarsamente presenti alle votazioni che sono solo una esigua minoranza rispetto alla maggioranza che fa il suo dovere;
    queste rappresentazioni qualunquistiche e infondate del lavoro parlamentare devono essere respinte da una informazione che l'ufficio stampa della Camera deve svolgere in modo completo e tempestivo per difendere l'autorevolezza del Parlamento;
    deve essere comunque stigmatizzato il comportamento di quei pochi deputati che senza giustificazione, nei casi stabiliti dalla Camera, non partecipano alle sedute della Camera;
    è prevista nei casi di assenze ingiustificate la sanzione della decurtazione dei trattamenti di diaria,

invita per quanto di rispettiva competenza il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di sottoporre all'Ufficio di Presidenza una disciplina finalizzata alla pubblicazione di riepiloghi periodici delle presenze dei deputati nell'ambito delle sedute delle Commissioni, nonché a valutare l'opportunità di approfondire possibili forme di valorizzazione dell'insieme dell'attività parlamentare dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 10/8. (Testo modificato nel corso della seduta) Melilla, Lacquaniti, Zoggia, Albini, Duranti, Matarrelli, Capodicasa.


   La Camera,
   premesso che:
    i trattamenti (indennità e servizi) dei parlamentari sono stati diminuiti negli ultimi anni nel quadro delle difficoltà economiche generali, della necessità di risparmiare la spesa pubblica e per corrispondere alla giusta richiesta dell'opinione pubblica di eliminare privilegi ancora più ingiustificati in un momento di grave crisi sociale che ha modificato in peggio le condizioni economiche dei cittadini;
    le indennità parlamentari sono state diminuite del 10 per cento nel 2006 e una seconda volta nel settembre 2011, dal 2007 sono stati bloccati gli adeguamenti derivanti dall'aggancio alle retribuzioni dei magistrati con un notevole risparmio della spesa della Camera; tale blocco è stato confermato da allora ogni anno, e anche per il prossimo triennio;
    sono state operate in questi ultimi anni varie scelte di risparmio e trasparenza tra cui: l'eliminazione dei rimborsi dei viaggi all'estero, il rimborso delle spese di trasporto per gli ex parlamentari, la riduzione dei rimborsi delle spese telefoniche, la rendicontazione di 1845 euro mensili del rimborso delle spese per l'esercizio del mandato parlamentare, la riforma del regolamento dei vitalizi con l'aumento dell'età pensionabile a 65 anni e il passaggio al sistema contributivo a partire da questa legislatura, la revoca dei vitalizi per i parlamentari condannati, l'eliminazione del rimborso per le spese di apparecchiature informatiche per gli uffici dei deputati dalla prossima Legislatura;
    la Camera ha approfondito in questi anni i rapporti con gli altri Parlamenti degli Stati europei per armonizzare i trattamenti (le indennità e i servizi) riservati ai parlamentari con l'obiettivo di evitare uno scostamento tra quelli italiani e quelli degli altri grandi Paesi europei,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di adottare ogni iniziativa volta all'armonizzazione a livello europeo del costo complessivo dei trattamenti riservati ai parlamentari in termini di indennità e servizi con l'obiettivo del contenimento della spesa e della massima trasparenza.
9/Doc. VIII, n. 10/9Melilla, Lacquaniti, Zoggia, Albini, Duranti, Matarrelli, Capodicasa.


   La Camera,
   premesso che:
    i collaboratori parlamentari contribuiscono in modo spesso essenziale all'esercizio del mandato del membro del Parlamento, attraverso il supporto all'attività legislativa, di comunicazione e di segreteria;
    parliamo di profili con un'ottima formazione accademica e professionale che spesso, proprio nella sede per eccellenza della legalità, le Istituzioni parlamentari, sono costretti ad accettare condizioni lavorative lesive della propria dignità e in aperto contrasto con gli articoli 3, 35 e 36 della Costituzione, che tutela il lavoro e riconosce il diritto ad un'equa retribuzione e qualifica professionale;
    nelle passate legislature gli organi competenti di Camera e Senato hanno provveduto a dettare alcune disposizioni relative ai rapporti che intercorrono tra i parlamentari e i loro collaboratori, cercando di circoscrivere gli abusi, ma senza intervenire con una disciplina organica, indispensabile per colmare un vuoto regolamentare nei confronti di una figura che è normata nella quasi totalità degli stati democratici e nell'Unione europea;
    il Parlamento europeo, infatti, già dal 25 settembre 2005 ha adottato lo «Statuto dei parlamentari del Parlamento europeo» (2005/684/CE, Euratom), che all'articolo 21 reca disposizioni in materia di assistenti dei parlamentari;
    un passo incoraggiante sembrava essere stato compiuto in sede di approvazione del Bilancio interno della Camera dei deputati con l'accoglimento dell'ordine del giorno 9/DOC.VIII, n. 6/87 a prima firma Di Salvo, in cui si dava mandato al Collegio dei Questori di approfondire, «riferendo quanto prima all'Ufficio di Presidenza, i termini giuridici, economici, organizzativi e contabili di una disciplina del rapporto di lavoro tra deputato e collaboratore» nonché di «assumere le opportune iniziative affinché, con riferimento ai contratti di collaborazione parlamentare depositati presso i competenti uffici della Camera dei deputati, sia dato sapere il numero complessivo di tali contratti, la percentuale diversificata delle relative tipologie contrattuali e la media degli emolumenti corrisposti»;
    appare ormai non più procrastinabile giungere ad una definizione e regolamentazione della figura del collaboratore parlamentare, azione invocata anche dall'opinione pubblica e dagli organi di stampa,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza a valutare l'opportunità di:

   avviare, di concerto con le associazioni di rappresentanza costituite dai collaboratori parlamentari a partire dall'Associazione Italiana Collaboratori Parlamentari (AICP), un percorso che consenta la regolamentazione di tale figura, anche al fine di impedire il perpetrarsi di situazioni di abuso;
   definire, onde consentire la massima trasparenza ed efficienza nell'utilizzo delle risorse pubbliche, un progetto di riforma dell'attuale sistema basato sul rimborso delle spese per l'esercizio del mandato, considerando come modello di riferimento quello applicato nel Parlamento europeo e individuando, a tal fine, una specifica voce di bilancio cui siano destinate idonee risorse.
9/Doc. VIII, n. 10/10Melilla, Lacquaniti, Zoggia, Albini, Duranti, Matarrelli, Capodicasa.


   La Camera,
   premesso che:
    i collaboratori parlamentari contribuiscono in modo spesso essenziale all'esercizio del mandato del membro del Parlamento, attraverso il supporto all'attività legislativa, di comunicazione e di segreteria;
    parliamo di profili con un'ottima formazione accademica e professionale che spesso, proprio nella sede per eccellenza della legalità, le Istituzioni parlamentari, sono costretti ad accettare condizioni lavorative lesive della propria dignità e in aperto contrasto con gli articoli 3, 35 e 36 della Costituzione, che tutela il lavoro e riconosce il diritto ad un'equa retribuzione e qualifica professionale;
    nelle passate legislature gli organi competenti di Camera e Senato hanno provveduto a dettare alcune disposizioni relative ai rapporti che intercorrono tra i parlamentari e i loro collaboratori, cercando di circoscrivere gli abusi, ma senza intervenire con una disciplina organica, indispensabile per colmare un vuoto regolamentare nei confronti di una figura che è normata nella quasi totalità degli stati democratici e nell'Unione europea;
    il Parlamento europeo, infatti, già dal 25 settembre 2005 ha adottato lo «Statuto dei parlamentari del Parlamento europeo» (2005/684/CE, Euratom), che all'articolo 21 reca disposizioni in materia di assistenti dei parlamentari;
    un passo incoraggiante sembrava essere stato compiuto in sede di approvazione del Bilancio interno della Camera dei deputati con l'accoglimento dell'ordine del giorno 9/DOC.VIII, n. 6/87 a prima firma Di Salvo, in cui si dava mandato al Collegio dei Questori di approfondire, «riferendo quanto prima all'Ufficio di Presidenza, i termini giuridici, economici, organizzativi e contabili di una disciplina del rapporto di lavoro tra deputato e collaboratore» nonché di «assumere le opportune iniziative affinché, con riferimento ai contratti di collaborazione parlamentare depositati presso i competenti uffici della Camera dei deputati, sia dato sapere il numero complessivo di tali contratti, la percentuale diversificata delle relative tipologie contrattuali e la media degli emolumenti corrisposti»;
    appare ormai non più procrastinabile giungere ad una definizione e regolamentazione della figura del collaboratore parlamentare, azione invocata anche dall'opinione pubblica e dagli organi di stampa,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di svolgere un ulteriore approfondimento, mediante uno studio di fattibilità, anche attraverso l'interlocuzione con le associazioni rappresentative dei collaboratori parlamentari, in merito alla disciplina del rapporto di lavoro tra deputato e collaboratore, sulla base dei principi di trasparenza e di sostenibilità degli equilibri di bilancio dell'Istituzione parlamentare.
9/Doc. VIII, n. 10/10. (Testo modificato nel corso della seduta) Melilla, Lacquaniti, Zoggia, Albini, Duranti, Matarrelli, Capodicasa.


   La Camera,
   premesso che:
    è ormai consuetudine corrente, da parte di numerose società concessionarie di trasporto pubblico, prevedere meccanismi di premi fedeltà per i propri clienti;
    questi meccanismi solitamente garantiscono sconti e viaggi gratuiti per i fruitori del servizio, e, nel caso della Camera dei deputati, per gli stessi deputati, benché il costo del trasporto sia a carico dell'istituzione;
    i deputati, spesso, provvedono autonomamente, grazie anche ai più moderni sistemi di prenotazione on-line, all'acquisto dei biglietti aerei e ferroviari, peraltro senza tenere conto di eventuali offerte di voli di compagnie concorrenti, più economici;
    alcune società di trasporto già prevedono meccanismi di convenzione con società ed enti pubblici e privati, che riconoscono meccanismi di sconto, parametrati al fatturato annuo, all'ente convenzionato, come per esempio Trenitalia,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di procedere ad una convenzione precisa con le principali compagnie aeree e ferroviarie, al fine di prevedere tariffe agevolate per la Camera dei deputati, eliminando la partecipazione ai meccanismi dei premi di fedeltà, che potrebbero essere automaticamente riutilizzati dalla Camera stessa per ottenere una sensibile diminuzione dei costi.
9/Doc. VIII, n. 10/11Melilla, Lacquaniti, Zoggia, Albini, Duranti, Matarrelli, Capodicasa.


   La Camera,
   premesso che:
    è ormai consuetudine corrente, da parte di numerose società concessionarie di trasporto pubblico, prevedere meccanismi di premi fedeltà per i propri clienti;
    questi meccanismi solitamente garantiscono sconti e viaggi gratuiti per i fruitori del servizio, e, nel caso della Camera dei deputati, per gli stessi deputati, benché il costo del trasporto sia a carico dell'istituzione;
    i deputati, spesso, provvedono autonomamente, grazie anche ai più moderni sistemi di prenotazione on-line, all'acquisto dei biglietti aerei e ferroviari, peraltro senza tenere conto di eventuali offerte di voli di compagnie concorrenti, più economici;
    alcune società di trasporto già prevedono meccanismi di convenzione con società ed enti pubblici e privati, che riconoscono meccanismi di sconto, parametrati al fatturato annuo, all'ente convenzionato, come per esempio Trenitalia,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di proseguire nell'azione di verifica della possibilità di ottenere condizioni più favorevoli mediante la rinegoziazione delle condizioni in essere con le principali compagnie aeree e ferroviarie e di richiedere alle compagnie aeree l'attribuzione dei cosiddetti «premi di fedeltà» alla Camera anziché al singolo deputato.
9/Doc. VIII, n. 10/11. (Testo modificato nel corso della seduta) Melilla, Lacquaniti, Zoggia, Albini, Duranti, Matarrelli, Capodicasa.


   La Camera,
   premesso che:
    ai deputati, sulla base della legge n. 1261 del 1965, viene riconosciuta una diaria a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Roma dell'importo di 3.503 euro mensili;
    tale somma viene decurtata di 206 euro per ogni giorno di assenza del deputato dalle sedute dell'Assemblea in cui si svolgono votazioni con procedimento elettronico;
    è considerato presente il deputato che partecipa almeno al 30 per cento delle votazioni effettuate nell'arco della giornata,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza a valutare l'opportunità di:

   a) aumentare del cinquanta per cento l'importo della decurtazione per ogni giorno di assenza del deputato dalle suddette sedute dell'Assemblea;
   b) considerare presente il deputato che partecipa almeno al 50 per cento più una delle votazioni effettuate nell'arco della giornata;
   c) estendere la decurtazione a un dodicesimo del rimborso spese di trasporto e di viaggio per ogni giorno di assenza dalle sedute dell'Aula nel mese di riferimento.
9/Doc. VIII, n. 10/12Melilla, Lacquaniti, Zoggia, Albini, Duranti, Matarrelli, Capodicasa.


   La Camera,
   premesso che:
    ai deputati, sulla base delle legge n. 1261 del 1965 attuativa dell'articolo 69 della Costituzione, viene riconosciuta una diaria a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Roma, dell'importo di 3.503 euro mensili;
    tale diaria viene riconosciuta anche ai deputati residenti a Roma che non si trovano, certamente, nella situazione dei deputati non residenti a Roma che devono sostenere tutte le spese di soggiorno a Roma,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di attivarsi al fine non prevedere la diaria di soggiorno per i deputati residenti a Roma o, in subordine, di prevedere una significativa riduzione dell'importo della diaria di soggiorno per i deputati residenti a Roma ed eletti nella Circoscrizione Lazio 1.
9/Doc. VIII, n. 10/13Melilla, Lacquaniti, Zoggia, Albini, Duranti, Matarrelli, Capodicasa.


   La Camera,
   premesso che:
    ai deputati, sulla base delle legge n. 1261 del 1965 attuativa dell'articolo 69 della Costituzione, viene riconosciuta una diaria a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Roma, dell'importo di 3.503 euro mensili;
    tale diaria viene riconosciuta anche ai deputati residenti a Roma che non si trovano, certamente, nella situazione dei deputati non residenti a Roma che devono sostenere tutte le spese di soggiorno a Roma,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di ridurre l'importo della diaria di soggiorno per i deputati residenti a Roma.
9/Doc. VIII, n. 10/13. (Testo modificato nel corso della seduta) Melilla, Lacquaniti, Zoggia, Albini, Duranti, Matarrelli, Capodicasa.


   La Camera,
   premesso che:
    nel bilancio di previsione per l'esercizio 2017 la spesa per la locazione di immobili e servizi accessori ha avuto una corposa riduzione intervenuta per effetto della dismissione di alcuni palazzi e del recesso dai rispettivi contratti di locazione e servizi;
    contestualmente l'Amministrazione, in alcune sedi, ha esternalizzato alcuni servizi accessori di carattere non amministrativo e di varia natura, quali il servizio di supporto operativo ed altri, con conseguenti risparmi di spesa;
    ciò ha consentito anche un più proficuo impiego del personale dipendente in precedenza addetto a tali mansioni nei suddetti Palazzi, con conseguenti ricadute positive in termini di razionalizzazione dei costi di codesta Amministrazione;
    l'integrazione e l'ampliamento dell'esternalizzazione di questi servizi potrebbe consentire, come ulteriore effetto virtuoso, l'ottimizzazione degli standard qualitativi resi e nuove opportunità di lavoro per il personale un tempo occupato nei suddetti Palazzi,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza a valutare l'opportunità di

integrare e ampliare l'esternalizzazione dei servizi già presenti nelle sedi della Camera dei deputati, eccetto Palazzo di Montecitorio.
9/Doc. VIII, n. 10/14Melilla, Lacquaniti, Zoggia, Albini, Duranti, Matarrelli, Capodicasa.


   La Camera,
   premesso che:
    nel bilancio di previsione per l'esercizio 2017 la spesa per la locazione di immobili e servizi accessori ha avuto una corposa riduzione intervenuta per effetto della dismissione di alcuni palazzi e del recesso dai rispettivi contratti di locazione e servizi;
    contestualmente l'Amministrazione, in alcune sedi, ha esternalizzato alcuni servizi accessori di carattere non amministrativo e di varia natura, quali il servizio di supporto operativo ed altri, con conseguenti risparmi di spesa;
    ciò ha consentito anche un più proficuo impiego del personale dipendente in precedenza addetto a tali mansioni nei suddetti Palazzi, con conseguenti ricadute positive in termini di razionalizzazione dei costi di codesta Amministrazione;
    l'integrazione e l'ampliamento dell'esternalizzazione di questi servizi potrebbe consentire, come ulteriore effetto virtuoso, l'ottimizzazione degli standard qualitativi resi e nuove opportunità di lavoro per il personale un tempo occupato nei suddetti Palazzi,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di affidare a soggetti esterni, negli edifici nella disponibilità della Camera diversi da Palazzo Montecitorio e Palazzo del Seminario, le cosiddette attività di servizio ai piani, ferma restando l'attribuzione al personale della Camera del controllo delle predette attività, nonché delle attività connesse all'assistenza agli organi parlamentari, alla sicurezza delle sedi, alla gestione delle emergenze e alla rappresentanza.
9/Doc. VIII, n. 10/14. (Testo modificato nel corso della seduta) Melilla, Lacquaniti, Zoggia, Albini, Duranti, Matarrelli, Capodicasa.


   La Camera,
   premesso che:
    negli ultimi anni la rigorosa politica di turn over selettivo applicata al personale dipendente ha determinato un'evidente, significativa contrazione dell'organico dei dipendenti in servizio che ha interessato trasversalmente tutte le professionalità di ruolo;
    la categoria professionale degli assistenti parlamentari svolge, a norma dell'articolo 43 del Regolamento dei Servizi e del Personale, attività di tipo complesso concernenti il coordinamento dei settori della vigilanza e della sicurezza delle sedi;
    tali competenze e modalità di impiego trovano fondamento giuridico nel combinato disposto degli articoli 62 e 64 del Regolamento della Camera dei deputati che a loro volta declinano positivamente il principio di salvaguardia dell'indipendenza parlamentare sotteso al dettato dell'articolo 68 della Costituzione;
    l'articolo 97, comma 4 della Carta costituzionale prevede, come modalità ordinaria di accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni, il pubblico concorso;
    il più recente concorso finalizzato al reclutamento di assistenti parlamentari, bandito nell'anno 2000, si è concluso con l'assunzione dei vincitori e di una parte degli idonei non vincitori in due fasi: il 1o settembre 2002 e il 1o gennaio 2003;
    il predetto concorso ha generato una graduatoria di idonei non esaurita;
    la recente deliberazione dell'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati n. 219/2017, resa esecutiva con Decreto presidenziale n. 1827/2017, istitutiva del ruolo unico dei dipendenti del Parlamento ha disposto che, al fine di reclutare nuovo personale di ruolo, si debbano esperire, per il futuro procedure di concorso unico congiuntamente con il Senato della Repubblica;
    la predetta disposizione, rendendo ineludibile una preventiva armonizzazione delle norme che attualmente regolano lo svolgimento dei concorsi presso i due rami del Parlamento, comporterà prevedibilmente un necessario slittamento dei tempi per l'assunzione di nuovo personale a ulteriore danno delle già gravose sofferenze di organico;
    per mantenere adeguati standard di sicurezza, a maggior ragione in un contesto peculiare come quello della Camera dei deputati, è auspicabile prevenire l'assottigliamento e il generale invecchiamento del personale addetto,

invita, l'Ufficio di Presidenza a valutare l'opportunità, nell'ambito della sfera di autonoma determinazione ad esso riservata dal Regolamento della Camera:

   di considerare interventi finalizzati alla riapertura della graduatoria originatasi a esito del più recente concorso per assistenti parlamentari al fine di procedere all'assorbimento degli idonei presenti in graduatoria, come prima forma di intervento finalizzata a fronteggiare le attuali carenze di organico;
   di predisporre iniziative utili al fine di assolvere in tempi brevi gli adempimenti previsti dalla citata deliberazione dell'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati n. 219/2017, resa esecutiva con Decreto presidenziale n. 1827/2017, in materia di «Accesso al ruolo unico dei dipendenti del Parlamento», al fine di bandire un concorso pubblico per il reclutamento di assistenti parlamentari fino a totale copertura dei fabbisogni organici;
   di considerare analoghe iniziative finalizzate al reclutamento di personale appartenente anche ad altre qualifiche professionali, previa accertata carenza dei relativi organici.
9/Doc. VIII, n. 10/15Pisicchio.


   La Camera,
   premesso che:
    negli ultimi anni la rigorosa politica di turn over selettivo applicata al personale dipendente ha determinato un'evidente, significativa contrazione dell'organico dei dipendenti in servizio che ha interessato trasversalmente tutte le professionalità di ruolo;
    la categoria professionale degli assistenti parlamentari svolge, a norma dell'articolo 43 del Regolamento dei Servizi e del Personale, attività di tipo complesso concernenti il coordinamento dei settori della vigilanza e della sicurezza delle sedi;
    tali competenze e modalità di impiego trovano fondamento giuridico nel combinato disposto degli articoli 62 e 64 del Regolamento della Camera dei deputati che a loro volta declinano positivamente il principio di salvaguardia dell'indipendenza parlamentare sotteso al dettato dell'articolo 68 della Costituzione;
    l'articolo 97, comma 4 della Carta costituzionale prevede, come modalità ordinaria di accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni, il pubblico concorso;
    il più recente concorso finalizzato al reclutamento di assistenti parlamentari, bandito nell'anno 2000, si è concluso con l'assunzione dei vincitori e di una parte degli idonei non vincitori in due fasi: il 1o settembre 2002 e il 1o gennaio 2003;
    il predetto concorso ha generato una graduatoria di idonei non esaurita;
    la recente deliberazione dell'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati n. 219/2017, resa esecutiva con Decreto presidenziale n. 1827/2017, istitutiva del ruolo unico dei dipendenti del Parlamento ha disposto che, al fine di reclutare nuovo personale di ruolo, si debbano esperire, per il futuro procedure di concorso unico congiuntamente con il Senato della Repubblica;
    la predetta disposizione, rendendo ineludibile una preventiva armonizzazione delle norme che attualmente regolano lo svolgimento dei concorsi presso i due rami del Parlamento, comporterà prevedibilmente un necessario slittamento dei tempi per l'assunzione di nuovo personale a ulteriore danno delle già gravose sofferenze di organico;
    per mantenere adeguati standard di sicurezza, a maggior ragione in un contesto peculiare come quello della Camera dei deputati, è auspicabile prevenire l'assottigliamento e il generale invecchiamento del personale addetto,

invita, l'Ufficio di Presidenza

   a valutare l'opportunità di procedere sollecitamente all'approvazione del Regolamento comune dei concorsi e alla definizione dello status giuridico dei nuovi assunti, nonché a verificare le esigenze di reclutamento in esito alla ricognizione dei fabbisogni organici;
   a valutare l'opportunità di avviare, entro la fine del 2017 – in conformità con le disposizioni recate dal Ruolo unico dei dipendenti del Parlamento – procedure concorsuali finalizzate al prioritario reclutamento di consiglieri e documentaristi, sulla base degli esiti della ricognizione dei fabbisogni organici, nonché delle altre professionalità la cui acquisizione risulti necessaria a seguito della medesima ricognizione.
9/Doc. VIII, n. 10/15. (Testo modificato nel corso della seduta) Pisicchio.


   La Camera,
   premesso che:
    il bilancio 2017 può senz'altro ritenersi sostenibile nel medio periodo, oltre il triennio 2017-2019, in considerazione della quota dell'avanzo di amministrazione da assegnare agli esercizi successivi al triennio medesimo;
    quest'ultima ammonta infatti a 324,4 milioni di euro, per altro comprensivi dei 77 milioni di euro accantonati in relazione al contenzioso in corso con la società Milano 90 a seguito dell'esercizio del recesso anticipato dai contratti di locazione dei cosiddetti Palazzi Marini 2, 3 e 4. Al netto dell'accantonamento in questione, le risorse finanziarie da rinviare agli anni 2020 e seguenti ammontano pertanto a circa 247 milioni di euro;
    qualora fosse tecnicamente possibile, la Camera potrebbe versare le suddette somme nella sezione speciale del fondo di garanzia dedicata al microcredito presso il Ministero dello sviluppo economico;
    in questo modo, la Camera finanzierebbe circa 50.000 piccole imprese, generando di conseguenza, secondo una stima effettuata sulla base di quanto avvenuto negli ultimi anni grazie alle restituzioni dei deputati del MoVimento 5 Stelle, circa 120.000 posti di lavoro,

invita nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori, a valutare l'opportunità di

restituire 247 milioni di euro – o comunque il maggior avanzo di amministrazione possibile – al bilancio dello Stato valutando la possibilità di effettuare direttamente un bonifico in favore del fondo per il microcredito di cui al comma 5-ter, articolo 1 del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69.
9/Doc. VIII, n. 10/16Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    la pubblicità dei lavori parlamentari rappresenta un principio costituzionale di fondamentale importanza;
    la Camera dei deputati è impegnata da anni nel garantire la pubblicità di tali lavori nei tempi più veloci possibili, prevedendo la pubblicazione dei resoconti stenografici e sommari delle sedute dell'Assemblea in corso di seduta sul sito web;
    anche dal punto di vista della pubblicità degli organi collegiali (Collegio dei deputati questori ed Ufficio di Presidenza), negli ultimi anni è stato fatto qualche passo avanti, prevedendo – a decorrere dal settembre 2011 – la pubblicazione sul sito web della Camera dei deputati del Bollettino degli Organi collegiali (BOC), normalmente pubblicato mesi dopo lo svolgimento della seduta: un ritardo inaccettabile;
    tuttavia, appare evidente come permangano tre ordini di problemi relativi alla pubblicità dei lavori degli Organi collegiali: in primo luogo il grave ritardo nella sua pubblicazione sul sito web; in secondo luogo, l'eccessiva sintesi del contenuto della resocontazione e, infine, la indisponibilità dei testi delle delibere dell'Ufficio di Presidenza e del Collegio dei Questori,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori, a valutare l'opportunità di:

   attivarsi nel senso di stabilire che i resoconti delle riunioni dell'Ufficio di Presidenza e del Collegio dei Questori siano integrali;
   approvare il verbale di tali riunioni in apertura della seduta successiva, in analogia a quanto avviene per il verbale dell'Assemblea;
   fare in modo che tali resoconti siano pubblicati sul sito web della Camera dei deputati al massimo entro cinque giorni dallo svolgimento della riunione dell'organo interessato;
   creare un database delle delibere dell'Ufficio di Presidenza e del Collegio dei Questori disponibile alla libera consultazione sul sito web della Camera dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 10/17Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    per prassi il progetto di bilancio preventivo e il rendiconto consuntivo della Camera dei deputati, predisposto dal Collegio dei Questori e deliberato dall'Ufficio di Presidenza, è inemendabile da parte dell'Assemblea, cui tali documenti sono comunque sottoposti per l'approvazione finale;
    alla luce di tale prassi, gli ordini del giorno, di fatto, rappresentano l'unico modo che i deputati hanno per incidere sulle scelte amministrativo-contabili della Camera dei deputati;
    dell'attuazione di tali atti di indirizzo che l'Assemblea rivolge al Collegio dei Questori e all'Ufficio di Presidenza, nell'ambito delle rispettive competenze, purtroppo non è dato sapere, se non in occasione dell'esame del successivo bilancio, quando in sede di Ufficio di Presidenza i deputati Questori dovrebbero dare conto dell'attuazione degli ordini del giorno;
    tale deplorevole prassi, peraltro, estromette completamente i deputati che non siano membri dell'Ufficio di Presidenza, ai quali comunque non si può conculcare il diritto di presentare ordini del giorno e, se accolti o approvati, monitorarne la loro attuazione da parte degli organismi competenti,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori, a valutare l'opportunità di

attivarsi al fine di istituire una apposita sezione del sito web della Camera dei deputati all'interno della quale i cittadini tutti possano seguire lo stato di attuazione degli ordini del giorno al bilancio interno che siano stati accolti dall'Ufficio di Presidenza e/o approvati dall'Assemblea della Camera dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 10/18Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    l'Ufficio di Presidenza, con deliberazione n. 7 del 2013, ha abolito a decorrere dalla XVII legislatura, i fondi di rappresentanza attribuiti ai deputati titolari di cariche istituzionali interne;
    la suddetta deliberazione ha inoltre previsto che, con la medesima decorrenza, le spese di rappresentanza effettuate dai deputati aventi diritto siano rimborsate, nel limite degli stanziamenti dedicati ai suddetti fondi di rappresentanza, ai sensi della disciplina applicativa stabilita dal Collegio dei Questori in data 26 giugno 2013, d'intesa con il Presidente della Camera;
    la deliberazione n. 7 del 2013 consente ancora ai deputati Presidente di Commissioni ed ai membri dell'Ufficio di Presidenza il rimborso di massimo 6.500 euro annui per: spese connesse a doni di rappresentanza; spese per la personalizzazione dei doni di rappresentanza; colazioni e pranzi di rappresentanza sostenute presso esercizi pubblici e/o per servizi di catering; spese per il noleggio di autoveicoli, taxi e carburante e spese per l'alloggio nei limiti previsti dalla normativa vigente con riferimenti ai viaggi di studio delle Commissioni permanenti;
    tali soggetti già godono di particolari benefici ed indennità connessi alla loro funzione;
    il fine di rappresentanza risulta essere particolarmente fumoso ed idoneo a prestarsi a facili abusi,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di

procedere alla integrale soppressione di tale forma di rimborso.
9/Doc. VIII, n. 10/19Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    nell'opinione pubblica vi è una legittima e crescente insofferenza nei confronti del livello delle indennità dei deputati italiani;
    già dai primi mesi della presente legislatura la delegazione del gruppo del MoVimento 5 Stelle ha proposto all'intero Ufficio di Presidenza di estendere a tutti i deputati in carica il codice di comportamento della forza politica di appartenenza;
    tale codice di comportamento – al quale attualmente aderiscono spontaneamente tutti gli eletti del MoVimento 5 Stelle come condizione necessaria per la permanenza nella nostra forza politica – prevede che l'indennità parlamentare sia fissata in 5.000 euro lordi mensili, ai quali aggiungere un rimborso legato solo ed esclusivamente alle spese rendicontate formalmente sulla pagina personale del deputato sul sito web della Camera;
    tale rimborso dovrebbe sostituire tutte le altre voci di spesa presenti ed estranee all'indennità attualmente previste, ovvero: diaria di soggiorno, rimborso spese per l'esercizio del mandato, rimborso spese accessorie di viaggio, rimborso forfettario spese telefoniche;
    è auspicabile che i risparmi di spesa non riguardino solo il trattamento economico del personale dipendente, ma che anche quello dei parlamentari – diversamente da quanto avvenuto in questa legislatura in cui nessun taglio si è fatto al trattamento dei deputati – siano di esempio e stimolo a tali operazioni di risparmio;
    si tratterebbe senz'altro di una decisione che contribuirebbe a creare una spirale virtuosa che potrebbe dare un contributo determinante al riavvicinamento dei cittadini alle Istituzioni,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di stabilire che:

   a) l'indennità parlamentare ammonti a 5.000 euro mensili lordi, cui aggiungere un rimborso spese rigorosamente legato alla rendicontazione delle spese per l'esercizio del mandato;
   b) tale rimborso deve sostituire tutte le altre voci presenti ad esclusione dell'indennità parlamentare di cui alla lettera a);
   c) la rendicontazione dei rimborsi sia pubblicata sulla pagina personale istituzionale dei deputati presente sul sito web della Camera dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 10/20Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    nell'opinione pubblica vi è una legittima e crescente insofferenza nei confronti del livello delle indennità dei deputati italiani;
    per i deputati che si assentano ingiustificatamente alle sedute dell'Assemblea e delle Commissioni non partecipando ad un numero minimo di votazioni sono previsti dei meccanismi di decurtazione della diaria;
    non è ben chiaro per quale motivo un meccanismo analogo non sia previsto anche con riferimento all'indennità parlamentare, anche in considerazione dell'esigenza di addivenire ad un contenimento delle spese dell'istituzione parlamentare,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di

dimezzare l'indennità parlamentare e, rispetto alla metà rimanente, prevedere un meccanismo di decurtazione – analogo a quello già in vigore per la diaria – per i deputati che non partecipano ad almeno il 50 per cento delle votazioni in ogni seduta dell'Assemblea.
9/Doc. VIII, n. 10/21Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    nell'opinione pubblica vi è una legittima e crescente insofferenza nei confronti del livello delle indennità dei deputati italiani;
    già dai primi mesi della presente legislatura la delegazione del gruppo del MoVimento 5 Stelle ha proposto all'intero Ufficio di Presidenza di estendere a tutti i deputati in carica il codice di comportamento della forza politica di appartenenza;
    per quanto riguarda le indennità erogate in relazione alla carica ricoperta (Presidente della Camera, Vicepresidente della Camera, Questore, Segretario di Presidenza, Presidente di Commissione parlamentare o di Giunta, Vicepresidente o Segretario di Commissione parlamentare o di Giunta, Presidente di Comitato o Delegazione parlamentare), tale codice prevede la integrale rinuncia;
    i deputati appartenenti al gruppo del MoVimento 5 Stelle, sin dal momento del loro insediamento nelle sopra indicate cariche, hanno provveduto spontaneamente e con propria richiesta a rinunciare all'erogazione di tali indennità di carica;
    si tratterebbe senz'altro di una decisione che contribuirebbe a creare una spirale virtuosa che potrebbe dare un contributo determinante al riavvicinamento dei cittadini alle Istituzioni,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di

sopprimere ogni indennità erogata ai deputati in relazione alla carica ricoperta.
9/Doc. VIII, n. 10/22Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    l'Amministrazione della Camera dei deputati è da alcuni anni impegnata in una costante opera di contenimento e riduzione della spesa;
    nonostante gli sforzi apprezzabili, molto di più si potrebbe fare al fine di contribuire alla creazione di una spirale virtuosa che potrebbe dare un contributo determinante al riavvicinamento dei cittadini alle Istituzioni;
    in particolare, nell'ambito di un simile contesto, appare del tutto stravagante la permanenza di alcuni contributi ad enti e istituzioni nazionali, inseriti nel capitolo 1160 del progetto di bilancio della Camera per il 2017 per un totale di 335.000 euro;
    si tratta, in particolare, dei contributi: alla Fondazione Carlo Finzi (280.000 euro all'anno senza previsione di decurtazione, né eliminazione nei prossimi anni); altri contributi (55.000 euro anche in questo caso senza previsione di decurtazione, né eliminazione nei prossimi anni), che in particolare risultano articolarsi in due contributi: uno destinato al rettore della chiesa di San Gregorio Nazianzieno e l'altro destinato all'associazione degli ex parlamentari. In particolare, quest'ultima associazione può essere ben sostenuta dai suoi associati che beneficiano di lauti vitalizi,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di

eliminare totalmente a decorrere dall'anno 2018 i contributi citati nella voce «altri contributi» che appaiono del tutto inconferenti con la politica di contenimento e riduzione delle spese portata avanti dall'Amministrazione della Camera dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 10/23Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    nell'ambito di una più ampia rivisitazione del trattamento previdenziale dei deputati cessati dal mandato, è necessario privare di ogni beneficio pensionistico i deputati cessati dal mandato e condannati, in via definitiva, per taluni reati di particolare gravità sociale;
    ciononostante, l'Ufficio di Presidenza della Camera il 7 maggio 2015 ha approvato la delibera n. 131 del 2015 gravemente lacunosa, volta alla soppressione parziale dei vitalizi. In particolare, l’«abrogazione» del vitalizio ai condannati per reati di particolare gravità è stato trasformato in mera «sospensione», ovvero «cessazione temporanea». Ai sensi dell'articolo 1, comma 3, di detta delibera infatti, il condannato definito, riabilitato (dopo almeno 3 anni dalla condanna), può nuovamente tornare a godere del vitalizio parlamentare. Inoltre, dal novero dei reati non solo è stato escluso l'abuso d'ufficio (articolo 323 codice penale), bensì tutti quelli non colposi che prevedono pene massime fino 6 anni (e non fino a 4 anni, come previsto dal decreto legislativo n. 235 del 2012). Ancora: le misure concrete di revoca (ovvero di sospensione) non sono automatiche, ma debbono «adottarsi» dall'Ufficio di Presidenza, di volta in volta, con il rischio che le maggioranze politiche possano condizionare le relative decisioni soggettive e, da ultimo, i familiari superstiti di parlamentari condannati, deceduti prima dell'entrata in vigore della Delibera, continueranno a percepire i vitalizi,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di:

   voler provvedere alla modifica della delibera del 7 maggio 2015 prevedendo:
    l'introduzione del reato di abuso d'ufficio nel novero di quelli la cui condanna definitiva inibisce la riscossione del vitalizio parlamentare;
    la cessazione del vitalizio parlamentare per i soggetti condannati in via definitiva a pene superiori a due anni di reclusione per delitti non colposi, consumati o tentati, per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni;
    la cessazione del vitalizio in modo automatico, senza ulteriore deliberazione da parte dell'ufficio di Presidenza della Camera;
    l'abrogazione dell'articolo 1, comma 3, ovvero la possibilità per il condannato riabilitato di poter godere del vitalizio parlamentare;
    l'abrogazione dell'articolo 1, comma 4, al fine di impedire ai familiari superstiti di parlamentari condannati, deceduti prima dell'entrata in vigore della Delibera, di continuare a percepire i vitalizi in regime di reversibilità.
9/Doc. VIII, n. 10/24Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    attualmente il sistema previdenziale per i deputati vigente dal 2012 prevede che il metodo di calcolo del trattamento sia contributivo, ma consente l'accesso al trattamento, al compimento dei 65 anni, dopo 4 anni sei mesi e un giorno di anzianità contributiva. Inoltre, per ogni anno successivo di mandato parlamentare il requisito anagrafico si abbassa di un anno fino ad un requisito minimo di 60 anni: in questo modo un ex deputato matura un trattamento previdenziale che ordinariamente un normale lavoratore matura dopo oltre 40 anni di lavoro;
    sin dall'inizio di questa legislatura il MoVimento 5 Stelle ha cercato in tutti i modi di sopprimere tutti i privilegi di cui godono i deputati: si tratta di situazioni che alimentano ogni giorno di più il distacco tra l'opinione pubblica e le Istituzioni;
    tale allontanamento è alimentato soprattutto da una dinamica non più accettabile: un Parlamento che approva leggi che si applicano ai cittadini ma non ai parlamentari;
    infatti, non è ben chiaro per quale motivo il Parlamento negli ultimi 25 anni abbia approvato una serie di riforme previdenziali draconiane che hanno raddoppiato la vita lavorativa dei cittadini, mentre per i deputati siano sufficienti solo 4 anni e mezzo di anzianità;
    da questo punto di vista, il MoVimento 5 Stelle ha un duplice obiettivo: da un lato ricalcolare i vitalizi attualmente goduti dagli ex deputati con il sistema contributivo che si applica ai lavoratori dipendenti del settore pubblico e privato, dall'altro applicare questo sistema ai deputati in carica, nonché ai futuri eletti,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di

voler provvedere all'approvazione di una delibera che applichi ai deputati in carica il sistema previdenziale vigente di cui alle leggi «Dini» e «Fornero», sia con riferimento alla determinazione del quantum del trattamento sia con riferimento ai requisiti di accesso al trattamento medesimo.
9/Doc. VIII, n. 10/25Luigi Di Maio, Fraccaro.


(Inammissibile)

   La Camera,
   premesso che:
    il vitalizio di cui godono gli ex deputati è un privilegio percepito divenuto ormai intollerabile agli occhi dell'opinione pubblica;
    sin dall'inizio di questa legislatura il MoVimento 5 Stelle ha cercato in tutti i modi di sopprimere questa situazione di privilegio che alimenta ogni giorno di più il distacco tra l'opinione pubblica e le Istituzioni;
    tale distacco è alimentato soprattutto da una dinamica non più accettabile: un Parlamento che approva leggi che si applicano ai cittadini ma non ai parlamentari;
    infatti, non è ben chiaro per quale motivo il Parlamento negli ultimi 25 anni abbia approvato una serie di riforme previdenziali draconiane che hanno raddoppiato la vita lavorativa dei cittadini, mentre migliaia di ex parlamentari percepiscono migliaia di euro al mese di vitalizio;
    da questo punto di vista, il MoVimento 5 Stelle ha un duplice obiettivo: da un lato ricalcolare i vitalizi attualmente goduti dagli ex deputati con il sistema contributivo che si applica ai lavoratori dipendenti del settore pubblico e privato, dall'altro applicare questo sistema ai deputati in carica, nonché ai futuri eletti,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di

   voler provvedere all'approvazione di una delibera che:
    a) ricalcoli i vitalizi attualmente goduti dagli ex deputati con il sistema contributivo di cui alle leggi cosiddette «Dini» e «Fornero»;
    b) applichi ai deputati in carica il sistema previdenziale vigente di cui alle leggi «Dini» e «Fornero», sia con riferimento alla determinazione del quantum del trattamento sia con riferimento ai requisiti di accesso al trattamento medesimo;
    c) preveda la rinunciabilità al trattamento.
9/Doc. VIII, n. 10/26Luigi Di Maio, Fraccaro.


(Inammissibile)

   La Camera,
   premesso che:
    ai sensi dell'articolo 15, comma 3, del Regolamento della Camera, è attribuito ai Gruppi parlamentari, per ciascun anno di legislatura, un contributo finanziario, unico e onnicomprensivo. L'ammontare del contributo è determinato dall'Ufficio di Presidenza, su proposta del Collegio dei Questori, in occasione dell'approvazione del progetto di bilancio annuale di previsione della Camera, ai sensi dell'articolo 2, comma 5, del Regolamento di amministrazione e contabilità, tenendo conto delle esigenze funzionali dei Gruppi medesimi. Il contributo è ripartito tra i Gruppi in proporzione alla rispettiva consistenza numerica;
    il contributo unico e onnicomprensivo assicurato ai Gruppi parlamentari a carico del bilancio della Camera, di cui all'articolo 15, comma 3, secondo periodo, del Regolamento, è stato determinato per l'anno solare 2013 (dal 15 marzo al 31 dicembre) nella misura di 25,4 milioni di euro e per gli anni 2014, 2015, 2016, 2017 e 2018 sono stati previsti trasferimenti per circa 31,5 milioni di euro all'anno,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di

ridurre il contributo ai Gruppi parlamentari nella misura del 20 per cento rispetto alle attuali previsioni.
9/Doc. VIII, n. 10/27Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    l'Amministrazione della Camera, tradizionalmente, aggiorna con grande perizia un eccezionale archivio dei precedenti parlamentari, avendo anche cura di sistematizzarli e organizzarli in preziosi dossier;
    tuttavia, nessuna forma di pubblicità è ad oggi garantita per tali materiali;
    la pubblicazione di questo archivio rappresenterebbe senz'altro un utilissimo strumento di lavoro per tutta la «comunità parlamentare» (deputati, gruppi parlamentari e relativi collaboratori) e, del resto, non si capisce la ragione di tale riservatezza;
    anche la dottrina giuridica, in tempi recenti, ha manifestato una tendenza prevalente a riconsiderare il problema, ritenendo la segretezza non opportuna e confliggente con la necessità di rendere tracciabile e trasparente l'attività dell'istituzione, non solo per i deputati e i gruppi parlamentari, ma anche per gli studiosi del diritto parlamentare,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di

provvedere alla pubblicazione sul sito internet istituzionale della Camera dei deputati della banca dati dei precedenti parlamentari o in subordine, quantomeno sul portale intranet della Camera dei deputati, con possibilità di accedervi da parte dei cittadini che ne facciano richiesta.
9/Doc. VIII, n. 10/28Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    importanti progressi sono stati compiuti nel settore dell'autorimessa della Camera dei deputati, dal momento che la spesa è passata da 759.000,00 euro del 2012, ai 675.000,00 del 2013 ai 400.000,00 del 2014, ai 250.000 del 2015, ai 210.000 previsti per il 2016, ai 195.000 per il 2017;
    tuttavia, non è ancora sufficiente e appare necessario procedere ad una ulteriore progressiva riduzione del parco automobili a disposizione della Camera dei deputati;
    peraltro, i programmi settoriali dell'autorimessa approvati ogni anno dal Collegio dei Questori prevedono ancora alcune migliaia di «servizi» per un ristretto numero di deputati che hanno diritto al trasporto verso l'aeroporto o altre destinazioni interne o esterne rispetto al territorio del comune di Roma;
    si tratta di un altro privilegio che contribuisce ad allargare il fossato tra le Istituzioni e i cittadini: non esiste ragione perché un parlamentare non possa prendere un taxi a sue spese o una vettura privata per raggiungere l'Aeroporto di Fiumicino o per spostamenti all'interno della città di Roma,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di

procedere ad una progressiva riduzione dei costi che conduca alla definitiva soppressione dell'autorimessa della Camera dei deputati e di qualsiasi tipo di «servizio» di trasporto a carico della Camera dei deputati, ferma restando la disponibilità di una vettura per le esigenze strettamente istituzionali del Presidente della Camera, laddove questa non sia posta a disposizione da altre istituzioni come il Ministero dell'interno per i previsti servizi di scorta.
9/Doc. VIII, n. 10/29Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    in occasione dell'esame del bilancio interno per l'anno 2014, con l'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 4/61 si chiedeva che fossero stipulate delle convenzioni con le varie opzioni di car sharing offerte dal mercato al fine di superare l'utilizzo delle cosiddette «auto blu» della Camera dei deputati;
    è opinione dei deputati firmatari che, una volta stipulate le convenzioni senza alcun onere per la Camera dei deputati, le spese legate all'utilizzo delle automobili in car sharing debbano essere a carico dei deputati utilizzatori;
    la Camera dei deputati da anni tiene transennato un ampio settore di Piazza del Parlamento non si sa bene a quale scopo,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di:

   perseguire l'obiettivo di sostituire le autovetture di servizio, ad eccezione di quella del Presidente della Camera laddove questa non sia messa a disposizione dal Ministero dell'interno, con quelle messe a disposizione da servizi privati a carico dei deputati utilizzatori;
   contattare tutte le compagnie di car sharing al fine di stipulare delle convenzioni e creare un'area di parcheggio su piazza del Parlamento ripartendo lo spazio attualmente transennato tra le varie compagnie aderenti alla convenzione, senza che per i deputati sia prevista alcuna forma di precedenza rispetto agli altri utenti.
9/Doc. VIII, n. 10/30Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    il bilancio preventivo della Camera dei deputati reca una previsione di spesa totale pari a 950.494.451 euro, al netto delle restituzioni al bilancio dello Stato, importo che, per quanto ridotto nel corso degli ultimi anni, appare ancora troppo elevato;
    al fine di perseguire una auspicabile ed effettiva politica di contenimento dei costi appare opportuno procedere ad una razionalizzazione dei servizi resi e delle funzioni svolte dall'Amministrazione;
    per realizzare tale obiettivo è necessario preliminarmente che la politica individui e definisca le funzioni fondamentali e gli obiettivi istituzionali che hanno carattere prioritario e che devono essere potenziati, a scapito di altre funzioni che rivestono invece una importanza secondaria;
    ciò consentirebbe di poter procedere non solo ad una apprezzabile opera di riorganizzazione amministrativa, volta a recuperare snellezza ed efficienza nell'azione di supporto all'attività parlamentare, ma anche una migliore e più efficiente allocazione delle risorse, che, a fronte della costante riduzione del personale in servizio, con la prospettiva di ulteriori numerosi pensionamenti appare, allo stato, indispensabile,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di procedere senza indugio, sulla base di criteri condivisi dall'Ufficio di Presidenza, in primo luogo a definire le funzioni fondamentali e gli obiettivi istituzionali che devono essere assicurati in via prioritaria dalla Camera dei deputati e, conseguentemente, alla razionalizzazione di Servizi e Uffici e alla ricognizione dei carichi di lavoro.
9/Doc. VIII, n. 10/31Fraccaro, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto legislativo n. 165 del 2001, recante norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche, all'articolo 19, prevede che, nelle amministrazioni dello Stato, con il provvedimento di conferimento dell'incarico di funzione dirigenziale sia indicata la durata dell'incarico stesso, che deve essere correlata agli obiettivi prefissati e che, comunque, non può essere inferiore a tre anni, né eccedere il termine di cinque anni, introducendo con ciò la temporaneità degli incarichi dirigenziali;
    la temporaneità degli incarichi ha lo scopo di garantire il buon andamento, l'imparzialità e la terzietà dell'incarico svolto, evitando la cristallizzazione delle posizioni acquisite;
    consustanziale alla temporaneità degli incarichi è il principio di rotazione degli stessi che non solo consente di conseguire un ampliamento e un arricchimento della professionalità dei dirigenti ma assicura una professionalità flessibile;
    la preposizione ai Servizi della Camera dei deputati, soprattutto in tempi recenti è stata connotata da un sostanziale immobilismo che ha visto permanere gli stessi soggetti a capo del medesimo Servizio per un lasso di tempo troppo lungo e incompatibile con le esigenze summenzionate di buon andamento dell'attività dell'Amministrazione parlamentare;
    l'Ufficio di Presidenza ha introdotto per gli incarichi apicali di segretario generale e di vicesegretario generale il limite di durata di sette anni dell'incarico conferito, mentre ciò non è avvenuto per l'incarico di Capo servizio;
    con ordine del giorno al Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2013, Fraccaro n. 9/ Doc. VIII, n. 2/58, accolto come raccomandazione e non del tutto attuato, si impegnavano il Collegio dei questori e l'Ufficio di Presidenza a valutare l'opportunità di approfondire il tema dell'eventuale introduzione di limiti di durata per tutti gli incarichi interni nell'ambito del processo di riorganizzazione amministrativa;
    l'introduzione del principio di temporaneità, con conseguente rotazione nelle posizioni funzionali ricoperte, appare funzionale a garantire imparzialità, buon andamento e flessibilità amministrativa,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di introdurre un limite di durata nelle posizioni funzionali ricoperte dai consiglieri Capi Servizio, auspicabilmente non inferiore a tre anni né eccedente il termine di cinque anni, in analogia con quanto avviene nell'ordinamento esterno, con conseguente rotazione degli incarichi, salve comprovate esigenze di funzionalità dell'Amministrazione parlamentare.
9/Doc. VIII, n. 10/32Fraccaro, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    nel progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'esercizio finanziario 2017 è previsto uno stanziamento di 4.250.000 euro relativamente alle indennità di funzione dei dipendenti, emolumenti legati allo svolgimento di particolari incarichi;
    una sproporzione del numero degli incarichi sul totale dei dipendenti è particolarmente evidente per il personale di V e IV livello e per i segretari parlamentari. In particolare: su 141 consiglieri, 130 percepiscono una indennità; su 254 dipendenti di IV livello, 156 sono titolari di un incarico con relativa indennità; a 111 segretari parlamentari, su un totale di 293, è attribuita la corresponsione di una indennità;
    è principio di diritto comune, nell'ordinamento esterno, quello per cui l'attribuzione di incarichi di funzione è collegata allo svolgimento di funzioni di particolare complessità, o di attività altamente specializzate, o caratterizzate da elevata autonomia ed esperienza, oppure da una prestazione di particolare valore e contenuto;
    l'attribuzione generalizzata di incarichi non appare rispondere a tali criteri;
    una razionalizzazione degli incarichi in essere, per il personale appartenente a tutti i livelli dell'amministrazione, sarebbe maggiormente rispondente ad un modello teso al recupero della meritocrazia e al conseguimento dei risultati, e produrrebbe altresì risparmi di spesa per l'amministrazione,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di razionalizzare gli incarichi attualmente attribuiti al personale dipendente sulla base delle funzioni che comportino effettivamente lo svolgimento di compiti di particolare responsabilità o complessità.
9/Doc. VIII, n. 10/33Fraccaro, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    il capitolo 1025 del bilancio di previsione per il 2017 reca uno stanziamento di 2.500.000 euro con la voce «emolumenti per servizi di sicurezza» svolti da personale non dipendente;
    tali emolumenti consistono nelle indennità corrisposte ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche diverse dalla Camera (Vigili del fuoco, Vigili urbani, Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di finanza) che prestano servizio con compiti che dovrebbero essere di sicurezza delle sedi e delle aree adiacenti;
    in particolare, il personale della Guardia di finanza è stato introdotto nel corso della XIII legislatura per svolgere funzioni che sino ad allora venivano svolte dai dipendenti in servizio presso le Commissioni di inchiesta;
    attualmente esso è composto da una struttura che svolge in prevalenza funzioni di custodia di archivi contenenti documentazione cartacea;
    le funzioni attualmente svolte dal personale della Guardia di finanza potrebbero essere nuovamente svolte dal personale in servizio così come è avvenuto sino alla XIII legislatura;
    i militari della Guardia di finanza potrebbero più utilmente svolgere le funzioni proprie del Corpo di appartenenza che, come tutte le forze dell'ordine, soffre una carenza di organico a fronte della necessità di potenziare, nel nostro Paese, la lotta all'evasione fiscale;
    l'assegnazione delle loro funzioni al personale in servizio potrebbe comportare un raffreddamento del capitolo 1025,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di attribuire al personale dipendente dall'Amministrazione della Camera le funzioni attualmente svolte dal gruppo della Guardia di finanza operante presso l'Ufficio Commissioni di inchiesta, di vigilanza e controllo.
9/Doc. VIII, n. 10/34Fraccaro, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    ciascun parlamentare beneficia di un rimborso delle spese per l'esercizio del mandato;
    nella riunione del 30 gennaio 2012, l'Ufficio di Presidenza ha istituito un «rimborso delle spese per l'esercizio del mandato» che sostituisce il contributo per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori;
    tale rimborso, di importo complessivo invariato rispetto al precedente contributo, è pari a 3.690 euro (dopo la riduzione di 500 euro del luglio 2010) ed è corrisposto direttamente a ciascun deputato con le seguenti modalità:
     per un importo fino a un massimo del 50 per cento a titolo di rimborso per specifiche categorie di spese che devono essere attestate: collaboratori (sulla base di una dichiarazione di assolvimento degli obblighi previsti dalla legge, corredata da copia del contratto, con attestazione di conformità sottoscritta da un professionista); consulenze, ricerche; gestione dell'ufficio; utilizzo di reti pubbliche di consultazione di dati; convegni e sostegno delle attività politiche;
     per un importo pari al 50 per cento forfettariamente;
    l'attività del parlamentare trova nella pubblicità sistematica e completa delle spese sostenute nell'ambito della propria azione politica una delle principali garanzie della correttezza delle condotte realizzate;
    le necessità di trasparenza e rendicontazione sono ancor più stringenti ogniqualvolta disponga liberamente di spese con risorse pubbliche,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di deliberare affinché la totalità delle spese effettuate con le risorse percepite a titolo di «rimborso delle spese per l'esercizio del mandato» sia soggetta a sistematica e puntuale rendicontazione mensile dagli Uffici della Camera che, verificata l'idoneità della documentazione a supporto delle spese rendicontate, ne curi la pubblicazione analitica nella pagina internet istituzionale di ciascun deputato.
9/Doc. VIII, n. 10/35Fraccaro, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    dal rendiconto della gestione del Fondo di solidarietà fra gli onorevoli deputati risulta, nel 2016, una spesa di euro 358.731,77 liquidati ai deputati per assegni di fine mandato e di solidarietà, nonché di euro 5.821.175,83 a titolo di accantonamento per quelli maturati e da corrispondere;
    a differenza di quanto avviene per i pubblici dipendenti, l'assegno di fine mandato, viene corrisposto automaticamente al termine del mandato parlamentare ed è pari all'80 per cento dell'importo mensile lordo dell'indennità, per ogni anno di mandato svolto;
    l'ammontare dell'assegno può avere un'entità variabile, passando, ad esempio, da circa 40 mila euro, per i deputati che hanno svolto il mandato per una sola legislatura, a circa 250 mila euro per chi è rimasto in carica trent'anni. Per i parlamentari di lungo corso, si tratta quindi di una liquidazione corposa, corrisposta secondo modalità che non trovano riscontro nell'ordinamento esterno per il trattamento di fine rapporto dei pubblici dipendenti;
    nel corso della legislatura, per contenere le spese della Camera, sono stati introdotti limiti massimi al trattamento economico dei dipendenti dell'Amministrazione parlamentare;
    in un contesto, quale quello attuale, in cui appare sempre più opportuno procedere al contenimento dei costi degli apparati pubblici e politici, è auspicabile che anche i deputati siano chiamati a fare la loro parte, dismettendo privilegi – qual è la corresponsione dell'assegno di fine mandato – oggi più che mai inaccettabili e anacronistici,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di sopprimere l'assegno di fine mandato.
9/Doc. VIII, n. 10/36Fraccaro, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    dal rendiconto della gestione del Fondo di solidarietà fra gli onorevoli deputati risulta, nel 2016, una spesa di euro 358.731,77 liquidati ai deputati per assegni di fine mandato e di solidarietà, nonché di euro 5.821.175,83 a titolo di accantonamento per quelli maturati e da corrispondere;
    a differenza di quanto avviene per i pubblici dipendenti, l'assegno di fine mandato, viene corrisposto automaticamente al termine del mandato parlamentare ed è pari all'80 per cento dell'importo mensile lordo dell'indennità, per ogni anno di mandato svolto;
    l'ammontare dell'assegno può avere un'entità variabile, passando, ad esempio, da circa 40 mila euro, per i deputati che hanno svolto il mandato per una sola legislatura, a circa 250 mila euro per chi è rimasto in carica trent'anni. Per i parlamentari di lungo corso, si tratta quindi di una liquidazione corposa, corrisposta secondo modalità che non trovano riscontro nell'ordinamento esterno per il trattamento di fine rapporto dei pubblici dipendenti;
    nel corso della legislatura, per contenere le spese della Camera, sono stati introdotti limiti massimi al trattamento economico dei dipendenti dell'Amministrazione parlamentare;
    in un contesto, quale quello attuale, in cui appare sempre più opportuno procedere al contenimento dei costi degli apparati pubblici e politici, è auspicabile che anche i deputati siano chiamati a fare la loro parte, dismettendo privilegi – qual è la corresponsione dell'assegno di fine mandato – oggi più che mai inaccettabili e anacronistici,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di disciplinare l'assegno di fine mandato analogamente al trattamento di fine rapporto previsto nell'ordinamento esterno, anche con applicazione della medesima disciplina fiscale.
9/Doc. VIII, n. 10/37Fraccaro, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    un piano di efficientamento energetico appare indispensabile per ridurre i costi dell'amministrazione e per promuovere un utilizzo rispettoso delle risorse, rendendo la Camera un modello per le altre amministrazioni;
    in tale ottica, nel dicembre 2014, è stato istituito, presso la Camera dei deputati, un gruppo di lavoro tecnico interservizi avente il compito di formulare al Collegio dei Questori specifiche proposte finalizzate alla riduzione e razionalizzazione dei consumi energetici;
    tale gruppo di lavoro ha acquisito la disponibilità dell'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), dell'Università La Sapienza di Roma e dell'Università di Trento, a svolgere, a titolo gratuito e sulla base di un protocollo d'intesa, l'analisi energetica degli edifici in uso alla Camera dei deputati, al fine di disporre dei dati per l'individuazione di possibili interventi di efficientamento energetico;
    in particolare, l'ENEA ha svolto l'analisi energetica di Palazzo Montecitorio e del Complesso del Seminario, l'Università La Sapienza di Roma l'analisi energetica del Complesso di Vicolo Valdina, del Palazzo Theodoli-Bianchelli e del Palazzo ex Banco di Napoli, l'Università di Trento quella del Complesso dei Gruppi parlamentari-Missione;
    successivamente a tale analisi, nella riunione del 26 gennaio 2017, il Collegio dei Questori ha approvato il programma degli interventi di efficientamento energetico in modo da conseguire un ulteriore miglioramento dell'efficienza energetica degli edifici nella disponibilità della Camera;
    per ragioni di sostenibilità finanziaria e per la necessità di garantire la fruibilità degli ambienti interessati, l'amministrazione ha rappresentato la possibilità di realizzare tali interventi in un arco temporale di medio periodo,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di:

   realizzare nel medio periodo gli interventi previsti nel predetto programma compatibilmente con le esigenze di bilancio e di fruibilità degli ambienti;
   rendere conoscibili mediante pubblicazione sul sito internet della Camera dei deputati le attività compiute dal gruppo di lavoro tecnico interservizi.
9/Doc. VIII, n. 10/38Fraccaro, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    ciascuna Camera è dotata di autonomia costituzionale garantita, tramite i rispettivi Regolamenti, dall'articolo 64 della Costituzione. I Regolamenti assegnano agli organi delle Camere il compito di preservare la funzionalità di ciascuna di esse, nella cornice costituzionale, anche provvedendo alla propria organizzazione in modo autonomo. Ciò presuppone che debbano esistere due Amministrazioni indipendenti che concorrano a supportare l'autonomia di ciascuna Camera, che in assenza sarebbe pregiudicata sotto il profilo funzionale. Pertanto, gli Uffici di presidenza delle Camere non possono legittimamente compiere atti in contraddizione con l'autonomia costituzionale di ciascuna di esse;
    in attuazione dell'articolo 64 della Costituzione, l'articolo 12 del Regolamento della Camera attribuisce alla competenza dell'Ufficio di Presidenza la disciplina dello stato giuridico, il trattamento economico e di quiescenza e la disciplina dei dipendenti della Camera, ivi compresi i doveri relativi al segreto d'ufficio. Le attribuzioni dell'Ufficio di Presidenza sono richiamate dall'articolo 2 del Regolamento dei Servizi e del Personale della Camera. Il medesimo Regolamento, all'articolo 4, stabilisce che il Comitato per gli affari del personale, sulla base degli indirizzi fissati dall'Ufficio di Presidenza, esamina i problemi dello stato giuridico ed economico dei dipendenti, conduce le relative trattative con le organizzazioni sindacali, sottopone le proposte conclusive alle deliberazioni dell'Ufficio di presidenza;
    con la Deliberazione dell'Ufficio di Presidenza n. 219 del 10 maggio 2017, è stato approvato l'Accordo concernente l'Istituzione del Ruolo unico e lo Statuto unico dei dipendenti del Parlamento, con i relativi documenti allegati. Analoga deliberazione è stata adottata, in pari data, dal Consiglio di Presidenza del Senato della Repubblica;
    l'Accordo concernente il Ruolo unico è volto a disciplinare in maniera unitaria per i due rami del Parlamento il trattamento giuridico ed economico dei dipendenti, nonché il sistema di valutazione e le relazioni sindacali;
    sulla base di tale Accordo, i due Uffici di Presidenza, in tali materie, pur rimanendo formalmente distinti nella fase deliberativa, non lo sono nella fase dell'istruttoria e della negoziazione con le organizzazioni sindacali, con riferimento alle quali si prevede che le Rappresentanze politiche per il personale esistenti presso ciascun ramo del Parlamento di norma operino congiuntamente e che le risultanze della contrattazione siano sottoposte ai due Uffici di Presidenza, per l'approvazione, sulla base di un unico documento sottoscritto dalle parti;
    la necessità di addivenire all'approvazione di un unico documento non solo lede l'autonomia costituzionalmente garantita alla Camera dei deputati, ma potrebbe altresì portare all'impossibilità di decidere nel caso in cui non si riesca ad addivenire ad un accordo di analogo contenuto tra i due rami del Parlamento, ipotesi che potrebbe verificarsi soprattutto nel caso in cui, in futuro, vi fossero maggioranze parlamentari diversificate alla Camera e al Senato;
    ciò potrebbe determinare, a titolo esemplificativo, l'impossibilità di procedere all'indizione di procedure concorsuali, anche nel caso in cui ciò sia necessario per la funzionalità dell'Istituzione parlamentare, con conseguente impossibilità di garantire il buon funzionamento amministrativo, ovvero potrebbe comportare l'impossibilità di procedere a doverose misure di contenimento dei costi mediante revisione delle retribuzioni dei dipendenti, qualora ciò fosse necessario per esigenze di bilancio (che ben possono essere diverse per ciascun ramo del Parlamento);
    l'Accordo approvato in Ufficio di Presidenza differisce rispetto al testo su cui è stato espresso il consenso delle organizzazioni sindacali, in quanto significativamente modificato con riferimento alla maggioranza sindacale necessaria per la sottoscrizione degli accordi, con conseguente illegittimità del medesimo,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità coerentemente con l'articolo 64 della Costituzione e con l'articolo 12 del Regolamento della Camera, di disporre in merito all'abrogazione dell'Accordo concernente l'Istituzione del Ruolo unico e lo Statuto unico dei dipendenti del Parlamento, con i relativi documenti allegati.
9/Doc. VIII, n. 10/39Fraccaro, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    ciascuna Camera è dotata di autonomia costituzionale garantita, tramite i rispettivi Regolamenti, dall'articolo 64 della Costituzione. I Regolamenti assegnano agli organi delle Camere il compito di preservare la funzionalità di ciascuna di esse, nella cornice costituzionale, anche provvedendo alla propria organizzazione in modo autonomo. Ciò presuppone che debbano esistere due Amministrazioni indipendenti che concorrano a supportare l'autonomia di ciascuna Camera, che in assenza sarebbe pregiudicata sotto il profilo funzionale. Pertanto, gli Uffici di presidenza delle Camere non possono legittimamente compiere atti in contraddizione con l'autonomia costituzionale di ciascuna di esse;
    in attuazione dell'articolo 64 della Costituzione, l'articolo 12 del Regolamento della Camera attribuisce alla competenza dell'Ufficio di Presidenza la disciplina dello stato giuridico, il trattamento economico e di quiescenza e la disciplina dei dipendenti della Camera, ivi compresi i doveri relativi al segreto d'ufficio. Le attribuzioni dell'Ufficio di Presidenza sono richiamate dall'articolo 2 del Regolamento dei Servizi e del Personale della Camera. Il medesimo Regolamento, all'articolo 4, stabilisce che il Comitato per gli affari del personale, sulla base degli indirizzi fissati dall'Ufficio di Presidenza, esamina i problemi dello stato giuridico ed economico dei dipendenti, conduce le relative trattative con le organizzazioni sindacali, sottopone le proposte conclusive alle deliberazioni dell'Ufficio di presidenza;
    con la Deliberazione dell'Ufficio di Presidenza n. 219 del 10 maggio 2017, è stato approvato l'Accordo concernente l'Istituzione del Ruolo unico e lo Statuto unico dei dipendenti del Parlamento, con i relativi documenti allegati. Analoga deliberazione è stata adottata, in pari data, dal Consiglio di Presidenza del Senato della Repubblica;
    l'Accordo concernente il Ruolo unico è volto a disciplinare in maniera unitaria per i due rami del Parlamento il trattamento giuridico ed economico dei dipendenti, nonché il sistema di valutazione e le relazioni sindacali;
    sulla base di tale Accordo, i due Uffici di Presidenza, in tali materie, pur rimanendo formalmente distinti nella fase deliberativa, non lo sono nella fase dell'istruttoria e della negoziazione con le organizzazioni sindacali, con riferimento alle quali si prevede che le Rappresentanze politiche per il personale esistenti presso ciascun ramo del Parlamento di norma operino congiuntamente e che le risultanze della contrattazione siano sottoposte ai due Uffici di Presidenza, per l'approvazione, sulla base di un unico documento sottoscritto dalle parti;
    la necessità di addivenire all'approvazione di un unico documento non solo lede l'autonomia costituzionalmente garantita alla Camera dei deputati, ma potrebbe altresì portare all'impossibilità di decidere nel caso in cui non si riesca ad addivenire ad un accordo di analogo contenuto tra i due rami del Parlamento, ipotesi che potrebbe verificarsi soprattutto nel caso in cui, in futuro, vi fossero maggioranze parlamentari diversificate alla Camera e al Senato;
    ciò potrebbe determinare, a titolo esemplificativo, l'impossibilità di procedere all'indizione di procedure concorsuali, anche nel caso in cui ciò sia necessario per la funzionalità dell'Istituzione parlamentare, con conseguente impossibilità di garantire il buon funzionamento amministrativo, ovvero potrebbe comportare l'impossibilità di procedere a doverose misure di contenimento dei costi mediante revisione delle retribuzioni dei dipendenti, qualora ciò fosse necessario per esigenze di bilancio (che ben possono essere diverse per ciascun ramo del Parlamento);
    l'Accordo approvato in Ufficio di Presidenza differisce rispetto al testo su cui è stato espresso il consenso delle organizzazioni sindacali, in quanto significativamente modificato con riferimento alla maggioranza sindacale necessaria per la sottoscrizione degli accordi, con conseguente illegittimità del medesimo,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità coerentemente con l'articolo 64 della Costituzione e con l'articolo 12 del Regolamento della Camera, di disporre in merito all'abrogazione dell'Accordo concernente l'Istituzione del Ruolo unico e lo Statuto unico dei dipendenti del Parlamento, con i relativi documenti allegati o, quanto meno, in merito alla modifica di tale Accordo, di prevedere la possibilità di procedere autonomamente in caso di dissenso tra le due Camere.
9/Doc. VIII, n. 10/40Fraccaro, Luigi Di Maio.


   La Camera,
   premesso che:
    in un momento di complessiva revisione della spesa pubblica, l'Ufficio di Presidenza, con la delibera del 30 settembre 2014, n. 102, ha approvato disposizioni relative allo stato giuridico ed economico dei dipendenti in servizio presso la Camera dei deputati, introducendo misure sui trattamenti retributivi, mediante l'applicazione di un limite massimo, in sintonia con quanto previsto nell'ordinamento esterno;
    gli articoli 23-ter del decreto-legge n. 201 del 2011 e 13, comma 1, del decreto-legge n. 66 del 2014 prevedono, per coloro che a qualsiasi titolo percepiscono emolumenti a carico della finanza pubblica, un limite retributivo di 240 mila euro annui, al lordo degli oneri previdenziali, senza limite di durata,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di applicare anche ai dipendenti della Camera dei deputati il limite retributivo di 240 mila euro annui, al lordo degli oneri previdenziali, senza limite di durata.
9/Doc. VIII, n. 10/41Fraccaro, Luigi Di Maio.


(Inammissibile)

   La Camera,
   premesso che:
    l'assenza dai lavori della Camera comporta una decurtazione della diaria;
    i deputati in missione sono esentati da tale decurtazione;
    tuttavia, se un deputato in missione partecipa ai lavori di una Commissione parlamentare attualmente non decade dalla missione in Assemblea;
    vi è una contraddizione logica tra il fatto che la rilevazione della presenza in commissioni abbia conseguenze sulla diaria e invece non ne abbia ai fini della collocazione in missione,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di introdurre un idoneo ed efficace sistema di trasmissione della rilevazione delle presenze dal Servizio Commissioni al Servizio Assemblea al fine di garantire l'effettiva di rilevazione della presenza, evitando di attribuire la diaria al deputato in missione una volta che si sia palesata la sua presenza in Commissione.
9/Doc. VIII, n. 10/42Crippa.


(Inammissibile)

   La Camera,
   premesso che:
    per le assenze nelle Giunte, nelle Commissioni permanenti e speciali, nel Comitato per la legislazione e nelle Commissioni bicamerali e d'inchiesta, nonché nelle Delegazioni parlamentari presso le Assemblee internazionali, non si procede ad una trattenuta fino ad una presenza del 50 per cento delle sedute del mese;
    si procede ad una trattenuta di 300 euro mensili per un'assenza compresa dal 50 all'80 per cento e infine ad una decurtazione di 500 euro mensili per una percentuale di assenza compresa tra l'80 ed il 100 per cento di assenza;
    la rilevazione delle presenze presso le Giunte, le Commissioni permanenti e il Comitato per la legislazione è effettuata con sistema elettronico, basato sullo stesso meccanismo di riconoscimento delle minuzie utilizzato per le votazioni in Assemblea;
    presso gli altri organi, comprese le Commissioni permanenti che si riuniscono in seduta congiunta con le Commissioni del Senato, la rilevazione avviene mediante registro cartaceo, tenuto a cura della Presidenza ma solo ai fini della ritenuta e non ai fini della determinazione del numero legale;
    ai membri degli Uffici di Presidenza delle Commissioni vengono riconosciute delle indennità il cui ammontare varia a seconda della carica ricoperta;
    in molte occasioni e in numerose Commissioni, è stata rilevata l'assenza di uno o più membri degli Uffici di Presidenza senza che questo abbia determinato alcun tipo di conseguenza nei loro confronti,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di prevedere, nei confronti dei membri degli Uffici di Presidenza delle Commissioni che percepiscono una indennità in virtù della carica ricoperta, meccanismi di riduzione analoghi a quelli previsti per le assenze dalle riunioni degli organi ai quali le cariche si riferiscono, al pari di quelle previste per le assenze della generalità dei deputati nelle Giunte, nelle Commissioni permanenti e speciali, nel Comitato per la legislazione e nelle Commissioni bicamerali e d'inchiesta, nonché nelle Delegazioni parlamentari presso le Assemblee internazionali.
9/Doc. VIII, n. 10/43Crippa.


   La Camera,
   premesso che:
    l'attività posta in essere da un deputato della Repubblica italiana riveste un'importanza rilevante per il grado di responsabilità che essa comporta. Le sorti politiche, istituzionali, economiche e sociali di un Paese sono appese alla lucidità e alla buona amministrazione che ciascun soggetto portatore di interessi collettivi e detentore di posizione di vertice, svolge quotidianamente;
    si avverte, pertanto, l'esigenza di assicurare alla politica ed alla guida del Paese soggetti idonei psichicamente alle nobili e importanti funzioni che un buon politico deve svolgere. L'allarmante consumo di droghe che interessa l'Europa e l'Italia in particolare, deve costituire elemento di preoccupazione e di responsabilità da parte del legislatore;
    il Parlamento è spesso intervenuto sullo spinoso tema del consumo e del traffico delle droghe, cercando di trovare una soluzione al problema attraverso un sistema di norme volto a combattere la diffusione e il consumo di stupefacenti, prevedendo sanzioni anche penalmente rilevanti, nei confronti dei cosiddetti trasgressori. La politica, però, come al solito, predica bene e razzola male;
    recentemente un'inchiesta del giornalista Thomas Mackinson, pubblicata nel maggio scorso sul mensile FQ Millennium, dal titolo «La Camera se la tira», ha documentato la presenza di tracce di cocaina nel bagno del Parlamento adiacente l'Aula in un giorno di ordinaria votazione. Il portavoce della Presidente della Camera si è limitato a precisare che l'accesso ai bagni di Montecitorio non è riservato esclusivamente ai deputati: circostanza senz'altro vera, ma scaricare la colpa su presunti esterni non mette al riparo la terza istituzione dello Stato dal danno di credibilità e di onorabilità recato dal consumo di droghe pesanti al proprio interno. Infatti rimane un fatto grave che in un Parlamento sorvegliato dalle forze dell'ordine, con addirittura piantoni agli ingressi, riescano ad entrare sostanze stupefacenti. Sarebbe bastato approvare gli ordini del giorno di contenuto analogo al presente, presentati al bilancio interno della Camera nel 2015 e nel 2016, per evitare ogni incidente critico. Non è accettabile continuare ad offrire ai cittadini il quadro di un Parlamento con oltre la metà dei deputati che si oppongono a questo genere di controlli, peraltro già ampiamente previsti dalla legge per numerose categorie professionali;
    le sostanze psicoattive modificano le condizioni psichiche del soggetto e ne alterano l'equilibrio psico-fisico. Le sostanze stimolanti come la cocaina conducono a delirio di persecuzione, allucinazioni, distacco dalla realtà, senso di onnipotenza, eccitazione, iperattività, attacchi di collera, pensiero incoerente e riduzione della capacità di autocritica, egocentrismo;
    esiste già nel nostro sistema legislativo una norma disciplinata dall'articolo 125 del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990 che, in nome della sicurezza sul lavoro, impone a particolari categorie di lavoratori (autisti, camionisti, addetti ai trasporti interni alle aziende, conducenti di treni, piloti, forze armate e di polizia), interessate allo svolgimento di attività pericolose e sensibili, l'obbligo di essere sottoposte al drug test all'assunzione e altri in forma periodica e a sorpresa, allo scopo di salvaguardare la salute stessa dei lavoratori e della collettività che usufruisce dell'attività posta in essere dai medesimi;
    risulta alquanto discutibile che i deputati della Repubblica che dovrebbero dare il buon esempio rivestendo un ruolo di primaria importanza e responsabilità, le cui decisioni impattano in modo rilevante sulla collettività, facciano uso di droghe pesanti nell'esercizio delle loro funzioni. Gli stessi, in quanto cittadini, dovrebbero essere destinatari dei medesimi provvedimenti riservati alla gente «comune», non essendo più concepibile un trattamento preferenziale, soprattutto in considerazione della grande importanza sociale che assume il ruolo di parlamentare e dell'imprescindibile legame che unisce lo sviluppo di un Paese ad una sana politica;
    i parlamentari, tra l'altro, godendo dell'immunità, non possono essere sottoposti a controlli da parte dei cani antidroga;
    sarebbe invece assolutamente opportuno, per le ragioni spiegate, prevedere un sistema di controlli – dai costi assolutamente sostenibili, e da imputare a carico dei singoli deputati – volti a verificare attraverso i cosiddetti drug test, quali tra i parlamentari facciano uso di droghe pesanti;
    l'adozione di tale forma di controlli avrebbe un costo zero per il Bilancio della Camera, e sarebbe ad esclusivo onere del deputato, i risultati di controlli potrebbero essere pubblicati sulla scheda personale dei singoli deputati, sul sito della Camera, a garanzia del rapporto di trasparenza con i cittadini elettori,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori:

   ad adottare provvedimenti, senza maggiori oneri per l'Amministrazione, volti a rendere ammissibili e obbligatori i controlli per verificare l'uso di droghe pesanti tra i parlamentari, attraverso l'utilizzo di specifici kit antidroghe da sottoporre a totale carico economico degli esaminati, pubblicando i risultati sul sito della Camera, a garanzia del rapporto di trasparenza con i cittadini elettori;
   a compiere periodicamente nei locali della Camera verifiche ambientali, in particolare nei luoghi di possibile assunzione (bagni), pubblicando sul sito della Camera le risultanze sotto forma di dati aggregati;
   a consentire periodicamente controlli con cani antidroga innanzi gli accessi ai locali della Camera e all'interno degli stessi, previo accordo con i parlamentari che dovranno rinunciare momentaneamente all'immunità per le ispezioni specifiche.
9/Doc. VIII, n. 10/44Ciprini.


   La Camera,
   premesso che:
    l'attività posta in essere da una deputata e da un deputato della Repubblica Italiana riveste un'importanza rilevante per la responsabilità che essa comporta;
    le deputate e i deputati hanno il dovere di partecipare all'attività parlamentare con diligenza ed attivamente;
    è altrettanto rilevante tutelare il diritto/dovere alla genitorialità e di potersi prendere cura del neonato soprattutto nei primi mesi dalla nascita: in questa legislatura, infatti, sono numerose le neo-madri e i neo-padri che ricoprono il ruolo di parlamentari;
    d'altronde questo è il Parlamento più giovane della storia d'Italia e un deputato su tre è donna: in particolare alla Camera il 32 per cento sono parlamentari donne e l'età media è di 45 anni;
    ma ancora oggi nel Parlamento italiano non è consentito alle Parlamentari allattare in Aula i propri figli, il cui accesso rimane interdetto, mentre recentemente ha fatto il giro del mondo l'immagine della parlamentare Larissa Waters che allattava la figlioletta nell'Aula del Parlamento australiano, che si è dotato di regolamenti per permettere alle neo-mamme di allattare in Aula durante i lavori parlamentari;
    la questione della conciliazione genitorialità-lavori parlamentari era già stata presa in carico dall'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati, che dal 15 giugno 2015 ha messo a disposizione delle deputate e dei deputati uno «Spazio Bimbi» per l'accudimento dei figli di età compresa tra 0 e 6 anni, a patto che siano «costantemente accompagnati da un genitore o da una persona delegata», con una presenza massima di 20 persone;
    si ritiene, tuttavia, la misura limitata nella sua portata, anche perché non contemplata per la prole del personale dipendente, e non sufficiente a fungere da esempio per innescare nel Paese il tanto agognato cambiamento culturale nei confronti, in particolare, del rapporto dicotomico maternità-lavoro. Le statistiche ISTAT parlano chiaro: a due anni dalla nascita del figlio il 22 per cento delle donne non rientra al lavoro, soprattutto per la difficoltà di conciliare impegni lavorativi con quelli familiari, mentre il 42 per cento delle donne che continuano a lavorare lamentano difficoltà di conciliazione per la mancanza di una rete adeguata di servizi territoriali;
    si ritiene pertanto che la Camera dei deputati debba fungere da modello anche per altre realtà lavorative e aziendali del Paese per infrangere il tabù – quantomeno – dell'accudimento dei neonati nei luoghi di lavoro, adottando azioni simili a quelle assunte, ad esempio, dal Parlamento australiano, azioni destinate ad essere più efficaci di una qualsiasi campagna di sensibilizzazione, anche alla luce degli sconfortanti indici di denatalità che affliggono il nostro Paese,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di:

   consentire l'ingresso nell'Aula e nelle Commissioni dei neonati, per essere allattati e accuditi dai genitori durante l'esercizio delle loro funzioni di parlamentari;
   attrezzare i bagni della Camera dei deputati con strumenti di nursery/fasciatoio.
9/Doc. VIII, n. 10/45Ciprini, Galgano.


   La Camera,
   premesso che:
    l'attività posta in essere da una deputata e da un deputato della Repubblica Italiana riveste un'importanza rilevante per la responsabilità che essa comporta;
    le deputate e i deputati hanno il dovere di partecipare all'attività parlamentare con diligenza ed attivamente;
    è altrettanto rilevante tutelare il diritto/dovere alla genitorialità e di potersi prendere cura del neonato soprattutto nei primi mesi dalla nascita: in questa legislatura, infatti, sono numerose le neo-madri e i neo-padri che ricoprono il ruolo di parlamentari;
    d'altronde questo è il Parlamento più giovane della storia d'Italia e un deputato su tre è donna: in particolare alla Camera il 32 per cento sono parlamentari donne e l'età media è di 45 anni;
    ma ancora oggi nel Parlamento italiano non è consentito alle Parlamentari allattare in Aula i propri figli, il cui accesso rimane interdetto, mentre recentemente ha fatto il giro del mondo l'immagine della parlamentare Larissa Waters che allattava la figlioletta nell'Aula del Parlamento australiano, che si è dotato di regolamenti per permettere alle neo-mamme di allattare in Aula durante i lavori parlamentari;
    la questione della conciliazione genitorialità-lavori parlamentari era già stata presa in carico dall'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati, che dal 15 giugno 2015 ha messo a disposizione delle deputate e dei deputati uno «Spazio Bimbi» per l'accudimento dei figli di età compresa tra 0 e 6 anni, a patto che siano «costantemente accompagnati da un genitore o da una persona delegata», con una presenza massima di 20 persone;
    si ritiene, tuttavia, la misura limitata nella sua portata, anche perché non contemplata per la prole del personale dipendente, e non sufficiente a fungere da esempio per innescare nel Paese il tanto agognato cambiamento culturale nei confronti, in particolare, del rapporto dicotomico maternità-lavoro. Le statistiche ISTAT parlano chiaro: a due anni dalla nascita del figlio il 22 per cento delle donne non rientra al lavoro, soprattutto per la difficoltà di conciliare impegni lavorativi con quelli familiari, mentre il 42 per cento delle donne che continuano a lavorare lamentano difficoltà di conciliazione per la mancanza di una rete adeguata di servizi territoriali;
    si ritiene pertanto che la Camera dei deputati debba fungere da modello anche per altre realtà lavorative e aziendali del Paese per infrangere il tabù – quantomeno – dell'accudimento dei neonati nei luoghi di lavoro, adottando azioni simili a quelle assunte, ad esempio, dal Parlamento australiano, azioni destinate ad essere più efficaci di una qualsiasi campagna di sensibilizzazione, anche alla luce degli sconfortanti indici di denatalità che affliggono il nostro Paese,

invita, nell'ambito delle rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di verificare i presupposti e le condizioni per consentire e facilitare l'accudimento dei neonati da parte dei deputati genitori durante l'esercizio delle funzioni connesse al mandato parlamentare, anche sulla base di uno studio in ordine alla disciplina vigente in materia presso i principali Parlamenti europei e tenendo conto delle problematiche di tipo ambientale.
9/Doc. VIII, n. 10/45. (Testo modificato nel corso della seduta) Ciprini, Galgano.


   La Camera,
   premesso che:
    il lavoro dei deputati richiede un'attività di supporto, assistenza e collaborazione qualificata e di alto livello da parte di figure professionali, comunemente note come collaboratori parlamentari;
    le somme in favore dei collaboratori parlamentari sono, di fatto, ricomprese nelle dotazioni dei rimborsi delle spese per l'esercizio del mandato assegnate al singolo deputato;
    con riguardo alla figura dei collaboratori parlamentari, nel corso della riunione dell'Ufficio di presidenza del 30 gennaio 2012 «è emersa la necessità di un apposito intervento legislativo» che ad oggi, dopo oltre cinque anni, non è stato attuato;
    nelle more di tale intervento legislativo gli organi preposti hanno ritenuto necessario adottare un regime transitorio al fine di assicurare al deputato un idoneo supporto per lo svolgimento del suo lavoro, con l'obiettivo al tempo stesso di garantire trasparenza e chiarezza;
    tuttavia la mancanza di una chiara e definita disciplina relativa alla figura professionale e al rapporto di lavoro tra deputati e collaboratori parlamentari rischia di intaccare seriamente la certezza dei diritti e delle tutele previsti dalla legislazione vigente in materia di lavoro;
    un intervento regolamentare potrebbe risolvere le problematiche relative alla figura del collaboratore parlamentare, adeguando l'attuale disciplina a quella adottata dal Parlamento europeo,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di prevedere che i collaboratori parlamentari siano pagati direttamente dall'amministrazione della Camera dei deputati, a fronte di regolare contratto di lavoro, previa trattenuta di pari importo dal rimborso delle spese per l'esercizio del mandato parlamentare.
9/Doc. VIII, n. 10/46Lombardi, Luigi Di Maio, Fraccaro.


   La Camera,
   premesso che:
    la Strategia Energetica Nazionale presentata recentemente al Parlamento dal Ministro dello sviluppo economico si fonda su tre pilastri uno dei quali è l'uso diffuso delle fonti rinnovabili nel parco auto urbano sia pubblico che privato;
    la necessità di dotare le pubbliche amministrazioni di veicoli di servizio elettrici si giustifica dal punto di vista economico che da quello ecologico ed etico,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità, in previsione del rinnovo dei contratti del parco macchine in uso alla Camera, di prevedere l'utilizzo di veicoli ad alimentazione ibrida e/o elettrica, in relazione alle esigenze della Camera stessa.
9/Doc. VIII, n. 10/47Mannino, Rizzetto.


   La Camera,
   premesso che:
    la Strategia Energetica Nazionale presentata recentemente al Parlamento dal Ministro dello sviluppo economico si fonda su tre pilastri uno dei quali è l'uso diffuso delle fonti rinnovabili nel parco auto urbano sia pubblico che privato;
    la necessità di dotare le pubbliche amministrazioni di veicoli di servizio elettrici si giustifica dal punto di vista economico che da quello ecologico ed etico,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare, anche ad esito della sperimentazione già programmata, la possibilità di aumentare il numero di autovetture elettriche riducendo il numero di quelle ad alimentazione tradizionale.
9/Doc. VIII, n. 10/47. (Testo modificato nel corso della seduta) Mannino, Rizzetto.


   La Camera,
   premesso che:
    nel mese di giugno del 2015 l'Amministrazione della Camera, intercettando un'esigenza nuova, ha individuato e reso fruibile uno spazio dedicato ai figli dei parlamentari (Spazio Bimbi). Al di là dell'apprezzabile sforzo le condizioni di utilizzo di tale spazio non consentono uno sfruttamento pieno malgrado l'ampio investimento in termini di spazio, allestimento e risorse,

invita il Collegio dei Questori

a valutare, con tutte le componenti presenti quali l'Ufficio di Presidenza, i Gruppi Parlamentari, l'Amministrazione, il Comitato pari opportunità le modalità per garantire un utilizzo più efficiente degli spazi.
9/Doc. VIII, n. 10/48Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    il bilancio di genere (gender budgeting) è un'analisi di impatto con ottica di genere delle politiche pubbliche. Effettua una valutazione dell'impatto sul genere delle politiche di bilancio, integrando la prospettiva di genere in tutti i passi della procedura di bilancio, mirando a modificare entrate e spese per eliminare le disparità presenti. Tale analisi si fonda sull'idea gli intervenire sulla decisione relativa ai bilanci pubblici, dal momento che entrate e spese non possono considerarsi totalmente neutrali in termini di genere e che il bilancio rappresenta l'ambito nel quale si delinea il modello di sviluppo socio-economico, si stabiliscono i criteri di ridistribuzione del reddito e si indicano le priorità politiche;
    la Ragioneria Generale dello Stato (RGS) recentemente ha pubblicato sul proprio sito due documenti – un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri e una circolare – che segnano l'avvio della sperimentazione sul bilancio di genere, introdotta nell'ordinamento con la riforma della struttura del bilancio dello Stato nel 2016. In particolare, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri fornisce alcune indicazioni generali per l'avvio della sperimentazione – sul consuntivo 2016 e con riferimento alle sole Amministrazioni centrali dello Stato, incluse le loro articolazioni periferiche, e la Presidenza del Consiglio dei ministri – dell’«adozione di un bilancio di genere per la valutazione del diverso impatto delle politiche di bilancio su uomini e donne, in termini di denaro, servizi, tempo e lavoro non retribuito». La Circolare contiene le linee guida e gli schemi necessari alle Amministrazioni centrali e alla Presidenza del Consiglio per attuare la sperimentazione del bilancio di genere,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di adottare ogni iniziativa di sua competenza volta a favorire il recepimento degli indirizzi contenuti nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri e della Circolare nell'ordinamento della Camera dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 10/49Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    il bilancio di genere (gender budgeting) è un'analisi di impatto con ottica di genere delle politiche pubbliche. Effettua una valutazione dell'impatto sul genere delle politiche di bilancio, integrando la prospettiva di genere in tutti i passi della procedura di bilancio, mirando a modificare entrate e spese per eliminare le disparità presenti. Tale analisi si fonda sull'idea gli intervenire sulla decisione relativa ai bilanci pubblici, dal momento che entrate e spese non possono considerarsi totalmente neutrali in termini di genere e che il bilancio rappresenta l'ambito nel quale si delinea il modello di sviluppo socio-economico, si stabiliscono i criteri di ridistribuzione del reddito e si indicano le priorità politiche;
    la Ragioneria Generale dello Stato (RGS) recentemente ha pubblicato sul proprio sito due documenti – un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri e una circolare – che segnano l'avvio della sperimentazione sul bilancio di genere, introdotta nell'ordinamento con la riforma della struttura del bilancio dello Stato nel 2016. In particolare, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri fornisce alcune indicazioni generali per l'avvio della sperimentazione – sul consuntivo 2016 e con riferimento alle sole Amministrazioni centrali dello Stato, incluse le loro articolazioni periferiche, e la Presidenza del Consiglio dei ministri – dell’«adozione di un bilancio di genere per la valutazione del diverso impatto delle politiche di bilancio su uomini e donne, in termini di denaro, servizi, tempo e lavoro non retribuito». La Circolare contiene le linee guida e gli schemi necessari alle Amministrazioni centrali e alla Presidenza del Consiglio per attuare la sperimentazione del bilancio di genere,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di illustrare nella relazione al conto consuntivo della Camera le spese che possono essere riferibili alle categorie delle «spese sensibili» o delle spese dirette a ridurre le diseguaglianze di genere.
9/Doc. VIII, n. 10/49. (Testo modificato nel corso della seduta) Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    dall'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile adottata il 25 settembre 2015 dall'Assemblea Generale dell'ONU è emerso che lo sviluppo sostenibile richiede l'adozione di una logica integrata delle diverse dimensioni dello sviluppo: economica, sociale, ambientale e istituzionale. Tale Agenda identifica le direttrici dello sviluppo sostenibile per i prossimi quindici anni e si articola in diciassette obiettivi (Sustainable development goals – SDGs) ; obiettivo n. 5 è l'eguaglianza di genere la cui declinazione (5.5) punta a garantire piena ed effettiva partecipazione femminile e pari opportunità di leadership ad ogni livello decisionale in ambito politico, economico e della vita pubblica; l'intero impianto dell'Agenda ruota intorno al principio dell'interattività e della collaborazione dunque su strategie non settoriali;
    coerentemente con i « goals» dell'Agenda, l'Italia è il primo Paese dell'Unione europea e del G7 a inserire il benessere nella programmazione economica;
    considerato che l'ultima Relazione disponibile sullo stato dell'amministrazione della Camera, non reca tracce né del « gender budgeting» e neppure fa riferimento all'agenda del 2030,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di adottare all'interno dell'Amministrazione una sperimentazione tale da produrre una prospettiva sistemica coerente con quanto sottoscritto dal nostro Paese all'Assemblea Generale dell'ONU sull'Agenda 2030.
9/Doc. VIII, n. 10/50Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    dall'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile adottata il 25 settembre 2015 dall'Assemblea Generale dell'ONU è emerso che lo sviluppo sostenibile richiede l'adozione di una logica integrata delle diverse dimensioni dello sviluppo: economica, sociale, ambientale e istituzionale. Tale Agenda identifica le direttrici dello sviluppo sostenibile per i prossimi quindici anni e si articola in diciassette obiettivi (Sustainable development goals – SDGs) ; obiettivo n. 5 è l'eguaglianza di genere la cui declinazione (5.5) punta a garantire piena ed effettiva partecipazione femminile e pari opportunità di leadership ad ogni livello decisionale in ambito politico, economico e della vita pubblica; l'intero impianto dell'Agenda ruota intorno al principio dell'interattività e della collaborazione dunque su strategie non settoriali;
    coerentemente con i « goals» dell'Agenda, l'Italia è il primo Paese dell'Unione europea e del G7 a inserire il benessere nella programmazione economica;
    considerato che l'ultima Relazione disponibile sullo stato dell'amministrazione della Camera, non reca tracce né del « gender budgeting» e neppure fa riferimento all'agenda del 2030,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di implementare le risorse necessarie per le attività formative indicate nella delibera dell'Ufficio di Presidenza del 4 luglio 2017, volte a diffondere presso tutto il personale della Camera dei deputati la cultura di genere e a valorizzare la professionalità femminile e l’empowerment delle dipendenti, realizzando in particolare iniziative formative ad hoc per la dirigenza e i titolari di incarichi di coordinamento in materia di benessere organizzativo e di diversity management.
9/Doc. VIII, n. 10/50. (Testo modificato nel corso della seduta) Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    sono tuttora svolte numerose attività amministrative su supporto cartaceo determinando un allungamento dei tempi dei procedimenti e ingenti spese per la conservazione dei documenti;
    pur in presenza di una notevole spesa informatica, sono ancora numerose le attività non digitalizzate, specie nel settore amministrativo;
    la spesa per l'acquisto di carta e cancelleria ammonta ad oltre 500 mila euro annui;
    la spesa che la Camera sostiene per la locazione del deposito presso Castelnuovo di Porto supera 1 milione di euro l'anno;
    la spesa informatica ha raggiunto l'importo di 7 milioni di euro oltre i 3 milioni di euro per quella relativa alle manutenzioni;
    il ricorso alla digitalizzazione dei documenti e dei procedimenti determinerebbe un forte risparmio per il bilancio dell'Istituzione,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori:

   ad adottare sistemi informatizzati di gestione documentale sia per il settore legislativo sia per il settore amministrativo;
   a dematerializzare gli atti di natura contabile (collaudi e certificati) mediante l'adozione degli stessi per mezzo dell'attuale sistema informativo contabile;
   a promuovere l'archiviazione sostitutiva digitale, superando il modello di archiviazione fisica presso il magazzino di Castelnuovo di Porto.
9/Doc. VIII, n. 10/51Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    sono tuttora svolte numerose attività amministrative su supporto cartaceo determinando un allungamento dei tempi dei procedimenti e ingenti spese per la conservazione dei documenti;
    pur in presenza di una notevole spesa informatica, sono ancora numerose le attività non digitalizzate, specie nel settore amministrativo;
    la spesa per l'acquisto di carta e cancelleria ammonta ad oltre 500 mila euro annui;
    la spesa che la Camera sostiene per la locazione del deposito presso Castelnuovo di Porto supera 1 milione di euro l'anno;
    la spesa informatica ha raggiunto l'importo di 7 milioni di euro oltre i 3 milioni di euro per quella relativa alle manutenzioni;
    il ricorso alla digitalizzazione dei documenti e dei procedimenti determinerebbe un forte risparmio per il bilancio dell'Istituzione,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di proseguire nelle iniziative volte alla digitalizzazione dei processi di lavoro basate su sistemi di gestione documentale, sia nel settore legislativo sia in quello amministrativo, con particolare riguardo alla gestione delle procedure di spesa, anche al fine di ridurre l'onere discendente dalla conservazione dei supporti cartacei.
9/Doc. VIII, n. 10/51. (Testo modificato nel corso della seduta) Mannino.


   La Camera,
   premesso che:
    nel Palazzo di Montecitorio sono presenti numerose stampanti collegate a computer, disponibili ai parlamentari;
    alcune stampanti non sono abilitate alla stampa automatica fronte-retro e quelle che lo sono, sono dotate di una modalità che non avviene in automatico perché è necessario estrarre i fogli stampati su una facciata e reintrodurli rovesciati per procedere alla stampa sull'altro lato;
    alcune stampanti prevedono la modalità di stampa fonte retro ma essa viene raramente utilizzata in quanto occorre impostarla nel software di gestione;
    non tutti i deputati hanno le competenze informatiche o semplicemente la volontà per procedere alla stampa fronte retro in tali circostanze;
    la stampa di documenti in modalità fronte retro potrebbe avvenire in maniera completamente automatica con macchine opportune e con un'apposita configurazione software,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a prevedere che gli uffici siano dotati solo ed esclusivamente di stampanti abilitate alla stampa fronte retro, impostando nel software di gestione della stampante la modalità di stampa fronte/retro come predefinita.
9/Doc. VIII, n. 10/52Segoni, Artini, Baldassarre, Bechis, Turco.


   La Camera,
   premesso che:
    nel Palazzo di Montecitorio sono presenti numerose stampanti collegate a computer, disponibili ai parlamentari;
    alcune stampanti non sono abilitate alla stampa automatica fronte-retro e quelle che lo sono, sono dotate di una modalità che non avviene in automatico perché è necessario estrarre i fogli stampati su una facciata e reintrodurli rovesciati per procedere alla stampa sull'altro lato;
    alcune stampanti prevedono la modalità di stampa fonte retro ma essa viene raramente utilizzata in quanto occorre impostarla nel software di gestione;
    non tutti i deputati hanno le competenze informatiche o semplicemente la volontà per procedere alla stampa fronte retro in tali circostanze;
    la stampa di documenti in modalità fronte retro potrebbe avvenire in maniera completamente automatica con macchine opportune e con un'apposita configurazione software,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di installare presso le sedi della Camera esclusivamente stampanti abilitate alla stampa fronte-retro e di invitare tutti gli utenti ad impostare la modalità di stampa fronte-retro come modalità predefinita.
9/Doc. VIII, n. 10/52. (Testo modificato nel corso della seduta) Segoni, Artini, Baldassarre, Bechis, Turco.


   La Camera,
   premesso che:
    nel Palazzo di Montecitorio sono presenti numerose stampanti collegate a computer;
    la stampa di qualsiasi genere di documento è gratuita per ogni deputato,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a introdurre dei dispositivi hardware o software tramite i quali conteggiare le stampe effettuate da ogni singolo deputato con lo scopo di trattenere dalla busta paga dei deputati un contributo per le stampe effettuate.
9/Doc. VIII, n. 10/53Bechis, Artini, Baldassarre, Segoni, Turco.


   La Camera,
   premesso che:
    le compagnie ferroviarie, con cui la Camera dei deputati ha stipulato apposite convenzioni, offrono particolari condizioni di sconto sulla biglietteria nazionale;
    i deputati hanno la possibilità di munirsi di titoli di viaggio a pagamento differito sia in largo anticipo che all'ultimo momento, anche tramite servizi telefonici o informatici delle compagnie ferroviarie o dell'agenzia di viaggi che serve la Camera dei deputati;
    l'emissione del biglietto ferroviario direttamente sul treno, nonostante risulti spesso più comodo per i deputati, comporta il pagamento di un sovrapprezzo che incide sul bilancio della Camera;

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare la possibilità di intraprendere iniziative atte a fare in modo che il sovraprezzo per emissione di biglietti ferroviari direttamente a bordo treno sia totalmente o parzialmente messo a carico del deputato, e che il pagamento differito sostenuto dalla Camera dei deputati riguardi esclusivamente il costo del titolo di viaggio.
9/Doc. VIII, n. 10/54Turco, Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni.


   La Camera,
   premesso che:
    le compagnie ferroviarie, con cui la Camera dei deputati ha stipulato apposite convenzioni, offrono particolari condizioni di sconto sulla biglietteria nazionale;
    i deputati hanno la possibilità di munirsi di titoli di viaggio a pagamento differito sia in largo anticipo che all'ultimo momento, anche tramite servizi telefonici o informatici delle compagnie ferroviarie o dell'agenzia di viaggi che serve la Camera dei deputati;
    l'emissione del biglietto ferroviario direttamente sul treno, nonostante risulti spesso più comodo per i deputati, comporta il pagamento di un sovrapprezzo che incide sul bilancio della Camera;

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di ulteriori forme di razionalizzazione al fine di ridurre l'impatto finanziario a carico della Camera del costo aggiuntivo derivante dall'emissione dei biglietti ferroviari direttamente a bordo treno.
9/Doc. VIII, n. 10/54. (Testo modificato nel corso della seduta) Turco, Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni.


   La Camera,
   premesso che:
    il progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno 2016 prevede la somma di 205,2 milioni di euro per la spesa per gli emolumenti dei dipendenti;
    le decisioni più rilevanti per l'amministrazione della Camera e quindi più incisive sul bilancio vengono prese in Ufficio di Presidenza,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a prevedere che sia introdotto stabilmente un tetto agli stipendi dei dipendenti pari a 240.000 euro annui, al lordo delle indennità.
9/Doc. VIII, n. 10/55Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.


(Inammissibile)

   La Camera,
   premesso che:
    il progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno 2017 prevede la somma di 135.000 milioni di euro per la spesa per gli emolumenti dei deputati;
    le decisioni più rilevanti per l'amministrazione della Camera e quindi più incisive sul bilancio vengono prese in Ufficio di Presidenza,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei questori

a prevedere che, come per i dipendenti, anche per i deputati sia previsto un tetto massimo degli stipendi pari a 240.000 euro annui, al lordo delle indennità, anche per gli anni successivi al 31 dicembre 2017.
9/Doc. VIII, n. 10/56Baldassarre, Artini, Bechis, Segoni, Turco.


   La Camera,
   premesso che:
    nonostante il significativo processo di riduzione e razionalizzazione delle spesa della Camera dei Deputati che ha portato ad una spesa complessiva per il 2017 pari a 950,4 milioni di euro (- 1,59 per cento rispetto al 2016), è indispensabile quanto improcrastinabile ridurre ulteriormente i costi della politica, tra i quali quelli per il suo funzionamento;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2017 in percentuale sul totale di 1.030.494.571 euro incide per il 20,11 per cento il personale (207.183.000), per il 25,78 per cento le pensioni del personale (265.710.000), per il 12,94 per cento i vitalizi per gli ex deputati (133.300.000) per il 12,65 per cento le indennità dei deputati in carica (130.365.000), per il 3,07 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.600.000), per il 2,97 per cento le imposte e tasse (30.635.000), per il 2,44 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (25.155.000), per l'1,78 per cento l'informatica (18.300.000), per l'1,16 per cento i trasporti (11.915.000), per l'1,22 per cento i servizi di informazione (12.525.000), per lo 0,62 per cento i servizi di pulizia (6.440.000), per lo 0,67 per cento le utenze (6.880.000), per lo 0,50 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.190.000), per lo 0,22 per cento gli altri servizi (2.275.000), per lo 0,23 per cento in locazioni e servizi accessori (2.370.000), per lo 0,28 per cento i servizi di facchinaggio (2.885.000), per lo 0,21 per cento i servizi di ristorazione (2.150.000), per lo 0,33 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (3.405.000), per lo 0,27 per cento le altre spese (2.750.000), per lo 0,09 per cento le assicurazioni (975.000), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (785.000), per lo 0,08 per cento gli studi e ricerche (776.571);
    l'incidenza percentuale sul totale della spesa voci di spesa è per il 38,72 per cento in previdenza, il 26,30 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, il 8,97 per cento nell'amministrazione, il 6,49 per cento nelle spese generali, il 4,89 per cento in custodia, mantenimento e valorizzazione delle sedi, il 2,94 per cento nella documentazione, il 1,70 per cento per le attività per le relazioni esterne, il 0,87 per cento per le attività internazionali;
    in virtù del principio di autonomia degli organi costituzionali l'attività amministrativa della Camera dei deputati è completamente sottratta agli ordinari controlli esterni a cui sono sottoposte le pubbliche amministrazioni;
    al fine di rafforzare la funzione di controllo, anche sulla scorta delle migliori esperienze straniere, con l'introduzione di uno specifico ruolo dell'Assemblea della Camera ora ridotta a semplice notaio;
    ad esempio, il Regolamento dell'Assemblea nazionale francese, all'articolo 16, comma 2, prevede che in ciascun anno della legislatura, tranne quello che precede lo scioglimento dell'Assemblea, all'inizio della sessione ordinaria l'Assemblea elegga una Commissione speciale di quindici membri, presieduta da un deputato d'opposizione, incaricata di «verificare ed appurare» i conti;
    né i Questori, né alcun altro membro dell'Ufficio di Presidenza possono far parte di tale Commissione;
    per realizzare il più volte annunciato «impegno a fare di Montecitorio la casa della buona politica» della Presidente della Camera e realizzare quei «tagli dei costi e maggiore trasparenza: la riforma dell'amministrazione della Camera va avanti con credibilità» tanto auspicati;
    considerato l'ordine del giorno 9/DOC: VIII, n. 8/4 Caparini,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di elaborare un progetto volto all'ulteriore rafforzamento della funzione di controllo amministrativo interno.
9/Doc. VIII, n. 10/57Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    nonostante il significativo processo di riduzione e razionalizzazione delle spesa della Camera dei Deputati che ha portato ad una spesa complessiva per il 2017 pari a 950,4 milioni di euro (- 1,59 per cento rispetto al 2016), è indispensabile quanto improcrastinabile ridurre ulteriormente i costi della politica, tra i quali quelli per il suo funzionamento;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2017 in percentuale sul totale di 1.030.494.571 euro incide per il 20,11 per cento il personale (207.183.000), per il 25,78 per cento le pensioni del personale (265.710.000), per il 12,94 per cento i vitalizi per gli ex deputati (133.300.000) per il 12,65 per cento le indennità dei deputati in carica (130.365.000), per il 3,07 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.600.000), per il 2,97 per cento le imposte e tasse (30.635.000), per il 2,44 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (25.155.000), per l'1,78 per cento l'informatica (18.300.000), per l'1,16 per cento i trasporti (11.915.000), per l'1,22 per cento i servizi di informazione (12.525.000), per lo 0,62 per cento i servizi di pulizia (6.440.000), per lo 0,67 per cento le utenze (6.880.000), per lo 0,50 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.190.000), per lo 0,22 per cento gli altri servizi (2.275.000), per lo 0,23 per cento in locazioni e servizi accessori (2.370.000), per lo 0,28 per cento i servizi di facchinaggio (2.885.000), per lo 0,21 per cento i servizi di ristorazione (2.150.000), per lo 0,33 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (3.405.000), per lo 0,27 per cento le altre spese (2.750.000), per lo 0,09 per cento le assicurazioni (975.000), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (785.000), per lo 0,08 per cento gli studi e ricerche (776.571);
    l'incidenza percentuale sul totale della spesa voci di spesa è per il 38,72 per cento in previdenza, il 26,30 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, il 8,97 per cento nell'amministrazione, il 6,49 per cento nelle spese generali, il 4,89 per cento in custodia, mantenimento e valorizzazione delle sedi, il 2,94 per cento nella documentazione, l'1,70 per cento per le attività per le relazioni esterne, lo 0,87 per cento per le attività internazionali;
    l'Amministrazione sta facendo fronte all'esigenza di razionalizzazione amministrativa aggiornando le procedure di lavoro e l'assetto organizzativo al fine di evitare sovrapposizioni di attività fra le diverse strutture e di conseguire ogni possibile sinergia operativa;
    nonostante ciò i servizi e gli uffici della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica continuano spesso a svolgere mansioni e funzioni ridondanti;
    considerato l'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 6/118. Caparini,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di procedere senza indugio alcuno all'accorpamento, alla razionalizzazione e alla riorganizzazione delle strutture amministrative, alla luce di compiti e funzioni ridondanti, al fine di adottare una gestione ispirata a criteri di maggiore efficienza, efficacia ed economicità.
9/Doc. VIII, n. 10/58Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    nonostante il significativo processo di riduzione e razionalizzazione delle spesa della Camera dei Deputati che ha portato ad una spesa complessiva per il 2017 pari a 950,4 milioni di euro (- 1,59 per cento rispetto al 2016), è indispensabile quanto improcrastinabile ridurre ulteriormente i costi della politica, tra i quali quelli per il suo funzionamento;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2017 in percentuale sul totale di 1.030.494.571 euro incide per il 20,11 per cento il personale (207.183.000), per il 25,78 per cento le pensioni del personale (265.710.000), per il 12,94 per cento i vitalizi per gli ex deputati (133.300.000) per il 12,65 per cento le indennità dei deputati in carica (130.365.000), per il 3,07 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.600.000), per il 2,97 per cento le imposte e tasse (30.635.000), per il 2,44 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (25.155.000), per l'1,78 per cento l'informatica (18.300.000), per l'1,16 per cento i trasporti (11.915.000), per l'1,22 per cento i servizi di informazione (12.525.000), per lo 0,62 per cento i servizi di pulizia (6.440.000), per lo 0,67 per cento le utenze (6.880.000), per lo 0,50 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.190.000), per lo 0,22 per cento gli altri servizi (2.275.000), per lo 0,23 per cento in locazioni e servizi accessori (2.370.000), per lo 0,28 per cento i servizi di facchinaggio (2.885.000), per lo 0,21 per cento i servizi di ristorazione (2.150.000), per lo 0,33 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (3.405.000), per lo 0,27 per cento le altre spese (2.750.000), per lo 0,09 per cento le assicurazioni (975.000), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (785.000), per lo 0,08 per cento gli studi e ricerche (776.571);
    l'incidenza percentuale sul totale della spesa voci di spesa è per il 38,72 per cento in previdenza, il 26,30 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, il 8,97 per cento nell'amministrazione, il 6,49 per cento nelle spese generali, il 4,89 per cento in custodia, mantenimento e valorizzazione delle sedi, il 2,94 per cento nella documentazione, l'1,70 per cento per le attività per le relazioni esterne, lo 0,87 per cento per le attività internazionali;
    l'Amministrazione sta facendo fronte all'esigenza di razionalizzazione amministrativa aggiornando le procedure di lavoro e l'assetto organizzativo al fine di evitare sovrapposizioni di attività fra le diverse strutture e di conseguire ogni possibile sinergia operativa;
    nonostante ciò i servizi e gli uffici della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica continuano spesso a svolgere mansioni e funzioni ridondanti;
    considerato l'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 6/118. Caparini,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di procedere, anche alla luce delle integrazioni funzionali con l'Amministrazione del Senato, definite con i Protocolli sottoposti alla deliberazione dell'Ufficio di Presidenza nella riunione del 10 maggio 2017, a ulteriori interventi di riorganizzazione che risultino idonei ad accrescere l'efficienza e l'economicità delle attività di supporto svolte dall'Amministrazione.
9/Doc. VIII, n. 10/58. (Testo modificato nel corso della seduta) Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    nonostante il significativo processo di riduzione e razionalizzazione delle spesa della Camera dei Deputati che ha portato ad una spesa complessiva per il 2017 pari a 950,4 milioni di euro (- 1,59 per cento rispetto al 2016), è indispensabile quanto improcrastinabile ridurre ulteriormente i costi della politica, tra i quali quelli per il suo funzionamento;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2017 in percentuale sul totale di 1.030.494.571 euro incide per il 20,11 per cento il personale (207.183.000), per il 25,78 per cento le pensioni del personale (265.710.000), per il 12,94 per cento i vitalizi per gli ex deputati (133.300.000) per il 12,65 per cento le indennità dei deputati in carica (130.365.000), per il 3,07 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.600.000), per il 2,97 per cento le imposte e tasse (30.635.000), per il 2,44 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (25.155.000), per l'1,78 per cento l'informatica (18.300.000), per l'1,16 per cento i trasporti (11.915.000), per l'1,22 per cento i servizi di informazione (12.525.000), per lo 0,62 per cento i servizi di pulizia (6.440.000), per lo 0,67 per cento le utenze (6.880.000), per lo 0,50 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.190.000), per lo 0,22 per cento gli altri servizi (2.275.000), per lo 0,23 per cento in locazioni e servizi accessori (2.370.000), per lo 0,28 per cento i servizi di facchinaggio (2.885.000), per lo 0,21 per cento i servizi di ristorazione (2.150.000), per lo 0,33 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (3.405.000), per lo 0,27 per cento le altre spese (2.750.000), per lo 0,09 per cento le assicurazioni (975.000), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (785.000), per lo 0,08 per cento gli studi e ricerche (776.571);
    l'incidenza percentuale sul totale della spesa voci di spesa è per il 38,72 per cento in previdenza, il 26,30 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, il 8,97 per cento nell'amministrazione, il 6,49 per cento nelle spese generali, il 4,89 per cento in custodia, mantenimento e valorizzazione delle sedi, il 2,94 per cento nella documentazione, l'1,70 per cento per le attività per le relazioni esterne, lo 0,87 per cento per le attività internazionali;
    al fine di valorizzare gli strumenti tecnologici ed informatici utilizzandoli anche, per esempio, per la dematerializzazione della documentazione, per l'uso della posta elettronica certificata tra i Gruppi parlamentari e i servizi della Camera nonché tra i servizi stessi;
    nonostante i servizi informatici di comunicazione e condivisione siano già utilizzati sia a livello amministrativo che nelle comunicazioni con i deputati e i Gruppi parlamentari, si rende necessaria l'attivazione di ulteriori richieste e procedure amministrative e legislative;
    considerato l'ordine del giorno 9/DOC: VIII, n. 8/6 Caparini e altri con il medesimo obiettivo,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di proseguire nella capillare diffusione degli strumenti informatici nelle attività amministrative così da continuare nel conseguimento di reali risparmi di spesa.
9/Doc. VIII, n. 10/59Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    nonostante il significativo processo di riduzione e razionalizzazione delle spesa della Camera dei Deputati che ha portato ad una spesa complessiva per il 2017 pari a 950,4 milioni di euro (- 1,59 per cento rispetto al 2016), è indispensabile quanto improcrastinabile ridurre ulteriormente i costi della politica, tra i quali quelli per il suo funzionamento;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2017 in percentuale sul totale di 1.030.494.571 euro incide per il 20,11 per cento il personale (207.183.000), per il 25,78 per cento le pensioni del personale (265.710.000), per il 12,94 per cento i vitalizi per gli ex deputati (133.300.000) per il 12,65 per cento le indennità dei deputati in carica (130.365.000), per il 3,07 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.600.000), per il 2,97 per cento le imposte e tasse (30.635.000), per il 2,44 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (25.155.000), per l'1,78 per cento l'informatica (18.300.000), per l'1,16 per cento i trasporti (11.915.000), per l'1,22 per cento i servizi di informazione (12.525.000), per lo 0,62 per cento i servizi di pulizia (6.440.000), per lo 0,67 per cento le utenze (6.880.000), per lo 0,50 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.190.000), per lo 0,22 per cento gli altri servizi (2.275.000), per lo 0,23 per cento in locazioni e servizi accessori (2.370.000), per lo 0,28 per cento i servizi di facchinaggio (2.885.000), per lo 0,21 per cento i servizi di ristorazione (2.150.000), per lo 0,33 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (3.405.000), per lo 0,27 per cento le altre spese (2.750.000), per lo 0,09 per cento le assicurazioni (975.000), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (785.000), per lo 0,08 per cento gli studi e ricerche (776.571);
    l'incidenza percentuale sul totale della spesa voci di spesa è per il 38,72 per cento in previdenza, il 26,30 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, il 8,97 per cento nell'amministrazione, il 6,49 per cento nelle spese generali, il 4,89 per cento in custodia, mantenimento e valorizzazione delle sedi, il 2,94 per cento nella documentazione, l'1,70 per cento per le attività per le relazioni esterne, lo 0,87 per cento per le attività internazionali;
    alcune funzioni tradizionalmente svolte all'interno della Camera nel corso degli anni hanno subito radicali cambiamenti;
    appare quindi opportuna una verifica generale dei compiti e delle funzioni interne svolte dai diversi dipendenti per verificare eventuali eccedenze di alcune figure e alcuni ruoli a discapito di altri;
    considerato l'ordine del giorno 9/DOC: VIII, n. 8/8 Caparini,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di procedere alla verifica dell'adeguatezza degli organici e alla loro riorganizzazione funzionale.
9/Doc. VIII, n. 10/60Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    nonostante il significativo processo di riduzione e razionalizzazione delle spesa della Camera dei Deputati che ha portato ad una spesa complessiva per il 2017 pari a 950,4 milioni di euro (- 1,59 per cento rispetto al 2016), è indispensabile quanto improcrastinabile ridurre ulteriormente i costi della politica, tra i quali quelli per il suo funzionamento;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2017 in percentuale sul totale di 1.030.494.571 euro incide per il 20,11 per cento il personale (207.183.000), per il 25,78 per cento le pensioni del personale (265.710.000), per il 12,94 per cento i vitalizi per gli ex deputati (133.300.000) per il 12,65 per cento le indennità dei deputati in carica (130.365.000), per il 3,07 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.600.000), per il 2,97 per cento le imposte e tasse (30.635.000), per il 2,44 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (25.155.000), per l'1,78 per cento l'informatica (18.300.000), per l'1,16 per cento i trasporti (11.915.000), per l'1,22 per cento i servizi di informazione (12.525.000), per lo 0,62 per cento i servizi di pulizia (6.440.000), per lo 0,67 per cento le utenze (6.880.000), per lo 0,50 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.190.000), per lo 0,22 per cento gli altri servizi (2.275.000), per lo 0,23 per cento in locazioni e servizi accessori (2.370.000), per lo 0,28 per cento i servizi di facchinaggio (2.885.000), per lo 0,21 per cento i servizi di ristorazione (2.150.000), per lo 0,33 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (3.405.000), per lo 0,27 per cento le altre spese (2.750.000), per lo 0,09 per cento le assicurazioni (975.000), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (785.000), per lo 0,08 per cento gli studi e ricerche (776.571);
    l'incidenza percentuale sul totale della spesa voci di spesa è per il 38,72 per cento in previdenza, il 26,30 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, il 8,97 per cento nell'amministrazione, il 6,49 per cento nelle spese generali, il 4,89 per cento in custodia, mantenimento e valorizzazione delle sedi, il 2,94 per cento nella documentazione, l'1,70 per cento per le attività per le relazioni esterne, lo 0,87 per cento per le attività internazionali;
    alcune funzioni tradizionalmente svolte all'interno della Camera nel corso degli anni hanno subito radicali cambiamenti;
    appare quindi opportuna una verifica generale dei compiti e delle funzioni interne svolte dai diversi dipendenti per verificare eventuali eccedenze di alcune figure e alcuni ruoli a discapito di altri;
    considerato l'ordine del giorno 9/DOC: VIII, n. 8/8 Caparini,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di verificare l'adeguatezza degli organici sulla base degli esiti della ricognizione dei fabbisogni.
9/Doc. VIII, n. 10/60. (Testo modificato nel corso della seduta) Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    nonostante il significativo processo di riduzione e razionalizzazione delle spesa della Camera dei Deputati che ha portato ad una spesa complessiva per il 2017 pari a 950,4 milioni di euro (- 1,59 per cento rispetto al 2016), è indispensabile quanto improcrastinabile ridurre ulteriormente i costi della politica, tra i quali quelli per il suo funzionamento;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2017 in percentuale sul totale di 1.030.494.571 euro incide per il 20,11 per cento il personale (207.183.000), per il 25,78 per cento le pensioni del personale (265.710.000), per il 12,94 per cento i vitalizi per gli ex deputati (133.300.000) per il 12,65 per cento le indennità dei deputati in carica (130.365.000), per il 3,07 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.600.000), per il 2,97 per cento le imposte e tasse (30.635.000), per il 2,44 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (25.155.000), per l'1,78 per cento l'informatica (18.300.000), per l'1,16 per cento i trasporti (11.915.000), per l'1,22 per cento i servizi di informazione (12.525.000), per lo 0,62 per cento i servizi di pulizia (6.440.000), per lo 0,67 per cento le utenze (6.880.000), per lo 0,50 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.190.000), per lo 0,22 per cento gli altri servizi (2.275.000), per lo 0,23 per cento in locazioni e servizi accessori (2.370.000), per lo 0,28 per cento i servizi di facchinaggio (2.885.000), per lo 0,21 per cento i servizi di ristorazione (2.150.000), per lo 0,33 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (3.405.000), per lo 0,27 per cento le altre spese (2.750.000), per lo 0,09 per cento le assicurazioni (975.000), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (785.000), per lo 0,08 per cento gli studi e ricerche (776.571);
    l'incidenza percentuale sul totale della spesa voci di spesa è per il 38,72 per cento in previdenza, il 26,30 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, l'8,97 per cento nell'amministrazione, il 6,49 per cento nelle spese generali, il 4,89 per cento in custodia, mantenimento e valorizzazione delle sedi, il 2,94 per cento nella documentazione, l'1,70 per cento per le attività per le relazioni esterne, lo 0,87 per cento per le attività internazionali;
    nonostante l'affermarsi delle nuove tecnologie, la diffusione dei più moderni strumenti informatici e l'introduzione della posta elettronica certificata, le spese relative per servizi di stampa degli atti parlamentari e di atti vari sono sempre più onerose;
    un migliore utilizzo delle tecnologie digitali non solo potrebbe determinare una maggiore produttività dell'apparato amministrativo, ma comporterebbe dei benefici economici di non poco conto;
    valutato l'ordine del giorno 9/DOC: VIII, n. 8/9 Caparini,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di proseguire nell'opera di dematerializzazione preferendo sempre più l'utilizzo del formato elettronico anche per la presentazione dei disegni di legge, ordini del giorno ed emendamenti.
9/Doc. VIII, n. 10/61Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    nonostante il significativo processo di riduzione e razionalizzazione delle spesa della Camera dei Deputati che ha portato ad una spesa complessiva per il 2017 pari a 950,4 milioni di euro (- 1,59 per cento rispetto al 2016), è indispensabile quanto improcrastinabile ridurre ulteriormente i costi della politica, tra i quali quelli per il suo funzionamento;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2017 in percentuale sul totale di 1.030.494.571 euro incide per il 20,11 per cento il personale (207.183.000), per il 25,78 per cento le pensioni del personale (265.710.000), per il 12,94 per cento i vitalizi per gli ex deputati (133.300.000) per il 12,65 per cento le indennità dei deputati in carica (130.365.000), per il 3,07 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.600.000), per il 2,97 per cento le imposte e tasse (30.635.000), per il 2,44 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (25.155.000), per l'1,78 per cento l'informatica (18.300.000), per l'1,16 per cento i trasporti (11.915.000), per l'1,22 per cento i servizi di informazione (12.525.000), per lo 0,62 per cento i servizi di pulizia (6.440.000), per lo 0,67 per cento le utenze (6.880.000), per lo 0,50 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.190.000), per lo 0,22 per cento gli altri servizi (2.275.000), per lo 0,23 per cento in locazioni e servizi accessori (2.370.000), per lo 0,28 per cento i servizi di facchinaggio (2.885.000), per lo 0,21 per cento i servizi di ristorazione (2.150.000), per lo 0,33 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (3.405.000), per lo 0,27 per cento le altre spese (2.750.000), per lo 0,09 per cento le assicurazioni (975.000), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (785.000), per lo 0,08 per cento gli studi e ricerche (776.571);
    l'incidenza percentuale sul totale della spesa voci di spesa è per il 38,72 per cento in previdenza, il 26,30 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, il 8,97 per cento nell'amministrazione, il 6,49 per cento nelle spese generali, il 4,89 per cento in custodia, mantenimento e valorizzazione delle sedi, il 2,94 per cento nella documentazione, l'1,70 per cento per le attività per le relazioni esterne, lo 0,87 per cento per le attività internazionali;
    l'articolo 79 del nuovo Regolamento di amministrazione e contabilità (R.A.C.) circoscrive ai soli contratti lo speciale diritto di accesso riservato ai deputati;
    per tutte le delibere dell'Ufficio di Presidenza e per buona parte di quelle del Collegio dei Questori la forma di pubblicità prevista è la pubblicazione sul sito della Camera di una notizia sintetica nel Bollettino degli organi collegiali;
    lo speciale diritto di accesso in questione costituisce un fondamentale elemento di equilibrio del sistema amministrativo, in quanto controbilancia, almeno in parte, l'assenza di controlli amministrativi esterni;
    proprio perciò il diritto di accesso in questione non è subordinato ai presupposti cui soggiace il diritto di accesso ordinario, né a particolari limitazioni nella comunicabilità a terzi dei documenti acquisiti da parte del deputato;
    risulta modificato l'articolo 79, comma 3, lettera a), del R.A.C. il quale prevede una pubblicazione semestrale dell'elenco dei pagamenti effettuati dalla Camera nel periodo di riferimento a titolo di corrispettivo delle prestazioni di lavori, beni e servizi;
    tali informazioni unite al Bollettino degli Organi collegiali dovrebbero assicurare una maggiore pubblicità delle deliberazioni del Collegio dei Questori;
    considerato l'ordine del giorno 9/DOC: VIII, n. 8/10 Caparini,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di prevedere forme analitiche dei resoconti delle riunioni del Collegio dei Questori, che pur nella tutela della privacy e di ogni dato ritenuto sensibile, consentano di aumentare la trasparenza in merito alle delibere adottate.
9/Doc. VIII, n. 10/62Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    nonostante il significativo processo di riduzione e razionalizzazione delle spesa della Camera dei Deputati che ha portato ad una spesa complessiva per il 2017 pari a 950,4 milioni di euro (- 1,59 per cento rispetto al 2016), è indispensabile quanto improcrastinabile ridurre ulteriormente i costi della politica, tra i quali quelli per il suo funzionamento;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2017 in percentuale sul totale di 1.030.494.571 euro incide per il 20,11 per cento il personale (207.183.000), per il 25,78 per cento le pensioni del personale (265.710.000), per il 12,94 per cento i vitalizi per gli ex deputati (133.300.000) per il 12,65 per cento le indennità dei deputati in carica (130.365.000), per il 3,07 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.600.000), per il 2,97 per cento le imposte e tasse (30.635.000), per il 2,44 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (25.155.000), per l'1,78 per cento l'informatica (18.300.000), per l'1,16 per cento i trasporti (11.915.000), per l'1,22 per cento i servizi di informazione (12.525.000), per lo 0,62 per cento i servizi di pulizia (6.440.000), per lo 0,67 per cento le utenze (6.880.000), per lo 0,50 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.190.000), per lo 0,22 per cento gli altri servizi (2.275.000), per lo 0,23 per cento in locazioni e servizi accessori (2.370.000), per lo 0,28 per cento i servizi di facchinaggio (2.885.000), per lo 0,21 per cento i servizi di ristorazione (2.150.000), per lo 0,33 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (3.405.000), per lo 0,27 per cento le altre spese (2.750.000), per lo 0,09 per cento le assicurazioni (975.000), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (785.000), per lo 0,08 per cento gli studi e ricerche (776.571);
    l'incidenza percentuale sul totale della spesa voci di spesa è per il 38,72 per cento in previdenza, il 26,30 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, il 8,97 per cento nell'amministrazione, il 6,49 per cento nelle spese generali, il 4,89 per cento in custodia, mantenimento e valorizzazione delle sedi, il 2,94 per cento nella documentazione, l'1,70 per cento per le attività per le relazioni esterne, lo 0,87 per cento per le attività internazionali;
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    la chiusura dei palazzi nelle giornate in cui non c’è attività legislativa consentirebbe di conseguire importanti risparmi,
   considerato l'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 6/111 Caparini,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di prevedere la chiusura dei Palazzi della Camera nelle giornate prefestive diverse dal sabato ed eventualmente nei periodi di aggiornamento dei lavori parlamentari, ad eccezione della Biblioteca e della Sala Stampa.
9/Doc. VIII, n. 10/63Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    nonostante il significativo processo di riduzione e razionalizzazione delle spesa della Camera dei Deputati che ha portato ad una spesa complessiva per il 2017 pari a 950,4 milioni di euro (- 1,59 per cento rispetto al 2016), è indispensabile quanto improcrastinabile ridurre ulteriormente i costi della politica, tra i quali quelli per il suo funzionamento;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2017 in percentuale sul totale di 1.030.494.571 euro incide per il 20,11 per cento il personale (207.183.000), per il 25,78 per cento le pensioni del personale (265.710.000), per il 12,94 per cento i vitalizi per gli ex deputati (133.300.000) per il 12,65 per cento le indennità dei deputati in carica (130.365.000), per il 3,07 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.600.000), per il 2,97 per cento le imposte e tasse (30.635.000), per il 2,44 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (25.155.000), per l'1,78 per cento l'informatica (18.300.000), per l'1,16 per cento i trasporti (11.915.000), per l'1,22 per cento i servizi di informazione (12.525.000), per lo 0,62 per cento i servizi di pulizia (6.440.000), per lo 0,67 per cento le utenze (6.880.000), per lo 0,50 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.190.000), per lo 0,22 per cento gli altri servizi (2.275.000), per lo 0,23 per cento in locazioni e servizi accessori (2.370.000), per lo 0,28 per cento i servizi di facchinaggio (2.885.000), per lo 0,21 per cento i servizi di ristorazione (2.150.000), per lo 0,33 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (3.405.000), per lo 0,27 per cento le altre spese (2.750.000), per lo 0,09 per cento le assicurazioni (975.000), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (785.000), per lo 0,08 per cento gli studi e ricerche (776.571);
    l'incidenza percentuale sul totale della spesa voci di spesa è per il 38,72 per cento in previdenza, il 26,30 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, il 8,97 per cento nell'amministrazione, il 6,49 per cento nelle spese generali, il 4,89 per cento in custodia, mantenimento e valorizzazione delle sedi, il 2,94 per cento nella documentazione, l'1,70 per cento per le attività per le relazioni esterne, lo 0,87 per cento per le attività internazionali;
    la riduzione dei costi della politica, tra i quali quelli per il funzionamento degli organi costituzionali come la Camera dei deputati, è un obiettivo imprescindibile quanto improcrastinabile;
    la chiusura dei palazzi nelle giornate in cui non c’è attività legislativa consentirebbe di conseguire importanti risparmi,
   considerato l'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 6/111 Caparini,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di proseguire nella prassi in base alla quale è sottoposta alla valutazione del Collegio dei Questori, volta per volta, l'estensione del regime previsto per la giornata del sabato alle giornate prefestive diverse dal sabato ed eventualmente ai periodi di aggiornamento dei lavori parlamentari.
9/Doc. VIII, n. 10/63. (Testo modificato nel corso della seduta) Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    nonostante il significativo processo di riduzione e razionalizzazione delle spesa della Camera dei Deputati che ha portato ad una spesa complessiva per il 2017 pari a 950,4 milioni di euro (- 1,59 per cento rispetto al 2016), è indispensabile quanto improcrastinabile ridurre ulteriormente i costi della politica, tra i quali quelli per il suo funzionamento;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2017 in percentuale sul totale di 1.030.494.571 euro incide per il 20,11 per cento il personale (207.183.000), per il 25,78 per cento le pensioni del personale (265.710.000), per il 12,94 per cento i vitalizi per gli ex deputati (133.300.000) per il 12,65 per cento le indennità dei deputati in carica (130.365.000), per il 3,07 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.600.000), per il 2,97 per cento le imposte e tasse (30.635.000), per il 2,44 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (25.155.000), per l'1,78 per cento l'informatica (18.300.000), per l'1,16 per cento i trasporti (11.915.000), per l'1,22 per cento i servizi di informazione (12.525.000), per lo 0,62 per cento i servizi di pulizia (6.440.000), per lo 0,67 per cento le utenze (6.880.000), per lo 0,50 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.190.000), per lo 0,22 per cento gli altri servizi (2.275.000), per lo 0,23 per cento in locazioni e servizi accessori (2.370.000), per lo 0,28 per cento i servizi di facchinaggio (2.885.000), per lo 0,21 per cento i servizi di ristorazione (2.150.000), per lo 0,33 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (3.405.000), per lo 0,27 per cento le altre spese (2.750.000), per lo 0,09 per cento le assicurazioni (975.000), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (785.000), per lo 0,08 per cento gli studi e ricerche (776.571);
    l'incidenza percentuale sul totale della spesa voci di spesa è per il 38,72 per cento in previdenza, il 26,30 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, il 8,97 per cento nell'amministrazione, il 6,49 per cento nelle spese generali, il 4,89 per cento in custodia, mantenimento e valorizzazione delle sedi, il 2,94 per cento nella documentazione, l'1,70 per cento per le attività per le relazioni esterne, lo 0,87 per cento per le attività internazionali;
    tenuto conto dell'ordine del giorno 9/DOC. VIII, n. 8/3 Caparini,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza:

   a valutare l'opportunità, nell'ambito della sfera di autonoma determinazione ad essi riservata dal Regolamento della Camera, di uniformare il trattamento economico complessivo dei deputati agli standard europei tenendo conto del fatto che, nelle esperienze dei Paesi comparabili al nostro, si registra la prevalente attribuzione di servizi finalizzati all'espletamento del mandato;
   la voce «Consulenze tecnico-professionali» esposta nell'ambito del capitolo 1145 recava uno stanziamento di euro 490.000 nell'anno 2013. Lo stanziamento era stato ridotto a 290.000 nel 2014, a 270.000 nel 2015 e a 210.000 nel 2016. Nel 2017 questo stanziamento risulta in aumento arrivando a 220.000;
   a valutare l'opportunità di proseguire nell'attuazione dell'indirizzo di massimo contenimento delle spese per consulenze.
9/Doc. VIII, n. 10/64Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    nonostante il significativo processo di riduzione e razionalizzazione delle spesa della Camera dei Deputati che ha portato ad una spesa complessiva per il 2017 pari a 950,4 milioni di euro (- 1,59 per cento rispetto al 2016), è indispensabile quanto improcrastinabile ridurre ulteriormente i costi della politica, tra i quali quelli per il suo funzionamento;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2017 in percentuale sul totale di 1.030.494.571 euro incide per il 20,11 per cento il personale (207.183.000), per il 25,78 per cento le pensioni del personale (265.710.000), per il 12,94 per cento i vitalizi per gli ex deputati (133.300.000) per il 12,65 per cento le indennità dei deputati in carica (130.365.000), per il 3,07 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.600.000), per il 2,97 per cento le imposte e tasse (30.635.000), per il 2,44 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (25.155.000), per l'1,78 per cento l'informatica (18.300.000), per l'1,16 per cento i trasporti (11.915.000), per l'1,22 per cento i servizi di informazione (12.525.000), per lo 0,62 per cento i servizi di pulizia (6.440.000), per lo 0,67 per cento le utenze (6.880.000), per lo 0,50 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.190.000), per lo 0,22 per cento gli altri servizi (2.275.000), per lo 0,23 per cento in locazioni e servizi accessori (2.370.000), per lo 0,28 per cento i servizi di facchinaggio (2.885.000), per lo 0,21 per cento i servizi di ristorazione (2.150.000), per lo 0,33 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (3.405.000), per lo 0,27 per cento le altre spese (2.750.000), per lo 0,09 per cento le assicurazioni (975.000), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (785.000), per lo 0,08 per cento gli studi e ricerche (776.571);
    l'incidenza percentuale sul totale della spesa voci di spesa è per il 38,72 per cento in previdenza, il 26,30 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, il 8,97 per cento nell'amministrazione, il 6,49 per cento nelle spese generali, il 4,89 per cento in custodia, mantenimento e valorizzazione delle sedi, il 2,94 per cento nella documentazione, l'1,70 per cento per le attività per le relazioni esterne, lo 0,87 per cento per le attività internazionali;
    tenuto conto dell'ordine del giorno 9/DOC. VIII, n. 8/3 Caparini,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di confermare l'indirizzo di massimo contenimento delle spese per consulenze.
9/Doc. VIII, n. 10/64. (Testo modificato nel corso della seduta) Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    nonostante il significativo processo di riduzione e razionalizzazione delle spesa della Camera dei Deputati che ha portato ad una spesa complessiva per il 2017 pari a 950,4 milioni di euro (- 1,59 per cento rispetto al 2016), è indispensabile quanto improcrastinabile ridurre ulteriormente i costi della politica, tra i quali quelli per il suo funzionamento;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2017 in percentuale sul totale di 1.030.494.571 euro incide per il 20,11 per cento il personale (207.183.000), per il 25,78 per cento le pensioni del personale (265.710.000), per il 12,94 per cento i vitalizi per gli ex deputati (133.300.000) per il 12,65 per cento le indennità dei deputati in carica (130.365.000), per il 3,07 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.600.000), per il 2,97 per cento le imposte e tasse (30.635.000), per il 2,44 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (25.155.000), per l'1,78 per cento l'informatica (18.300.000), per l'1,16 per cento i trasporti (11.915.000), per l'1,22 per cento i servizi di informazione (12.525.000), per lo 0,62 per cento i servizi di pulizia (6.440.000), per lo 0,67 per cento le utenze (6.880.000), per lo 0,50 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.190.000), per lo 0,22 per cento gli altri servizi (2.275.000), per lo 0,23 per cento in locazioni e servizi accessori (2.370.000), per lo 0,28 per cento i servizi di facchinaggio (2.885.000), per lo 0,21 per cento i servizi di ristorazione (2.150.000), per lo 0,33 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (3.405.000), per lo 0,27 per cento le altre spese (2.750.000), per lo 0,09 per cento le assicurazioni (975.000), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (785.000), per lo 0,08 per cento gli studi e ricerche (776.571);
    l'incidenza percentuale sul totale della spesa voci di spesa è per il 38,72 per cento in previdenza, il 26,30 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, l'8,97 per cento nell'amministrazione, il 6,49 per cento nelle spese generali, il 4,89 per cento in custodia, mantenimento e valorizzazione delle sedi, il 2,94 per cento nella documentazione, il 1,70 per cento per le attività per le relazioni esterne, lo 0,87 per cento per le attività internazionali;
    al fine di perseguire un radicale ridimensionamento dei costi è imprescindibile attuare progetto di riorganizzazione dei servizi e delle funzioni;
    per raggiungere la finalità di un dimezzamento delle spese di gestione è necessario definire i nuovi obiettivi istituzionali e, su di essi, tarare, definire piante organiche, ruoli, incarichi, organizzazione e retribuzioni;
    è di palmare evidenza che le manifestazioni, mostre e convegni, non fanno parte delle funzioni istituzionali di questa Camera con oneri accessori di gran lunga superiori a quelli di altri soggetti meno costosi e meglio attrezzati;
    malgrado l'approvazione dell'ordine del giorno 9/DOC. VIII, n. 8/13 (nuova formulazione), accolto nella seduta del 3 agosto 2016 durante l'esame del bilancio interno 2016, agli eventi tenutisi se ne sono aggiunti altri, tra i quali ancora spiccano oltre ai concerti musicali delle bande militari, presentazioni di libri, mostre, interviste che evidentemente hanno poco o nulla a che fare con la missione della Camera dei deputati;
    la Camera dei deputati non è una università, né un museo, né un centro congressi e tantomeno un auditorium;
    al fine di conseguire apprezzabili risparmi economici sul complessivo costo dell'organo parlamentare gravante sul bilancio del Paese in una fase di seria difficoltà del sistema economico;
    questi costi non tengono conto della quota parte di personale e costi di struttura impegnati per la realizzazione di tali manifestazioni, mostre e convegni,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi:

   a valutare l'opportunità di prevedere, a decorrere dall'approvazione del presente provvedimento, la sospensione immediata della realizzazione di tutti gli eventi che non siano strettamente attinenti all'attività legislativa e alle finalità istituzionali della Camera a partire dalla cancellazione di eventi musicali, mostre, presentazioni di libri e convegni;
   a valutare l'opportunità di procedere a un'ampia revisione della disciplina dell'uso delle sale dei palazzi sede della Camera dei deputati diversi da Palazzo Montecitorio (Palazzo di vicolo Valdina, Nuova Aula dei gruppi parlamentari) al fine di attuare un'attenta selezione delle iniziative da realizzare con riguardo ai loro contenuti e costi.
9/Doc. VIII, n. 10/65Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    nonostante il significativo processo di riduzione e razionalizzazione delle spesa della Camera dei Deputati che ha portato ad una spesa complessiva per il 2017 pari a 950,4 milioni di euro (- 1,59 per cento rispetto al 2016), è indispensabile quanto improcrastinabile ridurre ulteriormente i costi della politica, tra i quali quelli per il suo funzionamento;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2017 in percentuale sul totale di 1.030.494.571 euro incide per il 20,11 per cento il personale (207.183.000), per il 25,78 per cento le pensioni del personale (265.710.000), per il 12,94 per cento i vitalizi per gli ex deputati (133.300.000) per il 12,65 per cento le indennità dei deputati in carica (130.365.000), per il 3,07 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.600.000), per il 2,97 per cento le imposte e tasse (30.635.000), per il 2,44 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (25.155.000), per l'1,78 per cento l'informatica (18.300.000), per l'1,16 per cento i trasporti (11.915.000), per l'1,22 per cento i servizi di informazione (12.525.000), per lo 0,62 per cento i servizi di pulizia (6.440.000), per lo 0,67 per cento le utenze (6.880.000), per lo 0,50 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.190.000), per lo 0,22 per cento gli altri servizi (2.275.000), per lo 0,23 per cento in locazioni e servizi accessori (2.370.000), per lo 0,28 per cento i servizi di facchinaggio (2.885.000), per lo 0,21 per cento i servizi di ristorazione (2.150.000), per lo 0,33 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (3.405.000), per lo 0,27 per cento le altre spese (2.750.000), per lo 0,09 per cento le assicurazioni (975.000), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (785.000), per lo 0,08 per cento gli studi e ricerche (776.571);
    l'incidenza percentuale sul totale della spesa voci di spesa è per il 38,72 per cento in previdenza, il 26,30 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, l'8,97 per cento nell'amministrazione, il 6,49 per cento nelle spese generali, il 4,89 per cento in custodia, mantenimento e valorizzazione delle sedi, il 2,94 per cento nella documentazione, il 1,70 per cento per le attività per le relazioni esterne, lo 0,87 per cento per le attività internazionali;
    al fine di perseguire un radicale ridimensionamento dei costi è imprescindibile attuare progetto di riorganizzazione dei servizi e delle funzioni;
    per raggiungere la finalità di un dimezzamento delle spese di gestione è necessario definire i nuovi obiettivi istituzionali e, su di essi, tarare, definire piante organiche, ruoli, incarichi, organizzazione e retribuzioni;
    è di palmare evidenza che le manifestazioni, mostre e convegni, non fanno parte delle funzioni istituzionali di questa Camera con oneri accessori di gran lunga superiori a quelli di altri soggetti meno costosi e meglio attrezzati;
    malgrado l'approvazione dell'ordine del giorno 9/DOC. VIII, n. 8/13 (nuova formulazione), accolto nella seduta del 3 agosto 2016 durante l'esame del bilancio interno 2016, agli eventi tenutisi se ne sono aggiunti altri, tra i quali ancora spiccano oltre ai concerti musicali delle bande militari, presentazioni di libri, mostre, interviste che evidentemente hanno poco o nulla a che fare con la missione della Camera dei deputati;
    la Camera dei deputati non è una università, né un museo, né un centro congressi e tantomeno un auditorium;
    al fine di conseguire apprezzabili risparmi economici sul complessivo costo dell'organo parlamentare gravante sul bilancio del Paese in una fase di seria difficoltà del sistema economico;
    questi costi non tengono conto della quota parte di personale e costi di struttura impegnati per la realizzazione di tali manifestazioni, mostre e convegni,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di un ulteriore intervento, dopo quelli già realizzati, di razionalizzazione nella programmazione degli eventi presso le sale della Camera.
9/Doc. VIII, n. 10/65. (Testo modificato nel corso della seduta) Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    nonostante il significativo processo di riduzione e razionalizzazione delle spesa della Camera dei Deputati che ha portato ad una spesa complessiva per il 2017 pari a 950,4 milioni di euro (- 1,59 per cento rispetto al 2016), è indispensabile quanto improcrastinabile ridurre ulteriormente i costi della politica, tra i quali quelli per il suo funzionamento;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2017 in percentuale sul totale di 1.030.494.571 euro incide per il 20,11 per cento il personale (207.183.000), per il 25,78 per cento le pensioni del personale (265.710.000), per il 12,94 per cento i vitalizi per gli ex deputati (133.300.000) per il 12,65 per cento le indennità dei deputati in carica (130.365.000), per il 3,07 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.600.000), per il 2,97 per cento le imposte e tasse (30.635.000), per il 2,44 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (25.155.000), per l'1,78 per cento l'informatica (18.300.000), per l'1,16 per cento i trasporti (11.915.000), per l'1,22 per cento i servizi di informazione (12.525.000), per lo 0,62 per cento i servizi di pulizia (6.440.000), per lo 0,67 per cento le utenze (6.880.000), per lo 0,50 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.190.000), per lo 0,22 per cento gli altri servizi (2.275.000), per lo 0,23 per cento in locazioni e servizi accessori (2.370.000), per lo 0,28 per cento i servizi di facchinaggio (2.885.000), per lo 0,21 per cento i servizi di ristorazione (2.150.000), per lo 0,33 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (3.405.000), per lo 0,27 per cento le altre spese (2.750.000), per lo 0,09 per cento le assicurazioni (975.000), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (785.000), per lo 0,08 per cento gli studi e ricerche (776.571);
    l'incidenza percentuale sul totale della spesa voci di spesa è per il 38,72 per cento in previdenza, il 26,30 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, l'8,97 per cento nell'amministrazione, il 6,49 per cento nelle spese generali, il 4,89 per cento in custodia, mantenimento e valorizzazione delle sedi, il 2,94 per cento nella documentazione, il 1,70 per cento per le attività per le relazioni esterne, lo 0,87 per cento per le attività internazionali;
    l'Ufficio di Presidenza della Camera nella XVI legislatura ha approvato la normativa di attuazione dell'articolo 4 del decreto-legge n. 98 del 2011 sulla temporaneità dei benefit delle alte cariche disponendo che le attribuzioni spettanti agli ex Presidenti per lo svolgimento delle loro attività politico-istituzionali valessero per un periodo di dieci anni dalla data di cessazione dalla carica di Presidente. Per quanto riguardava gli allora ex Presidenti i benefici vennero riconosciuti per un periodo di dieci anni a decorrere dall'inizio della XVII a condizione che continuino ad esercitare il mandato nelle due precedenti legislature,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità, nell'ambito della sfera di autonoma determinazione ad essi riservata dal Regolamento della Camera, ad azzerare immediatamente qualsiasi attribuzione spettante agli ex Presidenti della Camera equiparandoli, senza indugio alcuno, ai deputati cessati dal mandato.
9/Doc. VIII, n. 10/66Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    nonostante il significativo processo di riduzione e razionalizzazione delle spesa della Camera dei Deputati che ha portato ad una spesa complessiva per il 2017 pari a 950,4 milioni di euro (- 1,59 per cento rispetto al 2016), è indispensabile quanto improcrastinabile ridurre ulteriormente i costi della politica, tra i quali quelli per il suo funzionamento;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2017 in percentuale sul totale di 1.030.494.571 euro incide per il 20,11 per cento il personale (207.183.000), per il 25,78 per cento le pensioni del personale (265.710.000), per il 12,94 per cento i vitalizi per gli ex deputati (133.300.000) per il 12,65 per cento le indennità dei deputati in carica (130.365.000), per il 3,07 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.600.000), per il 2,97 per cento le imposte e tasse (30.635.000), per il 2,44 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (25.155.000), per l'1,78 per cento l'informatica (18.300.000), per l'1,16 per cento i trasporti (11.915.000), per l'1,22 per cento i servizi di informazione (12.525.000), per lo 0,62 per cento i servizi di pulizia (6.440.000), per lo 0,67 per cento le utenze (6.880.000), per lo 0,50 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.190.000), per lo 0,22 per cento gli altri servizi (2.275.000), per lo 0,23 per cento in locazioni e servizi accessori (2.370.000), per lo 0,28 per cento i servizi di facchinaggio (2.885.000), per lo 0,21 per cento i servizi di ristorazione (2.150.000), per lo 0,33 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (3.405.000), per lo 0,27 per cento le altre spese (2.750.000), per lo 0,09 per cento le assicurazioni (975.000), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (785.000), per lo 0,08 per cento gli studi e ricerche (776.571);
    l'incidenza percentuale sul totale della spesa voci di spesa è per il 38,72 per cento in previdenza, il 26,30 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, l'8,97 per cento nell'amministrazione, il 6,49 per cento nelle spese generali, il 4,89 per cento in custodia, mantenimento e valorizzazione delle sedi, il 2,94 per cento nella documentazione, il 1,70 per cento per le attività per le relazioni esterne, lo 0,87 per cento per le attività internazionali;
    gli interventi relativi allo status dei dipendenti di questa Amministrazione sono stati tesi al recepimento di istituti e limitazioni introdotti in relazione ai dipendenti e ai dirigenti delle amministrazioni centrali dello Stato;
    anche in relazione al trattamento retributivo delle carriere direttive dell'amministrazione parlamentare, la tendenza in corso è chiaramente nel senso dell'introduzione degli stessi limiti posti per la dirigenza pubblica delle amministrazioni centrali;
    a queste innovazioni tese a ridurre la specialità del rapporto di lavoro alle dipendenze delle Amministrazioni parlamentari dovrebbero essere accompagnati ad inquadramento dello status giuridico delle stesse figure professionali;
    in particolare, la figura del consigliere parlamentare è equiparabile al dirigente di una amministrazione pubblica, con effettive responsabilità di gestione del personale e di risultato e con una specifica qualifica, anche sotto il profilo delle competenze di merito;
    tale profilo di eccellenza necessita di una definizione del proprio status complessivo, salvaguardando, in ogni momento della carriera, le esigenze di crescita professionale, di formazione e di aggiornamento, nonché di piena e indipendente esplicazione del ruolo inerente allo specifico profilo professionale;
    l'inserimento di meccanismi di mobilità pubblico-privato, analoghi a quelli previsti per le figure dirigenziali delle amministrazioni centrali dello Stato consentirebbe, anche in considerazione dell'allungamento della carriera, esperienze di consiglieri in organismi internazionali o privati senza alcun costo per l'Amministrazione, che ben potrebbe beneficiare della crescita di professionalità dei propri dipendenti,
    considerato l'ordine del giorno 9/DOC. VIII, n. 8/19 Caparini,

invita l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di recepire l'articolo 23-bis del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165, sulla mobilità dei dirigenti pubblici relativamente al collocamento in aspettativa non retribuita, con trattamento previdenziale a carico dell'ente di nuova destinazione.
9/Doc. VIII, n. 10/67Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    nonostante il significativo processo di riduzione e razionalizzazione delle spesa della Camera dei deputati che ha portato ad una spesa complessiva per il 2017 pari a 950,4 milioni di euro (-1,59 per cento rispetto al 2016), è indispensabile quanto improcrastinabile ridurre ulteriormente i costi della politica, tra i quali quelli per il suo funzionamento;
   nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2017 in percentuale sul totale di 1.030.494.571 euro incide per il 20,11 per cento il personale (207.183.000), per il 25.78 per cento le pensioni del personale (265.710.000), per il 12,94 per cento i vitalizi per gli ex deputati (133.300.000) per il 12,65 per cento le indennità dei deputati in carica (130.365.000), per il 3,07 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.600.000), per il 2,97 per cento le imposte e tasse (30.635.000), per il 2,44 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (25.155.000), per l'1,78 per cento l'informatica (18.300.000), per l'1,16 per cento i trasporti (11.915.000), per l'1,22 per cento i servizi di informazione (12.525.000), per lo 0,62 per cento i servizi di pulizia (6.440.000), per lo 0,67 per cento le utenze (6.880.000), per lo 0,50 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.190.000), per lo 0,22 per cento gli altri servizi (2.275.000), per lo 0,23 per cento in locazioni e servizi accessori (2.370.000), per lo 0,28 per cento i servizi di facchinaggio (2.885.000), per lo 0,21 per cento i servizi di ristorazione (2.150.000), per lo 0,33 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (3.405.000), per lo 0,27 per cento le altre spese (2.750.000), per lo 0,09 per cento le assicurazioni (975.000), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (785.000), per lo 0,08 per cento gli studi e ricerche (776.571);
    l'incidenza percentuale sul totale della spesa voci di spesa è per il 38,72 per cento in previdenza, il 26,30 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, il 8,97 per cento nell'amministrazione, il 6,49 per cento nelle spese generali, il 4,89 per cento in custodia, mantenimento e valorizzazione delle sedi, il 2,94 per cento nella documentazione, il 1,70 per cento per le attività per le relazioni esterne, lo 0,87 per cento per le attività internazionali;
    le indennità d'ufficio sono state già ridotte del 10 per cento dal 1o febbraio 2012 (ex delibera dell'Ufficio di Presidenza n. 174 del 30 gennaio 20120 e di un ulteriore 30 per cento a partire dalla legislatura in corso (deliberazione n. 4 del 2 aprile 2013),

invita per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di adeguare le indennità dei deputati agli standard europei.
9/Doc. VIII, n. 10/68Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    nonostante il significativo processo di riduzione e razionalizzazione delle spesa della Camera dei deputati che ha portato ad una spesa complessiva per il 2017 pari a 950,4 milioni di euro (-1,59 per cento rispetto al 2016), è indispensabile quanto improcrastinabile ridurre ulteriormente i costi della politica, tra i quali quelli per il suo funzionamento;
   nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2017 in percentuale sul totale di 1.030.494.571 euro incide per il 20,11 per cento il personale (207.183.000), per il 25.78 per cento le pensioni del personale (265.710.000), per il 12,94 per cento i vitalizi per gli ex deputati (133.300.000) per il 12,65 per cento le indennità dei deputati in carica (130.365.000), per il 3,07 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.600.000), per il 2,97 per cento le imposte e tasse (30.635.000), per il 2,44 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (25.155.000), per l'1,78 per cento l'informatica (18.300.000), per l'1,16 per cento i trasporti (11.915.000), per l'1,22 per cento i servizi di informazione (12.525.000), per lo 0,62 per cento i servizi di pulizia (6.440.000), per lo 0,67 per cento le utenze (6.880.000), per lo 0,50 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.190.000), per lo 0,22 per cento gli altri servizi (2.275.000), per lo 0,23 per cento in locazioni e servizi accessori (2.370.000), per lo 0,28 per cento i servizi di facchinaggio (2.885.000), per lo 0,21 per cento i servizi di ristorazione (2.150.000), per lo 0,33 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (3.405.000), per lo 0,27 per cento le altre spese (2.750.000), per lo 0,09 per cento le assicurazioni (975.000), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (785.000), per lo 0,08 per cento gli studi e ricerche (776.571);
    l'incidenza percentuale sul totale della spesa voci di spesa è per il 38,72 per cento in previdenza, il 26,30 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, l'8,97 per cento nell'amministrazione, il 6,49 per cento nelle spese generali, il 4,89 per cento in custodia, mantenimento e valorizzazione delle sedi, il 2,94 per cento nella documentazione, il 1,70 per cento per le attività per le relazioni esterne, lo 0,87 per cento per le attività internazionali;
    l'Ufficio di Presidenza della Camera lo scorso 7 maggio 2015 ha approvato la delibera n. 131 del 2015, volta alla soppressione parziale dei vitalizi ai condannati per reati di particolare gravità;
    ai sensi dell'articolo 1, comma 3, il condannato riabilitato può tornare a godere del vitalizio parlamentare trasformando in mera «sospensione», ovvero «cessazione temporanea», la revoca del vitalizio;
    dal novero dei reati è stato escluso l'abuso d'ufficio (articolo 323 del codice penale);
    le misure di revoca (ovvero di sospensione) devono, di volta in volta, essere adottate dall'Ufficio di Presidenza col rischio che le maggioranze politiche condizionino le decisioni,

invita per quanto di rispettiva competenza, il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di voler provvedere alla modifica della delibera del 7 maggio 2015 prevedendo:
   a) la cessazione del vitalizio in modo automatico, senza ulteriore deliberazione da parte dell'ufficio di Presidenza della Camera;
   b) l'abrogazione dell'articolo 1, comma 3, ovvero la possibilità per il condannato riabilitato di poter godere del vitalizio parlamentare;
   c) l'abrogazione dell'articolo 1, comma 4, al fine di impedire ai familiari superstiti di parlamentari condannati, deceduti prima dell'entrata in vigore della delibera, di continuare a percepire i vitalizi in regime di reversibilità;
   d) ad escludere le condanne per i reati d'opinione.
9/Doc. VIII, n. 10/69Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    nonostante il significativo processo di riduzione e razionalizzazione delle spesa della Camera dei deputati che ha portato ad una spesa complessiva per il 2017 pari a 950,4 milioni di euro (-1,59 per cento rispetto al 2016), è indispensabile quanto improcrastinabile ridurre ulteriormente i costi della politica, tra i quali quelli per il suo funzionamento;
   nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2017 in percentuale sul totale di 1.030.494.571 euro incide per il 20,11 per cento il personale (207.183.000), per il 25.78 per cento le pensioni del personale (265.710.000), per il 12,94 per cento i vitalizi per gli ex deputati (133.300.000) per il 12,65 per cento le indennità dei deputati in carica (130.365.000), per il 3,07 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.600.000), per il 2,97 per cento le imposte e tasse (30.635.000), per il 2,44 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (25.155.000), per l'1,78 per cento l'informatica (18.300.000), per l'1,16 per cento i trasporti (11.915.000), per l'1,22 per cento i servizi di informazione (12.525.000), per lo 0,62 per cento i servizi di pulizia (6.440.000), per lo 0,67 per cento le utenze (6.880.000), per lo 0,50 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.190.000), per lo 0,22 per cento gli altri servizi (2.275.000), per lo 0,23 per cento in locazioni e servizi accessori (2.370.000), per lo 0,28 per cento i servizi di facchinaggio (2.885.000), per lo 0,21 per cento i servizi di ristorazione (2.150.000), per lo 0,33 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (3.405.000), per lo 0,27 per cento le altre spese (2.750.000), per lo 0,09 per cento le assicurazioni (975.000), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (785.000), per lo 0,08 per cento gli studi e ricerche (776.571);
    l'incidenza percentuale sul totale della spesa voci di spesa è per il 38,72 per cento in previdenza, il 26,30 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, l'8,97 per cento nell'amministrazione, il 6,49 per cento nelle spese generali, il 4,89 per cento in custodia, mantenimento e valorizzazione delle sedi, il 2,94 per cento nella documentazione, il 1,70 per cento per le attività per le relazioni esterne, lo 0,87 per cento per le attività internazionali;
    l'Ufficio di Presidenza della Camera lo scorso 7 maggio 2015 ha approvato la delibera n. 131 del 2015, volta alla soppressione parziale dei vitalizi ai condannati per reati di particolare gravità;
    ai sensi dell'articolo 1, comma 3, il condannato riabilitato può tornare a godere del vitalizio parlamentare trasformando in mera «sospensione», ovvero «cessazione temporanea», la revoca del vitalizio;
    dal novero dei reati è stato escluso l'abuso d'ufficio (articolo 323 del codice penale);
    le misure di revoca (ovvero di sospensione) devono, di volta in volta, essere adottate dall'Ufficio di Presidenza col rischio che le maggioranze politiche condizionino le decisioni,

invita per quanto di rispettiva competenza, il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di modificare la disciplina vigente in tema di revoca dei vitalizi, previa intesa con l'altro ramo del Parlamento, al fine di prevedere che, in caso di riabilitazione, il ripristino del trattamento non decorra dalla data dell'istanza di riabilitazione, bensì da quella del provvedimento con cui la stessa viene accolta.
9/Doc. VIII, n. 10/69. (Testo modificato nel corso della seduta) Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    nonostante il significativo processo di riduzione e razionalizzazione delle spesa della Camera dei deputati che ha portato ad una spesa complessiva per il 2017 pari a 950,4 milioni di euro (-1,59 per cento rispetto al 2016), è indispensabile quanto improcrastinabile ridurre ulteriormente i costi della politica, tra i quali quelli per il suo funzionamento;
   nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2017 in percentuale sul totale di 1.030.494.571 euro incide per il 20,11 per cento il personale (207.183.000), per il 25.78 per cento le pensioni del personale (265.710.000), per il 12,94 per cento i vitalizi per gli ex deputati (133.300.000) per il 12,65 per cento le indennità dei deputati in carica (130.365.000), per il 3,07 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.600.000), per il 2,97 per cento le imposte e tasse (30.635.000), per il 2,44 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (25.155.000), per l'1,78 per cento l'informatica (18.300.000), per l'1,16 per cento i trasporti (11.915.000), per l'1,22 per cento i servizi di informazione (12.525.000), per lo 0,62 per cento i servizi di pulizia (6.440.000), per lo 0,67 per cento le utenze (6.880.000), per lo 0,50 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.190.000), per lo 0,22 per cento gli altri servizi (2.275.000), per lo 0,23 per cento in locazioni e servizi accessori (2.370.000), per lo 0,28 per cento i servizi di facchinaggio (2.885.000), per lo 0,21 per cento i servizi di ristorazione (2.150.000), per lo 0,33 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (3.405.000), per lo 0,27 per cento le altre spese (2.750.000), per lo 0,09 per cento le assicurazioni (975.000), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (785.000), per lo 0,08 per cento gli studi e ricerche (776.571);
    l'incidenza percentuale sul totale della spesa voci di spesa è per il 38,72 per cento in previdenza, il 26,30 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, l'8,97 per cento nell'amministrazione, il 6,49 per cento nelle spese generali, il 4,89 per cento in custodia, mantenimento e valorizzazione delle sedi, il 2,94 per cento nella documentazione, il 1,70 per cento per le attività per le relazioni esterne, lo 0,87 per cento per le attività internazionali;
    nell'ambito del sistema contabile della Camera con la riforma del Regolamento di amministrazione e contabilità (R.A.C.) è stata soppressa la previsione di un sistema di contabilità analitica, che, affiancato al sistema di contabilità finanziaria tuttora vigente, delineava un tipico sistema di contabilità duale;
    la previsione soppressa risultava coerente anche con la legge 31 dicembre 2009, n. 196, che ha introdotto una regolazione contabile unitaria per tutte le pubbliche amministrazioni;
    la soppressione del sistema contabile di tipo economico-finanziario da parte di uno dei rami del Parlamento rischia di far incorrere la Repubblica italiana nella violazione dei Trattati europei e degli impegni assunti in tale sede;
    la legge n. 196 del 2009 ha anche istituito, all'articolo 2, comma 5, il Comitato per i principi contabili delle amministrazioni pubbliche;
    l'autonoma decisione di assumere il parere di tale Comitato in ordine all'adeguatezza dei principi contabili adottati dal R.A.C., anche alla luce degli impegni verso l'Unione europea, non comprometterebbe in alcun modo l'autonomia costituzionale della Camera,

invita per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di richiedere al Comitato per i principi contabili un parere circa la coerenza e la compatibilità delle regole contabili contenute nel nuovo R.A.C. con il quadro normativo interno ed europeo in materia e a pubblicare tempestivamente sul sito internet della Camera dei deputati tale parere.
9/Doc. VIII, n. 10/70Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    la legge 31 dicembre 2009, n. 196, ha introdotto una regolazione contabile unitaria per tutte le pubbliche amministrazioni volta ad assicurare l'armonizzazione dei conti pubblici a tutti i livelli di governo della Repubblica al fine di garantire la massima trasparenza;
    le disposizioni di tale legge costituiscono principi fondamentali del coordinamento della finanza pubblica, ai sensi dell'articolo 117 della Costituzione, e sono anche finalizzate alla tutela dell'unità economica della Repubblica, ai sensi dell'articolo 120 della Costituzione;
    l'articolo 52, comma 4, della predetta legge, recita: «Le disposizioni di cui alla presente legge sono applicate dalla Presidenza della Repubblica, dal Senato della Repubblica, dalla Camera dei deputati e dalla Corte costituzionale in quanto ritenute compatibili con la sfera di autonomia costituzionalmente riconosciuta a tali organi»;
    in tale contesto l'autonomia spettante agli organi costituzionali non può certo prescindere dal dettato normativo;
    la legge n. 196 del 2009, aggiornando la previgente normativa, conferma che il sistema contabile delle pubbliche amministrazioni italiane deve avere struttura duale, affiancando ad un sistema di contabilità finanziaria un sistema di contabilità economico-patrimoniale;
    con la riforma del Regolamento di amministrazione e contabilità (R.A.C.) è stata soppressa la previsione di un sistema di contabilità analitica nell'ambito del sistema contabile della Camera in violazione delle previsioni dell'articolo 52, comma 4, legge n. 196 del 2009;
    la previsione soppressa era infatti conforme ai criteri introdotti per l'armonizzazione dei sistemi contabili ne settore pubblico dalla legge n. 196 del 2009,
    allo stato attuale nessuno degli organi costituzionali ha attivato un sistema di contabilità duale (finanziaria ed economico-patrimoniale) presupposto della contabilità analitica,

invita, per le ispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza o entrambi

a valutare l'opportunità di adottare tutte le iniziative da intraprendere per sanare la evidente situazione di illegittimità, sul piano interno, delle norme del nuovo R.A.C., dovuta alla previsione di cui all'articolo 14 del sistema di contabilità finanziaria.
9/Doc. VIII, n. 10/71Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    nonostante il significativo processo di riduzione e razionalizzazione delle spesa della Camera dei Deputati che ha portato ad una spesa complessiva per il 2017 pari a 950,4 milioni di euro (-1,59 per cento rispetto al 2016), è indispensabile quanto improcrastinabile ridurre ulteriormente i costi della politica, tra i quali quelli per il suo funzionamento;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2017 in percentuale sul totale di 1.030.494.571 euro incide per il 20,11 per cento il personale (207.183.000), per il 25.78 per cento le pensioni del personale (265.710.000), per il 12,94 per cento i vitalizi per gli ex deputati (133.300.000) per il 12,65 per cento le indennità dei deputati in carica (130.365.000), per il 3,07 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.600.000), per il 2,97 per cento le imposte e tasse (30.635.000), per il 2,44 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (25.155.000), per l'1,78 per cento l'informatica (18.300.000), per l'1,16 per cento i trasporti (11.915.000), per l'1,22 per cento i servizi di informazione (12.525.000), per lo 0,62 per cento i servizi di pulizia (6.440.000), per lo 0,67 per cento le utenze (6.880.000), per lo 0,50 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.190.000), per lo 0,22 per cento gli altri servizi (2.275.000), per lo 0,23 per cento in locazioni e servizi accessori (2.370.000), per lo 0,28 per cento i servizi di facchinaggio (2.885.000), per lo 0,21 per cento i servizi di ristorazione (2.150.000), per lo 0,33 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (3.405.000), per lo 0,27 per cento le altre spese (2.750.000), per lo 0,09 per cento le assicurazioni (975.000), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (785.000), per lo 0,08 per cento gli studi e ricerche (776.571);
    l'incidenza percentuale sul totale della spesa voci di spesa è per il 38,72 per cento in previdenza, il 26,30 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, l'8,97 per cento nell'amministrazione, il 6,49 per cento nelle spese generali, il 4,89 per cento in custodia, mantenimento e valorizzazione delle sedi, il 2,94 per cento nella documentazione, il 1,70 per cento per le attività per le relazioni esterne, lo 0,87 per cento per le attività internazionali,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza:

   a valutare l'opportunità, nell'ambito della sfera di autonoma determinazione ad essi riservata dal Regolamento della Camera, dell'adozione di ulteriori iniziative che contribuiscano al raggiungimento dei seguenti obiettivi:
    1) uniformare il trattamento economico complessivo dei deputati agli standard europei orientato all'attribuzione di servizi finalizzati all'espletamento del mandato;
    2) azzerare immediatamente qualsiasi attribuzione spettante agli ex Presidenti della Camera equiparandoli, senza indugio alcuno, ai deputati cessati dal mandato;
    3) integrare le attività delle Amministrazioni dei due rami del Parlamento per quanto riguarda la documentazione, pubblicazioni e libreria; informatica; gare e contratti; polo bibliotecario; rapporti internazionali; bilancio e finanza pubblica; garantendo un efficiente livello di svolgimento delle funzioni essenziali dell'apparato, specie di quelle di diretto supporto tecnico alle attività degli organi parlamentari, verificando l'eventuale esigenza di riqualificare il personale;
    4) attuare un piano di riforma degli schemi organizzativi dell'Amministrazione al fine di adeguare la struttura alle moderne esigenze funzionali ed esclusive dell'attività parlamentare;
    5) sospendere immediatamente la realizzazione di tutti gli eventi che non siano strettamente collegati alle finalità istituzionali a partire dagli eventi musicali, mostre, presentazioni di libri e convegni che non hanno stretta attinenza con l'attività legislativa;
    6) prevedere meccanismi concorsuali per le periodiche verifiche della professionalità e per l'avanzamento della carriera che preveda rigorosi quanto oggettivi parametri di valutazione;
    7) recepire l'articolo 23-bis del decreto legislativo n. 165 del 2002 in materia di mobilità pubblico-privato, che consentirebbe, anche in considerazione dell'allungamento della carriera, esperienze di consiglieri in organismi internazionali o privati senza alcun costo per l'Amministrazione che potrebbe beneficiare della crescita di professionalità dei propri dipendenti.
9/Doc. VIII, n. 10/72Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    nonostante il significativo processo di riduzione e razionalizzazione delle spesa della Camera dei Deputati che ha portato ad una spesa complessiva per il 2017 pari a 950,4 milioni di euro (-1,59 per cento rispetto al 2016), è indispensabile quanto improcrastinabile ridurre ulteriormente i costi della politica, tra i quali quelli per il suo funzionamento;
    nella riclassificazione funzionale della spesa per il 2017 in percentuale sul totale di 1.030.494.571 euro incide per il 20,11 per cento il personale (207.183.000), per il 25.78 per cento le pensioni del personale (265.710.000), per il 12,94 per cento i vitalizi per gli ex deputati (133.300.000) per il 12,65 per cento le indennità dei deputati in carica (130.365.000), per il 3,07 per cento le dotazioni per i gruppi parlamentari (31.600.000), per il 2,97 per cento le imposte e tasse (30.635.000), per il 2,44 per cento la manutenzione ordinaria e straordinaria (25.155.000), per l'1,78 per cento l'informatica (18.300.000), per l'1,16 per cento i trasporti (11.915.000), per l'1,22 per cento i servizi di informazione (12.525.000), per lo 0,62 per cento i servizi di pulizia (6.440.000), per lo 0,67 per cento le utenze (6.880.000), per lo 0,50 per cento i beni di consumo e beni durevoli (5.190.000), per lo 0,22 per cento gli altri servizi (2.275.000), per lo 0,23 per cento in locazioni e servizi accessori (2.370.000), per lo 0,28 per cento i servizi di facchinaggio (2.885.000), per lo 0,21 per cento i servizi di ristorazione (2.150.000), per lo 0,33 per cento le Commissioni, Giunte e Comitati (3.405.000), per lo 0,27 per cento le altre spese (2.750.000), per lo 0,09 per cento le assicurazioni (975.000), per lo 0,08 per cento il pronto soccorso (785.000), per lo 0,08 per cento gli studi e ricerche (776.571);
    l'incidenza percentuale sul totale della spesa voci di spesa è per il 38,72 per cento in previdenza, il 26,30 per cento per il funzionamento degli organi della Camera dei deputati, l'8,97 per cento nell'amministrazione, il 6,49 per cento nelle spese generali, il 4,89 per cento in custodia, mantenimento e valorizzazione delle sedi, il 2,94 per cento nella documentazione, il 1,70 per cento per le attività per le relazioni esterne, lo 0,87 per cento per le attività internazionali,

invita, per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza:

   a valutare l'opportunità di:
    proseguire nel processo di integrazione funzionale tra le Amministrazioni della Camera e del Senato già avviato;
    procedere, anche alla luce delle integrazioni definite con i Protocolli sottoposti alla deliberazione dell'Ufficio di Presidenza nella riunione del 10 maggio 2017, a ulteriori interventi di riorganizzazione funzionale o organizzativa che risultino idonei ad accrescere l'efficienza e l'economicità delle attività di supporto svolte dall'Amministrazione;
    procedere ad un ulteriore intervento, dopo quelli già realizzati, di razionalizzazione nella programmazione degli eventi presso le sale della Camera;
    recepire l'articolo 23-bis del decreto legislativo n. 165 del 2002 in materia di mobilità pubblico-privato, che consentirebbe, anche in considerazione dell'allungamento della carriera, esperienze di consiglieri in organismi internazionali o privati senza alcun costo per l'Amministrazione che potrebbe beneficiare della crescita di professionalità dei propri dipendenti.
9/Doc. VIII, n. 10/72. (Testo modificato nel corso della seduta) Caparini.


   La Camera,
   premesso che:
    la Camera dei Deputati ha avviato ormai da alcuni anni un percorso di equiparazione dello status giuridico ed economico dei consiglieri parlamentari alla dirigenza delle amministrazioni centrali dello Stato;
    in particolare sono stati introdotti limiti retributivi e ulteriori modifiche allo status giuridico ed economico dei consiglieri parlamentari mediante la deliberazione n. 1102 del 30 settembre 2014 dell'Ufficio di Presidenza, cui ha fatto seguito il decreto Presidenziale n. 824 del 6 ottobre successivo;
    la sostanziale equiparazione promossa in queste sedi risulta tuttavia incompleta e parziale, non comprendendo anche le opportunità di crescita professionale e aggiornamento – da tempo riconosciute per le figure professionali omologhe, come appunto i dirigenti delle Amministrazioni centrali dello Stato – costituite dalla possibilità di accedere a periodi di aspettativa non retribuiti al fine di compiere esperienze al di fuori dell'amministrazione parlamentare, senza oneri per il bilancio interno,

invita l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di intraprendere un percorso volto alla trasposizione nelle norme interne relative allo status giuridico ed economico dei consiglieri parlamentari delle disposizioni già esistenti nell'ordinamento generale e relative alla dirigenza delle amministrazioni centrali dello Stato, con particolare riferimento all'articolo 23-bis del decreto legislativo 30 marzo 2001 n. 165 in materia di mobilità pubblico-privato, al fine di consentire – senza costi per l'Amministrazione della Camera – significative esperienze per coloro che risultassero idonei anche in organismi internazionali o privati.
9/Doc. VIII, n. 10/73Bernardo.


   La Camera,
   premesso che:
    ad oggi, non esiste una voce di bilancio specifica e vincolata riferita ai collaboratori parlamentari e le misure adottate per regolare il rapporto di lavoro tra deputato e collaboratori non hanno colmato il vuoto regolamentare;
    in molti Paesi europei, la figura del collaboratore parlamentare è stata riconosciuta attraverso una chiara definizione e una puntuale e trasparente disciplina della materia, nella quale sono esplicitati le diverse configurazioni del rapporto di lavoro (natura autonoma o subordinata), i vari tipi contrattuali, i tetti finanziari e il numero massimo di collaboratori e tirocinanti;
    per parlamentare, il responsabile dell'erogazione della retribuzione, nonché dei contributi fiscali e previdenziali, eventuali requisiti e incompatibilità, nonché le modalità di svolgimento e di risoluzione del rapporto di lavoro;
    in particolare, il Parlamento Europeo il 28 settembre 2005 ha adottato lo «Statuto dei parlamentari del Parlamento europeo» (2005/684/CE, Euratom), prevedendo all'articolo 21 disposizioni in materia di assistenti dei parlamentari e con una decisione dell'Ufficio di Presidenza del Parlamento europeo del 19 maggio 2008 (GUCE C 159 del 13 luglio 2008) sono state adottate le Misure di attuazione dello Statuto, il cui Capitolo 5 è dedicato ai collaboratori personali dei deputati;
    invece, a differenza di ciò che accade nella maggior parte dei parlamenti europei, in Italia, non vi è alcun tipo di modello contrattuale al quale il parlamentare possa fare riferimento, non vi è alcuna relazione fra l'incarico ricoperto, il numero di ore lavorate e la retribuzione, non vi è alcuna chiarezza sul dovere di versamento di tasse, contributi fiscali e previdenziali, così come mancano completamente garanzie di trasparenza ed efficienza nella gestione dell'attività di assistenza al lavoro parlamentare;
    la mancata regolamentazione, in particolare sotto un profilo qualitativo, della figura professionale del collaboratore parlamentare, lascia quindi il rapporto di lavoro alla sola ed unica contrattazione fra le parti, con il rischio di produrre distorsioni e irregolarità nel rapporto di lavoro, ampiamente rilevato dai media e, da ultimo, dal rapporto 2014 dell'Istituto di ricerche sulla pubblica amministrazione (IRPA);
    inoltre, sebbene vi sia l'obbligo da parte del parlamentare di depositare presso gli uffici competenti il contratto del proprio collaboratore, permane il ricorso diffuso a contratti di lavoro atipici, in particolare partite IVA e collaborazioni a progetto, nonostante il rapporto di lavoro abbia spesso le caratteristiche del rapporto di lavoro subordinato;
    l'Ufficio di Presidenza è intervenuto, come richiesto, sulla questione dei collaboratori parlamentari, i quali si sono nel frattempo costituiti nell'Associazione Italiana Collaboratori Parlamentari (AICP), che conta oggi più di cento iscritti tra i collaboratori di deputati appartenenti ai diversi gruppi parlamentari, e rappresenta un interlocutore credibile e affidabile per raccogliere indirizzi e suggerimenti orientati al miglioramento delle loro condizioni di lavoro e a un più corretto ed efficace funzionamento della macchina istituzionale,

invita l'Ufficio di Presidenza:

   a valutare l'opportunità di riformare l'attuale sistema basato sul rimborso delle spese per l'esercizio del mandato, al fine di consentire la massima trasparenza ed efficienza nell'utilizzo e contenimento delle risorse pubbliche, considerando come modello di riferimento quello applicato nel Parlamento europeo e individuando, a tal fine, una specifica voce di bilancio cui siano destinate idonee risorse;
   assumere le opportune iniziative affinché, con riferimento ai contratti di collaborazione parlamentare depositati presso i competenti uffici della Camera dei deputati, vengano pubblicati sul sito istituzionale, nel rispetto del diritto di privacy, il numero complessivo di tali contratti, le tipologie contrattuali e gli emolumenti corrisposti;
   avviare, di concerto con le associazioni di rappresentanza costituite dai collaboratori parlamentari a partire dall'Associazione Italiana Collaboratori Parlamentari (AICP), un percorso che consenta la regolamentazione di tale figura, anche al fine di impedire il perpetrarsi di situazioni di abuso.
9/Doc. VIII, n. 10/74Cristian Iannuzzi.


   La Camera,
   premesso che:
    ad oggi, non esiste una voce di bilancio specifica e vincolata riferita ai collaboratori parlamentari e le misure adottate per regolare il rapporto di lavoro tra deputato e collaboratori non hanno colmato il vuoto regolamentare;
    in molti Paesi europei, la figura del collaboratore parlamentare è stata riconosciuta attraverso una chiara definizione e una puntuale e trasparente disciplina della materia, nella quale sono esplicitati le diverse configurazioni del rapporto di lavoro (natura autonoma o subordinata), i vari tipi contrattuali, i tetti finanziari e il numero massimo di collaboratori e tirocinanti
    per parlamentare, il responsabile dell'erogazione della retribuzione, nonché dei contributi fiscali e previdenziali, eventuali requisiti e incompatibilità, nonché le modalità di svolgimento e di risoluzione del rapporto di lavoro;
    in particolare, il Parlamento Europeo il 28 settembre 2005 ha adottato lo «Statuto dei parlamentari del Parlamento europeo» (2005/684/CE, Euratom), prevedendo all'articolo 21 disposizioni in materia di assistenti dei parlamentari e con una decisione dell'Ufficio di Presidenza del Parlamento europeo del 19 maggio 2008 (GUCE C 159 del 13 luglio 2008) sono state adottate le Misure di attuazione dello Statuto, il cui Capitolo 5 è dedicato ai collaboratori personali dei deputati;
    invece, a differenza di ciò che accade nella maggior parte dei parlamenti europei, in Italia, non vi è alcun tipo di modello contrattuale al quale il parlamentare possa fare riferimento, non vi è alcuna relazione fra l'incarico ricoperto, il numero di ore lavorate e la retribuzione, non vi è alcuna chiarezza sul dovere di versamento di tasse, contributi fiscali e previdenziali, così come mancano completamente garanzie di trasparenza ed efficienza nella gestione dell'attività di assistenza al lavoro parlamentare;
    la mancata regolamentazione, in particolare sotto un profilo qualitativo, della figura professionale del collaboratore parlamentare, lascia quindi il rapporto di lavoro alla sola ed unica contrattazione fra le parti, con il rischio di produrre distorsioni e irregolarità nel rapporto di lavoro, ampiamente rilevato dai media e, da ultimo, dal rapporto 2014 dell'Istituto di ricerche sulla pubblica amministrazione (IRPA);
    inoltre, sebbene vi sia l'obbligo da parte del parlamentare di depositare presso gli uffici competenti il contratto del proprio collaboratore, permane il ricorso diffuso a contratti di lavoro atipici, in particolare partite IVA e collaborazioni a progetto, nonostante il rapporto di lavoro abbia spesso le caratteristiche del rapporto di lavoro subordinato;
    l'Ufficio di Presidenza è intervenuto, come richiesto, sulla questione dei collaboratori parlamentari, i quali si sono nel frattempo costituiti nell'Associazione Italiana Collaboratori Parlamentari (AICP), che conta oggi più di cento iscritti tra i collaboratori di deputati appartenenti ai diversi gruppi parlamentari, e rappresenta un interlocutore credibile e affidabile per raccogliere indirizzi e suggerimenti orientati al miglioramento delle loro condizioni di lavoro e a un più corretto ed efficace funzionamento della macchina istituzionale,

invita l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di svolgere un ulteriore approfondimento, mediante uno studio di fattibilità, anche attraverso l'interlocuzione con le associazioni rappresentative dei collaboratori parlamentari, in merito alla disciplina del rapporto di lavoro tra deputato e collaboratore, sulla base dei principi di trasparenza e di sostenibilità degli equilibri di bilancio dell'Istituzione parlamentare.
9/Doc. VIII, n. 10/74. (Testo modificato nel corso della seduta) Cristian Iannuzzi.


   La Camera,
   premesso che:
    la configurazione del consigliere parlamentare come dirigente di un'amministrazione pubblica di eccellenza, con effettive responsabilità di gestione del personale e di risultato e con una specifica qualificazione, anche sotto il profilo delle competenze di merito, impone di affrontare la revisione di alcuni principi che ne caratterizzano lo status giuridico, al fine di adeguarli a tale ruolo, in coerenza con l'evoluzione della normativa esterna;
    una simile revisione appare ormai non più differibile, tenuto conto dell'evidente sperequazione che si è venuta a determinare nella disciplina dello stato giuridico dei consiglieri parlamentari;
    infatti, mentre sono stati recepiti nell'ordinamento interno alla Camera pressoché tutti gli istituti dell'ordinamento esterno miranti al contenimento delle retribuzioni, in linea con le più generali esigenze di riduzione della spesa pubblica, non altrettanto è stato fatto per molti altri importanti istituti che caratterizzano e qualificano il ruolo della dirigenza pubblica, malgrado la loro trasposizione non comporti oneri aggiuntivi per il bilancio interno e sia anzi in grado di assicurare un obiettivo arricchimento dell'Amministrazione in termini di professionalità e competenza del proprio personale dirigente;
    in particolare, si evidenzia la necessità che la definizione dello status complessivo dei consiglieri salvaguardi, in ogni momento della carriera, le esigenze di crescita professionale, di formazione e aggiornamento, di piena ed indipendente esplicazione del ruolo inerente allo specifico profilo professionale;
    ordini del giorno di contenuto analogo sono già stati accolti nella seduta del 2 agosto 2016 e precedentemente, come raccomandazione, nella seduta del 24 luglio 2014, in occasione dell'esame del progetto di bilancio interno della Camera dei deputati;
    ulteriori atti di indirizzo sono stati accolti dai Senatori Questori nella seduta del 24 settembre 2014, in occasione dell'esame del progetto di bilancio interno del Senato della Repubblica;
    a tuttora, non è stato dato seguito agli intendimenti presenti negli ordini del giorno appena richiamati;
    è stato istituito il ruolo unico dei dipendenti dei due rami del Parlamento,

invita l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di intraprendere un percorso volto a recepire nell'ordinamento interno, anche nella prospettiva del ruolo unico, le disposizioni di cui all'articolo 23-bis del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, sulla mobilità dei dirigenti pubblici verso realtà private o internazionali, relativamente al collocamento in aspettativa non retribuita con trattamento previdenziale a carico dell'ente di nuova destinazione (e, dunque, senza spese per la Camera), così da colmare una lacuna normativa che si protrae ormai da molti anni e da consentire il più proficuo arricchimento delle esperienze professionali dei consiglieri parlamentari, a beneficio della stessa Amministrazione della Camera dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 10/75Pisicchio.


   La Camera,
   premesso che:
    nella bozza del PROGRAMMA DELL'ATTIVITÀ AMMINISTRATIVA PER IL TRIENNIO 2017-2019 nel comparto amministrativo A2, si propone di adottare «Interventi di efficientamento energetico, in linea con quanto previsto dalle analisi energetiche degli edifici in uso alla Camera.»,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di promuovere un bando di gara apposito per l'analisi, la progettazione e l'effettuazione di interventi di efficientamento energetico, ricorrendo a strutture tipo ESCO, o società professionalmente avanzate nell'esperienza di riduzione degli sprechi e riduzione del costo energetico, con una proiezione pluriennale degli interventi necessari e della relativa previsione di risparmio.
9/Doc. VIII, n. 10/76Pannarale, Marcon.


   La Camera,
   premesso che:
    nella bozza del PROGRAMMA DELL'ATTIVITÀ AMMINISTRATIVA PER IL TRIENNIO 2017-2019 nel comparto amministrativo A2, si propone di adottare «Interventi di efficientamento energetico, in linea con quanto previsto dalle analisi energetiche degli edifici in uso alla Camera.»,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di svolgere un'istruttoria circa la possibilità di avvalersi di strutture tipo ESCO, o di società professionalmente avanzate nell'esperienza di riduzione degli sprechi e del costo energetico, al fine di progettare ed effettuare interventi di efficientamento energetico.
9/Doc. VIII, n. 10/76. (Testo modificato nel corso della seduta) Pannarale, Marcon.


   La Camera,
   premesso che:
    nella bozza del PROGRAMMA DELL'ATTIVITÀ AMMINISTRATIVA PER IL TRIENNIO 2017-2019 nel comparto amministrativo D3 si propone il «Rinnovo integrale del parco auto di rappresentanza mediante apposita procedura di gara, anche attraverso l'applicazione di principi di ecosostenibilità ribaditi in sede di discussione del bilancio interno.»,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di prevedere nell'apposita gara, l'acquisizione di autovetture prevalentemente elettriche ed ibride, escludendo il più possibile l'acquisto di vetture a combustibile tradizionale.
9/Doc. VIII, n. 10/77Pannarale, Marcon.


   La Camera,
   premesso che:
    nella bozza del PROGRAMMA DELL'ATTIVITÀ AMMINISTRATIVA PER IL TRIENNIO 2017-2019 nel comparto amministrativo D3 si propone il «Rinnovo integrale del parco auto di rappresentanza mediante apposita procedura di gara, anche attraverso l'applicazione di principi di ecosostenibilità ribaditi in sede di discussione del bilancio interno.»,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il collegio dei Questori

a valutare, anche ad esito della sperimentazione già programmata, la possibilità di aumentare il numero di autovetture elettriche riducendo il numero di quelle ad alimentazione tradizionale.
9/Doc. VIII, n. 10/77. (Testo modificato nel corso della seduta) Pannarale, Marcon.


   La Camera,
   premesso che:
    lo spreco alimentare nei Paesi sviluppati, come l'Italia, è un fatto intollerabile soprattutto in considerazione delle fasce sempre più estese di povertà ed emarginazione sociale,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di predisporre opportune iniziative affinché gli alimenti e le bevande invendute e non utilizzate dai bar e dalle mense dei dipendenti e dei deputati della Camera possano essere donati ad associazioni del volontariato che si occupano di senzatetto o di migranti penalizzati da un inadeguato e insufficiente sistema di accoglienza, anche, eventualmente, prevedendo, in sede di predisposizione dei bandi di gara, appositi riferimenti in tal senso.
9/Doc. VIII, n. 10/78Pannarale, Marcon.


   La Camera,
   premesso che:
    lo spreco alimentare nei Paesi sviluppati, come l'Italia, è un fatto intollerabile soprattutto in considerazione delle fasce sempre più estese di povertà ed emarginazione sociale,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di proseguire nelle iniziative già intraprese al fine di donare gli alimenti invenduti e non utilizzati dai bar e dalle mense dei dipendenti e dei deputati della Camera ad associazioni del volontariato, nel rispetto della normativa vigente.
9/Doc. VIII, n. 10/78. (Testo modificato nel corso della seduta) Pannarale, Marcon.


   La Camera,
   premesso che:
    la discussione dei documenti relativi al Bilancio interno si svolge sempre in grave ritardo;
    negli ultimi anni peraltro sempre a ridosso della sospensione estiva, addirittura nel 2013 si svolse a novembre;
    la bozza di bilancio quest'anno è stata approvata dall'Ufficio di Presidenza il 6 aprile, e si sono attesi quasi 4 mesi perché potesse essere portato alla votazione dell'Aula;
    il ritardo in questione contrasta con il principio della buona amministrazione,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di presentare, per la discussione in Aula, il Bilancio interno consuntivo e preventivo entro il mese di aprile.
9/Doc. VIII, n. 10/79Pannarale, Marcon.


   La Camera,
   premesso che:
    la discussione dei documenti relativi al Bilancio interno si svolge sempre in grave ritardo;
    negli ultimi anni peraltro sempre a ridosso della sospensione estiva, addirittura nel 2013 si svolse a novembre;
    la bozza di bilancio quest'anno è stata approvata dall'Ufficio di Presidenza il 6 aprile, e si sono attesi quasi 4 mesi perché potesse essere portato alla votazione dell'Aula;
    il ritardo in questione contrasta con il principio della buona amministrazione,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a concludere l'esame del conto consuntivo e della nota di variazione al bilancio di previsione entro il termine del 31 marzo, previsto dall'articolo 2, comma 5, del Regolamento di Amministrazione e contabilità, in modo da consentirne la sollecita discussione in Assemblea sulla base delle decisioni di competenza della Conferenza dei Presidenti di Gruppo.
9/Doc. VIII, n. 10/79. (Testo modificato nel corso della seduta) Pannarale, Marcon.


   La Camera,
   premesso che:
    la Camera sviluppa una intensa e fondamentale relazione con gli studenti e le scuole italiane;
    si tratta di una attività che avvicina i giovani alla conoscenza della Costituzione e dei luoghi della rappresentanza, promuove un uso corretto della storia e della memoria e contribuisce a contrastare un racconto qualunquistico e demagogico di diffamazione della democrazia e della politica istituzionale;
    occorre rafforzare quest'impegno in un legame forte con il mondo della scuola di tutti i gradi e delle università italiane,

invita, per quanto di competenza dell'Ufficio di Presidenza e con il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di destinare risorse aggiuntive per aumentare le iniziative di coinvolgimento degli studenti e degli insegnanti sulla base di efficaci progetti di comunicazione e di didattica civile, e per produrre materiale informativo sull'attività del Parlamento e sulla conoscenza della Costituzione.
9/Doc. VIII, n. 10/80Pannarale, Marcon.


   La Camera,
   premesso che:
    la Camera sviluppa una intensa e fondamentale relazione con gli studenti e le scuole italiane;
    si tratta di una attività che avvicina i giovani alla conoscenza della Costituzione e dei luoghi della rappresentanza, promuove un uso corretto della storia e della memoria e contribuisce a contrastare un racconto qualunquistico e demagogico di diffamazione della democrazia e della politica istituzionale;
    occorre rafforzare quest'impegno in un legame forte con il mondo della scuola di tutti i gradi e delle università italiane,

invita, per quanto di competenza dell'Ufficio di Presidenza e con il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di proseguire nell'indirizzo volto a sviluppare ulteriormente le attività di formazione rivolte a giovani studenti compatibilmente con le esigenze di contenimento della spesa dell'Istituzione.
9/Doc. VIII, n. 10/80. (Testo modificato nel corso della seduta) Pannarale, Marcon.


   La Camera,
   premesso che:
    i collaboratori parlamentari contribuiscono in modo spesso essenziale all'esercizio del mandato del membro del Parlamento, attraverso il supporto all'attività legislativa, di comunicazione e di segreteria;
    parliamo di profili che spesso hanno un'ottima formazione accademica e professionale che, in alcuni casi, proprio nella sede per eccellenza della legalità, le Istituzioni parlamentari, sono costretti ad accettare condizioni lavorative non sempre adeguate al livello professionale;
    nelle passate legislature gli organi competenti di Camera e Senato hanno provveduto a dettare alcune disposizioni relative a rapporti che intercorrono tra i parlamentari e i loro collaboratori, cercando di circoscrivere gli abusi, ma senza intervenire con una disciplina organica, indispensabile per colmare un vuoto regolamentare nei confronti di una figura che è normata nella quasi totalità degli stati democratici e nell'Unione europea;
    il Parlamento europeo, infatti, già dal 25 settembre 2005 ha adottato lo «Statuto dei parlamentari del Parlamento europeo» (2005/684/CE, Euratom), che all'articolo 21 reca disposizioni in materia di assistenti dei parlamentari;
    già nelle sedi di approvazione del Bilancio interno della Camera dei deputati gli scorsi anni, sono stati accolti ordini del giorno sull'argomento;
    appare ormai non più procrastinabile giungere ad una definizione e regolamentazione della figura del collaboratore parlamentare, in vista soprattutto della ormai prossima nuova legislatura,

invita l'Ufficio di Presidenza:

   a valutare l'opportunità di avviare, di concerto con le associazioni di rappresentanza costituite dai collaboratori parlamentari, un percorso che consenta la regolamentazione di tale figura, anche al fine di impedire il perpetrarsi di situazioni di abuso;
    definire, onde consentire la massima trasparenza ed efficienza nell'utilizzo delle risorse pubbliche, un progetto di riforma dell'attuale sistema basato sul rimborso delle spese per l'esercizio del mandato, considerando come modello di riferimento quello applicato nel Parlamento europeo e individuando a tal fine una specifica voce di bilancio cui siano destinate idonee risorse.
9/Doc. VIII, n. 10/81Pannarale, Marcon.


   La Camera,
   premesso che:
    i collaboratori parlamentari contribuiscono in modo spesso essenziale all'esercizio del mandato del membro del Parlamento, attraverso il supporto all'attività legislativa, di comunicazione e di segreteria;
    parliamo di profili che spesso hanno un'ottima formazione accademica e professionale che, in alcuni casi, proprio nella sede per eccellenza della legalità, le Istituzioni parlamentari, sono costretti ad accettare condizioni lavorative non sempre adeguate al livello professionale;
    nelle passate legislature gli organi competenti di Camera e Senato hanno provveduto a dettare alcune disposizioni relative a rapporti che intercorrono tra i parlamentari e i loro collaboratori, cercando di circoscrivere gli abusi, ma senza intervenire con una disciplina organica, indispensabile per colmare un vuoto regolamentare nei confronti di una figura che è normata nella quasi totalità degli stati democratici e nell'Unione europea;
    il Parlamento europeo, infatti, già dal 25 settembre 2005 ha adottato lo «Statuto dei parlamentari del Parlamento europeo» (2005/684/CE, Euratom), che all'articolo 21 reca disposizioni in materia di assistenti dei parlamentari;
    già nelle sedi di approvazione del Bilancio interno della Camera dei deputati gli scorsi anni, sono stati accolti ordini del giorno sull'argomento;
    appare ormai non più procrastinabile giungere ad una definizione e regolamentazione della figura del collaboratore parlamentare, in vista soprattutto della ormai prossima nuova legislatura,

invita l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di svolgere un ulteriore approfondimento, mediante uno studio di fattibilità, anche attraverso l'interlocuzione con le associazioni rappresentative dei collaboratori parlamentari, in merito alla disciplina del rapporto di lavoro tra deputato e collaboratore, sulla base dei principi di trasparenza e di sostenibilità degli equilibri di bilancio dell'Istituzione parlamentare.
9/Doc. VIII, n. 10/81. (Testo modificato nel corso della seduta) Pannarale, Marcon.


   La Camera,
   premesso che:
    è ormai consuetudine corrente, da parte di numerose società concessionarie di trasporto pubblico, prevedere meccanismi di premi fedeltà per i propri clienti;
    questi meccanismi solitamente garantiscono sconti e viaggi gratuiti per i fruitori del servizio, e, nel caso della Camera dei deputati, per gli stessi deputati, benché il costo del trasporto sia a carico dell'istituzione;
    i Deputati, spesso, provvedono autonomamente, grazie anche ai più moderni sistemi di prenotazione on-line, all'acquisto dei biglietti aerei e ferroviari, peraltro senza tenere conto di eventuali offerte di voli di compagnie concorrenti, più economici;
    alcune società di trasporto già prevedono meccanismi di convenzione con società ed enti pubblici e privati, che riconoscono meccanismi di sconto, parametrati al fatturato annuo, all'ente convenzionato, come per esempio Trenitalia,

invita l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di procedere ad una convenzione precisa con le principali compagnie aeree e ferroviarie al fine di prevedere tariffe agevolate per la Camera dei deputati, eliminando la partecipazione ai meccanismi di premio di fedeltà, che potrebbero essere automaticamente riutilizzati dalla Camera stessa per ottenere una sensibile diminuzione dei costi.
9/Doc. VIII, n. 10/82Pannarale, Marcon.


   La Camera,
   premesso che:
    è ormai consuetudine corrente, da parte di numerose società concessionarie di trasporto pubblico, prevedere meccanismi di premi fedeltà per i propri clienti;
    questi meccanismi solitamente garantiscono sconti e viaggi gratuiti per i fruitori del servizio, e, nel caso della Camera dei deputati, per gli stessi deputati, benché il costo del trasporto sia a carico dell'istituzione;
    i Deputati, spesso, provvedono autonomamente, grazie anche ai più moderni sistemi di prenotazione on-line, all'acquisto dei biglietti aerei e ferroviari, peraltro senza tenere conto di eventuali offerte di voli di compagnie concorrenti, più economici;
    alcune società di trasporto già prevedono meccanismi di convenzione con società ed enti pubblici e privati, che riconoscono meccanismi di sconto, parametrati al fatturato annuo, all'ente convenzionato, come per esempio Trenitalia,

invita l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di proseguire nell'azione di verifica della possibilità di ottenere condizioni più favorevoli mediante la rinegoziazione delle condizioni in essere con le principali compagnie aeree e ferroviarie e di richiedere alle compagnie aeree l'attribuzione dei cosiddetti «premi di fedeltà» alla Camera anziché al singolo deputato.
9/Doc. VIII, n. 10/82. (Testo modificato nel corso della seduta) Pannarale, Marcon.


   La Camera,
   premesso che:
    la Camera dei deputati, in particolare in questa legislatura, ha già compiuto atti e innovazioni al fine di promuovere politiche di genere sempre più all'avanguardia;
    il compito istituzionale del Parlamento deve essere anche quello di mettere in atto esempi di buone pratiche, al fine di sensibilizzare la società e la cultura del nostro paese;
    in numerosi Parlamenti d'Europa, le prassi e le tradizioni formali sono state modificate negli anni, per garantire il principio fondamentale di uguali opportunità, anche per le Parlamentari neo madri;

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di promuovere la possibilità di votazioni telematiche per madri in gravidanza e per genitori con bambini di pochi mesi, come avviene in altri parlamenti d'Europa, oltre all'accesso in aula dei bambini in età di allattamento.
9/Doc. VIII, n. 10/83Pannarale, Marcon.


(Inammissibile limitatamente alla possibilità di introdurre le votazioni telematiche a distanza per le deputate in gravidanza e per i genitori di bambini di pochi mesi)

   La Camera,
   premesso che:
    la Camera dei deputati, in particolare in questa legislatura, ha già compiuto atti e innovazioni al fine di promuovere politiche di genere sempre più all'avanguardia;
    il compito istituzionale del Parlamento deve essere anche quello di mettere in atto esempi di buone pratiche, al fine di sensibilizzare la società e la cultura del nostro paese;
    in numerosi Parlamenti d'Europa, le prassi e le tradizioni formali sono state modificate negli anni, per garantire il principio fondamentale di uguali opportunità, anche per le Parlamentari neo madri;

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di verificare i presupposti e le condizioni per consentire e facilitare l'accudimento dei neonati da parte dei deputati genitori durante l'esercizio delle funzioni connesse al mandato parlamentare, anche sulla base di uno studio in ordine alla disciplina vigente in materia presso i principali Parlamenti europei e tenendo conto delle problematiche di tipo ambientale.
9/Doc. VIII, n. 10/83. (Testo modificato nel corso della seduta) Pannarale, Marcon.


   La Camera,
   premesso che:
    all'inizio del 2015, circa 280 lavoratori, della società Milano 90, si sono trovati disoccupati, per effetto della dismissione, da parte della Camera dei così detti Palazzi Marini;
    la Camera dei Deputati, al fine di mitigare gli effetti di tale situazione, ha favorito l'inserimento di una parte dei predetti lavoratori, avendo affidato ad una ditta esterna l'appalto di un servizio di presidio di anticamere a Palazzo Valdina, con caratteristiche analoghe a quello svolto dal personale della società Milano 90 nei predetti Palazzi Marini, inoltre una parte di essi sono stati inseriti in una delle società cui la Camera ha affidato in appalto alcuni servizi di pulizia;
    tali interventi, se da un lato hanno consentito l'assorbimento di un centinaio di lavoratori (peraltro con contratti di lavoro part time al 30 per cento, che assicurano retribuzioni evidentemente al di sotto del livello di sussistenza), hanno lasciato ancora la maggioranza del personale senza lavoro e senza speranza di trovare una nuova occupazione, tenuto conto anche dell'età anagrafica di questi lavoratori e della situazione del mercato del lavoro in Italia e a Roma in particolare;
    anche gli ammortizzatori sociali destinati ai lavoratori disoccupati della ex Milano 90 sono prossimi all'azzeramento;
    le misure sin qui adottate sono pertanto non soltanto assolutamente precarie (non creando alcuna garanzia per il futuro dei lavoratori in questione), ma anche insufficienti nel loro contenuto economico (assicurando trattamenti economici, che, come si è detto, sono inferiori al livello di sussistenza);
    nella bozza del PROGRAMMA DELL'ATTIVITÀ AMMINISTRATIVA PER IL TRIENNIO 2017-2019 nel comparto amministrativo E3 si propone la «Conclusione dell'istruttoria per la ricognizione dei fabbisogni di organico e delle esigenze dell'Amministrazione. Predisposizione di bozze di bando relative a eventuali procedure concorsuali da indire al fine di soddisfare i fabbisogni di organico»;
    la suddetta ricognizione dei fabbisogni di organico e delle esigenze dell'Amministrazione sarà anche predisposta sulla base di una strategica valutazione organizzativa rispetto ai servizi e alle attività già esternalizzate o da esternalizzare;

invita per le rispettive competenze l'Ufficio di Presidenza e il collegio dei Questori

a prevedere, all'interno dei bandi, apposite clausole sociali, ai sensi dell'articolo 50 del codice dei contratti pubblici, al fine di reimpiegare il personale proveniente dalla Milano 90, che potrebbe essere utilizzato in molteplici servizi, tra i quali quelli di anticamera, di supporto operativo e/o multiservizi. Mediante l'attivazione dell'istituto del quinto d'obbligo nei contratti che andranno a gara. Garantendo, altresì, condizioni di lavoro che permettano il riconoscimento di trattamenti economici che superino le attuali condizioni che appaiano con tutta evidenza al di sotto dei livelli di sussistenza.
9/Doc. VIII, n. 10/84Pannarale, Marcon.


   La Camera,
   premesso che:
    il progressivo rafforzamento, operato in giurisprudenza, dell'istituto dell'autodichia trova origine nel principio di indipendenza e sovranità parlamentare;
    sulla scorta di un orientamento giurisprudenziale consolidato a favore dell'autodichia, i Regolamenti emanati dalla Camera dei deputati per la tutela giurisdizionale degli atti di amministrazione hanno competenza esclusiva anche in relazione alle controversie insorte con i dipendenti;
    il Giudice delle leggi, dalla sentenza n. 154 del 1985 in poi (n. 120/2014), ha sempre affermato che i regolamenti parlamentari, sui quali si fonda l'autodichia, sono fonti normative di rango primario e dunque sostanzialmente parificate alle leggi ordinarie, in quanto dispiegano la loro efficacia nella sfera di azione interna alle assemblee legislative, riservata alla loro autonomia per ragioni di garanzia dell'indipendenza delle assemblee stesse;
    d'altronde, nell'attuale assetto ordinamentale, gli organi giurisdizionali interni a Camera e Senato hanno altresì competenza esclusiva sulle controversie affidate alla loro cognizione, con particolare riferimento ai procedimenti di primo e secondo grado;
    si osserva, in particolare, che gli organi giurisdizionali, di primo e secondo grado, previsti dai regolamenti parlamentari, sono stati ritenuti idonei a soddisfare le condizioni di imparzialità e indipendenza previste dall'articolo 6 della Cedu, così come interpretato dalla sentenza Savino ed altri contro Italia, tenuto conto altresì dell'attuale preclusione all'accesso del sindacato di legittimità – nella forma del ricorso straordinario ai sensi dell'articolo 111, settimo comma, della Costituzione e dell'articolo 360, quarto comma, del codice di procedura civile – che è da ritenersi costituzionalmente illegittima, sotto il profilo della menomazione o turbativa del potere giurisdizionale, con conseguente ingiustificato trattamento differenziato (articolo 3, primo comma, Costituzione);
    è quanto afferma la Suprema Corte di cassazione a Sezioni unite, in via subordinata, nel ricorso per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato nei confronti del Senato della Repubblica nel ricorso-ordinanza del 18 novembre 2014 iscritto al n. 1/2015 del ruolo ricorsi per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, già dichiarato ammissibile dalla Corte costituzionale con ordinanza n. 137/2015, Relatore Prof. Amato;
    e, all'esito della discussione, parrebbe proprio questo il punto di equilibrio per rendere compatibile il principio dell'autodichia con il controllo di legalità anche degli Organi costituzionali da parte del Giudice di legittimità. In effetti, il carattere chiuso e circoscritto del sistema di autodichia della Camera dei deputati precluderebbe la possibilità del ricorso straordinario che, invece, il settimo comma dell'articolo 111 della Costituzione riconosce nei confronti di ogni sentenza, non impugnabile altrimenti; garanzia questa che costituisce proiezione del principio di eguaglianza, e non sarebbe suscettibile di una deroga per la giurisdizione degli organi di autodichia di Camera e Senato;
    difatti, riconoscendo che i giudici istituiti con i decreti presidenziali soddisfano le esigenze di precostituzione, imparzialità ed indipendenza, richieste dall'articolo 6 della CEDU e dall'articolo 108, secondo comma, Costituzione, ricorrerebbe, comunque, la possibilità di gravame per la violazione dell'articolo 111, settimo comma, Costituzione;
    l'autodichia, dunque, impedendo l'intromissione di organi esterni nella gestione amministrativa degli organi costituzionali, avrebbe la funzione di tutelarne l'interesse costituzionale all'indipendenza, ciò comporterebbe però l'inevitabile sacrificio di altri principi costituzionalmente garantiti, in particolare quelli relativi alla tutela giurisdizionale;
    occorre dunque trovare un sistema che dia ai cittadini che lavorano nelle nostre Istituzioni, in particolare Camera e Senato, una garanzia dei loro diritti ed interessi legittimi;
    i regolamenti dell'Amministrazione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica nulla prevedono in materia di «stabilizzazione e/o conversione dei rapporti di lavoro a termine», tanto che la «Disciplina del rapporto di lavoro» prevista nel «Regolamento dei servizi e del personale» rimanda alle normative vigenti;
    come noto alla stessa amministrazione, il decreto legislativo n. 165 del 2001, non può trovare applicazione per gli Organi Costituzionali e le Autorità indipendenti, per i quali, in conformità alla Giurisprudenza dell'Unione europea – CGUE Sentenza del 7 settembre 2006 Marrosu-Sardino – continua a trovare integrale applicazione il decreto legislativo n. 368 del 2001, il quale all'articolo 1 prevede espressamente «l'apposizione di un termine alla durata del contratto di lavoro subordinato di durata non superiore a trentasei mesi, comprensiva di eventuali proroghe, concluso fra un datore di lavoro o utilizzatore e un lavoratore per lo svolgimento di qualunque tipo di mansione, sia nella forma del contratto a tempo determinato, sia nell'ambito di un contratto di somministrazione a tempo determinato ai sensi del comma 4 dell'articolo 20 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276»;
    la direttiva 1999/70/CE fissa come obiettivi delle misure interne di recepimento il divieto di discriminazione tra personale precario e personale assunto con contratti a tempo indeterminato, il contrasto all'abuso di contratti a termine nei confronti del medesimo lavoratore, applicabile anche ai rapporti di lavoro subordinati nella Pubblica Amministrazione;
    la disciplina in materia di rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, alla quale le Amministrazioni di Camera e Senato nell'espletamento delle loro funzioni in autodichia debbono attenersi, è dettata dal decreto legislativo n. 368 del 2001, normativa di attuazione della direttiva 1999/70/CE, ora sostituita dagli articoli 19-29 del decreto legislativo n. 81 del 2015 con decorrenza dal 25 giugno 2015;
    con riferimento ai lavoratori dipendenti dell'Amministrazione della Camera dei deputati della Repubblica Italiana, la normativa che disciplina, in autodichia, i rapporti di lavoro a termine del personale amministrativo non prevede criteri obiettivi e trasparenti utili all'accertamento di una reale esigenza circa la vacanza organica relativa al posto assunto dal lavoratore, né si prevedono sanzioni a carico dell'Amministrazione in caso di ricorso abusivo ai suddetti contratti di lavoro;
    per tali ragioni, la giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea con la ordinanza Affatato (Corte di Giustizia, ordinanza 1o ottobre 2010, causa C-3/10) al punto 48 e con la sentenza Mascolo (Corte di Giustizia, sentenza 26 novembre 2014, cause riunite C-22/13, C- 61/13, C-62/13, C-63/13 e C-418/13) ha riconosciuto, quale sanzione adeguata all'abusivo utilizzo di rapporti di lavoro a termine di durata superiore a 36 mesi, la trasformazione degli stessi in contratto di lavoro a tempo indeterminato, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 5, comma 4-bis, decreto legislativo n. 368 del 2001;
    in particolare la sentenza della Corte di Giustizia Europea – Seconda Sezione – del 13 settembre 2007 n. 307 Del Cerro che, dopo aver definito la nozione di «condizione di impiego» e la nozione di «ragioni oggettive» di cui alla clausola 4, punto 1, dell'accordo quadro sul lavoro a tempo determinato del 18 marzo 1999 allegato alla direttiva del Consiglio 28 giugno 1999, 1999/70/CE nonché richiamato la finalità di prevenzione degli abusi derivanti dall'utilizzo di una successione di contratti o rapporti a tempo determinato, afferma che a detti principi «deve essere riconosciuta una portata generale in quanto costituiscono norme di diritto sociale comunitario di particolare importanza di cui ogni lavoratore deve usufruire in quanto prescrizione minima di tutela»;
    nel caso di specie, i lavoratori precari risultano aver stipulato, con l'Amministrazione della Camera dei deputati, contratti di lavoro a tempo determinato evidentemente privi di ragioni oggettive che giustificassero la «prolungata» reiterazione degli stessi. Ma v’è di più ! Le causali espresse dalla Amministrazione sembrano esprimere una sorprendente «ordinarietà» di tale illegittima reiterazione, tanto da rinnovare per anni, il medesimo rapporto di lavoro (acausale !);
    è altrettanto noto che, il Presidente della Repubblica, con decreto n. 26/N/2016 di aprile 2016, ha già disposto la stabilizzazione dei precari del Quirinale che hanno superato i 36 mesi di servizio (testualmente, nel decreto), in applicazione della normativa interna (articolo 5, comma 4-bis, decreto legislativo n. 368 del 2001) e dei principi europei (direttiva 1999/70/CE e clausola 5 dell'accordo quadro), come interpretati dalla giurisprudenza comunitaria, nonostante l'Organo costituzionale non fosse obbligato ad attuarli;
    il Presidente della Repubblica con il citato decreto di stabilizzazione del precariato interno all'organo costituzionale, quindi, pare voler generare comportamenti «emulativi» e virtuosi da parte delle amministrazioni di Camera e Senato (creando una «ulteriore» ipotesi di sanzione «equivalente» anche per altre categorie di precari pubblici, nell'ottica della comparazione della Commissione Ue nelle osservazioni scritte nella causa C-494/16);
    ad ogni buon conto, la sentenza Marrosu-Sardino della Corte di giustizia del 7 settembre 2006 in causa C-53/04 ha seguito il descritto itinerario interpretativo interno dell'articolo 26, comma 5 (all'epoca, comma 2), decreto legislativo n. 165 del 2001 solo nei primi due passaggi (applicazione decreto legislativo n. 368 del 2001; sanzioni antiabusive che equivalgono a violazione di norme imperative soltanto per il pubblico impiego), condensati nel pt. 55: «A tal riguardo occorre rilevare che una normativa nazionale quale quella controversa nella causa principale, che prevede norme imperative relative alla durata e al rinnovo dei contratti a tempo determinato, nonché il diritto al risarcimento del danno subito dal lavoratore a causa del ricorso abusivo da parte della pubblica amministrazione a una successione di contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato, sembra prima facie soddisfare i requisiti ricordati ai punti 51-53 della presente sentenza.»;
    tuttavia, i requisiti del risarcimento del danno individuati ai pp.tt. 51-53 della sentenza Marrosu-Sardino sono in palese contraddizione con il divieto di conversione a tempo indeterminato, che non viene citato al pt. 55 della decisione europea così come tale divieto non viene legato alla violazione di norme imperative poste a tutela del lavoratore (e non utilizzate contro il dipendente precario per negargli ogni tutela): «51 Inoltre quando, come nel caso di specie, il diritto comunitario non prevede sanzioni specifiche nel caso in cui siano stati comunque accertati abusi, spetta alle autorità nazionali adottare misure adeguate per far fronte ad una siffatta situazione, misure che devono rivestire un carattere non soltanto proporzionato, ma altresì sufficientemente effettivo e dissuasivo per garantire la piena efficacia delle norme adottate in attuazione dell'accordo quadro (sentenza Adeneler e a., cit., punto 94);
    anche se le modalità di attuazione di siffatte norme attengono all'ordinamento giuridico interno degli Stati membri in virtù del principio dell'autonomia procedurale di questi ultimi, esse non devono essere tuttavia meno favorevoli di quelle che disciplinano situazioni analoghe di natura interna (principio di equivalenza), né rendere praticamente impossibile o eccessivamente difficile l'esercizio dei diritti conferiti dall'ordinamento giuridico comunitario (principio di effettività) (v., in particolare, sentenze 14 dicembre 1995, causa C-312/93, Peterbroeck, Racc. pag. I, 4599, punto 12, nonché Adeneler e a., cit., punto 95);
    ne consegue che, quando si sia verificato un ricorso abusivo a una successione di contratti di lavoro a tempo determinato, si deve poter applicare una misura che presenti garanzie effettive ed equivalenti di tutela dei lavoratori al fine di sanzionare debitamente tale abuso ed eliminare le conseguenze della violazione del diritto comunitario. Infatti, secondo i termini stessi dell'articolo 2, primo comma, della direttiva 1999/70, gli Stati membri devono «prendere tutte le disposizioni necessarie per essere sempre in grado di garantire i risultati prescritti dalla [detta] direttiva» (sentenza Adeneler e a., cit., punto 102).» È evidente che l'unica misura sanzionatoria effettiva ed equivalente di tutela dei lavoratori pubblici precari nel caso di specie dipendente di Organi Costituzionali come le Amministrazioni della Camera – è quella applicata in situazioni analoghe di natura interna ai lavoratori privati: la costituzione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, ai sensi dell'articolo 1, comma 2, decreto legislativo n. 368 del 2001;
    e, per dare effettività all'applicazione della tutela piena, la Corte di giustizia nella sentenza Cordero Alonso del 7 settembre 2006 (lo stesso giorno del deposito della sentenza Marrosu-Sardino) nella causa C-81/05 chiarisce anche quali sono i poteri dei Giudice nazionale quando la norma interna impedisce l'applicazione del principio comunitario di uguaglianza e di equivalenza, in fattispecie di disciplina interna spagnola sulla tutela contro l'insolvenza del datore di lavoro: «1) Quando uno Stato membro riconosceva nel suo diritto interno, prima dell'entrata in vigore della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 23 settembre 2002, 2002/74/CE, che modifica la direttiva 80/987/CE, il diritto del lavoratore di ottenere la copertura dell'organismo di garanzia in caso di insolvenza del datore di lavoro con riferimento a un'indennità per scioglimento del contratto, l'applicazione di tale normativa, nel caso in cui l'insolvenza del datore di lavoro sia intervenuta successivamente all'entrata in vigore di detta direttiva, rientra nell'ambito di applicazione della direttiva del Consiglio 20 ottobre 1980, 80/987/CEE, concernente il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative alla tutela dei lavoratori subordinati in caso di insolvenza del datore di lavoro, quale modificata dalla direttiva 2002/74/CE, 2) Nell'ambito di applicazione della direttiva 80/987/CEE, quale modificata dalla direttiva 2002/74/CE, il principio generale di uguaglianza, quale riconosciuto dall'ordinamento giuridico comunitario, esige che, allorché, secondo una normativa nazionale quale quella controversa nella causa principale, indennità legali dovute in seguito allo scioglimento del contratto di lavoro, riconosciute da una decisione giudiziaria, sono a carico dell'organismo di garanzia in caso di insolvenza del datore di lavoro, indennità della stessa natura, riconosciute in un accordo tra lavoratore e datore di lavoro concluso in presenza del giudice e approvato dall'organo giurisdizionale, devono essere considerate nella stessa maniera. 3) Il giudice nazionale deve disapplicare una normativa interna che, in violazione del principio di uguaglianza quale riconosciuto dall'ordinamento giuridico comunitario, escluda la presa in carico, da parte del competente organismo di garanzia, delle indennità per scioglimento del contratto riconosciute in un accordo tra lavoratori e datori di lavoro concluso in presenza del giudice e approvato dall'organo giurisdizionale.»;
    sul rapporto tra diritto comunitario e Costituzione nazionale (rectius, Corti costituzionali), l'avvocato generale italiano Tizzano è molto chiaro nelle sue conclusioni del 27 aprile 2006 nella causa Cordero Alonso, che saranno accolte integralmente dalla sentenza della Cgue del 7 settembre 2006: «Si deve infine rispondere ai quesiti 1), 2 b) e 3 b) con i quali il giudice del rinvio interroga la Corte sulle conseguenze giuridiche che dovrà trarre da un'eventuale sentenza comunitaria che dichiari l'incompatibilità di una normativa come quella in discussione, ed in particolare se, a seguito di tale sentenza, egli dovrà disapplicare detta normativa nell'ambito del giudizio principale. Nel formulare tale quesito, il giudice del rinvio si riferisce in particolare al fatto che l'ordinamento spagnolo non gli consentirebbe di disapplicare una norma avente rango di legge, come lo Statuto dei lavoratori, e che, inoltre, l'interpretazione del principio di eguaglianza fornita dalla Corte di giustizia nelle sentenze Rodrìguez Caballero e Olaso Valero non sarebbe conforme all'interpretazione del principio costituzionale della «parità dinanzi alla legge», di cui all'articolo 14 della Costituzione spagnola, quale accolta da varie corti nazionali, ivi inclusa la Corte costituzionale. Anche su tale punto, tuttavia, devo ricordare che la Corte ha già avuto modo da tempo di fornire ma risposta assolutamente univoca. È infatti costante nella sua giurisprudenza l'affermazione secondo cui il giudice nazionale «ha l'obbligo di applicare integralmente il diritto comunitario e di tutelare i diritti che questo attribuisce ai singoli, disapplicando le disposizioni eventualmente contrastanti della legge interna (...) senza doverne chiedere o attendere la previa rimozione in via legislativa o mediante qualsiasi altro procedimento costituzionale». D'altronde, proprio con riguardo alla materia de qua, la Corte ha di recente ribadito, nella sentenza Rodriguez Caballero, che «il giudice nazionale è tenuto a disapplicare qualsiasi disposizione nazionale discriminatoria [incompatibile con il principio generale di eguaglianza] (...) e deve applicare ai componenti del gruppo sfavorito lo stesso regime che viene riservato agli altri lavoratori». Ritengo pertanto di poter concludere che il giudice nazionale sia tenuto a disapplicare una normativa interna, come quella di cui alla causa principale, che, in violazione del principio di eguaglianza, escluda dalla garanzia di pagamento prevista da detta normativa le indennità di licenziamento stabilite con accordo di conciliazione.»;
    lo Stato italiano, ed in particolare l'Amministrazione con potere legislativo (quasi esclusivo !) in materia, sa dunque perfettamente che, dopo il 7 settembre 2006 con il trittico delle sentenze Marrosu-Sardino, Vassallo e Cordero Alonso, che l'unica strada percorribile indicata dalla Corte di giustizia per risolvere l'abuso dei contratti a tempo determinato nel pubblico impiego era la stabilizzazione dei rapporti, attuata attraverso le due leggi finanziarie nn. 296/2006 e 244/2007 e, con la stessa legge n. 244/2007, una modifica dell'articolo 36 del decreto legislativo n. 165 del 2001 che rendesse eccezionale l'utilizzazione di rapporti a termine alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni. Nel contempo, con la legge n. 247 del 2007 (cosiddetto Collegato lavoro) veniva introdotto l'articolo 5, comma 4-bis, del decreto legislativo n. 368 del 2001, la misura cioè della durata massima complessiva di 36 mesi dei rapporti o contratti successivi con mansioni equivalenti, cioè del periodo minimo di servizio necessario nel pubblico impiego per accedere alla stabilità lavorativa in base alle due leggi finanziarie per il 2007 e per il 2008;
    nella causa Affatato, la Commissione europea, conferma l'applicazione dell'articolo 5, comma 4-bis, del decreto legislativo n. 368 del 2001 e la trasformazione a tempo indeterminato dei rapporti a termine «successivi» di durata superiore a trentasei mesi con lo stesso datore di lavoro anche pubblico;
    tuttavia, prudentemente l'istituzione Ue si è riservata di scrivere «alle autorità italiane per ottenere informazioni e chiarimenti sull'applicazione della normativa italiana agli ausiliari tecnici amministrativi delle scuole pubbliche»;
    le informazioni nazionali non sono state positive sul rispetto degli obblighi comunitari nei confronti dei precari pubblici, perché subito la Commissione ha aperto la procedura di infrazione n. 2124/2010 prima nei confronti del solo personale Ata, estendendola nel 2012 anche a tutto il personale docente, infine allargandola, come vedremo, nel 2013 a tutto il precariato pubblico;
    ai punti 48-49 dell'ordinanza Affatato del 1o ottobre 2010, la Corte di giustizia già anticipa la possibilità di applicare come sanzione adeguata una disposizione in materia di contratti successivi – i trentasei mesi di servizio per mansioni equivalenti dell'articolo 5, comma 4-bis, del decreto legislativo n. 368 del 2001, che consente la trasformazione dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato nel pubblico impiego: «A tale proposito, nelle sue osservazioni scritte il Governo italiano ha sottolineato, in particolare, che l'articolo. 5 del decreto legislativo n. 368 del 2001, quale modificato nel 2007, al fine di evitare il ricorso abusivo ai contratti di lavoro a tempo determinato nel settore pubblico, ha aggiunto una durata massima oltre la quale il contratto di lavoro è ritenuto concluso a tempo indeterminato e ha introdotto, a favore del lavoratore che ha prestato lavoro per un periodo superiore a sei mesi, un diritto di priorità nelle assunzioni a tempo indeterminato una disciplina nazionale siffatta potrebbe soddisfare i requisiti ricordati nei punti 45-47 della presente ordinanza.»;
    alla luce di tutto quanto innanzi esposto, pare evidente che la instaurazione dei rapporti di lavoro a tempo determinato tra l'Amministrazione della Camera dei deputati della Repubblica Italiana e il personale a «Decreto» e/o «Decretato», sono stati stipulati per «comprovate esigenze permanenti dell'Amministrazione» e per un periodo superiore a 36 mesi, tanto da rendere legittima la maturazione del diritto del personale precario alla conversione del rapporto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato;
    tutto ciò premesso, risulta necessario riportare codesta Camera dei deputati nei ranghi tracciati dalla Carta Costituzionale e dai Trattati Comunitari, dei quali risultiamo essere tra i primi firmatari,

invita per le rispettive competenze, il Collegio dei Questori, l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità del riconoscimento del «diritto alla stabilizzazione» e dunque alla regolarizzazione dei rapporti di lavoro in essere con il personale precario, e di quello cosiddetto a «Decreto» e/o «Decretato», anche richiamando i succitati interventi della Consulta e del Presidente della Repubblica italiana, i quali condividendo l'orientamento espresso dalla Corte di Giustizia Europea, hanno espressamente tracciato la linea politico-istituzionale dalla quale codesta Amministrazione della Camera dei deputati non potrà prescindere nella discussione di questo ordine del giorno.
9/Doc. VIII, n. 10/85Caparini.


(Inammissibile)

   La Camera,
   premesso che:
    il principio della pubblicità delle sedute parlamentari, sancito dall'articolo 64 della Costituzione, trova concreta e ampia attuazione limitatamente alla sola Assemblea;
    sempre la Costituzione all'articolo 72 stabilisce che è il regolamento di ciascuna Camera a «determinare le forme di pubblicità dei lavori delle Commissioni»;
    nell'ottobre 2011, con delibera dell'Ufficio di Presidenza, è stato introdotto un sistema di rilevazione delle presenze dei deputati alle sedute delle Giunte e delle Commissioni, finalizzato a operare trattenute sulla diaria in relazione al tasso di partecipazione;
    nelle more di una riforma del Regolamento, in cui si possa discutere riguardo alla pubblicità dei voti espressi, appare utile una delibera dell'Ufficio di Presidenza volta a garantire la pubblicità delle presenze dei deputati in Commissione, almeno nelle Commissioni permanenti;
    tale pubblicità può essere garantita non esclusivamente attraverso il resoconto, ma anche attraverso una semplice pubblicazione sulla pagina del sito Camera dedicata a ogni Commissione,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori

a deliberare a favore della pubblicità delle presenze dei componenti delle Commissioni permanenti secondo le indicazioni esposte in premessa.
9/Doc. VIII, n. 10/86Mazziotti Di Celso.


   La Camera,
   premesso che:
    il principio della pubblicità delle sedute parlamentari, sancito dall'articolo 64 della Costituzione, trova concreta e ampia attuazione limitatamente alla sola Assemblea;
    sempre la Costituzione all'articolo 72 stabilisce che è il regolamento di ciascuna Camera a «determinare le forme di pubblicità dei lavori delle Commissioni»;
    nell'ottobre 2011, con delibera dell'Ufficio di Presidenza, è stato introdotto un sistema di rilevazione delle presenze dei deputati alle sedute delle Giunte e delle Commissioni, finalizzato a operare trattenute sulla diaria in relazione al tasso di partecipazione;
    nelle more di una riforma del Regolamento, in cui si possa discutere riguardo alla pubblicità dei voti espressi, appare utile una delibera dell'Ufficio di Presidenza volta a garantire la pubblicità delle presenze dei deputati in Commissione, almeno nelle Commissioni permanenti;
    tale pubblicità può essere garantita non esclusivamente attraverso il resoconto, ma anche attraverso una semplice pubblicazione sulla pagina del sito Camera dedicata a ogni Commissione,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di sottoporre all'Ufficio di Presidenza una disciplina finalizzata alla pubblicazione di riepiloghi periodici delle presenze dei deputati nell'ambito delle sedute delle Commissioni, nonché a valutare l'opportunità di approfondire possibili forme di valorizzazione dell'insieme dell'attività parlamentare dei deputati.
9/Doc. VIII, n. 10/86. (Testo modificato nel corso della seduta) Mazziotti Di Celso.


   La Camera,
   premesso che:
    gli interventi relativi allo status dei dipendenti di questa amministrazione sono stati tesi al recepimento di istituti e limitazioni introdotti in relazione ai dipendenti e ai dirigenti delle amministrazioni centrali dello Stato;
    anche in relazione al trattamento retributivo delle carriere direttive dell'amministrazione parlamentare, la tendenza in corso è chiaramente nel senso dell'introduzione degli stessi limiti posti per la dirigenza pubblica delle amministrazioni centrali;
    a queste innovazioni tese a ridurre la specialità del rapporto di lavoro alle dipendenze delle amministrazioni parlamentari dovrebbero essere accompagnati ad inquadramento dello status giuridico delle stesse figure professionali;
    in particolare, la figura del consigliere parlamentare è equiparabile al dirigente di una amministrazione pubblica, con effettive responsabilità di gestione del personale e di risultato e con una specifica qualifica, anche sotto il profilo delle competenze di merito;
    tale profilo di eccellenza necessita di una definizione del proprio status complessivo, salvaguardando, in ogni momento della carriera, le esigenze di crescita professionale, di formazione e di aggiornamento, nonché di piena e indipendente esplicazione del ruolo inerente allo specifico profilo professionale;
    l'inserimento di meccanismi di mobilità pubblico-privato, analoghi a quelli previsti per le figure dirigenziali delle amministrazioni centrali dello Stato consentirebbe, anche in considerazione dell'allungamento della carriera, esperienze di consiglieri in organismi internazionali o privati senza alcun costo per l'amministrazione, che ben potrebbe beneficiare della crescita di professionalità dei propri dipendenti,

invita l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di recepire l'articolo 23-bis del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, sulla mobilità dei dirigenti pubblici relativamente al collocamento in aspettativa non retribuita, con trattamento previdenziale a carico dell'ente di nuova destinazione.
9/Doc. VIII, n. 10/87Laffranco.


   La Camera,
   premesso che:
    da più di dieci anni non viene bandita alcuna procedura concorsuale per assumere il personale dell'Amministrazione della Camera;
    il blocco concorsuale ha arrestato qualsiasi turn over, impedendo la sostituzione delle risorse umane cessate d'attività e, più ancora, l'indispensabile trasferimento del know how e il rispetto del mix generazionale che è fondamentale per la qualità del funzionamento dell'istituzione; il progetto di bilancio per l'anno finanziario 2016 prevedeva all'interno del cap. 1145 (Beni, servizi e spesi diverse) 300 mila euro alla voce «spese per concorsi»;
    il conto consuntivo per l'anno finanziario 2016, deliberato dall'Ufficio di Presidenza del 6 aprile 2017, a pagina 35, reca che nessun impegno di spesa su tale voce è avvenuto;
    il progetto di bilancio per l'anno finanziario 2017 prevede ora all'interno del cap. 1145 (Beni, servizi e spesi diverse) 500 mila euro alla voce «spese per concorsi»;

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori

a bandire quanto prima e comunque entro la fine della legislatura i concorsi pubblici per la selezione delle risorse umane necessarie, in particolar modo per i ruoli più delicati, come quello di consigliere parlamentare, la cui adeguata copertura appare indispensabile per il corretto funzionamento dell'istituzione e per la garanzia della qualità dei processi di formazione delle leggi.
9/Doc. VIII, n. 10/88Vargiu, Matarrese.


   La Camera,
   premesso che:
    la diffusione della conoscenza delle istituzioni e della cultura parlamentare non può non costituire un obiettivo prioritario per un organo costituzionale come la Camera dei deputati, in quanto la stessa influisce positivamente, specie nell'età della formazione scolastica e universitaria, sulla maturazione consapevole di una cittadinanza responsabile;
    la Camera dei deputati partecipa a una pluralità di iniziative di formazione destinate a studenti di scuole superiori e università, con la convinzione che esperienze didattiche di questo tipo producano significative ricadute positive sul processo formativo degli studenti stessi;
    in questa prospettiva, è stato recentemente sottoscritto un protocollo d'intesa fra la Camera dei deputati e il MIUR, al fine di diffondere i valori e i princìpi della democrazia rappresentativa attraverso la realizzazione di un piano di incontri nelle scuole;
    nella medesima prospettiva, andrebbero ulteriormente incentivate le attività di formazione, universitaria e post universitaria, finalizzate ad avvicinare i giovani alle tematiche costituzionali e politiche e ad accrescere la conoscenza del funzionamento dell'istituzione parlamentare, dando priorità a iniziative che si connotino per una specifica esperienza nel settore e per una peculiare valenza culturale e scientifica,

invita, per quanto di rispettiva competenza, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità, in sede di predisposizione del bilancio interno per l'anno 2018, di rafforzare ulteriormente, anche attraverso maggiori investimenti, il perseguimento delle finalità indicate in premessa.
9/Doc. VIII, n. 10/89Baldelli.


   La Camera,
   premesso che:
    la diffusione della conoscenza delle istituzioni e della cultura parlamentare non può non costituire un obiettivo prioritario per un organo costituzionale come la Camera dei deputati, in quanto la stessa influisce positivamente, specie nell'età della formazione scolastica e universitaria, sulla maturazione consapevole di una cittadinanza responsabile;
    la Camera dei deputati partecipa a una pluralità di iniziative di formazione destinate a studenti di scuole superiori e università, con la convinzione che esperienze didattiche di questo tipo producano significative ricadute positive sul processo formativo degli studenti stessi;
    in questa prospettiva, è stato recentemente sottoscritto un protocollo d'intesa fra la Camera dei deputati e il MIUR, al fine di diffondere i valori e i princìpi della democrazia rappresentativa attraverso la realizzazione di un piano di incontri nelle scuole;
    nella medesima prospettiva, andrebbero ulteriormente incentivate le attività di formazione, universitaria e post universitaria, finalizzate ad avvicinare i giovani alle tematiche costituzionali e politiche e ad accrescere la conoscenza del funzionamento dell'istituzione parlamentare, dando priorità a iniziative che si connotino per una specifica esperienza nel settore e per una peculiare valenza culturale e scientifica,

invita, per quanto di rispettiva competenza, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di proseguire nell'indirizzo volto a sviluppare ulteriormente le attività di formazione rivolte a giovani studenti compatibilmente con le esigenze di contenimento della spesa dell'Istituzione.
9/Doc. VIII, n. 10/89. (Testo modificato nel corso della seduta) Baldelli.


   La Camera,
   premesso che:
    è operativo dal 2007 un blocco del turn over che ha determinato un'imponente riduzione del personale in servizio;
    tale riduzione ha interessato nel tempo tutti i livelli e le qualifiche professionali;
    il processo di revisione delle procedure di lavoro e delle modalità di impiego dei dipendenti, posto in essere negli ultimi anni dall'Amministrazione, ha consentito di mantenere fino ad oggi inalterato lo standard qualitativo richiesto dal supporto alle funzioni parlamentari;
    in relazione alle attuali dotazioni di personale delle diverse categorie professionali, destinate inevitabilmente a conoscere ulteriori riduzioni a seguito dei futuri pensionamenti, iniziano a manifestarsi elementi di criticità che rendono problematico preservare tale standard anche in futuro;
    l'Amministrazione ha opportunamente avviato un processo di ricognizione dei fabbisogni organici che, tenendo conto anche dei possibili sviluppi del processo di integrazione funzionale con il Senato come definito negli appositi protocolli di intesa tra le due Amministrazioni, costituisce un presupposto necessario per la riattivazione dei reclutamenti;
    in occasione dell'esame del bilancio interno per il 2016 è stato accolto l'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 8/98, che invitava a valutare l'opportunità di procedere tempestivamente a bandire un concorso, tenendo in debita considerazione i fabbisogni organici dell'Amministrazione della Camera dei deputati con prioritario riferimento alle professionalità di consigliere parlamentare e documentarista;
    in base a quanto previsto dal Ruolo unico dei dipendenti del Parlamento, recentemente approvato dagli Uffici di Presidenza delle due Camere, i futuri reclutamenti avverranno, previa ricognizione dei fabbisogni di personale da parte delle Amministrazioni della Camera e del Senato, a seguito di procedure concorsuali nazionali congiunte, che potranno essere attivate anche sulla base di esigenze di una singola Amministrazione,

invita, per quanto di rispettiva competenza, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di avviare, auspicabilmente entro la fine del 2017 – in conformità con le disposizioni recate dal Ruolo unico dei dipendenti del Parlamento – procedure concorsuali finalizzate al prioritario reclutamento di consiglieri e documentaristi sulla base degli esiti della ricognizione dei fabbisogni richiamata in premessa, nonché delle altre professionalità la cui acquisizione risulti necessaria a seguito della medesima ricognizione.
9/Doc. VIII, n. 10/90Baldelli.


   La Camera,
   premesso che:
    il capitolo 1150 Categoria V – Trasferimenti previsto dal progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2017, (Doc VIII n. 10) prevede nell'ambito del contributo ai Gruppi parlamentari, riferito alle previsioni di competenza, che di cassa, una riduzione pari a 0,60 per cento rispetto alle previsioni del 2016;
    il personale dei Gruppi parlamentari, contribuisce in maniera costante ed indispensabile, all'attività interna delle diverse funzioni svolte dai deputati di appartenenza a ciascun Gruppo, in relazione al ruolo e alle prerogative da essi svolte;
    le difficili condizioni professionali in cui operano i suesposti lavoratori, da numerosi anni, riconducibili alla tipologia dei contratti di lavoro a termine, peraltro dopo reiterati rinnovi, in particolare quelli di cui alla seconda delibera dell'Ufficio di Presidenza n. 299/01, richiede un intervento risolutivo al fine di regolarizzare in maniera stabile e duratura, i dipendenti dei Gruppi parlamentari in oggetto,

invita per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di prevedere all'inizio della prossima legislatura, senza nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio interno, un intervento finalizzato ad assumere a tempo indeterminato il personale dei Gruppi parlamentari facenti parte della seconda delibera ai sensi della deliberazione dell'Ufficio di Presidenza n. 227/2012 come successivamente modificata nell'arco della XVII legislatura, che sia effettivamente assunto alla data del presente documento, previa selezione per titoli e curriculum vitae, in coerenza peraltro con quanto disposto dal decreto del Presidente della Repubblica, del 3 maggio 2016, in materia di procedure di revisione di contratto di lavoro subordinato a tempo determinato, presso il Segretariato generale della Presidenza della Repubblica.
9/Doc. VIII, n. 10/91Galgano, Falcone, Riccardo Gallo, Faenzi, Rotondi, Monchiero, Gigli, Binetti.


(Inammissibile)

   La Camera,
   premesso che:
    i parlamentari possono dotarsi, per l'esercizio del loro mandato, di collaboratori parlamentari, lavoratori che svolgono mansioni di segreteria, addetti stampa, collaborazione nell'attività legislativa, oltre a fornire servizi accessori di fiducia;
    nelle scorse legislature gli organi competenti di Camera e Senato hanno provveduto a dettare alcune disposizioni relative a rapporti che intercorrono tra Parlamentari e i loro collaboratori;
    al fine di regolare la figura del collaboratore parlamentare, nella riunione del 30 gennaio 2012, l'Ufficio di Presidenza ha istituito un «rimborso delle spese per l'esercizio del mandato» che sostituisce il previgente contributo per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori. Tale rimborso, pari a 3.690 euro, è corrisposto direttamente a ciascun deputato per un importo fino a un massimo del 50 per cento a titolo di rimborso per specifiche categorie di spese che devono essere attestate, tra cui quelle per collaboratori;
    vi sono proposte di legge depositate, che stanno facendo il loro iter parlamentare in commissione, da parte dei vari gruppi parlamentari che mirano a regolamentare il rapporto di lavoro che intercorre tra i Deputati e i Collaboratori;
    alcune di esse propongono come soluzione la possibilità di far pagare le relative retribuzioni e obblighi previdenziali da parte della Camera, fermo restando la titolarità del rapporto di lavoro tra le parti contraenti,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di assumere le opportune iniziative al fine di definire l'ammontare a carico della Camera necessario alla gestione delle pratiche, relative al pagamento delle retribuzioni e obblighi previdenziali, qualora venisse approvata tale norma.
9/Doc. VIII, n. 10/92Baldassarre, Artini, Bechis, Segoni, Turco.


   La Camera,
   premesso che:
    i parlamentari possono dotarsi, per l'esercizio del loro mandato, di collaboratori parlamentari, lavoratori che svolgono mansioni di segreteria, addetti stampa, collaborazione nell'attività legislativa, oltre a fornire servizi accessori di fiducia;
    nelle scorse legislature gli organi competenti di Camera e Senato hanno provveduto a dettare alcune disposizioni relative a rapporti che intercorrono tra Parlamentari e i loro collaboratori;
    al fine di regolare la figura del collaboratore parlamentare, nella riunione del 30 gennaio 2012, l'Ufficio di Presidenza ha istituito un «rimborso delle spese per l'esercizio del mandato» che sostituisce il previgente contributo per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori. Tale rimborso, pari a 3.690 euro, è corrisposto direttamente a ciascun deputato per un importo fino a un massimo del 50 per cento a titolo di rimborso per specifiche categorie di spese che devono essere attestate, tra cui quelle per collaboratori;
    vi sono proposte di legge depositate, che stanno facendo il loro iter parlamentare in commissione, da parte dei vari gruppi parlamentari che mirano a regolamentare il rapporto di lavoro che intercorre tra i Deputati e i Collaboratori;
    alcune di esse propongono come soluzione la possibilità di far pagare le relative retribuzioni e obblighi previdenziali da parte della Camera, fermo restando la titolarità del rapporto di lavoro tra le parti contraenti,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori

a valutare l'opportunità di svolgere un ulteriore approfondimento, mediante uno studio di fattibilità, anche attraverso l'interlocuzione con le associazioni rappresentative dei collaboratori parlamentari, in merito alla disciplina del rapporto di lavoro tra deputato e collaboratore, sulla base dei principi di trasparenza e di sostenibilità degli equilibri di bilancio dell'Istituzione parlamentare.
9/Doc. VIII, n. 10/92. (Testo modificato nel corso della seduta) Baldassarre, Artini, Bechis, Segoni, Turco.


   La Camera,
   premesso che:
    i parlamentari possono dotarsi, per l'esercizio del loro mandato, di collaboratori parlamentari, lavoratori che svolgono mansioni di segreteria, addetti stampa, collaborazione nell'attività legislativa, oltre a fornire servizi accessori di fiducia;
    nelle varie sedute susseguitesi in questi anni si è più volte discusso e approvato documenti, quali per esempio ordini del giorno, i quali impegnavano l'Ufficio di Presidenza a definire la figura del collaboratore parlamentare;
    nelle scorse legislature gli organi competenti di Camera e Senato hanno provveduto a dettare alcune disposizioni relative a rapporti che intercorrono tra Parlamentari e i loro collaboratori;
    al fine di regolare la figura del collaboratore parlamentare, nella riunione del 30 gennaio 2012, l'Ufficio di Presidenza ha istituito un «rimborso delle spese per l'esercizio del mandato» che sostituisce il previgente contributo per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori. Tale rimborso, pari a 3.690 euro, è corrisposto direttamente a ciascun deputato per un importo fino a un massimo del 50 per cento a titolo di rimborso per specifiche categorie di spese che devono essere attestate, tra cui quelle per collaboratori;
    la misura riguardante il «rimborso delle spese per l'esercizio del mandato», pur se efficace per arginare la piaga del lavoro nero, non ha tuttavia centrato l'obiettivo di assicurare garanzie di tipo economico e contrattuale;
    le misure adottate nelle scorse legislature dagli organi competenti di Camera e Senato in materia di disposizioni relative a rapporti professionali che intercorrono tra parlamentari e loro collaboratori, non sono risultate sufficienti a colmare il vuoto regolamentare nei confronti della figura del collaboratore parlamentare;
    non vi è alcun tipo di modello contrattuale al quale il parlamentare possa fare riferimento; non vi è alcuna relazione fra l'incarico ricoperto, il numero di ore lavorate e la retribuzione nonché alcuna chiarezza sul dovere di versamento di tasse, contributi e non vi è alcun elemento di trasparenza, non vi è una voce di bilancio specifica e vincolata riferita ai collaboratori,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori:

   a valutare l'opportunità di assumere le opportune iniziative affinché, si possa arrivare nel più breve tempo possibile ad una regolamentazione in materia di «Disciplina del rapporto di lavoro tra i membri del Parlamento e i loro collaboratori» che tenga conto dei seguenti punti principali:
    contratti regolamentati e definiti;
    definizione dei livelli minimi retributivi;
    definizione degli orari lavorativi, fatto salvo le collaborazioni di tipo professionale, quali consulenze esterne e con periodo temporale definito e a carattere discontinuo;
    codice etico e deontologico da sottoscrivere da parte dei collaboratori;
    corsi professionalizzanti definiti e istituiti dagli Uffici di Presidenza;
    pagamento diretto della retribuzione e degli obblighi previdenziali da parte della Camera, fermo restando la titolarità del rapporto di lavoro tra le parti contraenti, quali deputato e collaboratore.
9/Doc. VIII, n. 10/93Baldassarre, Artini, Bechis, Segoni, Turco.


   La Camera,
   premesso che:
    i parlamentari possono dotarsi, per l'esercizio del loro mandato, di collaboratori parlamentari, lavoratori che svolgono mansioni di segreteria, addetti stampa, collaborazione nell'attività legislativa, oltre a fornire servizi accessori di fiducia;
    nelle varie sedute susseguitesi in questi anni si è più volte discusso e approvato documenti, quali per esempio ordini del giorno, i quali impegnavano l'Ufficio di Presidenza a definire la figura del collaboratore parlamentare;
    nelle scorse legislature gli organi competenti di Camera e Senato hanno provveduto a dettare alcune disposizioni relative a rapporti che intercorrono tra Parlamentari e i loro collaboratori;
    al fine di regolare la figura del collaboratore parlamentare, nella riunione del 30 gennaio 2012, l'Ufficio di Presidenza ha istituito un «rimborso delle spese per l'esercizio del mandato» che sostituisce il previgente contributo per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori. Tale rimborso, pari a 3.690 euro, è corrisposto direttamente a ciascun deputato per un importo fino a un massimo del 50 per cento a titolo di rimborso per specifiche categorie di spese che devono essere attestate, tra cui quelle per collaboratori;
    la misura riguardante il «rimborso delle spese per l'esercizio del mandato», pur se efficace per arginare la piaga del lavoro nero, non ha tuttavia centrato l'obiettivo di assicurare garanzie di tipo economico e contrattuale;
    le misure adottate nelle scorse legislature dagli organi competenti di Camera e Senato in materia di disposizioni relative a rapporti professionali che intercorrono tra parlamentari e loro collaboratori, non sono risultate sufficienti a colmare il vuoto regolamentare nei confronti della figura del collaboratore parlamentare;
    non vi è alcun tipo di modello contrattuale al quale il parlamentare possa fare riferimento; non vi è alcuna relazione fra l'incarico ricoperto, il numero di ore lavorate e la retribuzione nonché alcuna chiarezza sul dovere di versamento di tasse, contributi e non vi è alcun elemento di trasparenza, non vi è una voce di bilancio specifica e vincolata riferita ai collaboratori,

invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori:

a valutare l'opportunità di svolgere un ulteriore approfondimento, mediante uno studio di fattibilità, anche attraverso l'interlocuzione con le associazioni rappresentative dei collaboratori parlamentari, in merito alla disciplina del rapporto di lavoro tra deputato e collaboratore, sulla base dei principi di trasparenza e di sostenibilità degli equilibri di bilancio dell'Istituzione parlamentare.
9/Doc. VIII, n. 10/93. (Testo modificato nel corso della seduta) Baldassarre, Artini, Bechis, Segoni, Turco.


   La Camera,
   premesso che:
    la Camera dei deputati ha avviato ormai da alcuni anni un percorso di progressiva equiparazione dello status giuridico ed economico dei consiglieri parlamentari alla dirigenza delle amministrazioni centrali dello Stato;
    in particolare, sono stati introdotti limiti retributivi e ulteriori modifiche allo status giuridico ed economico dei consiglieri parlamentari, da ultimo mediante la deliberazione n. 102 del 30 settembre 2014 dell'Ufficio di Presidenza, cui ha fatto seguito il Decreto presidenziale n. 824 del 6 ottobre successivo;
    la sostanziale equiparazione promossa in queste sedi risulta tuttavia incompleta e parziale, non comprendendo anche le opportunità di crescita professionale e aggiornamento – da tempo riconosciute per le figure professionali omologhe, come appunto i dirigenti delle amministrazioni centrali dello Stato – costituite dalla possibilità di accedere ad aspettative non retribuite al fine di compiere esperienze al di fuori dell'amministrazione parlamentare, senza oneri per il bilancio interno;
    sono stati accolti come raccomandazioni diversi ordini del giorno presentati in tal senso nell'ambito dell'approvazione annuale del bilancio (si vedano, ex multis, gli ordini del giorno 9/Doc. VIII, n. 6/7, 9/Doc. VIII, n. 6/81, 9/Doc. VIII, n. 6/82, 9/Doc. VIII, n. 6/107, 9/Doc. VIII, n. 6/108);
    a tuttora, non è stato dato seguito agli intendimenti presenti negli ordini del giorno appena richiamati,

invita l'Ufficio di Presidenza

a valutare l'opportunità di intraprendere un percorso volto alla trasposizione nelle norme interne relative allo status giuridico ed economico dei consiglieri parlamentari delle disposizioni già esistenti nell'ordinamento generale, relativamente alla dirigenza delle amministrazioni centrali dello Stato, con particolare riferimento all'articolo 23-bis del decreto legislativo n. 165 del 2001 in materia di mobilità pubblico-privato, al fine di consentire, senza costi per l'Amministrazione della Camera, significative esperienze per coloro che risultassero idonei anche in organismi internazionali o privati.
9/Doc. VIII, n. 10/94Boccadutri.