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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Martedì 12 dicembre 2017

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME: DOC. XXIII, N. 29 E DOC. XXII-BIS, N. 17

Doc. XXIII, n. 29 – Relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro sull'attività svolta

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 3 ore.

Relatore 15 minuti
Governo 15 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 20 minuti (con il limite massimo di 3 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 55 minuti
 Partito Democratico 30 minuti
 MoVimento 5 Stelle 13 minuti
 Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 10 minuti
 Articolo 1 – Movimento
 Democratico e Progressista
9 minuti
 Alternativa popolare – Centristi
 per l'Europa – NCD
7 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 7 minuti
 Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà – Possibile 7 minuti
 Democrazia solidale – Centro
 Democratico
6 minuti
 Fratelli d'Italia 6 minuti
 Scelta civica ALA per la Costituente
 liberale e popolare – MAIE
6 minuti
 Misto: 14 minuti
  Civici e Innovatori – Energie
  PER l'Italia
2 minuti
  Direzione Italia 2 minuti
  Minoranze Linguistiche 2 minuti
  UDC-IDEA 2 minuti
  Alternativa Libera – Tutti insieme
  per l'Italia
2 minuti
  FARE! – Pri - Liberali 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI) –
  Indipendenti
2 minuti

Doc. XXII-bis, n. 17 – Relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte del militare Emanuele Scieri sull'attività svolta

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 3 ore.

Relatore 15 minuti
Governo 15 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 20 minuti (con il limite massimo di 3 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 55 minuti
 Partito Democratico 30 minuti
 MoVimento 5 Stelle 13 minuti
 Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 10 minuti
 Articolo 1 – Movimento
 Democratico e Progressista
9 minuti
 Alternativa popolare – Centristi
 per l'Europa – NCD
7 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 7 minuti
 Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia
 Libertà – Possibile
7 minuti
 Democrazia solidale – Centro
 Democratico
6 minuti
 Fratelli d'Italia 6 minuti
 Scelta civica ALA per la Costituente
 liberale e popolare – MAIE
6 minuti
 Misto: 14 minuti
  Civici e Innovatori – Energie
  PER l'Italia
2 minuti
  Direzione Italia 2 minuti
  Minoranze Linguistiche 2 minuti
  UDC-IDEA 2 minuti
  Alternativa Libera – Tutti insieme
  per l'Italia
2 minuti
  FARE! – Pri - Liberali 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI) –
  Indipendenti
2 minuti

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 12 dicembre 2017.

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Alli, Amendola, Amici, Artini, Baldelli, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Boccia, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Bosco, Braga, Matteo Bragantini, Brambilla, Bressa, Brunetta, Caparini, Capelli, Capezzone, Casero, Castiglione, Catania, Causin, Cenni, Censore, Antimo Cesaro, Cicchitto, Cirielli, Coppola, D'Alia, Dal Moro, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dell'Aringa, Dellai, Di Gioia, Duranti, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Galati, Garofani, Gelli, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Laforgia, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Marcon, Giorgia Meloni, Migliore, Moscatt, Nicoletti, Orfini, Orlando, Paglia, Pannarale, Pes, Petrenga, Pisicchio, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Francesco Saverio Romano, Rosato, Rughetti, Ruocco, Sanga, Sani, Sandra Savino, Scalfarotto, Schullian, Sereni, Sibilia, Tabacci, Tancredi, Taranto, Turco, Valentini, Vazio, Velo, Vignali, Villarosa, Villecco Calipari, Enrico Zanetti, Zoggia.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Alli, Amendola, Amici, Artini, Baldelli, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Boccia, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Bosco, Braga, Matteo Bragantini, Brambilla, Bressa, Brunetta, Caparini, Capelli, Capezzone, Casero, Castiglione, Catania, Causin, Cenni, Censore, Antimo Cesaro, Cicchitto, Cirielli, Coppola, D'Alia, Dal Moro, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dell'Aringa, Dellai, Di Gioia, Duranti, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Ferrara, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Galati, Garofani, Gelli, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Lorenzo Guerini, La Russa, Laforgia, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Mannino, Marazziti, Marcon, Giorgia Meloni, Meta, Migliore, Monchiero, Moscatt, Nicoletti, Orfini, Orlando, Paglia, Pannarale, Pes, Petrenga, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Francesco Saverio Romano, Rosato, Rossomando, Rughetti, Ruocco, Sanga, Sani, Sandra Savino, Scalfarotto, Scanu, Schullian, Sereni, Sibilia, Sottanelli, Speranza, Tabacci, Tancredi, Taranto, Tofalo, Turco, Valeria Valente, Valentini, Vazio, Velo, Vignali, Villarosa, Villecco Calipari, Enrico Zanetti, Zoggia.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 6 dicembre 2017 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   RUSSO: «Disposizioni concernenti la disciplina dell'attività di tatuatore e piercer professionista e la formazione universitaria per il suo esercizio» (4771);
   GALGANO ed altri: «Modifiche al codice civile e altre disposizioni in materia di attribuzione del cognome ai figli» (4772);
   ALTIERI ed altri: «Modifica all'articolo 2043 del codice civile, in materia di risarcimento per fatto illecito» (4773).

  In data 7 dicembre 2017 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   DI LELLO: «Modifiche al testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, e altre disposizioni per contrastare l'abusivismo edilizio» (4774);
   ALBERTI: «Disposizioni per promuovere l'edilizia sostenibile» (4775).

  In data 11 dicembre 2017 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   BRIGNONE ed altri: «Modifica all'articolo 612-bis del codice penale, concernente l'estensione del termine per la presentazione della querela per atti persecutori» (4776);
   MATARRELLI: «Disposizioni per favorire la partecipazione dei cittadini alle attività della pubblica amministrazione» (4777).

  Saranno stampate e distribuite.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

   I Commissione (Affari costituzionali):
  CAUSI: «Ordinamento della città di Roma come ente metropolitano speciale» (4750) Parere delle Commissioni III, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII, IX, XI, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
  DE MENECH: «Istituzione della Commissione paritetica Stato-regione-provincia nelle province con territorio interamente montano confinanti con Stati esteri» (4760) Parere delle Commissioni V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   II Commissione (Giustizia):
  DI LELLO: «Modifiche agli articoli 424 e 429 del codice di procedura penale, in materia di motivazione nel giudizio dell'udienza preliminare» (4580) Parere della I Commissione;
  PALESE: «Ordinamento della giurisdizione tributaria» (4755) Parere delle Commissioni I, IV, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   VI Commissione (Finanze):
  BALDASSARRE ed altri: «Introduzione dell'obbligo di iscrizione nel catasto per le piattaforme petrolifere installate nel mare territoriale» (3881) Parere delle Commissioni I, V, VIII, X e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
  BALDASSARRE ed altri: «Modifica all'articolo 1 del decreto-legge 8 aprile 1974, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 giugno 1974, n. 216, concernente la durata in carica del presidente e dei membri della Commissione nazionale per le società e la borsa» (3903) Parere delle Commissioni I, V e XIV.

   VII Commissione (Cultura):
  BECHIS e ARTINI: «Istituzione di un distretto sperimentale per l'innovazione scolastica nella città di Torino» (3641) Parere delle Commissioni I, V, XI, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
  MINNUCCI: «Modifiche al decreto legislativo 15 marzo 2017, n. 35, in materia di gestione collettiva dei diritti d'autore e dei diritti connessi» (4599) Parere delle Commissioni I, II, V, VI, IX, X e XIV.

   VIII Commissione (Ambiente):
  ZOLEZZI ed altri: «Disposizioni in materia di raccolta differenziata e trattamento dei rifiuti sanitari» (4705) Parere delle Commissioni I, V, X, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro.

  Il presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro, con lettera in data 7 dicembre 2017, ha inviato la relazione sull'attività svolta, approvata dalla Commissione nella seduta del 6 dicembre 2017.

  Il predetto documento sarà stampato e distribuito (Doc. XXIII, n. 29).

Annunzio di sentenze della Corte costituzionale.

  La Corte costituzionale ha depositato in cancelleria le seguenti sentenze che, ai sensi dell'articolo 108, comma 1, del Regolamento, sono inviate alle sottoindicate Commissioni competenti per materia, nonché alla I Commissione (Affari costituzionali), se non già assegnate alla stessa in sede primaria:
  sentenza n. 249 del 24 ottobre-1o dicembre 2017 (Doc. VII, n. 906),
   con la quale:
    dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 335, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2005)», sollevata, in riferimento agli articoli 3, 53 e 97 della Costituzione, dalla Commissione tributaria regionale del Lazio:
   alla VI Commissione (Finanze);

  sentenza n. 250 del 25 ottobre-1o dicembre 2017 (Doc. VII, n. 907),
   con la quale:
    dichiara non fondate le questioni di legittimità costituzionale dei commi 25 e 25-bis dell'articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201 (Disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici), convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214 – come sostituito (il comma 25) e inserito (il comma 25-bis), rispettivamente, dai numeri 1) e 2) del comma 1 dell'articolo 1 del decreto-legge 21 maggio 2015, n. 65 (Disposizioni urgenti in materia di pensioni, di ammortizzatori sociali e di garanzie TFR), convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2015, n. 109 – sollevate, in riferimento agli articoli 2, 3, 23, 36, 38, 53, 117, primo comma – quest'ultimo in relazione all'articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e all'articolo 1 del Protocollo addizionale alla stessa – e 136 della Costituzione, dai Tribunali ordinari di Palermo, Milano, Brescia, Napoli, Genova, Torino, La Spezia, e Cuneo, nonché dalla Corte dei conti, sezione giurisdizionale regionale per l'Emilia-Romagna;
    dichiara non fondate le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 483, lettera e), della legge 27 dicembre 2013, n. 147, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2014)», come modificato dall'articolo 1, comma 286, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)», sollevate, in riferimento agli articoli 3, 36, primo comma, e 38, secondo comma, della Costituzione, dal Tribunale ordinario di Brescia;
    dichiara non fondate le questioni di legittimità costituzionale del comma 25 dell'articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011, come sostituito dall'articolo 1, comma 1, numero 1), del decreto-legge n. 65 del 2015, in combinazione con l'articolo 1, comma 483, della legge n. 147 del 2013, sollevate, in riferimento agli articoli 3, 36, primo comma, e 38, secondo comma, della Costituzione, dal Tribunale ordinario di Milano;
    dichiara non fondate le questioni di legittimità costituzionale dei commi 25 e 25-bis dell'articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011 – come sostituito (il comma 25) e inserito (il comma 25-bis), rispettivamente, dai numeri 1) e 2) del comma 1 dell'articolo 1 del decreto-legge n. 65 del 2015 – «in collegamento» con l'articolo 1, comma 483, lettere d) ed e), della legge n. 147 del 2013, sollevate, in riferimento agli articoli 3, 36, primo comma, e 38, secondo comma, della Costituzione, dal Tribunale ordinario di Genova, con l'ordinanza iscritta al n. 243 del registro ordinanze 2016;
    dichiara inammissibili le questioni di legittimità costituzionale dei commi 25 e 25-bis dell'articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011 – come sostituito (il comma 25) e inserito (il comma 25-bis), rispettivamente, dai numeri 1) e 2) del comma 1 dell'articolo 1 del decreto-legge n. 65 del 2015 – «in collegamento» con l'articolo 1, comma 483, lettere d) ed e), della legge n. 147 del 2013, sollevate, in riferimento agli articoli 3, 36, primo comma, e 38, secondo comma, della Costituzione, dal Tribunale ordinario di Genova, con le ordinanze iscritte al n. 242 e al n. 244 del registro ordinanze 2016:
   alla XI Commissione (Lavoro);

  sentenza n. 253 del 24 ottobre-6 dicembre 2017 (Doc. VII, n. 910),
   con la quale:
    dichiara inammissibili le questioni di legittimità costituzionale degli articoli 573, 579, comma 3, e 593 del codice di procedura penale, sollevate, in riferimento agli articoli 3, 24, 42, 111 e 117, primo comma, della Costituzione, quest'ultimo in relazione agli articoli 6 e 13 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), firmata a Roma il 4 novembre 1950, ratificata e resa esecutiva con la legge 4 agosto 1955, n. 848, e all'articolo 1 del Primo Protocollo addizionale alla CEDU, dalla Corte di cassazione, prima sezione penale:
   alla II Commissione (Giustizia);

  sentenza n. 254 del 7 novembre-6 dicembre 2017 (Doc. VII, n. 911),
   con la quale:
    dichiara non fondata, nei sensi di cui in motivazione, la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 29, comma 2, del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276 (Attuazione delle deleghe in materia di occupazione e mercato del lavoro, di cui alla legge 14 febbraio 2003, n. 30), sollevata, in riferimento agli articoli 3 e 36 della Costituzione, dalla Corte di appello di Venezia:
   alla XI Commissione (Lavoro);

  sentenza n. 255 del 22 novembre-6 dicembre 2017 (Doc. VII, n. 912),
   con la quale:
    dichiara non fondata, nei sensi di cui in motivazione, la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 147, quinto comma, del regio decreto 16 marzo 1942, n. 267 (Disciplina del fallimento, del concordato preventivo, dell'amministrazione controllata e della liquidazione coatta amministrativa), sollevata in riferimento agli articoli 3, primo comma, e 24, primo comma, della Costituzione, dal Tribunale ordinario di Vibo Valentia, sezione civile:
   alla II Commissione (Giustizia);

  sentenza n. 257 del 25 ottobre-6 dicembre 2017 (Doc. VII, n. 913),
   con la quale:
    dichiara inammissibili le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 5, comma 3, lettera a), del decreto-legge 15 novembre 1993, n. 453 (Disposizioni in materia di giurisdizione e controllo della Corte dei conti), convertito, con modificazioni, dalla legge 14 gennaio 1994, n. 19, sollevate, in riferimento agli articoli 3, primo comma, e 25, primo comma, della Costituzione, dalla Corte dei conti, sezione giurisdizionale per la Puglia:
   alla I Commissione (Affari costituzionali);

  sentenza n. 259 del 22 novembre-7 dicembre 2017 (Doc. VII, n. 915),
   con la quale:
    dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 220 del decreto del Presidente della Repubblica 29 dicembre 1973, n. 1092 (Approvazione del testo unico delle norme sul trattamento di quiescenza dei dipendenti civili e militari dello Stato), come modificato dall'articolo 22 della legge 29 aprile 1976, n. 177 (Collegamento delle pensioni del settore pubblico alla dinamica delle retribuzioni. Miglioramento del trattamento di quiescenza del personale statale e degli iscritti alle casse pensioni degli istituti di previdenza), sollevata dalla Corte dei conti, sezione giurisdizionale per la Regione Marche, giudice unico delle pensioni, in riferimento agli articoli 36 e 38 della Costituzione:
   alla XI Commissione (Lavoro).

  La Corte costituzionale ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 30, secondo comma, della legge 11 marzo 1953, n.87, copia delle seguenti sentenze che, ai sensi dell'articolo 108, comma 1, del Regolamento, sono inviate alle sottoindicate Commissioni competenti per materia, nonché alla I Commissione (Affari costituzionali):
  sentenza n. 251 dell'8 novembre-6 dicembre 2017 (Doc. VII, n. 908),
   con la quale:
    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 110, ultimo periodo, della legge 13 luglio 2015, n. 107 (Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti);
    dichiara, in via consequenziale, ai sensi dell'articolo 27 della legge 11 marzo 1953, n. 87 (Norme sulla costituzione e sul funzionamento della Corte costituzionale), l'illegittimità costituzionale dell'articolo 17, terzo comma, ultimo periodo, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 59, recante «Riordino, adeguamento e semplificazione del sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente nella scuola secondaria per renderlo funzionale alla valorizzazione sociale e culturale della professione, a norma dell'articolo 1, commi 180 e 181, lettera b), della legge 13 luglio 2015, n. 107»;
    dichiara inammissibili le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 110, della legge n. 107 del 2015, sollevate in riferimento agli articoli 2, 3, 4, secondo comma, 51, primo comma, e 97 della Costituzione, dal Tribunale amministrativo regionale per il Lazio, con ordinanza iscritta al n. 42 del registro ordinanze 2017:
   alla XI Commissione (Lavoro);

  sentenza n. 252 dell'11 ottobre-6 dicembre 2017 (Doc. VII, n. 909),
   con la quale:
    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 2, comma 1, lettera c), della legge 12 agosto 2016, n. 164 (Modifiche alla legge 24 dicembre 2012, n. 243, in materia di equilibrio dei bilanci delle regioni e degli enti locali), nella parte in cui, nel sostituire l'articolo 10, comma 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 243 (Disposizioni per l'attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell'articolo 81, sesto comma, della Costituzione), non prevede la parola «tecnica», dopo le parole «criteri e modalità di attuazione» e prima delle parole «del presente articolo»;
    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 2, comma 1, lettera c), della legge n. 164 del 2016, nella parte in cui, nel sostituire l'articolo 10, comma 5, della legge n. 243 del 2012, prevede «, ivi incluse le modalità attuative del potere sostitutivo dello Stato, in caso di inerzia o ritardo da parte delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano»;
    dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 2, comma 1, lettera c), della legge n. 164 del 2016, che sostituisce l'articolo 10, comma 5, della legge n. 243 del 2012, promossa, in riferimento all'articolo 136 della Costituzione, dalle Province autonome di Trento e di Bolzano e dalla Regione autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol;
    dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 2, comma 1, lettera a), della legge n. 164 del 2016, che modifica l'articolo 10, comma 3, della legge n. 243 del 2012, promossa, in riferimento agli articoli 48, 49, 51, 52 della legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1 (Statuto speciale della Regione Friuli-Venezia Giulia), all'articolo 119, primo, secondo e sesto comma, della Costituzione, in relazione all'articolo 10 della legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 (Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione), dalla Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia:
   alla V Commissione (Bilancio);

  sentenza n. 258 dell'8 novembre-7 dicembre 2017 (Doc. VII, n. 914),
   con la quale:
    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 10 della legge 5 febbraio 1992, n. 91 (Nuove norme sulla cittadinanza), nella parte in cui non prevede che sia esonerata dal giuramento la persona incapace di soddisfare tale adempimento in ragione di grave e accertata condizione di disabilità;
    dichiara inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 7, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 12 ottobre 1993, n. 572 (Regolamento di esecuzione della legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza) e dell'articolo 25, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 3 novembre 2000, n. 396 (Regolamento per la revisione e la semplificazione dell'ordinamento dello stato civile, a norma dell'articolo 2, comma 12, della legge 15 maggio 1997, n. 127), sollevata dal giudice tutelare del Tribunale ordinario di Modena:
   alla I Commissione (Affari costituzionali).

Trasmissioni dalla Corte dei conti.

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 6 dicembre 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (IVASS), per l'esercizio 2016. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 586).

  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla VI Commissione (Finanze).

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 7 dicembre 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Autorità portuale di Savona, per l'esercizio 2016. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 587).

  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla IX Commissione (Trasporti).

Trasmissione dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

  Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha trasmesso decreti ministeriali recanti variazioni di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del medesimo Ministero, autorizzate, in data 28 e 29 novembre 2017, ai sensi dell'articolo 23, comma 1, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e dell'articolo 33, comma 4-quinquies, della legge 31 dicembre 2009, n. 196.

  Questi decreti sono trasmessi alla III Commissione (Affari esteri) e alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissioni dal Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

  Il Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con lettere in data 4 e 5 dicembre 2017, ha comunicato, ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della legge 6 febbraio 1992, n. 180, concernente la partecipazione dell'Italia alle iniziative di pace e umanitarie in sede internazionale, l'intenzione di concedere contributi all'Associazione «Prospettive mediterranee» per la realizzazione dei seguenti progetti:
   «Rete italiana per il dialogo euro-mediterraneo (RIDE)»;
   « Waste to Energy for Gaza – WEG».

  Queste comunicazioni sono trasmesse alla III Commissione (Affari esteri).

Trasmissione dal Ministro dell'economia e delle finanze.

  Il Ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 6 dicembre 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 59, comma 1, del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, l'atto di indirizzo concernente gli sviluppi della politica fiscale, le linee generali e gli obiettivi della gestione tributaria, le grandezze finanziarie e le altre condizioni nelle quali si sviluppa l'attività delle agenzie fiscali, per il triennio 2018-2020 (Doc. n. CII, n. 4).

  Questo documento è trasmesso alla VI Commissione (Finanze).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 6, 7 e 11 dicembre 2017, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Raccomandazione di decisione del Consiglio che autorizza la Commissione ad avviare negoziati con la Confederazione svizzera per la conclusione di un accordo che stabilisce i termini e le condizioni della partecipazione della Confederazione svizzera all'Agenzia del GNSS europeo (COM(2017) 670 final), corredata dal relativo allegato (COM(2017) 670 final – Annex 1), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   Relazione della Commissione sull'applicazione, nel 2016, del regolamento (CE) n. 1049/2001 relativo all'accesso del pubblico ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione (COM(2017) 738 final), corredata dal relativo allegato (COM(2017) 738 final – Annex 1), che è assegnata in sede primaria alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'esercizio del potere di adottare atti delegati conferito alla Commissione dalla direttiva 2009/138/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 novembre 2009, in materia di accesso ed esercizio delle attività di assicurazione e di riassicurazione (solvibilità II) (COM(2017) 740 final), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
   Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo sulla valutazione intermedia del programma in materia di scambi, assistenza e formazione per la protezione dell'euro contro la contraffazione monetaria (programma "Pericle 2020") (COM(2017) 741 final), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
   Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 92/66/CEE del Consiglio che istituisce misure comunitarie di lotta contro la malattia di Newcastle (COM(2017) 742 final), che è assegnata in sede primaria alla XII Commissione (Affari sociali). Questa proposta è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 7 dicembre 2017;
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'esercizio del potere di adottare atti delegati conferito alla Commissione a norma del regolamento (UE) n. 1151/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 novembre 2012, sui regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari (COM(2017) 743 final), che è assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura);
   Proposta di regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n. 1387/2013 recante sospensione dei dazi autonomi della tariffa doganale comune per taluni prodotti agricoli e industriali (COM(2017) 746 final), corredata dai relativi allegati (COM(2017) 746 final – Annexes 1 to 2), che è assegnata in sede primaria alla X Commissione (Attività produttive);
   Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la decisione n. 1313/2013/UE su un meccanismo unionale di protezione civile (COM(2017) 772 final), che è assegnata in sede primaria alla VIII Commissione (Ambiente). Questa proposta è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 12 dicembre 2017;
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato delle regioni – Potenziare la gestione delle catastrofi da parte dell'UE: rescEU solidarietà e responsabilità (COM(2017) 773 final), che è assegnata in sede primaria alla VIII Commissione (Ambiente);
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio – Contributo della Commissione al dibattito tematico dei leader dell'Unione europea sul futuro della dimensione interna ed esterna della politica di migrazione (COM(2017) 820 final), che è assegnata in sede primaria alla I Commissione (Affari costituzionali);
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio e alla Banca centrale europea – Ulteriori tappe verso il completamento dell'Unione economica e monetaria dell'Europa: tabella di marcia (COM(2017) 821 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite V (Bilancio) e XIV (Politiche dell'Unione europea);
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio e alla Banca centrale europea – Nuovi strumenti di bilancio per una zona euro stabile nel quadro dell'Unione (COM(2017) 822 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite V (Bilancio) e XIV (Politiche dell'Unione europea);
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio e alla Banca centrale europea su un Ministro europeo dell'economia e delle finanze (COM(2017) 823 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite V (Bilancio) e XIV (Politiche dell'Unione europea);
   Proposta di direttiva del Consiglio che stabilisce disposizioni per rafforzare la responsabilità di bilancio e l'orientamento di bilancio a medio termine negli Stati membri (COM(2017) 824 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite V (Bilancio) e XIV (Politiche dell'Unione europea);
   Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2017/825 per aumentare la dotazione finanziaria del programma di sostegno alle riforme strutturali e adattarne l'obiettivo generale (COM(2017) 825 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite V (Bilancio) e XIV (Politiche dell'Unione europea). Questa proposta è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dall'8 dicembre 2017;
   Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio per quanto riguarda il sostegno alle riforme strutturali negli Stati membri (COM(2017) 826 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite V (Bilancio) e XIV (Politiche dell'Unione europea). Questa proposta è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 7 dicembre 2017;
   Proposta di regolamento del Consiglio sull'istituzione del Fondo monetario europeo (COM(2017) 827 final), corredata dal relativo allegato (COM(2017) 827 final – Annex), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite V (Bilancio) e XIV (Politiche dell'Unione europea). Questa proposta è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dall'8 dicembre 2017.

Trasmissione dall'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza.

  L'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, con lettera in data 29 novembre 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 12, comma 4, del regolamento di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 20 luglio 2012, n. 168, il bilancio di previsione della medesima Autorità per l'esercizio 2018, approvato in data 28 novembre 2017, corredato dalla nota illustrativa, nonché il bilancio pluriennale relativo al triennio 2018-2020.

  Questi documenti sono trasmessi alla I Commissione (Affari costituzionali), alla V Commissione (Bilancio) e alla XII Commissione (Affari sociali).

Trasmissione dall'Autorità nazionale anticorruzione.

  Il Presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, con lettera in data 7 dicembre 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 213, comma 3, lettere c) e d), del codice di cui al decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, la segnalazione n. 4 del 2017, adottata con delibera n. 1209 del 29 novembre 2017, concernente le società in house delle amministrazioni dello Stato e il controllo analogo alla luce dell'articolo 9, comma 1, del testo unico di cui al decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175.

  Questo documento è trasmesso alla V Commissione (Bilancio) e alla VIII Commissione (Ambiente).

Trasmissione dalla Regione autonoma della Sardegna.

  La Regione autonoma della Sardegna, in qualità di commissario delegato titolare di contabilità speciale, con lettera in data 7 dicembre 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 5, comma 5-bis, della legge 24 febbraio 1992, n. 225, il rendiconto n. 2, per il periodo 1o gennaio-30 ottobre 2017, delle entrate e delle spese concernenti gli interventi di protezione civile in conseguenza degli eccezionali eventi meteorologici che hanno colpito la Sardegna nei mesi di ottobre-novembre 2015, corredato da una relazione concernente i medesimi interventi.

  Questo documento è trasmesso alla V Commissione (Bilancio) e alla VIII Commissione (Ambiente).

Trasmissione dalla Regione autonoma della Valle d'Aosta.

  La Presidenza della Regione autonoma della Valle d'Aosta, con lettera pervenuta in data 7 dicembre 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 70, comma 4, della legge regionale 7 dicembre 1998, n. 54, la deliberazione della Giunta regionale di scioglimento del consiglio comunale di Valtournenche.

  Questa documentazione è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.

Richiesta di parere parlamentare su atti del Governo.

  Il Ministro dello sviluppo economico, con lettera in data 11 dicembre 2017, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 2, della legge 20 novembre 2017, n. 167, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto ministeriale recante disposizioni in materia di riduzioni delle tariffe a copertura degli oneri generali di sistema per imprese energivore (483).

  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla X Commissione (Attività produttive), che dovrà esprimere il prescritto parere entro l'11 gennaio 2018.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B  al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di risposte scritte ad interrogazioni.

  Sono pervenute alla Presidenza dei competenti Ministeri risposte scritte ad interrogazioni. Sono pubblicate nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERROGAZIONI

Orientamenti del Governo circa la sussistenza dei presupposti per promuovere lo scioglimento del consiglio comunale di Altamura – 3-03196

A)

   PANNARALE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in data 11 luglio 2017, l'operazione «Pura defluit» del nucleo di polizia tributaria e dei carabinieri del comando provinciale di Bari ha fatto emergere un sistema di corruzione di pubblici ufficiali e di alterazione delle procedure di affidamento degli appalti pubblici in alcuni comuni della provincia di Bari;
   nell'ambito di questa operazione è stato arrestato e posto agli arresti domiciliari il sindaco di Altamura, Giacinto Forte, per una presunta tangente di 15 mila euro data da un'azienda che avrebbe dovuto partecipare ad una gara pubblica avente come oggetto il depuratore di Altamura;
   in data 13 luglio 2017 il prefetto di Bari Marilisa Magno, in ottemperanza alla cosiddetta «legge Severino», ha sospeso il sindaco dalle sue funzioni e trasferito i poteri al vicesindaco Enzo Rifino;
   il sindaco, che nell'interrogatorio di garanzia si è avvalso della facoltà di non rispondere, non ha ritenuto di dimettersi e lo stesso hanno fatto i consiglieri di maggioranza;
   la particolare circostanza che all'atto di nomina in giunta del dottor Rifino il sindaco abbia fissato il termine del 31 luglio 2017, per la scadenza della delega di vicesindaco, ha indotto il prefetto Magno, dopo un incontro tenuto coi rappresentanti della maggioranza e dell'opposizione, a nominare un commissario che dal 1o agosto 2017 assumerà le funzioni di sindaco e giunta, ma lasciando in carica il consiglio comunale;
   la compresenza di un commissario di nomina prefettizia e di un consiglio comunale in carica rischia di determinare per l'interrogante un'anomalia istituzionale e politica, di paralizzare la vita democratica di un grande centro come Altamura e di ledere il diritto di rappresentanza e di partecipazione dei cittadini e delle cittadine –:
   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno valutare, nell'interesse della cittadinanza, se sussistano le condizioni per disporre lo scioglimento del consiglio comunale di Altamura, in modo tale che si possa pervenire al ripristino della legittima e democratica rappresentanza attraverso nuove elezioni amministrative nella prima tornata utile. (3-03196)


Iniziative di competenza per garantire la piena fruizione al pubblico di Palazzo Thiene a Vicenza, evitarne l'alienazione o la chiusura e favorirne l'acquisizione al patrimonio statale – 3-03423

B)

   D'INCÀ, BUSINAROLO, BRUGNEROTTO, SPESSOTTO, LUIGI GALLO e COZZOLINO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   Palazzo Thiene è un edificio storico situato presso la città di Vicenza, arricchito nel corso degli anni con preziosi arredi e notevoli opere d'arte, il quale ospita oggi, in esposizione permanente, importanti collezioni di arte antica e di pitture di importanti maestri veneti, tra cui Bartolomeo Montagna, Giovanni Buonconsiglio, Jacopo Bassano, Jacopo Tintoretto, Giambattista Tiepolo e Giandomenico Tiepolo, situati presso la Pinacoteca;
   l'edificio è oggi un importante centro museale ed ospita al suo interno con continuità mostre ed attività culturali di assoluta importanza per la città e per tutta la regione veneta;
   è necessario rilevare come il 15 dicembre 1994 Vicenza sia stata inserita nella lista dei beni «patrimonio dell'umanità» e nella «World Heritage List» risultano iscritti i ventitré monumenti palladiani del centro storico e tre ville site al di fuori dell'antica cinta muraria realizzate dal famoso architetto, tra cui Palazzo Thiene;
   la storia del palazzo, così com’è oggi conosciuto, risale al 1542, quando Marcantonio Thiene decise di ampliare la dimora di famiglia, edificata da Lorenzo da Bologna nel 1489, sviluppandola in forma di quadrilatero anche grazie all'opera di Andrea Palladio, che disegna per Marcantonio Thiene una residenza di assoluta bellezza e grandiosità;
   il Palazzo Thiene è stato successivamente acquistato nel 1872 dall'istituto Banca popolare di Vicenza, prima banca costituita a Vicenza e prima banca popolare del Veneto, e da subito ne ha ospitato la sede principale;
   il decreto-legge 25 giugno 2017, n. 99, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2017, n. 121, recante disposizioni urgenti per la liquidazione coatta amministrativa di Banca popolare di Vicenza s.p.a. e di Veneto Banca s.p.a., ha inserito Palazzo Thiene fra i beni di proprietà di Banca popolare di Vicenza S.p.A. in liquidazione coatta amministrativa;
   in considerazione di quanto sin qui esposto e della fondamentale funzione del palazzo quale luogo della cultura cittadina e veneta, nonché centro di assoluto interesse sottoposto alle tutele e ai vincoli derivanti dalla sua condizione di bene del patrimonio Unesco e di palazzo storico, non può considerarsi in alcun modo la sua possibile alienazione o chiusura, sia per ciò che rileva la struttura, sia per i beni ivi contenuti;
   è necessario, pertanto, un urgente intervento statale che impedisca la dispersione di un bene di preminente interesse storico-culturale, assicurando, inoltre, il mantenimento dei beni in capo alla comunità vicentina e, più in generale, il godimento degli stessi da parte di tutti i cittadini italiani, trasformando l'edificio e le sue opere in polo museale pubblico –:
   se intenda assumere iniziative normative al fine di assicurare il mantenimento di Palazzo Thiene tra i luoghi della cultura italiana, impedendo ogni possibile alienazione ovvero chiusura dell'edificio, assicurando il mantenimento dei suoi beni e garantendone il libero godimento a tutti i cittadini, attraverso l'acquisizione all'interno del patrimonio statale della struttura e delle opere contenute al suo interno, trasformando, infine, l'edificio in museo pubblico statale. (3-03423)


RELAZIONE DELLA COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SUL RAPIMENTO E SULLA MORTE DI ALDO MORO SULL'ATTIVITÀ SVOLTA (DOC. XXIII, N. 29)

Doc. XXIII, n. 29 – Risoluzione

   La Camera,
   esaminata la Relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro (Doc. XXIII, n. 29) approvata il 6 dicembre 2017,
   premesso che:
    l'inchiesta parlamentare ha apportato nuovi e significativi elementi utili ai fini di una complessiva ricostruzione del delitto Moro, evidenziando anche i limiti delle precedenti ricostruzioni definitesi in sede giudiziaria e di inchiesta parlamentare;
    è opportuno che la vicenda Moro possa essere conosciuta e studiata nella maniera più approfondita e completa, anche attraverso documentazione precedentemente non disponibile o classificata;
    è auspicabile che il quarantesimo anniversario di questi tragici eventi, nel 2018, costituisca l'occasione per una ampia riflessione pubblica su un evento decisivo della storia dell'Italia repubblicana:
    la vicenda è tuttora oggetto di indagine da parte dell'Autorità giudiziaria e alcuni dei responsabili del rapimento e dell'omicidio di Aldo Moro non sono stati assicurati alla giustizia,

impegna il Governo

   a promuovere, nel quarantesimo anniversario del sacrificio di Aldo Moro e degli uomini della sua scorta, la valorizzazione di questo drammatico evento, sia con programmi di divulgazione e formazione orientati specialmente alla scuola secondaria, sia con iniziative idonee a consentire la conservazione e fruizione unitaria del complesso della documentazione processuale relativa al rapimento e all'omicidio Moro;
   avviare una valutazione della possibile declassificazione di documentazione, in particolare dei Servizi di sicurezza della Repubblica, relativa a tematiche connesse alla vicenda Moro, quale, ad esempio la documentazione relativa ai rapporti, in quel periodo, con il Medio Oriente, ove rilevante per una migliore comprensione della vicenda;
   assumere ogni opportuna iniziativa, anche in sede di rapporti bilaterali, al fine di assicurare alla giustizia i brigatisti ancora latitanti in Paesi esteri.
(6-00371) «Grassi, Dellai, Distaso, Kronbichler, Gianluca Pini, Sisto, Carra, Lodolini».


RELAZIONE DELLA COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SULLA MORTE DEL MILITARE EMANUELE SCIERI SULL'ATTIVITÀ SVOLTA (DOC. XXII-BIS, N. 17)

Doc. XXII-bis, n. 17 – Risoluzione

   La Camera,
   esaminata la Relazione della Commissione di inchiesta sulla morte del militare Emanuele Scieri sull'attività svolta;
   tenuto conto che la medesima Commissione ha potuto fornire nuovi elementi sul clima generale che regnava all'epoca, in quel presidio dello Stato che era la Caserma Gamerra di Pisa, intrecciando gli elementi acquisiti nel 1999 dalla magistratura ordinaria e militare con nuovi elementi di indagine, acquisiti attraverso lo svolgimento di audizioni, delle attività dei consulenti – in particolare, appartenenti alla Polizia di Stato, postale e, scientifica, e alla Guardia di Finanza – nonché l'assunzione di atti dal Ministero della difesa, in specie dei «ruolini» della Caserma Gamerra, dei fogli matricolari dei paracadutisti e così via;
   considerato che la Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte del militare Emanuele Scieri ha evidenziato, in dettaglio, la natura delle pratiche e il tipo di relazioni che avvenivano tra anziani e reclute, nonché il ruolo dei caporali istruttori e l'atteggiamento e la mentalità dei militari dell'epoca, in particolare dai comandanti di Corpo e di Brigata;
   evidenziato, inoltre, che la Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte del militare Emanuele Scieri ha accertato che alla Caserma Gamerra di Pisa avvenivano, all'epoca, gravi atti di violenza, non riconducibili a semplice manifestazioni di goliardia o prove di abilità e destrezza fisica;
   rilevato, altresì, che i controlli nella medesima Caserma Gamerra erano blandi, perfino dopo il contrappello, tanto che diversi paracadutisti si permettevano di uscire, scavalcando il muro di cinta, assolutamente indisturbati, potendo rientrare in caserma liberamente, essendo solo in alcuni casi sottoposti a provvedimenti disciplinari da parte delle autorità preposte;
   considerato, inoltre, che la zona all'interno del perimetro della Caserma Gamerra di Pisa, dove fu ritrovato il cadavere di Emanuele Scieri era isolata sì, ma presidiata dai militari anziani che la utilizzavano come spazio di rifugio e di svago; uno spazio che dall'inchiesta svolta dalla Commissione è risultato essere in parte esente da regole e controlli, tale che appare molto improbabile che i vertici militari dell'epoca non sapessero cosa accadesse in quell'area;
   precisato che la Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte del militare Emanuele Scieri ha reso pubbliche solo alcune audizioni, secretando per ragioni di opportunità altre deposizioni ed altri atti relativi alle indagini, lavorando con determinazione nella ricerca della verità, pur sempre nella consapevolezza che le responsabilità penali sono individuali, e nel pieno rispetto e considerazione dell'attività, del sacrificio e del senso di appartenenza e del dovere degli appartenenti alle Forze Armate;
   evidenziato, peraltro, che la Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte del militare Emanuele Scieri ha riscontrato falle e distorsioni nel sistema militare e disciplinare vigente all'epoca nella Caserma Gamerra di Pisa, rintracciando elementi di responsabilità individuale che l'hanno determinata a depositare presso la Procura della Repubblica di Pisa, formale richiesta motivata di riapertura delle indagini, trasmettendo tutti gli atti acquisiti e le audizioni svolte a quell'autorità giudiziaria;
   tenuto conto, conseguentemente, che il Procuratore della Procura presso il Tribunale di Pisa ha chiesto ed ottenuto dal Giudice per le Indagini Preliminari di Pisa, l'autorizzazione alla riapertura delle indagini, riconoscendo – secondo quanto risulta da notizie di stampa del 28 settembre 2017 agli atti della Commissione – che la Commissione parlamentare d'inchiesta ha svolto un lavoro molto serio approfondito, certamente meritevole di essere ripreso anche sotto il profilo giudiziario;
   rilevato, altresì, che in data 7 ottobre 2017 risulta, dalle medesime notizie di stampa agli atti della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte del militare Emanuele Scieri, che la Procura militare dichiarava di voler riaprire le indagini;
   è opinione della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte del militare Emanuele Scieri che sussistano elementi sufficienti per considerare necessaria la prosecuzione delle indagini non solo in sede giudiziaria ma anche a livello amministrativo, allo scopo di verificare e accertare responsabilità, omissioni colpose o dolose, nonché reticenze e false dichiarazioni, sia sotto i profili penali che disciplinari delle persone coinvolte, a vario titolo, nella morte del militare Emanuele Scieri;
   apprezzata la disponibilità del Governo – manifestata fin dall'inizio dalla Ministra della difesa, senatrice Roberta Pinotti, nel corso della sua audizione presso la Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte del militare Emanuele Scieri – a collaborare con il Parlamento, e in particolare con la Commissione nella ricerca della verità sulla morte di Emanuele Scieri e nell'accertamento di eventuali responsabilità degli allora vertici militari prima, durante e dopo l'omicidio;
   evidenziata in ogni caso la piena e fattiva disponibilità di tutti gli attuali vertici militari della Caserma Gamerra di Pisa, della Brigata Folgore, dello Stato Maggiore dell'Esercito e dello Stato Maggiore della difesa a collaborare in maniera costruttiva e abnegante con la Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte del militare Emanuele Scieri nella ricerca della verità e nell'acquisizione di atti e documenti a tal scopo utili;
   tenuto conto, infine, che Emanuele Scieri è morto nel corso dello svolgimento del servizio militare obbligatorio e a causa dello stesso,
   fa proprie le conclusioni della relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte del militare Emanuele Scieri,

impegna il Governo

a promuovere e ad adottare tutte le iniziative di propria competenza, necessarie all'accertamento della verità sulla morte del militare Emanuele Scieri, con l'avvio, sussistendone le condizioni, dei relativi procedimenti previsti dalla normativa vigente e a riconoscere, in presenza dei presupposti e dei requisiti di legge, un giusto ristoro e indennizzo ai familiari del militare Emanuele Scieri, per la perdita del loro congiunto durante il servizio militare.
(6-00372) «Amoddio, Prestigiacomo, Greco, Fusilli, Palma, Zappulla, Baroni, Fucci, Lodolini, Schirò, Matarrese».


COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI IN VISTA DEL CONSIGLIO EUROPEO DEL 14 E 15 DICEMBRE 2017

Risoluzioni

   La Camera,
   premesso che:
    il Consiglio europeo del 14-15 dicembre vedrà all'ordine del giorno diversi temi riguardanti la difesa, gli affari esteri e le relazioni internazionali, i temi sociali, istruzione e cultura, l'Unione economica e monetaria, insieme agli ultimi sviluppi relativi ai negoziati sulla Brexit;
    per quanto concerne la difesa: i leader dell'Unione europea sono chiamati ad approvare l'avvio della cooperazione strutturata permanente (PESCO), alla quale hanno deciso di aderirvi 25 Stati membri, al fine di rafforzare la cooperazione in materia di difesa. Il Consiglio esaminerà anche i progressi compiuti in materia di cooperazione UE-NATO;
    al vertice di Bratislava del settembre 2016 i leader dell'Unione europea hanno approvato il piano di attuazione in materia di sicurezza e difesa, accolto la proposta della Commissione europea relativa al piano d'azione europeo in materia di difesa, sollecitando un'azione rapida al fine di intensificare la cooperazione tra l'Unione europea e la NATO;
    per quanto concerne i temi sociali, istruzione e cultura: il Consiglio europeo muoverà le sue conclusioni a partire dal vertice che si è svolto a Göteborg in Svezia lo scorso 17 novembre, sul Pilastro dei diritti sociali e dal quadro dell'Agenda dei leader (presentata dal Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk sostenuta all'unanimità dai membri del Consiglio europeo il 20 ottobre 2017), con particolare riguardo ai temi della cultura e istruzione;
    il vertice di Göteborg relativamente ai temi dell'istruzione e della cultura ha deciso di rafforzare ed orientare l'azione dell'Unione europea nei prossimi due anni intorno a otto obiettivi, tra cui rileva quello di rendere più inclusivo Erasmus (ricorre il 30o anniversario del programma), quello di aumentare la mobilità e gli scambi per i giovani con una rete di università europee, il riconoscimento reciproco dei diplomi di istruzione secondaria e un progetto Erasmus per giovani artisti;
    le proposte della Commissione europea sul Pilastro europeo dei diritti sociali, rappresentano una novità importante nell’acquis legislativo comunitario, un punto di partenza che mira, nell'ambito della costruzione di un'Europa sociale, alla protezione dei cittadini, alla crescita, all'occupazione, prefigurando uno sviluppo solidale; particolarmente rilevante è dunque la proclamazione al vertice di Göteborg della carta dei diritti sociali;
    nella stessa direzione, e in linea con l'Agenda dei leader, un passaggio incoraggiante è l'approvazione del Parlamento europeo del bilancio UE 2018, con le modifiche al progetto iniziale della Commissione volte a incrementare le risorse in favore dei programmi per la crescita e l'occupazione dei giovani (Orizzonte 2020, Erasmus+ e sostegno ai giovani agricoltori nelle zone rurali, in favore di pratiche agricole che favoriscono clima e ambiente), per il sostegno alle PMI (aumento di fondi per il programma Cosme), più fondi per le agenzie Ue con compiti connessi alla crisi migratoria, ai rifugiati e alla sicurezza (Europol e Eurojust), e più risorse per le azioni esterne Ue nei paesi vicini orientali, meridionali e nei Balcani occidentali, con corrispondente riduzione dei fondi pre-adesione per la Turchia, in ragione del peggioramento degli standard democratici interni al paese, circa lo stato di diritto e il rispetto dei diritti umani;
    per quanto riguarda il tema delle migrazioni: i leader verificheranno le linee guida in materia di politica migratoria, comprensive della dimensione interna ed esterna all'Unione europea;
    il 29 novembre 2017 si è svolto il 5o vertice dell'Unione africana-Unione europea in Costa d'Avorio, che ha riunito oltre 60 leader dell'Unione europea e africani e 90 delegazioni per discutere delle future relazioni UE-Africa e rafforzare i legami tra i due continenti;
    al V summit Europa Africa, il primo in terra sub-sahariana, l'Unione europea, l'Unione africana (Ua) e l'Onu, hanno raggiunto un accordo in favore di una task force congiunta, le cui operazioni, in stretta cooperazione con le autorità libiche, dovrebbero realizzare un ambizioso piano umanitario di svuotamento dei campi in Libia, nonché a intensificare lo smantellamento delle reti criminali e dei trafficanti, ad accelerare i rimpatri volontari assistiti verso i paesi d'origine, con il reinsediamento dei soggetti bisognosi di protezione internazionale;
    in seguito alle denunce di diversi organi di informazione e ONG sullo stato di detenzione disumano dei campi libici (una tragedia in atto da tempo) alcuni leader africani hanno finalmente reagito e rotto il muro di silenzio, in particolare il Ruanda si è impegnato ad aprire le porte alle persone di ritorno allestendo campi di transito e, tuttavia, per poter effettuare le diverse fasi del piano umanitario occorrerebbero più competenze e maggiori risorse economiche soprattutto a livello europeo, a tutt'oggi insufficienti;
    parte delle risorse europee arriveranno dal Fondo fiduciario di emergenza dell'Unione europea per l'Africa. I paesi membri dovrebbero contribuire maggiormente e in modo più equo al Trust Fund: a fronte dei 2,9 miliardi di euro del budget europeo, e pur a seguito di alcuni recentissimi rifinanziamenti, il contributo degli stati membri ammonta a 375 milioni, dei quali sono stati effettivamente versati 315,1; di questi, ben 102 sono arrivati dall'Italia, a lungo primo contributore, grazie in particolare al Fondo per l'Africa, e 154 dalla Germania, mentre la Francia ha versato solo 3 milioni dei 9 promessi, l'Ungheria ha versato solo 700 mila e molti paesi membri hanno contribuito in maniera minima;
    l'impegno scaturito dal suddetto vertice in favore del nuovo piano umanitario è particolarmente decisivo per rilanciare il continente africano, per trattenere i propri giovani con speranze di sviluppo e occupazione e per bloccare nuovi flussi verso l'Europa; tenendo conto del recente rapporto dell'Onu «World Population Prospects» che segnala come nel 2050 un quarto dell'umanità sarà in Africa, a fronte di una decrescita in Europa con 30 milioni di persone in meno, è evidente l'importanza della scommessa, vitale sia per l'Africa che per l'Europa, il cui esito, tuttavia, dipenderà dalla capacità di mettere in campo adeguate risorse economiche, una questione che dovrà essere al centro del Consiglio europeo di dicembre;
    anche la recente Conferenza internazionale organizzata da Ispi e Farnesina, «Roma MED-Mediterranean Dialogues», ha segnalato la necessità di nuove strategie per la gestione dei flussi migratori dall'Africa verso l'Europa, per potenziare il contrasto ai trafficanti, coordinare strategie di sicurezza comune e di lotta al terrorismo (che non finisce con la sconfitta territoriale di Daesh dopo la presa di Raqqa e Mosul), con un focus sui compiti dell'Europa e sul ruolo strategico dell'Italia al centro dei nuovi equilibri geopolitici in cui il Mediterraneo rappresenta uno snodo nevralgico;
    alcuni passi avanti in tema di migrazione sono stati compiuti con l'adozione da parte del Parlamento europeo della propria posizione sulla revisione del cosiddetto Regolamento di Dublino e del diritto d'asilo, al cui negoziato ha contribuito fortemente la delegazione italiana, ottenendo la cancellazione dell'accesso illegale nel paese di primo ingresso, il ricollocamento automatico e il sistema delle quote, le corsie preferenziali su ricongiungimenti familiari, su visti e diplomi per la scelta del Paese da parte del rifugiato e la decurtazione dei fondi strutturali come sanzione per i paesi inadempienti. Occorre ora spingere perché tali principi vengano fatti propri dal Consiglio, arginando l'opposizione dei paesi di Visegrad, e colmando l'azione in tema di rimpatri che ancora pesano sui paesi di primo ingresso, necessitando di risorse e accordi con i Paesi terzi d'origine;
    affinché l'Unione diventi un vero attore decisivo sulla scena internazionale occorre rimettere al centro i temi dello stato di diritto, del rispetto degli obblighi di solidarietà e dei valori e princìpi fondanti dell'Unione, superando l'attuale distonia di un'Europa allertata solo per le violazioni dei parametri di bilancio e completamente assente di fronte a quelle riguardanti lo stato di diritto e i diritti umani. Solo una risposta solidale, comune e univoca da parte dell'Unione sarà in grado di affrontare fenomeni dai caratteri stabili e globali, a cui anche l'Onu è chiamata a dare il suo contributo, a partire dalla tutela dei diritti fondamentali dei migranti in Libia;
    il vertice discuterà dell'Unione economica e monetaria (UEM) e dell'unione bancaria, in quanto parte dell'agenda dei leader, al fine di migliorare il funzionamento dell'UEM e di completare l'Unione bancaria, in modo da rafforzare strutturalmente la zona euro. In quanto il patto di bilancio prevede che tutti i paesi che l'hanno ratificato devono poter partecipare ai vertici euro, il presidente Tusk ha deciso di caratterizzare tale vertice in modo inclusivo, invitando anche la Croazia e la Repubblica Ceca;
    per quanto riguarda lo stato dei negoziati sulla Brexit (articolo 50): lo scorso Consiglio europeo del 20 ottobre ha esaminato gli ultimi sviluppi, tenendo conto del sesto ciclo di negoziati sulla Brexit, constatando che all'epoca mancavano ancora progressi sufficienti per passare alla fase successiva del negoziato. In particolare non erano stati registrati passi avanti sulle tre questioni prioritarie: diritti dei cittadini europei nel Regno Unito, salvaguardia dell'accordo sull'Irlanda, onorare gli impegni finanziari nei confronti assunti durante la permanenza all'Unione;
    si prende atto della pubblicazione l'8 dicembre 2017 del rapporto congiunto dei negoziatori dell'Unione europea e del Governo britannico che fa stato del raggiungimento di una posizione comune sulle tre questioni prioritarie; tale atto fungerà da base al Consiglio europeo per valutare se è stato raggiunto un progresso sufficiente per passare alle fasi successive del negoziato;
    il prossimo Consiglio sarà chiamato anche ad adottare orientamenti sulla seconda fase del negoziato, e in particolare sul quadro delle future relazioni e sulla transizione nell'interesse dell'Unione, nel rispetto delle condizioni e i principi fondamentali degli orientamenti del 29 aprile 2017;
    per quanto concerne le relazioni esterne: le vittorie militari contro lo Stato Islamico in Siria e in Iraq non si sono tradotte in una maggiore stabilizzazione dell'intero quadro mediorientale. I recenti attentati che hanno insanguinato l'Egitto, e i fatti che hanno interessato il Libano con l'assenza del primo ministro Hariri, trattenuto per alcune settimane in Arabia Saudita, Paese di cui ha la cittadinanza, in polemica rispetto al ruolo dell'Iran e del partito sciita Hezbollah nelle vicende libanesi e nella regione, e i recentissimi sviluppi dello spostamento dell'ambasciata statunitense in Israele e del riconoscimento da parte degli USA di Gerusalemme come capitale dello stato ebraico sono evidenti segnali di un equilibrio non solo fragile e precario ma in via di deterioramento;
    con riferimento al Libano, si evidenziano gli sviluppi più recenti con la decisione del premier Hariri di ritirare le proprie dimissioni e, dopo consultazioni con le forze politiche del Paese, la decisione di continuare a guidare il Paese;
    con particolare riguardo alla vicenda di Gerusalemme va ricordato come nel corso del 2014 il Parlamento europeo avesse approvato una risoluzione in cui esprimeva «il proprio fermo sostegno a favore della soluzione a due Stati basata sui confini del 1967, con Gerusalemme come capitale di entrambi gli Stati e con uno Stato di Israele sicuro e uno Stato di Palestina indipendente, democratico, territorialmente contiguo e capace di esistenza autonoma, che vivano fianco a fianco in condizioni di pace e sicurezza, sulla base del diritto all'autodeterminazione e del pieno rispetto del diritto internazionale»;
    il conflitto latente tra Iran e Arabia Saudita è suscettibile di destabilizzare ulteriormente il quadro regionale;
    con la risoluzione del 30 novembre 2017 sulla situazione nello Yemen il Parlamento europeo ha espresso una forte preoccupazione per «la situazione nello Yemen» che comporterebbe «gravi rischi per la stabilità della regione, in particolare nel Corno d'Africa, nel Mar Rosso e nel resto del Medio Oriente» a partire dal fatto che «Al-Qaeda nella Penisola arabica (AQAP) è riuscita ad approfittare del deterioramento della situazione politica e della sicurezza nello Yemen, ampliando la propria presenza e intensificando il numero e la portata degli attacchi terroristici»;
    ribaditi gli orientamenti già assunti nelle risoluzioni 6-297, 6-312, 6-325 e 6-359,

impegna il Governo:

   1) a proseguire con determinazione l'azione in favore di progetti concernenti il futuro dell'Europa, delineati nell'Agenda dei leader e negli obiettivi della carta sociale dell'Unione europea, nell'ambito del pilastro dei diritti sociali formalizzato durante il vertice di Göteborg;
   2) a sostenere con forza, in sintonia con i contributi già in passato formulati dal nostro Paese all'Unione europea circa gli obiettivi strategici concernenti:
    a) la cooperazione strutturata permanente sulla difesa, anche mediante il Fondo per la difesa; una politica estera europea che metta al centro il Mediterraneo, con un partenariato strategico con l'Africa e un piano di stabilizzazione e sviluppo nel Medioriente; il consolidamento di un'autentica dialettica politica europea, attraverso misure come l'istituzione di una circoscrizione europea; la difesa della democrazia, dei diritti fondamentali e dello Stato di diritto in Europa, con un rafforzamento degli strumenti di difesa a disposizione dell'Unione; rilanciare l'urgenza dell'istituzione di una Procura europea contro il terrorismo e la criminalità organizzata e di una Forza europea di Protezione civile, unitamente a misure atte ad affrontare i cambiamenti climatici e le catastrofi naturali, affinché l'Europa si ponga all'avanguardia in tema di ambiente e di uno sviluppo ecologicamente sostenibile, a rilanciare la base industriale europea, anche accogliendo la sfida della rivoluzione digitale, potenziando le misure in favore di investimenti, beni comuni, occupazione, istruzione e nuove prospettive per i giovani;
   3) in tema di migrazione:
    a) ad attivarsi affinché si approdi a una ambiziosa revisione del Regolamento di Dublino, sulla scia degli emendamenti avanzati di recente dal Parlamento europeo, insieme ad un sistema comune di asilo, con regole comuni ed uniformi, anche mediante l'istituzione di un'Agenzia dell'Unione europea per l'asilo, e il finanziamento di efficaci politiche di integrazione, tenendo conto che nelle conclusioni di dicembre 2016 il Consiglio ha invitato gli Stati membri a scambiare le migliori prassi in materia di integrazione dei cittadini di Paesi terzi, migliorare il monitoraggio e la valutazione dell'integrazione, e affrontare la questione del riconoscimento delle qualifiche e delle competenze dei cittadini di Paesi terzi;
    b) a ricordare con forza ai partner ed alle istituzioni dell'Unione europea che la gestione del fenomeno migratorio, incluso attraverso lo stanziamento di ulteriori risorse europee atte a realizzare il piano umanitario in tema di migranti in Africa, a partire dai campi in Libia, anche con la partecipazione e il coordinamento dell'UNHCR e Oim, è innanzitutto una responsabilità condivisa ed in nessun modo può essere presentato come gesto di solidarietà verso gli Stati membri in prima linea come l'Italia;
    c) ad attivarsi in tutte le sedi competenti europee affinché ai Paesi membri che non rispettano gli obblighi di solidarietà e responsabilità previsti dai trattati e che tollerano le violazioni sullo stato di diritto siano negati i fondi europei, affinché tali fondi siano condizionati al rispetto di princìpi e valori fondanti dell'Unione;
   4) in tema di Unione economica e monetaria:
    a) a promuovere, a partire dalle proposte della Commissione circolate lo scorso 6 dicembre, un confronto approfondito e ambizioso sulla riforma dell'Unione economica e monetaria, che tenga presente l'esigenza di: migliorare la governance economica per accrescere il potenziale di crescita e promuovere la convergenza economica; completare quanto prima l'Unione bancaria; favorire un nuovo approccio europeo al tema dei beni comuni; introdurre una funzione di stabilizzazione economica all'interno dell'Eurozona; dotare l'Unione economica e monetaria di una nuova e più coerente architettura istituzionale;
   5) sulla Brexit:
    a) a proseguire nell'azione di sostegno della trattativa con il Governo britannico, ribadendo la necessità di assicurare ai cittadini europei che vivono nel Regno Unito un trattamento soggetto ai princìpi di reciprocità, equità, simmetria e non discriminazione, con particolare riguardo per la salvaguardia dei diritti acquisiti e per procedure trasparenti, semplici, proporzionate e inclusive per ottenerne il riconoscimento;
    b) a favorire la ricerca di soluzioni che riducano al minimo le conseguenze negative della Brexit per i cittadini e le imprese private e pubbliche, prefigurando la possibilità di nuovi accordi tra Unione europea e Regno Unito per quanto attiene alle future relazioni economiche;
    c) a proseguire nel sostegno del negoziato che assicuri il pieno rispetto degli Accordi di pace del 1998 tra Regno Unito e Irlanda, nonché lo storico assetto pattizio tra i due Paesi quanto alla libertà di circolazione dei rispettivi cittadini e al regime di doppio passaporto;
    d) a facilitare l'individuazione di soluzioni che, anche dopo l'uscita dall'Unione, il Regno Unito rimanga un partner strategico nel contrasto alle prioritarie sfide globali come quelle della lotta alla minaccia terroristica e all'estremismo violento, favorendo e potenziando il grado di intelligence-sharing, nonché in alcuni settori prioritari come la ricerca tecnologica e scientifica;
   6) in tema di relazioni esterne:
    a) a farsi promotore in sede di Unione europea di ogni iniziativa volta a favorire la ripresa di un credibile processo negoziale tra israeliani e palestinesi e scongiurare la ripresa delle ostilità israelo- palestinesi che avrebbero delle ricadute immediate e imprevedibili sulle situazioni già fragili dei paesi limitrofi e inevitabilmente su tutto il resto del Medioriente; in tale ottica a sostenere la sovranità, indipendenza e stabilità del Libano e delle sue istituzioni nazionali, in primis quelle deputate alla sicurezza;
    b) a rendere operativo l'impegno scaturito dal recente vertice euro-africano per un investimento di risorse economiche molto più grande da parte europea e soprattutto dotato di una visione di lungo periodo, nella consapevolezza che tutti i Paesi europei, e non solo quelli più a diretto contatto con il flusso migratorio, dovranno concorrere proporzionalmente alle loro capacità e con regolarità alla costituzione del Fondo fiduciario di emergenza dell'Unione europea per l'Africa.
(6-00373) «Rosato, Lupi, Dellai, Pisicchio, Alfreider, Locatelli».


   La Camera,
   sentite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in merito alla riunione del Consiglio europeo del 14 dicembre 2017 e del Vertice Euro del 15 dicembre;
   premesso che:
    all'ordine del giorno del Consiglio europeo sono previsti i seguenti argomenti:
     l'avvio della cooperazione strutturata permanente (Pesco) e la cooperazione Ue-Nato;
     conclusioni sui temi sociali, nonché su istruzione e cultura a partire dalle conclusioni del recente vertice sociale;
     le relazioni esterne;
     la politica migratoria nelle sue dimensioni sia interna che esterna;
     i negoziati sulla Brexit;
    il Vertice Euro discuterà dell'Unione economica e monetaria (UEM) e dell'Unione bancaria;
    il Consiglio europeo si riunisce in via ordinaria quattro volte all'anno. Il Trattato sull'Unione europea stabilisce che il Presidente del Consiglio europeo assicura la preparazione e la continuità dei lavori del Consiglio europeo, in cooperazione con il presidente della Commissione e «in base ai lavori del Consiglio “Affari generali”»;
    infatti, il Consiglio si riunisce in varie formazioni e il Consiglio «Affari generali» è una di queste. Il Consiglio affari generali assicura la coerenza dei lavori delle varie formazioni del Consiglio. Esso prepara le riunioni del Consiglio europeo e ne assicura il seguito in collegamento con il presidente del Consiglio europeo e la Commissione;
    nella formazione «Affari generali», il Consiglio è composto dai Ministri degli affari europei. Ad esempio, il Consiglio «Affari generali» di martedì 17 ottobre 2017 ha discusso il progetto di conclusioni del Consiglio europeo del 19 e 20 ottobre 2017. I lavori del Consiglio «Affari generali» sono preparati dal Comitato dei rappresentanti permanenti (COREPER), composto dai capi o vice-capi delegazione degli Stati membri presso l'Unione europea, che svolge un ruolo fondamentale nell'elaborazione delle politiche dell'Unione europea, dato che gran parte dei negoziati tra gli Stati membri sulle decisioni da prendere si svolge al suo interno;
    risulta, dunque, evidente che la riunione del Consiglio europeo è il momento finale di un processo politico nel quale pochi margini avanzano per discutere o rimettere in discussione quanto è stato già deciso oppure non accettato;
    non ha un'utilità concreta, quindi, affidare indirizzi su specifici argomenti a risoluzioni approvate dal Parlamento nell'imminenza del Consiglio europeo. Tali indirizzi e orientamenti del Parlamento andrebbero manifestati e approvati in un momento precedente, quando ancora sia possibile vincolare o indirizzare le scelte del Governo in ambito europeo;
    il vertice sociale di Göteborg del 17 novembre 2017 ha approvato il Pilastro europeo dei diritti sociali basato su 20 principi chiave. Tale Pilastro rischia di diventare una dichiarazione di meri intenti senza alcun valore legislativo vincolante. Tali principi erano già stati adottati, peraltro con contenuti più ambiziosi, nel dicembre 1989 («la Carta dei diritti fondamentali dei lavoratori») dal Consiglio europeo composto da 47 Paesi europei;
    il «Pilastro europeo dei diritti sociali» rappresenta un obiettivo condivisibile se il risultato finale è quello di fissare principi essenziali da garantire in tutti i Paesi aderenti all'Unione europea. Nel «Pilastro europeo dei diritti sociali», si afferma tra gli altri, il diritto ad un reddito minimo; ma non viene posto in essere un vincolo giuridico per stabilire a livello europeo un reddito minimo, né tantomeno per gli altri diritti sociali in esso contenuti;
    il Comitato d'appello dell'Unione europea, formato da rappresentanti di tutti gli Stati membri, ha approvato il 27 novembre 2017 il rinnovo per altri cinque anni dell'autorizzazione del glifosato, un potente erbicida. Il glifosato è da anni al centro di un ampio dibattito tra scienziati, organismi di controllo e aziende. Esso è classificato come sostanza «probabilmente cancerogena per gli esseri umani» dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Nella riunione l'Italia ha votato contro, così come la Francia, mentre la Germania – il cui voto era rimasto incerto per diverso tempo – ha votato a favore, sbloccando una situazione di impasse nel Comitato d'appello che durava da mesi. La Commissione europea ha detto che la nuova licenza quinquennale per l'uso del glifosato sarà pronta prima della scadenza naturale della precedente, cioè entro il prossimo 15 dicembre;
   considerato che:
    la Commissione europea ha presentato il 6 dicembre scorso una proposta di direttiva con le seguenti proposte:
     trasformare il Meccanismo europeo di Stabilità (Esm) in un Fondo monetario europeo diventando un organismo comunitario con il compito di intervenire sia a sostegno dei Paesi in difficoltà finanziarie sia degli istituti di credito, ma non per tutelare i depositanti;
     inglobare il Fiscal compact (attualmente trattato intergovernativo) nella legislazione comunitaria, rendendo giuridicamente più stringenti gli impegni per deficit strutturale e debito;
     istituire un Ministro delle finanze e dell'economia europeo trasformando il Presidente dell'Eurogruppo in Vice-Presidente dell'esecutivo comunitario, con nessun compito di rilancio dell'economia e degli investimenti ma come controllore delle politiche di bilancio dell'eurozona;
     inserire all'interno del bilancio comunitario una linea di bilancio dedicata alla zona euro, senza che sia previsto nessun aumento delle risorse;
    è stato raggiunto l'8 dicembre scorso un primo accordo sulle linee generali nel negoziato sulla Brexit in merito ai diritti dei cittadini UE residenti in Gran Bretagna e dei cittadini britannici residenti nei Paesi dell'Unione europea, al ruolo della Corte di giustizia europea, alla somma che la Gran Bretagna dovrà versare all'Unione europea e sulla frontiera tra Nord Irlanda e la Repubblica d'Irlanda;
   rilevato come:
    la scelta del Presidente Trump di riconoscere Gerusalemme – che il diritto internazionale considera la città come condivisa nella parte ovest, israeliana, e est, palestinese – come capitale del solo Stato di Israele, costituisce un atto irresponsabile e foriero di gravi pericoli per la pace. Esso non è in linea con le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu e non aiuta le prospettive di pace della regione. È una posizione costante dell'Unione europea che Gerusalemme dovrebbe essere la capitale sia dello Stato di Israele che di quello palestinese;
    si è svolto il 29-30 novembre 2017 ad Abidjan il summit tra l'Unione europea e l'Unione africana. L'Unione europea si è impegnata in un piano di investimenti che dovrebbe creare opportunità economiche e occasioni di lavoro nel continente africano. Nel corso del vertice è stato messo in luce anche il trattamento dei migranti africani che finiscono prigionieri, torturati e stuprati da parte di trafficanti di esseri umani e talvolta venduti come schiavi,

impegna il Governo:

   1) sul rapporto tra Presidenza del Consiglio dei ministri e il Parlamento in merito alle riunioni del Consiglio europeo:
    a) a svolgere le comunicazioni del Presidente del Consiglio in Parlamento almeno due o tre settimane prima della data di convocazione di ogni Consiglio europeo;
   2) in materia di regole di bilancio europee, di misure per lo sviluppo sostenibile e per l'occupazione:
    a) a sostenere una disattivazione del Fiscal compact e l'avvio di una sua radicale riscrittura che vada nella direzione di una golden rule relativa a spese di investimento anche nazionali e le spese per ricerca e sviluppo e innovazione escludendo le spese militari;
    b) a rifiutare l'istituzione di un Ministro del tesoro dell'eurozona fino alla riscrittura dei Trattati europei che favorisca gli investimenti pubblici e finché non sia adeguatamente responsabile di fronte al Parlamento, in una logica di pieno rispetto e valorizzazione del circuito democratico;
    c) a rifiutare la trasformazione del Meccanismo europeo di stabilità in Fondo monetario europeo dotato dei poteri di sorveglianza dei bilanci nazionali e dei connessi automatismi per la ristrutturazione dei debiti sovrani;
    d) a sostenere la riduzione almeno al 3 per cento del limite massimo per il saldo di bilancia commerciale di ciascun Paese membro e l'introduzione di sanzioni corrispondenti a quelle previste per i deficit di bilancio eccessivi;
    e) a proporre che i titoli di Stato comprati dalle banche centrali nazionali nell'ambito del QE siano trasferiti nell'attivo di bilancio della BCE e successivamente congelati a tempo indefinito, senza alcuna sterilizzazione;
    f) a proporre l'emissione di titoli di debito europei garantiti mutualmente da tutti gli Stati membri;
    g) a promuovere l'adozione di nuove direttive per il raccordo delle normative fiscali nazionali, soprattutto per quanto riguarda l'IVA, al fine di recuperare il gap di evasione attuale, altissimo per l'Italia, pari a 35 miliardi e per scongiurare i meccanismi di elusione;
    h) a proporre che l'Eurozona si doti di un piano di investimenti pubblici destinato a interventi medio-piccoli, attivabili rapidamente e modulabili in modo coerente con le esigenze del ciclo economico, come progetti di riqualificazione e ripristino del territorio, delle periferie urbane, della sostituzione di edifici sismicamente insicuri ed energivori con edifici sicuri e «verdi»;
    i) a sostenere il congelamento degli accordi di libero scambio Ceta (con il Canada), Ttip (con gli Usa), Epa (con il Giappone), per tutelare la base produttiva europea e lo spazio per l'intervento pubblico e le politiche economiche;
    l) a velocizzare la definizione di un piano di contrasto alla delocalizzazione fiscale delle imprese nei Paesi extra Unione europea nella considerazione che le rendite finanziarie e i profitti delle grandi società multinazionali – e in particolare quelle operanti nel mercato digitale – sono toccati solo marginalmente dalla fiscalità e per estrarre parte di questi immensi extraprofitti ai fini di redistribuzione e rafforzamento della domanda aggregata;
    m) a proseguire con forza, in sede europea, l'azione in corso per l'adozione di nuove forme di tassazione dell'industria digitale a livello europeo che comporti anche un ripensamento dei fondamenti dell'imposizione tradizionale e attivarsi concretamente affinché, in caso di assenza del consenso generale a livello europeo, i Paesi favorevoli operino comunque in coordinamento tra loro anche con cooperazioni rafforzate;
    n) a sostenere l'introduzione di una vera ed incisiva « Tobin tax» che assicuri un gettito rilevante e limiti in modo drastico le speculazioni finanziarie, di una Web tax e di un'imposta unica a livello europeo sul reddito delle imprese, in modo da evitare che alcuni paesi si comportino come paradisi fiscali interni all'Unione europea;
    o) ad adottare iniziative affinché tramite una parte del gettito derivante delle imposte sopra citate, sia finanziata l'introduzione di un'indennità europea di disoccupazione;
    p) a rifiutare le proposte di ulteriori vincoli al possesso di titoli di Stato nei bilanci degli istituti di credito e della previsione di ulteriori incrementi dei requisiti minimi di capitale delle banche per la gestione degli NPL, nonché di procedure per il cosiddetto « default ordinato» dei titoli pubblici;
    q) a promuovere il completamento accelerato dell'Unione bancaria europea tramite, in particolare, una garanzia comune europea dei depositi bancari e l'attivazione della garanzia fiscale per il fondo di risoluzione delle banche;
   3) in materia di migrazioni:
    a) a promuovere una politica che si opponga ai respingimenti verso i Paesi di origine e di transito;
    b) a promuovere l'apertura immediata di corridoi umanitari di accesso in Europa per garantire «canali di accesso legali e controllati» attraverso i Paesi di transito ai rifugiati che scappano da persecuzioni, guerra e conflitti per mettere fine alle stragi in mare e in terra, e quindi debellare il traffico di esseri umani, anche con visti e ammissioni umanitarie;
    c) a sostenere una riforma più generale del diritto d'asilo finalizzata a rendere più strutturale il concetto di ricollocamento dei rifugiati, a proporre quindi un reale «diritto di asilo europeo», capace di superare il «regolamento di Dublino»;
    d) a sostenere l'implementazione rapida del programma di ricollocamento, ad oggi dimostratosi un fallimento, affiancandolo con la creazione di adeguate strutture per l'accoglienza e l'assistenza delle persone in arrivo, e la previsione di adeguate sanzioni ai Paesi dell'Unione europea che si oppongono ai ricollocamenti dei migranti come l'Ungheria, la Polonia e la Repubblica Ceca, ed a porre in stretta correlazione il rispetto dello stato di diritto, comprensivo del diritto di asilo e dei principi di solidarietà e responsabilità stabiliti dai Trattati, con il relativo accesso a finanziamenti e a fondi europei da parte degli Stati membri;
    e) a reperire, in sede europea, le necessarie risorse finanziarie per garantire, specialmente nei Paesi più poveri, che i trasferimenti sociali ai rifugiati non siano a loro spese, e per realizzare diversi interventi di sostegno sia verso i richiedenti asilo che verso le aree più sotto pressione dai flussi migratori;
    f) a ribadire in sede di Consiglio europeo che i fondi previsti dall’Africa Trust Fund siano destinati solo ed esclusivamente agli obiettivi della cooperazione allo sviluppo e con il coinvolgimento diretto delle popolazioni interessate nei progetti e non siano destinati ad iniziative di contrasto dell'immigrazione;
    g) a sospendere gli accordi in atto con Paesi come la Libia e il Sudan fino a quando non sarà garantito il pieno rispetto dei diritti umani e della dignità della persona, nonché delle relative convenzioni internazionali, richiedendo altresì lo smantellamento immediato dei campi lager dove vengono reclusi i migranti;
    h) a subordinare la stipula di qualunque accordo con tali Paesi alla previa autorizzazione parlamentare prevista dall'articolo 80 della Costituzione per i trattati che abbiano natura politica o comportino oneri finanziari e condizionando la medesima stipula alla verifica sul campo del rispetto degli standards internazionali in materia di tutela dei diritti umani;
   4) in materia di politica estera:
    a) a promuovere una posizione di ferma condanna europea della posizione statunitense che ha riconosciuto Gerusalemme come capitale del solo Stato di Israele, ribadendo che lo status della città debba essere il frutto dei negoziati tra le due parti, israeliana e palestinese, e che sino alla conclusione di tali negoziati l'Unione europea non riconoscerà alcuna sovranità su Gerusalemme;
    b) a promuovere il riconoscimento della Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967, individuando Gerusalemme quale capitale condivisa, come richiesto dalla mozione approvata alla Camera dei deputati in data 27 febbraio 2015;
    c) a proseguire con le iniziative politiche e diplomatiche dell'Unione europea nei confronti della Turchia in aggiunta a quanto già previsto dal Consiglio d'Europa affinché sia posta fine alla repressione contro le opposizioni democratiche, la magistratura, la stampa e le minoranze presenti nel Paese;
   5) sui temi sociali dell'istruzione e della cultura:
    a) a sostenere, attraverso risorse adeguate, azioni, programmi ed iniziative di carattere normativo, il diritto ad un reddito minimo e tutti i diritti recati dal «Pilastro europeo dei diritti sociali»;
    b) a proporre al Consiglio, quale strategia dello sradicamento dei fattori strutturali dell'impoverimento e dell'esclusione sociale, di inserire nel cosiddetto «pilastro sociale» l'istituzione di un regime di indennità minima di disoccupazione per l'area dell'euro anche come primo passo per ridurre la crescente ed inaccettabile diseguaglianza tra un esigua minoranza e il grosso dei ceti popolari, diseguaglianza non ancora arginata con piani coerenti e incisivi di equa redistribuzione sociale del reddito;
    c) a sostenere che investire nell'istruzione rappresenta una priorità, anche per la ripresa dell'economia e che devono diventare prioritari gli obiettivi dell'aumento del numero dei laureati (soprattutto nelle lauree tecniche e scientifiche), il contrasto alla dispersione scolastica, e le politiche per la formazione degli adulti;
    d) a sostenere una politica della formazione a livello europeo fondata, oltre che su gli 8 punti individuati nell'Agenda dei leader, su:
   l'obbligo scolastico portato a 18 anni;
   il mantenimento degli obiettivi di abbassamento della dispersione, ancora al 16-17 per cento, per portarla agli obiettivi europei 2020, che la fissano al di sotto del 10 per cento;
   la formazione continua e la formazione permanente;
   la riforma della formazione professionale che non deve rappresentare un'alternativa al sistema di istruzione per l'assolvimento dell'obbligo, perché molte volte è una scelta di censo;
   la formazione superiore, per la quale gli obiettivi dell'Europa 2020 prevedono incrementi molto significativi rispetto ai dati attuali, perché il 40 per cento dei giovani fra i 30-34 anni dovrebbe giungere a conseguire un titolo post-secondario, sostenuta da un adeguato sistema di borse di studio che aumenti la platea dei beneficiari, e con una riforma dei LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni);
    e) a sostenere in seno alla Commissione europea, sulla base del principio di precauzione, l'abbandono dell'utilizzo del glifosato anche mediante l'avvio di un periodo di graduale transizione: tale principio prevede, infatti, una protezione immediata anche nel caso di un pericolo potenziale, ove, ad esempio, i dati scientifici non consentano una valutazione completa del rischio. In tal senso si rammenta come le valutazioni su cui si è basata la Commissione siano non soltanto incomplete (avendo valutato l'effetto della sola molecola del glifosato e non la sua combinazione con altre sostanze) ma anche di dubbia imparzialità, con decine di pagine che risultano essere una copia dei dossier della Monsanto. L'opinione del Comitato d'appello, tra l'altro non è vincolante per la decisione finale della Commissione, i cui equilibri interni potrebbero mutare anche in vista dell'attuale situazione politica tedesca;
   6) sui temi della difesa e della sicurezza:
    a) a sostenere l'avvio di un processo che conduca ad una difesa europea comune in una prospettiva di riduzione delle spese militari in tutti i Paesi europei, attraverso l'accorpamento e la razionalizzazione dei sistemi di difesa esistenti, la sinergia industriale e la condivisione dei sistemi d'arma, escludendo in tal senso ipotesi di costruzione di sistema di difesa aggiuntivi;
    b) a rifiutare le richieste di aumento delle spese militari dell'Unione europea, e le proposte di rafforzamento della capacità militare dell'Unione in risposta alla crisi, posto che il ricorso alla coercizione nazionale e internazionale non potrà risolvere i problemi socio-economici più di quanto non abbia fatto in passato;
   7) sulla Brexit:
     a) a sostenere il proseguimento dei negoziati sulla base delle risoluzioni approvate dalla Camera dei deputati il 27 aprile 2017, garantendo l'integrazione delle linee guida del Consiglio europeo con gli orientamenti votati dal Parlamento europeo per i negoziati con il Regno unito; che sia assicurata la tutela dei diritti delle centinaia di migliaia di cittadini italiani residenti nel Regno unito (circa 600.000) e dei circa tre milioni di cittadini dei Paesi europei, garantendo la reciprocità per i cittadini britannici residenti negli Stati membri dell'Unione europea; che siano altresì garantiti i diritti acquisiti fino ad oggi dai cittadini italiani ed europei residenti nel Regno Unito (diritti sociali e previdenziali, salvaguardia delle famiglie composte da membri di diversa nazionalità, mantenimento delle stesse rette scolastiche e tasse universitarie, libero accesso alle borse di studio e ai sussidi attualmente concessi ai ricercatori italiani ed europei in Gran Bretagna, riconoscimento dei titoli di studio e delle certificazioni professionali validi all'interno dell'Unione europea, diritto di voto attivo e passivo per le elezioni di carattere locale) scongiurando le derive burocratiche e discriminatorie di cui già si registrano molteplici casi.
(6-00374) «Marcon, Laforgia, Palazzotto, Cimbro, Piras, Airaudo, Speranza, Brignone, Scotto, Civati, Roberta Agostini, Costantino, Albini, Daniele Farina, Bersani, Fassina, Franco Bordo, Fratoianni, Bossa, Giancarlo Giordano, Capodicasa, Gregori, D'Attorre, Andrea Maestri, Duranti, Paglia, Epifani, Pannarale, Fava, Pastorino, Ferrara, Pellegrino, Folino, Placido, Fontanelli, Formisano, Fossati, Carlo Galli, Kronbichler, Lacquaniti, Leva, Martelli, Pierdomenico Martino, Matarrelli, Melilla, Mognato, Murer, Nicchi, Giorgio Piccolo, Quaranta, Ragosta, Ricciatti, Rostan, Sannicandro, Simoni, Stumpo, Zaccagnini, Zappulla, Zaratti, Zoggia».


   La Camera,
    sentite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in merito alla riunione del Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre 2017,
   premesso che:
    la riunione del Consiglio europeo dovrà affrontare alcune delle questioni più urgenti, tra cui alla luce dei recenti eventi, specifiche questioni di politica estera;
    nel giorno scorsi il Presidente degli Stati Uniti d'America ha annunciato di voler riconoscere Gerusalemme capitale dello Stato di Israele;
    tutti i Paesi europei presenti nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite hanno fortemente criticato la decisione unilaterale assunta dal Presidente degli Stati Uniti;
    con questa scelta gli Stati Uniti hanno agito in violazione di numerose risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, compresa l'ultima in ordine di tempo la numero 2334, la quale sancisce che nessun atto unilaterale può essere consentito per ciò che riguarda i territori occupati, compresa Gerusalemme in quanto territorio occupato ad Est dal 1967 e che quindi ogni modifica deve essere decisa attraverso un negoziato tra le parti;
    in questo senso si è espressa anche l'Alto Rappresentate per la Politica estera dell'Unione europea, Federica Mogherini, la quale ha dichiarato in data 11 dicembre 2017: «Crediamo che l'unica soluzione realistica per il conflitto sia basata su due Stati, con Gerusalemme come capitale di entrambi. È la nostra consolidata posizione e continueremo a rispettare il consenso internazionale su Gerusalemme sino a quando lo status finale della città santa sarà risolto con negoziati diretti tra le parti. Speriamo esse possano impegnarsi in negoziati diretti significativi con il sostegno della comunità internazionale»;
    l'Unione europea è una delle parti del Quartetto per il Medio Oriente (con Russia, Usa e Onu) che aveva elaborato la Road Map, un percorso di pace che prevedeva un negoziato tra le parti su tutte le questioni, compreso lo status finale da attribuire alla città di Gerusalemme;
    a parere dei firmatari del presente atto la decisione unilaterale del Presidente degli Stati d'America, Donald Trump, oltre che essere in contrasto con il diritto internazionale, rischia di sabotare il già difficile processo di pace e compromettere in maniera irreversibile il negoziato tra le parti;
    i negoziati sono oramai bloccati da tempo e in questo tempo null'altro è stato fatto se non iniziative unilaterali del Governo di Israele, che ha implementato gli insediamenti in Cisgiordania e ora anche annettendo Gerusalemme Est allo Stato di Israele;
    oggi il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell'Unione europea sarebbe il riequilibrio di una situazione pericolosamente sbilanciata a favore di una parte e non atto ostile verso Israele, sarebbe un nuovo e rinnovato investimento sulla pace e sulla stabilità non solo del Medio Oriente ma del mondo intero;
    nelle condizioni attuali, la posizione secondo cui la nascita dello Stato di Palestina deve scaturire da un negoziato tra le parti rischia di essere una affermazione priva di senso. Oggi più che mai occorre invece ribaltare la questione e procedere al riconoscimento dello Stato di Palestina come impulso alla ripresa dei negoziati di pace, che in sua assenza rischiano di non vedere più la luce, sotterrati da una guerra dagli esiti drammatici;
    il 27 febbraio 2015, l'Aula di Montecitorio aveva approvato la mozione n. 1-00745 che impegnava il Governo a continuare a sostenere in ogni sede l'obiettivo del riconoscimento della Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967, con Gerusalemme quale capitale condivisa, e ricercare un'azione coordinata a livello internazionale, in particolare in seno all'Unione europea ed alle Nazioni Unite, in vista di una soluzione globale e durevole del processo di pace in Medio Oriente fondata sulla esistenza di due Stati, palestinese ed israeliano;
    qualche mese prima, il 26 novembre 2014, l'allora Ministro degli esteri aveva pronunciato le seguenti parole: «l'obiettivo del riconoscimento è sul tavolo, ma, a nostro avviso, deve intervenire nel momento in cui sarà più utile ai fini del rilancio del negoziato e ai fini dell'obiettivo che vogliamo raggiungere: non un riconoscimento simbolico, ma due Stati, lo Stato di Israele, con il riconoscimento della sua piena sicurezza, e uno Stato palestinese, costituito sulla base della linea di demarcazione del giugno 1967»;
    anche alla luce delle predette affermazioni non si ravvisa momento più utile che questo per rilanciare il negoziato per una soluzione e la soluzione di due Stati, uno Stato palestinese che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo Stato di Israele;
    è necessario dunque che lo Stato italiano riconosca lo Stato di Palestina nei confini del 1967 con Gerusalemme est capitale secondo le risoluzioni delle Nazioni Unite, così come è stato riconosciuto lo Stato di Israele, quale impulso alla ripresa dei negoziati tra le parti per giungere alla soluzione «due Popoli due Stati» e a garantire la coesistenza nella libertà, nella pace e nella democrazia dei due popoli,

impegna il Governo

a promuovere in sede di Consiglio europeo il riconoscimento dello Stato di Palestina e la ripresa dei negoziati, per il raggiungimento di una soluzione globale e durevole del processo di pace in Medio Oriente fondata sulla esistenza di due Stati, palestinese ed israeliano.
(6-00375) «Scotto, Palazzotto, Laforgia, Marcon, Speranza, Fratoianni, Civati, Cimbro, Piras, Airaudo, Brignone, Roberta Agostini, Costantino, Albini, Daniele Farina, Bersani, Fassina, Franco Bordo, Bossa, Giancarlo Giordano, Capodicasa, Gregori, D'Attorre, Andrea Maestri, Duranti, Paglia, Epifani, Pannarale, Fava, Pastorino, Ferrara, Pellegrino, Folino, Placido, Fontanelli, Formisano, Fossati, Carlo Galli, Kronbichler, Lacquaniti, Leva, Martelli, Pierdomenico Martino, Matarrelli, Melilla, Mognato, Murer, Nicchi, Giorgio Piccolo, Quaranta, Ragosta, Ricciatti, Rostan, Sannicandro, Simoni, Stumpo, Zaccagnini, Zappulla, Zaratti, Zoggia».


   La Camera,
   premesso che:
    il Consiglio europeo che si riunirà il 14 e 15 dicembre prossimi avrà all'ordine del giorno il varo della cosiddetta cooperazione strutturata permanente nel campo della difesa, l'esame delle risultanze del dibattito svoltosi a Goterborg sulla cultura, l'educazione e le questioni sociali, la gestione dei flussi migratori e i progressi del negoziato sulla Brexit;
    in materia di cooperazione strutturale permanente nel campo della difesa, appare importante conservare l'autonomia nazionale in materia di individuazione e predisposizione delle capacità militari, dal momento che le maggiori crisi internazionali recenti hanno evidenziato una mancanza di convergenza negli interessi dei maggiori Stati membri dell'Unione, che persiste e paralizzerebbe l'impiego di qualsiasi forza militare europea integrata;
    suscita inoltre perplessità il complesso delle conseguenze che potrebbero derivare dal finanziamento europeo di programmi di produzione armamenti dai quali Francia e Germania potrebbero escludere facilmente il nostro Paese, come evidenziato recentemente dai vertici dell'AIAD nel corso di un'audizione svoltasi presso la Commissione difesa di questo ramo del Parlamento;
    la NATO è destinata comunque a rimanere l'architrave delle politiche di difesa della maggior parte degli Stati membri dell'Unione europea;
    in materia di relazioni esterne, è interesse del nostro Paese promuovere la rimozione delle sanzioni che limitano i rapporti economici tra gli Stati membri dell'Unione e la Federazione Russa;
    è verosimile che nell'ambito del summit venga affrontata e discussa anche la questione concernente il riconoscimento da parte statunitense di Gerusalemme come capitale dello Stato d'Israele, per quanto non esplicitamente inserita all'ordine del giorno;
    a questo riguardo, la posizione di segno assolutamente contrario assunta dai Paesi europei e soprattutto dal Servizio di Azione Esterna dell'Unione europea non sembra aver tenuto in adeguata considerazione la sovranità di Israele, Stato che ha diritto come tutti gli altri a decidere quale delle città presenti all'interno dei propri confini debba ospitare gli organi politici di rappresentanza e direzione politica della nazione;
    è necessario che l'Unione europea appoggi qualsiasi tentativo verrà fatto al termine degli scontri e delle proteste attualmente in atto per riannodare le fila del dialogo e sostenere l'azione tendente a favorire la conclusione del conflitto israelo-palestinese intrapresa dagli Stati Uniti, dall'Arabia Saudita e dalla Russia;
    appare analogamente indispensabile che le autorità comunitarie non offrano alcuna sponda a movimenti, forze e Stati che stanno dimostrando di incoraggiare le proteste anti-israeliane per rilanciare la causa dell'Islam politico, invero piuttosto discreditata, dal cui ambito è sorta anche buona parte delle formazioni jihadiste che hanno insanguinato il mondo arabo e l'Europa;
    alla vigilia del nuovo voto politico per il rinnovo della Generalitat in Catalogna, è altresì auspicabile che l'Unione europea scoraggi in via di principio la tendenza recentemente affiorata in alcuni Stati ad affrontare e risolvere in termini puramente militari e giudiziari questioni concernenti la rivendicazione dell'autonomia o dell'indipendenza da parte di loro articolazioni territoriali, sostenendo invece il dialogo e, ove utile, offrendo anche servizi di mediazione;
    in materia di cultura, educazione e questioni sociali, verrà discussa l'opportunità di allargare il programma Erasmus e l'area di collaborazione tra le Università dei Paesi membri, nonché le strategie da adottare per estendere i diritti di natura sociale riconosciuti ai cittadini degli Stati dell'Unione europea;
    sarebbe tuttavia opportuno che l'Unione europea si confrontasse anche con i contenuti della Risoluzione sui diritti dei bambini approvata il 21 novembre scorso in sede di Assemblea generale delle Nazioni unite circa il ruolo fondamentale della famiglia, cui lo Stato non deve sostituirsi specialmente in relazione ad aspetti sensibili della crescita, come sono quelli legati alla morale ed al comportamento sessuale;
    in materia di immigrazione, si osserva purtroppo una ripresa del deflusso dei migranti irregolari da Paesi che si erano impegnati a bloccarlo, come la Turchia, dalla quale stanno giungendo anche in Italia gruppi consistenti di sedicenti profughi;
    è in atto, altresì, anche una correzione delle rotte maggiormente battute, circostanza che sta in particolare esponendo il nostro Paese a nuovi arrivi dalla Tunisia;
    impegnare i Paesi rivieraschi da cui sta riprendendo il deflusso a non permettere la partenza dei migranti irregolari dalle proprie coste rimane al momento la migliore opzione disponibile, malgrado tutte le sue controindicazioni, anche se sarebbe effettivamente utile coinvolgere nella prevenzione e gestione dei flussi anche i Paesi che si trovano al di là della fascia costiera, come il Niger e gli Stati contigui del Sahel, nei quali stanno emergendo interessanti esercizi di cooperazione come il G5 Sahel, che è sostenuto anche dagli Stati Uniti;
    non contribuisce invece alla gestione ed al contenimento dei flussi l'atteggiamento politicamente ondivago di alcuni Paesi europei come la Francia, che prima accusano l'Italia di non discriminare tra profughi e migranti economici e poi imputano agli accordi stretti dal nostro Paese con le controparti nordafricane la responsabilità delle violazioni dei diritti umani dei migranti, di cui sono colpevoli esclusivamente le organizzazioni criminali che li sfruttano;
    permane inoltre irrisolta la questione dei rimpatri di coloro che non siano riusciti a dimostrare di aver alcun titolo alla concessione della protezione accordata ai profughi, per la quale potrebbe essere opportuno proporre uno schema di contribuzione che riguardi tutti i paesi membri dell'Unione europea;
    in relazione ai negoziati che riguardano il perfezionamento dell'uscita del Regno Unito dall'Unione europea, sono da accogliere come altrettanti passi positivi la prima intesa raggiunta dalle parti e la rinuncia da parte della Commissione dell'Unione europea a perseguire un disegno punitivo nei confronti del popolo britannico;
    garantiti i diritti dei cittadini degli Stati membri dell'Unione europea nel Regno Unito e quelli dei cittadini britannici nell'Unione, definita l'entità delle compensazioni finanziarie per quanto l'Europa ha versato alla Gran Bretagna e trovata una soluzione al problema dell'apertura della frontiera tra EIRE ed Irlanda del Nord, è a questo punto auspicabile accelerare il processo di uscita del Regno Unito dall'Unione europea preservando con le misure più opportune l'apertura del mercato britannico alle esportazioni europee e la cooperazione con Londra nel campo della sicurezza, con particolare riferimento alla collaborazione nel campo della lotta al terrorismo,

impegna il Governo:

   1) ad assumere un atteggiamento prudente in materia di maggior integrazione europea nel campo della difesa, in modo tale da conservare sempre all'ambito nazionale una capacità significativa di utilizzare la forza militare, indipendentemente o nel contesto di iniziative intraprese dall'Alleanza Atlantica;
   2) a tener conto nelle sue scelte in materia di PESCO del fatto che della capacità militare di autodifesa nazionale è parte anche la sopravvivenza nel nostro Paese di un'industria aerospaziale e dei materiali d'armamento florida ed indipendente, ancorché capace di stringere accordi di collaborazione con partners interni ed esterni all'Unione europea;
   3) a vigilare conseguentemente affinché la maggior integrazione industriale nel campo dell'aerospazio e della difesa non assuma forme gravemente lesive degli interessi dei produttori del nostro Paese;
   4) a promuovere una riflessione sull'opportunità di rimuovere entro un arco di tempo definito le sanzioni che limitano ormai da anni le relazioni economiche tra l'Unione europea e la Russia;
   5) ad esigere in ambito europeo l'adozione di politiche che incoraggino il dialogo e condannino il ricorso alla forza militare nei confronti degli individui, dei movimenti e dei territori che chiedono maggiore autonomia o l'indipendenza, anche contemplando il possibile esercizio di una funzione di mediazione da parte delle autorità dell'Unione europea;
   6) ad adoperarsi conseguentemente con decisione in sede di Consiglio europeo affinché nei confronti dell'imminente voto catalano le autorità comunitarie chiedano il rispetto dei risultati, anche qualora dovessero accertare l'esistenza in Catalogna di una maggioranza politica e popolare favorevole all'indipendenza;
   7) ad invocare più in generale in ambito europeo politiche che scoraggino l'adozione da parte degli Stati associati di legislazioni fortemente lesive dei diritti delle minoranze linguistiche, come quella che in Lettonia sta colpendo i russofoni, ovvero un terzo della popolazione che è sul punto di esser privata del diritto a ricevere un'istruzione nella propria lingua, o che possano riaprire conflitti «congelati» dagli anni Novanta, come quello in Transnistria;
   8) ad assumere iniziative per ribadire il diritto di Israele a scegliersi come capitale la città che giudica più adeguata a questa funzione, fermi restando il diritto dei fedeli di tutte le confessioni monoteistiche a recarvisi in pellegrinaggio e la considerazione dell'aspirazione dei palestinesi ad acquisire un loro Stato;
   9) a sostenere qualsiasi tentativo di ripresa del dialogo venga fatto al termine dell'attuale fase di scontri e proteste in Medio Oriente, in particolare assecondando le iniziative che Stati Uniti, Russia ed Arabia Saudita riterranno più opportuno assumere ed evitando di offrire sponde agli estremisti che aderiscono alle varie denominazioni dell'Islam politico;
   10) in materia sociale, a far sì che l'impegno delle autorità comunitarie ad estendere l'ambito dei diritti riconosciuti ai cittadini si concretizzi in misure ed indicazioni compatibili con le esigenze dello sviluppo economico;
   11) con riferimento all'educazione, a promuovere in ambito europeo una riflessione sul ruolo di famiglia e Stato nella crescita dei bambini, con l'obiettivo di indurre il Consiglio europeo a far propri i contenuti della risoluzione sui diritti dei bambini recentemente approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite;
   12) a riaffermare in sede europea l'esigenza di pervenire all'azzeramento degli afflussi di migranti economici irregolari in Europa, adottando una politica di sostegno ai rimpatri di cui siano parte accordi di riammissione e la previsione di una forma di contribuzione comune alle spese che gli Stati maggiormente interessati dagli arrivi dovrebbero altrimenti affrontare da soli;
   13) ad appoggiare l'adozione da parte europea di una politica nei confronti della Turchia che esiga il rispetto più rigoroso degli accordi conclusi in materia di controllo delle proprie coste, dalle quali ormai hanno ripreso a partire migranti irregolari;
   14) a chiedere in ambito europeo la negoziazione di accordi con i Paesi sorgente e di transito dei flussi migratori basati sullo scambio tra aiuti e maggiori controlli, con l'obiettivo di spostare progressivamente verso Sud la prima linea di contrasto, nella misura del possibile garantendo anche il rispetto dei diritti umani dei migranti;
   15) ad appoggiare qualsiasi strategia venga discussa in materia di prosecuzione del negoziato sulla Brexit che tenda ad accelerare l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea, mantenendo tuttavia saldi i legami politici, militari, di sicurezza ed economico-commerciali e l'approccio non punitivo finalmente adottato dalle autorità comunitarie.
(6-00376) «Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Simonetti, Allasia, Altieri, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caparini, Castiello, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Lo Monte, Marti, Molteni, Pagano, Picchi, Gianluca Pini, Rondini, Saltamartini».


   La Camera,
   premesso che:
    per quanto attiene all'avvio della Cooperazione Strutturata Permanente (PESCO);
     a) il 28 giugno 2016, l'AR/VP Mogherini ha presentato al Consiglio Europeo la Strategia Globale per la Politica Estera e di Sicurezza dell'Unione Europea (EUGS), che prevede, tra l'altro, un approccio integrato ai conflitti;
     b) il 30 novembre 2016 la Commissione Europea ha presentato il Piano di Attuazione in Materia di Sicurezza e Difesa volto a rendere operativa la visione definita nell'EUGS con riguardo alle questioni di Difesa e sicurezza; tale piano, approvato a dicembre, prevede una revisione coordinata annuale della spesa per la Difesa (CARD – Coordinated Annual Review on Defence); una migliore capacità di risposta rapida dell'UE, anche mediante il ricorso a gruppi tattici dell'UE; nonché una nuova cooperazione strutturata permanente (PESCO) unica;
     c) l'8 giugno 2017 è stata istituita, nell'ambito dell'EUMS (EU Military Staff) la capacità MPCC (Military Planning and Conduct Capability) che assume il comando delle missioni militari senza compiti esecutivi, che attualmente sono: missione di formazione dell'UE in Somalia (EUTM Somalia), EUTM République Centrale Africaine (RCA) e EUTM Mali;
     d) il 22 giugno 2017 il Consiglio Europeo ha accolto con favore la comunicazione della Commissione relativa all'istituzione di un Fondo europeo per la Difesa e ha, inoltre, chiesto un rapido accordo sulla proposta di programma europeo di sviluppo del settore industriale della Difesa;
     e) con l'imminente voto a maggioranza qualificata da parte del Consiglio Affari Esteri sarà finalmente avviata la Cooperazione Strutturata e Permanente (PESCO), per la quale hanno già sottoscritto la richiesta di adesione (la «notifica congiunta») 23 Stati;
     f) si auspica che Danimarca, Irlanda, Portogallo, Malta, che non hanno ancora sottoscritto la notifica congiunta, decidano di farlo in tempi brevi;
     g) il percorso verso la creazione di una concreta Difesa europea, dunque, sembra bene avviato, ma è importante far sì che non si areni;
     h) appare fondamentale consolidare fin da subito le basi sulle quali si fonderà la futura cooperazione nel settore della Difesa tramite la creazione di un sistema organizzativo e regolamentare concepito fin da subito per evitare i rischi che il processo innescato con la PESCO potrà incontrare;
     i) infatti, divergenze in politica estera, unite a strutture troppo rigide (come nel caso dell'attuale configurazione dei Battlegroups), potrebbero portare al blocco della PESCO in alcuni casi specifici;
     l) la PESCO dovrebbe essere impostata come un'iniziativa unica per quanto riguarda la pianificazione e l'approntamento delle capacità, ma dovrebbe essere prevista una suddivisione in aree geografiche e settori d'intervento (ad es. est, sud, cyber, ecc.) rispetto ai quali i membri dell'Unione Europea che lo desiderano possano attivare delle specifiche collaborazioni con l'obiettivo di coniugare i propri peculiari interessi nazionali con l'esigenza di collaborare in un quadro comunitario di cooperazione strutturata permanente;
     m) sarebbe quindi necessario prevedere la costituzione di un tavolo europeo per la definizione delle aree/settori d'impiego della PESCO, delle relative necessità militari (per la costituzione di forze adeguate), nonché delle conseguenti esigenze tecnologiche attuali e future;
     n) tra i temi da affrontare vi è certamente quello relativo al sistema dei Battlegroups, che dovrebbe essere riformato in modo che vi sia costantemente attivo almeno un raggruppamento tattico per ciascuna area d'intervento e sia dotato delle necessarie capacità per operarvi (quindi incluse forze navali, aeree e cibernetiche);
     o) nell'affrontare tale riforma si dovrebbe tenere presente anche che, con l'attuale meccanismo, il sistema dei Battlegroups non può tradursi in un impiego operativo reale se uno o più dei Paesi che compongono il raggruppamento tattico attivo in quel momento non sono disposti a partecipare a quella specifica missione, pur sostenendola politicamente;
     p) inoltre, per garantire quella rapidità d'intervento che i Battlegroups non sono mai riusciti a offrire, si dovrebbe seriamente valutare la possibilità di affiancarli con forze di reazione rapida, attivabili ex articolo 44 TEU, non rigidamente costituite (senza il meccanismo della rotazione e con un comando definito di volta in volta), dotate di asset comuni appositamente predisposti e configurate sulla base di piani di contingenza periodicamente testati in esercitazione;
     q) il consolidamento del progetto di Difesa europea dovrà essere perseguito anche mettendo in campo una serie di iniziative in ambiti specifici nell'ambito delle quali testare le diverse possibili modalità di una cooperazione che dovrà essere sempre più stretta; in quest'ambito si inserisce l'istituzione del Fondo europeo per la Difesa, che mira a favorire la soluzione di alcuni problemi quali la frammentazione del mercato europeo della Difesa; la costosa duplicazione delle capacità militari; l'insufficiente collaborazione industriale e l'incompleta interoperabilità degli strumenti militari nazionali;
     r) tuttavia, per come risulta attualmente impostato, tale Fondo rischia di produrre solo collaborazioni bilaterali, anziché favorire un'ampia collaborazione a livello europeo; infatti, l'articolo 6, paragrafo 2, della proposta di regolamento che istituisce il Fondo fissa una soglia minima di due Stati, per un totale di tre aziende coinvolte, al fine di erogare i contributi economici e ciò favorisce la costituzione di poli industriali binazionali, sostenuti da fondi comunitari, dai quale le aziende di altri Paesi rischiano di essere escluse; vi è inoltre il rischio della costituzione di iniziative concorrenti comunque sostenute dal Fondo;
     s) sarebbe, dunque, necessario ampliare ad almeno 3 Stati la soglia minima per l'erogazione dei contributi da parte del Fondo, allo scopo di evitare iniziative esclusivamente bilaterali;
     t) inoltre, per ottimizzare l'impatto del Fondo sull'evoluzione del progetto di Difesa europea, appare auspicabile dedicare almeno una parte dei finanziamenti messi a disposizione con il Fondo allo sviluppo di programmi che riguardano specifici requisiti militari legati alle esigenze della PESCO;
    per quanto riguarda la cooperazione UE-NATO:
     a) negli ultimi anni i rapporti UE-NATO hanno visto un netto miglioramento, come dimostrato dalla dichiarazione congiunta siglata l'8 luglio riguardo alla cooperazione su temi di grande rilevanza come quelli relativi a minacce ibride, sicurezza marittima, cybersicurezza, capacità di difesa, industria e ricerca, esercitazioni coordinate, sviluppo di nuove capacità;
     b) una maggiore cooperazione tra NATO e UE, nonché un'armonizzazione delle rispettive politiche negli ambiti d'interesse comune è senz'altro un obiettivo da perseguire per gli evidenti vantaggi che comporta; tuttavia, gli interessi dell'Unione europea e quelli della NATO non sono sempre pienamente convergenti; appare dunque necessario evitare che, anche a causa delle troppo esigue capacità militari di cui riesce effettivamente a disporre l'Unione europea, la linea politica della NATO prenda il sopravvento sulla Politica Estera e di Sicurezza Comune dell'Unione Europea;
    per quanto riguarda i temi sociali, l'istruzione e la cultura:
     a) il Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre 2017 verterà inoltre sui risultati del vertice sociale di Göteborg dello scorso novembre, in occasione del quale i Ventotto hanno dato il loro benestare a una nuova Carta dei diritti sociali, documento e impegno politico non vincolante, ma che vuole essere una risposta al drammatico assottigliamento della classe media provocato dalla crisi economica, ma anche dalla rivoluzione digitale;
     b) il Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha affermato che «È un momento storico per l'Europa. La nostra Unione è sempre stata fondamentalmente un progetto sociale. Va al di là del mercato unico, dell'economia e dell'euro e riguarda (...) il nostro modo di vivere» mentre il Premier italiano ha aggiunto che l'economia sociale di mercato «è sempre stata una delle caratteristiche fondamentali dell'Unione europea (...)» e che al vertice di Göteborg sono stati fissati alcuni grandi princìpi «un programma per il futuro»;
     c) i 20 princìpi sono raggruppati sotto tre capitoli: 1) l'accesso al mercato dell'occupazione; 2) condizioni eque di lavoro; 3) la protezione sociale. Alcuni Paesi hanno già annunciato l'impegno di stilare un piano d'azione per raggiungere gli obiettivi prefissati. La Fondazione Bertelsmann ha pubblicato l'indice 2017 sulla giustizia sociale in Europa e l'Italia è al 25o posto, prima della Bulgaria, della Romania e della Grecia, e ben sotto la media europea;
     d) durante una tavola rotonda il Presidente francese Emmanuel Macron ha proposto di legare l'uso dei fondi europei al rispetto di criteri sociali. «Sono a favore di condizionare i fondi strutturali alla convergenza sociale. Non possiamo permettere la nascita di un modello d'attività basato sul dumping fiscale e sociale, finanziato dai fondi europei». Esponenti dell'Eliseo, qui a Göteborg, hanno citato due principali criteri: il salario minimo e il rispetto di livelli minimi di tassazione sulle società;
     e) l'Eliseo ha fatto notare tra le altre cose che l'Ungheria ha ridotto di recente l'aliquota sui profitti societari dello stesso ammontare dell'aumento dei fondi europei che il Paese riceve. La Francia è stata in prima linea su questo fronte, insistendo per una riforma della direttiva sui lavoratori distaccati. L'obiettivo francese è di limitare il dumping sociale da parte dei nuovi Paesi membri dell'Est a danno dei vecchi Paesi membri dell'Ovest;
     f) si moltiplicano le proposte più o meno concrete di legare l'uso dei fondi a particolari criteri, oltre a quelli finanziari o geografici attualmente esistenti: c’è chi vuole condizionare l'uso del denaro al rispetto dello stato di diritto; chi al rispetto del Patto di Stabilità e di Crescita; chi al rispetto di una convergenza sociale con l'obbiettivo comune di imporre maggiore integrazione in un contesto di dubbi sulla tenuta dell'Unione;
     g) il Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha dato al Regno Unito un ultimatum, ossia «fino all'inizio di dicembre» per fare progressi nelle discussioni su Brexit, ma prima di passare alla trattativa sul futuro rapporto tra Londra e Bruxelles, le parti devono trovare un accordo tra le altre cose sugli impegni finanziari inglesi nei confronti dell'Unione ed è uno degli obbiettivi dei 27 al vertice europeo del 14 e 15 dicembre di poter sancire l'apertura del nuovo negoziato,

impegna il Governo:

   1) in merito alla PESCO:
    a) a proporre l'individuazione di potenziali aree geografiche e settori d'intervento rispetto ai quali i membri dell'Unione Europea che lo desiderano possano attivare delle specifiche collaborazioni con l'obiettivo di coniugare i propri peculiari interessi nazionali con l'esigenza di collaborare in un quadro comunitario di cooperazione strutturata permanente;
    b) a incoraggiare gli Stati membri ad avvalersi delle possibilità offerte dall'articolo 44 TUE, organizzandosi per identificare e gestire congiuntamente le capacità necessarie per intraprendere le missioni che il Foreign Affairs Council può decidere di affidare a un gruppo di Stati membri disposti a svolgere questo ruolo, anche prevedendo meccanismi stabili di scambio di informazioni, preparazione di piani di contingenza e accantonamento di risorse comuni, per consentire l'eventuale costituzione di una forza d'intervento organizzata ad hoc per una specifica missione, al fine di superare le difficoltà di tipo politico ed economico che hanno fino a oggi impedito l'impiego dei Battlegroups dell'Unione europea realizzati con il sistema dei contingenti pre-assegnati a rotazione;
    c) a valutare l'opportunità di proporre la progressiva estensione delle capacità del previsto comando militare unificato MPCC (Military Planning and Conduct Capability) anche alla pianificazione, coordinamento e conduzione delle missioni dell'Unione europea di tipo « executive», nonché delle missioni eventualmente condotte da Stati membri secondo quanto previsto dall'articolo 44 TUE;
    d) a proporre con forza la modifica dell'articolo 6, paragrafo 2, della proposta di regolamento per l'istituzione di un Fondo europeo per la Difesa, allo scopo di innalzare a 3 il numero minimo di Stati membri partecipanti richiesto per accedere ai finanziamenti di tale Fondo;
    e) a proporre di riservare allo sviluppo di programmi che riguardano specifici requisiti militari legati alle esigenze della PESCO una parte dei finanziamenti messi a disposizione dal Fondo europeo per la Difesa;
   2) in merito alla collaborazione NATO-UE:
    a) a promuovere lo sviluppo di una struttura di Difesa europea, sostenuta da adeguati strumenti normativi e tecnici, adatti anche a far fronte alle minacce di tipo ibrido, che consenta all'Unione europea di sostenere in modo autonomo la propria Politica Estera e di Sicurezza Comune, e di collaborare con la NATO quando vi siano delle specifiche convergenze d'interessi;
   3) in merito all'istruzione e alla cultura:
    a) a valutare l'opportunità di proporre un aumento graduale della mobilità e degli scambi per i giovani europei predisponendo una rete di università europee e incentivando un riconoscimento reciproco dei diplomi di istruzione secondaria;
   4) in merito ai temi sociali:
    a) a valutare l'opportunità di promuovere l'attuazione, in tutti i Paesi europei, del Pilastro Europeo dei diritti sociali proclamato il 20 ottobre scorso dal Parlamento europeo, dal Consiglio e dalla Commissione.
(6-00377) «Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco».


   La Camera,
   premesso che:
    occorre cogliere l'occasione del negoziato con il Regno Unito come opportunità storica per l'Europa di ridefinire le sue regole, e per promuovere un grande e profondo cambiamento – ormai indifferibile – delle regole e dei trattati europei, nell'interesse degli Stati rimasti nell'Unione europea;
    la speranza europea e il grande sogno dei fondatori dell'Europa unita non si salveranno proseguendo sulla strada sbagliata di questi anni;
    occorre invece una svolta nel senso della flessibilità, di regole più aperte e trasparenti, di geometrie istituzionali adeguate a riconoscere le diversità, anziché a imporre una forzata e innaturale omogeneità,

impegna il Governo:

   1) a promuovere un nuovo processo di rinegoziazione interno all'Unione europea, che investa tutte le regole e i trattati europei esistenti, e che riguardi tutti i Paesi membri dell'Unione europea;
   2) a escludere ulteriori cessioni di sovranità a favore delle attuali istituzioni dell'Unione europea, a maggior ragione in assenza di garanzie democratiche e di pieno controllo da parte dei cittadini;
   3) a opporsi alla prospettiva di un Ministro delle finanze unico europeo, posto che oggi l'Europa non ha bisogno di una «gabbia» finale, ma – al contrario – di competizione tra modelli e sistemi diversi, in modo che i Paesi e i territori capaci di tagliare tasse, spesa e debito pubblico, e quindi di favorire la crescita, siano da esempio e stimolo per gli altri;
   4) a promuovere un meccanismo per cui i Parlamenti nazionali possano correggere quanto giunge dalle autorità europee, e abbiano un generale potere di « opt-out», a somiglianza di quanto la Germania fa attraverso la propria Corte costituzionale;
   5) a lavorare per un'Europa nella quale ogni Paese possa partecipare o astenersi, rispetto a singoli programmi e attività, a seconda del proprio consenso su ciascuno di essi;
   6) come primo passo, a chiedere alle autorità dell'Unione europea di riconoscere agli Stati membri ciò che era già stato riconosciuto al Regno Unito nella prima mediazione del 2016 con il Governo Cameron.
(6-00378) «Capezzone, Latronico, Bueno, Chiarelli, Ciracì, Corsaro, Distaso, Fucci, Matarrese, Vargiu».


   La Camera,
   sentite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in merito alla riunione ordinaria del Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre, visto l'ordine del giorno della riunione del Consiglio europeo,
   premesso che:
    il 28 settembre 2017 i leader dell'Unione europea hanno tenuto un dibattito informale a Tallinn sulla situazione dell'Europa e sui futuri lavori del Consiglio europeo durante la quale si è chiesto al Presidente Tusk di elaborare un programma di lavoro, o agenda dei leader, che orienterà l'azione futura dell'Unione europea. Questa agenda, insieme ad altri impegni già presi, ricomprende politiche altisonanti del calibro di quella dell'Europa sociale per la crescita, una politica migratoria inclusiva, l'Europa digitale, eccetera. Ma questi grandi proclami rischiano di rimanere tali se l'Unione europea non verrà modificata profondamente. Quello che serve prima di tutto è un cambiamento di rotta sostanziale sul processo decisionale, ovvero sulla governance dell'Unione europea, che consenta un riequilibrio dei poteri tra le istituzioni europee a favore di quelle rappresentative dei cittadini anche in chiave democratizzante;
    l'Unione europea necessita di un cambio di paradigma verso un modello sociale alternativo basato sulla solidarietà, l'integrazione, la giustizia sociale, l'equa distribuzione e pertanto la ridistribuzione della ricchezza, efficaci politiche di genere, sistemi di istruzione pubblica di elevata qualità, un'occupazione di qualità e una crescita sostenibile: un modello che assicuri l'uguaglianza e la protezione sociale, che consenta l'emancipazione dei gruppi vulnerabili, accresca la partecipazione e migliori gli standard di vita di tutti i cittadini. Indicatori sociali vincolanti nonché il rafforzamento dei sindacati e del dialogo sodale sono essenziali in tale contesto;
    se guardiamo all'attuale condizione del nostro sistema di istruzione negli ultimi 5 anni non può non considerarsi l'evidente fallimento delle scelte politiche assunte, con una scarsissima percentuale di risorse destinate a tali finalità dai Governi che hanno guidato il nostro Paese nel corso della legislatura che oggi volge al termine;
    a soli due anni di distanza, infatti, è già possibile affermare, ad esempio, come la legge così elogiata dal Governo Renzi, la così detta Buona Scuola, non abbia prodotto alcun effetto positivo nel nostro sistema di istruzione, determinando, piuttosto, ulteriori divisioni all'interno del mondo scolastico e un nuovo modello verticistico che, accentrando nelle mani del dirigente scolastico eccessivi poteri amministrativi, ha suscitato grande preoccupazione da parte delle componenti del mondo della scuola;
    occorre, inoltre, registrare il fallimento dei fondamentali impegni che il nostro Paese ha assunto con la sottoscrizione del programma Horizon 2020;
    così come recentemente evidenziato dalla stessa Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza elaborato per l'anno 2017, l'Italia continuerà ad occupare gli ultimi posti in relazione ai finanziamenti da destinare al comparto istruzione in relazione al PIL, ancora molto lontana dagli standard europei che dovrebbero assicurare un adeguato sviluppo culturale del nostro Paese, con una spesa ancora al disotto della soglia del 4 per cento;
    analoghe sono le valutazioni in relazione al nostro sistema universitario, laddove l'Italia ha continuato a disattendere gli impegni previsti dal citato programma, con l'obiettivo della strategia Europa 2020 pari ad una percentuale del 40 per cento di laureati nella fascia di età entro i 34 anni. Il nostra Paese, infatti, ha raggiunto la misera percentuale del 26,2 per cento di laureati italiani, ed è oggi così relegato nella penultima posizione della classifica di riferimento;
    con l'eccezione di Gran Bretagna, Danimarca e Malta, 25 Stati membri dell'Unione europea hanno notificato l'intenzione di aderire alla Pesco (Cooperazione Strutturata Permanente) attivando le modalità di integrazione differenziata, prevista dal trattato di Lisbona. I vertici dell'Unione europea cercano in questo modo di dare una risposta politica sia alla domanda di maggiore sicurezza da parte dei cittadini europei, sia alle tendenze centrifughe che hanno avuto massima espressione da un lato con i referendum sulla Brexit e sulla Catalogna e d'all'altro nella totale mancanza di solidarietà in merito alla gestione dei flussi migratori provenienti dalla sponda sud del Mediterraneo;
    da un lato la Francia vuole criteri più impegnativi, un «biglietto di ingresso» più oneroso per assicurare che la Pesco sia un'iniziativa realmente ambiziosa, in grado di assicurare un'autonomia strategica nell'uso della forza armata, nello sviluppo e nella produzione degli equipaggiamenti militari necessari. D'altro lato la Germania insiste invece sull'integrazione del complesso militare industriale e per un carattere inclusivo della Pesco, cercando di non tagliar fuori o marginalizzare i Paesi dell'Europa centro-orientale dal processo di integrazione nella difesa;
    il punto di equilibrio si è per il momento attestato tra queste due visioni, probabilmente più sbilanciato su Berlino che su Parigi;
    proprio il suo carattere istituzionale differenzia la Pesco da precedenti prese di posizione politiche a favore dell'Europa della difesa, in questo caso si attuano disposizioni del trattato di Lisbona che prevedono impegni vincolanti, meccanismi di verifica degli impegni presi e la possibilità di escludere dal club Pesco gli Stati che non rispettino i requisiti fissati;
    la Pesco ha l'ambizioso obiettivo di integrarsi con le istituzioni esistenti, in un quadro politico-militare più unitario e duraturo. L'Alto Rappresentante e Vice-presidente sarà coinvolto, anche con la responsabilità della valutazione annuale sull'andamento della Pesco. La European Defence Agency (Eda), il Servizio europeo di azione esterna (Seae), lo EU Military Committee – quest'ultimo presieduto dal 2018 dall'attuale capo di Stato Maggiore della difesa italiana Claudio Graziano – faranno da Segretariato alla Pesco, mentre il Comitato Politico e di Sicurezza ed il Consiglio europeo si riuniranno anche in «formato Pesco». Non definito o assente per il momento, è il livello di controllo ed indirizzo che dovranno esercitare i veri depositari della sovranità popolare; il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali;
    la Pesco dovrebbe inserirsi nel quadro Istituzionale UE, sancendo il suo legame con le altre due iniziative in corso. Da un lato la Coordinated annual Review of Defence (Card), ovvero il meccanismo di coordinamento tra i ministri della Difesa UE per la pianificazione delle capacità militari nazionali, previsto dalla EU Global Strategy e che verrà attuato nel 2018 con il sostegno dell'Eda. Dall'altro lo European Defence Fund (Edf) lanciato dalla Commissione europea alla fine del 2016 per finanziare la ricerca in ambito militare all'interno dell'Unione europea, e per co-finanziare i progetti cooperativi di sviluppo e acquisizione di equipaggiamenti che vedono la partecipazione di almeno due Stati membri. Il combinato disposto dei fondi UE, del coordinamento ministeriale in ambito Eda e della spinta istituzionale e politica Pesco, rappresenterebbe il nuovo percorso verso la difesa europea;
    si delinea una prospettiva di difesa complessa, che vede delle linee programmatiche che sottolineano favorevolmente un'intensa cooperazione NATO-UE, subordinando di fatto la creazione dell'UED (Unione europea di Difesa) al rispetto del contesto NATO;
    la Commissione europea, con la pubblicazione nel maggio e nel dicembre 2015 di due comunicazioni, ha adottato l'Agenda europea sulla migrazione, evidenziando l'esigenza di una migliore gestione della migrazione e sottolineando al contempo come la questione migratoria debba essere oggetto di una responsabilità condivisa. Questa si propone di combattere il fenomeno dell'immigrazione irregolare, di garantire la sicurezza delle frontiere esterne, di definire una forte politica in materia di asilo;
    il 25 giugno 2015 il Consiglio europeo ha stabilito che tutti gli Stati membri debbano partecipare al reinsediamento di 20.000 soggetti richiedenti protezione internazionale. La decisione (UE) 2015/1601 ha poi introdotto un meccanismo per alleggerire la pressione delle domande di protezione internazionale sul predetti Stati membri, prevedendo il ricollocamento di 120,000 richiedenti protezione internazionale da distribuire negli altri Paesi membri. Come risulta dallo stesso Rapporto della Commissione europea sui ricollocamenti, l'entità effettiva dei ricollocamenti è del tutto irrisoria;
    la recente crisi migratoria ha dimostrato l'inidoneità del cosiddetto regolamento Dublino III a gestire efficacemente i flussi migratori. In particolare, l'attuale sistema ha messo in luce non poche problematiche per una operazione sostenibile e una responsabilizzazione equiripartita tra gli Stati membri. A tal fine, la Commissione, dando seguito all'Agenda europea sulla migrazione del 13 aprile 2015 e alle più recenti richieste del Consiglio europeo (conclusioni del 18/19 febbraio 2016) e del Parlamento europeo (risoluzione del 12 aprile 2016, 2015/2095 (INI)), nel maggio 2016 ha presentato un programma globale di riforma del Sistema europeo comune d'asilo (CEAS) (Comunicazione riformare il Sistema europeo comune d'asilo e potenziare le vie d'accesso legali all'Europa, COM(2016)197 final);
    la riforma del regolamento di Dublino presentata dalla Commissione (COM (2016)270 final) si pone tre obiettivi principali: semplificare l'individuazione dello Stato responsabile dell'esame di una richiesta di asilo, limitando al massimo incertezze su questo aspetto, stabilire un meccanismo correttivo di redistribuzione dei richiedenti asilo che scatti ove si superi la soglia del 150 per cento stabilita come capacità di accoglienza in base a quote calcolate sulla base della popolazione e del PIL degli Stati membri, infine un meccanismo sanzionatorio dei movimenti secondari dei richiedenti asilo che provano a raggiungere un paese diverso da quello in cui sono tenuti a presentare. La proposta è attualmente in discussione al Parlamento europeo e in Consiglio, che stanno apportando modifiche sostanziali;
    il 13 luglio 2016, la Commissione europea ha presentato il secondo pacchetto di misure di riforma. Si tratta di due proposte di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio destinate l'una ad abrogare la direttiva procedure (COM(2016)467 final), l'altra a modificare la direttiva qualifiche (COM(2016) 466 final) e di una proposta di rifusione della direttiva accoglienza (COM(2016)465 final);
    l'Unione europea sta vivendo una grave e profonda crisi che riguarda in primo luogo l'essenza stessa dell'Unione, gli obiettivi a cui tendere e pertanto la definizione delle principali politiche. Questa crisi si esprime in un diffuso disagio e malcontento dei cittadini nel confronti dell'Unione europea che ha portato a livelli di gradimento bassissimi, sino ad arrivare alla scelta di uno dei suoi Stati membri di abbandonare l'Unione, sancito dalla vittoria del leave al referendum sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione europea del 23 giugno 2016;
    la cosiddetta Brexit deve essere letta come il fallimento delle recenti politiche promosse dall'Unione europea in termini di vincoli economici stringenti, nonché della mancanza di effettive politiche di inclusione sociale e di welfare e di chiare procedure di gestione dell'importante fenomeno migratorio. Appare evidente che l'Unione europea ha perso la sua attrattiva non riuscendo a definire la sua identità;
    il 29 marzo 2017 il Regno Unito ha notificato formalmente al Consiglio europeo l'intenzione di uscire dall'Unione europea, attivando pertanto formalmente la clausola di recesso dall'Unione europea prevista nell'articolo 50 TUE, il trattato prevede che da tale data vi siano due anni per concludere con tale Stato un accordo volto a definire le modalità del recesso;
    il Parlamento europeo ha approvato il 5 aprile 2017 una Risoluzione in cui si sottolinea che l'accordo deve avere ad oggetto lo status giuridico dei cittadini dell'UE-27 che risiedono o hanno risieduto nel Regno Unito e dei cittadini del Regno Unito che risiedono o hanno risieduto in altri Stati membri, nonché altre disposizioni concernenti i loro diritti; il regolamento degli obblighi finanziari tra il Regno Unito e l'Unione europea; le frontiere esterne dell'Unione europea; il chiarimento della situazione per quanto riguarda gli impegni internazionali assunti dal Regno Unito in qualità di Stato membro dell'Unione europea, dal momento che l'Unione europea a 27 Stati membri sarà il successore legale dell'Unione europea a 28 Stati membri; la certezza del diritto per le persone giuridiche, incluse le imprese; la designazione della Corte di giustizia dell'Unione europea quale autorità competente per l'interpretazione e l'applicazione dell'accordo di recesso. Inoltre, sottolinea che qualsiasi futuro accordo tra l'Unione europea e il Regno Unito è subordinato al costante rispetto, da parte di quest'ultimo, delle norme previste dagli obblighi internazionali;
    a conclusione dell'ultimo ciclo negoziale Michel Bamier, capo negoziatore dell'UE, afferma che sono stati compiuti ulteriori progressi sulle tre questioni della prima fase dei negoziati: diritti dei cittadini, Irlanda e obblighi finanziari. Sembrerebbe pertanto possibile passare alla seconda fase del negoziato;
    è necessario valutare di ritornare ad una economia europea solidale, per combattere la disoccupazione, nonché la povertà, e per rilanciare la crescita e gli investimenti. L'attuazione di questi obiettivi richiede però ultimi ingenti investimenti pubblici che mal si conciliano con gli attuali vincoli del « Fiscal Compact»;
    servono urgentemente politiche «anticicliche», per sostenere gli investimenti pubblici oltre i vincoli consentiti, in quanto solo il rilancio dell'economia e la crescita del PIL consentono di conseguire maggiori risorse da destinare alla riduzione futura e progressiva del debito;
    il cosiddetto Fiscal Compact è un trattato Internazionale, cui hanno aderito gli Stati membri dell'Unione europea, ad eccezione della Gran Bretagna e della Repubblica ceca, che prevede, all'articolo 3, l'obbligo di introdurre negli ordinamenti nazionali, preferibilmente in una fonte permanente e a carattere costituzionale, il vincolo di pareggio di bilancio. L'Italia ha dato attuazione al Trattato con la legge costituzionale n. 1 del 2012. Il Fiscal Compact va ad inserirsi nell'ambito del quadro giuridico della governance economica europea e delle novità introdotte in sede europea attraverso l'adozione di atti (es. Six Pact, Two Pact, Patto europlus, MES) volti a rafforzare gli stringenti parametri in materia di contenimento delle politiche di bilancio nazionali. Inoltre l'articolo 16 stabilisce espressamente che, entro cinque anni dalla data di entrata in vigore del Trattato, vengono adottate in conformità del TUE e del TFUE le misure necessarie per incorporarne le disposizioni nell'ordinamento giuridico dell'Unione europea;
    il 6 dicembre 2017 la Commissione europea ha presentato misure concrete e una tabella di marcia operativa mirante ad approfondire l'Unione economica e monetaria dell'Europa che comprendono l'integrazione del trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell'ordinamento giuridico dell'Unione, facendo uso dell'adeguata flessibilità insita nel patto di stabilità e crescita,

impegna il Governo:

   1) a promuovere una profonda modifica delle modalità decisionali e della governance dell'Unione europea che: a) redistribuisca i poteri tra le istituzioni, rafforzando quelle maggiormente rappresentative dei cittadini, primo tra tutti il Parlamento europeo, con un conseguente ridimensionamento del ruolo del Consiglio; b) imponga la procedura legislativa ordinaria come unico metodo per le decisioni riguardanti le politiche più impattanti sui cittadini, evitando di ricorrere al metodo intergovernativo; c) garantisca maggiore capacità decisionale dell'Unione europea nelle politiche sociali (fiscalità, occupazione, livelli retributivi minimi); d) consenta un maggior coordinamento decisionale con la dimensione locale; e) potenzi la democrazia diretta e partecipativa ad esempio attraverso la promozione dello strumento referendario anche consultivo e senza quorum, con voto elettronico; f) garantisca la trasparenza del processo decisionale in tutte le istituzioni, in primis il Consiglio e per i portatori di interessi in ciascuna delle Istituzioni;
   2) ad assumere iniziative per prevedere adeguati finanziamenti che assicurino un rapporto tra spesa in cultura-istruzione e PIL in linea con gli standard europei, e idonei allo sviluppo del Paese, intervenendo affinché le scelte politiche non impediscano la crescita del sistema scolastico italiano, consentano di rilanciare il sistema universitario, riportandolo ai livelli dei principali Paesi europei per numero di laureati ed investimenti nel settore;
   3) a far sì che la nascente Pesco sia una struttura di difesa europea integrata che non abbia una finalità aggressiva, neocoloniale o di ingerenza indebita nei Paesi terzi. La difesa comune europea deve essere uno strumento di peacekeeping al servizio delle Nazioni Unite e di razionalizzazione della spesa militare che elimini gli sprechi e consenta risparmi derivanti dall'economia di scala da destinare alle politiche sociali. Deve essere inoltre previsto e rafforzato il controllo e l'indirizzo politico del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali sulla Pesco, con il loro pieno coinvolgimento nella formazione delle decisioni, sulle aree di crisi in cui impiegare le forze militari, sulle regole di ingaggio e sulle finalità degli interventi;
   4) ad assumere iniziative per rinsaldare la cooperazione europea, al fine di riequilibrare i rapporti di forze della Nato, oggi troppi sbilanciati in favore degli interessi geopolitici degli Stati Uniti, favorendo un'alleanza improntata all'apporto condiviso e eguale da parte degli Stati aderenti;
   5) a svolgere un controllo diretto e mirato del sostegno economico italiano, sia per i finanziamenti bilaterali che tramite accordi con l'Unione europea e con la Nato;
   6) a far sì che si dia immediata attuazione da parte di tutti gli Stati membri – nessuno escluso – delle decisioni del Consiglio che prevedono il ricollocamento dei migranti e che si esca dall'ottica di un piano emergenziale;
   7) a pretendere che la politica migratoria diventi una politica propriamente gestita a livello di Unione europea e non il problema esclusivo di alcuni Stati membri, distribuendo equamente gli oneri economici ed operativi della crisi migratoria;
   8) ad adoperarsi affinché la modifica del Sistema Dublino III (Regolamento n. 604/2013/UE) determini l'eliminazione del principio secondo il quale la richiesta di protezione internazionale vada presentata nel primo Stato di ingresso, definendo, al contrario, un sistema comune tra gli Stati membri in tema di politica di asilo e una strategia che consenta la costituzione di strutture funzionanti di accoglienza e di permanenza dei migranti, nel rispetto dei diritti umani e della dignità umana;
   9) a favorire la stipula di accordi per il rimpatrio dei migranti irregolari da accompagnarsi, negli Stati di transito e di partenza, a promuovere l'istituzione di agenzie europee che vigilino in primo luogo affinché vi sia la completa garanzia dei diritti umani per tutti, degne e giuste condizioni riservate ai migranti in transito e che contrastino l'indegno traffico di vite umane;
   10) ad assumere iniziative per garantire, negli accordi sull'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea, adeguata protezione degli interessi e la piena reciprocità dei diritti dei cittadini degli Stati membri dell'Unione europea che attualmente vi risiedono, lavorano, studiano o svolgono qualsivoglia altra attività;
   11) ad assumere iniziative per assicurare il totale rispetto degli obblighi e degli impegni di bilancio assunti dal Regno Unito in seno all'Unione europea e la piena partecipazione del primo a quanto compete agli Stati membri fino all'uscita definitiva dall'Unione, garantendo tra l'altro l'annullamento della correzione degli squilibri di bilancio accordata alla Gran Bretagna;
   12) ad adottare congiuntamente misure di politica economica miranti a sostenere una ripartizione equa del benessere a tutti i cittadini e tra tutti gli Stati membri, rendendo prioritaria la destinazione delle risorse disponibili agli investimenti pubblici, al sostegno dei redditi più bassi e al miglioramento collettivo delle condizioni di vita;
   13) ad opporsi fermamente all'integrazione del trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell'ordinamento giuridico dell'Unione, anche in forma mitigata.
(6-00379) «Battelli, Baroni, Fraccaro, Petraroli, Vignaroli, Pesco».


   La Camera,
   udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri sulla riunione del Consiglio europeo dei prossimi 14 e 15 dicembre,
   premesso che:
    l'ordine del giorno della prossima riunione del Consiglio europeo tratterà il tema della difesa, i temi sociali e in particolare il Pilastro europeo dei diritti sociali, nonché i temi dell'istruzione e della cultura, nonché i negoziati sulla Brexit e la questione delle politiche migratorie;
    con riferimento all'ipotesi della PESCO, già nell'ambito del vertice di Bratislava del settembre 2016 l'Unione aveva preso atto della necessità di attivarsi per attuare una strategia globale dell'Unione europea in materia di sicurezza e difesa e lavorare su proposte volte a intensificare la cooperazione tra l'UE e la NATO;
    nell'ambito della riunione del Consiglio europeo svoltasi nel mese di ottobre 2017 è proseguito il dibattito in merito alla cooperazione strutturata permanente in materia di difesa deliberata nel mese di giugno, quando i leader dell'Unione europea avevano concordato sulla necessità di avviare tale cooperazione per rafforzare la sicurezza e la difesa dell'Europa;
    il prossimo Consiglio europeo dovrebbe accogliere con favore l'avvio della cooperazione strutturata permanente (PESCO) sulla base della decisione adottata dal Consiglio affari esteri dell'Unione europea dell'11 dicembre 2017, a seguito della proposta presentata da Francia, Germania, Italia e Spagna;
    alla PESCO, nata in forza dell'articolo 42, paragrafo 6, del TUE che consente agli Stati membri che intendono sottoscrivere impegni più vincolanti di instaurare una cooperazione strutturata permanente (PESCO) nell'ambito dell'Unione, partecipano tutti gli Stati membri della UE tranne Danimarca e Malta;
    l'ondata migratoria che preme sull'Europa impone di intensificare i controlli sui confini esterni e di potenziare la collaborazione in tal senso, ed è un fatto che i cittadini europei sono esposti a un crescente senso di insicurezza a causa dei numerosi attentati che stanno sconvolgendo numerose città, e rispetto ad entrambe le questioni i progressi compiuti dall'Unione sono del tutto insufficienti;
    in materia sociale il Consiglio europeo richiamerà gli esiti del Vertice sociale di Göteborg, svoltosi il 17 novembre 2017, nei quali è stata più volte richiamata la necessità di mettere le persone al primo posto attraverso una serie di sforzi congiunti a tutti i livelli, e di dare ulteriore sviluppo alla dimensione sociale dell'Unione, sulla base di un impegno condiviso e di un preciso riparto delle competenze;
    nel corso del vertice di Göteborg è stato adottato in via definitiva il Pilastro europeo dei diritti sociali, e individuati i primi passi da compiere allo scopo di rilanciare un processo di crescita inclusiva, di creare nuovi posti di lavoro e di favorire la piena parità di opportunità tra uomini e donne nell'accesso al mercato del lavoro come nei livelli di retribuzione;
    il Pilastro si basa su venti principi e diritti fondamentali suddivisi in tre categorie: pari opportunità e accesso al mercato del lavoro, equità delle condizioni di lavoro, protezione sociale e inclusione;
    per quanto attiene specificatamente ai temi della cultura e dell'istruzione, il Consiglio europeo dovrebbe muovere dal riconoscimento della centralità dell'istruzione e della cultura nella costruzione di società inclusive e coese, e nel sostegno alla competitività europea;
    in merito, in occasione del vertice di Göteborg è stata espressa la volontà, degli Stati membri di rafforzare l'azione in tali settori, rispetto ai quali l'Unione europea esercita un importante ruolo di supporto e di coordinamento;
    lo scorso 8 dicembre 2017 è stato siglato l'accordo sui principali aspetti della prima fase dei negoziati per il recesso del Regno Unito dall'UE, annunciato dal Presidente della Commissione europea e dal Primo Ministro del Regno Unito;
    l'accordo dell'8 dicembre chiude la prima fase dei negoziati per la Brexit, dedicata, in particolare, a fornire la massima chiarezza e certezza giuridica ai cittadini, alle imprese ed ai partner internazionali sugli effetti del recesso del Regno Unito ed alla definizione delle modalità di recesso del Regno Unito per quanto riguarda i diritti e le obbligazioni che derivano da impegni assunti in quanto Stato membro dell'UE;
    in tale quadro i negoziati hanno affrontato in via prioritaria le seguenti tre questioni: a) diritti dei cittadini dell'UE e del Regno Unito; b) liquidazione finanziaria in collegamento con il bilancio dell'Unione; c) regolamentazione delle questioni legate al confine tra Irlanda e Irlanda del Nord;
    il prossimo Consiglio europeo dovrà ora valutare la decisione di passare alla seconda fase dei negoziati, che dovrà essere incentrata sul raggiungimento di una intesa complessiva sul quadro delle future relazioni tra Unione europea e Regno Unito, che potrà essere concluso solo quando il Regno Unito avrà completato il recesso dall'Unione europea e sarà diventato Stato terzo;
    a margine della riunione del Consiglio europeo i Capi di Stato e di Governo della zona euro dovrebbero avviare la discussione sulle proposte relative al futuro dell'Unione economica e monetaria, presentate dalla Commissione europea il 6 dicembre 2017, senza, tuttavia, assumere decisioni in merito, che dovrebbero essere rinviate al Consiglio europeo di giugno 2018;
    nell'ambito di tale discussione dovrà essere collocata anche la proposta avanzata dalla Commissione di incorporare, con un'apposita direttiva, le disposizioni del cosiddetto Fiscal Compact (Trattato sulla stabilità, il coordinamento economico e la governance) nell'ordinamento giuridico dell'Unione;
    con il Fiscal Compact sono stati ribaditi e resi maggiormente vincolanti alcuni dei parametri già fissati dal Trattato di Maastricht e sui quali si erano già appuntate numerose critiche, quali, in primo luogo, il vincolo del tre per cento, che non solo impedisce di fare delle spese in investimenti per rilanciare l'economia, ma, addirittura, condiziona la pubblica amministrazione in misura tale da non potere fare le spese di ordinaria gestione anche nel caso in cui nelle proprie casse vi siano le risorse per poter finanziare le necessità dei propri cittadini;
    ma la norma più contestata in assoluto è quella che prevede la riduzione del rapporto nella citata misura di un ventesimo all'anno, una declinazione estremistica del parametro fissato dal Trattato di Maastricht rispetto al rapporto tra debito e prodotto interno lordo, e che nel caso specifico dell'Italia rischia di costringerci a fare ogni anno dolorosissime manovre di finanza pubblica del valore di circa quaranta miliardi di euro per volta;
    con la Dichiarazione di Roma, adottata dagli Stati membri in occasione delle celebrazioni per il sessantesimo anniversario della firma dei Trattati di Roma, è stato introdotto il concetto dei livelli di integrazione differenziata, che rischia di determinare forti squilibri all'interno dell'Unione, potrebbe costituire l'ennesima spinta per la sua progressiva disgregazione;
    nel mese di maggio 2017 la Camera dei deputati ha discusso numerose mozioni volte a impegnare il Governo ad attivarsi affinché non si proceda al recepimento del Fiscal Compact all'interno dei trattati costitutivi dell'Unione europea;
    a margine del Consiglio europeo è, inoltre, prevista una discussione generale sul dossier relativo alle politiche migratorie;
    secondo l'UNHCR, dall'inizio dell'anno sono circa 163 mila i migranti che hanno raggiunto l'Unione europea dopo aver attraversato il Mediterraneo, oltre 117 mila dei quali sono sbarcati sulle coste italiane dopo aver percorso la rotta del Mediterraneo centrale;
    secondo l'Ufficio europeo per l'asilo EASO, nell'ottobre 2017 gli Stati membri hanno registrato circa 62 mila domande di protezione internazionale, mentre nei primi dieci mesi del 2017 gli Stati membri hanno registrato oltre mezzo milione di domande di protezione;
    stando ai dati del Ministero dell'interno le domande di protezione registrate in Italia nell'ottobre 2017 si sono attestate a circa diecimila, mentre complessivamente nei primi dieci mesi del 2017 l'Italia ha registrato oltre 116 mila domande;
    in seguito alla chiusura della cosiddetta rotta balcanica l'Italia è rimasta di nuovo sola in prima linea ad affrontare la pressione migratoria irregolare verso l'Europa;
    con la «Dichiarazione di Malta dei membri del Consiglio europeo sugli aspetti esterni della migrazione: affrontare la rotta del Mediterraneo centrale» adottata lo scorso 3 febbraio e che impegnava gli Stati membri «a prendere ulteriori misure per ridurre in maniera significativa i flussi migratori lungo la rotta del Mediterraneo centrale e smantellare il modello di attività dei trafficanti, rimanendo al contempo vigili riguardo alla rotta del Mediterraneo orientale e ad altre rotte» non è stato compiuto alcun progresso;
    tra le ipotesi dibattute nel vertice di Malta vi era stata quella di creare una line of protection, di fatto un blocco navale da realizzare con unità e uomini libici finanziati dalla Commissione con duecento milioni di euro a valere sul Fondo fiduciario dell'Unione europea per l'Africa, volto a costituire una prima linea di difesa per impedire le partenze, dietro alla quale dovrebbero continuare ad operare le navi europee della missione «Sophia», con lo scopo di soccorrere i migranti alla deriva e di distruggere i barconi catturati;
    a causa della scarsa collaborazione in ambito europeo è fallito il piano dei ricollocamenti, e nonostante i tentativi di accordo con la Libia e con le nazioni dell'Africa settentrionale e sub sahariana per combattere il traffico di esseri umani non si sono compiuti significativi progressi in questa direzione;
    il contrasto alle partenze messo in atto in Libia sta, infatti, portando non a una risoluzione del problema ma alla ricerca, da parte di migranti e trafficanti, di nuove rotte e nuovi porti di partenza, in particolare dalla Tunisia;
    intanto, la missione EunavforMed è ferma da ormai quasi due anni alla seconda fase, appena prorogata, per l'ennesima volta, sino al 31 dicembre 2018, e non sembra avviata all'operatività della terza fase, nell'ambito della quale sarebbe finalmente possibile neutralizzare le imbarcazioni e le strutture logistiche usate dai contrabbandieri e trafficanti sia in mare che a terra e quindi contribuire agli sforzi internazionali per scoraggiare gli stessi contrabbandieri nell'impegnarsi in ulteriori attività criminali,

impegna il Governo:

   1) ad adottare iniziative concrete che portino il Pilastro europeo dei diritti sociali ad assumere una valenza e un'efficacia che consentano la realizzazione di iniziative concrete negli ambiti delineati dallo stesso;
   2) con particolare riferimento alla questione dell'istruzione, a contrastare il fenomeno della dispersione scolastica e dell'abbandono degli studi universitari, anche attraverso la messa a disposizione di strumenti che permettano la frequentazione gratuita alle fasce sociali meno abbienti;
   3) nell'ambito dei negoziati per il recesso della Gran Bretagna dall'Unione, a promuovere e sostenere l'adozione di misure di salvaguardia dei mercati finanziari europei e nazionali, scongiurando il rischio di eventuali shock e al fine di tutelare i nostri risparmiatori, e ad attivarsi affinché nella stipula di un accordo commerciale tra Regno unito e Unione europea siano adeguatamente rappresentati gli interessi dell'Italia;
   4) con riferimento al futuro dell'Unione economica e monetaria e al Fiscal Compact, ad attivarsi affinché non avvenga il recepimento del Fiscal Compact all'interno dei trattati costitutivi dell'Unione europea, e ad avviare da subito negoziati in ambito europeo per rivedere l'impostazione del complesso dei vincoli derivanti all'Italia da tale trattato, al fine di avviare una politica di crescita sostenibile e di ripresa economica e produttiva;
   5) a sostenere in sede europea la necessità di un alleggerimento dei vincoli finanziari o di una maggiore flessibilità degli stessi e, nell'ambito delle modifiche proposte, a scorporare dal debito le spese per investimenti e ad introdurre una maggiore flessibilità nella individuazione delle circostanze eccezionali di cui all'articolo 81 della Costituzione;
   6) con riferimento alla questione migratoria, ad attivarsi in sede europea ai fini della realizzazione di un sistema di gestione dell'immigrazione e di asilo coerente ed equilibrato, che passi attraverso la revisione del Regolamento di Dublino, la messa in atto di misure concrete contro l'immigrazione irregolare, quali, in primo luogo, la realizzazione di un blocco navale davanti alle coste libiche, e contro i trafficanti di esseri umani, e a garantire l'efficacia dei meccanismi di espulsione attraverso la negoziazione di appositi accordi con gli Stati di origine dei migranti;
   7) a promuovere in ambito europeo l'adozione di misure finalizzate alla prevenzione delle migrazioni attraverso il sostegno dei Paesi di origine;
   8) a sollecitare in sede europea l'adozione delle iniziative necessarie affinché gli Stati membri riducano in misura sostanziale i tempi di risposta alle domande di ricollocazione delle autorità italiane e incrementino gli impegni nel quadro del programma di ricollocazione;
   9) a sollecitare la rapida conclusione degli accordi di riammissione tra Unione europea e i Paesi di provenienza dei migranti, al fine di rendere più agevoli le procedure di rimpatrio di coloro che non hanno diritto a misure di protezione, e ad applicare le stesse in ambito nazionale;
   10) a promuovere il varo della risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che possa dare avvio alla terza fase di EunavforMed, al fine di contrastare con maggiore efficacia i trafficanti di esseri umani.
(6-00380) «Rampelli, Cirielli, La Russa, Giorgia Meloni, Murgia, Nastri, Petrenga, Rizzetto, Taglialatela, Totaro».


   La Camera,
   udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri,
   premesso che:
    il 14 e 15 dicembre 2017, nella riunione del Consiglio europeo si affronteranno i seguenti temi ritenuti più urgenti – migrazione, Europa digitale, difesa, temi sociali nonché su istruzione e cultura, relazioni esterne, politica migratoria, comprese le dimensioni sia interna sia esterna; si esamineranno, inoltre, gli ultimi sviluppi intervenuti nei negoziati in seguito alla notifica dell'intenzione da parte del Regno Unito di recedere dall'Unione europea e si discuterà dell'Unione economica e monetaria (UEM) e dell'Unione bancaria;
   con riferimento ai problemi legati al fenomeno migratorio:
    secondo i dati del Ministero degli interni dal 1o gennaio all'11 dicembre 2017 sono sbarcate in Italia più di 117.000 persone, di cui oltre 15.000 (il 13 per cento circa) sono minori non accompagnati;
    si deve ricordare che, proprio a seguito dell'azione politica di Forza Italia che ha fortemente voluto l'avvio, presso il Comitato Schengen e in Commissione Difesa, della indagine conoscitiva sulle ONG presenti nel Mar Mediterraneo, il nostro Paese ha messo in pratica un nuovo protocollo sulla gestione dell'assistenza in mare, allontanando dalle coste della Libia le ONG che rappresentavano un oggettivo fattore di attrazione per le partenze di gommoni e barconi fatiscenti. L'Italia, a seguito della risoluzione approvata dal Parlamento, che conteneva gli impegni proposti da Forza Italia nella sua risoluzione, ha inoltre inviato mezzi navali della Marina Militare in attivo appoggio alla Guardia Costiera libica per fermare le partenze dalle loro coste. Da quel momento, è innegabile che il flusso migratorio irregolare si sia significativamente ridotto;
    inoltre, come già evidenziato in precedenti risoluzioni, non si può sottovalutare il fatto che, finita la guerra in Siria, sarà inevitabile assistere al tentativo di centinaia di « foreign fighters» di rientrare in Europa, sfruttando questa volta anche i barconi dei trafficanti o le più confortevoli nuove rotte tunisine;
   con riferimento alle politiche riguardanti la sicurezza e la difesa:
    al Consiglio europeo del mese di giugno 2017 i leader dell'Unione europea hanno concordato sulla necessità di avviare una cooperazione strutturata permanente (PESCO) inclusiva e ambiziosa per rafforzare la sicurezza e la difesa dell'Europa;
    il Consiglio europeo ha sovente ribadito il suo impegno a rafforzare la cooperazione dell'Unione europea in materia di sicurezza e di difesa esterne in modo da proteggere l'Unione e i suoi cittadini e contribuire alla pace e alla stabilità;
    si richiama il documento conclusivo dell'indagine conoscitiva svolta dalla Commissione difesa della Camera dei deputati sui sistemi d'arma in vista del Consiglio europeo dei Capi di Stato e di Governo dell'Unione europea del 19-20 dicembre 2013, riunito per esaminare alcune rilevanti questioni inerenti al tema della Common Security and Defence Policy (CSDP) e alla stessa integrazione europea. Tale documento, a fronte del contesto geopolitico, auspica che «la realizzazione di una maggiore integrazione a livello europeo nel settore dalla difesa rappresenta un obiettivo condiviso dall'ampia platea dei soggetti ascoltati dalla Commissione difesa, i quali, pur individuando talune difficoltà nella realizzazione di questo importante obiettivo, hanno sottolineato i vantaggi che un rafforzamento della politica di sicurezza e difesa comune, nell'ambito della più generale politica estera e di sicurezza comune, può comportare al sistema della difesa in termini operativi, capacitivi ed economici»;
    i rapporti transatlantici e la cooperazione Unione europea-NATO rimangono la chiave per mantenere la sicurezza globale, permettendoci di rispondere alle nuove minacce cibernetiche, ibride e legate al terrorismo;
    i gruppi terroristici, o che comunque incitano all'odio e alla violenza contro i Paesi Occidentali, mostrano un interesse crescente per le piattaforme digitali che non richiedono l'identificazione, e per tale ragione rimane importante rafforzare l'impegno vs. il cyberterrorismo, al fine di identificare e assicurare la rapida eliminazione del contenuto terroristico e violento dell'estremismo on line;
    le conclusioni del Consiglio sulla sicurezza e la difesa nel contesto della strategia globale dell'Unione europea del 18 maggio 2017 prendono atto dei progressi compiuti riguardo al rafforzamento della cooperazione nel settore della sicurezza e della difesa, e forniscono orientamenti per i lavori futuri. In materia di cooperazione tra Stati, il Piano d'azione di difesa europeo (EDAP), stima che la carenza di collaborazione tra gli Stati dell'UE in materia di difesa, porti ad un costo annuale che oscilla tra i 25 e i 100 miliardi di euro. Ogni euro investito in difesa, genera un ritorno di 1,6 euro, in particolare nei settori della ricerca, della tecnologia e dell’export;
   con riferimento alle relazioni esterne:
    rimane aperta la questione delle sanzioni economiche alla Federazione Russa. Come noto da marzo 2014, in seguito all'annessione della penisola della Crimea alla Federazione Russa e al ruolo di Mosca a supporto dei movimenti separatisti ucraini, la comunità internazionale ha deciso per l'adozione e la graduale estensione di sanzioni di natura economica riguardanti gli scambi commerciali con la Federazione Russa in settori economici specifici (limitazioni all'accesso ai mercati dei capitali primari e secondari dell'Unione europea; divieto di esportazione e di importazione per quanto riguarda il commercio di armi; limitazione all'accesso della Federazione Russa a determinati servizi e tecnologie sensibili). Il Consiglio europeo ha prorogato le sanzioni economiche sino al 2018;
    l'Italia, dopo la Germania, è il primo partner commerciale della Federazione Russa e le limitazioni sul commercio con la Federazione Russa hanno determinato un disavanzo di miliardi di euro. Nel periodo 2014-2016 l'interscambio con la Russia è passato dai 26 miliardi di euro del 2014 ai 17,4 del 2016;
    permane inoltre l'esclusione della Federazione Russa dalle riunioni del già «G8», malgrado la necessità evidente di tornare a normalizzare quel rapporto nato nel 2002 quando con l'accordo di Pratica di Mare venne dato l'avvio ad una partnership strategica tra la NATO e la Federazione stessa che permise di favorire processi distensivi in tutto il mondo, in particolare nei Paesi del Mediterraneo;
   con riferimento alle trattative sulla «Brexit»:
    l'8 dicembre 2017 la Premier britannica Theresa May e il Presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker hanno raggiunto l'accordo relativo alla prima fase dell'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea;
    la Premier britannica e il presidente della Commissione UE hanno annunciato la firma di un documento di 15 pagine che consentirà ai 27 Paesi europei, nel summit della prossima settimana, di acconsentire al passaggio alla fase due dei negoziati, dedicata alla futura relazione tra Gran Bretagna e Europa;
    i 3 capitoli prioritari dell'accordo riguardano: 1) i diritti dei cittadini europei residenti in Gran Bretagna ai quali sarà garantita la possibilità di godere dei diritti attuali; 2) i confini con l'Irlanda del Nord riguardo ai quali il Regno Unito si è impegnato ad evitare che sia eretta una frontiera fisica tra l'Ulster e la Repubblica d'Irlanda del Sud; 3) la questione finanziaria e del bilancio dell'Unione europea;
    le determinazioni che il Consiglio europeo adotterà nel Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre p.v. saranno essenziali per assicurare una uscita ordinata del Regno Unito dall'Unione, condizione questa fondamentale per poter arrivare ad un accordo futuro;
    per garantire un'uscita ordinata occorrerà, innanzitutto, trovare una corretta soluzione al problema dei 3 milioni di cittadini dell'Unione che vivono nel Regno Unito e, parallelamente, al milione di cittadini britannici residenti nel continente, in modo da sgombrare il campo dal senso di incertezza che si è creato tra i cittadini;
    qualsiasi futuro accordo tra l'Unione europea e il Regno Unito è subordinato al costante rispetto, da parte di quest'ultimo, delle norme previste dagli obblighi internazionali, anche in materia di diritti umani, e dalla legislazione e dalle politiche dell'Unione riguardanti, tra l'altro, l'ambiente, la lotta contro l'evasione e l'elusione fiscali, la concorrenza leale, il commercio e i diritti sociali, in particolare le salvaguardie contro il dumping sociale;
   con riferimento, più in generale, alla governance e alla politica economica dell'Unione:
    è importante, per una sana ripresa dell'economia, che l'Unione europea agevoli politiche in grado di determinare occupazione di lungo periodo ed attrarre e produrre investimenti: politiche rivolte alla crescita e alla competitività, dalle quali tutte le imprese e i cittadini possano utilizzare al meglio le opportunità offerte dall'economia dell'Unione europea e dall'economia globale;
    un'Europa senza crescita non è più possibile e non verrebbe accettata dai cittadini. Senza crescita si blocca anche il passaggio dalla politica monetaria all'economia reale, come è avvenuto negli anni dell'ultima lunga crisi. Finora le richieste del Presidente della BCE, Mario Draghi, di collaborazione da parte dei Governi allo stimolo della crescita nell'eurozona sono rimaste inascoltate. Oggi può e deve essere l'intera Unione europea a rispondere all'esigenza di sviluppo. Solo così si giustificherebbe un ministro dell'economia unico;
   con riferimento al programma per un'Europa digitale:
    i processi in atto per aumentare l'utilizzo delle nuove tecnologie digitali nella società, sia a livello di pubblica amministrazione che di singoli utenti, dimostrano che la loro applicazione contribuisce sempre più ed in modo determinante allo sviluppo socio economico di un Paese, in quanto la ricerca di nuove tecnologie digitali e il loro utilizzo creano nuove forme imprenditoriali e, conseguentemente, ulteriore occupazione e specializzazione professionale;

impegna il Governo, e in particolare il Presidente del Consiglio dei ministri,

a porre all'attenzione del Consiglio europeo:

    1) la necessità che l'Unione europea condivida con l'Italia il peso e i costi della pressione migratoria sulla rotta del Mediterraneo centrale:
    a) continuando ad adoperarsi affinché i Paesi di partenza dell'ondata migratoria si impegnino per un maggiore controllo delle frontiere, impedendo la partenza e il passaggio diretto verso la Libia;
    b) proseguendo l'azione volta ad agevolare la piena assunzione dei Paesi dell'area (Libia e Tunisia innanzitutto) delle proprie responsabilità nelle operazioni di salvataggio compiute nelle aree SAR di loro competenza;
    c) ribadendo la necessità di un maggior sostegno ai Paesi più coinvolti nell'attuale crisi migratoria (Grecia ed Italia) nei costi e nelle procedure di rimpatrio degli immigrati clandestini, come peraltro prospettato dagli accordi de La Valletta, che prevedevano una rafforzata cooperazione tra Stati al fine di facilitare il ritorno e la reintegrazione dei migranti irregolari;
    d) riaffermando la necessità di condizionare l'attribuzione dei fondi europei, in particolare della politica di coesione, al pieno rispetto da parte di tutti gli Stati membri degli obblighi in materia di immigrazione e asilo;
    e) dando attuazione all'accordo di Malta e al piano d'azione de La Valletta che prevedono l'impegno dell'Unione europea nel garantire, in Libia, capacità e condizioni di accoglienza adeguate per i migranti, anche con la costruzione di campi di accoglienza, con il supporto di UNHCR e OIM;
    f) rafforzando la Politica europea di vicinato (PEV), che mira a gestire le relazioni dell'Unione europea con 16 Paesi vicini, meridionali e orientali, e che ha come principale obiettivo innanzi tutto quello di promuovere l'integrazione economica e la pacificazione nelle aree di conflitto;
    g) intervenendo sulla Tunisia perché si impegni a fermare la nuova rotta migratoria illegale, anche in collaborazione con il nostro Paese;
    h) operando a livello diplomatico nelle opportune sedi internazionali e nell'ambito delle relazioni bilaterali affinché nessuna iniziativa unilaterale non coordinata possa pregiudicare l'efficacia della nostra missione, sia diplomatica che militare, in Libia;
   2) la necessità del massimo impegno per il controllo di ogni rotta di migrazione illegale (sia quelle di mare, provenienti da Egitto, Libia, Tunisia, sia quelle tradizionali di terra) per prevenire il probabile tentativo di rientro in Europa dei « foreign fighters» che erano impegnati in Siria e in Iraq;
   3) l'opportunità di diminuire progressivamente, in tempi certi e ravvicinati, le sanzioni economiche nei confronti della Federazione Russa, valutando in che modo ciò possa determinare effetti negativi per la Repubblica di Ucraina, il tutto al fine di sostenere un accordo soddisfacente per entrambe le parti e per l'Unione europea, la normalizzazione dei rapporti amichevoli con un partner importante quale la Federazione Russa;
   4) l'importanza di sollecitare i singoli Stati parte dell'Unione a proseguire nelle politiche interne volte a favorire l'utilizzo dei sistemi digitali e delle nuove tecnologie su tutto il loro territorio nazionale, con particolare attenzione alle pubbliche amministrazioni, al fine di facilitare lo scambio di informazioni in tempo reale tra amministrazioni centrali e periferiche, a vantaggio dell'utente, al fine di velocizzare i processi burocratici e favorire impresa ed occupazione;
   5) la necessità di un migliore coordinamento a livello europeo nella lotta al terrorismo, in particolare promuovendo una più stretta cooperazione e comunicazione tra i servizi di intelligence nazionali, e potenziando a livello europeo le attività di ricerca e sviluppo nel settore della cyber-sicurezza, con particolare riferimento alle tecnologie di informazione e comunicazione, agli standard di sicurezza e ai regimi di certificazione, favorendo ogni iniziativa volta a sostenerne il finanziamento attraverso le risorse dell'Unione europea;
   6) con riferimento alla politica estera (PESC) e di difesa (PSDC) comune, l'importanza di offrire, nella nuova strategia globale in materia di politica estera e di sicurezza, rilievo centrale all'assetto geopolitico dell'area mediterranea, caratterizzata da forte instabilità e fonte di gravi minacce per la sicurezza dell'Unione; analogamente, la necessità di operare un deciso spostamento dell'asse prioritario di attenzione dell'UE verso l'area del Mediterraneo, in termini di cooperazione sia politica che economica, con particolare riferimento alla stabilizzazione della Libia, a garantire un ruolo primario all'Unione europea nell'ambito delle iniziative che verranno assunte, in particolare per il sostegno alla ricostruzione delle istituzioni militari e civili e del tessuto sociale e politico del Paese;
   7) la necessità di implementare il processo di integrazione in materia di difesa, e sostenere e rafforzare la politica di sicurezza e di difesa comune;
   8) la necessità che l'Unione europea continui ad essere attivo attore del processo politico volto ad una soluzione delle tensioni nel Medio Oriente che sia soddisfacente per le parti;
   9) la necessità di definire un piano di riforme della governance dell'eurozona finalizzato a una maggiore integrazione del mercato interno, in particolare nel settore dei servizi, ancora troppo segmentato, migliorare la regolazione e la normativa comunitaria, costruire nuove infrastrutture, migliorare i piani di approvvigionamento energetico, dare impulso agli investimenti in ricerca e sviluppo, innovazione, capitale umano;
   10) l'importanza di porre al centro dell'agenda europea il rilancio della crescita e dell'occupazione in Europa, utilizzando appieno tutti gli strumenti necessari per realizzare gli investimenti strategici, nonché applicando con intelligenza i meccanismi sulla flessibilità di bilancio;
   11) nell'ambito delle attività a livello europeo volte a proseguire i negoziati sulla Brexit, la salvaguardia degli interessi dell'Italia, adottando ogni opportuna iniziativa volta:
    a) a farsi portavoce, a livello di Consiglio, della necessità di proseguire un'ampia riflessione sul futuro dell'Unione europea, di analizzare le riserve, le critiche e le perplessità che continuano ad essere espresse sull'Unione europea, in particolare sulla sua capacità di offrire risposte tangibili, efficaci e risolutrici alle problematiche sociali ed economiche dell'Unione;
    b) a garantire che lo status giuridico dei cittadini dell'UE-27 che risiedono o hanno risieduto nel Regno Unito e dei cittadini del Regno Unito che risiedono o hanno risieduto in altri Stati membri, e altre disposizioni concernenti i loro diritti siano soggetti ai principi di reciprocità, equità, simmetria e non discriminazione;
    c) a garantire la certezza del diritto per le persone giuridiche, incluse le imprese;
    d) a garantire la protezione dell'integrità del diritto dell'Unione, compresa la Carta dei diritti fondamentali, e del suo quadro di esecuzione. Qualsiasi deterioramento dei diritti legati alla libera circolazione, compresa la discriminazione tra cittadini dell'Unione europea in relazione all'accesso al diritto di soggiorno, prima della data di recesso del Regno Unito dall'Unione europea sarebbe in contrasto con il diritto dell'Unione;
    e) a chiarire la situazione per quanto riguarda gli impegni internazionali assunti dal Regno Unito in qualità di Stato membro dell'Unione europea, dal momento che l'Unione europea a 27 Stati membri sarà il successore legale dell'Unione europea a 28 Stati membri;
    f) a sostenere la volontà di cooperare con il Regno Unito e mantenere un partenariato economico nel reciproco vantaggio.
(6-00381) «Brunetta, Vito, Elvira Savino, Occhiuto».