XVII LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Risoluzione in Commissione:
La XI Commissione,
premesso che:
a seguito dell'entrata in vigore del decreto legislativo n. 149 del 2015, dal 14 settembre 2015, è stata istituita l'Agenzia unica per le ispezioni del lavoro denominata «Ispettorato nazionale del lavoro» che ha il compito di svolgere le attività ispettive già esercitate dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dall'Inps e dall'Inail;
tale Ispettorato ha una propria autonomia organizzativa e contabile ed è posto sotto la vigilanza del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, a cui spetta il monitoraggio periodico sugli obiettivi e sulla corretta gestione delle risorse finanziarie, e sotto il controllo della Corte dei conti;
il citato decreto legislativo n. 149 del 2015 disciplina le funzioni della nuova Agenzia unica per le ispezioni del lavoro che vanno dalla vigilanza in materia di lavoro, contribuzione, assicurazione obbligatoria e di legislazione sociale, compresa la vigilanza in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, agli accertamenti in materia di riconoscimento del diritto a prestazioni per infortuni sul lavoro e malattie professionali, oltre a importanti attività di prevenzione e promozione della legalità volte al contrasto del lavoro sommerso e irregolare, nonché al coordinamento con i servizi ispettivi delle aziende sanitarie locali e delle agenzie regionali per la protezione ambientale;
va riconosciuto il ruolo di fondamentale importanza che svolge il personale dell'Ispettorato nazionale del lavoro, viste le funzioni che gli sono demandate a tutela della legalità del primo principio sancito nella Costituzione, il lavoro;
l'impegno del Parlamento e del Governo nella lotta all'abusivismo ha portato, tra l'altro, all'approvazione della legge contro il caporalato e ad altre forme di sfruttamento, a beneficio di oltre quattrocentomila lavoratori;
il decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, adottato di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze del 28 dicembre 2016, individua anche le risorse finanziarie già assegnate al Ministero del lavoro e delle politiche sociali da trasferire all'Ispettorato, comprese quelle destinate al trattamento accessorio del personale in forza all'Ispettorato stesso;
in questi giorni da alcuni organi di stampa nazionali e locali si apprende dello stato di agitazione del personale dell'Ispettorato nazionale del lavoro, ispettori e funzionari, che manifestano la necessità di adeguate risorse economiche che consentano di svolgere pienamente i propri compiti, dovendo operare nel territorio anche con mezzi privati e anticipando le spese di carburante;
tale protesta, da quanto si legge, rischia di rallentare i controlli nelle aziende e nei cantieri, nonché potrebbe portare a limitare le verifiche nei giorni festivi e in orari notturni o quelle che comportino gli straordinari del personale, facendo così venir meno anche l'importanza sociale dell'attività dell'Ispettorato nazionale del lavoro,
impegna il Governo:
ad adottare le opportune iniziative di competenza volte a garantire il pieno e corretto svolgimento delle funzioni e dei compiti dell'Ispettorato nazionale del lavoro previste dal decreto legislativo n. 149 del 2015;
ad assumere iniziative per dotare l'Ispettorato nazionale del lavoro di adeguate risorse per svolgere le relative funzioni;
ad adottare iniziative per un'armonizzazione, anche in merito al trattamento economico, della situazione dei dipendenti della nuova Agenzia unica provenienti da enti differenti.
(7-01423) «Lavagno».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanze:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
il 22 giugno 2017 è entrato in vigore il nuovo testo unico del pubblico impiego con le modifiche introdotte dalla «riforma Madia» della pubblica amministrazione;
l'articolo 20 del decreto legislativo n. 175 del 2017 (Superamento del precariato nelle pubbliche amministrazioni) dispone che le pubbliche amministrazioni al fine di superare il precariato, ridurre il ricorso ai contratti a termine e valorizzare la professionalità acquisita dal personale con rapporto di lavoro a tempo determinato, possono, nel triennio 2018-2020, in coerenza con il piano triennale dei fabbisogni e con l'indicazione della relativa copertura finanziaria, assumere a tempo indeterminato personale non dirigenziale in possesso di prestabiliti requisiti;
nelle more della attuazione del provvedimento, verificati i requisiti soggettivi, e in scadenza dei rapporti che riguardano i lavoratori socialmente utili, si rende necessario garantire la continuità occupazionale a questa categoria di lavoratori impegnati dalla pubblica amministrazione;
il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ed il presidente della regione Puglia, Michele Emiliano, hanno sottoscritto una convenzione che assegna alla regione Puglia risorse finanziarie pari 8 milioni e 454 mila euro, a valere sul fondo occupazione, destinate ad incentivare l'assunzione a tempo indeterminato di 933 lavoratori socialmente utili attualmente operanti in vari enti locali della regione;
in data 1° dicembre 2017 il dipartimento sviluppo economico, innovazione, istruzione formazione e lavoro della regione Puglia, in riscontro a un'istanza del Movimento LSU, con nota prot. A00_0014902 comunica «(...) ad oggi non è pervenuta, da parte del competente Ministero del lavoro e delle politiche sociali, alcuna comunicazione in merito alla proroga delle attività socialmente utili; pertanto non si può procedere alla stipula della convenzione di cui all'art. 78 della Legge 388/2000, comma 2, lett. b, necessaria per la prosecuzione dell'attività di cui trattasi (...)» –:
se il Governo intenda verificare lo stato dell'arte al fine di consentire, per quanto di competenza, l'espletamento, nei tempi previsti, delle procedure per attivare la proroga delle attività.
(2-02059) «Chiarelli».
Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
con delibera n. 65/2017 del 30 novembre 2017 il Cipe ha deliberato il finanziamento del contratto di programma 2016/2020 con Anas per la realizzazione di opere di manutenzione ordinaria e straordinaria per il periodo 2016/2020;
sulla base dei progetti individuati contenuti negli allegati alla delibera di cui sopra, nel periodo di programmazione, verranno realizzati in Sicilia interventi per un ammontare complessivo di circa 1,5 miliardi di euro;
le opere di messa in sicurezza, manutenzione ed ammodernamento, sembrerebbero interessare tratti della rete stradale di tutte le province siciliane fatta eccezione per le province di Agrigento e Caltanissetta;
la rete stradale di competenza di Anas in queste province risulta versare in condizioni simili, se non peggiori, a quella delle altre province siciliane;
negli ultimi anni, frequentemente tali strade sono state interessate da episodi di crolli e cedimenti di viadotti e comunque tale viabilità risulta dissestata in più punti ed in condizioni precarie tali da comportare rischi per il traffico veicolare e per gli utenti –:
se esistano ragioni specifiche, tecniche o procedurali, ed eventualmente quali siano, che abbiano indotto le parti contraenti ad escludere le province di Agrigento e Caltanissetta dal programma di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria e di ammodernamento di tratti di viabilità ricadenti nelle suddette province.
(2-02060) «Capodicasa».
Interrogazione a risposta in Commissione:
RUOCCO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
da fonti stampa si è appreso che a seguito di un rinvio pregiudiziale da parte del Consiglio di Stato, la Corte di giustizia dell'Unione europea il 26 luglio 2017 ha pronunciato una sentenza con la quale ha stabilito che la gara del «Beauty Contest» per l'assegnazione delle frequenze televisive non poteva essere sospesa dal Ministero dello sviluppo economico (Ministro Passera e Governo Monti), annullata dal legislatore e successivamente sostituita con una gara a titolo oneroso fondata sull'offerta economica più alta, interferendo sull'originaria e autonoma scelta dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni;
l'assegnazione delle frequenze per mezzo del «Beauty Contest» era destinata a rimediare all'illegittima esclusione di taluni operatori dal mercato, oltre che a favorire l'ingresso sul mercato di nuovi operatori e l'espansione dei piccoli operatori;
la Corte ha richiesto ai giudici del Consiglio di Stato di verificare la legittimità dell'assegnazione gratuita a Mediaset e Rai di alcune frequenze del «Beauty Contest» annullato;
in un'altra sentenza della Corte di giustizia europea, sempre del 26 luglio 2017, è stato richiesto ai giudici di verificare se a Mediaset e RAI siano state assegnate un numero di frequenze eccessivo e comunque superiore a quello necessario per la continuità dei loro programmi e la Corte ha evidenziato che, in sede di conversione delle frequenze televisive analogiche di Rai e Mediaset in frequenze digitali, sono stati presi in considerazione anche due canali televisivi eserciti in maniera illegittima, ossia Rai 3 e Rete 4;
nel frattempo, il Consiglio di Stato ha cambiato il collegio nominando presidente della sezione l'ex Ministro Franco Frattini, il quale sarà chiamato a pronunciarsi sulle varie questioni del digitale terrestre;
le sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea sono immediatamente esecutive e vincolano tutti gli organi dello Stato, ivi comprese le amministrazioni nazionali –:
quale sia il motivo per il quale il Governo non ha ancora assunto le iniziative di competenza per applicare la sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea, portando a termine la gara del Beauty Contest illegittimamente annullata ed assegnando le relative frequenze ai legittimi partecipanti a tale procedura concorsuale;
quali orientamenti il Governo intenda esprimere e quali iniziative intenda intraprendere, nell'ambito delle proprie competenze, per porre rimedio all'annosa questione relativa all'illegittima esclusione di taluni operatori dall'assegnazione delle frequenze digitali televisive e per consentire l'accesso al mercato da parte di piccoli e nuovi operatori;
quali iniziative il Governo intenda intraprendere, per quanto di competenza, per risolvere definitivamente la questione del conflitto di interessi.
(5-12982)
Interrogazioni a risposta scritta:
CARINELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
con il decreto 1° agosto 2017, n. 754, il presidente della regione Lombardia ha definitivamente approvato l'accordo di programma per la «trasformazione urbanistica delle aree ferroviarie dismesse e in dismissione site in Comune di Milano»;
parti dell'accordo sono, oltre al comune di Milano e alla regione Lombardia, le società del gruppo Ferrovie dello Stato italiane e la Savills Investment Management p.A., che agisce in nome e per conto di «Olimpia Investment Fund – fondo comune d'investimento alternativo immobiliare riservato»;
il programma dell'accordo comprende le ultime aree libere presenti all'interno del tessuto urbano cittadino e rappresenta, per le sue dimensioni (circa un milione e duecentomila metri quadrati), il più importante intervento urbanistico del Paese;
la proprietà della aree in capo ad FS sistemi urbani costituisce l'assioma dell'operazione, con la quale il comune consegna a soggetti privati il potere di immaginare e determinare lo sviluppo futuro della città, creando, ad avviso dell'interrogante, in capo al gruppo Ferrovia dello Stato italiane una posizione di monopolio dei diritti edificatori, sicché l'intera edificabilità in Milano, ora e per i prossimi 30 anni, verrebbe assorbita da quella correlata agli ex scali ferroviari;
il procedimento seguito, nonché l'oggetto e le finalità degli atti di cui si tratta portano a escludere, radicalmente, che gli stessi possano essere ricondotti all'istituto dell'accordo di programma comportante di per sé l'effetto di variante urbanistica semplificata –:
quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda assumere, anche indirizzando opportunamente l'attività di Ferrovia dello Stato italiane, per garantire la regia pubblica dell'intera operazione.
(4-18910)
CARINELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
il 3 agosto 2017, è stato pubblicato sul Bollettino ufficiale della regione Lombardia l'accordo di programma per la «trasformazione urbanistica delle aree ferroviarie dismesse site in Comune di Milano»;
l'accordo, incentrato sulla «valorizzazione» patrimoniale di alcune aree che risultano strategiche per loro collocazione, trascura clamorosamente l'impatto delle prospettate operazioni immobiliari sul paesaggio urbano e sul disegno della città e dei suoi confini, tanto che alla procedura di valutazione ambientale strategica non risultano convocate la Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Milano e la Soprintendenza per i beni archeologici della Lombardia, strutture che sarebbe necessario coinvolgere, in quanto diretti gestori della tutela sul territorio;
il rapporto ambientale della valutazione ambientale strategica dell'accordo di programma scali ferroviari (doc. n. 9) contiene analisi relative allo stato attuale dell'ambiente e prospettazioni modellistiche degli effetti sull'ambiente dei carichi insediativi previsti dall'accordo di programma stesso e, nonostante quelle che l'interrogante giudica diverse omissioni, evidenzia un incremento delle emissioni e stima di conseguenza un peggioramento della qualità dell'aria (sia medio sia più marcatamente locale, in particolare nelle aree circostanti allo scalo Farini);
la dichiarazione di sintesi finale (doc. n. 11, pagina 17-18) a giudizio dell'interrogante sembra voler giustificare genericamente le criticità riconosciute dell'intervento, compreso il peggioramento ambientale, con i vantaggi che si conseguirebbero in altri campi (ad esempio la dotazione di nuove infrastrutture) –:
quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda assumere per garantire la salvaguardia degli interessi paesaggistico-ambientali, così pesantemente toccati dalla variante semplificata veicolata dall'accordo di programma.
(4-18911)
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazione a risposta in Commissione:
DE MARIA e VERINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
sono passati più di 37 anni dalla sera di quel 27 giugno del 1980, in cui persero la vita 81 persone senza che sia stata fatta piena luce sui fatti che causarono l'inabissamento del DC-9 della compagnia aerea Itavia;
per le vittime innocenti, l'enormità dei fatti, il coinvolgimento di Stati esteri e dei vertici delle istituzioni italiane e non ultimo il tempo trascorso, chiarire finalmente ogni aspetto di quanto accaduto nei cieli di Ustica diventa un dovere morale verso tutto il Paese;
per la prima volta ci sarebbe un testimone che attesta lo scenario di guerra finora sempre smentito da tutte le parti coinvolte;
infatti, in una recente intervista televisiva Brian Sandlin, all'epoca dei fatti marinaio sulla Saratoga, portaerei Usa di pattuglia nel Mediterraneo la sera del 27 giugno 1980, ha dichiarato che la sera del 27 giugno 1980 due Phantom Usa usciti per una missione speciale rientrarono scarichi, ovvero disarmati;
i due piloti avrebbero dichiarato in presenza di Sandlin di aver abbattuto due Mig libici;
secondo le dichiarazioni di Sandlin, la Saratoga, coinvolta in una missione Nato, sarebbe salpata proprio per «mettere alla prova la Libia (...) affiancata da una portaerei britannica e da una francese»;
Brian Sandlin smentirebbe anche le dichiarazioni sempre rese dal Pentagono, per cui i radar della Saratoga, la sera del 27 giugno sarebbero stati spenti per non interferire con le frequenze televisive italiane –:
se il Governo intenda assumere iniziative – e quali – nei confronti degli Stati Uniti d'America, tese a raccogliere tutte le informazioni possibili per giungere a una conoscenza finalmente piena dei fatti avvenuti nei cieli di Ustica.
(5-12978)
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazioni a risposta scritta:
BUSTO, DAGA, DE ROSA, MICILLO, TERZONI, ZOLEZZI e CRIPPA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
da fonti stampa emerge che Casale Monferrato abbia avanzato la sua candidatura per il progetto dell'Enea per la realizzazione di un impianto sperimentale per la fusione nucleare, denominato Dtt (Divertor Tokamak Test facility), nell'area dell'ex stabilimento Gaiero di Casale Monferrato. Altre fonti indicherebbero una collocazione presso l'ex centrale nucleare «Enrico Fermi» di Trino;
diverse sono le perplessità della cittadinanza e dell'associazionismo. Il Comitato di vigilanza sul nucleare ha sollevato il problema della inevitabile formazione di nuove sostanze radioattive, meno durature, ma con una radioattività non certo trascurabile. La dose stimata a contatto dopo un giorno dalla fine delle attività del Dtt sarebbe, infatti, di circa 100 mSv/h nel tungsteno. Tale radioattività può richiedere la predisposizione di un deposito temporaneo ad hoc per collocare i componenti smontati attivati. Le suddette aree di collocazione dell'impianto risulterebbero, inoltre, essere aree a rischio di alluvione secondo le mappe ufficiali del piano di gestione del rischio alluvioni (Pgra) predisposto dall'Autorità del bacino del Po;
la manovra economica all'esame del Parlamento ha previsto lo stanziamento di 60 milioni di euro per il progetto Dtt, che avrebbero potuto essere spesi per interventi di produzione energetica rinnovabile e pulita o efficientamento energetico degli edifici;
i finanziamenti del progetto ammontano circa 500 milioni di euro, garantiti da un «mutuo della Banca europea a favore dell'Enea, da 70 milioni dell'Eurofusion, il centro di ricerca europeo, più una trentina di milioni dalla Cina, partner del progetto»;
il 4 giugno 2017 è stata approvata, con il parere favorevole del Governo, la risoluzione in Commissione n. 8-00231 volta a impegnare il Governo a verificare il reale stato di cofinanziamento del progetto da parte di tutti i soggetti interessati, individuare un piano finanziario di rientro dall'investimento chiaro ed analitico affinché il progetto non abbia ricadute negative sulla gestione finanziaria di Enea e di conseguenza su tutti i fronti di ricerca in essere e da sviluppare, nonché evitare l'eventuale sottrazione di risorse da parte del Divertor Tokamak Test facility (Dtt) alla ricerca e allo sviluppo di altre forme di energia alternativa –:
quali iniziative il Governo abbia predisposto per dar seguito agli impegni derivanti dall'approvazione della risoluzione n. 8-00231;
se il Governo non ritenga di promuovere un coinvolgimento della società civile nella valutazione della opportunità di ospitare il Dtt.
(4-18914)
ZOLEZZI, COZZOLINO, BUSTO, DAGA, DE ROSA, MICILLO, TERZONI e VIGNAROLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 306, comma 2, del decreto legislativo n. 152 del 2006 stabilisce che «Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare decide quali misure di ripristino attuare, in modo da garantire, ove possibile, il conseguimento del completo ripristino ambientale, e valuta l'opportunità di addivenire ad un accordo con l'operatore interessato nel rispetto della procedura di cui all'articolo 11 della legge 7 agosto 1990, n. 241»;
l'articolo 311, comma 1, del medesimo decreto impone al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di agire «anche esercitando l'azione civile in sede penale, per il risarcimento del danno ambientale in forma specifica e, se necessario, per equivalente patrimoniale, oppure procede ai sensi delle disposizioni di cui alla parte sesta del presente decreto» e, a completamento, il seguente comma 3 dispone che: «Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare provvede in applicazione dei criteri enunciati negli allegati 3 e 4 della presente parte sesta alla determinazione delle misure di riparazione da adottare e provvede con le procedure di cui al presente titolo III all'accertamento delle responsabilità risarcitorie»;
ad ulteriore precisazione, il seguente articolo 314, comma 3, prescrive che la quantificazione del danno debba comprendere il pregiudizio arrecato alla situazione ambientale con particolare riferimento al costo necessario per il suo ripristino;
con la sentenza di condanna emessa dal tribunale di Firenze (procedimento penale 21524/14) in merito alle operazioni non autorizzate di svaso dell'invaso di Gorazzaio è stato accertato il danneggiamento dei torrenti Rincine e Moscia, presso i comuni di Londa, Dicomano e Rufina (città metropolitana di Firenze), con il significativo deterioramento subito dai corsi d'acqua per un tratto esteso diversi chilometri;
il dottor Giovanni Brunelli, dirigente della divisione I del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, rispondendo ad una richiesta del deputato Emanuele Cozzolino (prot. 0010607 del 25 ottobre 2017) ha formulato la richiesta di autorizzazione alla costituzione di parte civile alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Tale richiesta è stata negata «sulla base del parere reso dall'Avvocatura distrettuale dello Stato», la quale «ha espresso il parere di attendere la definizione del procedimento penale con l'eventuale sentenza di condanna al fine di provvedere (...) alla definizione della quantificazione del danno ambientale». Lo stesso dirigente ha richiesto al tribunale di Firenze informazioni circa l'eventuale ricorso in appello da parte degli imputati o l'irrevocabilità di tale sentenza;
a parere dell'interrogante, la quantificazione del danno ambientale, accertato in sede giudiziaria, prescinde dall'esito del procedimento penale –:
per quanti e quali altri casi analoghi il Governo abbia atteso la sentenza di condanna definitiva prima di quantificare il danno ambientale;
di quali ulteriori informazioni disponga il Ministro interrogato in ordine ai fatti sopra descritti.
(4-18915)
BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO
Interrogazione a risposta in Commissione:
D'OTTAVIO e MATTIELLO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
il comune di Torino intenderebbe trasferire i 140 mila volumi della Biblioteca della Gam e degli altri musei civici presso la Biblioteca nazionale dello stesso capoluogo piemontese nonostante il direttore della Biblioteca nazionale, Guglielmo Bartoletti, si dica sorpreso che si parli sui giornali di un trasloco che non ritiene possibile e per il quale ci vorrebbe il benestare del Ministero in quanto si tratta di una struttura del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo;
la Biblioteca d'arte della Fondazione Torino Musei è una biblioteca di consultazione specializzata in storia dell'arte antica, moderna e contemporanea, in critica d'arte, museologia, archeologia, etnografia e numismatica, che cura particolarmente l'approfondimento delle tematiche di ambito locale e l'aggiornamento nei campi di interesse dei musei civici. Nasce all'inizio degli anni Trenta come biblioteca interna ai musei con lo scopo di offrire supporto alle ricerche bibliografiche sulle collezioni. Con il successivo e consistente incremento del patrimonio librario assume grande importanza anche per gli studiosi esterni e si decide pertanto di aprirla al pubblico e dotarla di una sede idonea negli edifici della nuova Galleria civica d'arte moderna e contemporanea, inaugurata nel 1959. Il continuo aggiornamento, attraverso acquisti, doni e proficui scambi, mediante i quali si mantengono costantemente le relazioni con numerosi enti italiani e stranieri, ne fa una delle più importanti biblioteche italiane nel settore;
la Fondazione Torino Musei, inoltre, ha annunciato, in un incontro con i sindacati, di voler licenziare 28 dipendenti. Si tratta di 13 dipendenti del Borgo medioevale, che verrà riconsegnato al comune, sei della biblioteca Gam, sei della fototeca della Gam e tre del Museo diffuso della Resistenza –:
di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione a quanto esposto in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere in proposito.
(5-12976)
Interrogazioni a risposta scritta:
QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
il comune di Milano ha concesso il 29 luglio 1991 al Ministero per i beni e le attività culturali per un periodo di trent'anni rinnovabile, la ex chiesa di San Giuseppe e Santa Teresa, per la realizzazione di una sezione decentrata della Biblioteca nazionale braidenese, che si è deciso di trasformare nel 1996 in una biblioteca digitale denominata «Mediateca di Santa Teresa»;
la Mediateca si propone di promuovere lo sviluppo e la diffusione dell'accesso alle informazioni e ai saperi, attraverso l'apprendimento e l'utilizzo di strumenti basati sulle tecnologie digitali e multimediali e sulle reti telematiche, dando supporto alla discussione, al confronto e all'elaborazione di nuove iniziative e tecnologie, facilitandole;
al fine di completare la realizzazione della Mediateca, nel 2002 è stato stipulato un accordo di programma tra il comune di Milano e il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo per il completamento dell'impiantistica e degli arredi, e per l'implementazione del sistema informatico telematico, che prevedeva il recupero dello stabile grazie al finanziamento del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, della regione Lombardia e di soggetti privati, e l'affidamento della gestione della Mediateca e della annessa caffetteria denominata «Cubo», ad una fondazione o altro soggetto giuridico no profit con concessione di comodato d'uso gratuito stipulato nel febbraio 2005;
le difficoltà di gestione hanno generato un blocco nella concessione del Cubo, e portato alla chiusura dello stabile, dopo la scadenza della concessione nel 2012, nonostante le sollecitazioni sulla nuova procedura di assegnazione, avanzate nel 2013 dal direttore del demanio e patrimonio dei comune di Milano, Laura Mari;
eccetto casi di concessione per eventi temporanei e di breve termine, tale spazio risulta totalmente inutilizzato per la maggior parte del tempo, anche a causa della difficoltà di reperimento del personale, dato l'orario di apertura ridotto –:
quali siano le motivazioni che hanno portato al blocco della concessione e quali iniziative di competenza si intendano adottare affinché strutture di servizio pubblico come il «Cubo» e la Mediateca, espressioni di innovazione tecnologica e valorizzazione architettonica, possano riprendere a funzionare a pieno regime.
(4-18908)
SCOTTO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
in queste ore è prevista la firma di un'intesa tra Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e regioni per regolamentare l'accesso alla professione di guida turistica nazionale;
la bozza di tale intesa ha suscitato diverse perplessità nelle realtà interessate al tema, le quali hanno già più volte denunciato come il testo predisposto preveda regole poco chiare e l'accesso mediante titoli informali;
è prevista, inoltre, la creazione di costosi corsi formativi gestiti da enti privati, con accesso all'esame mediante semplice diploma di scuola superiore;
finanche la richiesta di specifiche conoscenze linguistiche (fondamentali per la professione) non sarebbe più oggetto d'esame, ma verrebbe soddisfatta dalla presentazione di attestati di enti privati accreditati;
in questo modo si rischia di rendere la professione preda di interessi privati e di allontanarsi dall'idea di qualità e preparazione che dovrebbe sottostare ad una professionalità come quella della guida turistica;
è, peraltro, incomprensibile la scelta di riordinare completamente una professione e l'accesso ad essa non seguendo il canonico iter parlamentare, bensì attraverso un'intesa Stato-regioni;
pare quasi che, a fronte dell'arenarsi delle proposte sulla figura della guida specialistica, si voglia chiudere rapidamente e superficialmente con una soluzione che però rischia di creare più difficoltà che miglioramenti;
la categoria chiede da tempo, ormai, una legge di riordino della professione, ancorandola però a criteri molto più rigorosi e prevedendo anche, per il futuro, l'istituzione di lauree specifiche;
una seria legge di riordino servirebbe non solo a formare professionisti seri e consapevoli del loro ruolo nel turismo, ma anche a tutelare i turisti, che hanno il diritto di usufruire di un servizio di livello adeguato e reso da soggetti che abbiano preventivamente dimostrato conoscenza specifica del medesimo;
va detto, peraltro, che l'attuale definizione di guida turistica appare essere limitativa;
nella norma transitoria del testo provvisorio, come se non bastasse, non è esplicitato che coloro che hanno conseguito il titolo di guida lo manterranno anche dopo l'entrata in vigore dell'intesa;
la categoria delle guide turistiche (che in Italia ricomprende circa 30.000 persone) è in grossa difficoltà a causa delle indicazioni della Commissione europea (che interpreta la loro specificità territoriale come una forma di restrizione alla libera circolazione dei lavoratori e che di conseguenza ne chiede la liberalizzazione) e dell'inserimento della categoria nell'ambito di applicazione della direttiva sui servizi invece che sulle professioni;
la stipula dell'intesa, specie nel testo attualmente abbozzato, rischia di peggiorare la situazione, come dimostra la mobilitazione scattata in queste ore da parte degli operatori del settore –:
se il Governo non ritenga opportuno fare «marcia indietro» sull'intesa con le regioni, optando invece per l'assunzione di iniziative normative affinché la professione della guida turistica venga disciplinata da una legge dello Stato;
se non si ritenga doveroso assumere iniziative per garantire l'accesso alla professione continui a dipendere dal superamento di esami pubblici disancorati da agenzie formative private (ivi compresa la verifica delle conoscenze linguistiche);
se non ritengano di dover assumere iniziative volte a prevedere, per il futuro, la creazione di corsi di laurea che permettano l'accesso al suddetto esame pubblico, al fine di garantire il mantenimento di standard qualitativi elevati nel settore.
(4-18921)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta in Commissione:
BUSINAROLO e FRACCARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
alcune notizie di stampa (Il Fatto quotidiano del 17 dicembre 2017) riportano la vicenda, che si protrae ormai da diversi anni, legata alle irregolarità del concorso indetto nel 2011 per 69 dirigenti di seconda fascia presso l'Agenzia delle dogane e dei monopoli;
sul concorso, svolto nel 2013 e sospeso fino al mese di febbraio 2017 dal Consiglio di Stato, è stata aperta una inchiesta, che ha preso il via dalla denuncia di Claudia Giachetti, dirigente sindacale e vicesegretario provinciale di Dirpubblica, la quale, in un'intervista rilasciata alcuni mesi fa alla trasmissione televisiva Report, faceva cenno al concorso truccato, denunciando poi in procura le discriminazioni subite sul lavoro dopo essere ricorsa al Tar. La stessa, contro cui l'ente ha avviato un'azione disciplinare, è intervenuta il 17 dicembre 2017 al consiglio nazionale di Dirpubblica, per parlare della difficile esperienza da whistleblower vissuta in prima persona, dichiarando tra l'altro: «(...) La parola whistleblower per chi denuncia si traduce con sofferenza, disperazione, angoscia, ingiustizie quotidiane sul posto di lavoro (...)» e ancora: «(...) Non avete idea del dolore. Io ho scelto di denunciare senza nascondermi e da allora sono stata perseguitata (...)»;
dalla notizia di cronaca risulta che pochi giorni fa è stata chiusa l'indagine per dodici persone, tra cui componenti della commissione che ha corretto i compiti di esame, funzionari e partecipanti al concorso accusati, a vario titolo, di truffa, rivelazione di segreto di ufficio e violazione della legge n. 475 del 1925. Secondo il magistrato vi sarebbero elementi per ritenere che il concorso sia stato truccato, poiché sono stati trovati alcuni numeri della Gazzetta Ufficiale, testo ammesso alla prova scritta, contenenti all'interno i temi precompilati;
nel corso di questi anni di indagini, in un capitolo dell'informativa del maggio 2016, scritta dalla polizia giudiziaria e finita al vaglio dei pm, si fa riferimento ai tempi di correzione dei compiti scritti che, partendo da 36 minuti nella prima giornata di correzione, sarebbero arrivati a una media di tre minuti a compito. Dall'informativa risulta anche la presenza di un membro della commissione in contemporanea nella sede concorsuale e ad un evento esterno;
la situazione sopra descritta rappresenta un episodio molto grave sia per la trasparenza che deve caratterizzare lo svolgimento di ogni concorso pubblico sia per le vessazioni subite dal whistleblower che segnala un fatto illecito riscontrato sul luogo di lavoro, come nel caso della funzionaria Claudia Giachetti –:
alla luce di quanto descritto in premessa, quali iniziative urgenti i Ministri interrogati intendano intraprendere, per quanto di competenza, per risolvere la controversia sulla regolarità dei concorsi pubblici relativi al Ministero dell'economia e delle finanze e, in particolar modo, all'Agenzia delle dogane e dei monopoli, nonché al fine di dare piena attuazione alla recente legge n. 179 del 2017, in materia di tutela di whistleblowing.
(5-12979)
Interrogazione a risposta scritta:
NESCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
con mozione d'ordine del gruppo consiliare «Per la Rinascita» del comune di Stilo (Reggio Calabria) – a firma della consigliera di minoranza Romina Leotta, recante la data del 31 marzo 2017 e reperibile sul sito dell'ente – con dettagliate argomentazioni di diritto si chiedeva il «rinvio del punto n. 8 all'ordine del giorno avente ad oggetto "Approvazione del bilancio di previsione finanziaria 2017-2019", in quanto non corredato del Mano delle opere pubbliche 2017-2019 (atto fondamentale e propedeutico al bilancio di previsione da approvare contestualmente allo stesso)»;
nel consiglio comunale di Stilo del 12 settembre 2017, Leotta contestava la delibera di giunta comunale n. 52 del 1° agosto 2017, relativa a una – poi approvata in consiglio comunale – variazione d'urgenza del bilancio di previsione 2017/2019 dell'ente, osservando che «il Responsabile Finanziario del Servizio coincide con l'assessore, nonché vicesindaco signora Maria Tropeano, che pure era presente alla (relativa, nda) seduta di Giunta esprimendo il suo voto favorevole»;
ivi Leotta contestava in diritto «la nomina della sig.ra Maria Tropeano a Responsabile del Settore Finanziario da parte del Sindaco in sostituzione della dott.ssa Vittoria Pisano (posizionata in congedo temporaneo) del 31.07.2017 prot. n. 4077»;
nel citato intervento, Leotta rilevava che «i contributi inseriti in entrata secondo la nuova contabilità armonizzata si configurano come trasferimenti di contributi a rendicontazione e devono essere accertati a seguito dell'assunzione dell'impegno da parte dell'amministrazione erogante, in quanto l'obbligazione deve essere perfettamente perfezionata», pure sottolineando che, «per questo principio di accertamento, questo tipo di contributi in realtà non vengono iscritti nel cosiddetto Fondo crediti di dubbia esigibilità»;
nel contempo Leotta precisava che l'accertamento in predicato era stato «fatto non già in seguito all'acquisizione della formale determinazione degli impegni di spesa registrati dell'ente erogante, ma sulla base di due lettere "informali", ancora una volta politiche, inviate al sindaco da parte del presidente del consiglio regionale, Nicola Irto, e dal sindaco della città metropolitana, Giuseppe Falcomatà», evidenziando che alla data del 12 settembre 2017 al comune di Stilo non risultavano «pervenuti atti da parte dei Settori Competenti degli enti eroganti, quindi né dalla Città Metropolitana né dalla Regione», sì da perfezionare «l'obbligazione nei confronti» del comune di Stilo;
in compenso erano arrivate – per Leotta – le fatture di chi aveva «prestato servizio durante il Palio di Ribusa»;
la riferita consigliera comunale ricordava che nel precedente consiglio comunale erano a maggioranza «stati riconosciuti ben 3 debiti fuori bilancio relativi al Palio di Ribusa»;
l'articolo 28 della legge 27 dicembre 2012, n. 289, dispone al comma 1 che «allo scopo di assicurare il perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica il Ministero dell'economia e delle finanze provvede all'acquisizione di ogni utile informazione sul comportamento degli enti ed organismi pubblici di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, avvalendosi dei propri rappresentanti nei collegi sindacali o di revisione presso i suddetti enti ed organismi e dei servizi ispettivi di finanza pubblica» –:
quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere al fine di avviare una verifica in ordine ai profili contabili e finanziari richiamati in premessa, anche attivando i servizi ispettivi della Ragioneria generale dello Stato, ai fini del perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica.
(4-18923)
GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta scritta:
MOGNATO, MURER e ZOGGIA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
dal 2010 ad oggi, con varie forme di inserimento, sono stati collocati presso gli uffici giudiziari del Ministero della giustizia e, in particolare, presso l'ufficio del processo, molte lavoratrici e lavoratori provenienti da crisi aziendali e occupazionali che hanno preferito questa forma di impiego, ancorché precaria, alla disoccupazione;
tale personale è attualmente soggetto ad un progetto di tirocinio che viene rinnovato di anno in anno per un corrispettivo mensile di appena 400 euro, con la conseguenza che non è possibile da parte di queste persone assicurare un minimo di continuità alla propria vita professionale;
inoltre, tale personale, impiegato presso l'ufficio del processo e, in particolare, presso le cancellerie, svolge oggi un ruolo indispensabile nell'assicurare continuità ed operatività agli stessi uffici, in ragione del sottodimensionamento degli organici del Ministero, pari a circa il 30 per cento e destinato altresì ad aumentare nel corso dei prossimi anni a causa della quiescenza di una quota consistente di personale dipendente –:
quali iniziative il Governo intenda intraprendere – nell'ambito delle sue competenze – per assicurare ai tirocinanti presso gli uffici giudiziari la stabilizzazione negli organici del Ministero della giustizia, garantendo nelle more di tale percorso, la prosecuzione del loro rapporto di collaborazione.
(4-18903)
MOGNATO, MURER e ZOGGIA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
l'11 dicembre 2017 si è tenuta una giornata di protesta organizzata dall'osservatorio carceri dell'Unione delle camere penali italiane per segnalare la drammatica situazione nelle carceri italiane;
in particolare, per quanto riguarda la situazione degli istituti di pena veneziani, presso la casa circondariale maschile di Santa Maria Maggiore sono presenti 230 detenuti (114 in attesa di giudizio, 116 in esecuzione pena) a fronte di una capienza massima di 163 unità, mentre presso la struttura femminile della Giudecca, pur in presenza di numeri più contenuti (78 detenute su una capienza di 115 unità), si segnala un numero molto elevato di detenute straniere (l'80 per cento);
a tale situazione di sovraffollamento corrisponde, invece, il sottodimensionamento degli organici di polizia giudiziaria assegnati ad entrambe le strutture, ampiamente al di sotto dei contingenti previsti dalla normativa, con il rischio di esporre gli agenti a condizioni di stress psicofisico da lavoro e di non tutelarne adeguatamente le condizioni lavorative degli addetti alla sorveglianza;
va segnalata la carenza di personale amministrativo e di magistrati in servizio presso il tribunale di sorveglianza del capoluogo lagunare, tanto che rispetto alle tre unità previste risultano in servizio solo un magistrato effettivo ed un magistrato applicato sino al prossimo mese di aprile dall'ufficio di sorveglianza di Padova; in tal modo si è lasciato sguarnito anche quel territorio;
a fronte della crescita delle misure alternative alla detenzione e alla messa in prova è rimasto invariato il numero – già insufficiente – di specialisti di servizio sociale presso gli uffici esecuzione penale esterna (Uepe), nonostante quanto previsto dalla legge n. 67 del 2014 –:
quali iniziative il Ministro intenda intraprendere – nell'ambito delle proprie competenze – per risolvere il sovraffollamento degli istituti di pena della città di Venezia, nonché assicurare alle strutture direttamente coinvolte nella gestione del percorso detentivo (polizia penitenziaria, tribunale di sorveglianza, Uepe) il congruo adeguamento e potenziamento del personale assegnato.
(4-18904)
BONAFEDE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
con la legge n. 14 del 14 settembre 2011 il Parlamento ha conferito delega al Governo al fine di riorganizzare la distribuzione degli uffici giudiziari sul territorio nazionale, specificando anche i criteri ai quali ispirarsi; la delega è stata successivamente attuata con il decreto legislativo n. 155 del 2012 che, anziché provvedere ad una riorganizzazione, ha, come è ben noto, portato alla eliminazione di tutte le sezioni distaccate, con accorpamento presso il tribunale circondariale;
tale provvedimento ha poi subìto un leggero correttivo attraverso l'articolo 10 del decreto legislativo n.14 del 19 febbraio 2014 con il quale sono state ripristinate le sezioni distaccate di tribunale delle isole, prevedendosi in particolare che «fino al 31 dicembre 2016 (poi prorogato al 31 dicembre 2018 con successivo decreto-legge n. 210 del 2015, all'articolo 2, comma 2) nel circondario del Tribunale di Livorno è ripristinata la sezione distaccata di Portoferraio, avente giurisdizione sul territorio dei Comuni di Campo Elba, Capoliveri, Marciana, Marciana Marina, Porto Azzurro, Porto Ferraio, Rio Marina e Rio nell'Elba» ;
tale riapertura, avvenuta il 6 ottobre 2014, trovava quindi la propria ratio nella particolare situazione geografica insulare (oltre a Portoferraio, sono state riaperte solo le sezioni di Ischia e Lipari), che rendeva, altrimenti, per i cittadini elbani assai difficile il ricorso alla giustizia;
è indubbio che sono ancora del tutto sussistenti le ragioni che hanno determinato il ripristino delle sezioni insulari: basti pensare che dall'Isola d'Elba per arrivare al porto di approdo più vicino (Piombino) occorrono circa 1 ora e 30 minuti di nave e poi vi sono ulteriori 100 chilometri da percorrere in auto, o con mezzi pubblici, per giungere alla sede centrale del tribunale di Livorno –:
quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato, al fine di evitare la chiusura della sezione distaccata di Portoferraio del tribunale di Livorno e non aggravare ulteriormente il carico di lavoro degli omologhi di Livorno.
(4-18920)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazione a risposta in Commissione:
GREGORI e FASSINA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
la crisi economico-finanziaria di Alitalia-Sai ha di nuovo riportato alla ribalta delle cronache giornalistiche, negli ultimi mesi, le vicende relative alla situazione della ex-compagnia di bandiera, dopo il mancato successo della ristrutturazione seguita all'ingresso nel capitale AZ di Etihad, che ha rilevato il 49 per cento delle azioni a fine 2014 ed imposto il licenziamento di 2251 lavoratori;
un piano di intervento e di riduzione dei costi della ex-compagnia di bandiera ha visto la luce alla fine di marzo-inizio di aprile 2017 dopo i fallimentari annunci del management AZ in merito alla realizzazione di un pareggio di bilancio della compagnia entro il 2017 ma mai realizzato, nonostante l'impegno assunto pubblicamente da Montezemolo e Hogan (rispettivamente ex presidente di Alitalia-Sai ed ex-amministratore delegato di Etihad);
la crisi economico-finanziaria della compagnia è in modo sempre più frequente collegata ai lavoratori e al costo del lavoro, nonostante sia chiaro dalle relazioni di consulenti e commissari AZ che lo stesso è ben al di sotto di quello delle compagnie concorrenti, low cost incluse e, nonostante, in termini assoluti, il costo del lavoro AZ sia attualmente di circa 600 milioni di euro l'anno, mentre il buco di bilancio pre-commissariamento era di 900 milioni;
i commissari AZ, nonostante il prestito pubblico di 900 milioni di euro, prima ancora di completare il taglio degli extra costi e di ridurre le spese di consulenze e definire un piano di ristrutturazione, sono intervenuti sospendendo in cassa integrazione guadagni straordinaria per ulteriori sei mesi l'equivalente di 1600 dipendenti full time (nell'informatica AZ, su circa 200 addetti in forza, sono stati messi in cassa integrazione guadagni straordinari a zero ore oltre 100 dipendenti);
con riferimento al numero dei dipendenti, forti dubbi possono esprimersi in merito alla più volte certificata eccedenza di personale; a tal proposito, da numerosi studi risulta, effettuando comparazioni con altre compagnie aeree, la totale assenza di esuberi: i dipendenti di Alitalia, rispetto alle altre compagnie, sono molti di meno e peggio retribuiti;
desta notevoli perplessità l'utilizzo, in assoluta continuità con quanto fatto dal 2008 in occasione delle 2 privatizzazioni, della cassa integrazione guadagni straordinari, sia a terra, come nel caso dei tecnici informatici, sia con riferimento agli assistenti di volo, con notevole aumento della spesa pubblica e mancata tutela della categoria; in alcuni casi viene denunciato un uso distorto della cassa integrazione guadagni straordinari e, precedentemente, di contratti di solidarietà nel comparto di volo, ove si negherebbe spesso la fruizione dei riposi movibili o, addirittura, si coprirebbero giornate di riposo con gli stessi ammortizzatori sociali;
tra licenziamenti (più di 12.000 in meno di dieci anni), sospensioni in cassa integrazione guadagni straordinaria e contratti di solidarietà i lavoratori di Alitalia hanno subito notevoli tagli alle loro retribuzioni e un rilevante peggioramento della normativa, mentre i gravi problemi dell'azienda sembrerebbero derivare evidentemente da altri costi, tutti sopra la media: leasing aeronautico (+11 per cento), manutenzione aerei (+24 per cento), handling ed assistenza passeggeri (+20 per cento), spese di vendita con riconoscimento di diritti d'intermediazione pari al doppio di quelli applicati in media dai Crs (Computer Reservations System), contratti di «hedging», carburante fuori misura che hanno fatto pagare la benzina avio a prezzi maggiori pur con il calo del greggio, controlli inadeguati sugli acquisti dai fornitori;
è necessario un piano di rilancio vero, un management capace e scelte industriali che riescano a scongiurare lo smembramento della ex-compagnia di bandiera e risollevare Alitalia dallo stato in cui è stata condannata da due fallimentari privatizzazioni successive –:
di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e se intenda promuovere ogni iniziativa di competenza al fine di garantire la tutela occupazionale dei lavoratori e favorire un rilancio della ex-compagnia di bandiera Alitalia.
(5-12981)
Interrogazioni a risposta scritta:
BONAFEDE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il 25 settembre 2017, all'interno dello scalo ferroviario di Novara-Boschetto, è deragliato un carro merci, trasportato dalla società ferroviaria Sbb Cargo Italia, a causa della rottura di un asse, deragliamento avvenuto, solo per una fortuita circostanza, all'interno dello scalo merci e non durante la normale marcia del treno;
la dinamica di questo incidente è la medesima verificatasi il 29 giugno 2009, quando per la rottura di un asse ad un carro merci che trasportava gpl, vi fu quella che viene ormai ricordata come la «strage di Viareggio», con 32 morti e centinaia di feriti, dovuti alle esplosioni e al violento incendio che investì il quartiere di via Ponchielli, adiacente alla stazione;
la gravità dei potenziali effetti conseguenti alle rotture meccaniche ai treni è tale da richiedere rigidi controlli all'origine e interventi preventivi mediante accuratissime e severe procedure di manutenzione;
dalle prime notizie pubblicate dall'Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria (Ansf) e da quanto riportato dalla stampa (Il Tirreno del 6 e 10 ottobre 2017), risulterebbe, al contrario, che la rottura dell'asse, costruttore Rafil, sia dovuta a un difetto di costruzione e all'inadeguatezza della manutenzione e dei controlli, attività queste affidate alla compagnia RAlpin con sede a Friburgo, quale «detentore» del carro e responsabile della sua manutenzione. L'ultimo intervento manutentivo è del 21 dicembre 2015 e da allora il carro ha percorso 216.471 chilometri;
è molto probabile che la rottura sia stata determinata da un originario difetto della colata di acciaio e/o da una cricca che si è propagata nel tempo e che non è stato individuata durante i protocolli manutentivi, esattamente come accertato dal tribunale di Lucca per il treno che ha causato la strage di Viareggio;
ciò pone in evidenza l'inadeguatezza delle norme vigenti in materia o la loro mancata applicazione da parte dei soggetti interessati, quali il detentore, il responsabile della manutenzione e la stessa impresa ferroviaria che prende in carico il rotabile, nonché l'inadeguatezza del ruolo dell'Ansf e dello stesso ufficio investigazioni ministeriale;
assume particolare rilevanza il fatto che il 17 marzo 2017 vi sia stato un incidente analogo al treno n. 41200 di Mercitalia spa, nella stazione di Giulianova, causato dalla rottura di una ruota prodotta dal medesimo costruttore (Rafil) dell'asse spezzatosi a Novara-Boschetto;
anche in questo caso, solo una fortuita coincidenza di eventi positivi ha evitato il verificarsi di conseguenze disastrose;
in conseguenza di queste gravi circostanze l'Agenzia nazionale per la sicurezza finanziaria, pur avendo diramato un cosiddetto «alert» su questi fatti si è limitata ad invitare i soggetti interessati, ovvero «i detentori d'intesa con i responsabili della manutenzione ad effettuare le verifiche necessarie e stabilire a quali condizioni e dopo quali ulteriori verifiche tali veicoli possono continuare a circolare», consentendo alle imprese ferroviarie di «far circolare i veicoli del tipo incidentato e quelli assimilabili, sulla base delle indicazioni ricevute dai dententori e dai soggetti responsabili della manutenzione»;
l'Ansf ha affidato i controlli alle medesime società che gestiscono sia il materiale rotabile che la manutenzione, avallando quella che appare all'interrogante una sorta di «autogestione della sicurezza ferroviaria» in capo alle stesse imprese interessate –:
quali siano state le cause, accertate dall'organismo investigativo, in relazione ai due incidenti suddetti;
quali urgenti iniziative di tutela, organizzative e normative, intenda promuovere, al fine di prevenire il verificarsi di ulteriori incidenti ferroviari determinati da difetti e lacune manutentive dei treni merci;
se non ritenga opportuno ed indifferibile assumere iniziative per emanare, a tutela dell'incolumità pubblica e dell'ambiente e anche alla luce delle proprie funzioni di indirizzo e vigilanza sull'Ansf, disposizioni più cogenti in merito al divieto di circolazione dei rotabili ferroviari interessati da criticità di questa natura, stante il permanere di un altissimo rischio di incidenti potenzialmente catastrofici.
(4-18902)
SCOTTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
sono passati ormai cinque mesi e mezzo dal crollo della palazzina lungo Rampa Nunziante, a Torre Annunziata (area metropolitana di Napoli), che ha provocato la morte di otto persone;
quell'evento ed i crolli sull'isola di Ischia dovuti al sisma che ha colpito l'area in estate hanno riproposto, seppur per ragioni diverse, l'annosa questione degli immobili in dissesto presenti sul territorio nazionale;
risulta, infatti, che vi sia quasi mezzo milione di immobili in dissesto, parzialmente o completamente inutilizzabili;
se poi il calcolo si allarga agli edifici in mediocre o pessimo stato di conversazione, il numero di strutture a rischio sale fino a sforare i due milioni;
la gran parte di questi edifici si trova nel Mezzogiorno, che necessita un intervento urgente di messa in sicurezza;
pochi anni fa, peraltro, uno studio del consiglio nazionale dei geologi mostrava come nelle zone classificate ad alto rischio di frane e alluvioni vi fossero oltre 6 milioni di edifici pubblici e 12 milioni e mezzo di abitazioni a rischio sismico;
da allora, così come negli anni precedenti, molto poco è stato fatto e minimi sono stati gli investimenti sull'assetto del territorio;
per di più, sono ormai decenni che in Italia si parla di una certificazione obbligatoria per i fabbricati, senza che però si sia mai riusciti ad approdare a misure concrete in tal senso;
occorre un piano di conoscenza dello stato dei fabbricati per definire la messa in sicurezza del patrimonio;
proprio a Torre Annunziata il parroco della chiesa della Santissima Trinità ha lanciato una raccolta di firme che ha associato ad una lettera inviata ai più alti livelli istituzionali per chiedere una regolamentazione seria e coscienziosa in materia di sicurezza degli edifici –:
quali iniziative ritengano urgente, doveroso e necessario assumere, per quanto di competenza, al fine di avviare un percorso di censimento degli immobili in cattivo stato di conservazione e di messa in sicurezza degli edifici presenti sul suolo nazionale.
(4-18919)
INTERNO
Interrogazioni a risposta scritta:
FERRO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
con circolare n. 1 del 17 gennaio 2017, il dipartimento dei vigili del fuoco del soccorso pubblico, in previsione del termine dei contratti di ristorazione/mensa di servizio, fissata al 31 dicembre 2017, predisponeva una nuova modalità di fruizione del servizio mensa attraverso l'introduzione del buono pasto elettronico;
tale circolare veniva contestata attraverso diversi stati di agitazione regionale del sindacato Fp-Cgil del personale dei vigili del fuoco, tra i quali anche la Fpcgil di Roma e Lazio, attraverso l'atto del 7 marzo 2017;
la circolare n. 1, a seguito delle suddette contestazioni, veniva sostituita dalla circolare n. 3 del 2017, la quale manteneva il servizio catering completo nelle sedi centrali ed aeroportuali ed introduceva, nelle sedi con presenze a pranzo inferiori a 15 unità, le seguenti modalità di svolgimento del servizio:
1. gestione diretta (modalità residuali, solo dove già esistenti);
2. gestione indiretta attraverso catering veicolato e/o servizio sostitutivo della mensa, quale buono pasto cartaceo/elettronico;
attraverso tale modello organizzativo il personale dei vigili del fuoco, nelle sedi distaccate, non potrà più usufruire del servizio mensa predisposto presso le sedi operative più piccole, nonostante l'impegno degli operatori di tale corpo sia di dodici ore consecutive per turno senza pausa pranzo, consista in un impegno soprattutto fisico e necessiti, quindi, dell'assunzione di pasti con adeguato contenuto energetico;
il contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto vigili del fuoco, il decreto del Presidente della Repubblica n. 550 del 1999, la circolare 1107005/155/M del 2002 e la circolare sanitaria 1480/5601 del 2008 sono tese a garantire la fruizione di un pasto completo. Non è realisticamente pensabile che il servizio di ristorazione possa essere garantito con l'erogazione dei buoni pasto, che, al di là dell'ammontare di per sé insufficiente, non può essere effettivamente fruito presso esercizi esterni convenzionati in alternativa al pasto in sede non più somministrato, in quanto agli operatori in servizio è vietato assentarsi dal lavoro durante il turno (8-20);
ad oggi, a seguito del chiarimento fornito dal sottosegretario Bocci e a seguito di una ulteriore rilevazione effettuata – tenendo conto delle osservazioni e delle richieste emerse in occasione degli incontri con le organizzazioni sindacali – è stata espressa, attraverso l'atto sindacale del 13 dicembre 2017, la preferenza al mantenimento della vigente modalità di erogazione del servizio (catering completo) anche nelle sedi inferiori a 15 dipendenti;
nel Lazio, ci si sta avviando verso la cancellazione del servizio catering completo/mensa nelle sedi distaccate;
cinque direzioni regionali dei vigili del fuoco (Liguria, Sardegna, Piemonte, Friuli e Veneto), d'intesa con le organizzazioni sindacali, hanno trovato un accordo in linea con le direttive e le aspettative del personale dei vigili del fuoco circa la fruizione del pasto nelle modalità chiarite dal Sottosegretario per cui in queste regioni la somministrazione del pasto è stata garantita anche nelle sedi distaccate, con la presenza di un cuoco al pari del pasto veicolato;
i vigili del fuoco non possono, nelle sedi distaccate, utilizzare le cucine per prepararsi in autonomia il pasto, né tanto meno acquisire viveri durante l'orario di servizio –:
quali iniziative si intendano assumere al fine di consentire l'applicazione di tale disciplina, in maniera uniforme, anche nel Lazio, dove in questi giorni sono in programma diverse iniziative sindacali.
(4-18907)
FANTINATI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nei giorni scorsi, si è verificato l'ennesimo caso di violenza a bordo di un treno regionale, dove una gang di violenti ha sferrato pugni contro le lamiere e i vagoni fermi in attesa che i teppisti sfogassero la loro follia;
la banda era salita in treno a San Martino di Lupari e, scrive il Mattino di Padova, «ha iniziato a insultare il capotreno. Quando il convoglio è arrivato alla stazione di Galliera-Tombolo, i violenti sono scesi, hanno aggredito una passeggera di 23 anni, costringendola a risalire in carrozza»;
a far vivere momenti di terrore ai passeggeri del treno è stata una banda composta da un giovane di colore, due marocchini e una ragazza;
«Erano molto alterati – denuncia la giovane dalle pagine del quotidiano locale –, probabilmente avevano bevuto qualche bicchiere di troppo, e hanno cominciato a inveire contro il capotreno. Neppure il tempo di scendere dal convoglio, che i quattro mi si sono avvicinati e mi hanno strappato il cappello dalla testa, gettandolo a terra, sono corsa verso il capotreno, che mi ha fatto risalire chiudendo le porte del vagone. Mentre salivo però questi mi hanno raggiunto e spintonata»;
il capotreno si è messo in contatto coi carabinieri per informarli di quanto stava accadendo lungo i binari della ferrovia –:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità di tali atti che si ripetono con frequenza preoccupante, quali iniziative urgenti abbia inteso e intenda adottare, a tutela dei lavoratori e degli stessi passeggeri a bordo dei treni e per assicurare una maggiore vigilanza dopo la riduzione dei servizi di polizia ferroviaria sul territorio nazionale.
(4-18916)
RONDINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
dal settembre 2015 la vicenda dell'Hotel Ambra di San Zenone è stata portata all'attenzione dei media e delle istituzioni per la presenza di un numero di immigrati elevato;
i primi 150 profughi sono arrivati nel luglio del 2014 per volere della prefettura, poi la cifra è salita a 170;
la struttura è stata oggetto di numerosi blitz antidroga, che hanno fatto in modo che la tensione salisse sino alla richiesta di chiusura fatta al Ministro dell'interno pro tempore;
ulteriore dimostrazione del disagio e del pericolo che i profughi creano nella zona si è avuto nella giornata del 16 dicembre quando una ventina di sedicenti profughi ha occupato la via Emilia di San Zenone al Lambro per protesta;
la protesta sarebbe da ricondurre al fatto che a 5 richiedenti asilo, ospiti dell'ex hotel Ambra, sia stata negata la protezione umanitaria;
gli immigrati sono scesi in strada e hanno occupato la via provinciale che dà accesso al paese;
la presenza di 170 richiedenti asilo, in un paese di circa di 4.500 abitanti, è insostenibile. Anche negli anni scorsi si sono organizzati dei presidi per segnalare quello che è uno dei maggiori problemi per il territorio del Sud Milano. Che ci sia problema di sicurezza è ormai innegabile –:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione e se non intenda assumere tutte le iniziative di competenza sia per l'immediata chiusura del centro sia per l'immediata espulsione dei venti sedicenti profughi che hanno bloccato abusivamente la strada.
(4-18918)
CASTIELLO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
precedenti interrogazioni parlamentari riguardanti la gestione del programma PIU Europa (n. 4-17598), la gestione degli alloggi per i migranti (n. 4-17509), procedure concorsuali e nomine dirigenziali illegittime (n. 4-17903), la gestione anomala della società partecipata Casoria Ambiente spa (n. 4-17510) evidenziano che il comune di Casoria è investito da indagini di natura contabile e penale;
le motivazioni dello scioglimento dei consigli di altri comuni, come Casavatore e Marano con decreto del Presidente della Repubblica 24 novembre 2017 e 30 dicembre 2016, sono concentrate sulle carenze della gestione del patrimonio pubblico, sull'occupazione irregolare ed illegittima degli alloggi pubblici senza pagamento dei relativi canoni e delle spese di manutenzione da parte di soggetti spesso legati alla camorra, sulle procedure per gli appalti che non sempre hanno rispettato la legge, sulla gestione discutibile dei lavori pubblici, sull'abusivismo edilizio incontrollato con realizzazione di manufatti residenziali al posto di attività produttive e servizi;
al comune di Casoria si sono registrate analoghe situazioni e la stampa in più occasioni ha evidenziato anomalie nel modo di gestire il patrimonio comunale, che hanno riguardato la mancanza di provvedimenti in relazione ad abusi edilizi, il costo eccessivo a carico del comune degli interventi manutentori senza ritorno della spesa, la tolleranza delle occupazioni senza titolo e l'alterazione dello stato dei luoghi, come si evince dalle foto riportate dalla stampa periodica;
il consiglio comunale di Casoria è stato in passato sciolto, con decreto del Presidente della Repubblica 25 dicembre 2005, per condizionamenti camorristici;
risulta inoltre all'interrogante che già nel gennaio 2015 un consigliere comunale chiedeva spiegazione al dirigente sulla situazione del patrimonio comunale e l'istanza veniva ripetuta a giugno 2015, ma senza riscontri oggettivi; una nota del dirigente del patrimonio ha annunciato iniziative ma senza conseguenze;
per gli interventi di manutenzione e per la gestione del patrimonio comunale risulta una spesa dell'ordine di oltre un milione di euro all'anno; dalla locazione degli immobili di propria disponibilità il comune, a quanto risulta all'interrogante, non recupererebbe nemmeno il 30 per cento dei canoni, nonostante i richiami della Corte dei conti più volte intervenuti per analoghe situazioni;
in data 1° novembre 2015 un report del quotidiano Il Mattino descrive il Parco dei Pini come un fortino della camorra;
sui numeri 23/2016 e 4/2017 il periodico locale Nuova Dimensione riporta la situazione di degrado del patrimonio comunale e la consistenza degli abusi che risultano evidenti;
una vicenda singolare riguarda il pagamento dei canoni di locazione di locali abusivi che dovevano essere acquisiti al patrimonio comunale e non sono stati acquisiti con la conseguenza di una spesa a carico del comune di circa 700.000 euro; su tale vicenda è stata accesa la vertenza n. 4582/2013 da parte della procura regionale della Corte dei conti per la Campania –:
se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza ai sensi degli articoli 141 e seguenti del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali alla luce della situazione di diffusa irregolarità nella gestione del patrimonio comunale della città di Casoria;
se il Governo non ritenga di promuovere, per quanto di competenza, una verifica congiunta dei servizi ispettivi di finanza pubblica e dell'ispettorato per la funzione pubblica alla luce dei profili critici sopra richiamati.
(4-18924)
ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazione a risposta in Commissione:
GRILLO, D'UVA, BARONI, COLONNESE, DI VITA, SILVIA GIORDANO, LOREFICE, MANTERO e NESCI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) è un ente pubblico nazionale di ricerca con competenza scientifica generale, vigilato dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
il giornale on line, il foglietto.it del 18 dicembre 2017 scrive che al Cnr, sede di Roma, il 9 dicembre 2017 si è tenuto un consiglio di amministrazione, con all'ordine del giorno svariati punti di discussione;
il punto 4 all'ordine del giorno prevedeva che i quattro membri superstiti del consiglio di amministrazione (il professore Luigi Lagalla è infatti dimissionario per sopravvenuta incompatibilità poiché eletto deputato siciliano nella recente consultazione nell'Assemblea regionale siciliana e nominato assessore all'istruzione e alla formazione della giunta siciliana) deliberassero l'acquisizione di uno stabile da adibire a sede dell'area della ricerca di Catania;
l'immobile, oggetto della deliberazione, ubicato in via Franco Gorgone n. 27, in zona industriale di Catania, a circa 10 chilometri dal centro della città, ha una superficie coperta di circa 12 mila metri quadri, suddivisa in due corpi di fabbricato tra loro collegati e risulta essere di proprietà della Myrmex srl, che tuttora svolge all'interno dello stabile attività di ricerca in ambito tossicologico occupando 70 dipendenti;
la Myrmex srl ha acquisito, con atto notarile il 26 settembre 2011, al prezzo di 1 euro, dalla Wyeth Lederle spa (gruppo Pfizer, leader mondiale del mercato farmaceutico), il ramo d'azienda avente ad oggetto il Centro di ricerca tossicologica Edsm (European Drug Safety and Methabolism);
il Cnr, dopo aver pubblicato il 17 agosto 2016 un bando per la ricerca di un immobile dove allocare laboratori e uffici dei propri istituti che afferiscono all'area della ricerca di Catania, incaricava in data 8 novembre 2016 una commissione di valutazione per vagliare le proposte di acquisto e per individuare l'offerta o delle offerte che meglio si adattavano alle esigenze e alle disponibilità finanziarie dello stesso Cnr;
ultimati i lavori della predetta commissione il consiglio di amministrazione del Cnr approvava la delibera n. 87 del 27 giugno 2017, pubblicata il 14 luglio 2017, che stabiliva l'inizio delle procedure amministrative propedeutiche all'acquisto dell'immobile di proprietà della Myrmex nel comune di Catania, da adibire a sede dell'area di ricerca di Catania;
dalla relazione tecnica, predisposta dal responsabile dell'ufficio sviluppo e gestione patrimonio edilizio in occasione della riunione del consiglio di amministrazione del Cnr del 27 giugno 2017, si apprende che, qualora lo stabile della Myrmex fosse acquistato dal Cnr occorrerebbe realizzare lavori di ristrutturazione, per un importo di circa 8,5 milioni di euro, da sommare agli 11,3 milioni di euro per l'acquisto dell'immobile, per cui, alla fine, la spesa complessiva, al momento, sarebbe di oltre 20 milioni di euro –:
se sia a conoscenza di quale ruolo abbiano svolto i componenti del consiglio di amministrazione del Cnr nel corso delle procedure propedeutiche all'individuazione e all'acquisto del complesso edilizio della Myrmex;
come s'intenda evitare che l'acquisizione del complesso edilizio della Myrmex da parte del Cnr determini un danno alla casse dello Stato;
se lo stabile identificato dal Cnr abbia tutti i requisiti di idoneità per ospitare le attività di ricerca del sito area ricerca di Catania.
(5-12980)
Interrogazioni a risposta scritta:
ALBANELLA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
la recente sentenza n. 251 della Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo l'articolo 1, comma 110, della legge n. 107 del 2015, consentendo ai docenti già titolari di un contratto a tempo indeterminato alle dipendenze del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca la partecipazione ai concorsi pubblici per il reclutamento del personale docente;
si ravvisa tuttavia il rischio di un'ulteriore filone di contenzioso con l'amministrazione pubblica da parte di quei docenti di ruolo che ambissero a partecipare al concorso previsto nel nuovo FIT per accedere all'insegnamento in una classe di concorso diversa da quella per la quale sono titolari di contratto;
tanto la reiterazione dell'anno di specializzazione quanto la richiesta dei 24 crediti formativi universitari potenzialmente potrebbero determinare la presentazione di molteplici ricorsi;
non si rilevano precise disposizioni in merito all'interno del decreto legislativo n. 59 del 2017 –:
se il Ministro interrogato non intenda assumere iniziative al fine di disciplinare la materia, adottando i giusti correttivi per assicurare ai docenti abilitati della seconda fascia delle graduatorie di istituto la possibilità di ottenere la stabilizzazione già a partire dall'anno scolastico 2018-19, ovvero senza ritardi derivanti dai possibili ricorsi.
(4-18909)
VACCA, D'UVA, LUIGI GALLO e BONAFEDE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
con decreto del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca del 18 novembre 2005, è stato istituito l'Imt (Istituzioni, mercati, tecnologie) alti studi, con sede a Lucca. L'Imt è un istituto statale di istruzione universitaria, di ricerca e di alta formazione, con ordinamento speciale, inserito nel sistema universitario italiano e dotato di personalità giuridica e di autonomia didattica, scientifica, organizzativa, gestionale, patrimoniale, finanziaria, amministrativa e contabile;
nella risposta del Governo all'interrogazione n. 5-11825 del primo firmatario del presente atto sulle procedure di nomina del consigliere giuridico del Ministro Franceschini veniva precisato che il professor Lorenzo Casini, ordinario di diritto amministrativo nella scuola Imt alti studi di Lucca, è in regime di tempo definito dal 2017;
ai sensi dell'articolo 6, comma 12 della legge 30 dicembre 2010, n. 240, la condizione di professore a tempo definito è incompatibile con l'esercizio di cariche accademiche;
dal portale internet dell'Imt di Lucca risulta che il professor Lorenzo Casini è un membro del consiglio direttivo dello stesso. Dall'articolo 7 dello statuto dell'Imt di Lucca si evince che il consiglio direttivo e l'organo accademico di governo dell'Imt è implicito, quindi, che esserne componente equivale a ricoprire una carica accademica;
a giudizio degli interroganti il professor Casini, il quale ha optato per il regime a tempo definito dal 2017, in base alla normativa vigente non potrebbe far parte del consiglio direttivo dell'Imt di Lucca –:
se la carica di membro del consiglio direttivo dell'Imt di Lucca sia compatibile con il regime a tempo definito del professor Lorenzo Casini;
in caso contrario, quali iniziative, nei limiti delle proprie competenze, intenda adottare il Ministro interrogato per assicurare il rispetto della normativa vigente presso l'Imt di Lucca.
(4-18913)
NESCI e SIBILIA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
sul quotidiano nazionale La Repubblica del 20 novembre 2017 è raccontato, a pagina 16, lo «strano caso del bando di Storia della filosofia annullato dal Tar e riproposto senza variazioni un anno dopo», con intervista al rettore dell'università della Calabria;
la stessa università della Calabria ha bandito un concorso per ricercatore a tempo determinato di tipo B (con tenure track per diventare poi professore associato) nel settore scientifico disciplinare «storia della filosofia antica»;
detto concorso si è concluso il 15 novembre 2016, con successiva approvazione degli atti da parte del rettore dell'università della Calabria;
in seguito il vincitore ha preso servizio presso l'ateneo di cui si tratta;
a seguito di ricorso di un candidato non vincitore, il Tar della Calabria, che l'ha accolto con ordinanza cautelare, ha invitato la commissione esaminatrice a specificare le motivazioni del proprio operato;
la riferita commissione, per dare seguito a suddetta ordinanza, ha modificato le proprie conclusioni valutative, tuttavia di fatto confermando il medesimo vincitore;
nel mese di giugno 2017 il predetto Tar ha annullato gli atti della commissione giudicatrice, evidenziando come «la mancata predeterminazione di criteri (o subcriteri) valutativi espliciti, a fronte delle osservazioni di parte ricorrente su tali punti, rende effettivamente la valutazione in sede di riesame contestabile, non potendosi con evidenza desumere valutazioni omogenee e chiare»;
per tale motivo, l'università della Calabria ha poi nominato una nuova commissione, di cui sarebbe opportuno conoscere composizione e calendario, anche alla luce di importanti rilievi contenuti nella riferita sentenza del Tar della Calabria, pubblicata il 20 giugno 2017;
pare che il vincitore del concorso (annullato) non sia stato mai sospeso, figurando attualmente in servizio presso l'università della Calabria, stando all'anagrafe - ufficiale dei docenti universitari alla data del 6 dicembre 2017;
nella riferita sentenza, il Tar della Calabria ha posto in risalto alcune questioni, tra cui la dubbia fondatezza delle dichiarazioni del riferito candidato risultato vincitore, che sarebbe ancora in servizio, e al quale non sarebbero state contestate le dichiarazioni rese nella documentazione presentata per il concorso in parola;
inoltre, non è chiaro se il candidato sia ancora in servizio e sia stato ammesso alla nuova valutazione senza contestargli, se tali sono, le false dichiarazioni rese nella documentazione presentata;
occorre, nello specifico, preservare il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione –:
di quali notizie disponga in proposito e quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere, anche sul piano normativo, al fine di assicurare il rispetto dei princìpi di meritocrazia e trasparenza nell'ambito delle procedure pubbliche per la selezione dei docenti e dei ricercatori universitari in modo da evitare casi come quello richiamato in premessa.
(4-18922)
MENORELLO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
nel 2015 nel 2016 il dipartimento di biologia dell'università di Roma Tor Vergata ha effettuato una chiamata diretta come professore associato per un nostro connazionale, il professore Michelangelo Campanella che vive e lavora a Londra da oltre 12 anni ricoprendo il ruolo di professore ordinario in farmacologia presso la University of London all'interno della quale dirige un autorevole gruppo di ricerca;
l’iter delle chiamate dirette prevede una valutazione dei requisiti di equipollenza accertati ed approvati dal Cun (Consiglio universitario nazionale), cui fa seguito un parere, non vincolante, da parte del Ministro interrogato;
in entrambe le chiamate (2015 e 2016) il Cun aveva rilasciato un parere positivo;
per quanto riguarda la chiamata 2016, avrebbe dovuto avere rilievo il decreto del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 855 del 2015, significativo, ai fini che interessano la materia de quo, per coloro, come il professor Campanella, che avevano conseguito l'idoneità precedentemente allo scorporo della disciplina in questione dal più ampio raggruppamento di biochimica generale e clinica, avvenuta successivamente alla medesima richiesta di chiamata diretta;
invece, pervicacemente per entrambi gli anni, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha espresso parere negativo, senza alcuna specifica considerazione di merito quanto al curriculum del prescelto dall'università chiamante, di fatto impedendo la positiva definizione dei procedimenti;
tale suddetto parere negativo del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca appare in contraddizione rispetto alla idoneità accademica astrattamente riconosciuta all'interessato, rispetto alle originarie valutazioni di merito dell'università chiamante, nonché rispetto alle dichiarate politiche governative di richiamo in patria dei «cervelli» e delle eccellenze italiane operanti all'estero –:
se la Ministra interrogata intenda chiarire le ragioni di merito che osterebbero alla possibilità dello scienziato di cui in premessa di rientrare ad operare in Italia.
(4-18926)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazione a risposta in Commissione:
MOGNATO, MURER e ZOGGIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
nell'aprile 2017 Safilo, azienda leader nel campo dell'occhialeria, annunciava l'obiettivo di produrre negli stabilimenti italiani il 70 per cento dei propri prodotti entro il 2020;
tra l'estate e l'autunno del corrente anno Safilo ha annunciato importanti accordi per l'avvio di produzione nei mercati del sud America, dell'Asia centrale e dell'estremo oriente;
la stampa locale ha riportato la notizia secondo cui Safilo sospenderà la produzione presso il proprio stabilimento di Santa Maria di Sala nel veneziano dal 23 dicembre 2017 all'8 gennaio 2018;
in data 7 dicembre 2017 l'azienda ha comunicato la cessazione definitiva del rapporto per 25 lavoratori assunti con contratto interinale;
nel mese di ottobre 2017 l'azienda aveva licenziato 36 lavoratori interinali, non comunicando in anticipo la volontà di non rinnovare loro il contratto;
le scelte compiute dall'azienda sul sito produttivo di Santa Maria di Sala sono in evidente contrasto tanto con le dichiarazioni ufficiali sulla priorità da accordare alla produzione italiana quanto con l'espansione dei mercati e il conseguente incremento dei volumi di produzione –:
quali iniziative il Governo intenda intraprendere — nell'ambito delle sue competenze – per garantire i livelli occupazionali del sito produttivo Safilo di Santa Maria di Sala avuto riguardo anche alla convocazione dell'azienda, unitamente ai rappresentanti delle organizzazioni sindacali, ai fini di chiarire le prospettive dell'impianto veneziano.
(5-12977)
Interrogazione a risposta scritta:
RIZZETTO e TAGLIALATELA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
Anpal servizi è una società in house dell'Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro (Anpal) che, a seguito del trasferimento delle quote azionarie possedute dal Ministero dell'economia e delle finanze, ai sensi del decreto legislativo n. 150 del 2015, detiene l'intero capitale sociale;
il presidente dell'Anpal è anche l'amministratore unico di Anpal servizi;
ad oggi la società Anpal servizi vive una situazione di grave stallo istituzionale ed operativo che la pone nell'impossibilità di assolvere ai propri compiti, e negli ultimi sei mesi, a quanto risulta agli interroganti, sono stati sostituiti ben tre responsabili delle risorse umane e il nuovo organigramma è stato modificato ben tre volte;
è, altresì, in una fase di stallo l'annunciato potenziamento dei centri per l'impiego, i cui operatori non sanno ancora chi sarà il loro datore di lavoro, mentre i cittadini che si recano presso gli uffici non ricevono i servizi auspicati, come recentemente denunciato anche in un servizio televisivo della trasmissione «Striscia la notizia»;
ad oggi, inoltre, non sarebbero ancora stati attivati i mille tutor delle scuole che avrebbero dovuto agevolare lo sviluppo dell'alternanza scuola lavoro –:
quali siano gli orientamenti del Governo circa quella che appare agli interroganti una inopportuna previsione circa l'attribuzione alla stessa persona degli incarichi di amministratore unico di Anpal servizi e di presidente di Anpal, unico azionista della predetta società;
a che punto sia il programma di potenziamento dei centri per l'impiego;
quali siano i risultati della sperimentazione dell'assegno di ricollocazione avviata dall'Anpal e da Anpal servizi nel 2017;
se corrisponda al vero che ad oggi non sono stati ancora attivati i tutor nelle scuole per il potenziamento dell'alternanza scuola-lavoro, e se risultino essere state almeno individuate le scuole interessate dall'iniziativa, prevista a partire dal mese di febbraio 2018;
se corrisponda al vero che nonostante lo stallo organizzativo ed operativo la società Anpal servizi stia procedendo a nomine ed avanzamenti di carriera.
(4-18912)
POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
Interrogazioni a risposta scritta:
BENEDETTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
la deliberazione della regione Toscana del 9 ottobre 2017, n. 1101, «Regolamento (UE) n. 1308/2013 – Disposizioni attuative della misura della promozione del vino sui mercati dei paesi terzi inserita nel Programma Nazionale di sostegno del Settore vitivinicolo per la campagna 2017/2018» regolamenta le modalità di accesso ai finanziamenti previsti dalla misura della promozione del vino sui mercati dei Paesi terzi inserita nel programma nazionale di sostegno per la campagna vitivinicola 2017/2018;
la suddetta deliberazione prevede, fra l'altro, i parametri di attribuzione del punteggio; inoltre, al punto 8.5 dell'allegato A, la stessa precisa che «in caso di ulteriore parità si procede mediante sorte o pubblico»;
all'interrogante non appare chiara la modalità con la quale gli ex equo, ovvero i soggetti proponenti che si trovano nella stessa posizione in graduatoria, una volta sottoposti al sorteggio, vengano successivamente riposizionati nella stessa –:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e se non ritenga di dover porre in essere, per quanto di competenza, tutte le iniziative utili, affinché l'accesso ai finanziamenti previsti dalla misura della promozione del vino sui mercati dei Paesi terzi, inserita nel programma nazionale di sostegno per la campagna vitivinicola 2017/2018, avvenga attraverso parametri di attribuzione del punteggio chiari ed equi.
(4-18906)
GUIDESI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 23-quater, comma 9, del decreto-legge 6 luglio 2012, come modificato dalla legge di conversione, ha stabilito la soppressione dell'Assi ed il trasferimento delle funzioni alla stessa attribuite dalla normativa vigente al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ed all'Agenzia delle dogane e dei monopoli;
il mondo dell'ippica soffre più di altri di una crisi ormai cronica, aspettando un sostegno e una riforma che non arriva, con ippodromi, proprietari, allevatori, allenatori, fantini e addetti che sono arrivati sull'orlo della disperazione;
gli operatori del settore anticipano i costi per la realizzazione delle corse e spesso si sostengono quasi esclusivamente proprio con i premi vinti durante le stesse;
la legge 28 luglio 2016, n. 154, il cosiddetto «collegato agricolo», all'articolo 15 ha previsto una nuova delega al Governo per il riassetto delle modalità di finanziamento e di gestione dell'attività di sviluppo e promozione del settore ippico nazionale;
il comma 2, lettera a), dell'articolo 1, del decreto-legge 30 dicembre 2016, n. 244, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2017, n. 19, recante «proroga e definizione di termini», prevede che l'esercizio della delega legislativa disposta all'articolo 15 della predetta legge n. 154 del 2016, in particolare per quanto riguarda il riassetto del settore ippico nazionale, avvenga entro diciotto mesi dall'entrata in vigore della medesima legge, avvenuta il 25 agosto 2016;
è necessario promuovere in tempi brevi una riforma completa ed efficiente, profondamente innovativa, etica e trasparente, con regole chiare, al fine di garantire al settore dell'ippica nazionale una «governance», con il compito e l'onere di avviare tutte quelle trasformazioni che sono necessarie per arrivare all'autosufficienza dell'intero settore e farlo uscire dalla grave crisi, e dare al medesimo rilancio, visibilità e nuove prospettive di sviluppo, tenendo in debita considerazione la specificità del settore ippico;
inoltre, il decreto-legge 16 ottobre 2017, n. 148, all'articolo 20, comma 5, lettera a), disposto la riduzione degli stanziamenti di bilancio, esercizio 2017, a seguito dei quali è stato necessario procedere ad una rimodulazione della programmazione dello stanziamento e delle giornate assegnate agli ippodromi nel mese di dicembre 2017;
tale rimodulazione, operata anche attraverso una diversa articolazione delle giornate di corse, è diretta a rendere coerente la programmazione stessa con le risorse finanziarie attualmente disponibili per il montepremi;
infatti, il decreto prot. 87102 del 1° dicembre 2017 della direzione generale per la programmazione della qualità agroalimentare e dell'ippica, del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, ha determinato una rideterminazione dello stanziamento assegnato agli ippodromi per il montepremi corse ippiche già programmati;
alcune società ippiche hanno presentato dei ricorsi al Tar del Lazio contro il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali per l'annullamento, previa sospensione dell'efficacia, del suddetto decreto –:
quali siano stati ad oggi gli interventi messi in atto a favore del settore ippico che possano aver dato quel rilancio, quella visibilità e quelle nuove prospettive di sviluppo, necessari per far uscire il settore dalla grave crisi in cui versa;
se non intenda, sempre al fine di promuovere un rilancio al settore, assumere iniziative per riportare a termini più sostenibili, per proprietari e agli allevatori italiani, il pagamento dei premi;
se non intenda procedere urgentemente all'esercizio della delega prevista dall'articolo 15 della legge n. 154 del 2016.
(4-18917)
SALUTE
Interpellanze:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
il sindacato dei pensionati (Spi-Cgil) il 24 ottobre 2017 ha presentato in una conferenza pubblica alla Camera dei deputati, una ricerca effettuata dall'Ires «Lucia Morosini» su come le strutture residenziali pubbliche e private promuovono le loro attività e comunicano alle famiglie i servizi offerti e le professionalità impiegate;
tale ricerca, che contempla dati riguardanti le residenze per anziani in Italia (Rsa, case di riposo, case famiglie, case albergo, residenze protette e altro) contiene:
l'individuazione di circa 4.000 strutture collocate nelle diverse regioni del Paese;
un'analisi della ragione giuridica delle strutture, da cui si evince:
a) solo il 14 per cento di queste sono gestite dai comuni, dalle aziende sanitarie, da aziende pubbliche di servizi alla persona;
b) il 65 per cento delle strutture sono ex Ipab in fase di trasformazione;
c) il 70 per cento delle strutture sono gestite da soggetti privati di cui la parte più cospicua (il 38,2 per cento) è rappresentata da strutture a carattere di mercato (società a responsabilità limitata, società per azioni, società in accomandita per azioni); il 23,5 per cento si dichiara Onlus; le cooperative sociali e gli enti a carattere religioso costituiscono il 15 per cento; le strutture gestite da forme associative risultano l'1,2 per cento e dalle fondazioni il 5,9 per cento;
e) per circa il 10 per cento delle strutture l'informazione è mancante;
la ricerca ha potuto rilevare su 3.139 strutture analizzate (di cui si dispone di dati validi) che il numero dei posti letto offerti ammonta a 214.665, dei quali il 35,6 per cento (82.830 posti letto) dedicati alla non autosufficienza, un altro 38,2 per cento (81.948 posti letto) per un'utenza mista con diversi gradi di non autosufficienza, il 6,4 per cento (13.690 posti letto) per anziani autosufficienti; per il rimanente 16,9 per cento (36.197 posti letto) non è stato possibile ricostruire l'utenza di riferimento perché nelle comunicazioni delle strutture vengono menzionati solo genericamente «posti letto» per anziani;
per i servizi fondamentali per l'assistenza residenziale agli anziani – l'assistenza medica di base, l'animazione, alcuni servizi alberghieri – si rileva un marcato divario tra Nord e Sud Italia; nello specifico le residenze censite nel Meridione comunicano per il 17 per cento di erogare assistenza medica di base contro il 47 per cento delle residenze al Nord-ovest;
discrepanze notevoli emergono anche osservando la dinamica pubblico/privato; nelle case gestite dai privati emerge il dato riguardante gli enti religiosi che offrono un minor numero di informazioni sui servizi presenti nelle strutture;
quanto alle rette che le famiglie sono tenute a corrispondere alle strutture per la degenza (tenendo conto della pluralità di variabili che determinano i costi di una retta) viene preteso in considerazione solo il dato relativo alle rette massime dichiarate dalle residenze; si è riscontrato che oltre il 39 per cento delle strutture private ha una retta superiore agli 80 euro giornalieri. All'interno del settore privato le strutture che prevedono le rette massime più elevate sono le residenze dell'area profit, per oltre il 53 per cento dei casi con rette superiori agli 80 euro al giorno; seguono le cooperative (40,6 per cento), le fondazioni (30,3 per cento) e gli enti religiosi (38,1 per cento); in alcune città la retta delle case di riposo può superare i 3.000 euro al mese;
il 31 per cento delle strutture non dichiara alcuna informazione sul personale; questa mancata informazione risulta più marcata tra le residenze del Sud d'Italia dove meno della metà (il 44 per cento) rende disponibili informazioni sull'organico;
per i maltrattamenti e gli abusi, la ricerca fa riferimento al materiale presentato dai carabinieri dei Nas il 3 agosto 2016 (L'Arma dei carabinieri a tutela degli anziani); sono stati rilevati 1.877 casi non conformi alla legge; sono state comminate 3.177 sanzioni penali e 2.167 sanzioni amministrative per 1.297.586,00 euro; 176 strutture sono state sottoposte a sequestro/chiusura –:
se il Governo intenda intraprendere iniziative, per quanto di competenza, per verificare che a tutte le famiglie, con componenti anziani affetti da gravi patologie, siano fornite le prestazioni e i servizi necessari di qualità adeguata, riducendo, in questo campo, le distanze tra Nord e Sud del Paese;
se il Governo non ritenga di assumere tutte le iniziative di competenza per garantire su tutto il territorio nazionale condizioni di parità, dal punto di vista economico, nell'accesso alle residenze assistite per gli anziani che ne necessitano;
se il Governo abbia dati aggiornati (regione per regione) sulle residenze assistite per anziani gestite da soggetti privati e, nello specifico, sulla qualità dei livelli essenziali di assistenza erogati;
quali iniziative il Governo intenda intraprendere, per quanto di competenza, per prevenire e reprimere eventuali maltrattamenti ed abusi contro gli anziani assistiti dalle residenze sanitarie assistenziali sia pubbliche sia private.
(2-02061) «Grillo, Baroni, Colonnese, Di Vita, Silvia Giordano, Lorefice, Mantero, Nesci».
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
da oltre 15 anni i siciliani attendono la realizzazione del C.e.m.i. – Ismep, il nuovo cento di eccellenza pediatrica;
nel maggio 2010, chiudeva il reparto di cardiochirurgia pediatrica all'ospedale «civico» di Palermo. Tutte le attività fino ad allora svolte dal reparto venivano affidate all'ospedale pediatrico «Bambin Gesù» di Roma e svolte temporaneamente presso il piccolo presidio ospedaliero «San Vincenzo» di Taormina sulla base di una convenzione che prevedeva un costo di gestione pari a 40.500.000 euro distribuiti in 5 anni;
nel giugno 2010, la regione siciliana e l'ospedale pediatrico «Bambin Gesù» di Roma, nell'attesa che venisse costruita la struttura del C.e.m.i., istituivano il «Centro cardiologico pediatrico del Mediterraneo» presso il presidio ospedaliero «San Vincenzo»; per la realizzazione del centro veniva previsto un costo di gestione di 7 milioni e 800 mila euro per i primi due anni e di 8 milioni e 300 mila euro per gli anni successivi. La regione siciliana, valutando in circa 3 milioni di euro il costo del personale dipendente del sistema sanitario regionale, avrebbe corrisposto all'ospedale pediatrico «Bambin Gesù» un finanziamento di 4 milioni e 800 mila euro per i primi due anni e di 5 milioni e 300 mila euro per i successivi tre anni;
con riferimento all'Ismep, in data 19 dicembre 2015 l'interpellante presentava alla Camera l'interrogazione n. 5-07265. Il Governo pro tempore rispondeva a tale atto, affermando che «allo stato attuale, appare impossibile che l'ISMEP possa essere funzionante già dal 2018, così come riportato sul sito istituzionale dell'ISMEP stesso»;
il D.A. 1364/16 riporta la cardiochirurgia a Palermo con competenza dell'Arnas – Civico di Palermo;
con delibera 1208/2016 il direttore generale Giovanni Migliore istituisce U.O.C. cardiochirurgia pediatrica all'interno del dipartimento funzionale ad intensità di cura – Ismep;
da fonti di stampa del 19 dicembre si apprende che il 22 novembre 2017 il dirigente generale Rino Giglione ha concluso una mega-transazione tra l'amministrazione regionale e il «Bambin Gesù» per il recesso dalla convenzione siglata nel 2010;
numerosi dubbi, in questi anni, sono tuttavia sorti attorno al tema della cardiochirurgia pediatrica in Sicilia e, in particolare, sulla convenienza economica della citata convenzione. Dubbi – si legge – sorti addirittura nel corso di una seduta della commissione salute all'Assemblea regionale siciliana, quando emersero i dettagli di un incontro al Ministero con l'assessore regionale alla sanità Lucia Borsellino. In quella sede all'assessore vennero richiesti proprio gli atti relativi alle convenzioni stipulate con gli istituti Bambin Gesù di Roma e Rizzoli di Bologna, atti che «non erano mai stati trasmessi al Ministero»;
solo nel 2015 la regione decide di esercitare il proprio diritto di recesso da quel rapporto. Una chiusura che si traduce però in un esborso per la regione pari a 5,6 milioni di euro (importo scontato per l'usura delle apparecchiature), motivata dal fatto che tra i punti previsti nella convenzione del 2010 v'era anche la necessità di mettere a norma l'edificio dell'ospedale di Taormina dove è stata collocata la struttura. Interventi operati, appunto, dal Bambino Gesù che aveva il diritto di «acquisire ogni dotazione strumentale utile» e di eseguire gli «interventi strutturali» necessari, e che sarebbero costati circa 11,7 milioni di euro. Il Bambino Gesù ha presentato una richiesta di refusione per circa 10 milioni di euro per acquisti realizzati senza autorizzazione poiché lo Stato della Città del Vaticano, dove ha sede giuridica l'ospedale, non soggiace alle gare ad evidenza pubblica. Insomma, l'Istituto non era obbligato a rispettare quelle regole alla base dei trasferimenti e degli appalti nella pubblica amministrazione siciliana. Una cosa assolutamente legittima, ma che ha allungato nuovi dubbi su quelle spese;
in virtù del recesso da quella convenzione di dubbia convenienza la regione siciliana si trova a dover rifondere l'ingente somma di 5,6 milioni di euro e trasferire la cardiochirurgia pediatrica presso l'ospedale Civico di Palermo che pare lontano da poter garantire gli stessi standard di cura previsti dal progetto iniziale dell'Ismep, tutt'oggi incompiuto;
la citata convenzione secondo l'interrogante ha costituito un cattivo impiego di fondi pubblici, in particolare non avendo portato giovamento alla mobilità passiva sanitaria siciliana –:
se fosse a conoscenza degli atti relativi alla stipula della citata convenzione, se intenda illustrare il parere in merito fornito alla regione siciliana e quali iniziative intenda eventualmente intraprendere, per quanto di competenza, in relazione al finanziamento della stessa ove sia avvenuto senza il previo esame ministeriale dei relativi atti;
quale sia l'orientamento del Governo, per quanto di competenza, circa la sede ove ospitare la nuova cardiochirurgia pediatrica siciliana e soddisfare i livelli essenziali di assistenza e la relativa domanda sanitaria;
quali aggiornamenti intenda fornire circa la realizzazione dell'Ismep, oggetto di un accordo di programma tra lo Stato e la regione siciliana e di stanziamento di ingenti risorse pubbliche per la realizzazione dell'opera.
(2-02062) «Di Vita».
Interrogazioni a risposta scritta:
LUPO e MASSIMILIANO BERNINI. — Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
la febbre catarrale degli ovini, più comunemente conosciuta come Blue tongue, è una malattia infettiva, non contagiosa, dei ruminanti trasmessa dagli insetti vettori;
l'agente eziologico è un virus appartenente alla famiglia Reoviridae, genere Orbivirus, del quale si conoscono 24 sierotipi. La loro patogenicità è variabile e, benché tutte le specie di ruminanti siano recettive, la malattia si manifesta in forma grave negli ovini, con sintomi caratterizzati da infiammazione, congestione, edema a carico della regione della testa, emorragie ed ulcere delle mucose;
in data 4 dicembre 2017 è stato notificato all'Oie un focolaio di Blu tongue sostenuto dal sierotipo 3 (Btv-3), identificato a Trapani in un gregge di più di 400 pecore. Il caso è stato notificato in quanto sostenuto da un nuovo sierotipo del virus della Blue tongue;
sentite diverse associazioni di categoria, le stesse sostengono che, per affrontare al meglio l'emergenza, sarebbe opportuno porre in essere alcune condizioni per la movimentazione degli animali quali: per gli animali da vivo, occorrerebbe porre il vincolo sanitario presso i luoghi di prima destinazione della partita e un periodo di quarantena fino all'ottenimento dell'esito negativo della Pcr eseguita a 14 giorni dall'arrivo degli animali, oppure, durante il periodo di quarantena, applicare misure di biosicurezza previste dalla normativa vigente, ivi comprese la protezione degli animali attraverso l'uso di insetto-repellenti applicati sugli stessi; per gli animali da macello, le condizioni di movimentazione dovrebbero rispettare quanto previsto dal dispositivo dirigenziale DGSAF/6478 del 10 marzo 2017 –:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti citati in premessa;
se il Governo non ritenga utile assumere le iniziative di competenza per prevedere le condizioni di movimentazione suggerite in premessa.
(4-18905)
SIBILIA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
a luglio 2017 il presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca, è stato nominato dal Governo commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari della regione;
l'ospedale di Sant'Angelo dei Lombardi, con il piano ospedaliero 2016, viene confermato anche come struttura di riabilitazione, in quanto all'interno del presidio ospedaliero opera la fondazione Don Gnocchi;
la fondazione Don Gnocchi gestisce l'attività di riabilitazione a seguito di una concessione-gestione ottenuta dall'Asl AV1 (delibera ASL AV n. 418 del 2005 del 16 dicembre 2005);
in particolare, con l'atto succitato, viene concesso in gestione alla Don Gnocchi il polo abilitativo presso la struttura del presidio ospedaliero di S. Angelo dei Lombardi, con 111 posti, di cui 96 di riabilitazione intensiva (cod 56) e 15 neuroriabilitativi (cod 75);
il polo riabilitativo è collocato nei locali liberi dell'ospedale di Sant'Angelo dei Lombardi;
si è registrato un taglio di 116 posti letto ospedalieri nella macro area Av-Bn in ragione dell'eccedenza di offerta rispetto al fabbisogno;
l'eccedenza si crea allorquando si aggiungono ai posti letto ospedalieri pubblici, quelli privati della Don Gnocchi. Nello specifico, un eccesso di posti letto si verifica quando si accorpano ai 400 posti letto, di cui dispone la provincia di Avellino, i 111 della Don Gnocchi, giungendo così ad oltre 500 posti letto;
non si distingue tra i posti letto privati della Don Gnocchi e quelli pubblici, ma si preferisce eliminare 116 posti letto pubblici di modo da rientrare nella soglia dei 400 posti letto;
a ben vedere, tuttavia, di questi 400 posti solo poco più di 300 sono pubblici e quindi assolutamente insufficienti, secondo i parametri riportati nel decreto ministeriale n. 70 del 2015, a soddisfare il fabbisogno;
la normativa vigente prevede che le prestazioni assistenziali possano essere svolte o da soggetti pubblici o da soggetti privati accreditati;
il contratto di concessione-gestione a favore della Fondazione Don Gnocchi è istituto diverso dall'accreditamento, tanto che la fondazione attua la riabilitazione non come attività extra ospedaliera gestita da un soggetto privato in regime di accreditamento, bensì come attività ospedaliera pubblica praticata da un soggetto privato;
il modulo organizzativo prescelto dall'Asl AV1 non appare all'interrogante in linea con la normativa vigente e rischia di avere serie conseguenze sulla capacità del servizio sanitario di garantire anche i più elementari livelli di assistenza;
non sono comprensibili le motivazioni in forza delle quali i 111 posti letto della Fondazione Don Gnocchi siano da considerarsi ospedalieri e vadano quindi conteggiati ai fini della definizione dell'offerta di posti letto ospedalieri –:
se un soggetto privato non accreditato possa erogare prestazioni assistenziali a carico del servizio sanitario;
anche alla luce del commissariamento attivato nella regione Campania, quali siano i meccanismi di valutazione delle prestazioni erogate dal soggetto privato in se un soggetto privato in argomento e chi ne controlli l'operato in termini di appropriatezza delle prestazioni; quanto costino al servizio sanitario le prestazioni erogate dalla Fondazione Don Gnocchi e chi sia chiamato a valutare la convenienza del ricorso a siffatto modulo organizzativo e del suo mantenimento; quali siano le ragioni in forza delle quali nel conteggio dell'offerta pubblica di posti letto per la macroarea Av-Bn si è tenuto conto dei posti letto assegnati all'istituto Don Gnocchi, soggetto privato non accreditato.
(4-18925)
SVILUPPO ECONOMICO
Interrogazioni a risposta scritta:
CRIVELLARI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
in questi giorni cittadini e amministrazioni locali della provincia di Rovigo stanno segnalando una lunga serie di disguidi che interessano il servizio postale sul territorio;
i maggiori disservizi riguardano il recapito postale e paiono creare obiettive difficoltà all'utenza (mancata consegna di raccomandate, bollettini e altro), come evidenziato dagli stessi sindaci con dichiarazioni alla stampa locale e reiterate richieste di incontro ai diversi livelli dell'azienda;
in particolare, le situazioni più critiche vengono attualmente segnalate nei comuni di Fratta Polesine, Villanova del Ghebbo e Lusia, compresi nella zona del Medio Polesine –:
se il Governo sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e se intenda farsi parte attiva per cercare di superare i problemi segnalati ormai a più riprese, con particolare riguardo per la situazione del servizio di recapito.
(4-18927)
CRIVELLARI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
il 13 novembre 2017 il nuovo amministratore delegato di Poste Italiane spa Matteo Del Fante è stato audito dalle Commissioni riunite ambiente e trasporti della Camera dei deputati in merito alla situazione complessiva del gruppo e della rete degli uffici postali;
l'amministratore Del Fante, nel delineare il quadro complessivo e i numeri dell'azienda (33 milioni di clienti, con oltre due milioni e mezzo di operazioni al giorno), ha escluso ulteriori chiusure e rimodulazioni orarie di uffici postali nei comuni con popolazione minore di 5.000 abitanti, anche alla luce delle disposizioni relative ai servizi postali previste dalla legge sui piccoli comuni approvata di recente (articolo 9 della legge 6 ottobre 2017, n. 158);
nelle scorse settimane, si era evidenziata da più parti l'esigenza di aprire una fase diversa nel rapporto tra i territori e l'azienda: le affermazioni portate in sede parlamentare dall'amministratore delegato sembrerebbero preludere all'avvio di una nuova stagione, con l'obiettivo di lasciarsi alle spalle un periodo di incertezze e disservizi, i cui effetti si sono scaricati troppo spesso su cittadini ed enti locali;
diventa ora necessario riuscire a mettere in primo piano le potenzialità di un sistema così capillare e importante: i servizi connessi con l'arrivo della banda larga, il nuovo piano nazionale della logistica, i servizi di cittadinanza innovativi che potranno essere erogati sfruttando la presenza di Poste Italiane in tutto il territorio nazionale con i sui 12.822 uffici postali –:
se il Ministro interrogato intenda interloquire con l'azienda Poste Italiane anche per cercare di rivedere — ed eventualmente sospendere — il sistema di recapito a giorni alterni, valutandone obiettivamente l'impatto sul servizio e sui territori, con particolare riferimento alle aree più marginali e ai piccoli comuni del nostro Paese.
(4-18928)
Apposizione di una firma
ad una interrogazione.
L'interrogazione a risposta scritta Tentori e altri n. 4-18874, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 dicembre 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Rostellato.
Trasformazione di documenti
del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Crivellari n. 5-10031 del 23 novembre 2016 in interrogazione a risposta scritta n. 4-18927;
interrogazione a risposta in Commissione Crivellari n. 5-12729 del 17 novembre 2017 in interrogazione a risposta scritta n. 4-18928.