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Comunicati stampa

27/10/2015
Intervento della Presidente della Camera, Laura Boldrini, presentazione del “Rapporto Svimez 2015 sull’economia del Mezzogiorno”
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Sala della Regina, Montecitorio

"Saluto Adriano Giannola, Presidente della Svimez, Riccardo Padovani, Direttore della Svimez, i relatori che interverranno nella discussione, i parlamentari che vedo numerosi in sala, le autorità presenti e tutti voi che oggi avete deciso di essere qui.
Ho proposto prima dell'estate al Presidente Giannola e al Direttore Padovani, di presentare qui a Montecitorio il rapporto 2015 sull'economia nel Mezzogiorno, perché penso che le istituzioni, quelle nazionali come quelle locali, debbano dare più forti segnali di attenzione nei confronti dei problemi sociali del Paese e soprattutto della situazione ancora difficile che vive il nostro Meridione.
La presenza così numerosa in questa sala dimostra che c'è grande attesa ed interesse per i dati che verranno esposti tra poco dai relatori. E' anche il segno della credibilità che la vostra Associazione si è conquistata in tanti anni di attività.
L'Associazione per lo Sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, la Svimez, è nata il 2 Dicembre del 1946, esattamente sei mesi dopo la nascita della Repubblica - di quella Repubblica "una e indivisibile" di cui parla la nostra Costituzione - e si è impegnata con serietà perché l'Italia diventasse davvero una, cioè unita, superando l'antico divario tra Nord e Sud del Paese.
A che punto siamo di questo cammino? Ce lo direte tra poco con le vostre relazioni.
Io che difficilmente cedo al pessimismo e cerco sempre di valorizzare, anche nelle situazioni più difficili, i dati positivi della realtà, non posso non rilevare dei timidi elementi di ripresa.
Oggi, a sette anni dall'inizio della crisi economica, le statistiche sulla situazione generale del Paese evidenziano qualche miglioramento nella produzione industriale, nei consumi, soprattutto in quelli durevoli, nella fiducia dei cittadini e anche nei livelli occupazionali, almeno in quelli a tempo indeterminato.
Intendiamoci, sono convinta che potremo considerarci veramente fuori dal tunnel della crisi solo quando oltre alle statistiche ce lo diranno i cittadini italiani, sulla base delle loro condizioni materiali di vita. E oggi non mi pare che siamo ancora arrivati a questo punto: io stessa continuo a ricevere delegazioni di persone indigenti, di persone che temono di perdere il posto di lavoro, di persone che hanno bisogno di essere ascoltate perché si sentono abbandonate.
E tuttavia la tendenza verso i primi miglioramenti, che va comunque salutata come positiva, è accompagnata da dati fortemente contraddittori.
La più evidente e purtroppo non nuova di queste contraddizioni si chiama proprio Mezzogiorno. E non perché alcuni di quei primi segnali di ripresa non siano arrivati anche nelle Regioni meridionali.
Quel che non cambia ancora e che preoccupa è il divario tra il Nord e il Sud del Paese, e questo divario lo si continua a registrare in tutti i campi: dall'occupazione, sia giovanile che femminile, ai dati sull'abbandono scolastico, dalla produzione alle infrastrutture, che in alcune Regioni del Meridione sono veramente in condizioni drammatiche.
Questo divario è uno dei maggiori ostacoli alla ripresa, perché non potremo pensare di riprenderci solo a metà. Ci riprenderemo veramente tutti insieme, e il nostro paese ce la farà ad uscire stabilmente dalla crisi se anche il nostro Meridione sarà coinvolto in questo processo.
Domani leggeremo auspicabilmente resoconti e commenti sul rapporto Svimez. Ma temo che dopodomani questi dati che voi presenterete torneranno ad essere materiale per il dibattito tra i soliti esperti, e questo è abbastanza preoccupante.
Tutti, invece, siamo chiamati a tenere alta l'attenzione sulla situazione del Mezzogiorno, e a fare la nostra parte. Nessuno può chiamarsi fuori: Parlamento, Governo, Regioni, Comuni, organizzazioni sociali.

Alla Camera questo tema è stato affrontato più volte. Abbiamo approvato mozioni e risoluzioni e abbiamo deciso nella Conferenza dei Capigruppo di dedicare prossimamente alle politiche per il Mezzogiorno una seduta speciale dei lavori d'aula; e devo dire che tutti i gruppi hanno convenuto su questa necessità.
Sono tanti i temi specifici che meritano di essere discussi e voi lo farete certamente nelle relazioni e negli interventi che seguiranno.
Per parte mia vorrei richiamare la vostra attenzione su uno di questi temi, quello dei fondi strutturali, che può dare importanti opportunità all'intero Paese, essendo in gioco 80 miliardi di stanziamenti europei e nazionali, di cui 60 riservati al Mezzogiorno. Sono risorse disponibili in un quadro generale che continua ad essere fortemente condizionato dai vincoli di finanza pubblica e sarebbe quindi uno spreco ingiustificabile se non si riuscisse ad impegnarli nel modo migliore.
Nel corso di molti incontri, che ho avuto sia qui a Montecitorio che nei territori, ho avvertito forte preoccupazione per i ritardi che hanno caratterizzato sia la imminente chiusura della programmazione 2007-2013, per la quale c'è un reale pericolo di perdita di fondi, sia l'avvio della nuova programmazione 2014-2020.
Sono ritardi che discendono da difficoltà di autorità statali e regionali a presentare alla Commissione europea programmi operativi che indichino in modo circostanziato ed efficace come i fondi andranno spesi.
Il Parlamento ha assunto una decisione di grande rilievo con la costituzione dell'Agenzia per la coesione territoriale alla quale spettano funzioni di consulenza e assistenza per le regioni, ma anche di surroga in caso di loro inadempienza. Funzioni essenziali per garantire l'effettività e la qualità della spesa.
Per questo auspico fortemente che l'Agenzia sia messa finalmente in una condizione di piena operatività.
Il Parlamento continuerà a fare la parte che gli spetta monitorando l'attuazione degli impegni del Governo e delle Regioni, e la qualità degli interventi che si intendono finanziarie nei programmi operativi nazionali e regionali. Ho a questo scopo invitato i Presidenti delle Commissioni competenti della Camera ad attivarsi per verificare, in raccordo con il Governo, lo stato di avanzamento della programmazione e valutare tutti i possibili interventi per rimuovere le criticità esistenti.
In conclusione vorrei dire che anche il dibattito sul Mezzogiorno ci dice qualcosa che ha un valore generale e cioè che le diseguaglianze, le tante diseguaglianze che oggi vediamo nel nostro Paese, sia quelle sociali che quelle territoriali, non possono essere sanate affidandosi alla mera logica di mercato.
Certo, non si debbono ripetere gli errori del passato : quelli di una presenza eccessivamente invasiva dello Stato nell'economia e della costruzione di quei "carrozzoni clientelari" che hanno dilapidato risorse pubbliche senza risolvere alcun problema.
Tuttavia, l'intervento della mano pubblica è decisivo, ma deve avere caratteristiche innovative sia nelle forme che nelle finalità.
E la finalità non può che essere quella di uno sviluppo che sia sostenibile socialmente ed ecologicamente, di una politica che rilanci la produzione e investa sui settori più innovativi, sulla green economy che produce lavoro, la cultura e la ricerca.
Dobbiamo guardare al futuro con fiducia. Noi siamo un grande Paese. Noi abbiamo superato grandi prove. Nella storia recente ci siamo sempre rialzati: dalla seconda Guerra mondiale, da quelle macerie materiali e morali, dalla sfida del terrorismo - la mia generazione è cresciuta con la minaccia del terrorismo - da prove ben più difficili. Ci siamo sempre riusciti e ci riusciremo. Ma dobbiamo, ognuno di noi, fare la propria parte."

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