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Comunicati stampa

24/11/2015
Consegna del Premio per la migliore tesi di Laurea Magistrale e di dottorato sul tema del contrasto alla violenza contro le donne
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Saluto della Presidente Laura Boldrini:

Signore e Signori, grazie per aver voluto partecipare a questa cerimonia. Desidero estendere un ringraziamento particolare ai co-promotori di questo Premio, senza il cui impegno non saremmo qui oggi, ai membri del Comitato scientifico ed a tutte le studentesse e gli studenti che hanno inviato i loro lavori, dimostrando quanto sia grande l'interesse ad approfondire questo tema.

Sono molto contenta di essere qui: diamo seguito, infatti, a quanto avevamo promesso poco più di un anno fa, in occasione del convegno internazionale per celebrare l'entrata in vigore della Convenzione di Istanbul. Un trattato fondamentale e fortemente innovativo, che definisce la violenza contro le donne - tutte le violenze, comprese quelle di natura psicologica - come una violazione dei diritti umani. Non più un fatto privato, dunque, da nascondere tra le mura domestiche o di cui tacere se viene perpetrato fuori di casa. Un trattato che affronta il fenomeno della violenza contro le donne nella sua interezza ed in tutta la sua complessità, dalla prevenzione alla protezione delle vittime, dalla repressione alle attività culturali e di sensibilizzazione per cambiare la mentalità che conduce alla violenza.

Un trattato, infine, firmato in una città che oggi si trova al crocevia di tanti tipi di violenza che colpiscono le donne e le bambine: donne e bambine in fuga dalle bombe del regime di Assad e dai massacri del sedicente Stato islamico; yazide sopravvissute alle sevizie inimmaginabili inflitte loro dai miliziani di DAESH; vittime di tratta destinate alla schiavitù sessuale. Conflitti, torture, violenze da cui sono in fuga o vittime anche migliaia di donne in arrivo sulle coste italiane, che hanno bisogno di assistenza specializzata, sostegno e protezione. Quello delle donne immigrate vittime di violenza, doppiamente vulnerabili, è il tema oggetto della tesi di laurea di Gabriella Taras, una delle vincitrici di questa prima edizione del Premio, fortemente voluto dalla Presidenza della Camera e dalla deputate della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.

Un Premio che intende contribuire a sostenere quell'azione culturale cui facevo cenno qualche minuto fa, promuovendo un cambiamento nella percezione diffusa della violenza di genere - e nei modelli di femminilità e di maschilità che generano questi comportamenti - ma anche sostenendo le analisi rigorose che scavano alla radice di questo fenomeno. Come fa Cristina Oddone, l'altra vincitrice, con la sua 'etnografia di un centro d'ascolto per uomini maltrattanti'.

La nostra iniziativa ha avuto uno straordinario successo già nel primo anno, in cui sono state ricevute ben settantacinque tesi di laurea - magistrali e di dottorato - e proseguirà nei prossimi anni. Non solo per perseguire gli obiettivi di cui parlavo, ma anche perché occorre tenere i riflettori accesi su questo orrendo fenomeno, che non appare in diminuzione e di cui, purtroppo, i nostri mezzi d'informazione si occupano molto meno di quanto non facessero due anni fa, quando il Parlamento italiano ratificò - come primo atto della legislatura - la Convenzione di Istanbul.

Due mesi fa, il Governo ha approvato il Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, che prevede una serie di interventi articolati e sinergici per prevenire, contrastare, reprimere ed effettuare azioni di sensibilizzazione sul tema. Sono stati stanziati i fondi per queste attività, anche se occorrerebbe fare uno sforzo ulteriore, soprattutto nel campo della prevenzione, fosse anche solo perché i costi della violenza di genere sono enormi, sebbene difficilmente calcolabili. Non dobbiamo, però, abbassare la guardia. Mettere la crocetta sulla casella 'azioni di contrasto alla violenza contro le donne', come se non dovessimo più occuparcene. Come se la battaglia fosse vinta.

E' di pochi giorni fa la pubblicazione di un sondaggio i cui risultati non esiterei a definire agghiaccianti: il 20% dei giovani uomini italiani - molti di più della media, che comprende anche i loro padri ed i loro nonni - infatti, reputa normale che un uomo tradito diventi violento. Meno della metà - il 45% - di tutti gli uomini in Italia oggi si pone fermamente dalla parte delle donne, mentre il 35% ritiene che la violenza di genere sia un fenomeno da regolare 'tra le pareti di casa' ed il 20% imputa la responsabilità ai comportamenti delle donne.

La battaglia, dunque, è tutt'altro che vinta. Sono certa, però, che con l'aiuto di tantissimi veri uomini, come quelli che sono qui oggi, la vinceremo.

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